Pian del Bruscolo. Itinerari tra storia, memoria e realtà

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Pian del Bruscolo. Itinerari tra storia, memoria e realtà

UNIONE DEI COMUNI ”PIAN DEL BRUSCOLO” (PU)

ITINERARI

TRA STORIA,

MEMORIA E REALTÀ

CRISTINA ORTOLANI PIAN DEL BRUSCOLO. ITINERARI TRA STORIA, MEMORIA E REALTÀ



realizzato con il contributo di



Cristina Ortolani

Pian del Bruscolo itinerari tra storia, memoria e realtĂ


_Pian del Bruscolo. Itinerari tra storia, memoria e realtà _concept, immagine e testi Cristina Ortolani _coordinamento organizzativo Vincenza Lilli - Unione “Pian del Bruscolo” _Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo”, via Nazionale, 2 - 61022 Bottega di Colbordolo (PU) - tel. 0721 499077 - www. unionepiandelbruscolo.pu.it - info@unionepiandelbruscolo.pu.it _i testi di Cristina Ortolani sono rilasciati sotto la licenza Creative Commons “Attribuzione - Non Commerciale - Non opere derivate” 2.5. Italia _le immagini appaiono con l’autorizzazione degli aventi diritto _il materiale raccolto è stato inserito con la massima cura, tuttavia l’editore si scusa per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e resta a disposizione degli aventi diritto per le immagini di cui non è stato possibile rintracciare i titolari del copyright __informazioni aggiornate al 31 dicembre 2008 _la Memoteca Pian del Bruscolo è un progetto realizzato con il contributo della Provincia di Pesaro e Urbino ai sensi della L.R. 75/1997 concept Cristina Ortolani per


E la fine di tutto il nostro esplorare sarĂ arrivare dove siamo partiti e conoscere il luogo per la prima volta Thomas Stearns Eliot



A coronamento del primo triennio di attività del progetto, la Memoteca Pian del Bruscolo propone al pubblico un volume di itinerari, rivolto sia al visitatore sia agli abitanti dei nostri paesi. In qualità di Presidente dell’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo” sono particolarmente lieto di presentare al lettore il risultato di un lavoro di ricerca che ripercorre il nostro territorio in un’ottica intercomunale, attraverso una serie di itinerari costruiti intorno a temi presenti nella storia di tutti i cinque Comuni che compongono l’Unione. Questo volume si inserisce in un piano più ampio di valorizzazione dei beni culturali e paesistici del territorio dell’Unione “Pian del Bruscolo”, ricordato spesso per le sue attività industriali. Un piano che prende lo spunto dalla storia e dell’arte dei nostri luoghi, ma anche dal grande patrimonio naturale della Valle del Foglia, ricchezze che ci auguriamo di poter far conoscere a un numero sempre maggiore di persone anche grazie a iniziative come questa. Caratteristica significativa del volume è l’alternanza di immagini attuali, che testimoniano l’evoluzione del nostro territorio, e fotografie d’epoca, provenienti dall’archivio della Memoteca Pian del Bruscolo, in un doppio registro che con immediatezza consentirà al lettore di muoversi tra passato e presente. Ancora una volta, a nome mio e di tutti gli amministratori dell’Unione “Pian del Bruscolo” rivolgo un “grazie” sentito a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del progetto Memoteca e di questo volume. Flavio Fabi

Presidente dell’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo”



Presentare un libro è sempre difficile. La lettura è il modo più semplice per comprenderlo e apprezzarlo, e quindi mi limito a dire di leggerne le pagine cogliendo le sfumature, le emozioni che in esso sono contenute. In questo volume, che descrive e percorre itinerari che collegano la valle del Foglia ai borghi storici delle colline dei cinque comuni dell’Unione “Pian del Bruscolo”, si trovano forti emozioni: basta guardare le fotografie che ne sono l’anima, il contrasto dei colori e la forza del paesaggio che invita a una visita attenta. Una visita che sappia trovare anche gli angoli remoti, più suggestivi, collegati da un segno storico che è il filo conduttore di questo paesaggio, seguendo le indicazioni che dà Cristina Ortolani, curatrice del libro, con la sua sensibilità sia di fotografa sia di ricercatrice di notizie nei vari archivi comunali, mai banale, sempre attenta a cogliere anche le piccole cose che diventano forza del nostro territorio, le nostre radici culturali. Dopo la storia, il capitolo sulla Città Futura è un resoconto attento di ciò che è avvenuto e sta avvenendo in questi ultimi anni che deriva dalla capacità di ragionare insieme per un futuro che non dovrà essere minore del passato, e che certamente dovrà affrontare temi completamente diversi ma altrettanto affascinanti. Ringrazio la Banca dell’Adriatico per il supporto e per la fiducia che ci ha concesso, così come tutti i dipendenti dei Comuni e dell’Unione “Pian del Bruscolo” che si sono prodigati nel fornire notizie. Un sincero ringraziamento a Cristina Ortolani per la sua sensibilità, grazia e cortesia, doti con le quali ha affrontato il lavoro sempre in maniera discreta, attenta e con grande capacità. Giovanni Barberini

Assessore alla cultura e alla promozione del territorio dell’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo”



“Vicini a voi” è la dicitura che accompagna la pubblicazione del marchio Banca dell’Adriatico che evidenzia la nostra vocazione di banca del territorio. Volentieri, quindi, abbiamo aderito all’invito dell’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo” di appoggiare la realizzazione della “guida agli itinerari intercomunali” che presenta, in capitoli tematici, i cinque comuni che partecipano all’Unione Pian del Bruscolo della quale Banca dell’Adriatico è tesoriere fin dalla sua costituzione. La pubblicazione non vuole essere il classico libro da “scaffale”, si tratta invece di un volume realizzato con sobrietà e gusto le cui dimensioni consentono una consultazione agile facilitata, tra l’altro, da un’impaginazione intuitiva e razionale. Siamo sicuri che la guida sarà apprezzata dai residenti, dagli ospiti e dai turisti che visiteranno questo splendido ed ospitale territorio, abitato da famiglie e imprenditori laboriosi con i quali intratteniamo quotidianamente rapporti di vicinanza attraverso le nostre filiali ubicate nel comprensorio del Pian del Bruscolo. Come Istituto di Credito crediamo che essere banca di prossimità si concretizzi anche sostenendo iniziative come questa che intende valorizzare il patrimonio culturale e le specificità locali. Complimentandoci con gli amministratori dell’Unione dei Comuni Pian del Bruscolo auguriamo alla guida la massima diffusione per promuovere la scoperta dei tanti incantevoli borghi ancora troppo poco conosciuti. Roberto Troiani

Direttore Generale della Banca dell’Adriatico



Pian del Bruscolo, storia, memoria e realtà Raccontare un paesaggio attraverso lo sguardo di chi lo ha abitato e, nel tempo, gli ha dato una forma; ripercorrere un territorio per leggerne le radici in una storia comune; cercare nell’incompiuto del passato (Paul Ricoeur) motivi e slanci per costruire il futuro. Questo volume di itinerari nasce dall’esperienza della Memoteca Pian del Bruscolo, un progetto che ha quale scopo principale la conoscenza, la conservazione e la valorizzazione della memoria del territorio, intesa nella sua connotazione più vitale e meno nostalgica, così come emerge dalla quotidiana frequentazione di persone e luoghi dove usi e tradizioni di stampo antico coesistono senza troppi attriti con la contemporaneità. Proprio questo scambio tra passato e presente guida gli itinerari delle prossime pagine, che per la prima volta propongono una lettura d’insieme del territorio dell’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo”. Dal cammino del fiume Foglia, sul quale si sono formati i primi insediamenti in epoche remote, al Medioevo delle pievi, delle rocche e dei castelli fino ai giorni tragici della Linea Gotica: i primi quattro itinerari si snodano nel passato, evidenziando i momenti salienti di una storia condivisa, senza trascurare le peculiarità di ogni borgo, nel tentativo di restituire almeno in parte l’atmosfera calda e affettuosa degli incontri della Memoteca. L’ultimo itinerario supera i confini dei singoli Comuni ponendo in prospettiva la “Città Futura”, che va sviluppandosi nella Piana del Foglia, tra Osteria Nuova e Rio Salso, un tracciato che torna a ricalcare il corso del fiume, disegnando lo scenario sostenibile di un’armonia tra l’uomo e il suo ambiente. Oltre che al visitatore, questo volume di itinerari si rivolge anche agli abitanti di “Pian del Bruscolo”: se il primo troverà nel volume le notizie essenziali per scoprire un territorio del quale, c’è da scommetterci, non potrà non innamorarsi, i secondi, ci auguriamo, potranno ritrovare XIII


volti e voci del proprio paese e di quelli vicini, scoprendo che, se non altro nella quotidianità dei gesti semplici, la “Città Futura” è sempre esistita. Prima di augurare a tutti buon viaggio, desidero ringraziare gli Amministratori dell’Unione “Pian del Bruscolo”, in particolare il Presidente Flavio Fabi e l’Assessore Giovanni Barberini, che hanno creduto sin dal principio nell’idea di un archivio della memoria condivisa; i dipendenti dell’Unione, in particolare Vincenza Lilli che ha coordinato il progetto; i Sindaci e i referenti per il progetto dei cinque Comuni dell’Unione, Colbordolo, Monteciccardo, Montelabbate, Sant’Angelo in Lizzola e Tavullia. Un grazie di cuore va, infine, a tutti coloro che, con ricordi, racconti, immagini e documenti hanno contribuito a comporre il grande mosaico di storie della Memoteca Pian del Bruscolo. Cristina Ortolani

_Avvertenza per la lettura Il corsivo caratterizza titoli e citazioni; tra [ ] le note del redattore; le informazioni turistiche e sui servizi dell’Unione sono radunate nella sezione Guida pratica, da pagina 110; i crediti fotografici e le fonti utilizzate per la stesura dei testi sono riportati in fondo al volume; ciascun itinerario è corredato da una mappa; una carta generale del territorio è a pagina 108. Cose notevoli e curiosità sono segnalate con i seguenti simboli: Un tuffo nel verde, i percorsi naturalistici Colori e sapori, i prodotti del territorio Pian del Bruscolo in un click, dove scattare le foto più belle Lo sguardo del cuore, ricordi e testimonianze dalla Memoteca Biblioteca, i libri di Pian del Bruscolo XIV


L’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo” L’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo” è nata il 20 gennaio 2003, per iniziativa dei Comuni di Colbordolo, Monteciccardo, Montelabbate, Sant’Angelo in Lizzola e Tavullia. Obiettivo fondamentale dell’Unione “Pian del Bruscolo” è la programmazione di strategie comuni di governo del territorio, per ottimizzare le risorse e favorire lo sviluppo della bassa Valle del Foglia in una prospettiva sovracomunale, nel riconoscimento di una storia condivisa tra i cinque Comuni. Secondo lo Statuto, l’Unione “Pian del Bruscolo” ha tra i suoi compiti principali la promozione e il sostegno dell’economia (non bisogna dimenticare che nella Piana del Foglia si concentrano gran parte delle industrie della provincia pesarese), il coordinamento di un piano urbanistico intercomunale, la realizzazione di interventi nel settore dei servizi sociali e la valorizzazione del patrimonio ambientale e artistico del territorio. All’Unione “Pian del Bruscolo” è poi affidata la gestione di alcuni servizi, come lo Sportello Unico delle Attività Produttive (SUAP), la Polizia Municipale e le Attività economiche, i Servizi scolastici, cui si aggiungono gli impianti sportivi e la Biblioteca con le sue sedi. Organi dell’Unione sono il Presidente, eletto tra i sindaci dei cinque Comuni, e la Giunta esecutiva, composta da quattro assessori; le linee di indirizzo sono fissate dal Consiglio dell’Unione, un’assemblea formata da venti Consiglieri scelti dai Comuni fra i propri eletti di maggioranza e minoranza. XV


Pian del Bruscolo, un po’ di storia Gli attuali confini amministrativi del territorio dell’Unione “Pian del Bruscolo” ricalcano quelli di feudi e possedimenti signorili medioevali all’interno del contado di Pesaro. Quasi tutti i castelli di queste colline sono citati nella bolla del 1047 con la quale Clemente II, ospite dell’abbadia di San Tommaso in Foglia, donava ai monaci benedettini le terre confiscate ad Alberico, conte di Pesaro. Coinvolte tra il XIII e il XIV secolo nelle lotte tra guelfi e ghibellini, contese tra i Malatesta, i Montefeltro e gli Sforza fino al 1445, anno in cui Pesaro e i suoi dintorni passano definitivamente a questi ultimi, le terre della bassa Valle del Foglia entrano nel 1513 a far parte del ducato dei Della Rovere, signori di Urbino dal 1508. Nel 1631, alla morte di Francesco Maria II Della Rovere, ultimo esponente della casata, i beni della famiglia furono devoluti allo Stato Pontificio, e l’ex ducato dei Della Rovere si mutò nella Legazione apostolica di Urbino e Pesaro. Tra il 1797, anno in cui Pesaro entra nella Repubblica Cisalpina creata dal generale Napoleone Bonaparte, e il 1815, con la Restaurazione degli antichi governi seguita al Congresso di Vienna, anche i Comuni di Pian del Bruscolo, insieme con le zone del Montefeltro comprese nel Dipartimento del Metauro, sono soggetti a più riprese alla dominazione francese e al governo dello Stato Pontificio. L’11 settembre 1860 le truppe piemontesi guidate dal generale Cialdini attraversano il fiume Tavollo, poco sotto Tavullia, decretando anche nelle Marche il passaggio al Regno d’Italia, che verrà sancito l’anno successivo con i referendum indetti nelle diverse città. (Maggiori dettagli sulle vicende storiche di ciascuno dei cinque Comuni sono presenti nei testi degli Itinerari). XVI


Date significative 1047 donazione di Clemente II ai monaci di San Tommaso in Foglia 1069 prime notizie del castello di Montecchio 1182 prime notizie del castello di Monteluro 1192 prime notizie del castello di Monte Peloso, nucleo originario del castello di Tomba, oggi Tavullia 1213 tra i possedimenti dell’abbadia di San Tommaso in Foglia figurano anche i castelli di Montelabbate e Farneto nel comitato di Pesaro, parte di quelli di Ripe e di Colbordolo nel comitato di Urbino 1216 prime notizie del castello di Montefabbri 1228 prime notizie del castello di Mons Vetularum (Montelevecchie, oggi Belvedere Fogliense) 1233 prime notizie del castello di Monte Santa Maria 1280 la comunità di Monte Sant’Angelo acquista il castello di Lizzola 1283 Monteluro, Monte Peloso, Tomba di Monte Peloso, Montecchio, Montelevecchie sono citati nell’elenco dei castelli e comuni della Marca Anconitana che pagano il salario al podestà

