Vdg febbraio 2015

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VDG MAGAZINE i VIAGGI DEL GUSTO | ANNO 5 | N.44 | MENSILE | Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. C/RM/19/2011 | Belgio Euro 9,30 | Svizzera Canton Ticino Ch.Fr. 9,90 | Costa Azzurra Euro 11.90 | Stati Uniti

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In collaborazione col Comitato Scientifico di Expo 2015

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febbraio 2015

i Viaggi del Gusto

verde italia il futuro è sempre più green

Food, turismo, moda: viaggio nel nuovo made in Italy che punta su qualità, ecosostenibilità e innovazione

eco-itinerari

PIACERI

CIBO E TERRITORIO

appuntamenti

CONSUMI&TENDENZE

agenda

Trento e Bolzano a impatto zero Le mete top del turismo rurale I Carnevali più insoliti San Valentino a Gradara

Modigliani in mostra a Pisa Biella, la strada della lana Come fare la spesa “al naturale” Biologico: istruzioni per l’uso

I piatti della cucina povera Verso Expo Milano: le spezie Arte, gastronomia, cultura: i migliori eventi di febbraio



editoriale

di Domenico Marasco

domenico.marasco@vdgmagazine.it

Vi raccontiamo l'Italia che non fa notizia I grandi media danno spazio solo alle negatività: noi andiamo controcorrente Cari lettori, il nostro giornale continua imperterrito nella sua unica missione, che è quella di presentare ai lettori l’Italia migliore. Un’Italia che non vuole arrendersi a coloro i quali in questo Paese vedono solo il marcio (che esiste e nessuno lo vuol negare, per carità) e le negatività. Nel nostro quotidiano viaggiare su e giù per lo Stivale alla scoperta dei territori e dei suoi tesori, e ovviamente delle persone che li popolano, ci imbattiamo continuamente in imprenditori seri, onesti, capaci, che faticano solo per il bene della propria impresa, dei propri dipendenti, dei propri clienti. E possiamo garantirvi che di gente così, dall'Alto Adige fino alla Sicilia passando per l'Italia di mezzo, ce n'è a migliaia, forse anche a milioni. Una maggioranza (silenziosa) di persone per bene che andrebbe annoverata nella vera "Italia che merita", per fare da ideale contraltare alle migliaia di individui incompetenti e arroganti che invece hanno portato e continuano a portare disastri e sfaceli al Paese. I media, putroppo, solitamente fanno emergere solo le storie negative. Noi, col nostro giornale invece, andiamo controcorrente e raccontiamo soltanto "la meglio Italia", così come ha fatto, del resto, uno straordinario video del governo presentato a Davos nel corso del Word Economics Forum. Un filmato che ha cercato di capovolgere gli stereotipi diffusi in tutto il mondo che vedono gli italiani solo come ottimi pizzaioli e seduttori incalliti, interessati solo alla buona tavola e alle piacevolezze della vita. Quando invece - sembra quasi una scoperta! - sappiamo essere grandi produttori di tecnologia avanzata, siamo i secondi

esportatori in Europa nel settore della meccanica e siamo leader dell’export nel settore biomedico. Siamo anche i primi produttori al mondo di megayacht, i più qualificati trasformatori nel campo orafo, e ci difendiamo anche nel settore aerospaziale. Sembra quasi superfluo aggiungere che siamo i primi produttori di cibi e vini Dop al mondo (grazie ai quali mettiamo insieme qualcosa come 40 miliardi di euro di export) e che nella classifica dei beni culturali e artistici protetti dall'Unesco, non abbiamo rivali. Quindi non solo pizza, mandolini, mafia e pallone. Non scherziamo. Ecco, l’Italia che noi vogliamo raccontarvi ogni mese, sarà sempre quella migliore. Quella che merita. Seguiteci dunque, e scoprirete un'altra Italia, quella che, sotto sotto, all’estero tutti ci invidiano, quell’Italia che crediamo debba essere raccontata. Come quella "green" che per uscire dalla crisi ha saputo investire in qualità, innovazione, ecosostenibilità e ricerca, e che trovate su questo numero. Dal turismo, al food al fashion, c'è un pezzo del nostro Paese che ha saputo innovarsi "tornando alla natura". Progettando hotel a impatto zero sull'ambiente, coltivando prodotti biologici e vendendoli direttamente al cliente senza l'intermediazione della Grande Distribuzione, rigenerando tessuti per la grande moda. Godetevela, quest'Italia, nelle prossime pagine. E buon viaggio del gusto.

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sommario sommario febbraio 2015

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Almanacco di Barbanera

10 Appuntamenti

18 Milano da bere

22 Cover story Qualità, ecosostenibilità, innovazione: c’è un pezzo d'Italia che sta puntando forte su questi aspetti per rilanciare l’economia. È la Green Italy: conta oltre 300 mila imprese e 3 milioni di occupati e vanta primati e modelli di rilevanza internazionale. Da tendenza modaiola qual era, oggi lo stile “ecofriendly” è un modello economico vincente che fa leva su una rinnovata sensibilità verso il rispetto dell’ambiente, il "local" e i consumi consapevoli. Nell’agroalimentare, come nel turismo e persino nel fashion, "il ritorno alla natura" è un fenomeno che miete sempre più consensi anche sul mercato, come ci spiega Symbola

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panorama

cibo&territorio

30 Agli italiani piace "verde"

42 Verso Expo 2015

Orti urbani, Gas, km zero e green market: la spesa ormai in Italia si fa così

34 L'indagine Biologico: un mercato in ascesa malgrado la crisi. Facciamo il punto con Nomisma

Spezie: protagoniste nelle cucine di tutto il mondo, saranno mattatrici anche a Milano

48 Occhio ai consumi, il pane 50 La salute nel piatto, la birra

38 Bio: la parola agli esperti

64 Gli chef "in campo"

Meglio l'agricoltura naturale 100% o quella convenzionale? Facciamo chiarezza

Viaggio nell'Italia dei ristoranti gourmet che hanno riscoperto il piacere dei sapori dell'orto

68 Piatti poveri da riscoprire

Ricette, indirizzi e segreti per ritrovare i cibi di una volta, dai fegatini di agnello al grano arso

72 Wine tour: i vini biologici

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In Liguria,Piemonte e Sicilia la viticoltura di qualità ha virato decisamente verso la natura

76 Il ristorante, l'Evviva Riccione In copertina: raccolta delle verze in Val Di Gresta (Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A. - Foto di Carlo Baroni)

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78 Orto dei semplici, il ginepro 80 Il buono a tavola, la cucina naturale



sommario sommario febbraio 2015

magazine

i Viaggi del Gusto Direttore Responsabile Domenico Marasco Direttore Editoriale Sergio Luciano Consulente Editoriale Vincenza Alessio Ruffo Coordinatore di redazione Francesco Condoluci Grafica e impaginazione Daniel Addai Editing Gilda Ciaruffoli

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Segreteria di redazione Monia Manzoni - Tel. 02.8688641 ufficiotraffico@vdgmagazine.it Responsabile relazioni istituzionali Roberto Patti

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Responsabile relazioni esterne Cavaliere Nicolino Narducci Foto Gianluca Congiu e Giulio Barreri Editore: Opera Italia Srl Via Pola, 15 20124 Milano Sito web: www.vdgmagazine.it Stampa: Tiber S.p.a. 25124 Brescia (Bs) Distribuzione Italia So.Di.P. S.p.A. Via Bettola 18 20092 Cinisello Balsamo (MI)

Abbonamenti

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inviaggio

piaceri

84 Sognando la campagna

104 Terre&tradizioni: Biella Un percorso lungo la strada della lana,

Dal Friuli alla Sardegna, tra agriturismi e fattorie, il turismo rurale è sempre più cool

92 Ecorelax a Trento e Bolzano Vacanze di qualità e a impatto zero: rotta verso Nord, nel paradiso degli ecoturisti

96 Carnevali insoliti

Diavoli, folletti e danze bestiali: ci sono borghi dove la festa più allegra sa ancora d'antico

100 Week-end benessere, La Thuile

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tra archeologia industriale e modernità green

106 Modigliani a Pisa La città della Torre mette in mostra il fascino del "pittore maledetto"

110 Libri letti per voi 112 Shopping 114 Compagne di strada

Opera Italia Srl - Via Pola 15 - 20124 Milano Tel. 02.86886479 - fax 02.89053290 abbonamenti@vdgmagazine.it Il Servizio abbonati è in funzione dal lunedì al venerdì dalle 10,00 alle 12,30. L’abbonamento può avere inizio in qualsiasi periodo dell’anno. L’eventuale cambio di indirizzo è gratuito. Informare il Servizio abbonati almeno 20 giorni prima del trasferimento, allegando l’etichetta con la quale arriva la rivista. GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONATI L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 del D. leg. 196/2003 scrivendo a: Opera Italia Srl Sede legale: via Pola 15 - 20124 Milano Redazione: via Pola 15 - 20124 Milano tel. 02.8688641 - fax 02.89053290 Registrazione Tribunale di Milano n. 92 del 10/02/2011 L’editore ha ricercato con ogni mezzo i titolari dei diritti fotografici senza riuscire a reperirli. È ovviamente a piena disposizione per assolvere quanto dovuto nei loro confronti

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febbraio almanacco di barbanera

di M. Pia Fanciulli

Coriandoli e sogni d’amore Il freddo non si fa certo desiderare, ma a scaldare le giornate ci pensano Carnevale e San Valentino. Così, tra una frappa e l’altra, si va nell’orto e nel giardino, dove ci aspettano le nuove semine e le potature per i raccolti della bella stagione

Belli e sani Quando le temperature si fanno così basse da imporre una drastica riduzione del tempo trascorso all’aperto limitando una salutare attività fisica, un efficace aiuto può venire da erbe aromatiche e spezie. Cannella, zenzero, peperoncino, aglio e cipolla, offrono infatti tutto il loro calore per dilatare i vasi sanguigni e stimolare la circolazione. Così il sangue potrà raggiungere agevolmente, scaldandole, anche le estremità.

Orti e dintorni

Da ricordare Sabato 14 febbraio – San Valentino Protettore degli innamorati, Valentino fu convertito al cristianesimo e ordinato vescovo da San Feliciano di Foligno nel 197. Arrestato, fu decapitato sulla Via Flaminia. Le sue reliquie si trovano nella Basilica di San Valentino a Terni, dove il 14 febbraio coppie di fidanzati provenienti da tutt’Italia rinnovano la loro promessa d’amore. Le origini della festa ci portano ai Lupercali dell’antica Roma, celebrati il 15 febbraio in onore del dio Luperco. Legati alla purificazione dei campi e ai riti di fecondità, vennero poi cristianizzati e anticipati al 14, venendo così a coincidere con la festa del Santo. Più romantica invece l’ipotesi che vuole Valentino patrono dell’amore per il fatto di aver unito in matrimonio una giovane cristiana e un legionario pagano.

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Sole e Luna Il Sole Il 1° sorge alle 07.13 e tramonta alle 17.14 L’11 sorge alle 07.02 e tramonta alle 17.27 Il 21 sorge alle 06.48 e tramonta alle 17.40 Le giornate si allungano. Il 1° febbraio si hanno 10 ore e 01 minuti di luce solare – mentre il 28 se ne hanno 11 e 11 minuti. Si guadagnano, dall’inizio al 28 del mese, 1 ora e 10 minuti di luce. La Luna Il 1° tramonta alle 05.09 e sorge alle 15.16 Il 12 sorge alle 00.47 e tramonta alle 11.12 Il 21 sorge alle 08.06 e tramonta alle 20.59

Saggezza popolare

La Luna è all’Apogeo venerdì 6 alle ore 07. È al Perigeo mercoledì 19 alle ore 08.

• Per la santa Candelora, fuoco, brace e fuoco ancora • Febbraio: vino, balli e cuore gaio • Febbraio è d’ogni mese il più corto e il men cortese • Carnevale non si trova se non c’è la Luna nuova

Luna in viaggio In questo mese i giorni favoriti dalla Luna per gli spostamenti sono: 8. 9, 17 e 18.

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Per avere abbondante frutta in estate potare, con la Luna calante, il ciliegio e gli altri fruttiferi, tra cui vite e olivo. Rimandare invece a fine mese se la temperatura dovesse scendere sotto gli 0°C. Il ciliegio sarebbe in realtà meglio non potarlo, ma in caso di necessità, mai intervenire in maniera drastica perché come il melo, il pero e il pesco, la pianta dà frutti sui rami più vecchi. Passando dal frutteto all’orto, sempre in Luna calante, piantare cipolla, bietole e spinaci. In ambiente protetto seminare le insalate primaverili e altri ortaggi da foglia. In crescente seminare piselli, carote, ravanelli, radicchio da taglio e rucola. Nel giardino è tempo di iniziare, in calante, a potare lauroceraso e siepi a foglia persistente. Trapiantare viole del pensiero, salvia, rosmarino e menta. Attendere invece la Luna crescente per ultimare le lavorazioni del terreno. A fine mese iniziare a radere il prato, ad arieggiarlo e a concimarlo facendo attenzione che il cotico erboso (il tappeto erboso) sia ben asciutto.


TI AMO, IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO


italia eventi lemaniraccontano giugno febbraio

di Gilda Ciaruffoli

Ricordando Paolo e Francesca di Maria Grazia Tornisiello

Gradara d’Amare è la manifestazione che, nel fine settimana di San Valentino, ci porta alla scoperta degli scorci più suggestivi del castello che ha visto incontrarsi, e sfiorarsi le “labbra tremanti”, i due sfortunati amanti la cui vicenda è stata resa immortale dai versi di Dante Gradara

Marche

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(…) Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. (...) Quando leggemmo il disiato riso esser baciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi baciò tutto tremante. (...) Con questi struggenti versi il Sommo Poeta, nel canto V dell’Inferno, rende omaggio all’amore di Paolo e Francesca, i due sfortunati amanti morti per mano del marito di lei, la cui triste vicenda è stata

resa celebre in tutto il mondo da scrittori e poeti. Secondo alcune ipotesi storiche, a far da sfondo alla tragedia, alla fine del 1200, sarebbe stata proprio la Rocca Malatestiana di Gradara, uno dei rari esempi di fortificazione medievale in Italia meglio conservati. Ma il vero amore, si sa, è eterno e il 14 e 15 febbraio, in occasione di San Valentino, la cittadella cala il suo ponte levatoio per accogliere, all’interno delle sue mura merlate, le coppie desiderose di trascorrere un week end all’insegna del romanticismo. Dedicato a tutti gli innamorati, Gradara d’Amare è un evento giunto quest’anno alla sua 15a edizione, che conduce alla scoperta degli scorci più suggestivi del castello in compagnia di una guida esperta, soffermandosi di tanto in tanto ad ascoltare letture e poesie d’amore. Passeggiando lungo i camminamenti di ronda di questa fortezza militare, attraversando


La candela dell’amore Il 14 febbraio tutto è permesso, persino accendere una candela dell’amore direttamente da un grande braciere per suggellare l’unione con la persona del proprio cuore, ripercorrendo le orme di Paolo e Francesca col sottofondo di una romantica colonna sonora. Ma attenzione, per un amore che duri nel tempo, la candela dovrà rimanere sempre accesa fino allo scoccare della mezzanotte.

il cortile d’onore, visitando la sala delle torture o ammirando l’interno degli appartamenti del piano nobile, non si può non ripercorrere con la memoria le vicende dei tanti personaggi storici che qui soggiornarono: da Giovanni Sforza a Lucrezia Borgia, dai Della Rovere ai Medici, fino alla famiglia Malatesta. All’interno del museo storico, documenti e oggetti, costumi e immagini, rievocano la vita quotidiana della Gradara medioevale, per dirla con le parole d’Ariosto: Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori (…). All’interno del cortile della Rocca, testimone silenzioso di un’altra famosa storia d’amore, quella tra Sigismondo Pandolfo Malatesta e la giovanissima Isotta degli Atti, si trova un antico pozzo artesiano, la cui riproduzione, solo in occasione del giorno di San Valentino, viene riproposta nella piazza centrale del borgo per far sì che i fidanzati vi gettino dediche per sancire promesse d’amore. E, prima di richiudervi il portone alle spalle, non dimenticate di lasciare i vostri nomi sul libro degli innamorati. Come diceva Nietzsche: “Bisogna avere buona memoria per poter mantenere le promesse.” In apertura, una suggestiva immagine delle mura del castello di Gradara, in provincia di Pesaro-Urbino

Scelti per voi dove mangiare Ristorante Mastin vecchio Una cena romantica a lume di candela in una edificio del 1200. Grande attenzione alle intolleranze alimentari. Speciale menu di San Valentino da 80 euro a coppia Via Alighieri, 5 Tel. 0541.964024 Gradara (Pu) www.mastinvecchio.com Ristorante La Botte Prodotti locali e piatti della tradizione serviti in modo originale e ricercato, in un’atmosfera calda e intima. Menu fisso da 30 euro Piazza V Novembre, 11 Tel. 0541.964404 Gradara www.labottegagradara.it

dove dormire Loggia di Gradara Relais All’interno delle mura del Castello Malatestiano, un soggiorno raffinato in una delle 6 camere arredate con eleganza. Doppia con colazione da 120 euro a notte Via Dante Alighieri, 2 Tel. 0541.964154 Gradara www.laloggiadigradara.it B&b Casa della Stella Una vecchia casa di campagna ristrutturata con una suggestiva vista sul castello di Gradara e a colazione torte appena sfornate. Doppia con colazione da 60 euro a notte Via Tario, 1 Tel. 338.5267409 Gradara (Pu) www.casadellastella.it

Per saperne di più:

www.gradara.org www.castellodigradara.org www.turismo.pesarourbino.it

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italia eventi febbraio

di Gilda Ciaruffoli

1-8-15 febbraio La festa più antica Tanti, in tutta Italia, gli eventi legati al Carnevale in questo periodo. Venezia, Ivrea, Viareggio... e Fano. La manifestazione che anima la cittadina marchigiana si fa notare per la sua lunga storia: pare infatti si tratti del più antico Carnevale del mondo, con una tradizione di oltre 600 anni, e una documentazione scritta che risale al 1347. Immutati nei secoli i caratteri originali della festa: il lancio dei dolci, il rogo del Pupo (Vulon), la Musica Arabita (arrabbiata)... che la rendono ancora più coinvolgente.

per tutto il 2015 Ottant’anni di un mito Era il 1935 quando il conte Gaetano Marzotto jr rilevava una tenuta fra Villanova e Portogruaro dove realizzare un sogno al quale dare il nome dell’amata moglie. Nasce così il progetto Santa Margherita, ancora oggi in prima fila nella produzione di eccellenti vini con un’attenzione tutta speciale alla sostenibilità. Per celebrarne l’80° anno di vita è previsto per tutto il 2015 un calendario di appuntamenti mensili che non mancherà di rivisitare i momenti salienti della storia aziendale, riscoprendo territori straordinariamente vocati alla vitivinicoltura, e assaporare “tra le righe” vini di qualità.

Fano (Pu) – Marche

www.carnevaledifano.com

Fossalta di Portogruaro (Ve) Veneto

8 febbraio – 12 aprile Arte da indossare Da Pablo Picasso a Jeff Koons, da Louise Bourgeois a Damien Hirst, da Lucio Fontana a Anish Kapoor. Sono solo alcuni degli oltre cento nomi dell’arte moderna e contemporanea riuniti assieme per svelare il proprio volto meno noto: quello di artisti di gioielli, le cui creazioni hanno la valenza di sorprendenti opere d’arte spesso sconosciute al grande pubblico. Sono 158 i pezzi protagonisti della mostra Precious ospitata dal piano nobile del nuovissimo Vitraria Glass +A Museum situato all’inizio del “museum mile” tra l’Accademia e le Zattere.

Venezia – Veneto

7 febbraio – 2 giugno

www.santamargherita.com

http://explore.vitraria.com

scatti d'autore

A ospitare la prima tappa italiana del tour mondiale di Wildlife Photographer of the year è l’affascinante Forte di Bard. Nato nel 1965, il premio fotografico ha raccolto in questa 50a edizione 42 mila concorrenti, provenienti da 96 paesi, mettendo così in mostra i luoghi più sorprendenti del pianeta. A vincere quest’anno The last great picture di Michael Nichols, fulgido esempio di come le immagini esposte, attraverso la lente della fotografia naturalistica, riescano a raccontarci la bellezza del nostro pianeta, dandoci un assaggio del mondo naturale come non è mai stato visto prima.

mostra permanente 4 passi nel cinema

Roma – Lazio

www.cinecittasimostra.it 12

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Bard (Ao) – Valle d’Aosta www.fortedibard.it Foto di Michael Nick Nichols

È stata inaugurata lo scorso 24 gennaio la mostra Girando a Cinecittà, un percorso che si dipana negli storici studi della "Hollywood capitolina" e racconta 70 anni di storia del cinema attraverso i generi più importanti e significativi che hanno lasciato un segno nell’immaginario collettivo. Protagonisti scenografie, immagini, costumi... per un’esposizione permanente che si va ad affiancare alle due già esistenti, Perché Cinecittà 1935-1945 e Un Percorso Didattico Per Cinecittà.

11-15 febbraio A casa di San Valentino

Cioccolentino è la kermesse che celebra con la dolcezza del cioccolato, la festa degli innamorati. Protagonista è l’alta pasticceria ternana, interpretata dai più importanti maestri pasticceri del territorio e immancabili sono i corner delle aziende dolciarie provenienti da tutta Italia. L’evento si inserisce nel programma degli Eventi Valentiniani che si svolgono durante tutto il mese nella città che ha dato i natali al santo dell’amore.

Terni – Umbria

www.cioccolentino.com



italia eventi febbraio

24 febbraio

27 febbraio – 23 giugno

28 febbraio

La città sottosopra

essenza e ricerca

Acrobati delle arti

Giorgio Armani, Just Cavalli, Moschino, Versace, Valentino, Salvatore Ferragamo... sono solo alcune delle griffe che hanno firmato i 24 tombini protagonisti anche quest’anno di Sopra il Sotto – Tombini Art raccontano la Città Cablata. L’appuntamento è fino al prossimo gennaio in Via Montenapoleone e Via Sant'Andrea.

La mostra Giorgio Morandi 1890-1964, al Complesso del Vittoriano, documenta la vicenda artistica del pittore bolognese attraverso un numero cospicuo di opere di grande rilevanza tra dipinti a olio, opere incisorie (affiancate dalle rispettive matrici in rame abitualmente non esposte al pubblico), finissimi disegni e acquerelli, espressione della costante ricerca di essenzialità di Morandi.

Un teatro trasformato in una cittadella del circo contemporaneo in tre intense serate (28 febbraio, 28 marzo e 11 aprile) con aperitivo, mostra fotografica, performance e improvvisazioni. Si tratta di Citè 2015, originale e coinvolgente manifestazione che si svolge al Teatro della Concordia di Venaria Reale.

Milano – Lombardia

http://tombiniart.metroweb.it

14-16 febbraio Il vino è vivo Sorgentedelvino Live è l’occasione giusta per ritrovare la vera essenza del vino e tornare a gustare le tante sfumature organolettiche che un calice sa offrire. Ad attendervi, presso gli spazi di Piacenza Expo, un’ampia selezione di bottiglie da tutte le regioni italiane – con qualche chicca europea –, presentate e fatte assaggiare personalmente dai produttori che ne sanno raccontare anche la storia e le scelte produttive, il territorio di provenienza e, a volte, il salvataggio in extremis di un’uva in via di estinzione: perché la biodiversità si crea anche in un vigneto e nell’ambiente che lo circonda. Accanto a questi vini autentici si possono conoscere i sapori non omologati di produttori alimentari presenti con formaggi e salumi, olio e conserve, pasta e dolci realizzati in modo artigianale con una scelta accurata delle materie prime. Il programma dell’evento è poi arricchito da degustazioni guidate e momenti di approfondimento.

Piacenza – Lombardia

www.sorgentedelvinolive.org

14

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Roma – Lazio

www.comunicareorganizzando.it

Venaria Reale (To) – Piemonte www.teatrodellaconcordia.it


Pomodoro 100% TOSCANO


italia eventi febbraio

2-3 marzo

Foto di Brett Rubin

Una regione da bere

28 febbraio – 2 giugno Jazz on the road Crossroads è un viaggio attraverso le innumerevoli sfaccettature del jazz moderno e i variegati paesaggi della regione Emilia Romagna. Festival globetrotter, avrà quest’anno una durata senza precedenti: oltre tre mesi di programmazione per 50 concerti, ben oltre 400 artisti coinvolti e migliaia di chilometri da percorrere per seguire la kermesse nel suo svolgimento itinerante tra una ventina di città.

Terre di Toscana, appuntamento dedicato alla regione vinicola italiana per eccellenza, torna con le sue degustazioni accompagnate dal dialogo con i vignaioli; oltre 600 le etichette presenti, in rappresentanza di pressoché tutti i distretti vitivinicoli regionali. Non mancheranno anche i migliori chef locali e gli artigiani gastronomi, tutti assieme per presentare il meglio delle loro creazioni e produzioni nell'affascinante contesto dell’Una Hotel sul lungomare di Lido di Camaiore.

Lido di Camaiore (Lu) – Toscana www.terreditoscana.info

Località varie – Emilia Romagna www.crossroads-it.org

8 marzo Anteprime rosé

1-2 marzo Less is more

La Scuola Grande di San Giovanni Evangelista a Venezia si prepara ad accogliere alcuni dei nomi più importanti del panorama gastronomico italiano, invitati come relatori al congresso di alta cucina Gusto in Scena. Davide Oldani, Gino Sorbillo, Iginio Massari...
sono solo alcuni dei 18 ospiti tra i migliori esponenti dell’alta cucina, dell’alta pasticceria e della miglior pizza che si cimenteranno nello studio di piatti secondo le regole de La Cucina del Senza, rivoluzionario modo di pensare la cucina senza grassi, sale e zuccheri aggiunti. Un’occasione unica di apprendimento e gusto per tutti gli appassionati gourmet!

Venezia – Veneto

www.gustoinscena.it 16

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Per gli appassionati dei grandi vini rosati l’appuntamento è sul Lago di Garda con una doppia Anteprima in rosa. Nello storico salone della Dogana Veneta il Consorzio di tutela del Bardolino presenta infatti al pubblico il Chiaretto 2014, mentre nella vicina sala civica del municipio è in anteprima (con apertura il 7 marzo) il Rosato del Salento 2014. Proposta in anteprima anche l’annata 2014 del Bardolino, rosso delle colline del Garda. Circa 80 le aziende presenti per un totale di 200 vini, con libera degustazione.

Lazise (Vr) – Veneto www.ilbardolino.com

18-25 aprile in crociera col gusto Aperte le iscrizioni a un viaggio che promette di coinvolgere tutti i sensi, dalla vista all’olfatto, perché in fondo la Crociera del Gusto è un invito a scoprire il gusto (pardon, i gusti) della crociera. Ed è ciò che intende fare la seconda edizione del tour organizzato dai produttori del Franciacorta – dal 18 al 25 aprile, a bardo della MSC Preziosa – toccando i porti più affascinanti del Mediterraneo, dalla Goulette a Marsiglia. Un viaggio all’insegna della scoperta di sapori, storie e personaggi che sono riusciti a fare del cibo un’esperienza unica. Ad aprile, i produttori delle bollicine italiane più famose al mondo daranno infatti vita a una settimana di degustazioni per far conoscere il proprio vino abbinandolo ai prodotti del territorio bresciano: si parte da Genova il 18 aprile, toccando Civitavecchia (19), Palermo (20), il porto tunisino di La Goulette (21), palma di Maiorca (22), Valencia (23) e Marsiglia (24), prima di tornare a Genova (25). Durante il viaggio, il sommelier Fisar Paolo Cosentino e lo chef Pierluca Valsecchi stimoleranno l’appetito con 4 percorsi sensoriali, pensati in collaborazione con i rappresentanti delle cantine e delle aziende partecipanti, con il supporto della Bcc di Pompiano e Franciacorta. Non mancheranno esibizioni di show-cooking, il contest per una nuova ricetta, le creazioni live del mastro cioccolataio Roberto Moretti, aperitivi a tema e uno “spazio salute” con i suggerimenti per una corretta alimentazione dispensati dal nutrizionista Vito Traversa.

