ARTEMISIA n°32 - Aprile / Giugno 2019

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ARTEMISIA N° 32 - Anno VIII° - Aprile / Giugno - 2019

... in questo numero ... RISCALDAMENTO GLOBALE BIOETICA I GRECI I SIMBOLI DELLA PASQUA BELTANE LA LUNA CURANDERISMO RUNE ED ETRUSCHI SINCRONICITÀ LAVORARE SU SE STESSI IL LIBRO DI OERA LINDA SABBAT ed ESBAT wiccan ... e molto altro ...


Anno VIII° N°32 Aprile Giugno 2019

IN QUESTO NUMERO... Eccoci ad un nuovo numero ricco di articoli. Iniziamo con delle curiosità sui tatuaggi e sulla Pasqua. Parleremo di Bomarzo (ma non dei mostri), dei greci e dell’alfabeto etrusco. Tratteremo di un libro controverso come quello di Oera Linda, ma anche della Sincronicità, del Curanderismo e della Luna. Argomenti davvero variegati, com’è d’altronde variegata Artemisia! Articolo davvero molto interessante è quello sulla “Bioetica”, davvero un articolo da leggere e su cui riflettere. Non meno interessanti sono quelli sul “Riscaldamento Globale” (i consigli sono da prendere alla lettera), sul “Lavorare su Sé Stessi” (anche questo merita una riflessione, e ringraziamo Valeria per l’apprezzamento…). Ovviamente, come sempre, anche in questo numero parliamo della Wicca e delle festività di questo periodo, interessante è l’articolo su Beltane (la festa della vita). Un’altro articolo interessante è “Hygge e la primavera”, consigli utili per vivere al meglio questa stagione. Insomma, tanti articoli che toccano vari temi; l’ambiente, l’etica, la religione, la spiritualità, la storia, l’esoterismo ecc.. In questo numero si aggiunge un nuovo collaboratore, Nuozzi Lorenzo, che ha scritto l’articolo interessantissimo sulla “Bioetica”, grazie per averlo condiviso con noi. Con l’occasione ringrazio tutti coloro che scrivono e collaborano con Artemisia: Leron (il nostro presidente), Luthien, Federica, Vanessa, Arved, Rossella, Francesco, Giulia, Sabrina, Claudia, Tommaso, Lorenzo, Valeria, Sibilla e la Coven del Quadrifoglio. Che dire? Non vi resta che leggere ogni singolo articolo. Grazie a tutti voi per il vostro affetto e vi auguro una buona lettura! Informiamo tutti che è possibile contribuire alla stesura di Artemisia. I lettori potranno inviare articoli scrivendo alla E-mail:

italus.info@gmail.com

Tommaso Dorèl Direttore di Artemisia

Un particolare ringraziamento va al grafico impaginatore Francesco (VoxGraphic), a Sibilla e Claudia redattori della rivista, a Tommaso Dorel direttore della Rivista e a Leron presidente dell’Associazione Italus, un Grazie anche a tutti coloro che hanno contribuito a questo numero di Artemisia.


SOMMARIO • ITALUS COMUNICA............pag.3 • FORUM .........................pag.15 Tatuaggi, mai in numero pari!. pag.15 Le 5 contraddizioni dell’America ......... ........................................... pag.16 Chi ricorderemo tra 1000 anni?......... ........................................... pag.18 I Boschi di Bomarzo .............pag.20 Il calcolo della Pasqua........... pag.23 Il codice a barre....................pag.24 • DOSSIER .......................pag.26 Riscaldamento globale ..........pag.26 Bioetica .............................pag.29 I greci................................pag.36 I simboli della Pasqua ..........pag.39 Curanderismo......................pag.41 Rune ed etruschi .................pag.43 La Luna ..............................pag.45

• SOPHIA .........................pag.48 Sincronicità ........................pag.48 Hygge e la Primavera ............pag.51 Lavorare su se stessi ............pag.53 Il libro di Oera Linda ............pag.56 • WICCA ..........................pag.59 Esbat della Luna delle Gemme.pag.59 Esbat della Luna dei Fiori .......pag.60 Esbat della Luna del Miele ......pag.61 Preparativi di Beltane ...........pag.62 Sabba di Beltane ..................pag.64 Preparativi Solstiziali ............pag.66 Sabba del Solstizio d’Estate ...pag.68 • Consigli per la Lettura .......pag.71

Artemisia è una rivista interattiva e ci tiene ad esserlo, noi non pontifichiamo ma comunichiamo, per cui ognuno di voi si senta libero di scriverci. Saremo lieti, per quanto possibile, di esaudire le vostre richieste e pubblicare i vostri lavori. Siamo cnsapevoli che alcuni articoli sono tratti da internet, ma è responsabilità dei singoli autori, da parte nostra c’è la voglia di comuncare e informare nel modo più corretto e indipendente.


ITALUS COMUNICA Quante cose facciamo e succedono in tre mesi? Tante! Leggendo un articolo (presente in questo numero) ci siamo un po’ emozionati. Si perché ciò che noi svolgiamo con la Italus lo facciamo come hobby, con il solo piacere di “trasmettere” qualcosa al prossimo, ma senza pretese e con la speranza di riuscirci. Leggendo questo articolo, ci siamo resi conto che forse ci riusciamo, questo ci gratifica ed entusiasma molto. Cerchiamo, per quel che possiamo fare nel nostro piccolo, di non deludervi, di impegnarci a creare sempre qualcosa di buono e istruttivo, quando ci riusciamo non possiamo che essere gratificati. Così come ci rende molto soddisfatti l’ottimo riscontro dell’Accademia Wicca Italiana; dell’Italus Weekend 2019 (che svolgeremo a maggio), per il quale abbiamo avuto anche quest’anno (il quarto consecutivo) un ottimo riscontro; della Giornata della Memoria Pagana (svoltasi a febbraio, nonostante il freddo) e dei Workshop che svolgiamo (abbastanza seguiti). Abbiamo esordito con la domanda “quante cose facciamo e succedono in tre mesi?”, ebbene si, sono tante e vogliamo continuare con questo trend. Qualcuno ci chiese “come facciamo”.. bhu, impegno, magia, passione…largo spazio alla vostra immaginazione… eheh... Ricordatevi però che Noi siamo grati ad ognuno di Voi. Perché il vostro apprezzamento e affetto è il motore della Italus, la Italus siete Voi. Per cui “bando alla ciance”, Grazie di cuore a tutti e “vento in poppa”, perché abbiamo delle “sorpresine” su cui stiamo lavorando, prossimamente nuove novità, per ora ci concentriamo sull’Italus Weekend 2019.

www.italus.info italus.info@gmail.com

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Qui di seguito alcune foto degli eventi svolti dalla Italus da Gennaio a Marzo 2019.

ITALUS COMUNICA

ITALUS 2019

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ITALUS COMUNICA

ITALUS E I SUOI PROGETTI ITALUS ASSOCIAZIONE CULTURALE WICCA Italus è un’Associazione Culturale Wicca, senza scopo di lucro, apolitica, fondata sul volontariato, che opera nel campo delle spiritualità Wicca, della Cultura, del Benessere, dell’Ambiente e della Solidarietà e che, tramite attività rivolte ai soci e alla collettività, intende favorire la crescita culturale, etica e spirituale degli individui. Maggiori Info: Sito Ufficiale: https://www.italus.info Facebook: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl Twitter: https://twitter.com/ITALUS_forum

CENTRO STUDI DELL’ASSOCIAZIONE ITALUS (C.S.I.) Il Centro Studi dell’Associazione Italus riunisce tutte le persone interessate, professionisti e semplici appassionati, che hanno un serio interesse per: • lo studio dei diversi aspetti delle culture del mondo; • la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale italiano (paesaggio e beni culturali); • lo studio, la pratica e la tutela della spiritualità comune wicca e in generale neopagana; • lo studio delle scienze naturali come supporto alla medicina occidentale; • uno sviluppo sociale, economico e tecnologico in armonia con la natura; • l’organizzazione di progetti d’interesse sociale. Maggiori Info: http://www.italus.info/centro-studi2.html

ARTEMISIA Rivista Artemisia è una rivista d’informazione, legata alla vita dell’Associazione Italus, ma con un occhio attento sul mondo che ci circonda, sulla cultura e sulla spiritualità Neopagana. Artemisia è una pubblicazione trimestrale on-line, gratuita, dunque non cartacea. Come organo di espressione dell’Associazione Italus, si propone come novità tra le pubblicazioni tipiche delle associazioni culturali. Maggiori info: http://www.artemisia1.blogspot.it

ITALUS EDIZIONI Italus Edizioni è un servizio editoriale (non è una vera e propria casa editrice) qualificato proposto dall’Associazione Italus a chi voglia avere la possibilità di veder stampati i propri libri in modo economico. Pubblichiamo libri, realizzati in vari formati, spaziando in ambiti disparati: saggistica e varia (storia, arte, fotografia, religione, filosofia, ecc.), narrativa, poesia, ecc. In formato cartaceo o anche digitale (e-book)! Maggiori info: http://www.italusedizioni.blogspot.it/

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Maggiori info: http://spiritualbenessere.blogspot.it/

PAGAN SERVICES (Servizi Pagani) Pagan Services è una serie di servizi offerti dall’Associazione Italus per la comunità Neopagana Italiana. Pagan Services offre a chi lo desidera, Cerimonie di Handfasting, Rituali di Benvenuto, Handparting e Cerimonia di Commemorazione. Maggiori info: http://paganservices.blogspot.it/

ITALUS COMUNICA

SPIRITUAL WELL-BEING (benessere spirituale) Spiritual Well-Being è un progetto che propone incontri, corsi e pratiche tutte concentrate al benessere spirituale/energetico. Come Associazione siamo certi e convinti che l’uomo può vivere serenamente, che il segreto sta in noi e dobbiamo solo scoprirlo, siamo convinti che si può vivere felicemente, senza sofferenze. Cercheremo di dimostrarvelo, invitandovi a partecipare ai nostri incontri e di provare in prima persona.

ACCADEMIA WICCA ITALIANA (a.w.i.) Una vera e propria Scuola on-line, un percorso dalla durata di 3 Anni. Il nome Accademia infatti è stato adottato non per caso. Essendo la Wicca una spiritualità influenzata da varie correnti filosofiche ed esoteriche, è inevitabile quindi uno studio anche delle filosofie (quelle più influenti nella wicca) e della storia (sia della wicca ma anche della decadenza del paganesimo antico oltre che della stregoneria). Ecco quindi che come un’accademia “classica” si darà modo di studiare materie che arricchiscono culturalmente il “neofita” (affronteremo anche nozioni di alchimia per esempio). Come tutte le scuole, anche l’A.W.I. ha un programma teorico e pratico e prevede una serie di valutazioni, con promozioni o bocciature se non anche le espulsioni. Maggiori Info: http://accademiawiccaitaliana.blogspot.com/ ARTEMIDEA ArtemIdea è un e-commerce della Italus Associazione. Per poter garantire buoni servizi gratuiti o a prezzi molto economici abbiamo ritenuto opportuno creare un e-commerce per auto-finanziarci e far fronte alle varie spese associative.…. ARTEM IDEA può considerarsi un bazar, dove al suo interno si può trovare un po’ di tutto; - Bijoux, - Idee Regalo, - Arte Visiva, - Oggettistica, - Accessori, - Artigianato di vario tipo, con una sezione riservata alla - WICCA. Maggiori info: http://artemideashop.blogspot.it/ MEMORIE STORICHE Memorie Storiche ha come intento la promozione culturale e stimolare la conoscenza, la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio culturale italiano. Concepiamo il viaggio (la visita) come occasione di arricchimento e di crescita personale, suscitando la curiosità delle persone per i nostri beni culturali in generale (musei, aree archeologiche, ecc.). È una iniziativa del Centro Studi dell’Associazione Italus. Al progetto collabora anche l’Associazione Artès. Maggiori Info: http://www.memoriestoriche1.blogspot.it

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ITALUS COMUNICA

PERCORSI ITALIANI Percorsi Italiani è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, nasce dalla consapevolezza di vivere in una nazione particolarmente ricca di bellezze paesaggistiche, montane e marine, di tesori artistici e architettonici, di cultura e di storia. Grazie a chi collabora in questo progetto potremo creare video e guide totalmente gratuite! Maggiori Info: http://www.percorsitaliani.blogspot.it

SOPHIA Sophia è un progetto del Centro Studi della Italus Associazione. “Sophia” parla di Filosofia ma non la tratterà nel “modo classico”, ma in un “modo alternativo”. Il passato ci serve come spunto, ma è nel presente che vogliamo proiettarci! “Sophia” non vuole insegnare la filosofia, non vuole raccontare la biografia degli autori, ma vuole formulare nuove idee, nuovi pensieri, con persone comuni e pensanti, il tutto prendendo spunto dal pensiero passato proiettandolo però in un’ottica moderna. Maggiori Info su: http://www.progettosophia.blogspot.it

I RACCONTI DEI NONNI I Racconti dei Nonni è un progetto della Italus Associazione. Il progetto intende raccogliere: fiabe, filastrocche, poesie, o anche storie di vita, che i nostri Nonni ci raccontavano quando eravamo piccoli. Vogliamo tutelare una memoria ormai labile, crediamo che perderla sarebbe un grande errore. Maggiori Info: http://italusassociazione.blogspot.it/p/i-racconti-dei-nonni.html

CLIO Clio è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, l’intento è quello di commemorare i più importanti personaggi che hanno contribuito alla nascita del Neopaganesimo e, più in generale, influenzato l’Esoterismo moderno. Maggiori Info: http://www.clioprogetto.blogspot.it

GIORNATA DELLA MEMORIA PAGANA La Giornata della Memoria Pagana è un progetto dell’ Associazione Italus, che vuole ricordare tutte le vittime innocenti, uccisi o torturati, solo perché fedeli ad antichi culti pre-cristiani o a ideali diversi da quelli dominanti nei secoli scorsi. Esso si ispira al più conosciuto evento del Giorno Pagano Europeo della Memoria. Maggiori Info: http://www.memoriapagana1.blogspot.it

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L’Evento si svolgerà ogni anno nella città di Roma, nel fine settimana successivo al Solstizio d’Estate. Maggiori Info: http://www.solstizioestate.blogspot.it

L’ITALIA NEL CERCHIO L’Italia nel Cerchio è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, nasce con l’intento di promuovere la conoscenza di alcuni fra i più significativi siti archeologici d’epoca pre-romana presenti nella penisola. Si tratta d’insediamenti umani, di solito posti in altura, contornati da basse mura di pietre a secco dal tracciato più o meno circolare o ellissoidale, ancora non sufficientemente studiati, pur essendo da sempre conosciuti dalle popolazioni locali.

ITALUS COMUNICA

SOLSTIZIO D’ESTATE Solstizio d’Estate, con questo progetto l’Associazione, con la collaborazione della Coven Wica Italica del Quadrifoglio, vuole condividere con chi lo vuole, i festeggiamenti del Solstizio d’Estate.

Maggiori Info: http://www.italianelcerchio.blogspot.it

SAKROS Sakros è un progetto ideato dall’Associazione Italus, ambizioso ma non impossibile, l’idea è quello di creare una costruzione, un luogo, un sito, in cui ogni neopagano potrà riunirsi e celebrare le proprie divinità, i propri riti, la propria spiritualità. Maggiori Info: http://www.progettosakros.blogspot.it

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ITALUS COMUNICA

ITALUS ASSOCIAZIONE CULTURALE WICCA Programma aprile 2019 / giugno 2019 Le date e maggiori informazioni saranno pubblicate all’interno del Sito Internet dell’Associazione e nelle Pagine Facebook e Twitter

www.italus.info

Per maggiori informazioni a riguardo scriveteci alla E-mail: italus.info@gmail.com oppure Telefonate al: 350 0457148 *** *** ***

7 Aprile - LA LUNA - nel Mito, nella Wicca e in Astrologia Agomenti del Workshop: - La Luna nella mitologia; - La Luna in Astrologia; - La Luna nella Wicca; - Rituale “dell’abbondanza e rigenerativo” dedicato alla Luna. *

24 - 25 - 26 Maggio - ITALUS WEEKEND 2019 http://italusassociazione.blogspot.it/p/italus-weekend.html *

Giugno - *LA RUOTA DI MEDICINA - I DONI DELLA DIREZIONE SUD Argomenti del Workshop: - Cos’è la Ruota di Medicina; - I doni della Direzione Sud; - I doni dell’Albero Sacro; - I doni del Fuoco.* *

Giugno - RITO WICCAN DEL SOLSTIZIO D’ESTATE in programmazione *

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ITALUS COMUNICA SITO INTERNET (ufficiale): http://www.italus.info

E-MAIL (ufficiale): italus.info@gmail.com

FACEBOOK: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl

TWITTER:: https://twitter.com/ITALUS_forum

Artemisia è consultabile gratuitamente su: * Issuu * piattaforma di pubblicazione digitale www.isuu.com/artemisia1

* Readazione * App Mobile, per iOS e Android www.readazione.it

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ITALUS COMUNICA

ITALUS WEEKEND 2019 della Italus Associazione Culturale Wicca 24 - 25 - 26 Maggio 2019 L’Italus Weekend 2019 sarà svolto nei giorni del 24, 25 e 26 Maggio 2019, presso Terni, in campagna sulle rive del fiume Nera, Umbria. Un Weekend dedicato al benessere spirituale, immersi nella natura. *Come nostra consuetudine durante il Weekend faremo il viaggio sciamanico e poi visiteremo il Parco Archeologico della città romana di Carsulae, ma ci dedicheremo anche al benessere fisico e spirituale. *PROGRAMMA* *VENERDÌ 24 MAGGIO 2019 ore 12:00 – Inizio Weekend e Arrivo nel Casale; ore 13:30 – Pranzo; ore 16:00 – Presentazione della Italus Associazione e delle Attività; ore 16:30 – Rituale di Purificazione e Armonizzazione con i 4 Elementi, durante il quale ci sarà un’offerta al Genius Loci (al genio del luogo); ore 17:15 – Silvo Terapia, contatto con gli alberi e radicamento, in riva al fiume Nera; ore 18:00 – Viaggio Sciamanico (seguendo la tradizione sciamanica si svolgerà un viaggio sciamanico per incontrare il proprio Spirito Guida); ore 20:30 – Cena; ore 22:00 – Serata dedicata all’Astrologia (conosceremo meglio questa “disciplina”). ore 23:30 – Meditazione Creativa. *SABATO 25 MAGGIO 2019 ore 8:30 – Cinque Wiccan (esercizi fisici/spirituali); ore 9:00 – Colazione; ore 10:30 – Workshop sui Talismani (cosa sono, a cosa servono e come crearli); ore 13:30 – Pranzo; ore 15:30 – Escursione al Parco Archeologico della città romana di Carsulae; ore 20:30 – Cena; ore 22:30 – Serata Esoterica (tratteremo di numerologia e dei tarocchi). *DOMENICA 26 MAGGIO 2019 ore 8:30 – Cinque Wiccan (esercizi fisici/spirituali); ore 9:00 – Colazione; ore 10:30 – Rituale di ringraziamento al Genius Loci (al genio del luogo), ore 11:30 – Silvo Terapia, contatto con gli alberi e radicamento, in riva al fiume Nera; ore 12:30 – Fine del Weekend e rientro. *gli orari sono orientativi, soggetti a modifiche. In evidenzia gli eventi aperti anche a chi abita in zona Terni.

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*PER PRENOTARE* Il Giorno Ultimo per confermare la partecipazione è stato il 20 Marzo 2019. Quest’anno la Italus ha deciso di “aprire agli esterni”, a chi vive in zona Terni/Umbria, alcuni eventi (evidenziati nel programma) *PER MAGGIORI INFO* E-mail: italusinfo@gmail.com Tel.: 349 7059383

Pagina Internet: http://italusassociazione.blogspot.it/p/italus-weekend.html

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*COSTI* La quota complessiva del Weekend è di €uro 150, che andrà a coprire: colazione, pranzo, cena, pernottamento e tutte le attività elencate.

*** *** *** ALCUNE FOTO DELLA STRUTTURA CHE OSPITERA’ L’ITALUS WEEKEND 2019

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ARTEMISIA

Anno VIII°, N° 32 Qui di seguito riportiamo gli indirizzi di posta elettronica dell’Associazione Italus, strumenti di contatto tra l’Associazione e il pubblico tesserato e non.

