ARTEMISIA n°39 - gennaio / marzo 2021

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ARTEMISIA N° 39 - Anno X° - Gennaio / Marzo - 2021

... in questo numero ... IL 2021 LO IUS PRIMAE NOCTIS, VERITÀ O LEGGENDA? IL MISTERIOSO MONDO VEGETALE LE 14 BELVE PIÙ STRANE LA MANDRAGORA LE ANTESTERIE LE SIBILLE L’ULTIMA CENA LE ORIGINI DELLA BEFANA IL CARNEVALE I SIMBOLI DELLA PASQUA SABBA ed ESBAT wiccan ... e molto altro ...

Approfondimento * * GENOCIDI, IL GIORNO DELLA MEMORIA FOIBE , IL GIORNO DEL RICORDO – LA PERSECUZIONE PAGANA


Anno X° N°39 Gennaio Marzo 2021

IN QUESTO NUMERO... Buon Anno! Un numero, questo, tutto da leggere... Iniziamo trattando il 2021 dal punto di vista numerologico, con qualche consiglio per affrontarlo in modo resiliente. Nella nostra rubrica Forum parleremo del perché crediamo che il cibo perfetto sia più buono, di alcune ricerche sull’uso degli smartphone e sul comportamento dei nostri amici gatti, ma tratteremo anche di alcune curiosità, come l’uso di gettare le monete nelle fontane o del termine “cornuto”. Interessantissima è la rubrica Dossier; parleremo delle origini della Befana, di San Valentino, della festa del papà, del carnevale e dei simboli della Pasqua. Interessanti sono gli articoli sul “ius primae noctis”, sulle Sibille, sulla mandragora e sulle belve citate nei bestiari medievali. Conosceremo anche un grande poeta, quale fu Pablo Neruda. Di tanto in tanto vi saranno delle poesie inserite nella rivista, ringraziamo per questo contributo il nostro affezionato autore Mario Gabassi. Abbiamo invece dedicato la sezione Approfondimenti ad alcune ricorrenze poco felici che puntualmente ogni anno ricordiamo in questo periodo; parleremo infatti dei genocidi per la Giornata della Memoria, delle foibe per il Giorno del Ricordo e infine della Persecuzione Pagana. Articoli che vanno letti e che devono farci riflettere. Sophia è un’altra rubrica interessante, parleremo degli studi che dimostrano che il mondo vegetale conosce le emozione, possiede intelligenza e riesce a comunicare; parleremo anche della simbologia sull’ultima cena e della mitologia inerente alle costellazioni. Infine, ovviamente, nella rubrica Wicca si parlerà degli Esbat e dei Sabba di questo periodo, ma segnalo l’articolo su come allestire l’altare, un articolo interessante e che può risultare utile. Che dire, spero di aver sintetizzato al meglio questo numero. Vi auguro un Sereno Anno nuovo e ancora grazie per l’affetto. Buona Lettura!

Tommaso Dore Direttore di Artemisia

Informiamo tutti che è possibile contribuire alla stesura di Artemisia. I lettori potranno inviare articoli scrivendo alla E-mail:

italus.info@gmail.com

Un particolare ringraziamento va al grafico impaginatore Francesco (VoxGraphic), a Sibilla e Claudia redattori della rivista, a Tommaso Dorel direttore della Rivista e a Leron presidente dell’Associazione Italus, un Grazie anche a tutti coloro che hanno contribuito a questo numero di Artemisia.


SOMMARIO •

ITALUS COMUNICA

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• FORUM * Il 2021 * Calendario per la resilienza 2021 * Perché si usa gettare i soldi nelle fontane? * Perché il cibo più bello ci sembra più sano? * Fondi di caffè * L’odore dell’Europa nel 1500 * Troppo smartphone ci rende impulsivi * Perché il marito tradito è chiamato cornuto? * Dove vanno i gatti quando si allontanano?

pag.14 pag.14

• DOSSIER * Le 14 belve più strane * La mandragora * Le origini della Befana * San Valentino * Le antesterie * Il Carnevale * Festa del papà * I simboli della Pasqua * Le Sibille * Lo ius primae noctis, verità o leggenda? * Pablo Neruda

pag.25 pag.25 pag.30 pag.32 pag.35 pag.38 pag.39 pag.41 pag.42 pag.44

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• Approfondimento * Genocidi il giorno della memoria * Foibe il giorno del ricordo * La persecuzione pagana

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• SOPHIA * L’ultima cena * Il misterioso mondo vegetale * Mitologia ed astronomia

pag.62 pag.62

• WICCA * Suggerimenti per allestire l’Altare * Esbat della Luna del Ghiaccio * Esbat della Luna del Seme * Esbat della Luna delle Gemme * Preparativi per Imbolc / Februa * Imbolc – Februa * Preparativi per l’Equinozio di Primavera * Sabba dell’Equinozio di Primavera

pag.76

pag.88

pag.51 pag.54 pag.57

pag.17 pag.18 pag.19 pag.20 pag.21 pag.22 pag.24

pag.46 pag.48

Consigli per la Lettura

pag.65 pag.69

pag.76 pag.78 pag.79 pag.80 pag.81 pag.83 pag.84 pag.86

Artemisia è una rivista interattiva e ci tiene ad esserlo, il nostro intento è comunicare e non pontificare, per cui ognuno di voi si senta libero di scriverci. Saremo lieti, per quanto possibile, di esaudire le vostre richieste e pubblicare i vostri articoli. Siamo cnsapevoli che alcuni articoli sono tratti da internet, ma è responsabilità dei singoli autori, da parte nostra c’è la voglia di comuncare e informare nel modo più corretto e indipendente. Così come siamo consapevoli che molte immagini sono tratte da internet, in genere è nostra premura assicurarci che non siano protetti da Copyright, ma nel caso qualche autone ne riconoscesse la proprietà, ce lo comunichi, noi saremo pronti a rettificare.


ITALUS COMUNICA Giungiamo in un nuovo anno, nell’augurio che sia sereno e migliore del vecchio. Per noi è stato un anno che ci ha ha fatto scoprire l’attivismo online, abbiamo svolto conferenze e workshop online, siamo riusciti comunque ad essere attivi anche con il nostro canale You-Tube e il Centro Studi. Certo, ci è mancato incontrare dal vivo le persone; da inizio pandemia siamo riusciti a fare dal vivo solo due workshop e il rito del solstizio d’estate, ma prima avevamo fatto già un workshop e la giornata della memoria pagana. Nel corso dell’anno abbiamo pubblicato due libri, abbiamo anche nel 2020 superato i 50 iscritti al primo anno dell’Accademia Wicca. Tutto sommato poteva andare peggio, per cui non ci lamentiamo (d’altronde non è nostra caratteristica piangersi addosso) e vi ringraziamo per l’affetto che anche quest’anno ci avete dimostrato. Cosa ci resterà del 2020? Il 2020 non ci ha insegnato niente, al massimo ci ha sbattuto in faccia la realtà che la vita è imprevedibile, precaria, che tutto da un momento all’altro può evolvere e cambiare o precipitare. Il 2020 non ci ha insegnato i valori degli affetti, no, se avevamo affetti stabili e sinceri questi ci sono mancati certamente in questo anno di privazione, ma se questi affetti, il senso della famiglia, dell’amicizia, mancavano anche prima, il 2020 ha cambiato poco o nulla. Il 2020 non ci ha insegnato il “lasciare andare”, oh no, che stupida illusione. Se qualcuno è venuto a mancare è giusto che si è vissuto il dolore della perdita, se abbiamo lasciato andare evidentemente la perdita non rappresentava granché per noi. Sappiamo che la nostra epoca non ha spazio per il dolore, ma noi crediamo che anche il dolore deve trovare il suo spazio e va vissuto, l’importante è che il dolore non prenda il sopravvento sulla vita. Il 2020 ci ha reso resilienti? Bha, lo vedremo, non siamo oggi in grado di valutarlo, speriamo. Allora cosa ci ha lasciato questo 2020? Sicuramente la consapevolezza della precarietà, della vulnerabilità. Poi a qualcuno si spera abbia fatto riflettere quanto gli affetti e i rapporti umani siano importanti, quanto è importante coltivare sinceramente le amicizie e i rapporti parentali. Ci ha lasciato anche la paura e lo smarrimento, certo, la stanchezza e

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l’assuefazione, questi certamente sono doni che il 2020 ci ha lasciato. Ma ci ha lasciato un dono prezioso. Il dono della Consapevolezza che Non è il Mondo (il Pianeta) ad essere Malato, anzi lui sta benissimo; ci ricordiamo di come la natura e gli altri esseri viventi si siano impossessati delle nostre città deserte, mentre noi eravamo chiusi, anche le stagioni sono arrivate e sono passate anche se stavamo chiusi. Il dono della consapevolezza che il Vero Malato siamo Noi umani, e si, il 2020 ce l’ha schiaffato in faccia. Ma noi lo abbiamo capito questo dono? L’unico vero dono del 2020 lo abbiamo recepito, riconosciuto??? Il fermo che ha subito, e sta subendo, il nostro sistema è una benedizione per il Pianeta, ma può esserlo anche per Noi. Ci è stata tolta la primavera nel 2020 ma nessuno ci ha impedito di far sbocciare la primavera dentro di noi. Approfittiamo allora di questo momento per dar valore alla Natura e Cambiare il nostro agire nel mondo. Ne saremo capaci? Lo vedremo. Come Paracelso insegna: “..bandite assolutamente dalla vostra mente, tutti i pensieri di pessimismo, rabbia, rancore, odio, tristezza, vendetta e povertà. Fuggite come la peste i maldicenti, i vili, i pettegoli, i vanitosi, gli uomini volgari (e gli arrivisti). L’osservanza di questa regola è di decisiva importanza: si tratta di cambiare la trama spirituale della vostra anima. È l’unico modo per cambiare il vostro destino, perché questo dipende dalle nostre azioni e dai nostri pensieri. Il caso non esiste.” - Paracelso - Massime Sapienziali -

BUON ANNO !

ITALUS Associazione Culturale Wicca

www.italus.info italus.info@gmail.com

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ITALUS 2020 Qui alcune foto dei nostri eventi svolti nel 2020 Ogni Bene. )0( Italus Ass. & Coven wiccan del Quadrifoglio


Il progetto nasce dalla consapevolezza di vivere in una nazione particolarmente ricca di tradizioni, di usi e costumi “popolari”, questa iniziativa intende raccogliere il maggior numero di informazioni a riguardo per poi pubblicarle in un’opera editoriale. Vogliamo tutelare una memoria labile, crediamo che perderla sarebbe un grande errore! Non ci pensiamo, ma i racconti o le fiabe che ci raccontavano i nostri nonni, le tradizioni folkloristiche e le varie “usanze popolari”, sono delle memorie di una generazione e di una cultura “diversa” da quella odierna. Una memoria che rischia, per vari fattori, di essere persa. Perderla sarebbe come non averla mai avuta, tutelarla e ricordarla invece potrebbe essere una risorsa culturale (che servirebbe anche per incrementare il turismo). Questo progetto ha come intento quello di raccogliere informazioni sulle tradizioni, gli usi e i costumi delle varie regioni italiane.

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ITALUS in collaborazione con Calendario Pagano & Sarah degli Spiriti RACCONTA LA TUA REGIONE

*IL PROGETTO INTENDE RACCOGLIERE: - tradizioni folkloristiche, - usi e costumi, - feste di paese, rievocazioni storiche (o di eventi), ecc... - fiabe, filastrocche, poesie. Il tutto sarà poi raccolto in una pubblicazione editoriale, edita dalla Italus Edizioni. * INVIATEi vostri resoconti, anche brevi descrizioni, tramite la mail: italus.info@gmail.com * Il progetto sarà attivo per un anno, si concluderà ad aprile 2021. Collaborate e condividete, è un progetto che serve anche a “rilanciare” l’Italia e il turismo, in un momento di crisi come questo che stiamo vivendo. Maggiori Info sugli organizzatori del progetto: www.italus.info – Italus Associazione www.monica-casalini.blogspot.com – Calendario Pagano www.sarahdeglispiriti.com - Sarah degli Spiriti

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ITALUS E I SUOI PROGETTI ITALUS ASSOCIAZIONE CULTURALE WICCA Italus è un’Associazione Culturale Wicca, senza scopo di lucro, apolitica, fondata sul volontariato, che opera nel campo delle spiritualità Wicca, della Cultura, del Benessere, dell’Ambiente e della Solidarietà e che, tramite attività rivolte ai soci e alla collettività, intende favorire la crescita culturale, etica e spirituale degli individui. Maggiori Info: Sito Ufficiale: https://www.italus.info Facebook: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl Twitter: https://twitter.com/ITALUS_forum

CENTRO STUDI DELL’ASSOCIAZIONE ITALUS (C.S.I.) Il Centro Studi dell’Associazione Italus riunisce tutte le persone interessate, professionisti e semplici appassionati, che hanno un serio interesse per: • lo studio dei diversi aspetti delle culture del mondo; • la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale italiano (paesaggio e beni culturali); • lo studio, la pratica e la tutela della spiritualità comune wicca e in generale neopagana; • lo studio delle scienze naturali come supporto alla medicina occidentale; • uno sviluppo sociale, economico e tecnologico in armonia con la natura; • l’organizzazione di progetti d’interesse sociale. Maggiori Info: http://www.italus.info/centro-studi2.html

ARTEMISIA Rivista Artemisia è una rivista d’informazione, legata alla vita dell’Associazione Italus, ma con un occhio attento sul mondo che ci circonda, sulla cultura e sulla spiritualità Neopagana. Artemisia è una pubblicazione trimestrale on-line, gratuita, dunque non cartacea. Come organo di espressione dell’Associazione Italus, si propone come novità tra le pubblicazioni tipiche delle associazioni culturali. Maggiori info: http://www.artemisia1.blogspot.it

ITALUS EDIZIONI Italus Edizioni è un servizio editoriale (non è una vera e propria casa editrice) qualificato proposto dall’Associazione Italus a chi voglia avere la possibilità di veder stampati i propri libri in modo economico. Pubblichiamo libri, realizzati in vari formati, spaziando in ambiti disparati: saggistica e varia (storia, arte, fotografia, religione, filosofia, ecc.), narrativa, poesia, ecc. In formato cartaceo o anche digitale (e-book)! Maggiori info: http://www.italusedizioni.blogspot.it/

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Maggiori info: http://spiritualbenessere.blogspot.it/

PAGAN SERVICES (Servizi Pagani) Pagan Services è una serie di servizi offerti dall’Associazione Italus per la comunità Neopagana Italiana. Pagan Services offre a chi lo desidera, Cerimonie di Handfasting, Rituali di Benvenuto, Handparting e Cerimonia di Commemorazione. Maggiori info: http://paganservices.blogspot.it/

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SPIRITUAL WELL-BEING (benessere spirituale) Spiritual Well-Being è un progetto che propone incontri, corsi e pratiche tutte concentrate al benessere spirituale/energetico. Come Associazione siamo certi e convinti che l’uomo può vivere serenamente, che il segreto sta in noi e dobbiamo solo scoprirlo, siamo convinti che si può vivere felicemente, senza sofferenze. Cercheremo di dimostrarvelo, invitandovi a partecipare ai nostri incontri e di provare in prima persona.

ACCADEMIA WICCA ITALIANA (a.w.i.) Una vera e propria Scuola on-line, un percorso dalla durata di 3 Anni. Il nome Accademia infatti è stato adottato non per caso. Essendo la Wicca una spiritualità influenzata da varie correnti filosofiche ed esoteriche, è inevitabile quindi uno studio anche delle filosofie (quelle più influenti nella wicca) e della storia (sia della wicca ma anche della decadenza del paganesimo antico oltre che della stregoneria). Ecco quindi che come un’accademia “classica” si darà modo di studiare materie che arricchiscono culturalmente il “neofita” (affronteremo anche nozioni di alchimia per esempio). Come tutte le scuole, anche l’A.W.I. ha un programma teorico e pratico e prevede una serie di valutazioni, con promozioni o bocciature se non anche le espulsioni. Maggiori Info: http://accademiawiccaitaliana.blogspot.com/ ARTEMIDEA ArtemIdea è un e-commerce della Italus Associazione. Per poter garantire buoni servizi gratuiti o a prezzi molto economici abbiamo ritenuto opportuno creare un e-commerce per auto-finanziarci e far fronte alle varie spese associative.…. ARTEM IDEA può considerarsi un bazar, dove al suo interno si può trovare un po’ di tutto; - Bijoux, - Idee Regalo, - Arte Visiva, - Oggettistica, - Accessori, - Artigianato di vario tipo, con una sezione riservata alla - WICCA. Maggiori info: http://artemideashop.blogspot.it/ MEMORIE STORICHE Memorie Storiche ha come intento la promozione culturale e stimolare la conoscenza, la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio culturale italiano. Concepiamo il viaggio (la visita) come occasione di arricchimento e di crescita personale, suscitando la curiosità delle persone per i nostri beni culturali in generale (musei, aree archeologiche, ecc.). È una iniziativa del Centro Studi dell’Associazione Italus. Al progetto collabora anche l’Associazione Artès. Maggiori Info: http://www.memoriestoriche1.blogspot.it

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PERCORSI ITALIANI Percorsi Italiani è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, nasce dalla consapevolezza di vivere in una nazione particolarmente ricca di bellezze paesaggistiche, montane e marine, di tesori artistici e architettonici, di cultura e di storia. Grazie a chi collabora in questo progetto potremo creare video e guide totalmente gratuite! Maggiori Info: http://www.percorsitaliani.blogspot.it

SOPHIA Sophia è un progetto del Centro Studi della Italus Associazione. “Sophia” parla di Filosofia ma non la tratterà nel “modo classico”, ma in un “modo alternativo”. Il passato ci serve come spunto, ma è nel presente che vogliamo proiettarci! “Sophia” non vuole insegnare la filosofia, non vuole raccontare la biografia degli autori, ma vuole formulare nuove idee, nuovi pensieri, con persone comuni e pensanti, il tutto prendendo spunto dal pensiero passato proiettandolo però in un’ottica moderna. Maggiori Info su: http://www.progettosophia.blogspot.it

I RACCONTI DEI NONNI I Racconti dei Nonni è un progetto della Italus Associazione. Il progetto intende raccogliere: fiabe, filastrocche, poesie, o anche storie di vita, che i nostri Nonni ci raccontavano quando eravamo piccoli. Vogliamo tutelare una memoria ormai labile, crediamo che perderla sarebbe un grande errore. Maggiori Info: http://italusassociazione.blogspot.it/p/i-racconti-dei-nonni.html

CLIO Clio è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, l’intento è quello di commemorare i più importanti personaggi che hanno contribuito alla nascita del Neopaganesimo e, più in generale, influenzato l’Esoterismo moderno. Maggiori Info: http://www.clioprogetto.blogspot.it

GIORNATA DELLA MEMORIA PAGANA La Giornata della Memoria Pagana è un progetto dell’ Associazione Italus, che vuole ricordare tutte le vittime innocenti, uccisi o torturati, solo perché fedeli ad antichi culti pre-cristiani o a ideali diversi da quelli dominanti nei secoli scorsi. Esso si ispira al più conosciuto evento del Giorno Pagano Europeo della Memoria. Maggiori Info: http://www.memoriapagana1.blogspot.it

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L’Evento si svolgerà ogni anno nella città di Roma, nel fine settimana successivo al Solstizio d’Estate. Maggiori Info: http://www.solstizioestate.blogspot.it

L’ITALIA NEL CERCHIO L’Italia nel Cerchio è un progetto ideato dal Centro Studi Italus, nasce con l’intento di promuovere la conoscenza di alcuni fra i più significativi siti archeologici d’epoca pre-romana presenti nella penisola. Si tratta d’insediamenti umani, di solito posti in altura, contornati da basse mura di pietre a secco dal tracciato più o meno circolare o ellissoidale, ancora non sufficientemente studiati, pur essendo da sempre conosciuti dalle popolazioni locali.

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SOLSTIZIO D’ESTATE Solstizio d’Estate, con questo progetto l’Associazione, con la collaborazione della Coven Wica Italica del Quadrifoglio, vuole condividere con chi lo vuole, i festeggiamenti del Solstizio d’Estate.

Maggiori Info: http://www.italianelcerchio.blogspot.it

SAKROS Sakros è un progetto ideato dall’Associazione Italus, ambizioso ma non impossibile, l’idea è quello di creare una costruzione, un luogo, un sito, in cui ogni neopagano potrà riunirsi e celebrare le proprie divinità, i propri riti, la propria spiritualità. Maggiori Info: http://www.progettosakros.blogspot.it

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ITALUS ASSOCIAZIONE CULTURALE WICCA Programma Inverno 2021 Le date e maggiori informazioni saranno pubblicate all’interno del Sito Internet dell’Associazione e nelle Pagine Facebook e Twitter

www.italus.info

Per maggiori informazioni a riguardo scriveteci alla E-mail: italus.info@gmail.com *** *** *** Qui di seguito riportiamo solo gli eventi che sono stati programmati, dal momento che gli incontri dal vivo sono sospesi causa pandemia. La Italus ha deciso quest’anno di sospendere i workshop programmati per la stagione 2020/2021, ma ha elaborato una nuova programmazione di workshop fruibili online (non tutti gli argomenti possono essere affrontati in online). Nella speranza che la situazione pandemica possa migliorare e le restrizioni alleggerirsi, questi che seguono sono gli eventi annuali della Italus, per conoscere la programmazione online vi consigliamo di restare aggiornati con il sito e le pagine social dell’Associazione.

Gennaio 2021 * Worskhop - Cristalloterapia * sarà svolto online Febbraio 2021 * Worskhop - Gli Elementi * sarà svolto online Febbraio 2021 * XI° Giornata della Memoria Paganan 2021 * Marzo 2020 * Celebrazione dell’Equinozio di Primavera * Giugno 2021 * Celebrazione del Solstizio d’Estate 2021 * Maggiori info li troverete su www.italus.info *** *** ***

* Per saperne di più, sui Trattamenti e sui Corsi che la Italus offre, potete farlo tramite il seguente link: www.spiritualbenessere.blogspot.it

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ITALUS COMUNICA SITO INTERNET (ufficiale): http://www.italus.info

E-MAIL (ufficiale): italus.info@gmail.com

FACEBOOK: https://www.facebook.com/italus.associazione/?ref=hl

TWITTER:: https://twitter.com/ITALUS_forum

Artemisia è consultabile gratuitamente su: * Issuu * piattaforma di pubblicazione digitale www.isuu.com/artemisia1

* ReadOm * App Mobile, per iOS e Android www.readazione.it

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CONTATTI

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ARTEMISIA

Anno X°, N° 39 Qui di seguito riportiamo gli indirizzi di posta elettronica dell’Associazione Italus, strumenti di contatto tra l’Associazione e il pubblico tesserato e non.

Gennaio / Marzo 2021 *** *** *** *** *** *** DIRETTORE:

Sito internet dell’Associazione Italus: www.italus.info http://www.italus.info

Blog della Rivista Artemisia: http://www.artemisia1.blogspot.it

Tommaso Dorel REDATTORI:

Sabrina Lombardini (Sibilla) Tommaso Dore Leron (Francis Voice) Claudia G. GRAFICO - Art Director:

E-mail per informazioni generiche sull’Associazione italus.info@gmail.com

Fracesco - VoxGraphic (http://www.voxgraphic.it)

*** *** *** E-mail del Presidente dell’Associazione e del Consiglio Direttivo dell’Associazione italus.info@gmail.com

E-mail della rivista on-line Artemisia, per collaborare e inviare articoli; per comunicare con la rivista o inoltrare suggerimenti italus.info@gmail.com

E-mail per il Centro Studi Italus italus.info@gmail.com

Questa rivista non rappresenta un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001, essendo strumento informativo interno all’Associazione Italus. Il copyright degli articoli appartiene ai rispettivi autori.