Partenza da Genova – Liguria Per informazioni: 338.6725080


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milano da bere italia eventi febbraio

happy hour Aperitivi gourmet

Il martedì, dalle 18.30 alle 20.30, nel foyer del Four Seasons Milano, Luca Marcellin, vicecampione mondiale al Bartender of the Year, seduce i palati con le sue liquide creazioni. Inebriante anche l'aperitivo servito al Tartufotto, in un ambiente urban-chic dal calore toscano; dalle 18 alle 21, vino e bollicine sono accompagnati dai prodotti al tartufo firmati Savini. Rendono infine omaggio a Milano i cocktail dell'Armani/Bamboo Bar, come la Coppa Meneghina, preparata con cedrata Tassoni, mela, cetriolo e liquore alla vaniglia, accompagnati da finger food. Per saperne di più: www.fourseasons.com/it/milan www.tartufotto.it www.armanihotels.com

fiere Viaggiare informati

Si rinnova dal 12 al 14 febbraio negli spazi di Fieramilano a Rho, l’annuale appuntamento con la Bit – Borsa Internazionale del Turismo. Giunta alla 35a edizione, la manifestazione dedicata alle vacanze e al tempo libero racconta agli appassionati viaggiatori di mete, servizi e opportunità insolite in giro per il mondo, aprendo nuove prospettive di conoscenza e divertimento. Per saperne di più: www.bit.fieramilano.it

eventi Assaggi stellati

Una sana intelligenza è il titolo dell’undicesima edizione di Identità Golose, l’annuale Congresso dedicato all’alta cucina, in programma dall’8 al 10 febbraio, negli spazi di MiCo, in Via Gattamelata. Ad anticipare l'evento è, dal 7 al 9 febbraio, sempre a MiCo, il Milano Food & Wine Festival, evento dedicato ai grandi protagonisti dell'enologia e della cucina d’autore: 300 vini e 19 chef per 3 giorni di degustazioni e show-cooking. Per saperne di più: www.identitagolose.it www.foodwinefestival.it

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aperture Aria di mare

Filippo La Mantia lascia Roma per sbarcare nella Milano di Expo2015. A partire dalla fine di febbraio, infatti, il tristellato chef siciliano sarà a capo dell’ex Gold di Stefano Gabbana e Domenico Dolce, nel ristorante che prenderà il nome dello chef. Il concept? Un lounge club aperto dalla mattina a notte, con bistrot al piano inferiore per un totale di 500 posti. La cucina? Siciliana, al 100%, ma con poco sale, come ama lo chef. Dopo 12 anni a Il Pellicano di Porto Ercole, in provincia di Grosseto, il bistellato chef pugliese Antonio Guida, sarà invece alla guida del ristorante del Mandarin Oriental che aprirà la prossima primavera in Porta Nuova. Dai migliori produttori sardi arrivano infine le specialità servite, in versione street style, da Sardò, il locale sardo aperto da poco in Via Verziere, in Duomo. Si comincia a colazione, con casadinas e pardulas, i dolci tipici. Si continua a pranzo con i carasini, da accompagnare alla birra Icnusa e, la sera, allo spritz al mirto. Per saperne di più: www.facebook.com/filippo.lamantia.39 www.pellicanohotel.com www.sardostreetfood.com



Il gusto pi첫 giusto!

www.despar.it


Panorama Panorama 30

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22 Cover story Qualità, ecosostenibilità, innovazione: c’è un pezzo d'Italia che sta puntando forte su questi aspetti per rilanciare l’economia. È la Green Italy: conta oltre 300 mila imprese e 3 milioni di occupati e vanta primati e modelli di rilevanza internazionale. Da tendenza modaiola qual era, oggi lo stile “ecofriendly” è un modello economico vincente che fa leva su una rinnovata sensibilità verso il rispetto dell’ambiente, il

"local" e i consumi Nell’agroalimentare, come nel turismo e persino nel fashion, "il ritorno alla natura" è un fenomeno che miete sempre più consensi anche sul mercato, come ci spiega Symbola consapevoli.

30 Agli italiani piace "verde" Orti urbani, Gas, km zero e green market: la spesa ormai in Italia si fa così

34 L'indagine Biologico: un mercato in ascesa malgrado la crisi. Facciamo il punto con Nomisma

38 Bio: la parola agli esperti

Meglio l'agricoltura naturale 100% o quella convenzionale? Facciamo chiarezza febbraio 2015

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cover story

Verde Italia a cura di Fondazione Symbola*

Qualità, ecosostenibilità, innovazione: c’è un pezzo importante del nostro Paese che sta puntando forte su questi aspetti per rilanciare l’economia. È la Green Italy, che conta già oltre 300 mila imprese e 3 milioni di occupati e che vanta primati di rilevanza internazionale. Da tendenza modaiola, lo stile ecofriendly, complice la crisi, è diventato un modello vincente che fa leva su una rinnovata sensibilità per ambiente, "local" e consumi consapevoli. Nell’agroalimentare, come nel turismo e persino nel fashion, il ritorno alla natura è un fenomeno che miete sempre più consensi, anche sul mercato 22

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P

arola d’ordine: limite. Darsi, un limite. Limitare l’utilizzo delle risorse che la natura ci ha donato. Limitare l’impatto dei nostri consumi e delle nostre abitudini sull’ambiente. Limitare lo stravolgimento del territorio e degli ecosistemi. Limitare, infine, lo stress del nostro corpo e della nostra mente. Se gli ormai lontani anni Ottanta hanno rappresentato il paradigma del capitalismo consumistico – il concetto “dell’usa e getta” eretto a sistema – il Terzo Millennio, complice la profonda crisi economica che sta segnando l’intero Occidente, ha fatto da battistrada a una nuova forma di economia: quella dei “limiti” appunto, un modello alternativo di produzione e di consumo che bandisce ogni abuso e che sta riportando il pianeta verso quello che è il ciclo originale della natura. Laddove in passato era sostanzialmente la coscienza dei singoli a combattere gli sprechi e gli eccessi (alimentari, energetici, ambientali), oggi quella che viene definita “ecosostenibilità” è diventata una dottrina economica vera e propria, sposata da sempre più aziende e sempre più produttori di beni e servizi. Con risultati sorprendenti. Dal 2008, l’annus horribilis della congiuntura che ha messo in ginocchio i sistemi-Paese di mezzo mondo, la parabola della green economy – così è definita, per comodità, questa nuova tendenza – ha raggiunto picchi inimmaginabili. Pensateci un po’: da qualche anno termini come “consumi critici” o “km zero”, neologismi come “ecofriendly”, aggettivi come “biologico” sono entrati nel nostro lessico quotidiano e da lì hanno fatto presto a finire… anche nel nostro carrello della spesa.

Export, innovazione e occupazione Foto di Paolo Panzera per Cibo Vero®

*Tratto dal rapporto GreenItaly del 2014 redatto da Symbola, Fondazione italiana per la Qualità, in collaborazione con Unioncamere

La testimonianza più vivida di questa profonda inversione di rotta è data dai numeri, che stupiscono ancora di più se li circoscriviamo all’Italia. Quello che emerge è infatti che, nel nostro Paese, più di un’impresa su cinque dall’inizio della crisi ha scommesso su innovazione, ricerca, conoscenza, qualità e bellezfebbraio 2015

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verde Italia

za. Sono 341.500 le aziende italiane dell’industria e dei servizi, con almeno un dipendente, che dal 2008 al 2013 hanno investito, o lo faranno a breve, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Da Trento a Trapani, da Aosta a Bari, insomma, la green economy nel Belpaese è già da un pezzo in movimento e sta contribuendo a rilanciare la competitività del Made in Italy nei settori più svariati: da quelli più tradizionali a quelli high tech, dall’agroalimentare all’edilizia, dalla manifattura alla chimica, dall’energia ai rifiuti. Nel manifatturiero, ad esempio, le imprese che fanno eco-investimenti non solo hanno visto crescere il loro fatturato ma sono diventate forti anche nell’export: il 44% esporta stabilmente, contro il 24% di quelle che non investono. Green economy, per l’Italia, dunque 24

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significa export, ma anche innovazione – lo scorso anno il 30% delle aziende che puntano sul verde ha sviluppato nuovi prodotti o nuovi servizi – e si traduce in redditività e occupazione finendo per regalarci primati internazionali: l’Italia è infatti tra i primi paesi dell’Ue per eco-efficienza del sistema produttivo, con 104 tonnellate di anidride carbonica ogni milione di euro prodotto, e siamo campioni europei nell’industria del riciclo. Come sottostante di questa nuova evoluzione del Made in Italy, c’è una maggiore sensibilità dei consumatori verso il tema ambientale: secondo un sondaggio SWG il 78% degli italiani è disposto, nonostante la crisi dei consumi, a spendere di più per prodotti e servizi eco-sostenibili. Se, all’inizio degli anni Duemila, più della metà degli italiani definiva il green una moda, oggi questo dato ha quindi mutato completamente di colore. Per il 74% dell’opinione pubblica la green economy è un reale nuovo modo di fare impresa, economia e società, per cui se vogliamo rilanciare il sistema Paese è da qui che dobbiamo ripartire. Da questa green Italy che rappresenta una delle punte più avanzate del Paese. Un’Italia innovativa, competitiva e sostenibile da incoraggiare.

Medaglia d'oro per l'agricoltura L’agricoltura, in particolare, rappresenta uno dei comparti produttivi a maggiore potenzialità green. Con 43.852 imprese biologiche (il 17% di quelle europee) siamo i numeri uno in

i numeri

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• 341.500 le aziende italiane che hanno investito in tecnologie green dal 2008 • 22% la percentuale delle imprese italiane green sul dato totale del comparto produttivo nazionale • 101 miliardi di euro il valore aggiunto • 3 milioni i green jobs, gli italiani occupati nell’economia verde • 234 mila le assunzioni per “competenze verdi” registrate nell’arco del solo 2014


Europa del settore, seguiti da Spagna e Polonia, ma anche i sesti al mondo per ampiezza delle superfici a biologico. Negli ultimi tre anni, quasi il 60% delle imprese agricole con dipendenti si è impegnato nello sviluppo e nell’implementazione di metodi e tecnologie finalizzati alla riduzione dei consumi di energia e acqua, facendo dell’agricoltura italiana una delle più sostenibili per basse emissioni di gas serra: il 35% in meno rispetto alla media europea. Notevole anche l’impatto dell’agricoltura green sul Pil, grazie ad attività emergenti nelle aziende agricole come la produzione di energie rinnovabili (fotovoltaico e biomasse), le fattorie didattiche, gli agri-asili, le attività ricreative come la cura dell’orto e i corsi di cucina in campagna, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, le vendite dirette nei cosiddetti farmers markets, la sistemazione di parchi, giardini, strade e la cura del paesaggio. L’agricoltura sostenibile è anche legata alla diffusione di nuovi modelli di consumo che prediligono prodotti in grado di garantire genuinità e sicurezza alimentare, tutela del territorio e della biodiversità, attenzione alle produzioni locali. Non è un caso che la spesa di prodotti biologici e a km zero ha raggiunto, per la prima volta, i 20 miliardi di fatturato nel 2014, in netta controtendenza rispetto al calo generale dei consumi alimentari. A fare un vero balzo in avanti è poi la vendita diretta che ha raggiunto il fatturato record di 3 miliardi di euro, grazie ai mercati degli agricoltori dove fanno regolarmente la spesa 7 milioni di italiani, mentre altri 15 milioni di persone hanno utilizzato questo canale di acquisto almeno una volta durante l’anno, con un aumento del 25%. Un’opportunità resa possibile anche dalla Fondazione Campagna Amica, della quale fanno parte aziende agricole, agriturismi, cooperative, mercati, botteghe, ristoranti e orti urbani, ma anche da tantissime altre aziende che hanno scelto la filosofia del km zero o della spesa di gruppo, i cosiddetti Gas, gruppi di acquisto solidale.

L’agricoltura fatta di dialogo con la società, attraverso la vendita diretta, e di risposte concrete a scelte di consumo sempre più consapevoli, racconta che si può generare crescita A Castelluccio (Umbria) un bosco di alberi disegna la sagoma e nuova occupazione dell'Italia: un'immagine emblematica del turismo green arricchendo nel contempo la comunità. Un’idea di economia dello sviluppo Nella rete del turismo verde che mette insieme Ma l’agroalimentare non è il solo settore ad sostenibilità, aver colto e beneficiato del potenziale ecoetica del lavoro nomico del patrimonio ecologico nazionale. e coesione sociale

Anche il turismo si è adeguato, attrezzandosi per offrire al “viaggiatore green”, una gamma di esperienze di viaggio sostenibili sul piano delle strutture (più efficienti, meno inquinanti), della gestione e dei servizi offerti (cibo, mobilità, approccio alla natura). Oltre alle singole esperienze d’eccellenza sono nate sul territorio nazionale delle reti che promuovono il turismo sostenibile, con particolare attenzione alla gestione e ai serfebbraio 2015

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verde Italia

Ecofashion & detox Etica, sostenibilità e innovazione hanno coinvolto anche il mondo della moda italiana, nel quale il “green” è diventato un’arma per fronteggiare l’inarrestabile diffusione della produzione cinese sul mercato mondiale e rilanciare la competitività. Non solo filosofia morale, dunque, ma anche convenienza economica: così molte aziende hanno sviluppato soluzioni ecofriendly nell’approvvigionamento delle materie, dalle filiere certificate bio al riciclo e sviluppo di tessuti innovativi, al recupero e valorizzazione di 26

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Il "cibo vero" di Alce Nero di Piero Caltrin Con oltre mille produttori, Alce Nero è la più grande rete italiana del bio. Il marchio prende origine dal nome dell’indiano Sioux Lakota Alce Nero, uomo di medicina e predicatore, che sin da bambino aveva imparato che la terra va rispettata e assecondata affinché sia generosa con l’uomo e con le sue generazioni future. L’avventura è iniziata nel 1978 con un obiettivo preciso: “riunire e dare valore alle produzioni di agricoltori e apicoltori biologici, impegnati in Italia e nel mondo, nel produrre cibi buoni, sani che nutrono in modo corretto”. Oggi, a distanza di quasi 40 anni, l’azienda è presente in 14 Paesi dove distribuisce, tra gli altri prodotti, pasta, miele, olio e cioccolata. “La nostra mission – afferma il gruppo dirigente – è valorizzare il lavoro dei nostri soci, promuovendo l’idea di un’agricoltura biologica, che preserva la fertilità della terra, puntando su varietà antiche e pregiate, coltivate nelle zone più vocate d’Italia e del mondo in totale assenza di sostanze chimiche di sintesi, come pesticidi ed erbicidi, e con il massimo rispetto per l’ambiente e le persone. La sensibilizzazione sui temi di una corretta e sana alimentazione, fin dai primi mesi di vita, è uno degli obiettivi più importanti di Alce Nero, promuovendo, in questo modo, il concetto di un cibo vero che nutre con gusto”. L’azienda ha scelto di offrire ai propri clienti una lista ingredienti essenziale per ottenere dei prodotti dal sapore autentico eliminando elementi e sostanze non necessari. Per saperne di più:

www.alcenero.com

green food

vizi offerti, e lo certificano. La rete degli Alberghi ecologici di Legambiente ad esempio: centinaia di hotel, ma anche campeggi, ristoranti, stabilimenti balneari, che adottano una serie di procedure, stilate e verificate dall’associazione, per orientare le strutture alla sostenibilità. Si va dalla preparazione dei pasti in cucina alle pulizie, dagli acquisti alla raccolta differenziata all’installazione di dispositivi per il risparmio idrico ed energetico. Gli eco-hotel si impegnano, inoltre, a offrire ai clienti prodotti della terra freschi di stagione, provenienti da agricoltura biologica delle campagne vicine, privilegiando le produzioni tipiche locali. Altro network è quello del turismo responsabile del Wwf, del quale fanno parte diversi tour operator, accreditati dall’associazione sulla base della propria Carta di Qualità. Va ricordata anche la rete dei soci dell’Associazione italiana turismo responsabile (Aitr), rispondenti a criteri più ampi (“è il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture”) di quelli ambientali. E infine la Carta europea per il turismo sostenibile nelle Aree protette (Cets), uno strumento metodologico e una certificazione volontaria con obiettivi “di sistema”: una gestione delle aree protette e del turismo migliore e più condivisa dagli attori del territorio.


Un’enclave di accoglienza votata alla (bio)diversità. Qui convivono il bosco, con i suoi uccelli e le orchidee, un gruppo di famiglie in fuga dalla città, un’azienda agricola i cui prodotti arrivano diretti sulla tavola della bioosteria. E ancora un negozio, stanze aperte agli ospiti e un’area benessere. Il tutto alimentato con energia sostenibile. È Galbusera Bianca, il sogno divenuto realtà dell’ex fotografo di moda Gaetano Besana Gli interni e gli esterni di Galbusera Bianca tra le colline di Rovagnate, in provincia di Lecco

Galbusera bianca, un’oasi verde in Brianza produzioni artigianali. I tempi sono maturi perché, anche nell’industria tessile, si passi da un generico impegno a ridurre CO2 a un’analisi rigorosa delle criticità della produzione, in grado di individuare i miglioramenti auspicati nelle specifiche tipologie di prodotto. Un trend che si è andato rafforzando nel corso degli ultimi mesi. L’episodio più eclatante riguarda la sottoscrizione dell’impegno Detox, proposto da Greenpeace (e finalizzato a eliminare 11 classi di sostanze chimiche utilizzate nelle produzioni, come coloranti, funzionalizzati o agenti chimici) da parte di 6 imprese italiane che si sono aggiunte alla prima firmataria, la comasca Canepa, e ai due grandi brand italiani, Valentino e Benetton. Le 6 imprese (Besani, Tessitura Attilio Imperiali, Miroglio, Italdenim, Berbrand, Zip Gfd Spa) che hanno sottoscritto Detox operano in diversi settori: dalla tessitura serica alla tessitura a maglia, dalla produzione del denim a quella di bottoni e zippers, dall’abbigliamento alla stampa di tessuti. Ma anche l’alto di gamma si è affacciato alla problematica: la Fondazione Gianfranco Ferrè di recente insieme all’associazione Connecting Cultures, ha dato avvio ad Out of Fashion, primo corso di alta forma-

turismo "NATURE"

di Riccardo Lagorio Un’oasi verde in collina, a 40 km da Milano, discosta dal traffico che attraversa la Brianza. Qui i terrazzamenti sono stati faticosamente coltivati fino agli anni '50 con vigneti, ortaggi e cereali. Le trasformazioni economiche hanno portato al loro abbandono quasi totale, come è stato anche per gli antichi nuclei rurali delle Cascine Galbusera Bianca e Galbusera Nera. Il bosco ha così avviato la riconquista dei terreni abbandonati e il territorio suddiviso fra prati incolti e spazi arbustivi, è diventato ideale rifugio per alcune specie di uccelli e luogo perfetto per le orchidee. In questo contesto è rinato un pugno di case come nucleo agricolo nel cuore del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone poco meno di vent’anni fa, per passione e un briciolo d’incoscienza da parte di Gaetano Besana, innamoratosi di questi pendii, dopo una vita passata a scattare fotografie nelle passerelle di moda. Oggi che Besana ha realizzato il suo sogno di ristrutturare il borgo secondo i criteri della bioarchitettura, Galbusera Bianca è diventata un’oasi di accoglienza innovativa nel panorama nazionale. Parte degli

immobili hanno destinazione privata: mezza dozzina di famiglie in fuga dalla città hanno trovato qui spazi verdi e aria buona per far crescere i figli. L’azienda agricola, a conduzione biologica, si estende su 20 ettari e rappresenta anche una riserva della biodiversità con oltre un centinaio di varietà di mele, 60 di pere, 40 di susine e altrettante di fichi: un’arca di Noè che arriva dalla terra alla tavola della bio-osteria. Zuppe, minestre, timballi, tutto in perfetta armonia con la natura e la cucina quasi totalmente vegetariana è profumata ed energetica al punto giusto. Galbusera Bianca è anche un esempio di contenimento energetico; sonde inserite nel profondo della terra generano infatti l'energia elettrica necessaria per fornire acqua calda e riscaldare gli ambienti. Besana considera infine il riciclo un’altra trave portante del suo borgo. Perchè ci vuole un armadio per proteggere e separare dalla vista di chiunque biancheria e indumenti? Un sacco di juta è più che sufficiente! Per saperne di più:

www.galbuserabianca.com

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cover story

verde Italia

Carbon footprint e cashmere certificato

Molte le aziende della moda che hanno sviluppato soluzioni ecofriendly nell’approvvigionamento delle materie da filiere certificate fino al riciclo e sviluppo di tessuti innovativi, al recupero di produzioni artigianali

di Marco Gemelli

Per saperne di più:

www.pashmere.it

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ecofashion

Nota per il brand Pashmere, l’azienda umbra Galassia srl ha recentemente concluso un importante progetto (“Analisi dell’impronta di carbonio relativa ai prodotti di largo consumo maglie e sciarpe in cashmere”) che l’ha vista impegnata per più di un anno nello studio del ciclo di vita dei prodotti in cashmere 100% Made in Italy, che l’hanno resa famosa nel mondo. L’idea di entrare nel programma nazionale per la valutazione dell’impatto ambientale, promosso dal Ministero, nasce dalla volontà di certificare l’attenzione che il marchio Pashmere da sempre pone per il rispetto dell’ambiente. Ma cos’è esattamente la carbon footprint, l’impronta ambientale, di un prodotto? Si tratta della somma delle emissioni di anidride carbonica emesse lungo tutto il suo ciclo di vita: quelle emesse durante l’allevamento delle capre da cui si ricava il filato, durante la produzione e la tintura del filato stesso, quelle legate alla produzione degli imballaggi e ai trasporti, alla tessitura, alla follatura, alla stiratura fino all’apposizione alle maglie e alle sciarpe di etichette e cartellini e al loro confezionamento. Il prodotto viene poi seguito anche nella fase di distribuzione. Dal calcolo dell’impronta ambientale si passa quindi alla fase di programmazione delle misure di riduzione delle emissioni di CO2 mediante l’installazione di impianti da fonti rinnovabili, l’efficientamento della produzione, la diminuzione dei trasporti e degli imballi, l’uso di prodotti di lavaggio sostenibili. Con l’adesione a questo progetto, per la prima volta, i consumatori potranno indossare un capo in cashmere 100% certificato, che avrà la particolarità di evidenziare in etichetta anche la propria carbon footprint!

zione, sui temi della sostenibilità. Sta crescendo molto, inoltre, il mercato dei tessuti biologici. Mentre nel 2005 le aziende italiane certificate, in accordo agli standard internazionali per il tessile biologico, erano appena 12, ad oggi il loro numero è salito a 91. Il fashion green, oltre alla selezione delle materie prime, sta percorrendo anche la strada del riciclo, che non è solo utile a ridurre l’impatto ambientale, ma potrebbe creare una nuova filiera interna e conseguenti posti di lavoro, e ridurrebbe la dipendenza dai paesi produttori di materie prime. In conclusione, le storie italiane di economia verde sono diverse ma rappresentano uno spaccato unico: quello dell’eccellenza capace di unire estetica, innovazione e sostenibilità. Per saperne di più:

www.symbola.net www.campagnamica.it www.mercatidelcontadino.it www.fattoriedidattiche.biz www.retegas.org www.legambienteturismo.it www.wwfnature.it www.aitr.org www.parks.it



consumi&tendenze

A qualcuno piace “verde” di Antonella Aquaro

… la spesa. E se la crescita esponenziale dei consumi di prodotti bio è ormai un dato di fatto, si tratta però solo di un aspetto della ritrovata voglia di salute, genuinità e sostenibilità che ha pervaso il nostro Paese. Orti urbani, gruppi di acquisto solidale, mercati a km zero: così in Italia domanda e offerta green vanno a braccetto 30

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Che sia una moda, un bisogno o una cultura connessa al vivere moderno poco importa. Il dato di fatto è che gli italiani stanno diventando sempre più “sostenibili”; consumatori attenti al cibo di qualità, meglio se bio. In tempo di crisi – a rivelarlo è Federbio, Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica – si mangia meno, ma meglio, facendo molta attenzione a cosa finisce nel carrello, ma anche tenendo conto di un’etica del consumo che accredita alle produzioni biologiche una serie di primati; uno fra tutti, il conciliare i bisogni dell’ecosistema con l’uomo. È la risposta all’affermazione prepotente della grande distribuzione alimentare; la nascita di un consumatore sempre più consapevole di voler definire democraticamente le politiche per un consumo equo e solidale. «Stiamo assistendo alla formazione di un’economia sostenibile sviluppatasi dal basso – sostiene Davide Ciccarese, esperto agrario, nonché autore di diversi lavori incentrati sugli scenari di cambiamento ambientale che investono uomo e natura – È la riappropriazione della terra da parte dei cittadini. Gli orti urbani, anziché i Gas (Gruppi di acquisto solidale) o i mercati a km 0 non sono altro che possibili risposte a uno stesso bisogno di benessere intriso di concetti come stagionalità, prodotti di qualità e filiera corta». Esattamente i valori su cui si fonda SlowFood, Associazione internazionale no profit (presente in 150 diversi paesi) impegnata nella tutela della biodiversità che dal 1986 lavora assiduamente nello sviluppo di un “cibo buono, pulito, giusto e... sano”. Dogma associativo, ma anche filosofia alimentare che trova piena affermazione nello sviluppo dei mercati contadini, a filiera corta, dove incontrarsi, acquistare prodotti locali e di stagione presentati da persone competenti. «I mercati SlowFood – precisa Alberto Arossa, coordinatore del progetto – sono caratterizzati dalla particolarità di affidare ai diversi produttori la vendita diretta ed esclusiva dei propri beni che nelle varie piazze possono essere valorizzati grazie alla conoscenza dettagliata e alla descrizione competente di chi ha partecipato alla produfebbraio 2015

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consumi&tendenze

Il “super” bio

Gli agricoltori che aderiscono a Campagna Amica hanno il vincolo della tracciabilità e dei controlli da parte di un ente certificatore, in cambio hanno margini più alti di guadagno grazie all’eliminazione degli intermediari nella distribuzione

zione». È questo il modello, sperimentato per la prima volta nel 2006 sul territorio toscano (dietro sollecitazione dei produttori locali), oggi alla base dei tanti mercati a cadenza mensile presenti nelle principali città italiane.