1285 i Malatesta diventano signori di Pesaro 1338 il patrimonio di San Tommaso in Foglia passa ai Malatesta 1355 i castelli del contado di Pesaro giurano fedeltà ai Malatesta 1389 Montecchio risulta compreso nei confini comunali di Sant’Angelo in Lizzola 1443 battaglia di Monteluro (vittoria dell’esercito degli Sforza sullo schieramento composto dalle truppe pontificie alleate con i Malatesta) 1445 gli Sforza diventano signori di Pesaro 1513 la signoria di Pesaro passa ai Della Rovere 1540 Francesco Maria II Della Rovere concede il feudo di Montelabbate a Giovan Giacomo Leonardi 1578 Francesco Maria II Della Rovere concede il feudo di Montefabbri a Francesco Paciotti 1584 Francesco Maria II Della Rovere concede il feudo di Sant’Angelo in Lizzola a Giulio Cesare Mamiani 1631 alla morte di Francesco Maria II Della Rovere il ducato di Urbino è devoluto alla Santa Sede

Con ogni probabilità Pian del Bruscolo deve il suo nome ai canneti che in passato caratterizzavano il territorio. Da Monte Peloso (Tavullia) a Monte Carbone (Sant’Angelo in Lizzola), da Farneto (Montelabbate) a Coldelce (Colbordolo), la toponomastica delinea un contado ora spoglio ma un tempo ricco di boschi, e proprio i canneti, largamente diffusi nelle carte duecentesche e attestati ancora alla metà del ‘700, sembrano all’origine del Bruscolo (bruscolo = fuscello, festuca). XVII



C’era sulla vallata una luce strana e mutevole. Dal cielo, che era tutto un arruffio di nuvole basse e grigie spinte dallo scirocco, si sprigionava ogni tanto un raggio obliquo che accendeva per un istante una zona del piano, diffondendo una luminosità gialla. E quando il raggio spariva, sembrava che tutto il cielo si spegnesse, e che una luce diversa - una luce verde acqua - sorgesse dalla terra, dai campi di grano e dai prati. …Laggiù dietro il fiume invisibile, dove correva la strada in quel momento deserta, avanzavano i cavalli e i carriaggi di un corteo papale di mille anni prima, Clemente II papa tedesco che tornava in Germania, dopo avervi accompagnato l’imperatore Enrico III al quale doveva la tiara. Ma forse no. Quei carri seguiti da cavalieri erano il viaggio funebre che riportava in patria le spoglie di quello stesso papa santo, e migliaia di persone discese dalle pievi e dai castelli facevano ala, prostrate in ginocchio ad invocare miracoli. Dopo una specie di dissolvenza, compariva più lontano e si snodava come una serpe bruna, entro una nube di polvere, l’esercito di Lotario II, imperatore sassone, che scendeva verso Pesaro, ebbro della vittoria di San Leo. O piuttosto non si trattava dell’esercito del Barbarossa, imperatore svevo, che tornava dalle montagne dove erano ancora città fedeli all’impero, ed era diretto a porre il campo a Candelara? Vicino all’imperatore cavalcava il suo amico Stefano, vescovo di Pesaro, che era venuto ad incontrarlo. Un’altra dissolvenza, ed erano le truppe di Niccolò Piccinino, ancora grondanti del guado di Montelabbate, che andavano a cercare il campo, l’ultimo campo prima di essere sbaragliate sotto Monteluro. Luigi Michelini Tocci, 1973


IL CAMMINO DEL FIUME - I LUOGHI L’abbadia di San Tommaso in Foglia, Apsella -Montelabbate San Martino in Foglia, Rio Salso - Tavullia Il mulino di Pontevecchio, Colbordolo Le chiese dell’Arena, Montecchio - Sant’Angelo in Lizzola L’Arzilla e i suoi mulini, Monteciccardo

A destra, Apsella - Montelabbate, l’abbadia di San Tommaso in Foglia


Il cammino del fiume Il 24 settembre 1047 Papa Clemente II, malato e ospite da circa sei mesi dell’abbadia di San Tommaso in Foglia, concede ai monaci benedettini le terre del feudo confiscato agli eredi di Alberico, conte di Pesaro, corrispondente in gran parte agli odierni territori dei comuni di Montelabbate e Sant’Angelo in Lizzola. I possedimenti dell’abbadia arriveranno nel 1386 a comprendere beni nelle località di Sant’Angelo in Lizzola, Farneto, Ripe, Montecchio, Colbordolo, Monte Peloso e Tavullia. Un disegno, quello degli antichi confini del complesso monastico, al quale sembrano ispirarsi, quasi mille anni dopo, i contorni della Città Futura, sistema di terre che unisce in una prospettiva di buon governo l’area compresa oggi tra i cinque Comuni dell’Unione “Pian del Bruscolo”. Un tracciato agevole da ripercorrere e da riconoscere, che si pone come ideale punto di partenza per il nostro itinerario alla scoperta della bassa Valle del Foglia.

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Ricordato soprattutto per la sua condanna della simonìa, Clemente II trascorse presso l’abbadia di San Tommaso in Foglia (Apsella di Montelabbate) oltre metà del suo pontificato, iniziato il 24 dicembre del 1046. Arrivato all’abbadia nell’aprile 1047, il papa vi si spense il 9 ottobre; fu sepolto nel monastero e, qualche anno dopo, Leone IX dispose la traslazione della salma a Bamberg, in Germania, città della quale Clemente II era stato vescovo. Ma Clemente II non fu l’unico ospite illustre dell’abbadia: situato sulla strada che congiungeva la pieve di San Cristoforo ad Aquilam di Colombarone, tra Pesaro e Gabicce, alla via Flaminia nei pressi di Fossombrone, passando per i boschi delle Cesane, il monastero di San Tommaso in Foglia accolse nel 1137 l’imperatore Lotario II, sceso in Italia per combattere Ruggero II di Sicilia, sostenitore dell’antipapa Anacleto II. L’abbadia di San Tommaso in Foglia si trova all’inizio di via Abbadia e si raggiunge facilmente dalla strada provinciale 30 (Montelabbatese). Dell’antico complesso, che comprendeva il monastero, un piccolo cimitero e le case coloniche, rimane oggi solo la chiesa, profondamente modificata rispetto all’assetto originario. L’edificio si staglia al termine di una stradina ombreggiata dagli alberi, e mostra ancora nella facciata le severe linee della costruzione romanica, recuperata dopo un laborioso restauro promosso dall’attuale parroco sin dagli anni Sessanta del ‘900. Fino al 1971, anno in cui cominciarono i lavori, l’abbadia conobbe un lungo periodo di degrado, iniziato con le lotte tra Montefeltro e Malatesta che nel XV secolo provarono duramente l’intera bassa Valle del Foglia, e che indussero Niccolò V, nel 1447, a sopprimere il monastero, unito nello stesso anno al capitolo della Cattedrale di Pesaro. Ancora in buono stato sul finire del XVI secolo, il complesso cadde rapidamente in rovina: già nel secolo XVII era stato demolito l’abside della chiesa; circa un secolo più tardi, nel 1871, le navate la4


terali, precedentemente murate, vennero espropriate e vendute a privati insieme con altri beni dell’abbadia in seguito alla soppressione dello Stato Pontificio. Il primo documento noto relativo all’abbadia è del 980, e ne attribuisce la fondazione al vescovo di Pesaro Adalberto. Alcuni reperti rinvenuti in zona, molti dei quali conservati in una navata della chiesa, testimoniano che essa sorge sui resti di un tempio pagano, mentre un capitello romano arricchito in periodo preromanico di tre volti, indicherebbe l’esistenza sul luogo di una chiesa o di un monastero già dal secolo VIII. Della struttura originaria restano sulla facciata il portale, le lesene e la bifora; anche le monofore dei muri laterali appartengono alla costruzione romanica. Sempre sui muri esterni è da notare la lavorazione di alcune delle pietre, segnate con il motivo della spina di pesce, a simboleggiare la consacrazione del luogo a Gesù Cristo, mentre all’interno restano quattro delle cinque colonne di marmo di Caristo raffigurate nella pala d’altare del secolo XVII, dedicata a San Tommaso, opera della scuola di Simone Cantarini. L’abbadia di San Tommaso in Foglia è stata dichiarata monumento nazionale. Un fossato difensivo, alimentato dall’Apsella, le cui acque confluiscono nell’Apsa e poi nel Foglia, circondava le proprietà dei monaci, che comprendevano anche il mulino del Brasco, situato all’inizio dell’omonima via Comune di Sant’Angelo in Lizzola, 13 maggio 1870 Eracliano Zampolini, mantenitore della barca sul Fiume Isauro [Foglia] chiede un compenso annuo da questo Comune di L. 18 per il servizio che presta a vantaggio dei trasportanti. ...il Consiglio, ritenuto che un tale mezzo di passaggio apporta qualche vantaggio a questo Paese, siccome facilita l’intervento di quelli che abitano di là del fiume, e che concorrono in settimanali mercati... ha concordemente opinato di accogliere la domanda e di concedere un annuo sussidio di L. 10. 5


che dall’Apsella sale verso Sant’Angelo in Lizzola, attivo fino agli anni Cinquanta del ‘900. Da tempo immemorabile l’abbadia si anima la III domenica di ottobre con una festa dedicata alla Madonna, che richiama un gran numero di persone: non mancano la banda e i fuochi artificiali, oltre alla processione che si snoda da San Tommaso al centro dell’Apsella. Lo stesso tragitto può essere compiuto con una prospettiva insolita attraverso il breve percorso naturalistico che parte dal piazzale antistante l’abbadia, passando sotto la Montelabbatese. Infine, una curiosità: a poca distanza da qui si trova la fonte di San Terenzio, una polla di acqua solforosa all’interno di una proprietà privata ai confini tra Sant’Angelo in Lizzola e Montelabbate, presso la quale, secondo la tradizione, sarebbe stato martirizzato tra il 247 e il 255 il santo patrono di Pesaro. Prima di lasciare San Tommaso, un consiglio: per scoprire in tutti i suoi particolari la storia dell’abbadia di San Tommaso e delle vicissitudini del restauro, chiedete al parroco, don Zenaldo, di farvi da guida. Vi racconterà di quando, in Vespa, correva in Ancona per convincere i funzionari della Soprintendenza a intraprendere un’opera che pareva disperata, e dell’emozione provata alla scoperta, presso gli archivi di Ravenna, della bolla di Clemente II e del Privilegio di Lotario III, e di quando le colonne dell’abbadia furono vendute agli inglesi…

Dagli anni Sessanta del ‘900 la Piana del Foglia ha visto moltiplicarsi gli insediamenti produttivi (specie nella zona tra Montecchio, Osteria Nuova, Montelabbate e Talacchio), che hanno gradatamente sostituito la tradizionale economia rurale. Resistono ancora, tuttavia, alcune coltivazioni caratteristiche di questi luoghi, come le pesche, alle quali Montelabbate dedica dal 1945 una conosciutissima sagra, che si tiene la terza domenica di luglio. 6


Ne resta solo un rudere, seminascosto da un ciuffo di alberi, ma all’ora del tramonto, sul calar dell’estate, il Pontaccio (Bottega di Colbordolo) sprigiona tutto il fascino romantico delle rovine. Fascino accresciuto dalla scarsità di notizie su questa struttura probabilmente settecentesca, che univa le due sponde del Foglia, forse distrutta da una piena del fiume, forse, addirittura, mai compiuta. Qualunque sia la sua storia, il Pontaccio è comunque un ottimo pretesto per inoltrarsi nel verde di Pian del Bruscolo: per scoprire questo suggestivo angolo di campagna basta imboccare il tratto del sentiero che parte dall’attraversamento pedonale di fronte alla Scuola media Pian del Bruscolo, su via Pian Mauro. Dopo un centinaio di metri l’arcata superstite del Pontaccio si erge sulla destra, mentre sulla sinistra, di là dal fiume, è ancora possibile vedere tra la vegetazione un tratto della spalla sinistra.