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FORUM IL 2021

Entriamo in un nuovo anno. A livello numerologico sommando le cifre che compongono il 2021 (2+0+2+1=) abbiamo come somma il numero 5. Il 5 (cinque) nella numerologia è considerato il “messaggio degli Dei”. Simbolo ambivalente del bene e del male che albergano nell’uomo. La vita manifesta nel microcosmo. Rappresenta la fase cosmico-ermetica individuale e universale che presiede l’equilibrio della rivelazione finale. Corrisponde a Mercurio, messaggero degli Dei e psicopompo. È simbolo di dinamismo vitalità, intelligenza, libertà, indipendenza. La vita (in questo caso l’anno)

di chi possiede questa cifra sarà piuttosto agitata e instabile. Resta una cifra in bilico tra il bene e il male. Detto Pentade, simboleggia l’incarnazione dell’amore terreno e profano. Raffigura la proiezione della materia sul cosmo. A voi ampia libertà di interpretazione, dopo aver superato il 2020, il 2021 si spera sia una passeggiata, o comunque più clemente. EVENTI 2021 1º gennaio: il Portogallo assume la presidenza di turno dell’Unione Europea. Dall’11 giugno all’11 luglio:

edizione pan-europea degli Europei di calcio. 1º luglio: la Slovenia assume la presidenza di turno dell’Unione Europea. Dal 23 luglio all’8 agosto: Giochi della XXXII Olimpiade a Tokyo (rinviato dal 2020 a causa della pandemia di COVID-19). Dal 24 agosto al 5 settembre: XVI Giochi paralimpici estivi a Tokyo 1 ottobre: si apre l’Expo 2020 a Dubai in programma fino al 31 marzo 2022, rinviato dal 2020 a causa della pandemia di COVID-19. Leron

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FORUM

Qui riportiamo una poesia scritta dallo scrittore Mario Gabassi, autore di molti libri editi dalla Italus Edizioni, come: “Due Mondi”, “Torre Maggiore e l’Albero Cosmico”, “Racconti”, “A Federico II di Svevia” ecc… Una poesia dedicata a quel che è stato il 2020

Riso Amaro Giaccio, impaurito, mentre trema la terra, muri cadono, e gente urla terrorizzata. La notte assiste inerte, pure la luce lunare è occulta. Vite, appena prima piene di situazioni felici o di pena, unite ora nella comune sofferenza. È il destino dell’essere umano, legato alla imprevedibilità dominante delle forze naturali. Unici indifferenti ad ogni avvenimento gli esseri microscopici, per natura irragionevoli. Il Covid-19, ad esempio, è lavoratore instancabile, tenace, indefesso!

Mario Gabassi

03/11/2020

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FORUM

CALENDARIO PER LA RESILIENZA 2021

Sii calmo, saggio e gentile • Fai un piano che ti aiuti a mantenere la calma e a restare in contatto • Scrivi 10 cose per cui ti senti grato nella vita e perché • Rimani idratato, mangia cibo salutare e dai una spinta al tuo sistema immunitario • Rimani attivo. Anche se sei bloccato in casa, muoviti e fai stretching • Contatta un vicino o un amico e offriti di aiutarlo • Condividi quello che stai provando e sii disposto a chiedere aiuto • Prenditi cinque minuti per sederti e respirare. Fallo regolarmente. • Fai una chiamata a qualcuno che ami e ascoltalo con attenzione • Fai un buon sonno, lontano

dalla tecnologia prima di andare a letto o quando ti svegli • Nota cinque cose che sono belle nel mondo intorno a te • Immergi te stesso in un nuovo libro, serie TV o podcast • Rispondi con positività a chi interagisce con te • Gioca a qualcosa che ti dava piacere fare da piccolo • Fai dei progressi in un progetto che per te ha importanza • Riscopri la tua musica preferita che veramente ti da gioia • Impara qualcosa di nuovo o fa qualcosa di creativo • Trova un modo divertente per fare 15 minuti di esercizio fisico in più! • Fai tre gesti di gentilezza per aiutare gli altri, anche se piccoli • Prenditi del tempo per te stesso, facendo qualcosa di piacevole • Manda una lettera o messag-

gio a qualcuno con cui non puoi stare in questo momento • Trova store positive tra le notizie e condividila con gli altri • Prenditi un giorno senza tecnologia. Smetti di seguire facebook e spegni il notiziario • Metti sotto una diversa prospettiva le preoccupazioni e cerca di lasciarle andare • Guarda il lato buono negli altri e nota il loro punti di forza • Fai un piccolo passo verso un obiettivo importante • Ringrazia tre persone per cui sei grato e dì loro il perché • Fai un piano per incontrare gli altri durante l’anno • Connettiti con la natura. Respira e nota come la natura continua ad andare avanti • Ricorda che tutti i sentimenti e le situazioni passano Luthien

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FORUM

PERCHÉ SI USA GETTARE I SOLDI NELLE FONTANE?

Gettare monete nelle fontane o nei pozzi per propiziarsi la fortuna è un gesto con origini antiche ed è probabilmente da attribuire alla credenza che l’acqua fosse abitata da divinità.

funzioni igieniche. Le monete erano infatti composte perlopiù da rame o argento, che a contatto con l’acqua producevano una reazione chimica che ne impediva l’inacidimento.

In particolare, le popolazioni celtiche e germaniche erano solite sistemare statue di legno vicino ai pozzi e gli stessi Germani gettavano le armi dei nemici sconfitti in corsi o specchi d’acqua come offerta alle divinità che pensavano vi dimorassero. Fra i più celebri dèi collegati all’acqua vi era Mimir, famoso nella mitologia nordica per la sua saggezza e custode di una fonte magica.

Oggi questa usanza è spesso un business, che nelle fontane più famose del mondo aumenta di molto nei periodi di maggiore affluenza turistica. Il denaro raccolto, di solito, è comunque destinato ad opere di carità.

Fare un’offerta alle divinità era quindi un modo per garantirsi la fortuna e la realizzazione del desiderio espresso, ma aveva anche

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Vanessa Utri


FORUM

PERCHÉ IL CIBO PIÙ BELLO CI SEMBRA PIÙ SANO?

Quando il cibo ha un bell’aspetto siamo portati a pensare che sia più sano e di migliore qualità: l’estetica influisce sulle scelte alimentari? Poche cose importano all’essere umano quanto il cibo, che oltre a essere una necessaria fonte di sostentamento è diventato un’ossessione culturale, nonché uno dei prodotti più onnipresenti sul mercato: viviamo bombardati da migliaia di pubblicità di alimenti di ogni tipo dall’aspetto sempre più perfetto che ci invita a consumarli. Proprio sulla bellezza del prodotto si concentra uno studio di Linda Hagen (University of South California), pubblicato su Journal of Marketing, nel quale l’autrice prova a rispondere a una semplice domanda: il cibo bello ci sembra anche più sano? SPOT INGANNEVOLI. Lo studio di Hagen parte da una considerazione sulla natura uma-

na: siamo naturalmente attratti dalla bellezza, e proviamo piacere ad ammirarla nonostante non ci sia utile in alcun modo. Il cibo, invece, ci deve nutrire, quindi quello che ci interessa sapere è se fa bene al nostro organismo - ovvero se è sano. In questo senso, secondo Hagen, l’idea di pubblicizzare il cibo mostrandolo come bello dovrebbe essere controproducente, perché tendiamo a considerare bellezza e utilità come reciprocamente esclusive. Ci sono però alcuni aspetti dell’idea di bellezza (come la simmetria e l’ordine), che l’uomo tende ad associare alla natura, e tutto ciò che è naturale, ci viene spontaneo pensare, è anche sano. MA CHE BONTÀ! La studiosa ha quindi condotto una serie di esperimenti per valutare quanto la bellezza del

cibo influisca sulla nostra percezione della sua bontà. E ha scoperto, per esempio, che un toast mal confezionato viene giudicato meno sano di uno con gli stessi ingredienti ma confezionato a regola d’arte, o che i partecipanti al suo esperimento erano disposti a spendere di più per un bel peperone che per uno storto e asimmetrico. Questo è un problema, perché significa che sul mercato ha più probabilità di successo un prodotto esteticamente impeccabile rispetto a uno meno gradevole ma più sano (per esempio un frutto proveniente da coltivazioni bio). Un problema che, secondo la ricercatrice, si potrebbe risolvere con una migliore educazione alimentare e una pubblicità più controllata. Rossella Vito

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FORUM

FONDI DI CAFFE’

I fondi di caffé non sono solo rifiuti organici da buttare nell’umido ma si prestano a molteplici utilizzi dal compostaggio alle creme anticellulite. I fondi di caffé sono ottimi come fertilizzanti naturali perché sono ricchi di sostanze nutritive ma si può anche preparare un’ottimo esfoliante per la pelle. Basta applicarli sulla pelle umida mentre si fa la doccia e poi massaggiare energicamente e risciacquare bene. Come impacco, rendono i capelli scuri più luminosi. Basta applicare il caffè avanzato sui capelli prima dell’ultimo risciacquo ed il risultato è davvero meraviglioso!

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Ma i modi di impiego sono tantissimi e possono, senz’altro, contribuire a tenere pulito l’ambiente. Eccone alcuni esempi.

Si possono eliminare i cattivi odori, spargendo la polvere sul fondo del bidone della spazzatura così come nel frigo, se ci avete messo un cibo un pò puzzolente, una ciotolina con i fondi li spazzerà via. Inoltre si possono tenere lontani formiche e altri animaletti, lasciando una “traccia” di caffè nei buchini dove si pensa che si annidino. Ne hanno paura perché “annegano” dentro la polvere finissima.

ad una crema, servirà a coprire i segni. Infine hanno la virtù di rendere più acido il terreno per le piante di tipo acidofilo (ideale come additivo per esempio per chi ha le rose sul balcone o in giardino).

Per distogliere i gatti dall’orinare nei vasi di fiori, spolverizzare la terra con il caffé. Non ne sopportano l’odore pungente. Come anti-macchia sono molto efficaci, basta cospargere il punto dove c’è lo sporco e strofinare. Se poi avete un bel mobile in legno scuro che si è graffiato, il fondo ridotto ad una pasta se mescolato

Lorenzo Lucanto


È il quesito che si è posto un gruppo di storici, scienziati ed esperti di intelligenza artificiale che ha dato vita a Odeuropa, un curioso progetto finalizzato a ricostruire gli aromi, e le puzze, che avrebbero pervaso le narici di un viaggiatore del Vecchio Continente tra il XVI e il XX secolo. Il progetto, della durata di tre anni e finanziato con 2,8 milioni di euro, utilizzerà l’intelligenza artificiale per scansionare decine di migliaia di pagine di testi, redatti in tutta Europa in oltre 500 anni, a caccia di riferimenti olfattivi. Non solo: un sistema di riconoscimento delle immagini farà un’esplorazione, con la stessa finalità, tra dipinti e opere d’arte focalizzandosi su tutti quegli elementi visivi che possono essere collegati in qualche modo agli odori, dal cibo ai fiori agli animali.

ENCICLOPEDIA DI ODORI. Tutti questi dati confluiranno in una sorta di enciclopedia degli odori, un grande progetto online dove veranno descritti e catalogati tutti gli aromi incontrati in 5 secoli di arte e letteratura. «Nei testi antichi si trovano spesso riferimenti a odori: da quelli legati alla vita religiosa, come l’incenso, ad altri tipici della quotidianità, come il tabacco», spiega ai media William Tullett, della Anglia Ruskin University di Cambridge e membro di Odeuropa. Alcuni odori in passato ebbero una particolare considerazione: il rosmarino, per esempio, era ritenuto dai medici del 1600 una barriera contro la peste, mentre i sali di ammonio si usavano come rimedio contro fatica e svenimenti. Altri odori invece hanno plasmato la vita sociale ed economica del Vecchio Continente e nel

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L’ODORE DELL’EUROPA NEL 1500

tempo la loro percezione è profondamente mutata. Per esempio il tabacco, che è arrivato in Europa nel ‘500 e si è affermato come prodotto esotico, per diventare, in pochi decenni, parte dello sfondo olfattivo della maggior parte delle città. Ed essere declassato poi in tempi recenti a puzza, e ad abitudine da arginare e limitare in ogni modo. REALTÀ VIRTUALE OLFATTIVA. Una volta completata l’odoropedia, i ricercatori si metteranno al lavoro con chimici e tecnici per ricostruire le tracce olfattive del passato: il loro obiettivo è quello di utlizzarle per musei e luoghi storici, per rendere più coinvolgente e realistica l’esperienza dei visitatori.

Giulia Orsini

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FORUM

TROPPO SMARTPHONE CI RENDE IMPULSIVI

Passare molto tempo davanti allo smartphone, in particolare per social e giochi, rende più impulsivi e disposti ad accettare ricompense piccole ma immediate. Chi passa molto tempo davanti allo schermo dello smartphone, è più impulsivo: lo sottolinea uno studio tedesco pubblicato su PLOS ONE secondo il quale questa tendenza sarebbe vera in particolare per chi utilizza social network e giochi. «Entrambe le applicazioni offrono gratificazioni a breve termine», spiega alla CNN Tim Schulz van Endert, uno dei ricercatori: «sottoforma di like nel caso dei social, di bonus e premi nel caso dei giochi.»

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LO VOGLIO ORA! Lo studio ha preso in esame un centinaio di volontari con i propri smartphone, valutandone l’autocontrollo e la propensione ad accettare o meno ricompense

immediate. Ne è emerso che chi passava più tempo davanti allo schermo tendeva ad accettare piccoli premi subito, al contrario di chi era meno fonino-dipendente, dotato di maggior autocontrollo e disposto ad aspettare più tempo per avere ricompense maggiori. INCOLLATI ALLO SCHERMO. Dallo studio sono emersi altri due aspetti interessanti: il primo, che la maggior parte dei partecipanti (71%) ha sovrastimato il tempo di utilizzo del proprio smartphone; il secondo, che in alcuni casi il tempo trascorso davanti allo schermo superava le dieci ore giornaliere. «Sono stato sorpreso nel constatare quanto tempo alcune persone passano su social e app di gioco», ha dichiarato van Endert.

CONNESSIONI. Nel corso degli anni diversi studi hanno dimostrato che la tendenza a preferire piccole ricompense a breve termine è spia di comportamenti negativi; l’eccessivo uso del cellulare sarebbe dunque indirettamente connesso a scelte dannose, come l’uso di droghe o la dipendenza dall’alcol e dal gioco d’azzardo. I risultati di questo studio, se da un lato mettono in guardia chi è consapevole di essere impulsivo sui rischi dell’utilizzo eccessivo dello smartphone, dall’altro forniscono ai politici una fonte di riflessione per guidare i cittadini a un uso prudente della tecnologia.

Claudia


Non è chiaro il motivo per cui le corna sono simbolo dell’infedeltà coniugale. Ma… Non è chiaro il motivo per cui le corna sono simbolo dell’infedeltà coniugale. Qualcuno suggerisce che l’aggettivo cornuto, nel senso di tradito, derivi dal maschio della capra (detto anche becco: da qui le espressioni “far becco”, “essere becco”) la cui compagna è nota per la disinvoltura con cui cambia partner. Però nell’antichità le corna erano simbolo di virilità, coraggio, audacia: gli dei venivano rappresentati con le corna sul capo e per imitazione i regnanti le inserivano nei loro diademi. Anche i guerrieri ornavano con le corna di capro i loro cimieri. Non è chiaro perché le sorti di questa parola siano così fortemente mutate coi secoli.

FORUM

PERCHÉ IL MARITO TRADITO È CHIAMATO CORNUTO?

DIFFICILE ETIMOLOGIA. Molti studiosi hanno cercato di capire dove e quando l’espressione “avere le corna” e l’aggettivo cornuto hanno cominciato ad avere il significato ingiurioso attuale. Secondo alcuni, fu a Costantinopoli al tempo dell’imperatore Andronico Comneno (1120 circa -1185). Si racconta che questi usasse rendere noti i suoi successi amorosi facendo appendere nei luoghi più frequentati della capitale le teste dei cervi da lui uccisi a caccia. Ma è un’ipotesi, e la questione è ancora aperta.

Valeria Dosa

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SARTORIA ESOTERICA di Antonella Mancini Abiti su misura per ritualistica e cerimonia Tradizioni pagane - Abiti antichi Si lavora esclusivamente su commissione Personalizzazione con ricami e dipinti a mano Per informazioni e preventivi: mail: nella.mancini.69@gmail.com cell: 392.3016019 (lun-ven 10:00/18:00) Facebook/Instagram: Sartoriaesoterica


Ci sono i gatti pigroni e quelli che invece amano andare un po’ in giro a curiosare fuori di casa. Ma quanto si allontanano? Adesso lo sappiamo meglio. Ci sono gatti che mai lascerebbero il loro appartamento. Ma altri, se i padroni lasciano loro maggiore libertà, passano gran parte del loro tempo gironzolando all’aria aperta perché sono in calore, oppure solo per curiosare e cacciare. Dove vanno? Stanno nei paraggi o si allontanano molto? TRACCIATI PER BENE. Se lo sono chiesto alcuni ricercatori (gattofili) dell’Università della Carolina del Nord (Usa), e per scoprirlo hanno legato per una settimana dei radiotrasmettitori Gps attorno al collo di mille gatti, sia domestici sia randagi. Lo studio, non a caso, è stato intitolato Cat Tracker (tracciatore di

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DOVE VANNO I GATTI QUANDO SI ALLONTANANO?

gatti). VAGABONDI, FINO AD UN CERTO PUNTO. Il tracciamento dei loro percorsi ha dato un risultato inequivocabile: la maggior parte degli animali controllati (compresi i gatti selvatici) ha trascorso tutto il tempo a meno di 100 metri dal proprio “domicilio”, mentre i pochissimi, che qualche volta si sono allontanati di più (al massimo poco oltre il chilometro), a un certo punto comunque si giravano e tornavano indietro verso casa. I gatti, insomma, in realtà, non vanno proprio da nessuna parte. E in ogni caso, per ritrovare la strada di casa si affidano a precisi riferimenti geografici. E soprattutto la ricerca olfattiva li guida verso gli odori familiari. Giulia Orsini

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DOSSIER LE 14 BELVE PIÙ STRANE Nell’iconografia medievale gli animali non erano considerati da un punto di vista estetico o scientifico, ma secondo la loro dimensione spirituale, metafisica e simbolica. Le miniature contenute nei bestiari, “cataloghi” di creature reali e fantastiche, facendo leva sulla suggestio ne, sulla mancanza di una conoscenza diretta e su paure e credenze,reppresentavano un’ideale occasione di ammaestramento morale, oltre a rafforzare dottrine religiose. Gli animali finivano così per insegnare qualcosa e, soprattutto, per impressionare. Alcuni sono decisamente noti (è il caso di draghi, grifoni, unicorni e fenici), altri, invece, sono poco conosciuti. Ecco una galleria di queste stravaganti creature. 1

YALE, la bestia con le corna girevoli Tra le pagine del bestiario di Aberdeen trova spazio lo yale, un animale bizzarro dotato di corna girevoli: «Esiste un animale chiamato yale. È nero, grande come un cavallo, con la coda di un elefante, le fauci di un cinghiale e corna insolitamente lunghe, regolabili e adattabili a qualsiasi movimento dell’animale. Le corna non sono fisse, ma si muovono soprattutto

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a seconda delle esigenze di combattimento: per combattere, lo yale utilizza un solo corno alla volta, piegando l’altro all’indietro in modo che, se la punta del primo viene danneggiata da un colpo, può sostituirla utilizzando quella del secondo». Già descritto da Plinio il Vecchio come animale del continente africano, questo curioso bestione compare in molti testi medievali come simbolo di prudenza, proprio per la sua abitudine di utilizzare un corno solo per volta. 2

VERVEX, la pecora piena di vermi Secondo Isidoro di Siviglia, il vervex «è più forte delle altre pecore, è maschio, ma soprattutto ha la testa piena di vermi: quando la bestia si gratta, questi cozzano l’uno contro l’altro violentemente». Il particolare serve forse a spiegarne il comportamento irrequieto e bizzarro. Nei bestiari è spesso accostato a pecore e arieti, mentre in un codice normanno appare vicino a un pastore che conduce il suo gregge. 3

HYDRUS, il serpente ghiotto di coccodrilli L’hydrus è un serpente che nutre un accanimento particolare

nei confronti dei coccodrilli, suoi nemici giurati. Nei bestiari medievali viene descritto come un serpente che vive nelle acque del fiume Nilo e attacca i coccodrilli mentre dormono. Quando la sua vittima spalanca le fauci nel sonno, l’hydrus rotola nel fango per diventare scivoloso e poi si introduce nella bocca dell’avversario. A questo punto, una volta all’interno del coccodrillo, si apre una via d’uscita mangiandogli la pancia. Sant’Antonio da Padova richiama l’immagine dell’hydrus per parlare degli apostoli: come questo serpentello, «così gli apostoli rotolarono, per così dire, nel fango della povertà e dell’umiltà, balzando poi arditamente in bocca ai tiranni. Questi furono uccisi dai loro mezzi, e gli apostoli uscirono vivi, aumentando la fede in Cristo». 4

MANTICORA Il mostro che lancia i dardi Onnipresente nei bestiari, la manticora è un animale con il corpo di tigre e il volto simile a quello umano, che gli antichi collocavano nel mondo remoto e affascinante delle Indie. Il patriarca di Costantinopoli, Fozio, la descrive così: «Questa bestia è grande quanto un leone e ha il colore della pelle di un rosso simile a quello del cinabro.


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1 Yale

2 Vervex

4 Manticora

3 Hydrus

5 Echeneis

6 Basilisco 7 Parandrus

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DOSSIER

Ha i denti disposti su tre file, le orecchie di un uomo e gli occhi glauchi simili a quelli umani. La coda assomiglia a quella di uno scorpione di terra, misura più di un cubito ed è munita di un pungiglione. Nella coda, lateralmente, sono disposti qua e là altri pungiglioni. È con il pungiglione che la manticora colpisce chi le si avvicina e chiunque venga ferito trova una morte sicura. Se invece qualcuno lotta con la manti cora a distanza, essa, sollevando la coda, si mette a saettare i suoi dardi come da un arco, scagliandoli fino a cento piedi di distanza». 5

ECHENEIS, il pesce anti-nave Pesciolino dalla forza davvero sorprendente, l’echeneis è lungo appena 15 cm, ma è capace di aggrapparsi a una nave e fermarla. Nelle sue Etimologie, Isidoro di Siviglia scrive che questa formidabile creatura si chiama così perché «si aggrappa a una nave e non la lascia (echei-naus). Si tratta di un piccolo pesce, ma quando si attacca a una nave questa non può muoversi, come se avesse radici in mare, anche quando infuriano tempeste e burrasche. È chiamato anche “ritardo”, perché provoca ritardi alle navi che incontra». Nel Duecento, il filosofo francescano Bartolomeo Anglico scrive invece che l’echeneis è in grado di fermare una nave come se si trovasse improvvisamente arenata: non più in navigazione in mezzo al mare, ma appoggiata su un terreno sabbioso.

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BASILISCO Il basilisco è il “re dei serpenti”. Può avvelenare con il sofio o pietriicare con lo sguardo, ed è la creatura più pericolosa in assoluto. Secondo Isidoro ha una macchia bianca sulla testa, come un diadema. Per Beda il Venerabile, nasce da un uovo deposto da un gallo anziano, covato da un serpente o da un rospo per nove anni. Ha due soli nemici: le donnole, che muoiono dopo averlo azzannato alla gola, e i galli, il cui canto gli è letale. L’altro modo per annullarlo è farlo specchiare: così si pietriica da sé. 7

PARANDRUS, il cervo-camaleonte Un altro mostro originario del Continente Nero è il parandrus, animale fantastico dell’Etiopia. Secondo Brunetto Latini ha le dimensioni di un bue, le zampe di uno stambecco, le corna ramificate di un cervo, il colore e il mantello peloso di un orso. La sua caratteristica più sorprendente è il mimetismo: secondo i bestiari, quando si sente minacciato il parandrus può cambiare colore, assimilando le tinte dell’ambiente che lo circonda. Una sorta di camaleonte gigante, insomma, abilissimo a camuffarsi. Di questa sua strana caratteristica aveva già scritto Eliano: il parandrus «riflette il colore di tutti gli alberi, dei cespugli, dei fiori o dei luoghi in cui si trova immerso. Per questo motivo lo si cattura solo molto raramente».

