Vdg luglio 2014

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Il magazine che promuove l’Italia

VDG MAGAZINE i VIAGGI DEL GUSTO | ANNO 4 | N.38 | MENSILE | Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. C/RM/19/2011 | Belgio Euro 9,30 | Canton Ticino Ch.Fr. 11,50 | Costa Azzurra Euro 11.90 | Stati Uniti

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luglio 2014

i Viaggi del Gusto

STORIE DI ACQUA

Viaggio alla scoperta delle minerali, dallE sorgenti alla tavola Indagine su etichette e rubinetto • Vacanze: andiamo alla fonte • H2O: formula segreta in cucina ITINERARI

Le strade (blu) del Lazio Tra le grotte del Supramonte CIBO&TERRITORIO

Le birre artigianali campane La cucina d’acqua dolce

WINE PASSION

PIACERI

SPECIALE SICILIA

CONSUMI&TENDENZE

Rosati, la vie en rose in bottiglia Viticoltura eroica in Val d’Aosta Taormina e San Marco d’Alunzio Perle ragusane:Vittoria e Scoglitti

Le più belle fontane d’Italia Bellezza: le acque profumate Gli chef tornano in trattoria Vino: ai giovani piace frizzante



magazine

editoriale di Domenico Marasco

domenico.marasco@vdgmagazine.it

Il magazine che promuove l'Italia

La visione (che manca) Il futuro si costruisce prima di tutto con le regole, il merito, la valorizzazione delle competenze L’Italia è coinvolta in un grande dibattito su temi strategici come l’occupazione, il Pil, la crescita, la corruzione. Ogni giorno in tivù, sui giornali, sul web, alla radio, ascoltiamo e leggiamo le ricette più svariate. Tutti sembrano averne una in tasca: economisti, politici, giornalisti e persino cuochi, portinai, parrucchieri e calciatori. Ai tempi della società-spettacolo, anche la crisi, anche l’economia, sono state inglobate dentro questo enorme, incredibile, immenso (e macchiettistico) talk show. Il problema è che, al di là di ogni opinione (buona, meno buona o del tutto inutile che sia), manca una visione complessiva, una bussola, un'idea di futuro e di società. Manca, non c’è, non viene fuori quella visione d’insieme che una qualsiasi comunità deve darsi per convivere, per crescere, per progredire, per esistere. Quali sono i valori sui quali una comunità deve fondarsi? Quali sono le regole che una comunità dovrebbe darsi affinché i suoi membri possano convivere civilmente, nel rispetto reciproco e nella piena libertà di tutti? Chi e come deve far rispettare le regole? Qual è l’istruzione che bisogna dare ai nostri figli? Su quali driver economici bisogna puntare? Che tipo di identità possiamo dare al Paese? Domande senza risposta. Sulle quali bisognerebbe fermarsi a riflettere bene e poi ripartire. Noi, a differenza di tutti gli altri non pensiamo di avere la verità in tasca. Nel nostro piccolo, però, crediamo che i cardini principali su cui bisogna puntare per ripartire siano essenzialmente due: le regole e il merito. Dalle regole e dal loro rispetto, si sa, non si può prescindere nemmeno quando si va in campeggio. Ma una società che non premia il merito e non fa andare avanti i migliori ha davanti solo una cosa: la frantumazione sociale. Su questi temi consigliamo vivamente la lettura delle opere di Roger Abravanel: Meritocrazia e Regole.

E suggeriamo anche di seguire il Forum della Meritocrazia (www.forumdellameritocrazia.it), un’associazione presieduta da Claudio Ceper, noto come “il medico delle carriere”, e della quale lo stesso Abravanel è presidente onorario. VdG ha incontrato Nicolò Boggian, il direttore generale del Forum, dal quale ci siamo fatti illustrare la visione e gli obiettivi dell’associazione per raccontarla a voi lettori su questo numero. Quello che è venuto fuori è che in Italia esistono tante persone di grandissimo valore che però sono fuori dal “sistema” che guida e dirige il Paese. Com’è possibile? Semplice: perchè la macchina che ha selezionato la classe dirigente, e lo diciamo senza peli sulla lingua, è stata tutto fuorché professionale, obiettiva e meritocratica! E la mancanza di meritocrazia, come scrive Abravanel, è la causa principale del declino della nostra economia. Abbiamo avuto finora una classe dirigente inadeguata di politici, leader e dirigenti della Pubblica Amministrazione, e purtroppo anche di imprenditori e businessman, che non si sono meritati nemmeno la proprietà della loro azienda. Basta un solo dato per suffragare questa considerazione: la classifica europea di Great Place To Work, che misura il benessere del personale in azienda, non vede nessuna azienda italiana premiata tra le 25 multinazionali, le 50 Pmi e le 25 grandi locali. Non aggiungiamo altro, se non che è tempo di ripartire. Dalle regole, dall’istruzione e dal merito. Buon viaggio del gusto

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sommario sommario luglio 2014

32 10 Almanacco di Barbanera 12 Appuntamenti

20 Scienza & vita

Acqua, risorsa a rischio

22 La salute nel piatto

Tintarella? Non esageriamo

38 Cover story Per gli italiani, il navigare è dolce nel mare delle minerali: siamo primi al mondo come produttori e secondi per consumi, anche se su etichette e rubinetto non tutti ne sanno abbastanza. La nostra penisola, d'altronde, è circondata per tre quarti dal Mediterraneo e dentro il suo ventre cela migliaia di fonti e di sorgenti. Un Paese dunque che galleggia sull'acqua e che all'elemento primario della vita ha consacrato, non a caso, anche monumenti di ogni genere, facendone persino un ingrediente-base della sua gastronomia. Di "storie di acqua", come vedete, in Italia, ce ne sono tante. Abbiamo provato a raccontarvene alcune.

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panorama

inviaggio

26 Pagine nere

50 Nel ventre d'Italia

L'Italia che non ci piace: burocrazia inutile, aziende svendute all'estero

28 Forum della Meritocrazia

"L'Italia che merita" ha trovato casa: ecco l'associazione che difende i talenti

32 Generazione Prosecco Cambiano i tempi, cambiano i consumi di vino: i Millennials lo vogliono frizzante

34 Lo chef torna in trattoria Basta locali esclusivi: ai tempi della crisi, Vissani, Scabin e altri cambiano strategia

36 Ospitalità Italiana Il Brighella di Francoforte: un baluardo dell'Italian food nel cuore di Germania

Da dove arriva l'acqua da bere? Risaliamo alle fonti con un tour tra Alpi e Appennini

56 Le strade blu del Lazio Laghi, cascate, antichi acquedotti: tutte

le vie d'acqua, da Roma fin alla Ciociaria

60 Vertiginosi Supramontes

Trekking acquatici, cale e sipari rocciosi: ecco ciò che ci regala l'incredibile entroterra sardo

64 Taormina vs S.Marco d'Alunzio

Le divide lo Stretto e il modo di fare turismo: due perle siciliane così uguali e così diverse

72 Vittoria, un'estate di eventi Vi piacciono mare, jazz e sport da spiaggia? Allora fate tappa nella bella località ragusana

74-85 Proposte Week-end 86 Una città in 24 ore, Livorno 88 Viaggi per tutte le tasche 90 Perle d'Italia 4

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sommario sommario luglio 2014

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magazine

i Viaggi del Gusto Direttore Responsabile Domenico Marasco Coordinatore editoriale Francesco Condoluci Grafica e impaginazione Daniel Addai Editing Gilda Ciaruffoli

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Foto Editor Gianluca Congiu Foto Giulio Barreri Editore: Opera Italia Srl Via Pola, 15 20124 Milano Stampa: PuntoWeb Srl 00040 Ariccia (Roma) Distribuzione Italia ME.PE. S.p.A. Abbonamenti

cibo&territorio

114 Rosati d'Italia

94 H2O: formula di freschezza

Chinotti, cedrate, gassose e limoncelli: il segreto sta sempre in quelle tre molecole

98 La cucina d'acqua dolce Sdoganati dai pregiudizi, i pesci di fiume e di lago son tornati a spopolare sulle tavole

102 L'orto dei semplici, la carota 104 Il buono a tavola, lo "stocco" 106 Microbirrifici campani

Da Sorrento fino al Cilento, in Campania è un trionfo di bionde e rosse artigianali

110 Il vino eroico della Vallèe Vigne in altura e tra le rocce: da qui Giorgio Anselmet ha tirato fuori il suo "Prisonnier"

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Prediletti dalle donne e premiati dal mercato, son loro i mattatori dell'estate

116 Wine tour, Marsala 118 Assaggiati da noi

piaceri 122 Arte: le fontane più belle Roma, Rimini, Napoli, Sicilia: viaggio tra i monumenti che sono un inno all'acqua

126 Bellezza&benessere

Allietano e stuzzicano i sensi: le acque profumate, nuova frontiera di seduzione

128 Le mani raccontano

Giampiero Alcozer e i suoi gioielli: un'arte nata in Africa e cresciuta a Firenze

112 Wine passion: Paolo Leo

130 Libri letti per voi

132 Shopping

Storia di un'azienda antica che esprime la vera quintessenza della Puglia vitivinicola luglio 2014

Opera Italia Srl - Via Pola 15 - 20124 Milano Tel. 02.86886479 - fax 02.89053290 abbonamenti@vdgmagazine.it Il Servizio abbonati è in funzione dal lunedì al venerdì dalle 10,00 alle 12,30. L’abbonamento può avere inizio in qualsiasi periodo dell’anno. L’eventuale cambio di indirizzo è gratuito. Informare il Servizio abbonati almeno 20 giorni prima del trasferimento, allegando l’etichetta con la quale arriva la rivista. GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONATI L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 del D. leg. 196/2003 scrivendo a: Opera Italia Srl Sede legale: via Pola 15 - 20124 Milano Redazione: via Pola 15 - 20124 Milano tel. 02.8688641 - fax 02.89053290 Registrazione Tribunale di Milano n. 92 del 10/02/2011

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contributors luglio 2014

hanno collaborato a questo numero:

RICCARDO LAGORIO

MARCO GEMELLI

NOMISMA

È nato a Brescia 45 anni fa, vive con la valigia sempre pronta, il blocnotes e la penna in mano, ferri del mestiere da cronista vecchio stampo. Allievo prediletto di Luigi Veronelli, viene definito un “food scout”. E di scoperte gastronomiche ne ha fatte davvero a migliaia. Ne è testimone la sua corporatura. pagg. 38-98

Classe '78, giornalista professionista. Per anni si è occupato di cronaca ed economia, oggi è un freelance, vive a Firenze e scrive di eventi, turismo ed eccellenze, sopratutto enogastronomiche. Ha ideato le “Le cene della legalità” e “L’Opera a Tavola”, e fondato il sito itreforchettieri.it. pag.94

In greco antico “nomisma” indica il valore reale delle cose. È seguendo questa radice etimologica che Nomisma - uno dei principali istituti di ricerca economica europei - osserva, in Italia e nel mondo, tutti i fenomeni economici. E per VdG magazine, aiuta (noi e) i lettori a capirne qualcosa in più. pag. 32

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ANTONELLA PETITTI Viene dalla Daunia, ma vive in Campania. Come giornalista si dice "golosa, curiosa e con la coscienza verde". Si destreggia tra web, carta stampata, tv e radio, occupandosi dei suoi chiodi fissi: viaggi ed enogastronomia. E da buona sommelier adora le birre artigianali. pag. 106

Nino Amadore Lucrezia Argentiero Maddalena Baldini Lucrezia Balducci Piero Caltrin Olga Carlini Nadia Catarinangeli Marco Cattaneo Gilda Ciaruffoli Giovanni Cocco Elena Conti Silvana Delfuoco Maria Pia Fanciulli Eleonora Fatigati Beatrice Ghelardi Isa Grassano Iginio Massari Claudio Modesti Giuseppe Pulina Antonio Romeo Carlos Solito Irene Tempestini Fondazione Veronesi



almanacco di barbanera

di M. Pia Fanciulli

Nel pieno dell'estate! Nel mese del gran caldo, il frinire cantilenante delle cicale scandisce il tempo lento di luglio. Il cestino dell'orto abbonda di tutto: è il momento delle raccolte, anche in vista di confetture e quant'altro possa arricchire la dispensa. Ma le piante, come il nostro organismo, hanno bisogno di acqua per non appassire sotto i raggi di un sole non sempre amico

Belli e sani Per preparare la pelle alla tintarella consumiamo verdure fresche e frutta rossa e arancio, pesce, carni rosse, cereali e yogurt, alimenti che favoriscono l'abbronzatura. Per l’idratazione invece utile l’acido linoleico, contenuto soprattutto nell’olio di girasole, di mais e di soia. Infine, contro i radicali liberi che si formano quando le cellule sono aggredite dalla luce e dal calore, serve l’antiossidante per eccellenza: la vitamina K, presente in burro, oli di soia, di mais e d’arachidi, germe di grano e mandorle. Poi ci sono i pomodori. Quando con il caldo la pelle tende a ingrassare, efficace si rivelerà una maschera di pomodori freschi schiacciati, applicata sul viso e tenuta in posa per alcuni minuti. Il volto va poi sciacquato e vaporizzato con una tisana tiepida al fieno greco o alla menta, e qualche goccia di limone.

Orti e dintorni

Da ricordare

Sole e Luna

Venerdì 11 luglio – San Benedetto da Norcia Il proverbio è rimasto (“San Benedetto la rondine sotto il tetto”), ma la commemorazione dell'amato Santo dell'ora et labora non apre più le porte alla primavera. Un tempo lo si festeggiava infatti il 21 marzo, oggi invece l’11 luglio. Il cambio di data risale al 1964, quando papa Paolo VI lo proclamò patrono d’Europa. Ma la sua festa cadeva a luglio già nell’VIII secolo, a ricordo della traslazione delle reliquie allAbbazia di Fleury nel 660. Nato a Norcia, ebbe una gemella, Santa Scolastica e fondò l’ordine benedettino. Morì a Cassino il 21 marzo del 547.

Il Sole Il 1° sorge alle 05.28 e tramonta alle 20.39 Il 11 sorge alle 05.34 e tramonta alle 20.36 Il 21 sorge alle 05.43 e tramonta alle 20.30

Saggezza popolare • • • • •

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Luglio poltrone porta la zucca e il melone. Amico di buon tempo, si muta con il vento. Per Santa Maria Maddalena (22 luglio) la noce è già piena Nuvole di luglio fan presto tafferuglio. Se non cuocion luglio e agosto, nella botte poco mosto.

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Le giornate si accorciano. Il 1° luglio si hanno 15 ore e 11 minuti di luce solare mentre il 31 se ne hanno 14 e 28 minuti. Si perdono 43 minuti di luce solare. La Luna Il 1° sorge alle 09.24 e tramonta alle 22.50 L 11 tramonta alle 04.29 e sorge alle 19.29 Il 21 sorge alle 01.24 e tramonta alle 15.55 La Luna è al Perigeo domenica 13 alle ore 10. È all’Apogeo lunedì 28 alle ore 05. Luna in viaggio In questo mese i giorni favoriti dalla Luna per gli spostamenti sono: 13, 14, 17, 18, 22, 23.

Sole e caldo all’apice possono causare bruciature alle piante dell’orto: proteggerle coprendole con grandi foglie e leggeri cannicciati. Per sapere invece quando annaffiare le piante in vaso, battere il contenitore con le nocche delle dita: se il suono è chiaro, vuol dire che la terra è secca. In Luna crescente (1-11 e 28-31) raccogliere cetrioli, fagioli e fagiolini, insalate, meloni, patate, peperoni, pomodori e zucchini. Nel frutteto sono pronte albicocche, amarene, ciliegie, mirtilli, lamponi, pere, pesche e susine. In Luna calante (14-26) trapiantare cavoli, porri, indivia, sedano e separare i cespi delle fragole. Per chi ama fare confetture: conserve e verdure sott’olio e sott’aceto, durano più a lungo se preparate in luna calante. In giardino raccogliere i fiori di lavanda per conservarli: si essiccano sospesi in mazzetti o distesi su graticci, all’ombra e in luogo asciutto.



appuntamenti lemaniraccontano giugno luglio

di Gilda Ciaruffoli

La Riviera si veste d’azzurro di Gilda Ciaruffoli

Dal 5 al 13 luglio torna, a San Benedetto, Anghiò, il Festival che vede alici, sarde, sgombri, ricciole, tonni & Co. protagonisti di una settimana di eventi. Dopo mangiato godetevi una passeggiata lungo lo scenografico lungomare disegnato dalle palme Se l’alice è la regina indiscussa del pesce azzurro, San Benedetto del Tronto è il suo regno. Il porto della cittadina marchigiana, perla della Riviera delle Palme, è infatti ai primissimi posti in Italia sia per la quantità di pescato che per quella di imbarcazioni impiegate. Questo storico legame è festeggiato, ogni anno, in occasione di Anghiò, Festival del Pesce Azzurro (dove anghiò è la traduzione in dialet12

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to sanbenedettese proprio di alice). La manifestazione, che si svolgerà dal 5 al 13 luglio, ha in cartellone mostre, convegni, incontri e seminari informativi che aiuteranno i visitatori a conoscere meglio le qualità di questo pesce; cene a tema, degustazioni, show cooking e piatti proposti da grandi chef permetteranno infatti ai partecipanti di apprezzarne al meglio il gusto e godere delle sue qualità nutrizionali, decisamente rivalutate negli ultimi anni. Gustoso e leggero, il pesce azzurro è oggi noto per le sue preziose proprietà organolettiche, essendo ricco di sali minerali, di vitamine e soprattutto di Omega 3, gli acidi grassi polinsaturi che svolgono effetti benefici sul cuore e la circolazione abbassando il livello del colesterolo. Centro vitale della manifestazione è il Palazzurro, im-


ponente struttura all’interno della quale turisti e visitatori potranno approfittare di una vasta offerta gastronomica e gustare tantissime ricette a base di pesce azzurro.

Il mare diffuso

“A San Benedetto il marinaio non raccoglie le varie offerte ma grida ad alta voce il prezzo che desidera per ogni chilo della sua pescata e con monotona cantilena lo diminuisce gradatamente finché il compratore non si fa innanzi. I prezzi che grida il banditore ed in genere tutti i conti fra i marinai vengono espressi a scudi e a paoli: curioso retaggio dei vecchi tempi pontifici” (Le Vie d’Italia, Touring Club Italiano, 1926)

Tra gli appuntamenti da segnalare in occasione di Anghiò, anche un interessante convegno sull’identità storica delle Marche, basata sulla tradizione della pesca. E, come dicevamo, San Benedetto è certamente il posto giusto per approfondire l’argomento, visto che la città vanta una solida tradizione ittica e una storica fama internazionale legata al suo Mercato Ittico all’ingrosso (che si trova presso il Molo Nord del porto cittadino), struttura all’avanguardia edificata nel 1935 in stile razionalista che per anni ha garantito alla città il primato italiano e dell’intero bacino del Mediterraneo per pesce sbarcato, astato e commercializzato. Oggi, negli ambienti dell’imponente struttura, è possibile visitare un Antiquarium Truentinum, un Museo delle Anfore, il Museo Ittico Augusto Capriotti e il Museo della Civiltà Marinara delle Marche, tutte parti di un unico progetto di Museo del Mare diffuso, del quale fa parte anche la Pinacoteca del Mare (ospitata però nei locali di Palazzo Piacentini al Paese Alto della città). Un rapporto con l’Adriatico viscerale, quindi, che va ben oltre il celebre (e bellissimo) lungomare tempestato di palme, fiore all’occhiello dell’intera Riviera, che stupisce e invita al relax. Come sanno bene gli abitanti della città, che con lungimiranza hanno presto scoperto la vocazione turistica del territorio. Risalgono infatti a fine Ottocento, le prime strutture turistiche e il primo stabilimento balneare. Senza dimenticare le bellezze artistiche e culturali custodite nel cuore della cittadina, come Piazza Giorgini, la Pieve di San Benedetto Martire e la Torre dei Gualtieri, oltre alla Basilica Cattedrale della Madonna della Marina e il Teatro comunale Concordia.

In apertura il bel lungomare di San Benedetto con le sue celebri palme che danno il nome all'intera Riviera

Scelti per voi dove mangiare Antico caffè Soriano Piatti di mare e terra, sfizi di pasticceria e sushi, coniuga la qualità del pescato locale e la filosofia orientale. Prezzo medio: 20 euro Viale De Gasperi, 60 www.caffesoriano.it La vecchia campana Cantina di pesce con piatti tradizionali. Tutte le sere brodetto alla sambenedettese. Prezzo medio: 22 euro Via dei Neroni, 26 www.gimafood.it

dove dormire Hotel Progresso Quattro stelle in stile Liberty, sul bellissimo lungomare. Doppia da 85 a 250 euro Viale Trieste, 40 www.hotelprogresso.it Grand Hotel Excelsior Circondato da un ampio giardino, 4 stelle in prima fila sul mare. Prezzi da 72 a 116 euro a persona Lungomare Rinascimento, 132 www.grandhotelexcelsior.com

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appuntamenti luglio

di Gilda Ciaruffoli

fino al 30 settembre Segui il passo

… e la cena si accende

Località varie

Sono le stelle di un meraviglioso cielo d’estate. Sono le celebrità dell’alta cucina. Sono gli chef più famosi del mondo che si ritrovano insieme per illuminare le serate del Forte Village, resort a 40 km da Cagliari, in occasione delle Celebrity Chef Nights. Davide Oldani, Bruno Barbieri, Enrico Crippa… sono solo alcuni dei nomi "stellari" (8 nel mese di luglio e 9 in agosto) che si alterneranno in cucina per presentare menù firmati in abbinamento ai vini delle migliori cantine. Da non perdere inoltre le esclusive Serate Champagne e le cene a 4 mani: dialogo creativo tra Rocco Iannone, grande chef del ristorante Forte Gourmet, e sei colleghi di fama europea.

www.festival.viefrancigene.org

7-15 luglio Musica nei borghi Foto di Omar Villa

fino al 31 agosto

L’edizione 2014 del Festival europeo Via Francigena Collective Project 2014 celebra i 20 anni del conferimento alla Via Francigena della menzione di Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa. Oltre 300 gli eventi in programma fuori e dentro i confini nazionali volti a valorizzare i territori attraversati dall’antico percorso, tutti ad accesso gratuito.

Esplode la voglia di musica nei borghi più belli del senese con Chianti Festival. L’edizione 2014 della manifestazione che da sedici anni anima l’estate di Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti e Radda in Chianti proporrà un ricco cartellone di spettacoli ed eventi che uniranno musica e poesia in compagnia di artisti di primo piano del panorama nazionale.

Località varie – Toscana www.chiantifestival.com

Cagliari – Sardegna www.fortevillage.com

4-6 luglio Risvegliarsi in Val d’Orcia

Una serata col Fai Per l’estate 2014 il Fai propone nel contesto dei suoi Beni nuovi e divertenti momenti di svago culturale tra suggestive serate sotto le stelle, musica e relax. Tante e varie le proposte, tra romantici “dopo cena”, serate di osservazione delle stelle, visite al tramonto, pic-nic di Ferragosto, coinvolgenti concerti e yoga nella natura da Villa del Balbianello a Lenno (Co) al Giardino della Kolymbethra nella Valle dei Templi (Ag), dal Bosco di San Francesco ad Assisi (Pg) alla Baia di Ieranto a Massa Lubrense (Na).

Località varie www.fondoambiente.it 14

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11-13 luglio Il paese dei bambini

Pienza e Monticchiello (Si) Toscana www.aurorafestival.it Foto di Fabio Vivo

fino al 31 agosto

Aurora è il Festival di Natura e Spirito che una volta l’anno trasforma borghi medievali, pievi romaniche e antichi poderi di uno dei luoghi più affascinanti d’Italia, in scenari di approfondimento sul rapporto con natura e ambiente. Motore che anima l’evento è il desiderio di collegare spiritualità, arte e cultura grazie a un calendario ricco di conferenze e seminari, camminate, pratiche yoga, lavoro sul corpo, cene biologiche e riti sonori.

Un intero borgo ligure che si trasforma, ogni anno, in un mondo a misura di bambino grazie a laboratori artistici, creativi e didattici, spettacoli teatrali, presentazioni di libri, incontri e conferenze. È il NiNiNFestival, che si concluderà con una grande Fiera dei servizi al bambino che ospiterà stand di case editrici, fattorie didattiche, scuole di recitazione, musica, danza, sport ma anche consultori, asili… per la gioia dei più piccoli e dell'intera famiglia che uscirà da questa esperienza più unita e informate.

Bogliasco (Ge) – Liguria www.nininfestival.com


Iniziativa finanziata dal Programma di Sviluppo Rurale per il veneto 2007-2013 - Asse 4 Leader Organismo responsabile dell’informazione: Comune di Marostica (Vicenza - Italy) Autorità di gestione: Regione del Veneto - Direzione Piani e Programmi del Settore Primario

MAROSTICA

TERRITORIO DA AMARE, VIVERE, VISITARE...

Marostica è un piccolo scrigno incastonato nella Pedemontana Veneta. Famosa per lo spettacolo della Partita a Scacchi a personaggi viventi, la sua storia è legata ai castelli ed alle antiche mura medievali che la cingono. Marostica è arte, è storia, ma è anche un sipario che si apre sul tesoro delle colline che fanno da contorno alla Città. SCARICA M.app E CONSULTA LA NUOVA GUIDA TURISTICA PER SCOPRIRE GLI ITINERARI PIÙ BELLI ED EMOZIONANTI FRA BOSCHI, ANTICHI SENTIERI E PIEVI MEDIOEVALI, CILIEGI, VITIGNI E OLIVETI…

www.marosticascacchi.it

cittamarostica www.comune.marostica.vi.it


appuntamenti luglio

4-6 luglio La Calabria migliore fa festa a Pianopoli

Pianopoli si trova a 10 minuti dal mare, dalla Sila Piccola e dal distretto montano del Reventino, nel cuore di una regione amata da poeti e viaggiatori, a poca distanza dai porti che ospitarono Ulisse e dalle acque curative di Caronte

Tre giornate di buon cibo, buon vino e benessere. Per imparare a nutrirsi bene e consapevolmente senza privarsi dei piaceri della tavola e con la certezza di scegliere prodotti genuini e fatti secondo tradizione. È questa la filosofia che ha spinto all’organizzazione di Food & Wine Passion – Gala del gusto italiano, manifestazione che si svolgerà a Pianopoli, cittadina a 10 minuti dal mare, dalla Sila Piccola e dalle Terme, nel cuore di una regione amata da poeti e viaggiatori, a poca distanza dai porti che ospitarono Ulisse e dalle acque curative di Caronte. L’evento prevede appuntamenti per ogni età, con 3 giornate di incontri sorprendenti con la storia, l’arte, la tradizione, l’innovazione: una tarantella colorata dai sapori tipici di formaggi, salumi, verdure, frutti e legumi. Quella che incontrerete a Pianopoli è la Calabria migliore, nota per le sue eccellenze alimentari, vinicole e olearie, e per la sua caratteristica di terra salubre. Nei sapori della cucina tipica, l’attento assaggiatore così come il semplice appassionato, percepisce infatti la purezza e la forza dei sapori genuini. Come anche nel vino, la cui storia qui è vecchia di 2000 anni e viene per l’occasione celebrata grazie alla partecipazione della Casa dei Vini, Enoteca Regionale che vi farà scoprire i migliori Greco Nero, Greco Bianco, Mantonico, Gaglioppo e Magliocco. Accompagnati dalle sculture di Giuseppe Casale (e da un bicchiere di vino!), potrete scoprire i tesori di Pianopoli, a partire dalle sue tre chiese. Quella di Santa Croce, legata alla nascita del borgo nel 1638. Quella di San Tommaso d’Aquino, dedicata al santo patrono, e quella della Madonna Addolorata, vergine miracolosa. Le chiese, ricche di opere, assieme a un piccolo museo religioso, fanno di Pianopoli una città d’arte. Da visitare in zona il Lanificio Leo, unico museo industriale calabrese le cui macchine di lavorazione risalgono al 1935, La cittadina è anche un punto di partenza per raggiungere il distretto montano del Reventino, tra i protagonisti dell'evento con le sue castagne, l'olio, i vini, le produzioni artigianali.

Pianopoli (Cz)− Calabria www.foodandwinepassion.it

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appuntamenti luglio

17-20 luglio Scalogno di Romagna

11-13 e 19-20 luglio Piaceri d’alpeggio Usseglio, borgo montano delle Valli di Lanzo, ospita per due fine settimana consecutivi la Mostra Regionale della toma di Lanzo e dei formaggi d’alpeggio. L’evento vedrà radunarsi 100 produttori provenienti da tutta Italia con la loro eccellente e vasta gamma di formaggi e prodotti tipici. La Mostra, che verrà inaugurata con il consueto taglio della Toma Dop, vedrà alternarsi momenti di musica, folklore e spettacolo accanto a degustazioni guidate, visite agli alpeggi, pranzi valligiani e lezioni di cucina.

Le Terre di Faenza si accendono d’estate con feste e sagre dedicate alla buona cucina e al buon vino. Uno degli esempi più interessanti è quello legato allo Scalogno Igp di Romagna che viene celebrato a Riolo Terme nel corso della tradizionale Sagra. Nelle vie centrali del paese sarà dunque organizzato il mercato dei produttori di Scalogno mentre i ristoratori del paese non mancheranno di proporlo come protagonista di succulenti piatti e ricchi menù.

Riolo Terme (Ra) – Emilia Romagna www.terredifaenza.it

23-26 luglio L’isola delLA MUSICA È un rito che si ripete ormai da oltre vent’anni nel profondo sud-ovest sardo, dove un tranquillo borgo dell’entroterra diventa il palcoscenico di uno dei più importanti festival dedicati alla musica afroamericana: il Narcao Blues Festival. Come ogni anno si alterneranno sul palco grandi nomi italiani e internazionali, mentre stand gastronomici presentiranno i migliori prodotti sardi.

Narcao (Ci) – Sardegna www.narcaoblues.it

Usseglio (To) – Piemonte www.sagradellatoma.it

17 luglio – 3 agosto Uno spettacolo di festival

11 e 18 luglio Sapori gardenesi L’estate in Val Gerdena è ricca di eventi. Come la Seira di vin dell’11 luglio, quando 21 famose cantine dell’Alto Adige presenteranno nella zona pedonale Bënuní, a S. Cristina Val Gardena, i loro vini pregiati con una speciale degustazione. O ancora il Ceif da zacan (banchetto storico) in occasione del quale i ristoratori di Ortisei organizzeranno il 18 luglio in Piazza S.Antonio una cena in costume con deliziose specialità gardenesi.

Località varie – Trentino Alto Adige www.valgardena.it 18

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Il festival internazionale Teatro a Corte presenta alcuni tra i più suggestivi spettacoli della scena europea fra circo contemporaneo, danza, teatro, arti performative e video, nel contesto affascinante delle più belle dimore sabaude del Piemonte: la Reggia di Venaria Reale, il Castello di Rivoli, il Castello di Racconigi e il Castello di Aglié. Tre week end per 42 ore di spettacolo, alle quali si aggiungono 5 visite guidate, 3 colazioni con gli artisti, 2 cene e una merenda nei castelli.

Località varie – Piemonte www.teatroacorte.it

4-5 agosto Orecchiette a corte «’Nchiosce che vai, orecchiette che trovi», si usa dire. Ma ai primi d’agosto non c’è bisogno di spostarsi da una parte all’altra della Puglia per gustare le orecchiette in maniera sempre diversa. Per fare incetta del piatto forte del Tacco d’Italia, preparato e servito in vari modi, basta infatti programmare due giorni a Grottaglie. Solo qui, di ’nchiosce in ’nchiosce (le corti tipiche della cittadina pugliese) si possono gustare le orecchiette reinterpretate dai grandi chef del territorio in occasione di Orecchiette nelle ‘nchiosce, manifestazione che vede protagonisti ai fornelli (sparsi nel centro storico) 12 chef creativi, in una sorta di sfida a suon di ricette, per offrire ai visitatori tanti assaggi golosi.

Grottaglie (Ta) – Puglia www.orecchiettenellenchiosce.it


105 MARCO MAZZOLI

SPACCA LO ZOO DI 105 Dal lunedĂŹ al venerdĂŹ alle 14.00

Ci piace scherzare, ci piace ridere, ci piace provocare. Ci piace essere artisti ed essere professionisti. Ci piace la musica bella, la musica nuova. Ci piace tenere gli occhi aperti su tutto quello che succede ogni giorno. E ci piace dire cosa non ci piace.

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di Giuseppe Pulina

scienza e vita

Professore di Zootecnia speciale all’Università di Sassari

Non sprecare? Cominciamo dall’orto Nel 2025, due persone su tre avranno problemi a rifornirsi di acqua dolce. Non è la trama di un film di fantascienza, sono le drammatiche stime della Fao. Attualmente, tra i principali ambiti di impiego delle (scarse) risorse idriche mondiali ci sono agricoltura e zootecnia. È possibile porre rimedio a questi eccessi? Facciamo un po’ di chiarezza 20

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Le stime mondiali del consumo d’acqua vedono l’agricoltura e la zootecnia di gran lunga al primo posto per risorse idriche impiegate (circa il 90%) e l’incremento della popolazione e il cambiamento degli stili alimentari portano gli studiosi a dipingere, sotto questo aspetto, scenari catastrofici. Si calcola che nel 2050 saranno necessari 13.050 km3 di acqua dolce (pensate: un lago di 115x115 km, profondo mediamente 1000 metri) per soddisfare i fabbisogni degli oltre 2,3 miliardi di ettari di colture mondiali. Una cifra stratosferica, tenuto conto che già dal 2025 la Fao avverte che nel pianeta 2 persone su 3 avranno problemi di scarsità o di cattiva qualità dell’acqua disponibile. Sostenibilità possibile Un sistema agricolo in grado di soddisfare la

domanda mondiale di alimenti non deve essere solo efficiente, ma essenzialmente sostenibile sotto i profili ambientale, economico e sociale. In questi anni un indicatore della sostenibilità ambientale entrato nell’uso comune è l’impronta ecologica (ecological footprint), che misura l’area che ciascuno di noi occupa per produrre i beni di cui ha bisogno e per riciclarne i residui. Questo concetto è stato successivamente semplificato e scomposto per fattori impattanti, fra i quali in ordine di importanza ricordiamo i gas a effetto serra (per i quali si calcola la carbon footprint, ossia i kg di CO2 equivalente emessi per unità di beni o servizi prodotti) e l’impronta idrica (la water footprint, che calcola i litri di acqua consumati per produrre una unità di beni o servizi). Si stima che l’impronta idrica media


Se l’impronta ecologica quantifica l’area necessaria per sostenere la vita delle persone, l’impronta idrica quantifica l’acqua necessaria per sostenere una determinata popolazione globale annua per persona (cioè tutta l’acqua consumata da un individuo) sia pari 1240 m3, con il minimo inferiore ai 1000 m3 in Cina e il massimo di 2700 m3 negli USA. L’Italia detiene il secondo posto in questo primato negativo con 2330 m3 a testa, di cui 1900 m3 da prodotti agricoli e 350 m3 per i prodotti industriali. Di fronte a questi dati, e viste le prospettive catastrofiche sopra esposte, ci si potrebbe chiedere se si tratta di un consumo necessario o di uno spreco eccessivo al quale si potrebbe porre rimedio. In realtà, le stime ufficiale dell’impronta idrica legate alle derrate alimentari, soprattutto quelle zootecniche, sono affette da una grave sovrastima (dovuta all’inclusione anche dell’acqua piovana nel calcolo). Ad esempio, si stima un consumo di oltre 15.000 litri per kg di carne bovina e di 1000 litri per il latte; con i miei collaboratori, Alberto Atzori e Rina Canalis, abbiamo valutato invece che l’impronta idrica di un kg di carne prodotta in ambiente mediterraneo varia da 1000 a 10.000 litri e quella di un litro di latte da 200 a 800 litri in funzione dell’efficienza del sistema di irrigazione adottato e della produttività aziendale. Ovvero, applicando le regole dell’agricoltura di precisione e dell’efficienza produttiva, chiavi di volta per assicurarsi un cibo sostenibile, con un limitato impiego di risorse idriche. L’utilizzo dell’informatica e della telematica – come l’uso del Gps e dei sensori dei sui mezzi utilizzati per le concimazioni – consentono infatti di monitorare puntualmente territorio e trattamenti eseguiti e da eseguire, per evitare inutili sprechi (agricoltura di precisione); l’efficienza produttiva, invece, è quell’insieme di tecnologie che consentono di produrre di più consumando di meno: un esempio è quello dell’irrigazione a goccia che permette di ridurre enormemente i volumi di adacquamento e di ottenere maggiori produzioni per unità di superficie investita.