Aprile / Giugno 2019 *** *** *** *** *** *** DIRETTORE:

Sito internet dell’Associazione Italus: www.italus.info http://www.italus.info

Blog della Rivista Artemisia: http://www.artemisia1.blogspot.it

Tommaso Dorel REDATTORI:

Sabrina Lombardini (Sibilla) Tommaso Dore Leron (Francis Voice) Claudia G.

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CONTATTI

GRAFICO - Art Director:

E-mail per informazioni generiche sull’Associazione italus.info@gmail.com

Fracesco - VoxGraphic (http://www.voxgraphic.it)

*** *** *** E-mail del Presidente dell’Associazione e del Consiglio Direttivo dell’Associazione italus.info@gmail.com

E-mail della rivista on-line Artemisia, per collaborare e inviare articoli; per comunicare con la rivista o inoltrare suggerimenti italus.info@gmail.com

E-mail per il Centro Studi Italus italus.info@gmail.com

Questa rivista non rappresenta un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001, essendo strumento informativo interno all’Associazione Italus. Il copyright degli articoli appartiene ai rispettivi autori.

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FORUM TATUAGGI, MAI IN NUMERO PARI! E sempre sull’avambraccio ne aveva uno Winston Churchill, così come altri famosi statisti, a cominciare dal 32° presidente degli Stati Uniti Franklyn Delano Roosvelt fino a George Shultz, segretario di stato durante la presidenza Reagan. Infine una raccomandazione: se avete intenzione di farvi un tatuaggio, rivolgetevi a un tatuatore serio e scrupoloso. Uno studio dell’Università di Regensburg, in Germania ha rivelato che tra i 14 pigmenti di nero più usati ce ne sono alcuni tossici, in grado di danneggiare le cellule.

Alla base di questa usanza vi sarebbero le abitudini dei marinai europei di inizio Ottocento. Gli equipaggi che nel XVIII secolo si erano spinti nelle isole del Pacifico avevano apprezzato la tipica arte del tatuaggio, riportandola nel Vecchio Continente, dove invece in epoca medievale era stata proibita dalla Chiesa. Tra i marinai divenne consuetudine tatuarsi simboli di buon auspicio per “proteggersi” durante i lunghi viaggi in mare: la prassi era quella di farne uno alla vigilia del viaggio e un altro quando si giungeva a destinazione. Il terzo si faceva una volta tornati a casa sani e salvi. A questi se ne sommava un altro in caso di nuova partenza, un quinto al ritorno e

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così via. Avere tatuaggi in numero pari significava dunque trovarsi lontano da casa, mentre se erano dispari voleva dire essere al sicuro con la famiglia. La tradizione dei tatuaggi “dispari” si è poi diffusa anche fuori dall’ambiente marinaresco ed è tuttora rispettata da molti, anche se si tratta di aggiungere un solo puntino in una zona nascosta del corpo. I tatuaggi dei marinai, ancora oggi, possono poi avere un preciso significato: chi ha un un dragone per esempio vuol dire che è stato in Cina. Se fosse una tartaruga invece avrebbe varcato l’equatore. Anche Popeye, da buon marinaio ha il suo: un’ancora tatuata sull’avambraccio.

Vanessa Utri


L’America è una nazione di nazioni, diceva Lyndon Johnson, trentaseiesimo presidente degli Stati Uniti, terra ricca di contraddizioni, a partire dal clima: i meteorologi ne contano addirittura nove, da quello desertico del sudovest al clima umido continentale del nord-est, dove anche le estati sono fredde. Ma, ancora di più, gli Stati Uniti sono ricchi di contraddizioni culturali e sociali, talmente radicate e complesse che in Europa facciamo fatica a capirle. Eccone alcune.

FORUM

LE 5 CONTRADDIZIONI DELL’AMERICA

MELTING POT - RAZZISMO L’America è solitamente definita un melting pot, ossia un calderone (di razze) per come si è formata - da genti provenienti da tutto il mondo, emigrate qui in cerca di fortuna e opportunità o anche deportate - col risultato che oggi vi troviamo un’ampia gamma di culture e lingue: ben 21 quelle più parlate, secondo un censimento del 2000. La lingua comune è l’inglese, ma spagnolo, cinese, francese, tedesco, vietnamita, italiano e persino lo yiddish (un ebraico contaminato da diverse lingue europee). Una ricchezza linguistica che di recente è stata messa in discussione: sui social sono apparsi video di persone che litigano proprio sull’uso della lingua nei luoghi pubblici, con i nazionalisti che pretendono che non si parli altra lingua all’infuori dell’inglese - di recente c’è stata anche una recrudescenza del razzismo, che secondo un sondaggio della

NBC News, rappresenta ancora un grave problema per il 64% degli americani. SOLIDE ISTITUZIONI POLITICHE SISTEMA ELETTORALE CHE ESCLUDE GLI ULTIMI Nel complesso, le istituzioni politiche americane, con la loro attenzione ai diritti civili e la capacità di correggere gli errori nel tempo, hanno rappresentato una delle più evolute forme di democrazia del mondo. Il sistema politico statunitense è generalmente apprezzato perché prevede numerosi controlli ed equilibri che

evitano abusi di potere. Non solo: permette a chiunque di candidarsi a un incarico politico, e i cittadini hanno voce in capitolo su come dovrebbero essere fatte le cose sia a livello locale, sia a livello federale. Non è un sistema perfetto, ma permette a chi vuole di far sentire la propria voce all’interno della sua comunità, e, soprattutto, è stabile: i presidenti vengono eletti con cadenza precisa ogni 4 anni, senza sgarrare neppure di un’ora. Per contrasto, gli Stati Uniti hanno però un sistema elettorale complicato, che prevede tra l’altro che non basti avere il diritto di voto per votare: bisogna registrarsi. Scrive Repubblica: “Biso-

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FORUM

gna anche iscriversi, “registrarsi” come elettore, in certi Stati, dichiarando anche la propria affiliazione (democratico o repubblicano o indipendente). Ci si registra, di solito, negli stessi uffici dove si fa la patente di guida; ma anche per corrispondenza, oppure online, sugli appositi siti governativi...”. Questa complicazione, sommata ad altre, come una divisione in collegi che non premia il voto popolare e la richiesta della carta di identità per la registrazione (quando negli Usa questo documento non è obbligatorio) fa sì che gli elettori in grado di eleggere il Presidente passino dai 220 milioni di aventi diritto a meno di 130 milioni, con l’esclusione soprattutto dei più poveri, in particolare di neri e ispanici. BASSA DISOCCUPAZIONE STACANOVISMO In parte varia da stato a stato, ma, nel complesso, l’economia americana, che è la più ricca del mondo, è una delle migliori per le opportunità di lavoro, con molte industrie e imprese tra cui scegliere. Le statistiche sull’occupazione mostrano che chi ha una buona istruzione e spirito di iniziativa, viene ricompensato dei suoi sforzi. A giugno 2018 la disoccupazione negli Usa era infatti tra le più basse del mondo: 4% (in Italia sfiora il 10%). Ma lo stacanovismo è dietro l’angolo: la settimana lavorativa americana è di 40 ore, suddivisa in 5 giorni, ma almeno un americano su 3 lavora molte più ore, al punto che secondo uno studio dell’Arizona State University l’europeo medio lavorerebbe il 19 per cento in meno rispetto a un americano (circa 258 ore di lavoro in meno all’anno, una in meno al giorno).

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In pratica, secondo questo studio negli Usa le persone lavorano quasi il 25 per cento di ore in più degli europei, e ben il 29% in più degli italiani. ECCELLENZA UNIVERSITARIA DEBITO STUDENTESCO Negli Usa hanno sede alcune delle migliori università del mondo, tra cui Harvard, Yale, Stanford, il MIT di Boston, Caltech, che occupano le prime posizioni della classifica delle migliori università secondo il QS World University Ranking. Ma la qualità ha un prezzo, secondo alcuni eccessivo: l’enorme costo delle rate, che finisce per gravare sugli studenti. Scrive il Sole 24 ore: “Il debito universitario americano oggi è pari a 1.300 miliardi di dollari, circa la metà di quello pubblico italiano: solo nel quarto trimestre 2016 i debiti per lo studio statunitensi sono aumentati di 31 miliardi di dollari. A dover pagare questi particolari “mutui” sono qualcosa come 42,4 milioni di cittadini statunitensi, dicono i dati del Department of Education, ossia circa un settimo della popolazione. In media, nel 2015 ogni studente californiano aveva oltre ventiduemila dollari di debiti, che salgono a oltre trentaseimila nel New Hampshire”. RICERCA MEDICA ALL’AVANGUARDIA SISTEMA SANITARIO COSTOSO L’America ha alcuni dei migliori ospedali del mondo, molti dei quali sono anche all’avanguardia nella ricerca medica. Dalla Mayo Clinic alla John Hopkins, questi ospedali sono celebri in tutto il

mondo per la varietà di specializzazioni e per il numero di ricerche prodotte. Non solo: gli Usa sono anche all’avanguardia nella ricerca di biologia e medicina, e nella creazione di nuovi farmaci e trattamenti. A questo si contrappone però un sistema sanitario che, secondo uno studio del The Commonwealth Fund sui sistemi sanitari delle nazioni sviluppate, è il peggiore dell’Occidente. I costi sanitari sono così alti che potrebbero facilmente portare un paziente alla bancarotta, se sprovvisto di un’assicurazione - i cui costi per il cittadino partono da circa 300 dollari al mese per arrivare a cifre molto più alte. Prima dell’Obamacare, la polizza sanitaria agevolata introdotta dall’amministrazione Obama nel 2010, circa 42 milioni di americani non erano coperti da assicurazione sanitaria. Gli ultimi dati del primo trimestre del 2016 mostrano, invece, che a non essere coperti erano 27,3 milioni di americani, l’8,6% della popolazione. L’attuale amministrazione, guidata da Donald Trump, con l’appoggio di parte dei repubblicani al congresso e di un giudice del Texas che recentemente l’ha dichiarata incostituzionale, vorrebbe smantellare il sistema: la decisione ultima è affidata alla Corte Suprema. Ad oggi il costo complessivo della sanità americana è il più alto del mondo: circa 3.500 miliardi di dollari all’anno per una popolazione di circa 320 milioni di abitanti, che fa quasi 11.000 dollari procapite l’anno contro i 3.600 della media dei paesi OCSE. Lorenzo Lucanto


è stato proprio un filosofo, Karl Marx (1818-1883).

FORUM

CHI RICORDEREMO TRA 1000 ANNI? Leonardo Da Vinci, Galileo e Isaac Newton si avvicinano al millennio di fama, mentre Darwin e Einstein hanno appena iniziato e sono giusto ai “secoli”.

Quali scienziati, artisti e politici saranno ricordati nel 3019? E perché? Ai tempi di Nerone c’era un gladiatore super star che riempiva le arene ed era osannato come un eroe: si chiamava Spiculus, un nome che oggi non dice nulla a nessuno. Sic transit gloria mundi (così passano le glorie del mondo), dicevano non a caso i latini. Se è vero che le celebrity cambiano al cambiare delle mode, chi ambisce a una imperitura fama deve vedersela sia con le gelosie di chi gli sopravvive nel suo tempo, sia con la possibile estinzione della sua lingua e della sua civiltà. Ci sono però alcuni elementi che permettono di capire come si è consolidata la fama di chi era in qualche modo meritevole ed è sopravvissuto al trascorrere del tempo, e di conseguenza si può fare qualche ipotesi sulle celebrity di oggi che sembrano avere le carte in regola per essere ricordate nel 3018. Da Omero in poi quasi tutti gli uomini hanno aspirato a essere

come gli eroi dell’Iliade, come Achille, per esempio. Ci è riuscito Alessandro Magno, con grande impegno e determinazione, ed è in buona compagnia. Lo stesso fece secoli dopo, a Roma, Giulio Cesare, con qualche differenza: non solo si distinse in battaglia conquistando quasi tutto quello che c’era da conquistare, ma avviò una macchina di propaganda molto sofisticata, con tanto di troupe di storici che lo seguiva nelle campagne militari. E perché nulla fosse affidato al caso autorizzò un solo scultore a riprodurre il suo ritratto, pianificando perfino i dettagli delle sue immagini sulle monete. Alcune professioni danno più chance di altre di passare alle storia. Ad esempio, i filosofi: in vita non sono molto popolari e di solito nemmeno ricchi. A volte non fanno una bella fine, come il greco Socrate (V secolo), condannato a morte, ma sono le loro idee a renderli “immortali”. Nel 2013 un team di scienziati è andato alla ricerca del più autorevole accademico del mondo e il vincitore

Oggi però la scienza sembra non garantire più l’immortalità come una volta. La ragione sta nel modo in cui è cambiata la ricerca: in passato il lavoro degli scienziati era sostanzialmente individuale (anche se non era mai del tutto vero), e quindi chi aveva un’idea geniale diventava un eroe. Oggi la ricerca è un lavoro di squadra. Ma non solo: nonostante Internet e la facilità di comunicare i lavori scientifici, per gli scienziati è sempre più difficile spiegare l’impatto di una scoperta o il risultato di uno studio, perché sempre di più riguardano dettagli e aspetti particolari che hanno senso solamente all’interno di questioni scientifiche più ampie. Il risultato di tutto questo è che persino geni come Stephen Hawking tra 1.000 anni potrebbero essere finiti nel dimenticatoio. Gli sportivi hanno buone probabilità di finire come Spiculus, dimenticati (alzi la mano chi conosce uno dei vincitori delle antiche Olimpiadi), e lo stesso potrebbe accadere a molti cantanti. Il tenore marchigiano Benamino Gigli (1890-1957) il secolo scorso riempiva i teatri: a 50 anni dalla sua morte pochi riconoscono il suo nome e sanno chi era. La cosa non stupisce: di tutta la produzione musicale degli ultimi mille anni ben poco è sopravvis-

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suto per più di un secolo, a parte la musica classica. Chissà se i nostri lontani discendenti ascolteranno i Beatles? Fare lo scrittore può invece rendere parecchio in termini di celebrità - Virgilio (I secolo) con la sua Eneide compie quasi 2.000 anni - e anche il politico può sperare in buoni risultati, a patto che faccia qualcosa di grande. Oggi sembrano avere buone probabilità di vincere le sfide del tempo quelli che si distinguono nella difesa dei diritti umani, come Nelson Mandela e Gandhi. Tra gli italiani potrebbe (forse) essere ricordato Garibaldi, se non altro perché è l’uomo a cui sono intestate più strade in Italia (5.472 comuni). La buona sorte, anche da morti, aiuta: quando Tutankhamon morì di malaria a 18 anni (1323 a.C.) nessuno avrebbe mai immaginato che potesse diventare una star. E infatti per millenni nessuno ha parlato di lui. Fino a quando l’archeologo Howard Carter e il suo sponsor Lord Carnarvon trovarono la sua tomba (1922). Solo allora è diventato il simbolo dell’antico Egitto. Lo stesso è accaduto all’ingegnere francese Gustave Eiffel. Se, come previsto, la sua Tour Eiffel - progettata per l’Expo del 1889, fosse stata rimossa dopo l’esposizione, oggi nessuno ricorderebbe il suo nome. E invece è conosciuto in tutto il mondo e ci sono buone probabilità che tra qualche centinaia di anni Parigi sia ancora associata al suo nome. Qualcosa di simile in Cina è successo all’imperatore Qin Shi Huang (260-210) che diede il via ai lavori della Grande Muraglia e si fece seppellire con l’eserci-

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to di terracotta. Lo stesso forse accadrà ad artisti come Gaudì (1852-1926), “padre” della Sagrada Familia (Barcellona) e al Bernini (1598-1680), che progettò il colonnato di piazza San Pietro a Roma. Di certo è successo al pittore medievale Giotto (12701337), vissuto quasi mille anni fa. Un altro percorso è quello di cercare la notorietà con feroci efferatezze: Jack lo Squartatore, Capitan Barbanera, Hitler, Stalin, Dracula ne sono testimoni esemplari. È triste da ammettere, ma molti dei personaggi più famosi della storia sono infatti dei veri mostri (forse per questo entrano nell’immaginario collettivo). La casistica è ampia: si va dai killer sanguinari, ai fanatici, ai tiranni senza scrupoli. Essere “re” o “imperatori” aiuta, ma non sempre funziona: ha superato la sfida dei mille anni Carlo Magno (742-814), ad esempio, ed è sulla buona strada Federico II di Svevia (1194-1250) - nipote del Barbarossa, da molti è considerato un “messia di pace” e da altrettanti un “anticristo”. Altri re e regine - pensiamo a Vittorio Emanuele III - invece saranno quasi sicuramente dimenticati. Fondare una religione, funziona. Gesù Cristo, Siddhartha Gautama (noto come il Buddha), Confucio e molti altri leader religiosi hanno lasciato una traccia indelebile nella storia. Se non si ha un’indole mistica, si può però ripiegare su una strada più prosaica: diventare incredibilmente ricco. Pensiamo al re Creso, vissuto più di 2.500 anni fa nella moderna Turchia: governò il regno di Lydia per 14 anni ed è famoso per i suoi doni son-

tuosi, tra i quali la statua di una donna a grandezza naturale fatta interamente d’oro. Ancora oggi “creso” è sinonimo di ricchezza senza freni: tra i nostri contemporanei ci stanno provando vari sceicchi, Bill Gates, Zuckerberg, Giovanni Ferrero…

CONCLUSIONE A questo punto traete voi le conclusioni. Chi tra i viventi ha le carte in regola per essere traghettato nel 3019? Deve avere un’ottima reputazione o una pessima (e sanguinaria) nomea? Oppure aver lasciato una traccia indelebile nella storia del pensiero, dell’arte o della letteratura? O ancora essere tanto, ma tanto ricco o aver voglia di fondare una nuova religione? Come direbbe il poeta, ai posteri l’ardua sentenza.