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BONNACON, il toro dai peti mefitici In piccola parte ricorda un cavallo, in gran parte un toro. Menzionato fin dall’antichità da Aristotele (che lo chiama bonasus nelle pagine della Fisica), il bonnacon è una creatura leggendaria, solo apparentemente innocua, descritta con una certa chiarezza nel bestario di Aberdeen. «In Asia gli uomini hanno trovato un animale chiamato bonnacon. La testa è quella di un toro, come le dimensioni del corpo». Sul collo a volte ha una criniera di un cavallo e le corna sono rivolte all’indietro, in modo che se qualcuno viene colpito non subisca alcun danno. Non ama combattere e scappa se si sente in pericolo. Fuggendo, però, fa uso della sua micidiale arma difensiva: gli intestini. Scarica escrementi e peti corrosivi in direzione degli aggressori (fino a una distanza di 600 m), capaci di bruciare ogni cosa. 9

CROCOTTA, il cane-lupo invincibile La crocotta è un creatura immaginaria dalle origini asiatiche o africane. Secondo Fozio, «in Etiopia c’è un animale chiamato crocotta (volgarmente detto “canelupo”), dalla forza straordinaria. Si dice che sia addirittura in grado di imitare la voce umana, per chiamare gli uomini per nome durante la notte e divorare chi si avvicina. È coraggioso come un leone, veloce come un cavallo, forte come un toro. Nessuna arma d’acciaio riesce a ferirlo». Secondo un bestiario anglosassone del Duecento, questa creatura mitica è invece originaria dell’India ed è «più veloce di


DOSSIER 8 Bonnacon

9 Crocotta

10 Iaculo

11 Serra

12 Anfisbena 13 Bernacae

14 Monocero

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tutti gli altri animali selvatici. È grande come un asino, ha i quarti posteriori di un cervo, il torace e le gambe di un leone, la testa e gli zoccoli di un cavallo. La sua bocca si estende da un orecchio all’altro. Con la sua voce imita il suono della parola». 10

IACULO, il serpente giavellotto Lo iaculo, o “serpente giavellotto”, è un rettile dall’aspetto e dalle abitudini decisamente singolari. Caccia le sue prede appostandosi su un albero e aspettando con pazienza il loro passaggio. A quel punto si lancia su di loro veloce come una freccia, trapassandole da parte a parte e uccidendole sul colpo. In diverse occasioni lo iaculo è stato confuso con un altro rettile mitologico, l’anfittero, che però è più grande e soprattutto è dotato di ali. 11

SERRA, il pesce-veliero Il pesce serra (sella), apparentemente poco interessante, è così ricorrente nei bestiari (non solo medievali, ma anche nei resoconti di epoca classica) da meritare una citazione. Si tratta di una creatura marina dotata di pinne talmente grandi da fungere da vele. Per questo, il serra ama gareggiare con le navi. Come racconta Ugo di Fouilloy, «c’è una bestia in mare che si chiama sella e ha ali immense. Quando avvista una nave, solleva le ali sopra l’acqua e inizia a competere con essa. Quando non è più in grado di sostenere lo sforzo, si arrende e abbassa le ali. A quel punto, le

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onde riportano il sella, stanco, al suo posto nelle profondità del mare». 12

ANFISBENA, la serpe a due teste L’anisbena è un serpente mitico dotato di due teste, una a ogni estremità del corpo (il nome, in greco, signiica letteralmente “che va in due direzioni”). Ha gli occhi che brillano come lampade e, secondo il mito, fu generata dal sangue gocciolato dalla testa di Medusa mentre Perseo, dopo averla uccisa, sorvolava il deserto libico tendendola in pugno. 13

BERNACAE, le anatre nate dagli alberi Le anatre non sono certo stravaganti. Nel Medioevo, però, si immaginava che le bernacae nascessero dagli alberi. L’idea dell’origine vegetale di alcuni animali non era insolita, ma del tutto normale. Geraldo Cambrense scrive: «Ho visto spesso, con i miei occhi, più di mille di questi piccoli corpi di uccelli che pendono sulla riva del mare da un pezzo di legno, racchiusi nei loro gusci. Queste anatre non si riproducono né depongono le uova come gli altri uccelli. Sono prodotte da legname di abete gettato lungo il mare, e in un primo momento sono simili a gomma. Successivamente pendono dai loro becchi come se fossero alghe attaccate al legno, circondate da gusci che le proteggono e ne favoriscono la crescita. Con il passare del tempo il loro corpo si riveste di uno spesso strato di piume: a quel punto le anatre cadono in mare, oppure volano via».

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MONOCERO, l’unicorno dal raglio terribile Il monocero è una creatura simile a un unicorno. I loro nomi hanno lo stesso significato, quindi i due animali sono stati spesso confusi tra loro, ma in realtà il monocero ha caratteristiche decisamente meno gradevoli: «È un mostro con un raglio orribile, ha il corpo di un cavallo, i piedi di un elefante e una coda simile a quella di un cervo». Anche il muso ricorda quello del cervo: è rosso, ha gli occhi blu e un unico corno lungo mezzo metro sulla fronte, con la base bianca, la parte centrale nera e l’estremità cremisi, appuntita e affilata. «Il corno è così tagliente che qualunque cosa colpisca viene trafitta sul colpo. Il monocero non viene mai catturato in vita dagli esseri umani: può essere ucciso, ma mai preso vivo».

Arved


Associata alla stregoneria, questa curiosa pianta dall’aspetto umano aveva proprietà analgesiche ed era usata contro la sterilità. Ma su di essa gravava una fama sinistra: sospettata di essere generata dallo sperma degli impiccati, era strettamente legata al demonio. Sono parecchie le piante che il Medioevo collegava al mondo della magia, ma nessun nome di vegetale evocava immagini di sortilegi e stregonerie più di quello della mandragora, o mandragola. Conosciuta da tempo immemore in tutto il bacino del Mediterraneo, la radice era nota per possedere un gran numero di proprietà, tanto medicinali quanto afrodisiache e allucinogene. La sua caratteristica più vistosa era però la forma, che durante

la primavera sembrava spiccatamente antropomorfa: per questa inquietante similitudine, già in epoca antica si diffusero leggende sinistre a proposito della mandragora, come quella che la credeva generata dall’urina o dallo sperma degli impiccati in punto di morte. Già i Romani ritenevano che questa pianta fosse la sede di un demone: erano convinti che, all’atto dell’estrazione, la radice emettesse un urlo tanto acuto da provocare la morte di chiunque lo udisse: ragione per cui, per evitare il peggio, furono ideati vari stratagemmi ingegnosi, come per esempio il ricorso ai cani per raccoglierla. La Bibbia attribuiva alla mandragora la capacità di favorire la fertilità femminile e ne consi-

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LA MANDRAGORA

gliava la somministrazione alle donne che faticavano a restare incinte, garantendo loro una prole numerosa e sana. Di tale pratica troviamo eco nella celebre commedia di Niccolò Machiavelli “la mandragola”, del 1518: Callimaco, volendo sedurre la bella Lucrezia, sposata con lo stolto (e impotente) dottore in legge messer Nicia, si finge medico e riesce a convincere l’uomo che l’unico modo per avere figli sia somministrare alla moglie un filtro a base di mandragora. Il primo che avrà rapporti con lei, però, morirà, ma alla fine saranno tutti felici e soddisfatti. Naturalmente, a godere delle sue grazie sarà Callimaco, sotto le mentite spoglie di un povero garzone apparentemente destinato al sacrificio. Per convincere il gonzo Nicia, gli assicura che «non è cosa più

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Radice di mandragora certa ad ingravidare una donna che dargli bere una pozione fatta di mandragola». Del resto, «se non era questo, la regina di Francia sarebbe sterile, ed infinite altre principesse di quello stato».

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La radice era impiegata anche per le sue proprietà analgesiche, come testimonia il greco Dioscoride nei suoi scritti: sminuzzata e stemperata nel vino, la mandragora veniva prescritta ai pazienti per aiutarli a sopportare il dolore di ferite, incisioni, cauterizzazioni e nevralgie. L’uso come antidolorifico è citato anche dalla medicina araba, da cui passa nei trattati medievali, usati fino in epoca tarda. A fine Duecento, Arnaldo da Villanova, esponente della celebre Scuola medica di Montpellier, fornisce la ricetta di un anestetico molto efficace. Applicando sul naso e sulla

fronte del paziente un panno imbevuto di un miscuglio acquoso di oppio, mandragora e giusquiamo in parti eguali, si ottiene l’effetto di farlo cadere «in un sonno così profondo da poterlo operare senza che senta dolore e potergli quindi fare qualsiasi cosa». Apprezzata dai medici e dalle streghe (immancabile il suo utilizzo nelle pozioni magiche), la “mela di Satana” passa infine all’uso moderno, ma sempre con una buona dose di sospetto: cura, sì, ma è anche estremamente tossica.

Giulia Orsini


La Befana, (termine che è corruzione di Epifania, cioè manifestazione) è nell’immaginario collettivo un mitico personaggio con l’aspetto da vecchia che porta doni ai bambini buoni la notte tra il 5 e il 6 gennaio. La sua origine si perde nella notte dei tempi, discende da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, si fonde con elementi folcloristici e cristiani: la Befana porta i doni in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Magi. L’iconografia è fissa: un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in te-

sta, un paio di ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate. Vola sui tetti a cavallo di una scopa e compie innumerevoli prodigi. A volte, è vero, lascia un po’ di carbone (forse perché è nero come l’inferno o forse perché è simbolo dell’energia della terra), ma in fondo non è cattiva. Curioso personaggio, saldamente radicato nell’immaginario popolare e - seppure con una certa diffidenza - molto amato. Fata, maga, generosa e severa... ma chi è, alla fine? Bisogna tornare al tempo in cui si credeva che nelle dodici notti fantastiche figure femminili volassero sui campi appena seminati per propi-

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LE ORIGINI DELLA BEFANA

ziare i raccolti futuri. Gli antichi Romani pensavano che a guidarle fosse Diana, dea lunare legata alla vegetazione, altri invece una divinità misteriosa chiamata Satia (dal latino satiaetas, sazietà) o Abundia (da abundantia). La Chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche, ma il popolo non smise di essere convinto che tali vagabondaggi notturni avvenissero, solo li ritenne non più benefici, ma infernali. Tali sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni diverse che sfociarono, nel Medioevo, nella nostra Befana. C’è chi sostiene che è vecchia e brut-

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ta perché rappresenta la natura ormai spoglia che poi rinascerà e chi ne fa l’immagine dell’anno ormai consunto che porta il nuovo e poi svanisce. Il suo aspetto laido, rappresentazione di tutte le passate pene, assume cosi una funzione apotropaica e lei diventa figura sacrificale. E a questo può ricollegarsi l’usanza di bruciarla.

ti, in questo periodo, si eseguono diversi riti purificatori simili a quelli del Carnevale, in cui si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno gran chiasso o si accendono imponenti fuochi, o addirittura in alcune regioni si costruiscono dei fantocci di paglia a forma di vecchia, che vengono bruciati durante la notte tra il 5 ed il 6 gennaio.

Nella tradizione popolare però il termine Epifania, storpiato in Befana, ha assunto un significato diverso, andando a designare la figura di una vecchina particolare.

La Befana coincide quindi, in certe tradizioni, con la rappresentazione femminile dell’anno vecchio, pronta a sacrificarsi per far rinascere un nuovo periodo di prosperità.

Come abbiamo avuto modo di vedere per le altre tradizioni italiane che si svolgono in tutto l’arco dell’anno, molte nostre festività hanno un’origine rurale, affondando le loro radici nel nostro passato agricolo. Così è anche per la Befana. Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte del 6 gennaio, infatti, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l’anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova. Prima di perire però, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi che sarebbero nati durante l’anno successivo. In molte regioni italiane infat-

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Questa festa ha però assunto nel tempo, anche un significato lievemente diverso. Nella cultura italiana attuale, la Befana non è tanto vista come la simbolizzazione di un periodo di tempo ormai scaduto, quanto piuttosto come una sorta di Nonna buona che premia o punisce i bambini. I bambini buoni riceveranno ottimi dolcetti e qualche regalino, ma quelli cattivi solo il temutissimo carbone, che simboleggia le malefatte dell’anno passato. Il potere psicologico della Befana sui bambini è quindi molto forte ed i suoi aspetti pedagogici non vanno di certo trascurati. In alcune regioni, come il Lazio, la Befana è una figura molto importante ed intorno alla sua festa si svolgono importanti fiere culinarie, ma è anche l’ultimo giorno di vera festa, l’ultimo in cui si tiene l’albero di Natale a casa. Addirittura, in molte regioni d’Italia, c’è l’usanza, anche tra gli adulti, di scambiarsi dei regali più modesti rispetto a quelli del 25 dicembre, oppure, soprattutto

tra innamorati, cioccolatini e caramelle. LA LEGGENDA DELLA BEFANA Secondo il racconto popolare, i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchia. Malgrado le loro insistenze, affinchè li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare. LA TRADIZIONE DELLA BEFANA La Befana, tradizione tipicamente italiana, non ancora soppiantata dalla figura “straniera” di Babbo Natale, rappresentava anche l’occasione per integrare il magro bilancio familiare di molti che, indossati i panni della Vecchia, quella notte tra il 5 il 6 gennaio, passavano di casa in casa ricevendo doni, perlopiù in natura, in cambio di un augurio e di un sorriso. Oggi, se si indossano gli abiti della Befana, lo si fa per rimpossessarsi del suo ruolo; dispensatrice di regali e di piccole ramanzine per gli inevitabili capricci di tutti. Dopo un periodo in cui era stata relegata nel dimenticatoio, ora la Befana sta vivendo una seconda giovinezza, legata alla


riscoperta e alla valorizzazione delle antiche radici, tradizioni e dell’autentica identità culturale. I RE MAGI Nella tradizione cristiana i Re Magi sono magi. La parola ‘mago’ che si usa per indicare questi personaggi non va identificata con il significato che oggi noi diamo. Il vocabolo deriva dal greco ‘magoi’ e sta ad indicare in primo luogo i membri di una casta sacerdotale persiana (in seguito anche babilonese) che si interessava di astronomia e astrologia. Potremo meglio nominarli: studiosi dei fenomeni celesti. Nell’antica tradizione persiana i Magi erano i più fedeli ed intimi discepoli di Zoroastro e custodi della sua dottrina che secondo il Vangelo di Matteo giunsero da oriente a Gerusalemme per adorare il bambino Gesù, ovvero il re dei Giudei che era nato. I Magi provenienti da oriente, ovvero

dalla Persia, furono, quindi, le prime figure religiose ad adorare il Cristo, al quale presentano anche dei doni crismali. LA STELLA COMETA DEI RE MAGI “La stella, veduta dai Magi, secondo l’opinione più probabile, dedotta dalle sue caratteristiche, era una meteora straordinaria, formata da Dio espressamente per dare ai popoli il lieto annunzio della nascita del Salvatore” Molto si è scritto su questa stella. Diverse sono state le ipotesi che possono riassumersi a tre: una cometa, una ‘stella nova’, una sovrapposizione di satelliti. Non si può neppure pensare ad una ‘stella nova’, bagliore prolungato emesso da corpi celesti invisibili al momento della loro esplosione. Infatti nell’area di Gerusalemme non ne comparve nessuna tra il 134 a.C. ed il 73 d.C.

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La Grande Enciclopedia Illustrata della Bibbia sembra propendere per la terza ipotesi, già condivisa a suo tempo da Keplero: “Di tutte le spiegazioni possibili la più probabile rimane quella, in qualche modo accettabile sulle fonti, secondo cui si è trattato di un’insolita posizione di Giove, l’antica costellazione regale. L’astronomia antica si è occupata dettagliatamente della sua comparsa in un preciso punto dello zodiaco e l’ha identificata, sul grande sfondo di una religiosità mitologico-astrale molto diffusa, con la divinità più alta. Essa era importante soprattutto per gli avvenimenti della storia e del mondo, in quanto i movimenti di Saturno erano facilmente calcolabili. Saturno, il pianeta più lontano secondo gli antichi, era il simbolo del dio del tempo Crono e permetteva immediate deduzioni sul corso della storia. Una congiunzione di Giove e di Saturno in una precisa posizione dello zodiaco aveva certamente un significato tutto particolare. La ricerca più recente si lascia condurre dalla fondata convinzione che la triplice congiunzione Giove-Saturno dell’anno 6/7 a.C. ai confini dello zodiaco, al passaggio tra il segno dei Pesci e quello dell’Ariete, deve aver avuto un enorme valore. Essa risulta importante come una ‘grande’ congiunzione e, in vista della imminente era del messia (o anche età dell’oro), mise in allarme l’intero mondo antico”.

Francesco V.

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SAN VALENTINO

La festa di San Valentino ricorre ogni anno il 14 febbraio. È una famosa ricorrenza dedicata agli innamorati e celebrata in gran parte del mondo (soprattutto in Europa, nelle Americhe e in Estremo Oriente). L’originale festività religiosa prende il nome dal santo e martire cristiano San Valentino da Terni, e venne istituita nel 496 da Papa Gelasio I, andando a sostituirsi alla precedente festa pagana delle Lupercalia (in onore al Dio Lupercus, protettore del bestiame ovino e caprino), celebrati dal 13 al 15 febbraio. Gli antichi riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco avevano culmine il 15 febbraio e prevedevano festeggiamenti sfrenati, apertamente in contrasto con la morale e l’idea di amore dei cristiani. Per “battezzare” la festa dell’amore, il Papa Gelasio I nel

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496 d.C. decise di spostarla al giorno precedente - dedicato a San Valentino - facendolo diventare in un certo modo il protettore degli innamorati. Tale tradizione fu poi diffusa dai benedettini, primi custodi della basilica dedicata al santo in Terni, attraverso i loro monasteri prima in Italia e quindi in Francia ed in Inghilterra. Molte tradizioni legate al santo sono riscontrabili nei paesi in cui egli è venerato come patrono. La figura di Valentino come santo patrono degli innamorati viene tuttavia messa in discussione da taluni che la riconducono a quella di un altro sacerdote romano, anch’egli decapitato pressappoco negli stessi anni. Secondo il popolare racconto, Valentino, già vescovo di Terni, unì in matrimonio la giovane cristiana Serapia e il centurione romano Sabino: l’unione era osta-

colata dai genitori di lei ma, vinta la resistenza di questi, si scoprì che la giovane era gravemente malata. Il centurione chiamò Valentino al capezzale della giovane morente e gli chiese di non essere mai più separato dall’amata: il santo vescovo lo battezzò e quindi lo unì in matrimonio a Serapia, dopodiché morirono entrambi. Da questo aneddoto fu la figura del Santo fu accostato agli innamorati. Per la cronaca esistono altre versioni, ma questa è la più antica e diffusa. Sebbene la figura di San Valentino sia nota anche per il messaggio di amore portato da questo santo, l’associazione specifica con l’amore romantico e gli innamorati è quasi certamente posteriore, e la questione della sua origine è controversa. Una delle tesi più note è che l’interpretazione di San Valentino come festa degli innamorati


La pratica moderna di celebrazione della festa centrata sullo scambio di messaggi d’amore e regali fra innamorati, risale probabilmente all’alto medioevo, e potrebbe essere in particolare riconducibile al circolo di Geoffrey Chaucer in cui prese forma la tradizione dell’amor cortese.

Alla sua diffusione contribuirono i benedettini, attraverso i loro numerosi monasteri, essendo stati affidatari della Basilica di San Valentino a Terni dalla fine della seconda metà del VII secolo. Soprattutto nei paesi di cultura anglosassone, e per imitazione anche altrove, il tratto più caratteristico della festa di San Valentino è lo scambio delle “valentine”, bigliettini d’amore spesso sagomati nella forma di cuori stilizzati o secondo altri temi tipici della rappresentazione popolare dell’amore romantico (la colomba, l’immagine di Cupido con arco e frecce, e così via). A partire dal XIX secolo, questa tradizione ha alimentato la produzione industriale e commercializzazione su vasta scala di biglietti d’auguri dedicati a questa ricorrenza. La Greeting Card Association ha stimato che ogni anno vengono spediti il 14 febbraio circa un miliardo di biglietti d’auguri, numero che colloca questa ricorrenza al secondo posto, come numero di biglietti acquistati e spediti, dopo Natale. La più antica “valentina” di cui sia rimasta traccia risale al XV secolo, e fu scritta da Carlo d’Orléans, all’epoca detenuto nella Torre di Londra dopo la sconfitta alla battaglia di Agincourt (1415). L’uso di spedire “valentine” nel mondo anglosassone risale almeno al XIX secolo. Il processo di commercializzazione della ricorrenza continuò nella seconda metà del XX secolo, soprattutto a partire dagli Stati Uniti. La tradizione dei biglietti amorosi iniziò a diventare secondaria rispetto allo scambio di regali come scatole di cioccolatini, mazzi di fiori, o gioielli.

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si debba ricondurre al circolo di Geoffrey Chaucer, che nel “Parlamento degli Uccelli” associa la ricorrenza al fidanzamento di Riccardo II d’Inghilterra con Anna di Boemia. Tuttavia alcuni studiosi hanno messo in dubbio questa interpretazione. In particolare, il fidanzamento di Riccardo II sarebbe da collocare al 3 maggio, giorno dedicato a un altro santo omonimo del martire, San Valentino di Genova. Non v’è dubbio tuttavia che a metà del mese di febbraio si riscontrino i primi segni di risveglio della natura e nel Medioevo, soprattutto in Francia e Inghilterra, si riteneva che in questo perioso iniziasse l’accoppiamento degli uccelli e quindi l’evento si prestava a considerare questo momento idoneo agl’innamorati. Pur rimanendo incerta l’evoluzione storica della ricorrenza, ci sono alcuni riferimenti storici che fanno ritenere che la giornata di San Valentino fosse dedicata agli innamorati già dai primi secoli del II millennio. Fra questi c’è la fondazione a Parigi, il 14 febbraio 1400, dell’”Alto Tribunale dell’Amore”, un’istituzione ispirata ai principi dell’amor cortese. Il tribunale aveva lo scopo di decidere su controversie legate ai contratti d’amore, i tradimenti, e la violenza contro le donne. I giudici venivano selezionati sulla base della loro familiarità con la poesia d’amore.

Lorenzo Lucanto

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Qui riportiamo una poesia scritta dallo scrittore Mario Gabassi, autore di molti libri editi dalla Italus Edizioni, come: “Due Mondi”, “Torre Maggiore e l’Albero Cosmico”, “Racconti”, “A Federico II di Svevia” ecc… Una poesia dedicata all’amore

La Macina della Vita Siedo solo, in silenzio, ricordi mi tengono compagnia. Tra i tanti che mi affollano la mente i pochi tuoi sono sempre graditi, cari. Si tratta di momenti, situazioni rubate, ma proprio per questo incise nella mia memoria. … e allora tu c’eri, tu partecipavi, eri felice, cantavi... Poi, il tempo, la vita e si sa, “I sogni muoiono all’alba”, ma il ricordo resta, vive con noi, fin quando avremo il piacere di goderne. … e tu, ormai, sei parte di me, vivi in me, riempi i miei spazi, odo il tuo respiro: non potrò dimenticarti, mai!