L’impronta idrica La definizione riportata al sito waterfootprint.org, recita: “L’impronta idrica è un indicatore di utilizzo di acqua dolce che misura l’impiego di acqua diretto e indiretto da parte di un consumatore o di un produttore di beni o servizi. L’uso dell’acqua è misurato in termini di volumi idrici consumati (evaporati) oppure inquinati per unità di tempo. L’impronta idrica può essere calcolata per un determinato prodotto, per ogni gruppo ben definito di consumatori (ad esempio, un individuo, famiglia, villaggio, città, provincia, stato o nazione) o di produttori (ad esempio, ente pubblico, impresa privata o settore economico). L’impronta idrica è un indicatore geograficamente esplicito, non solo in quanto mostra i volumi di uso dell’acqua e l’inquinamento dei corpi idrici, ma anche la localizzazione in cui questi si verificano”. Se l’impronta ecologica quantifica l’area necessaria per sostenere la vita delle persone, dunque, l’impronta idrica quantifica l’acqua necessaria per sostenere una determinata popolazione.

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A cura della Redazione scientifica Fondazione Veronesi

la salute nel piatto

testi di

Serena Zoli

Il sole ci fa belli? Sì, se preso con moderazione. Ci aiuta infatti a fare il pieno di vitamina D e a fissare il calcio, favorendo persino il sonno. Ma c’è un “ma”. E mica da poco. Un’esposizione eccessiva e sregolata infatti può avere conseguenze gravissime sulla nostra salute e, ancor di più, su quella dei nostri bambini “Sole, sole, che passione!” Ma subito l’esperto fa la rima: “prendilo con moderazione!”. Difficile dare la misura per la giusta quantità da incamerare d’estate: qui debbono valere il buon senso e la corretta informazione recepita. Di sicuro c’è che non bisogna esporsi al sole nelle ore centrali della giornata, dalle 11 alle 16. Non solo perché “fa troppo caldo”, ma perché sono maggiormente presenti le radiazioni “cattive”, i famosi raggi ultravioletti o uv. Che, argomento quanto mai convincente per le donne, sono i maggiori responsabili dell’invecchiamento della pelle, oltre che pericolosi per la sua salute: si parla sempre più di melanoma proprio perché questo tumore risulta in continuo aumento. Ma sole significa soprat22

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tutto benessere, se appunto si ha il senso della misura. È il mezzo fondamentale per rifornirci (al 90%) di vitamina D (il resto tramite il cibo), preziosissima in quanto permette la fissazione del calcio, proteggendo così denti e ossa e combattendo il rachitismo nei bambini e l’osteoporosi negli adulti. Il sole alimenta anche il buonumore: non soltanto perché “fa allegria” e rende tutto più brillante, ma perché stimola la sintesi della serotonina, un antidepressivo naturale. In più favorisce il sonno, modulando il rilascio di melatonina. Quando arrivano i problemi? Ascoltando gli esperti è tutta una questione di dismisure e contromisure. Al primo impatto, quando si mette il costume, viene infatti raccomandato l’uso di creme a protezione alta, da 30 a 50, con un’esposizione diretta ai raggi di mezz’ora. Gradatamente si cambieranno questi valori, ricordando però che le creme solari vanno rispalmate ogni due ore e subito dopo il bagno. Non vanno trascurati, poi, cappello in testa e occhiali da sole, meglio del tipo avvolgente e dotati di filtro anti-Uv, antiriflesso e marchio Ce. I giovani in genere, e i maschi soprattutto, nutrono il pregiudizio che le creme solari siano cose per deboli o per smorfiose così, a una ricerca italiana, risulta che l’86% degli studenti non usa alcuna protezione solare. Ma questo è solo un pregiudizio: il sole è meraviglioso, ma bisogna anche difendersene, dicono e ripetono i medici.

Non solo spiaggia Il sole è un amico dei bambini, ma con loro la prudenza va più che raddoppiata. Hanno una pelle più sottile e più sensibile degli adulti per cui sono facili alle scottature. Le creme solari quindi non debbono essere sotto il 30 di protezione e vanno spalmate di frequente. Indispensabile, non solo in spiaggia, il cappellino. Ma, attenzione! Si calcola che fino all’80% dell’esposizione solare di una persona avvenga prima dei 18 anni. Perché al sole non ci si espone mica solo in vacanza: basta giocare in un prato o in cortile, andare in bicicletta o fare sport.

Per saperne di più:

www.fondazioneveronesi.it




Panorama Panorama 38 28

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38 Cover story

26 Pagine nere

34 Lo chef torna in trattoria

Per gli italiani, il navigare è dolce nel mare delle minerali: siamo primi al mondo come produttori e secondi per consumi, anche se su etichette e rubinetto non tutti ne sanno abbastanza. La nostra penisola, d'altronde, è circondata per tre quarti dal Mediterraneo e dentro il suo ventre cela migliaia di fonti e di sorgenti. Un Paese dunque che galleggia sull'acqua e che all'elemento primario della vita ha consacrato, non a caso, anche monumenti di ogni genere, facendone persino un ingrediente-base della sua gastronomia. Di "storie di acqua", come vedete, in Italia, ce ne sono tante. Abbiamo provato a raccontarvene alcune.

Basta locali esclusivi: ai tempi della crisi, Vissani, Scabin e altri cambiano strategia 36 OspitalitĂ Italiana Il Brighella di Francoforte: un baluardo dell'Italian food nel cuore di Germania

L'Italia che non ci piace: burocrazia inutile, aziende svendute all'estero

28 Forum della Meritocrazia

"L'Italia che merita" ha trovato casa: ecco l'associazione che difende i talenti

32 Generazione Prosecco Cambiano i tempi, cambiano i consumi di vino: i Millennials lo vogliono frizzante luglio 2014

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pagine nere

di Francesco Condoluci redazione1@vdgmagazine.it

l’italia

che NON

Ancora uno. Dopo i grandi marchi (Parmalat, Galbani, Perugina, San Pellegrino, Buitoni etc. etc.) adesso le multinazionali straniere si buttano a capofitto anche sui nostri brand “più piccoli”, quelli con le radici fermamente piantate nei territori di origine e nelle loro specialità tipiche. L’ultimo in ordine di tempo a finire in mano forestiera è l’Antico Pastificio Garofalo, 140 anni di storia alle spalle e un’immagine legata indissolubilmente ai maccheroni di Gragnano, quelli resi immortali da Totò nel suo Miseria e nobiltà, per intenderci. La sua proprietà è stata acquisita, per oltre il 50%, dagli spagnoli della Ebro Foods, una holding che in Italia già possiede un pezzo della Riso Scotti. In tempi di globalizzazione, abbastanza normale, per carità. E ognuno – in questo caso la famiglia Menna che dal 1997 ha rilevato il pastificio dalla famiglia Garofalo – ha il diritto di disporre come gli pare della propria azienda. Ma consentiteci di fare un paio di considerazioni spicciole. La prima è che questa ennesima acquisizione estera di uno storico asset del “food Made in Italy”, non ha niente a che vedere con la crisi: la Garofalo è un gruppo finanziariamente in attivo (134 milioni di fatturato nel 2013). Per cui, nella fattispecie, non vale l’assunto che le aziende italiane sono in difficoltà e aprire ai capitali stranieri resta l’unica via percorribile. La seconda è che la pasta della Garofalo non è come le altre. Dentro i suoi classici pacchi trasparenti non ci sono solo dei maccheroni, ma c’è cultura, tipicità, territorio, folclore. In una parola, l’italianità. Adesso che è finita in mano iberica, chi ci garantisce che la Ebro Foods pur di conquistare nuovi mercati mondiali non sacrificherà la qualità e la genuinità che da un secolo contraddistinguono il marchio napoletano? Del resto, l’economia globale insegna che ormai si punta a vendere il brand, non il prodotto. Gli spagnoli, evidentemente, lo sanno bene. Italia o Spagna purché se magna

ci piace Quella delle imprese sepolte dalle carte (della burocrazia) Al di là delle buone intenzioni (quelle che lastricano le strade dell’inferno) e delle enunciazioni di politici e governanti, se c’è un Paese dove i burocrati la fanno da padrone, quello è proprio l’Italia! Volete un esempio? Eccovelo. Agro di Grottaglie: l’azienda agricola Cassese decide di investire nelle energie rinnovabili, partire cioè dagli scarti aziendali e ottenere biogas per la produzione di energia elettrica e un fertilizzante naturale per l’agricoltura biologica. Un impianto considerato, per le sue caratteristiche di ecosostenibilità, “di interesse pubblico”. Eppure per poterlo concretizzare, si è reso necessario avere, nell’ordine: Dia, Valutazioni di impatto ambientale e pareri di Vigili del Fuoco, Spesal, Asl, Ufficio Parco, Ufficio Dogane e via discorrendo. L’azienda ha dovuto persino attendere un anno e mezzo per poter spostare di 50 metri 18 ulivi secolari protetti (giustamente) dalla legge. Salvo poi scoprire però – a contratti stipulati, acconti pagati e lavori avviati – che quell’impianto non sarebbe mai entrato in funzione. Perché, nel frattempo, si erano saturate le linee elettriche! Ma i fratelli Cassese non si sono arresi e hanno partecipato, vincendolo, a un bando ministeriale per il finanziamento di impianti pilota di biomasse. Tra questi fondi e i risparmi di una vita, i Cassese, dopo anni di battaglie, sono riusciti a mettere finalmente in funzione l’impianto, seppur tra mille difficoltà e debiti da ripianare. Oggi, la loro azienda agricola fa incetta di premi per l’innovazione e la sostenibilità del suo impianto biogas. Ma non ha ancora finito di richiedere pareri burocratici per portare avanti le sue attività. Ad oggi sono arrivati a oltre 40. Non c’è pace (nemmeno) tra gli ulivi

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Quella che vende le aziende “di bandiera”


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storiedall'italiachemerita

Talenti alla riscossa Questo mese abbiamo scelto di raccontarvi una storia che nulla ha a che vedere con il turismo o il food ma piuttosto con la competenza e l'ingegno. Quella del Forum della Meritocrazia che si propone di cambiare il Paese con la "cultura del merito". Un’utopia? Forse. Noi però ci vogliamo credere di Francesco Condoluci

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“L’Italia che merita” – quella che su queste colonne proviamo a raccontare ogni mese; quella fatta di talento, passione, competenze – ha trovato casa. Non è una reggia, sia chiaro, e non può garantire un pasto caldo e un giaciglio comodo per tutti coloro che in questo Paese avrebbero diritto a entrarvi, ma, vivaddio, se non altro è un tetto comune sotto al quale ci si può ritrovare a discutere, confrontarsi, capire come si può battagliare per la causa comune. Ovvero: costruire un’Italia basata sul merito, un Paese dove i valori meritocratici (cioè uguali

opportunità per tutti, libero dispiego e riconoscimento dei meriti individuali) non siano concetti astratti e utopistici ma diventino invece i veri fondamenti – condivisi, accettati e praticati da tutti – del mercato del lavoro. Nell’Italia degli scandali a getto continuo e della corruzione eretta a sistema, nella penisola che si regge su clientes e raccomandazioni fin dai tempi della Roma Imperiale, nella Parentopoli d’Europa, parlare di temi come “merito”, “pari opportunità”, “equità sociale” sembra quasi fantascienza. E invece c’è chi non si limita (come noi) a


scovare e pubblicare le storie dei “più meritevoli”, ma si è messo in testa addirittura di fare, a suon di convegni, eventi e campagne di sensibilizzazione, una rivoluzione sociale vera e propria sovvertendo la prassi consolidata che, nel Belpaese, vuole talento e capacità troppo spesso ignorati o sacrificati sull’altare degli interessi particolari e degli “amici degli amici”.

A caccia dei migliori

In apertura, il presidente del Forum della Meritocrazia, Claudio Ceper a destra, Nicolò Boggian

“Il lavoro non può essere un diritto divino e non può esistere se non garantisce una qualche forma di utilità collettiva o di sostenibilità futura”

Questa “casa del merito” che, fuor di metafora, è un’associazione no profit, si chiama, giustappunto, Forum della Meritocrazia, ed è nata qualche anno fa grazie all’impegno (altra parola chiave di questa storia) di un gruppo di giovani professionisti capitanati da Niccolò Boggian, un sociologo che per mestiere aiuta le persone a trovare “il lavoro giusto”. Un “cacciatore di teste” per l’esattezza, di quelli che, per conto di grandi aziende e istituzioni, fanno recruiting, cercano e selezionano cioè le migliori menti in circolazione per farle accomodare nei posti-chiave del mondo economico. Uno che di capacità individuali, titoli e curricula, insomma, se ne intende parecchio. «L’idea è nata in Rete, da un gruppo di discussione che assieme a dei colleghi avevamo creato su un social network – ci spiega Nicolò – si parlava di know-how e di opportunità lavorative e della necessità di diffondere in Italia una “cultura del merito” che facesse da contraltare al malcostume delle raccomandazioni e delle assunzioni “politicizzate”, e a un mondo del lavoro che nel nostro Paese assomiglia a una foresta pietrificata di diritti acquisiti e inamovibili e di rendite di posizione. Quando il gruppo s’è allargato abbiamo pensato di strutturarlo in qualcosa che andasse al di là della condivisione sul web». Al resto ci ha pensato quindi Arturo Artom, l’ingegnere torinese considerato “il papà” della liberalizzazione del mercato italiano delle telecomunicazioni, che ha dato il la alla nascita del Forum della Meritocrazia. «In seguito, però, le nostre strade si sono separate – racconta Boggian che attualmente riveste la carica di direttore generale del Forum – al

Idee (e fatti) per la crescita Ma al di là della filosofia e dei nobili intenti, come opera concretamente il Forum? «Semplice – spiega Boggian – si muove come quello che la sociologia definisce un “gruppo di pressione”: ossia un soggetto collettivo organizzato che si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica e influenzare le decisioni politiche. Il che, tradotto, significa che valutiamo i curricula dei manager pubblici e privati, scriviamo alle istituzioni per contestare nomine fatte senza criteri meritocratici, organizziamo convention per valorizzare i talenti in ogni campo, condividiamo quasi ogni giorno sul web e sui media tradizionali riflessioni e prese di posizione sulle nostre “idee per la crescita”: dalla semplificazione dei contratti di lavoro alla revisione delle procedure sui concorsi pubblici, fino all’allargamento ai cittadini della valutazione del personale della Pubblica Amministrazione. Ma non solo: il Forum fa anche da “agenzia di rating” della classe dirigente, della quale spulciamo attività e carriere. Di recente abbiamo eseguito uno studio sui circa 3 mila alti dirigenti pubblici italiani, scoprendo che negli ultimi 20 anni appena l'1% ha svolto missioni all'estero e solo il 13% ha partecipato a corsi di aggiornamento post-laurea: sembra incredibile ma è davvero così».

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storiedall'italiachemerita

Puntiamo a creare un'impresa sociale che favorisca la transizione scuola-lavoro e allargare la comunità delle persone di merito e di talento

suo posto, nel 2013, alla presidenza è stato chiamato Claudio Ceper, una vera istituzione nel mondo dei cacciatori di teste, il quale ha riscritto lo statuto e rimodulato gli obiettivi». Il presidente onorario è invece Roger Abravanel, manager di lungo e onorato corso, oggi editorialista del Corsera e autore di quello che gli “apostoli del merito” considerano di fatto il loro Vangelo, e cioè il libro Meritocrazia uscito nel 2008 e diventato in breve un best-seller.

Obiettivo: meritocrazia

Il merito ci salverà

Dalla parte giusta

In questo saggio Abravanel non si limita a sottolineare le conseguenze disastrose che la mancata “pratica della meritocrazia” ha prodotto nella società italiana, ma, a forza di esempi virtuosi e proposte concrete, indica come, attraverso un cambiamento di metodo e di cultura, si possa costruire “un’altra Italia”. Più ricca, più giusta.

Per fare sì che gli italiani rispettino le regole, bisogna convincerli che farlo è un buon affare, che non è solo una questione etica. L'ex consulente McKinsey ne è profondamente convinto e ci regala una lectio magistralis su come il Paese deve riscrivere le regole basandosi su questo presupposto.

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Sradicare la subcultura dell’arroccamento alle posizioni acquisite, del corporativismo, dei favoritismi, del pressappochismo, dell’assistenzialismo e di tutti gli altri “ismi” che da decenni ingessano il Paese, da Trento fino a Trapani, e lo tengono inchiodato alla crescita zero, sembra davvero impresa ardua, ma il Forum ci crede e pensa davvero che “un’altra Italia è possibile”. «Ci stiamo dedicando ad attività di formazione e supporto ai giovani e a persone in difficoltà lavorativa – conclude fiducioso Boggian – abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con l’associazione dei presidi e dei dirigenti scolastici nella convinzione che la battaglia per diffondere la cultura del merito va fatta a partire dalla scuola, rimasta per troppo tempo feudo della conservazione e degli interessi sindacali. Tra i progetti per il futuro, invece, c’è la creazione di un’impresa sociale per la transizione scuola/lavoro, l’organizzazione di due convegni di analisi della Pubblica Amministrazione e la messa in opera di un programma di ricerca su “Meritocrazia e Leadership” nelle aziende italiane. Il nostro obiettivo principale, tuttavia, resta quello di allargare la comunità delle persone di merito e che vogliono impegnarsi a cambiare l’Italia con il talento e le capacità. Non sarà facile, ma ci crediamo». E noi pure. Per saperne di più:

www.forumdellameritocrazia.it

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scenari alimentari

A cura dell’Osservatorio Agroalimentare Nomisma

Generazione Prosecco L’approccio al vino sta cambiando. I millennials, giovani nati sul finire del '900 che iniziano oggi a concedersi i primi bicchieri, hanno abbandonato il classico rosso per lasciarsi irretire da bollicine e stuzzicanti rosati. Ma solo in occasioni speciali

Per saperne di più:

agroalimentare@nomisma.it www.nomisma.it www.winemonitor.it

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Le nuove generazioni hanno uno stile di consumo di vino profondamente differente rispetto alla popolazione adulta. Questo è quanto emerge dall’indagine Wine Monitor Nomisma che mette in luce le differenze più significative: innanzitutto la quota di soggetti che consumano vino è più bassa tra i giovani under 30 (il 76% dichiara di aver avuto almeno una occasione di consumo di vino, in casa o fuori casa, nel 2013) rispetto a quella delle fasce di popolazione più adulta (la quota sale all’88% nella fascia d’età 44-55 anni). Ma è la frequenza che contraddistingue in modo netto il consumo di vino tra le generazio-

ni: tra gli over 55 il 41% lo beve tutti i giorni o quasi. Al contrario, tra i giovani il vino fa parte delle abitudini quotidiane solo per il 16%. Nei ragazzi il vino assume inoltre una connotazione marcatamente conviviale, con il 35% degli under 30 che lo consuma soprattutto fuori casa, al ristorante (20%) o durante l’aperitivo (15%). Per le altre generazioni, al contrario, si beve principalmente tra le mura domestiche, durante i pasti (75% dei consumatori over 55). Bene, i giovani consumano vino più sporadicamente, ma quanto bevono? Per gli under 30 il consumo si ferma in media a 4 bicchieri a settimana, con solo il 18% che supera tali volumi. E se la frequenza di consumo sale con l’aumentare dell’età, lo stesso vale per le quantità: quasi la metà degli over 55 (47%) beve, infatti, oltre 4 bicchieri a settimana. E quali sono le tipologie di vino predilette? Mentre le passate generazioni restano fedeli al rosso, le nuove dimostrano un maggiore interesse verso i vini spumanti (non a caso il Prosecco è una case history di successo proprio tra i millennials) o i bianchi frizzanti e i rosé. Gli under 30 dimostrano anche una certa sensibilità verso gli attributi che qualificano il packaging, come l’aspetto della bottiglia e la grafica dell’etichetta, mentre per gli over 55 tali elementi risultano meno rilevanti (il 61% dichiara di non essere attratto da tali caratteristiche rispetto a un’incidenza del 33% negli under 30). I cambiamenti generazionali che qualificano il consumo di vino sono quindi profondi e per tracciare nuovi trend non si può prescindere dal comprendere le trasformazioni nel consumo delle nuove generazioni e, più in generale, dei possibili target emergenti. Capire i need dei "nuovi" consumatori significa infatti trovare la chiave di interpretazione per raccontare il vino e tornare a conquistare il pubblico.


Etna Patrimonio dell’Unesco Escursioni a 3000 m

L’Etna, con i suoi 3.343 metri di altezza, è il vulcano attivo più alto d’Europa, rappresentando così un’attrazione turistica a livello mondiale. Da Nicolosi Nord, si raggiunge il moderno impianto di telecabine della Funivia dell’Etna SpA, che permette di arrivare in pochi minuti a quota 2.504 metri; da qui ha inizio il secondo tratto dell’escursione con speciali automezzi fuoristrada Unimog Mercedes-Benz, che condotti da esperti autisti portano fino alle quote consentite dalle autorità. Qui le guide dell’Etna, rispettando le normative in vigore, accompagnano i turisti nelle zone sommitali del vulcano da dove è possibile ammirare l’imponente cratere centrale. La Funivia dell’Etna SpA offre così a tutti i turisti una particolare e interessante giornata estiva e d’inverno una giornata di sport e di divertimento sulla neve. ETNA WORLD HERITAGE OF UNESCO - EXCURSIONS AT 3000 M Mount Etna, 3,343 meters high, is the highest active volcano in Europe, representing a worldwide tourist attraction. Going North from Nicolosi, it is possible to reach the modern Funivia dell’Etna SpA cableway that will carry you in just a few minutes to a height of 2,504 meters. From there, the second part of the excursion begins: in special off-road vehicles, Unimog Mercedes-Benz, expert drivers will take you to the highest point allowed by the local authorities. From this point, Etna tourist guides, complying with safety regulations in force, will lead you to the summit of the Volcano where you can admire the impressive Central Crater. Funivia dell’Etna SpA offers all tourists a special, exciting summer day. During the winter it also offers days full of sport and fun in the snow! Scan this QR Code using your cell phone to locate satdigital via GPS

Funivia dell’Etna S.p.A. Nicolosi Nord-Etna Sud - Stazione Partenza Funivia Tel. +39 095 914141 / 42 - Fax +39 095 7809174 www.funiviaetna.com - info@funiviaetna.com

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consumi&tendenze

Contro la crisi, la ricetta è stellata di Silvana Delfuoco

Ferran Adrià chiude El Bulli e apre alle tapas nel Para-lei di Barcellona; Alain Ducasse rileva Benoît, il più storico dei bistrot parigini, nel cuore della rive gauche; Gordon Ramsay placa le sue furie culinarie preparando cestini da pic-nic all’aeroporto Heathrow di Londra. Un indubitabile ritorno al classico quindi, con piatti dai nomi ben noti, salutari e – il che non guasta – a prezzi ragionevoli. Questo il nuovo trend nel campo dell’alta ristorazione in giro per l’Europa che, complice il tempo di crisi, sta prendendo piede anche da noi, dove il calo dei consumi dei pasti fuori casa si fa sentire non poco: -57% nel 2012, salito al -61% nel 2013 secondo una ricerca Ipsos. Come riconquistare la fiducia delle famiglie? Anche gli chef italiani si sono ingegnati, azzardando soluzioni insolite per proporre piatti stellati alla portata di tutte le tasche.

Ritorno al futuro

Foto di Gianni Rizzotti

La ristorazione italiana (e non solo) cambia faccia. Basta locali esclusivi, è finito il tempo degli scontrini a tre zeri e del dress code con selezione all’ingresso. Il futuro è nelle trattorie, nei locali diffusi e negli esperimenti “temporary”. Parola di chef

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«Back to the future and back to the past! – risponde Davide Scabin a chi gli chiede la sua opinione in proposito – Credo che il futuro dell’alta ristorazione consista proprio nel tornare alle radici della tradizione italiana, quella dei grandi piatti della cucina regionale». Prova ne è il suo Blupum, di fresca apertura sulle rive della Dora nel centro storico di Ivrea. Qui si preparano i grandi piatti piemontesi e nazionali riproposti con mano d’autore e in chiave moderna. «Noi italiani siamo da sempre un popolo di trattori, non di chef – continua Scabin – Dai piatti della trattoria possiamo e dobbiamo partire per creare la cucina italiana contemporanea. Infine è chiaro che questa formula permette anche di ampliare la clientela, andando incontro a fasce di pubblico che non frequenta i ristoranti stellati. Noi ci siamo permessi prezzi decisamente pop pur mantenendo alto il rapporto-qualità delle materie prime».Trattoria in tutto e per tutto, il Blupum punta sui piatti del giorno, con il cibo in condivisione posato al centro del tavolo. E il prossimo passo, proprio come nel buon tempo antico, sarà


Foto Brambilla Serrani

la “trattoria da asporto”: le raviole ancora fumanti da portare di corsa a casa per il pranzo della domenica.

Il ristorante diffuso Gusto e semplicità, dunque. Sembra questa la tendenza che si sta affermando nelle cucine stellate di casa nostra. Un direzione nella quale si muove anche il vulcanico Gianfranco Vissani che, in collaborazione con Rai Eri, ha dato vita a L’Altro Vissani, un nuovo concept di ristorante in movimento su e giù per la Penisola. Tre finora le aperture – Capri, Cortina d’Ampezzo e Orvieto – in contesti sicuramente easy chic. Ma è soprattutto a Orvieto, il suo “luogo del cuore” che la proposta si fa davvero articolata, suggerendo anche un percorso turistico tra le stradine del centro storico: in Via Orvieto la Trattoria-Pizzeria, in Via Gualtieri un’ex-chiesa del ’300 diventata American Bar dall’aperitivo al dopocena, in Largo Barzini lo Store per lo shopping gastronomico di qualità. Il tutto ovviamente con un occhio di riguardo ai costi, attentamente contenuti. Perché non si dica più che l’emozione di una puntata “da Vissani” non ha prezzo.

Spazio mobile Alternativa all’alternativa. Così si può considerare l’originale proposta di Niko Romito, il giovane e già pluristellato chef abruzzese, che a Rivisondoli, nei locali dell’ex-Reale che oggi trionfa a Castel di Sangro, sempre in provincia dell’Aquila, ha allestito Spazio. Una risposta ai menu troppo costosi dei ristoranti stellati o piuttosto l’ipotesi di una nuova ricerca? «Né l’uno, né l’altro! – sostiene Romito – Spazio non è un ristorante, è un progetto dedicato esclusivamente agli allievi della Niko Romito Formazione, la Scuola di alta cucina che ho fondato due anni fa. Un mo-

In apertura, il team di Spazio a Rivisandoli; sotto gli interni del Blupum di Davide Scabin (in questa foto)

Cene low price e progetti itineranti: i grandi nomi della gastronomia internazionale stravolgono le regole con proposte dallo spirito contemporaneo, che rispondono alle esigenze di una società in cambiamento, dai confini sempre più liquidi do per ampliarne la proposta formativa e per dare agli allievi la possibilità di mettere davvero le mani in pasta nel mondo del lavoro. Gli ingredienti di Spazio sono menu a prezzi contenuti, rispetto della stagionalità e scambio costante con i clienti e i produttori». Spazio è anche un progetto temporaneo, in grado di trasferirsi a seconda dell’occasione e dell’opportunità. Per tutta la stagione estiva per esempio lo accoglierà Capofaro – Malvasia & Resort a Saline. E in futuro approderà a Milano per l’Expò 2015 sempre in versione temporary. Che il futuro della ristorazione stia davvero nella cucina-itinerante? Perché no? In un villaggio globale come il nostro, dai confini sempre più liquidi…

Scelti per voi Blupum Prezzo medio senza vino a pranzo: 18 euro; 35 euro a cena Corso Botta, 38 Ivrea (To) Tel. 333.3146158 www.blupum.com L’altro Vissani Orvieto Prezzo medio senza vino: 40 euro Via del Duomo, 25 Orvieto (Tr) Tel. 0763.393468 www.laltrovissaniorvieto.it Spazio Prezzo medio senza vino: 25 euro Via Regina Elena, 49 Rivisondoli (Aq) Tel. 393.4636841 www.nikoromitoformazione.it

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ospitalità italiana

di Lucrezia Balducci

Al Brighella, è di scena il Belpaese Nel cuore di Francoforte, un ristorante che rispetta qualità e stagionalità della migliore proposta gastronomica italiana. E assicura un vero spettacolo: dal piatto al bicchiere Brighella, come la popolare maschera della commedia dell’arte: un cuoco servitore attaccabrighe, insolente e dispettoso. Un nome evocativo per il ristorante aperto nel 1989 da Leonardo Caporale, cuoco, e del suo socio Mario Borazio, che viene dal mondo della tv e del teatro. Lo hanno aperto a Francoforte, il Brighella, una città che lavora tutto l’anno, permettendo così agli ospiti del ristorante di apprezzare una cucina italiana “per tutte le stagioni”. Merito, sostiene Caporale, dei giusti fornitori, la cui offerta è andata migliorando soprattutto negli ultimi 10 anni, grazie a un importante cambio di mentalità, a un maggiore controllo, e alla scelta di formaggi, salumi e prosciutti certificati dalla Denominazione di Origine Protetta. Un modus operandi che non riguarda però tutti i ristoratori della città. Ha le idee chiare su questo tema Leonardo: «sono convinto che il “falso italiano” non venga definito dalla nazionalità di chi lavora in cucina, ma sulla base della conoscenza della vera cultura e cucina italiana, le cui colonne portanti sono la corretta gestione delle materie prime, l’igiene e l’utilizzo di prodotti di stagione». Per trasmettere questi 36

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valori, al Brighella la clientela trova menù pensati ad hoc, una vineria ricca di etichette italiane – tra le quali risaltano i Langhe Chardonnay Doc, Langhe Arneis Doc, Nebbiolo Doc, Barbera d’Alba Superiore Doc –, olio extravergine di oliva pugliese, nonché un prodotto esclusivo: la mostarda d’uva, realizzata come da tradizione della famiglia di Mario Borazio. Non manca, poi, il tocco di eleganza proprio dello stile italiano: dall’allestimento del locale ai dettagli semplici ma raffinati della mise en place, al passaparola positivo generato dai clienti. Una strategia vincente (e onesta) contro la logica della “pubblicità forzata” di tanti ristoranti “italiani” all’estero che approfitta esclusivamente della notorietà del Belpaese e dei suoi più amati simboli.

dove&come Ristorante Brighella Eschersheimer Landstr, 44 - Francoforte www.brighella.de

www.10q.it

concorrenza leale Le maschere del Made in Italy “Spesso mi è capitato di trovare prosciutti di origine ungherese venduti come Made in Italy. O mozzarelle di bufala prodotte in Germania con latte in polvere arrivato dal Brasile! A mio avviso in Italia non si è stati capaci di proteggere adeguatamente le eccellenze gastronomiche nazionali” (Leonardo Caporale) Per saperne di più:

www.concorrenzaleale.it



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Acqua,

non perdiamoci in un bicchiere!

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Per gli italiani il navigar è dolce nel mare delle minerali: siamo infatti i primi produttori e i secondi in quanto a consumi pro-capite al mondo. Ma le contraddizioni in tema non sono poche, a partire dai costi, che si moltiplicano di mille volte se si passa dal rubinetto alla bottiglia di plastica. Ma questo abisso è giustificato? In definitiva, sappiamo davvero cosa ci danno a bere? di Riccardo Lagorio

Tra i primati del nostro Paese, qualcosa di inaspettato: l’Italia è leader al mondo nella produzione di acqua minerale ed è al secondo posto per consumi pro-capite, preceduta solo dal Messico e seguita dagli Emirati Arabi Uniti. Si piazza invece al quinto posto per consumo assoluto. Lo ha riportato in un dossier la società specializzata statunitense Beverage Marketing Corporation. E l’aspetto più interessante è che si tratta di un segmento in continua crescita, erodendo quote di mercato anche alle bevande gassate, concorrenti dirette della bottiglia d’acqua minerale. È vero: non è facile orientarsi nella molteplicità delle offerte sullo scaffale poiché la scelta del consumatore

è influenzata in modo decisivo dalla pubblicità e le caratteristiche che desideriamo ritrovare nell’acqua non sempre sono evidenti. Eppure sull’etichetta c’è scritto tutto. O quasi… Ma c’è di più: oltre il 90% del prezzo che paghiamo per una bottiglia d’acqua non è altro che il costo di promozione e commercio sostenuto dalla catena distributiva che, comprensibilmente, ne scarica la spesa sull’acquirente. Si aggiunga poi che la concentrazione del mercato è, in questo settore, molto marcata: cinque società ne gestiscono infatti oltre il 70%. Anche per questa ragione il giro d’affari intorno alle bottiglie d’acqua è enorme, senza contare che le ultime generazioni (almeno prima della crisi ecoluglio 2014

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storie di acqua

nomica…) avevano quasi completamente perso la fiducia nell’acquedotto comunale. Sbagliando. A favore dell’acqua del rubinetto bisogna ricordare che gli acquedotti vengono controllati periodicamente e devono sottostare a rigorosi parametri che garantiscono l’assoluta salubrità dell’acqua che arriva nelle case. Così non ci si scandalizzi se il costo di un litro di minerale in bottiglia è di circa mille volte superiore al costo di un litro d’acqua del rubinetto. Ma qual è la differenza tra i due prodotti? Acqua minerale è quella che, secondo la legge, origina da una falda sotterranea. È microbiologicamente pura e viene imbottigliata come sgorga dalla sorgente: vietato qualsiasi trattamento. L’acqua del rubinetto può essere prelevata da laghi, fiumi o falde superficiali e sottoposta a trattamenti come l’aggiunta di cloro, il cui odore peraltro evapora lasciandola decantare per poco più di un’ora. «In realtà si tratta di due prodotti diversi, disciplinati da due leggi distinte – ci spiega Ettore Fortuna, presidente di Mineracqua, la Federazione Italiana delle Industrie delle Acque Minerali – La diversità maggiore consiste nel fatto che l’acqua minerale è pura batteriologica-

Acqua minerale o del rubinetto? Si tratta di due prodotti differenti, disciplinati da due leggi distinte. La diversità maggiore consiste nel fatto che l’acqua minerale è pura batteriologicamente alla sorgente e sicura. L’acqua del rubinetto invece può essere prelevata da laghi, fiumi o falde superficiali e sottoposta a trattamenti come l’aggiunta di cloro 40

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mass-market

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Nel banco delle minerali Ecco le caratteristiche di alcune tra le più diffuse acque in bottiglia in vendita nel nostro Paese. San Benedetto Acqua oligominerale frizzante o naturale, povera di sodio e con residuo fisso pari a 246 mg/l. Utile a chi soffre di pressione alta e deve seguire una dieta iposodica, agevola i processi digestivi e ha un apprezzabile contenuto di nitrati (6,80 mg/l). Ferrarelle Acqua minerale effervescente naturale, ricca di calcio (362 mg/l), magnesio (18 mg/l) e bicarbonato (1372 mg/l). Residuo fisso: 1270 mg/l. Aiuta la digestione, utile anche nell'osteoporosi e nell'ipertensione. Levissima Acqua oligominerale con residuo fisso pari a 78,2 mg/l. Povera di sali minerali, favorisce le funzioni renali e stimola la diuresi.