La natura è amica Qualche anno più tardi (nel 2009), di filiera corta si interesserà anche la Coldiretti – l’Associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana – che attraverso il progetto Campagna Amica raccoglie le sfide del mercato e le esigenze da parte di un pubblico sempre più maturo ed esigente. «La globalizzazione tende a disperdere le origini del prodotto – afferma Raffaella Cantagalli, responsabile promozione e formazione del progetto – così abbiamo voluto creare un sistema di tracciabilità capace di identificare aziende e materiali intervenuti nelle fasi di produzione alimentare rendendo chiari qualità e origini del prodotto. Per gli agricoltori quindi il vincolo della traccia32

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«Ogni spesa fatta con un Gas esprime una scelta di merito tesa a sostenere il lavoro di piccoli produttori, il rispetto dell’ambiente, dei popoli del sud del mondo e di coloro che subiscono le conseguenze di iniqui modelli di sviluppo economico» bilità e dei controlli interni ed esterni (da parte di Csqa certificazioni), ma anche l’attribuzione di margini più alti di guadagno grazie all’eliminazione di passaggi intermedi nella distribuzione». Con queste premesse nel giro di pochi anni è stata creata la prima rete nazionale ed europea di vendita diretta (il logo di certificazione raggruppa 6.563 aziende agricole, 1.929 agriturismi, 405 cooperative, 1.064 mercati, 213 botteghe, ai quali si aggiungono ristoranti e orti urbani, per un totale di oltre 10 mila punti ven-

«Siamo partiti timidamente negli anni ’90 con una sorta di divertimento fra amici, cultori e antesignani del biologico. È così che abbiamo deciso di creare una rete di supermercati specializzati». A parlare è Roberto Zanoni – direttore generale di EcorNaturaSì – che negli anni ha assistito all’evoluzione di una realtà, cresciuta a dismisura, riuscendo a inglobare internamente produzione, distribuzione e commercializzazione di prodotti bio. Oggi EcorNaturaSì è leader di mercato con un fatturato consolidato (dato 2014) di 280.000.000 di euro. «All’inizio dell’attività siamo stati investiti dallo scandalo “Mucca pazza” – prosegue Zanoni – È stato allora che il consumatore ha iniziato a interessarsi più da vicino al mondo bio. Oggi a spingere sull’acceleratore dei consumi è invece il diffondersi di patologie alimentari – intolleranze, allergie, celiachie – che spesso trovano risposte nella diversificazione dell’alimentazione». Ma lo zoccolo duro delle vendite EcorNaturaSì sta altrove, in una clientela convertita al biologico per ragioni culturali. È a loro che si rivolge l’azienda con suoi mille tentacoli diffusi (grazie al Baule Volante) fra bar, farmacie, erboristerie, corner Gdo, anziché negozi e catene specializzate dove il biologico parte dall’alimentazione e si diffonde a macchia d’olio a vari ambiti del vivere quotidiano. Una sorta di epidemia che investe in pieno il segmento “bimbo” e che sta manifestando forte interesse e capacità di sviluppo per tutto quello che è cosmesi. «Il bio-makeup, nonostante non abbia ancora certificazione europea, è il settore che nei prossimi anni farà sicuramente registrare un forte incremento delle vendite bio grazie a un buon potenziale ancora inespresso», conclude quindi Roberto Zanoni.


dita) dove il prodotto di qualità diventa anche stimolo per il “turismo rurale” e per iniziative ecosostenibili (da ricordare la campagna contro lo spreco alimentare e il consumo di plastica, nonché le diverse azioni di sensibilizzazione del cittadino nei confronti delle buone pratiche sociali).

Consumo critico Attività sociali a vantaggio dell’ambiente, che diventano prettamente di etica e solidarietà nel caso dei Gas, Gruppi di acquisto solidale nati nella logica di fare del proprio potere di acquisto un importante elemento di determinazione sociale. «Ogni volta che facciamo la spesa esprimiamo una scelta di merito tesa a sostenere il lavoro di piccoli produttori, il rispetto dell’ambiente, dei popoli del sud del mondo e di coloro che a causa di ripartizioni ingiuste della ricchezza subiscono le conseguenze di iniqui modelli di sviluppo economico». A parlare è Giancarlo Marini, della rete di Milano, che spiega come alla base del funzionamento dei Gas non ci siano logiche di risparmio economico (determinato dall’acquisto di beni all’ingrosso ripartiti fra un determinato numero di acquirenti), bensì criteri condivisi nella selezione di produttori locali (collocati nelle immediate vicinanze di residenza dei Gas) che dimostrano di sintetizzare al meglio valori etici e sociali. Gruppi di costituzione volontaria (non esistono forme di associazione codificata) e democratica per un “consumo critico”, è Fidenza a vederli nascere, con l'apertura del primo Gas nel 1994, mentre oggi si registrano in tutt’Italia circa 900 gruppi (spesso corrispondenti a nuclei familiari) che si ritrovano per affrontano temi di interesse comune, nonché per decidere, di zona in zona, di mettere in pratica determinati comportamenti di tipo etico. Sono, i Gas, una delle affermazione più forti di un fenomeno culturale e sociale a base volontaria che inizia a evolvere verso nuove forme di organizzazione (mediante la creazione di posti di lavoro) e una distribuzione che si apre alla tecnologia. È questo il caso di

L’orto va in città Solo a Milano sono 1384; in tutta la Lombardia 2800. Sono i giardini condivisi e gli orti urbani gestiti da gruppi e privati. Numeri importanti, cresciuti a dismisura (il 40%) solo negli ultimi due anni. Il dato è di Coldiretti Lombardia che ha stilato la prima mappa degli orti urbani regionali documentando un fenomeno che contribuisce a salvaguardare il territorio attraverso coltivazioni ortofrutticole, dà un aiuto alle famiglie in difficoltà, crea occasioni per esperienze didattiche, così come interviene a preservare gli spazi e i luoghi pubblici dal degrado e dalla cementificazione.

Il numero degli ortisti metropolitani cresce a vista d'occhio: in due anni gli spazi urbani coltivati sono aumentati del 40%

Cortilia, uno dei primi mercati agricoli online per la vendita e la distribuzione di prodotti artigianali. In un contesto prettamente locale, produttori e acquirenti si incontrano in Rete per lo scambio diretto di prodotti di stagione, freschi, ma non solo. Il servizio, con consegna a domicilio, localizza fisicamente l’acquirente e lo associa ai produttori più vicini sul territorio. Cortilia funziona come i Gruppi di acquisto solidali che nel perseguire i vantaggi della filiera corta danno la possibilità di acquistare da ogni singolo agricoltore, senza spostarsi da casa.

Per saperne di più:

www.campagnamica.it www.cortilia.it www.retegas.org www.slowfood.it www.filieracorta.arsia.toscana.it www.ortiurbani.com

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indagine

Così il bio spicca il volo a cura dell’Osservatorio Agroalimentare di Nomisma

Ad acquistare almeno un prodotto biologico l'anno, in Italia, sono il 59% delle famiglie, e dal 2012 il loro numero è aumentato di 1,7 milioni. Una moltitudine di consumatori sempre più consapevoli: ma chi sono? Cosa comprano? E perché? Vegetariani o vegani (il 78% acquista bio in almeno una occasione), reddito mensile familiare elevato (69%), figli in età pre-scolare (69%), del Centro-Nord (63%), responsabile acquisti donna (64%), di età compresa tra i 30 e i 44 anni (63%), attenti all’esercizio fisico/sport (62%) oltre che alla raccolta differenziata dei rifiuti (61%): è questo il profilo-tipo di chi acquista prodotti a marchio biologico restituito dalla Consumer Survey dell’Osservatorio Sana 2014, curato per il terzo anno consecutivo da Nomisma, su un campione di 1200 famiglie i cui risultati sono stati presentati alla fine dello scorso anno al Sana, la più importante fiera italiana sul bio e il naturale. E non vi sono segnali di inversione di tendenza nemmeno per il 2015: le previsioni di spesa per prodotti alimentari a marchio bio sono segnalate in crescita per il 19% degli attuali acquirenti; un ulteriore 70% ritiene che manterrà stabile la spesa. La quota di chi prevede una spesa bio in contrazione (solo l’11% degli attuali acqui34

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renti) sarà probabilmente compensata dalla capacità di attrazione di nuovi consumatori: il 32% di chi oggi non acquista bio si dichiara propenso alla sperimentazione, soprattutto se le marche dei prodotti preferiti inserissero una linea bio e se fossero in assortimento nei negozi abitualmente frequentati.

Altro che crisi Insomma, i prodotti alimentari a marchio biologico non sembrano conoscere crisi. Dal 2005 in poi è cresciuto in modo costante il valore delle vendite in Iper e Super di prodotti con marchio bio a peso imposto: in nemmeno un decennio il valore del comparto è aumentato del 220%. Ma a crescere non è solo il giro d’affari: rispetto al 2012 il numero di nuclei familiari in cui si acquista almeno un prodotto a marchio bio è cresciuto di 1,7 milioni di unità. Il 59% delle famiglie italiane acquista in un anno almeno un prodotto alimentare a marchio bio; un dato in costante crescita considerando come nel 2012 tale percentuale era del 53% e nel 2013 del 54,5%. Interessante anche l’incidenza di costo dei prodotti bio all’interno della spesa familiare. Oggi ammonta al 2%, dato in crescita esponenziale. Solo 10 anni fa era di qualche centesimo di punto percentuale.

Cosa metto nel carrello? L’interesse per il bio è trasversale a tutte le categorie di prodotto, ma frutta e ortaggi freschi sono tra quelli più acquistati dagli italia-

Di norma le direttrici che condizionano le scelte di acquisto dei prodotti alimentari, sono nell’ordine: prezzo, origine italiana e marca. Negli acquisti bio è l’origine a esercitare il ruolo più rilevante, poi viene il prezzo e ancora in terza posizione la marca L'assenza di additivi chimici o pesticidi nelle coltivazioni è alla base del successo del comparto biologico

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indagine

Durante l’ultimo anno, il 4% degli acquirenti bio ha fatto regolarmente acquisti on line, solo saltuariamente l’8%. Il 52% sarebbe interessato a servizi di consegna a domicilio o ordine on-line con ritiro dei prodotti nel punto vendita

Paolo Carnemolla, presidente Federbio

Il lavoro da fare è ancora tanto di Antonella Aquaro «Sembra incredibile ma il consumo di prodotti bio è in costante crescita dal 2008. La realtà italiana però è a macchia di leopardo con manifestazioni importanti solo al Centro Nord e le ragioni sono da ricercare nella scarsa presenza di negozi specializzati che, a livello locale, difettano di una logica moderna, con assortimenti spesso modesti. Tanto il lavoro ancora da fare, quindi, in termini di distribuzione, specie al sud, ma anche all’estero; in Germania soprattutto, ma anche negli Stati Uniti e in Asia dove il comparto si muove velocemente». A tratteggiare questo interessante quadro Paolo Carnemolla, presidente di Federbio, Federazione italiana agricoltura biologia e biodinamica, con il quale cerchiamo di far chiarezza su questo tema. Il forte aumento di domanda da parte dei consumatori comporta anche dei rischi? Il pericolo è che l’agricoltura bio, caratterizzata da basse rese per ettaro, non sia sufficiente a soddisfare una domanda in continua crescita e ciò implichi un ritorno a pratiche convenzionali, che trascurano i cicli della natura e i doverosi tempi di riposo. 36

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In che modo l’Europa partecipa allo sviluppo del settore? Dotandosi di regole stringenti, attinenti le certificazioni di prodotto, uguali per tutti i paesi comunitari, nonché di un logo universale (obbligatorio dal 2010) che ha migliorato riconoscibilità e affermazione del marchio. Ma regole uguali per tutti non sempre rispondo alle esigenze di tutti... È vero, infatti si sta cercando di lavorare sulla creazione di margini di flessibilità normativa. Quali sono gli equivoci più diffusi attinenti l’agricoltura bio? Uno su tutti: si tende a credere che i prodotti in vendita nei mercati a filiera corta siano tutti biologici, ma non sempre è così. C’è intesa fra consumo bio e pubblica amministrazioni? In realtà esiste un norma del 2000 che imporrebbe l’utilizzo di prodotti bio nella mense scolastiche. Ma è solo una norma che purtroppo trova scarsa applicazione. In Italia le realtà più virtuose le troviamo in Emilia Romagna, Toscana, Marche e Veneto. Più a sud, solo Roma ha inserito alcuni prodotti bio nella dieta alimentare delle proprie mense.

ni: il 45% delle famiglie ha avuto almeno una occasione di acquisto. Nel carrello della spesa bio finiscono con grande frequenza anche uova e yogurt, miele e marmellate. Gli italiani gli scelgono perché vogliono acquistare prodotti più sicuri per la salute poiché privi di pesticidi e chimica di sintesi. Questa è la motivazione principale per oltre i 2/3 (70% degli acquirenti bio), seguita (21%) dalla ricerca di una maggiore qualità e il rispetto dell’ambiente (9%). Una scelta quindi green e consapevole. Il grande successo tra i consumatori si riflette negli assortimenti dei punti vendita. Sugli scaffali le referenze bio sono sempre più in crescita: presso i negozi specializzati sono state mappate in media 3.000-3.500 referenze mentre la Grande distribuzione offre in media 300 referenze bio, considerando sia le principali marche che le private label. Ma il profilo di chi acquista bio nei due canali è molto diverso. Chi compra in Gdo lo fa più per comodità (“faccio la spesa bio e non bio in un’unica spedizione” dicono gli intervistati) che per convenienza. Mentre chi preferisce i negozi specializzati per la spesa bio lo fa soprattutto per l’assortimento offerto.

Non tutti i prodotti venduti nei mercati a km zero sono bio. È questo uno degli equivoci più usuali nei quali si cade al momento dell'acquisto



scienza e vita

Cosa ne pensano gli esperti? Biologico e convenzionale, locale e remoto: forse c’è un po’ di confusione. Le ragioni che ci portano a scegliere o meno un determinato prodotto sono giustificate dalla ricerca o si basano solo sul buon senso? E questo km zero... a quanti metri corrisponde esattamente?

Quando parliamo di cibo siamo spesso inclini a considerare quello prodotto localmente o con il metodo biologico, migliore di quello proveniente da lontano o prodotto con un metodo convenzionale. State tranquilli, non siete soli: secondo un’indagine del Britannico Institute of Grocery Distribution (IGD), il 60% degli intervistati ritiene che acquistare cibo prodotto localmente sia meglio in quanto più fresco, ma una importante quota di consumatori (29%) trova utile sostenere i produttori locali, è preoccupato per gli impatti ambientali (24%, coincidente con i consumatori del biologico) e trova questi alimenti più saporiti (19%). Tuttavia, a parte la lodevole iniziativa di Coldiretti a sostegno del “km zero” e l’impegno dell’Unione Europea per rafforzare le produzioni biologiche, i consumi di questi cibi, per quanto in crescita, se raffrontati con il dato globale sono in Italia ancora marginali. Tanto più che con l’agricoltura biologica è difficile rispondere alla domanda di Expo 2015 di sfamare il pianeta, dato che le produzioni che si ottengono, secondo uno studio pubblicato su Nature nel 2012, sono inferiori, in media, del 25% a quelle dell’agricoltura convenzionale.

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di Giuseppe Pulina

Direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari


Per sapere chi ringraziare

Metodo o "non metodo"? Ma torniamo ai (presunti) benefici dei prodotti bio e a km zero. Sì, perché la convinzione che siano migliori degli alimenti ottenuti con “metodo convenzionale” non è a tutt’oggi sostenuta da evidenze sperimentali per due ordini di motivi intimamente legati: il primo riguarda infatti la scarsezza di ricerca prodotta in questo ambito; il secondo, le difficoltà che gli scienziati incontrano nel confermare sperimentalmente queste affermazioni. Come ad esempio il raffronto di alimenti prodotti con il metodo biologico con quelli non-prodotti con tale metodo: confrontare un metodo con un non-metodo è impossibile in quanto nella seconda categoria (produzione “convenzionale”) è incluso tutto ciò che non è presente nella prima, per cui la variabilità delle risposte è enorme (per esempio, un formaggio Asiago prodotto in alpeggio, ma non certificato biologico, è migliore o peggiore di uno prodotto in stalla ma certificato biologico?). La seconda difficoltà attiene alla definizione di “prodotto locale”: è prodotto entro i 30 km? Entro la Regione (geografica o amministrativa)? Entro la Nazione? e così via. Da tali ambiguità deriva lo scarso interesse della comunità scientifica verso questo tipo di ricerche. Nonostante ciò, disponiamo a oggi di alcune meta-analisi (metodo statistico che consente di utilizzare diverse ricerche come se fossero state tutte compiute

Una completa rassegna dei dieci “vero o falso sul biologico” è stata compilata da Dario Bressanini e pubblicata sulla rivista Le Scienze del novembre 2013: consiglio questa interessante lettura (e il relativo blog dell’autore su Internet, http://bressanini-lescienze. blogautore.espresso. repubblica.it) per confermare e sfatare molti pregiudizi sul biologico. Infine, per quanto attiene gli alimenti prodotti in loco, sono convinto che, comunque sia, è preferibile orientarsi su prodotti “vicini” piuttosto che su quelli “lontani”: non solo eviteremo l’abbandono delle campagne, ma se il cibo che acquistiamo ci soddisfa sapremo chi ringraziare, altrimenti sapremo con chi prendercela.

La convinzione che i prodotti biologici siano migliori degli alimenti ottenuti con “metodo convenzionale” non è a tutt’oggi sostenuta da evidenze sperimentali. Le ricerche scarseggiano e questo è dovuto alla difficoltà che si incontrano nell'applicare il metodo scientifico di analisi a una materia sulla quale regna ancora molta ambiguità dallo stesso laboratorio) che ci danno lo spunto per orientarci sull’argomento. Iniziamo dai prodotti locali. In un articolo del 2008, pubblicato sulla rivista Food Science e Technology, ricercatori brittanici concludono che “le miglia percorse da un alimento sono un indicatore povero degli impatti ambientali ed etici dell’alimento stesso”. Tuttavia questi autori riconoscono che occorrerebbero delle ricerche nelle quali il concetto di “cibo locale” sia ben definito e che tengano conto anche degli aspetti sociali dominanti per la scelta di un cibo in funzione della località in cui è prodotto. Per quanto attiene, invece, il raffronto fra cibi bio e non-bio, limitatamente alle qualità nutrizionali, l’insieme di alcune ricerche pubblicate sull’American Journal of Clinical Nutrition nel 2009, dimostra che non ci sono evidenze sperimentali che sostengano una differenza fra i due tipi di alimenti e che le piccole diversità trovate nei prodotti vegetali (più azoto nel convenzionale, più fosforo e acidità nel bio) sono legate alle differenti tecniche di coltivazione adottate. febbraio 2015

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Cibo&Territorio Cibo&Territorio 42

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42 Verso Expo 2015

68 Piatti poveri da riscoprire

Ricette, indirizzi e segreti per ritrovare i cibi di una volta, dai fegatini di agnello al grano arso

Spezie: protagoniste nelle cucine di tutto il mondo, saranno mattatrici anche a Milano

64 Gli chef "in campo"

72 Wine tour: i vini biologici

In Liguria,Piemonte e Sicilia la viticoltura di qualità

Viaggio nell'Italia dei ristoranti gourmet che hanno riscoperto il piacere dei sapori dell'orto

ha virato decisamente verso la natura

da pag. 48 Rubriche

• Occhio ai consumi • La salute nel piatto • Il ristorante • Orto dei semplici • Il buono a tavola

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cibo&territorio

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Verso Expo:

tutti i sensi delle spezie di Riccardo Lagorio

Pepe, in primo luogo. E poi cannella, zenzero, zafferano... La loro presenza rende ogni ricetta sopraffina, da secoli. Sempre più protagoniste delle cucine del mondo, il loro profumo e la loro storia saranno celebrati a Milano in un tripudio di sensualità Fenomeno scatenante delle guerre è (quasi) sempre il controllo sulla produzione di risorse naturali considerate preziose. Come a metà del Settecento, quando gli scontri tra olandesi e francesi nelle Molucche, la parte più orientale dell’arcipelago dell’attuale Indonesia, si fecero particolarmente aspri per lo sfruttamento di vaste coltivazioni di spezie, proprio pochi anni prima che l’isolamento ermetico che aveva creato una combinazione di rarità e valore di quelle cedesse il passo a competizioni commerciali su altre merci più remunerative come tè, argento, gomma e tessuti. Ancora alla vigilia della sua storica rivoluzione, la Francia importava circa 4.500 kg di chiodi di garofano all’anno, l’intero ricavato dei quali finiva nelle tasche olandesi. Del resto la tentazione della cucina del vecchio continente per le spezie aveva già una storia plurimillenaria. Dei sessanta condimenti raccomandati da Apicio dieci provenivano da territori situati al di fuori dell’Impero, e alcuni – tra cui zenzero indiano, cardamomo, levistico e pepe – erano fortemente presenti nella cucina apiciana, al pari delle mediterranee salvia, origano, menta e timo. Molto più protezionista Plinio il quale all’utilizzo di aromi esotici nei cibi vedeva un’insidia all’espansionismo romano a tutto vantaggio dell’economia indiana; da parte sua Orazio definisce persiana la propensione e l’ostentazione di spezie da parte dei ceti elevati. Alla caduta di Roma, in Occidente non corrispose comunque il venir meno dell’interesse verso le spezie. Anzi, nel medioevo cristiano si amplierà l’attrazione fatale nei confronti di questo elemento esotico, a favore delle sue caratteristiche sensuali, che risvegliano il piacere e istigano la mollezza dei costumi. Proprio nel Libro dei Proverbi il passante cade nella trappola olfattiva del febbraio 2015

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cibo&territorio

giaciglio che profuma di mirra, aloe e cannella mentre nel Cantico dei Cantici la donna amata viene elogiata accostandola al profumo di zafferano e cannella, incenso, mirra e aloe.

Profumi dal mondo

Quel pizzico di pepe... Si deve a Costantino l’Africano, monaco benedettino e maestro presso la Scuola Medica Salernitana, il De Coitu, opera scientifica in cui si riferiscono rimedi contro l’impotenza (un elisir di zenzero, pepe, galangal e cannella), per ricostituire il fisico a seguito di impegnative "battaglie di Venere" (è sufficiente mettere in infusione chiodi di garofano nel latte la mattina) e per ringalluzzire un certo appetito (un composto a base di galangal, cannella, chiodi di garofano, pepe lungo, rucola e carote). Per la stessa ragione i matrimoni medievali erano celebrati a vino speziato e nell’Inghilterra del XVIII secolo c’era ancora l’abitudine di servire ai novelli sposi un cocktail composto di vino, tuorli d’uovo, cannella e noce moscata prima che si ritirassero nel talamo nuziale. Alla stessa convinzione si rifà con ogni probabilità il Corano, dove nella surah 76 ricorda come ai martiri virtuosi vengano servite coppe piene fino all’orlo di vino aromatizzato allo zenzero da parte di bellissime vergini.

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Il più importante e primo cuoco francese che abbia lasciato documenti scritti nel XIV secolo, Guillame Tirel, fornisce un lungo elencodi spezie considerate indispensabili: cannella, chiodi di garofano, cardamomo, pepe lungo, nardo, zafferano, cumino, galanga e zenzero. Protagonista quest’ultimo anche di una tra le salse più diffuse del tempo, il gamellino – tanto comune che veniva venduto anche già preparato, settecento anni prima che i cibi pronti conquistassero le tavole dell’umanità – assieme a pane bianco, vino e aceto, cannella, chiodi di garofano, zucchero e zafferano. Ed è proprio lo zenzero la spezia del momento in Italia, apprezzatissimo per dare un tocco di freschezza ai piatti o farne tisane toniche dal gusto delizioso grazie al suo aroma fresco e altrettanto bollente, penetrante e al tempo stesso ardente. Sorte simile quella del carda-


Il percorso che accompagnerà il visitatore dell'Esposizione Universale alla scoperta delle spezie suggerirà un viaggio tra le culture innescato da una sequenza di aree che includono degustazioni, installazioni ed eventi

Un universo sensoriale momo, coltivato soprattutto in India, dove viene utilizzato anche per le sue proprietà digestive e disinfettanti. La migliore cannella, impiegata per pietanze salate e dolci, viene invece dallo Sri Lanka. Il nome deriva dalla forma della spezia, che è la scorza asportata dai rami più giovani, raschiata ed essiccata, e che, aggrovigliata su se stessa, è simile a una canna. Creme e vermut in Occidente, carne e riso in Oriente rappresentano gli utilizzi più significativi, ai quali la cannella conferisce un profumo dolce e appassionato. Se c’è una spezia che difficilmente manca nei piatti di tutto il mondo è però il pepe. Diffusosi dall’India meridionale e dallo Sri Lanka all’Indonesia, al Madagascar e al Brasile, si ottiene da una pianta rampicante che produce bacche a grappoli da 20 a 30 semi. Il frutto passa dal colore verde al rosso durante la fase di maturazione. Il pepe verde è conservato in salamoia; quello nero ha la stessa materia prima, la bacca verde, che viene lasciata a essiccare al sole; il pepe bianco è ottenuto lasciando maturare sino alla colorazione rossa le bacche, immerse per una decina di giorni

Nell’ultimo decennio, la produzione annuale di spezie è cresciuta del 4,3%, mentre il commercio ha avuto un rialzo medio del 5,8% annuo. Consumatori più esigenti, abitudini alimentari più salutari, l’aumento dei guadagni e la globalizzazione favoriranno nei prossimi anni un ulteriore incremento nel loro commercio. Proprio per questa centralità nell’alimentazione mondiale, Expo 2015 dedicherà uno dei suoi Cluster alle spezie, con un padiglione che si estenderà su un’area di 3702 metri quadri e che vedrà esposte le mappe che hanno guidato gli esploratori alla scoperta del mondo: probabil-

mente infatti fu proprio il redditizio commercio delle spezie a favorire le principali innovazioni nella navigazione, le esplorazioni e l'incontro con nuove terre. Il percorso suggerirà al visitatore un viaggio tra le culture innescato da una sequenza di aree sensoriali che includono degustazioni, installazioni ed eventi. Questo ”cammino dei sensi” si muoverà tra Afghanistan, Brunei Darussalam, Repubblica Unita della Tanzania e Vanuatu, principali zone di produzione che preservano metodi di coltivazioni e utilizzi molto diversi delle spezie in cucina, medicina, nei rituali sociali e culturali al confine con la magia.

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La via italiana alle spezie Nulla è più lontano dalla realtà di credere che l’Italia unicamente le spezie le importi. Al contrario nel nostro Paese esistono numerosi coltivatori, tanto che nel 1993 è nata anche un’associazione di categoria che ne raggruppa circa 200, la Fippo. Ma neppure mancano le sorprese legate a questo mondo... esotico. A partire dall’origano, coltivato su circa 200 ettari in Sicilia e destinato perlopiù al mercato americano, dove se lo contendono pizzerie e ristoranti dall’insegna italiana. Mentre da noi si consuma in prevalenza quello di origine turca, più a buon mercato. In Sicilia viene coltivata anche la trigonella, indispensabile per la preparazione dello Schüttelbrot, il pane altoatesino. Peccato che quella siciliana sia utilizzata in farmacopea per la produzione di compresse e nelle valli del Tirolo del sud si utilizzi la spezia proveniente dal nord Europa. La tradizione liquoristica marchigiana legata all’anice trova invece ragione d’essere nella tradizionale coltivazione di questa spezia (anice verde) tra Macerata e Ascoli Piceno. A Castignano in particolare è dall’Ottocento che l’anice verde viene distillato nelle case, tanto che una nota distilleria locale ancora oggi sull’etichetta del suo prodotto di punta riporta la provenienza di quegli anici. Dopo un periodo in cui l’anice verde di Castignano è stato pressoché abbandonato, negli ultimi anni si è ripor46

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tato alla luce con l’obiettivo di diffonderlo in erboristeria e gastronomia (la pasta al pomodoro e anice verde è deliziosa come pure la sua prodiga aspersione sui carpacci e gli scampi crudi). Dalle notizie riportate dal presidente di Fippo, Andrea Primavera, si viene a sapere che in Italia ci sono 4 mila ettari destinati alla produzione di semi di coriandolo, concentrati nelle province di Forlì-Cesena, Pesaro e Ancona. Sapete dove vanno? In India, dove la spezia è consumata su qualsiasi pietanza! Con buona pace dei macellai di Fondi, per i quali i semi di coriandolo sono essenziali per la preparazione della gloria locale, la salsiccia fondana. Ma le sorprese non sono ancora finite. Ad esempio il seme dell’aglio cinese vede la luce nell’Alta valle del Tevere. Da lì prende la strada dell’Estremo oriente, da dove poi invade i nostri mercati. Qualcosa di simile accade anche per il peperoncino. Stando alle statistiche, ciascun italiano ne consumerebbe circa 1,5 kg all’anno, tanto è il quantitativo che viene importato dal Kenya. Salvo poi essere riesportato sotto le insegne tricolori come spezia tal quale o utilizzato in preparazioni alimentari di origine italiana. E il peperoncino italiano? Tranquilli, quello almeno esiste. Se ne coltiva in quantità soprattutto nel Cosentino, ma molto spesso riesce a malapena a soddisfare il mercato locale.