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Mario Gabassi


Le Antesterie furono delle feste celebrate in onore di Dioniso, in ambiente ionico-attico, che avevano a che fare direttamente col piacere del vino e con il “fiorire primaverile”. Questi giorni di festa cadevano infatti nel mese di Antesterione (che andava da metà febbraio a metà marzo) con l’avvicinarsi della primavera. Ad Atene venivano chiamate “antiche dionisie” per distinguerle dalle “grandi dionisie” più recenti e introdotte infatti da Pisistrato nel VI secolo a.C. La festa durava tre giorni ed iniziava l’11 di Antesterione; questi tre giorni di festa venivano chiamati i “boccali” o “apertura delle botti”. Durante queste feste si assaggiava il vino pigiato in autunno: veniva spillato ed assaggiato solo durante le Antesterie; era previsto anche e soprattutto un sacrificio di questo vino (libagione) per farlo assaggiare al Dio. Contenti della miscela si inneggiava al dio con immensa gioia ed ebbrezza. La festa iniziava ufficialmente al

tramonto; durante il giorno si trasporta tutto nella zona del santuario, solo allora si onorava il Dio con le prime libagioni e banchetti comuni, dove venivano consumati litri di vino. Il 12 di Antesterione, in un clima di allegria domestica e di ebbrezza, si sviluppava un secondo aspetto, più cupo e in contrasto col giorno precedente: il tema della contaminazione (miarà). Si dice che in questi giorni i fantasmi popolassero le città, spiriti chiamati Cari, considerati gli antichi abitanti dell’Attica. Così, per proteggersi, si cospargevano le porte di pece, si compravano rametti di biancospino per proteggersi dai fantasmi ma soprattutto tutti i templi erano chiusi, tutti i santuari bloccati, durante questo giorno si usavano maschere (Dioniso è anche Dio della maschera), sembra che si creassero anche di cortei con dei carri. La sera stessa si andava al santuario dove prestavano servizio 14 donne dette “le venerabili”. Alla regina aspettano le nozze sacre con il Dio stesso: questa prati-

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LE ANTESTERIE

ca si riferisce sicuramente al mito di Dioniso e Arianna. Il 13 di Antesterione era il giorno delle pentole, nelle quali si mettevano cereali e miele cotti insieme. Vi è qui un’associazione fra cibo primitivo e cibo dei morti, nel senso di cibo consumato dagli antenati. Ai morti veniva infatti offerta la cosiddetta panspermìa, una torta impastata col seme di ogni pianta (che è appunto il significato letterale della parola greca). Una sorta di equivalente cristiano della panspermìa sarebbero da considerarsi i kòllyba (“pasticcetti” oggi in uso nella tradizione cristiana della Grecia odierna). Gli ingredienti di questi cibi sono ricchi di simbologia. Le mandorle rappresenterebbero le ossa nude; la melagrana simboleggerebbe il ritorno del corpo nella terra; l’uva passa, l’idea che dopo la morte e la resurrezione di Cristo, la morte non è così amara. Il grano, invece, è il simbolo della resurrezione. La kòllyba non manca mai in tutte le cerimo-

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nie funebri della Grecia odierna, dove c’è l’abitudine di ricoprirla con zucchero a velo. La panspermìa si sacrificava infine ad Ermes ctonio per amore dei morti e si mangiava dai pen-

toloni nella speranza di una vita riconquistata. Questa nuova vita iniziava con degli agoni. Il giorno della contaminazione finiva dunque in questo modo e così divenne proverbiale l’esclamazione

“fuori, o Cari, le Antesterie sono finite”. Francesco V.

IL CARNEVALE

Il carnevale è una festa la cui tradizione si perde nella notte dei tempi. La sua storia nasce dall’ultimo banchetto che si era soliti allestire prima del periodo di Quaresima Quest’anno la settimana di Carnevale inizia con giovedì grasso del 20 febbraio e termina con 25 febbraio, martedì grasso. Il carnevale è senza dubbio la festa più pazza e variopinta dell’anno, dove tutto è permesso e dove

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il gioco, lo scherzo e la finzione diventano, per un po’, una regola. Si tratta di una delle ricorrenze più diffuse e popolari del mondo, basti pensare all’immensa notorietà di cui godono eventi come il Carnevale di Rio o quello di Venezia che non mancano di attirare milioni di turisti. Ma cos’è il Carnevale? Da dove nasce la sua tradizione? Il termine “carnevale” deriva dalla locuzione latina carnem

levare – ovvero, letteralmente, “privarsi della carne” – che si riferiva all’ultimo banchetto che tradizionalmente si teneva l’ultimo giorno prima di entrare nel periodo di Quaresima e quindi nel “martedì grasso” che precedeva il “mercoledì delle ceneri”. Il martedì grasso è da sempre l’occasione per gustare i dolci tipici del carnevale, come le chiacchere chiamate anche frappe o bugie, le frittelle o castagnole e tutte le golosità che cominciano a compari-


re sempre prima nelle pasticcerie e negli store. Si tratta, dunque, di una festa tipica dei Paesi a tradizione cattolica anche se, come spesso accade, la sua saga è stata “rielaborata” a partire da pratiche ben più antiche. Per esempio nell’Antico Egitto erano soliti tenersi periodi di festa in onore della dea Iside durate i quali si registrava la presenza di gruppi mascherati; una consuetudine simile a quelle delle feste in onore del dio Dioniso in Grecia e dei “saturnali” romani, che avevano in comune, oltre che l’uso del travestimento, il fatto di rappresentare un temporaneo “rovesciamento dell’ordine precostituito”, da cui la pratica dello scherzo ed anche della dissolutezza. ORIGINE E DIFFUSIONE Fu su questo substrato – peraltro comune anche ad altre civiltà assai diverse da quelle europee – che l’Europa cattolica rielaborò la festa del carnevale dandogli un significato all’interno del calendario cristiano. Le prime testimonianze dell’uso del termine nel significato con cui oggi lo conosciamo, risalgono al XIII

secolo sia nella zona di Firenze che in quella di Roma. Ben presto divenne tradizione in quasi tutta la nostra penisola e si espanse in tutto il mondo cristiano del tempo. Essendo legato all’inizio della Quaresima e quindi alla data della Pasqua, la collocazione precisa del carnevale nel calendario varia di anno in anno: nel 2014 il martedì grasso cade il 4 marzo. Potete consultare il calendario completo di carnevale qui. Da segnalare anche la tradizione del carnevale Ambrosiano, la cui particolare durata – finisce infatti con il “sabato grasso” quattro giorni dopo rispetto al tradizionale martedì – sembra risalire ad un pellegrinaggio del vescovo Sant’Ambrogio che aveva annunciato il suo ritorno “In tempo per celebrare con i milanesi le ceneri”. A causa del suo ritardo, la popolazione posticipò il rito alla domenica successiva per attendere il suo Pastore, “modificando” la consuetudine carnevalesca.

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lia, sono molteplici e affondano le loro radici nei secoli: Viareggio, Cento, Satriano, Acireale, Fano, Putignano, Verona, Striano sono solo alcune delle tradizionali rassegne carnevalesche oggi considerate fra le più importanti del mondo, ognuna con i suoi peculiari ed inimitabili riti. Il Carnevale di Venezia, di gran lunga il più popolare nel mondo, è quello che possiede le origini più antiche: un documento originale datato 1094 fa menzione di un “pubblico spettacolo” nel periodo pre-quaresimale per le strade della città e la festa venne formalmente istituita dal Doge nel 1296. Dopo 800 anni di storia, il carnevale fu vietato da Napoleone nel 1797 dopo la sua occupazione armata della città perché giudicato “sovversivo” e fu “riportato alla luce” solo nel 1979. Ad Ivrea, invece, il carnevale si celebra dal 1808 ed è caratterizzato dalla originalissima “Battaglia delle Arance” che vede impegnate 9 squadre che rappresentano le diverse “contrade” della città, in stile Palio di Siena.

IL CARNEVALE IN ITALIA Inutile dire che i festeggiamenti del carnevale, soprattutto in Ita-

Tommaso

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FESTA DEL PAPA’

La festa del papà nasce nei primi decenni del XX secolo, complementare alla festa della mamma per festeggiare la paternità e i padri in generale.

zata proprio nel mese di giugno perché in tale mese cadeva il compleanno del padre della signora Dodd, veterano della guerra di secessione americana.

La festa è celebrata in varie date in tutto il mondo, spesso è accompagnata dalla consegna di un regalo al proprio padre. In molti Paesi la ricorrenza è fissata per la terza domenica di giugno, mentre in Italia viene festeggiata il 19 marzo.

Nei Paesi che seguono la tradizione statunitense, la festa si tiene la terza domenica di giugno. In molti Paesi di tradizione cattolica, la festa del papà viene festeggiata il giorno di san Giuseppe, padre putativo di Gesù, ovvero in corrispondenza con la Festa di San Giuseppe.

La prima volta che fu festeggiata sembra essere il 5 luglio 1908 a Fairmont in West Virginia, presso la chiesa metodista locale. Fu la signora Sonora Smart Dodd la prima persona a sollecitare l’ufficializzazione della festa; senza essere a conoscenza dei festeggiamenti di Fairmont, ella organizzò la festa una prima volta il 19 giugno del 1910 a Spokane, Washington. La festa fu organiz-

In alcuni Paesi la festa è associata ai padri nel loro ruolo nazionale, come in Russia, dove è celebrata come la festa dei difensori della patria, e in Thailandia, dove coincide con il compleanno dell’attuale sovrano Rama IX, venerato come padre della nazione.

Giulia Orsini


mo il proprio destino, cioè la risurrezione nel giorno finale, ma anche il risveglio alla vera vita. La Pasqua si completa con l’attesa della Parusia, la seconda venuta, che porterà a compimento le Scritture.

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I SIMBOLI DELLA PASQUA

Conosciamo ora i simboli della Pasqua cristiana. IL CONIGLIETTO PASQUALE Tra i diversi richiami pasquali che fanno bella mostra di sé nelle vetrine dei negozi compare anche un coniglietto che porta delle uova. La sua presenza non è casuale ma si richiama alla lepre che sin dai primi tempi del cristianesimo era presa a simbolo di Cristo. Inoltre, la lepre, con la caratteristica del suo manto che cambia colore secondo la stagione, venne indicata da sant’Ambrogio come simbolo della risurrezione.

Il termine Pasqua deriva dalla parola latina Pascha e dall’ebraico Pesah, che significa “passaggio”. La “Pasqua” ha due significati, che convivono tutt’oggi, a seconda che si stia parlando della tradizione ebraica o della tradizione cristiana. La Pasqua ebraica, chiamata Pesach (pascha, in aramaico), celebra la liberazione degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè e riunisce due riti: l’immolazione dell’agnello e il pane azzimo.

Per i Cristiani la Pasqua è la principale festività liturgica che celebra la resurrezione di Gesù, con l’instaurazione della Nuova alleanza e l’avvento del Regno di Dio. Dal punto di vista teologico, la Pasqua racchiude in sé tutto il mistero cristiano: con la passione, Cristo si è immolato per l’uomo, liberandolo dal peccato originale e riscattando la sua natura ormai corrotta, permettendogli quindi di passare dai vizi alla virtù; con la resurrezione ha vinto sul mondo e sulla morte, mostrando all’uo-

LE UOVA DI PASQUA Apparentemente la tradizione dell’uovo pasquale sembra non avere niente a che fare con la tradizione cristiana della Pasqua, ma questa è una convinzione errata. Fin dagli albori della storia umana l’uovo (l’Uovo Cosmico) è considerato la rappresentazione della vita e della rigenerazione. Questo lo possiamo vedere dall’uso simbolo che molte culture antiche facevano di esso. I primi ad usare l’uovo come oggetto benaugurante sono stati i Persiani che festeggiavano l’arrivo della primavera con lo scambio di uova di gallina. Anche nella antica Roma era-

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DOSSIER no, esistevano tradizioni legate al simbolo delle uova. I Romani erano soliti sotterrare nei campi un uovo dipinto di rosso, simbolo di fecondità e quindi propizio per il raccolto. Ed è proprio con il significato di vita che l’uovo entrò a far parte della tradizione cristiana, richiamando alla vita eterna. Nella cultura cristiana questa usanza risale al 1176, quando il capo dell’Abbazia di St. Germain-des-Près donò a re Luigi VII, appena rientrato a Parigi dalla II crociata, prodotti delle sue terre, incluse uova in gran quantità. L’uso di regalare uova è collegato al fatto che la Pasqua è festa della primavera, dunque anche della fecondità e del rifiorire della natura. L’uovo è appunto simbolo della vita che si rinnova ed auspicio di fecondità. LA COLOMBA PASQUALE E’ consuetudine nel periodo pa-

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squale regalare la colomba, un dolce la cui forma ricorda quella di una colomba con ali distese. La colomba richiama all’episodio del diluvio universale descritto nella Genesi, allorché ritornò da Noeè tenendo nel becco un ramoscello di ulivo, un messaggio di pace: il castigo divino concluso; le acque del diluvio vanno ritirandosi; inizia un’epoca nuova per l’umanità intera. La colomba diventa quindi simbolo della pace. CURIOSITA’ SULLA PASQUA Perché Pasquetta? Pasquetta indica, popolarmente, il primo lunedì dopo la domenica di Pasqua (propriamente chiamato: Lunedì dell’Angelo). Con questa festa si vuole ricordare l’apparizione di Gesù risorto ai due discepoli in cammino verso il villaggio di Emmaus, a pochi chilometri da Gerusalemme. E’

consuetudine tra i cristiani, proprio per ricordare il viaggio dei due discepoli, di trascorrere questa giornata con una passeggiata “scampagnata” fuori città. Le campane mute. Dal venerdì santo fino alla domenica di Pasqua, le campane delle chiese cattoliche non suonano, in segno di dolore per il Cristo crocifisso. Perché la data di Pasqua è “mobile”? Agli albori dei Cristianesimo, la risurrezione era ricordata ogni domenica. Successivamente, la Chiesa cristiana decise di celebrarla soltanto una volta l’anno, ma parecchie correnti religiose dibatterono tra di loro per stabilire la data dell’evento. Le controversie ebbero termine con il concilio di Nicea dei 325 d.C., che affidò alla Chiesa di Alessandria d’Egitto il compito di decidere ogni anno la data. Come si calcola oggi la Pasqua. Partendo dalle norme dei concilio di Nicea, per le quali la Pasqua doveva cadere la domenica seguente la prima luna piena di primavera, oggi la data si calcola scientificamente, sulla base dell’equinozio di primavera e della luna piena, utilizzando per il computo il meridiano di Gerusalemme, luogo della morte e risurrezione di Cristo. La data della Pasqua ortodossa non coincida con quella cattolica, perché la Chiesa ortodossa utilizza per il calcolo il calendario giuliano, anziché quello gregoriano. Pertanto, la Pasqua ortodossa cade circa una settimana dopo quella cattolica. Buona Pasqua agli amici Cristiani ! Arved


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LE SIBILLE

Sibilla Delfica - Cappella Sistina, opera di Michelangelo La Sibilla è una figura esistita storicamente, presente nella mitologia greca e in quella romana. Le sibille erano vergini dotate di virtù profetiche ispirate da un dio (solitamente Apollo), ed erano in grado di fornire responsi e fare predizioni, per lo più in forma oscura o ambivalente. ORIGINI DEL NOME Sibilla in latino Sibylla, greco Σίβυλλα. L’etimologia del nome è ignota. Varrone (in Lattanzio, Divinae Institutiones, I, 6, 7) ce ne riporta una popolare che la farebbe derivare dal greco sioù-boùllan al posto di theoù-boulèn, che indicherebbe ‹la volontà, la deliberazione di dio›. Abbiamo anche la forma Sybulam, che è molto suggestiva, lei sarebbe ‹un segno, un avvertimento di dio›, ma si tratta di una trascrizione errata che ricorre

solo sui manoscritti medievali. In origine Sibilla (dal greco Sibylla) era un nome proprio di persona. Probabilmente era quello di una delle sibille più antiche, la Sibilla Libica, come ci attesta Pausania. Pausania si rifà ad Euripide che nel prologo di una delle sue tragedie perdute (la “Lamia”) avrebbe riferito il gioco di parole Sibylla - Libyssa, dove Sibyl sarebbe la lettura al contrario di Libys. Da nome proprio, col tempo “Sibilla” è diventata una definizione, un epiteto, passando a designare un tipo particolare di profetessa. Ciò avvenne in seguito al sorgere in diversi luoghi sacri di santuari nei quali venivano proferiti degli oracoli, ed al parallelo fiorire di raccolte di profezie. Così all’originario nome proprio di Sibylla fu necessario aggiungerne un altro (che divenne quello geografi-

co della località interessata) che permetteva di distinguerle l’una dall’altra. Nella maggioranza dei casi i nomi delle sibille sono nomi geografici. Ma poiché nell’immaginazione degli antichi qualche sibilla (a causa della sua longevità millenaria) passava da un luogo all’altro per soggiornarvi lunghi periodi, ogni volta venendo chiamata con un nuovo nome geografico benché fosse sempre la stessa persona, essi sentirono il bisogno di ridare un nome proprio alle sibille più conosciute. Tra le più conosciute, la Sibilla Eritrea, la Sibilla Cumana e la Sibilla Delfica, rappresentanti altrettanti gruppi: ioniche, italiche ed orientali. Il perdurare della loro presenza dà risposte, nel mondo classico, al perdurare di domande alle qua-

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li i riti e i culti “diurni” in onore degli dei del Pantheon patriarcale sia romano che greco, non sapevano dare risposte. Nei suoi scritti Platone ne cita solo una, anche se in seguito le sibille divennero una trentina. Lo scrittore reatino Marco Terenzio Varrone (116-27 a.C.) ne enumera dieci in ordine di antichità: Persica, Libica, Delfica, Cimmeria, Eritrea, Samia, Cumana, Ellespontica, Frigia, Tiburtina. Una delle sibille non citate da Varrone in quanto sorta in epoca medievale è la Sibilla Appenninica detta anche “Oracolo di Norcia” che viene legata alla Grotta della Sibilla situata sul Monte Sibilla, nella catena dei Monti Sibillini nei comuni di Arquata del Tronto e Montemonaco. SIBILLE IDENTIFICATE DA NOMI GEOGRAFICI Sibille che appartengono al gruppo orientale: Sibilla Babilonese, Sibilla Caldea, Sibilla Ebraica, Sibilla Egizia, Sibilla Libica o Sibilla Libia, Sibilla Persica o Sibilla Persiana. Sibille che appartengono al gruppo ionico: Sibilla Claria o Sibilla di Klaros, Sibilla Colofonia, Sibilla Cumea, Sibilla Delfica o Sibilla di Delfi, Sibilla Efesia o Sibilla di Efeso, Sibilla Ellespontica o Sibilla Ellespontiaca, Sibilla Eritrea o Sibilla di Erythre, Sibilla Euboica o Sibilla Eubea, Sibilla Frigia, Sibilla Gergitica o Sibilla di Gergis, Sibilla Macedone, Sibilla Marpessia o Sibilla di Marpesso, Sibilla Samia o Sibilla di Samo, Sibilla Sardica o Sibilla di Sardi, Sibilla Tesprozia, Sibilla

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Tessalica, Sibilla Troiana. Sibille che appartengono al gruppo italico: Sibilla Cimmeria, Sibilla Cumana o Sibilla di Cuma, Sibilla Italica, Sibilla Lilibetana, Sibilla Sicula o “Sibilla Siciliana”, Sibilla Tiburtina (nell’Eneide), Fu tanta diffusa e importante la figura della Sibilla che essa perdurò anche in epoca medievale, tra queste si ricordano: la Sibilla Agrippina o Sibilla Agrippa, Sibilla Appenninica o Sibilla di Arquata del Tronto o Sibilla di Montemonaco o Sibilla Picena o Sibilla di Norcia, Sibilla Chimica, Sibilla Europea, Sibilla Lucana, Sibilla Rodia o Sibilla di Rodi, Sibilla Tiburtina.

zati un’interpretazione dei vaticini delle Sibille corrispondente alle attese messianiche. I cristiani videro nelle predizioni delle veggenti pagane lontani preannunci dell’avvento di Gesù Cristo e del suo atteso ritorno finale (anche se in nessuna fonte relativa alle Sibille si può rintracciare qualcosa che richiami anche lontanamente ai precetti giudaici-cristiani). Le sibille hanno comunque ispirato l’arte cristiana dall’XI secolo in numerosi cicli pittorici, scultori ed incisori. Esse sono normalmente raffigurate come la controparte femminile dei profeti; l’esempio più famoso si trova nella volta della Cappella Sistina, affrescata da Michelangelo.

SIBILLE IDENTIFICATE PER NOME PROPRIO Albunea o Abulnea; Amalthea; Artemide; Berossiana; Carmenta; Cassandra; Dafni; Deifobe; Demarate; Demofile o Demo; Elissa; Erofila; Faennis; Lampusa; Manto; Melankraira; Phoito o Phyto; Sambethe o Sabbe o Saba; Sibylla; Taraxandra. DAL PAGANESIMO AL CRISTIANESIMO Le sibille del mondo antico erano leggendarie profetesse, collocate in diversi luoghi del bacino del Mediterraneo: Italia (Cuma), Africa, Grecia (Delfi), Asia Minore. Nella Roma repubblicana e imperiale un collegio di sacerdoti custodiva gli Oracoli sibillini, testi sacri di origine etrusca, consultati in caso di pericoli o di catastrofi. Dal II secolo a. C. si sviluppa negli ambienti ebraici romaniz-

Sabrina


Durante il Medioevo sono attestati numerosi esempi di violenza sessuale da parte dei signori feudali, eppure le testimonianze diventano meno chiare se ci riferiamo a diritti o costumi che legittimavano un simile abuso durante la notte nuziale. Difatti, molti dei documenti addotti quali prove dello ius primae noctis si riferiscono in realtà ad altro, come per esempio ai tributi che i contadini pagavano ai signori per ottenere il permesso di sposarsi. Parecchie delle voci giunte sino a noi rispondono, infatti, alla volontà di screditare i signori feudali. È questo anche il caso della prima testimonianza attestata, presente nell’abbazia di MontSaint-Michel e datata al 1247. Si tratta di un componimento in versi che racconta, a mo’ di lamentela, la dura vita del contadino e le

numerose pretese signorili a cui questi doveva sottostare, tra le quali il pagamento di un tributo perché il signore lo autorizzasse a far sposare le figlie; in caso contrario, le ragazze sarebbero state stuprate proprio dal signore. Potrebbe sembrare una denuncia della barbarie e della tirannia dei feudatari laici, ma non è altro che una satira. Gli autori, i monaci dell’abbazia, la utilizzarono come strumento politico al fine di attirare nelle proprie terre i contadini provenienti da altri feudi. In pratica volevano far intendere ai sudditi che i monaci erano più giusti e gli sarebbe quindi convenuto spostarsi nei loro possedimenti. Nemmeno in Italia sono del tutto affidabili le prove a favore dell’esistenza dello ius primae

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LO IUS PRIMAE NOCTIS, VERITÀ O LEGGENDA?

noctis, perché alcune testimonianze sono legate principalmente a leggende e tradizioni. È, per esempio, il caso del terribile Oberto di Badalucco, conte di Ventimiglia che, intorno al XIII secolo, aveva imposto lo ius primae noctis a tutte le fanciulle del posto. Una ragazza e il suo promesso sposo, per sposarsi di nascosto, fuggirono e fondarono il borgo di Montalto Ligure. A Fiuggi, invece, si racconta la storia del “pozzo delle Vergini” in cui un signorotto locale faceva gettare le donne che si presentavano “impure” quando costui esercitava lo ius primae noctis. Nella Spagna medievale, invece, la prova più decisiva – ma solo in apparenza – circa la veridicità storica dello ius primae noctis si trova all’interno della

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Sentencia arbitral de Guadalupe del 1486, con cui i signori feudali e i contadini catalani, detti in quell’occasione de remensa (di riscatto), firmarono la pace dopo un lungo contendere. Nella Sentencia si sanciva l’abolizione delle «cattive usanze» imposte dai signori ai contadini, tra cui quella che permetteva al signore «nella prima notte che il contadino prendeva moglie, di dormire con questa». Anche se il testo sembra non lasciare adito a dubbi, la realtà è ben più complessa. Quando anni prima, nel Proyecto de Concordia del 1462, i contadini de remensa chiesero che tali “cattive usanze” fossero abolite («pretendono alcuni signori che, appena il contadino si ammoglia, il signore debba dormire con la sposa la prima notte»), i signori feudali risposero che una simile pretesa non gli risultava e che, se davvero fosse stata vera, si sarebbero accordati per abolirla. Potremmo supporre che i feudatari fossero cinici e negassero pratiche delle quali erano certamente a conoscenza. Tuttavia, potrebbe pure trattarsi di un ulteriore esempio di rivendicazioni contadine contro diritti signorili mai esistiti, com’era successo nello stesso periodo in Francia. È piuttosto strano che nella corona d’Aragona, dotata di archivi ben forniti e documentati, non siano state rinvenute prove al riguardo. Più probabilmente alcuni contadini credettero alle voci in circolazione e temettero che l’abuso di certi vassalli potesse divenire una consuetudine generalizzata. In mancanza di evidenti prove documentali, possiamo solo affermare che lo ius primae noctis fu un mito, almeno nella forma d’istituzione o pratica sociale, anche se riuscì a radicarsi nell’im-

maginario al pari delle leggende urbane dei nostri tempi. UN MITO DURATURO La storia dello ius primae noctis cominciò a circolare nell’occidente europeo almeno dal XIII secolo, brandita come arma politica contro i signori feudali. Nei secoli XVI e XVII vi ricorsero invece i giuristi per screditare, a beneficio della corona, i nobili proprietari terrieri. Ad esempio, nel 1665 il vescovo francese Fléchier riportò le lamentele dei contadini provenienti dalla regione dell’Alvernia, e nelle sue memorie riferì le voci circa il droit de cuissage: «C’è un diritto molto comune in Alvernia, chiamato diritto di nozze […] Nelle sue origini, concedeva al signore il potere […] di giacere con la moglie […]». Tuttavia, Fléchier non apportò alcuna prova al riguardo. Durante l’Illuminismo, nel XVIII secolo, lo ius primae noctis divenne un luogo comune nella denuncia di feudalesimo e tirannia. Per esempio, nell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert un articolo è dedicato proprio a «quel diritto che i signori si arrogarono prima e durante l’epoca delle crociate, diritto di giacere nella prima notte con le donne appena maritate, le loro vassalle plebee […] Nel secolo scorso alcuni fecero pagare ai sudditi la rinuncia a quello strano diritto, che per molto tempo rimase in voga in quasi tutte le province della Francia e della Scozia». Nel XIX secolo il dibattito sulla realtà di tale pratica divenne più acceso: gli eruditi anticlericali cercavano documenti che

ne confermassero l’esistenza, e coloro che erano a favore del clero sostenevano che si trattasse di un’invenzione. Senz’ombra di dubbio, se il mito si è mantenuto così a lungo fino a oggi, è perché siamo soliti pensare al Medioevo come a un’epoca spietata, oscura e deprecabile. Tuttavia non lo fu più di tante altre.