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Lungo circa 90 km, il Foglia nasce dal Monte Sasso Aguzzo (Arezzo) e attraversa la provincia di Pesaro, formando il porto canale, fino a sfociare nell’Adriatico: il punto d’incontro tra il Foglia e il torrente Apsa, nei pressi dell’abbadia di San Tommaso, delimitava probabilmente, nell’antichità, il territorio pesarese verso ovest e, nel Medioevo, il confine tra la Diocesi di Pesaro e quella di Urbino. Tra le pievi che costellavano la Valle del Foglia, a poca distanza dall’abbadia di San Tommaso, troviamo la chiesa di San Martino in Foglia di Rio Salso (Tavullia). Attualmente di proprietà privata e in grave stato di decadimento, non si hanno notizie certe sulle sue origini, che gli studiosi fanno risalire al XII-XIII secolo; la tradizione associa all’antica pieve un monastero, mentre il frequente ritrovamento di materiali archeologici nei campi e nelle aree circostanti l’edificio lascia pensare che la zona ospitasse già in epoca romana un importante centro di vita. Percorrendo la strada provinciale Feltresca, a poca distanza da San Martino si incontra la grande casa dove per oltre quarant’anni visse, insieme con la moglie Angela Busetto e i figli Maria e Giovanni (quest’ultimo spentosi in giovanissima età), lo scrittore Fabio Tombari (1899-1989), da tutti ricordato per la sua Frusaglia. Situata sul confine tra Marche e Romagna (la frazione di Rio Salso è divisa tra Tavullia e il comune romagnolo di Mondaino, e Tombari amava sottolineare scherzosamente che dormiva nelle Marche e mangiava in Romagna), la casa fu a lungo un crocevia di incontri privilegiati per letterati, artisti, intellettuali ma anche per gli abitanti del paese, che si ritrovavano intorno a Tombari grazie allo squisito senso di ospitalità dell’Angela. Rio Salso - Tavullia, la casa di Fabio Tombari Montecchio - Sant’Angelo in Lizzola, il Foglia nel giugno 1956 Colbordolo, il Ponte vecchio adiacente al Mulino 9


Altrettanto ricco di storia e di echi del passato è il mulino di Pontevecchio (Colbordolo), che si incontra prendendo la strada che, qualche centinaio di metri dopo la casa di Tombari, dalla provinciale Feltresca attraversa il fiume e prosegue per Montefabbri. Situato in prossimità di un ponte che risalirebbe all’epoca romana, il mulino del ponte sul Foglia apparteneva ai duchi di Urbino. Le prime notizie sulla struttura risalgono al 1522, mentre dalla metà del 1600, epoca nella quale viene acquistato dai Paciotti di Montefabbri, si ha notizia di un’osteria, un forno e un macello che si aggiungono all’abitazione per il mugnaio. Proprio all’osteria del mulino nel 1862 fu catturato Pietro Pandolfi detto Petrella, uno dei briganti della banda di Terenzio Grossi, protagonista negli anni intorno al 1860 di una serie di crimini efferati. Seriamente danneggiato dai bombardamenti del 1944, il mulino fu ripristinato e continuò a funzionare fino ai primi anni Novanta del secolo scorso. Oggi il complesso è di proprietà del Comune di Colbordolo e della Provincia di Pesaro e Urbino e, fresco di restauro, ospita alcune abitazioni e un centro visite dedicato alle attività molitorie. Tra i pochi mulini tuttora esistenti merita una segnalazione, sulla strada del ritorno, il mulino Nuovo di Case Bernardi (Tavullia), a pochi passi dalla provinciaL’insalata di Fabio Tombari Poca indivia ricciolina e un bel sedano che scrocchi colto sotto il temporale. La ruchetta pizzichina, la scarola tenerella dal cuor bianco oppur dorato e a fettine, ma uno solo, tagliuzzato fino fino, fresco e sodo un cetriolo. 10

Forte aceto bene oliato che consacri la regina, sia lattuga o salvastrella rimestata a grosso sale con radicchio e pimpinella, e d’estate a rossi tocchi pomodor non rammollito: ecco tutto il mio giardino sulla tavola imbandito.


le Feltresca. Ancora bianco di farina, custodisce intatti i macchinari e l’attrezzatura, attivi sino a poco tempo fa e sorvegliati silenziosamente da uno stuolo di gatti. Visibile solo dall’esterno (è di proprietà privata) vale comunque la digressione dalla strada principale: per arrivare al mulino si attraversa infatti la cosiddetta Peschiera, dove il fiume crea una piccola cascata e dove, nella bella stagione, ci si può fermare per un picnic. Tornando verso Pesaro, il nostro primo itinerario si conclude nella zona dell’Arena, nella frazione di Montecchio (Sant’Angelo in Lizzola). Il ponte che dalla Montelabbatese collega il territorio di Sant’Angelo a quello di Montelabbate, affianca il vecchio ponte della Pedana (in dialetto la p’dagna), struttura in ferro che dal 1914 risolse finalmente l’annoso problema dell’attraversamento del Foglia, un tempo garantito dai passatori e dalle loro zattere. Il fiume segna fortemente la storia di questi luoghi: gli anziani parlano ancora con timore delle piene, in passato causa di vittime e devastazioni e, tra Montecchio e Montelabbate, molti sono i toponimi che testimoniano la dominante presenza delle acque, dalla stessa Arena, un tempo Rena, così chiamata per via della sabbia fornita in abbondanza dal greto del fiume, a via de’ Pantanelli, Case Bernardi - Tavullia, il Foglia nei pressi della Peschiera Bottega - Colbordolo, il sentiero lungo la riva del Foglia

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che ricorda gli acquitrini causati dalla mancata regimentazione del Foglia. La rena e l’argilla del fiume favorirono la nascita, nella bassa Valle del Foglia, di attività legate alla costruzione delle case, dalle fornaci fino alle numerose imprese edili oggi attive sul territorio, passando per le cooperative di muratori di inizio ‘900. Prendendo via Madonna dell’Arena, che costeggia il Foglia a sinistra della Pedana, ci si imbatte in due chiesine private a poca distanza l’una dall’altra. La prima è dedicata a Maria Santissima della Misericordia: costruita intorno alla metà del XIX secolo dai Barbanti, proprietari terrieri della zona, cominciò ben presto a risentire dell’umidità, che ne decretò il degrado nonostante i ripetuti restauri. Più avanti, la chiesa dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima, San Giacomo e San Francesco (Madonna dell’Arena), edificata nel 1711 da due fratelli sacerdoti, Francesco e Giacomo Cemmi, per venire incontro alle esigenze dei sempre più numerosi abitanti della campagna. Officiata oggi solo in pochi giorni dell’anno, la chiesa ha una pianta ottagonale; sono ancora parzialmente leggibili gli affreschi che ne ornavano le pareti, mentre presso l’unico altare è ancora visibile il quadro raffigurante la Concezione della Vergine con San Giacomo e San Francesco d’Assisi. Montecchio - Sant’Angelo in Lizzola, Madonna dell’Arena Montelabbate, il ponte della Pedana

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Monteciccardo, i mulini dell’Arzilla Lungo circa 20 km, il torrente Arzilla scorre tra Pesaro e Fano, dove sfocia nell’Adriatico. Lungo il suo corso sono stati individuati ben quattordici mulini, sei dei quali si trovano nel territorio comunale di Monteciccardo. Molti di questi opifici furono in attività fino alla metà del secolo scorso, e di quasi tutti è accertata l’esistenza almeno dalla fine del 1600: il mulino Torre, o mulino Betti (sopra), al centro dell’omonima frazione, vicino alla chiesa, compare nei documenti addirittura dal 1505. Evocativi e carichi di echi i loro nomi, dal molino del Cerqueto (mulino Nobili) al molino del Bastaro (mulino Andreani), entrambi in via Petricci, al molino del Gatto (mulino Paci) di via Canarecchia fino al molino del Signore (mulino Leoni), posto al confine tra Monteciccardo e Mombaroccio. Altrettanto suggestivi i luoghi che ospitano le strutture, gran parte delle quali sono ancora visibili, sebbene spesso modificate nel tempo: costeggiando il corso d’acqua, si può risalire da Casa Ruggeri, tra Mombaroccio e Monteciccardo, fino a Monte Santa Maria, per un tratto di circa 5 km di strada bianca, in un percorso in mezzo alla natura da compiere a piedi o in bicicletta. Tra i Comuni di Monteciccardo e di Mombaroccio sorge anche la chiesa di Villa Ugolini (sotto), fatta costruire dall’industriale Giorgio Ugolini per un voto fatto durante la II guerra mondiale, al tempo in cui con la famiglia era sfollato in questi luoghi, e consacrata il 9 agosto del 1953. I mulini di Monteciccardo Mulino Nobili, via Petricci Mulino Andreani, via Petricci Mulino Paci, via Canarecchia Mulino Leoni, strada Mombaroccio Mulino Sabatini, via dei Mulini Mulino Betti, via dei Mulini 13



Info utili Per tutte le informazioni ci si può rivolgere ai Comuni di Colbordolo, Monteciccardo, Montelabbate, Sant’Angelo in Lizzola e Tavullia o agli uffici dell’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo”. I recapiti degli uffici dei cinque Comuni sono riportati nella sezione Guida pratica al termine del volume; qui indichiamo i numeri di telefono ai quali rivolgersi in caso di visite su appuntamento a chiese e monumenti compresi nell’itinerario precedente. Abbadia di San Tommaso in Foglia (Apsella, Montelabbate) visite nel periodo estivo oppure su appuntamento - Parrocchia di San Tommaso in Foglia: tel. 0721 490706 Chiesa di San Martino in Foglia (Rio Salso, Tavullia) rivolgersi al Tiro a volo “San Martino”: tel. 0721 479391 Oratorio Ugolini (Villa Ugolini, Monteciccardo) info presso la Parrocchia di San Sebastiano Martire Monteciccardo: tel. 0721 910208 Chiesa di San Paolino ai Molini Betti (Villa Betti, Monteciccardo) info presso la Parrocchia di San Pietro in Rosis - Ginestreto (Pesaro): tel. 0721 482609

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IL SEGNO DELLA STORIA_1 - ROCCHE E CASTELLI, I LUOGHI Montelabbate Farneto Ripe Sant’Angelo in Lizzola Monteciccardo Monte Santa Maria Montegaudio

A destra: Monteciccardo, paesaggio; sullo sfondo, il Conventino


Il segno della storia_1 Dal fiume il nostro sguardo si porta verso le colline, punteggiate di torri, rocche e borghi che si sgranano lungo entrambe le sponde del Foglia. Accomunati dalle vicende che nei secoli passati videro protagoniste le grandi famiglie dei Montefeltro, dei Malatesta e degli Sforza, simili nelle memorie che si intrecciano eppure ciascuno caratterizzato da dettagli che ne configurano l’unicità, i castelli di Pian del Bruscolo hanno mille e mille storie da raccontare. Due itinerari tra passato e presente ci conducono nel cuore di questo territorio, per leggerne le trasformazioni attraverso le voci di chi, nel tempo, lo ha formato e fatto crescere: la prima parte del percorso si dipana sulla riva destra del fiume, da Montelabbate a Monteciccardo, passando per Sant’Angelo in Lizzola.

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Se oggi Montelabbate si espande soprattutto verso la riva sinistra del fiume, con la frazione di Osteria Nuova, non va dimenticato che le origini del paese sono legate alla fondazione del castello. Come testimonia il toponimo Mons Abbatis (Monte dell’Abate), il castello di Montelabbate fu edificato dai benedettini di San Tommaso in Foglia, probabilmente per difendersi dalle scorrerie dei predoni che infestavano le campagne. Documentato dal 1213, Montelabbate seguì le vicende dei castelli del circondario di Pesaro, città alla quale risulta soggetto dal 1283; nel 1355 anche la comunità di Montelabbate giura fedeltà ai Malatesta, signori di Pesaro dal 1285, sostituiti nel 1445 dagli Sforza. A Montelabbate si accamparono nel 1443, prima della battaglia di Monteluro, i soldati del condottiero Niccolò Piccinino, insieme con Federico da Montefeltro alla guida dell’esercito pontificio; Luigi Michelini Tocci sottolinea la predilezione di Costanzo Sforza (1447-1483) per il castello di Montelabbate, dove morì a soli 36 anni, mentre assisteva alle esercitazioni delle sue truppe, accampate nella Piana. Nel 1540 Guidubaldo II Della Rovere concesse Montelabbate in feudo al pesarese Giovan Giacomo Leonardi: i Leonardi furono conti di Montelabbate fino al 1804, anno della morte di Francesco Antonio, spentosi in Germania senza eredi. Del castello sono ancora oggi visibili un torrione angolare del XV secolo e una parte della cinta muraria; a fianco del torrione, la vegetazione cela i resti della chiesa di San Sebastiano, l’antico ospedale. Scendendo verso il borgo si incontra l’oratorio della Beata Vergine della Misericordia, di proprietà privata. Sin dal XIII secolo l’abitato di Montelabbate si sviluppò anche verso il fiume, nella zona del mercato: già elencata negli Statuta Pisauri (la raccolta delle leggi della città di Pesaro) tra quelle che godevano di speciali privilegi di franchigia, la fiera di Montelabbate fu a lungo una delle 20


Montelabbate, il castello

principali della zona, da tempo immemorabile snodo di scambi commerciali. Il progressivo spopolamento del castello, situato su un terreno franoso, aumentò l’importanza del Borgo Mercato: lo attesta anche il trasferimento, nel 1921, della sede parrocchiale dal castello alla chiesa dei Santi Quirico e Giulitta, affacciata su via Roma, un tempo via Borgo Mercato. Consacrata nel 1814, la chiesa risulta documentata almeno dal 1206, anche se in posizione diversa dall’attuale. Tra i dipinti in essa custoditi si segnalano una tela recentemente restaurata e attribuita al pesarese Gian Andrea Lazzarini (1710-1801), San Girolamo nel deserto che contempla la Natività, la Cena degli apostoli, di Domenico Peruzzini (1602-dopo il 1673) e San Vincenzo che salva un muratore, della scuola dello stesso Lazzarini. A fianco della chiesa parrocchiale si trova il lavatoio (1881). Come ricordano gli anziani, ancora negli anni immediatamente precedenti la II guerra mondiale la vita del paese si concentrava lungo questa strada, con le sue osterie e le botteghe, il palazzo comunale (recentemente rimesso a nuovo), con la torretta e l’orologio 21


e l’edificio scolastico, demolito per far posto al nuovo Municipio, inaugurato nel 1982. Di fronte al Municipio si trova palazzo Marcucci, mentre via Marconi ospita i giardini pubblici, dove è collocata un’antica giara in terracotta. Poco più avanti, tornando verso la Montelabbatese, tra via Marconi e via Raffaello, si incontra il postiglione, edificio in mattoni presso il quale nel XVIII secolo si trovava una stazione di posta. Se vuoi patire le pene dell’inferno, va’ al Farneto d’inverno: fino a non molto tempo fa a questo proverbio, che con poche varianti rimbalzava tra Pesaro e i paesi della Valle del Foglia, era affidata la fama di questo in realtà delizioso castello arroccato sopra Montelabbate. Come molti ricordano, era in effetti piuttosto difficile raggiungere Farneto (il Farneto, come si continua a dire da queste parti), collegato alla valle da strade impervie e, specie nei mesi invernali, aspre da percorrere. Oggi vi si arriva anche in auto, attraverso l’omonima via che si diparte dal centro di Apsella, percorrendo le colline tra il territorio di Montelabbate (al quale Farneto appartiene) e quelli Montelabbate, via Borgo Mercato ai primi del ‘900

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di Sant’Angelo in Lizzola e Monteciccardo. Nato intorno al X secolo, sulle rovine di un tempio dedicato a Priapo, del castello di Farneto, legato prima alle vicende dell’abbadia di San Tommaso poi a quelle della città di Pesaro, restano oggi le mura e parte del caseggiato, con il fitto tessuto di stradine. A Farneto nacque la beata Michelina Metelli (1300-1356), protettrice insieme con San Terenzio della diocesi di Pesaro; da non dimenticare poi don Ciro Scarlatti detto Sferza (1880-1960), rettore della parrocchia dal 1917 al 1942. Arguto poeta dialettale, don Ciro fece costruire nel 1932 la nuova casa parrocchiale, cui seguì nel 1934 il campanile, che ancora oggi svetta allegramente sul paese. Al nome di Farneto, infine, è associata la figura della Nanda, al secolo Fernanda Gerunzi (1890-1989), cartomante e fattucchiera (ma il malocchio non lo faceva, lo guastava solo), la cui fama di guaritrice di uomini e bestie arrivava fino a Pesaro. A metà della ripida salita che conduce al castello si incontra ciò che rimane del cassero, mentre la chiesa parrocchiale di San Martino custodisce alcuni pregevoli dipinti, tra i quali la Madonna del Rosario, del pesarese Gian Giacomo

Ripe - Montelabbate, la chiesa di San Marco Farneto - Montelabbate, la chiesa di San Martino

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Pandolfi (circa 1567-1636) e la Madonna col Bambino e i Santi Antonio da Padova e Carlo Borromeo (1665) di Alfonso Patanazzi (1636-1720), autore anche del San Michele conservato presso la chiesa di San Lorenzo a Tavullia. La piazza è completata da un’osteria. Sempre dal centro di Apsella si raggiunge l’abitato di Ripe, con una strada panoramica che corre in parallelo a via Farneto. Un tempo appodiato (dipendente) a Montefabbri, oggi frazione di Colbordolo, dal 1869 Ripe passò sotto il comune di Montelabbate. Dell’antico castello fortificato resta solo la chiesa di San Marco Evangelista, recentemente restaurata.