Giulia Orsini


Bomarzo è un paese di poco più di mille abitanti, situato a 19 chilometri a nord-est della città di Viterbo (Lazio). Ci troviamo nel cuore della Tuscia, una zona che ha visto lo sviluppo e la diffusione della cultura e del popolo etrusco. Bomarzo anticamente era chiamato Polimartium cioè ‘città di Marte’ (vicino c’è anche un paese chiamato giove e la cima che corolla il vicino lago di Vico è il Monte Venere). Fu abitato fin dalla preistoria, per divenire poi un importante centro etrusco, in seguito caduto sotto il dominio romano. Nel 741 d.C. venne conquistato dai longobardi di re Liutprando e da questi donato alla chiesa. Successivamente, passò nelle mani di diverse famiglie, tra le quali la più famosa è senz’altro quella degli Orsini, che hanno lasciato tracce indelebili, come l’attuale Palazzo Comunale e il Parco dei Mostri. La fama di Bomarzo è nota in tutto il mondo per il Parco dei Mostri, voluto da Vicino Orsini nel XVI secolo, ma è poco noto ciò che nasconde l’intricata selva

dei boschi intorno al paesino. In questi boschi, in epoche imprecisate (che possono risalire a quella Etrsuco-romana ma anche anteriore), giacciono strutture artificali create da una civiltà che nei boschi viveva, praticava culti, moriva e si seppelliva. Non si trovano ancora descrizioni di questi manufatti sui libri, ed è ancora lontano il momento in cui ne sentiremo parlare diffusamente. Da un lato per fortuna (in quanto stando isolati, i siti si conservano, in un certo qual modo), dall’altro sarebbe auspicabile una loro tutela, un censimento, ai fini di uno studio mirato e di un inquadramento cronologico, storico ed antropologico. Altari e abitazioni rupestri, necropoli e massi sacralizzati, Vie Cave e la straordinaria ‘piramide’, emersa nella sua stupefacente bellezza dopo l’operazione di ripulitura di Salvatore Fosci, danno soltanto una parziale idea di cosa si celi nel fitto di questa boscaglia. Addentrarsi nel folto dei boschi, imboccando una strada, il cui nome è tutto un programma, via Cupa, ci caliamo letteralmente

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I BOSCHI DI BOMARZO

nel passato. La prima struttura che abbiamo incontrato è un altare arcaico, intagliato interamente nella viva roccia. Il manufatto si presenta come un lungo sedile di peperino, ma più largo di un normale sedile, assumendo l’aspetto di un altare sacrificale o rituale. Nella parte attaccata alla collina, che diremmo fa da ‘schienale’, si notano alcune nicchie, una in particolare presenta dimensioni notevoli: a cosa serviva? Un’altra nicchia, più piccolina, è stata ricavata poco distante. Numerose sono le delle “vasche” (di raccolta?) di forma quadrilatera, ricavate direttamente nella pietra, difficile avere una certezza assoluta in merito al loro effettivo impiego (forse delle vasche dove si pigiava l’uva per ottenere il mosto?? o semplici vasche che raccoglievano l’acqua a mo di abbeveratoio per gli animali??). Uno dei siti archeologici più importanti, che è stato anche mappato dalla Soprintendenza della Tuscia, è il complesso funerario di santa Cecilia, che presenta sepolture di vario tipo, a fossa e in

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Necropoli e villaggio rupestre di Santa Cecilia

sarcofagi antropomorfi. I bomarzesi chiamano questo cimitero ‘camposanto di Chia’ (nome del vicino centro abitato, dominato dalla torre medievale omonima), ma l’intera necropoli è nota come ‘santa Cecilia’. Vi sono infatti le rovine di una chiesa, con ogni probabilità intitolata a questa Santa, risalente all’alto medioevo (VIII-X secolo). Oggi non restano che le fondamenta dei muri perimetrali ed un pilastrino che, forse, reggeva la mensa dell’altare. Sopra una necropoli arcaica, dunque, o vicino ad essa, sorse un luogo di culto cristiano. Ma frequentato da chi? Qualche blocco squadrato è ancora presente, ma tutto il resto è alla rinfusa. Prendendo la Via Cupa, ci si addentra nella strada comunale delle Rocchette, la quale ricalca in alcuni tratti un’antica strada romana, attraversando un rado bosco di querce fino a quando la stradina precipita nettamente in discesa. Siamo nei pressi di tre ‘tagliate’, ovvero di strade rupestri che si sviluppano in trincea, profondamente incassate, con pareti vertiginose ai lati di chi cammina. Da un ripiano roccioso che precipita su una di queste profonde tagliate, si intravede il punto in cui è situata la ‘piramide’. Si

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resta incantati nel vedere una costruzione simile nel fitto dei boschi. Costeggiando il bordo del ripiano roccioso verso destra e imbocchiamo la discesa della ‘tagliata delle rocchette’ (lunga 72 m e larga circa 2 m). L’altezza della parete tufacea si aggira sui 20 m. Questa doveva essere una strada pedonale di notevole importanza, quale raccordo con la località sottostante, detta valle del Tacchiolo. A conferma del fatto che questo luogo era usato in epoca romana, rimane un’epigrafe latina sul bordo superiore della parete sinistra, che recita TER (terminus, cioè

termine di confine) e, più a destra di questa e un poco più in alto, ITER PRIVATVM DVORVM DOMITIORVM (Strada Privata dei due Domizi). Chi ha studiato dette iscrizioni le ha classificate come romane, appartenenti al periodo alto imperiale (ca. 59-94 d. C.); esse dimostrano che questo passaggio era privato, di proprietà ‘dei due Domizi’, ovvero i fratelli Cn. Domitius lucanus e Cn. Domitius Tullus, che timbrano le tegole dei tipi C. I. l. XV 989.1, 1001 e 1010, di cui parlano Plinio il giovane e Marziale. Un’altra iscrizione TER si localizza una cinquantina di metri più avanti,

“Tagliata etrusca” , via cupa


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sulla medesima parete di tufo. Dopo aver camminato nel fitto della vegetazione per una decina di minuti, si scende ancora e si raggiunge un viottolo per raggiungere la “Piramide”. Sebbene la sua forma ricordi più il tronco di piramide tipico degli altari religiosi, la Piramide è diventata famosa per i tanti misteri che l’avvolgono, che rendono la sua datazione incerta. Altri, più giustamente, la chiamano “Sasso del predicatore” o “Altare pirami-

dale” per sottolineare la probabile funzione di sito per riti religiosi. Osservarla, salirci, arrivarci è un’emozione che non si dimentica facilmente.

“Piramide etrusca”

Rossella Vito

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PERCHÉ LA DATA DI PASQUA È “MOBILE”? Agli albori dei Cristianesimo, la risurrezione era ricordata ogni domenica. Successivamente, la Chiesa cristiana decise di celebrarla soltanto una volta l’anno, ma parecchie correnti religiose dibatterono tra di loro per stabilire la data dell’evento. Le controversie ebbero termine con il concilio di Nicea, nel 325 d.C., che affidò alla Chiesa di Alessandria d’Egitto il compito di decidere ogni anno la data. COME SI CALCOLA OGGI LA PASQUA. Partendo dalle norme del Concilio di Nicea, si stabilì che la Pasqua doveva cadere la domenica seguente la prima luna piena di primavera. La data si calcola quindi sulla base dell’equinozio di primavera e della luna piena, utilizzando per il computo il meridiano di Gerusalemme, luogo della morte e risurrezione di Cristo. Ecco perché è una festa che varia di anno in anno. La data della Pasqua ortodossa non coincida con quella cattolica, perché la Chiesa ortodossa utilizza per il calcolo il calendario giuliano, anziché quello gregoriano. Pertanto, la Pasqua ortodossa cade, in genere, circa una settimana dopo quella cattolica.

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Quest’anno (2019) sembra esserci stata un’eccezione, in effetti la Pasqua cade dopo un mese dall’equinozio di primavera e nella seconda luna piena dopo l’equinozio. Infatti mercoledì 20 marzo siamo entrati in Primavera, e dopo circa quattro ore, ossia

alle 2:43 di giovedì 21 marzo, è stata Luna piena. Se guardiamo le cose dal punto di vista astronomico quella è stata la prima luna piena dopo l’equinozio di primavera, stando alla regola, la Pasqua doveva cadere il 24 marzo, invece cade domenica 21 aprile. Qualcuno ha sbagliato i conti? Vero? SBAGLIATO! Ecco perché: Per convenzione, la Chiesa considera Equinozio di Primavera il 21 marzo, anche se nella realtà astronomica può variare nell’arco di tre giorni. Perciò il plenilunio del 21 marzo non è stato calcolato perché coincidente all’equinozio. Bisogna per cui attendere il 19 aprile, allora sì che la domenica successiva sarà Pasqua, il 21.

Arved


Alle 8 e 30 del mattino del 26 giugno 1974, per la prima volta, in un supermercato dell’Ohio (USA), veniva venduto un pacchetto di gomme da masticare, sulla cui confezione era stampato un codice a barre che, passato su uno scanner, ne mostrava il prezzo. Clyde Dawson, l’acquirente, non era consapevole che stesse facendo la storia. E invece quel gesto insignificante rappresentava il culmine di trent’anni di ricerche e sperimentazioni, che hanno cambiato definitivamente il modo di fare affari. Ma la portata del codice a barre forse non la prevedeva neppure Norman Joseph Woodland, il geniale inventore che aveva sviluppato i primi, apparentemente misteriosi, codici lineari nel 1973. Le barre, oggi come allora, contenevano le informazioni sui prodotti e bastava uno scanner per leggerle, evitando che qualcuno dovesse batterli su un registratore di cassa, con conseguente risparmio di tempo (e denaro). E come tutte le invenzioni epocali, anche i codici a barre si portano dietro un bel po’ di curiosità. 1. Nei codici a barre avrete notato che ci sono anche numeri; in particolare in quelli in uso in Europa e in Giappone ci sono 13 cifre: non sono messe a caso, ma con un preciso criterio. Le prime 3, per esempio, si riferiscono alla nazionalità del produttore (in Italia da 800 a 839), e sono seguite da altre che consentono di risalire al produttore e alla tipologia di articolo. Infine c’è il check digit, o codice di controllo, che chiude la sequenza: si ottiene con una

formula che usa gli altri numeri e permette allo scanner di verificare se ha svolto bene il suo lavoro. 2. Di primo acchito potrà stupire, eppure nei codici non c’è scritto il prezzo. O meglio, non è contenuto in modo “diretto”: se così fosse, infatti, a ogni variazione bisognerebbe modificare il codice per aggiornarlo. In realtà il compito del codice a barre, in questo caso, è di permettere di rintracciare i prezzi su un database centrale (chiamato Price Lookup File): i codici restano uguali e “punteranno” sempre verso quella la voce del database che contiene il prezzo che, questo sì, sarà sempre aggiornato. 3. Come molte altre invenzioni geniali, anche quella dei codici a barre ha richiesto tempo e tentativi: Woodland, prima dei codici che conosciamo, ne aveva creati altri già nel 1949 assieme al collega Bernard Silver. Il primo modello però non usava le barre, ma dei cerchi concentrici.

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IL CODICE A BARRE

4. I codici a barre non sono tutti uguali: nel corso degli anni ne sono stati sviluppati diversi standard. Nei primi anni Settanta negli Usa fu introdotto il codice Universal Product Code (UPC) a 12 cifre seguito, poco dopo, in Europa, da un sistema analogo che fosse compatibile con l’UPC: lo standard in questo caso prese il nome di EAN, dal nome dell’associazione (European Article Association). Dopo alcuni anni di difficoltà di... comunicazione tra standard diversi, Europa, Usa e Gran Bretagna sono riusciti a trovare un punto di incontro nel 1990 per gestire congiuntamente gli standard mondiali. Oggi in Europa e Giappone si usano soprattutto i codici a barre EAN 13 (European article number con 13 cifre. 5. Negli ultimi anni i codici a barre sono diventati onnipresenti, sconfinando persino nelle opere d’arte. Nel 2004 li ha usati lo street artist Banksy, in una stampa che raffigura una tigre usci-

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ta dalla sua gabbia. La gabbia è appunto un codice EAN, dove le barre del codice si trasformano in quelle di una prigione. L’opera si intitola Bansky Barcode. L’ironia è evidente e la storia di questo murales è curiosa: dipinto nei primi anni 2000 su un muro di Bristol, la sua città natale, è dapprima misteriosamente svanito nel 2010 durante la ristrutturazione completa dell’edificio che lo ospitava; ricomparve quattro anni dopo, acquistato da una persona in un mercato d’arte. Che fine aveva fatto nel frattempo? Pare che qualcuno, in occasione della ristruttrazione, lo abbia letteralmente staccato dal muro e tenuto nascosto sotto un letto per poi venderlo. Banksy ha utilizzato l’immagine del codice a barre in altre opere, anche sulle copertine di alcuni album musicali. C’è chi ha usato i codici a barre (e i suoi “eredi” QR) persino per comporre poesie. In Rete se ne trovano diversi tentativi: si possono cercare, per esempio, con le parole chiave “barcode encoded poem” e leggerli con uno smartphone dotato di una app in grado di leggere questi codici. Il risultati non sono granché. La rivista Poetry Review ha pubblicato una poesia composta unicamente di frammenti di codici leggibili con uno scanner. 6. Esistono almeno 300 varianti di codici a barre, visto che dagli anni Settanta sono stati sviluppati simboli per specifiche applicazioni. I codici a barre lineari ci sono anche in versioni 2D e contengono una quantità molto maggiore di informazioni. Un esempio? Il Codabar, spesso usato nelle biblioteche, nei centri medici e dalle biglietterie aeree.

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Codice QR

7. Per leggere un codice a bare serve uno scanner, il cui aspetto è metà tra una pistola e un rasoio gigante. Questi scanner emettono una linea luminosa rossa sul codice a barre e ne leggono il riflesso con un sensore sensibile alla luce. Questo, per quanto riguarda i lettori “classici”. Da qualche anno però si utilizzano anche fotocamere che inquadrano l’immagine dei codici a barre, in modo che un computer li analizzi e li converta in numeri: le app presenti sui cellulari funzionano in questo modo. Oggi non ci sorprendiamo più nel vedere che un dispositivo tascabile come uno smartphone, attraverso un’app, possa leggere un codice a barre. Solo qualche decina di anni fa, però, quando i primi codici a barre furono introdotti, nei supermercati divennero necessarie nuove casse elettroniche, talmente ingombranti, che l’addetto doveva stare in piedi. Pure i costi erano elevati: diverse migliaia di dollari per acquistare il registratore e altrettanti per il lettore.

8. Si chiama QR la naturale evoluzione del codice a barre: mentre un codice a barre contiene solo informazioni in orizzontale, un codice QR contiene informazioni sia in orizzontale che verticale. Per questo un codice QR contiene centinaia di volte più informazioni di un codice a barre e si presta a molti più usi: è usate per esempio per pagamenti attraverso smartphone. Ed è proprio al boom degli smartphone, all’inizio del decennio scorso, che i QR devono il loro successo. Ma presto potrebbero essere superati entrambi da nuovi metodi di verifica basati sulla realtà aumentata.

Claudia


DOSSIER RISCALDAMENTO GLOBALE

QUASI UN GRADO IN PIÙ RISPETTO A 132 ANNI FA Dal 1880 ad oggi la temperatura è aumentata di 0,8° C con un forte balzo in avanti nelle ultime 4 decadi. Questo non vuol dire che ogni anno è più caldo del precedente, ma certamente lo è ogni decade rispetto a quella appena trascorsa. Un ultimo dato che può servire a riflettere: nel 1880 la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera era di 250 parti per milione, oggi è di 390 parti per milione, nonostante tutte le promesse e gli impegni presi dalla maggior parte dei Paesi del pianeta.

CAMBIARE È POSSIBILE, UNA TRASFORMAZIONE CULTURALE La domanda di risorse naturali parte dell’umanità ha superato l’offerta, almeno per quanto riguarda il consumo delle risorse presenti in natura. Questo significa che molti paesi consumano ben più di quanto i loro ecosistemi siano in grado di produrre. Per questo sono ormai indispensabili modelli di vita più sostenibili per bloccare questa drammatica situazione che diventa sempre più difficile gestire con il passare del tempo e cercare allo stesso tempo di ripristinare lo stato di salute degli ambienti naturali.

Oggi e’ impossibile fornire uno stile di vita come quello presente nei paesi ricchi a circa 8 miliardi di abitanti e lo sarà sempre di più quando saremo 9 miliardi. Se l’umanità dovesse proseguire negli attuali trend di uso e consumo di risorse e sistemi naturali entro il 2050 l’umanità necessiterà dell’equivalente di 2,9 pianeti come la Terra. Lo afferma il Living Planet Report del 2012 del WWF, che ha evidenziato una sempre piu’ preoccupante tendenza verso l’esaurimento delle risorse naturali e la progressiva distruzione della biodiversita’. Per questo la sfida del nuovo millennio è diventata “vivere bene entro i limiti ecologici di un solo pianeta”. Occorre agire in concreto per promuove modelli di vita sostenibili, ciascuno di noi può contribuire a questo obiettivo anche nelle proprie scelte quotidiane. È così che il WWF ha adottato una strategia di azione e informazione: risolvere i problemi, ma anche fare di tutto per prevenirli. Gli attori principali sono i cittadini, che vanno stimolati a prendersi cura dell’ambiente in cui vivono. Modificando se necessario le loro abitudini: il programma WWF Transforming Cultures nasce proprio con l’obiettivo di contribuire all’affermazione di una nuova cultura della sosteni-

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DOSSIER bilità, che porti a una trasformazione dei comportamenti dannosi dovuti alla diffusa cultura del consumo. In questo modo i cittadini prima di tutto, ma anche le imprese, le istituzioni e i governi vengono sensibilizzati attraverso la creazione di una nuova consapevolezza ambientale, sociale ed economica, incentrata sui concetti di sostenibilità e di benessere. Capire quanto pesano i nostri comportamenti è il primo passo per migliorarli: è così che il WWF fornisce strumenti di misurazione della nostra “impronta”, con l’obiettivo di ridurre l’impatto umano sul territorio attraverso un diffuso risveglio della consapevolezza. Adottare uno stile di vita sostenibile è infatti il primo passo per tutelare la natura, che costituisce per l’umanità un’assicurazione sulla vita stessa. Lo scopo perciò è quello di lasciare ai figli un pianeta sano, dove l’ambiente è protetto e la diversità anche. E’ chiaro che dovrebbero esserci grandi cambiamenti da un punto di vista globale affinché si possa riottenere davvero un equilibrio. E’ impor-

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tante che i potenti emettano leggi che limitino l’emissione di CO2 all’interno dell’atmosfera, così come la produzione di residui chimici. Occorrerebbe riciclare di più e meglio in tutto il mondo e limitare l’uso di oggetti inquinanti come la plastica, sistematicamente riversata nel mare. Noi nel nostro piccolo non possiamo fare molto sotto quest’ottima ma di certo possiamo intraprendere delle scelte di vita sostenibili. Da quelle che chiedono degli investimenti iniziali fino a semplici precauzioni all’interno della casa. PANNELLI SOLARI Un investimento importante certo ma, l’uso dei pannelli solari è una scelta molto ecosostenibile. C’è anche chi sceglie di affidarsi ai bio architetti per farsi costruire una casa che rispetta l’ambiente e la salute. Una scelta condivisibile e importante questa che magari non tutti possono permettersi ma, l’installazione dei pannelli solari diventa sempre più alla portata di tutti. Viene usata l’energia del sole, 100% rinnovabile!

AUTO ELETTRICHE L’automobile inquna, le emssoni dannose inquinano l’ambiente e ci fanno ammalare. Sicuramente un’idea molto più sostenibile è abbandonare definitivamente l’automobile per muoversi a piedi, con i mezzi pubblici o in bicicletta ma, delle volte non è possibile magari per il lavoro, o per i figli etc. Una scelta sensata è quella di abbandonare l’automobile a gasolio e prendere l’auto elettrica. ATTENZIONE AI CONSUMI DI CASA Riscaldamento e condizionatore sono fondamentali durante l’inverno, ci proteggono dal freddo. E’ importante usarli però bene. Accendiamoli solo quando davvero c’è bisogno. Delle volte basta coprirsi meglio per non aver freddo. Il riscaldamento di media può essere regolato a 20°C, mentre il condizionatore a 26°C. Il vantaggio lo si vede poi anche in bolletta. In cucina potete cercare di risparmiare un po’, usando per esempio la pentola a pressione


stre evitando che entri il freddo, se ci sono spifferi stuccateli oppure utilizzate rotoli antispiffero. Usate tendoni, vetri doppi e quello che può diminuire l’utilizzo dell’aria condizionata.

PROBLEMA DI COERENZA Fin qui tanti consigli, il problema è aggravato anche alla nostra Non Coerenza, tra ciò che diciamo e su come ci comportiamo. Al 95% di noi piace blaterare, ma alla fine siamo artefici del disastro ambientale, basterebbe cambiare individualmente, fare la raccolta differenziata, acquistare prodotti di stagione e a chilometro zero (prodotto nel proprio paese), sulla tecnologia badare alla qualità e non alle mode, assumere uno stile di vita e alimentare equilibrato (eliminando mode e cose superflue)… Basterebbe poco, molto poco...

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per risparmiare, aprire meno possibile il forno quando cucinate… evitate di lasciare gli apparecchi elettrici in stand-by. Spegnere il wifi quando non siamo in casa o stiamo dormendo. Usiamo le lampadine a basso consumo, consumano ben l’80% in meno di energia e durano di più. Acquistiamo elettrodomestici a basso consumo e cerchiamo di risparmiare sulla lavatrice e la lavastoviglie riempiendole sempre al massimo. E’ invece molto diffusa l’abitudine di lavare anche solo due o tre capi in lavatrice. Per concludere isolate la casa d’inverno, chiudete le fine-

Francesco V.