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Nel 1936 spiegò in versi: “Mi chiederete: Dove sono i lillà? / E la metafisica coperta di papaveri? / E la pioggia che di continuo sferzava / le tue parole? (…) Generali, / traditori: / guardate la mia casa morta, / guardate la Spagna lacerata / (…) Venite a vedere il sangue per le strade”. L’anno dopo, aiutò gli amici spagnoli a immigrare.

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PABLO NERUDA

Nel 1943 viene eletto senatore in Cile con l’appoggio del Partito comunista, di cui entra a far parte. Sono degli anni successivi poesie come questa: “Staliniani. Portiamo con orgoglio questo nome. / Staliniani. E’ questa la gerarchia del nostro tempo! / Lavoratori, pescatori, musicisti staliniani! / Letterati, studenti, contadini staliniani!”. Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto (Parral, 12 luglio 1904 – Santiago del Cile, 23 settembre 1973), è stato un poeta, diplomatico e politico cileno, considerato una delle più importanti figure della letteratura latino-americana del Novecento. Scelse lo pseudonimo di Pablo Neruda, in onore dello scrittore e poeta ceco Jan Neruda, nome che in seguito gli fu riconosciuto anche a livello legale. Definito da Gabriel García Márquez “il più grande poeta del XX secolo, in qualsiasi lingua” e considerato da Harold Bloom tra gli scrittori più rappresentativi del canone Occidentale, è stato insignito nel 1971 del Premio Nobel per la letteratura.

All’inizio degli anni Trenta, a Madrid, Neruda conobbe poeti che lo accolsero fraternamente come Lorca, Rafael Alberti, Vicente Aleixandre, prima della diaspora a cui li costrinse tutti dopo la vittoria di Francisco Franco. E’ da allora che Neruda diventa uno degli scrittori di sinistra più noti e amati. Nel 1953 riceve il premio Stalin e il poeta diventa un caso discusso dalla stampa sia in America che in Europa. Ma secondo Enzensberger Neruda è stato sempre un “caso”, da quando, poeta-console andò a Rangoon, poi a Ceylon, Singapore, Giacarta e infine, per sua fortuna, a Buenos Aires. In contatto con la Spagna e negli anni della guerra civile, la poesia “impura” di Neruda diventa qualcosa di diverso: poesia politicamente engagée.

L’interpretazione, la tesi di Enzensberger per spiegare il perché un poeta come Neruda “si sia mutilato con le proprie mani” coinvolge tanto il problema sociale latino-americano che quello del rapporto tra poesia moderna e pubblico. Neruda non aveva ragioni per temere personalmente “il terrore staliniano; quello che ha fatto, lo ha fatto volontariamente”. Non aveva neppure bisogno di opportunismo, perché la sua carriera diplomatica sarebbe stata facile e promettente. In realtà, diventare comunista gli avrebbe complicato la vita. Non era neppure un uomo portato alla fede. Ma alle spalle aveva società latino-americane impoverite, strapiene di diseredati e in cui la democrazia liberale era solo fatta di parole. Comunque, il suo problema era

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anche quello della situazione sociale della poesia moderna, una forma letteraria che si era allontanata dal pubblico dei lettori. Nel programma di Neruda c’era una poesia “per uomini semplici” e questa scelta era incoraggiata, sostenuta dal marxismo. Solo che il marxismo era Stalin e il pubblico degli “uomini semplici” era un pubblico che lui credette di raggiungere sacrificando la propria poesia ai lettori di fede comunista. Il risultato fu disastroso sul piano letterario, senza peraltro raggiungere un vero risultato sociale. Alla fine, il libro più letto di Neruda, in milioni di copie, restano le Venti poesie d’amore e una canzone disperata, scritte quando aveva poco più di vent’anni. Si potrebbe definire la poetica di Neruda una poetica fondata sull’uomo? La poetica di Neruda è certamente fondata sull’impegno verso l’uomo, il suo presente e il suo futuro, ma anche sull’indagine del suo passato, come avviene nelle “Alturas de Macchu Picchu”, del Canto general. Nella poesia di Neruda vi è un costante ricorso alla metafora, sebbene l’autore si rifiuti di riconoscerne il valore simbolico: “una colomba per me è soltanto una colomba”, afferma nell’intervista concessa a Rita Guibert. Potrebbe spiegarci meglio qual è il rapporto tra il reale e il surreale per questo autore? Non bisogna mai fidarsi troppo di quanto dicono gli scrittori di se stessi e della loro opera. Neruda aveva anche il vezzo di burlarsi non di rado degli intervistatori. La metafora, al contrario di quanto sembra affermare il poeta è presenza costante nella sua poe-

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sia, soprattutto nelle Residencias en la tierra, ma un po’ in tutta la sua opera poetica, alla quale dà un’attrattiva particolare. Benché il rapporto di Neruda con la realtà sia costante, la metafora ha la funzione di introdurre il lettore ancora più in profondità nel reale, che tuttavia trasforma magicamente. Il poeta non dimentica mai di essere un creatore. L’uso di metafore prese dal mondo animale è espediente comune tanto a Neruda quanto a Borges, eppure si direbbe che vi è un diverso spessore simbolico e filosofico tra i due. È forse questa diversità d’intenti (materiali per il primo e metafisici per il secondo) che giustifica Neruda nell’affermare che la letteratura di Borges è antiquata? Neruda si avvale per le sue metafore anche di rappresentazioni del mondo animale, ma con una selezione che lo porta preferibilmente a riferisi a pesci e a uccelli. La sua passione per l’oceano dà ragione del dispiegarsi di simboli che definirei “marini”. Da appassionato ornitologo egli carica gli uccelli di significati profondi, come in Arte de pájaros. Ritengo che non scompaia mai in Neruda una metafisica, che non si esprime in rarefatte atmosfere, ma è continuamente aderente all’uomo e ai suoi fondamentali problemi, non escluso quello della permanenza. In cosa consiste, esattamente, la rivoluzione linguistica e poetica avviata da Neruda? Corrisponde a un momento determinante del rinnovamento poetico che, sulla scia dei vari movimenti d’avanguardia, ha arricchito l’espressione lirica ispa-

no-americana. Neruda ha sempre negato che il surrealismo lo avesse in qualche modo influenzato, ma non v’è dubbio che la sua presenza è visibile soprattutto nell’automatismo di El hondero entusiasta e nelle prime Residencias en la tierra, per le quali Amado Alonso ha parlato di ermetismo. “La nascita non è mai sicura come la morte. E questa la ragione per cui nascere non basta. È per rinascere che siamo nati.” Pablo Neruda -

Francesco V,


Una poesia dedicata a Pablo Neruda, di cui l’autore è un grande estimatore.

A Neruda

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Qui riportiamo una poesia scritta dallo scrittore Mario Gabassi, autore di molti libri editi dalla Italus Edizioni, come: “Due Mondi”, “Torre Maggiore e l’Albero Cosmico”, “Racconti”, “A Federico II di Svevia” ecc…

(1904 - 1973)

Neruda, uomo del sud del mondo, forgiato dalla povertà, dal freddo, dai terremoti. Amante del bosco, del vento, del fogliame, non distinguevi tra labbra e r­adici, il “tuo cuore macinava freddo, segatura e aroma”1. Figlio della tua terra, costola del tuo popolo, fratello dei sofferenti. Hai dato anima e corpo per combattere gli oppressori, per il trionfo della libertà. Da illuso senatore di fede boschiva tu pensavi di vincere in quell’aula la battaglia: là dentro, invece, vinceva chi dormiva2. Poi, Tradito anche dai compagni comunisti coi quali in Spagna avevi pure combattuto, ma quelli erano soltanto stalinisti. Così il Potere, quel marciume immondo che tu con ogni mezzo hai contrastato, comanda ancora a tutto tondo e senza dignità ti ha eliminato.

Mario Gabassi

. Da “Memoriale di Isla Negra: Primo viaggio” . Da “Memoriale di Isla Negra: Nelle miniere dell’Alto”

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Approfondimento GENOCIDI IL GIORNO DELLA MEMORIA

Il 27 gennaio ricorre l’annuale Giorno della Memoria, una ricorrenza internazionale celebrata ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Fu designata dalla risoluzione 60/7 delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, fu stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella grande offensiva oltre la Vistola in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz e la sua apertura mise alla luce tutti gli orrori perpetrati ai danni degli ebrei.

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Con il termine Olocausto, parola coniata da Raphael Lemkin, venne utilizzata a partire dalla seconda metà del XX secolo, per indicare lo sterminio nazista verso tutte le categorie ritenute “indesiderabili”, e che causò circa 15 milioni di morti in pochi anni, tra cui 5-6 milioni di ebrei, di ogni sesso ed età. Una storia raccontata non solo nei libri ma anche e soprattutto riportata visivamente nei documentari e numerosi e toccanti film che di questa si sono occupati. Vite e storie narrate del museo sulla Shoah di Berlino. Passeggiando per le sale oscure si può

vedere e ma non capire perché un popolo è stato sterminato per un’ideale di purità ariana, non solo per motivi di razza ma anche nascostamente e subdolamente economici e commerciali. Un popolo che annoverava sia commercianti, che scienziati, che artisti, che persone qualunque che avevano un fede, quella ebrarica e che per questa erano stati uccisi. Erano diventati numeri, quelli marchiati sulle loro braccia e che dovevano ricordare e capire perché, se chiamati (in tedesco) e non rispondevano, venivano picchiati. Un popolo a cui è stata tolta la propria dignità. E’ la dignità che viene annullata dai genocidi. La


Approfondimento dignità che divide l’umo dalla bestia. Ricordare è necessario per non ricadere nello stresso dramma. Qualche dato sulle vittime dell’Olocausto: Ebrei (42%) = 6 milioni Polacchi, Ucraini e Bielorussi (22%) = 4 milioni Prigionieri di guerra sovietici (20%) = 3 milioni Politici (10%) = 2 milioni (inclusi 150.000 massoni; 7.000 miliziani anti-franchisti spagnoli; ecc.) Yugoslavi (3%): 350.000 serbi; 25.000 sloveni Rom (2%) = 300.000 Disabili (1%) = 270.000 Atri (1%): 5.000 omosessuali; 1.900 testimoni di Geova; altri piccoli gruppi di afro-europei; ecc.

L’Europa è nata, per evitare che nei suoi territori nascessero altre guerre simili. Ed in effetti dopo la fine della seconda guerra mondiale nel ’43, l’Europa da allora vive un lungo periodo di pace. Ma se l’Europa non è più agitata da guerre e genocidi dalla fine dell’infamante Seconda Guerra Mondiale, si può dire lo stesso di altrove, in altre aree geografiche? Abbiamo scelto di parlare su queste pagine anche di alteri genocidi, spesso invisibili perchè lontani, nonostante i mezzi di comunicazione e i giornalisti ce ne abbiano riportato l’eco. Ecco gli altri GENOCIDI DEL XX SECOLO

GENOCIDIO DEL POPOLO ARMENO I “Giovani Turchi” (ufficiali nazionalisti dell’Impero ottomano) ordinarono tra il 1915 e il 1923 vasti massacri contro la popolazione armena cristiana. Le successive deportazioni di massa porteranno il numero delle vittime a un milione e mezzo circa. GENOCIDIO DEI POPOLI DELLA CINA Nell’anno 1900, la rivolta dei “Boxer” causò oltre 30 mila morti, in gran parte cristiani. E sono almeno 48 milioni i cinesi caduti sotto il regime di Mao tra il “Grande salto in avanti”, le purghe, la rivoluzione culturale e i campi di lavoro forzato, dal 1949 al 1975. GENOCIDIO DEI POPOLI DELLA RUSSIA Non meno di 20 milioni i rus-

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si eliminati durante gli anni del terrore comunista di Stalin (1924/1953). Esecuzioni di controrivoluzionari e di prigionieri, vittime del gulag o della fame. GENOCIDIO DEL POPOLO EBRAICO Con l’avvento del nazismo di Hitler in Germania (1933/1945) viene avviato lo sterminio del popolo ebraico in Europa; le vittime di questo immane olocausto sono calcolate in oltre 6 milioni di persone, la gran parte di loro morta nei campi di sterminio. GENOCIDIO DEI POPOLI DELL’INDONESIA Nel periodo 1965/67, quasi un milione di comunisti indonesiani sono stati deliberatamente eliminati dalle forze governative indonesiane, mentre tra il 1974 e il 1999 sono stati eliminate da gruppi paramilitari filo-indonesiani 250 mila persone della popolazione di Timor-Est.

GENOCIDIO DEL POPOLO CAMBOGIANO Un milione di cambogiani sono morti in soli quattro anni, tra il 1975 e il 1979, sotto il regime di terrore instaurato dai Khmer rossi di Pol Pot. GENOCIDIO DEL POPOLO SUDANESE Si stima che un milione e novecentomila cristiani e animisti siano morti a causa del blocco imposto dal governo di Khartum all’arrivo degli aiuti umanitari destinati al Sudan meridionale. GENOCIDIO DEI POPOLI DEL RWANDA E DEL BURUNDI Dal 94 ad oggi, 800 mila civili ruandesi sono stati massacrati nel conflitto scoppiato tra hutu e tutsi; un’analoga cifra è stimata per le vittime del vicino Burundi. GENOCIDIO DEI POPOLI DELL’AMERICA LATINA Dalla Rivoluzione messicana, ai “desaparecidos” delle dittature

militari degli ultimi decenni del XX secolo, sono oltre un milione le vittime innocenti della violenza di Stato dei regimi sudamericani. Inoltre solo in Amazzonia si calcola che quasi 800 mila indios sono morti in un secolo, per le angherie e i soprusi subiti. GENOCIDIO DEL POPOLO IRACHENO Un organismo dell’ONU ha stimato nel 1998 in un milione di morti, tra cui 560 mila bambini, gli iracheni morti a causa dell’embargo internazionale e della politica di Saddam Hussein. PULIZIE ETNICHE Non si hanno a tutt’oggi cifre sicure sulle vittime dei genocidi e delle “pulizie etniche” compiute nella ex-Yugoslavia, in Liberia, Sierra Leone, Angola, Congo, Libano, Corea del Nord, Sri Lanka, Haiti, Tibet … .... e l’elenco purtroppo si allunga ogni anno di più! Leron

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Nell’aprile del 1945 in tutta Italia si festeggia la fine della guerra. Ma nel Friuli Venezia Giulia, proprio in quei giorni, ha inizio un periodo di orrori che durerà a lungo e culminerà con la fuga di circa 350.000 persone, in seguito alle persecuzioni degli jugoslavi di Tito. Le vittime dei massacri furono fascisti, collaborazionisti del governo italiano, spie, ma anche membri del CLN (Comitato di liberazione nazionale) e partigiani. L’eccidio fu, di fatto, una pulizia etnica tesa ad annullare l’identità italiana sul territorio jugoslavo. Migliaia furono le vittime di Tito gettate nelle foibe. Queste ultime, il cui nome deriva dal latino fovĕa (“fossa”), sono voragini

rocciose di origine carsica assai numerose nell’Istria, dove se ne contano oltre 1500. Solo nel 2005, gli italiani furono chiamati per la prima volta a celebrare, il 10 febbraio, il «Giorno del Ricordo», in memoria dei quasi ventimila italiani torturati, assassinati e gettati nelle foibe. UN PO’ DI STORIA Nel 1943, dopo tre anni di guerra, le cose si erano messe male per l’Italia. Il regime fascista di Mussolini aveva decretato il proprio fallimento con la storica riunione del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943. Ne erano seguiti lo scioglimento del Partito fascista, la resa dell’8 settembre,

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FOIBE IL GIORNO DEL RICORDO

lo sfaldamento delle nostre Forze Armate. Nei Balcani, e particolarmente in Croazia e Slovenia, le due regioni balcaniche confinanti con l’Italia, il crollo dell’esercito italiano aveva fatalmente coinvolto le due capitali, Zagabria (Croazia) e Lubiana (Slovenia). Qui avevano avuto il sopravvento le forze politiche comuniste guidate da Josip Broz, nome di battaglia «Tito», che avevano finalmente sconfitto i famigerati “ustascia” (i fascisti croati agli ordini del dittatore Ante Pavelic che si erano macchiati di crimini), e i non meno odiati “domobranzi”, che non erano fascisti, ma semplicemente ragazzi di leva sloveni, chiamati alle armi da Lubiana

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Approfondimento a partire dal 1940, allorché la Slovenia era stata incorporata nell’Italia divenendone una provincia autonoma. La prima ondata di violenza esplose proprio dopo la firma dell’armistizio, l’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani jugoslavi di Tito si vendicarono contro i fascisti che, nell’intervallo tra le due guerre, avevano amministrato questi territori con durezza, imponendo un’italianizzazione forzata e reprimendo e osteggiando le popolazioni slave locali. Con il crollo del regime - siamo ancora alla fine del 1943 - i fascisti e tutti gli italiani non comunisti vennero considerati nemici del popolo, prima torturati e poi gettati nelle foibe. Morirono, si stima, circa un migliaio di persone. Le prime vittime di una lunga scia di sangue. Tito e i suoi uomini, fedelissimi di Mosca, iniziarono la loro batta-

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glia di (ri)conquista di Slovenia e Croazia - di fatto annesse al Terzo Reich - senza fare mistero di volersi impadronire non solo della Dalmazia e della penisola d’Istria (dove c’erano borghi e città con comunità italiane sin dai tempi della Repubblica di Venezia), ma di tutto il Veneto, fino all’Isonzo. Nella primavera del 1945 l’esercito jugoslavo occupò l’Istria (fino ad allora territorio italiano, e dal ‘43 della Repubblica Sociale Italiana) e puntò verso Trieste, per riconquistare i territori che, alla fine della prima guerra mondiale, erano stati negati alla Jugoslavia. Non aveva fatto i conti, però, con le truppe alleate che avanzavano dal Sud della nostra penisola, dopo avere superato la Linea Gotica. La prima formazione alleata a liberare Venezia e poi Trieste fu la Divisione Neozelandese del generale Freyberg, l’eroe della battaglia di Cassino, appartenente all’Ottava Armata britan-

nica. Fu una vera e propria gara di velocità. Gli jugoslavi si impadronirono di Fiume e di tutta l’Istria interna, dando subito inizio a feroci esecuzioni contro gli italiani. Ma non riuscirono ad assicurarsi la preda più ambita: la città, il porto e le fabbriche di Trieste. Infatti, la Divisione Neozelandese del generale Freyberg entrò nei sobborghi occidentali di Trieste nel tardo pomeriggio del 1° maggio 1945, mentre la città era ancora formalmente in mano ai tedeschi che, asserragliati nella fortezza di San Giusto, si arresero il 2, impedendo in tal modo a Tito di sostenere di aver «preso» Trieste. La rabbia degli uomini di Tito si scatenò allora contro persone inermi in una saga di sangue degna degli orrori rivoluzionari della Russia del periodo 19171919. I NUMERI


20.000 persone avevano lasciato la città, abbandonando case, averi, terreni. Il dramma delle terre italiane dell’Est si concluse con la firma del trattato di pace di Parigi il 10 febbraio 1947. Alla conferenza di Parigi venne deciso che per il confine si sarebbe seguita la linea francese: l’Italia consegnò alla Jugoslavia numerose città e borghi a maggioranza italiana rinunciando per sempre a Zara, alla Dalmazia, alle isole del Quarnaro, a Fiume, all’Istria e a parte della provincia di Gorizia. Il trattato di pace di Parigi di fatto regalò alla Jugoslavia il diritto di confiscare tutti i beni dei cittadini italiani, con l’accordo che sarebbero poi stati indennizzati dal governo di Roma. Questo causò due ingiustizie. Prima di tutto l’esodo forzato delle popolazioni italiane istriane e giuliane che fuggivano a decine di migliaia, abbandonando le loro case e ammassando sui carri trainati dai cavalli le poche masserizie che potevano portare con sé. E, in seguito, il mancato risarcimento. La stragrande maggioranza degli esuli emigrò in varie parti del mondo cercando una nuova patria: chi in Sud America, chi in

Australia, chi in Canada, chi negli Stati Uniti. MORIRE NELLE FOIBE I primi a finire in foiba nel 1945 furono carabinieri, poliziotti e guardie di finanza, nonché i pochi militari fascisti della RSI e i collaborazionisti che non erano riusciti a scappare per tempo (in mancanza di questi, si prendevano le mogli, i figli o i genitori). Le uccisioni erano crudeli. I condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili. Soltanto nella zona triestina, tremila persone furono gettati nella foiba di Basovizza e nelle altre foibe del Carso.

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Tra il maggio e il giugno del 1945 migliaia di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra. Altri furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati. Secondo alcune fonti le vittime di quei pochi mesi furono tra le quattromila e le seimila, per altre diecimila. Fin dal dicembre 1945 il premier italiano Alcide De Gasperi presentò agli Alleati «una lista di nomi di 2.500 deportati dalle truppe jugoslave nella Venezia Giulia» ed indicò «in almeno 7.500 il numero degli scomparsi». In realtà, il numero degli infoibati e dei massacrati nei lager di Tito fu ben superiore a quello temuto da De Gasperi. Le uccisioni di italiani - nel periodo tra il 1943 e il 1947 - furono almeno 20mila; gli esuli italiani costretti a lasciare le loro case almeno 250mila. A Fiume, l’orrore fu tale che la città si spopolò. Interi nuclei familiari raggiunsero l’Italia ben prima che si concludessero le vicende della Conferenza della pace di Parigi (1947), alla quale - come dichiarò Churchill - erano legate le sorti dell’Istria e della Venezia Giulia. Fu una fuga di massa. Entro la fine del 1946,

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LA PERSECUZIONE PAGANA

Intorno al III° secolo d.C., a causa dell’affermarsi del Cristianesimo e di altre religioni di tendenza enoteistiche, iniziò il lento declino delle religioni pagane, declino inizialmente circoscritto all’interno dell’Impero Romano. Fu Galerio il primo imperatore romano a emanare un editto di tolleranza per tutte le religioni, ma sarà Costantino a agevolare l’ascesa del Cristianesimo e il declino del paganesimo. Nel 313 l’imperatore Costantino emanò l’Editto di Milano. L’Editto di Milano stabiliva, giustamente, la libertà di culto per tutte le religioni e pose fine alle persecuzioni contro i cristiani. L’errore fu che da questo momento la posizione del Cristianesimo come religione di stato si andò a consolidarsi sempre di più, a scapito delle religioni pagane. Nel III secolo l’impero era in profonda crisi, e all’imperatore Costantino serviva l’oro per sistemare le casse dell’impero. Essendo il Paganesimo una religione molto ricca, all’interno dei tem-

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pli erano infatti custodite enormi quantità di oro, offerte sacre fatte dai fedeli, tutti questi beni erano indispensabili per l’imperatore Costantino. In questa situazione a Costantino era diventata molto utile per la salvezza economica dell’Impero la diffusione del Cristianesimo, per via del loro “comandamento della carità” e di un approccio alla vita terrena più remissivo. Ben presto il Cristianesimo si pose in rivalità con le esistenti religioni pagane, specie quando l’imperatore Costantino si convertì alla nuova religione. Intorno al 320 un nuovo editto, sempre emanato da Costantino, proibì i sacrifici e le pratiche divinatorie private. Con Costantino convertito al Cristianesimo anche i suoi figli ne furono influenzati, è il caso di Costanzo II. Nel 341 fu emanato un editto che proibiva i sacrifici pagani, anche in pubblico, e stabiliva che tutti i templi pagani dovevano essere chiusi. Ma la reazione fu di totale disaccordo, tanto che Costanzo II e

suo fratello Costante emanarono nuovi leggi che preservavano i templi e stabiliva multe contro i vandalismi rivolti a tombe e monumenti, ponendoli quest’ultimi sotto la custodia dei sacerdoti pagani. Nel 356 venne emanato un editto che puniva con la morte i trasgressori delle precedenti legislazioni. In seguito ai privilegi concessi al Cristianesimo si assistette, spesso da gruppi di fanatici, a vari episodi di distruzione di sculture di divinità e luoghi di culto pagani, con la scusante della credenza che questi luoghi o sculture fossero le dimore di demoni. Il 27 febbraio 380 i tre imperatori Graziano, Valetiniano II e Teodosio I promulgarono l’editto di Tessalonica. Con questo editto la religione Cristiana divenne ufficialmente religione di stato. Nel 381 fu proibita nuovamente la partecipazione a tutti i riti pagani, stabilendo che coloro che da cristiani si fossero convertiti ala religione pagana perdessero il diritto di fare testamento legale.