In Sicilia sono circa 200 gli ettari di terreno coltivati a origano, destinato perlopiù al mercato americano, dove se lo contendono pizzerie e ristoranti italiani. Da noi invece si consuma in prevalenza origano di origine turca, più a buon mercato in acqua e infine decorticate. Se il pepe è la spezia più consumata al mondo, lo zafferano è, infine, quella più costosa. Ottenuto dagli stigmi essiccati del Crocus sativus, si devono raccogliere a mano oltre 50mila fiori per ottenere 100 gr di zafferano. Fortunatamente ne serve pochissimo per preparare un piatto e dargli colore e aroma. Ben noto già al tempo degli Egizi e dei Romani, si dovette attendere il Medioevo perché la sua fama fosse davvero rilevante. La città inglese di Saffron Walden ad esempio deve il proprio nome all’ampia diffusione che questa dorata spezia maturò durante il XIV secolo. Oggi circa l’80% dello zafferano prodotto nel mondo proviene dall’Iran, il restante dall’Egitto, dal Marocco, dalla Spagna e dalla Turchia. Ma anche in Italia vi sono qualificate produzioni: l’altopiano di Navelli in provincia dell’Aquila, San Gavino Monreale in Sardegna, San Gimignano in Toscana e Città della Pieve in Umbria sono i maggiori centri di produzione.

Per saperne di più:

www.fippo.org www.expo2015.org/it/esplora/cluster/spezie



occhio ai consumi

C’era una volta il pane Farina, acqua, lievito, sale, e dal forno uscivano fragranti pagnotte e sfilatini. Che forse diventavano presto raffermi, ma certamente potevano essere riutilizzati in cucina come ingredienti di tante ricette. Era la norma. Oggi invece nell’impasto finisce di tutto e il risultato è sempre fresco, morbido, voluminoso. Merito dei “miglioratori”, che la nostra salute però contribuiscono a peggiorarla. E non poco

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di Claudio Modesti

Per gli egiziani, autori delle prime panificazioni lievitate, il pane era magico, rappresentava il desiderio di conoscenza e di ricerca; per gli ebrei è simbolo di purificazione; per i cristiani, nel mistero della transustanzazione, diventa il corpo di Cristo. Per Omero era uomo il “mangiatore di pane”. E il pane divenne sacro, intoccabile simbolo di vita, di nutrimento, di fratellanza, di condivisione. Questi simbolismi, ahimè, cedettero al sopravvento dell’era dell’homo technologicus. E il pane fu ferito, snaturato, dissacrato, e gettato via nell’oscuro cassonetto dell’umido. La dieta che non c’è più In passato il pane, seppur raffermo, con la forza della sua sacralità fu in grado di consentire la creazione di tante ricette tradizionali come la panzanella, il pancotto, la pappa al pomodoro. Divenne anche il principale ingrediente per polpette, farcie, torte, timballi, gratinati. Mai venne gettato via senza rispetto. Questo quando il


Ingredienti del “pane migliorato” • strutto • saccarosio • destrosio • E 472 esteri monoaceltietiltartarico e diocetiltartarico dei mono e digliceridi di acidi grassi alimentari

Il Decreto legislativo 109/92 stabilisce che i miglioratori non debbano essere indicati in etichetta, quindi sono pochi i fornai che dichiarano di utilizzarli perché equivarrebbe a dichiarare di utilizzare farine di qualità scadente

• E 282 calcio propionato • E 321 butilidrossitoluolo (provoca danni al fegato, ai nervi, al sangue) • E 300 acido l ascorbico (provoca danni ai denti, come la carie) • sbiancanti: perossido di azoto, persolfato di ammonio, perborato di sodio etc. • antimuffa: acido sorbico e tartarico • tensioattivi (per mantenere il pane fresco) • acido ascorbico (per rendere la pasta meno appiccicosa e il pane più voluminoso) • minerali pesanti come marmo, creta, gesso, polvere d'osso (per accrescere il peso del pane) • allume e solfato di rame (per migliorare il colore e la porosità) • grassi frazionati (per dare croccantezza, friabilità e struttura) pane si faceva con farina, acqua, lievito e talvolta con il sale. Questi pochi ingredienti danno origine alle oltre 250 tipologie di pani nazionali molti con certificazioni Dop e Stg. Ciò è quanto affermato dai titolari dalle oltre 25 mila aziende panificatrici nazionali con circa 450 mila lavoratori. Queste aziende ci consegnano quotidianamente il pane comune e tanti pani speciali frutto della fantasia e della creatività dei nostri panettieri. Purtroppo non tutte le forme del pane quotidiano, siano esse prodotte da forni artigianali o industriali, contengono esclusivamente quelle tre semplici materie prime. Nel processo di panificazione oggi vengono usati costantemente (e legalmente) tanti ingredienti che al consumatore non è dato conoscere; i famigerati “miglioratori”. Essi rappresentano “una categoria eterogenea di additivi che vengono aggiunti durante i processi tecnologici della panificazione per migliorare le caratteristi-

• coadiuvanti (per favorire un impasto soffice, aumentare la durata di magazzino, rafforzare il sapore e permettere ai produttori di aggiungere più acqua oltre a usare farine di qualità relativamente inferiore. In teoria, sono distrutti durante la cottura: con questa giustificazione non devono essere elencati sull’etichetta)

che organolettiche”. In realtà migliorano la rendita di chi li utilizza perché consentono di impiegare farine troppo raffinate e di poca forza, che contribuiscono all’insorgenza di molte malattie del metabolismo e malattie allergiche nei lavoratori che manipolano sfarinati. Il Decreto legislativo 109/92 stabilisce che i miglioratori non debbano essere indicati in etichetta, quindi sono pochi i fornai che dichiarano di utilizzarli perché equivarrebbe a dichiarare di utilizzare farine di scadente qualità. Inoltre con il D.P.R. N. 502/98, in recepimento della normativa europea, il panettiere non è più obbligato a indicare la percentuale di sfarinati presenti nell’impasto. Particolarmente dannose sono le amilasi, enzimi che trasformano gli amidi in zuccheri semplici. Gli zuccheri liberati, oltre a velocizzare la fermentazione, innalzano l’indice glicemico e contribuiscono al manifestarsi della sindrome metabolica, recente patologia fortemente legata alla cattiva alimentazione e alla sedentarietà. È evidente quindi come il pane moderno sia lontano dal pane rappresentato nell’immaginario collettivo; è solo il paradigma di un retaggio culturale che racconta di una dieta che non esiste più. Quella Mediterranea.

• emulsionanti (migliorano la “struttura” della mollica, mantengono la morbidezza e rallentano l’alterazione) • agenti anti-micotici (per dare al pane una maggiore durata in magazzino, viene spruzzato con sorbato o propionato di calcio. Quest’ultimo è stato collegato a reazioni allergiche fra gli operai delle panetterie e distrugge gli enzimi che permettono al corpo di assorbire il calcio nel pane bianco)

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A cura della Redazione scientifica Fondazione Veronesi

la salute nel piatto

testi di

Serena Zoli

La rivincita delle bionde È lo spauracchio della classica “pancetta da birra” a far sì che in molti prendano le distanze da questa rinfrescante bevanda, convinti che faccia ingrassare. In realtà, con la solita moderazione (in questo caso neanche troppa!), berne saltuariamente può aiutarci a fare il pieno di vitamina B, antiossidanti e potassio Chiara o bruna, soffre di un pregiudizio: non che sia grassa, ma che faccia ingrassare. Parliamo della birra, antichissima bevanda che già 4.500 anni avanti Cristo “allietava” gli abitanti della Mesopotamia, dove l’orzo – da cui deriva – fu il primo cereale coltivato. Fu dunque prodotta e amata da Sumeri, poi Egizi, Etruschi, per finire, citata e lodata, anche nei Commentarii di Cesare. E, per restare ai romani, il nome “birra” deriva dal latino bibere, cioè “bere”. Non fa ingrassare, dicevamo. A sostenerlo sono gli gli esperti, calcoli alla mano: un bel bicchiere di birra bionda (250 cc) ha circa 85 calorie, molto meno non solo di una bibita gassata, ma addirittura del supersalutare succo di frutta che oscilla, nella stessa quantità, tra 110 e 130 calorie. Allora da dove nasce questa fama che in tanti ci fa sentire in colpa dinanzi a un bel boccale, biondo o bruno che sia? Ma dagli usi in corso nei paesi del Nord Europa dove la birra si beve in abbondanza, spesso in quantità davvero spropositate e ancora più spesso insieme ad alimenti molto grassi. Non c’è da stupirsi, poi, che generi il tipico ventre in fuori da birra. Questa bevanda spesso viene impiegata, a quelle latitudini, anche per cuocere molti cibi, a cominciare dal pane, passando per 50

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Luppolo amaro Ingrediente fondamentale della birra, il luppolo è una rampicante di cui si impiega il fiore delle sole piante femminili (a parte in Gran Bretagna per speciali birre ad alta fermentazione) e che conferisce alla bevanda il suo caratteristico sapore amaro. Il luppolo aiuta anche la tenuta dell'irrinunciabile schiuma.

primi, secondi, fino al dessert. La regola, perché la birra non ci faccia male, è al solito la moderazione, il giusto equilibrio. Dicono, sempre gli esperti, che al giorno non si dovrebbe superare il limite di 20-30 grammi di alcol, che, calcolato in birra, equivale a 0,7-1 litro. Ammetterete: non poco. E siamo all’interno delle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità. In questa prospettiva, il consumo di birra può essere anzi di aiuto al benessere: contiene antiossidanti, vitamine del gruppo B e il potassio che, insieme col basso contenuto di sodio e al moderato contenuto di alcol, aiuta a diminuire correttamente la pressione arteriosa. Si dice che la birra è fatta col malto. Ma che cos’è questo famoso malto? Non è che l’orzo fatto germogliare in acqua, poi fatto essiccare in speciali forni da cui originano le diverse gradazioni di malto: più scuro per birre scure e più chiaro per le cosiddette “bionde”. Poi c’è il luppolo e ne parliamo a parte.

Per saperne di più:

www.fondazioneveronesi.it


i Viaggi del Gusto

benvenuti a bordo Il piacere di un viaggio ad alta qualità il network

le novità del mese

IL PROGRAMMA SU "MISURA"

il punto

i servizi

il pranzo in poltrona

gli ambienti

l'offerta

la sicurezza

pag. II

pag. III pag. IV

pag.V

pag.VI

pag.VII

pag.VIII pag.VIII pag. IX


il network

Il treno più moderno d’Europa Italo è il nome dei treni di Nuovo Trasporto Viaggiatori, il primo operatore privato italiano per il trasporto ferroviario di persone sull’Alta Velocità. I primi collegamenti sono partiti il 28 aprile 2012. Al momento, Italo è il treno con le tecnologie più moderne d’Europa. E’ stato costruito dalla società leader dell’AV, Alstom. Deriva dal prototipo AGV detentore del primato mondiale di velocità (574,8 km/h). E’ progettato per raggiungere i 360 km/h (anche se in Italia il limite è di 300 km/h). Sfrutta le tecnologie più innovative, tra cui la trazione ripartita, una soluzione che garantisce minori vibrazioni e maggior sicurezza. Italo offre ai suoi viaggiatori un nuovo stile dell’accoglienza e un nuovo modo di viaggiare: quattro ambienti (Club, Prima, Smart XL e Smart) cui si aggiunge la carrozza cinema. In tutti gli ambienti le poltrone sono in pelle Frau e la connettività WiFi è gratuita.

Italolive, il portale di Italo, è l’ambiente digitale dal quale è possibile sfogliare i libri di RCS, vedere i migliori film di Medusa e gli ulteriori contenuti di intrattenimento e notizie: quotidiani, aggiornamenti dell’ANSA, previsioni meteo, informazioni turistiche, fiction. L’ampio palinsesto è accessibile dal proprio computer.

Figlio del primatista mondiale di velocità, Italo offre ai Viaggiatori un nuovo stile dell’accoglienza e un nuovo modo di viaggiare Nei vari ambienti è possibile fruire della ristorazione al posto. E in Smart, i viaggiatori hanno a disposizione una comoda e fornita area snack. I canali di vendita di Ntv sono il sito italotreno.it, il contact center Pronto Italo (06.07.08), le agenzie di viaggio convenzionate e le biglietterie in Casa Italo in tutte le stazioni servite.

Italo, un prezzo per tutti Ampia scelta, flessibilità, chiarezza e trasparenza

II

Ampiezza della scelta e flessibilità, chiarezza e trasparenza: sono i principi guida sui quali è strutturata l’offerta commerciale di NTV . Punti di forza che fanno di Italo un treno per tutte le tasche. E lo avvicinano in modo trasversale alle esigenze di tutti i tipi di viaggiatori.

di combinazioni tra prezzo, ambiente e flessibilità. Italo mette a disposizione soluzioni di viaggio sempre più “tailor made”, convenienti e adatte alle esigenze di tutti i passeggeri. Pianificando con largo anticipo la partenza, potrai approfittare dell’ampia gamma di offerte commerciali e ottenere così un extra risparmio.

Scelta, flessibilità, arriva Flex: tre offerte di prezzo, la nuova Flex e le tradizionali Economy e Low Cost, si affiancano a quattro ambienti di viaggio, la Club-Executive, la Prima, la nuova Smart XL e la Smart, in un ampio ventaglio

La chiarezza e la trasparenza: Le differenti combinazioni tra prezzo e flessibilità del biglietto (cambio e rimborso), oltre che chiaramente identificate, sono messe a disposizione del Viaggiatore con la massima

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trasparenza per consentire una scelta a misura delle proprie esigenze. Trasparenza significa che tutti i canali di vendita, in particolare il sito www.italotreno.it, ma anche Pronto Italo, il Contact Center di Italo, e gli altri canali, sono stati pensati per dare la massima evidenza a tutte le opzioni di scelta, anche le più convenienti, in modo da consentire un acquisto informato e consapevole. Non solo: bastano pochi clic sequenziali sul sito, attraverso schermate facili ed intuitive, per acquistare un biglietto Italo.


il punto

Il modello Flex E adesso decide il Viaggiatore poi si declinerà nelle tre Italo cambia. Sempre al Flessibile, modificabile, offerte Flex, Economy e passo dei tempi e fedele alla filosofia di Ntv che rimborsabile al 100 per cento Low Cost, abbinabili con Italo nel 2015 riparte i quattro ambienti del trevuole il viaggiatore al cenad altissima convenienza no, Club-Executive, Prima, tro del progetto treno. Smart XL e Smart, è il tasE’ con questo spirito che nasce Flex, l’offerta flessibile, modificabile sello che completa la strategia che ha pore soprattutto rimborsabile al 100% in tut- tato Italo a scegliere la stazione di Roma te le Case Italo, che prende il posto della Termini, aumentando a 12 i collegamenti vecchia Base. Un “refresh” delle proposte no stop giornalieri, e a rafforzare con 36 commerciali che va incontro, soprattutto, treni complessivi la nevralgica rotta della alle esigenze della clientela business. Pro- Milano Roma. grammare il viaggio in piena libertà, sa- Il nuovo anno porta però tante altre nopendo che si può cambiare orario e giorno vità vantaggiose: dalle nuove offerte per quanto e quando si vuole, anche annullare viaggiare il sabato e a metà settimana alnel caso venisse meno l’esigenza dello spo- le iniziative dedicate alle famiglie e agli stamento. Il tutto, senza perdere un euro. over Sessanta. Insomma, non ci sono più scuse per non viaggiare ad alta conveQuesto è Italo, il treno per tutti. L’aggiornamento del listino, che d’ora in nienza: Italo è di più, sempre di più.

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...e avrai ampia scelta tra le offerte commerciali di Italo, inclusa l’offerta Low Cost nell’ambiente Prima e Smart. Prenota in anticipo e aggiudicati l’extra risparmio!

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Se acquisti l’offerta Economy o Low Cost puoi risparmiare sul prezzo del tuo viaggio, semplicemente riducendo la flessibilità (cambi e rimborsi) del tuo biglietto, senza rinunciare alla qualità di Italo!

L’ architettura dell’offerta

Ntv garantisce un’offerta commerciale che permette al Viaggiatore di orientarsi al meglio e di scegliere la soluzione più adatta alle proprie esigenze. L’offerta Flex Ancora più flex-ibilità per i tuoi viaggi. La nuova offerta di Italo che prende il posto della Base è dedicata a chi ama programmare il viaggio riservandosi la massima flessibilità. La proposta aggiunge ai cambi di data e di ora, prima della partenza del treno, illimitati e gratuiti e all’extra tempo fino ad un’ora dopo la partenza del treno, il rimborso integrale del biglietto in Casa Italo, qualora per qualsiasi motivo si è costretti a rinunciare al viaggio. Attraverso gli altri canali di vendita è garantito comunque il rimborso all’80%.

L’offerta Economy Un mix di flessibilità e convenienza. Assicura un prezzo più conveniente rispetto alla Flex, mantenendo la possibilità di cambi illimitati fino a tre minuti prima della partenza del treno con un’integrazione del 20%, più l’eventuale differenza di costo con la Flex nel caso in cui l’offerta Economy non fosse più disponibile sul treno scelto. Il cambio nome del Viaggiatore è sempre consentito e gratuito, mentre non è previsto il rimborso in caso di rinuncia. L’offerta è in vigore in tutti gli ambienti del treno, Smart, Smart Xl, Prima e Club Executive.

L’offerta Low Cost Viaggiare con Italo al minimo prezzo Consente il massimo risparmio sul prezzo del biglietto. Non sono previsti cambi di orario e data, né il rimborso, mentre il nome del Viaggiatore può essere sempre cambiato gratuitamente. L’offerta Low Cost non prevede vincoli di acquisto anticipato, ma è soggetta a disponibilità che varia dinamicamente a seconda del treno prescelto e dell’anticipo con cui effettui il tuo acquisto. L’offerta è attiva in Prima e in Smart.

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III


gli ambienti

Club Executive e Prima, si viaggia come in salotto E’ un vero salotto esclusivo, riservato ai Viaggiatori più esigenti: comfort, tecnologia, spazi più ampi e servizio su misura garantito dal personale NTV. La carrozza Club Executive, collocata a una delle estremità del treno per garantire tranquillità, ha 19 poltrone con due salotti separati, composti ognuno da quattro posti, acquistabili esclusivamente a corpo, per assicurare una maggiore privacy. Ogni posto è equipaggiato con uno schermo da 9 pollici touch screen dal quale accedere al programma di intrattenimento offerto dal portale Italolive, film, serie tv, giornali, notizie ecc. Come in tutte le altre carrozze di Italo, anche in Club Executive è prevista la copertura Wi-Fi per connettersi gratuitamente a internet. Completano l’esperienza di viaggio un ricco servizio di benvenuto con caffè espresso servito al posto, un assortimento di prodotti di pasticceria e panetteria ed un’ampia scelta di drink. Grande comfort, servizio curato e attento, con un gustoso benvenuto anche in Prima. Per mettere a proprio agio il Viaggiatore, le poltrone, in pelle Frau reclinabili, sono organizzati su file da tre, con un largo corridoio, ampi spazi individuali, prese elettriche per ciascun posto, poggiapiedi, comando luci di lettura a portata di mano e un vano portaoggetti collocato tra i sedili doppi.

La Smart, dinamica e giovane Economicità e praticità, senza nulla togliere al comfort dei viaggiatori: sono le caratteristiche dello stile Smart, improntato al self-service per favorire la massima convenienza economica anche attraverso offerte commerciali mirate a questo ambiente. Uno spazio giovane, sottolineato da colori vivaci, che permette al Viaggiatore di accomodarsi sui sedili in pelle Frau reclinabili, di usufruire di prese elettriche individuali e dei tavolini, in prevalen-

za singoli. La copertura Wi-Fi è gratuita, come nelle altre carrozze. In più è possibile accedere al portale di bordo Italolive, con decine di film gratuiti, quotidiani digitali e altri contenuti di intrattenimento. Per rendere il viaggio più gradevole, Italo mette a disposizione anche una piccola Area Snack, in carrozza 7, dove acquistare un caffè espresso, bevande fredde e snack, a prezzi competitivi e in modalità selfservice dai distributori automatici.

E la comodità diventa “extra large” Si chiama Smart XL, l’ultima arrivata in casa NTV: un ambiente che unisce alla convenienza del viaggio Smart, la grande comodità e lo spazio in più che caratterizzano le poltrone della Prima. Sedili in pelle Frau reclinabili organizzati su file da tre, con un largo corridoio, e ampi spazi individuali. Pochi euro in più rispetto al prezzo di un posto in Smart, un’esperienza di viagIV

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gio in un ambiente superiore. Anche in questa carrozza è possibile assaporare il servizio di ristorazione al posto offerto da Italo negli orari di pranzo e cena e durante il viaggio per ghiotti spuntini. Chi preferisce invece fare da sé, può usufruire dell’area snack in carrozza 7 con i distributori automatici. Wi-Fi e portale di bordo sono sempre gratuiti.


le novità del mese

Italo mette il “turbo” alla Roma Milano E conquista la strategica stazione Termini con 12 no stop Con una “potenza di fuoco” garantita da 36 collegamenti giornalieri tra Milano e Roma, Italo avvicina ancora di più la capitale del business alla capitale politica e sbarca in forze nel cuore della capitale. Dal 14 dicembre Italo ferma infatti nella strategica stazione Termini che, con un flusso annuo di oltre 150 milioni di passeggeri, è lo snodo nevralgico del trasporto ferroviario italiano. Con l’avvio del nuovo orario invernale, Italo ha ampliato la sua offerta commerciale portando i viaggi

E tra le nuove proposte al sabato è festa tutto l’anno Arriva la “Italo Special” per chi parte di martedì e mercoledì E per gli over Sessanta l’offerta Senior è ancora più vantaggiosa L’anno nuovo di Italo riserva nuove opportunità. Come la Italo Special. Chi viaggia di martedì e mercoledì nella fascia tra le 10,30 e le 15,30 paga infatti la metà rispetto all’offerta Flex. Per usufruire della riduzione bisogna prenotare almeno due giorni prima della data di partenza. Anche con la proposta “Italo Special Sabato” è prevista una riduzione del 50% rispetto alla Flex, ma senza vincoli d’orario. Per pagare metà prezzo, anche in questo caso bisogna prenotare almeno tre giorni prima della partenza. Entrambe le offerte sono soggette a disponibilità.

viaggi in 4 ma paghi solo per 2. Entro tre giorni dalla partenza è possibile prenotare l’intero spazio a metà prezzo. L’offerta è come sempre soggetta a disponibilità.

giornalieri tra Roma e Milano a 36. Di questi, 12 collegamenti sono no stop, con dieci treni che proseguono in direzione Nord su Torino e verso Sud su Napoli Salerno. Tutti i no stop fanno una breve fermata intermedia anche a Roma Tiburtina. Dalle 6 alle 20, sulla rotta pù importante del Paese, la Roma Milano, Italo fa dunque orario continuato. Prima partenza no stop da Termini per Milano alle 6:40, ultima alle 18:48, da Milano Porta Garibaldi primo collegamento no stop su Roma Termini alle 7:00 e ultima partenza alle 18:03. L’ultimo viaggio Roma-Milano con tappe intermedie è invece alle 19:55 mentre da Milano è alle 19:34. Italo conferma inoltre anche le dieci corse giornaliere tra Roma e Venezia, e altri due collegamenti dalla laguna allungano il percorso su Napoli. L’offerta sulla città partenopea risulta, quindi, potenziata con altri otto collegamenti giornalieri, che si vanno a sommare ai ventidue già esistenti.

Italo abbassa l’età della “pensione” E allarga l’offerta Senior ai 60enni (prima era riservata agli over 65), raddoppiando anche lo sconto dal 10 al 20%. Tutti i viaggiatori possono usufruire della riduzione, che non è cumulabile con altre promozioni, anche se non iscritti al programma Italo Più: basta acquistare il proprio biglietto e ricordarsi di portare a bordo il documento d’identità. Il salotto diventa 4x2 Comodo, silenzioso e da oggi ancora più conveniente. Italo lancia il salotto 4 per 2, febbraio 2015

V


i servizi

Un carnet di vantaggi anti “stress” Si chiama Italo No Stress ed è il servizio con DHL. Scegliere è semplice. Sul sito “à la carte” che Ntv offre ai suoi Viag- italotreno.it, si clicca sul servizio desigiatori per alleviarli da qualsiasi pen- derato subito dopo l’acquisto del bisiero e agevolare gli spostamenti da glietto Italo oppure, in un momento e verso la stazione a condizioni eco- successivo, si accede direttamente ai siti dei Partner nell’area nomiche vantaggiose. Parcheggio giornaliero, riservata ad Italo: basta In collaborazione con autonoleggio inserire il codice del bipartner specializzati, Italo mette a disposi- con o senza conducente, glietto e il proprio coconsegna bagagli gnome per essere riconozione per esempio un “porta a porta” e tanto sciuto come Viaggiatore parcheggio giornaliero con prenotazione altro: scegliere è semplice e avere accesso alle tarifsu italotreno.it fe agevolate. Alcuni servidel posto attraverso o chiamando zi sono prenotabili anche la piattaforma MyParil Contact Center tramite il Contact Center king, oppure il servizio Pronto Italo o il Contact di autonoleggio in accordo con Hertz. E ancora: il noleggio Center dei Partner: per maggiori detcon conducente, o il servizio di conse- tagli, basta consultare le modalità di gna bagagli “door to door”, diretta- prenotazione nelle sezioni dedicate sul mente a domicilio, in collaborazione sito italotreno.it.

Italo lancia l’edicola “prêt-à-porter”

Una scelta tra oltre 60 pubblicazioni tra riviste e quotidiani, nazionali e internazionali: Italo offre ai propri viaggiatori una vera edicola digitale da “portare via”. Grazie alla partnership con Johnsons e alla piattaforma Media Box, l’editoria digitale di ultima generazione concepita per offrire intrattenimento ed informaVI

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zione, da oggi in Casa Italo è possibile scaricare uno o più giornali sul proprio tablet e leggerseli comodamente a bordo del treno. Tutto con un semplice clic. Per regalarsi la lettura basta entrare inuna delle Case Italo presenti nelle stazioni servite da Ntv, accedere al Wi-Fi gratuito, disponibile per tutti gli iscritti al programma fedeltà Italo Più, e cliccando sul link dell’edicola digitale si può scaricare sul proprio dispositivo una o più tra le pubblicazioni disponibili, da sfogliare ovunque con calma, anche in ambiente non Wi-Fi. Il “download” è gratuito attraverso qualsiasi dispositivo predisposto ai servizi web, Tablet, Smartphone e computer portatili (iOS, Android, Windows, Linux, ecc.). Non occorre, inoltre, l’installazione di App, scripts o altri programmi software. I viaggiatori non iscritti possono rivolgersi al personale di Italo per registrarsi, sempre gratuitamente, al programma fedeltà, ottenere le credenziali e partecipare anche alla raccolta punti per biglietti omaggio ed emozionanti viaggi accanto al macchinista.

La rivoluzione della mobilità urbana, il car sharing, si allea con l’alta velocità. A Milano e Roma la nuova partnership tra car2go, la società targata Daimler che per prima ha lanciato in Italia la “new way” del micro-noleggio urbano condiviso, e Italo, il treno più moderno d’Europa.