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BIOETICA, UN VIAGGIO TRA VISIONE LAICA E VISIONE CATTOLICA Con il progredire della società e, soprattutto, delle nuove tecnologie che attribuiscono all’uomo la possibilità di intervenire sull’evolversi dello studio e dell’ambiente, molti studiosi si sono posti il problema della regolamentazione dello sviluppo degli studi scientifici, sia in fase di ricerca, sia in quella di utilizzo. UN PROBLEMA ETICO Nessuna formula o definizione, però, potrà portare a identificare ciò che è giusto o sbagliato, e niente potrà assicurare che tale definizione possa rimanere valida per tutti gli individui di ogni tempo e luogo. Spesso le decisioni vengono assunte più per conformismo a tradizioni culturali e contesti socio–educativi piuttosto che in base ad una critica riflessione su di esse. Tra queste opportunità si trova quella di indagare le proprie convinzioni e le proprie personali risposte etiche alla luce di quelle altrui, assumendo un atteggiamento tollerante in modo da contribuire ad uno scambio di vedute tra gli essere umani. Per riflettere sugli interrogativi etici sollevati dal progresso scientifico che ha condotto a nuove situazioni e a nuovi contesti è nata la bioetica. Il termine bioetica è stato usato per la prima volta nel 1970 dall’oncologo americano Van Rensselaer Potter, nel suo arti-

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“Ho scelto la radice bio per rappresentare la conoscenza biologica, la scienza dei sistemi viventi; ed ethics per rappresentare la conoscenza del sistema dei valori umani”1. Rensselaer Potter ha inteso la bioetica come una scienza il cui raggio d’azione sarebbe dovuto essere l’uomo, ma anche ogni suo intervento sulla vita in generale. colo “Bioethics, the Science of Survival”, il quale riteneva che si dovesse creare una nuova disciplina che racchiudesse in sé sia la conoscenza biologica, sia i valori umani. DI COSA SI OCCUPA LA BIOETICA? L’ambito proprio della bioetica deve far riferimento alle nuove condizioni nelle quali si verificano il nascere, il morire e il prendersi cura degli esseri

umani. La sua natura è multidisciplinare perché include al suo interno varie materie quali la biologia, la medicina, la filosofia, il diritto e la religione. Le problematiche legate alla bioetica sono numerose, e fra alcune sue tematiche tipiche possiamo ricordare l’aborto, l’accanimento terapeutico, la contraccezione, l’utilizzo delle cellule staminali, la clonazione, l’eutanasia, l’ingegneria genetica, la procreazione assistita, la sperimentazione clinica dei farmaci, la sterilizzazione, il suicidio e il trapianto di organi.


DOSSIER Nel corso degli anni la bioetica diventa una vera e propria disciplina ed entra a pieno titolo nell’ambito della scienza, diversificandosi secondo i valori di chi la sviluppa. Si creano così due grandi correnti: la bioetica laica, rappresentata dalla nozione di qualità della vita come valore dell’esistenza umana, e la bioetica cattolica, di matrice prettamente religiosa e centrata sul concetto di dignità della persona come valore fondante e, quindi, sulla sacralità della vita.

sue considerazioni e le sue credenze.” La bioetica laica non vuole essere antireligiosa, ma più semplicemente areligiosa: “essere laici, quindi non implica affatto né l’agnosticismo né l’ateismo, ma solamente l’esclusione di premesse metafisiche o religiose che pretendono di valere per tutti”2. In sostanza la laicità indica la dottrina di coloro che non si limitano ad una generica adesione ai valori dello spirito critico e della tolleranza, ma ragionano indipendentemente dell’ipotesi dell’esistenza di Dio e non credono:

BIOETICA LAICA

1) né nell’esistenza e conoscibilità di Dio; 2) né nella creaturalità dell’uomo e del mondo; 3) né in un progetto divino delle cose; 4) né in un valore trascendente della persona; 5) né nella sacralità della vita e bontà intrinseca della vita; 6) né nella sua assoluta inviola-

La bioetica laica pone a suo fondamento la responsabilità umana di prendere decisioni in merito all’inizio e alla fine della propria esistenza: la cosiddetta “etica della disponibilità della vita, l’individuo deve essere libero di poter scegliere, in situazioni particolarmente difficili, secondo le

bilità e indisponibilità; 7) né in una verità che precede o orienta la libertà; 8) né in una legge morale naturale; 9) né in una legge eterna di Dio; 10) né in precetti etici assoluti capaci di fungere da fondamento oggettivo o immutabile dei nostri comportamenti3. In altri termini, come osserva Papa Benedetto XVI: “si parla di pensiero laico, di morale laica, di scienza laica, di politica laica. In effetti alla base della concezione c’è una visione areligiosa della vita, del pensiero e della morale: una visione, cioè, che trascende la pura ragione, per una legge morale di valore assoluto, vigente in ogni tempo e situazioni”4. Oggi la bioetica laica è un insieme di diverse visioni ideologiche e anche fra queste differenze è possibile individuare alcuni valori che concorrono a definire l’approccio “laico” alla bioetica e a distinguerli da quelli ispirati dalle

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DOSSIER religioni. Per i laici il pluralismo è un valore fondamentale da indicare e da ampliare per la sua conoscenza. Altri aspetti che accomunano e identificano i criteri del porgersi alla bioetica sono: – La centralità dell’autonomia e della libertà individuale nelle decisioni che riguardano la vita e la morte nel senso che non devono esistere limiti alla volontà di autodeterminarsi e di automanipolazione; – Il valore attribuito alla qualità della vita; – La disponibilità della vita in relazione alle personali convinzioni e quindi piena autonomia decisionale dell’uomo nello scegliere come vivere e come morire rispetto agli ordini sacri o profani precostituiti, e di conseguenza il diritto di accettare o di rifiutare le cure dopo opportune informazioni.

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BIOETICA LAICA IN ITALIA In Italia la bioetica si è data un documento di riferimento nel “Nuovo manifesto di bioetica laica” presentato a Torino il 25 novembre 2005. In questo documento sono presentati i principi fondamentali sui quali si fonda la bioetica laica: – Il principio della qualità della vita: non sempre la vita è degna di essere vissuta. In determinate situazioni essa deve poter essere modificata o interrotta. Per garantire questo diritto deve essere tutelato il principio di autodeterminazione e di autonomia individuale, nel rispetto degli spazi di scelta altrui, che a sua volta porta ad una scelta liberale; – Una società può dirsi liberale quando i suoi cittadini hanno la libertà di esercitare la propria autonomia e tutte le posizioni morali sono ritenute degne di uguale rispetto; – Il principio di autonomia, ogni

individuo ha pari dignità e non devono essere autorità superiori ad arrogarsi il diritto di scegliere per lui le questioni che riguardano la sua salute e la sua vita; – Il principio di equità, cioè garantire ad ogni individuo un eguale accesso alle cure mediche; – Il principio della separazione della morale dal diritto, dove i principi morali si fondano sull’adesione volontaria da parte degli individui nello sviluppo, soprattutto, nel campo biomedico, il legislatore deve intervenire solo nei casi in cui vi sia una lesione ai danni di altri individui; – Il principio del diritto alla qualità della vita, rappresentato dallo stato di benessere fisico, psichico e sociale per vivere una vita piacevole, produttiva e ricca di significato. Il concetto di qualità della vita non è riconducibile soltanto ai dibattiti in merito alla circostanza di fine vita, ma anche riguardo all’inizio della vita umana e durante il suo iter.


Concludendo, si può affermare che l’impostazione laica parte da alcuni presupposti quale la difesa

del principio di autonomia e del rispetto dell’autodeterminazione dell’individuo limitato solamente alla possibilità di un eventuale danno ai terzi che implichi una diseguaglianza tra i cittadini in base al principio secondo il quale la mia libertà deve essere garantita dagli altri e garantire a sua volta la libertà altrui. La bioetica laica vede “nel progresso della conoscenza la fonte principale del progresso dell’umanità, perché è soprattutto dalla conoscenza che deriva la diminuzione della sofferenza umana. Ogni limitazione alla ricerca scientifica imposta nel nome dei pregiudizi che questa potrebbe comportare per l’uomo equivale in realtà a perpetuare sofferenze che potrebbero essere evitate”6. BIOETICA CATTOLICA Mentre a fondamento della bioetica laica è la qualità della vita e la libertà dell’individuo, in quella cattolica è il principio della dignità e della sacralità della vita umana dal concepimento alla morte naturale. Questo principio si basa sul fatto che ogni persona è stata voluta da Dio per sé stessa ad immagine e somiglianza del Dio vivente e Santo, rendendo la vita di ogni persona non disponibile né nella fase iniziale (esempio pratica dell’aborto) o nella fase terminale (con la sospensione dell’alimentazione e della idratazione artificiale e quindi con l’eutanasia o “suicidio assistito”). Secondo la bioetica cattolica la vita è un dono che l’essere umano deve solo gestire con cura e attenzione, il solo a poterne disporre è Dio: “La vita che Dio offre all’uomo è un dono con cui Dio partecipa qualcosa di sé alla sua

creatura”7. Il principio che l’uomo è stato creato a immagine di Dio è stato chiamato in causa da molti studiosi per sostenere le posizioni del Magistero della Chiesa Cattolica sulle problematiche sollevate dall’evolversi della scienza nel campo medico. “Dio, essere personale, dona all’uomo la dignità di persona: tale dignità è essenziale, riguarda il significato più profondo della vita umana e quindi non può essere diminuita o annullata da niente e da nessuno. Da queste premesse deduciamo che neppure malformazioni fisiche e menomazioni psichiche, per quanto gravi possano essere, sono in grado di affievolire il valore della vita umana, al punto da farle perdere il diritto che è fondamentale per ogni uomo: il diritto alla vita”8. Il concetto della “inviolabilità” e dell’“immutabilità” della vita porta alcune conseguenze nell’ambito della biomedicina: il precetto di non uccidere che orienta e regolamenta le decisioni dei medici, operatori sanitari e familiari che devono affrontare situazioni estreme e complicate. Un esempio lo si può riscontrare nell’ambito dei problemi sollevati, nell’ambito dell’opinione pubblica, da aborto ed eutanasia i quali devono sempre essere risolti a favore della vita: nel caso dell’aborto non è lecito ricorrervi neanche in presenza di grave rischio della salute della madre o in quello dell’eutanasia non è giustificato né in situazioni di grande sofferenza né nei casi di una volontaria e consapevole riflessione. Il diritto di salvaguardare la vita è prioritario rispetto a tutto in quanto entità sacra non a disposizione dell’uomo. In sostanza i principi cui si ispirano i docu-

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Per la Bioetica Laica, quindi , la vita non è sacra, né in senso biologico né in senso biografico. Quello che può essere ritenuto sacro, nel senso di intoccabile e irrinunciabile, è il diritto del singolo individuo all’autodeterminazione nel rispetto della sfera altrui. In questo caso l’individuo ha il diritto di decidere per sé il criterio che determina quando una vita sia decorosa e biologicamente funzionale. A proposito del principio dell’autodeterminazione, che ispira la bioetica laica, interessante sono le parole di Demetrio Neri: “Questo principio conferisce ad ognuno di noi il diritto di definire e ridefinire per sé lo stile di vita che intende perseguire, i valori che intende condividere insieme al diritto di poter assumere le decisioni che riguardano la propria vita in modo indipendente e libero da interferenze esterne. In quanto autonoma (e salvo personali limitazioni, come la giovane età o una malattia mentale), ogni persona ha diritto al rispetto delle decisioni che assume per governare la propria vita in accordo ai valori che condivide e alla propria visione del bene. Naturalmente questo diritto trova una limitazione nell’eguale diritto altrui e quindi è del tutto appropriato, su questa base, porre dei limiti alle azioni che ognuno di noi può compiere per realizzare il proprio piano di vita. Questi limiti riguardano le azioni, ma non il diritto all’autodeterminazione in sé considerato: nessuno infatti può arrogarsi il diritto di decidere al posto mio ciò che è bene per me”5.

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menti del Magistero cattolico che si occupano di questi temi possono così riassumersi: – Principio dell’inscindibilità del significato unitivo e procreativo dell’atto coniugale, il dono della vita umana deve realizzarsi nel matrimonio con atti specifici ed esclusivi degli sposi secondo le leggi inscritte nelle loro persone e nella loro unione; – Principio cui ciò che è tecnicamente possibile non è moralmente ammissibile. Questo principio è particolarmente applicato alla fecondazione assistita, soprattutto nel campo della ricerca non terapeutica dell’embrione. Il giudizio morale sui metodi di procreazione artificiale riconosce che l’embrione sin dal suo concepimento è già un essere umano e la loro manipolazione è una offesa alla sacralità della vita umana, e le parole dell’Evangelium Vitae ne sono la dimostrazione: “Anche le varie tecniche di riproduzione artificiale, che sembrerebbero porsi al servizio della vita e che sono praticate non poche volte con questa intenzione, in realtà aprono la porta a nuovi attentati contro la vita. Al di là del fatto che esse sono moralmente inaccettabili, dal momento che dissociano la procreazione dal contesto integralmente umano dell’atto coniugale, queste tecniche registrano alte percentuali di insuccesso: esso riguarda non tanto la fecondazione, quanto il successivo sviluppo dell’embrione, esposto al rischio di morte entro tempi in genere brevissimi. Inoltre, vengono prodotti talvolta embrioni in numero superiore a quello necessario per l’impianto nel grembo della donna e questi cosiddetti “embrioni soprannumerari” vengono poi soppressi o

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utilizzati per ricerche che, con il pretesto del progresso scientifico o medico, in realtà riducono la vita umana a semplice “materiale biologico” di cui poter liberamente disporre”9. Secondo l’ordine morale cattolico nessun atto può essere lecito se rappresenta una manipolazione dell’embrione: – La fecondazione artificiale eterologa non è conforme alle proprietà oggettive ed inalienabili del matrimonio (il figlio, quale immagine vivente dell’amore dei genitori, può scoprire la sua identità e le sue origini parentali per ricostruire la sua identità personale solo nel matrimonio e soprattutto nella sua indissolubilità); – La maternità sostitutiva è moralmente inammissibile in quanto contraria agli obblighi di una madre verso il proprio figlio perché offende la sua dignità e il suo diritto ad essere concepito, portato in grembo, messo al mondo ed educato dai genitori legati nel matrimonio; – La sofferenza per la sterilità coniugale, pur rappresentando una sofferenza per gli sposi non poter avere figli, non può essere una giustificazione, infatti la Chiesa chiede di tener presente che il matrimonio, inteso come vita coniugale, non perde di valore nell’ipotesi non vi sia procreazione. In questo caso l’amore può essere donato attraverso l’istituto dell’adozione perché il rapporto che scaturisce fra l’adottato e l’adottante è così forte, intimo e duraturo da non essere inferiore a quello fondato sull’appartenenza biologica; – Il ricorso all’aborto, la Chiesa lo definisce come “omicidio” che non può essere giustificato in

nessun caso e da nessuna ragione, neanche se serve a salvare la vita della donna: la vita è un dono e come tale deve essere difeso. La posizione ufficiale della Chiesa nel rapporto tra morale e bioetica è ben chiara nell’Enciclica Veritatis Splendor: “il rapporto tra fede e morale splende in tutto il suo fulgore nel rispetto incondizionato che si deve alle esigenze insopprimibili della dignità personale di ogni uomo, a quelle esigenze difese dalle norme morali che proibiscono senza eccezioni gli atti intrinsecamente cattivi. L’universalità e l’immutabilità della norma morale manifestano e, nello stesso tempo, si pongono a tutela della dignità personale, ossia dell’inviolabilità dell’uomo, sul cui volto brilla lo splendore di Dio. L’inaccettabilità delle teorie etiche teleologiche, consequenzialistiche e proporzionaliste, che negano l’esistenza di norme morali negative riguardanti comportamenti determinati e valide senza eccezioni, trova conferma particolarmente eloquente nel fatto del martirio cristiano, che ha sempre accompagnato e accompagna tuttora la vita della Chiesa”10. Ed ancora: “Di fronte alle norme morali che proibiscono il male intrinseco non ci sono privilegi né eccezioni per nessuno. (…) Così le norme morali, e in primo luogo quelle negative che proibiscono il male, manifestano il loro significato e la loro forza insieme personale e sociale: proteggendo l’inviolabile dignità personale di ogni uomo, esse servono alla conservazione stessa del tessuto sociale umano e al suo retto e fecondo sviluppo”11. Il massimo principio morale da rispettare secondo la Chiesa è quello di “non uccidere” che determina,


DOSSIER di conseguenza, la condanna, senza appello, dell’aborto e dell’eutanasia. “La scelta deliberata di privare un essere umano innocente della sua vita è sempre cattiva dal punto di vista morale e non può mai essere lecita né come fine né come mezzo per un fine buono. È, infatti, grave disobbedienza alla legge morale, anzi a Dio stesso, autore e garante di essa; contraddice le fondamentali virtù della giustizia e della carità. Niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano innocente, feto o embrione che sia, bambino o adulto, vecchio, ammalato incurabile o agonizzate. Nessuno, inoltre, può richiedere questo gesto omicida per sé stesso o per un altro affidato alla sua responsabilità, né può acconsentirvi esplicitamente o implicitamente. Nessuna autorità può legittimamente imporlo né permetterlo”12. Le leggi che non tutelano la vita umana, in qualsiasi momento, devono essere rifiutate e ostacolate da chiunque: “Le leggi che autorizzano o fa-

voriscono l’aborto e l’eutanasia, si pongono (…) non solo contro il bene del singolo, ma anche contro il bene comune e pertanto sono del tutto prive di autentica validità giuridica. (…) Ne segue che, quando una legge civile legittima l’aborto o l’eutanasia cessa, per ciò stesso, di essere una vera legge civile, moralmente obbligante”13. Questi principi della Chiesa e della loro influenza sulle decisioni da parte di legislatori e politici italiani lo si è visto in occasione dell’approvazione delle leggi sul divorzio e sull’aborto, sulla procreazione assistita e sull’iter legislativo della proposta di legge sull’eutanasia. Secondo la Chiesa, la scienza e la tecnica devono rispettare i criteri fondamentali della morale, cioè devono essere al servizio dell’uomo, dei suoi diritti inalienabili, ma soprattutto secondo il progetto e la volontà di Dio.

CONCLUSIONI La contrapposizione tra bioetica laica della qualità della vita e la bioetica cattolica della sacralità della vita ha portato ad un contrasto incolmabile tra le due etiche. “La contrapposizione tra bioetica cattolica e bioetica laica è stata sviluppata, in buona misura artificiosamente. È una polemica di alcuni centri e studiosi per contrapporre a una visione aperta e rispettosa delle scelte di tutti – quale sarebbe quella laica -, la visione cattolica indicata come chiusa e intollerante, inaccettabile in una società pluralistica ed eterogenea come la nostra. L’opposizione tra bioetica cattolica e bioetica laica è dunque fuorviante e fittizia”14. La contrapposizione tra bioetica cattolica e bioetica laica può essere ridotta con una elaborazione teorica che sia più vicina possibile alle molteplici realtà in cui viviamo, che tenga conto delle differenze reali che caratterizzano la società e che non si basi solo

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sulla volontà di voler imporre dei principi generali da far valere per tutti senza nessuna distinzione. Solo un costante e reale confronto tra modelli di valori diversi potrà evitare le prevaricazioni di alcune correnti ideologiche sulle altre, in questo modo si consente di collocare nella giusta prospettiva i vari problemi che la scienza e la sanità devono affrontare al loro interno. Bisogna lasciare più spazio possibile perché un individuo possa svilupparsi secondo le proprie personali aspirazioni, convinzioni e valori, ma anche con la consapevolezza e la necessità di porre dei limiti solo nel momento in cui ci sia la possibilità di procurare un danno ad altri. “Solo con il dialogo si può favorire un atteggiamento che tiene conto delle differenze e che non si nasconde dietro degli intenti e delle volontà inesistenti. Il dialogo “contribuisce alla realizzazione personale e alla mutua fecondazione fra le tradizioni dell’umanità che non possono vivere più in stato di isolamento, separate tra loro da muri di diffidenza reciproca”15.

Articolo a cura di Nuozzi Lorenzo, studente universitario della facoltà scienze biologiche dell’Università degli studi del Molise.

Note:

1

P. VAN RENSSELAER, Bioethics, Bridge to the future, Englewood Cliffs, N.J. 1971. 2 G. FORNERO, Bioetica cattolica e bioetica laica, Mondadori, Milano, 2005, p. 71. 3 G. FORNERO – M. MORI, Laici e cattolici in bioetica storia e teoria a confronto, Edizione La Lettera, p. 101 4 BENEDETTO XVI, Discorso ai giuristi italiani, 9 dicembre 2006. 5 D. NERI, Filosofia morale. Manuale introduttivo, Guerrini Associati, Milano, 2003, p. 184. 6 Manifesto di bioetica laica. 7 Enciclica Evangelicum vitae. 25 marzo 1995, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1995, p. 39. 8 B. MAGLIONA, Un percorso comune. Sacralità e qualità della vita umana nella riflessione bioetica, Giuffrè editore, Milano, 1996, pag. 52. 9 Enciclica Evangelium Vitae, op. cit, p.34 10 GIOVANNI PAOLO II, Enciclica Veritatis Splendor, 6 agosto 1993, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, articolo 90. 11 Ivi, articolo 97. 12 Enciclica Evangelium Vitae, op cit, articolo 59. 13 Ivi, articolo 72. 14 E. SGRECCIA, Manuale di bioetica, vol. I, Vita e pensiero, Milano, 1988, p. 68. 15 R. PANIKKAR, Il dialogo intrareligioso, Cittadella Editrice, Assisi, 2001, p. 21.