Approfondimento

Nel 382 fu emanato un emendamento il quale sanciva la conservazione degli oggetti pagani di valore artistico. Nel 383 il giorno di riposo, il dies solis, fu rinominato dies dominicus divenendo obbligatorio (nacque la domenica). In seguito a questi emendamenti vi furono varie rivolte, da parte dei pagani. Come reazione Teodosio irrigidì ulteriormente la sua politica religiosa e tra il 391 e il 392, furono emanate i decreti teodosiani, che attuavano in pieno l’editto di Tessalonica. Vennero interdetti gli accessi ai templi pagani e ribadita la proibizione di qualsiasi forma di culto, inasprendo ulteriormente le pene amministrative per i cristiani che si convertissero al paganesimo. L’inasprimento della legislazione “anti-pagana”, alimentò l’atteggiamento ostile e barbarico dei cristiani, molti templi pagani furono distrutti e provocarono varie rivolte da parte della comunità pagana. A partire dal 391 Teodosio I proibì il mantenimento di qualunque culto pagano e il sacro fuoco nel tempio di Vesta (che da secoli ardeva ininterrotto) venne spento, decretando la fine dell’ordine delle Vestali. L’ultima gran sacerdotessa di Vesta fu Celia Concordia (384). I successori di Teodosio I, Arcadio in oriente e Onorio in occidente, ribadirono la proibizione di tutti i culti pagani. Un decreto del 408 sanciva che i templi erano edifici pubblici e come tali andavano conservati, eliminandone gli elementi del culto pagano. Nel 415 ad Alessandria d’Egitto, il vescovo Cirillo di Alessandria (oggi Santo per la chiesa cristiana) fu responsabile del martirio della filosofa Ipazia. Le fonti ci narrano che fu presa da una banda di fanatici cristiani (guidati dal vescovo

Cirillo) e trascinata in una chiesa dove fu fatta a pezzi e poi bruciata. Nel 435 Teodosio II ordinò la distruzione di tutti i templi pagani rurali sopravvissuti. Durante il V secolo l’atteggiamento verso i templi cambiò, quelli che non furono distrutti vennero trasformati in chiese. La motivazione ufficiale fu la volontà di esorcizzare quei luoghi, in realtà il motivo era prettamente economico, era meno dispendioso riutilizzare un tempio che costruire una chiesa ex novo. Inoltre riadattando i templi per il nuovo culto si sperava di attenuare la forte ostilità esistente tra i due gruppi religiosi dei pagani e dei cristiani. Nella sua diffusione, il Cristianesimo lentamente riuscì a distruggere la paganità dell’occidente, privandone i miti del loro significato esoterico/allegorico, schiacciandone le ideologie, abbattendo i suoi luoghi di culto, le accademie e le filosofie, eliminando fisicamente sacerdoti, filosofi ed intellettuali. La repressione venne attuata anche (spe-

cialmente) con la conversione di simboli, figure, divinità pagane in elementi accomunati alla figura di Satana, e quando questi simboli erano molto sentiti dalla popolazione diventavano simboli legati alla vita del Cristo (un esempio è la croce, simbolo per eccellenza solare). Tra il IX e il X secolo molti altri luoghi pagani, legati alla sacralità del territorio, furono recuperati e riutilizzati dagli eremiti per costruirvi eremi e monasteri. A partire dal II millennio il termine “pagano” venne usato per identificare gli appartenenti a religioni non cristiane, spesso con una valenza dispregiativa, sinonimo di arretratezza e ignoranza. Più tardi venne adottato il termine “eretico” per identificare quegli uomini con idee o filosofie diverse o contrastante alla teologia Cristiana. Nel 1184 Papa Lucio III, durante il Concilio di Verona (presieduto anche dall’imperatore Federico Barbarossa), con la stipula “Ad abolendam diversa rum ha-

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eresum pravitatem” costituì l’Inquisizione. L’Inquisizione (o Santa Inquisizione) fu quell’istituzione ecclesiastica atta ad indagare, a reprimere il movimento cataro e controllare i diversi movimenti spirituali e pauperistici e all’occorrenza punire, mediante apposito tribunale, i sostenitori di teorie o filosofie considerati contrarie o pericolose per l’ortodossia cattolica. L’intento ufficiale era quello di riportare gli eretici nella via della “vera fede”. Questo degenerò in una serie di condanne spesso ingiuste e infondate, dando vita alla (delirante) “Caccia alle Streghe”. Per Stregoneria si indica un insieme di pratiche magiche e rituali, spesso di derivazione pagana. La figura della strega ha radici pre-cristiane, ed è presente in quasi tutte le culture, una figura a metà strada tra lo sciamano e l’uomo dotato di poteri occulti. La strega (stregone al maschile) è quindi esperta in varie discipline o comunque ne è a conoscenza di esse, tra le discipline più note vi sono l’uso medico delle erbe, dei cristalli, delle pietre e la conoscenza delle “arte” divinatorie. L’alone demoniaco gli fu attribuito quando l’Inquisizione iniziò a dargli la “caccia”. Lo stesso Paracelso affermava di aver imparato di più da una strega che dai filosofi e dai medici del suo tempo. La Caccia alle Streghe fu avvalorata anche dal passo 22,12 del libro dell’Esodo, venne tradotto in: “Non lascerai vivere chi pratica magia”; in realtà l’espressione originale in ebraico intendeva: “... qualcuno che opera nell’oscurità e blatera”. Da specificare che con il termine “strega” o “eretico” venivano accusati tutti coloro che si distac-

cavano dal credo dell’ortodossia cristiana (spesso infatti non erano persone dediti ai culti magici/esoterici, ma persone che si ribellavano ad alcuni dogmi imposti). L’imperatore tedesco Frederik II, nel 1224 emanò una legge con il quale ordinava che tutti i colpevoli di eresia venissero condannati al rogo. Nel 1252 Papa Innocenzo IV emanò la bolla “Ad extirpanda” con cui autorizzò l’uso della tortura, il successore Giovanni XXII estese i poteri dell’Inquisizione anche nella lotta contro la stregoneria. La prima strega della quale abbiamo notizie storiche certe, si chiamava Angele e venne condannata al rogo, a Tolone (Francia) nel 1274. Su richiesta dei sovrani di Spagna, Ferdinando e Isabella, Papa Sisto IV nel 1478 estese l’Inquisizione nelle terre di Spagna, con l’iniziale intento di debellare l’islam e successivamente (con la scoperta dell’America e l’inizio del colonialismo) fu estesa alle colonie dell’America centromeridionale e nel vice-regno di Sicilia, questa oggi viene conosciuta come l’Inquisizione Spagnola. In Italia la prima condanna di stregoneria, di cui si hanno notizie, risale al 20 marzo 1428 giorno in cui venne messa al rogo Matteuccia Di Francesco, essa fu condannata dal tribunale laico della sua città di Todi (Umbria, Perugia). La “Caccia alle Streghe” si concentrò soprattutto tra la fine del 1400 e la prima metà del 1600 e conobbe due ondate: la prima che andò dal 1480 al 1520 e la seconda dal 1560 al 1650. Molte delle presunte streghe vennero torturate e bruciate vive, le motivazioni ufficiali erano varie, spesso erano mosse da accuse per ragioni futili. Spesso

venivano accusate di stregoneria le balie, bastava che il bambino nascesse morto per riversare la delusione e il dolore emotivo verso colei che aveva assistito al parto. Macabramente furono accusati, torturati e in alcuni casi giustiziati anche bambini, di 17 anni, accusati di essere posseduti o di aver partecipato ai Sabba delle streghe. Durante le torture in cambio della riduzione dei tormenti, si invitava la strega o stregone di fare il nome di presunti complici, spesso si invitava di accusare qualche benestante del luogo, allo scopo di poter istituire il processo successivo, che consisteva alla confisca dei beni. In Europa l’ultima strega condannata a morte fu Anna Göldi, uccisa nel 1782 a Glarona, in Svizzera. Solo nel 2008 il parlamento Cantonale ha riabilitato la sua figura. Durante l’Ottocento la maggior parte degli Stati europei soppressero i tribunali dell’Inquisizione, pur mantenendo leggi che continuavano a condannare questa “pratica”. L’unico stato che ha mantenuto l’Inquisizione fu lo Stato Pontificio. Nel 1908 Papa Pio X cambiò il nome al Tribunale dell’Inquisizione, denominandolo Sacra Congregazione del Santo Offizio. Nel Concilio Vaticano II durante il pontificato di Paolo VI, nel 1965, il Santo Offizio assunse il nome di Congregazione per la Dottrina della Fede (in latino Congregatio pro Doctrina Fidei), fin ad oggi ancora attivo. Ma si sa, il pregiudizio tarda a morire! Nel 1944 Helen Duncan fu imprigionata per nove mesi credendola colpevole di aver usato la stregoneria per affondare la nave


nome di colpevole fu pronunciato e tutto si mantenne generico. Ci si riferì semplicisticamente al regime nazista come “pagano” tacendo sulle prese di posizione a suo favore dei vescovi tedeschi. I peccati a cui si riferiva il perdono vennero collocati a quelli commessi nel secondo millennio, forse perché i pagani massacrati precedentemente non meritavano scuse? Resta comunque coraggiosa e lodevole la scelta della Chiesa Cattolica di chiedere scusa, anche perché nessuna religione ha finora chiesto scusa per errori commessi, considerando che religioni come l’Islam risultano ancora oggi molto ostili nei confronti dei culti pagani. Per il musulmano il proselitismo verso il paganesimo è un obbligo morale, meno invece verso i fedeli delle religioni monoteiste. Secondo l’Islam i fedeli alle religioni monoteiste posseggono già una “rivelazione” tramite l’uso delle Sacre Scritture, pur essendo corrotte e incomplete dalla manipolazione umana, mentre invece il pagano è un’idolatra, una blasfemo. Ancora oggi nella maggior parte dei paesi islamici vi è il divieto di fare proselitismo per i non musulmani, in alcune località i luoghi di culto non islamici sono obbligati a pagare la jizya (una tassa per essere tutelati e protetti dallo stato, preservandoli da eventuali attacchi violenti). Tutt’oggi il tasso di violenza nei confronti degli islamici che si convertono ad altri credi è molto alto. Solo nel 2011 in Arabia Saudita (paese islamico per antonomasia) i processi terminati con pena di morte contro la stregoneria sono stati circa 73, tra cui molte donne, come Amina Bent Abdellhalim

Nassar decapitata in modo cruento, secondo Amnesty sarebbero 140 le persone che aspettano il boia per accuse simili. Oggi, in Occidente il paganesimo si è ripreso e inizia a diffondersi velocemente, in Asia e in Africa è invece ancora in atto, da parte dei cristiani (ma anche islamici), un tentativo di sradicare il paganesimo. Nel 2006 è stato ideato il “Giorno Pagano della Memoria”. L’idea della celebrazione di un Giorno Pagano Europeo della Memoria è nata nel 2006, per stabilire un momento ufficiale in cui ricordare le radici del passato pagano a cui tutti i pagani odierni, chi più e chi meno, si riallacciano e ricordare anche le cause e gli avvenimenti della frattura tra noi e quelle radici. E’ proprio quel distacco infatti che spinge i pagani di oggi a definirsi in questo modo, nobilitando una parola nata come insulto. Come giornata della celebrazione è stato scelto, con un sondaggio tra pagani di diversa provenienza, il 24 febbraio: in questa data, nel 391 e.v., Teodosio emanò un editto di condanna delle pratiche pagane, in seguito al quale il fuoco di Vesta che doveva bruciare eternamente a Roma fu spento. Data la sacralità del fuoco in tutte le religioni cosiddette pagane, è stato scelto questo evento come simbolo dell’inizio dei tentativi di eliminazione delle religioni pagane. Noi ITALUS Associazione Culturale Wicca abbiamo fin da subito aderito a questo progetto, ormai ogni anno noi celebriamo il nostro “Giorno della Memoria Pagana”.

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in cui era morto il proprio marito. Solamente il 2 febbraio del 1998 lo Stato chiese scusa. Nel 1951 in Gran Bretagna furono abrogate le ultime leggi contro la Stregoneria, questo permise a Gerald Gardner di pubblicare “Witchcraft Today” (stregoneria oggi), sancendo la diffusione della Wicca e quindi in un certo senso anche dello stesso Neopaganesimo. Nel 1985, una donna a San Diego perse il lavoro perché accusata di essere una strega. Nel 1999, negli Stati Uniti si istituì un gruppo di cristiani conservatori, su iniziativa di Bob Barr, in risposta al crescente fenomeno degli incontri per celebrare riti wiccan nelle basi militari. Il gruppo invitò i cittadini americani a una revisione dei diritti di libertà religiosa alla luce della morale cristiana. Barr sosteneva (e sostiene) che il Neopaganesimo fosse un prodotto di eccessiva libertà e che per sopprimerlo bisognasse irrigidire e limitarne tale concetto. Il 12 marzo 2000, nel corso di una celebrazione in Vaticano, per l’occasione del Giubileo, il Papa Giovanni Paolo II chiese «scusa», in mondovisione, per le colpe passate della Chiesa. Durante l’omelia chiese perdono per “… l’uso della violenza che alcuni di essi hanno fatto … per gli atteggiamenti di diffidenza e di ostilità assunti nei confronti dei seguaci di altre religioni”, sottolineando che si chiede perdono per aver adottato “… i mezzi dubbi per i fini giusti …” (era un fine giusto quello di bruciare le streghe?). Un perdono chiesto a Dio (non alle vittime). Un perdono chiesto per i figli della Chiesa (la comunità battezzata) e non per la Chiesa-istituzione. Purtroppo nessun

Francesco V.

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SOPHIA L’ULTIMA CENA

Nell’antico refettorio del convento annesso a una splendida chiesa milanese si conserva il più celebre dipinto di Leonardo. Che, ancor più di tante altre opere di questo genio del Rinascimento italiano, è circondato da molte stranezze e dettagli misteriosi. Gesù parlò così, ed era molto turbato. Poi disse: “Io vi assicuro che uno di voi mi tradirà”. I discepoli si guardarono gli uni gli altri, perché non capivano di chi parlava». Così Giovanni, nel suo Vangelo, descrive il momento in cui Cristo annuncia il tradimento di Giuda. Quello stesso momento che Leo-

nardo da Vinci volle immortalare nell’Ultima Cena, dipinta su una parete del refettorio del convento annesso alla basilica di Santa Maria delle Grazie a Milano. Seduto al centro della tavola, Gesù ha appena pronunciato le fatidiche parole. Le reazioni si diramano dalla sua figura, investendo i dodici apostoli a cena con lui. L’opera di Leonardo si trasforma così in una galleria di ritratti che indaga la molteplicità dei sentimenti umani: lo stupore, il dubbio, l’incomprensione, l’incredulità. Nell’angolo all’estrema destra, le figure di Simone e Giuda Taddeo sembrano non aver sentito bene e s’interrogano tra loro per

capire che cosa è stato detto. Matteo pare giungere in loro soccorso e, con un ampio gesto delle braccia, riconoscerlo. Il desiderio di rappresentare un nuovo realismo sembra la molla che spinse l’artista a scegliere di rappresentare tutti, Cristo compreso, senza aureola. Allo stesso modo, curò molto i volti e la loro espressività, scegliendo forse d’immortalare anche se stesso in uno degli apostoli (così almeno vuole la tradizione), Giuda Taddeo. Sembra inoltre che Leonardo abbia girato per mesi nei quartieri più malfamati di Milano facendo ritratti ai personaggi più strani e ambigui, alla ricerca di una fisionomia perfetta per rappresentare Giuda, il

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SOPHIA traditore per eccellenza. Alla fine, ponendo un po’ di attenzione, Giuda si riesce a trovare. È l’unico con il volto in ombra, quello che sembra ritrarsi di fronte all’affermazione di Cristo, come a dire: «Io di certo non sono». Tirandosi indietro, urta la saliera e la rovescia, in un tipico gesto di malaugurio, che ammicca anche alla rinuncia al sale del battesimo. Espressive sono soprattutto le sue mani: una stringe la borsa con i trenta denari e l’altra si allunga verso il piatto in cui Gesù intingerà il pane che poi consegnerà proprio a lui: «Il discepolo si voltò verso Gesù e appoggiandosi al suo petto gli domandò: “Chi è, Signore?”. Gesù rispose: “È quello al quale darò un pezzo di pane inzuppato”. Poi prese un boccone di pane, lo intinse nel piatto e lo dette a Giuda, figlio di Simone Iscariota». Un dipinto così noto e comples-

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so non poteva certo mancare di sviluppare misteriose trame. L’attenzione di molti si è concentrata sulla figura che vediamo all’immediata sinistra di Cristo, quella di Giovanni. Secondo alcuni non si tratterebbe dell’apostolo, ma di una donna, per la precisione Maria Maddalena. In realtà, basta avere una certa dimestichezza con le rappresentazioni sacre per sapere che l’apostolo Giovanni, essendo il più giovane tra i discepoli di Cristo, è quasi sempre raffigurato con tratti adolescenziali, se non effeminati. La fortuna di quest’ipotesi è dovuta in buona parte al noto romanzo Il codice da Vinci, scritto da Dan Brown, e dal fortunato film che ne è stato tratto. Ma si tratta di una vecchia teoria, espressa all’epoca della pubblicazione del saggio Il Santo Graal di Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln. Secondo questi tre giornalisti, il Graal non sarebbe la coppa che Cristo usò nel corso dell’Ultima

Cena e in cui Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue di Gesù al momento della crocifissione, ma si tratterebbe di una storpiatura delle parole francesi sang real, sangue reale. Maria Maddalena avrebbe infatti aspettato un figlio da Gesù e, dopo la sua morte, sarebbe fuggita dalla Palestina diretta verso le coste della Francia meridionale. Lì avrebbe dato alla luce l’erede di Cristo, che sarebbe diventato l’iniziatore della dinastia dei Merovingi. La verità nascosta dietro questa stirpe di regnanti francesi, che quindi sarebbero discendenti diretti di Gesù, sarebbe stata custodita da molteplici organizzazioni segrete, prima fra tutte il Priorato di Sion, che avrebbe contato tra i suoi maestri proprio Leonardo da Vinci. L’Ultima Cena di Milano racconterebbe dunque questo: sul tavolo la coppa in cui Gesù versa il vino non c’è, ma di contro l’estrema distanza tra lui e Giovanni, che in realtà sarebbe Maria Maddalena, forma una netta “V”, che rappresenterebbe proprio il Santo Graal. Va detto che l’esistenza del Priorato di Sion non è mai stata provata storicamente e che nel Rinascimento quasi tutte le rappresentazioni pittoriche dell’Ultima Cena mostrano solamente piatti e pane, senza alcuna traccia di coppe in qualche modo associabili al Graal. In conclusione, si può affermare senza ombra di dubbio che le ipotesi avanzate da Baigent, Leigh e Lincoln, e poi adottate da Brown, sono del tutto fantasiose. UNA RAPPRESENTAZIONE INUSUALE Molti hanno continuato a insistere sulla presenza di una donna al tavolo dell’Ultima Cena,


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arrivando a ipotizzare che quello rappresentato da Leonardo fosse in realtà il matrimonio tra Gesù e la Maddalena. In effetti non ci sarebbe niente di male: Maria Maddalena, a differenza di quello che normalmente si crede, non viene mai descritta come una prostituta, ma semplicemente come una donna emancipata e moderna per l’epoca in cui viveva. Nemmeno riguardo a un possibile matrimonio di Cristo ci sarebbe nulla di strano: l’obbligo del celibato non si ritrova nei Vangeli e non è altro che un’invenzione della Chiesa cattolica di parecchi secoli successiva all’epoca di Gesù, basata sul fatto che san Paolo afferma sia preferibile che un sacerdote mantenga il celibato. Quello che invece nessuno chiarisce è perché Leonardo abbia optato per una rappresentazione così inusuale dell’Ultima Cena, tanto più in un refettorio monastico. Il dipinto si integra alla perfezione nello spazio, dando l’illusione a chi l’osserva di un proseguimento della parete. Nel Vangelo di Luca si specifica che quella sera Cristo e gli apostoli cenarono su una sorta di soppalco: così, i monaci di Santa Maria delle Grazie, che dal pavimento del refettorio si sentivano un piano più in basso rispetto agli accadimenti dipinti da Leonardo, potevano credere di trovarsi a cena nella stessa sala in cui si svolgeva uno degli episodi cardine della vita di Gesù. La luce che illumina i volti degli apostoli coincide con quella che entrava dalle finestre aperte sulla parete destra, illudendo ancora di più chi si trovava nella sala di essere parte della scena evangelica. Rivelazione che si riverbera da una parte all’altra dei nove metri di lunghezza del dipinto attraverso i gesti e le espressioni dei di-

scepoli. Il Cenacolo è il capolavoro di Leonardo, la summa di tanti anni di studi di ottica, geometria e anatomia. Questo fece dimenticare ai tanti critici dell’epoca tutte le preoccupazioni sorte per l’estrema lentezza del maestro nel completare il dipinto, che ammaliava chiunque: i lavori non erano ancora completati e già non si contavano le persone assiepate ogni giorno davanti a Santa Maria delle Grazie per poter entrare ad ammirare il capolavoro del pittore toscano. Forse per questa immensa fama che godette fin dal primo giorno, il dipinto di Leonardo ha dato adito alle interpretazioni più strane. Franco Berdini, dell’Accademia di Belle Arti di Roma, sostiene che le mani degli apostoli siano le note posizionate su un immaginario pentagramma musicale. Secondo altri, sopra gli arazzi dipinti, nascosti nei ganci che li tengono appesi alle pareti ai lati della sala, si troverebbe un codice numerico che indicherebbe le coordinate geografiche per ritrovare il Santo Graal. Molto nota (e piuttosto convincente) è la teoria secondo cui gli apostoli sarebbero i mesi dell’anno, raggruppati a tre a tre secondo le stagioni, con il coltello brandito da Pietro proprio dietro il busto di Giuda (un altro simbolo di tradimento) posto come segnale di divisione fra un anno e l’altro, in corrispondenza del solstizio d’inverno.

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IL MISTERIOSO MONDO VEGETALE

La vita dell’umanità, sul nostro pianeta, è possibile proprio grazie alle piante. Da ricerche approfondite, è emerso che sono creature molto intelligenti, in grado di comunicare tra loro e con l’uomo, già Charles Darwin, nel 1800, lo sosteneva, pur non essendo stato creduto. Il mondo scientifico ci dice che, circa 3.5 miliardi di anni fa, accadde qualcosa che fu determinante per lo sviluppo delle piante e della vita. Alcuni organismi, semplicissimi, formati da una sola cellula iniziarono ad assorbire l’energia solare per trasformarla in energia chimica (il cosiddetto processo di fotosintesi clorofilliana). Questo processo permise all’atmosfera di arricchirsi di ossigeno gassoso, favorendo in seguito l’evoluzione di tutti gli esseri viventi.