San Gemini Acqua minerale naturale ricca di calcio (328 mg/l) e di magnesio (17,50 mg/l). Il residuo fisso è pari a 899 mg/l ed è indicata a chi ha bisogno di calcio. Lauretana Ha un residuo fisso inferiore a 14 mg/l. Di conseguenza è un’acqua minimamente mineralizzata, con basso tenore di sodio, calcio e bicarbonato. Norda Minimamente mineralizzata, possiede un residuo fisso pari a 44,5 mg/l. Dato il basso contenuto minerale, favorisce la diuresi ed è indicata nelle diete povere di sodio.


A cura della Redazione scientifica Fondazione Veronesi testo di Serena Zoli Gli italiani sono un popolo di bevitori di acqua minerale o meglio: di acqua in bottiglia. Questo quadro potrebbe far pensare che l’acqua potabile in Italia sia di pessima qualità. Nulla di meno vero, invece, sebbene l’acqua erogata dagli acquedotti possa essere estremamente diversa anche in due zone della stessa città. Adesso che sono spuntate le “case dell’acqua” (ser-

L’acqua del rubinetto è stata proposta come bevanda ufficiale per Expo 2015, che ha come tema quello dello sviluppo sostenibile (Altroconsumo)

mente alla sorgente e sicura. L’acqua diventa minerale dopo che ha passato migliaia di anni nelle viscere della terra e poiché nel nostro Paese esiste una grande varietà di rocce (granitiche, calcaree, dolomitiche e vulcaniche), esiste una grande varietà di acque. Un recentissimo lavoro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha evidenziato che nelle acque potabili si possono riscontrare anche residui di farmaci o droghe. Cosa impossibile nelle acque minerali». Se si tralasciano gli evidenti svantaggi ambientali legati al consumo di acqua in bottiglia di plastica (utilizzo di petrolio, trasporto con conseguente produzione di anidride carbonica e definitivo smaltimento), non esiste quindi una ragione concreta per cui si dovrebbe preferire l’acqua del rubinetto all'acqua minerale.

vizio offerto ai cittadini dai vari consorzi che gestiscono la risorsa idrica; erogano acqua pubblica, naturale o frizzante, refrigerata o a temperatura ambiente, ndr) poi, il ventaglio di scelte si è ampliato. L’acqua minerale, nata con finalità terapeutiche, è regolamentata da una legge che prevede “caratteristiche igieniche particolari e proprietà favorevoli alla salute”. Per le acque potabili, queste due specificazioni non sono richieste. Motivo per cui confrontarle è un esercizio inutile, oltre che errato. Quando la potabilità dell’acqua del rubinetto è garantita, quindi, c’è da stare tranquilli. Lo stesso discorso può essere esteso alle “case dell’acqua”, installazioni volute da quasi 500 Comuni in Italia – molto più al Nord che al Sud – per far crescere la fiducia dei cittadini nei confronti dell’acqua potabile. Negli scorsi mesi Altroconsumo ha messo a confronto l’acqua erogata “alla spina” dalle ”case” con quella di rubinetto. Tra i dati evidenziati è particolarmente interessante notare come l’acqua naturale venga tendenzialmente erogata dalle ”case” in modo gratuito (tranne a Cantù); è più frequentemente a pagamento quella gassata (non si superano però mai i 5 cente-

simi al litro). Per quello che riguarda la qualità dell'acqua, invece, dalla ricerca risulta che, a meno che non si abbia un problema di tubature, non c’è alcuna differenza tra quella domestica e quella erogata dalle “case dell’acqua”. Gli unici problemi possono sorgere nelle città in cui è stata inquinata la falda o negli stabili costruiti un secolo fa, in cui le condotte potrebbero aver rilasciato nel tempo il metallo di cui sono composte. Se non per una questione di gusto, dunque, non c’è dunque motivo di allontanarsi da casa per rifornirsi di acqua.

I numeri delle case d'acqua 817

sono le strutture sparse in tutta Italia (nel 2011 erano 354)

382 i chioschi nella sola Lombardia, medaglia d’oro tra le regioni italiane (seguono: Emilia Romagna, Piemonte e Toscana)

il controcanto

E quella “del sindaco”?

2500 sono i litri giornalieri erogati dalle case dell’acqua

1700 sono le bottiglie di plastica da un litro e mezzo risparmiate al giorno

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sono le tonnellate di Pet in meno da produrre all’anno

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(centesimi) è la spesa massima al litro richiesta nel caso l’erogazione non sia gratuita (come nella maggior parte dei casi) (Dati: Festival dell’Acqua, Federutility e Altroconsumo)

Per saperne di più:

www.fondazioneveronesi.it www.casadellacqua.com

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storie di acqua

l'analisi

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Un sorso di salute di Claudio Modesti • Acque calciche (con calcio superiore a 150mg/l) sono consigliate per chi è carente di calcio, anche durante la gravidanza, e in caso di osteoporosi • Acque calciche e quelle che contengono bicarbonato (superiore a 600ml/l) sono utili per le funzioni digestive. • Acque sodiche (con sodio maggiore a 200mg/l) sono indicate per chi pratica attività sportiva • Acque a basso contenuto di sodio (meno di 20mg/l) sono consigliate nell'ipertensione, per favorire il drenaggio e la diuresi

• Acque solfate (con solfati superiore a 200mg/l) per chi soffre di disturbi gastrointestinali e stipsi • Acque con cloruro (superiore a 200 mg/l) influenzano le funzioni digestive • Acque magnesiache (magnesio superiore a 50mg/l), sono utili in chi soffre di crampi muscolare, astenia psico-fisica • Acque ferruginose (ferro bivalente superiore a 1mg/l) sono utili a coloro che soffrono di anemia 42

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La quantità ottimale di liquido che deve assumere una persona adulta e sana ogni giorno è di due litri complessivi, per recuperare quelli persi con le urine e distribuire nel corpo la quantità di acqua necessaria alla vita delle cellule. Deve bere meno, invece, chi soffre di cardiopatia con scompenso cardiaco e insufficienza renale allo stadio 4 o 5: in questi casi meglio farsi consigliare da uno specialista (Umberto Veronesi)

A ciascuno la sua Ma andiamo per ordine. Sono 48 i parametri che devono comparire sull’etichetta dell’acqua minerale e che vengono sottoposti a periodiche verifiche. Per facilitare la conoscenza delle acque, eccone alcuni. Il primo criterio di giudizio è il residuo fisso, riportato in etichetta con il termine residuo fisso a 180°C. Ci dice della presenza di sali minerali una volta che si è portata l’acqua alla temperatura di 180°C, così che le acque minerali si distinguono in quattro categorie. Le acque minimamente mineralizzate, con contenuto inferiore a 50 mg per litro (adatte per diluire il latte in polvere dei neonati) e quelle oligominerali, aventi un residuo fisso inferiore a 500 mg per litro, risultano leggere al palato e la pubblicità ne esalta le doti diuretiche. Il residuo fisso delle acque medio minerali è invece inferiore ai 1000 mg per litro e il discreto apporto di sali minerali le rende utili nell’alimentazione degli sportivi, che hanno la necessità di reintegrare i liquidi e i minerali. Ci sono poi le acque minerali ric-


Occhio ai consumi di Claudio Modesti Analizziamo alcuni aspetti dell'etichetta nutrizionale dell'acqua minerale considerando le direttive dell'Unione Europea.

dioMinerali (500-1000 mg/l da bere con parsimonia); Ricche di sali minerali (>1500 mg/l, da usare dopo consulto medico).

“Acqua minerale naturale” Le bottiglie che riportano diciture differenti non contengono acqua minerale e non “hanno caratteristiche igieniche particolari e, eventualmente, proprietà favorevoli alla salute”. Non possono vantare in etichetta le proprietà riconosciute dal Ministero della Sanità (può avere effetti diuretici, indicata per l’alimentazione dei neonati, stimola la digestione…)

Microbiologicamente pura È un’indicazione facoltativa e significa che l’acqua minerale è pura all'origine e quindi non potabilizzata.

Residuo fisso È la quantità di sali minerali depositati da un litro di acqua minerale fatto evaporare a 180°C. Esso Permette di classificare le acque in base ai minerali contenuti come minimamente mineralizzate (<50 mg/l, favoriscono la diuresi); Oligominerali (fino a 500 mg/l, lievemente diuretiche adatte all’uso quotidiano); Me-

Nitrati e nitriti Sono tra i parametri maggiormente tenuti sotto controllo perchè indici di inquinamento. Il limite massimo consentito per i nitrati è 45 mg/l (nell'infanzia 10 mg/l), quello per i nitriti 0,02 mg/l. Imballaggio Tra le menzioni facoltative c’è quella sulla tipologia del materiale plastico utilizzato per la bottiglia (solitamente plastiche di tipo1 – PET). Sarebbe auspicabile una chiara dichiarazione sull'assenza di plastiche di tipo 3/6/7, famigerate per la cessione del bisfenolo A.

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le avvertenze

che di sali, con residuo fisso superiore a 1000 mg per litro, di solito messe in vendita in farmacia. Si possono riscontrare acque minerali ricche di bicarbonato (adatte contro l’acidità di stomaco), zolfo (lievemente lassative), calcio (adatte per le donne in menopausa e nella prevenzione dell’osteoporosi), magnesio (utili nell’alimentazione degli sportivi in quanto possono impedire i crampi), ferro (indicate nelle anemie o per chi ne è cronicamente carente), o fluoro (utili per rinforzare la struttura dei denti). Il secondo parametro interessante è la conducibilità elettrica. Questo valore è direttamente proporzionale alle sostanze minerali disciolte nell’acqua ed è confrontabile con il residuo fisso poiché entrambi dipendono dalla quantità di minerali presenti nell’acqua. Il terzo parametro da cercare in etichetta è il contenuto di nitrati, presenti in concentrazioni minime e non pericolose. Tuttavia la concentrazione massima suggerita per donne in gravidanza e bambini è inferiore a 10 mg per litro, soglia rispettata dalle acqua minerali destinate al consumo

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cover story

storie di acqua

Alcune bottiglie di acqua minerale competono per ineguagliabile purezza. E prezzi. Come la canadese 10 Thousand BC (ovvero l’acqua com’era 10 mila anni prima di Cristo). Si scioglie da un ghiacciaio a 400 km a nord di Vancouver, lontana da qualsiasi insediamento umano. Non essendo filtrata dalla roccia, ha un bassissimo residuo fisso e una conseguente durezza assai ridotta rispetto alle concorrenti in commercio. Viene classificata tra le più pure al mondo. Prezzo di vendita in Canada: circa 25 euro al litro. La versione per il mercato di Dubai, riservata a pochi potentati nel mondo, tra cui il sultano del Brunei, viene venduta in una bottiglia tempestata da 10 mila Swarovski applicati a mano, alla modica cifra di 1.990 euro. Anche la finlandese Veen vanta virginissime origini nel nome (Veen Emonen è la dea Madre delle Acque nella mitologia finnica) e nell’area di sfruttamento della sorgente, Konisaajo in Lapponia. In questo caso la sorgente capta l’acqua minerale filtrata da uno strato di sabbia che la rende praticamente priva di minerali. Viene definita lo Champagne delle acque minerali. Prezzo al litro in Germania, dove viene distribuita: 4,95 euro. Sono invece cinque le società che distribuiscono l’acqua pompata dal fondo marino a 1000 metri di profondità dal Laboratorio Nazionale di Energia delle Hawaii. Una di queste società la imbottiglia dopo un complicato processo di desalinizzazione. Per via delle correnti marine, si calcola che l’acqua aspirata dagli abissi sia lì da oltre 2000 anni e provenga dallo scioglimento dei ghiacciai groenlandesi. Ne conseguirebbe la garanzia di un prodotto eccezionalmente puro e privo di inquinanti a un prezzo più che ragionevole: 4 euro al litro. Un’acqua molto economica e di buon livello sotto il profilo della composizione chimica è infine la Jeema, estratta dal sottosuolo degli Emirati Arabi Uniti, non distante da Dubai. Si caratterizza per il pH neutro, il basso tenore di residuo fisso e un’equilibrata mineralità. Il costo è inferiore ai 2 euro al litro. Per saperne di più:

www.10thousandbc.com www.veenwaters.com www.nehla.org www.destinydeepseawater.com www.jeema.ae www.fillico.com

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la curiosità

Le (costose) acque degli altri


Fonte di nutrimento vitale

degli infanti. Un altro aspetto interessante è rappresentato dalla durezza, cioè dalla presenza di calcio e magnesio: più il valore è alto, più l’acqua è considerata calcarea. Infine, un dato da non tralasciare è quello relativo al pH, rilevato alla temperatura d’acqua di sorgente. La scala va da 0 (massima acidità) a 14 (massima basicità) e il punto intermedio, 7, definisce la condizione di neutralità. Maggiore il contenuto di anidride carbonica e solfati, minore è il pH.

Minerali? Non più un bene di lusso «Nel nostro paese – ci spiega ancora Ettore Fortuna – esistono circa 350 marche di acque minerali e ciò favorisce la concorrenza, permettendo ai prezzi a bottiglia di mantenersi nettamente inferiori a quelli della media europea». Si tratta dunque di un mercato che potremmo definire democratico, e che la crisi ha scalfito solo in minima parte. «In un contesto in cui la vendita dei beni alimentari è crollata nel 2013 del 7%, quella dell’ac-

le origini

di Iginio Massari Se Dio è considerato “padre” dell’umanità, la “madre” non può che essere l’acqua. Presente ovunque ci sia vita e, qualche volta, terribile dispensatrice di morte, l’acqua è semplicemente essenziale. È fuori e, allo stesso tempo, dentro ognuno di noi, irrinunciabile per l’umanità al punto che, già agli albori della filosofia, veniva considerata uno degli elementi primigeni del mondo, talmente unica da sfuggire a ogni definizione. Per qualsiasi cultura è origine e veicolo di ogni forma di vita: la nozione di acque primordiali, di oceano delle origini, è quasi universale. Per i taoisti è simbolo di saggezza, perché pienamente libera e senza costrizioni, e si lascia scorrere seguendo la pendenza del terreno. Nella Bib-

Da un punto di vista alimentare, l'acqua è altrettanto necessaria dei cibi solidi (si muore di sete prima che di fame) e principio primo dei nutrimenti stessi bia, i pozzi del deserto, le sorgenti che si presentano ai nomadi, sono altrettanti luoghi di gioia e di meraviglia. Là si verificano incontri, nascono amori, si decidono i matrimoni. Il peregrinare degli Ebrei nel deserto, come il peregrinare di ogni persona sulla

terra, è in stretto rapporto con la presenza dell'acqua, e il contatto esterno (o interiore) con essa diviene un motivo di pace e un centro di luce. L'acqua del Battesimo lava i peccati e viene somministrata una sola volta, perché essa fa accedere a un altro stato: quello di persona nuova; è la metafora del diluvio, provoca la scomparsa di un'epoca, mentre un'altra ne sorge. Da un punto di vista alimentare, l'acqua è altrettanto necessaria dei cibi solidi (si muore di sete prima che di fame) e origine dei nutrimenti stessi, in quanto necessaria alla crescita delle piante e degli animali. Negli alimenti è presente sotto forma di acqua libera o “legata”. La prima è contenuta naturalmente in ogni alimento ed è “disponibile”, per esempio, alla crescita, sviluppo e moltiplicazione di una qualsiasi forma microbica. Questa sua natura “libera”, la rende adatta a funzioni di emulsionante delle sostanze grasse e solvente per quelle cristalline. L’acqua “legata”, invece è quella che entra nella composizione di macromolecole (proteine, amido, pentosani, sale, zucchero, emulsionanti, ecc.) diventando non congelabile e non utilizzabile dai microrganismi. Da quanto detto, risulta evidente che l’acqua condiziona la fase produttiva di ogni cibo e la perfetta conoscenza delle sue percentuali negli alimenti e delle sue possibili reazioni permette di ottenere prodotti migliori.

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storie di acqua

qua minerale ha avuto uno scostamento di solo -1,5%». Questa relativa stabilità è certamente legata anche a un importante cambiamento nella percezione che gli italiani hanno dell’acqua minerale. Conclude infatti Fortuna: «Le regioni dove la produzione di acqua minerale è maggiore sono Lombardia, Piemonte, Veneto, Lazio e Umbria. Storicamente dunque l’uso dell’acqua minerale si concentra nel Nord Italia. Ma Sud e isole hanno recuperato il divario negli ultimi anni poiché l’acqua minerale non è più concepita come bene di lusso. Complessivamente si tratta di un mercato di circa 2 miliardi e 400 milioni di euro, con lo sguardo rivolto all’estero (su 12 miliardi di litri imbottigliati in Italia, 1 miliardo e 200 milioni escono dai confini nazionali), con l’esportazione cresciuta del 10% in un solo anno. Dati positivi si stima (e si spera) in continua crescita».

il focus

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Il "caso" Sangemini di Nadia Catarinangeli Storicamente, l’Umbria è stata sede di stabilimenti termali fin dall’epoca romana. Carsulae, l’antica città oggi parco archeologico, i cui resti ben conservati si trovano in provincia di Terni, è stata una sede di svago e relax per le legioni che tornavano a Roma dopo le campagne vittoriose nel Nord Europa. I soldati avrebbero passato qui una sorta di quarantena prima di entrare nell’Urbe, per evitare il rischio di contagiare con malattie di “importazione” la popolazione della capitale dell’impero. Carsulae, grazie alle acque medicamentose delle sorgenti di Sangemini e al suo clima salubre, rappresentava il luogo ideale dove far attendere gli impazienti legionari, che nel frattempo potevano rilassarsi e rimettersi in forma. L’acqua minerale Sangemini è ancora oggi celebre per le particolari e uniche proprietà terapeutiche che garantiscono l’assoluta esclusività del suo marchio, ma anche per l’habitat naturale e incontaminato in cui le sorgenti sgorgano fin da tempi remotissimi: i Monti Martani, nel com-

plesso appenninico umbro. Il ciclo di formazione dell’acqua dura più di trent’anni. La sorgente, nascosta in profondità nelle rocce di travertino, è custodita in un terreno che la preserva dai grandi cambiamenti dei tempi moderni. Immutate nei secoli le proprietà quindi – come l'abbondanza di calcio altamente assimilabile – a cambiare invece, in tempi recenti, è stato il mercato. L’economia globale infatti ha messo a dura prova la sopravvivenza del marchio sul mercato e una crisi aziendale ha rischiato di far chiudere i battenti a questa storica realtà italiana nel settore delle acque minerali. Fortunatamente lo scorso marzo il Gruppo Norda Gaudianello ha firmato un contratto di acquisto dell’azienda Sangemini Spa, scongiurando così il fallimento. Nel corso di questo primo anno di attività la nuova Sangemini acque conta di produrre «163,95 milioni di bottiglie: 27,5 di Sangemini e inoltre 68 di Fabia, 51,80 di Grazia e 16,40 di Aura», e le stime arrivano fino a 217,5 milioni di bottiglie per il 2015 e 251,25 milioni nel 2016.

Cosa ci beviamo su? di Claudio Modesti

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che ne determinano la tendenza medio-minerale. Con la pasticceria al salato, all'acidulo, all'amaro, al secca acqua piatta, oligominerale. dolce, al metallico, prosupposti per Con dessert al cucchiaio oligomiabbinamenti tutti da scoprire. Per nerale effervescente o leggermenpiatti delicati, come antipasti a ba- te effervescente. E passiamo ai vini. se di verdure o pesce, per esempio, Se sono giovani e di poco corpo sosarebbero indicate acque piatte o no da bere accanto ad acque piatte leggermente effervescenti e poco o naturalmente effervescenti; con mineralizzate. Per preparazioni vini di corpo, anche tannici, servicomplesse, saporite e grasse come re acque francamente minerali e primi e carni o pesci salsati è in- effervescenti. dicata un’acqua medio-minerale Il maestro della moderna cucina e anche frizzante. italiana, Gualtiero Marchesi, Con arrosti di carsostiene che per poter apprezzare ne acqua piatta e al meglio una preparazione minerale, con arculinaria si deve bere solo acqua: rosti di pesce piatle sue tenui nuance sensoriali poco ta o leggermeninfluenzano il sapore del cibo te effervescente, e nel contempo puliscono il palato

a tavola

Per definire l’incolore, l’insapore e l’inodore ci si è riferiti sempre all’acqua, commettendo un grossolano errore: l’acqua infatti possiede profumi e gusti tanto vari che è possibile catalogarne diversi tipi disegnandone specifici profili sensoriali. I professionisti dell’abbinamento tra cibo e bevande, i sommelier, negli ultimi anni si sono dedicati anche all’arte del servir cibo e acque al fine di stimolare piacevolmente i sensi. Nel 2002 è nata quindi l’Associazione Degustatori Acque Minerali, con lo scopo di diffondere la cultura delle acque minerali nel mondo enogastronomico. Ma che cosa fa la differenza tra un'acqua e l'altra? Sono i sali minerali presenti in forma ionica



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50 Nel ventre d'Italia

64 Taormina vs S.Marco d'Alunzio

Le divide lo Stretto e il modo di fare turismo:

Da dove arriva l'acqua da bere? Risaliamo alle fonti con un tour tra Alpi e Appennini

due perle siciliane così uguali e così diverse

56 Le strade blu del Lazio

72 Vittoria, un'estate di eventi

Laghi, cascate, antichi acquedotti: tutte le vie d'acqua, da Roma fin alla Ciociaria

Vi piacciono mare, jazz e sport da spiaggia? Allora fate tappa nella bella località ragusana

da pag. 74 Rubriche

• Proposte Week-end • Una città in 24 ore, Livorno • Viaggi per tutte le tasche • Perle d'Italia

60 Vertiginosi Supramontes Trekking acquatici, cale e sipari rocciosi: ecco ciò che ci regala l'incredibile entroterra sardo luglio 2014

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Viaggio nel ventre d’Italia Testi e foto di Carlos Solito

Volete scoprire da dove arriva l’acqua che beviamo ogni giorno? Bene, allora, accendiamo i caschi e come gli esploratori nati dalla penna di Jules Verne, o se volete come veri speleologi, spingiamoci fino ai confini del mondo sotterraneo, nelle grotte carsiche brulicanti di “acque del buio” ghiacciate, tra immense caverne, fiumi sotterranei e imperscrutabili abissi

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“L’acqua – sostiene Koichiro Matsuura, già Direttore Generale dell’Unesco – è probabilmente l’unica risorsa naturale che interessa tutti gli aspetti della civiltà umana – dallo sviluppo agricolo e industriale ai valori culturali e religiosi radicati nella società”. È dunque importante usarla con saggezza. Magari cercando di conoscerla o perlomeno aver notizia degli ambienti che la ospitano e che essa stessa ha creato nel corso di milioni di anni. Ci siamo mai chiesti da dove vengono le acque che beviamo? “Dalle sorgenti”, è la risposta più comune. Ma prima di sbucare dalla roccia e farsi captare dagli acquedotti, da dove vengono le gelide acque? È presto detto: da condotti e cavità scavate nella montagna, più comunemente note come grotte carsiche. Veri e propri serbatoi sotterranei ubicati nel ventre di massicci carsici che, agendo come un’immensa spugna, assorbono le acque in superficie per farle immediatamente migrare in luoghi bui, lontani dalla vista e il più delle volte irraggiungibili. Un quarto delle montagne del nostro paese è rappresentato da gruppi calcarei privi di fiumi o laghi superficiali: deserti di bianche e grigie rocce che con spettacolari giogaie s’impennano e precipitano abbracciando altipiani, forre, valli e doline. Ma la faccia della medaglia più bella è quella che non si vede, quella celata nel buio: quella delle grotte. Da nord a sud, isole incluse, numerosi sono i territori montani di origine carsica dove, come scrisse Leonardo da Vinci, “grandissimi fiumi scorrono sotto la terra”. E foggiano in maniera quasi certosina inghiottitoi, voragini, caverne invase da colossali crolli, foreste pietrificate di stalattiti e stalagmiti, baratri vertiginosi, cunicoli invasi da fango e gallerie. Angoli di sottosuolo unici al mondo e teatro di memorabili pagine di esplorazioni speleologiche. Esplorazioni che mossero i primi passi, oltre duecento anni fa, nel luogo dove nacque la speleologia ovvero nel Carso, la regione in bilico tra Italia e Slovenia il cui nome viene utilizzato per indicare l’insieme di fenomeni chimico-fisici e forme che l’acqua crea nelle rocce carbonatiche. Proprio il Carso vanta uno dei fiumi sotterranei più importanti del mondo: il Timavo che inizia il suo percorso ipogeo in Slovenia per terminarlo nel golfo di Trieste nei pressi di San Giovanni Duino. Da qui parte il nostro itinerario lungo i “fiumi del buio”. luglio 2014

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In questa pagina: il complesso carsico della Codula di Luna, nei Supramontes sardi, che si estende con decine e decine di reticoli carsici invasi da fiumi e laghi. Nella pagina a fianco, dall'alto, il canyon sotterraneo della Grotta Impossibile, nel Carso Triestino, e il fiume sotterraneo dell'Ovito di Pietrasecca in Abruzzo

Dalle Alpi agli Appennini: 12 idee underground

Fiume Reka-Timavo (Slovenia e Friuli). La

Grotta di San Canziano, Patrimonio dell’Umanità Unesco, ha sempre affascinato per il mistero che la lega al percorso del fiume Reka che nasce da alcune sorgenti alle falde del monte Nevoso, 50 km prima di tuffarsi nella Piccola e poi Grande Voragine che occhieggiano sotto il villaggio di Škocjan. Inizia qui il percorso del rio che dopo aver attraversato un canyon sotterraneo scompare misteriosamente per 40 km e riappare col nome di Timavo nei pressi di San Giovanni di Duino in territorio italiano. L’itinerario sotterraneo parte nella valle Globocak e prosegue tra pareti a strapiombo, ponti sospesi nel vuoto e profondità abissali.

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Complesso della Valle del Nose (Lombardia). Sotto il Piano del Tivano, nelle prealpi comasche, questa grotta è grande oltre ogni immaginazione. Otto ingressi e un delirio di gallerie, cunicoli, caverne e pozzi che nell’insieme fanno un labirinto tridimensionale profondo 560 metri e lungo oltre 60 km. Ses-san-ta-mi-la metri! La grotta più estesa d’Italia in una Lombardia lontana, lontanissima dall’immaginario collettivo, nei recessi rocciosi del cosiddetto Triangolo Lariano.

Complesso di Piaggiabella – Marguareis (Piemonte). Il complesso s’inabissa in una vasta area carsica tra Piemonte, Liguria e le francesi Alpes Maritimes. Si tratta di un sistema sotterraneo lungo 40 km e profondo circa mille metri ricco di pozzi verticali, gallerie e un rio sotterraneo che lascia ipotizzare collegamenti coi vicini complessi carsici di Labassa (20 km) e Conca delle Carsene (18 km). Le grotte insieme ad altre 450 si trovano nel Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro.


Grotta della Bigonda (Trentino). È la più importante risorgenza carsica in Valsugana dalla quale vengono vomitate le acque assorbite dall’altipiano di Asiago. Lunga 22,5 km la grotta è costituita da ampie gallerie sovrapposte in tre livelli collegati tra loro attraverso numerosi pozzi verticali.

Antro del Corchia – Alpi Apuane (Toscana). È la seconda grotta più estesa d’Italia con uno sviluppo di oltre 60 km. Al suo interno, a 1200 metri di profondità, scorre il fiume Corchia. Il complesso del monte Corchia si è creato nel candido marmo tanto caro a Michelangelo: ma la natura ha saputo plasmare meglio del famoso scultore. In milioni di anni vuoti grandi e piccoli si sviluppano in ogni direzione con angoli decorati da belle concrezioni (Galleria delle Stalattiti) e altri più severi ma non meno affascinanti (il Canyon, il Pozzacchione, le gallerie del Farolfi e del Fighiera).

Grotte della Gola della Rossa (Marche). Ecco uno dei luoghi più selvaggi dell’intero Appennino centrale. Qui il fiume Esino non si è limitato a scavare il vertiginoso canyon ma, per l’estesa fratturazione delle rocce, si è infiltrato nel calcare giurassico modellando diversi complessi ipogei lunghi chilometri. Il complesso Mezzogiorno-Frasassi noto per la singolare chiesetta di Giuseppe Valadier del 1828, il fangoso Buco Cattivo e le favolose grotte FiumeVento abbellite da immense e candide concrezioni. E sempre in quest’ultima grotta, l’ampia sala dell’Abisso Ancona che potrebbe contenere il duomo di Milano.

Da nord a sud, isole incluse, numerosi sono i territori montani di origine carsica dove, come scrisse Leonardo da Vinci, “grandissimi fiumi scorrono sotto la terra”. E foggiano in maniera quasi certosina inghiottitoi, voragini, foreste pietrificate di stalattiti e stalagmiti, baratri vertiginosi, cunicoli invasi da fango e gallerie

Grotta di Stiffe – monti Sirente e Velino (Abruzzo). Sono qui le cascate più famose dell’Italia sotterranea. Nell’alta valle dell’Aterno, al margine orientale del Sirente, un torrente sotterraneo sbuca dalla base di una grande parete rocciosa percorrendo una sequenza di sale e corridoi. Per visitare l’intero sistema scandito da tre sifoni si percorrono la sala della Cascata, la concrezione Luigia-Francesca, la galleria delle Meduse, la sala dei Blocchi e la sala B.C. luglio 2014

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km, rappresenta una sorta di lungo tubo che trafora la dorsale calcarea di Fossa della Neve smaltendo le acque del lago Laceno vomitate da uno spettacolare e immenso portale.

Le grotte della Murgia (Puglia). A diLo stillicidio incessante nelle viscere del Pian del Tivano dove si sviluppa il complesso carsico della valle del Nose

Prima di sbucare dalla roccia, le acque percorrono cavità scavate nella montagna, veri e propri serbatoi sotterranei ubicati nel ventre di massicci carsici che, agendo come un’immensa spugna, assorbono le acque in superficie per farle immediatamente migrare in luoghi bui e spesso irraggiungibili

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Gli abissi del Matese (Molise). Le più profonde cavità del Sud Italia si fanno largo tra i calcari del massiccio del Matese, tra Molise e Campania. Pozzo della Neve e Cul di Bove evocano pozzi spaventosi, meandri scolpiti da fiumi gelidi che seguono gli speleologi fino alle rispettive profondità di -1050 e -906 metri. Mentre le più comode e frequentate grotte del Letino e Campo Braca, lunghe rispettivamente 1000 e 3300 m, sono grossi condotti carsici con forre e gallerie invase da fiumi.

spetto del suo aspetto sassoso, l’altopiano della Murgia vanta un mondo sotterraneo da non perdere. Dalle famose grotte di Castellana alle numerose cavità un tempo vie preferenziali dei fiumi sotterranei oggi migrati a profondità maggiori che sgorgano in mare aperto tra Adriatico e Ionio. Si tratta di un vasto bacino idrogeologico, come vasti sono anche gli ambienti delle grotte di Castellana e Pozzo Cucù a Castellana Grotte, di Cava Zaccaria e Sant’Angelo a Ostuni, di Santa Lucia a Monopoli, di Nove Casedde a Martina Franca, di Pasciuddo a Cassano Murge, di Faraualla e Previticelli a Gravina di Puglia.

Grave Grubbo (Calabria). Oltre i gessi delLa Bocca del Caliendo (Campania). I monti Picentini sono noti per i colossali fenomeni carsici epigei. Primeggiano i polje del Laceno e del Dragone, vasti bacini di assorbimento idrico che alimentano uno dei serbatoi acquiferi più vasti di tutto il sud Italia rifornendo circa 8 milioni di utenti. L’inimmaginabile mondo sotterraneo però è visitabile solo in minima parte. E le grotte che vantano corsi d’acqua sono la grotta dei Candraloni a Montella e la più estesa grotta della Bocca del Caliendo a Bagnoli Irpino. Quest’ultima, lunga 4

le colline bolognesi e della Val di Secchia in Emilia Romagna, un’altra struttura di questa natura geologica, nota per i fenomeni ipogei, sono le Serre Crotonesi. In una dolce natura collinare i valloni che captano le acque superficiali cedono il passo a grandi caverne che immettono in veri e propri trafori da percorrere sempre in compagnia delle acque come la grotta del Palummaro. La grotta più lunga (2268 m) e più bella è Grave Grubbo dove si alternano gallerie, corridoi e vasche nelle quali il fiume assume un colore verde smeraldo.



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Tutte le strade (blu) portano a Roma Terme, laghi, cascate. Paesi sommersi e leggendarie reti idrauliche ancora attive realizzate ai tempi dei Romani. Dalla Capitale ai Castelli, dalla Ciociaria al Reatino: un viaggio emozionante, per rinfrescarci le idee! di Riccardo Lagorio 56

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Fin dall’antichità la storia di Roma è storia della sua acqua che, convogliata per mezzo di canali sempre più piccoli e fitti dal Tevere e dai rilievi calcarei dell’Appennino alle fontane, zampilla dalle cannelle pubbliche, le nasone. Novamila sono i litri al secondo che scorrono in caverne naturali dalla sorgente Peschiera sul Monte Nuria verso la Capitale lungo gli 86 km che li separano. Nel Lazio l’acqua ha assunto nei secoli funzioni vitali: gli oltre 40 laghi, naturali e artificiali, dolci e sulfurei sono fonte di approvvigionamento per usi agricoli, indu-

striali e domestici creando una serie di panorami ancora poco impiegati sotto il profilo turistico.

Le Terme dei Papi Anche le svariate località termali ci ricordano una delle passioni degli antichi Romani. A Tivoli si trovano quelle che da sempre sono conosciute come le acque termali di Roma e conservano il nome che avevano nell’antichità, le acque Albule, per il loro colore biancastro. Sui Castelli Romani, si incontrano invece alcuni laghi d’origine vulcanica, come il lago


a rendere noto il lago di Bolsena ambientandone le vicende di papa Martino IV, spedito in Purgatorio per l’ingordigia nei confronti delle anguille ivi pescate. Sempre a Dante si deve la notorietà delle terme del Bulicame, appena fuori Viterbo: sede di bagni termali sulfurei già con gli Etruschi, in epoca medievale vi convenivano le peccatrici, non ammesse alle pubbliche terme. Questo rigurgito d’acqua sulfurea ricca di gas e i fanghi da essa generata curarono papa Bonifacio IX “dei gravi dolori alle ossa”, poi Niccolò V ne trovò tanto beneficio da costruirvi accanto uno splendido palazzo che Pio II ristrutturò e abbellì nella seconda metà del Quattrocento. Non poteva essere altrimenti: divennero famose come le Terme dei Papi.