Ampio e disteso il panorama che si offre al viaggiatore percorrendo la strada che dall’Apsella conduce al castello di Farneto: da un lato, la Valle del Foglia dove è possibile distinguere l’altura sulla quale sorgeva il castello di Montecchio; volgendo lo sguardo a ovest si incontrano le colline del Montefeltro, mentre verso oriente è ben visibile il profilo del castello di Sant’Angelo, preceduto dalla collina di Monte Calvello con il cimitero; verso sinistra, infine, si scorge Montegaudio. Di grande effetto anche l’insieme dei colori, che muta con il susseguirsi delle stagioni dal verde-bruno degli alberi ad alto fusto al giallo dei girasoli passando per l’oro del grano. 24


Seconda tappa del nostro itinerario è il castello di Sant’ Angelo in Lizzola, per oltre due secoli vivace centro di cultura grazie alla presenza delle famiglie Mamiani e Perticari, che attirarono nel piccolo borgo artisti e letterati. Sant’Angelo si raggiunge dalla piccola rotatoria posta a fianco del centro commerciale dell’Apsella; dopo un paio di chilometri si incontrano le case della località Serra. Sulla destra si aprono le colline fino al Montefeltro: siamo dirimpetto al castello di Farneto, il cui profilo si distingue tra la vegetazione; sulla sinistra si trovano i resti della chiesetta di Sant’Isidoro, costruita per volontà della famiglia Marzi nel 1625. Continuando a salire, prima di arrivare alla località Trebbio, via Fontelepri e via Brasco ci ricordano il luogo dove secondo gli storici sorgeva il castello di Monte Sant’Angelo, probabilmente rovinato a causa delle continue frane dovute al terreno acquitrinoso e definitivamente crollato con il terremoto del 1279; nei pressi si trovava anche la chiesa di Sant’Andrea, demolita nel 1743.

Sant’Angelo in Lizzola, panorama dal Trebbio

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Una delle tre strade che si incrociano nel Trebbio è via Montali, che torna verso Montelabbate: da via Montali la breve salita di via Montecalvello conduce al cimitero posto sulla collina, con la chiesetta dedicata a Santa Maria Assunta, più nota come Madonna del Monte. Assai antico, il toponimo Monte Calvello ci ricorda che anche queste terre erano parte del patrimonio dell’abbadia di San Tommaso in Foglia: esso compare infatti nell’atto di donazione di Clemente II ai benedettini, nel 1047, insieme con il castello di Liciola o Liciole, dal quale avrà origine l’abitato di Sant’Angelo in Lizzola. Proprio all’incrocio del Trebbio si trova un frantoio, ricavato nel 1924 dalla chiesa della Beata Vergine del Carmine, fondata nel 1611 insieme con la chiesa del cimitero; ombreggiata da un parco appoggiato al declivio della collina, si affaccia sulla strada villa Fantaguzzi,

Molti dei disegni che illustrano queste pagine provengono dai taccuini di don Giovanni Gabucci (Sant’Angelo in Lizzola, 1888-1948), conservati presso l’Archivio diocesano di Pesaro. Schietto e arguto, erudito e al tempo stesso umile, Giovanni Gabucci, dottore in archivistica e paleografia, collaboratore di testate giornalistiche e opere a stampa, percorse il territorio del contado a caccia di curiosità e notizie che costituiscono, oggi, una preziosa risorsa per la storia (per innumerevoli microstorie) della nostra provincia. Un insieme di frammenti che, organizzati come una sorta di ipertesto ante litteram, offrono diversi percorsi di lettura, tutti segnati dall’irriducibile vivacità intellettuale e dall’occhio acuto di questo studioso dai mille interessi, che amava definirsi, non senza un pizzico di civetteria, il facchino della diocesi (sopra, Sant’Angelo, La Serra, 1924). 26


antica proprietà della famiglia santangiolese dei Muccioli. Poco più avanti villa Carelli, documentata dal tardo ‘700: questa zona, alle pendici del castello, è ancora oggi nota come Ospedaletto, da una casa di proprietà della Confraternita della Natività di Maria dove trovavano ricovero i pellegrini, abbattuta intorno al 1870. In pochi passi siamo di fronte alla ripida salita di via Giovanni Branca, lungo la quale, secondo la tradizione, si trovava la casa dove vide la luce l’architetto e ingegnere (1571-1645), passato alla storia per aver anticipato nel suo libro Le Machine (1629) anche un prototipo di macchina a vapore. Prima dell’apertura della circonvallazione (via Dante Alighieri) via Branca costituiva la principale strada d’accesso al castello, al quale sale da ponente attraverso via Mamiani, passando sotto l’arco d’ingresso, in passato collegato al borgo dal ponte levatoio. Sull’arco spicca lo stemma dei Mamiani, conti di Sant’Angelo, che sovrasta una lapide in memoria del conte Vincenzo; a sinistra, una targa ricorda la fondazione del teatro “Perticari”, mentre la lapide a destra è dedicata a Giovanni Branca. Sant’Angelo in Lizzola, palazzo Mamiani

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Il paese nacque dall’unione dei due castelli di Monte Sant’Angelo e di Liciola (Lizzola): secondo quanto riportato da Tommaso Diplovatazio, giurista e storico, autore del Chronicon Pisauri, gli abitanti di Lizzola avevano perso ogni diritto su terre e costruzioni dopo essersi ribellati contro i Malatesta, signori di Pesaro dai quali erano governati. Della situazione approfittarono gli abitanti di Monte Sant’Angelo, costretti ad abbandonare le loro case, costruite sul poco sicuro terreno del colle del Brasco, e nel 1280 la comunità di Monte Sant’Angelo acquistò da quella di Pesaro il castello di Lizzola per la somma di cinquecento lire ravennati. Fino alla metà del ‘400 Sant’Angelo in Lizzola seguì le vicende di Pesaro e dei suoi signori, i Malatesta; dal 1445 anche Sant’Angelo passò sotto il dominio degli Sforza e poi dei Della Rovere fino al 1584, quando Francesco Maria II Della Rovere, duca di Urbino, concesse Sant’Angelo in Lizzola in feudo a Giulio Cesare Mamiani, che ne prese possesso il 6 aprile di quell’anno (l’avvenimento è al centro della rievocazione storica Alla corte dei Mamiani, che si tiene in paese tra la fine di luglio e i primi di agosto). Nel 1631, con la morte di Francesco Maria II, la casata dei Della Rovere si estinse: tutti i loro possedimenti, e così i castelli del contado di Pesaro, passarono allo Stato Pontificio, come stabilito da Francesco Maria II nel 1624, dopo la morte del figlio Federico Ubaldo.

Via Montali conduce dal Trebbio di Sant’Angelo a Montelabbate: adagiata sulla collina, è ombreggiata da alberi e cespugli, e dai varchi che si aprono nella vegetazione lo sguardo spazia sulla valle sotto Ginestreto. A pochi metri dal Trebbio si può fare una piccola deviazione verso il cimitero e salire sull’altura del Montecalvello, per godere della vista panoramica, mentre se si prosegue lungo via Montali si raggiunge il castello di Montelabbate. 28


Nella piazza del castello si staglia la mole imponente di palazzo Mamiani, costruito a partire dal 1588. I Mamiani, poi Mamiani Della Rovere, originari di Parma, ricoprirono diverse importanti cariche alla corte di Urbino: ultimo conte di Sant’Angelo fu Terenzio Mamiani Della Rovere (1799-1885), filosofo, letterato e statista che ebbe un ruolo di primo piano nel Risorgimento italiano. Secondo la tradizione, all’antico assetto di palazzo Mamiani contribuì anche Giovanni Branca: dell’edificio originario, duramente colpito dai bombardamenti della II guerra mondiale, resta oggi solo la torre, che con i suoi 20 metri di altezza domina l’intero paese. Dal 1936 sede del Municipio, palazzo Mamiani ospita anche l’Archivio comunale e la Biblioteca di Sant’Angelo in Lizzola e Monteciccardo. Dalla porticina del torrione si può salire al belvedere, affacciato verso est, per godersi il panorama verso Ginestreto, Pesaro e il mare Adriatico. Interamente percorribile la cerchia muraria, che riserva, specie nella bella stagione, piacevoli scorci sulle vallate circostanti.

Sant’Angelo in Lizzola, la chiesa di Sant’Egidio e la piazza del castello

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Sin dal 1290 le Rationes Decimarum (i libri delle Decime) segnalano l’esistenza nel castello di Lizzola di una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, quasi certamente già parrocchia. L’attuale collegiata di San Michele Arcangelo, a fianco di Palazzo Mamiani, fu costruita tra il 1689 e il 1710, e subì nel tempo diverse modifiche fino all’aggiunta della terza navata, nel 1932. L’interno, in stile rinascimentale, custodisce alcune pregevoli copie di dipinti secenteschi, mentre tra gli arredi sono da ricordare il coro in noce e gli armadi della sacrestia di Venanzio Guidomei di Ginestreto (1720 circa). Da segnalare poi il recente ritrovamento e restauro di una tela del pesarese Giovanni Giacomo Pandolfi (circa 1567-1636), la Madonna col Bambino e santi, dipinta per la chiesa di Sant’Isidoro della Serra intorno al 1630 e attualmente esposta presso il Museo Diocesano di Pesaro. Accanto ai Mamiani, un’altra nobile famiglia influì profondamente sulle vicende santangiolesi: quella dei Perticari che, originari di Savignano sul Rubicone, in provincia di Forlì-Cesena, si stabilirono qui sul finire del ‘600, dopo il matrimonio di una Lapi con un Perticari. La loro villa sul limitare del paese, al confine con Monteciccardo, accolse tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’ ‘800 alcuni tra i più brillanti ingegni dell’epoca, attirati a Sant’Angelo dal cenacolo di intellettuali radunati intorno a Giulio Perticari (1779-1822) e sua moglie Costanza (1792-1840), figlia del poeta Vincenzo Monti (1754-1828): oltre allo stesso Monti, anche Gioachino Rossini e Giacomo Leopardi furono ospiti dei Perticari. Anch’essa danneggiata dalla guerra e poi demolita, la villa è oggi sostituita da un complesso residenziale; grazie all’impegno dell’attuale proprietario, conte Giancarlo Cacciaguerra Perticari, è stata invece recuperata la chiesa abbaziale di Sant’Egidio, la cui facciata neocinquecentesca in laterizio spicca in fon30


do a via Roma, di fronte alla strada che conduce a Monteciccardo. A pianta ottagonale, la chiesa è stata costruita tra il 1684 e il 1688; pressoché intatto è l’impianto decorativo originario, con le tele di Giovanni Venanzi (1627-1705, nato a Ginestreto, allievo di Guido Reni e di Simone Cantarini e a lungo attivo alla corte parmense dei Farnese) e l’altare rivestito di oro zecchino: opere che riscossero l’interesse di critici come Bernard Berenson, che visitò Sant’Egidio negli anni della II guerra mondiale. Accanto alla chiesa era attivo l’Ospedale per li Poveri Pellegrini, ultimato nel 1687.