A quattro zampe a 300 chilometri all’ora E’ un servizio dedicato ai cani di taglia extra large. Con il patrocinio del Ministero della Salute e le principali realtà associative veterinarie e animalistiche, NTV ha studiato una soluzione moderna e innovativa grazie alla quale Fido a bordo di Italo ha un suo spazio a disposizione ( uno per ogni ambiente di viaggio), e un tappetino igienizzante


l'offerta

La famiglia di Italo “apre” anche ai single Si estende l’offerta per chi viaggia in gruppo Con l’anno nuovo, Italo rilancia la proposta per le famiglie, abbassando il numero minimo dei viaggiatori che possono usufruire dell’offerta. Da oggi, infatti, Italo Famiglia, dedicata a chi viaggia con minori, permette anche a un genitore “single” di spostarsi con il proprio bambino ad un prezzo vantaggioso. L’offerta è valida per gruppi da 2 a 5 passeggeri (anziché solo da 3 a 5), composti da almeno un maggiorenne, negli ambienti Smart, Smart XL o Prima. Gli adulti pagano con tariffa Flex, mentre i ragazzi sotto i 15 anni viaggiano come sempre gratis. I bambini sotto i 4 anni che viaggiano

senza posto assegnato, in braccio a un adulto, non vengono calcolati ai fini del numero dei componenti del gruppo. Famiglia small o large, il biglietto conviene sempre Prenotando in anticipo, con la nuova offerta, ad esempio, un adulto e un ragazzo possono viaggiare in ambiente Smart da Venezia a Firenze a soli 45 euro. Oppure, un adulto e due minori, viaggiando da Torino a Napoli, sempre in ambiente Smart, spendono in tutto 105 euro. L’offerta non consente il cambio della prenotazione e il rimborso.

Cambi: non sono consentiti Rimborso: non è previsto il rimborso in caso di rinuncia al viaggio.

sul quale accucciarsi, realizzato con polimeri superassorbenti e antiodore, contenuto in una borsa (con la scritta “I love dog”) che il padrone riceverà in omaggio. La speciale accoglienza è disponibile su tutti i treni e senza vincoli di orario, e può essere prenotata fino a 2 ore prima del viaggio attraverso il Contact Center Pronto Italo (06.07.08), solo in abbinamento alle offerte Economy o Base (a seconda della disponibilità). Il prezzo per il trasporto del cane è pari al 30% del Biglietto Base o Economy di Smart, Smart XL e Prima, e pari a 20 euro, prezzo fisso, qualora si scelga di viaggiare nell’ambiente Club. L’iniziativa è stata pensata per prestare la massima attenzione sia al Viaggiatore con il cane, sia all’animale stesso, evitandogli situazioni di stress: il tutto nel pieno rispetto dei viaggiatori che non amano la convivenza con i cani e che potranno, visualizzando la mappa del treno sul sito internet www.italotreno.it, conoscere in quali carrozze e posti sono ammessi gli animali di taglia extralarge. Gli animali domestici di piccola taglia, e di peso non superiore ai 10 kg, possono essere trasportati invece su Italo negli appositi “trasportini” da alloggiare nelle bagagliere o nelle immediate vicinanze del proprietario

Il valore dell’accoglienza Una Casa aperta in tutte le stazioni Il calore di una casa, il valore di un’ospitalità aperta a tutti i viaggiatori. In tutte le stazioni del network, Italo ha messo su Casa, un luogo amico dove attesa, assistenza, ascolto, vendita sono a portata di mano. Con un design innovativo e funzionale, sviluppato dall’architetto urbanista di fama internazionale Stefano Boeri, Casa Italo è il centro servizi di Italo, dove è possibile trovare: • un desk di accoglienza per informazioni e assistenza, gestire un reclamo, iscriversi al programma fedeltà Italo Più; • le biglietterie Self Service per i soli treni Italo, sia all’interno della Casa che all’esterno, per gestire il viaggio in completa autonomia, acquistando un biglietto o modificandolo (in ogni caso le hostess e gli steward sono a disposizione per tutto il supporto necessario).

• La connessione Wi-Fi disponibile con la doppia comodità di un tavolo attrezzato con prese elettriche per lavorare con il pc, e con l’accesso alla rete facilitato se si è iscritti a Italopiù, il programma fedeltà di Italo: basta richiedere al desk di assistenza la username e la password per navigare gratis. • E ancora: area di sosta breve, con divani e sedute per trascorrere comodamente il tempo d’attesa; display informativo sui treni Italo in arrivo e in partenza; pannelli touch screen per scoprire tutte le novità di Italo; area ad accesso riservato, per i soli viaggiatori di Club, nelle stazioni di Milano Porta Garibaldi e di Roma Ostiense, con divani e poltrone, TV, angolo bar, servizio toilette, display arrivi e partenze. febbraio 2015

VII


il programma su "misura"

Italo Più Chi trova un amico fedele trova un tesoro Italo ha messo a punto un programma fedeltà, Italo Più, che riserva vantaggi esclusivi pensati per dare ai Viaggiatori un valore in PIU’, come il riconoscimento immediato tramite l’accesso con username e password, sia se si acquista online sia se si chiama il Contact Center Pronto Italo. Oppure la possibilità di registrare la propria carta di credito per velocizzare gli acquisti, in totale sicurezza (se si desidera pagare con account PayPal, associandolo a quello Italo Più, il pagamento è ancora più rapido). Per tutti gli iscritti, NTV ha messo a disposizione il Borsellino Italo: un conto elettronico personale per l’accredito dei rimborsi e per i nuovi acquisti. E i vantaggi salgono anche a bordo: il Viaggiatore iscritto fruisce di un accesso rapido e gratuito al Wi-Fi e al portale di bordo Italolive. Dopo il terzo viaggio, ogni iscritto riceverà inoltre la Carta Italo Più, in grado di velocizzare anche i pagamenti presso le Biglietterie Self Service Italo. Italo Più diventa Sprint Con Italo Più, più si viaggia più si guadagnano punti. Tutti gli iscritti ricevono 5 punti per ogni euro speso acquistando biglietti in tutti gli ambienti di viaggio. Per accumulare punti, basta in-

dicare ad ogni acquisto il proprio codice Italo Più. Se si acquistano i servizi offerti dai partner Ntv, i punti aumentano ancora. Ogni iscritto come premio potrà richiedere dei biglietti per viaggi futuri e perfino l’emozione di un viaggio in cabina proprio accanto al macchinista. E da oggi i vantaggi aumentano: se superi la soglia di 10.000 punti qualificanti diventi un cliente Italo Più Sprint. Potrai così ottenere vantaggi esclusivi che ti permetteranno di ricevere un servizio privilegiato e biglietti premio ancor più velocemente. I clienti Italo Più Sprint ricevono ben 6 punti per ogni euro speso acquistando biglietti in tutti gli ambienti di viaggio. Tra i benefit, Italo offre, ad esempio, un accesso garantito con massimo un accompagnatore alle sale riservate, un upgrade gratuito dall’ambiente Prima alla Club o dalla Club al Salotto sui treni No Stop. A partire da quest’anno, inoltre, Italo abbassa la soglia dei punti necessari per richiedere biglietti premio. Ad esempio, da oggi è possibile prenotare gratuitamente un viaggio in ambiente Smart sulla tratta Bologna- Venezia con soli 2.500 punti (prima ne servivano 3.600), o sulla tratta RomaMilano, sempre in Smart, con 5.400 punti (prima ne servivano 7.200 punti).

Il Cinema in carrozza La magia dei film in marcia ad Alta Velocità Al cinema, in treno, per vedere un film in un ambiente esclusivo e innovativo e senza dover pagare un sovrapprezzo. La carrozza di Italo dedicata all’intrattenimento offre l’occasione di un viaggio No Stop Milano Roma per godersi un film in pieno relax. Sui treni con fermate intermedie, è previsto un palinsesto composto anche da altri programmi di intrattenimento e da attualità. La carrozza cinema coniuga il comfort e la tranquillità di un ambiente di soli 39 posti, col-

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locato all’estremità del treno e dunque non esposto al passaggio di Viaggiatori, con l’intrattenimento offerto dagli 8 schermi 19 pollici ad alta definizione, completi di moduli audio al posto. E su tutti i treni è possibile trovare il palinsesto composto da film Medusa e contenuti extra e attualità (settimana per settimana il sito internet pubblica il palinsesto aggiornato)

Ricorda di portare con te i tuoi auricolari.

Foto in alto “carta Italo Più” foto in basso “carta Italo Più Sprint”

Il pranzo è servito, in poltrona Serviti al proprio posto, in poltrona, per un viaggio enogastronomico ad Alta Velocità. Per coniugare l’esigenza di tempi ridotti e distanze ravvicinate con la qualità dei sapori, Italo ha scelto il più grande “airline food provider” (fornitore di cibo) al mondo, LSG Sky Chef. Grazie alla collaborazione con Eataly, LSG Sky Chef dal prossimo gennaio elaborerà e aggiornerà continuamente i diversi menù alternando curiosità gastronomiche a esperienze originali tra i sapori. Ogni orario avrà una sua selezione, dalle dolci tentazioni per la colazione alle ricette dedicate al pranzo e alla cena e per tamponare quel certo languore, spuntini leggeri per il brunch o l’aperitivo. Insomma, un ventaglio di proposte differenti per ogni viaggio. In tutti gli ambienti del treno è possibile mangiare comodamente al posto e l’equipaggio è pronto a pilotare i viaggiatori

tra i prodotti della ristorazione disponibili. Chi invece volesse approfittare di un rapido snack, può servirsi direttamente dal distributore automatico posizionato nell’area break delle carrozze 3 e 7.


la sicurezza

La mappa a bordo treno Carrozza 1; Club Executive

Carrozza 2; 4 e 5; Prima e Smart XL

Carrozza 3; Prima

Carrozza 6; Smart

Legenda Uscita di emergenza

Maniglia allarme passeggeri

Finestrino di emergenza Via di fuga Estintore Martello frangivetro

PMR

Persona a mobiltĂ ridotta

Cassetta di pronto soccorso

Toilette

Fasciatoio

Posti per sedia a rotelle

CASSETTA DI PRONTO SOCCORSO

Distributore

Toilette handicap TOILETTE

gennaio 2015 febbraio 2015 IX IX


la sicurezza Carrozza 7; Smart

Carrozza 8; Smart

Carrozze 9 e 10; Smart

Carrozza 11; Smart Cinema

Legenda Uscita di emergenza

Maniglia allarme passeggeri

Finestrino di emergenza Via di fuga Estintore Martello frangivetro

PMR

Cassetta di pronto soccorso

Toilette

Fasciatoio

Posti per sedia a rotelle

CASSETTA DI PRONTO SOCCORSO

Distributore

Toilette handicap TOILETTE

febbraio 20152015 X X gennaio

Persona a mobiltĂ ridotta


la sicurezza

Come comportarsi in caso d’emergenza Nella condizione ordinaria di marcia in sicurezza, i passeggeri devono occupare esclusivamente gli spazi idonei al loro trasporto in modo da non ostacolare il personale di bordo nell’espletamento delle attività connesse con la sicurezza e eventuali operazioni di abbandono del treno in emergenza. In caso di abbandono del treno in emergenza è necessario attenersi alle istruzioni del personale di bordo prestando attenzione al rispetto delle seguenti istruzioni di carattere generale: • •

• •

Abbandonare il treno senza indugi, in maniera ordinata e con calma; Aiutare chi si trovi in difficoltà, con priorità a soggetti “sensibili” (bambini, donne in stato di gravidanza, portatori di handicap, ecc.); Abbandonare i bagagli e non tornare indietro per nessun motivo; In presenza di fumo o fiamme camminare chini.

Apertura porte di emergenza Per aprire la porta in emergenza: • • •

girare la maniglia verso il basso (Figura 1, disegno A - 1); attendere l’accensione del pulsante rosso; premere il pulsante rosso ed aprire la porta (Figura 1, disegno B - 2).

Figura 1

Esodo galleria linea AV/AC Firenze-Bologna Per un ordinato e rapido esodo dalla galleria è necessario attenersi alle istruzioni fornite dal personale ferroviario direttamente o mediante gli impianti di diffusione sonora, prestando comunque attenzione alle seguenti indicazioni di carattere generale: 1. Una volta discesi dal treno occorre dirigersi verso la direzione più opportuna per l’esodo seguendo i cartelli segnaletici affissi sulla parete della galleria e/o le indicazioni fornite dal personale ferroviario; 2. La galleria dovrà essere percorsa camminando esclusivamente sul marciapiede laterale della stessa evitando di invadere i binari;

3. L’attraversamento dei binari, se necessario per raggiungere l’uscita, deve essere preventivamente autorizzato dal personale ferroviario; 4. Durante l’esodo occorre mantenere la calma, non spingere o accalcarsi con le persone che precedono, non creare allarmismo; 5. Aiutare, per quanto possibile, le persone a mobilità ridotta; 6. Una volta raggiunta l’uscita occorre non disperdersi e seguire le istruzioni impartite dalle squadre di soccorso.

Finestrini Prelevare il martello frangivetro (Figura 2), colpire il finestrino nel punto indicato sul vetro ( Figura 3) e spingere il finestrino.

Figura 2

Figura 3

gennaio 2015 febbraio 2015 XI XI


la sicurezza

Posiziona così il tuo bagaglio Assicurati che sia:

ben posizionato

per garantire la sicurezza dei viaggiatori. Non ostacolare salita, discesa e circolazione sul treno.

rintracciabile

apponi l’etichetta identificativa

Piccolo - Cappelliere sopra le sedute Profondità 42cm

Grande - Bagagliere

Bagagliere di vestibolo In Prima carrozza 2 | In Smart XL carrozza 4-5 | In Smart carrozza 9-10 | In Smart Cinema carrozza 11

Altezza 35cm

Nelle cappelliere, inserisci i bagagli per il lato lungo.

Bagagliere di comparto In Club Executive carrozza 1| In Smart XL carrozza 5

Alimenti

Bagagliere con lucchetto

Ricorda di sigillare bene cibi e bevande.

In alcune carrozze di Smart, Smart Xl e Prima sono disponibili pratici locker per i tuoi bagagli.

Bagaglio XXL?

Bagagli speciali

Non lo puoi portare, ma lo puoi spedire. Servizio bagagli porta a porta DHL*.

Passeggini - carrozzine - biciclette piegevoli (con telaio chiuse) sono considerati bagaglio grande.

*Servizio a pagamento

febbraio 20152015 XIIXII gennaio


LA SALUTE DEL NOSTRO CUORE È IL BENE PIÙ PREZIOSO: È LA NOSTRA STESSA VITA… METTIAMOLO IN CASSAFORTE! Nasce la BANCA DEL CUORE: il tuo elettrocardiogramma con i valori della pressione arteriosa e i tuoi dati clinici verranno custoditi in una “cassaforte” virtuale. Grazie al tuo BANCOMHEART personale, potrai aprirla tutte le volte che vorrai, anche a distanza, tramite computer, tablet o smartphone. < Vai su www.bancadelcuore.it e consulta l’elenco delle Cardiologie aderenti e il calendario dell’iniziativa Per visionare o scaricare il tuo elettrocardiogramma e i tuoi dati clinici attiva la card BANCOMHEART inserendo il PIN, il tuo codice fiscale e la password segreta nel form di registrazione online:

< Prenota il tuo elettrocardiogramma presso la Cardiologia prescelta

PIN N. 1234567890

< Richiedi la card BANCOMHEART all’atto dell’esame

CODICE FISCALE PASSWORD

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< Attiva la tua card BANCOMHEART collegandoti al sito www.bancadelcuore.it per rendere sempre visibili e scaricabili il tuo elettrocardiogramma e i tuoi dati clinici, ovunque e a ogni tua richiesta. TUTTI I DETTAGLI DELL’INIZIATIVA SU www.bancadelcuore.it

LA BANCA DEL CUORE è un’iniziativa promossa da ANMCO – Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri e dalla Fondazione per il Tuo Cuore – HCF Onlus.


cibo&territorio

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E gli chef scesero in campo

L’amore per la terra e i suoi frutti ha spinto numerosi "berretti bianchi" a riscoprire il piacere di coltivare verdure e di portarle in tavola appena colte. Scopriamo insieme i ristoranti gourmet dove gustare i sapori genuini e naturali dell’orto di Olga Carlini Chilometro zero, sostenibilità, rispetto del territorio e delle stagioni: sempre più re dei fornelli hanno affiancato alla loro cucina un orto, da cui derivano le materie prime che diventano l’ingrediente essenziale per preparazioni sane, piatti originali e tradizionali, serviti nel rispetto della natura. Partiamo dal Naviglio Pavese, al confine tra Milano e la campagna, dove una volta c’erano le marcite e tanta acetosella, volgarmente detta erba brusca. E qui sorge, appunto, il ristorante Erba Brusca – Orto con Cucina che dal 2011, anno della sua apertura, tanto ha fatto parlare di sé. Un locale, quello gestito dalla chef Alice Delcourt, diverso da tutti gli altri, un’oasi insolita dove pranzare all’ombra di un pergolato con la vista che spazia sul verde dei campi. «L’orto – afferma Alice – ci permette di rimanere legati a una dimensione del cibo più immediata, connessa alla stagionalità e alla cura della materia prima». Un ottimo inizio, non c'è che dire!

Gusto fuori porta Spostiamoci quindi verso est, sull’isola di Mazzorbo, sita nella parte nord della Laguna veneziana. Lo splendido isolotto ospita l’Antica Tenuta Venissa, Parco Agricolo Ambientale ristrutturato dalla famiglia Bisol, e l’omonimo ristorante oggi gestito da Antonia Klugmann. La cucina omaggia la cultura veneta e veneziana e utilizza i prodotti provenienti dagli orti, i frutteti e la peschiera presenti nella tenuta, per una cucina che diventa così un reale chilometro zero. Si affaccia sulle acque anche La Posta Vecchia, un relais and châteaux che ospita al suo interno il rinomato ristorante The Cesar. Ci siamo spostati febbraio 2015

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«L’orto – afferma Alice Delcourt dal suo ristorante affacciato sul verde dei campi – ci permette di rimanere legati a una dimensione del cibo più immediata, connessa alla stagionalità e alla cura della materia prima» In apertura, immerso nel verde del suo orto, Peppe Zullo. Qui, un piatto servito "vista orto" all'Erba Brusca e, in alto, Paolo Cacciani all'opera in cucina

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sulla costa laziale, dove il ristorante, nato all'interno in una villa nobiliare del XVII secolo, è guidato dallo chef campano Michelino Gioia e offre una cucina mediterranea fortemente incline alla valorizzazione dei prodotti autoctoni. «Nell’orto – ci dice Michelino – trovo spesso l’ingrediente per quel tocco in più: erbe e frutta che sprigionando i loro colori e i loro profumi e aiutano a sentire meglio nel piatto il territorio». Restiamo quindi in provincia di Roma, nella zona dei Castelli. Dal 1922, a Frascati, la famiglia Cacciani (oggi al timone i fratelli Paolo, Caterina e Leopoldo) propone una cucina di netta impronta territoriale in gran

parte realizzata con le verdure del loro orto, l’olio e il vino prodotto nei loro terreni. «Cerchiamo di proporre piatti che rappresentino la tradizione, ma in modo innovativo – racconto Paolo – Penso ad esempio alla carbonara con zucchine in fiore». «Altro elemento distintivo della nostra cucina – continua – è il notevole utilizzo delle erbe aromatiche, che diventano note dominanti nel piatto, personalizzandolo». Nel cuore delle colline romane, immerso nel parco naturale di Labico tra campi di grano e orti, si trova infine l’eclettico chef Antonello Colonna con il suo Vallefredda Resort, non solo ristorante, ma anche hotel di charme. In tavola, piatti che non rinnegano l'origine contadina e tradizionale, seppur alleggeriti di alcuni elementi per renderli sempre più salutisti, mantenendo inalterati consistenza e fragranza delle materie prime.

Rotolando verso sud Scendiamo ancora lungo lo stivale e raggiungiamo Sant’Agata sui due Golfi, splendida località della Penisola Sorrentina, dove sostare al ristorante Don Alfonso 1890 della famiglia Iaccarino. Dal 1973 Alfonso e Livia Iaccarino proseguono il loro percorso di ricerca dell’eccellenza. «Per anni ci siamo guardati attorno per trovare prodotti autentici della nostra terra – afferma Livia – Purtroppo però molte varietà di frutta e verdura originarie della zona non esistevano più». «Per noi innovare in


Scelti per voi Erba Brusca Prezzo medio: 28 euro Alzaia Naviglio Pavese, 286 Milano Tel. 02.87380711 www.erbabrusca.it Antica Tenuta Venissa Menù degustazione da 85 euro (aperto da aprile) Fondamenta Santa Caterina, 3 Venezia Tel. 041.5272281 www.venissa.it The Cesar Prezzo medio: 100 euro Palo Laziale – Ladispoli (Rm) Tel. 06.9949501 www.lapostavecchia.com Cacciani Prezzo medio: 30 euro Via Diaz, 15 – Frascati (Rm) Tel. 06.9401991/9420378 www.cacciani.it Vallefredda Resort Prezzo medio: 45 euro Via di Valle Fredda, 52 Labico (Rm) Tel. 06.9510032 www.antonellocolonnaresort.it Don Alfonso 1890 Prezzo medio: 110 euro (aperto da giugno) C.so Sant’Agata, 11 Massa Lubrense (Na) Tel. 081.8780026 www.donalfonso1890.com Il Paradiso Prezzo medio: 40 euro Via Piano Paradiso Orsara di Puglia (Fg) Tel. 0881.964763 www.peppezullo.it

cucina è fondamentale – continua Alfonso – ma volevamo farlo mantenendo un’identità ed è per questo che siamo partiti dalla terra. Che non è solo l’orto, ma è un insieme di valori, persone, usi e costumi». Un percorso che li ha portati a diventare anche contadini e a creare Le Peracciole, un’azienda agricola che fornisce materie prime freschissime e di qualità eccellente alla cucina del ristorante: olive, limoni, pomodori, frutta e ortaggi. Raggiungiamo infine Orsara di Puglia. Non solo una graziosa cittadina della provincia foggiana, ma un po’ il faro delle tradizioni culinarie del territorio, grazie soprattutto alla vulcanica attività di Peppe Zullo. La sua cucina è il risultato di un passo a due tra la terra e Peppe: dagli orti, dagli alberi, dalle viti e dagli oliveti lo chef raccoglie materie prime eccellenti per creazioni culinarie dai sapori dimenti-

cati (ma indimenticabili). Tra i suoi prodotti preferiti, le mele. Chianella, gelata, cucuzzara, limoncella... Sono solo alcune delle tante varietà che il cuoco-agricoltore colleziona nel suo frutteto e contribuisce a salvare dall’oblio. «Ognuna di loro matura in mesi diversi e questo una volta era fondamentale per il sostentamento della gente, quando non esistevano le moderne tecniche di conservazione. Molte mele portano questo concetto nel nome, come quella di Sant’Antonio che matura verso il 13 di giugno». La sua preferita è però la limoncella, una varietà autunnale dai frutti piccoli e profumatissimi, che ricordano l’aroma del limone. «Mia nonna metteva un coccio di terracotta direttamente nel camino con queste mele piccolissime, acqua e zucchero e le cuoceva lentamente, finché il tutto diventava un dolce delizioso».

Innovare in cucina è fondamentale, sostiene Alfonso Iaccarino. Ma lo si può fare mantenendo un’identità, partendo dalla terra. Che non è solo orto, ma un insieme di valori, persone, usi e costumi In alto, gli esterni dell'elegante Vallefredda Resort. Qui, un fresco piatto di verdure servito al The Cesar

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Cucina “povera” tesoro da riscoprire di Chiara Mojana

Fegatini di agnello, pane di grano arso e lattume di tonno. Sono i cibi di una volta, quelli delle nonne, che ad assaggiarli, ancora oggi, rievocano ricordi e atmosfere di un tempo. Riuscire a gustarli però è spesso un'impresa impossibile: esclusi dai menu più modaioli, la loro memoria è tenuta viva grazie a pochi (anche se sempre più numerosi) estimatori Le pagine ingiallite scritte in bella calligrafia e inchiostro scuro, raccontano di tè preparati con le foglie di fragola, zuppe di ortiche, cosce di rana fritte, risotti con le creste di gallo, stracotti d’asino e torte al cacao con sangue di gallina. Quello che oggi sembra quasi un libro di pozioni magiche, altro non è che il quaderno delle ricette della nonna. Tutt’altro che strega, lei. Vero angelo della casa che per mettere insieme ogni giorno il pranzo con la cena, sapeva fare di necessità virtù e utilizzare ciò che la natura le metteva a disposizione di mese in mese. Era il tempo delle cucine economiche, alimentate a legna e sulle quali c’era sempre qualche pentola a far “pippare” minestre, stracotti e ragù. Era il tempo delle lunghe cotture e di piatti che oggi hanno il buon profumo dei ricordi. Già, perché sono bastate un paio di generazioni per creare il black out, per far sì che quel “tesoretto” tramandato da madre in figlia si fermasse davanti alla comodità di un frigorifero e di un supermercato e alla rapidità di un forno a microonde. Ingredienti, ricette e, ancora prima di queste, le abitudini alimentari sono profondamente cambiati insieme a 68

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una società in corsa verso una sempre maggiore velocità del cucinare e del consumare. E anche del produrre, a favore di varietà orticole e di razze animali maggiormente produttive. Così, in una manciata di decenni le ricette di famiglia sono diventate una sorta di archeologia alimentare. Perché anche a volerle ripetere, oggi ci si scontra con l’impossibilità di reperire gli ingredienti giusti: di asini non ce ne sono quasi più, di rane neanche a parlarne! E anche gli strumenti di cottura tradizionali, come le casseruole in terracotta o i testi in ghisa, trovano sempre meno posto nelle cucine moderne che brillano di acciaio inox. Eppure, c’è ancora chi dal passato non vuole smettere di trarre ispirazione...

Dai fiori di burro al grano arso A Ronco Biellese, in Piemonte, incontriamo per esempio Bianca Rosa Gremmo Zumaglini, ultraottantenne autrice di molti libri di cultura alimentare e ricette tradizionali ma soprattutto eccelsa intenditrice di erbe spontanee e aromatiche per uso gastronomico. «Ho imparato a conoscerle parlando con la gente e cercandole in collina e in montagna. Ed è dove ci sono solo le malghe che ho imparato di più, perché in alta montagna le persone devono davvero vivere con quello che hanno», racconta la signora Bianca. Dai malgari ha imparato a riconoscere le erbe più insolite, come il trifoglio alpino, che cresce sopra i mille metri di altitudine e i cui fiori contengono un grasso dal sapore simile al burro d’alpe. «Li chiamano anche i fiori del burro» spiega Bianca, «la loro fioritura è intensa e dura circa un mese in estate. I malgari li raccoglievano e quando tornavano alla baita, la sera, li usavano per cucinare. Per friggere un uovo o per fare la fonduta, per esempio, mettevano nella pentola una bella manciata di questi petali rosa, che sul calore cedevano una sostanza che diventava grasso di cottura e condimento dei cibi». Era un modo per fare economia e non consumare il burro vero, che andava venduto in cambio febbraio 2015

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perché sprigiona sostanze dannose per la salute), ma tostati quel che basta per conferire alla farina un aroma particolare, che ricorda il caffè, l’orzo e la nocciola. Da cibo della miseria a prodotto di nicchia, la farina di grano arso è oggi tra le più care sul mercato.