Come gli antichi… Sottile e incantato è invece il lago Fibreno, in Ciociaria, bacino naturale alimentato da polle che espellono a una temperatura pressoché costante di 10° le acque provenienti dal masSvariate le località termali siccio calcareo della Marsica. che ci ricordano una Riserva naturale dal 1983, il delle passioni lago si caratterizza per un isodegli antichi Romani. lotto galleggiante e movibile, Come a Tivoli, dove la rota, dal diametro di 30 mele acque conservano tri formatosi dall’accumulo di il nome che avevano torba, radici ed erbe palustri. nell’antichità, le acque Lo solcano poche barche dal Albule, per il loro colore ventre piatto, utilizzate per la di Albano e il labiancastro pesca già dai Sanniti. Dove go di Nemi dove l’ingegneria idraulica è stata si praticano vela utilizzata più proficuamente è però l’ate canottaggio. Il tuale provincia di Rieti. Fu il console ropiù grande specmano Manio Curio Dentato nel 272 a.C. chio d’acqua d’origine vulcanica d’Europa a dare avvio alla bonifica della palude reaè però qualche chilometro a nord: il lago di lizzando un canale di drenaggio, il cavo cuBolsena. Lo caratterizzano due isole: la Biriano, che a sua volta dette vita alla cascata sentina e la Martana dove secondo tradidelle Marmore. Ma solo negli anni Trenta, zione verrebbero conservati i resti di Santa con i due invasi artificiali del Salto e del TuCristina, gettata in acqua con una pietra al rano la piana reatina si affrancò definitivacollo e tenuta in vita proprio grazie alla piemente delle periodiche inondazioni. Il lago tra divenuta leggera.Anche Dante contribuì

Lazio

In apertura: la rinascimentale Villa d'Este a Tivoli, Patrimonio dell'Umanità Unesco

Un capolavoro di acqua Spetta a Bonifacio VIII la notorietà delle terme di Fiuggi. Circondata dai Monti Ernici, l’omonima cittadina è nota per l’acqua che “rompe la pietra”. Testimone Michelangelo: durante il periodo in cui era impegnato ad affrescare la Cappella Sistina invia una lettera al nipote Leonardo citando l’acqua miracolosa che fluisce a 40 miglia da Roma e alla quale imputa la possibilità di curare i fastidiosi calcoli renali di cui era affetto, il “mal della pietra”. Dopo di lui numerose personalità si sono affidate all’acqua di Fiuggi come efficace rimedio: da Benedetto Croce ad Alcide De Gasperi sino a Benedetto XVI. luglio 2014

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Scelti per voi dove mangiare

Qui, le sorgenti di Santa Susanna. Sotto le terme del Bulicame

A Dante si deve la notorietà delle terme del Bulicame, appena fuori Viterbo: sede di bagni sulfurei già con gli Etruschi, in epoca medievale vi convenivano le peccatrici, non ammesse alle pubbliche terme

C’era una volta… Il lago fornisce pesce fresco in grande quantità. La cucina lo prepara in maniera sapiente e misurata. Non manca mai il tartufo di produzione propria. Si mangia con 25 euro Via Parodi, 200 Colle di Tora (Ri) Tel. 0765.716151 Chalet del Lago Storico locale di aggregazione per giovani negli anni del boom economico, è tornato alla luce con toni eleganti e una cucina improntata al consumo di pesce del lago. Pranzo da 25 euro Contrada San Venditto s/n Posta Fibreno (Fr) Tel. 0776.887281

dove dormire B&b Il Girasole Un’elegante villetta custodisce la simpatia dei due proprietari. Camera doppia da 40 euro Via Fontecerro Sud, 18E Contigliano (Ri) Tel. 0746.706043 Hotel Niccolò V Vivere le terme con gli onori serbati ai potentati di ieri e con il comfort di oggi. Camere a 225 euro Strada Bagni, 12 Viterbo Tel. 0761.350555

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Lungo e il lago Ripasottile (e un’altra mezza dozzina di laghi minori) sono ciò che resta dell’antico bacino. Qui era molto diffusa un tempo la coltivazione del guado, l’erba che dà origine al color indaco e la sua coltivazione è in via di riscoperta. Nelle terre intorno è invece possibile percorrere un itinerario dedicato a San Francesco, che le frequentò contribuendo a portarvi il suo messaggio di speranza. Anche Cicerone scelse questi colli come riposo e i resti di Villa d’Assio ne sono una rappresentazione. Non distante, i 5 mila litri di acqua al secondo che fuoriescono dalla terra, in un paesaggio di straordinaria quiete, sono le sorgenti di Santa Susanna, tra le maggiori in Europa.

Sotto il lago, sopra la terra Aggrappati ai colli sono invece i centri storici d’impianto medievale che cingono il lago del Turano, invaso concluso nel 1938, quando sott’acqua scomparsero terreni agricoli, centri storici e strade: si era deciso che l’energia elettrica per le nascenti acciaierie di Terni dovesse provenire dalla centrale idroelettrica alimentata dalle acque lacustri. Qui a farla da padrone sono gli escursionisti: da Paganico Sabino salgono ai 1436 metri del Monte Cervia oppure da Ascrea sino al Monte Navegna, con eccezionale vista sul lago. A Colle di Tora si lavora ancora oggi per captare l’acqua da un’altitudine di 900 metri e condurla 200 metri più in basso verso le coltivazioni di fagiolo a pisello. Il fenomeno del carsismo caratterizza invece il Cicolano. In una vallata chiusa tra i fiumi Turano e Salto, le acque del rio Varri formano un’iridescente cascata dove l’acqua corre veloce a nascondersi nei sotterranei. La grotta che si apre è un’importante zona archeologica: al suo interno sono stati ritrovati oltre mille frammenti di materiale ceramico e numerosi resti di ossa preistoriche umane e animali. Questo è il cuore dell’Appennino centrale, inaspettatamente regno dell’acqua.



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Supramontes

la fabbrica delle vertigini

Testi e foto di Carlos Solito

Calcare a non finire. Dal mare alla montagna, e viceversa, la Sardegna dell’entroterra regala sipari rocciosi da capogiro da scoprire con trekking acquatici davvero unici tra ginepri, codule e cale. Seguiamoli! 60

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Capita che ti addentri nell’entroterra sardo e per ore non trovi altro che roccia dura, antica, antichissima che, in milioni di anni, è stata plasmata, lavorata, cavata. Per chiunque approdi sull’isola deve esistere un giorno possibile tra i paesaggi assurdi dei Supramontes dove la roccia è chiara e stratificata come il carasau. Fuori da Oristano, prendendo per l’altopiano di Abbasanta, poi per Ottana e la Barbagia di Ollolai, ecco che si arriva a Oliena dominata da una piramide di bianchissimo calcare. Nota per il suo artigianato che da sempre sforna cassepanche intagliate, il luogo è legato al rinomato Cannonau Nepente (già elogiato dal poeta D’Annunzio). Ma non solo: tra i vicoli del centro storico zeppi d’impredau (acciottolato) c’è una folla di casette, qua e là decorate da murales, tra le quali spiccano alcune chiese come quelle di Sant’Ignazio, Santa Crocia, Nostra Signora d’Itria. In alto c’è il monte Corrasi, c’è il mondo Supramontes. Qui le proposte outdoor sono tante, a partire dalle falde dove sgorgano ghiacciatissime sorgenti che la dicono davvero lunga sui sistemi carsici sotterranei nascosti nel ventre montuoso. Tra le più inattese sicuramente le vie dell’acqua, dalle sorgenti agli alvei delle cosiddette codule (valli carsiche) fino alle gole, ai canyon in cui sfilano per chilometri pareti a strapiombo per centinaia e centinaia di metri.

Negli antri dei titani In apertura, le balze calcaree di Punta Giradíli nel golfo di Orosei. Qui, dall'alto, la sorgente di Su Gologone e la spaventosa gola di Su Gorropu

Supramonte

Sardegna

Si parte sicuramente dalla vicinissima sorgente di Su Gologone, sul versante orientale del Corrasi, nella valle di Guthiddai, che sgorga dalla roccia del muflone (Sa Preda ’e Mugrones). Le fresche acque, dopo un suggestivo tratto all’ombra di una rigogliosa vegetazione, alimentano il fiume Cedrino. Il menù del carsismo propone tra i vasti scenari della valle di Lanaittu le pietanze migliori. Passando per il sito nuragico di Sa Sedda e Sos Carros, e camminando tra le fredde pareti della gola di Troccu de Horojos, si raggiunge dopo 20 minuti una piccola caverna dalla quale, per un basso cunicolo, si arriva alla base della profonda voragine di Tiscali (da non confondere con la dolina) dove ogni mezzogiorno si può ammirare lo spettacolo del fascio di luce. Poi increduli si prosegue tra caverne e gallerie di titani per un percorluglio 2014

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so sotterraneo di quasi 2 km (tempo totale della visita un’ora e mezza) che fa intuire cosa l’acqua ha creato, nel suo passaggio di milioni di anni, dentro i Supramontes. Tra fioriture di giglio Pancrazio, ginepri e profumata macchia mediterranea si possono raggiungere altre due mete cavate dall’acqua con certosina maestria. Alla grotta di Elighes Artas si arriva con un’ora di cammino e dopo una piccola discesa di qualche metro in un pozzo si scoprono radici pietrificate, ampie caverne e immense vasche colme di acqua cristallina che annunciano il passaggio di un fiume sotterraneo. Oltre due ore, invece, e si entra, con ampi panorami sull’intera valle di Lanaittu e il monte Corrasi, nella ben più nota dolina di Tiscali con all’interno il villaggio nuragico. In questa foto: il monolito calcareo dell'Aguglia a Cala Goloritzé lungo il Selvaggio Blu. Nella pagina a fianco, la dolina di Tiscali con l'omonimo villaggio nuragico, nella Valle Lanaittu

Emozioni a cascata

Per i più impavidi, seguendo le vie dell’acqua, lasciando Oliena, ci si sposta tra i Supramontes di Per chiunque approdi sull’isola deve esistere un giorno possibile tra Urzulei e Orgosolo doi paesaggi assurdi dei Supramontes dove la roccia – antica, antichissima, ve si trova lo spaventoplasmata in milioni di anni – è chiara e stratificata come il carasau so canyon dell’Orrido di Gorropu. Questa fabbrica di vertigini, con pareti di centinaia e centinaia di metri, è stata scavata compagne strada dal rio Flumineddu che scorre sul fondo calcareo tra anse, laghi e piccole rapide. Tra tassi secolari, macchia mediterranea, tombe dei giganti e nuPer questo viaggio ci siamo affidati a una Dacia Logan MCV, la familiare raghi l’escursione parte dall’ovile di Sedd’Ar Badella casa romena del gruppo Renault. Una vettura storicamente “di contenuto”, che però ha abbandonato la carrozzeria dei vecchi modelli cas e tocca la grande vasca rocciosa – piena d’acper dare anche all’occhio la sua parte. Spaziosa, facile da guidare e con qua – di Pischina Urtaddàla e quindi Su Schinale un bagagliaio ampio che diventa enorme quando si reclinano i sedili ‘e s’Arraiga. Nelle 5 ore di cammino l’acqua dei posteriori, la Logan è una wagon per chi bada alla sostanza. Le dotazioni Supramontes crea spettacolo con la cascata di su di bordo e le finiture sono sobrie ed essenziali, il comfort e la tenuta di strada più che apprezzabili. Cunn’è S’Ebba che cade da un’alta parete e ancoAnche in salita il motore 1.5 ra a Sa Giungtura nei pressi della quale si trova il dCi con 90 cv della versione grande specchio di Sa Pischina ’e Orropu. Qui la Lauréate - la top di gamma geologia mette in mostra i grandi strati rocciosi del- ci ha stupito, mettendo in mostraunvigoreinaspettato. le Pieghe del Flumineddu, contorti dalla spaventoVera eccellenza, tuttavia, sa forza esercitata in milioni di anni. Più avanti tra sono le performance (in ginepri gibbosi piegati dal vento si arriva nel punto extraurbano si riscontra un incredibile 22 Km/litro) e il in cui le pareti del canyon si accostano maggiorprezzo, impareggiabile per mente sfilando con pareti di oltre 400 metri. Sono una station wagon. i profili delle punte Cucuttos e Iscopargiu. Oltre, Dacia Logan MCV 1.5 dCi 90 cv, c’è la vallata di Oddone. prezzo di listino 14.460 euro

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Dacia Logan, affidabilmente “low cost”

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Scelti per voi dove dormire Arbatax Park Resort Poco a sud dei Supramontes, in Ogliastra, l’acqua è quella del lago di Tortolì. A due passi dal parco marino di Capo Monte, c’è questo boutique hotel nel quale si mimetizzano ben cinque strutture: Borgo Cala Moresca, Monte Turri Luxury Retreat, Telis, I Cottage, Le Dune. Cottage. All’ombra di pini marittimi, 75 camere a due passi dal mare. Il ristorante Sa Gana propone cucina sarda mista a quella italiana. Prezzi da 94 euro Monte Turri Luxury Retreat. Il fascino di un’antica dimora sarda curata nei dettagli con un glam minimale. Prezzi da 106 euro

Imboccando Sa Bia Maore Raggiungiamo il Golfo di Orosei, dove i Supramontes precipitano in mare. Una camminata lunga ben 40 km, nota come il Selvaggio Blu, parte da Santa Maria Navarrese, caratteristico borgo sorto intorno all’omonima chiesa dell’XI secolo. Una sortita a Pedra Longa vale davvero la pena per contemplare la montagna che si abbatte sul Tirreno con falesie e giganti faraglioni. A poca distanza Baunei, si affaccia dall’alto dei suoi oltre 480 metri sulla pianura del golfo di Arbatax: un colpo d’occhio suggestivo che stregò, secondo una leggenda, un pastore che costruì il suo ovile al riparo dai venti di grecale e tramontana. Altri seguirono il suo esempio e costituirono una piccola comunità già nota al letterato Goffredo Casalis che nel suo Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di Sua Maestà il Re di Sardegna risalente al 1833 scrive: “I baunesi sono gente di costumi semplici, ed assai laboriosa. Ivi non scienza trovasi, ma innocenza, fede e fatica. [...] L’ozio è un delitto, e le mani femminili incalliscono con la zappa a gara col sesso forte”. Salendo di quota, imboccando sa bia maore la via principale, con vista sui tetti di Baunei e il golfo di Arbatax eccoci “sopra il monte” dove si estendono i profili dei grandi calcari del Supramonte. Immersi

Borgo Cala Moresca. Pietra e verde, un elogio alla storia e alla natura dell’isola, è un vero e proprio borgo messo su secondo i tradizionali stilemi architettonici della Sardegna. Dispone di ben 250 camere con terrazze panoramiche. Prezzi da 88 euro

nell’altopiano del Golgo, la strada sfiora prima il nuraghe di Coa e Serra abbarbicato su un piccolo poggio all’ombra di lecci. A poca distanza, circondate da ulivi si trovano As piscinas, delle vasche naturali tra rossi affioramenti basaltici già note all’uomo prenuragico dove si raccoglie l’acqua. Prossima tappa è Su Sterru, una profonda voragine che s’inabissa per circa trecento metri; giunti sull’orlo, la larga bocca evoca il terrore insito dei baratri sotterranei. Una sortita ai vicini ovili in pietra a secco e tronchi di ginepro, e poi via alla seicentesca chiesa di San Pietro costruita con le offerte dei pastori dell’altopiano che ogni 28 e 29 giugno rivive nella tradizionale festa dedicata al santo descritta sempre dal Casalis: “Per la festa di San Pietro si corre il palio, e si apparecchia un pranzo pubblico. A ciò si macellano ottanta caproni, che si cuociono in gran forno presso la chiesa. Di un brano di questa carne, e di un pane bianco sono provveduti quanti si presentano”.

Via Capri, 49 – Arbatax (Og) Tel. 0782.667790 www.arbataxpark.com

dove mangiare Le Palme Buona cucina di mare nella cornice del verdeggiante Parco Telis, all’interno della penisola di Bellavista. Prezzo medio: 35 euro Via Capri, 49 – Arbatax (Og) Tel. 0782.667790 www.arbataxpark.com Le Terrazze Tra i migliori della zona, propone pesce dagli antipasti ai secondi. Prezzo medio: 35 euro Viale Europa, 3 – Arbatax (Og) Tel. 0782. 667702 www.restaurantleterrazze.it Tipico Golgo Tra i più tipici ristoranti dell’intero Supramonte dove si gustano ricette sarde come culurgiones, porceddu, sebadas, pecorino e insaccati. Prezzo medio: 30 euro Località Golgo, Baunei (Og) Tel. 0782.610675/337.811828 www.ristorantetipicogolgo.com luglio 2014

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inviaggio

Sicilia,

perle tra due mari di Nino Amadore

L'una è donna di mondo, l’altra un’intellettuale schiva. La prima, Taormina, piace a tutti ed è stata amata tanto, ma spesso in modo superficiale. La seconda, San Marco d’Alunzio la conoscono in pochi, ma quanti l’han vista non se la sono più scordata. In comune hanno una storia secolare da raccontare, bellezze da mostrare, panorami dai quali farsi sorprendere. "Gemelle diverse" che vivono agli estremi opposti della stessa provincia, quella messinese, bagnate l'una dallo Jonio, l'altra dal Tirreno 64

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In apertura, il Teatro Antico, vero simbolo di Taormina. A destra, il tempio di Ercole che accoglie il visitatore all’ingresso di San Marco

Mar Tirreno

Messina

San Marco d'Alunzio Taormina

Sicilia

MAR JONIO

Si guardano a distanza, ma senza darsi troppa confidenza. Due facce, tanto diverse quanto in ugual misura affascinanti, della stessa medaglia. Quella della provincia messinese, che può vantare d’esser lambita da due mari. Di là, adagiata sullo Ionio, a sud dello Stretto, a metà strada tra Messina e Catania e con l’Etna subito dietro, c’è la sciccosa Taormina, florida, elegante, orgogliosa della sua nobiltà. Di qua, affacciata sul Tirreno e coi monti Nebrodi alle spalle, la piccola, colta, timida e meno conosciuta San Marco D’Alunzio. Che, quanto a storia, certo nulla ha da invidiare alla più blasonata “cugina”, essendo i suoi natali risalenti al IV secolo avanti Cristo quando i Greci la fondarono battezzandola col nome di Alontiom. Ma se togliamo bellezza, fondamenta e tradizioni in comune, le affinità tra le due perle peloritane si fermano qui. Oggi infatti, se Taormina è l’indiscussa e gettonata capitale del turismo della Sicilia Orientale, San Marco deve "accontentarsi" d’essere una meta per turisti dal palato fine.

Taormina, città di cultura Anche oggi che è tutto un brulicare di turisti mordi-e-fuggi e di giapponesi alla ricerca della griffe, la città che Maupassant definì “la più bella della Sicilia” resta sempre un posto magico. Così la trovarono Truman Capote, André Gide, Liz Taylor o Romy Schneider, e basterebbe sfogliare le immagini della mostra che l’Istituto Luce ha realizzato per la 60° edizione di Taormina Arte per rivivere in bianco e nero i grandi momenti e i grandi personaggi che nel corso degli anni hanno popolato il Teatro Antico. Ma a Taormina non ci annoia mai e ancora oggi l’estate è un’esplosione di appuntamenti, eventi, mostre internazionali, grandi concerti e raffinato teatro. Per saperne di più:

www.taoarte.it

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inviaggio

Dolce Vita... con lentezza Vien da sorridere a pensare all’immagine distorta che il turismo di massa ha di Taormina, conosciuta vieppiù per la Dolce Vita e il lato glamour, che per i fasti culturali di cui anch’essa può, a pieno diritto, fregiarsi. Per averne contezza basterebbe fare un giro in centro, magari guidati da quella donna raffinata e intrigante che è Antonella Ferrara, libraia di gran gusto che ha dato vita a quel nuovo cenacolo di intellettuali che è Taobuk, il festival delle belle lettere che quest’anno si tiene dal 20 al 26 settembre. Insieme a lei, si potrebbero andare a cercare ad esempio le radici della cultura occidentale nel luogo in cui Nietzsche scrisse Così parlò Zarathustra o gli affacci ove fece tappa Goethe nel suo Viaggio in Italia. Lungo Corso Umberto I, cuore pulsante di Taormina, a ogni passo c’è un pezzo di storia: della Sicilia, del Paese, del mondo. Cogliere tutta la bellezza dei palazzi nobiliari, delle testimonianze storiche, degli edifici d’arte, disseminati su questa via, richiede molta pazienza e concentrazione. Anche se sarà difficile non farsi tentare da una pausa in pasticceria per deliziarsi con una tipica pasta di mandorle. Vale, in questa parte del mondo, l’elogio della lentezza: a piccoli passi da Porta Catania a Sud fino all’altro capo, Porta Messina a Nord. Con quest’andazzo, ci si inoltra fino in Piazza IX aprile, il “salotto” più elegante in città, con i caratteristici bar all’aperto, e la presenza costante di ritrattisti e paesaggisti: impossibile, qui, non fermarsi a gustare una granita oppure un gelato rigorosamente artigianale per poi raggiungere la celeberrima balconata, dalla quale si ammira un panorama mozzafiato che abbraccia l’Etna, la baia di Naxos e i ruderi del Teatro Antico, un capolavoro che 66

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Vien da sorridere a pensare all’immagine distorta che il turismo di massa ha di Taormina, tutta glamour e mondanità. Quasi ci si dimentica a volte che lungo Corso Umberto I a ogni passo s'incontra un pezzo di storia: della Sicilia, del Paese, del mondo


Piazza IX aprile, il “salotto” più elegante di Taormina con i caratteristici bar all’aperto

Altro che struscio! A San Marco D’Alunzio tutto è cultura, anche il luogo comunemente dedicato alla mondanità, ovvero il corso principale del paese, che qui dallo scorso autunno ha assunto il ruolo di Kilometro della cultura. Oggi infatti questa promenade, unica nel suo genere nella costa settentrionale siciliana, guida i turisti nella scelta dei luoghi da visitare oltre a mostrare visivamente e immediatamente tutte le attrazioni presenti sul territorio come il percorso della salute, i punti panoramici con vista sulle Isole Eolie, i luoghi dove ristorarsi, riposare o fare shopping. Grazie ad adesivi di tre diversi colori, che sono stati posizionati lungo la strada, viene indicato il tipo di percorso suggerito (Arte e Cultura; Natura, Sport e Benessere; Servizi, Negozi, Bar e Ristoranti). Per saperne di più:

www.sanmarco-turismo.it

è lì da tre secoli prima di Cristo e che rappresenta il vero simbolo di Taormina. Anche se i tempi del Mocambo – il Caffè Concerto dell’estroso playboy Robertino Fichera dove si potevano incontrare artisti, nobili, viveur, scrittori, personaggi curiosi e “matti” di ogni risma – sono passati, percorrere le vie del centro è sufficiente per rivivere atmosfere, voci e rumori di un’epoca irripetibile, quella della Dolce Vita che ha caratterizzato per anni la Perla dello Jonio e che l’ha segnata indelebilmente. Per ripercorrere quella stagione, bisogna tornare a quando tutto è cominciato: quando Taormina è diventata Taormina. Bisogna andare dunque alle porte del Teatro Antico, e percorrere quella piccola salita (via Teatro greco appunto) per fermarsi davanti all’ingresso dell’Hotel Timeo, il primo albergo della città, ampliato dalla famiglia La Floresta grazie a Lady Florence Trevelyan, la nobildonna che acquistò l’Isola Bella, perla che ogni buon viaggiatore non può non visitare. Dalla terrazza del Timeo, lì dove Truman Capote sorseggiava bibite con abbondanti dosi di ghiaccio, la vista mozza il fiato. E su tutto incombe l’Etna, presenza costante, terribile e rassicurante allo stesso tempo.

Alle porte dei Nebrodi E se con la sua storia, i nomi illustri, i suoi eccessi barocchi e le eleganze classiche, Taormina è la rigogliosa donna di mondo che tutti conosciamo, sua sorella, lontana centinaia di chilometri e affacciata sulle sponde del Tirreno, è l’intellettuale di casa, schiva e allergica alle frivolezze. Di lei non s’innamora forse il viveur, ma lo storiografo sì, e il colto appassionato alla ricerca di tracce nascoste, del segno lasciato dai secoli e dai dominatori che si sono avvicendati in Sicilia. Ma San Marco D’Alunzio non è un punto d’arrivo, bensì la prima tappa di un percorso che può abbracciare l’intero territorio dei Nebrodi. Da qui, terra ricca di storia e maltrattata dai contemporanei, luogo di scoper-

A Galati, due giorni tra food & giornalismo Presentazioni di libri, incontri con giornalisti, blogger, opertori di settore, teatro civile. E poi il Teatro del Gusto, con la presenza di chef e una grande piazza dedicata ai prodotti tipici siciliani e non solo, con degustazioni dei piatti della tradizione cucinati in loco. Sono i tratti salienti del primo Festival di Giornalismo Enogastronomico che si terrà a Galati Mamertino, sui Nebrodi, il 26 e il 27 luglio. Un appuntamento, organizzato dall’associazione culturale Network e da Slow Food Valdemone, e ricadente nella più ampia manifestazione organizzata dal Gal Nebrodi che ha creato il Circuito delle Feste del Sole. Questa prima edizione del Festival punta ad approfondire il tema della "costruzione della filiera" in un settore in grande crescita e in un’area che è già un piccolo distretto agroalimentare in Sicilia. I Nebrodi si candidano così a essere uno dei punti di riferimento del territorio isolano anche in chiave Expo 2015. «Negli ultimi anni in quest’area è cresciuta, e anche parecchio, la cultura enogastronomica e dell’ospitalità – spiegano gli organizzatori – Sono ormai centinaia le strutture che scommettono sui piatti tipici e si è evoluto un sistema di accoglienza fondato sull’ospitalità diffusa di b&b, agriturismi, paesi-albergo e così via. Il tutto è stato possibile grazie a una vocazione naturale di tutta l’area: quella dell’agricoltura, della produzione casearia, degli allevamenti». Per info: 349.0668543 luglio 2014

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inviaggio

te meravigliose come le due necropoli che risalgono al periodo compreso tra la fine del IV secolo e gli inizi del II secolo avanti Cristo, può cominciare il viaggio in un’area rigogliosa e ricca di tradizioni, sempre più aperta all’ospitalità con un’offerta che varia dal turismo culturale a quello naturalistico, ai percorsi enogastronomici. E si scoprono, quasi nascoste, inaspettate eccellenze. È infatti vero che San Marco D’Alunzio non può contare sui clamori e la notorietà che derivano dalla presenza di star, scrittori, politici e governanti ma dalla sua ha un patrimonio per palati raffinati, una posizione davvero invidiabile che domina il Tirreno e offre un paesaggio spettacolare con le Isole Eolie a far da sfondo. Anche qui c’è una porta e un corso e anche qui spesso le chiese e i palazzi hanno preso il posto di antichi sedimenti greci o romani: lungo il corso di San Marco è possibile intravedere le stratificazioni ma colpisce ancora di più la struttura urbanistica medievale che gli vale la qualifica di “Borgo tra i Più Belli d’Italia”. Stupiscono ad esempio le sue 22 chiese spesso edificate lì dove c’era un tempio e che contengono opere di Giacomo Serpotta e Domenico Gagini; quelle di impianto bizantino, come la chiesa di San Teodoro, a croce greca con decorazioni e stucchi del XVII secolo, e l’Annunziata; nonché luoghi di culto precristiani, come quel tempio di Ercole che accoglie il visitatore all’ingresso del paese. Vale la pena inoltre visitare i suoi musei: quello delle Arti figurative Bizantine e Normanne, ospitato nei locali dell’ex Monastero delle Benedettine, costruito nel XVI secolo su una chiesa di età bizantinonormanna; il museo di Arte sacra e la Gadam, la Galleria d’arte ospitata nella casa che fu dello scrittore Antonino Meli. Quello a San Marco D’Alunzio sembra davvero, al di là della retorica, un piccolo viaggio nel tempo, in un luogo non consumato e che sa difendersi e valorizzare quello che ha. 68

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A colpire di San Marco è la struttura urbanistica medievale che gli vale la qualifica di “Borgo tra i Più Belli d’Italia”

Scelti per voi dove mangiare Principe di Cerami Ristorante dell’hotel San Domenico. In cucina dominano il gusto e la sapienza dello chef Massimo Mantarro, che si fregia di 2 stelle Michelin, e che quest’anno (dal 16 al 20 luglio) ospiterà il collega Rolf Fliegauf, già doppiamente stellato per i suoi ristoranti Ecco di Ascona e Ecco on Snow di Champfèr-St. Moritz. Menù degustazione da 125 euro Piazza San Domenico, 5 – Taormina (Me) Tel. 0942.613111 www.san-domenico-palace.com

dove dormire San Domenico Luxury hotel a 5 stelle che è quasi una meta di culto. Numerosi scrittori, artisti e compositori famosi sono giunti qui per ammirare questo luogo unico. Doppia da 350 euro Piazza San Domenico, 5 Taormina (Me) Tel. 0942.613111 www.san-domenico-palace.com

Sushi and Wine All’interno dell’Hotel Isabella, ottimo il pesce. Prezzo medio: 30 euro Corso Umberto, 58 – Taormina (Me) Tel. 0942.23153 www.gaishotels.com

Caparena Novanta camere, un centro benessere, due bar, una discoteca. Il tutto a meno di cento passi dal mare. Doppia da 110 euro Via Nazionale, 189, Taormina (Me) Tel. 0942.652033 www.hotelcaparena.com

Ritrovo La Macina Nel cuore medievale di San Marco, vi accoglieranno deliziose fanciulle vestite coi costumi tipici del luogo. A deliziare il palato ci penserà lo chef Fabrizio con le sue prelibatezze sicule. Imperdibili gli involtini di melanzane e la caponata contadina. Prezzo medio: 25 euro Piazza Aluntina San Marco d’Alunzio (Me) Tel. 0941.797848 www.ristorantelamacina.com

Agriturismo Villadele Un vecchio casale di campagna ristrutturato. Tutt’intorno noccioleti e castagneti e all’orizzonte il mar Tirreno. Poche camere e atmosfera familiare. Ideale per chi cerca il relax dopo un tour nelle meraviglie naturali, artistiche e culturali dei Nebrodi. Camere da 30 euro. C/da Traversa Mazzusa
 San Marco d’Alunzio
(Me) Tel. 348.5450723 www.villadele.com


camera con vista

di Gilda Ciaruffoli

Approdo mitico negli anni '60, oggi l'Isola Bella è un'oasi naturale, con le sue piante arrivate da tutto il mondo, la sua lucertola “dal petto rosso” e l'incredibile villa

Dove la vita è (davvero) dolce Inserito nella riserva naturale dell’Isola Bella, e quindi realizzato nel rispetto di precisi canoni ambientali che ne rendono i bungalow e le camere praticamente invisibili, mimetizzati come sono nel verde, La Plage Resort invita i suoi ospiti a rilassarsi e a godere di quanto la generosa natura della zona ha da offrire

Tra i simboli della Dolce Vita taorminese il più affascinante può essere considerato, senza timor di smentita, l’Isola Bella. Già amata da Goethe, negli anni ’60 divenne infatti un punto di riferimento per star del cinema, artisti e intellettuali, che qui si davano appuntamento per festeggiare la vita. Oggi tutto è cambiato. L’isolotto è divenuto oasi naturale, sorta di museo a cielo aperto con le sue piante arrivate da tutto il mondo e raccolte dai primi proprietari inglesi, nell’Ottocento, e con la sua rarissima lucertola “dal petto rosso” che vive qui, e qui soltanto. Su tutto domina però, ancora, la villa. Una struttura architettonica incredibile. Un po’ scavata nella roccia e un po’ costruita come fosse un’opera di Gaudì, che si estende su tutta la superficie dell’isola, senza però imporsi alla vista. Per raggiungerla, si percorre la lingua di sabbia che la collega alla spiaggia e, prima ancora, si en-

tra nel contesto del La Plage Resort, splendida struttura elegantemente “mimetizzata” in una secolare pineta. È questo l’indirizzo giusto per godere delle meraviglie naturali di Taormina, al riparo dal caos e nel rispetto dell’ambiente. I bungalow del La Plage Resort sono dotati di giardino privato, Jacuzzi e vista sull’Isola Bella, la stessa che accompagna la colazione, servita sulla grande terrazza panoramica. Ma le coccole sono appena iniziate. Sì, perché quello che viene proposto a La Plage Resort è un nuovo concetto di ospitalità che rende la struttura unica nell’accoglienza e nello stile garantendo un’atmosfera particolarmente friendly e rilassata agli ospiti. Che hanno, ad esempio, l’opportunità di godere della Spa interna – un gioiellino perfetto da vivere in coppia, con la possibilità di prenotarla anche per tutta la notte, aperitivo e champagne compresi – ma anche, visto il contesto incredibile nel quale l’hotel è immerso, di una sorta di Spa diffusa, grazie alla quale è possibile ricevere il trattamento scelto in spiaggia o nel giardino privato. Oppure di approfittare di pacchetti he possono comprendere un aperitivo al tramonto in mezzo al mare, tour guidati della baia o corsi di cucina con lo staff dell’ottimo ristorante Fusion e dello chef Giovanni Puglisi che lavora esclusivamente con materie prime selezionatissime, privilegiando le produzioni di qualità dell’Etna. Ottima anche la selezione alcolica del barman Mario Grasso, che propone le migliori etichette locali e una varietà di cocktail volti a esaltare la tradizione siciliana, tra i quali il Sicilian Mojito e il Sicilian Martini, ideali da gustare al fresco sul nuovissimo beach bar sulla spiaggia.

dove&come La Plage Resort Via Nazionale, 107/A Isola Bella Taormina (Me) Una notte in bungalow: da 280 euro Ristorante Fusion: prezzo medio 80 euro Tel. 0942.626095 www.ragostahotels.com

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il ristorante

di Olga Carlini

Qui l'accoglienza è un'arte Antichi saloni e una splendida terrazza affacciata su Taormina dove cenare a lume di candela. Un ottimo servizio e una cordialità tutta mediterranea. Sono questi i protagonisti della pièce che va in scena ogni sera alla Baronessa, ristorante siciliano dallo stile “gattopardiano”

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L'abbiamo detto. A Taormina storia, cultura e mondanità s'intrecciano. E spesso è la tavola a fare da legante tra questi tre cardini sui quali poggia la vivace vita cittadina. Ottimo esempio di questo connubio è il ristorante Baronessa, dove cucina, eleganza e un passato glorioso regalano al viaggiatore gourmet un'esperienza senza paragoni. Il Palazzo appartenuto alla Baronessa Giuseppina del Bianco Calanna di Policastrello, sorge nel pieno centro storico taorminese che si snoda lungo la via principale, Corso Umberto I. Sito di fronte all’imponente Torre dell’orologio, si affaccia sulla piazza IX Aprile, con il suo incomparabile panorama, lo stesso del quale si può godere dalle terrazze e dalla suggestiva veranda del ristorante. Di qui lo sguardo arriva a scorgere da un lato le coste ioniche di Naxos, Catania e la punta più estrema di Siracusa, dominate dal maestoso vulcano Etna, che affascina, incanta e sconvolge, dall’altro l’antico Teatro Greco con il parco Duca di Cesaro da sfondo. Al suo interno, il palazzo custodisce splendide sale dai soffitti affrescati; imponenti il camino di marmo e le porte di legno che incorniciate da smalti e stucchi avorio e oro, suscitano atmosfere d’altri tempi. In questi ambienti la Baronessa di Policastrello era solita ricevere i suoi ospiti. La nobildonna dedita all’arte dell’accoglienza e del buon gusto

si dilettava a intrattenere i suoi invitati con sontuosi banchetti ispirati non solo alla più fedele tradizione culinaria siciliana ma anche con pietanze capaci di accontentare i palati dei più esigenti ospiti stranieri. Ed è con immutata devozione all’accoglienza che i proprietari del ristorante Baronessa cercano oggi di rispondere alle esigenze di un gusto internazionale di cui la Perla dello Ionio è divenuta nel tempo magica custode. Il menù cambia con il cambiare delle stagioni, frutto della moderna interpretazione di piatti della tradizione siciliana, arricchito da specialità di sapore internazionale, da accompagnare alle pregiate etichette della cantina. Tra gli antipasti, da non perdere le frittelle di calamari con verdurine e fiore di zucchina in pastella o i gamberi rossi di Mazzara padellati al rosmarino con cous cous. Da provare tra i primi piatti, le corde di chitarra al nero di seppia con ricotta fresca e i tagliolini di zucca gialla con ragù di fagianella di mare; tra i secondi la tagliata di tonno in panura di pistacchio di Bronte o le foglioline di pesce spada in ristretto di pomodoro, capperi e olive verdi. Il tutto servito d’estate su una terrazza spettacolare a lume di candela.

dove&come Ristorante Baronessa Corso Umberto I, 148 - Taormina (Me) Prezzo medio a persona, menù di degustazione: 60/65 euro Tel. 0942.628191 www.ristorantebaronessa.it


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Foto di Giovanni Marino

inviaggio

La cittadina ragusana è pronta ad accogliere turisti e villeggianti: tra l'elegante centro e la località Scoglitti, bellezze naturali e architettoniche, indimenticabili itinerari enogastronomici, un clima mite e chilometri di spiagge libere e di mare limpido che vi conquisteranno Sicilia Vittoria

di Piero Caltrin 72

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A Vittoria l'estate è open (village) Sono i tesori del Liberty che impreziosiscono prospetti e interni di molte abitazioni, insieme al teatro neoclassico e alla splendida chiesa della madonna delle Grazie, alcune delle peculiarità architettoniche di Vittoria che vi faranno innamorare. Il centro storico della bella località in provincia di Ragusa, cuore pulsante della vita cittadina, si anima ogni sera con i suoi pub e i ristoranti rinomati in cui assaggiare piatti caratteristici o degustare i vini locali presso l’Enoteca regionale Strade del Vino. Uno fra tutti? Il

Cerasuolo di Vittoria, unica Docg del Meridione, che ha conquistato le tavole di tutto il mondo.