Oh che bel vedere Aristodemo in solio,/Aristodemo, in un molin da olio: irritato da questo caustico epigramma con il quale Francesco Cassi bollò la rappresentazione dell’Aristodemo di Vincenzo Monti svoltasi presso il mulino Perticari, il conte Gordiano Perticari decise di atterrare la vecchia struttura, e costruire al suo posto un teatro, inaugurato nel 1851 e dedicato al fratello Giulio. Vanto del teatro “G. Perticari” di Sant’Angelo in Lizzola erano le splendide scenografie (ciò che ne rimane è oggi conservato dal conte Cacciaguerra Perticari), opera del pittore faentino Romolo Liverani (1809-1872). Scomparso sotto i bombardamenti del secondo conflitto mondiale, il teatro “Perticari” ospitò fino ai primi anni del ‘900 messe in scena di opere liriche e recite filodrammatiche di ottima qualità. Tra gli allestimenti più riusciti sono da ricordare La cena delle beffe, di Sem Benelli (1913, nella foto), e il Glauco di Ercole Luigi Morselli (1882-1921), rappresentato pochi giorni prima della morte dell’autore: a Morselli, figlio della santangiolese Anna Celli e spesso presente in paese, nel 1922 fu dedicata la filodrammatica locale. 31


Pochi passi separano Sant’Angelo in Lizzola da Monteciccardo, il cui territorio comunale inizia all’imboccatura della strada che sale a fianco della chiesa di Sant’Egidio. Adagiato sulla sommità di una collina (384 metri s.l.m.), Monteciccardo dovrebbe proprio alla sua posizione panoramica, da cui si controlla agevolmente la zona tra Pesaro, Fano e Urbino, la nomea assegnatagli dalla voce popolare di paese dei ficcanasi. Poco prima di arrivare in paese si nota sulla destra villa Mancini, di proprietà privata, caratterizzata dalla pianta a “U” e dai soffitti affrescati. Segnaliamo poi anche la settecentesca villa Monti, che si incontra alla fine di strada dei Briganti, sulla provinciale tra Sant’Angelo e Ginestreto. Recentemente tornata in possesso dei discendenti della famiglia Monti, la villa è affiancata da un oratorio, anch’esso privato. Citato sin dal 1283 tra i castelli pesaresi, dei quali seguì le vicende fino all’Unità d’Italia, Monteciccardo nel 1443 offrì rifugio al condottiero Niccolò Piccinino, alla guida delle truppe pontificie, dopo la sconfitta su-

Romolo Liverani, Veduta degli avanzi di Monteciccardo, 1851

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bita a Monteluro per mano di Francesco Sforza e Sigismondo Pandolfo Malatesta. Nel 1817 vennero appodiati a Monteciccardo i castelli di Monte Santa Maria e Montegaudio, oggi sue frazioni. Discussa l’origine del nome, che alcuni vogliono legata al greco sykon (fico), altri al nome proprio Siccardo, altri ancora all’antico toponimo Castrum Montis Cardi, ipotesi avvalorata dal cardo raffigurato in un dipinto nell’antica chiesa della Misericordia. Oggi come un tempo la chiesa parrocchiale di San Sebastiano accoglie il visitatore all’ingresso del paese. Assai poco si sa della sua origine: esistente almeno dal XIV secolo, nel 1445 risulta essere già parrocchia; più volte ricostruita e modificata, il 28 agosto 1944 fu distrutta dai bombardamenti insieme con quasi tutto il paese. Nel 1952 fu riedificata con l’ingresso rivolto verso la piazza: l’interno, a tre navate, custodisce la Madonna in trono con bambino e San Sebastiano, San Pietro Apostolo, San Francesco d’Assisi e Santa Caterina vergine e martire, opera di Bartolomeo Gentile da

Monteciccardo, il lavatoio e uno scorcio del castello

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Urbino, datata 1508. Tra la fine degli anni Trenta e i primi anni Quaranta del ‘900, la canonica di San Sebastiano ospitò il professor Scevola Mariotti sr., grande francesista pesarese, in villeggiatura qui insieme con la sua famiglia, composta dalla moglie Teresa, i figli Eleonora, Italo e Scevola jr., divenuto poi uno dei più insigni latinisti italiani. Poco prima della chiesa parrocchiale sorge il Monumento ai caduti (1927), sull’area un tempo occupata dalla chiesetta di Sant’Eracliano. Proseguendo lungo via Roma, sulla sinistra, si trova il Municipio, ricostruito dopo la guerra nel luogo ove sorgeva il palazzo comunale dei primi del ‘900; addentrandosi nei vicoli, tra casette e orti dove sembra che il tempo si sia fermato, si arriva al torrione, attualmente in corso di restauro, tra i pochi resti dell’antico castello del quale ci si può fare un’idea attraverso i disegni di Francesco Mingucci (1626) e Romolo Liverani (1851). Lungo via Marconi (il proseguimento di via Roma), si può vedere il vecchio lavatoio. E’ invece ben conservato, grazie anche al consistente intervento di restauro promosso negli anni Ottanta del ‘900 dall’Amministrazione comunale, il convento dei Padri Serviti di Maria, più noto come il Con-

Da non perdere, al Conventino, l’apertura della fossa del formaggio, tradizionale appuntamento del tardo autunno, che vanta un pubblico affezionato e sempre più attento. Stagionato insieme con erbe del territorio che gli conferiscono un sapore pungente e caratteristico, il pecorino è solo uno dei formaggi prodotti dai numerosi pastori delle colline di Pian del Bruscolo. Oltre ai caseifici, sul territorio di Monteciccardo sono presenti cantine e frantoi, presso i quali è possibile degustare i vini e gli oli del territorio, in abbinamento con pane e formaggi, magari con l’aggiunta degli splendidi salumi nostrani. 34


ventino. Facilmente raggiungibile a piedi dal castello, sia da via Marconi sia da via Bernardino Fabbri, che si diparte da via Roma poco prima del monumento ai Caduti, il Conventino si trova sulla strada provinciale n. 26, che collega Sant’Angelo a Mombaroccio e all’Arzilla, attraversando Monteciccardo. Il complesso nacque nel ‘500 grazie al lascito del possidente Bernardino Fabbri: in viaggio da Pesaro a Monteciccardo in una notte di tempesta, Fabbri riuscì dopo molte peregrinazioni a trovare asilo presso i Serviti di Maria di Calibano (oggi Villa Fastiggi), poco fuori città. Alla sua morte Fabbri, che non aveva eredi, lasciò i suoi averi ai frati, per l’edificazione di un convento dedicato a Santa Maria delle Grazie. I lavori di costruzione iniziarono nel 1520, ma la struttura raggiunse l’assetto definitivo solo sul finire del ‘700. Soppresso definitivamente nel 1861, dopo l’Unità d’Italia, l’edificio divenne di proprietà del Comune e alla fine della I Guerra mondiale l’area adiacente alla chiesa fu adibita a cimitero. Dopo il 1944 il Conventino fu sede del Municipio, e quindi utilizzato come abitazione, fino agli anni Settanta del ‘900. Dal 1988, anno della riapertura al pubblico, il conventino è tornato

Monteciccardo, il Conventino: la fossa del formaggio e il chiostro

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a essere un punto di riferimento per Monteciccardo, sede di importanti eventi culturali incentrati sull’arte contemporanea e sui suoi legami con il territorio, e di fiere come quella che qui si svolge ogni anno, con rare interruzioni, almeno dal 1900. Nei locali del seminterrato trova posto oggi un ristorante. Tra i padri Serviti di Monteciccardo si annoverano diversi personaggi illustri, come Giulio Cesare Marinelli, autore del trattato di musica sacra La via retta della voce corale, pubblicato a Bologna nel 1671, e Francesco Ondedei, esperto di matematica e idrostatica, chiamato a bonificare le paludi toscane. Molto antichi sono anche i castelli di Montegaudio e Monte Santa Maria, anch’essi compresi nel documento del 1283 più volte citato. Con ogni probabilità il castello di Montegaudio fu costruito quale postazione di vedetta e solo successivamente si svilupparono in esso le abitazioni: Montegaudio alta, con i suoi 443 metri sul livello del mare, costituisce infatti un’ottima base per controllare le colline tra Pesaro, Fano e il Montefeltro. Della fortificazione resta oggi solo il campanone, la campana della torre fatta fondere nel 1507 da Giovanni Sforza alla quale è dedicata ogni estate una festa, che si svolge alla metà di agosto; i disegni del Liverani (1851) mostrano ancora in piedi la porta d’ingresso al castello, della quale si possono scorgere oggi i ruderi tra la vegetazione. Ai piedi del castello insiste la pieve di San Michele Arcangelo, citata per la prima volta, come la chiesa di Monte Santa Maria e altre dei dintorni, nelle Rationes Decimarum degli anni 1290-’92. L’attuale edificio risale ai primi del ‘600 e, oltre ai dipinti, conserva un organo del XVI secolo, opera di Giovanni Cipro da Ferrara, precedentemente nell’oratorio dell’orfanotrofio di Santa Maria Maddalena di Bologna. Monte Santa Maria è un delizioso borghetto di poche case, non molto differente dalla raffigurazione 36


che ne diede il Liverani: oggi come allora il paese è dominato dalla chiesa di Sant’Agata, ricostruita dopo il terremoto del 1932 con una sola navata in luogo delle tre del vecchio edificio. La campagna intorno a Monte Santa Maria diede rifugio nell’estate del 1944 a molti sfollati, tra i quali il celebre attore pesarese Annibale Ninchi, che raccontò quel periodo nella sua autobiografia. Da via Farneto, che si diparte a poca distanza dalla pieve di Montegaudio, è possibile tornare ai luoghi da cui ha avuto inizio questo primo percorso tra i castelli di Pian del Bruscolo, scendendo verso la Montelabbatese.

Monteciccardo - Monte Santa Maria, la chiesa di Sant’Agata Monteciccardo - Montegaudio, il campanone

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Info utili Per tutte le informazioni ci si può rivolgere ai Comuni di Colbordolo, Monteciccardo, Montelabbate, Sant’Angelo in Lizzola e Tavullia o agli uffici dell’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo”. I recapiti degli uffici dei cinque Comuni sono riportati nella sezione Guida pratica al termine del volume; qui indichiamo i numeri di telefono ai quali rivolgersi in caso di visite su appuntamento a chiese e monumenti compresi nell’itinerario precedente. Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta (Montelabbate) Parrocchia: tel. 0721 491322 Chiesa di San Martino (Farneto, Montelabbate) info presso la Parrocchia di San Tommaso in Foglia: tel. 0721 490706 Chiesa di San Marco (Ripe, Montelabbate) info presso la Parrocchia di Santa Maria Annunziata Morciola di Colbordolo: tel. 0721 495147 Collegiata di San Michele Arcangelo (Sant’Angelo in Lizzola) Chiesa della Madonna del Monte (cimitero di Montecalvello, Sant’Angelo in Lizzola) info presso la Parrocchia di San Michele Arcangelo Sant’Angelo in Lizzola: tel. 0721 910456 Chiesa di Sant’Egidio (Sant’Angelo in Lizzola) visite su appuntamento: tel. 0721 910500 Chiesa di San Sebastiano Martire (Monteciccardo) Parrocchia: tel. 0721 910208 Pieve di San Michele Arcangelo (Montegaudio, Monteciccardo) Chiesa di Sant’Agata (Monte Santa Maria, Monteciccardo) info presso la Parrocchia di San Michele Arcangelo Montegaudio, tel. 0721 910680

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IL SEGNO DELLA STORIA_2 - ROCCHE E CASTELLI, I LUOGHI Colbordolo Montefabbri Talacchio Tavullia Belvedere Fogliense Sant’Angelo in Lizzola Montecchio

A destra, Montefabbri - Colbordolo


Il segno della storia_2 Il percorso tra borghi e castelli dell’Unione “Pian del Bruscolo” prosegue attraversando la Montelabbatese, toccando Montefabbri, Colbordolo, Talacchio, Belvedere Fogliense e Tavullia. Siamo tra Montefeltro e Romagna, in un territorio a lungo conteso tra nobili famiglie, al centro di lotte e conflitti, fino agli eventi tragici dell’ultima guerra, che così duramente segnarono i nostri paesi. Terra di guerre ma anche di castelli perduti: da Monteluro a Montepeloso a Montecchio, qui sorsero infatti, all’inizio dell’anno mille, alcune tra le prime fortificazioni della zona, ormai scomparse, avvolte nella leggenda ma ben presenti nella memoria quotidiana, tra fantasmi e strani accadimenti dei quali, nonostante il passare del tempo, resiste saldo il ricordo.

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Entrato nel 2006 a far parte del club dei Borghi più belli d’Italia, Montefabbri merita a pieno titolo il prestigioso riconoscimento: le case strette intorno alle stradine acciottolate, il piccolo bar, la pieve, tutto concorre a fare di Montefabbri uno scrigno di pace e tranquillità, racchiuso nella cerchia muraria; sullo sfondo, il paesaggio che Raffaello portava nel cuore: poco lontano, a Colbordolo, comune del quale Montefabbri è oggi frazione, nacque infatti Giovanni Santi, padre dell’artista della divina pittura. Le prime notizie su questo castello dall’intatta struttura urbanistica risalgono al 1216, quando un certo Martello di Montefabbri è citato come testimone in una ricevuta di pagamento fatta al podestà di Rimini da Buonconte di Montefeltro per i servizi resi a questo Comune. Appartenente alla famiglia dei Fabbri, che nel 1233 risulta proprietaria anche di parte del castello di Monte Santa Maria, secondo gli storici Montefabbri si sviluppò probabilmente nel XIII secolo intorno alla pieve di San Gaudenzio, su impulso degli abitanti di un vicino castello, del quale non è nota l’esatta ubicazione. Come era avvenuto a Montelabbate nel 1540 con i Leonardi, e come avverrà con i Mamiani a Sant’Angelo in Lizzola nel 1584, nel 1578 anche Montefabbri fu concesso in feudo dal duca di Urbino a uno dei suoi gentiluomini di corte, l’architetto Francesco Paciotti (1521-1591). Allievo di Girolamo Genga, dopo gli studi all’Accademia Vitruviana di Roma, Paciotti lavorò come progettista di architetture militari e civili per i Farnese di Parma, per i Savoia e diverse altre corti europee, tra cui quella spagnola. Nel 1572 ritornò ad Urbino e nello stesso anno venne nominato architetto generale dello Stato Pontificio: per i duchi di Urbino Paciotti progettò il fortino di Senigallia e la rete idrica della città di Pesaro. Negli anni dei Paciotti Montefabbri conobbe un periodo di relativa prosperità, come te44


stimoniano l’acquisizione da parte della famiglia del mulino di Pontevecchio, e l’apertura di una fabbrica di ceramiche, che contribuì a dare impulso alle attività artigianali. La famiglia si estinse nel 1744. Montefabbri perse definitivamente l’autonomia nel 1869, quando divenne frazione di Colbordolo. Sull’arco d’ingresso, recentemente restaurato, si nota una formella con la Madonna del latte; all’interno c’è invece lo stemma dei Paciotti. La breve salita conduce alla pieve di San Gaudenzio, che domina il tessuto di stradine del paese. Visitabile su prenotazione, la pieve è citata per la prima volta in un documento databile tra il 1033 e il 1046: all’epoca San Gaudenzio non era ancora chiesa del castello, costruito solo successivamente, e spiccava sul colle, dominando l’orizzonte tutt’intorno. Il campanile, alto 25 metri e dotato di quattro campane, fu edificato nel XV secolo e più volte restaurato, insieme con tutta la chiesa. Da segnalare all’interno della pieve le decorazioni in scagliola del XVII secolo, mentre nella cripta

Montefabbri - Colbordolo, veduta notturna Colbordolo, la chiesa della Madonna del Monte