Sapore di mare

Un tempo, quando d’inverno boscaioli e pescatori s'incontravano era festa grande, racconta Massimo Spigaroli. I primi portavano legna e vino, i secondi il pesce: si faceva il fuoco in una buca e si cuoceva all’interno il pescato, proteggendo le carni con uno strato di frasche di denaro. Dai fiori di burro delle montagne piemontesi al grano “arso” della Puglia si arriva praticando la stessa arte, quella dell’arrangiarsi. Infatti, in un tempo non lontano, nel cosiddetto “granaio d’Italia” anche le spighe che rimanevano nei campi dopo la mietitura venivano raccolte. E i più poveri tra i poveri andavano a recuperare persino i chicchi di grano bruciato dopo che le stoppie venivano incendiate per preparare il terreno alla coltura successiva. Li macinavano e ne ricavavano una farina nera e fibrosa, che miscelavano con un poco di farina bianca e ne facevano pagnotte, orecchiette e maccheroni. Oggi, il grano arso è prodotto in piccole quantità per gli appassionati gourmet, ma è diventato altra cosa rispetto all’antica farina dei contadini. I chicchi non vengono più bruciati (la combustione è vietata dalla legge 70

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In questa pagina, la bottarga di tonno e le orecchiette di grano arso dal tipico colore brunito

Tra i prodotti un tempo consumati solo dai più indigenti, diventati oggi veri e propri must gastronomici anche la bottarga di tonno di Sicilia e Sardegna e la colatura di alici della Costiera Amalfitana. La prima è nata dalla necessità di utilizzare a scopo alimentare gli scarti della lavorazione del tonno, definito il “maiale del mare” perché del suo corpo non si buttava via niente. Mentre la carne fresca era destinata a un remunerativo commercio, le viscere venivano infatti regalate ai poveri pescatori, che trovarono il modo per conservare le uova degli esemplari femmina. Salandole ed essiccandole, le trasformavano in un ingrediente dal sapore molto intenso, da consumare a lamelle o grattugiato. Allo stesso modo, dalle viscere dei pesci maschi hanno imparato a ricavare quello che in Sicilia chiamano il lattume e in Sardegna figatello, che altro non è che lo sperma sottoposto allo stesso procedimento di trasformazione delle uova. La colatura di alici, invece, è il liquido che si produce con la maturazione e la pressione delle alici fresche poste sotto sale in grandi contenitori, una volta private di testa e interiora. La colatura, da secoli presente sulle tavole dei poveri pescatori, dove con il suo sapore intenso rappresentava un sostitutivo del pesce fresco, viene oggi prodotta con grandi attenzioni a Cetara (Salerno) e rientra persino in menu stellati come quello di Gualtiero Marchesi, che la usa nel suo ristorante con raffinata semplicità: sugli spaghetti.

A cena con Verdi La rapida scomparsa dei vecchi modi di vivere ha creato tuttavia un’immensa nostalgia del passato. Ed ecco studenti universitari che partecipano a lezioni sul pane fatto in


casa e giovani professionisti che per hobby tornano a mettere le mani nella terra come i loro nonni e imparano a fare l’orto sul balcone. Mentre i più temerari si cimentano persino nell’arte del trasformare il maiale in salumi. «È un fenomeno in forte crescita», spiega Massimo Spigaroli, cuoco e famoso norcino di Polesine Parmense. «Il ritorno alla tradizione da parte dei giovani è il nostro futuro, perché senza conoscere la storia non si va da nessuna parte – continua Spigaroli – la mia ricerca dei sapori perduti è iniziata nel 2001, quando sono stato chiamato a realizzare un menù “verdiano” per celebrare i cent’anni dalla morte del grande compositore e mi sono reso conto di quanto gli ingredienti fossero cambiati nell’arco di un secolo. Per esempio, i maiali erano neri e piccoli e anche i capponi erano di una razza diversa, le carote erano più pallide e le verze più piccole e saporite. Così ho deciso di tornare a produrre tutte queste cose nella mia azienda. Ho cercato il maiale nero dei tempi di Verdi e l’ho trovato sull’appennino tosco-emiliano e così ho fatto per tanti altri prodotti ora presenti della mia azienda agricola». Prima gli ingredienti e poi le ricette che oggi Massimo propone nel suo raffinato ristorante Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense. «Tipiche di questa mia terra che confina con l’acqua del Po sono le cotture nella creta e nella sabbia – racconta ancora lo chef – e un tempo quando d’inverno i boscaioli incontravano i pescatori era una gran festa. I primi portavano legna e vino, i secondi il pesce: si faceva il fuoco in una buca scavata nella sabbia e si cuoceva all’interno il pescato, proteggendo le carni con uno strato di frasche». Preparazioni che hanno il gusto della semplicità e che sanno emozionare. E che grazie al lavoro di tanti “cuochi-custodi” come Bianca Rosa e Massimo stanno tornando a nuova vita in molte regioni italiane. Bisogna saper distinguere però. Perché l’unica cosa davvero tipica in tanti menu, sagre e “ritrovate” specialità alimentari è… la furbizia di chi le vende!

Tra le tendenze degli ultimi anni, tra i giovani impazza non solo la moda dell'orto in terrazzo ma anche quella degli insaccati fai-da-te!

Come ti riprendo il “quinto quarto” Non solo dal pesce ma anche dalla macellazione degli animali, un tempo non era vergogna recuperare gli scarti, ossia quel “quinto quarto” che nel linguaggio dei macellai indica interiora, teste o code. I ricettari regionali della nostra tradizione italiana sono ricchi di ricette per cucinare queste parti: dal Fegato alla Veneziana alla romana Coda alla vaccinara, dal Pane ca’ meusa (con la milza) siciliano a quello con il lampredotto fiorentino fino alle cervella che entrano a pieno titolo nel ripieno della Cima alla Genovese. Oggi, che a forza di fare la spesa all’ipermercato si tende a pensare che i polli siano fatti di sole cosce e i manzi di filetti e costate, queste parti finiscono sempre più raramente sulla nostra tavola. Eppure, sapientemente lavorati, anche questi tagli poveri hanno una loro valenza tanto a livello nutritivo quanto gustativo.

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La natura del vino di Silvana Delfuoco

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Ne è passato di tempo da quando parlare di biologico in enologia scatenava occhiatacce e perplessità. Oggi che Vinitaly dedica a queste realtà un padiglione, e un regolamento europeo detta finalmente linee guida chiare, anche solo 10 anni sembrano un’eternità. Lo sanno bene in Liguria, Piemonte ma soprattutto in Sicilia, portabandiera italiane del comparto

Non è stato un caso se all’International Wine Challenge di Londra 2013 un Franciacorta Docg Biologico – il 2008 rosé di Barone Pizzini – ha vinto l’Iwc Organic Trophy come miglior vino biologico del mondo. Da prodotto di nicchia ricercato da pochi, il vino bio italiano ha infatti visto crescere il suo mercato nel giro di pochissimi anni in modo esponenziale, senza perdere in qualità. Cominciamo dai numeri. Si parla di 57 mila ettari vitati, e cioè circa il 7% del vigneto nazionale: un dato che ci colloca al secondo posto, dopo l’Austria, per estensione a livello mondiale. L’export coinvolge ben l’82% delle aziende produttrici, di cui la metà con più del 30% delle vendite sui mercati esteri e il 15% addirittura con il 60%. Persino nella Gdo, la Grande distribuzione organizzata, la crescita interna ha visto un aumento di più del 4% in volume delle vendite. Questo secondo i dati forniti dalla FederBio all’ultimo Vinitaly 2014, dove il primo Vinitalybio, un intero spazio espositivo dedicato al vino biologico certificato, ha fatto il suo debutto ufficiale. E, una volta tanto, possiamo dire che tutto questo è avvenuto anche grazie al contributo dell’Europa, che con il regolamento UE 8 marzo 2012, dopo anni di dibattiti e rinvii, del vino bio ha finalmente disciplinato correttamente l’intero processo produttivo.

La parola al produttore C’era invece un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui proclamarsi produttore di vino biologico poteva persino comportare dei rischi. «Quando sono entrato sul mercato con i miei primi vini nel 2000 – ci racconta Aimone Vio dell’Azienda Vio Giobatta di Albenga, in provincia di Imperia, “pioniere” del settore fin dal 1989 – i miei clienti quasi storcevano il naso: un vino biologico? Non sarà buono! Il paragone era infatti con l’immagine della mela con

Il sasso di Pietra Longa, simbolo di uno dei vini bianchi della cooperativa Centopassi: il Grillo Rocce di Pietra Longa, dedicato a Nicolò Azoti, sindacalista assassinato dalla mafia

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Biologico e/o biodinamico?

le macchioline… All’assaggio, però, subito si ricredevano. Allora ho cambiato metodo. Prima la degustazione per così dire “alla cieca”, poi la rivelazione: è biologico. Restavano stupefatti». E in questi quindici anni la cantina di Aimone Vio, Pigato Doc in testa, ha fatto strada. «Adesso la gente viene da me perché apprezza il mio vino, e il fatto che sia biologico è diventato un valore aggiunto. Non utilizzare prodotti chimici nella coltivazione rende già l’uva molto buona, oltre che sana naturalmente, e tutto finisce nel bicchiere. Perché il vino biologico si fa prima di tutto in vigna, non dimentichiamolo mai».

Lungo la “via del sale” Dall’entroterra di Albenga, sede dell’azienda Vio, al Piemonte il percorso è antico e consolidato. Basta seguire, magari in moutain bike, una delle tante, fascinose, “vie del sale” che attraversano le montagne, oppure, per chi non sente il richiamo dell’arrampicata, servirsi più 74

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Nicolas Joly e le sue vigne lungo la Loira, l’eccellenza del Domaine Leroy in Borgogna… Ancora una volta i nostri amati-odiati cugini d’Oltralpe sono arrivati prima di noi! Fin dal 1987 infatti in Francia la viticoltura da biologica è diventata biodinamica grazie al riconoscimento ufficiale che il Governo ha dato alle teorie formulate da Rudolf Steiner nel 1924. Questo comporta non soltanto l’abbandono dell’uso delle sostanze chimiche in vigna, ma prevede il ripensamento dell’intero processo di vinificazione in sintonia con i ritmi cosmici, ritenuti essenziali per realizzare un prodotto rigorosamente naturale. E i vignerons nostrani che ne pensano? Colmeranno finalmente il ritardo? A dire in vero anche in Italia da un po’ di tempo qualcosa si muove, anzi in qualche vigna già si vendemmia! Ma questa è un’altra storia…

tranquillamente di una trafficatissima autostrada. Fino, per esempio, a Dogliani, in provincia di Cuneo, alla piccola azienda di Osvaldo Barberis, che dal 1999 ha scelto la coltivazione biologica per i suoi vigneti di Dolcetto, Barbera e Nebbiolo. Da lì si possono poi raggiungere le colline di Neive dove, dal “poggio tondeggiante” che le dà nome, l’azienda Punset, “convertita” al bio dal 1987, emerge dalle nebbie autunnali per offrire ai visitatori il suo Barbaresco, l’unico, al momento, certificato biologico. Una grande passione per la Barbera d’Asti è invece la forza dell’azienda Carussin di San Marzano Oliveto, in provincia di Asti, dove gli ospiti sono subito invitati a una passeggiata in vigna in compagnia degli asinelli, pacifici testimoni di un’autentica vocazione biologica. Irrinunciabile tappa finale di qualsiasi wine tour nel Piemonte del bio è infine la Nuova Cappelletta di Vignale Monferrato. La sua conversione al biologico, tra le prime in Italia, risale all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso e coinvolge tutte le coltivazioni aziendali. Così nascono i loro vini, dal Grignolino al Nebbiolo al bianco Cortese, figli di una tradizione millenaria che non ha mai smesso di veder crescere l’uva su queste colline.

Il futuro ha un cuore antico Oltre un terzo dei vini biologici italiani arrivano dalla Sicilia, in pochissimi anni divenuta così leader della produzione nazionale. E con già al suo attivo anche un esaustivo catalogo, Vini Biologici di Sicilia, curato dall’enolo-

In questa foto un angolo della siciliana Tenuta Scilio, sita sul versante nord orientale dell’Etna


Scelti per voi dove degustare Vio Giobatta Via Crociata, 24 Bastia d’Albenga (Sv) Tel. 0182.21856 www.biovio.it Osvaldo Barberis Borgata Valdibà, 42 Dogliani (Cn) Tel. 0173.70054 www.osvaldobarberis.com Punset Via Zocco, 2 Neive (Cn) Tel. 0173.67072 www.punset.com

Qui e nella pagina precedente due immagini della cantina dell'Azienda Vio Giobatta, in provincia di Savona

Chi controlla il bio? Era attesa da più di vent’anni e, finalmente, è arrivata. Con il Regolamento UE 8 marzo 2012 i vini, a partire dalla vendemmia 2012, potranno utilizzare in etichetta la dicitura “vino biologico” e non più soltanto, come è accaduto finora “vino da uva da agricoltura biologica”. Ciò significa che vengono ora prescritte regole precise anche sul lavoro in cantina, sulle possibili tecniche di utilizzo delle sostanze coadiuvanti ma soprattutto sui limiti all’utilizzo dei solfiti, vero punto di scontro delle infinite discussioni tra i legislatori anche lassù a Bruxelles. La verifica della correttezza del lavoro svolto dalle aziende vitivinicole biologiche sarà affidata, come sempre, agli Organismi di Controllo preposti alle diverse Associazioni di Produttori e autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Ma chi controllerà i controllori? È dai tempi di Platone che gli uomini cercano ancora una risposta…

go Gianni Giardina per conto dell’Istituto Regionale della Vite e del Vino: in assoluto opera prima nell’editoria di settore. Un breve wine tour dell’isola non può iniziare che da Centopassi, il consorzio dell’Alto Belice Corleonese operante sui beni confiscati alla mafia. Vitigni autoctoni, come il Nero d’Avola, o internazionali, come lo Syrah in purezza, danno vita a

inaspettati grandi cru, originali interpreti di un paesaggio antico e variegato, tra collina, montagna e il profumo del mare. Risalendo verso Monreale s’incontra l’azienda Tamburello, che sulle colline delle Conche d’Oro coltiva con passione antichi vitigni, come il Pietragavina Perricone, prezioso concentrato di resveratolo e piceatannolo dalle proprietà antiossidanti e antitumorali. In un antico casolare del 1815 sul versante nord orientale dell’Etna si trova poi la Tenuta Scilio: un lavoro svolto da secoli in antico sodalizio con il vulcano. Risultato di tanta paziente fatica sono i freschi profumi dei loro vini bianchi e l’eleganza vellutata dei rossi, come l’Orpheus Etna rosso dall’ottima struttura. A Ravanusa nel cuore del profondo Agrigentino nasce invece l’Azienda Bagliesi, all’avanguardia per il controllo dei processi produttivi durante la vinificazione; da provare il Nero Saraceno, dal gradevole sentore di frutti di bosco. E infine a Marsala, proprio in riva al mare, la sosta finale è alle Cantine Rallo, che dalla storica produzione industriale di vino Marsala sono con coraggio passate all’avventura del biologico.A riprova del fatto che il futuro ha un cuore antico. E più che mai in Sicilia.

Carussin Regione Mariano, 32 San Marzano Oliveto (At) Tel. 0141.831358 www.carussin.it Nuova Cappelletta Cascina Cappelletta, 9 Vignale Monferrato (Al) Tel. 0142.933135 www.nuovacappelletta.it Centopassi Via Porta Palermo, 132 San Giuseppe Jato (Pa) Tel. 091.8577655 www.cantinacentopassi.it Tamburello C/da Pietragnella Monreale Palermo Tel. 091.8465777 www.aziendatamburello.it Scilio Via Delle Provincie, 52 Giarre (Ct) Tel. 0959.32822 www.scilio.com Bagliesi Via Saffi, 138 Ravanusa (Ag) Tel. 0922874177 www.baglisi.it Rallo Via Vincenzo Florio, 2 Marsala Tel. 0923.721633 www.cantinerallo.it

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Foto di Giorgio Salvatori

di Antonella Aquaro

Foto di Giorgio Salvatori

Foto di Giorgio Salvatori

il ristorante

Scarto zero, tutto gusto! Evviva la sostenibilità. Evviva i prodotti buoni, coltivati nel proprio orto o acquistati a filiera corta. Evviva i recuperi architettonici, grazie ai quali sedersi a un tavolo e gustare, oltre all’ottimo cibo, anche un racconto, una storia legata al territorio. E, ovviamente, Evviva Riccione, dove trovare tutto questo e ancora di più 76

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A volte, sta tutto nel nome. La filosofia, il prodotto, il chi siamo e cosa facciamo. È il caso di Evviva Riccione, il nuovo progetto di Franco Aliberti e Andrea Muccioli completamente incentrato sull’idea dello “scarto zero”; un progetto complesso che parte dalle persone e coinvolge le cose. Il viaggio comincia dove la terra offre i propri frutti, quelli buoni. Nel retro-bottega si trova già qualcosa – ortaggi ed erbe aromatiche –, il resto arriva quasi esclusivamente da mercati e produttori locali per essere declinato in versioni di genere (dolce e salato). Evviva Riccione è infatti contemporaneamente bar, pasticceria, rosticceria e ristorante, ma anche un’accademia di cucina che ospita pasticceri, cuochi e sommelier provenienti da ogni parte d’Italia. Una brigata giovane (in media 26 anni d’età) allenata a un obiettivo preciso: sprecare il meno possibile. Ed ecco così che le patate, vivisezionate, diventano sperimentazione. La buccia, tostata, finisce in pentola in-

sieme all'acqua per diventa brodo; la polpa si fa per un verso spuma cremosa e per l’altro cialda croccante, grazie al suo naturale carico di amido. Alle fine, il tutto si ricompatta in un gustoso primo piatto. Stessa sinfonia sul versante dolce, dove Aliberti – ex pastry-chef di Casa Bottura – la fa da padrone. Sotto la lente d’ingrandimento, le mele, protagoniste di una ricetta che del prodotto tiene proprio tutto tranne il torsolo! Buccia, polpa e semi diventano così il fondo cremoso di una tortina di mele e l’impalpabile spuma per il top. Ma il concetto di sostenibilità non vale solo in cucina. Strappato alla furia devastatrice delle ruspe che lo volevano abbattere, l’edificio che ospita Evviva Riccione – sede della vecchia lavanderia del Grand Hotel – è stato recuperato conservando segni e tracce di una vita passata. I tavoli sono la conversione di ex macchine da cucire, ma anche le sedie, le lampade, i mobili, nonché i vari accessori per la tavola, rappresentano il frutto di attività di recupero realizzate spesso aprendo soffitte e restituendo dignità e senso alle cose. Dignità anche umana, che sta nell’aprire l’accademia ad alcuni ragazzi della scuola dell’obbligo con disturbi del comportamento al fine di sostenerli nella formazione e nell'avviamento al lavoro.

dove&come Evviva Riccione Viale Antonio Gramsci, 31 − Riccione Prezzo medio: 35 euro Tel. 0541.694098 www.evvivariccione.it



orto dei semplici

di M. Pia Fanciulli

Coltiviamola così Coltivarlo in vaso è possibile anche se, in condizioni ambientali ideali, il ginepro può raggiungere i 6 m di altezza. Il vaso e il terriccio Più agevole da coltivare la varietà nana da trapiantare in Luna crescente tra marzo e aprile in vasi di almeno 30 cm di diametro. L’importante però è avere sempre due piante, una femminile e una maschile, in due vasi diversi da tenerei sempre vicini. Richiedono terriccio di medio impasto misto a sabbia, neutro o leggermente alcalino.

Per sempre ginepro Forte e generosa, è una pianta che nulla chiede e molto dà. Un intenso profumo di resina l’accompagna anche d’inverno, rendendo le sue ricercate bacche un classico degli aromi in cucina. Lo si incontra ai margini dei boschi, nodoso e contorto, pronto a sfidare freddi inverni ed estati calde Vanta il primato di essere la conifera più diffusa al mondo. Non di rado capita infatti, passeggiando ai margini dei boschi e per alte radure soleggiate, di essere attratti dalla rustica bellezza del ginepro, cespuglio sempreverde forte e nodoso, della famiglia delle Cupressacee. La perfetta rotondità delle sue bacche, che impiegano ben 18 mesi a maturare, vira dal verde al blu intenso in autunno, per approdare poi nel freddo inverno. Juniperus communis – questo il suo nome scientifico – ha foglie brevi e aguzze, su ramificazioni torte e strette al fusto centrale che appare, per lo più, contorto e magari prostrato se l’altitudine è notevole. Il ginepro può infatti salire fino a 2.500 metri, e a tali altitudini la sua figura deve prostrarsi e cespugliarsi per sopravvivere. Ama molto di meno chiudersi nel folto dei boschi, e così se ne tiene piuttosto ai margini, perché avido di luce, aria e libertà. Nell’ambiente che gli è più congeniale esprime una longevità mirabolante, un carattere tutto racchiuso in quel nome, juneprus, che giunto dal celtico significa “acre”, 78

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ovvero puntuto e aspro, perché punge a proteggere i suoi frutti, invade le brughiere, i pendii ventosi. Simbolo di rinascita, si dice che la croce di Gesù fosse fatta del suo legno. Mentre fu Maria, secondo una credenza popolare, a trovare rifugio tra suoi i rami. Considerato pianta magica, si pensava tenesse lontani i serpenti e curasse dal loro morso. Qualità che ha fatto sì che nella tradizione cristiana divenisse simbolo di purificazione dai peccati. Ma oltre a tutto ciò, ottime sono le sue bacche, utilizzate in cucina, ma anche efficaci nella cura di reumatismi, bronchiti e asma, emicrania e disturbi dello stomaco. Senza dimenticare che al ginepro dobbiamo un distillato assai amato: il gin. Anche in cucina l’uso del ginepro è antichissimo, e se tutte le parti della pianta sono intensamente odorose, a sprigionare un buon profumo di resina che si trasforma in tavola in sapore deciso e amaragnolo, sono i frutti, le bacche. Il classico dei classici è aggiungerle alla base di cottura della selvaggina, alle marinate e a tutte le carni rosse a cui doneranno un aroma inconfondibile.

Coltivazione Il ginepro predilige i luoghi soleggiati ma si sviluppa bene anche in posizioni semiombrose. Pianta rustica, sopporta bene anche inverni rigidi e non teme il forte vento. La potatura si fa d’inverno eliminando i rami secchi, posti in posizione d’ombra e verticali. Verso il termine della primavera, invece, si interviene accorciando i germogli che appaiono troppo vigorosi. Si può riprodurre per seme o per talea, prelevando la talea di circa 12 cm a fine estate, messa a radicare in un substrato di sabbia mista a torba, per essere trasferita nel vaso. Punti deboli Poco soggetta agli attacchi dei parassiti, teme comunque la cocciniglia. Da evitare anche che le radici marciscano a causa di ristagni d’acqua. Buono a sapersi Ogni 2-3 anni si fa il rinvaso a metà primavera. Le piante giovani, in fase di crescita, si trapiantano ogni 2 anni, mentre quelle già formate ogni 4 o 5. In entrambi i casi, durante la potatura delle radici bisogna intervenire con molta cura su quelle fini per non comprometterne lo sviluppo. L'apparato radicale deve essere ridotto di 1/3 eliminando le radici grosse e, viceversa, mantenendo quelle capillari, le quali invece vanno solo leggermente accorciate. Raccolta e conservazione Del ginepro si raccolgono, in Luna calante, foglie e frutti. Le foglie da aprile a novembre, i frutti da settembre a novembre del secondo anno dalla formazione, ma anche fino all’inverno. Le foglie si fanno essiccare in un luogo aerato e all’ombra e si conservano in sacchetti di carta. I frutti si seccano al sole o in forno, a bassa temperatura, e si conservano in vasi di vetro.


MADE IN ITALY


il buono a tavola

di Antonio Romeo Docente istituto alberghiero IPSSEOA di Soverato (Cz)

gli stampi in frigorifero per due ore. Per la maionese: nel bicchiere del frullatore a immersione riunire latte di soia, una presa di sale e rafano grattugiato e frullare incorporando gradualmente l’olio di riso. Quindi servire in coppette insieme agli aspic.

Ciambella di bulgur Ingredienti per 4 persone: 300 gr di fagiolini; 100 gr patate; 1 cucchiaio di erba cipollina; 3 foglie di alloro; 100 gr di cipolla; 100 ml di latte; 1 spicchio di aglio; 400 gr di merluzzo; 1 bicchiere di vino bianco; 1 bustina di zafferano; 250 gr di bulgur; olio evo e sale

Sembra già primavera... Semplicità, leggerezza e, ovviamente, tanta frutta e verdura per ricette che questo mese ci riconciliano con la natura e ci regalano un anticipo di bella stagione, almeno nel piatto!

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Verdurine a specchio Ingredienti: Per l’aspic 100 gr di asparagi; 100 gr di fave; 100 gr di piselli; 100 gr di fagiolini; 100 gr di bieta; 20 ciliegie; 4 pesche; 1 cucchiaino di agar agar; 0,50 dl di olio di oliva extra vergine; sale e pepe nero Per la maionese 200 ml di olio di riso; 30 gr di latte di soia; 1 cucchiaino di rafano fresco; sale Preparazione: Ridurre gambi della bieta, fagiolini, punte di asparagi, ciliege e pesche in piccoli pezzi. Scottare la bieta in acqua salata, scolarla croccante e raffreddarla in acqua e ghiaccio. Stesso procedimento per fagiolini, piselli, fave e asparagi. Quindi scolarli. Bollire mezzo litro d’acqua insieme all’agar agar, con poco sale e pepe. Dopo qualche minuto filtrate il brodo e lasciarlo intiepidire. Saltare in padella con olio singolarmente bieta, fave, piselli, fagiolini e asparagi per 2 minuti, quindi insaporire con pepe nero. Mescolare gli ortaggi a ciliege e pesche, poi distribuire il composto in piccole ciotole e ricoprire col brodo. Sistemare

Preparazione: Mondare i fagiolini, pelare la patata e tagliarla a piccoli pezzi, tritare l’erba cipollina, affettare la cipolla. Lessare in acqua salata fagiolini e patate insieme alle foglie d’alloro per 12-13 minuti, scolarli e continuare a cuocere il liquido per 20 minuti insieme alla cipolla affettata e metter da parte. Mettere le verdure nel frullatore con erba cipollina, poco sale e latte, quindi frullare fino a formare una crema densa. Per l’anello: sbucciare e tritare l’aglio, farlo rosolare con 3-4 cucchiai d’olio per 2-3 minuti, aggiungere il merluzzo tagliato a dadini e, dopo 5 minuti di cottura, bagnare con il vino mescolato allo zafferano. Unire il bulgur, insaporito, bagnare con 500 ml del brodo preparato in precedenza e continuare la cottura per 15 minuti. Coprire e lasciare riposare 10 minuti. Mettere il composto in uno stampo a ciambella oliato leggermente e pressare bene prima di capovolgere su un vassoio tondo da portata; mettere al centro la crema di fagiolini.

Crostata con pere e castagne Ingredienti per 8 persone: 500 gr di castagne; 6 pere williams; 250 gr di farina; 70 gr di zucchero di canna; 50 gr di nocciole; 4 cucchiai di olio evo; 3 cucchiai di miele; 1 cucchiaio di scorza d’arancia; 1/2 bicchiere di latte; il succo di un limone; cannella in polvere; zucchero a velo e sale Preparazione: Incidere le castagne, quindi tenerle nel freezer per 30 minuti. Poi lessarle per 20 minuti, sbucciarle e pelarle. Frullare finemente le nocciole e incorporarle all’olio. In una terrina mescolare farina, zucchero, un pizzico di sale e latte, impastare e lasciar riposare per 30 minuti. Sbucciare 2 pere e tagliarle a fettine; in una piccola casseruola unirle al miele e alla scorza d’arancia. Farle cuocere per 10 minuti scarsi e poi frullarle riducendole in crema. Lasciare intiepidire. Stendere i due terzi dell’impasto formando un disco del diametro di 25-26 cm, adagiarlo in una placca rivestita con carta da forno. Spalmare la crema di pere lungo tutta la base e adagiarvi sopra due parti delle castagne. Tirare la restante pasta in strisce larghe 6-7 cm, ricoprire la crostata e infornare a 180°C per 25 minuti circa. Tagliare a fette, senza pelarle, le pere rimaste e condire con succo del limone; unire un pizzico di cannella alle castagne rimaste. Sistemare il tutto nel centro della crostata e spolverare di zucchero a velo.