La vacanza ha trovato casa A partire da giugno, sono proprio le strade del centro storico di Vittoria ad accendersi di musica e spettacoli. Primo appuntamento dell’anno è quello con le note del Vittoria Jazz Festival music and Cerasuolo Wine, diretto da Francesco Cafiso, sassofonista di fama internazionale, che riunisce nei fine settimana vit-


(dal web, i più gettonati) Acqua e Vino In uno degli angoli più belli della città, genuine specialità marinare. Menù da 30 euro Via Principe Umberto, 98 Vittoria (Rg) Tel. 0932.985893 L’Oste Nero Raffinata locanda del centro, cucina creativa specializzata nel pesce. Si mangia con 50 euro. P.zza Vescovo Ricca, 6/A Vittoria (Rg) Tel: 0932.986916 Né pikka, né assai Grazioso locale dove si mangia anche in giardino, sotto gli alberi di limoni. Menù da 25 euro Viale Cancellieri, 114 Vittoria (Rg) Tel. 0932.862031 Fichera Ottimo il pesce e il pane preparato direttamente dal ristorante. Menù da 30 euro Via Napoli, 124 Località Scoglitti (Rg) Tel. 0932.980000 Sakalleo Terrazza panoramica. Eccellente nella cucina di pesce crudo. Si mangia con 35 euro Piazza Cavour, 12 Località Scoglitti (Rg) Tel. 0932.871688

Foto di Valentina Mazza Foto di Valentina Mazza

Scelti per voi

toriesi i grandi del jazz. Musica, vino, cultura, arte, botteghe degli artisti offrono alle migliaia di visitatori un irripetibile connubio che solo in poche altre città della Sicilia è possibile trovare. Da quest’anno, poi, anche Scoglitti – frazione marinara di Vittoria, sinonimo di estate, di mare, di divertimento e allegria – risuonerà delle note jazz in tre imperdibili appuntamenti il primo dei quali si svolgerà il 2 e il 3 agosto alla Beach Arena sulla bellissima spiaggia della Lanterna. Vittoria non è solo la città di Francesco Cafiso, ma anche di altri talenti nel campo dell’arte e dello sport: qui è nato per esempio anche Arturo Di Modica, autore del famosissimo Churcing Bull di Wall Street. Una delle sue opere, il Cavallo Ipparino può essere ammirato in piazza Italia. Impossibile resistere poi al richiamo delle spiagge di Scoglitti, lunghe chilometri, che hanno conquistato la Bandiera Verde assegnata dai pedriatri italiani perché a misura di bambino, per la pulizia della sabbia, le percentuali di spiagge libere e l’accessibilità alla balneazione. Ed è proprio Scoglitti che, dal 9 luglio al 10 settembre, diventa un vero e proprio villaggio vacanze, un Open Village dove godere di musica, concerti, teatro, arte, ma anche di tanto relax o di tanto sport di grande livello con le finali del campionato italiano di Beach Soccer Super 8, dal 24 al 27 luglio. Oggi, con l’apertura dell’Aeroporto di Comiso, arrivare a Vittoria è semplicissimo. L’aeroporto Pio La Torre, a cinque minuti dalla cittadina, offre collegamenti con le principali città italiane e alcune tra le più importanti capitali europee.

Non solo svago Con le sue tante iniziative estive (e non solo), Vittoria sa coniugare turismo ed economia insieme. E se si parla di economia si parla di agricoltura e mercato: dalle serre del territorio e dal Mercato ortofrutticolo di Vittoria, il più grande mercato alla produzione, partono le primizie destinate alle tavole di tutta Europa. Ed economia è anche Fiera Emaia, polo fieristico di riferimento del Mediterraneo con diversi appuntamenti specialistici e una grande campionaria a San Martino.

Per saperne di più:

www.fieraemaia.com www.vittoriajazzfestival.it www.facebook.com/openvillage.scoglitti www.comunevittoria.gov.it

Gazirat Cucina tipica di qualità. Imperdibili i gamberi marinati. Prezzo medio 30 euro. Via Tripoli, 30 Località Scoglitti (Rg) Tel. 0932.98027

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week-end cultura

di Olga Carlini

Dov’era il cuore dell’antica città sorgeva ora un bosco di mandorli e d’olivi, il bosco detto perciò ancora della Civita. Oltre il bosco, sul lungo ciglione sorgevano i famosi Templi superstiti, che parevano collocati apposta a distanza... (Luigi Pirandello, I vecchi e i giovani)

Nell'abbraccio della storia Una torre antica di secoli che ha visto passare re, pirati e poeti. Una valle dove la roccia è stata scolpita dalla memoria. E poco distante, il mare. Sono questi gli ingredienti che rendono un soggiorno presso il Baglio della Luna un indimenticabile viaggio nel tempo All’imbrunire, il fascino suggestivo della Valle dei Templi di Agrigento e le calde sfumature del tramonto sull’orizzonte del mare si incontrano, creando un’atmosfera unica. L’Hotel Foresteria Baglio della Luna è una residenza storica, un’antica torre di avvistamento costiero tra la Valle archeologica, patrimonio dell’Umanità Unesco, e il litorale costiero. È a soli 7 km da Agrigento, l’antica Akragas, definita УLa più bella città dei mortaliФ da Pindaro, poeta greco del V secolo a.C. La torre del Baglio venne edificata tra il 1313 e il 1345, inizialmente come baluardo aragonese contro le incursioni Angioine, e successivamente utilizzata come avvistamento delle navi pirata e corsare provenienti dal Nord Africa maghrebino. Il primo documento del Baglio porta la data 1594, anno in cui la torre assunse la tipica forma quadrilatera e venne identificata con il nome di Torre San Giuseppe. Da questo momento, fu acquisita tra le proprietà regie sottoposta al controllo della deputazione del Regno e non smise di fungere da torre di avvistamen74

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to e ricovero di guarnigione sino al 1816. La Foresteria Baglio della Luna è oggi un prezioso hotel 4 stelle, in cui i passaggi storici rimangono ben visibili. Gli interni in stile classico della torre, gli affreschi, gli arredi frutto di un sapiente restauro, narrano una storia lunga secoli. Un angolo di paradiso tra cortili, mura e torre di avvistamento, con un'incantevole veranda che apre la vista sulla Valle dei Templi. Lì è possibile degustare la cucina del ristorante Il Dehors, lasciandosi deliziare dagli aromi mediterranei e dai sapori della tradizione culinaria del luogo. Il Baglio si estende in un rigoglioso giardino aУterrazzamenti, dove trovano posto il solarium con Jacuzzi, un angolo bar e diverse aree relax, per godere dell’incredibile scenario creato dalla Valle dei Templi che, a ogni ora del giorno, sembra avvolgere gli ospiti del Baglio in un caldo abbraccio.

dove&come Il Baglio della Luna Via Serafino Amabile Guastella, 1 Valle dei Templi – Agrigento Prezzo medio camera standard: 100 euro Tel. 0922.511061 www.bagliodellaluna.com



week-end mare-1

di Olga Carlini

Dove sboccia l’estate Alle spalle, il vulcano attivo più alto d’Europa. Di fronte la costa della Sicilia orientale che ha l’azzurro del mar Jonio come orizzonte infinito. Siamo a Carruba di Riposto, e ad attenderci c’è l’elegante DonnaCarmela che ci accoglie in un giardino di stile e tranquillità

È immersa in un vivaio di piante mediterranee, l’antica dimora siciliana di fine Ottocento – completamente ristrutturata e dotata di tutti i più moderni comfort – che ospita l'agriturismo DonnaCarmela. Elegantemente rifinita, la casa domina infatti un’azienda florovivaistica di 10 mila mq, all’interno della quale è possibile organizzare visite guidate alla scoperta di centinaia di essenze e varietà della flora mediterranea, nonché ammirare la collezione privata di piante subtropicali. I sensi si inebriano passeggiando tra abutilon e agave, ficus e cisti, opuntiae e odorosi agrumi, immersi nell’essenza stessa dei giardini affacciati sul Mare Nostrum. Oltre il giardino, il percorso prosegue seguendo cortili in pietra lavica e ciottoli di fiume, fino all’antica cisterna e a una piscina circondata da ulivi secolari. Sedici le camere disponibili, diversa l’una dall’altra per spazi e arredi, distribuite in due distinte strutture, e una dépendance incastonata fra le piante e i fiori del viva76

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io. Quattro Superior, cinque Sunrise Suite vista mare, sette Sunset Suite vista Etna e una villa mediterranea permettono di soddisfare anche gli ospiti più esigenti. Non è da meno l’offerta enogastronomica. Il ristorante La cucina di DonnaCarmela (aperto al pubblico tutti i giorni, sia a pranzo che a cena, su prenotazione) propone un menù à la carte di piatti tipici che accompagna alla scoperta del territorio, per gustare sapori e profumi dell’antica tradizione siciliana. L’attenzione nella scelta dei prodotti sempre freschi e di produzione propria, la passione e la cura nella preparazione, fanno sì che ogni piatto sia un piccolo capolavoro di gusto. La carta dei vini vi darà la possibilità di scegliere tra le migliori etichette dell’Etna e della Sicilia.

dove&come DonnaCarmela Contrada Grotte, 5 Carruba di Riposto (Ct) Doppia da 180 euro a notte Tel. 095.809383 www.donnacarmela.com



week-end mare-2

di Olga Carlini

Atmosfere mediterranee Profumo di campagna e brezza marina, paesaggi mozzafiato e un'accoglienza calorosa. Il Residence Marsa Siclà racchiude quanto di meglio una vacanza in Sicilia può regalare. Con la spiaggia bianca e le acque limpide a pochi passi, e i percorsi barocchi che si dipanano tutt’attorno

Si affaccia sulle bellissime spiagge di Sampieri, piccolo borgo di pescatori, il Residence Marsa Siclà. Mimetizzato tra la vegetazione, non lo si nota se non si sceglie di percorrere la stradina privata d’accesso al complesso. Ed è questo uno dei suoi principali punti di forza, ovvero la privacy naturale e il perfetto equilibrio con la millenaria vegetazione tipica delle coste bagnate dal mar Mediterraneo che lo accoglie. Tamerice, ginepro e lentisco fanno da cornice alle villette (25, per un totale di 82 appartamenti su 2 elevazioni), il cui stile rimanda ad atmosfere e linee proprie delle civiltà affacciate sul Mare Nostrum. A partire dalla vicina Africa del nord, che ha suggerito la scelta delle tinteggiature esterne e delle coperture a dammuso, tipiche anche delle architetture di Pantelleria, retaggio arabo che è presente in tutta la tecnica architettonica siciliana. Anche i decori in cotto fatto a mano e le forme delle colonne che reggono i pergolati rafforzano il concetto di un’architettura comune a tutti i paesi del bacino mediterraneo. A pochi metri, la spiaggia di bianca e finissima sabbia, da raggiungere grazie a una comoda stradina privata. Ideale per rilassarsi con lunghe passeggiate e per concedersi un tuffo, la spiaggia si getta in un mare dai fondali bassi, dunque sicuri anche per i nuotatori meno esperti, e dalle acque cristalline e ricche di pesce. Ovviamente, gli splendidi crostacei e le tante qualità di pescato d’alto mare riforniscono il ristorante interno al complesso residenziale che si trova nel contesto della Club House. È qui che sono raccolti i servizi collettivi: la reception con servizio escursioni e piccolo bazar, la sala soggiorno, un minimarket, una zona musicale nel patio centrale, nonché la grande zona piscina solarium con bar annesso. Tutta l’area è infine attrezzata con verde collettivo, percorsi salute e persino una piscina olimpionica (50 m), oltre alle zone per il relax, il divertimento e i piccoli ospiti. Tanta bellezza e tranquillità rischiano quasi di far dimenticare al viaggiatore di trovarsi in un angolo d’Italia che sarebbe un peccato non avventurasi a conoscere meglio. Seguendo magari il filo del Barocco, che disegna l’intera provincia di Ragusa e decora tutte le sue architetture. Come quelle della vicina Scicli, famosa per le sue bellissime chiese e per le prospettive delle vie del centro storico che le hanno fatto meritare il prestigioso titolo Unesco di Patrimonio dell’Umanità.

dove&come Marsa Siclà C.da Samuele snc Sampieri (Rg) Prezzo medio doppia: 130 euro Tel. 0932.1838969 – 340.4693755 www.marsasicla.it

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week-end lago

di Olga Carlini

La quintessenza della serenità Ci si rilassa, e non poco, all’agriturismo Morami. Sarà il vicino lungolago. Sarà la brezza che rinfresca il corpo e lo spirito. Sarà la natura che domina e accoglie nel cuore verde d’Italia. Fatto sta, che in questo angolo di Umbria a pochi chilometri da Perugia e Arezzo, il corpo si ritempra e la mente torna a sognare

È probabilmente tra i più belli, ma sicuramente è il più pulito dei laghi italiani, il Trasimeno. Ce lo dicono i dati di Goletta Verde, ma possiamo verificarlo di persona, decidendo di trascorrere nel cuore dell’Umbria un fine settimana di relax e piacere. Siamo a Castiglione del Lago, e la brezza che muove le acque verdi e azzurre e fa danzare i fitti alberi e la rigogliosa vegetazione tutta attorno, la si gode dal belvedere delle mura medievali dell’antico borgo, dal quale lo sguardo si apre sulla Valdichiana fino a Cortona. Si fa, da queste parti, il pieno di tranquillità, e per non spezzare l’incanto l’ideale è scegliere di sostare in uno dei tanti casali, intimi e accoglienti, che si trovano placidi
nella romantica cornice del lago

Trasimeno, soluzione ideale per ritemprarsi nella quiete della campagna umbra. Proprio come l’agriturismo Morami, dotato di 9 confortevoli appartamenti, immersi nel silenzio. A disposizione degli ospiti anche ampi giardini e una piscina di 16 metri con geiser e sedute per idromassaggio; inoltre l’intera tenuta è attraversata da lunghi viali alberati, strade interpoderali per piacevoli passeggiate sino al lago. Non dimentichiamo infine i vigneti Morami e la moderna cantina per la produzione di vini di alta qualità con metodo biologico, da gustare in accompagnamento a oli pregiati e genuini prodotti della terra umbra. Tante le attività che è possibile intraprendere per sgranchirsi le gambe dopo tutto questo riposo. Il lungolago infatti è il contesto ideale per una passeggiata in mountain bike o a cavallo, per una partita a golf o a tennis, per un giro in canoa o a vela, per praticare un po’ di pesca sportiva o divertirsi con il birdwatching. Per quanti, infine, volessero inserire la sosta al lago in un itinerario umbro più ampio, l’agriturismo Morami è il perfetto punto di partenza per tour del territorio, agevolati dalla vicinanza con alcune tra le più famose città d’arte italiane come Perugia, Assisi, Firenze, San Gimignano, Cortona, Orvieto, senza ovviamente dimenticare le vicinissime isole del Trasimeno raggiungibili in pochi minuti via traghetto.

dove&come Morami Loc. Morami – Panicarola Castiglione del Lago (Pg) Prezzo doppia: 100 euro Tel. 075.9589107 www.morami.it 80

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week-end goloso

di Olga Carlini

Nelle stanze del vino Camere dedicate alle migliori bottiglie della cantina Leone de Castris, la più antica di Puglia, un museo enologico e visite guidate ai vigneti. È questa l’offerta inebriante del Wine Hotel Villa Donna Lisa. A Salice Salentino, per una vera vacanza dei sensi

È intitolato alla memoria di Donna Lisetta de Castris, che nel 1925 andò in sposa a Piero Leone Plantera, l’unico Winestyle Hotel del Salento. Nato negli anni ’80 dalla volontà del figlio di Lisetta e Piero, Salvatore, di dare continuità alla storia dell’Azienda Vitivinicola Leone de Castris – fondata da oltre tre secoli dal Duca Oronzo Arcangelo dei Conti di Lemos a Salice Salentino –, l’hotel accompagna i suoi ospiti in un viaggio nella storia e nei profumi del vino, lungo tutto l’anno. Il Wine Hotel è situato sulla Via Vigna del Sole, al centro del territorio Doc Salice Salentino. Il tema enologico si sviluppa come un filo rosso, a partire già dall’entrata, nelle forme e nell’atmosfera della quale è possibile riconoscerete l’antica cantina. Per il design degli interni sono stati utilizzati materiali preziosi che richiamano la cultura del vino, come legno di quercia, larice, acciaio e pietra. Le 24 camere evocano ognuna, nei colori e nel dise82

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gno dei tessuti, l’abbinamento con uno dei prestigiosi vini Leone de Castris, ricreando un ideale percorso di percezioni e sensazioni che collega gli interni con il contesto nel quale l’hotel è inserito. È quindi possibile fermarsi a sfogliare un libro che racconti la storia e le caratteristiche della migliore enologia pugliese nella sala letture o fare un’immersione totale di storia e tradizione grazie all’interessante percorso all’interno del Museo del Vino “Piero e Salvatore Leone de Castris”. Una sosta a wine bar e cantina offrono infine la ghiotta possibilità di degustare i vini dell’Azienda in totale relax. Apoteosi del godimento sensuale è però la cena presso il ristorante interno che propone tipici piatti salentini accompagnati dai migliori vini della cantina, come il Five Roses, primo Rosato imbottigliato in Italia nel 1943. L’hotel si trova a 30 minuti dall’aeroporto di Brindisi, dalla stazione FS di Lecce e dal mare Ionio e offre ai suoi ospiti un’area wellness e una piscina esterna nonché un servizio navetta per Lecce e per le marine e la possibilità di organizzare visite guidate alle vigne, agli uliveti e alla cantina Leone de Castris.

dove&come Villa Donna Lisa Via Filippo Marangio, 23 Salice Salentino (Le) Doppia: 85 euro. Tripla b&b: 110 euro Tel: 0832.732222971 www.leonedecastris.com/villa-donna-lisa



week-end benessere

di Piero Caltrin

Qui ce n’è per tutti... i sensi Ambienti esclusivi, servizi eccellenti, ottima cucina e la Spa più grande dell’Umbria: sono questi gli ingredienti per una vacanza da sogno nel cuore verde d’Italia. Poco distante da Perugia, il Borgo Brufa Spa Resort invita a rilassarsi e a godere dei suoi ambienti esclusivi e dei trattamenti a base dell'olio e del vino più pregiati

Ci sono momenti, nella vita, in cui si ha voglia solo di immergersi nella pace assoluta, abbandonarsi all’oblio dei sensi, perdersi completamente nella contemplazione quieta della bellezza più pura, disinteressarsi del resto del mondo. Se questa dimensione – metafisica quasi – ha un nome e delle coordinate geografiche, bè allora non può che chiamarsi Borgo Brufa Spa Resort. Complesso placidamente adagiato sulle colline più dolci dell’italico Stivale, ha il suo centro nevralgico nella Spa, la più grande dell’Umbria, estesa su un’area di oltre 1200 mq. E allora, nelle calde giornate estive – che nel cuore verde d'Italia tanto calde non sono mai – ristorare corpo e mente immergendosi nelle accoglienti acque delle piscine esterna e interna, accomunate dalla vista panoramica sulla vicina Perugia, sarà bello, e dolce lasciarsi coccolare dall’idromassaggio, dai getti che sciolgono le tensioni cervicali e da quelli che stimolano il rilassamento. Tutte premesse all’esperienza più emozionante, quella sospesa del Tempio del Sale: grazie alla concentrazione salina delle acque del laghetto infatti il corpo fluttua, cullato da musica e cromoterapia subacquea. Ancora sale, questa volta sotto for84

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dove&come Borgobrufa Spa Resort Via del Colle 38, Torgiano (Pg) Pacchetto 4 notti in suite fino al 31 luglio da 537 euro a persona Tel. 075.985267 www.borgobrufa.it

ma di vapore, accarezza la pelle e libera le vie respiratorie, lungo un cammino di benessere che porta dritti al Tempio delle Voci: il Mondo delle Saune. Sinuoso percorso di vapori e profumi, in quest’area è possibile rilassarsi passando dai 90 gradi della sauna finlandese al ghiaccio della fontana rigenerante, dalle morbide docce emozionali al gioco di colori della biosauna, fino a perdere la cognizione di tempo e spazio lasciandosi andare all’assoluto relax della suggestiva Stanza delle Stelle. E se la felicità è reale solo quando è condivisa, l’ideale è intraprendere questo percorso in coppia, al fianco della persona amata, con la quale godere ad esempio del rituale di benessere purificante di origine orientale Rasul, o approfittando della possibilità di prenotare una delle Private Spa messe a disposizione da Borgo Brufa, ognuna caratterizzata da un particolare trattamento benessere e da un percorso pensato esclusivamente per due. Olio extravergine d’oliva e vino prodotti all’interno della struttura sono gli ingredienti fondamentali di ogni trattamento praticato nella Spa, assieme al cioccolato, sfizio per la gola e piacere per la pelle, immancabile nei pressi di Perugia, che del cibo degli dei è capitale.



una città in 24 ore

di Lucrezia Argentiero

dove mangiare Ristorante Le Volte Cucina base di pesce, con vista il mare. Menù da 45 euro Tel. 0586.896868 Viale Calafati, 4 www.ristorantelevoltelivorno.com

Livorno in 5 tappe L’acqua qui la si “ritrova” ovunque, non solo nel mare che lambisce la Costa degli Etruschi, ma anche nei Canali Medicei, nella parte più antica della cittadina toscana. Ci sono poi il Museo di Storia Naturale e l’Acquario. E l’elenco delle sorprese al sapore di sale potrebbe proseguire a lungo... Passeggiare tra i pesci Il più grande Acquario di tutta la Toscana è situato sul lungomare, all’interno della terrazza Mascagni. Vi sorprenderà con i suoi 2 mila animali di oltre 300 specie diverse. Il percorso si dipana attraverso 20 vasche: ambienti incantevoli, come la vasca del relitto greco-romano e quella delle fortificazioni della darsena medicea. La star? La tartaruga verde Cuba. www.acquariodilivorno.it Esplorare Villa Mimbelli Ha sede in uno degli edifici più belli della città, il Museo Civico Giovanni Fattori, che custodisce diverse opere del pittore macchiaiolo oltre a tele di Pollastrini, Lega, Signorini, Boldini... Villa Mimbelli fu residenza privata adibita poi a sede museale, e conserva raffinatissime decorazioni, stoffe, arredi e affreschi che da soli valgono la visita. Spiccano la sontuosa Sala degli Specchi e l’esotica Sala Turca con marmi e legni policromi. Ammirare la città dal battello Furono i Medici a trasformare Livorno da borgo di pescatori in fiorente centro marittimo e 86

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città ideale con un sistema di canali navigabili, “sorvegliati” dalle Fortezze Vecchia e Nuova. Vale dunque la pena fare un giro in battello per assaporare il volto più autentico della città, passando per il porto, le fortezze, la piazza ponte, e il quartiere della Venezia Nuova, popolato da palazzi neoclassici, antichi magazzini mercantili. Rilassarsi con lo struscio Il lungomare di Livorno è la meta per lo struscio cittadino, durante tutto l’anno. Si snoda da Viale Italia fino alla sede dell’Accademia Navale. Sosta obbligata alla Terrazza Mascagni, la bellissima piazza dominata da un poetico gazebo a tempietto degli anni Trenta. Fare incetta di leccornie Il Mercato delle Vettovaglie fu progettato dall’architetto Badaloni e fu inaugurato nel 1894. Adornato negli interni da belle decorazioni Liberty, qui si può acquistare il meglio della gastronomia livornese. Oltre 180 i banchi che offrono dal pesce fresco ancora guizzante alle carni di ogni specie, dalla frutta alla verdura, ai formaggi...

Ristorante L’Ancora Piatti tipici della cucina livornese, ottimi vini toscani. Menù da 35 euro Scali delle Ancore, 10 Tel. 0586.881401 www.ristoranteancoralivorno.com

dove dormire Grande Hotel Palazzo Uno degli alberghi più belli al mondo, con oltre cento anni di storia. Doppia da 124 euro Viale Italia, 195 Tel. 0586.260836 www.grandhotelpalazzo.it Hotel Gran Duca Ottanta camere nel cuore della città. Perfetto per scoprire il centro storico. Doppia da 80 euro Piazza Giuseppe Micheli, 16-18 Tel. 0586.891024 www.granduca.it

dove comprare Milchstrasse Occhiali vintage, abiti griffati e oggetti per la casa Piazza Cavour 10/11 Tel. 0586.898474 www.milchstrasse.it

L’idea in più Livorno è la patria del caciucco, zuppa di pesce mediterranea. Nato per utilizzare il pescato invenduto, è ricco di pesci poveri come la tracina, lo scorfano, la gallinella e il palombo. Assaggiatene le diverse versioni: c’è infatti chi usa l’aceto, chi mette la salvia e chi no.


ph. ales&ales


viaggi per tutte le tasche

di Piero Caltrin

Canarie, isole di contrasti Macaronesia. Questa magica parola significa "isole allegre o fortunate" ed è il nome con cui gli antichi greci chiamavano gli arcipelaghi del Nord Africa: un territorio talmente bello che fu scelto dai loro eroi come luogo di riposo eterno. È in questa regione che si trova l'arcipelago composto da 7 isole di origine vulcanica, da visitare in ogni periodo dell'anno

L’isola dei vulcani Iniziamo il nostro viaggio nelle Canarie a Lanzarote, la più selvaggia tra le Canarie e la preferita di molti, grazie ai suoi contrasti tra aridi paesaggi vulcanici e spiagge da sogno. Qui non sarà difficile trovare il modo di "staccare la spina", raggiungendo magari una delle spiagge meno conosciute, come Playa del Papagayo, nel sud dell’isola. Di cammino verso nord, si trovano le scogliere del Mirador del Rio, uno dei punti migliori per godere di tramonti da favola. Da non perdere anche il Parco Nazionale di Timanfaya, con tanto di vulcano e passeggiata a cammello inclusi. L’agenzia viaggi Logitravel.it propone 7 notti con voli dai principali aeroporti italiani a partire da 416 euro in All Inclusive. Puoi decidere tu da dove e quando partire, il numero delle notti e il tipo di sistemazione

Un'estate da mille e una notte... tra le dune Da Lanzarote ci spostiamo su Gran Canaria, dove consigliamo la visita del suggestivo quartiere storico di La Vegueta, il borgo marinaro di Agaete, Teror e Arucas. Proprio in quest’ultimo villaggio si trova il miglior belvedere dell’isola. In quanto a spiagge, non è possibile tornare a casa senza aver fatto almeno una passeggiata sulla sabbia a Playa del Inglés o a Maspalomas... godere del sole circondati da dune che ricordano il deserto delle Mille e una Notte è un'emozione che bisogna provare almeno una volta nella vita. Logitravel.it propone 7 notti con voli dai principali aeroporti italiani a partire da 474 euro in All Inclusive. Su tutte le proposte puoi aggiungere i trasferimenti dall’aeroporto oppure noleggiare un’auto, il tutto a partire da 540 euro 88

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Per saperne di più:

www.logitravel.it/viaggi

A tutta spiaggia! Prossima destinazione è Fuerteventura, detta anche "Isola spiaggia". Dimenticate centri urbani, monumenti o attività culturali, e preparatevi a godere di oltre 150 km di spiagge stupende e di acque che ricordano i Caraibi, bagnate da una sabbia che evoca il vicino deserto del Sahara. Paradiso per gli amanti del surf, del kitesurf o delle immersioni, sono Cofete, Sotavento e Gran Tarajal alcune delle spiagge da non perdere per praticare gli sport preferiti o rilassarsi sotto il sole. Con Logitravel.it: 7 notti + voli dai principali aeroporti italiani a Fuerteventura a partire da 430 euro in All Inclusive. Se vuoi dimenticarti dell’auto, puoi aggiungere al tuo pacchetto i trasferimenti dall’aeroporto con un supplemento a partire da 20 euro

Ultima fermata: Tenerife Splendido clima, gente ospitale e paesaggi ineguagliabili: ecco a voi Tenerife. Su quest’isola si trova il picco più alto della Spagna, il vulcano Teide, così bello e maestoso che fa sentire minuscoli al suo cospetto. Ugualmente indispensabili sono le visite agli Acantilados de los Gigantes, il centro storico di La Orotava, l’emblematica capitale Santa Cruz de Tenerife e il borgo costiero di Garachico, con le sue incredibili piscine naturali di acqua marina. Logitravel.it propone 7 notti con voli dai principali aeroporti italiani a partire da 346 euro in All Inclusive. Come sempre potrai decidere tu da dove e quando partire, il numero delle notti e il tipo di sistemazione

Natura, cultura, gastronomia Non è solo il clima a invitare i turisti alle Canarie in ogni periodo dell’anno. Anche le tante offerte e attività che è possibile svolgere nell'arcipelago rendono queste isole adatte a ogni viaggiatore. Quanti cerchino qualcosa di diverso dalla classica tintarella in relax, potranno scegliere tra le numerose attività all’aperto che vengono offerte; alcune esotiche, come passeggiare in groppa a un cammello sulle dune dorate, o montare a cavallo con uno sfondo di paesaggi vulcanici, altre av-

venturose, come navigare in kayak ai piedi di maestose scogliere... Quelli che invece cercano qualcosa di più sofisticato, potranno trovare momenti di vero relax in uno dei tanti stabilimenti termali. In effetti, le Canarie sono diventate una delle destinazioni più apprezzate per il turismo di salute; ampia l'offerta di Spa, trattamenti con acqua di mare, alghe e fanghi. E visto che ogni viaggio che si rispetti deve includere il contatto con la cucina autoctona, non possiamo tornare a casa sen-

za aver provato un puchero canario o delle papas arrugadas, accompagnate da una buona coppa di vino.

Uno splendido arcipelago vulcanico in grado di soddisfare ogni desiderio, dalla natura selvaggia agli sport estremi alle esperienze più esortiche, per una vacanza indimenticabile

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visit perle d'Italia

di Maddalena Baldini

Un'oasi di benessere Merano (Bz) – Poco distante dal centro di Merano è possibile trovare ristoro in uno dei meravigliosi masi del territorio altoatesino: quello di Oberhaslerhof. Qui vi sarà possibile fare un percorso di benessere usando i metodi messi a punto, circa 150 anni fa, dal medico tedesco Sebastian Kneipp: massaggi basati sull’idroterapia con immersioni nei torrenti, bagni caldi e freddi e passeggiate a piedi scalzi. Salute per la mente e per il corpo, senza dimenticare l'alimentazione, che qui è salutare e bilanciata,fatta di prodotti genuini forniti direttamente dal maso. Da non perdere le tisane e gli infusi depurativi a base di erbe. Per saperne di più: www.oberhaslerhof.com

Ospitalità d'altri tempi San Cassiano (Le) – La Dimora Storica Don Totu di San Cassiano, a 30 minuti da Lecce, è un palazzo segreto del ‘700, un buen retiro dove Mauro e Chiara accolgono gli ospiti. Poche camere arredate con gusto e tanti spazi comuni: saloni, biblioteca, sala lettura, cantinetta. Ampi terrazzi per il relax, piscina immersa nel giardino, palestra Technogym e una piccola Spa con bagno turco, doccia emozionale e vasca idromassaggio. Servizi esclusivi, aperitivo in terrazza e welcome kit con guide personalizzate per viaggiatori colti, green, a km 0 e curiosi di scoprire il Salento. Per saperne di più: www.dontotu.it

Alto Adriatico a 5 stelle Lido di Jesolo (Ve) – Ha aperto a fine maggio il primo hotel a cinque stelle dell’Alto Adriatico. Si chiama Almar Jesolo Resort & Spa, ed è un complesso turistico-alberghiero di grandi dimensioni nell’isola pedonale di Jesolo Lido: 12.000 mq fronte mare, 197 camere di 7 diverse tipologie e un wellness center con bagno turco, sauna e percorso Kneipp, fino alla “Stanza del Temporale”, una cabina dove l’acqua scende come una pioggia torrenziale. Completano l’offerta un ristorante da 300 coperti, un auditorium con 550 posti e due piscine. Nato da un’iniziativa del gruppo Hnh, Almar è fruibile tutto l’anno. Per saperne di più: www.almarjesolo.com

Relax sotto il vulcano Belpasso (Ct) – Il Los Angeles Times ha inserito il suo Acquapark tra i più belli al mondo. Lo stesso ha fatto la CNN con una delle sue attrazioni, The Storm. Siamo a Belpasso, provincia di Catania, a Etnaland. Una struttura all’ombra del vulcano che, in 30 anni di attività, ha visto ampliare la sua offerta da parco zoo a parco divertimenti. Quest’anno ben 11 novità ne hanno segnato l’apertura, portando così l’offerta a 34 attrazioni complessive. Ultimo nato, il Themepark che si è meritato il titolo di Parco dell’Anno già al suo esordio nel 2013. Un’indimenticabile vacanza siciliana per voi e per i vostri bambini. Per saperne di più: www.etnaland.eu 90

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taste

Dalla Sicilia, con sapore Valle del Belìce (Ag) – Un’eccellenza delle Terre Sicane, la cui produzione è consentita solo in alcuni comuni della provincia siciliana di Agrigento, la vastedda del Belìce è un formaggio a pasta filata fatto con latte di pecora. Una delizia per il palato sia per la sua consistenza che per la dolcezza dei sapori, è ricco di proteine ed estremamente digeribile. Inconfondibile per la sua forma piatta che ricorda la luna e per il suo colore tendente all’avorio all’esterno e al bianco all’interno. La qualità della vastedda porta il sigillo Dop. Per saperne di più: www.consorziovastedda.it

Legumi di una volta Area del Lago Trasimeno (Pg) – Presidio Slow Food dal 2000, la Fagiolina del Trasimeno ha un’area di produzione ristretta, a ridosso del lago omonimo, al confine tra Toscana e Umbria. È un legume conosciuto sin dall’antichità, per molto tempo abbandonato poiché ha una coltivazione complicata, ma recentemente riscoperto anche per merito del neonato Consorzio di Tutela. Si caratterizza per un gusto delicato, quasi tendente al dolce, e perché rivestita da una buccia sottile. Di facile cottura, può diventare base per molti piatti della tradizione umbra oppure essere lessata e condita con sale, olio e pepe. Grazie al suo alto contenuto di proteine, era uno dei sostituti della carne sulle tavole contadine. Per saperne di più: www.fondazioneslowfood.it

Famularo: il re del pesce Freschezza tutta trentina Nogaredo (Tn) – L’Anima Nera del Trentino, un liquore che nasce ai piedi delle montagne di Nogaredo dalla Distilleria Marzadro. Una scoperta per gusto e innovazione visto che la sua principale componente è la liquirizia. Un prodotto che si adatta a molte esigenze, perfetto come base per i cocktail, è amato anche dai più giovani che lo degustano con la voglia di scoprire nuove emozioni. Da solo o in compagnia, mostra il meglio di sé lasciando gradevoli sensazioni che abbracciano gli aromi della liquirizia per sfumare verso una nota di dolcezza. Da servire ghiacciato.