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sono custodite le spoglie di Santa Marcellina, vergine e martire del III secolo. Ogni anno, l’ultima domenica di luglio l’urna con Santa Marcellina è portata in processione per le vie del paese. Il nome di Montefabbri è legato a quello di un altro santo molto amato nella nostra zona, il Beato Sante Brancorsini, che qui nacque nel 1343. Avviato alla carriera militare, appena ventenne, Giansante Brancorsini per difendersi dall’assalto di un parente lo ferì mortalmente: sconvolto, il giovane si ritirò nel convento dei Frati Minori di Mombaroccio. Morì nel 1394 con fama di santità, corroborata dai prodigi avvenuti dopo la sua morte: nel 1770 papa Clemente IV ne approvò il culto, esteso nel 1822 alle Diocesi di Pesaro, Urbino e Fano. Il corpo del Beato Sante riposa nella chiesa del convento di Scotaneto (oggi Beato Sante), vicino a Mombaroccio, e la sua festa ricorre il 14 agosto. Da Montefabbri raggiungiamo Colbordolo, il cui nome significa secondo l’interpretazione più accreditata “piccolo borgo sul colle”. Nelle belle giornate vale la pena arricchire il percorso con una deviazione, per portarsi sino al Monte di Colbordolo, meta tradizionale di picnic e scampagnate. Il colle, alto quasi 400 metri, ospita diverse strutture di ristorazione. Prima di arri-

Nel 1862, subito dopo l’Unità d’Italia, a Montefabbri fu istituita la caserma dei Carabinieri: solo allora ebbero fine le continue scorrerie dei briganti che infestavano la zona. Precursore del già ricordato Terenzio Grossi, a capo di una banda attiva intorno alla metà del XIX secolo, fu Antonio Cola detto Fabrizi, nativo del vicino castello di Montegridolfo (RN), autore con i suoi uomini di una serie di malefatte e delitti avvenuti tra il 1830 e il 1860 nei territori tra Romagna, Marche e Umbria. 46


vare in paese si nota la chiesina della Madonna del Monte: l’attuale edificio fu costruito nella seconda metà del XIX secolo, in sostituzione della vecchia chiesa pericolante. Insieme con Montefabbri anche Colbordolo compare nella ricevuta di pagamento fatta al Podestà di Rimini da Buonconte di Montefeltro. Come tanti altri castelli della zona fu a lungo conteso tra i Montefeltro e i Malatesta, fino all’assedio e al saccheggio di Sigismondo Malatesta, che nel 1446 lo attaccò da Montefabbri e lo incendiò, sottraendolo al dominio dei Montefeltro. La distruzione del borgo è ricordata anche nella Cronaca rimata scritta da Giovanni Santi, padre di Raffaello e pittore egli stesso, nato a Colbordolo intorno al 1440: la fortuna divorò el paternal mio nido, dove destructa ogni nostra substantia lungo sarebbe a dire… Compreso nel ducato di Urbino, dopo la devoluzione allo Stato Pontificio avvenuta nel 1631, alla morte di Francesco

Montefabbri - Colbordolo, la casa natale del Beato Sante ai primi del ‘900 Talacchio - Colbordolo

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Maria II, Colbordolo seguì le vicende degli altri borghi e castelli del nostro territorio, fino all’annessione al Regno d’Italia, nel 1861. Colbordolo subì pesanti danni durante la ritirata dei tedeschi nell’estate del 1944: è tuttavia ancora possibile salire per vedere ciò che resta del castello, varcando la porta d’ingresso sormontata dalla torre civica. A pochi metri dalla piazza del borgo si trova la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista (aperta su prenotazione): documentata dalla fine del XIV secolo, fu rimessa a nuovo nel 1928, e custodisce la Madonna col Bambino, San Giuseppe, Santa Maria Maddalena, San Domenico e San Rocco del veronese Claudio Ridolfi (1570-1644), datata 1605. Vicino alla chiesa, nei locali comunali, è allestita una mostra permanente dedicata a Giovanni Santi. Dalla strada che scende a fianco del palazzo comunale, costruito dove un tempo sorgeva la chiesa di San Sebastiano, raggiungiamo il piccolo centro di Talacchio, dove nacque Giovanni di Vico, più noto come Belenzone, valoroso condottiero di Federico II da Montefeltro. Prima di lasciare il territorio di Colbordolo segnaliamo due chiese dalle origini antiche: la prima è la pieve di Sant’Eracliano, in località Coldelce. Immersa nella vegetazione del colle che prende il nome dall’elce (il leccio), è ormai quasi completamente diroccata, ma

Tra i prodotti delle colline di Pian del Bruscolo c’è anche un ottimo olio extravergine di oliva. Quello di Colbordolo, città associata al circuito delle Città dell’olio, è proposto con l’etichetta “Oro del Colle”, e si è meritato molti premi. Lo si può assaggiare, per esempio, durante la Fiera de magg di Bottega, manifestazione dedicata alle tradizioni contadine e ai prodotti della campagna, che ricorda la vocazione di questi luoghi, nati intorno a scambi commerciali, mercanti e viaggiatori. 48


vale una visita anche solo per la sua splendida cornice naturalistica; ben conservata è invece la chiesa romanico-gotica di Santa Maria della Morciola, di proprietà privata e visitabile su prenotazione. La chiesa di Santa Maria Annunziata di Morciola custodisce un bel mosaico dell’artista romano Augusto Ranocchi, raffigurante la Storia della salvezza, insieme con un affresco medievale di scuola riminese, proveniente dalla vecchia chiesa della frazione. I confini di Colbordolo comprendono anche altre due vivaci frazioni sulla provinciale Urbinate: Cappone, dove si trovava un tempo l’omonima osteria, e Bottega.

Colbordolo, la fontana all’ingresso del paese 49


Situata a poche centinaia di metri dal confine con la Romagna, Belvedere Fogliense (frazione del Comune di Tavullia) è ancora oggi più noto, tra gli anziani ma non solo, col fascinoso, antico nome di Montelevecchie. Documentato sin dal 1228, Mons Vetularum (Monte delle vecchie) è associato dalla tradizione popolare alla presenza in paese di anziane cortigiane dei Malatesta poste ‘a riposo’ nella rocca, in realtà inviate quassù, bizzarre sentinelle, a controllare l’importante postazione di confine tra Rimini, Urbino, Pesaro. Archiviate le Vegliarde, Montelevecchie mutò il suo nome in Belvedere Fogliense nel 1922, a seguito di una richiesta inoltrata al re dagli stessi cittadini. La rocca risulta in possesso dei Malatesta almeno dal 1334: ancora parzialmente in piedi nel 1851, quando Romolo Liverani la ritrae da mille angolature e ne descrive gli stemmi e le pitture presenti sulle pareti, fu at-

Belvedere Fogliense è uno dei luoghi migliori per avere una visione d’insieme della Valle del Foglia. Dalla piazza del paese lo sguardo si affaccia verso Montefabbri, immerso nel verde, mentre poco più su si riconoscono a sinistra Talacchio, Colbordolo e il profilo di Sant’Angelo in Lizzola. Scendendo, le anse del fiume scandiscono il territorio tra Case Bernardi, Rio Salso e Ponte Vecchio, dove il disegno degli antichi mulini si sovrappone alle tracce degli insediamenti romani e alla più moderna architettura industriale. 50


terrata nel 1886 dagli ultimi proprietari, dopo accese discussioni con i capifamiglia del paese che, racconta Giovanni Gabucci, più volte presero a sassate gli operai venuti per la demolizione. Della rocca restano oggi le mura, un torrione, e parte dei sotterranei, inglobati in un’abitazione. Anche così, però, Belvedere Fogliense conserva la suggestione dei fasti trascorsi: dopo un lungo restauro che ha ripristinato i camminamenti sulle mura, riaperto il salone comunale, risistemato la piazzetta affacciata sulla Valle del Foglia, il borgo riceve ora i visitatori con gentile senso di ospitalità. Non è un caso, infatti, che Belvedere Fogliense apra le porte, una volta all’anno, per le “cene in famiglia”, dove le famiglie del paese accolgono ‘perfetti sconosciuti’, che da tutta la provincia arrivano per conoscere le storie di questo angolo della valle, dove davvero il tempo scorre più lento. Via Parrocchiale, la strada principale del paese, termina con la chiesa di San Donato, documentata dalle Rationes decimarum del 1290-’92. Costruita in parte sulle mura della rocca e più volte ristrutturata nel corso dei

Belvedere Fogliense - Tavullia, la rocca in un disegno di Romolo Liverani (1851) e via Parrocchiale

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secoli, la chiesa di San Donato custodisce le spoglie del Beato Ugolino Malatesta delle Camminate, ritiratosi nel 1300 a vita penitente in un piccolo terreno isolato sul Foglia. La tradizione popolare vuole che lo stesso Beato Ugolino abbia scolpito la splendida statua lignea di Maria, conservata in una teca di fronte al corpo del santo. Alle spalle della chiesa, la strada scende verso Rio Salso e Case Bernardi, costeggiando il cimitero. Prima di proseguire nel nostro cammino, conviene fermarsi qualche minuto sulle panchine all’ombra degli alberi, per godere del ritemprante panorama. Scendendo da Belvedere Fogliense incontriamo, sempre all’interno dei confini comunali di Tavullia, l’abitato di Padiglione. Anche qui si leggono i segni del cambiamento: le case coloniche sono affiancate da edifici più moderni, tra i quali si snodano i sentieri pedonali e la pista ciclabile, che ripercorrono le tracce del passato in mezzo alla natura. Scomparsa sotto i bombardamenti, si trovava qui la villa dei marchesi Toschi-Mosca, nobile famiglia pesarese annoverata tra i maggiori possidenti della zona e vicino alla villa, proprio a fianco della rotatoria, c’era la chiesetta di Sant’Antonio, del quale i più anziani mantengono ancora il ricordo. La zona tra Belvedere Fogliense e Rio Salso, tra Marche e Romagna, offre scorci tra i più belli della campagna pesarese: molte le possibilità di camminare in mezzo alla natura, dai sentieri della Valmala, dove si può risalire il Foss del gnocc (il fosso del torrente Molinacci tra Rio Salso e Mondaino), alla più agevole strada che dal cimitero di Belvedere scende verso Rio Salso. Non è infrequente imbattersi in caprioli, istrici e altri animali selvatici, mentre tra ciclamini, viole, biancospini e sambuchi può accadere di scorgere anche alcune specie di orchidee selvatiche introvabili a quote basse. Tra gli uccelli che dimorano qui vi sono alcuni piccoli rapaci come il gheppio, cui si aggiungono il picchio, l’upupa, il cuculo. 52


Su via Pian Mauro si trovano la scuola media “Pian del Bruscolo” e la piscina intercomunale, primi esiti concreti, negli anni Novanta del ‘900, del lavoro congiunto dei cinque Comuni che compongono l’attuale Unione. Via Re dei Gatti segna il confine con il Comune di Sant’Angelo in Lizzola: siamo a Montecchio, paese che, come notava Luigi Michelini Tocci, è riuscito grazie alla sua vitalità secolare a rinascere più volte dalle proprie ceneri, dal medioevo ai giorni più vicini della II guerra mondiale. Con i suoi oltre 7.500 abitanti, Montecchio è il centro abitato più popoloso della bassa Valle del Foglia. Completamente distrutto dallo scoppio di un deposito di esplosivi nel 1944, negli anni del Dopoguerra la borgata lungo la strada descritta dalle guide turistiche ai primi del ‘900 è divenuta una cittadina in continua evoluzione, dove si concentrano attività produttive e servizi.

Pian del Bruscolo, la chiesa del Bruscolo 53


Compreso dal 1389 nei confini comunali di Sant’Angelo in Lizzola, il borgo di Montecchio si sviluppò sul finire del medioevo ai piedi del castello, una fortificazione risalente almeno al 1069, situata sul colle che domina il paese, scomparsa per cause note solo in parte. Probabilmente danneggiato dal grave terremoto del 1279, il castello si spopolò del tutto tra il XIII e il XIV secolo, in favore della villa, l’abitato fuori dalle mura. Sin dal ‘700 la vocazione agli scambi commerciali caratterizza Montecchio, così come le altre località lungo le strade, da Bottega di Colbordolo a Osteria Nuova (Montelabbate): è del 1749 la notizia della costruzione in paese di una nuova osteria, resasi necessaria dal sempre maggiore passaggio dei forastieri; negli stessi anni veniva anche riedificato il ponte sul Foglia, in fondo a via San Michele. Via San Michele prende il nome dall’omonima chiesa, esistente fin dal 1213, situata in prossimità della rotatoria che conduce verso Pian del Bruscolo, dove ora si trova una rivendita di giornali. Proseguendo verso il

Montecchio - Sant’Angelo in Lizzola, anni Venti del ‘900

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centro del paese si nota la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, inaugurata nel 1952. Tra le opere in essa conservate vi sono l’Annunciazione proveniente dalla chiesa di San Pietro in Rosis di Ginestreto e la Madonna assunta in cielo di Ciro Pavisa (1890-1972), originario del vicino paese di Mombaroccio. La vecchia chiesa, anch’essa distrutta nel 1944, si trovava all’inizio di via Belvedere. Uscendo da Montecchio, poco prima del cimitero dei caduti Alleati, sulla sinistra, imbocchiamo la strada del Marrone, che corre tra Marche e Romagna attraverso i colori mutevoli delle colline: splendida in ogni stagione, in primavera offre un panorama speciale, con il giallo del grano ravvivato dal rosso dei papaveri, fra le sfumature verdi dei prati e delle diverse coltivazioni. Raggiungiamo così Tavullia, ormai universalmente nota come la patria di Valentino Rossi. Anche qui, la visita al paese comincia dal nome: fino a non molto tempo fa gli anziani usavano riferirsi a Tavullia come