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Dal Friuli alla Sardegna, tra agriturismi e fattorie, il turismo rurale è sempre più cool

Diavoli, folletti e danze bestiali: ci sono borghi dove la festa più allegra sa ancora d'antico

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• Week-end benessere

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Vacanze di qualità e a impatto zero: rotta verso Nord, nel paradiso degli ecoturisti febbraio 2015

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Sognando la campagna di Marco Gemelli

Sono passati vent’anni dal boom degli agriturismi, e la passione per la vita agreste non ha subito flessioni. Anzi! Ha superato i limiti dell’orto ed è entrata in cucina e cantina, scoprendo storie e tradizioni del territorio. Dal Fruli alla Sardegna, andare in vacanza è... naturale! Nel 1994 ne parlavano il regista Ron Underwood e l’attore Billy Crystal, dirigendo e interpretando Scappo dalla città. Un anno più tardi toccava a Toto Cutugno, esprimere l’amore per la ruralità cantando a Sanremo Voglio andare a vivere in campagna. Da allora non molto è cambiato, nelle preferenze dei viaggiatori, se è vero che la riscoperta delle atmosfere agresti continua a essere un trend di punta per il turismo italiano. Al massimo il gusto si è affinato, ma la passione è rimasta quella. Dai terratetti toscani alle masserie pugliesi, dai rustici umbri fino ai cascinali veneti, colline e fattorie piacciono non solo per l’onda lunga del fenomeno “agriturismo”, esploso alla fine degli anni Novanta, ma come occasione di riscoperta – e talvolta riconciliazione – con l’ambiente, il paesaggio, i ritmi lenti della Natura. «Chi opta per vacanze in strutture rurali – sottolinea Stefano Lamberti, organizzatore della rassegna AgriturismoInFiera febbraio 2015

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Tante le varianti del verde in vacanza. Dall’eco-turismo, se l’attenzione è rivolta all’ambiente, a quello gastronomico se il focus del viaggio sono i prodotti a km zero, al turismo equestre, a quello golfistico. Rientra in questo contesto persino il turismo cinegetico se è la caccia a essere valorizzata nell’esperienza ricettiva In apertura: la Grotta dei Folletti di Mercatello sul Metauro (Pu). Qui due esempi di soluzioni rurali: un classico agriturismo di montagna e, sotto, un'elegante masseria

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– desidera spendere meno e avere un maggior rapporto umano che dia valore aggiunto all’investimento. Il range è amplissimo, e va dalle strutture a 20 euro/notte fino a quelle con la Spa; da quella che accoglie solo famiglie con bambini a quella che vuole esclusivamente coppie e offre servizi tarati su un target specifico». L’amore per la campagna, insomma, è tutt’altro che sopito. Del resto, nel nostro paese le mete non mancano. Se la Toscana conferma infatti il suo ruolo di capofila con 5 mila strutture sulle 21 mila italiane, la regione oggi più attiva nella promozione sono le Marche: hanno materie prime e paesaggi interessanti – dal maceratese alle vallate dei fiumi Potenza e Chienti – e gli enti locali si stanno sforzando di farli conoscere al grande pubblico.

Le case dei nonni C’è però una tendenza ulteriore. Sempre più spesso le aspettative dei viaggiatori non restano infatti limitate alla fattoria, all’orto o al frutteto, ma si allargano fino a voler conoscere anche le risorse culturali e artistiche presenti nei piccoli centri e borghi in prossimità delle campagne. Scorrendo la penisola, ad esempio, tra le mete meno conosciute del Friuli c’è la zona intorno al piccolo paese di Sgonico (Ts) dove gli appassionati di campagna possono vivere l’esperienza della casa carsica, un antico tipo di abitazione robusta con grossi portali in pietra bianca che esibivano la data di costruzione della casa e il nome del proprietario. In questo tipo di abitazioni si accede da un cortile chiuso (borja), dove si trovano pozzo e cisterna e che riunisce al suo interno gli ambienti abitativi e le pertinenze agricole. Le case carsiche, che vantano un proprio museo a Monrupino, spesso risalgono alla fine del ’700 e ogni estate dispari, nell’ultima settimana di agosto, vedono celebrare il rito delle Nozze Carsiche in costumi popolari. Spostandoci in Sardegna, il turismo rurale non può prescindere dalla località di Mandas, piccolo centro in provincia di Caglia-



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otel Plaza Padova è l’hotel 4 stelle del centro. Costruito proprio a ridosso della zona pedonale di Padova, è facilmente raggiungibile con ogni mezzo, nel cuore della città. 140 camere dotate di ogni comfort, Ristorante interno, 5 sale meeting per congressi ed incontri di lavoro, palestra e garage privati. Da più di 40 anni, l’hotel di Padova. Non è un caso che sia in centro.

A pochi passi dall’Hotel Plaza si trova il centro pedonale di Padova con le sue principali attrazioni che rendono Padova “la città dei senza”: Il Santo senza nome, ovvero la Basilica di Sant’Antonio, conosciuta però come Il Santo; il Prato senza erba ovvero Prato della Valle è una grande piazza e non un giardino; il Caffè senza porte, ovvero il Caffè Pedrocchi, storico luogo di incontro per intellettuali e studenti, costruito agli inizi dell’Ottocento senza porte proprio per permettere ad ogni studente di passaggio in città di trovarvi ristoro.

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Accesso senza limiti Derivando da una tradizione contadina e seguendo logiche di produzione agricola, molto spesso le strutture del turismo rurale italiane non sono pensate per le “nuove esigenze” come ad esempio l’accessibilità per i disabili. Tuttavia numerose strutture si stanno attrezzando per colmare questo gap, come testimonia il portale DiversamenteAgibile.it, che raccoglie esperienze e recensioni. Un’isola felice al riguardo è la Toscana, sia per quanto riguarda molte spiagge della Versilia sia per le strutture sciistiche dell’Abetone sia ancora per il parco naturale delle Alpi Apuane che ha percorsi studiati ad hoc per persone con handicap motorio e visivo: il più importante è quello della Val Serenaia, a cavallo tra la Lunigiana e la Garfagnana, attivo già da un decennio. Delimitato da cordoli e staccionate in legno, il percorso è realizzato in una speciale pavimentazione “tattile” e attraversa boschi di faggio: parte da un’area di sosta posta sull’ultimo tornante del tratto asfaltato della strada e si snoda per circa 500 metri con pendenze massime del 5%. In totale, sono 385 le strutture del Granducato attrezzate per ospitare persone diversamente abili.

Far colazione all'aria aperta gustando prodotti coltivati o realizzati all'interno della struttura che ci ospita è uno dei piaceri delle vacanze rurali

ri, dove è ancora intatto uno dei migliori esempi di architettura contadina, fino alla fine del ’700 dimora padronale: si tratta della casa-museo Is lollas de is Aiausu (le stanze dei nonni) che permette di rivivere l’esperienza della vita rurale attraverso le camere, allestite in stile, che ripropongono tutto ciò che si poteva trovare in un’abitazione dell’epoca: stanza da letto, stanza del telaio, del carro e del forno. Altre mete sarde sono a Quartu Sant’Elena e soprattutto le campagne della Gallura, dove troviamo numerose strutture rurali tipiche della zona, gli stazzi, edifici che risalgono al ’600, costruiti in pietra locale da pastori fuggiti dalla Corsica per motivi politici e oggi – come nel caso di Casa Manna – trasformati in b&b.

Sulle tracce del cibo Per attirare visitatori, molte regioni italiane hanno invece al proprio arco una freccia importante come l’offerta enogastronomica. Al punto che una tendenza del turismo rurale è proprio quella di percorrere le “strade” (a volte esistenti, come quelle del vino) che di-

segnano itinerari scanditi dalle materie prime: è il caso dell’Emilia Romagna, dove gli agro-turisti prediligono la rotta gastronomica che da Bologna, Modena o Parma porta a piccoli centri come Zibello o Felino, patria del culatello e dell’omonimo salume. Analogo discorso per la Toscana, con la scelta degli agriturismi che sempre più spesso segue le strade del cibo andando a far scoprire piccoli centri come Colonnata, Pienza o Montefollonico; oppure il Piemonte, dove le colline del Gavi sono ricche di prodotti come i biscotti canestrelli o gli amaretti. Qui, risalendo il fiume Lemme si può sostare a visitare i resti della fortezza di Parodi Ligure e fermarsi in strutture come la Tenuta della Guardia. Prodotti tipici, dunque, ma non solo da mangiare: ci sono infatti agriturismi che fanno della sinergia con le terme il loro punto di forza. In questi casi, l’offerta ricettiva fa leva sull’uso di materie prime del posto per massaggi e trattamenti di bellezza. Nella zona alpina la ruralità termale trova così espressione nell’utilizzo di pino mungo, ginepro o fiori come la febbraio 2015

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Scelti per voi Agriturismo Skerlj Doppia da 60 euro a notte Località Sales, 44 Sgonico (Ts) Tel. 040.229253 www.agriturismoskerlj.com

rosa canina, oltre al miele, le mele o il fango, così come i bagni di fieno, di fiori selvatici o le saune aromatiche. Per gli appassionati, c’è il Maso Untersaltaushof in Val Passiria.

Tutto un altro mondo Passando in rassegna le diverse forme del turismo rurale, una nicchia se le sono ritagliate anche le numerose minuscole “comuni” dell’Italia centrale vocate all’autosufficienza – basti pensare che il denaro è sovente abolito, rimpiazzato dal baratto – e al rifiuto delle comodità moderne come computer, elettricità e gas. Si tratta di comunità spesso chiuse ma che talvolta offrono ospitalità agli agrituristi di passaggio: le più famose sono il Popolo degli Elfi (Pistoia), Damanhur (Torino), Lumen (Piacenza), la Valle della Luna (Olbia) o Bagnaia (Siena). Un’altra nicchia sono le strutture che ricalcano le atmosfere fiabesche di scrittori come Tolkien, a metà strada tra il rustico e il fantastico: è il caso della Grotta dei Folletti a Mercatello sul Metauro (Pu), dove le stanze sono arredate con soffitto di travi, muri in pietra, caminetto nell’angolo e luci soffuse, in perfetto stile Hobbit! 90

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Nel nostro paese le mete per un turismo rurale di certo non mancano. E se la Toscana si conferma capofila con 5 mila strutture sulle 21 mila italiane, la regione oggi più attiva nella promozione di territorio e tradizioni sono le Marche

Fattorie… esotiche Tra le “fattorie didattiche” vale la pena raccontarne alcune che hanno scelto di ospitare animali inusuali, magari provenienti da paesi esotici ma che hanno trovato nel clima italiano un habitat ideale. È il caso dei pappagalli, che vengono allevati all’Oasi del Pappagallo di Lanuvio, sui Colli Albani (Rm), oppure degli struzzi presenti all’agriturismo Antiche Mura di Jesolo dove il titolare è riuscito a realizzare per intero la filiera produttiva dello struzzo: vengono trattati solo struzzi nati, allevati e macellati in loco. Ancor più inconsueto l’allevamento degli alpaca, quadrupedi delle Ande molto apprezzati per la lana pregiata: nel cuore dell’Umbria, a due passi da Todi, c’è il Paca Village dove è possibile unire la vacanza rurale con la scoperta di questi animali.

Casa Manna Doppia da 40 euro a notte Località Graniatoggiu Porto San Paolo (Ss) Tel. 340.6668080 www.casamanna.it Tenuta della Guardia Doppia da 60 euro a notte Località Nebbioli, 44 Gavi (Al) Tel. 335.8155166 www.tenutadellaguardia.it Maso Untersaltaushof Doppia da 40 euro a notte Via Passiria, 10 Saltusio, San Martino in Passiria (Bz) Tel. 338.7942472 www.untersaltaushof.com La Grotta dei Folletti Doppia da 80 euro a notte Località Bruciata 29/a Mercatello sul Metauro (Pu) Tel. 072.289120 www.lagrottadeifolletti.it Oasi del Pappagallo Doppia da 40 euro a notte Via Monte Giove Vecchio, 41 Lanuvio (Rm) Tel. 3460947632 www.oasidelpappagallo.net Agriturismo Antiche Mura Doppia da 40 euro a notte Via Antiche Mura, 46 Jesolo (Vr) Tel. 338.4516492 www.agriturismoantichemura.it Paca Village Doppia da 80 euro a notte Loc. Casella, 82 Vasciano, Todi (Pg) Tel. 338.2458457 www.pacavillage.com



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Il rifugio degli ecoturisti di Riccardo Lagorio

In Trentino Alto Adige si “rinnova”. E si “sostiene”. La natura prima di tutto. E lo si fa nel pubblico come nel privato. Attraverso l’utilizzo di fonti energetiche alternative alle fossili, un’edilizia compatibile con il territorio e produzioni bio. Insomma, un paradiso per quanti desiderino una vacanza green 92

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Foto di Visentini Luca

Per molti il nuovo lusso sta nel rispetto per la natura che circonda tutti noi, nello sposare i principi dell’ecologia e della coltivazione biologica. Concetti spesso enunciati, altrettanto spesso disattesi quando si entra nel concreto delle cose. Non nelle province di Trento e Bolzano, dove la sensibilità verde è entrata da tempo a far parte dei criteri costruttivi negli edifici pubblici e in quelli destinati a hotel, agriturismo o in generale ad attività di svago.Ai piedi delle Pale di San Martino, nel Trentino orientale, lo sviluppo del turismo si è peraltro sempre accompagnato a un’attenzione particolare per la salvaguardia dell’ambiente, sino a diventare un vero e proprio stile di vita. La realtà degli otto Comuni delle Valli di Primiero e Vanoi soddisfa infatti l’intero fabbisogno energetico degli abitanti grazie a una combinazione di cinque tecnologie rinnovabili, tra cui due reti di teleriscaldamento lunghe 45 km e una rete elettrica di proprietà pubblica. Inoltre la produzione di energia elettrica da impianti idroelettrici e fotovoltaici, e di energia termica attraverso impianti solari e biomassa si traducono in un abbattimento di uso di petrolio di 270 t all’anno e di un pari importo di emissioni di CO2 nell’atmosfera. Molto è anche stato fatto nel campo della mobilità alternativa con la creazione di una rete pubblica di ricarica e l’acquisto di una flotta di veicoli elettrici da parte degli enti pubblici e delle loro controllate. Ovviamente gli impianti di risalita (quella che dal centro di San Martino di Castrozza porta nel cuore dell’Altopiano delle Pale, la Cabinovia Tognola e le Seggiovia Paradiso a Passo Rolle) funzionano da anni a energia elettrica tanto che nel giugno dello scorso anno il distretto si è meritato a Bruxelles un premio speciale come testimonianza virtuosa nella nuova rivoluzione sostenibile.

Vacanze di qualità Bolzano

Trentino Alto Adige

Trento

Il rifugio Segantini in Val D'Amola

A questo forte indirizzo pubblico hanno risposto anche i privati. Sull’onda della rivalutazione delle birre artigianali, il birrificio Bionoc´ di Mezzano ha scelto di lavorare con sole energie rinnovabili e seguendo logiche di riduzione dell’impatto ambientale: contrazione dell’uso di combustibile fossile, cura del paesaggio e impiego di una mobilità alternativa. “Il tutto – si legge anche nel loro sito – per garantire febbraio 2015

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Se all'inizio capitavano un po' per caso, oggi sempre più turisti scelgono alberghi o masi dalla "gestione sostenibile" in maniera ragionata. In Trentino Alto Adige poi esistono strutture che soddisfano ogni esigenza: che preferiate la tradizione o le più moderne comodità, infatti, il lusso qui sa di aria pulita, di vita sana un miglioramento nella qualità della vita degli abitanti che si traduce anche nel modo di fare turismo” (pensatté che Italia sarebbe quella dove tutti ragionassero così!). Raccolto l’indirizzo politico anche a Cavalese dove due architetti, Manuela Demattio e Olaf Köhler, coppia nella vita, hanno rimesso in piedi la pensione della famiglia di lei. Così è nato l’unico (per il momento) vero e proprio bio hotel trentino, Azalea. Bio e riciclone in tutto dal 2008: dalla ristrutturazione avvenuta senza utilizzare collanti e sostanze chimiche all’uso di detersivi biodegradabili e microrganismi per la pulizia delle stanze, dall’energia elettrica da fonti rinnovabili al recupero dell’acqua piovana per l’irrigazione di giardino e orti e per gli sciacquoni dei bagni. «Se all’inizio i clienti arrivavano un po’ per caso, ora l’arrivo di scandinavi, polacchi e inglesi è ragionato: sanno cosa vogliono e sempre di 94

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più la richiesta è di cene vegane, pratica di yoga, attenzione alla raccolta differenziata» dicono. Chi desidera coccolarsi con servizi a quattro stelle, senza rinunciare all’ecosostenibilità, può raggiungere la Val Ridanna, non distante da Vipiteno. La famiglia Kruselburger ebbe già trent’anni fa un occhio di riguardo verso il risparmio energetico dotando l'Hotel Schneeberg di una centrale idroelettrica che produce l’elettricità per le oltre 200 camere, il più grande centro benessere dell’Alto Adige e tutti gli spazi comuni, ma dal 2010 ha messo in funzione anche una centrale di teleriscaldamento che utilizza cippato e scarti di legname per la produzione di calore. Il laghetto dell'Hotel Schneeberg, in Val Ridanna

Giochi d'acqua Il Centro Acquatico Dòlaondes di Canazei è un luogo di divertimento con impatto (quasi) 0 sull’ambiente, a partire dall’impiego di grandi vetrate a specchio e doppia camera per non deturpare il paesaggio dolomitico e risparmiare energia. L’utilizzo dell’impianto di riscaldamento a cippato riduce inoltre le emissioni di gas. Persino al ciclo dell’acqua è stato dato particolare valore. Innanzitutto sterilizzandola con lampade a raggi ultravioletti che permettono di abbassare notevolmente l’apporto di cloro, portato ai minimi di legge. Una volta utilizzata nelle vasche, l’acqua viene recuperata per il calore che può cedere a quella in ingresso. Una volta che si sia utilizzata in tal modo, viene filtrata e privata del cloro residuo per essere infine sversata nella rete delle acque reflue. L’impianto fotovoltaico, anche con pannelli solari di nuova generazione, permette di ridurre al minimo la necessità di energia dalla rete pubblica.

I masi del Gallo Rosso Attenzione e rispetto dell’ambiente sono priorità assolute anche dell’Associazione Gallo Rosso, consesso che raggruppa 1600 agriturismi in provincia di Bolzano con l'intento di sostenere la cultura e le tradizioni contadine dell’Alto Adige. Numerosi i masi specializzati nella produzione di frutta e verdura bio o nell’aver seguito i criteri di ecosostenibilità costruendo o ristrutturando il fienile o la casa. Uno di questi è il Biomaso St. Quirinus, a Caldaro sulla Strada del Vino. Oltre alla viticoltura e frutticoltura biologiche e ai prodotti dell’orto coltivati senza fertilizzanti e antiparassitari, la famiglia Sinn ha scelto la sostenibilità anche nell’architettura: il maso è stato ristrutturato nel 2011, mantenendo l’inconfondibile stile d’Oltradige e utilizzando materiali locali, come il legno di cirmolo e larice, porfido e pietra calcarea. Autonomo dal punto di vista energetico grazie all'uso di fonti naturali, quali sole e biomassa dei boschi, nel suo piccolo spaccio offre frutta e verdura coltivate secondo criteri biologici, vini di propria produzione, miele, uova e frutta essiccata. Un altro maso con la medesima specializzazione è l’Unterstein a Villabassa, appollaiato a 1200 metri di altitudine e


compagne di strada

Soul Eco: guidare a zero emissioni Green che passione! Anche su quattro ruote! Per chi, al rispetto della natura, non vuol rinunciare nemmeno quando è a bordo del proprio veicolo, suggeriamo di provare la nuova Soul Eco-Electric, l’ultima arrivata in casa Kia. Zero emissioni, zero rumore, bassissimi consumi energetici, design iconico, propulsione innovativa, dotazioni tecnologiche avanzatissime. Un piccolo grande gioiello di tecnologia con le fattezze accattivanti della Soul a motore termico e un cuore totalmente ecosostenibile. Tra le auto a trazione elettrica, si distingue, oltre che per lo stile, per l’autonomia record (più di 200 km col 100% di carica), le prestazioni sprint e le batterie ad alta efficienza. A completare il quadro, ci pensano i dettagli estetici: i cerchi in lega aerodinamici, le luci posteriori a Led, l’esclusiva verniciatura bi-colore Pure Soul bianca e turchese. Anche gli interni sono a basso impatto ambientale, costruiti utilizzando materiali innovativi come cellulosa e canna da zucchero. Da non scordare, infine, che la Soul Eco-electric può essere ricaricata anche con una normale presa di corrente o a una stazione di ricarica. Kia Soul ECO-Electric prezzo di listino 36 mila euro

Una significativa immagine di un maso del Gallo Rosso, il Sandwiesn, con i suoi pannelli solari: rispetto del territorio e delle tradiziono non escludono infatti un'attenzione allo stile più contemporaneo

progettato sulla base delle linee guida dell’edilizia biologica, secondo cui non è possibile utilizzare vernici, colle o solventi ed è necessario che gli arredi siano di legno "altoatesino". La famiglia Bertoglio, inoltre, organizza dei corsi per imparare a preparare cosmetici naturali, utilizzare le erbe aromatiche e cucinare con gli alimenti di loro produzione. C’è uno stagno balneabile e un percorso Kneipp per mettersi a completo contatto con la natura. Tra i prodotti offerti dal maso non mancano carne, uova, pane, verdura e erbe aromatiche. Merita infine una menzione per l’impegno di Agatha Walder, la proprietaria, nella ricerca di energie alternative, naturali e rinnovabili, il Mudlerhof. Racconta divertita Agatha che «da noi quando si mangia, si parla solo di energia», dal momento che Peter, suo marito, è molto appassionato dall’argomento. E si mangia bene: formaggio, confetture, burro e uova squisiti. Al Maso Mudlerhof l’acqua proviene da una fonte privata e il sistema di riscaldamento degli ambienti e dell’acqua funziona attraverso il biogas, vale a dire il gas sprigionato dal letame degli animali nella stalla adiacente alla casa colonica.

Scelti per voi Hotel Azalea Doppia da 120 euro Via delle Cesure, 1 – Cavalese (Tn) www.ecoparkhotelazalea.it Biomaso St. Quirinus Doppia da 80 euro Pianizza di Sopra – Caldaro (Bz) www.st-quirinus.it Maso Unterstein Doppia da 50 euro Via Stainach, 4 – Villabassa (Bz) www.untersteinhof.it Hotel Schneeberg Doppia da 156 euro in pensione completa Masseria, 22 – Racines (BZ) www.schneeberg.it Maso Mudlerhof Doppia da 75 euro Preindl, 49 – Valle di Casies (Bz) www.mudlerhof.it

Per saperne di più:

www.birrificiobionoc.com www.dolaondes.it www.gallorosso.it

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Foto di Luca Nostri

inviaggio

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Il mondo capovolto di Riccardo Lagorio

Folletti e buffoni. Diavoli, capre e orsi feroci. Danze sfrenate, vino, dolci e fuoco. Tanto fuoco. Le strade di alcuni dei più bei borghi italiani ospitano nel periodo di Carnevale insolite manifestazioni dalle origini antichissime, che portano in piazza il vero spirito di questa dissacrante festa

Gigantesca allegoria del processo del nuovo al vecchio e della nascita del nuovo dal vecchio, in una visione popolare, agraria e ciclica del mondo, il Carnevale è un rito che ha le proprie origini nelle festività pagane, e forse prima: all’alba dell’umanità. Poco a che vedere con le alienanti pantomime che imperversano un po’ ovunque in cerca di una facile trasgressione di facciata. Alcune rappresentazioni arcaiche si sono fortunatamente mantenute abbastanza simili a quelle cui si poteva assistere nei secoli scorsi, altre sono state riprese prima che cadessero per sempre nell’oblio e rappresentano, al pari di un museo o di un’opera d’arte, un pezzo d’Italia che chiede tutela.

La danza dei servi e delle spose Si capisce quanto sia importante riportare il Carnevale a queste dimensioni assistendo alla Lachera, rito, danza e insieme rap-

Su Carrasecare

presentazione teatrale che si tiene a Rocca Grimalda nell’Alessandrino a poca distanza dalla Liguria. Sintetizzando e banalizzando gestualità e atteggiamenti dei figuranti, si tratta di un corteo nuziale che si snoda il sabato dapprima nelle campagne per concludersi, l’indomani, domenica, nella piccola piazza del piccolo centro in un crescendo di tintinnii e sonagliere, suoni e schiocchi, nastri colorati e fiori (l’appuntamento per il 2015 è fissato per il 7 e 8 febbraio). Tradizionalmente la manifestazione si concentra su tre danze: la Lachera vera e propria, un ballo eseguito dai Lachè (i servitori, raffigurazione grottesca dei potenti, che indossano copricapi infiorati), che si muovono a piccoli passi e sgambetti avanzando e retrocedendo verso la sposa; la Giga, svolta da Lachè e sposi in maniera vivace e allegra; il Calisun, in cui la sposa scaccia quasi i Lachè. C’è anche una figura vestita di rosso, una sorta di folletto, che salta tra la gente scherzando e ridendo (parodia che si rinviene in altri contesti, come Haji Firooz in Iran, che appare per le strade l’ultimo mercoledì dell’anno iranico ed è simbolo dell’ambiguità tra Vecchio e Nuovo, Civiltà e Bosco), altri armati di spade (archetipi degli spadaccini, gli Zuavi), frustini (il domatore, anche del popolo, i Trapulin) e sonagliere (il buffone), presenti ovunque in Europa. Il corteo composto

La regione dove il Carnevale assume particolare intensità è la Sardegna; in particolare la Barbagia si esprime come palcoscenico a cielo aperto dove le maschere tradizionali popolano vie e piazze. Tanto da vantare a Mamoiada il Museo delle maschere mediterranee. Nel centro barbaricino si svolge il Carnevale (Su Carrasecare, "carne da tagliare") che prevede una sorta di solenne processione di mamuthones (vestiti di pelli nere e con l’inquietante maschera dello stesso colore) e issohadores (con maschera bianca e corpetto rosso) che tentano di trarre a sé con un lazo le giovani donne tra il pubblico. L’intrecciarsi dei suoni dei mamuthones e issohadores eseguiti da campanacci e sonagli ricrea un ambiente carico di emozione. Non distante, a Fonni, si possono invece ammirare le maschere tradizionali: S’Urthu (l’Orso), Sas Mascheras limpias, Sos Buttudos (i Guardiani) e Su Ceomo. Il Martedì grasso in particolare Sos Buttudos, con indosso campanacci e tinti di sughero carbonizzato, tengono a bada S’Urthu con la verga essiccata di un bue, rappresentando la lotta quotidiana dell’uomo contro la Natura. S’Urthu tenta di liberarsi dalle catene e si avventa sui passanti senza riuscirvi. Sas Mascheras limpias, che portano un cappello ricco di pizzi e nastri colorati, nel frattempo procedono a processare Su Ceomo, un pupazzo di paglia dalle sembianze umane: il Carnevale deve morire e per questo è condannato all’impiccagione e arso sul rogo. Il ciclo della vita riprende, ma serve un sacrificio: il significato profondo del Carnevale. febbraio 2015

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inviaggio

In apertura, il primo piano di un mamuthones. Qui, il diavolo di Tufara e, sotto, la Lachera

da Campagnole e Mulattieri si fa strada verso la campagna per la questua e le famiglie preparano per il gran finale della domenica salamini alla piastra, salami e pancette, polenta e lardo, farsöi (frittelle) con abbondanti bevute di Dolcetto. Rogo purificatorio e finale la domenica sera, quando viene bruciato un essere cornuto che ha assistito ai balli, intorno al quale danza la popolazione.