Lampedusa (Ag) – Passione e tradizione di famiglia caratterizzano l’azienda di Pasqualino Famularo, nata nel 1942 a Lampedusa. Qui la lavorazione del pescato è attività quotidiana e risorsa per tutta l’isola, nel rispetto dell’ambiente e di una storia antica. All’iniziale trasformazione dello sgombro si sono affiancate quelle del pesce spada, della ricciola, del tonno, della bottarga e di tutte le tipicità che l’isola può offrire come i capperi e il finocchietto selvatico. Tra i prodotti più richiesti “La bomba afrodisiaca”, un saporito paté a base di acciughe e peperoncino. Per saperne di più: www.famularo.it

Per saperne di più: www.marzadro.it

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Le 3 azioni giuste per vendere il prodotto italiafoodwine Il mercato giusto

Una fiera permanente di vini e cibi italiani AÉ>iVa^V jc ^bbZchd Z higVdgY^cVg^d WVX^cd Y^ egdYdii^ V\gdVa^bZciVg^ igde" ed edXd XdcdhX^ji^ Z bVa Y^hig^Wj^i^# BVa" \gVYd jcV YdbVcYV Xdc ediZco^Va^i| Y^ XgZhX^iV ^aa^b^iViV! cdc hZbegZ aÉd[[ZgiV g^ZhXZ V gV\\^jc\ZgZ ^a bZgXVid#

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Cibo&Territorio Cibo&Territorio

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94 H2O: formula di freschezza

110 Il vino eroico della Vallèe

Vigne in altura e tra le rocce: da qui Giorgio Anselmet ha tirato fuori il suo "Prisonnier"

Chinotti, cedrate, gassose e limoncelli: il segreto sta sempre in quelle tre molecole

98 La cucina d'acqua dolce

112 Wine passion: Paolo Leo

Sdoganati dai pregiudizi, i pesci di fiume e di

Storia di un'azienda antica che esprime la vera quintessenza della Puglia vitivinicola

lago son tornati a spopolare sulle tavole

106 Microbirrifici campani

114 Rosati d'Italia

Da Sorrento fino al Cilento, in Campania

Prediletti dalle donne e premiati dal mercato, son loro i mattatori dell'estate

è un trionfo di bionde e rosse artigianali

da pag. 102 Rubriche

• L'orto dei semplici • Il buono a tavola • Wine tour, Marsala • Assaggiati da noi

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cibo&territorio

H2O, la formula della freschezza di Marco Gemelli

Tè esotici, infusi, chinotti, cedrate e bibite delle tradizioni regionali come la calabresissima Brasilena o il limoncello sorrentino, senza dimenticare il più amato dagli italiani, Sua Maestà il caffè: pochi sanno che il segreto della bontà di queste bevande risiede nell'acqua. Scopriamo assieme come quelle due molecole di idrogeno e una di ossigeno possono cambiare il gusto del nostro quotidiano 94

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Si fa presto a chiamarla acqua fresca. Eppure è lì che si arriva, mettendosi alla ricerca di un minimo comune denominatore nell’infinito panorama delle bevande consumate in Italia. Da sua maestà il caffè al chinotto, dai tè alla cedrata fino alle bibite tradizionali locali come il “ponce” livornese, il limoncello sorrentino o la gassosa al caffè calabrese: l’acqua è alla base di tutto, e il suo ruolo nel definire il gusto di una bevanda è tutt’altro che marginale.

Prima di essere caffè Prendiamo ad esempio il caffè, che per il 97% di ogni tazzina è – per l’appunto – acqua. Nell’immaginario collettivo, per fare un buon espresso è sufficiente avere a disposizione “soltanto” chicchi di alta qualità. Invece no, e c’è chi lo ha dimostrato: qualche tempo fa, alla Espresso Academy il guru Andrej Godina ha preparato due caffè usando la stessa miscela ma diverse acque minerali, con pH (il parametro che rivela il grado di acidità dell’acqua) e residuo fisso molto differente. Ebbene, il panel d’assaggio ha mostrato che i due campioni davano caffè molto diversi per profumo, corpo, gusto e retrogusto. Un tempo si diceva che il segreto della bontà dell’espresso napoletano risiedeva nella purezza dell’acqua locale, ma la realtà è forse un po’ meno romanzata: ogni città ha il proprio acquedotto, quindi possiede – al netto delle altre variabili, incluse le quattro M (la miscela, il macinadosatore, la macchina e la mano del barista) – valori diversi di pH e residuo fisso. Qual è dunque l’acqua migliore per fare un buon caffè? «Nella nostra espe-

Basso residuo fisso e pH intorno al 7 sono le caratteristiche dell'acqua che rendono evidente la distanza tra una bibita artigianale (o industriale, purché seria) e una di fascia più bassa

Il signore delle Camelie di Beatrice Ghelardi La pianta del tè è la camelia Sinensis, originaria del sud est asiatico. In Italia quindi non poteva che trovare terreno fertile a Sant’Andrea di Compito, paesino aggrappato alle colline compitesi ricche di sorgenti, vicino a Lucca, e noto come il "borgo delle camelie”. Qui infatti è nato il primo tè italiano. Un fondovalle ombroso e umido ha contribuito al successo della coltivazione avviata nel 1987 da Guido Cattolica, agronomo che ha preso spunto dal diario di un avo inglese, John G. Ham, direttore di una piantagione di tè in India. Da semi cinesi germinati nell’Orto Botanico di Lucca, Guido ha creato con una selezione l’ecotipo Sant’Andrea, resistente al nostro inverno. Oggi, I giardini di Thé si trovano nell’Antica Chiusa Borrini, insieme a una collezione di camelie secolari. Le 2500 piante producono 10-12 kg di tè all’anno. Il metodo di coltivazione è naturale, con raccolta e lavorazione a mano. Si usano le prime tre giovani foglie (tip, orange e pekoe) che, secondo la lavorazione, diventano tè bianco e verde, dal gusto tenue, Oolong (semiossidato) e tè nero, dal sapore più robusto. È recente la lavorazione del tè Scented, aromatizzato con fiori di arancio o di rosa canina. Per un ottimo tè, l'acqua non deve essere troppo dura, con pH vicino a 7, come quella della sorgente San Pierino a Sant’Andrea di Compito. Il tè di Guido Cattolica ha ottenuto riconoscimenti internazionali, è amato dai titolari delle più note sale da tè d’Europa e utilizzato dai grandi chef per i loro piatti. Visitate l'antico borgo delle camelie: l’acquisto del tè e la visita alla piantagione si fanno su appuntamento. Per saperne di più: www.aictea.it

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cibo&territorio

il Caffè degli Specchi a Trieste, il Pedrocchi a Padova, Cristalli di Zucchero a Roma, il Gambrinus a Napoli.

Chinotto e i suoi fratelli

Professionisti dell’H2O Residuo fisso tra 75 e 250 mg/l; pH tra 6,5 e 7,5; calcio tra 17 e 85 mg/l; sodio inferiore ai 10 mg/l. Sono questi i valori ideali dell'acqua per un caffè da veri professionisti

rienza – spiega Gabriele Cortopassi, fondatore dell’Espresso Academy – ci sentiamo di sconsigliare l’acqua del rubinetto che ha valori che variano molto da una città all’altra ma non sono quasi mai adatti, perché la priorità dei Comuni è fornire un’acqua inodore, incolore e priva di batteri. Meglio utilizzare acque minerali in bottiglia, prestando attenzione ai valori riportati in etichetta: quelli ideali sono un residuo fisso tra 75 e 250 mg/l, un pH tra 6,5 e 7,5, calcio tra 17 e 85 mg/l e sodio inferiore ai 10 mg/l». Difficile dunque stilare una classifica dei migliori bar senza contemporaneamente passare in rassegna le componenti chimiche degli acquedotti italiani. Di certo un’attenzione all’acqua usata la mostrano bar “stellati” o storici come la Caffetteria Torinese di Palmanova (Ud), il Neuv Caval ‘d Brôns di Torino, il Pavé a Milano, il Gran Caffè Quadri a Venezia, 96

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Preso atto della rinnovata attenzione alle qualità dell’acqua scelta nel quotidiano, i produttori non hanno tardato molto a puntare strategicamente sulla valorizzazione di questo aspetto, trasformando le classiche due molecole di idrogeno e una di ossigeno in un business. Il mercato delle acque minerali in bottiglia ha fatto della lotta al residuo fisso un volano di concorrenza, una battaglia commerciale all’ultima particella di sodio, che però ha avuto riflessi positivi sull’educazione e sul consumo consapevole da parte dell’utente finale. Non dimentichiamo poi che già da anni alcuni ristoranti si sono dotati di “Carte delle acque”, è nata la figura dell’idrosommelier ed esiste persino l’Associazione Degustatori di Acque Minerali, che ha stilato una serie di abbinamenti tra piatti e tipologie di acqua.

Un’attenzione che si apprezza ancor più bevendo un buon sorso di tè, imbottigliato freddo o nella classica bustina casalinga. Nel primo caso, il proliferare delle marche (nelle varianti al limone, alla pesca oppure verde) è un chiaro riflesso della sfida tra le aziende produttrici di acqua minerale; nel secondo caso, invece, ognuno può verificare tra le mura di casa l’importanza dell’acqua provando a preparare un tè con quella del rubinetto e con una filtrata in caraffa, scoprendo importanti differenze di colore e sapore. Se il tè viene preparato con acqua “dura”, lasciandolo riposare si forma sulla superficie una pellicola, conseguenza dell’ossidazione degli elementi solubili del tè a contatto col bicarbonato e gli ioni di calcio presenti nell’acqua. Maggiore limpidezza è data dal basso residuo fisso mentre il pH ottimale dell’acqua è intorno a 7: è questo – dicono gli esperti – a rendere evidente la distanza tra un prodotto artigianale (o industriale, purché serio) e uno di fascia più bassa. Analogo discorso per un’altra eccellenza del made in Italy con le bollicine, la cedrata: il produttore per antonomasia, la Tassoni di Salò, utilizza per le sue 20 milioni di bottiglie circa 40 tonnellate annue di cedri della varietà “diamante” acquistati da coltivatori calabresi. Dal momento che le scorze vengono messe a macerare in una soluzione idroalcolica per estrarre gli oli essenziali, la purezza dell’acqua è ancora oggi un elemento imprescindibile. Pur essendo comune anche al sud, però, la cedrata incontra qui una concorrenza che altrove non c’è: si tratta della Brasilena, una gassosa al caffè prodotta a Girifalco (Cz) con l’acqua del Monte Covello e distribuita fino al 1982 solo in Calabria, dove arrivava a mettere in discussione il primato di vendite di multinazionali come la CocaCola, sbarcata solo da-


La Tassoni di Salò utilizza per le sue 20 milioni di bottiglie circa 40 tonnellate annue di cedri le cui scorze vengono messe a macerare in una soluzione idroalcolica: la purezza dell’acqua è dunque un elemento imprescindibile

Scelti per voi dove comprare Cedrata Tassoni Viale Marco Enrico Bossi, 3/5 - Salò (Bs) Tel. 0365.41735 www.cedraltassoni.it Brasilena Via Monte Covello - Comune di Girifalco (Cz) Tel. 0968.749679 www.brasilena.net Lurisia Via delle Terme, 62 - Comune di Roccaforte Mondovì (Cn) Tel. 0174.583000 www.lurisia.it

gli ultimi decenni anche in Sicilia e in Puglia. Questa sua singolarità affonda le sue radici negli anni Settanta, quando molte aziende produttrici di acque minerali usavano diversificare l’offerta con chinotti, cedrate, aranciate, gazzose e cole, fino a quando i meccanismi del mercato diventavano troppo complessi e i piccoli produttori arrancavano, come accaduto alla laziale Chinotto Neri, la cui fortuna è stata per anni proprio l’acqua sorgiva di San Rocco a Capranica, nella Tuscia viterbese. Quando le spese di distribuzione e promozione diventavano insostenibili, arrivavano le multinazionali ad acquisire i marchi ri-

ducendo lo spazio per la concorrenza dei piccoli produttori. Il titolare di Brasilena, Cesare Cristofaro, ha deciso di restare ben radicata sul territorio, sacrificando così la penetrazione a livello nazionale. Ha invece provato l’espansione a livello italiano il chinotto Lurisia, prodotto nell’omonima cittadina termale tra Cuneo e la Liguria, che ha tratto forza dalle acque del Monte Pigna (1768 metri), sulle Alpi liguri. L’azienda ha puntato sull’unione tra l’acqua locale e materie prime coltivate in zone tipiche: i chinotti della riviera ligure di ponente, i limoni sfusi di Amalfi o le arance del Gargano, in Puglia. luglio 2014

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cibo&territorio

Cucine d'acqua dolce di Riccardo Lagorio

Dopo secoli di successi gastronomici, il pesce di fiume e di lago è stato dimenticato. Troppo grasso, sostengono alcuni. Terroso, insistono altri. Ottimo, infine, afferma col sorriso chi, libero dai pregiudizi, si è lasciato andare a un assaggio delle varie prelibatezze che molti angoli d’Italia nascondono. Proprio come abbiamo fatto noi... 98

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Mari contro laghi e fiumi. Gli enormi specchi e i piccoli bacini e fili d’acqua sono tanto diversi tra loro da evocare antiche paure o remote speranze. Il biblista Claudio Balzaretti non ha dubbi a rimarcarne la duplicità. Infatti se al mare sono collegate vicende oscure e tragiche come Giona che viene inghiottito da un grande pesce nel corso di un fortunale, o il Male che sorge dal pelago sotto forma di bestia a sette teste nell’Apocalisse; nell’Esodo Dio indica a Mosè la terra dove scorre un fiume tranquillo ricco di latte e miele, ed è sul lago di Tiberiade che avviene uno dei più noti miracoli di Gesù, la moltiplicazione del pane e dei pesci. Al riscatto delle risorse delle ac-


sopravvivenza a intere generazioni di italiani che ottenevano da esso un esclusivo apporto di proteine animali. Alla conquista del benessere però ha corrisposto il pressoché totale abbandono del consumo di pesce di fiume e di lago. Tuttavia molti fiumi o risorgive sono interessati dalla presenza di allevamenti di pesce.

Grasso sarai tu!

que interne (e del pesce innanzitutto) partecipano oggi molteplici fattori che vanno dalla riscoperta delle risorse locali alla maggiore sensibilità verso prodotti salubri, allevati non distanti dai luoghi di consumo secondo metodi ecocompatibili. E se l’Italia è una penisola non ci si può dimenticare del gran numero di acque dolci che la caratterizzano. Tanto che la premura verso i pesci di lago e di fiume aveva attirato l’attenzione di Apicio, il celebre gastronomo dell’antica Roma, con la preparazione di salse a base di pepe, profumato levistico, acidulo sommaco, aceto, olio per il condimento di pesce persico e anguille. Sino ad anni recenti il pesce d’acqua dolce ha peraltro permesso la

L’asta del Sile ospita ad esempio sette troticolture e a Quinto di Treviso la famiglia Bresciani è impegnata da quattro generazioni ad allevare lucci, tinche, anguille ma anche pesce gatto, carpe e soprattutto storioni, che un tempo frequentavano, selvaggi, anche il Po e il Ticino. Pellegrino Artusi li ospita nella sua monumentale opera e ricorda che lo storione “è buono in tutte le maniere: lesso, in umido, in gratella”. Esistono poi piccoli borghi che hanno fatto del loro pesce motivo di attrazione turistica. È il caso di Clusane, sul lago d’Iseo, conosciuto da decenni per la tinca al forno, pesce non particolarmente amato altrove ma autentica star locale. Chi sta ridando dignità al pesce di fiume con encoL'abbondanza di pesci di lago miabile dose di creatività sono e fiume della penisola aveva già i fratelli Serva, Sandro e Maustuzzicato i gastronomi dell'Antica rizio, nell’elegante ristorante Roma. Come Apicio, che suggeriva La Trota a Rivodutri (Ri). La cucina fluviale è in Italia prala preparazione di salse a base ticamente estinta e quindi la di pepe, levistico, sommaco, aceto loro scelta è ancora più corage olio per condire persico e anguille giosa, tanto più che “il pesce d’acqua dolce non è di moda e lo si continua a ritenere un pesce grasso, associandolo all’anguilla e ai fondali limacciosi in cui solo raramente si muove. Il pesce d’acqua dolce, invece, è magrissimo”, asserisce Maurizio Serva. La Casa dei fratelli Serva dà sulle sorgenti del rio di Santa Susanna, uno dei luoghi più bucolici dell’Italia centrale e la loro cucina rimanda a luglio 2014

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cibo&territorio cibo&territorio Il gardon del Maggiore Grazie all’attivazione di depuratori si è ripresa l’attività di pesca anche sul lago Maggiore. Da 20 specie ittiche censite nell’Ottocento si è passati alle 32 odierne. Tra le più numerose il gardon, molto diffuso aldilà delle Alpi e utilizzato nella ristorazione per preparare sughi o paté da spalmare sui crostini serviti come antipasto.

Scelti per voi dove mangiare Ristorante Il Porto Accoglienza speciale e piatti gourmet sulla riva del maggiore dei laghi d’Italia. Si pranza con 75 euro Via del Porto, 29 Moniga del Garda (Bs) Tel. 0365.502069

Qui e nella pagina precedente: panoramiche del lago d'Iseo (Bs). Da provare sulle sue sponde la tipica conserva di sarde essiccate sott'olio ma soprattutto la celebre tinca al forno di Clusane

forme e colori che si inseguono e si plasmano come se fossero dipinti su tela. Come la carpa in crosta di semi di papavero con maionese di rape rosse e insalata di campo: addentato prima con gli occhi, il piatto svela la complementarietà dell’acidulo della maionese e l’ingenua terrosità della carpa, l’alternarsi di croccante e tenero del pesce e dei semi di papavero. Sono invece scoccati da poco i trent’anni da quando Wanda Perotti ha aperto il suo Porto, che solo un viottolo separa dal lago di Garda. A Moniga e per tutti i gourmet questa è la signora del pesce di lago. Dal primo giorno di apertura la missione di Wanda è stata quella di sdoganare le tradizioni della ristorazione gardesana, condizionata da un turismo estero propenso a un modello di cucina meno raffinata. Una sfida che oggi ha vinto grazie a cotture e abbinamenti assai personali a suon di luccio tiepido all’olio extravergine d’oliva e maggiorana con spuma di patata o di indimenticabili spaghetti 100

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Ristorante Dal Pescatore La famiglia Santini ha creato nella campagna mantovana uno dei monumenti della cucina italiana coniugando passione, materie prime e tradizione. Menu a partire da 120 euro Località Runate Canneto sull’Oglio (Mn) Tel. 0376.723001

con anguilla, piselli e salsa di Lugana. L’anguilla è in effetti la regina del pescato d’acqua dolce.Ampia trattazione e sei modi per cucinarla le dedica Pellegrino Artusi. E anche il tempio della cucina italiana non viene meno a questa tradizione: Dal Pescatore di Canneto sull’Oglio la propone in carpione al profumo d’arancia di Sicilia.

Ristorante La Trota Un locale bistellato che vanta un menu tutto pesce di acqua dolce! Ciascun piatto va scoperto con tutti i sensi. Si mangia con 100 euro Via Santa Susanna, 33 Rivodutri (RI) Tel. 0746.685078

Facciamone scorta

Relais Villa d’Assio Eleganti casali immersi nel verde dei colli reatini guardano le anse del fiume Velino. Oasi di pace tra profumo di ginestra e lavanda. Da 85 euro la doppia S.S. 79 – Colli sul Velino (RI) Tel. 0746.636200

Ma il pesce d’acqua dolce è ideale anche per essere conservato. È il caso dei missoltini del lago di Como, agoni pescati tra giugno e luglio, eviscerati ed essiccati al primo sole, infine riposti in apposito contenitore alternandoli a foglie d’alloro. Rispondono le sarde del lago d’Iseo, catturate e lasciate essiccare ai rigori invernali, infine messe sott’olio. Esempi di quanto importante fosse il cibo d’acqua dolce in tempi passati e su che giacimenti gastronomici la cucina d’oggi può ancora far conto.

dove dormire

Corte Uccellanda Incantevole il borgo di Castellaro Lagusello, non distante dal lago di Garda e dal fiume Oglio; bene arredati gli appartamenti. Due persone pagano 120 euro per notte Via Castello, 1 Monzambano (Mn) Tel. 0376.88763


CANTINA AGRITURISMO

Voc. Morami Panicarola - 06060 Castiglione del Lago (PG) Italy +39 075 9589107 - morami@morami.it Principato di Panicarola - www.morami.it


orto dei semplici

di M. Pia Fanciulli

Coltiviamolo così Posizione soleggiata e clima temperato faranno il successo del raccolto. In inverno si deve quindi collocare il vaso in un punto riparato. Foglie di rosmarino e issopo, cosparse sulla terra, terranno invece lontana la mosca della carota, il nemico più temuto. La cassetta e il terriccio La carota, Daucus carota, si adatta con facilità a climi diversi, seppur preferisca quelli temperati e umidi. Gli sbalzi termici potrebbero compromettere la crescita della radice. Perfetta quindi una temperatura tra i 10° e 15°C. La semina va effettuata in vasi molto profondi, almeno 40 cm, e piuttosto larghi. L’ideale sarebbero dei cassoni di legno con la terra, i cosiddetti garden box, dato che la lunghezza della radice può superare i 30 cm.

Una semplice carota Che orto sarebbe senza un tocco di arancio! E che estate sarebbe senza arricchire le fresche insalate con la croccante radice che può aiutarci a stare meglio e a rinforzare la tintarella? Allora è tempo di seminare questi deliziosi ortaggi: anche sul balcone Allegra, colorata, fragrante e dolce, la carota non manca mai dal mazzetto degli “odori”, ovvero da quel classico insieme di erbe aromatiche e ortaggi che profumano da secoli la cucina mediterranea. Anche il suo aspetto – quella radice lunga color arancio che spunta dal terreno con un ciuffo di foglie verde brillante – la rende tra i rari frutti dell’orto amati persino dai bambini, che si divertono a sgranocchiarla cruda. Ricca di vitamine, soprattutto A, e potassio, è poi pasto irrinunciabile per gli amanti dell’abbronzatura che viene favorita dall’alto contenuto di betacarotene. Quanto alle sue origine, queste ci portano lontano, al Medio Oriente e all’Asia centrale, si pensa all’Afganistan. La sua varietà selvatica, la cosiddetta pastinaca, era però già nota a greci e romani che ne iniziarono anche la coltivazione. Poi, a partire dal XII secolo si diffuse in tutta Europa, ed ebbe gran seguito in Italia e Francia. Molto apprezzata lo fu anche nel Rinascimento malgrado la sua radice fosse allora gialla o bianca: il colore arancio è infatti il risultato di varie selezioni e ibridazioni. Ortaggio che non richiede molte cure colturali, proprio per il fatto di 102

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svilupparsi al di sotto del terreno e poco in superficie, rende semplice la coltura anche in vaso, per la quale è però richiesta un’accortezza, quella di utilizzare contenitori di una certa profondità, almeno 30-35 cm. Oltreché buona da mangiare, la carota coltivata “in casa” regalerà piacevoli infiorescenze a forma di ombrello, composte da numerosi fiorellini bianchi, con il fiore centrale di un bel rosso. Tra le oltre cento varietà esistenti, dal punto di vista della coltivazione le carote si distinguono in precoci con semina in marzo e raccolta in primavera inoltrata, semiprecoci, seminate in maggio per raccoglierle in estate, e tardive: semina in giugno e luglio e raccolta autunnale. A seconda della forma, invece, si distinguono in corte, mezzane e lunghe. Per la semina di luglio si dovranno quindi scegliere le tardive che daranno frutti dopo circa 90 giorni. Tra queste si ricordano la varietà Nantese, Clodia, Nandor e Bolero. Se si dovessero utilizzare semi provenienti da un precedente raccolto, sarà bene passarli con un panno al fine di liberarli dalle piccolissime spine che li caratterizzano e che li tengono uniti gli uni agli altri.

La semina I semi della carota vanno interrati in file, con la Luna calante, a distanza di 1-2 cm l’uno dall’altro, a circa 0,5-1 cm di profondità. Si può seminare poi scalarmente ogni 20 giorni circa – da gennaio a luglio –, in modo da avere carote pronte da raccogliere per un lungo periodo di tempo. Irrigare abbondantemente evitando di bagnare le foglie durante le annaffiature. Punti deboli Sono possibili attacchi di afidi sulle foglie, di larve di mosca sulle radici, marciumi e batteri. La larva della “mosca della carota” scava gallerie nella radice danneggiandola irreparabilmente. Si può prevenire coprendo il terreno con foglie di rosmarino o issopo. Raccolta e conservazione La raccolta, effettuata mediante estirpazione, è scalare e dipende dal periodo di semina. Dopodiché si lasciano asciugare le carote stendendole in un locale aerato, per poi procedere alla pulitura dalla terra. Si conservano in ambienti freschi e asciutti, in cassette, oppure stratificate nella sabbia. In casa si possono tenere in frigorifero, dopo aver tagliato le foglie, in una confezione di plastica aperta, lontano da mele e pere.


Dalla tradizione dei trulli, i migliori prodotti da forno. Il dĂƌĂůůŝĮĐŝŽ ZĞĐĐŚŝĂ ƉƌŽĚƵĐĞ ƉƌŽĚŽƫ ĚĂ ĨŽƌŶŽ ŶĞůů͛ĂƵƚĞŶƟĐŽ ƌŝƐƉĞƩŽ ĚĞůůĂ ƚƌĂĚŝnjŝŽŶĞ ƉƵŐůŝĞƐĞ͘ WĞƌ ƋƵĞƐƚŽ ŵŽƟǀŽ ŝ ŶŽƐƚƌŝ ƚĂƌĂůůŝ EKE ^KEK >/ s/d d/͖ ŝŵƉĂƐƟĂŵŽ Žƫŵŝ ŝŶŐƌĞĚŝĞŶƟ ƐĞŶnjĂ ĂůĐƵŶĂ ĨĞƌŵĞŶƚĂnjŝŽŶĞ͘ YƵĞƐƚŽ ĐŽŶĨĞƌŝƐĐĞ ŶĂƚƵƌĂůĞnjnjĂ Ğ ĂůƚĂ ƚŽůůĞƌĂďŝůŝƚă Ğ ĚŝŐĞƌŝďŝůŝƚă Ă ƚƵƫ ŝ ŶŽƐƚƌŝ ƉƌŽĚŽƫ͘ KŐŶŝ ĨĂƐĞ ĚĞůůĂ ůĂǀŽƌĂnjŝŽŶĞ

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di Antonio Romeo Docente istituto alberghiero IPSSEOA di Soverato (Cz)

il buono a tavola

Il segreto dello stocco Un antico borgo nell’entroterra calabrese. Piatto tipico: lo stoccafisso. Arrivato fin qui (non si sa come) dai freddi mari norvegesi e tanto buono da richiamare estimatori da ogni parte d’Italia. L'ingrediente che lo rende tanto speciale? Gli esperti sostengono si tratti dell’acqua di Mammola!

Mammola è un piccolo e antico paese dell’entroterra della provincia di Reggio Calabria. Timidamente arroccato tra l’Aspromonte e le Serre, sulle montagne della Limina, tra castagneti, faggeti e corbezzoli, è da sempre centro di eccellenza gastronomica, specializzato nella cucina del pescestocco, la conserva di stoccafisso che da quelle parti usano chiamare semplicemente stocco. Un pesce che viene dai lontani mari della Norvegia ma che in Calabria ha trovato un posto privilegiato tanto da diventare protagonista di interi menù. Dalle polpette, all’insalata, dai bucatini con gli involtini di stocco, allo stocco “alla mammolese” con le patate e le olive, arrosto oppure crudo e semplicemente condito con olio e limone e prezzemolo. Dalle parti di Mammola dicono che il segreto della bontà dello stocco sia nella qualità dell’acqua del posto in cui la conserva viene lasciata in ammollo per ore prima di essere cucinata. 104

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Preparazione: In una padella scaldare parte dell’olio e adagiare lo stocco infarinato dorandolo da ambo i lati. In un altro tegame, con l’olio rimasto rosolare la cipolla, i pomodori interi e tutti gli altri ingredienti, quindi cuocere per 20 minuti. Una volta pronta la verdura versarla nella padella dove abbiamo dorato lo stocco, e continuare la cottura per 15 minuti circa.

Stocco alla mammolese

Stoccu a’ troppitara Anticamente veniva preparato durante il periodo della molitura delle olive, poiché la sua squisitezza risiede nell’abbondanza dell’olio di frantoio con il quale viene cucinato, e nelle olive verdi e nere che lo arricchiscono. Veniva consumato dai troppitari (frantoiani), durante le giornate di lavoro. Ingredienti (6 persone): 900 gr di stocco spugnato 60 gr di farina 100 gr di olive verdi in salamoia 100 gr di olive nere secche 50 gr di peperoncini 300 gr di pomodori maturi 20 gr di sale 5 gr di pepe 100 gr di olio di frantoio 160 gr di cipollotti freschi

Ingredienti (6 persone): 1 kg di stocco di Mammola spugnato a pezzi 1 kg di patate 1 cipolla rossa 4 peperoni essiccati (di resta) 1 kg di pelati olio d’oliva olive in salamoia Preparazione: In un tegame di terracotta soffriggere nell’olio la cipolla affettata. Aggiungere i pelati e cuocere a fuoco lento per circa 5 minuti. Salare e aggiungere le patate a spicchi; dopo pochi minuti lo stocco a pezzi, le olive e i peperoni. Lasciare cuocere a fuoco lentissimo senza mescolare per 20 minuti. Spegnere il fuoco, far riposare per qualche minuto, servire. A piacere è possibile aggiungere allo stocco le ventricelle (in dialetto trippiceji) del pesce.



cibo&territorio

Se la bionda vien dalla Campania di Antonella Petitti

La regione "felix", quella narrata dai poeti, esiste ancora. E conserva un’anima agricola, che oggi si esprime anche attraverso la birra. Tanti i giovani talenti del territorio conquistati dai prodotti brassicoli artigianali: 36 per l’esattezza, quante sono le realtà attive oggi sul territorio, da scoprire per disegnare un itinerario alternativo e “fresco” della regione 106

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In alto, da sinistra: l'isola di Capri fa da sfondo al brindisi tra Giuseppe Schisano, a sinistra, e Francesco Galano del Birrificio Sorrento. A destra, il borgo irpino di Monteverde

Tra le rivoluzioni che hanno segnato la storia dell’uomo vi è senza dubbio la costruzione degli acquedotti. Un segno di grande evoluzione e civiltà, che ha profondamente cambiato la qualità della vita. Tra i primi in Italia, quelli campani, che si tratti dei timidi “esperimenti” fatti a Napoli dai Greci (traccia ve n’è nella Napoli sotterranea), o di opere straordinarie come l’acquedotto Carolino (o di Vanvitelli) del 1753. La Campania è infatti una regione che regala da sempre un’innumerevole quantità di sorgenti, con caratteristiche peculiari e varie, molto apprezzate anche dall’industria delle acque minerali. Era dunque segnato nel suo dna che con l’affermarsi delle birre artigianali, questa regione conquistasse un ruolo di prestigio. Scopriamo i segreti di questo legame indissolubile, con un viaggio itinerante alla scoperta dei microbirrifici più interessanti della Campania e dei suoi territori.

Sorrento-Irpinia: zero chilometri

Campania

Appannaggio della cucina e del mondo del vino fino a non molto tempo fa, oggi l’utilizzo dei prodotti tipici e la volontà di lavorare il più possibile a km 0 comincia a conquistare anche il mondo brassicolo. Ne sono un esempio due realtà di grande levatura, che portano avanti un progetto fortemente identitario. Così il nostro tour parte dall’incantevole Sorrento, una città turistica ma ricca di luoghi ancora nascosti, rappresentanti soprattutto dalla zona agricola; qui piccole aziende continuano a curare “giardini” di

aranci e limoni che sembrano incantati e sospesi tra mare e cielo. Il Birrificio Sorrento nasce con Francesco Galano e Giuseppe Schisano, insieme dal 2009, uniti da un progetto comune. Due i prodotti che celebrano l’intera Costa sorrentina, grande fonte d’ispirazione: la Syrentum, caratterizzata dalla scorza fresca di limoni Igp Sorrento, e la Minerva, accompagnata dall’agrumato delle arance locali. Di ispirazione belga, ad alta fermentazione, si tratta di due prodotti piacevoli e dalla pronta beva. In cantiere un progetto dedicato all’acqua e alle alghe di mare, ancora tutto top secret. Dal mare all’Irpinia, terra dedita al vino, ai prodotti di montagna e ai cereali. A Monteverde nasce un’impresa pressoché unica in Campania (e non solo): Serrocroce. A portarla avanti è Vito Pagnotta, agronomo e agricoltore di terza generazione. Si tratta di un birrificio a filiera chiusa, dove si coltiva l’orzo e lo si trasforma all’occorrenza, creando una birra a km 0. Una trentina le sorgenti censite soltanto nel comune: «Stiamo sperimentando nuove birre partendo dalle acque sorgive, adeguatamente analizzate e controllate, e ci siamo resi conto di come ognuna di loro abbia delle caratteristiche specifiche e può darci risultati diversi. È il fascino della sperimentazione e di poter lavorare partendo da materie tutte locali», racconta Pagnotta. Non lasciate la località senza aver passeggiato nel suo centro storico e visitato il Castello. Da lì, in un solo colpo d’occhio, è possibile viaggiare luglio 2014

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cibo&territorio

con lo sguardo tra la Basilicata e la Puglia, restando coi piedi ancorati in Campania.