Montecchio - Sant’Angelo in Lizzola, corso XXI Gennaio

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a la Tomba. Questo era infatti il vecchio nome del castello, situato almeno dal XII secolo sul Monte Peloso, dove ora si trova la chiesetta della Madonna del Monte, con la sua immagine della Madonna bruna ritenuta miracolosa. È opinione comune che il nome di Tavullia sia stato imposto al paese di Tomba di Pesaro da Benito Mussolini: si racconta infatti che Mussolini, in visita a San Giovanni in Marignano, al sentirsi accolto dal festoso grido Duce, ti vogliamo alla Tomba! si dimostrasse piuttosto indispettito, decidendo d’imperio di mutare l’antipatica Tomba nel più consono Tavullia. In realtà gli amministratori avevano già deciso di cambiare nome al paese (nel 1921 il sindaco scrisse addirittura a D’Annunzio chiedendo suggerimenti): non riuscendo a decidersi, dopo ripetute votazioni andate a vuoto si rivolsero a Mussolini, che nel 1938, tra le diverse proposte scelse Tavullia, dal vicino fiume Tavollo, che segna il confine con la Romagna. Compreso nella linea difensiva tracciata dai Malatesta su queste colline, il castello di Monte Peloso cominciò a deteriorarsi già nel ‘300 e scomparve alla fine del XVII Da Monteluro a Monteciccardo, le colline di Pian del Bruscolo sono tutt’un fiorire di tesori e fantasmi. Se i più pragmatici commentano era la fame, oppure eh, ogni tanto un bicchiere di troppo ci scappava..., le leggende dei castelli vantano comunque un pubblico di affezionati. Per esempio, c’è ancora chi, armato di metal-detector, setaccia i rovi di Monteluro per trovare l’oro a cui il castello dovrebbe il suo nome, mentre a Belvedere, fino a non molti anni fa, testimoni oculari giuravano di aver visto i cercatori di tesori scaraventati ai quattro venti dopo aver tentato di forzare il segreto della rocca attraverso pratiche esoteriche. Più mondano, invece, il fantasma del conventino di Monteciccardo, che si annuncia con un profumo di ciambellone, il tipico dolce di queste parti. 56


secolo. Analoga sorte toccò al castrum Montis Lauri, il castello di Monteluro, sul colle che svetta sulla sinistra poco prima del paese (il più alto a sud di Gradara), del quale si scorgono oggi solo alcuni ruderi tra la vegetazione. Come più volte accennato, Monteluro fu teatro l’8 novembre 1443 di una celebre battaglia che vide lo Stato Pontificio, con un esercito capeggiato da Niccolò Piccinino e Federico da Montefeltro, contrapposto agli Sforza, concludendosi con la vittoria delle truppe di questi ultimi, guidate da Francesco Sforza e Sigismondo Malatesta. Già il 20 giugno 1271 i Malatesta si erano scontrati a Monteluro con i Montefeltro, intervenuti a difesa dei signori del castello; molti secoli dopo queste zone saranno di nuovo al centro di una guerra, con i combattimenti per lo sfondamento della Linea Gotica che avverrà a Montechiaro, poco prima di Tavullia. Poco sotto Monteluro c’è la frazione di Babbucce, con il convento delle Suore Carmelitane. Appena prima di entrare a Tavullia, sulla destra si trova l’oratorio di San Michele, dove un tempo era situata l’omonima chiesa, distrutta durante la II guerra mondia-

Tavullia, panorama notturno

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le come gran parte del paese. Piazza Dante Alighieri, la piazza del borgo, è dominata dal cassero con la torre civica, anch’essi restaurati di fresco e restituiti al paese dopo lunghi anni di degrado. Salendo la ripida impietrata che dal XVII secolo sostituisce il ponte levatoio e conduce al castello, incontriamo l’osteria e la sede del fan club di Valentino Rossi; sulla piazzetta del castello, un tempo brulicante di botteghe e artigiani, si apre una celletta che ricorda l’oratorio della Confraternita della Beata Vergine della Misericordia, anch’esso raso al suolo dai bombardamenti. La celletta è arricchita da una riproduzione dell’affresco quattrocentesco dell’oratorio, raffigurante l’Annunciazione. Gli interventi di restauro hanno riportato il castello a nuova vita: tra le strutture recuperate vi sono i camminamenti e la neviera, una delle poche ancora visibili nelle nostre zone.

Il 30 giugno 2007 la torre civica di Tavullia, con il suo orologio e la sua campana, è tornata finalmente a svettare sul paese. Crollata sotto i bombardamenti dell’agosto 1944, la torre, con la sua ombra amica, è sempre rimasta nel cuore dei tavulliesi, come dimostrano le accorate parole dello scrittore Igino Balducci (Tavullia, 1899-Milano, 1974). Vecchia, cara, nostra Tomba, piantata in mezzo alle tue campagne bruciate al sole con la tua torre rossastra... Chi, tanti anni fa avrebbe potuto figurarsi una Tomba senza l’ombra amica della torre incoronata di trilli e di nidi? ...Una azzurra striscia di mare da una parte, dalla parte opposta un velato e bizzarro seguirsi di paesi e castelli, poi la Lveda, la favolosa visione di San Marino e sopra tutto, fra i monti, la Carpegna, che per i nostri uomini mantellati, assorti a scrutare gli orizzonti di sulla Mura, era il segno dei trapassi delle stagioni. Oggi ho quale fermacarte sulla mia tavola di lavoro una lunga lista di ferro ancor bianca di calcinacci e rossa di mattoni sfarinati: la sfera dell’orologio che lassù, all’estremo della torre, aveva segnato per anni le ore della mia prima vita. 58


In fondo al paese si staglia maestosa la chiesa di San Lorenzo (Santuario di San Pio), dove è custodito il corpo di San Pio Martire, estratto dalla catacomba di San Calepodio in Roma. Venerato come santo dal 1841, a San Pio sono attribuiti molti prodigi, ricordati durante la festa che si tiene la prima domenica di maggio e che, oggi come un tempo, attira a Tavullia un gran numero di persone, provenienti anche da fuori provincia. Più volte ricostruita nel corso dei secoli, San Lorenzo venne devastata dalle bombe nell’estate 1944, pochi mesi dopo l’inaugurazione, avvenuta nella Pasqua dello stesso anno. L’attuale chiesa, con il suo campanile alto 35 metri, fu completata e benedetta nel 1947. Tra le tele conservate presso San Lorenzo sono da ricordare L’ultima cena di Niccolò da Pesaro detto il Trometta (1540-1610) e La Circoncisione, del pesarese Terenzio Terenzi detto il Rondolino (1575/1580-entro il 1621), provenienti dalla chiesa del SS. Sacramento di Pesaro. A fianco di San Lorenzo la provinciale 38 scende verso la Romagna: poco prima del confine si scorgono ancora le rovine della torre di Pirano, uno dei medioevali avamposti difensivi della famiglia Bandi, potente consorteria della zona nei secoli XI-XIII, alla quale apparteneva anche il perduto castello di Montecchio (Sant’Angelo in Lizzola). Tavullia, il cassero con la torre civica e il castello

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Info utili Per tutte le informazioni ci si può rivolgere ai Comuni di Colbordolo, Monteciccardo, Montelabbate, Sant’Angelo in Lizzola e Tavullia o agli uffici dell’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo”. I recapiti degli uffici dei cinque Comuni sono riportati nella sezione Guida pratica al termine del volume; qui indichiamo i numeri di telefono ai quali rivolgersi in caso di visite su appuntamento a chiese e monumenti compresi nell’itinerario precedente. Pieve di San Gaudenzio (Montefabbri, Colbordolo) info presso la Parrocchia di San Giovanni Battista (Colbordolo): tel. 0721 496046 Chiesa di San Giovanni Battista (Colbordolo) Parrocchia: tel. 0721 496046 Chiesa romanico - gotica di Santa Maria (Morciola, Colbordolo) visitabile su appuntamento il primo e terzo lunedì di ogni mese: tel. 0721 495651 Chiesa di Santa Maria dell’Annunziata (Morciola, Colbordolo) Parrocchia: tel. 0721 495147 Chiesa di Santa Maria Assunta (Montecchio, Sant’Angelo in Lizzola) Parrocchia: tel. 0721 497158 Chiesa di San Donato (Belvedere Fogliense, Tavullia) Parrocchia: tel. 0721 479049 Chiesa della Madonna del Monte (Tavullia) info presso la Parrocchia di San Lorenzo (Tavullia): tel. 0721 476112 Chiesa di San Lorenzo Martire (Santuario di San Pio) (Tavullia) Parrocchia: tel. 0721 476112 61




LINEA GOTICA - I LUOGHI Quota 204, Montechiaro - Tavullia Il cimitero dei caduti Alleati, Montecchio di Montelabbate Montecchio di Sant’Angelo in Lizzola e il Monte Marrone Monte Santa Maria, Monteciccardo La Piana del Foglia nell’autunno 1944

A destra, Montechiaro - Tavullia, Quota 204


Linea Gotica Quota 204. Una scarna indicazione geografica a cui corrispondono oggi un anfiteatro di cipressi, due bandiere e qualche segno di pace stagliati sull’orizzonte. Un quadro quieto e composto, per tornare con la memoria ai giorni tra l’agosto e il settembre del 1944, quando su questa altura si combatté uno degli scontri decisivi per lo sfondamento della Linea Gotica da parte degli Alleati. Profondi, ancora oggi, i segni inferti a questi luoghi dalla guerra. Spietatamente tagliati alberi secolari, distrutte abitazioni, palazzi e chiese, con i loro piccoli e grandi tesori; ciò che non era caduto sotto le bombe fu raso al suolo per eliminare ogni ostacolo ai combattimenti. Interi paesi in marcia sulle colline, a chiedere ospitalità ai parenti di campagna (“chi aveva un pezzo di terra era fortunato, non pativa la fame”), mentre i racconti indugiano ancora sui tedeschi che, “poveretti, anche loro a casa avevano dei bambini come noi”. Il quarto itinerario ripercorre i luoghi della Linea Gotica, piccolo contributo al dovere (al lavoro) di non dimenticare.

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Se Montechiaro e il Monte Marrone furono teatro di un episodio il cui ricordo è celebrato puntualmente dai veterani canadesi e italiani, che quasi ogni anno tornano in questi luoghi, tutti i paesi che abbiamo conosciuto nelle pagine precedenti (tutti i paesi) hanno la loro storia di guerra da raccontare. Ferite che si leggono nell’assenza di architetture e colori antichi; squarci che fino a pochi anni fa deturpavano il tessuto urbanistico dei castelli, dove improvvisamente si apriva un varco di macerie, o una buca nella terra; tagli, infine, che spaccano i ricordi e i racconti con la forbice prima del fronte, dopo il fronte. Ecco, nelle parole e nelle immagini di chi c’era, cinque storie di quei giorni. A differenza degli altri sin qui proposti, questo itinerario si configura per punti, quasi cinque stazioni dove sostare e fare memoria, mai tralasciando di alzare lo sguardo su quanto le ragioni della vita hanno saputo ricostruire. A sinistra, dall’alto: Montecchio (Montelabbate), il cimitero dei caduti Alleati Montecchio (Sant’Angelo in Lizzola), 22 gennaio 1944 Tavullia, Quota 204

La Linea Gotica (Gotenstellung) rappresentava, dopo la Linea Gustav, il secondo sistema difensivo dell’esercito tedesco sul territorio italiano. La costruzione fu iniziata dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia (9 luglio 1943): nella strategia militare tedesca la Linea Gotica (o Linea Verde) doveva servire sia come protezione delle risorse agricole e industriali dell’Italia settentrionale, sia per ritardare l’avanzata delle truppe alleate. Le fortificazioni tagliavano in due la penisola italiana dalla costa tirrenica fra Viareggio e Massa-Carrara, fino a quella adriatica fra Pesaro e Rimini, per una lunghezza di 280 km e per una profondità che in alcuni punti raggiungeva i 20 km. E’ stato calcolato che la Wehrmacht perse sulla Linea Gotica circa 75.000 uomini, mentre i caduti Alleati furono circa 65.000. 67


Montecchio, venerdì 21 gennaio 1944, ore 21.30 Un boato scuote la bassa Valle del Foglia: il cielo diventa rosso, una nube di polvere si confonde con la vampa del fuoco. Crollo di tetti e di muri da Pozzo a Cappone, vetri in frantumi fino a Sant’Angelo in Lizzola. Lo scoppio di un deposito di esplosivi ammassati presso il campo boario di Montecchio, causato da un atto di sabotaggio condotto da alcuni partigiani, provoca un centinaio di feriti e una trentina di morti (a tutt’oggi il numero delle vittime è incerto). ...Lo schianto dell’esplosione fu così forte e violento che polverizzò le case attigue, e di fronte al dopo-lavoro, le case di Rossi, Fabrizi, la scuola; distrusse e frantumò quelle del monte (compresa la canonica e la chiesa parrocchiale) e del Borgo fino al principio della via Provinciale. Pochissime sono le case abitabili agli estremi del paese, e si può dire che tutto Montecchio è un cumulo di ruine. ...E’ una desolazione e un pianto vedere gli scampati aggirarsi fra i ruderi della propria casa per vedere di potere ritrovare qualcosa di ciò che tenevano con tanta cura. Dopo lo scoppio sono venuti sul posto anche Sua Eccellenza il Prefetto ed il Vescovo di Pesaro che sono tornati anche martedì scorso per i funerali. Le salme erano state deposte nella chiesina di San Michele rimasta incolume. Giovanni Gabucci, Sant’Angelo in Lizzola, 29 gennaio 1944

Montecchio - Sant’Angelo in Lizzola 22 gennaio 1944, un’immagine di Emma Parola, fotografa di Montelabbate

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Il 25 agosto 1944, a bordo di una macchina di gran lusso, arrivano a Montemaggiore al Metauro (nei pressi di Fano) Winston Churchill e il generale Alexander (comandante dell’VIII Corpo di Armata inglese). Poche ore dopo prenderà il via l’operazione “Olive”, che porterà allo sfondamento dell’ultimo approntamento difensivo dell’esercito tedesco in Italia. Dalla valle del Metauro l’esercito alleato avanzerà verso il Foglia, attraversando anche Monteciccardo e Sant’Angelo in Lizzola.