Lorenzo Nuozzi

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I GRECI

La scienza, la politica, l’arte, la poesia, il teatro, non c’è campo del sapere occidentale che non abbia un po’ di Grecia antica nel suo passato. Da più di 2 mila anni il mondo della classicità ellenica è un faro, un punto di riferimento al quale prima o poi si torna a guardare. Ma chi furono veramente quegli uomini? In quali campi si espressero? Che cosa abbiamo in comune con loro e che cosa invece li rende diversi da noi? Se dovesse fare un ritratto dell’uomo greco, quali caratteristiche metterebbe più in evidenza? Era prima di tutto un uomo libero dal peso oppressivo della tradizione. La civiltà greca nacque in una sorta di spazio vuoto. Nella Grecia delle origini non esisteva infatti uno Stato nel senso che diamo noi a questa parola: un governo centrale, un esercito, un potere giudiziario. Non c’era

nemmeno - come accadeva invece in Egitto e in oriente - una casta sacerdotale che imponesse una tradizione religiosa e influenzasse la vita della comunità. I Greci infatti non avevano un libro sacro (come la Bibbia), di cui i sacerdoti fossero gli interpreti. Anche per questo la loro religione fu un politeismo senza dogmi (v articolo a pag. 68). I Greci erano uomini “nuovi”. E il loro mondo era aperto, mobile e più “leggero” del nostro. Eppure anche loro avevano avuto un passato. La loro tradizione erano i poemi omerici. Ma l’Iliade e l’Odissea sono prima di tutto creazioni letterarie, che reinventano il passato degli Elleni. La mitologia stessa, insieme con la teologia, prese forma grazie a un poeta, Esiodo, e fu tramandata dai tragediografi. La tradizione greca era in gran parte invenzione, letteratura. La ricchezza del pensiero greco

dipende anche dal fatto che nessuno aveva il potere di imporre una sola verità. Nacquero così le tecniche di argomentazione razionale e di persuasione (retorica, dialettica, logica), tutti sistemi per difendere e dimostrare verità in conflitto fra loro. Per i Greci, a partire dal periodo classico (V secolo a. C.), la “verità” era un problema come tutti gli altri, da indagare con gli strumenti della razionalità. Chi credeva di possedere una verità (sulla natura o sull’uomo) aveva sempre l’onere della prova. Il teatro - altra invenzione greca - era un potente mezzo di diffusione delle idee. Il tasso di alfabetismo nell’Atene del V secolo a. C., poi, era il più alto di tutto il mondo antico. Si dice spesso che i Greci hanno inventato la politica. In parte è vero, ma la loro invenzione più grande fu la figura del cittadino, il polítes.

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DOSSIER In tutte le altre civiltà l’individuo si caratterizzava per l’appartenenza a una famiglia, a una stirpe, a una casta o a un mestiere, a un’etnia o a una religione. Nella Grecia classica l’individuo si identificava con la comunità in cui viveva. Prima ancora che greco, era corinzio, ateniese, spartano... Per questo Aristotele affermò che l’uomo è un animale politico, che può vivere soltanto nella polis. A questa invenzione sono legate tutte le altre: la filosofia, intesa come libera riflessione sul mondo e sulla vita. E anche le scienze: geometria, matematica, biologia... In Grecia non c’era nessuna regolamentazione e chiunque poteva diventare medico (abbondavano pertanto i ciarlatani), altrove, in Mesopotamia o in Egitto, la pratica medica era invece definita fin nei minimi particolari e sottoposta al rigido controllo della casta sacerdotale. Diversamente, i medici greci potevano sperimentare liberamente, come veri scienziati. Spesso fu la filosofia a ispirarsi a modelli scientifici, come quelli proposti dalla medicina o dalla matematica; a volte

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fu il pensiero scientifico a ricorrere alla filosofia. I Greci presero molto dalle grandi civiltà con cui vennero in contatto, dall’Oriente persiano fino all’antico Egitto. In quasi ogni campo del sapere greco, oltre che nella religione, esistono “materiali d’importazione”. Ma quello che faceva la differenza, nel mondo greco, era la forma. Tutto ciò che veniva assimilato diventava subito greco, veniva plasmato da quel nuovo modo di pensare, libero e razionale. Il difetto principale dei greci fu l’estremo etnocentrismo. Credevano di essere i migliori e di avere perciò il diritto di escludere tutti gli altri. Una pretesa che abbiamo anche noi e che rafforziamo proprio rifacendoci alla tradizione greca. Questa sufficienza nei confronti degli altri portò per esempio l’Atene del V secolo a. C., che era una superpotenza al pari degli Usa di oggi, a tentare la via dell’imperialismo. Si rifiutarono sempre di imparare le lingue altrui: con i Persiani o gli Ebrei ricorrevano agli interpreti. E quando furono conquistati da Roma, invece di cominciare a

parlare latino, con il fascino della loro cultura introdussero il greco fra i Romani colti. Ogni epoca ha avuto i “suoi” Greci. E il pensiero occidentale è stato spesso una lotta di Greci contro Greci. Il Medioevo li ha usati per rafforzare le verità della fede, cercando con gli strumenti della logica messi a punto da Aristotele di dimostrare l’esistenza di Dio, ma riprendendo anche la tradizione platonica. Nel Rinascimento, invece, si immaginava un futuro perfetto, una città delle arti, della meccanica, dell’armonia e della virtù. E la Grecia divenne il modello di quell’ideale. Nel ‘700 i filosofi greci diventarono tutti rivoluzionari. Fu proprio l’Illuminismo a fare della Grecia l’età dell’oro della libertà, dell’uguaglianza e della giustizia. Gli storici hanno poi dimostrato che in realtà il mondo greco poteva essere iniquo e ingiusto. Nell’8oo, al contrario, la classicità diventò la bandiera dei conservatori. Chi, per esempio, era contro il suffragio universale faceva notare che i Greci si opposero sempre al “dominio delle masse”. La Grecia diventò così un model-


diventati così? Cosa non funziona nel nostro mondo? Chi sono gli altri? Riprendere alla lettera la tradizione greca, come hanno proposto alcune correnti filosofiche anche recenti, non avrebbe senso. Ciò che hanno scritto i filosofi greci valeva per il loro tempo, non per il nostro. Ma il loro metodo ci dà l’insegnamento più attuale: rinunciare alla pretesa di possedere una verità universale per creare nuovi pensieri e trovare nuove risposte.

PERCHÉ GRECI E NON ELLENI? Gli antichi Greci chiamavano se stessi Elleni (si credevano infatti discendenti dell’eroe mitico Elleno) e la loro terra Èllade (“Hellàs”). Ancora oggi, in greco, la Grecia si chiama Hellas. Da dove arriva allora la parola Grecia? La colpa sembra sia dei Romani. Quando entrarono in contatto con la colonia greca di Cuma, fondata verso il 725 a. C., gli emissari di Roma notarono che i coloni si definivano “Graikoì”. Il termine indicava in realtà solo le popolazioni insediate sull’isola di Eubea, da cui provenivano i primi cumani. Ma i Romani affibbiarono per estensione quel nome a tutti gli abitanti dell’Èllade. Così, per tutto il mondo romano, gli Elleni diventarono “Graii” e”Graeci”, traduzione latina di “Graikoi”. L’errore fu poi tramandato, attraverso il latino, alle lingue moderne, tra cui anche l’italiano.

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lo di legge e ordine. Ma l’eredità più importante è il loro spirito critico, l’esercizio continuo del dubbio. Non possiamo non dirci Greci ogni volta che esercitiamo la razionalità critica. Anche se noi siamo condizionati da una tradizione di valori, anche positivi, che ci influenzano e qualche volta ci opprimono. I Greci ci hanno dato tantissimo, la loro eredità ormai è “geneticamente” intrinseca nel nostro essere, ma la cosa più greca da fare ancora oggi è interrogarsi. Si, porsi domande. Perché siamo

Leron

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I SIMBOLI DELLA PASQUA Il termine Pasqua deriva dalla parola latina Pascha e dall’ebraico Pesah, che significa “passaggio”. Il termine “Pasqua” ha due significati, che convivono tutt’oggi, a seconda che si stia parlando della tradizione ebraica o della tradizione cristiana.

IL CONIGLIETTO PASQUALE Tra i diversi richiami pasquali che fanno bella mostra di sé nelle vetrine dei negozi compare anche un coniglietto che porta delle uova. La sua presenza non è casuale ma si richiama alla lepre che sin dai primi tempi del cristianesimo era presa a simbolo di Cristo. Inoltre, la lepre, con la caratteristica del suo manto che cambia colore secondo la stagione, venne indicata da sant’Ambrogio come simbolo della risurrezione.

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L’AGNELLO L’agnello simboleggia il sacrificio di Gesù Cristo. La simbologia legata all’agnello affonda le sue radici nella tradi-

zione ebraica, un episodio principe è la liberazione degli ebrei dall’Egitto, grazie alla decima piaga, ossia l’angelo della morte. L’angelo della morte doveva uccidere tutti i primogeniti, siano essi egiziani che ebrei, ma il Signore Dio aveva detto a Mosè che per salvare gli ebrei bisognava cospargere gli stipiti delle porte con del sangue di un agnello. Agnello che poi veniva consumato per cena. Il profeta Isaia fu colui che identificò Gesù Cristo con l’agnello pasquale, infatti scriveva: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca”. L’agnello quindi simboleggia la mitezza, la mansuetudine, anche di fronte alla morte, così come lo è stato Gesù, che non aprì bocca durante la crocifissione.

LE UOVA DI PASQUA Apparentemente la tradizione dell’uovo pasquale sembra non avere niente a che fare con la tradizione cristiana della Pasqua, ma questa è una convinzione errata. Fin dagli albori della storia umana l’uovo (l’Uovo Cosmico) è considerato la rappresentazione della vita e della rigenerazione. Questo lo possiamo vedere dall’uso simbolo che molte culture antiche facevano di esso. I primi ad usare l’uovo come oggetto benaugurante sono stati i Persiani che festeggiavano l’arrivo della primavera con lo scambio di uova di gallina. Anche nella antica Roma erano, esistevano tradizioni legate al simbolo delle uova. I Romani erano soliti sotterrare nei campi un uovo dipinto di rosso, simbolo di fecondità e quindi propizio per il raccolto. Ed è proprio con il significato di vita che l’uovo entrò a far parte della tradizione cristiana, richiamando alla vita eterna. Nella cultura cristiana questa usanza risale al 1176, quando il capo dell’Abbazia di St. Germain-des-Près donò a re Luigi VII, appena rientrato a Parigi dalla II crociata, prodotti delle sue terre, incluse uova in gran quantità. L’uso di regalare uova è collegato al fatto che la Pasqua è


LA COLOMBA PASQUALE E’ consuetudine nel periodo pasquale regalare la colomba, un dolce la cui forma ricorda quella di una colomba con ali distese. La colomba richiama all’episodio del diluvio universale descritto nella Genesi, allorché ritornò da Noeè tenendo nel becco un ramoscello di ulivo, un messaggio di pace: il castigo divino concluso; le acque del diluvio vanno ritirandosi; inizia un’epoca nuova per l’umanità intera. La colomba diventa quindi simbolo della pace.

PERCHÉ PASQUETTA? Pasquetta indica, popolarmente, il primo lunedì dopo la domenica di Pasqua (propriamente chiamato: Lunedì dell’Angelo). Con questa festa si vuole ricordare l’apparizione di Gesù risorto ai due discepoli in cammino verso il villaggio di Emmaus, a pochi chilometri da Gerusalemme. E’ consuetudine tra i cristiani, proprio per ricordare il viaggio dei due discepoli, di trascorrere questa giornata con una passeggiata “scampagnata” fuori città.

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festa della primavera, dunque anche della fecondità e del rifiorire della natura. L’uovo è appunto simbolo della vita che si rinnova ed auspicio di fecondità.

LE CAMPANE MUTE. Dal venerdì santo fino alla domenica di Pasqua, le campane delle chiese cattoliche non suonano, in segno di dolore per il Cristo crocifisso.

Francesco V.

Felice Pasqua alla comunità cristiana!

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CURANDERISMO

CHI È IL CURANDERO? Il curandero è un guaritore tradizionale del Messico, è cioè colui che si occupa di medicina tradizionale. Il curanderismo nasce con l’unione tra gli antichi saperi e consocenze del popolo maya e il cristianesimo, durante la colonizzazione del centro america. Nel curanderismo troviamo preghiere ai santi, alla Madonna o statue di questi, preghiere nelle chiese, ma viene utilizzata l’antica lingua maya e tutte le conoscenze che questi possedevano. Spesso molti “santi” pregati sono in realtà indigeni o antichi dèi che sono stati “convertiti” e trasformati durante il colonialismo.

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PRATICHE DEL CURANDERO Ci sono 5 attività principali di cui si occupa il curandero, cioè cinque rami di questa tradizione. Un curandero può appartenere a una di queste ed essere interpellato quindi nel caso specifico. - Ascoltatore del polso: è colui che ascolta il battito attraverso il polso con tre dita e sente il flusso sanguigno. Ascoltando il polso effettua una diagnosi della malattia, verificandone l’origine. Se è stata provocata per esempio dalla paura, dall’invidia, da spiriti maligni o dalla natura. Dopo aver fatto diagnosi usa gli elementi della natura per curare. - Colui che prega sulle montagne: è una persona che prega su una collina specifica sacra e spirituale utilizzando il basilico come

erba sacra e candele. Solitamente prega per il bene della comunità quando c’è una crisi di natura economica, sociale, politica o culturale. L’aiuto che chiede pregando viene dato dagli spiriti che portano salute alla comunità - Ostetrica: è colei che aiuta la donna prima durante e dopo il parto, utilizzando le erbe specifiche. Cura anche le malattie del neonato o i dolori postparto. - Curatore delle ossa: cura le fratture di ossa o legamenti, infiammazioni, distorsioni o dolore. Lo fa attraverso il massaggio, fischiando, soffiando e pregando che sono elementi fondamentali per il trattamento. Soffiando manda via gli spiriti maligni, fischiando li spaventa. Utilizza anche candele e incenso. - Erborista: hanno un ruolo molto importante poiché conoscono tutti i tipi di piante medicinali, il


STRUMENTI UTILIZZATI Candele: le candele impediscono che venga fatto del male all’anima del paziente e ne liberano lo spirito. Il numero, colore e dimensione dipende dalla natura della malattia da curare. Sono usate in quasi tutte le cerimonie e si devono consumare completamente poiché sono considerate come un cibo per divinità e santi. La croce è un simbolo ricorrente. Di legno, è la divinità che protegge la casa, gli altari, le sorgenti, le colline. Quando una persona è lontana dalla propria casa o famiglia, nell’incontrare una croce la persona viene purificata dal male che può aver accumulato. Questo simbolo è direttamente collegato al benessere della persona o al recuperare la salute Preghiere sono recitare dal curandero sia nel luogo dove si trova la persona malata, sia dove la malattia è stata conseguita, come in un fiume, sulla collina o nella caverna. Incenso è il cibo per le divinità, vengono utilizzate in tutte le preghiere e le operazioni del curandero. Fiori spesso usati per decorare l’altare, ciascun ramo rappresen-

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loro uso, i simboli e il significato. Sanno come chiedere permesso alle piante e compiono sempre una cerimonia prima di tagliarle. Di solito vengono tagliate la mattina in modo che conservino tutta la loro energia ed essenza, altre erbe però come quelle che vengono usate per la paura vengono tagliate dopo il tramonto. L’erborista prima di uscire di casa prega per trovare le piante più facilmente in modo da poter aiutare il paziente.

ta la persona per la quale le preghiere sono recitate. Anche questi sono cibo di divinità e spiriti. Posh è un liquore, quando spruzzato procura gioia alla gente, le rafforza, scaccia gli spiriti maligni dalle loro anime. Soda: la persona malata viene purificata con bevande gassose che vengono usate come il posh e offerte alle divinità. Viene anche spruzzata tra le candele accese per scacciare gli spiriti del male che si trovano nel corpo del paziente. Poiché contengono gas, gli indigeni le considerano un elemento che aiuta a liberarsi degli spiriti attraverso il rutto, oltre al fatto che si può reperire facilmente. LIMPIA Limpia significa “Purificazione”. La purificazione viene effettuata per liberare la persona da una malattia. Questa può essere effettuata dal curandero come quello che ascolta il polso. Il rito si compone in preghiere alle divinità che vengono invocate, dopo aver acceso le candele davanti alla persona da guarire. Il curandero ascolta il polso e fa diagnosi della malattia, dopo questo inizia a pregare le divinità per scacciare la malattia stessa. Dopo le preghiere viene nuovamente control-

lato il polso per verificarne l’efficacia. Viene inoltre passato un uovo sulla persona. Questo è un oggetto che aiuta a estrarre la malattia dal corpo (e spirito) della persona. Viene fatto scorrere su tutto il corpo, sempre recitando preghiere, per poi essere gettato dopo aver esaurito il rituale. Oltre all’uovo alcune persone usano anche le galline che vengono passate su tutto il corpo ed essere uccise come sacrificio. E questa pulizia può essere fatta anche attraverso la fumigazione (di solito è basilico quello che viene bruciato). Uovo, gallina o erbe sono tutti oggetti sacri che estraggono la malattia dal corpo del paziente e lo liberano. Ovviamente sono inserite in un rito specifico, con preghiere, offerte, candele ecc…

Luthien

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RUNE ED ETRUSCHI

L’alfabeto etrusco, anzitutto, può ritenersi ragionevolmente noto e decifrato. Si tratta, anche in questo caso, di un alfabeto di chiara marca mediterranea. Interessante è il raffronto con quello greco, con il quale possiede notevoli affinità, ma anche con altri alfabeti, con quello fenicio e con quello ebraico (con i quali condivide quasi una decina di lettere e l’andamento da destra a sinistra) e con quello latino, del quale fu probabilmente il seme e lo strumento di distacco dal greco. Lettura non difficile, ma il vocabolario con cui è costruita la maggioranza delle frasi si compone di poche centinaia di parole. Molte, fra queste, sono nomi di divinità, nomi di persona, verbi elementari, come donare o fare, qualche pronome, numeri,

oggetti votivi, mancano, o sono insufficienti o incomplete, molte categorie di parole fondamentali del vivere quotidiano, i nomi di animali e di vegetali, i verbi di azione, insomma quanto consentirebbe di percepire un discorso corrente, un racconto, una poesia, una sistematica successione logica del pensiero. Una tavoletta assai nota agli etruscologi e ritrovata a Marsiliana D’Albegna, nei pressi di Grosseto, contiene il primo completo ed esauriente alfabeto di 26 lettere, già strutturato praticamente nella sequenza a noi nota e comprensiva di quell’elemento innovatore fondamentale nelle nostre lingue, costituito dalle vocali. Le lingue mediterranee più antiche, infatti, non possedevano le vocali ma si limitavano ad utilizzare le Fupark - rune

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consonanti. Solo l’esperienza e la pratica diretta consentivano di pronunciare una parola in modo concreto, aggiungendo i suoni vocalici più per cultura che per reale scrittura. L’introduzione delle vocali costituisce pertanto una rivoluzione scrittoria fondamentale per la comprensione delle parole. Possiamo porre la questione in questi termini: sia la scrittura greca che quella etrusca compaiono nel secolo VIII a.C., ma la prima forma rivoluzionaria, organica e completa di caratteri, ormai stabilizzata su una sequenza alfabetica come oggi utilizzata in Occidente, è messa a fuoco dagli Etruschi, nel secolo VII a.C.