Sannio: luppolo e terme

La Campania regala un’innumerevole quantità di sorgenti, molto apprezzate anche dall’industria delle acque minerali. Era dunque segnato nel suo dna che con l’affermarsi delle birre artigianali questa regione conquistasse un ruolo di prestigio

Chiare, fresche, dolci birre...

Nasce nel 1999 il birrificio Saint John’s di Faicchio conosciuto per il marchio “La” birra artigianale. Uno dei più grandi del Sud Italia, di certo il primo della Campania, nato dalla passione di due fratelli lungimiranti, Gianni e Mario di Lunardo. A 10 km le Terme di Telese. Piscine, cure termali e Spa sono a portata di mano: un altro settore che vede la Campania primeggiare, grazie alla presenza di acque curative apprezzate in tutto il mondo. A Molinara, incantevole borgo d’origine longobarda, Bruno Borrillo e Pasquale Rescignano fanno nascere nel 2012 il Birrificio Borrillo. Parte tutto dal bar del paese, che gestiscono da sempre, e dalla voglia di realizzare in proprio la birra da servire. Due i prodotti ottenuti grazie alla collaborazione del mastro birraio Vincenzo Cillo: da una parte la chiara, profumata e invitante, dall'altra l’amaro persistente della Winter Ale. Poi c'è Molinara, un paese in cui val la pena indugiare, se ci si lascia conquistare dalla piccola Italia da film degli anni Cinquanta.

Nel salernitano, fantasia al potere A Nocera Inferiore troviamo un altro sperimentatore instancabile: Simone Della Porta. Si ispira allo stile anglosassone, ma anche a quello belga, mettendoci del suo grazie alla capacità di giocare con le fermentazioni. Il più citato e

di Marco Cattaneo Ma i versi di Francesco Petrarca non si riferivano alle acque? Sì, è vero, ma come abbiamo visto poco cambia, perché il costituente più abbondante della birra è proprio l’acqua (85-95%). In base alla sua durezza – ovvero alla quantità di solfato di calcio e magnesio e di bicarbonato di calcio e magnesio – si possono dunque produrre varie tipologie di birra: la pilsner, ad esempio, che necessita di un’acqua dolce; mentre un’acqua dura è quello che ci vuole per

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le birre scure di Monaco e Dublino. Non è un caso che le fabbriche storiche siano tutte nate vicino a fonti di acqua adatta alla produzione della birra, anche in Italia. Così è per la Forst, a Lagundo, per la Pedavena e per le numerose birrerie della Valchiavenna. La Poretti, in Valganna, si approvvigionava da una fonte detta “degli ammalati” per via delle virtù terapeutiche della sua acqua. Fu però solo agli inizi del Novecento che si misero a punto i

moderni sistemi di filtrazione, così da poter correggere e modificare la composizione dell’acqua secondo le necessità del mastro birraio. È bello dunque pensare che, grazie alla mano dell’uomo e alle virtù della natura, si possa realizzare il sogno alchemico, con la trasformazione della semplice ma indispensabile acqua nel meraviglioso liquido che ha il colore dell’oro. E allora non più acqua in bocca, ma birra in bocca!


Scelti per voi dove mangiare Nastro d’Oro Di fronte al Birrificio Sorrento, ristorantino di pesce davvero lodevole nel rapporto qualità prezzo. Prezzo medio bevande escluse: 35/45 euro Via Nastro d’Oro, 18 Massa Lubrense (Na) Tel. 081.8089187 www.ristorantenastrodoro.it Kresios Giovane, stellato e talentuoso il patron-chef: Giuseppe Iannotti. Un ristorante che ha anche la versione bistrot, che funge da bottega di prodotti locali. Prezzo medio: 50/60 euro Via San Giovanni 59 Telese Terme (Bn) Tel. 0824.940723 www.kresios.it

Nella pagina precedente, Vito Pagnotta "immerso" nell'orzo dal quale nascerà la birra del suo Serracroce. Qui, bottiglie a marchio “La” birra artigianale del birrificio Saint John’s di Faicchio

Appannaggio della cucina e del mondo del vino fino a non molto tempo fa, oggi l’utilizzo dei prodotti tipici e la volontà di lavorare il più possibile a chilometro zero comincia a conquistare anche il mondo brassicolo premiato in Campania, è suo il birrificio Il Chiostro che porta a casa di recente due nomine per Grande Birra e una per Birra Quotidiana con l’edizione 2015 della Guida alle birre d’Italia firmata Slow Food. Sebbene il nostro percorso volga al termine preparatevi a un ultimo incontro, non per questo meno importante. Siamo al cospetto di Vincenzo Serra, schietto cilentano, patròn del Birrificio dell’Aspide, nato nel 2011 a Roccadaspide. Maniaco della materia prima e fantasioso nel gioco delle fermentazioni, il suo estro lo fa spaziare tra numerosi stili e generi. Da pro-

vare assolutamente la Blonde e la Gairloch. Non molto lontani i templi di Paestum, ma chi ama i castelli può scegliere di visitare prima quello di Roccadaspide (privato, ma disponibile alle visite) e poi quello di Capaccio. Quest’ultimo è particolarmente suggestivo, a tratti ricorda l’aria sognante dei castelli scozzesi, abbarbicato com’è sul Monte Calpazio. Un bel panorama sul massiccio degli Alburni, sulla Piana del Sele e la lunga costa cilentana potrebbe chiudere questo viaggio nella Campania brassicola, ma anche stimolare nuove scoperte. Abbondano in questa regione: tesori di biodiversità, importanti pezzi di storia e spiagge cristalline... Per saperne di più:

www.birrificiosorrento.com www.serrocroce.it www.labirraartigianale.com www.birrificiomolinara.it www.ilchiostro.net www.birrificiodellaspide.it

Ristorante Le Trabe Un luogo incantevole, come sospeso nella natura. La cucina è quella stellata dello chef Peppe Stanzione. Prezzo medio bevande escluse: 50 euro Via Capo Fiume, 4 Capaccio (Sa) Tel. 0828.724165 www.letrabe.it

dove dormire B&b Villa Patrizia Vicino al centro, tre grandi camere che evocano le attività locali: il vigneto, il granaio e l’uliveto. Doppia da 55 euro Corso Europa – Monteverde (Av) Tel. 349.2955847 Aquapetra Resort&Spa Spa bella e accogliente. Innumerevoli i percorsi benessere proposti. Doppia da 160 euro S.S. Telesina 372 – Telese Terme (Bn) Tel. 0824.941878 www.aquapetra.com Lloyd’s Baia Hotel A metà tra Salerno e la Costa d’Amalfi, all’ingresso della costiera. Doppia da 120 euro Via Enrico de Marinis, 2 Vietri Sul Mare (Sa) Tel. 089.763 3111 www.lloydsbaiahotel.it

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winepassion

A Giorgio Anselmet non piace la definizione “viticoltura eroica”. «Troppo inflazionata», commenta, «e anche un tantino esagerata». Sarà, a noi però non riesce molto facile essere d’accordo con lui mentre cerchiamo di stargli dietro – abbastanza atterriti ma comunque attenti a non darlo a vedere – su questi vigneti a terrazzo che si tuffano a strapiombo nel vuoto, lasciandosi dietro i muretti centenari di pietra a secco che li contengono. Appena dietro il ciglione di questi appezzamenti vitati, incastonati sotto la roccia, fa capolino l’abitato di SaintPierre, ma almeno 700 o 800 metri più giù. Lui, Giorgio, un omone pieno d’energia e passione col fisico da ex rugbista, non fa una piega. Fila come un treno, destreggiandosi su questi declivi sconnessi per spiegarci con accento patois (il dialetto franco-provenzale del posto) che qui, nelle vigne a gradoni della Val d’Aosta, le più alte d’Europa, «la vendemmia si fa ancora rigorosamente a mano». Lo guardi e dici: e davvero continui a non volerla chiamarla eroica?

Vigne strappate alla montagna

Eroismo tra i filari di Francesco Condoluci

Ha liberato un "prigioniero" e ne ha fatto un vino d’impagabile eleganza, apprezzato anche Oltreoceano. Ed è solo una delle prodezze del gigante buono alla guida di Maison Anselmet, che tra vigneti terrazzati, pendii vertiginosi e roccia viva, lavora ogni giorno per metter in bottiglia il più autentico spirito della Vallée 110

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Nella Vallée il concetto di “viticoltura di montagna” assume connotazioni estreme, uniche, come del resto tutto ciò che ha a che fare con la più piccola tra le regioni italiane. Una valle verdissima stretta tra Svizzera, Francia e Piemonte, contornata dalle cime alpine più elevate del Paese, nella quale vivono poco più di 100 mila abitanti che, praticamente, si conoscono tutti tra loro. Al vino i valdostani si dedicano da millenni, strappando alla montagna impietosa, che da queste parti s’è presa quasi tutto il territorio, ogni centimetro utile di terreno fertile per impiantarci filari di Petit Rouge e Cornalin, di Mayolet e Vien de Nus, di Prëmetta, Fumin, Prié Blanc: vitigni autoctoni che, nei secoli, hanno dato vita a vini d’altura senza eguali nel mondo. Il problema è che, proprio per queste caratteristiche orografiche, quelli della Vallée sono tutti vigneti di piccole dimensioni, terrazzati ad alta quota (fino ai 900 metri s.l.m.) e abbarbicati su pendii scoscesi, che richiedono fatica, sudore e tanta cura. «I miei so-


Valle d'Aosta Villeneuve

In apertura, i vigneti terrazzati della Maison Anselmet; sullo sfondo l'abitato di Saint-Pierre. A destra, Giorgio Anselmet tra i filari

no impiantati da decenni e non consentono lavorazioni meccaniche. Molti altri vigneti, anche più recenti, sono terrazzati con muri in pietra e necessitano di frequente manutenzione. Questo è un territorio duro e difficile, ma se lo comprendi e lo rispetti, ti riserva soddisfazioni straordinarie», spiega ancora Giorgio Anselmet, la cui storia di vigneron parte dal 1978, quando il papà Renato, proseguendo una tradizione familiare risalente addirittura al 1585 (la prima traccia scritta di un Anselmet vignaiolo è di quell’anno), si mise a produrre vino per venderlo in tutta la valle. Oggi la Maison Anselmet, nata ufficialmente nel 2001, con una produzione di 70 mila bottiglie l’anno, è una delle più importanti aziende vitivinicole della Val d’Aosta. Le sue proprietà si estendono dall’Alta alla Media Valle, tra Saint-Pierre e Chambave: oltre 60 vigne, dalla più piccola di 350 metri quadri alla più grande di 14 mila, tutte diverse tra loro per quota, tipo di terreno e vitigni impiantati. Le etichette, in tutto, sono 18 e contano bianchi fatti col bâtonnage alla francese – la pratica di rimestare con un bastone la feccia del vino per aumentarne la sensazione di corposità – (tra gli altri Chardonnay, Chambave Muscat, Petite Arvine e Pinot Gris) e rossi di carattere come il Petite Rouge, il Pinot Noir, il Fumin.

Le Prisonnier: finalmente libero! Ma Giorgio ci ha voluto portare qui, su questi terrazzamenti immersi tra le vette, per raccontarci la storia della sua creatura più amata: Le Prisonnier, un vino che deve il nome proprio alla particolarità del luogo dove nasce. «Questo vigneto è vecchio di secoli – racconta – imprigionato tra due grandi ammassi rocciosi. In tutto sono 7 terrazze per 5 mila mq, protette quasi in un abbraccio dalle due rocce che, nell’arco di una giornata, le assicurano una doppia escursione termica. È una vigna unica al mondo». Situata nella zona di produzione del VdA Torrette Dop, non può rientrare però nel disciplinare per questioni di uvaggio. Ma è stata una fortuna. Libero di fare di

testa sua, Giorgio Anselmet ha deciso di sperimentare un metodo di vinificazione risalente al 1800 che definiva il vino prodotto da questa vigna “come uno dei migliori della penisola”. E infatti dai filari di Petit Rouge, Cornalin, Mayolet e Fumin, è venuto fuori un rosso strutturato ed elegante che sa di frutti rossi e maturi e che, prodotto in 1000 pezzi, è finito persino a Manhattan dove l’hanno venduto a 600 dollari di bottiglia. Adesso il progetto è di impiantare, sulle terrazze ancora incolte, nuove viti clonate sulle vecchie, accanto a quelle storiche. E far scoprire al mondo queste storie, tutte valdostane, di vini d’altura, eroi e “prigionieri” liberati.

dove&come Maison Anselmet Fraz. Vereytaz, 30 Villeneuve (Ao) Tel. 0165.904851 www.maisonanselmet.it

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winepassion

La Puglia nel bicchiere

Venticinque ettari di vigneti. È nata qui, all’interno della Masseria Ponticello, la storia della Cantina Paolo Leo ai primi del '900. Oggi questa vivace realtà pugliese non è soltanto sinonimo di tradizione familiare, ma anche di vini di altissima qualità. Primitivo, Negroamaro, Malvasia… raccontano un territorio e una passione che dura da sei generazioni di Gilda Ciaruffoli

Ci troviamo nella cittadina di San Donaci, qualche manciata di chilometri a sud di Brindisi. Qui i Leo sono giunti alla sesta generazione di viticoltori che, uniti da una passione ereditaria per il vino, non si sono mai allontanati dalla propria terra e hanno costruito ciascuno un pezzo di storia della cantina che, oggi come allora, porta ancora il loro nome. La Paolo Leo è un’azienda moderna con una sede di 17 mila mq, una linea di imbottigliamento completamente automatizzata, una capacità di 50 mila ettolitri di vino e 500 barrique francesi e americane per l’invecchiamento dei vini. Ma il “cuore” di tutta l’attuale superficie vitata sono ancora quei 25 ettari dove il bisavolo cominciò agli inizi del Novecento a vinificare le sue uve nella Masseria Monticello. Fu poi suo nipote Paolo Leo a ereditare la terra e a costruire la cantina. E oggi è ancora un erede, l’omonimo Paolo Leo, a guidare la cantina, insieme a sua moglie Roberta e ai figli maggiori, Nicola e Stefano. Grazie a ulteriori acquisti di terreno e a nuovi investimenti, essi sono riusciti a costruire in pochi anni un’azienda al passo con i tempi.

Puglia San Donaci

Tutta l'essenza di un territorio “La qualità è la nostra parola d’ordine”, ci dice Paolo aprendoci le porte della sua azienda. 112

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Fiore di Vigna superstar

In questa immagine Paolo Leo, omonimo del primo fondatore dell'azienda nonché sesta generazione della famiglia Leo, attualmente alla guida della cantina pugliese (nelle foto in basso, la struttura e le vigne)

Ha una passione per il vino che contagia al primo incontro. Li conosce uno a uno i suoi vitigni, segue passo passo la maturazione delle uve fino alla spedizione delle bottiglie in giro per il mondo. Dedica molta cura a ogni aspetto del suo lavoro, dalla scelta dei nomi alla grafica, ai loghi delle etichette. Generoso, entusiasta, amante della sua terra, nel Salento ha saputo in pochi anni conquistarsi stima, simpatia, successo. Il Primitivo, il Negroamaro, la Malvasia bianca e nera di Lecce sono i principali vitigni autoctoni, seguiti dallo Chardonnay e dal Fiano di Puglia. Tutti i vini Paololeo rispecchiano nel loro corpo gli odori, i sapori e il carattere della terra di Puglia da cui traggono origine. Il Fiore di Vigna, Primitivo Salento Igt, è l’orgoglio della cantina: affinato dodici mesi in barriques e sei mesi in bottiglia, per via del suo gusto pieno e maturo, è suggerito su primi piatti a base di ragù e carni ros-

dove&come Cantine Paolo Leo Via Tuturano, 21 San Donaci (Br) Tel. 0831.635073 www.paololeo.it

Tra i più importanti premi ottenuti dai vini Paololeo si segnalano la Medaglia d’oro conquistata al Vinitaly 2010 nella categoria Vini tranquilli rossi per il Fiore di Vigna, Primitivo Salento Igt del 2008 e il premio come Primo vincitore assoluto alla manifestazione Radici 2011 (dedicata ai vitigni autoctoni del sud), ancora del Fiore di Vigna, 2009. Numerosi anche i riconoscimenti conquistati nell’anno in corso: terzo miglior vino rosso d’Italia nell’Annuario 2014 di Luca Maroni per il Fiore di Vigna 2011; otto medaglie, tre d’argento e cinque di bronzo, conseguite al Decanter World wine Awards 2014; dieci medaglie totalizzate nell’ambito dell’International Wine Challenge 2014. Ultimi in ordine di tempo, i premi ottenuti nel Concorso La Selezione del Sindaco promosso dall’Associazione Città del vino: medaglia d’oro per il Fiore di Vigna e medaglia d’argento per il Salice Salentino Riserva.

se. Altri classici vini rossi della linea Top dell’azienda, tutti coltivati con il sistema tipico pugliese dell’Alberello, sono l’Orfeo (Negroamaro 100%), il Primitivo di Manduria e il Salice Salentino Doc, che vanta il più lungo periodo di affinamento e presenta per questo un piacevole sentore di legno ben integrato. Completa la gamma della linea Top il Numen, Chardonnay Salento Igt, dall’inconfondibile profumo fruttato. Prestigiosi sono anche i rosati, eccellenze che arricchiscono l’offerta Paololeo: di un color fucsia chiaro vibrante è il Grecìa, rosato di Negroamaro, con uve che producono un mosto chiarificato e fermentato a basse temperature per preservare al meglio i profumi di frutto, soprattutto lampone e fragola. Sempre a base di Negroamaro in purezza è anche l’elegante spumante RosaRose, da uve coltivate con sistema a spalliera e potatura a cordone speronato. luglio 2014

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winepassion

La Vie en Rose… in bottiglia di Maddalena Baldini

Amato dalle donne, gettonato specialmente d’estate, il vino rosato sta ottenendo anche in Italia il giusto successo nel mercato e in tavola. Conviviale e facile da bere è oramai di tendenza per cene e aperitivi Lunga vita al vino rosato, tipologia che sempre di più sta occupando il mercato con un forte incremento nei consumi, soprattutto da parte del pubblico femminile. I dati di Assoenologi parlano chiaro e danno conferma delle stime registrate anche dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino. Le donne lo amano soprattutto per gli aperitivi e gli incontri conviviali, ma i nume114

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ri dell’export vanno oltre e pongono il nostro Paese nei primi posti del mercato mondiale come produttore e fornitore. Una parte di merito va di certo riconosciuta alle mode e alle nuove tendenze che fanno da cornice ai rosati (per esempio la “rivoluzione femminile” delle ragazze spagnole che bevono rosé piuttosto che birra), senza dimenticare la tradizione legata a questo vino e il costante impegno dei produttori che negli ultimi decenni hanno applicato migliorie e più sofisticate tecniche alla lavorazione in cantina. Un successo che deve essere ricercato anche nelle caratteristiche di questi deliziosi nettari, subito gradevoli con le loro sfumature che vanno dal delicato “buccia di cipolla”, al tipico color “cerasa” a quello di ciliegia appena matura del Montepulciano Cerasuolo, sino al color salmone o cipria, rintracciabili nei vini a base di Pinot Nero, soggetti a una macerazione delle vinacce più breve. In alcuni casi si trovano anche rosati con sfumature tendenti al ramato associabili, nella maggior parte dei casi, alle uve di Pinot grigio. Freschi e dall’acidità bilanciata, al naso regalano note di piccoli


Tra le pieghe della storia

Vini da podio

frutti rossi, fragole e lampone in primis, per poi allargarsi verso profumi a tratti più complessi e più difficili da riconoscere come quelli specificatamente floreali di legno di rosa, ciclamini o viola. Al gusto sono invitanti, piacevoli e, nel caso degli spumanti, stuzzicanti grazie a un’effervescenza che lascia al palato un persistente ritorno aromatico. Adatti per essere bevuti giovani, si abbinano bene a menù variegati a base di pesce, ma sono ottimi anche con le verdure e con le fritture, ideali con piatti a base di carni bianche. La loro freschezza li rende adatti anche per accompagnare pizza e alcune cucine etniche.

Maglia rosa al centro-sud Oggi la vinificazione dei rosati ha subito importanti evoluzioni e ogni territorio o regione del Belpaese può vantarne una certa produzione, ovviamente con caratteristiche differenti. In Trentino Alto Adige troviamo ad esempio la Schiava, gli spumanti

Il successo dei vini rosati trova conferma anche nei molti concorsi nazionali che lo vedono protagonista. Primo fra tutti il Concorso Rosati d’Italia, le cui selezioni 2014 hanno confermato interessanti produzioni che arrivano da Veneto, Abruzzo e Puglia. Tra i premiati: Valtenesi Dop Chiaretto “Ca’ Maiol” 2013 di Agricola Provenza – Desenzano del Garda (Vr); Puglia Igt Susumaniello Rosato “Tre Tomoli Rosa” 2013 di Vigna Flora – Castellana Grotte (Ba); Reggiano Doc Lambrusco Rosato Vino Frizzante Secco “Il Campanone” 2013 di Cantine Lombardini – Novellara (Re); Marca Trevigiana Igt Rosé Vino Frizzante “Aura Letitiae” 2013 di Azienda Manera – Castelfranco Veneto (Tv); Bardolino Doc Chiaretto Vino Spumante Brut “Ruffiano” 2013 di Benazzoli Fulvio – Pastrengo (Vr); Manzoni Moscato Rosato vino Spumante Dolce 2013 di Ca’ Salina – Valdobbiadene (Tv).

L’origine dei rosati si perde nella notte dei tempi, con le prime testimonianze che lo identificano come “lacrima” e lo collocano in Puglia. Amato dai poeti latini che ne parlano come di un “mosto”, è alla fine dell’800 però che il rosato come lo intendiamo oggi viene citato per la prima volta in documenti ufficiali, quando, a causa della forte diminuzione della produzione di vino nel territorio compreso tra Dalmazia, Croazia e Tirolo, l’Impero Austro-Ungarico si mobilitò a favore della Puglia chiedendo di fornire alla popolazione d’oltralpe rosati da bere, contribuendo non poco all’emancipazione e allo sviluppo dell’intera regione.

Cruasé nell’area dell’Oltrepò Pavese fatti con uve Pinot Nero, alcune eccellenti chicche in Toscana soprattutto con uve Sangiovese, passando per il Veneto, con il tanto amato Bardolino Chiaretto sino ad arrivare ad alcune produzioni in Calabria, con la vinificazione in bianco dell’autoctono Gaglioppo. Le due regioni che continuano ad avere il primato in questo settore restano comunque Puglia e Abruzzo: la prima soprattutto usando le uve a bacca rossa di Negroamaro che subiscono una leggera macerazione in cantina, la seconda nota in tutto il mondo per il Cerasuolo d’Abruzzo la cui produzione avviene con uve Montepulciano.

Adatti per essere bevuti giovani, si abbinano bene a menù di pesce, ma sono ottimi anche con le verdure e le fritture, ideali con piatti a base di carni bianche Per saperne di più:

www.concorsorosatiditalia.it

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wine tour

di Maddalena Baldini

Ouverture marsalese Liquoroso, dolcissimo. Dalle sfumature intense dell’ambra e del rubino. Per scoprire il vino Marsala è d’obbligo un viaggio nelle sue terre, dove punto di riferimento sicuro sono le Cantine Pellegrino

Nella parte nord-ovest della Sicilia, nel comprensorio della provincia di Trapani, è custodita una delle cittadine più suggestive dell’isola, Marsala. Nota per le vicende garibaldine che l’hanno coinvolta, porta nella sua storia il profumo e il sapore del vino omonimo, ed è una tappa che, per tutti coloro che amano la Sicilia, è d’obbligo inserire. Così come nell’immaginario taccuino del viaggiatore val la pena appuntarsi le bellezze che racchiude il suo centro storico, nell’intrecciarsi delle vie sulle quali si affacciano monumentali architetture e, con piacevole invadenza, si fanno avanti i sentori della tradizionale pasticceria. Basta spostarsi di poco dal cuore cittadino e dirigersi verso la costa per immergersi nell’accoglienza della Carlo Pellegrino, un’azienda con oltre 130 anni di storia e passione nella produzione del vino. Fiore all’occhiello è la vasta gamma di vino Marsala Dop, nelle diverse versioni, Superiore Riserva Oro, Vergine Soleras, Superiore Ambra Semisecco, sino alla versione Fine Rubino, un’eccellenza di gusto, caldo e armonico, prodotto con uve di 116

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Nero d’Avola. Ovviamente è possibile trovare vini fermi (bianchi e rossi) prodotti con i vitigni autoctoni come Grillo e Catarratto e in più la linea dei vini dolci tra i quali spicca il Passito di Pantelleria Nes che nasce dalle uve Zibibbo che maturano negli ettari di vigneto distribuiti sulla piccola isola di Pantelleria. Forte della sua posizione qualitativa ed enologica la Carlo Pellegrino da febbraio del 2014 ha ampliato ulteriormente la sua offerta grazie all’Ouverture, un nuovo spazio che accoglie enoturisti, appassionati e tutti coloro che hanno voglia e curiosità di scoprire il mondo del vino siciliano.

dove&come Cantine Pellegrino Via Del Fante, 39
 Marsala (Tp) Tel. 0923.719911 www.carlopellegrino.it

Una fortezza del gusto Collocato in una posizione un poco collinare, adatta per l’originario ruolo di “fortezza” dell’impianto architettonico, il Resort Baglio Oneto risale al XVIII secolo. Interamente ristrutturato e dotato di ogni confort, rappresenta un ottimo punto di partenza per andare alla scoperta del territorio e del vino marsalese. Oltre ai servizi di ospitalità è possibile degustare vini e altre produzioni proprie; la “piscina a botte” permette infine di lanciare lo sguardo sul mare verso le Saline, Mozia e le Isole Egadi. Baglio Oneto Resort and Wines C.da Baronazzo Amafi, 8 Marsala (Tp) Doppia da 90 euro Tel. 0923.746222 www.bagliooneto.it



la pagella assaggiati da noi

Valle d’Aosta Dop Petit Arvine 2013 • Vitigno: Petit Arvine 100% • Gradazione: 12,5° • Prezzo: 11 euro Voto: 89/100

La Source Loc. Bussan Dessous, 1 Saint Pierre (Ao) Tel. 0165.904038 www.lasource.it

Bianco nato dai grappoli di Petite Arvine, uva autoctona valdostana raccolta alla metà di ottobre. Il colore è un bel giallo dorato venato da riflessi verdi. All’olfatto scopre un ricco bouquet che richiama i fiori bianchi fino a chiudere con accenni eleganti di frutta come la pera e la mela. Al palato si mostra un vino dalla buona struttura ma ben bilanciato, morbido e gradevole da bere. Il finale di gusto assembla delicati aromi di prugna gialla a note di biancospino. Da provare con un antipasto di mare o con un risotto agli scampi.

di Maddalena Baldini

Umbria Igt Sangiovese Poggio delle Regine • Vitigni: Sangiovese, Syrah Emerlot • Gradazione alcolica: 13° • Prezzo: 7 euro Voto: 88/100 Si caratterizza per un bel colore rosso vivace e per i suoi profumi freschi di frutta rossa ben matura; in più si ritrovano aromi di spezie come pepe e un delicato accenno di cannella. Un rosso fresco e gradevole da bere, arricchito da un ventaglio aromatico che spazia dagli aromi fruttati già avvertiti al naso per chiudersi in eleganti note di uva spremuta. Persistente e rotondo al palato, da provare con i tradizionali salumi umbri o con le tipiche tagliatelle ciriole.

Asti Docg La Selvatica • Vitigno: Moscato bianco 100% La Caudrina Strada Broscia, 20 • Gradazione alcolica: 7° Castiglione Tinella (Cn) • Prezzo: 11 Euro Tel. 0141.855008 www.caudrina.it Voto: 87/100 Un’Asti dal colore giallo paglierino acceso per accompagnare molte tipologie di dessert. Il perlage fine alimenta una spuma morbida e di buona persistenza. Le note olfattive sono avvolgenti e richiamano i profumi delle albicocche mature, la scorza degli agrumi canditi e un delicato aroma di miele in chiusura. La buona acidità bilancia la componente zuccherina e la buona effervescenza lascia una giusta freschezza; una volta degustato ricompaiono le note di frutta. Da abbinare alla pasticceria secca o alle crostate di frutta.

Salento Igt Bianco Taersìa 2013 • Vitigno: Negroamaro 100% (vinificato in bianco) • Gradazione alcolica 12,5° • Prezzo: 10 euro Voto: 92/100

Duca Carlo Guarini Via Gianprospero Sindaco, 54 Scorrano (Le) Tel. 0836.460257 www.ducacarloguarini.it

Nel dialetto dei pescatori salentini taersìa significa bufera, nome che ben si adatta alle caratteristiche che questo Negroamaro in purezza, vinificato in bianco, regala a chi lo assaggia. Colore paglierino chiaro e profumi subito vigorosi: sentori floreali, accenni di frutta e agrumi come mandarino e pompelmo. Piacevole al palato con un alternarsi di freschezza e giusta acidità, arricchito dal ritorno delle sensazioni già avvertite al naso. I suoi 12,5° lo rendono un bianco adatto per un menù a base di pesce, perfetto con i formaggi freschi e con le verdure. 118

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Castello delle Regine Strada Orfana, 2 V San Liberato di Narni (Tr) Tel. 0744.702005 www.castellodelleregine.com

Montepulciano d’Abruzzo Dop Colle Cavalieri 2013 • Vitigno: Montepulciano 100% • Gradazione alcolica: 12,5° • Prezzo: 3 euro Voto: 93/100 Dal colore rosso rubino vivace con sfumature violacee. Un mix di sentori fruttati richiama le more, i mirtilli e le ciliegie; lievi accenni floreali di viola. Degustandolo si avvertono aromi di spezie come pepe e noce moscata, che trovano affinità con la struttura ben equilibrata e con i tannini presenti ma non invadenti. Persistente anche il retrogusto dai delicati toni di liquirizia. Piacevole, rotondo e di buon corpo, è ottimo con la tipica cucina abruzzese e piatti dai sapori decisi. Cantina Tollo Via Garibaldi, 68 Tollo (Ch) Tel. 0871.96251 www.cantinatollo.it



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Piaceri Piaceri 122

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122 Arte: le fontane più belle

Roma, Rimini, Napoli, Sicilia: viaggio tra i monumenti che sono un inno all'acqua

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da pag. 110 Rubriche

• Libri letti per voi • Shopping

Allietano e stuzzicano i sensi: le acque profumate, nuova frontiera di seduzione

128 Le mani raccontano Giampiero Alcozer e i suoi gioielli: un'arte nata in Africa e cresciuta a Firenze luglio 2014

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sosted'arte

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Zampilli d'autore

di Isa Grassano

Spruzzi che danzano a ritmo di musica. Fiotti colorati che illuminano le notti estive. Marmoree statue di possenti divinità e animali mitici che sorvegliano piazze e passanti, regalando nelle giornate afose un po’ di ristoro al turista. Sono le fontane d’Italia: scopriamo insieme le più belle «Marcello, come here». Chi non ricorda la famosa scena della Dolce Vita, quando Anita Ekberg, la “sirena”, immersa nella fontana di Trevi, invita Marcello Mastroianni a seguirla nell’acqua. Era il 1958 e quel film ha contribuito ad accrescere il fascino di questo grande monumento romano, tra i più ammirati capolavori di arte barocca. E sarà ancora più apprezzato fra un anno e mezzo, quando si concluderanno i lavori di restauro partiti qualche settimana fa. Una ristrutturazione griffata Fendi, sotto la supervisione della Soprintendenza. Ma nessuna paura. Si potrà continuare il tradizionale lancio della monetina porta fortuna (si stima che in media vengano gettati 3 mila euro al giorno) mediante un allestimento scenografico posto al centro della recinzione di cantiere, mentre un ponte panoramico sulla vasca, permetterà di avvicinarsi a quest’opera progettata nel XVIII secolo dall’architetto Nicola Salvi.Al centro vi è la personificazione di Oceano che sembra emergere dall’acqua su un carro trainato da cavalli marini e tritoni, tra scogli in cui sono raffigurate trenta diverse varietà di piante.

La danza della pioggia Ma la città eterna vanta un numero altissimo di fontane e fontanelle, che non ha eguali al mondo e sono veri punti focali del tessuto

urbano. Si è rifatta il look anche la fontana del Tritone (1643), in piazza Barberini, opera di Gian Lorenzo Bernini, considerata la più elegante. Tra le altre, colpisce la fontana “delle Tartarughe” (1581-1588), una creazione magica di Giacomo della Porta che fonde mirabilmente acqua, architettura e scultura e che risulta ben inserita nel ghetto ebraico, nella raccolta piazza Mattei. Prende il nome dalle quattro tartarughe sul bordo della vasca superiore, aggiunte nel 1658 con i lavori di restauro, e attribuite dalla tradizione sempre a Gianlorenzo Bernini. Vi è poi anche una fontana molto telegenica per essere continuamente ripresa dalle televisioni nazionali. È quella di piazza Colonna, nei pressi di Palazzo Chigi, sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Fu realizzata da Giacomo Della Porta, nominato Fontaniere ufficiale del Papa, e oggi fa da scenario alle riprese dei servizi di politica interna di molti giornalisti televisivi. Ma un po’ in tutta Italia questi “apparati d’acqua” affascinano e lasciano incantati con i loro giochi d’acqua. Spesso portano la firma di alcuni tra i più importanti architetti e artisti, e danno il meglio del loro splendore nella nitida luce del mattino o nei caldi colori del tramonto. A Cattolica, nelle notti d’estate, gli zampilli ballano a ritmo di musica: la fontana danzante in piazza delle Sirene incanta tra giochi d’acqua, luglio 2014

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sosted'arte

musica e colori. Raffigura tre maestose sirene, fasciate da un drappeggio che pare ondeggiare al vento. S’ispira al classicismo, invece, la fontana dei quattro cavalli a Rimini, che domina il parco intitolato a Federico Fellini, poco distante dal famoso Grand Hotel. La vasca principale ha forma circolare e rappresenta il mare, da cui sorgono quattro cavalli marini. Spostandosi a Riccione ci si trova dinanzi il Bosco della pioggia, in piazzale Roma, opera scultorea che racchiude la visione poetica dell’artista Tonino Guerra: sette reti da pesca da cui gocciola la pioggia, producendo un musicale ticchettio che ammalia. Sempre Guerra ha dato vita all’altrettanto leggiadro Tappeto sospeso di Cervia, una larga pozza irregolare, colma d’acqua, sulla quale si libra un tappeto di mosaico che trasporta alcuni cumuli di sale e un ciuffo di canne, omaggio alla civiltà salinara cervese.