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Alcune manifestazioni arcaiche sono rimaste immutate nei secoli, altre sono state recuperate a un passo dall’oblio: ennesimo pezzo di storia italiana che chiede tutela

Feste bestiali Anche in Molise esistono appuntamenti che si rifanno ad antichi riti, ma che appartengono all’inconscio di tutti. Da queste parti il Carnevale, oltre a essere uno sfogo per il popolo, ha sempre rappresentato la lotta e la vittoria del bene sul male. Come a Tufara. Tra urla dei vari personaggi, terrificanti sbatacchi di catene e falci che crepitano sul selciato appare il diavolo, che indossa sette strati di pelli di capra. Alla fine verrà processato, condannato e lanciato da una rupe, dopo avere cercato di sedurre gli spettatori. Ma per secoli i contadini di tutta Europa hanno atteso con impazienza di conoscere la profezia carnevalesca della figura dell’Orso, la maschera in grado di svelare le sorti del lavoro dei campi. Succede a Jelsi. Fra i vicoli del borgo vecchio compare ogni anno minaccioso e imprecante l’Uomo-Orso, dal pelo nero e arruffato, i denti aguzzi e le grandi corna appuntite. Dopo l’ennesima incursione e nello scompiglio generale un gruppo di uomini coraggiosi dotati di corde e bastoni, bardati di mantello e cappello neri, prenderà il coraggio a due mani per spingersi nel bosco alla


Foto di Patrizia Mansuri

ricerca dell’orso.Trovato e incatenato dal domatore, fra gli sguardi attoniti dei presenti la bestia dall’aria torva e selvaggia è sottomessa e rabbonita. Presenti le autorità civili (sindaco e carabiniere) e religiose (parroco, che prega e prega), la popolazione tiene a bada l’animale con forche e torce. Uno stuolo di figuranti, al motto di "Orso a posto!" bussa alle porte delle case e le famiglie offrono da bere e da mangiare (frittate, sopressate e le

Per secoli, i contadini di tutta Europa hanno atteso di conoscere la profezia carnevalesca dell’Orso, maschera in grado di svelare le sorti del lavoro dei campi uova dell’Orso, frittelle di pasta di pane lievitata). L’animale accenna passi di danza su una piccola pedana perché ormai è imbrigliato, catturato, destinato a essere soggiogato tra le sbarre dopo avere subito anche l’onta della benedizione da parte del parroco. Il lato profondo e animalesco dell’uomo è educato, civilizzato e subordinato alle schematiche correnti di vita di tutti i giorni. “Chissà se la gente si domanda e si chiede come si viva con una palla al piede. Conservare il selvatico dentro di sé, essere in fondo quel che si è, mantenere il contatto con l’ingenuità, è respiro primario di identità. Forse è più comoda senza domande una vita da schiavo sotto badante: soffocare l’istinto con la ragione e danzare a comando: balla buffone!”, chiosa alla fine il baritono Giuseppe Pirro, voce narrante del Carnevale jelsese che svela un’originale lettura del Carnevale in chiave sociologica. Per saperne di più:

www.lachera.it www.ildiavolotufara.it www.comune.jelsi.cb.it/cultura www.museodellemaschere.it www.mamuthonesmamoiada.it www.visitfonni.com

S’Urthu e Sos Buttudos: la lotta dell’uomo contro la Natura durante il Carnevale di Fonni

Scelti per voi dove mangiare Ristorante Da Pietro Piatti locali preparati con cura e generosità. Si mangia con 30 euro Piazza Giuseppe Mazzini, 13 Ovada (Al) Tel. 0143.80457 Agriturismo Artemide Il senso autentico dell’agriturismo, tra salumi e paste fatte in casa; 23 euro il prezzo medio Contrada Fonte Cupa, 401 Riccia (Cb) Tel. 0874.712177 Ristorante Miramontes Materie prime scelte con cura per un risultato di gusto. Si spendono 30 euro Località Bruncuspina Fonni (Nu) Tel. 0784.57311

dove dormire Hotel Belforte Camere ampie e ben tenute in zona tranquilla e facilmente raggiungibile. Doppia da 90 euro Regione Fornace, 6 Belforte Monferrato (Al) Tel. 0143.823562 Hotel Don Guglielmo Forme moderne, arredi indovinati, accoglienza riservata. Non manca una deliziosa sala benessere. Doppia a partire da 120 euro Contrada San Vito, 15 Campobasso Tel. 0874.418178 Hotel Sa Orte In pieno centro, camere confortevoli. Si dorme con 85 euro Via Roma, 14 Fonni (Nu) Tel. 0784.58020

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week-end benessere

di Olga Carlini

Nira Montana, design in quota Il fascino di un autentico contesto alpino e la qualità di un’accoglienza a cinque stelle. Sita nella parte nord-occidentale della Valle d’Aosta, stretta nell'affascinante abbraccio del Monte Rosa, del Bianco e del Gran Paradiso, la struttura del gruppo Nira Hotels & Resorts è un’oasi di stile e sostenibilità

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dove&come Nira Montana Località Arly, 87 La Thuile (Ao) Doppia da 300 euro a notte con prima colazione Tel. 0165.883125 info@niramontana.com niramontana.com

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104 Terre&tradizioni: Biella

da pag. 110

Un percorso lungo la strada della lana,

Rubriche

tra archeologia industriale e modernità green

• Libri letti per voi • Shopping • Compagne di strada

106 Modigliani a Pisa La città della Torre mette in mostra il fascino del "pittore maledetto"

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lemaniraccontano terre&tradizioni

Biella

Piemonte

La via della lana di Maria Grazia Tornisiello

Appassionati di moda e di archeologia industriale si troveranno a passeggiare fianco a fianco lungo la strada che da Biella muove verso Borgosesia attraverso la Valle Strona e la Valsessera, alla scoperta dei lanifici, dei maglifici e dei villaggi operai che hanno scritto la storia di questa zona del Piemonte, dall’Ottocento a oggi 104

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Un territorio ricco di risorse naturali, dove ambiente e industria convivono da secoli, dove tradizione e innovazione hanno imparato col tempo ad amalgamarsi con il paesaggio circostante, in una sorta di armonia che ha reso Biella e la sua provincia un affascinante esempio di ciò che oggi va sotto il nome di archeologia industriale. Nota sin dal Medioevo per la lavorazione della lana, la storia di Biella va di pari passo con lo sviluppo dei lanifici che, a partire dall’Ottocento, sorsero numerosi lungo un percorso di 50 km denominato la Strada della Lana. Un percorso, diventato oggi un vero e proprio itinerario turistico-culturale che collega Biella a Borgosesia attraverso la Valle Strona e la Valsessera alla scoperta di vecchi e nuovi lanifici, centraline per la produzione d’energia, villaggi e convitti operai. A strapiombo sul torrente Cervo a Biella, il primo lanificio che s’incontra, sul sito dell’ex convento di Maria Maddalena, è quello di Alfredo Pria nel quale sono conservati oltre mille volumi di storia della produzione tessile. Costeggiando il corso del torrente, nell’ex lanificio Trombetta si trova invece la Città dell’Arte, istituita nel 1998 da Michelangelo Pistoletto, che organizza rassegne di arti visive, cinematografiche e performative. Risalendo lungo la valle fino a Pettinengo, sono poi visibili i resti della Machina Brusà, l’ex maglificio Serra edificato nei primi decenni dell’800 e in seguito distrutto da un incendio. Scendendo verso il paese di Campore è invece possibile vedere il sito dove esisteva la Macchina Vecchia o Bator, il lanificio nel quale i fratelli Sella introdussero, nel 1816, le prime meccaniche per la lavorazione della lana. Proseguendo lungo la strada statale si erge in tutta la sua imponenza il lanificio Ermenegildo Zegna, fondato nel 1907, uno dei primi a utilizzare l’energia elettrica. Fino ad allora, infatti, l’unica forza motrice era quella idraulica. Punto centrale di tutto l’itinerario è la Fabbrica della Ruota, ex lanificio Zignone, che si trova in località Vallefredda nel comune di Pray. L’edificio, che risale al 1878, conserva l’originario sistema di trasmissione dell’energia denominato “teledi-


namico”, formato da due grandi ruote in ferro, probabilmente l’unico esempio esistente in Italia. Oggi la Fabbrica della Ruota ospita mostre ed eventi culturali, nonché il Centro di Documentazione dell’Industria Tessile, che custodisce un immenso archivio nel quale sono raccolti documenti cartacei, audiovisivi, immagini e storie del tessile biellese.

The Wool Company Certo, con il calo delle esportazioni e l’avvento della green economy, un solido passato manifatturiero alle spalle non basta, e anche nella provincia piemontese è oggi chiara l’esigenza di reinventarsi. È proprio questo l’intento del Consorzio Biella The Wool Company che, dal 2008, s’impegna a diffondere una “cultura della lana”. «Il Consorzio – spiega il suo presidente Nigel Thompson – cerca di utilizzare al meglio ogni tipo di lana, non solo quelle più pregiate, e ha saputo trasformare un flusso di rifiuti speciali (la lana tosata degli allevatori) in materia prima tale da essere reinserita nei cicli produttivi del tessile». I prodotti preferiti sono infatti quelli ecologici realizzati con materia prima naturale, con il minor impatto ambientale nella fase produttiva e il massimo rispetto dei diritti umani. Per saperne di più:

www.docbi.it/stradalana.htm www.archivitessili.biella.it www.atl.biella.it

In apertura: la Fabbrica della Ruota. Qui, un momento della lavorazione della lana

Due città in una In alto, nella località detta Piazzo, il borgo medievale rappresenta l’antico cuore di Biella. Lo si raggiunge con un breve e suggestivo tragitto a bordo della storica funicolare del 1885. Qui, in Piazza Cisterna, sorge la Casa dei Teccio con il suo splendido cortile rinascimentale e, poco più avanti, la chiesa tardo romanica di San Giacomo. Il nucleo originario della città si trova invece nella parte bassa e pianeggiante, il cosiddetto Piano, ma, a causa dei continui rimaneggiamenti urbanistici, le tracce del suo passato sono ormai poco visibili. Fanno eccezione, però, il campanile romanico della chiesa di Santo Stefano, demolita nel 1872 perché pericolante, e il piccolo Battistero a pianta centrale del IX secolo, accanto al quale si trova il quattrocentesco Duomo di Santa Maria Maggiore.

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l’italiainmostra

Modì et ses amis all'ombra della Torre di Beatrice Ghelardi

A Pisa, le sale di Palazzo Blu ospitano, fino al 15 febbraio, Amedeo Modigliani “e i suoi amici”, nel 130° anniversario della nascita, nella vicina Livorno, del pittore maledetto. Siete ancora in tempo dunque per scoprire il fascino della sua opera e quello della città "dei miracoli" e dei Lungarno più celebri

Pisa

Toscana

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Iniziamo a scoprirla dal Lungarno Gambacorti, la città di Galileo. Quello di Palazzo Giuli Rosselmini Gualandi, il centro museale che ospita la mostra di Modigliani, anche noto come Palazzo Blu, per il colore della facciata. Da qui, possiamo scegliere di visitare la Pisa di Tramontana e quella di Mezzogiono, le due parti in cui l’Arno la divide, le sue due anime. E i due cuori del Gioco del Ponte, l’evento di giugno che coinvolge i quartieri cittadini in una sfida alla spinta di un carrello sul Ponte di Mezzo. Fuori da Palazzo Blu siamo sui Lungarni. Qui si passeggia in tutte le stagioni e gli studenti dell’Università si incontrano nelle serate di movida. Dalle spallette si guardano le manifestazioni storiche: la luminaria, la regata delle Repubbliche Marinare, i festeggiamenti del Capodanno Pisano. Con il battello si scopre invece l’Arno e i suoi tesori (la chiesa di San Maria della Spina, la fortificazione della Cittadella, il Giardino Scotto, palazzi, torri, ponti) e ci si spinge fino alla foce del fiume, ai retoni dei pescatori e al nuovo porto di Marina di Pisa.

Tramontana e Mezzogiorno

Tempo di cecina Non si può visitare Pisa senza assaggiare questa specialità gastronomica. Tra un giro dei musei e un tour della città i viaggiatori, come i pisani, si fermano in pizzeria per un break goloso con la cecina, la tipica torta fatta con la farina di ceci, che qui si mangia da sola o come farcitura di un’invitante “schiacciatina”.

Attraversiamo Ponte di Mezzo e siamo sul Lungarno Pacinotti, con il Palazzo “Alla giornata”, sede del Rettorato dell’Università e quello del cinema più antico d’Italia, il Lumière. Incontriamo la Sapienza, simbolo dell’Ateneo pisano e un’importante collezione egittologica dell’Università di Pisa in Via San Frediano. Eccoci in Piazza dei Cavalieri, sede della Scuola Normale Superiore, dove era la torre in cui fu imprigionato il Conte Ugolino, protagonista di uno dei canti della Divina Commedia. Nella vicina Via della Faggiola, Leopardi soggiornò e compose il suo canto A Silvia. Merita una visita lo storico mercato di frutta e verdura delle Vettovaglie, poco distante da Piazza dei Cavalieri. Proseguendo in Via Santa Maria incontriamo l’orto botanico pisano, un luogo di natura da visitare. Qualche passo in più e arriviamo in Piazza dei Miracoli, patrimonio dell’Umanità, meta di turisti provenienti da tutto il mondo. Possiamo arrivarci, partendo da Piazza dei Cavalieri, anche da Borgo, Stretto e Largo, via storica del centro e febbraio 2015

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l’italiainmostra

Scelti per voi dove mangiare La pergoletta In un antico vicolo, locale elegante che propone piatti tipici della tradizione toscana. Ricca la carta dei vini. Menu degustazione, dedicato alla mostra di Modigliani, a 25 euro o 30 euro Via delle Belle Torri, 40 Pisa Tel. 050.542458 www.ristorantelapergoletta.com

In apertura, Piazza dei Miracoli. Qui, un ritratto dell'attore francese Gaston Modot nello stile inconfondibile di Modigliani

Livorno-Parigi sola andata Dedo tra le mura domestiche, sotto la Tour Eiffel lo chiamavano Modì. Geniale e trasgressivo, amato dalle donne e amico di molti artisti, Modigliani ebbe vita breve e dissoluta, stroncata dalla malattia, vissuta tra la città che gli dette i natali nel 1884 e la Parigi della cultura avanguardista dove arrivò nel 1906. Nelle sale di Palazzo Blu la mostra Amedeo Modigliani et ses amis propone un corpus di circa 100 opere, e si apre con il periodo italiano, per raccontare l’inizio, la famiglia, Livorno, gli anni in cui fu allievo di Guglielmo Micheli. Prosegue con l’arrivo a Parigi, l’incontro con Brancusi e la scultura, quello con Picasso e il cubismo. Poi la sala dedicata agli anni parigini e agli artisti suoi contemporanei, quella dei ritratti dello “Stile Modigliani” e quella dei disegni, prodotti nell’intero percorso artistico. La visita prosegue al Museo Nazionale di San Matteo, dove scoprire la storia de “I Falsi Modigliani”. Le tre sculture, concesse dal Comune di Livorno, furono oggetto di una beffa che animò le pagine di cronaca negli anni ’80, secondo la quale Modigliani, tornato a Livorno nel 1909, deluso delle sue opere, avrebbe gettato alcune sculture allo stato di abbozzo nel Fosso Reale. I celebri falsi, rinvenuti nel canale e attribuiti erroneamente al grande maestro, erano invece stati scolpiti da alcuni giovani livornesi nel 1984. fino al 15 febbraio Palazzo Blu Via Pietro Toselli, 29 www.modiglianipisa.it 108

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Di Qua d’Arno Per un assaggio della tradizione pisana, un piatto di salumi e di formaggi di zona. Perfetto anche per un buon bicchiere di vino. Prezzo medio, bevande escluse: 22 euro Lungarno Pacinotti, 35 Pisa Tel. 050.40566 Osteria Pasta a Vino Nel centro storico di San Giuliano Terme, ottima cucina del territorio. Prezzo medio, bevande escluse: 35 euro Vicolo Corto, 1 San Giuliano Terme (Pi) Tel. 050.9911145 http://osteriapastaevino.jimdo.com

dove dormire

di shopping. Non può certo mancare una visita alla Cattedrale, in stile romanico pisano, al Battistero, al Camposanto monumentale, ai Musei dell’Opera del Duomo e delle Sinopie. Per concludere con il panorama da favola del quale possiamo godere dall’alto della Torre pendente, campanile simbolo della città. Torniamo dunque con un salto a Palazzo Blu. Passiamo dal Palazzo del Comune e troviamo le Logge di Banchi, spesso animante da eventi e mercati. Siamo nella Pisa di Mezzogiorno. Da Corso Italia, via dei negozi, possiamo fare un giro nel quartire di San Martino, antico cuore medievale del commercio. Merita una sosta Piazza Gambacorti, detta “piazza della pera” per il cippo etrusco a forma di pera posto sull’angolo con Via San Martino. Proseguendo in Corso Italia, con i suoi eleganti palazzi, incontriamo la chiesa di Santa Maria del Carmine e arrivariamo in Piazza Vittorio Emauele II. A pochi passi un capolavoro dell’arte contemporanea: il grande murale Tuttomondo realizzato nel 1989 d Keith Haring.

Royal Victoria Hotel Hotel storico sui lungarni, poco distante da Palazzo Blu. Doppia da 65 euro Lungarno Pacinotti, 12 Pisa Tel. 050.940111 www.royalvictoria.it Giardino Tower Inn Hotel A pochi passi dalla Torre pendente l’albergo, in origine stazione di Posta Medicea, ha una terrazza con vista sulla cupola del Battistero. Offerta speciale per la mostra: due notti in doppia superior a 95 euro Piazza Daniele Manin, 1 Pisa Tel. 050.560771 www.hotelilgiardino.pisa.it Bagni di Pisa Palace & Spa Nel cuore della cittadina termale di San Giuliano Terme, un gioiello di benessere e relax. Pacchetto “Arte & Spa” in occasione della mostra: prezzo per persona in doppia, per 2 notti, a partire da 278 euro Largo Shelley, 18 San Giuliano Terme (Pi) Tel. 050.88501 www.bagnidipisa.com



libri letti per voi

di Eleonora Fatigati

Il piacere

Nuovomondo

Il turista moderno

Riccardo Finelli, emiliano, quarant’anni, è giornalista e scrittore. Ha percorso quattordici giorni di viaggio in vespa, per raccontare la spina dorsale del Belpaese, dalla Liguria alla Calabria.

Masolino d’Amico è giornalista, scrittore, sceneggiatore, traduttore e docente. Nel suo ultimo romanzo ritroviamo il simpatico DeWitt Henry, già protagonista de Il giardino inglese, alla prese con una nuova sceneggiatura: la storia di Thomas Cook, inventore dei viaggi organizzati vissuto in epoca vittoriana.

Perché definisci l’Appennino una “nuova terra di frontiera”? L’Appenino per come lo abbiamo conosciuto è morto. Paesi svuotati di anime e coscienze, iniziative turistiche arenate, campi incolti e bosco che si mangia le vigne. Però laddove non c’è più una tradizione da ricordare, un’identità comune da difendere o un dialetto da parlare, è più facile costruire qualcosa di veramente nuovo e innovativo. Pensi che si possa fare impresa da quelle parti? Sì, una nuova terra promessa può farsi laboratorio per sperimentare nuove convivenze, nuovi stili di vita (magari più sostenibili), sviluppando nuove forme di turismo, cogliendo le opportunità offerte dalle cooperative di comunità, recuperando l’agricoltura. Purtroppo però l’impoverimento demografico e civile che hanno subito le aree interne negli ultimi cinquant’anni ha lasciato sul campo poche persone con le capacità di sviluppare imprese di successo. Occorre chiamare nuove forze dall’esterno. Del tipo: avete un’idea innovativa? Venite a svilupparla in Appennino. Ma servono pure una visione politica e strumenti di incentivazione. Neo edizioni 304 pg 15 euro

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Grazie a Cook la società inglese cambia. In che modo? Prima il turismo era qualcosa che solo i ricchi si potevano permettere. Grazie al suo talento di organizzatore, ottenendo prezzi speciali, organizzando percorsi, appianando difficoltà, le masse cominciarono a circolare per motivi diversi dalla mera necessità di sopravvivenza. Cook anticipò il viaggiare moderno, quello fatto per curiosità e svago. Come sono viaggiatori di oggi? L’esatto contrario di quelli del tempo di Cook, quando anche un percorso ferroviario di pochi chilometri era un’avventura. Oggi grazie a Cook e ai suoi emuli, viaggiare è diventato talmente facile che il rischio è ormai l’eccessiva facilità; troppa gente si sposta tutto il tempo, e paradossalmente, quel senso di privilegio che il coccolato viaggiatore di Cook provava ai suoi giorni, è oggi riservato a chi non si muove da casa sua. DeWitt Henry ha in mente una prossima sceneggiatura? Ci sarà un terzo e ultimo tentativo, questa volta con un personaggio femminile. Skira 88 pg 13 euro

Un libro che mescola sacro e profano, riti e tradizioni greche, fenicie, romane, bizantine, arabe, normanne, sveve, francesi, spagnole. Un viaggio storico attraverso i luoghi e le leggende di una primadonna siciliana: la dolcezza. Loredana Elmo, autrice appassionata di enogastronomia, studi storici e tradizioni ha scritto un volume ricco di aneddoti e leggende sui dolci siciliani, con particolare attenzione agli ingredienti e alla loro storia millenaria. «Mangiare un dolce siciliano è come fare un viaggio nel tempo e nella storia», ci ha infatti svelato. E se volessimo fare un tour per assaggiare le migliori specialità locali? Ecco alcuni suoi consigli: «A Messina, la pignolata, a Patti i bocconi della Badessa e i cardinali, a Capo d’Orlando le granite con panna e brioches, a Catania le minne di vergine, a Ragusa i mucatoli e i biscotti savoia, a Modica le mpanatigghi e il cioccolato, a Scicli le teste di turco, ad Enna le paste di mandorle, a Palermo i cannoli e la cassata, ad Agrigento il cuscus dolce e la conchiglietta, a Caltanissetta il rollò, a Caltagirone i torroni. Ma a volte basta spostarsi di pochi chilometri per trovare una diversa interpretazione dello stesso dolce. Tutti sensuosi, tutti buonissimi». Mursia 458 pg 19 euro


Febbraio San Valentino Carnevale Musei Aperti (tutto l’anno) Marzo / Aprile Venerdi Santo Taorminese FlorArt Lirica (Marzo/Ottobre) Mostra Warhol (Aprile/Giugno)

Maggio Concerti Grandi Artisti Internazionali (Teatro Greco) (da Maggio fino a Settembre) Giugno Taormina Jazz Festival Taormina Film Festival Luglio TaoModa

Agosto Opere: Carmen Don Giovanni; Cavalleria Rusticana; Barbiere di Siviglia Settembre TaoBuk Novembre Tango Festival Dicembre Natale Cioccolart Mercatini di Natale


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di Irene Tempestini

Un tocco romantico Protette con stile grazie al cappotto dal sapore romantico proposto da Patrizia Pepe. Particolarmente morbido e caldo, regala un aspetto da principessa grazie al taglio svasato e leggermente arricciato nella parte finale. Prezzo: 398 euro

La borsa che ti fa “bellina” Gherardini si lascia affascinare da Andy Warhol e porta l’arte nelle sue creazioni. Nasce così la Bellina, un piccolo capolavoro dell’universo femminile dal gusto decisamente pop. Linee moderne e colori vivaci per questa borsa che non ti farà mai passare inosservata. Prezzo: 540 euro

Il jeans che si fa notare Perfetti per valorizzare la silhouette i nuovi jeans di Gas. Il modello Shirley ha un taglio ultra skinny e si distingue per gli accostamenti di colore: denim dalla tonalità scura trattato vintage, spezzato da una spalmatura nera effetto pelle posta lateralmente. Per non passare inosservata. Prezzo: 139 euro

Un prezioso San Valentino Stiloso e romantico, certo, ma chi l'ha detto che un regalo tra innamorati non possa essere anche sportivo? Il bracciale Love/Cuore in argento al platino racchiude in sé tutto questo e molto di più, visto che si tratta di un gioiello interamente "hand made in Italy". Qualità e stile firmati Time Machine Dexter Milano. Prezzo: 60 euro

Il sogno di ogni donna Il piacere di diventare stiliste di noi stesse: è questo il regalo che ci fa la decolté Albertine di Alexandra Alberta Chiolo. Il suo segreto? Una sola tomaia per un’ampia varietà di plateau e tacchi da abbinare. Pochi semplici gesti ed è possibile avere una scarpa sempre diversa scegliendo altezze, colori e materiali differenti. I prezzi variano a seconda delle combinazioni. Per il modello in foto: tomaia 285 euro, tacco 55 euro, plateau 45 euro

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di Francesco Condoluci

Mitsubishi Phev, il crossover ecologista L’evoluzione della mobilità eco-compatibile: la nuova giapponese è un'auto confortevole e prestante anche sulla lunga percorrenza. Che vi libererà dall'ansia da autonomia residua!

C'era una volta il SUV: trazione integrale e funzionalità, ma emissioni e consumi sovente oltre la media. C'era una volta l'ibrido: tecnologia e consumi ridotti, ma autonomia reale con alimentazione elettrica solo di pochissimi chilometri. C'era una volta l'elettrico: emissioni e consumi al minimo ma autonomia limitata. Mitsubishi Motors ha deciso di seguire una nuova strada, quella della mobilità Full Range Electric. Le funzionalità e la versatilità dell’Outlander Phev sono da Crossover 4x4, con emissioni e spreco di carburante ai minimi termini grazie a 52 km di autonomia reale in modalità elettrica e un’autonomia complessiva in modalità assistita (sia elettrica che endotermica) che supera gli 800. In pratica, tutto in un'unica vettura. Alle già elevate performance dei motori endotermici, Mitsubishi ha unito la tecnologia dei motori elettrici. Con una gran bella novità: il sistema di trazione, ali114

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mentato da un pacco batterie assolutamente poco ingombrante, non è più un sistema “chiuso” ma prevede la ricarica da qualsiasi presa di corrente da 220 volt e 10Amp limitando l’affanno del cliente per la ricerca di un punto di ricarica. Ovviamente, nelle apposite colonnine trifase la ricarica è più rapida (80% di carica in 30 minuti). Provatelo l’Outlander Phev: scoprirete cosa vuol dire “Full Range Electric”, ovvero una motricità elettrica garantita anche per lunghe percorrenze. Noi ci siamo saliti per un itinerario che si è snodato da Milano fino a Verona, scoprendo tutto il comfort e le capacità del crossover Mitsubishi. La guidabilità si è rivelata piacevole, consapevole e sportiva, sia in autostrada che nei tratti urbani, dimostrandoci che le emissioni zero e il risparmio sul carburante non vanno affatto a discapito della libertà e delle prestazioni. Outlander Phev è un’auto capace di accontentare stili di vita e di guida eterogenei: modalità elettrica e costo zero in città, tempo libero e lunghe percorrenze nel week-end o in vacanza quando non c’è l’ansia da ricarica, e si può fare “il pieno” di energia in pausa-caffè sull’autostrada o durante le sosta notturna in hotel. La Mitsubishi Full Range Electric ha dalla sua anche un’elettronica di bordo sofisticata e integrata con tutti i sistemi operativi. Grazie al software di bordo si può passare comodamente dalla trazione solo elettrica a quella integrale da motore endotermico. Dipende tutto… dal conducente! Mitsubishi Outlander Phev Full Range Electric: prezzo di listino 49.600 euro



OGGI C’È PHEV.

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Consumi ciclo medio combinato da 1,9 a 9,1 l/100 km, emissioni CO2 da 44 a 159 g/km.

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info 800-369463

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