La connessione fra caratteri etruschi e le cosiddette rune è un problema complesso, sul quale occorre procedere per gradi. Un primo accostamento alla materia deve tener conto del cosiddetto “problema retico”. I Reti erano una popolazione presuntivamente diffusa in un area che include la Valtellina, il Veneto, l’odierno Cantone dei Grigioni e la Val Venosta, con qualche prosecuzione areale verso l’Austria e la Svizzera più settentrionale. Collegamenti di questo areale giungono in Slovenia e sulle coste dalmate, giungendo fino in Albania, dove il nome Tirana sembra essere legato ad una divinità etrusca, Turan, dea della bellezza. Iscrizioni retiche o comunque strettamente legate alla grafia dei Reti, compaiono in Trentino (Sanzeno, Val Di Non, Val Di Fiemme e altre località), Veneto Settentrionale (Magrè, Padova, Verona, Treviso), Alto Adige (Bolzano, Schluderns, Malles, Bressanone-Brixen e alto), Tirolo (Inntal, Steinberg, Engadina). In realtà l’analisi diretta rivela la stretta parentela con i caratteri etruschi, come si osserva anche nelle Iscrizioni Venetiche, facilmente assimilabili allo stesso ceppo grafico, a Este, Padova e Cadore, o alle iscrizioni Camune della Provincia di Brescia (Berzo-Demo, Cividate Camuno, Naquane, Scale di Cimbergo, Foppe Di Nadro, Piancogno...) e alle iscrizioni leponzie diffuse nelle Province di Verona, Bergamo, Brescia, Milano, Pavia e Varese, fino alla Provincia di Vercelli. L’alluvione di grafie imparentate con il ceppo degli Etruschi, anzi dei Rasenni o Rasna, si manifesta negli infiniti toponimi che vanno dai molti Piz Rasna della Val Ve-

nosta, al Palese nome etrusco di Vipiteno, Sterzing in tedesco. Questa assimilazione dell’alfabeto etrusco e la relativa trasformazione nelle cosiddette rune avviene qualche secolo dopo Cristo, quando ormai gli Etruschi stavano scomparendo per l’azione congiunta dei latini. Il fenomeno segnala anche la profonda traccia che la cultura etrusca ha seminato nell’intero continente europeo. FUPARK Qualcosa di più si può dire in merito al Fupark. Vengono definiti rune i caratteri appartenenti ad una serie più o meno ampia di lettere certamente utilizzate in area germanica e nord europea, con scopi di breve iscrizione su pietre, oggetti votivi, prodotti di artigianato o strumenti militari. Ma attorno alle rune è stata creata un’atmosfera misteriosa, dando credito al fatto che esse siano state usate, per eccellenza, nelle pratiche di magia. Il che non è vero. In realtà le rune, intese come apparato calligrafico usato in modo sistematico nel nord europeo, appaiono nei primi secoli d.C. e la loro serie più nota è detta fupark, o sistema runico germanico antico, datato non prima dei secoli II e III d.C. Per quanto i più recenti studi ne ipotizzino ormai senza dubbio un origine classica, la scrittura runica compare per la prima volta nel II sec. della nostra era nel nord dell’Europa ed il mito vuole che la sua invenzione

sia opera degli Dei. È certo che la più antica iscrizione runica risale al I° o più probabilmente II° sec. d.C. ed è un incisione che si trova sulla celebre fibula di Charnaix, ora conservata nel museo di Saint-germaine en laye, comune della cintura urbana di Parigi, originaria della Danimarca e facente parte di un carniere ritrovato in Borgogna. In merito alle rune e al fupark vale la pena elencare sinteticamente quale sia l’opinione consolidata dei maggiori studiosi in materia. Alcuni ritengono che il Fupark ha la sua fonte primaria negli alfabeti di derivazione etrusca dell’Italia nord orientale e, secondaria, nell’alfabeto latino. Il processo creativo, che ha portato alle rune, ha avuto come intermediario probabile il popolo venetico. Il fupark non ha avuto origine né funzione rilevante nel mondo della magia. Nel complesso, si può affermare che le rune si possono a buon diritto considerare la più importante acquisizione dei germani nel loro contatto con le popolazioni dell’Italia antica. Su queste basi è interessante osservare che, a partire da queste prime forme imitative germaniche, le rune si sono diffuse in tutta Europa, fino alla Danimarca, alla Svezia, alle isole britanniche e all’Islanda. In ogni caso le rune non si prestarono mai ad un uso letterario e pratico, non ebbero una versione corsiva, furono utilizzate soprattutto nelle epigrafi e divennero un “passatempo di dotti”.

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ETRUSCHI E RUNE

Tommaso

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LA LUNA

La terra, nel suo continuo girovagare per lo spazio, può contare su una compagna fedele che le orbita intorno ad una distanza media di 384.000 chilometri, la luna, il suo satellite. La Luna, che con il suo freddo splendore illumina il cielo notturno, ha un diametro di circa 3470 chilometri; gravità pari ad un sesto di quella terrestre; temperatura superficiale che oscilla fra i +130 ed i -150 gradi centigradi; essa agisce sulla terra provocando maree marine e della crosta terrestre, e variazioni sul magnetismo. L’anno solare contiene in genere 13 lunazioni. Secondo le credenze popolari, alla Luna era imputabile anche una influenza su tutta una serie di stati e situazioni, dalla salute fisica e mentale degli esseri umani ai ritmi biologici, dal ciclo vegetale al clima ed alle acque, alla crescita delle piante e dei capelli, alla

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qualità del vino. Così nel mondo agricolo la semina si effettuava con la luna nuova, in modo che, similmente all’astro della notte, che allora inizia la sua fase crescente, il seme spuntasse dalle zolle diventando una pianta sempre più alta e rigogliosa; il raccolto o il taglio di alberi e piante invece doveva farsi, per essere in armonia con i cicli cosmici, con la luna calante, così da non eliminare qualcosa ancora ricco di vitalità. Una leggenda egizia racconta che il dio supremo Ra proibì ai suo i nipoti Geb (la terra) e Nut (il cielo) di amarsi, non consentendo loro di stare insieme nemmeno uno dei 360 giorni dell’anno. Il dio Thot, commosso dall’amore dei due, volle aiutarli e giocò a dama con la luna, vincendole una parte del suo splendore, con il quale creò 5 giorni in più all’an-

no, i cosiddetti giorni epagomeni (= aggiunti), nei quali finalmente Geb e Nut poterono amarsi, dando vita a quattro figli illustri, Iside ed Osiride, Set e Nefti. Nell’antichità, analogamente al Sole, la luna era adorata come divinità con vari nomi: in Egitto Bastet , Iside; nel mondo greco Pasifae, Artemide, Selene, Ecate, corrispondenti all’aspetto di luna crescente, piena, calante, o di fanciulla, ninfa, vegliarda. A Roma la dea Luna, gli attributi di questa divinità spesso confluiscono con la più nota Diana (secondo alcuni la Dea Luna sarebbe una delle personificazioni di Diana). Diana, la divinità dei boschi e delle selve, la dea dei parti e delle nascite, la Signora degli animali, la dea della luce notturna, come si evince dall’etimologia del suo nome, che significa luminosa, splendente; la sua festa cadeva il 13 agosto. Presso Nemi, sull’omonimo


mannaro ad ogni plenilunio. La luna ha avuto una importanza basilare per il computo del tempo: i popoli della Mesopotamia, grandi osservatori della volta celeste, indagandone i moti, scoprirono il mese, il tempo impiegato dal nostro satellite a compiere un suo ciclo completo; poi divisero il mese in settimane, in relazione a ciascuna delle quattro fasi mensili che esso presenta (luna nuova, primo quarto, plenilunio, ultimo quarto); quindi dedicarono ciascun giorno della settimana ad una delle sette divinità planetarie allora conosciute ed adorate, una delle quali era la luna (lunedì = lunae dies). Associata per le sue fasi e le relative variazioni di luminosità, alla mutevolezza, alla ricettività ed alla passività, per il fatto di risplendere di luce riflessa, al freddo e all’umido, alla notte ed alle acque, alla fecondità ed alla donna (per la corrispondenza del ciclo lunare con quello mestruale - i termini mestruo e menarca sono riconducibili allo stesso vocabolo greco che significa mese e luna), la luna fu considerata la Madre celeste, la Signora della notte, dei sogni, delle fantasticherie, e del sensibile segno zodiacale del Cancro. In Astrologia la luna personifica il sentimento, l’intuito, l’emotività, la creatività, la fantasia, l’anima, l’inconscio, l’irrazionale, la femminilità, la fecondità, la fertilità, l’istinto materno, e, in negativo, l’incostanza, la mutevolezza, la volubilità, la capricciosità, l’illogicità, l’infantilismo, la vulnerabilità, l’introversione, l’inganno. Un elemento particolare, la luna Nera, cioè il punto dell’orbita lunare più distante dalla terra (apogeo), psicologicamente sim-

boleggia l’aspetto notturno, tenebroso della donna, il mondo degli istinti e delle passioni, la sessualità mal vissuta. Alla luna è attribuita anche una delle 22 carte (22 come le lettere dell’alfabeto ebraico), la numero 18, degli Arcani Maggiori dei Tarocchi. Datate dai più intorno al sec. XIV°, queste carte, spesso artisticamente apprezzabili, dal sec. XVIII° divennero, oltre che strumenti di gioco e passatempo, anche un mezzo di divinazione. Luminoso ornamento del cielo notturno, la luna, celeste ispiratrice di sogni, miti e fantasie, si ritrova in poesie, racconti, proverbi, film, canzoni, a tutte le latitudini e longitudini. Così la luna ora è rossa, ora pallida, verde, malinconica, infida, tacita, silenziosa, rugiadosa, graziosa, cara... Secondo la saggezza popolare: gobba a ponente, luna crescente, gobba a levante, luna calante; Mutando luna si muta fortuna; la luna, non si cura dell’abbaiare dei cani; Ogni granchio, ha la sua luna; la luna di gennaio splende come giorno chiaro; Non ne azzecca una chi guarda la luna; la luna è bugiarda; quando fa C, diminuisce e quando fa D, cresce; Tutti i mesi fa la luna, tutti i giorni se ne impara una... Si può volere la luna, cioè desiderare cose impossibili; avere la testa nella luna, tra le nuvole; vivere nel mondo della luna, fuori dalla realtà; avere la luna di traverso (..allora è meglio stare alla larga...); abbaiare alla luna, come nel Tarocco, per protestare senza risultato; i chiari di luna, indicano momenti di ristrettezze; la luna nel pozzo è qualcosa di impossibile; la pietra di luna o adularia è un minerale (silicato di potassio) che presenta delle luminescenze simili ai bagliori lunari. La mezzaluna con vicino una

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lago, esisteva un famosissimo santuario dedicato a Diana, venerata in aspetto triforme ( era detta trivia o triplex o triformis), mentre il lago stesso, superficie riflettente in cui la dea amava rimirarsi, veniva designato anche come speculum Dianae. Attributi costanti di Diana (ma anche della dea Luna, ecco perché sarebbe la stessa divinità) erano la torcia, la capacità di far luce nel buio; le corna, assimilabili al crescente lunare e simbolo di divinità e regalità. Anche la licantropia o malattia del lupo mannaro (dal lat. lupus hominarius) era, ed è popolarmente associata alla luna, e sarebbe stata causata dall’aver dormito all’aperto in una notte di luna piena: in taluni luoghi, per la sua caratteristica di comparire alla mezzanotte di una notte di plenilunio, viene detta mal di luna. Nel Satiricon (lXII) di Gaio Petronio Arbitro, Nicerote racconta di aver convinto un soldato ad accompagnarlo; così all’alba, messisi in cammino “con una luna così chiara che sembrava di essere di giorno” giunsero in un cimitero, dove all’improvviso il soldato si spogliò, e, trasformatosi in un lupo sparì nella vicina selva. Terrorizzato Nicerote riuscì a raggiungere la casa di una amica che gli raccontò come poco prima un lupo avesse massacrato tutte le pecore e poi fosse riuscito a scappare malgrado una ferita al collo; poi, rientrato a casa trovò il soldato sul letto con un medico che gli curava una ferita al collo: quel soldato era un lupo mannaro! Ancora nel secolo scorso Luigi Pirandello scrisse una novella, mal di luna, in cui il protagonista, Batà, lasciato da bambino tutta una notte esposto alla luna, che lo aveva “incantato”, divenuto adulto, si trasformava in un lupo

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stella è simbolo dell’Islam e compare sulle bandiere di diversi stati islamici. Nell’Orlando Furioso di ludovico Ariosto, il duca Astolfo, in groppa al cavallo alato Ippogrifo, per recuperare il senno di Orlando, impazzito, vola sulla luna, la dove finiscono tutte le cose che vengono perse sulla terra: il tempo, i sospiri di chi si ama, le lacrime, i desideri, la ragione degli uomini. l’autore dell’Ecclesiastico la definisce “faro nelle regioni eccelse, splendente in alto nel cielo”; giacomo leopardi la osserva e le si rivolge sovente: “Placida notte, e verecondo raggio della cadente luna”; “Queta sovra i tetti e in mezzo agli orti posa la luna, e di lontan rivela serena ogni montagna”; “Che fai tu, luna, in ciel ? dimmi, che fai, silenziosa luna”; D’Annunzio la saluta: “O falce di luna calante che brilli su l’acque deserte, o falce d’argento, qual messe di sogni ondeggia al tuo mite chiarore qua giù”; Saffo ne coglie la bellezza: “gli astri d’intorno alla leggiadra luna nascondono l’immagine lucente, quando piena più risplende, bianca sopra la terra”. Nella Wicca (una delle spiritualità del Neopaganesimo) si celebrano gli Esbat, rituali religiosi dedicati al principio femminile della divinità. Gli Esbat sono associati alle fasi lunari, per cui si festeggiano ogni 28 giorni, seguendo il ciclo lunare. La luna è connessa al lato emotivo della vita e le festività lunari servono a ricaricare le nostre energie ed invitano alla riflessione sul mondo che ci circonda. Si ritiene che nelle notti di luna piena l’energia emanata dalla luna sia maggiore, ed in genere vi si svolgono i riti magici. Tuttavia esistono riti legati ad ogni diversa fase lunare. È un momento più intimo rispetto

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al Sabbat, ed in genere si festeggia con la propria congrega o da soli. MISSIONI LUNARI La prima missione per l’esplorazione della Luna è stata la sonda Luna 1 lanciata dall’Unione Sovietica nel 1959 nell’ambito del Programma Luna. La missione eseguì un sorvolo ravvicinato del satellite, ma “mancò” la superficie, obiettivo che venne raggiunto il 14 settembre 1959 dalla successiva Luna 2. Nell’ottobre del 1959 la sonda sovietica Luna 3 ottenne la prima immagine della faccia nascosta. Sempre all’Unione Sovietica spetta il primato del primo lander (Luna 9, 1966) e del primo orbiter (Luna 10, 1966). Gli Stati Uniti risposero con i Programmi Pioneer e Ranger e, grazie al Programma Apollo, riuscirono con l’Apollo 11 a compiere il 20 luglio 1969 il primo atterraggio umano sulla superficie della Luna. Durante le missioni Apollo furono raccolti e portati sulla Terra 381,7 kg di campioni del suolo e delle rocce lunari. Nonostante il successo delle missioni Apollo, l’interesse dell’opinione pubblica statunitense per l’esplorazione lunare calò notevolmente e ciò determinò l’interruzione anticipata del Programma Apollo e la cessazione di missioni dedicate esplicitamente all’esplorazione della Luna. Il processo di esplorazione è ripreso nel 1990 con la prima missione giapponese, Hiten, seguita nel 1994 dalla statunitense Clementine. Proprio l’individuazione di possibili tracce di ghiaccio d’acqua in prossimità dei poli lunari da parte di quest’ultima ha generato un rinnovato interesse

per la Luna che negli anni duemila ha condotto al lancio di missioni lunari da parte delle agenzie spaziali statunitense, europea, giapponese, cinese ed indiana. La Cina ha lanciato la sua prima missione per l’esplorazione lunare Chang’e 1 il 24 ottobre 2007, seguita il 22 ottobre 2008 dalla missione indiana Chandrayaan-1. Gli Stati Uniti hanno lanciato nel giugno 2009 due sonde: il Lunar Reconnaissance Orbiter ed il Lunar Crater Observation and Sensing Satellite (LCROSS). Quest’ultima, in particolare ha confermato definitivamente la presenza di ghiaccio d’acqua in prossimità del Polo Sud lunare. Nel settembre del 2011, la NASA ha lanciato infine il Gravity Recovery and Interior Laboratory, (GRAIL). La missione prevede l’utilizzo di due sonde che volano in formazione per misurare le anomalie del campo gravitazionale lunare e desumere informazioni sulla composizione della crosta e del mantello. La sonda ha completato la sua missione nel dicembre del 2012.[5] Nel 2015 l’Agenzia spaziale russa prevede di mandare nuovamente l’uomo sulla Luna nel 2030 per installarvi una base permanente. Nel 2018 una sonda cinese è atterrata sull’emisfero nascosto (non visibile dalla terra) della Luna. Nel 2019 gli Stati Uniti hanno annunciato di inviare una missione umana sulla Luna entro i prossimi 5 anni. Tutto questo è la Luna!

Sabrina


SOPHIA SINCRONICITÀ

La parola sincronicità è stata coniata da Carl Gustav Jung, circa a metà del secolo scorso. Jung, psicanalista e illustre studioso, dichiarò di credere agli Ufo e ai fantasmi, non considerava “falso” ciò che non era in grado di spiegare. Anzi, credeva ad una realtà “nascosta” che andava oltre l’ovvio e ciò che ogni giorno sperimentiamo. Alcuni fatti inspiegabili sarebbero una dimostrazione di questa

realtà. Ognuno di noi sarà stato “vittima” di una coincidenza o quanto meno sa cos’è. Siamo veramente sicuri che è così? Il “caso” cos’è realmente? Se il caso fosse una realtà nascosta? Facciamo un esempio. Mentre scorriamo la rubrica del nostro cellulare ci soffermiamo sul nome di un amico che non sentiamo da tanto tempo, pensiamo di chiamarlo in un momento libero. Riponiamo il cellulare. Usciamo di casa e in-

contriamo proprio quell’amico! Solo una coincidenza? È come se il cellulare ci avesse preannunciato che, indipendentemente, dalla nostra chiamata stavamo per incontrare il nostro amico. Come si può spiegare? Com’è possibile? Per certo non lo sappiamo, a meno che non ipotizzassimo l’esistenza di una realtà nascosta, in cui i rapporti tra la causa (aver incontrato il nostro amico) e l’effetto (aver visto il suo nome nella

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SOPHIA

rubrica del nostro cellulare) fossero capovolti. Quindi, la causa, preceduta dall’effetto. Come se la direzione del tempo non fosse importante, non esistesse. Jung raccolse molto materiale e molte coincidenze, ne discusse molto e a lungo con un suo amico, un fisico teorico ma anche geniale scienziato tormentato proprio dalle coincidenze. E tali coincidenze avevano per lui un effetto…negativo. Questo fisico era Wolfgan Pauli. L’EFFETTO PAULI

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Le coincidenze arrivarono al punto di condizionare Pauli, la sua vita sociale, il suo lavoro. La sua presenza in laboratorio era sufficiente a mettere fuori uso la strumentazione che puntualmente si guastava. Pauli, nel 1930, aveva teorizzato l’esistenza di una particella fantasma che solo quando se ne provò l’esistenza, nel 1956, venne identificata nel neutrino (particella subatomica elementare con carica nulla e massa molto piccola) estremamente enigmatico per gli scienziati. Pauli era molto apprezzato come fisico teorico ma da una parte temuto per ciò che si verificava in sua presenza. Gli veniva perfino proibito di toccare la strumentazione ed accedere ai laboratori nel corso di esperimenti importanti. La sua presenza era associata al fallimento dell’esperimento. In un’occasione si ruppe un costoso strumento, nel laboratorio di James Franck a Gottinga. Quando Pauli raccontò l’evento ai suoi colleghi di Zurigo disse che, almeno quella volta, non poteva essere lui il responsabile perché non era in città. I colleghi gli fecero notare però che dovendo lui recarsi a Copenaghen, in quel

giorno e all’ora dell’accaduto, era dovuto scendere alla stazione di Gottinga per cambiare treno. I tempi coincidevano con l’inconveniente della rottura dell’apparecchio! Nacque così l’espressione “effetto Pauli” che in gergo veniva utilizzata per indicare il presunto malfunzionamento delle apparecchiature sperimentali in presenza dei fisici teorici. Pauli e Jung erano legati proprio da una coincidenza alquanto misteriosa. Ai due, compariva, più o meno regolarmente nella vita, il numero 137. Il numero 137, è un numero primo e considerato fin dall’antichità un numero esoterico, quindi, legato ad una realtà nascosta. Ma il numero 137 rappresenta anche una costante fisica universale che definisce le caratteristiche del mondo. Non solo, è anche la somma dei valori numerici dei caratteri ebraici della Cabala. In un certo senso è un po’ come se quella realtà nascosta volesse far sentire la sua esistenza ai due studiosi attraverso quel numero magico e dal significato così profondo. LO “SCARABEO D’ORO” E LA TEORIA DELLA SINCRONICITÀ Nel corso di una seduta di psicoanalisi, accadde a Jung un evento singolare e particolare che lo colpì molto, una strana coincidenza. Si trovava con una sua paziente molto problematica e restia. Gli raccontò di un sogno fatto in cui ricordava la presenza di una scarabeo d’oro. Esattamente in quel momento Jung senti battere sui vetri della finestra del suo studio, quando si voltò si accorse che era un insetto e precisamente uno scarabeo! Da quel giorno la sua

paziente iniziò ad aprire il suo inconscio allo psicanalista ed iniziò un percorso di rinascita vera e propria. Lo scarabeo, nell’Antico Egitto, era un simbolo molto positivo e di fortuna, simboleggiava la rinascita. Da questo evento, che pochi dubbi lascia, Jung elaborò la “teoria della sincronicità”. Secondo tale teoria, la coincidenza non esisterebbe e si tratterebbe di coincidenze non casuali. La maggior parte di quegli eventi che noi chiamiamo “coincidenze”, non avverrebbero per caso nelle nostre vite ma rappresenterebbero un messaggio, un segnale. Secondo Jung le coincidenze sono successioni impreviste, che hanno un legame tra loro, pur riguardando eventi inconsueti. Gli eventi sincronistici possono avere diversi significati, sono dei simboli e come tali vanno considerati. Per Jung l’inconscio non è solo un ripostiglio personale, ma un grande contenitore psichico del genere umano, lui lo definisce “inconscio collettivo”, ed è una raccolta di simboli che ognuno condivide con gli altri esseri umani. Le coincidenze, altro non sono che il prodotto di questi elementi presenti nell’inconscio collettivo che ci portano a rapportarci con gli altri, a vivere esperienze comuni ricche di significato. Esistono magari universi paralleli? Esistono dei sosia di ognuno di noi che stanno vivendo la nostra stessa vita ma da un’altra parte? Tra i fatti e i vissuti esiste una significativa coincidenza. Ciò che accade, non dobbiamo dimenticare che, è sempre filtrato dalle nostre personali attribuzioni di significato.