Oasi di città A Napoli, invece, troneggia la fontana monumentale dell’Esedra che si trova alla mostra di Oltremare, voluta dal regime fascista per celebrare il colonialismo italiano. Viene azionata (solo nei fine settimana) con una sincronia di musica e luci (800 proiettori dalle diverse tonalità): i getti di acqua sembrano danzare. Altrettanto spettacolare è la cinquecentesca fontana Pretoria, in piazza del Municipio a Palermo. Le decine di statue delle divinità (con in alto Bacco giovinetto che versa l’acqua) che l’adornano sono tutte nude, ecco perché i palermitani sono soliti indicarla come la piazza della Vergogna. Le viscere cittadine di Siracusa, ricche di sorgenti d’acqua dolce, formano in superficie curiosi giardini acquatici. È il caso della Fonte Aretusa dove proliferano piante di papiro come lungo il Nilo, portate probabilmente a Siracusa già nel III secolo a.C. Da qui si cammina sotto l’ombra dei ficus del Passeggio Adorno, il viale preferito dai siracusani per darsi appuntamento. Vi è anche una fontana che pare porti bene. È quella dell’elefante, in marmo bianco a Catania, divenuta il simbolo della città. Cosa ha di speciale questo curio124

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Il signore delle acque Quella del Nettuno, in piazza della Signoria, fu la prima fontana pubblica di Firenze. Nel 1559 ci fu un bando per scegliere l’architetto al quale affidare i lavori. L’incarico andò a Bartolomeo Ammanati, perché giudicato più significativo nell’esaltare i gloriosi traguardi marinari raggiunti in quei decenni dal Granducato di Toscana. Ed è sempre un Nettuno ad abbellire uno degli spazi aperti più amati dai goriziani. L’opera che si erge in piazza Vittoria fu realizzata nel 1756, su progetto dello scultore locale Nicolò Pacassi. La curiosità? Sostituì un antico pozzo e inizialmente venne alimentata da una primitiva conduttura ricavata da tronchi di abete perforati. Le tre figure di Tritoni vogliono forse rappresentare, secondo un’usuale iconografia, i tre fiumi che bagnano il territorio: l’Isonzo, il Corno e il Vipacco.

In apertura: la fontana del Bernini in piazza Navona. In questa pagina, dall'alto, il Nettuno di piazza della Signoria a Firenze e la fontana Pretoria, in piazza del Municipio a Palermo

so Dumbo? Una leggenda racconta che quando Catania fu per la prima volta abitata, tutti gli animali pericolosi furono messi in fuga da un elefante, al quale i catanesi, in segno di ringraziamento, eressero una statua, da loro chiamata con uno strano soprannome U’ Liotru. Sta di fatto che chiunque passi da queste parti dà un’occhiata alla chiesa (adornata da statue bianche che ritraggono santi, vescovi della cristianità), e un’altra al Liotru, in direzione del deretano. Che si sa la fortuna non basta mai.


soste d’arte

di Gilda Ciaruffoli

Capitale umano

Terry O’Neill. Pop Icons

Vale la pena lasciare il centro di Bologna e addentrarsi nella prima periferia cittadina per raggiungere la bella struttura del Mast – Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia, che ancora fino ad agosto propone la mostra fotografica dedicata al binomio uomo/industria, dalla fine dell’800 a oggi. Un rapporto complesso e in evoluzione continua, soggetto dell’occhio indagatore di 40 tra i più importanti fotografi di sempre, per 254 immagini – a volte documentarie, altre inaspettatamente liriche – che raccontano la storia della società industrializzata dal punto di vista di chi quella storia l’ha costruita: gli operai, le persone.

Una carrellata di ritratti che raccontano attraverso i volti dei miti del cinema, della musica, della moda, della politica e dello sport, la carriera artistica del fotografo britannico. La retrospettiva contiene alcuni dei suoi lavori più celebri, 47 ritratti che documentano i momenti più intimi e naturali delle icone del pop degli ultimi 40 anni. Di tutti O’Neill ha cercato di cogliere ed esaltare l’essenza, esprimendone la grandiosità e consacrandoli a icone senza tempo. fino al 28 settembre

fino al 30 agosto

Palazzo Cipolla, Roma www.fondazioneromamuseo.it

Fondazione Mast, Bologna www.mast.org

Elliott Erwitt/Icons Adriano e la Grecia L’esposizione mette in luce un rapporto profondo e speciale, quello tra l’imperatore e la sua patria spirituale, creando un inedito gioco di specchi fra le testimonianze di tale legame presenti in Grecia e le rielaborazioni che Adriano propone di esse nella sua residenza alle porte della capitale, grazie a prestiti eccezionali concessi dai musei greci, e per la maggior parte mai visti prima al di fuori dei confini ellenici. fino al 2 novembre Villa Adriana, Tivoli www.villaadriana.beniculturali.it

Grande autore Magnum, reclutato nel 1953 all’interno della celebre agenzia direttamente da Robert Capa, Elliott Erwitt ha firmato immagini diventate icone del Novecento (i due innamorati nello specchietto retrovisore di un’automobile, Jacqueline Kennedy al funerale del marito, i ritratti di Che Guevara e Marilyn Monroe...). L’esposizione ne ripercorre carriera e poetica attraverso 42 scatti da lui stesso selezionati; in esposizione anche una serie di 9 autoritratti, esclusivi di questa mostra, che costituiscono un “evento nell’evento”.

fino al 31 agosto Galleria Raffaele De Grada San Gimignano www.sangimignanomusei.it

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bellezza&benessere

L’essenza di un ricordo di Elena Conti

Quello di una terra, di una gita indimenticabile, del mare che ci bagnava i piedi da bambini o della brezza che ha reso piacevoli le nostre estati. Chiuso in una bottiglia. Da spargere nell’aria e farne vestito. È questo il segreto del successo delle Acque profumate, con le loro note persistenti ma delicate che allietano (e stuzzicano) i sensi 126

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Se un profumo o un sapore evoca un ricordo, si pensa subito a Marcel Proust, che tradusse in parole – divenute leggenda – quella sensazione particolare che tutti prima o poi abbiamo provato, ma che forse non saremmo stati in grado di descrivere allo stesso modo. Stimolati dai sensi riaffiorano ricordi sepolti da tempo, ma pronti a rivivere. Basta il sapore del lievito del pane fresco, l’odore di un neonato, il profumo di una persona e all’improvviso ecco un déjà vu: prima la sensazione netta di aver già vissuto qualcosa di simile, poi affiora nitido il ricordo. L’idea di racchiudere in un profumo l’esperienza di un viaggio, di una vacanza indimenticabile, è alla base del recente moltiplicarsi di Acque profumate che sono legate ai territori.

Da Parma a Hollywood Oggi il mondo degli aromi è un business milionario: ne esistono a migliaia, e non è facile trovare quello più adatto. Il profumo, con il suo potere evocativo ed emozionale e con la capacità insita di portare benessere, ha avuto un posto di rilievo nella vita dell’uomo. Inspirarlo stimola la parte primitiva dell’encefalo e muove


il corpo a reazioni complesse. Le stesse, anche se forse più delicate e discrete, stimolate dalle leggere Acque profumate, emblema di semplicità. Una goccia di essenza dal 3 al 5%, solitamente priva di alcol o quasi, e il resto acqua distillata. La prima è stata l’Acqua di Parma, nata nel 1916. Erano i tempi di Verdi e Maria Luigia, Parma era città d’arte, colta e aristocratica. Qui abili maestri profumieri crearono una nuova fragranza, più fresca e moderna rispetto ai popolari profumi forti di origine tedesca. Era la prima, vera colonia italiana, una fragranza rimasta immutata fino a oggi. Fu un grandissimo successo, negli anni '30 divenne “il” profumo dell’epoca, ma la fama internazionale arrivò negli anni '50, grazie ai divi hollywoodiani, chiamati in Italia dai grandi maestri del nostro cinema. Poi nel 1993 Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle e Paolo Borgomanero investirono nel marchio, e l’ascesa fu rapidissima: dalla prima boutique Acqua di Parma in via del Gesù a Milano nel 1998, accanto ai nomi più noti dell’alta moda e del prêt-àporter, sono stati aperti numerosi punti vendita in tutto il mondo.

Profumo di Toscana Oltre Parma anche Siena ha la sua Acqua, creata pochi anni fa da una ricetta scoperta nel fondo di un cassetto, durante il restauro dell’antica farmacia Ugurgieri. Un foglio scritto a mano che riportava le dosi esatte per un’Acqua profumata a base di bergamotto, lavanda, violetta e ambra, che insieme ricreano tutta l’essenza dell’aristocratica cittadina toscana. Si moltiplicano poi le Acque con i profumi delle Isole, come quella dell’Elba, nella quale ritroviamo tutta la forza del mare e della salsedine, del mirto e della macchia mediterranea. Sembrava una follia, alla fine degli anni ’90, un’idea impossibile di tre giovani elbani, un’impresa familiare composta da Fabio, Chiara e Marco che si volevano mettere in gioco in un settore con-

Nell'Acqua dell'Elba ritroviamo tutta la forza del mare e della salsedine, del mirto e della macchia mediterranea

La fragranza della seduzione L’Acqua di Sale è un profumo di nicchia, che ha avuto uno straordinario successo nella Capitale, conosciuto anche come la fragranza della seduzione, perché (sembra) se lo indossi nessuno ti resiste. Mirto, legno di cedro e alghe marine: il primo dona una nota speziata, rara e persistente; il cedro la freschezza frizzante e le alghe la sensazione di brezza marina. Ne bastano due gocce per lasciare un segno indelebile.

trollato da poche multinazionali. Ma ci sono riusciti con successo e hanno creato una manifattura di profumi proprio all’Isola d’Elba; senza tanti calcoli, con la determinazione tipica dei giovani, ci hanno provato e hanno vinto la scommessa: l’idea era quella di cercare di restituire l’emozione e l’esperienza della vita sul mare, ricreandola in un profumo. Qualcosa che fosse più di una fragranza, ma una vera e propria essenza. L’essenza di un’isola. E poi sono nate l’Acqua di Maremma, del Giglio, di Montecristo, di Ponza... luglio 2014

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lemaniraccontano lemaniraccontano

Sogni d’oro di Olga Carlini

Sono il risultato di una ricerca continua che avvicina epoche e mondi diversi in un percorso sensoriale nelle terre del piacere e del bello, i gioielli Alcozer & J. Una storia di passione e abilità artigianale lunga 20 anni e cresciuta nel cuore di Firenze, velata di raffinate nostalgie e un’eco di mal d’Africa

“Ogni creazione è una dichiarazione d’amore alla femminilità, alla vita”. È questo il motto di Giampiero Alcozer, un poeta che scrive i suoi versi con l’oro, le pietre e il cesello, e che festeggia, in questo 2014, 20 preziosi anni di attività. Era infatti il 1994 quando decise di incanalare la sua dirompente creatività e l’esperienza artigianale acquisita negli anni nel progetto che porta il suo nome, Alcozer & J, marchio che oggi vanta un archivio di oltre 300 mila modelli ed è conosciuto in ogni parte del mondo, con boutique monomarca a Firenze, Roma, San Pietroburgo e Krasnodar. Una storia di successo made in Italy, le cui origini però sono lastricate di ebano e avorio, le materie prime che un giovanissimo Giampiero ha imparato a intagliare e lavorare in Africa, terra dove ha trascorso gli anni dell’infanzia, nel laboratorio di un artigiano camerunese. «La mia passione non nasce da una tradizione di famiglia, come spesso accade. Anzi, nel mio caso si è trattato quasi di un evasione!» ci racconta Alcozer. «Stavo per laurearmi in Scienze Politiche ed ero pronto a seguire la strada tracciata per me da una classica famiglia medio borghese, quando ho capito che avrei dovuto dar retta alle mie mani, che fremevano dalla voglia di creare, e alla mia fantasia. Il ricordo delle linee e dello scintillio dei gioielli etnici, che mi avevano stregato fin da bambino, e di quelli tramandati dalle donne della mia famiglia, alimentava la mia creatività, portandomi a desiderare di potere un giorno realizzarne di miei: monili capaci di trasmettere ad altri le mie stesse emozioni».

Classico, raffinato, artigianale Hanno preso forma così i primi bracciali con charms di gusto vittoriano ma dal sapore contemporaneo, i primi orecchini romanticamente bruniti, i primi anelli-scultura (ma anche anelliracconto), tutti nati quasi per gioco, come per dare sfogo alle mani del loro creatore. Venduti in un primo momento nei mercatini, ebbero da subito un grande successo. Tale da portare Giampiero Alcozer a registrare il suo marchio, nel 1994. È Firenze la città sede del brand, dove viene curato ogni singolo oggetto, dall’ideazio128

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ne fino alla completa realizzazione. Anelli, bracciali, spille, collane, orecchini, pendenti che raccontano fiabe, comunicano sensazioni, trasportano con sé la storia unica di questa città in bilico fra passato rinascimentale e afflato cosmopolita. Nel laboratorio Alcozer, dove sono al lavoro non semplici operai, ma «persone che condividono una passione», ogni gioiello viene realizzato con la tecnica a cera persa plasmata attorno alla pietra: ottenuta la fusione in ottone viene successivamente dorata, decorata da pietre preziose e montata su collane, bracciali, orecchini… L’ispirazione è varia, e si rinnova di continuo. Resta come caposaldo l’amore per una certa oreficieria artigiana di ispirazione classica che prende forma nella collezione Classic, dove richiami alla nobiltà italiana del Rinascimento convivono in un equilibrio perfetto con il fascino della bigiotteria dell'800 e del vintage americano degli anni '30 e '40. Vasta la collezione di bijoux realizzati in ottone bagnato in oro che si va arricchendo di soggetti che raffigurano piccoli animali del bosco, animali domestici, ma anche api e farfalle che prendono vita tra perle, Swarovski e piccoli granati, e si posano tra smeraldi e rubini. Ricorrono anche temi ispirati all’infanzia e al mondo dei giocattoli che si alternano a quelli più romantici, per fare di ogni oggetto un racconto da donare o donarsi. Non possono mancare le corone, perché ogni donna desidera sentirsi una regina. E quindi eccole, su bangles, bracciali rigidi, collane: un omaggio finale alla femminilità, alla sua complessità, alla sua bellezza, all'energia, al fascino e alla sensibilità, cui, ogni oggetto di Alcozer & J dà voce, da vent'anni, in un torrente di creatività che non si può arginare.

Ogni gioiello deve poter raccontare una favola per essere scelto da chi lo indossa. Perché ognuno di noi, ammirandolo, dovrà emozionarsi ogni volta attraverso la sua unicità (Giampiero Alcozer)

dove&come Alcozer & J Via Mannelli, 15 - Firenze Tel. 055.6236346 www.alcozer.it

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libri letti per voi

di Eleonora Fatigati

Lusso per tutti

Il padre del pane

Giardinieri senza giardino

Chiediamo a Riccardo Astolfi, fondatore della Comunità del Cibo Pasta Madre e ideatore del sito pastamadre.net – punto di riferimento per chi vuole entrare in questo mondo – di raccontarci come è nata la sua grande passione per il pane e per la lievitazione fatta in casa.

Lorenza Zambon fonde teatro e natura attraverso spettacoli e laboratori in giro per il mondo. Il volume è una raccolta di consigli, racconti, tecniche di coltivazione e riflessioni personali che ha ricevuto da illustri giardinieri planetari.

Perché ti piace fare il pane? Mi piace il rito, da compiere insieme alla famiglia, e mi piace gustarne i frutti tutte le mattine a colazione; mi piacciono i sorrisi delle persone a cui regali la pasta madre, sapendo che grazie a questo lievito speciale potranno fare un pane buono e sano. Come hai scoperto la pasta madre? Grazie a mia suocera che come tutti gli “spacciatori” ha messo a disposizione il suo lievito gratuitamente. Da quel momento in poi non ho più smesso di creare ricette. Quali sono le farine che scegli per te e per la tua famiglia? Quelle biologiche e macinate a pietra perché mantengono le vitamine, i minerali, le fibre e i grassi nobili (germe). Inoltre sono affascinato dai grani antichi: più saporiti, più ricchi di nutrienti, più poveri di glutine e quindi più facili da digerire. Guido Tommasi editore 230 pg 25 euro

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Che cos’è il giardinaggio planetario? Il giardinaggio planetario è una metafora, un’immagine di come percepisco il giardino ovvero: lo spazio che contiene e protegge la vita in ogni luogo della terra. Quindi per essere giardinieri, si può anche non possedere un giardino? Certo. Il giardiniere planetario è una persona fortemente motivata, che nutre un'emozione personale nei confronti della natura; va in giro con sacchetti di semi in tasca da spargere un po’ ovunque, magari proprio in luoghi urbani e cementificati. Come nascono le tue lezioni? Ho raccolto esperienze di vita vissuta nel giardino e per il giardino da alcune persone importanti per la mia vita che mi hanno trasmesso la volontà di agire sul mondo che ci circonda attraverso il linguaggio delle piante. Ponte alle grazie editore 107 pg 10 euro

Guida ideale per tutti quelli che non vogliono rinunciare a comodità, piacere della tavola e luoghi esclusivi; punto di riferimento per chi conserva ancora lo spirito del viaggiatore del secolo scorso e vuole sperimentare, godendo, la grande bellezza del nostro paese senza spendere cifre da capogiro. Luca Iaccarino, giornalista enogastronomico, “escursionista del lusso” doc, ha creato una guida intelligente e utile, che invita a conquistarsi il viaggio di qualità al miglior prezzo possibile. Godetevi allora una cena alla Clusaz (una stella Michelin) in Valle d’Aosta con 40 euro, una strepitosa colazione all’Hotel Victoria di Torino e una degustazione di Barolo a 10 euro nella tenuta della famiglia Ceretto. Proseguite con un pranzo a 32 euro da Uliassi a Senigallia, una sfogliatella da Pintauro a Napoli e soggiornate in Costiera Amalfitana nell’azienda agrituristica Sant’Alfonso di Furore con vista mozzafiato sul mare. Venti tour per coppie (giovani o attempate), single o famiglie; venti soggiorni possibili per venti regioni italiane dalla Valle d’Aosta alle isole Sicilia e Sardegna passando per le Langhe, la Serenissima e la Dolce Vita romana, che offrono le migliori Spa, ristoranti stellati, pasticcerie e chateaux relais del bel paese. Mondadori Electa 160 pg 14,90 euro


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Cosa c’è di meglio di LG G2, eletto migliore smartphone del 2013*? La sua sorprendente evoluzione. Nuovo LG G3. Il più semplice, il più smart.


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Un costume passepartout Comodo, bello e pratico. È il costume della serie Zenzero di Calzedonia. Il tessuto in microfibra lo rende adatto a ogni situazione da spiaggia: lunghe passeggiate, nuotate e partite di beach volley. Non solo comodo, ma anche bello. La stampa jungle fa di questo bikini un modello trendy e versatile, da sfoggiare anche in occasione di aperitivi o feste in piscina. Prezzo: 45 euro

Roma in salotto Avete mai pensato di mettervi un pezzo di storia in casa? Da oggi con Lego è possibile. Dopo la Torre di Pisa, la linea Lego dedicata all’architettura e al design ha realizzato la Fontana di Trevi, la più celebre fontana barocca di Roma. Il monumento è conosciuto soprattutto per la sua leggenda: chi lancia una moneta nelle sue acque, dandole le spalle, farà di certo ritorno a Roma. Prezzo: 49,99 euro

L’acqua che sa di Sicilia Stop allo stress e alla stanchezza. Per rigenerare il corpo Collistar ha ideato Profumo di Armonia, linea aromocosmetica arricchita di oli essenziali, estratti di mandorle della Sicilia e iris. Il mix aromatico è stato realizzato da Daphné Bugey, parfumeur di fama internazionale. Prezzo: 39 euro

Ricordi ad alta risoluzione Ogni vacanza che si rispetti, per non essere dimenticata, ha bisogno di essere immortalata. Canon ha realizzato un modello maneggevole – molto più piccolo di una reflex – e facile da utilizzare: la Canon Eos M. Gli scatti sono paragonabili in qualità a quelli di una reflex digitale ed è possibile utilizzare la macchina anche come videocamera, producendo registrazioni in Full HD. Prezzo: 915 euro

Sole, mare e… crema protettiva Sono queste le parole dell’estate per una pelle protetta e idratata. Clinique ha realizzato il kitSun, cofanetto contenente tutti i prodotti necessari per prendersi cura dell’epidermide in spiaggia. I solari della casa sono realizzati secondo la tecnologia Solarsmart, efficace contro i raggi uvb e uva, e sono resistenti all’acqua. Il cofanetto contiene: face cream SPF30; face e body cream SPF 15; after sun rescue balm with aloe. Prezzo: 42,33 euro 132

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maGazine

selezioni

Senza lattosio: è lo yogurt che piace a tutti Dall’Alto Adige arriva Bella Vita Free, la nuova soluzione di Latteria Merano per soddisfare le esigenze di tutta la famiglia I numeri dell’intolleranza stanno crescendo sensibilmente: oggi 7 italiani su 10 non digeriscono il lattosio, con i picchi più alti che si registrano in alcune regioni meridionali. Dati rilevanti e destinati a crescere. Diventa quindi indispensabile che le aziende producano alimenti certificati destinati a questo segmento, sempre più ampio, di popolazione. In quest'ottica, Latteria Merano, impegnata nella realizzazione di prodotti di assoluta qualità, ha lanciato il nuovo yogurt Bella Vita Free. È senza lattosio, ovvero ne contiene meno dello 0,01%. Privo di glutine, aromi artificiali e

conservanti. A basso contenuto di grassi. Realizzato con latte fresco (parzialmente scremato) raccolto quotidianamente negli alpeggi dell’Alto Adige: lo Yogurt Bella Vita Free è un prodotto che, grazie alla sua leggerezza, al gusto e all’elevata digeribilità, è adatto a tutti i consumatori. Bianco al naturale o ai gusti fragola, vaniglia, pesca e albicocca, si propone per diverse occasioni di consumo: da una colazione leggera agli spuntini della mattina o del pomeriggio. Senza trascurare l’opportunità di concludere un pasto in maniera dolce e senza sensi di colpa.

Purezza e leggerezza Bella Vita Free appartiene alla linea Bella Vita, il marchio di Latteria Merano pensato per offrire prodotti innovativi e in linea con le moderne esigenze nutrizionali. Attualmente la linea comprende uno yogurt 0,1% di grassi, un drink probiotico arricchito con Calcio e Vitamina D e appunto il nuovo yogurt senza lattosio (ne contiene meno dello 0,01%). Attenzione al benessere, cura della persona, qualità delle materie prime, sostenibilità delle produzioni: ogni prodotto di Latteria Merano è studiato per fare in modo che la tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente sia il primo dogma da rispettare.

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selezioni

Nel regno del crudo Esperienza. Pazienza. Clima. Maestria. Quattro sostantivi per fotografare l’arte salumiera di Giancarlo Tanara: un nome famoso ben oltre i confini di Parma, terra vocata per tradizione alla produzione dei prosciutti di migliore qualità Nella zona più rinomata del parmense, in località Langhirano, lo stabilimento Tanara si colloca come il prosciuttificio d’eccellenza, da generazioni attivo nella selezione delle carni suine, provenienti esclusivamente da allevamenti emiliani e lombardi, zone d’eccellenza che assicurano agli animali un’alimentazione assolutamente naturale, garanzia di qualità delle carni. La dolcezza dei prosciutti crudi è però un pregio conquistato a piccoli passi, e che si nutre di un’esperienza maturata lungo le generazioni; esperienza che prende forma, prima di tutto, nella capacità di scegliere le cosce migliori. Poi viene il momento della salatura, fatta a mano nel rispetto della tradizione, impiegando la minima quantità possibile di sale marino naturale, l’unico conservante utilizzato. Si passa quindi alla stagionatura, dove l’altro grande ingrediente della ricetta di casa Tanara caratterizza i crudi di qualità superiore: l’aria pura e frizzante che proviene dagli Appennini e che penetra negli stanzoni di stagionatura attraverso le ampie finestre. Langhirano infatti gode di una felice posizio-

ne geografica il cui insieme di fattori climatici rende possibile il perfetto risultato della stagionatura naturale grazie al ricambio dell’aria che si crea con l’apertura e la chiusura delle finestre che determina così la fragranza e il profumo inconfondibile di questo “signor crudo”. Negli stanzoni di stagionatura i prosciutti crudi riposano in attesa della valutazione da parte del Mastro Salumaio. Solo allora si decide di marchiare a fuoco i crudi “Giancarlo Tanara”, a garanzia di un lavoro paziente e gratificante che l’azienda compie secondo un rituale finalizzato a conseguire l’incomparabile dolcezza dei crudi di pregio. È un’operazione che, nella sua ripetitività, contiene tutta la solennità di un rito che si perpetua per attestare la perfezione. E non solo: seguendo la filosofia aziendale, in cui il meglio può anche essere superato, il prosciutto Tanara diviene “crudo d’amatore”, prolungando la stagionatura a richiesta e beneficio di chi richiede l’eccellenza.

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Benvenuti a bordo La compagnia Air One è lo “Smart Carrier” del gruppo Alitalia, che assicura offerte ampiamente personalizzabili adatte a soddisfare le preferenze di tutti i tipi di viaggiatori, dal più attento al risparmio a coloro più orientati al servizio. Air One è una compagnia giovane e dinamica che offre un’ampia gamma di destinazioni, prezzi competitivi e un servizio semplificato e trasparente.


La flotta Air One si distingue nel panorama internazionale per l’utilizzo di aeromobili moderni, sicuri e confortevoli che ti offrono elevati standard di servizio a bordo. Oggi la flotta è composta da 10 aerei Airbus 320 di nuova generazione, configurati a 180 posti con nuove poltrone in pelle di tipo Slim che offrono la massima comodità per tutta la durata del viaggio.

San Pietroburgo da 89e

Copenaghen (dal 30/03/2014)

da 49e

Mosca

(dal 30/03/2014)

da 99e

Berlino

Amsterdam

(dal 30/03/2014)

(dal 30/03/2014)

da 35e

da 69e

Londra

Praga

Düsseldorf

(dal 31/03/2014)

da 30e

(dal 01/04/2014)

da 45e

da 69e

Vienna

(dal 01/04/2014)

Stoccarda

Parigi Charles De Gaulle

(dal 30/03/2014)

Lione

(dal 18/04/2014)

da 49e

Milano Malpensa Torino

da 69e

Verona

da 29e

Genova da 49e

Barcellona

da 59e

(dal 13/06/2014)

da 49e

(dal 30/03/2014)

da 45e

Monaco

Venezia

Bologna

Pisa

(dal 30/03/2014)

da 45e

Tirana

(dal 01/06/2014)

da 45e

Palma di Maiorca

(dal 30/05/2014)

da 29e

(dal 05/07/2014)

Ibiza

(dal 14/06/2014)

da 30e

Rotte in vendita tutto l’anno Rotte stagionali Prezzi solo andata, tutto incluso.

da 49e

Olbia

da 29e

Cagliari

Palermo

Lamezia Terme

(dal 01/04/2014)

da 29e

Catania

da 29e

Atene

(dal 01/04/2014)

da 45e


da: Milano

Bologna

D端sseldorf

Catania Palermo Barcellona (dal 01/06/2014) Parigi (dal 01/06/2014) Tirana

Genova

Ibiza

da: Venezia

Lamezia Terme

Catania Tirana

da: Verona

Cagliari (dal 01/04/2014) Catania Lamezia Terme Palermo Atene (dal 01/04/2014) Copenaghen (dal 30/03/2014) Ibiza (dal 14/06/2014) Mosca (dal 30/03/2014) Praga San Pietroburgo (dal 25/04/2014) Tirana (dal 30/03/2014)

da: Pisa

Catania Olbia (dal 30/05/2014) Berlino (dal 01/04/2014) Mosca (dal 26/04/2014) Palma di Maiorca (dal 05/07/2014) Praga San Pietroburgo (dal 05/06/2014) Tirana

da: Catania

Bologna (dal 30/03/2014) Milano Malpensa Pisa Torino Venezia Verona Amsterdam (dal 30/03/2014) Berlino (dal 30/03/2014) D端sseldorf (dal 01/04/2014) Lione (dal 18/04/2014) Londra (dal 31/03/2014) Mosca (dal 25/04/2014) Parigi Charles de Gaulle (dal 30/03/2014) Praga (dal 05/04/2014) San Pietroburgo (dal 26/04/2014) Stoccarda (dal 30/03/2014) Vienna (dal 01/04/2014)

da: Palermo

Torino (dal 30/03/2014) Verona (dal 30/03/2014) Venezia Amsterdam (dal 30/03/2014) Berlino (dal 02/04/2014) Londra (dal 01/04/2014) Monaco (dal 13/06/2014) Mosca (dal 25/04/2014) Parigi Charles De Gaulle (dal 30/03/2014) San Pietroburgo (dal 26/04/2014)

da: Catania durata volo: 1:45 h numero di voli: 2 al giorno da: Tirana durata volo: 2:00 h numero di voli: 2 a settimana da: Torino durata volo: 1:55 h numero di voli: 1 al giorno da: Venezia durata volo: 1:30 h numero di voli: 4 a settimana

da: Catania durata volo: 2:50 h numero di voli: 2 a settimana da: Venezia durata volo: 2:30 h numero di voli: 3 a settimana

Londra

da: Catania durata volo: 3:10 h numero di voli: 3 a settimana da: Palermo durata volo: 3:00 h numero di voli: 3 a settimana

Olbia

Monaco

Palermo

Mosca

da: Pisa durata volo: 1:10 h numero di voli: 4 a settimana da: Venezia durata volo: 1:40 h numero di voli: 1 al giorno

Torino

da: Catania durata volo: 2:05 h numero di voli: 2 al giorno da: Lamezia Terme durata volo: 1:50 h numero di voli: 1 al giorno

Amsterdam

da: Catania durata volo: 3:10 h numero di voli: 2 a settimana da: Palermo durata volo: 2:50 h numero di voli: 2 a settimana

Atene

da: Venezia durata volo: 2:45 h numero di voli: 4 a settimana

Barcellona

da: Verona durata volo: 2:50 h numero di voli: 1 al giorno

Berlino

da: Catania durata volo: 3:00 h numero di voli: 3 a settimana da: Palermo durata volo: 2:45 h numero di voli: 2 a settimana da: Pisa durata volo: 2:00 h numero di voli: 3 a settimana

da: Palermo durata volo: 2:30 h numero di voli: 2 a settimana da: Catania durata volo: 4:00 h numero di voli: 2 a settimana da: Palermo durata volo: 4:15 h numero di voli: 1 a settimana

Palma di Maiorca

da: Pisa durata volo: 2:15 h numero di voli: 4 a settimana

Parigi Charles De Gaulle da: Catania durata volo: 2:45 h numero di voli: 3 a settimana da: Palermo durata volo: 2:30 h numero di voli: 3 a settimana da: Pisa durata volo: 3:15 h numero di voli: 2 a settimana

Praga

da: Catania durata volo: 2:30 h numero di voli: 1 a settimana da: Pisa durata volo: 1:35 h numero di voli: 3 a settimana da: Venezia durata volo: 1:25 h numero di voli: 4 a settimana

San Pietroburgo

da: Catania durata volo: 4:30 h numero di voli: 2 a settimana da: Pisa durata volo: 3:30 h

numero di voli: 1 a settimana da: Palermo durata volo: 4:50 h numero di voli: 1 a settimana da: Venezia durata volo: 3:10 h numero di voli: 2 a settimana

Stoccarda

da: Catania durata volo: 2:25 h numero di voli: 2 a settimana

Tirana

da: Milano Malpensa durata volo: 1:40 h numero di voli: 2 al giorno da: Genova durata volo: 2:00 h numero di voli: 2 a settimana da: Verona durata volo: 1:50 h numero di voli: 4 a settimana da: Venezia durata volo: 1:40 h numero di voli: 4 a settimana da: Pisa durata volo: 1:30 h numero di voli: 6 a settimana da: Bologna durata volo: 1:40 h numero di voli: 4 a settimana

Vienna

da: Catania durata volo: 2:15 h numero di voli: 2 a settimana


Tariffe

GO

SMART

Bagaglio

da 15€

1 ( 20kg ) incluso

Posto a sedere a scelta

da 4€

posto Plus incluso

Millemiglia Alitalia

no

500 voli nazionali 1000 voli internazionali

Cambio data

da 60€*

da 20€*

Cambio nominativo

(via Call Center e in aeroporto)

da 70€

da 50€

Rimborsabilità

no

50%

(via Call Center e in aeroporto)

*Più eventuale integrazione alla classe tariffaria disponibile

Mappa dei posti

Legenda

Plus da 4€

Relax da 10€

Air One Smart Carrier ti permette di scegliere il tuo posto a bordo. Air One garantisce sempre l’assegnazione di un posto. Nel caso in cui il Passeggero decida di non scegliere il posto, verrà assegnato automaticamente, secondo la disponibilità e senza alcun supplemento.

Comfort da 30€

Per chi invece vuole sceglie il posto più adatto alle proprie esigenze (Posto Premium), potrà scegliere tra: • Posto “Plus”: la tua scelta a partire da soli 4E se acquistato sul sito (da 6E se acquistato in aeroporto, non disponibile a bordo). Per la tariffa Smart i posti Plus sono gratis!

• Posto “Relax”: con soli 10E (15E se acquistato in aeroporto o a bordo) potrai volare più comodo grazie a maggiore spazio per le tue gambe. • Posto “Comfort”: con solo 30E (40E se acquistato in aeroporto o a bordo) potrai avere ancora più spazio e sempre un posto libero accanto a te.



TM

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Avis

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Grazie alla partnership esclusiva, Air One e Avis offrono ai propri clienti tariffe dedicate per i noleggi auto in Italia ed Europa.

Grazie alla partnership con Venere.com, specialista europeo in termini di prenotazioni alberghiere ed extra-alberghiere online, Air One offre ai propri clienti un servizio di prenotazione con conferma immediata. Con Venere.com potrai scegliere hotel, bed & breakfast, appartamenti, agriturismi e altre tipologie di alloggio presenti in oltre 180 paesi. L’integrazione del contenuto del sito con i commenti forniti direttamente dagli utenti ti aiuteranno a scegliere la soluzione più adatta alle tue esigenze. Viaggi per affari o per piacere? Non perdere altro tempo: prenotare online è facile, veloce e gratuito. Prenota adesso e paga in hotel!

La polizza “Air One All Inclusive”, oltre al rimborso in caso di rinuncia al viaggio, garantisce una copertura completa con assistenza sanitaria attiva 24 ore su 24, rimpatrio sanitario, copertura delle spese mediche fino a 150.000 € e protegge anche il tuo bagaglio fino a 1000 € in caso di furto, mancata riconsegna o danneggiamento. La polizza può essere acquistata contestualmente alla prenotazione del biglietto aereo su flyairone.com o anche a partire successivamente. Aggiungi serenità al tuo viaggio!

da soli

13€

Sul noleggio verrà applicato uno sconto fino al 10%. Le prenotazioni potranno essere effettuate attraverso il sito flyairone. com, il Centro Prenotazioni Avis oppure presentandosi direttamente presso gli uffici di noleggio con la carta d’imbarco o il biglietto elettronico Air One entro le 24 ore successive al volo. La partnership Avis - Air One prevede inoltre la possibilità di offerte ancora più esclusive. Per non perdere l’occasione di concludere al meglio il tuo viaggio, tieniti aggiornato, così pianificherai il viaggio in modo ancora più semplice, veloce e conveniente!

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