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Vicino alle considerazioni scientifiche, però, ci sono altre questioni. Il mistero, in tutti i suoi infiniti aspetti, si sa, da sempre affascina l’uomo. Da tempo immemore si tende a dare una spiegazione razionale a ciò che di razionale ha poco. Dopo esser entrato in diverse questioni, il mistero, è giunto anche al mondo vegetale. Già Aristotele, a suo tempo aveva avanzato una minima coscienza delle piante. Intorno al 1960 è avvenuta una scoperta che ha destato molto stupore e meraviglia, nonostante le voci circolassero da tempo. Si scoprì che le piante erano dotate di una sottile percezione e sarebbero state in grado di reagire con l’ambiente circostante tramite segnali, e quindi non erano esseri passivi, sottomessi alle forze ambientali.

Le piante sono dotate di intuito e memoria Un grande esperto della macchina della verità, facente parte dell’FBI di New York, nel 1966, condusse un interessante esperimento. Applicò degli elettrodi ad una pianta del suo ufficio: una Dracaena Massangeana. L’obiettivo era vedere come la pianta reagiva a stimoli esterni. Quando versò alcune gocce d’acqua sulle foglie il galvanometro registrò un segnale. La pianta sottoposta ad uno stimolo aveva prodotto una reazione! Quindi, anche se non nel senso classico del termine, la pianta aveva una specie di personalità. Il risultato dell’esperimento sorprese molto l’agente. Decise quindi di procedere questa volta fornendo alla pianta uno stimolo esterno negativo. Pensò di bruciarne le foglie, ma


molto complesse ed articolate, una fra tutte la fotosintesi clorofilliana. Le piante sono protagoniste anche di altri fenomeni, come i trucchi per catturarsi il cibo da parte delle piante carnivore, trovare gli spazi per arrampicarsi. Addirittura, secondo i due studiosi Peter Tompkins e Christopher Bird, nel loro libro, “La vita segreta delle piante”, affermarono che le piante non solo erano dotate di personalità ma sono persone. Giunsero a queste considerazioni dopo aver effettuato per anni esperimenti e test di vario genere. Anche l’uomo stesso avverte sensazioni e percezioni positive dalle piante, molte meditazioni si fanno, non a caso, nei boschi. Se il nostro approccio verso di loro è corretto avvertiamo benessere standoci a contatto. Se invece ci approcciamo a loro in modo negativo loro mostreranno reazioni negative. Questo essere in connessione con l’uomo spiega forse anche il largo uso che se ne fa in magia, ogni erba e pianta ha una sua specifica proprietà benefica. Come comunicano le piante? Sull’onda di quanto stava accadendo a New York, in California gli studi andarono in altre direzioni. Lo scienziato George Lawrence dell’Ecola Institute di San Bernardino, si iniziò a domandare se le piante comunicassero anche con l’universo o con esseri di altri mondi. Anche in questo caso si giunse a risultati eclatanti. Non solo le piante captavano segnali dall’universo ma lo facevano meglio di alcuni radar comuni, se vi fossero altri esseri là fuori le piante avrebbero maggiori possibilità di comunicarci ed entrarci in contatto. Tutto ciò fino a pochi decenni

prima non si sospettava neppure. Studi ed esperimenti sulle piante ci giungono anche dal passato, dal Medio Oriente. In alcune tradizioni arabe si parla di alberi a più teste, dovuti a precisi processi di ingegneria genetica. Addirittura, un disegno egizio rappresenta una quercia che allatta un uomo (non si esclude sia un aspetto solamente simbolico). Gli Egizi erano un popolo molto evoluto dal punto di vista scientifico, potrebbero aver trovato un mezzo per rendere le piante animate, di conseguenza in grado di reagire con le persone più di quanto non avvenga oggi. Secondo una teoria, in parte fantascientifica, in un remoto passato sembra sia esistita un’antica civiltà di vegetali animati, in altri pianeti, con capacità molto più ampie e forti di quelle terrestri. Sia esobiologi che astrobiologi non escludono che in qualche posto nell’universo non possa svilupparsi una colonia di piante, con caratteristiche e percezioni diverse, influenzate dall’atmosfera e dall’ambiente singolare in cui si trovano. Di prove dell’esistenza di flora extraterrestre, però, non ce ne sono al momento. James Lovelock nel 1979 formulò una teoria, di nome “Ipotesi Gaia”. Sia lui che i suoi sostenitori ritengono che se sono vive le piante anche tutto il mondo lo è, la Terra stessa ha una coscienza, è un enorme organismo capace di autoregolarsi e reagire agli squilibri ed è sensibile quindi al pressante inquinamento scaturito dall’uomo. L’uomo distrugge, altera, senza rendersi conto, i cicli basilari degli ecosistemi, ove la biomassa vegetale ha un ruolo importantissimo. Secondo tale te-

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già con i fiammiferi in mano la pianta reagì ancora. Com’era possibile che essa avesse “intuito” lo stimolo negativo prima che questo venisse prodotto? Allora, non solo la pianta rispondeva se sottoposta a stimoli esterni ma aveva la capacità di intuire le intenzioni delle persone. Si stava verificando una vera e propria rivoluzione nel campo botanico. L’ufficio dell’agente si trasformò ben presto in un laboratorio di sperimentazione sullo studio delle piante e delle loro interazioni con l’ambiente. Con altri esperimenti si scoprì molto altro, ad esempio che rispondevano anche ad altri fenomeni fisici: come l’elettromagnetismo, la corrente elettrica e vari fenomeni atmosferici. Ma ciò che più interessava era l’interazione che le piante avevano con l’uomo, con il quale erano in grado di creare un vero e proprio legame, entrare in simbiosi con esso, leggerlo nel pensiero, provare emozioni. Addirittura, le piante iniziarono ad essere usate nella risoluzione di indagini di polizia. Per individuare il colpevole di un omicidio si facevano entrare i sospettati nella stanza ove sarebbe avvenuto il fatto, e si applicavano gli elettrodi ad una pianta presente, nella speranza di ottenere più indizi. La pianta reagiva davanti al colpevole. Quindi venne dimostrato che, non solo i vegetali avevano percezione di ciò che accadeva ma, c’era anche una sorta di memoria. Il mondo vegetale da sempre possedeva una propria personalità, anche molto evoluta, solo che gli scienziati ne vennero a conoscenza millenni dopo la loro comparsa sulla Terra. L’universo vegetale è regolato da dinamiche

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SOPHIA oria, la natura reagirebbe a questi squilibri innescando inondazioni, terremoti, maremoti, cicloni e gli altri disastri naturali che hanno accompagnato l’esistenza dell’uomo. L’uomo continua ad inquinare e distruggere la natura non tenendo conto che essa è viva. Ciò avviene nonostante le varie politiche ambientali, l’uso di fonti d’energia alternativa, la bioarchitettura. Secondo Lovelock, Gaia troverà il modo di reagire agli squilibri causati dal surriscaldamento globale, dando il via ad una nuova era glaciale. Noi abbiamo il dovere di rispettare la natura, creare un ambiente confortevole, perché le piante e la natura possono donarci sensazioni uniche. Studi interessanti sono stati condotti anche fornendo come stimolo esterno alle piante della musica.

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Piante e musicoterapia Rolando Benenzon, medico psichiatra, condusse uno studio approfondito sulla musicoterapia. Precisamente, un contadino dell’Ilinois piantò in due serre vicine, alle stesse condizioni ambientali di umidità, fertilità e temperatura, lo stesso tipo di semi di mais; in una serra piazzò degli altoparlanti che diffondevano musica 24 ore al giorno. Dopo un periodo di tempo notò come in questa serra il mais aveva germogliato più rapidamente, le pannocchie erano di qualità migliore, il terreno aveva maggior fertilità. Negli anni sessanta, in Canada, furono condotti altri studi in merito. Piante sottoposte a musica “heavy metal” si inclinavano nella direzione opposta; altre sottoposte a musica classica si inclinavano nella direzione della musica. Il mondo vegetale fornisce sensazioni uniche e va capito in che

modo vanno canalizzate, beneficeremo sicuramente di una vita migliore, in armonia con la natura e con l’universo tutto.

Federica Baldi


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MITOLOGIA ED ASTRONOMIA * parte II° *

In Astronomia importante sono quei miti e quelle leggende, frutto della fantasia, con cui spesso gli antichi spiegavano i fenomeni astronomici e naturali. Miti e leggende nate quasi per voler dominare le cause e gli effetti. Essi, non essendo il mito intrinsecamente legato allo studio del cielo, erano frutto dell’approccio con il mondo esterno ed i suoi pericoli. Così apparivano in cielo eroi e dei, che in un modo o nell’altro accompagnavano la quotidianità dell’uomo antico. I primi furono i babilonesi che sulla base dell’osservazione celeste trassero dei segni per l’interpretazione dell’avvenire, poi fu la volta degli egizi. Ognuno con le proprie divinità ed i propri eroi, ai quali si trovava comunque un posto ed un ruolo nel firmamento.

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Importando i loro studi astronomici i greci adattarono alla propria cultura mitologica le conoscenze dei loro predecessori, e stilarono così i primi cataloghi stellari adeguando i nomi dei corpi celesti alle loro tradizioni. Nacquero allora tutta una serie di costellazioni, pianeti e altri corpi celesti, ognuno dei quali impersonava i personaggi cari all’immaginario collettivo degli antichi. Tutto ciò rende particolarmente suggestiva la volta celeste facendola diventare un palcoscenico in cui si esibiscono eroi e divinità, protagonisti principali di leggende lontane nel tempo. Non tutte le costellazioni però hanno un’origine che è legata alla mitologia antica, infatti la gran parte di quelle circumpolari meridionali sono di provenienza mol-

to più recente, essendo il cielo meridionale precluso alle civiltà del mediterraneo per via della latitudine. Furono introdotte infatti dagli astronomi dal 1500 in poi, dopo che l’esplorazione dell’emisfero australe aveva mostrato quella parte di cielo rimasta sino ad allora nascosta. Ecco allora una breve descrizione di quelle che più comunemente sono state le origini mitologiche delle costellazioni e degli altri corpi celesti conosciuti nell’antichità, ovvero i pianeti, il Sole, la Luna e la Via Lattea. ARIETE Gli egizi vedevano in esso il dio solare Ra. Nel mito greco invece rappresentava l’animale a cui il dio Ermes affidò i due figli del re


TORO Contiene gli ammassi delle Iadi e delle Pleiadi rispettivamente le ninfe che allevarono il dio Dioniso e le sette figlie di Atlante. In antichità per i greci raffigurava: uno dei tanti travestimenti con cui Zeus aveva conquistato Europa, la giovane Io, tramutata in toro sempre dal re degli dei affinchè la sua consorte Era non ne scoprisse la relazione con la fanciulla, od il minotauro del mito di Teseo e Arianna. Per gli egizi era invece il bue sacro Apis mentre gli arabi vedevano nella stella Aldebaran l’occhio del toro. GEMELLI Impersonano secondo i greci i gemelli Castore e Polluce figli di Zeus, detti Dioscuri, nati da una relazione adulterina del dio con la regina di Sparta, Leda. Erano anche i fratelli della famosa Elena di Troia. Danno il nome alle due stelle principali della costellazione e furono molto amati a Roma tanto che i romani eressero un tempio in loro onore e li assimilarono ai leggendari fondatori della città Romolo e Remo. CANCRO e CAPRICORNO In esse cadevano nell’antichità i solstizi e per questo ancora oggi i

Tropici portano i loro nomi. Simboleggiavano, il Cancro, il percorso a ritroso del Sole che dopo aver raggiunto l’altezza maggiore rallenta ed inverte il suo cammino, mentre il Capricorno raffigurava la rinascita del ciclo solare. Per i greci quest’ultimo era anche la capra Amaltea che allattò Zeus da bambino oppure il dio Pan dalle sembianze di capra. LEONE Impersonava per gli egiziani il dio sole Ra od Osiride, mentre per i greci era il leone ucciso da Ercole. Contiene la stella Regolo che Tolomeo battezzò così, ossia “piccolo re”.

SAGITTARIO Mezzo uomo e mezzo cavallo era un essere immortale che eccelleva nelle arti, tanto che insegnò ad Esculapio, figlio del dio Apollo, quella della medicina. Fù anche il tutore di Achille, l’eroe di Troia, oltre che di Giasone e di Ercole. Proprio quest’ultimo ne decretò la morte ferendolo per errore con una freccia durante lo scontro con l’Hydra. Chirone, gravemente ferito, supplicò allora Zeus affinchè lo liberasse dalle sofferenze togliendogli il dono dell’immortalità. Il dio accolse le sue richieste portandolo poi eternamente in cielo a ricordo della sua saggezza.

VERGINE Il mito della Grande Madre raffigurante Demetra per i greci, Cerere per i romani. Dea della fecondazione tiene in mano il simbolo della vita, la stella Spica, ossia il grano. Per gli egizi era la dea Iside.

ACQUARIO Rappresenta Ganimede il giovane rapito da Zeus e che somministrava le bevande agli dei. Altre leggende lo immaginano come Zeus stesso che versa l’acqua vitale sulla Terra, dai cui rivoli nascerà il fiume celeste Eridano.

BILANCIA Unico segno dello zodiaco che non raffigura un animale. Probabilmente fu creata durante la dominazione romana in Egitto in onore di Giulio Cesare e rappresenta il simbolo dell’equità visto che uno degli equinozi, quello d’autunno, anticamente cadeva in questa costellazione e come sappiamo in quel periodo la durata del giorno è uguale a quella della notte.

PESCI Incarna i due pesci che salvarono la dea Afrodite dall’annegamento, la quale per premiarli li pose in cielo a ricordo della loro impresa.

SCORPIONE Nel mito egizio rappresentava lo scorpione che punse il figlio del dio Osiride, Horus, mentre i greci lo immaginavano come l’animale che Era inviò contro Orione per punirlo della sua vanità.

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di Tessaglia, Elle e Frisso, affinchè fossero condotti nella Colchide, lontano dalla malvagità della loro matrigna. Durante il viaggio Elle cadde sulla Terra in quella zona che viene oggi denominata Ellesponto (lo stretto dei Dardanelli). Frisso invece, una volta giunto a destinazione, sacrificò l’ariete agli dei conservandone poi la pelle (il vello d’oro) fino a che non fu conquistata da Giasone.

ORSA MAGGIORE I greci la identificarono in Callisto, tramutata in orsa da Era perchè gelosa di Zeus che si era innamorato di lei. Il dio la riparò in cielo per salvarla dal figlio Arcade che, durante una battuta di caccia, erroneamente la stava uccidendo sconoscendone la vera identità. Il nome probabilmente deriva dal greco arctos che significa orso, con il quale i greci indi-

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cavano le regioni settentrionali, e da cui deriva il nostro artico. Per gli egizi invece era il dio Seth. ORSA MINORE Per gli Egizi fu il cane del dio Seth, usato dai Fenici che essendo grandi navigatori si orientavano con la punta della sua coda la quale indica il Nord. TRIANGOLO Piccola costellazione che secondo gli egiziani raffigurava il delta del Nilo od anche il sacro occhio di Horus, figlio di Osiride ed Iside, strappatogli dal dio del male Seth. ERIDANO Fiume celeste che nella mitologia dei greci portava al mare Oceano. Per gli egiziani era sicuramente la raffigurazione del Nilo. ORIONE Probabilmente nell’Egitto antico rappresentava il dio Osiride mentre i greci vedevano in questa costellazione il cacciatore omonimo intento in una battuta di caccia alla Lepre. Questa è infatti raffigurata nell’adiacente costellazione così come i cani di Orione che lo seguono fedelmente. Rappresenta anche il cacciatore che Era volle punire per la sua vanità facendole pungere ed uccidere dallo Scorpione. CANE MAGGIORE e CANE MINORE Secondo i greci erano i cani che accompagnavano Orione, mentre il primo raffigurava anche il dio Anubi per gli egiziani. Dal nome di queste costellazioni deriva il termine canicola con il quale si indica il periodo più caldo dell’anno. Questo perchè nell’antichità presso gli egiziani la stella

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Sirio del Cane maggiore indicava con il suo sorgere, al solstizio d’estate, il periodo più caldo dell’anno ed il successivo arrivo delle inondazioni del Nilo. Questa stella inoltre raffigurava la dea Sothis-Iside. LEPRE L’animale oggetto della caccia di Orione che viene raffigurato nella omonima costellazione, la quale secondo i greci fu creata dal dio Ermes per premiare la velocità dell’animale. AURIGA Era il figlio della dea Atena inventore della quadriga, mentre la sua stella Capella ha volte è stata identificata con Amalthea, la capra che allattò Zeus ancora infante. CARENA, POPPEA e VELA Fra le poche costellazioni australi conosciute ai popoli del mediterraneo, che inizialmente le raffiguravano tutte assieme nella costellazione della Nave Argo, poi soppressa e smembrata nelle tre attuali. Costruita con il legno sacro agli dei era l’imbarcazione con la quale partirono Giasone e gli Argonauti alla ricerca del vello d’oro. BIFOLCO Rappresenta Arcade, figlio di Callisto e Zeus, che durante una battuta di caccia stava per errore uccidendo l’orsa sotto le cui sembianze si celava la madre, essendo all’oscuro del fatto che Era, gelosa di Zeus, l’avesse mutata in orsa. La vicenda fu interrotta dal re degli dei che intervenendo immortalò entrambi nel cielo. Viene raffigurato mentre tiene al guinzaglio i due Cani da caccia

dell’omonima costellazione. CHIOMA DI BERENICE I greci immaginavano in questa costellazione i capelli di Berenice, moglie del faraone Tolomeo Evergete, che fece voto alla dea Iside di tagliarli se il marito fosse tornato vittorioso dalla guerra in Siria. CORONA BOREALE Arianna, figlia di Minosse re di Creta, era stata destinata dal padre in sacrificio, in onore di Atena, al minotauro, un mostro mezzo uomo e mezzo toro, che soggiornava in un labirinto del palazzo regale a Cnosso. Qui ella venne liberata da Teseo che la portò con sè abbandonandola poi in un’isola deserta. La giovane venne in seguito soccorsa dal dio Dioniso che per conquistarla le donò appunto una corona. OFIUCO In antichità per i greci era il Serpentario, una costellazione che comprendeva quelle attuali di Ofiuco e quelle adiacenti dette Testa e Coda di serpente. Rappresentava il dio Esculapio, dio della medicina, che tiene in mano il simbolo di quest’ultima ovvero il serpente. CORVO Rappresenta l’uccello sacro al dio Apollo. Viene raffigurato nell’intento di beccare l’Hydra nei pressi del Cratere, altra costellazione, che rappresenta il recipiente che il dio consegnò all’uccello perchè gli fosse riempito d’acqua. Il volatile infatti, attardatosi nell’adempiere il suo compito, si giustificò al ritorno con l’essere stato attac-


SOPHIA cato dall’Hydra, cosicchè il dio per punirli li scagliò in cielo tutti e due. AQUILA Per i greci era l’uccello sacro a Zeus che rapì Ganimede, il quale divenne poi il coppiere degli dei. PESCE AUSTRALE Mito siriano che raffigura un pesce che attinge acqua dall’adiacente Acquario. DELFINO I miti greci lo immaginano come l’animale che aiutò Arione, un poeta greco che era stato inviato in Italia dal suo sovrano, il re di Corinto. Durante il viaggio egli venne derubato e gettato in mare dall’equipaggio e si salvò solo grazie all’intervento del cetaceo che portandolo in groppa lo trasse in salvo. CIGNO Rappresentava gli animali sacri alla dea Afrodite o Zeus che per conquistare una fanciulla si tra-

vestì da esso. Altre leggende lo immaginano come l’uccello che tentò di salvare Fetonte, figlio di Apollo, che un giorno appropriatosi del carro solare, provocò una distruzione totale della terra e del cielo. Zeus infuriatosi per punirlo lo fece affogare nel fiume Eridano, dove il Cigno tentò inutilmente di salvarlo. Il re degli dei, in riconoscimento della sua bontà, portò il volatile in cielo immortalandolo eternamente. Per i primi cristiani era invece la croce di Cristo. PERSEO Figlio di Zeus e Danae, fu confinato in un’isola deserta insieme alla madre perchè un oracolo aveva profetato al nonno che il giovane lo avrebbe spodestato. In esilio, il re del luogo insidiava Danae, così per liberarsi di Perseo lo inviò alla caccia delle Gorgoni, tremende creature che con lo sguardo pietrificavano chiunque le osservasse. L’eroe, grazie all’aiuto di Atena ed Ermes,

riuscì nell’impresa ed al ritorno dalla sua avventura s’imbattè in Andromeda che salvò dal mostro marino. E’ immaginato mentre tiene in mano la testa della Medusa di cui un occhio è raffigurato dalla stella Algol, l’occhio del diavolo per gli Arabi. ANDROMEDA Rappresenta la figlia di Cefeo e Cassiopeia, destinata in sacrificio al mostro marino inviato dal dio Nettuno. La giovane, mentre aspettava la sua triste fine legata ad una roccia, fu improvvisamente salvata dall’arrivo di Perseo che la liberò sconfiggendo poi la terribile belva. CASSIOPEA Mito di origine greca che impersona l’omonima regina di Etiopia. Questa offese le Nereidi, ninfe del mare e figlie di Nettuno, sfidandole in una gara di bellezza, così che il dio volle punirla per la sua vanità scagliando contro il suo popolo un mostro marino.

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CEFEO Marito di Cassiopeia e padre di Andromeda, dopo aver consultato l’oracolo di Ammone decise, per placare l’ira del dio del mare, di offrire in sacrificio al mostro la figlia. Per gli egiziani raffigurava il faraone Cheope. PEGASO Cavallo alato partorito dalla Medusa che fu donato dal dio Nettuno a Bellerofonte per sconfiggere la Chimera. Quest’ultimo reso raggiante dal successo dell’impresa tentò di raggiungere il monte Olimpo, cosa che gli venne impedita da Zeus che lo fece cadere dal cavallo. L’animale riuscì comunque nell’impresa divenendo uno dei preferiti dal re Zeus. ERCOLE Figlio di Zeus ed Alcmena, che Era, consorte del re degli dei, tentò di uccidere con un serpente che invece fu strangolato dall’eroe. Grazie alla sua leggendaria forza supera le dodici leggendarie fatiche che lo vedranno sconfiggere, fra gli altri, il Leone, l’Hydra ed il Drago. DRAGONE I greci lo immaginarono come il drago, guardiano del giardino delle Esperidi, sconfitto da Ercole o come il mostro che Atena prendendolo per la coda scagliò in cielo. IDRA Altra fatica di Ercole che rappresenta il mostro a sette teste sconfitto dall’eroe greco od anche il serpente punito da Apollo. LIRA

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Lo strumento inventato dal dio Ermes e che veniva suonato da Orfeo. FRECCIA Il dardo che Apollo scagliò contro i Ciclopi per vendicarsi della morte del figlio Esculapio. ARA Connessa in antichità al Centauro, rappresentava l’altare di questi, o quello del dio Dioniso. CENTAURO Guerriero mezzo uomo e mezzo cavallo, viene raffigurato con una sua preda, la bestia crudele Lupo. CAVALLINO Antica costellazione creata dai babilonesi. BALENA Raffigura il mostro marino al quale era stata sacrificata Andromeda. Anche gli altri corpi ed oggetti celesti conosciuti in antichità, sono stati protagonisti di leggende mitologiche. Infatti, presso i greci, la maggior parte di essi era stata battezzata con i nomi delle loro divinità, che poi successivamente furono importati ed adattati dai romani alle loro tradizioni e mantenuti sino ai nostri giorni. Il culto dei pianeti risale invece ai babilonesi che si dedicavano allo studio ed alla previsione delle configurazioni planetarie, convinti com’erano che tutto ciò influenzasse il destino dell’uomo. VIA LATTEA La striscia lattiginosa che taglia il cielo, e che noi sappiamo essere la nostra galassia, per i greci rappresentava del latte perso da Era mentre allattava Ercole che ver-

sandosi si sparse nel cielo. Quest’ultimo infatti, era figlio di Zeus ed Alcmena la quale, per paura di ritorsioni da parte della consorte del re degli dei, lo abbandonò subito dopo la nascita. Zeus, che teneva molto al neonato, fece in modo con la complicità di Atena che la moglie stessa lo trovasse fra i campi, la quale inteneritasi prese immediatamente ad allattarlo rendendolo immortale. Vi sono anche altri miti che immaginano la galassia come il percorso celeste che portava al regno dei morti. IADI Figlie di Atlante erano le sette ninfe che allevarono il dio Dioniso. PLEIADI Altre sette figlie di Atlante immortalate nel cielo da Zeus per via della loro saggezza e per essere sottratte alle insidie del cacciatore Orione. SOLE Da sempre ritenuto una divinità universale era il dio Elios, dio della luce e del calore, che guidava il suo carro solare lungo il cielo preceduto dalla sorella Eos, l’aurora. Giunto alla sera si riposava e gli veniva dato il cambio dall’altra sorella Selene. Oltre che per i greci, anche per gli egiziani il Sole era oggetto di culto infatti essi vedevano in lui il dio Amon-Ra, il cui simbolo era il toro, od il dio Aton. LUNA Regina della notte, collegata alla natura ed al culto dei morti, era anche la dea della fecondità. Per i greci era la dea Selene, sorella di Elios e di Eos, che guidava il carro lunare. I romani invece ve-


MERCURIO Rappresenta il dio Ermes, Mercurio per i romani ed i latini, simbolo della velocità e dell’astuzia ed inventore di numerose arti fra le quali l’astronomia, la musica e la ginnastica. Protettore dei viaggiatori e dei mercanti era anche il “messaggero degli dei”. VENERE Pianeta che incarna il mito antichissimo della Gran Madre, dea della fecondità. Veniva anche identificata presso i greci ed i romani come dea della bellezza e dell’amore.