SOPHIA IL TEMPO SOGGETTIVO. FATTI E VISSUTI. Il concetto espresso da Jung sulla sincronicità chiama in causa due importanti questioni, molto significative dal punto di vista psicologico. La prima questione riguarda il tempo soggettivo, in base al quale esprimiamo gli avvenimenti secondo le leggi dell’inconscio, come avviene nei sogni dove spazio e tempo si annullano, e si annulla anche il principio della non contraddizione. Ciò ci rimanda ad un altrettanta importante modalità di funzionamento della mente umana secondo sistemi simbolici, affettivi e non razionali. In secondo luogo gli accadimenti non sono oggettivi ma dipendono da come noi guardiamo la realtà, dallo stato emotivo in cui ci troviamo e per questo è difficile trovare una separazione netta tra fatti e vissuti perché non c’è una posizione, diciamo, neutrale di chi osserva rispetto all’oggetto

osservato. L’osservatore è dunque parte del contesto osservato, non solo, contribuisce a definirlo. Un avvenimento, insieme ai sui nessi, non è mai “neutro” ma è vissuto soggettivamente, secondo uno schema personale di significati che gli attribuiamo. È una realtà quasi magica, i segnali appaiono con chiarezza e il bisogno diventa essere presenti a se stessi.

quindi vivibile su un altro livello. Siamo entrati nel campo del collegamento invisibile tra materia e psiche perché, in fondo, la sincronicità non è tanto diversa dallo stato onirico. Quello che accade ha una rilevanza sia sul piano psichico e può essere collegato implicitamente anche ad un sogno perché mentre dormiamo entriamo in contatto con tutto ciò che riposa nell’inconscio.

PSICHE E MATERIA. COLLEGAMENTO INVISIBILE La sincronicità va a definire insomma quei casi in cui quella che sembra una coincidenza oltrepassa la casualità. Ecco che può diventare un’esperienza che può cambiare la nostra visione, rispetto a quell’esperienza. E se il modo in cui guardiamo alle cose è strettamente interconnesso con il modo in cui le viviamo, ecco che la realtà diventa leggibile e

Federica Baldi

Bibliografia:

“La sincronicità” di Carl Gustav Jung, ed Bollati Boringhieri, 1980 “Sincronicità. Il legame tra fisica e psiche. Da Pauli e Jung a Chopra” di M.Teodorani, ed Macro, 2009

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SOPHIA

HYGGE E LA PRIMAVERA

Le giornate si allungano, il sole inizia a far sentire il suo tepore, i piccoli animali iniziano a svegliarsi dal letargo invernale. Eccoci giunti alla primavera! Anche noi, con lei, iniziamo a risvegliarci e ad essere maggiormente attivi. Oltre al fatto che svegliarsi con la luce del mattino è tutta un’altra cosa! Siamo pronti a goderci fino in fondo l’hygge di questo periodo? Per molti sarà anche più semplice proprio per la stagione in sé. Ma ecco qui alcuni spunti per potersi godere, rilassare e trovare un momento di quiete in questa bella stagione. - Possiamo goderci una bella passeggiata al parco, da soli, con i nostri figli, con i nostri animali. Ma assicuratevi che non sia solo una passeggiata di “dovere”. Rallentate il ritmo e iniziate ad osservare. Ci sono già molti fiori che sono sbocciati, gli uccellini cinguettano tra gli alberi, gli odori si fanno più intensi. Cercate con tutti i vostri sensi di sentire la primavera, di godervela appieno. Osservate e curiosate, con leggerezza, con lo spirito dei bambini!

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Non dobbiamo fare uno studio ornitologico sugli uccelli ma è piacevole perdersi nel loro volo o nel loro canto. - Si possono fare tante attività all’aperto: camminare a piedi nudi sull’erba, sdraiarsi a guardare le nuvole, guardare il tramonto o l’alba con una bella tazza di the caldo, raccogliere sassi da dipingere, fare un picnic con gli amici, leggere al parco, fare un po’ di attività fisica… - Pulizie di primavera! Abbiamo tutti voglia di toglierci da dosso il grigio dell’inverno e di portare una ventata di energia nuova. Le pulizie infatti servono proprio per muovere le energie nella casa, che sono rimaste ferme e bloccate. Iniziate con lo spalancare le finestre, l’aria pulita e nuova aiuta ad arieggiare la casa. Approfittatene non solo per pulire a fondo casa o per fare il cambio di stagione, ma anche per lasciare andare le cose che non ci servono più, che non usiamo, che sono rotte o che non fanno più parte di noi. Ricordate comunque che ogni oggetto può

avere una nuova vita (donandolo, portandolo ai mercatini, dandolo a qualche nostro parente o amico che può trovarlo utile e infine buttandolo in maniera corretta). Dopo che avete pulito a fondo, buttato tutto e riordinato, suonate qualche strumento come una campana o un tamburo per risvegliare le energie. E accendete un incenso per purificare il nuovo ambiente. Vi sembrerà subito più luminoso e splendente! - Nel pulire e magari rinnovare casa, potreste aver voglia di portare dei fiori all’interno di casa (o dell’ufficio), nuove piante o fare un po’ di giardinaggio. - Staccatevi dalla tecnologia e fate emergere il vostro lato creativo. Che sia dipingere, disegnare, ma anche soltanto leggere, la cosa importante è riuscire a non controllare il cellulare e le varie notifiche per almeno un’ora (lo so… è più difficile del previsto!) - La primavera è anche tempo di nuovi inizi, quindi può essere una buona occasione per prefis-


obiettivo volete portare a termine (tra 1 mese, tra 3, o a fine anno) e fate un bel programma! Non perdete tempo, prima iniziate e prima il vostro obiettivo lo raggiungerete!

SOPHIA

sarci degli obiettivi. Non dobbiamo aspettare per forza capodanno, lunedĂŹ, o qualche strano incrocio astrologico. Possiamo iniziare a porre le basi per i nostri obiettivi anche adesso. Possono essere per esempio iscriversi in palestra (non in vista dell’estate ma del nostro benessere psicofisico), iscriversi a un nuovo corso, magari iniziare a programmare una vacanza. Può essere qualsiasi cosa. Sedetevi, riflettete su quale

Luthien

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LAVORARE SU SE STESSI

Esiste una meta da raggiungere? Come posso realizzare il mio Essere? Quale il significato della vita? Ho percepito la necessità di lavorare su di me per aspirare alla mia trasformazione, per realizzare il mio Essere. Il lavoro su di sé può essere paragonato a quello del minatore che scava nella roccia per estrarne minerali preziosi. Quanto lavoro per scavare, eliminare strati e strati di materiale ordinario, fino all’estrazione dei filoni d’oro che giacciono nel ventre della terra... Per analogia possiamo comprendere le modalità e il senso del lavoro su se stessi. Ogni aspetto di noi costituisce materia prima per l’evoluzione personale. La parte negativa di me, quella meccanica, che vorrebbe ostaco-

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larmi, se non addirittura impedirmi di crescere, di evolvermi, di realizzarmi, è materia prima del lavoro su di me. Mi vengono alla mente i primi tentativi messi in atto da poco per imparare a praticare sci di fondo in montagna. Ho dovuto imparare, per prima cosa, a tenermi in equilibrio sugli sci, che scorrevano all’interno di un binario tracciato nella neve; ho dovuto affrontare la paura che mi investiva nell’imboccare le ripide discese; ho effettuato salite che richiedevano abilità per non scivolare all’indietro; ho imparato a rialzarmi dopo ogni caduta... Tutto un esercizio che, richiedendo concentrazione e sforzo, mi ha dato la possibilità di scoprire paesaggi di grande bellezza e di apprendere qualcosa di nuovo. Il binario imboccato per il lavoro su di me attiene proprio alla

capacità di porre in atto sforzi coscienti e costanti, accompagnati dalla facoltà di soffrire volontariamente, per non sottrarmi all’impegno richiesto, per non fermarmi di fronte alle difficoltà create dalla parte di me pigra e restia ad ogni cambiamento e dal manifestarsi dei miei molteplici io. Ho sperimentato che ogni nuova consapevolezza che si raggiunge su se stessi, è generata e accompagnata dal dolore delle mille morti necessarie dei vari Io che mi animavano, che altrimenti non avrebbero lasciato spazio all’esile piantina della mia parte essenziale, che si sta sviluppando. Pensiamo all’esempio della candela, dove lo stoppino arde a spese della cera che deve consumarsi... Senza questo spendersi, la luce della consapevolezza e della conoscenza che produce il


nipote, Neri Pozza, pag. 1015. Ecco ho ri-compreso in maniera tutta nuova che lo scopo elevato a cui tutti come uomini siamo chiamati è appunto quello della trasformazione personale, della realizzazione della parte divina del nostro Essere. Gurdjieff scrive ancora: «Uomo! Che nome altisonante! La parola uomo, in sé, significa “corona della creazione”. Ma questo titolo si addice realmente agli uomini contemporanei? La verità è che l’uomo, avendo in sé la possibilità di acquisire dati perfettamente simili a quelli del Realizzatore di tutto ciò che esiste nell’Universo, dovrebbe essere davvero la corona della creazione. Ma per avere il diritto di chiamarsi uomo, bisogna essere un uomo. E per esserlo, occorre anzitutto lavorare con perseveranza instancabile... per acquisire una conoscenza completa di noi stessi, lottando senza tregua contro le nostre debolezze soggettive». G. I. Gurdjieff, I racconti di Belzebù a suo nipote, Neri Pozza, pag. 1000. A questo punto, qualcuno si domanderà: «Dove trovare la chiave per acquisire una conoscenza completa di se stessi, per conseguire il compimento della propria esistenza?».

non è partecipe dell’esistenza autentica, compiuta, che è vissuta per così dire ai margini dell’esistenza ovunque tranne che là dove siamo, là dove siamo stati posti: ma è proprio là, e da nessun altra parte, che si trova il tesoro. Nell’ambiente che avverto come il mio ambiente naturale, nella situazione che mi è toccata in sorte, in quello che mi capita giorno dopo giorno, in quello che la vita quotidiana mi richiede: proprio in questo risiede il mio compito essenziale, lì si trova il compimento dell’esistenza messo alla mia portata. ...E’ qui, nel luogo preciso in cui ci troviamo, che si tratta di far risplendere la luce della vita divina nascosta». Nella Prefazione del testo citato, l’autore annota che «l’uomo per la sua crescita e per raggiungere l’autenticità deve innanzitutto tornare a se stesso. -“va verso te stesso”- ritrovare se stesso, raggiungere il proprio destino, risalire alla sua fonte… L’uomo deve cioè fare della sua vita un cammino, rispondendo alla domanda: “Dove sei?” senza tentativi di nascondimento o affermazioni di impotenza. Da questa prima tappa essenziale occorre prendere coscienza che sta davanti all’uomo una via particolare, sua propria...

Riporto uno stralcio de “Il cammino dell’uomo”, Ed. Qiqajon, 1990, pagg. 57-58. di M. Buber: «C’è una cosa che si può trovare in un unico luogo al mondo, è un grande tesoro, lo si può chiamare il compimento dell’esistenza. E il luogo in cui si trova questo tesoro è il luogo in cui ci si trova. La maggior parte di noi giunge solo in rari momenti alla piena coscienza del fatto che non abbiamo assaporato il compimento dell’esistenza, che la nostra vita

Nel corso del cammino, grazie alla risolutezza e alla fedeltà, per l’uomo è possibile infatti un’unificazione di tutto il suo essere, corpo e spirito. L’uomo è un essere diviso, contraddittorio, complicato, ma può conoscere il miracolo dell’unificazione mettendo la propria volontà in sinergia con la forza divina che giace nelle sue profondità. Solo l’uomo unificato può compiere l’opera intera e non operare rammendi…

SOPHIA

cambiamento non risplenderebbe. Quante volte nel corso del lavoro ho ravvisato con chiarezza la mia nullità, la mia meschinità e debolezze di ogni specie; ho sperimentato, in modo evidente, le lotte interiori tra i miei vari io, che si alternavano e si combattevano, perdendo l’illusione di essere “una” interiormente, sicura e coerente! Quante volte mi sono sentita preda delle mie emozioni contrastanti legate ad opposte situazioni esteriori e interne che non riuscivo a gestire e mi sono dibattuta inutilmente nel tentativo di approdare a decisioni consapevoli riguardanti le situazioni quotidiane e le scelte necessarie da operare. Ho verificato che, se un momento mi sembrava di essere sicura rispetto alla scelta da operare, un attimo dopo ero attratta dalla scelta opposta e l’istante successivo da una scelta ancora del tutto divergente! Più desideravo uscire dalla melma paludosa della mia interiorità avviluppata, più vi sprofondavo. La costruzione di questo Centro in me dà significato al mio agire e al mio rapporto con uomini e cose. Altrimenti tutto svapora e non capisco più perché vivo. Alcuni mesi fa, dopo anni di duro lavoro svolto, in un momento in cui mi sembrava di aver smarrito il senso del lavoro stesso e, soprattutto il senso della mia vita, mi è capitato di leggere un brano che mi ha restituito il significato profondo della mia esistenza, del mio lavoro e anche del mio dolore: “La vita ci è data per uno scopo elevato e tutti insieme siamo tenuti a servirlo: in ciò consiste la nostra ragion d’essere ed il senso della nostra vita. Tutti gli uomini senza eccezione sono schiavi di questa ‘grandezza’ “. G. I. Gurdjieff, I racconti di Belzebù a suo

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SOPHIA E’ necessario allora, per compiere l’opera grande, iniziare da se stessi, percorrere il cammino del ritorno, e quindi raggiungere gli altri uomini con la coscienza che un uomo autentico contribuisce alla trasformazione del mondo solo attraverso la propria trasformazione» … E. Bianchi, “Prefazione”, in M. Buber, Il cammino dell’uomo, Ed. Qiqajon, Comunità di Bose Magnano, 1990, pag. 8-9-10.

Io ho avuto la fortuna di conosce un’Associazione (che non cito per loro volontà, ma ho preteso di specificare almeno la loro data di fondazione, giugno 2011). All’inizio ero scettica, ho cominciato a seguirli, ho acquistato alcuni libri, mi sono informata, mi sono fatte domande. Oggi però sono una persona nuova, si lo sono, perché la riflessione che ho scritto, le domande che ho posto hanno trovato conferma in questa realtà. E se oggi ho scritto questo articolo è un po’ un modo di ringraziarli, perché il lavoro su se stessi, l’uomo “unificato”, sono la priorità di ogni loro attività. Grazie!

Valeria Dosa

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Negli anni ‘60 dell’Ottocento arrivò in Europa (Germania) un manoscritto. Nel 1872, Jan Gerhardus Ottema pubblicò una traduzione olandese e la difese come autentica. Il testo è conosciuto come “Il Libro di Oera Linda”. Le storie che racconta hanno rivelato i segreti dell’Età Matriarcale nell’Europa Occidentale, infatti in esso è registrata la storia dei Figli di Frya, la dea madre della loro razza e del suo “Sacro Testo” che ha fornito loro i valori sociali e morali necessari per costruire una grande nazione, forse la più grande civilizzazione del mondo antico. Racconta delle lotte che le Madri Terra dovevano sostenere per mantenere la libertà

contro le invasioni e le influenze dei principi e dei sacerdoti del nemico proveniente dall’Est. Ed è grazie a questa lotta che siamo e ci sono giunti i nostri valori Occidentali, e molti degli eroi e delle eroine della nostra mitologia classica. la storia inizia nell’Età del Toro quando le mitiche dee fecero da madri ai loro “bambini” ma quell’età terminò nei “tempi cattivi” con terre distrutte e sommerse da devastanti maremoti ed eruzioni vulcaniche, incendi di foreste ed inondazioni che cambiarono la faccia dell’ Europa annunciando la venuta dell’Età dell’Ariete. Ed è nel 2193 a.C. che l’isola continentale di Atland scomparve, svanita come l’altrettanto leggendaria Atlantide,

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IL LIBRO DI OERA LINDA

completamente disintegrata da immense catastrofi. Molti superstiti riuscirono a trasferire la loro civiltà altrove, volgendosi verso l’Egitto e Creta compresa, infatti nel libro di Oera Linda leggiamo che Minno (Minosse), il favoloso re di Creta, costruttore del labirinto, era un frisone e che era stata questa sua civiltà a originare in seguito quella ancora più splendente di Atene, fondata da Minerva che era una Madre. Gli abitanti di Atland veneravano un solo dio, che si celava sotto il nome di Wralda. Frya era la prima di tre sorelle, le altre si chiamavano Lyda e Finda. Lyda aveva la pelle scura ed aveva dato origine alle popolazioni di carnagione scura; Finda aveva

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di molti nobili concetti che anche adesso, pur essendo lontani, non sono meno lodevoli.

la pelle giallastra ed aveva dato origine alle popolazioni orientali, Frya aveva la pelle chiara. L’età nuova iniziò con le Madri Terra, con le ancelle della cittadella ed i lunghi viaggi dei Re del mare, finendo due mila anni dopo con i patriarchi, ed i re che richiesero il riconoscimento e la fedeltà per i favori concessi, ed una “diffidenza” chiamiamola pure così nei “contributi femminili” alla società. Questa storia riguarda una società razzialmente protettiva, con un alto stato di coscienza e di libertà individuale basato su una morale ed un codice civile, dove uomini e donne erano rispettati per le loro intrinseche capacità, che migliaia di anni fa nell’Eu-

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ropa Occidentale tentò di mantenere, ma inevitabilmente fallendo la sua integrità, anche se le sue persone tentarono di educare alle loro usanze e costumi tanto i commercianti stranieri quanto i marinai, per poi scomparire infine nei polders dell’Olanda. A loro però dobbiamo molto della nostra attuale civilizzazione Occidentale. Da loro derivano i nostri concetti di libertà, di democrazia, il nostro senso dell’ onore e le basi del nostro linguaggio che ha dato struttura alla maniera di pensare. Molto spesso siamo colpevoli di descrivere i nostri antenati come contadini primitivi o ignoranti, incapaci di capire una cultura civilizzata moderna; ma leggendolo si scopre le origini

Dobbiamo a questo punto ricordare lo svolgimento ed il modo della scoperta, che ebbe origine nell’aprile del 1820, nella piccola cittadina di Enkhuizen, di fronte all’isola Frisona di Texel in Olanda, con la morte di Andries Over de linden. Tra i suoi effetti fu trovato un manoscritto molto antico che nessuno era in grado di leggere. Aveva 61 anni e sua figlia, Aafjie Meylhoff, sapeva della sacra tradizione che da sempre esisteva nella sua famiglia concernente questo libro. Per innumerevoli generazioni che nessuno ormai poteva ricordare, era stato tenuto nella famiglia degli Over de linden, passando di mano tra padre e figlio, con le ristrette istruzioni di preservarlo e proteggerlo dalle autorità e cioè dalla Chiesa. Il successivo erede era suo nipote Cornelius Over de linden che aveva soltanto 10 anni, infatti suo padre era morto prima di suo nonno, cosicché fu appunto sua zia Aafjie, a prendere il libro in custodia finche egli stesso non avesse raggiunto la maggiore età. Nel 1848, Cornelius ricevette il manoscritto, manifestando la curiosità che da sempre provava nei riguardi della storia misteriosa che esso raccontava e che non poteva leggere, ma fu solo nel 1867, che trovò qualcuno in grado di tradurlo. Durante una sua visita alla libreria Provinciale a leeuwarden in Friesland, incontrò il bibliotecario, il Dott. Verwijs, e gli parlò del manoscritto tanto che questi incuriosito chiese di vederlo, ed immediatamente si rese conto che era scritto in antico Frisone, forse il più vecchio esempio che mai aveva incontrato. la sua prima impressione fu


Il manoscritto originale aveva i caratteri fonetici inscritti in un cerchio, il segno di sole, con un “ I “ verticale ed una “X” ed attraverso questi si hanno sorprendentemente una serie di caratteri nel cui contesto si ritrova la maggior parte delle lettere dell’alfabeto e la maggior parte dei numeri facilmente riconosciuti dai moderni Europei.

che il libro fosse uno scherzo, ma esaminandolo più attentamente, si convinse della sua estrema antichità e convinse anche Cornelius a concedergli di copiarlo a beneficio della Friesland Society. Il Dott. Verwijs cercò poi un supporto finanziario dalla Societá che era stata fondata per fare ricerche sulla lingua e la storia dei Frisoni, ma incontrò lo scetticismo immediato, dovuto forse alle rivelazioni di qualche frammento che aveva già tradotto. la Societá quindi pensò ad un falso sin dall’inizio, anche prima di essere in grado di consultarlo, ponendo il marchio che da allora ha perseguitato il libro di Oera linda. Il Dott. Verwijs ebbe, comunque,

la soddisfazione di ricevere la commissione da un “alderman” deputato dello stato di Friesland di redigerne una copia. Il lavoro continuò per altri tre anni rivelando informazioni sorprendenti e fantastiche che confermarono inizialmente al Dott. Verwijs i primi sospetti di falso ma, continuando nella traduzione, sempre più i fatti sostenuti erano storicamente riconosciuti ed insieme ai dati mitologici conquistarono la fiducia completa del traduttore che, alla fine, fu finanziariamente aiutato dal Dott. J. G. Ottema, che entusiasticamente sostenne le spese della traduzione stampando e pubblicando (nel 1872) la prima copia in Frisone moderno sotto il

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titolo di “Thet Oera Linda bok”.