MARTE Impersona l’omonimo dio della guerra, Ares per i greci, padre di Romolo e Remo. Era molto amato dal popolo romano tanto che in suo onore fu chiamato il mese della riapertura delle operazioni militari dopo la sospensione invernale ossia Marzo. Combatteva guidando un carro ed era accompagnato dai figli Deimos, la Paura, e Phobos, il Terrore. GIOVE Il re degli dei, e dunque anche dei pianeti, a cui sono riferiti anche i nomi dei suoi satelliti maggiori che ricordano quelli delle sue amanti. Dio della luce manifestava la sua volontà con tuoni e fulmini.

SATURNO Il dio Crono, Saturno per i romani, padre di Zeus che regnò sul mondo spodestando il proprio padre Urano dopo averlo evirato. A sua volta, narra il mito, che venne sconfitto dal proprio figlio e che quindi emigrò nel Lazio dove fondò una civiltà detta “età dell’oro”.

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devano in essa la dea della caccia Diana mentre gli egizi la identificavano con Iside.

Nel prossimo numero faremo una breve descrizione di quelle che sono i miti legati alle costellazioni, concludendo questo nostro excursus sull’astronomia e i miti.

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SARAH DEGLI SPIRITI All’anagrafe Sara(h) Bernini, si occupa di arte in tutte le sue forme, scrittura, pittura, fotografia e sperimenta diverse tecniche artigianali. Oltre ad essere studiosa di spiritualità, esoterismo e argomenti correlati. Ha on-line un suo personale E-Commerce https://shop.spreadshirt.it/sarahdeglispiriti con cui vuole mettere a disposizione di appassionati di arte, esoterismo e spiritualità alcuni suoi prodotti: abbigliamento uomo/donna/unisex come magliette e felpe oltre a diversi gadget riportanti stampe di immagini da lei realizzate. www.sarahdeglispiriti.com è il sito personale della Bernini, Per ulteriori informazioni potete contattarla tramite: sarahdeglispiriti@gmail.com


WICCA SUGGERIMENTI PER ALLESTIRE L’ALTARE

A volte può essere difficile allestire il nostro altare personale. I motivi possono essere diversi, da fattori estetici a organizzativi, magari per mancanza di spazio, a difficoltà nel trovare le giuste idee, oppure difficoltà nel non sapere cosa utilizzare. Di seguito elencherò alcuni suggerimenti per quanto riguarda oggetti che possono essere rappresentativi dei quattro elementi (Acqua, Terra, Aria, Fuoco). La cosa fondamentale è utilizzare oggetti che risuonano in voi, che vi piacciono esteticamente e che vi connettono ad un signifi-

cato più profondo. E se temete il giudizio degli altri, ricordate che spesso agli occhi estranei sono semplicemente oggetti che possono abbellire una mensola, la scrivania, la finestra e nulla di più. Puoi anche adibire una stanza diversa per ogni elemento, se non vuoi /puoi allestire un vero altare. Per esempio, nel bagno alcuni elementi dell’Acqua, in cucina oggetti per rappresentare la Terra, vicino a una finestra oggetti per l’Aria e così via. Oppure gli oggetti si possono disporre dentro una stanza rivolti verso i punti

cardinali corrispondenti. Finché il tuo altare è composto con un intento positivo sarà uno spazio sacro. ACQUA • Una spugna marina naturale può essere utilizzata o da sola per assorbire l’acqua piovana oppure può essere conservato in un barattolo di acqua di mare come ornamento simbolico. • Si possono utilizzare rappresentazioni di conchiglie del Dio e Dea, sia nei colori che nelle forme corrispondenti. • Si può utilizzare una bottiglia

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riempita di sale marino. • Puoi utilizzare un grande barattolo vuoto per raccogliere l’acqua piovana del mese che poi può essere lasciato fuori dopo essere stato benedetto durante la luna piena e creare così l’acqua lunare. • Una pietra per l’altare che rappresenta l’acqua, di colore o cristallo e significato corrispondente. • Una statuina che rappresenti per esempio una Sirena TERRA • Fiori o piante da poter curare. • Portavasi con erbe aromatiche che stai coltivando • Cristalli • Una pietra per l’altare che rappresenta la terra in cui puoi intagliare o disegnare il simbolo della terra. • Puoi esporre rami o ramoscelli, volendo si può creare un pentagramma con i bastoncini che hai trovato e utilizzarli sul tuo altare.

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• Durante le passeggiate nella natura puoi raccogliere bacche e foglie e portarli come offerta di terra agli Dei. • Puoi conservare una bacchetta intagliato dal legno naturale • Una figura che rappresenti la Madre Terra, Gaia ARIA • Raccogli le piume durante le passeggiate nella foresta e crea una composizione. • Una campana a vento • Un barattolo dei desideri, con fiori essiccati (come i capolini dei denti di leone), in cui mettere all’interno bigliettini con su scritto il tuo desiderio • Potresti posizionare un piccolo calderone da cui bruciare incenso durante i rituali. • Una pietra per l’altare per rappresentare l’aria con inciso il simbolo. • Una statuina che rappresenti per esempio una Fata

FUOCO • Semplicemente, una candela. • Con il tempo puoi accumulare un barattolo pieno di cenere. • Una pietra d’altare che rappresenta il fuoco. • Puoi spargere carbone intorno all’altare a rappresentare il fuoco. • Una statuina che rappresenti per esempio un Drago o una Salamandra

Luthien

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Questa Luna Piena è detta “del Ghiaccio”, il nome si riferisce agli ultimi freddi, alle ultime gelate, primo dell’arrivo della bella stagione. Nell’aria infatti, al di là del freddo si incomincia a presagire che i giorni bui stanno per lasciarci! Il nome di questa lunazione è “del Sogno”, si riferisce al fatto che in questo periodo tutta la campagna sembra addormentata, morta, caduta in un profondo letargo. La terra è spoglia, gli animali sono per lo più in letargo e la vegetazione appare avvolta in un sonno profondo, rivestita per buona parte del tempo, da una patina di ghiaccio o brina che dà l’idea d’una grande immobilità. La Luna sarà Piena giovedì 28 Gennaio, ore 20:18 pm. Siamo nella XI° Lunazione “del 2020”, iniziata con la Luna Nuo-

va del 13 gennaio 2021. Questo Esbat è un momento di guarigione, di ricarica interiore. Invita all’analisi della propria individualità per potersi migliorare in futuro. “L’analisi introspettiva” va effettuata con grande attenzione ed onestà, poiché sarà fondamentale per prepararsi all’Esbat successivo e all’arrivo della Primavera. Pur essendo ancora inverno, ormai le giornate si stanno allungando, anche se persiste il freddo. In natura iniziano ad apparire i primi segni della nuova vita. Specie nelle regioni dove l’inverno e più mite si possono scorgere in questo periodo le prime gemme. La natura si prepara alla rinascita, anche noi in questo periodo, approfittando dell’Esbat

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ESBAT DELLA LUNA DEL GHIACCIO luna piena di Gennaio

della Luna del Ghiaccio, dobbiamo prepararci a chiudere con il vecchio e rinnovarci, pronti per affrontare un nuovo ciclo stagionale. Questo periodo e questo Esbat è molto adatto alla purificazione; infatti i riti legati a questo Esbat sono di carattere purificatorio e protettivo. SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DEL GHIACCIO: Piante: salvia Colore: blu chiaro, violetto Fiori: primule Profumi: glicine Pietre: ametista, diaspro, cristallo di rocca Alberi: sorbo, alloro, cedro Animali: lontra Felice Esbat! Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.it

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ESBAT DELLA LUNA DEL SEME luna piena di Febbraio Questa è la Luna Piena denominata del Seme, il plenilunio della XII° è ultima Lunazione del 2020 (lunazione iniziata con il novilunio del 11 febbraio), denominata “dell’occhio che si chiude”, il nome allude al “ciclo del periodo invernale” che va a chiudersi. Chiude così il ciclo buio e ci si approssima a quello luminoso. Per la sua forza energetica e quindi propizia a meditazioni, viaggi sciamanici e per attività di preparazioni per nuovi inizi. Il Plenilunio avverrà sabato 27 febbraio alle ore 09:19 am. Questa Luna Piena prende il nome di “Luna del Seme”. Il nome, Luna del Seme, è assimilato alla preparazione dei campi che vengono coltivati, tramite la semina, per essere produttivi nei prossimi mesi. La giovane Dea Terra si prepara a dismettere il suo sobrio abito invernale, per ricoprirsi di fiori e colori. Anche la luce del sole continua a crescere, durante l’equinozio ha raggiunto il punto di parità perfetta con il buio. . È un Esbat che segna il periodo di cambiamenti e di nuove opportunità, così come i semi che danno nuove piante, visto l’approssimarsi di una nuova stagione. È quindi una Luna dedicata ai nuovi inizi e ai cambiamenti. Ci avviciniamo all’equinozio e quindi è un un Esbat di preparazione. Un Esbat ideale per sgomberare la nostra mente, dai problemi e dalla pesantezza dei mesi pas-

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sati, in modo da accogliere nel modo migliore la parte luminosa dell’anno. Quindi approfittiamo per meditare e cercare di liberarci del vecchio, perché conoscere se stessi vuol dire essere più sereni e aperti a nuovi inizi. . SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DEL SEME: Piante: ginestra, muschio

Colori: verdino, rosso-viola Fiori: narciso selvatico, violetta Profumi: caprifoglio, fiore di melo Pietre: acquamarina, eliotropia Alberi: ontano, corniolo Animali: puma, porcospino . Ogni Bene a tutti! Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.com


Questa è la prima Luna Piena di Primavera, e siamo nell’ultima lunazione del 2020, la XIII Lunazione. Essendo l’ultima lunazione riveste di notevole importanza, poiché segna il passaggio che porta dalla letargia invernale al completo risveglio primaverile. È la tredicesima, quindi è una particolarità, perché quest’anno in settembre avremo la Luna Blu. Come abbiamo spiegato in un precedente articolo, le Lunazioni noi le conteggiamo dalla prima Luna Nuova dopo l’Equinozio di Primavera, per cui l’attuale conteggio segue l’equinozio primaverile del 2020, siccome la Luna Nuova cade il 13 marzo 2021 nel conteggio risulta essere la XIII, questa eccezione fa si che quest’anno avremo tredici lune e l’estate avrà quattro lune piene, la quarta di queste, la luna blu, cadrà a fine estate, un giorno prima dell’equinozio d’autunno (il 21 settembre). Alchimia è il nome che noi diamo alla XIII lunazione. Questo si riferisce al fatto che questa lunazione ha una valenza “magica” più delle altre, racchiude in se particolari simbolismi, conserva lo stesso significato della Lunazione dell’Occhio che si Chiude, ma rappresenta però un’eccezione, quindi un allungare del tempo di attesa ma allo stesso tempo una Lunazione che introduce la primavera e quindi la rinascita. Per la sua forza energetica è propizia a meditazioni, viaggi sciamanici e attività di preparazione per nuovi inizi.

Il nome, Luna delle Gemme, ed è assimilato allo spuntare delle gemme sulle piante e alla loro imminente fioritura. . La Luna sarà Piena domenica 28 Marzo alle ore 20:50 pm. . Questo periodo in natura è il tempo della germinazione, racchiude in se grande forza vitale. È il periodo che favorisce il fluire della linfa vitale nei tessuti vegetali, apportando vigore nelle piante e liberandole dagli involucri protettivi. . In questo periodo i semi danno le prime gemme, così nella vita spirituale vi è una rinascita. È il momento di massima produttività spirituale, grazie anche all’aumento delle energie. Per entrare in sintonia con la na-

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ESBAT DELLA LUNA DELLE GEMME luna piena di Marzo

tura è adatta come sempre la meditazione e tutte quelle pratiche che ci permettono di evolverci ed essere in armonia con il tutto. . SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DELLE GEMME: Piante: basilico, aglio, sangue di drago, geranio, cardo Colori: giallo oro Fiori: margherita Profumi: pino, lauro, bergamotto Pietre: rubino, granato Alberi: pino, lauro, nocciolo Animali: orso, lupo. . Ogni Bene! Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.it

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PREPARATIVI PER IMBOLC Imbolc o Februa è la festa della luce, che i cristiani hanno trasformato nella loro festa della candelora. Piccoli consigli per vivere in pieno questo Sabba: Cercate di rifornirvi di candele perché questa festa è propizio per benedirle e purificarle, poiché per tradizione se vengono fatte in questo sabba hanno più valore sacrale.

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Adornate la casa con fiori bianchi, rami di edere e candele bianche. TALISMANO DI PROTEZIONE: Procuratevi alcuni rametti di edera e legateli tra loro con del filo di lana bianco, formando una sorta di fiocco. Attaccate alla lana qualche campanellino e delle conchiglie forate, oppure monetine, sempre forate, color argento. Tenete il Talismano nella vostra stanza da letto. .

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Buon preparativi …

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SABBA DI IMBOLC / FEBRUA minare e cede il posto alla bella stagione. È il momento giusto per sbarazzarsi delle cose vecchie, per iniziare il nuovo. In questo giorno celebriamo il lento risveglio della Natura e l’arrivo della Luce (la Dea che si riprende dopo aver generato, manifestandosi come fanciulla). Questo è anche il primo Sabba del nuovo anno civile, quindi è idoneo per rituale di purificazione. Siccome è una festa di purificazione è tradizione che in questo giorno, si purificano le candele che andremo ad utilizzare durante l’anno.

Considerato un Sabba Maggiore, tradizionalmente si celebra il 1 Febbraio, da noi Coven del Quadrifoglio viene denominato Februa ma è conosciuto come Imbolc. Questo Sabba è la “festa della luce”, che i cristiani hanno poi trasformato nella loro festa della Candelora (celebrata il 2 febbraio). Anticamente i celti vedevano questo periodo come “uno sparti acque” tra la fine del periodo freddo/oscuro e l’inizio della bella stagione (del periodo di luce). Nel calendario romano febbraio coincideva invece con un periodo di riti di purificazione, rituali tenuti in onore del dio etrusco Februus e della dea romana Febris, successivamente anche in onore

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a Giunone (Iuno Februata) dea della fertilità (februata nel senso di purificata e pronta a essere di nuovo madre). Da qui l’epiteto “februa” “februare”, che significa “purificare”. Questi rituali di purificazione avevano il loro culmine intorno al 14 febbraio. Per purificare la città era usanza che le donne girassero per le strade portando delle fiaccole accese, festa antesignana della Candelora Cristiana che venne introdotta nel VII secolo. Questo è la parte centrale del periodo oscuro dell’anno, ci troviamo quindi a metà strada tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Il sole riprende forza. Per questo è considerata una festa di luce, perché ormai l’inverno è al ter-

Si crede che le candele purificate e benedette durante questo Sabba siano quelle con maggiore carica di energie, quindi prendete più candele che potete e beneditele per poi usarle durante le varie festività. COME ADDOBBARE L’ALTARE: Si usa addobbarlo con candele. Il colore è il marrone.

Ogni Bene a tutti!

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Nell’Equinozio di Primavera il giorno e la notte hanno la stessa durata. La natura si risveglia dal lungo sonno invernale, quasi dappertutto è già spuntata l’erba e i prati cominciano a ricoprirsi di fiori. Gli uccelli preparano i nidi e la maggior parte degli animali sente il richiamo della stagione degli amori. Come prepararsi ad accogliere la primavera in noi: una ciotola piena di uova decorate, fiori di campo, primule in vasetto, pupazzetti di cuccioli, uccelli, pulcini o coniglietti. TALISMANO DI PRIMAVERA: Cercate un grosso uovo: l’ideale sarebbe un uovo di oca, se non proprio di struzzo. Fate un bu-

chetto sul fondo in modo da far uscire il contenuto, poi con un coltellino molto affilato praticate un’incisione netta, cercando di non rompere il guscio. Dovrete ottenere due metà. Posatele in una ciotola contenente della sabbia e riempitele di terra fertile da giardino. Mettete delicatamente sulla terra alcuni semi di grano, fieno o miglio (o altri a vostra scelta) pensando a ciò che desiderate e che esso possa realizzarsi, innaffiate il tutto delicatamente. Presto il vostro uovo fiorirà, portando ve lo auguro armonia e gioia di vivere.

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PREPARATIVI PER L’EQUINOZIO

L’Equinozio di Primavera avrà luogo venerdì 20 marzo alle ore 04:50 am. Buon preparativi e Ogni Bene!

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L’Equinozio di Primavera cade venerdì 20 marzo alle ore 04:50 am. Dai più è conosciuto col nome di Ostara, da noi Coven del Quadrifoglio è denominata Ver Sacrum. Il nome Ostara deriva dalla Dea germanica Eostre, patrona della fertilità. Da noi è denominato Ver Sacrum. Il Ver Sacrum (primavera sacra) anticamente era una pratica rituale Italica che veniva svolta come buon auspicio per varie occasioni; sia in caso di mancanza di nascite ma anche per fondare nuove città o colonie o per favorire le emigrazioni delle popolazioni verso le nuove terre. Il Ver Sacrum era prettamente un rito di nuovo inizio e di buon auspicio

(ideale quindi per l’Equinozio di Primavera). A livello spirituale in questo Sabba si celebra il Dio, cresciuto nel fiore della sua giovinezza, e la Dea, rigogliosa come la Terra, che si avviano verso il massimo della loro vitalità. Tutto infatti si risveglia, le piante fioriscono, gli animali ritrovano nuova energia, e luce e oscurità si trovano in equilibrio. Si celebra la vita, l’allungarsi delle giornate e l’arrivo di nuove gemme sulle piante. Per i neopagani questo Sabba rappresenta la gioia di rivivere dopo il freddo e il buio dell’inverno. Questo Sabba segna un nuo-

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SABBA DELL’EQUINOZIO DI PRIMAVERA

vo inizio, come tutti gli inizi è propizio perché rappresenta il momento giusto per sbarazzarsi delle cose vecchie per iniziare il nuovo. E’ un giorno di Equilibrio Energetico, dove le polarità del Dio e della Dea, del maschile e del femminile o anche della morte e della vita, sono in perfetto equilibrio. COME ADDOBBARE L’ALTARE: L’Altare si usa addobbarlo con uova (simboli di fertilità e rinascita), fiori di campo e primule. Il colore è il verde chiaro. Ogni bene! Coven del Quadrifoglio www.wicaitalica.blogspot.it

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WICCA BAG La WICCA BAG è una borsa legata ai Sabba. Ogni Wicca Bag è accuratamente curata e confezionata dalla Italus Associazione e dalla Coven wiccan del Quadrifoglio. Al contrario di altri prodotti, la nostra è una Bag con tutto l’occorrente per celebrare i vari Sabba, allestire gli altari e le case, oggetti da indossare ma anche materiale informativo da leggere. COSA C’É DENTRO LA WICCA BAG? Ogni Wicca Bag sarà sempre diversa, mai uguale. In linea di massima la Wicca Bag conterrà: - un oggetto per allestire/adornare l’Altare (sarà sempre diverso, in qualche bag troverete una bacchetta, in altre un libro delle ombre, in altre ancora una campana ecc…);

- una pergamena che descrive il Sabba che suggerisce il Rito idoneo da eseguire per tale ricorrenza; - delle pietre/cristalli; - un sacchettino sorpresa, al suo interno troverete sempre qualcosa di diverso, da indossare o appendere in casa, dipende dalle bag; - dell’incenso; - delle erbe per tisane o per usarli durante il rituale (dei smudge); - delle candele. Molti oggetti della Bag sono esclusivi e creati in modo artigianale dai membri della Coven wiccan del Quadrifoglio. Il ricavato andrà ad auto-finanziare l’operato della Italus. Della Wicca Bag esiste anche il formato per Bambini, la WICCA KIDS. TUTTE LE INFO SU:

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Consigli per la Lettura GRIMOMBRUS La Coven wiccan del Quadrifoglio presenta un’opera che è una sintesi tra gli antichi Grimori e il moderno Libro delle Ombre. Per questo ciò che presentiamo lo abbiamo chiamato GRIMOMBRUS. Al suo interno, infatti, troverete dei consigli, delle istruzioni per la pratica, come nei vecchi Grimori appunto, ma al contempo avrete un grande spazio per poter annotare le vostre esperienze, come un vero e proprio Libro delle Ombre. Per cui, il nostro Grimombrus è un libro nel quale il praticante trova degli spunti, delle indicazioni, dove potrà annotare i propri rimedi con le erbe naturali, le corrispondenze, gli incanti, i riti, le formule, le riflessioni e le invocazioni alla Dea e al Dio. Buon Cammino! Autori: Coven del Quadrifoglio & Italus Associazione Formato 15 x 21 cm – 200 pp. Bn ISBN: 978 88 943006 9 7 PREZZO 15 €

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A FEDERICO II DI SVEVIA Questo breve saggio di Mario Gabassi restituisce l’immagine di uno dei personaggi più luminosi dei cosiddetti secoli bui della storia dell’Occidente, Federico, lo Stupor mundi. L’autore riesce a tratteggiare con poche efficaci pennellate la poliedrica figura dell’Imperatore, sintetizzandone gli aspetti salienti della vita – la nascita a Jesi, i fasti di Palermo, le unioni matrimoniali, l’incontro col Sultano, lo scontro con il Papato – e mettendone in risalto la grande cultura, precorritrice dei tempi. Il testo associa alla padronanza degli eventi storici e a colte citazioni letterarie (Dante, Neruda), il possibile incontro in forma romanzata tra Federico II e san Francesco d’Assisi, più o meno suo coetaneo. Autore: Mario Gabassi Formato 15 x 21 cm - 84 pp. a colori PREZZO 10 € MAGGIORI INFO : www.italusedizioni.blogspot.com

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PUBBLICIZZA I TUOI PRODOTTI O ATTIVITA’ ALL’INTERNO DI ARTEMISIA Visto le visualizzazioni che sta ottenendo Artemisia in questi ultimi periodi, la Italus ha deciso di consentire all’interno della Rivista la Pubblicità di prodotti o attività di terzi. Artemisia sarà e resterà sempre gratuita, ma dai prossimi numeri avrà al suo interno 4 pagine dedicate alla pubblicità (solo 4, prima delle rubriche Dossier, Sophia, Wicca e Consigli per la Lettura). * Saranno disponibili 2 pacchetti, uno trimestrale e uno annuale * - Pacchetto Trimestrale - prezzo €uro 1,50 da versare su Paypal italus.info@gmail.com massimo 3 fotografie del prodotto o attività sponsorizzata, una breve descrizione (massimo 10 righe) con i dettagli per l’acquisto e tutte le informazioni necessarie. La durata sarà di un solo numero di Artemisia (3 mesi). - Pacchetto Annuale – prezzo € 5,00 da versare su Paypal italus.info@gmail.com massimo 3 fotografie del prodotto o attività sponsorizzata, una breve descrizione (massimo 10 righe) con i dettagli per l’acquisto e tutte le informazioni necessarie. La durata sarà di un intero anno, quindi 4 numeri di Artemisia (12 mesi). Il ricavato dalle pubblicità servirà ad auto-finanziare le attività associative della Italus.

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