Più di quarant’anni dopo, a partire dal 1922, il filologo olandese di völkisch Herman Wirth riaccese l’interesse per Oera Linda. Wirth pubblicò una traduzione in tedesco di quella che nel 1933 chiamò la “Bibbia nordica”, come “Die Ura Linda Chronik”. Questo richiamò l’interesse di Himmler (famoso nazista, tra i più sanguinari). A causa di questo interesse, Orea Linda fu associata all’occultismo nazista. Il libro ha vissuto una rinascita di popolarità nel mondo di lingua inglese con gli scritti di Robert Scrutton. In The Other Atlantis (1977) ha riprodotto il testo integrale della traduzione inglese del 1876 di Sandbach, intervallata dai suoi stessi commentari sulla storia e la mitologia. L’autore del manoscritto non è comunque conosciuto con certezza, quindi non è noto se l’intenzione fosse quella di produrre una bufala pseudepigrafica, una parodia o semplicemente un esercizio di fantasia poetica. In ogni caso oggi il libro è considerato un falso, almeno dagli accademici.

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WICCA ESBAT DELLA LUNA PIENA DELLE GEMME - Aprile

Questa è la prima Luna Piena di Primavera, della I° Lunazione del 2019 denominata di Primavera (iniziata col Novilunio del 5 aprile). Il nome, Luna delle Gemme, è assimilato allo spuntare delle gemme sulle piante e alla loro imminente fioritura. Il nome di questa Lunazione è “della Primavera”, ed è riferito alla stagione primaverile. La Luna sarà Piena venerdì 19 Aprile 2019, alle ore 13:12 pm.

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Questo periodo in natura è il tempo della germinazione, racchiude in se grande forza vitale. È il periodo che favorisce il flu-

ire della linfa vitale nei tessuti vegetali, apportando vigore nelle piante e liberandole dagli involucri protettivi. È la prima luna del nuovo ciclo di lunazioni (anticamente le lunazioni venivano conteggiate dal novilunio dopo l’equinozio di primavera), per cui idonea per tutti i lavori di “inizio”. In questo periodo i semi danno le prime gemme, così nella vita spirituale vi è una rinascita. È il momento di massima produttività spirituale, grazie anche all’aumento delle energie. Per entrare in sintonia con la natura è adatta come sempre la me-

ditazione e tutte quelle pratiche che ci permettono di evolverci ed essere in armonia con il tutto. SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DELLE GEMME: Piante: basilico, aglio, sangue di drago, geranio, cardo Colori: giallo oro Fiori: margherita Profumi: pino, lauro, bergamotto Pietre: rubino, granato Alberi: pino, lauro, nocciolo Animali: orso, lupo. Ogni Bene! Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.it


Il nome è di questa Luna Piena è dei Fiori, nome è assimilato ai fiori che coprono le piante e i campi, fattore che caratterizza questo periodo. Il nome di questa Lunazione è “Della Foresta” (iniziata con il novilunio del 5 maggio) esso si riferisce alle foreste e ai boschi ricoperti di fiori e brulicante di vita, in generale è una lunazione che si rifà al “risveglio” degli animali, delle piante e della Natura tutta.

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ESBAT DELLA LUNA PIENA DEI FIORI - Maggio

La Luna sarà Piena sabato 18 Maggio 2019, alle ore 23:11 pm. Nel Sabba di Beltane (30 aprile – 1 maggio) si è celebrato l’unione tra il Dio e la Dea. Il potere degli Dei aumenta, e aiuta a concretizzare qualsiasi lavoro spirituale intrapreso, questa energia prosegue con questo Esbat. Questo è per antonomasia il mese dei sapori, del piacere e degli amori. Il ciclo vegetale è nel pieno della fioritura e già si prepara a dare i frutti, tutta la natura è in fase espansiva. E così la natura, in questo tripudio di fiori, profumi e colori, ci seduce con la sua abbondanza. Su un piano spirituale si celebra la più sacra tra tutte le nozze, quella tra il Dio Sole e della Dea Terra, da cui scaturisce il sostentamento (materiale e spirituale) per tutti gli esseri viventi. Per tutti questo periodo vi invita ad aprirvi, a saper riconoscere e godere delle gioie e soddisfazio-

ni della vita, connettendovi con il senso di abbondanza e pienezza di cui la natura è il più evidente riflesso. Come sempre la meditazione può aiutarvi in questo.

SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DEL FIORE: Piante: sambuco, rosa, artemisia, timo, millefoglie Colori: verde, marrone, rosa Fiori: mughetto, digitale, rosa, ginestra Profumi: rosa, sandalo Pietre: smeraldo, malachite, ambra, cornalina Alberi: biancospino Animali: gatti, lince, leopardo.

Ogni Bene!

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ESBAT DELLA LUNA PIENA DEL MIELE - Giugno

Il nome di questa luna piena è “del Miele”, si riferisce alle api che producono più miele in questa stagione. Questa è l’ultima della Stagione Primaverile. Il nome di questa Lunazione è “della Ricchezza”, ed è la III° dopo l’Equinozio di Primavera (iniziata la luna nuova del 3 giugno). Il nome di questa Lunazione simboleggia l’abbondanza della terra, con tutte le valenze legate alla fecondità e alla fertilità. La Luna Piena sarà lunedì 17 Giugno 2019, alle ore 10:31 am. La Luna di Giugno è una luna allegra, espansiva, aperta ai

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cambiamenti, in sintonia con la stagione e con i ritmi della natura. Natura che in questa fase dell’anno è all’apice della sua fase espansiva: le ore di luce ormai sono al massimo, regalandoci giornate lunghissime in cui godere del calore estivo. È un Esbat che invita a prenderci le nostre responsabilità. È un momento ricco nella natura, e dedicato ai cambiamenti in positivo. Come il Solstizio anche questa Luna ci invita ad avvicinarci alla natura, ricordandoci l’importanza delle erbe mediche, ci ricorda che la natura provvede anche alla nostra salute oltre al

nostro sostentamento. Infatti moltissime piante raccolte in questo periodo si crede che abbiano poteri quasi “miracolosi”, nove sono le erbe che caratterizzano questa fase dell’anno, usati per bruciare e preparare infusi, essi sono: la Ruta, la Verbena, il Vischio, la Lavanda, il Timo, il Finocchio, la Piantaggine, l’Artemisia e l’Iperico. In questo Esbat Fuoco ed Acqua si utilizzano per onorare il Dio e la Dea, simboleggiando il momento in cui si passano lo “scettro”, poiché dal Solstizio d’Estate in avanti la luce inizia a decrescere mentre la notte


SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DEL MIELE: Piante: ruta, vischio, timo, finocchio, piantaggine Colori: giallo, rosso, azzurro, bianco Fiori: verbena, lavanda, artemisia, iperico Profumi: lavanda, timo, finocchio Pietre: quarzo citrino, ambra, acqua marina, corallo

Alberi: quercia Animali: api, scoiattoli, serpenti. Ogni Bene!

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diventa impercettibilmente già più lunga. E’ questo un buon tempo anche per le divinazioni e le magie domestiche, i piccoli e grandi riti protettivi legati all’elemento fuoco e all’energia del sole. Per vivere meglio questo Esbat della Luna del Miele si consiglia una serata di meditazione e di riti rigenerativi.

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PREPARATIVI DI BELTANE Il Talismano di Beltane Raccogliere un grosso mazzo di erbe aromatiche: rosmarino, timo, salvia, lavanda, prezzemolo ecc.. Procurarsi un nastro bianco sinonimo di salute, uno rosso sinonimo di amore, uno rosa sinonimo di amicizia, uno verde per il lavoro, uno blu per l’evoluzione interiore. Intrecciate i nastri legando le piante, fatele seccare nella vostra camera da letto. Conservare l’amuleto per tutto l’anno come talismano di salute, amore, amicizia, lavoro ed evoluzione interiore. Il talismano lo si conserverà per tutto l’anno sul letto o nella camera da letto, e lo si brucerà nel falò di Beltane dell’anno prossimo per poi rifarne un altro. Decorate la vostra casa con del biancospino, dei fiori di campo, frutta di stagione, con nastri di color verde, accogliete nella vostra casa questa energia di vita.

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Come ogni anno tra la notte del 30 aprile e il 1 maggio ricorre il Sabba di Beltane. Beltane è un Sabba “maggiore”, il giorno situato a metà fra l’Equinozio di Primavera ed il Solstizio Estivo, astronomicamente il giorno corretto sarebbe il 5 maggio.

gie. Mentre il periodo che va dal Sabbat di Samhain a quello del Solstizio Invernale (da noi denominato Sol Indiges, 22 dicembre) viene definito Periodo Buio, un periodo non prospero e debole di energie.

Il Sabba di BELTANE insieme a quello di Samhain (31 ottobre) è il sabba più importante dell’anno, entrambi segnano il definitivo cambio di stagione e di conseguenza “dividono il tempo” (l’anno) in due fasi, una governata dalla luce e l’altro dal buio. In particolare il periodo che va dal Sabba di Beltane a quello del Solstizio d’Estate (da noi denominato Sol Invictus, 21 giugno) viene definito Periodo di Luce, periodo prospero e pieno di ener-

ORIGINE DEL NOME BELTANE BELTANE (dal gaelico irlandese Bealtaine o dal gaelico scozzese Bealtuinn, entrambi dall’antico irlandese Beletene, cioè “fuoco luminoso”) è un’antica festa gaelica che si celebra tra il 30 aprile e il 1º maggio. Sempre in Irlanda, “Bealtaine” è il nome del mese di maggio ed è anche tradizionalmente il primo giorno di Primavera in Irlanda.

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SABBA DI BELTANE

C’è chi sostiene che il nome Beltane deriverebbe dal dio Bel, ma non vi sono prove o fonti a conferma di questo (per questo non consideriamo fattibile questa ipotesi). In Italia abbiamo il CALENDIMAGGIO che è celebrato (ormai solo a livello folkloristico) in varie località d’Italia, dal Nord a Sud, e sommariamente ha la stessa valenza del Beltane Gaelico, infatti anche da noi, come nel nord Europa, è diffuso l’uso di innalzare i pali di maggio (alberi della cuccagna) addobbandoli con nastri e cibarie varie, spesso vi è anche l’uso di accendere grandi fuochi, entrambi (sia Beltane gaelico che il Celendimaggio italiano) celebrano la Primavera e la fertilità.

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L’ALTARE Gli Altari si usano decorarli con il biancospino, i fiori di campo, frutta di stagione, bottiglie di sidro e birra, oltre che a vari tipi di dolci. Il colore di Beltane è il verde (scuro). CURIOSITA’

SACRALITA’ DI BELTANE BELTANE è l’espressione massima della potenza creativa della Natura, è la festa d’eccellenza più nobile, sinonimo di fertilità, abbondanza, amore e di tutto ciò che è più positivo. Una celebrazione della Vita! Il Dio e la Dea, simbolicamente vengono celebrati come la Coppia di innamorati, si uniscono in nozze sacre perché esploda la vita; l’estasi della pienezza dell’amore incrementa la rigogliosità della terra. Questo Sabba celebra quindi il potere della natura è il suo apogeo, questo lo si fa nella simbolica unione tra il Dio e la Dea, unendoli nelle “nozze sacre” si vuole rappresentare la vita, l’estasi della pienezza dell’amore che incrementa la rigogliosità della terra. Con l’unione della Coppia Divina si vuole auspicare la vita e la fertilità nel mondo, un apogeo che trova culmine con il Solstizio d’Estate (21 giugno). Da ora fino al Solstizio Estivo si celebra il Periodo di Luce, considerato propizio e pieno di energia, periodo propizio anche per i matrimoni

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USANZE Per il giorno di Beltane, durante la notte del 30 aprile a cavallo con il Calendimaggio, cioè il 1 maggio, è tradizione accendere un grande falò in mezzo al quale ci si salta per scacciare le negatività, si usa danzare intorno a pali con nastri, denominati “Pali di Maggio” (dalla quale derivano gli alberi della cuccagna tipiche delle sagre paesane), e accendere piccoli fuochi per garantire prosperità. Il Palo di Maggio è appunto un palo con tanti nastri, che viene innalzato, dopo il salto del fuoco, ci si danza intorno e ognuno tenendo un nastro in mano lo intreccia, assicurandosi la buona sorte. Se il fuoco, in questa festa, rappresenta il ventre femminile, il palo rappresenta il membro maschile, i quali unendosi donano vita.

Contrariamente alle altre festività pagane che sono poi state cristianizzate, Beltane è stata demonizzata, con il nome di Valpurga (la notte di Santa Valpurga protettrice dalle stregonerie), quando si diceva che le streghe diventassero più pericolose.

Ogni Bene! PIANTE Le piante di questo sabba sono il biancospino, i fiori di campo, la frutta di stagione.

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Questo talismano serve a procurare fertilità e abbondanza in ogni frangente della vita. Procuratevi un ramo per ciascuna di queste erbe: rosmarino, timo, alloro, salvia, maggiorana, dragoncello, iperico, verbena, basilico. Legatele in un mazzo con un nastro arancione o giallo e lasciatele tutta la notte esposte alla luce lunare. Fatele seccare poi conservatele in un sacchetto di tela color giallo e mettete un sacchetto in ogni stanza della casa. Mentre lo si prepara e lo si confeziona visualizzate il vostro benessere.

LE NOVE ERBE DEL SOLSTIZIO D’ESTATE Nella tradizione popolare, molte erbe e piante raccolte in questo periodo solstiziale, si crede che abbiano poteri quasi “miracolosi”, in particolare nove sono le piante tipiche del Solstizio d’Estate che vengono usate per bruciare e preparare infusi, essi sono: la Ruta; la Verbena; il Vischio; la Lavanda; il Timo; il Finocchio; la Piantaggine; l’Artemisia; l’Iperico. All’iperico, dal color giallo-sole,

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PREPARATIVI SOLSTIZIALI Il Talismano Estivo

gli si attribuisce il buon umore, il potere di antidepressivo naturale, ha sempre goduto di grandissima considerazione. Si riteneva infatti che, se raccolta a mezzogiorno del solstizio d’estate, fosse capace di guarire molte malattie, mentre le sue radici raccolte a mezzanotte avevano una valenza protettiva. Addobbate la vostra casa con rami di verbena e iperico, fiori di campo, un mazzo di spighe, cristalli, nastri gialli, bianchi e dorati. Rendete la vostra casa un luogo di energia positiva. Ogni Bene! Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.it

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Il Solstizio d’Estate, dai più conosciuto col nome di Litha, dalla Wica Italica è denominato Sol Invictus (in onore alla potenza solare, il Sole Vincente o Vittorioso). Questo è un Sabba considerato di grande “potere”, “magico”, giorno “potente”, la notte più corta dell’anno, dove gli incantesimi e le magie hanno grande potere. È un giorno rigenerativo per eccellenza, dove il Dio insieme alla Dea vivono il culmine della loro unione e passione. È considerato un punto di svolta dell’anno, come lo è il Solstizio d’Inverno.

Una volta, per mancanza di strumenti di precisione, il solstizio era celebrato intorno al 24 giugno, oggi conosciuto come giorno di San Giovanni Battista, perché secondo le osservazioni (guidate dai nostri sensi, e non da strumenti scientifici) il sole appariva più forte in questi giorni. Ecco perché le valenze di questo Sabba sono spesso associate anche a S. Giovanni Battista (una evidente e tipica cristianizzazione di credenze e celebrazioni pagane). Oggi, grazie alla strumentazione scientifica, sappiamo che il solstizio avviene a seconda degli anni tra il 20 o il 21 giugno.

Quest’anno il Solstizio avverrà venerdì 21 Giugno 2018, alle ore 17:54 pm.

Se il Solstizio Invernale ci avvia all’estate, quello Estivo ci avvia all’inverno, ci si inizia a preparare da oggi con i riti rigeneranti per po-

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SABBA DEL SOLSTIZIO D’ESTATE

ter affrontare con forza il ciclo della Sacra Ruota. E’ questo il giorno più lungo dell’anno e da ora in poi le ore di luce cominceranno inevitabilmente a diminuire. A Beltane (la notte fra il 30 aprile e il 1 maggio) il potere della natura è stato al suo apogeo, il Dio e la Dea si sono (in modo archetipico) uniti, portando la vita e la fertilità nel mondo. Tale apogeo trova culmine proprio in questo Sabba (il Dio in questo Sabba è celebrato come un “uomo maturo”). Si usa celebrare questo giorno con danze e fuochi proprio per onorare la forza energetica del sole. Come abbiamo accennato è un giorno “magico”, molto ricco di energie, specie per le erbe che in

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questo periodo hanno la massima concentrazione di poteri balsamici. Quindi è un ottimo momento per raccoglierle. Abbiamo già accennato al potere delle piante in questo periodo. Ricordiamo che nove sono le erbe che caratterizzano questa fase dell’anno: la Ruta, la Verbena, il Vischio, la Lavanda, il Timo, il Finocchio, la Piantaggine, l’Artemisia e l’Iperico.

All’iperico, dal color giallo-sole, gli si attribuisce il buon umore, il potere di antidepressivo naturale, ha sempre goduto di grandissima considerazione. Si riteneva infatti che, se raccolta a mezzogiorno del solstizio d’estate, fosse capace di guarire molte malattie, mentre le sue radici raccolte a mezzanotte avevano una valenza protettiva.

Vi consigliamo di godere di questo momento e svolgere rituali rigenerativi ed energetici. COME ADDOBBARE L’ALTARE: Con rami di verbena e iperico, fiori di campo, frutta, un mazzo di spighe, cristalli, nastri gialli e dorati, monete dorate. Il colore è il bianco. Ogni Bene!

Iperico

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