Monteciccardo, 27-28 agosto 1944 27 VIII 1944 - Campanile atterrato dal bombardamento 28 VIII - distruzione della Chiesa, e di gran parte del paese, per cannoneggiamento e bombardamento aereo. La difesa fatta coi carri armati ...e un cannoncino ha occasionato il blocco di un carro armato inglese che fu incendiato ed i soldati che si arrendevano, tutti uccisi. Di qui l’accanito bombardamento segnalato dai due aeroplani di ricognizione, che ha portato la distruzione di Monteciccardo e Sant’Angelo. Giovanni Gabucci

Fanti del 48° Highlanders of Canada durante l’avanzata sulla Linea Gotica verso il fiume Foglia, 28-29 agosto 1944

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La polveriera di Montecchio, con le sue 17.000 mine antiuomo e le 2.600 mine anticarro, era parte di un disegno difensivo tedesco che aveva il suo punto di forza nel fosso anticarro scavato tra Case Bernardi e Pesaro, comprendendo anche un campo di aviazione mai ultimato, previsto nell’area dove si trova oggi il cimitero dei caduti Alleati. La collina era costellata di postazioni tedesche, in alcuni casi ancora esistenti sotto le abitazioni. Lavori per i quali erano stati reclutati quei pochi uomini che non erano partiti a combattere in paesi lontani, e i ragazzi della zona. Ecco la testimonianza di uno di loro. I Tedeschi erano arrivati qui qualche tempo dopo l’8 settembre [1943, data dell’armistizio], per rinforzare le difese della Linea Gotica. Dopo lo scoppio di Montecchio si erano incattiviti, e i lavori del fosso anticarro erano diventati la cosa più importante, per loro... reclutavano tutti, uomini e i ragazzi, per finire il fosso prima possibile. Io sono nato a Bottega di Colbordolo, e all’epoca avevo circa 15 anni. Lavoravo, cercavo di arrangiarmi già da quand’ero bambino per aiutare in famiglia: mio padre era morto giovane, e in casa eravamo in otto, con mia madre. I tedeschi ci pagavano 5 o 6 lire al giorno, e riscuotevamo tutte le settimane, i soldi si andavano a prendere in una baracca vicino alla chiesa dell’Arena, mentre i tecnici della Wehrmacht che sovrintendevano ai lavori stavano in un’altra baracca, vicino alla polveriera. Lavoravamo dalle 6 alle 13, e dalle 14 alle 20, facendo i turni. I soldati ci sorvegliavano, e controllavano che avessimo tutti il piccone e la vanga, a chi si erano rotti li sostituivano subito. Ci passavano anche gli stivali, però solo all’inizio, dopo scarseggiavano... Il fosso cominciava verso Case Bernardi, si allargava quando arrivava a San Michele [Borgo San Michele Montecchio] e finiva a Pesaro, dove adesso si trova il nuovo palazzo dello sport [zona Torraccia]. A Montecchio passava dietro il nuovo centro commerciale, di fronte al cimitero dei caduti verso il fiume. Era largo circa 6 metri e profondo 3, ed era difeso dalle mine antiuomo, per far saltare prima la fanteria; vicino al bordo c’erano le mine anticarro. Ai lati del fosso, per 3-400 metri, i Tedeschi avevano abbattuto le case coloniche, per avere la visuale libera. Leandro Romani, 2009 70


Agosto 1944, gli Alleati avanzano sulle strade della Valle del Foglia

La mattina del 30 agosto un terribile bombardamento aeroterrestre sconvolge le difese tedesche, distruggendo bunker, opere fortificate e reticolati, nonchĂŠ gran parte dei campi minati e dei fossati anticarro apprestati davanti a Borgo Santa Maria e Montecchio, e interrompe i collegamenti tra i vari reparti tedeschi che rimangono quasi del tutto isolati. L’attacco delle fanterie canadesi viene lanciato nel pomeriggio, soprendendo ancora una volta i tedeschi... In questa duplice azione i Perth hanno catturato 121 tedeschi, tra cui 4 ufficiali, ed hanno aperto una breccia nelle tanto temute difese della Linea Gotica. ...Intanto si combatte strenuamente anche negli altri settori del Foglia. Sulla destra dei canadesi, il fiume in secca è attraversato dalle pattuglie esploranti polacche, che cercano di isolare Pesaro, mentre sulla sinistra, verso i monti, due brigate inglesi si impegnano duramente per Belvedere Fogliense, Montegridolfo e Mondaino. Nella notte del 31 agosto i tedeschi con un contrattacco avevano cercato di bloccare temporaneamente l’avanzata canadese e avevano imbastito in tutta fretta una seconda linea di difesa... con capisaldi a Pozzo Alto, sulle Quote 203 e 204, su Monte Peloso e a Tomba (Tavullia). Nello stesso giorno 31 i battaglioni Irish Regiment of Canada (ten. col. Robert C.Clark) e Cape Breton strappano ai granatieri del 71


67° Reggimento le alture sovrastanti Montecchio e si dirigono su Monte Marrone. Contemporaneamente i polacchi della Divisione Kresowa avanzano oltre il Foglia... Nel settore della 46a divisione britannica i Forester della 139a Brigata prendono Belvedere Fogliense... Il 9° Battaglione Corazzato Canadese British Columbia Dragoons, comandato dal Tenente Colonnello F. A. Vokes, verso le ore 11 conquista Ca’ Montesecco (Casa Benelli). Attacca poi a Quota 204 e sfonda le difese nemiche alle ore 12,30 circa, avanzando verso Montepeloso. Vokes muore colpito dalle schegge di una granata di mortaio e i carri armati del Battaglione si riducono da 55 a 18. Il 1° settembre 1944 gli Irish of Canada, guidati dal Tenente Colonnello Robert C. Clark, con il supporto dei carri dell’8° Princess Louise’s Hussars entrano a Tomba, verso le ore 20 e lungo la strada issano uno striscione con la scritta Città di Bobby Clark - aperta a tutte le truppe canadesi [Il testo dello striscione era un malizioso riferimento ai cartelli chiuso alle truppe, posti nelle città per mettere in guardia contro le malattie veneree]. Amedeo Montemaggi, 1997

Tavullia, la chiesa di San Lorenzo dopo il passaggio del fronte

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A poca distanza dai combattimenti, intere famiglie assistono alla distruzione delle loro case. Con un ordine del 3 gennaio 1944, infatti, l’autorità germanica aveva disposto lo sgombero della popolazione della fascia costiera per una profondità di 10 km nel termine di 48 ore. Gli sfollati affluiscono in massa sulle colline, in cerca di riparo presso case coloniche e contadini: tra loro c’è anche il celebre attore pesarese Annibale Ninchi, che trova rifugio a Monte Santa Maria (Monteciccardo). Il nascondiglio del Sor Peppino Monte Santa Maria! Buon’aria, buona gente, buon umore. Il campanile suona per la chiesa, la scuola, il tempo e il camposanto. Neppur la morte è triste in quel paese. Tre alte file di cipressi circondano quel cimiterino pieno d’ombra e di uccelli. Dev’essere dolce l’ultimo sonno sotto quegli alberi, in mezzo al verde. ...Il sor Peppino è il riflesso parlante e sorridente di quella pace campestre. Non ha ancora quarant’anni; la sua calma è proverbiale... La prova della sua imperturbabilità la diede all’arrivo dei tedeschi venuti in ricognizione per piazzare i cannoni. “Dio! I cannoni! A Santa Maria!”. “Ci staranno poco”, rispondeva indifferente. Infatti ci rimasero... tre mesi. Bisognava affrettarsi, intanto, nascondere le migliori masserizie, tappeti argenteria vestiti biciclette biancheria. “Ma dove? dove? I tedeschi rovistavano dappertutto”. “Niente paura”. Ci avrebbe pensato lui, il sor Peppino. “Quando? Il paese rigurgita ogni giorno di sfollati”. “Calma, avremo tempo. Lasciate fare a me”. E ci invita a chiuder nei bauli gli oggetti più preziosi. Quando gli domandiamo finalmente quale nascondiglio avrebbe scelto, ci risponde col miglior sorriso: “Al cimitero” (come se avesse detto: In paradiso), nella tomba di famiglia, scavata dentro terra dove riposano le salme dei suoi nonni paterni, effigiati e circondati dall’epigrafe sul marmo. Due bei vecchi sereni e soddisfatti: lui ha un gran barbone; lei, lo stesso sorriso del nipote. Annibale Ninchi, 1946 73


Proseguendo da solo, a piedi, entravo nel tratto finale della Gotica, in pianura... Il paese non esisteva più. Soltanto qualche muro emergeva dalle macerie sbriciolate e confuse, che formavano uno strato uniforme, compatto, coprendo tutto lo spazio dove prima c’era stata la vita, le case, i giardini, le strade. Gli inglesi avevano già aperto una deviazione nei campi ed io, seguendola mi allontanavo da quel luogo che mi era caro, perché lo conoscevo sin dall’infanzia... ma ormai tutto era cambiato e diverso. Persino i bunker in cemento armato si mostravano aperti e squarciati, qualcuno addirittura divelto e rovesciato sul fianco, forse centrati dagli aerei in picchiata, coi cannoni anneriti e contorti. ...Su quel terreno le fanterie canadesi, appoggiate dalle forze corazzate, si erano battute alla morte contro i paracadutisti tedeschi, prima di riuscire a staccarsi dalle rive del fiume. ...Tornai di nuovo alla strada in basso, sul Foglia, quella che doveva ricondurmi a casa. Laggiù qualcuno si muoveva. Ogni tanto un autocarro passava, soffocandomi in una nube di polvere, sui lati delle squadre isolate, addette al recupero dei carri meno colpiti, si spostavano nei corridoi segnati in bianco attraverso le mine. Poi arrivarono anche dei reparti di salmerie coi muli, che gli inglesi avevano fatto venire da Cipro. Bestie col pelo sporco e poco curato, soldati con la divisa in disordine, che sembravano nomadi in viaggio, e ancora una volta sentivo una lingua che non riuscivo a comprendere. Ma ormai nessuna delle cose intorno a me mi era più familiare. Cristoforo Moscioni Negri, 1980

Montecchio, 2008. Una vecchia scatola di esplosivi 74


Il Cimitero di guerra di Montecchio è compreso nei confini comunali di Montelabbate, e fu istituito sul luogo scelto nell’autunno 1944 dall’esercito del Commonwealth per seppellire i caduti in battaglia. Successivamente fu ampliato con altri terreni, donati dal popolo italiano, come si legge nell’iscrizione posta all’ingresso. In esso sono sepolti 582 caduti dell’esercito alleato, di cui 289 canadesi. Vicino alle lapidi accade di vedere la nota rossa di un papavero, che nella tradizione anglosassone è l’unico fiore che nasce dal terreno bagnato dal sangue dei soldati.

Montecchio, il cimitero di guerra del Commonwealth 75



Memoria significa ricordare, cioè richiamare al cuore, ai sentimenti, il valore di quello che siamo stati e quello che vogliamo diventare; ma significa anche rammentare, riportarlo alla mente, all’intelligenza; e rimembrare, riportarlo al corpo, ai sensi, rimettere insieme quello che l’alienazione quotidiana e la manipolazione mediatica hanno frammentato (“rammendare”?). Alessandro Portelli, 2006

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LA CITTÀ FUTURA Coerentemente con l’idea di un’unica grande città composta dai Comuni di Colbordolo, Monteciccardo, Montelabbate, Sant’Angelo in Lizzola e Tavullia, l’ultimo itinerario spazia nella Piana del Foglia senza proporre tappe precise, evidenziando alcuni spunti per una lettura d’insieme del territorio. Un invito a comporre il proprio mosaico attraverso alcuni fili privilegiati, come il verde dei percorsi pedonali che si snodano ai piedi delle colline o l’attenzione all’arte e al suo rapporto con i centri abitati. Per scoprire di persona tutto ciò che queste pagine non sono riuscite a contenere.

A destra, il territorio della “Città Futura” visto dal Monte di Montecchio


La Città Futura Con una superficie di 129 km quadrati, quasi 30mila abitanti e 2.700 tra imprese, esercizi commerciali e attività nel settore dei servizi, il territorio dell’Unione “Pian del Bruscolo” costituisce una realtà in continuo sviluppo. Una crescita iniziata ai primi del ‘900 e proseguita a ritmo serrato negli anni del Dopoguerra, che ha portato la Piana del Foglia a concentrare gran parte delle attività produttive della provincia pesarese, intorno alle quali si sono stabilite abitazioni, negozi, attività culturali. Ai borghi e castelli delle colline si sono aggiunte così linee moderne, distribuite come nei tempi più antichi lungo il corso del fiume, in un ampio disegno tra Rio Salso, Padiglione, Bottega, Montecchio, Osteria Nuova. Un disegno attraverso il quale si delinea la “Città Futura” di Pian del Bruscolo, terzo polo della provincia di Pesaro e Urbino dopo Pesaro e Fano, per concludere con uno sguardo oltre l’orizzonte i nostri itinerari nella bassa Valle del Foglia.

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L’UNIONE “PIAN DEL BRUSCOLO” E I SUOI COMUNI - CARTA DI IDENTITÀ superficie in kmq

altitudine min.-max

n° abitanti

frazioni

Colbordolo

27,43

50 - 396

6.222

*Bottega *Cappone *Montefabbri *Morciola *Talacchio

Monteciccardo

25,87

61 - 511

1.675

*Montegaudio *Villa Betti

Montelabbate

19,60

26 - 375

6.525

*Osteria Nuova *Apsella *Ripe *Farneto *Borgo Marcellino

S.Angelo in Lizzola

11,60

45 - 312

8.515

*Montecchio

Tavullia

44

40 - 312

7.535

*Babbucce *Belvedere Fogliense *Case Bernardi *Rio Salso *Padiglione

TOTALE

128,50

al 31/12/08

30.472

A sinistra: arte nelle strade di Pian del Bruscolo. Dall’alto, Nani di Valfesina, Energia per l’uomo, 2005; Leonardo Nobili, La porta del tempo, 1996; la fontana in via Arena sotto: Tavullia, la Scuola media “Pian del Bruscolo”

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Il Laboratorio strategico “Città Futura” Progettare la Città Futura nello spirito di una polis contemporanea, dove il verde e un’edificazione riqualificata camminano di pari passo, dove i borghi e i castelli delle colline coesistono in un piano armonioso e funzionale con gli insediamenti industriali, nel rispetto e nella valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio storico-culturale. Un luogo di scambi e di idee nuove, dove tutto avviene all’insegna della partecipazione e della condivisione con i cittadini, per fare spazio alla possibilità di una vita davvero, finalmente, a misura d’uomo. Utopia? Non la pensano così i giovani del

a sinistra, dall’alto: Osteria Nuova - Montelabbate la piscina intercomunale “Pian del Bruscolo” Bottega di Colbordolo, la pista ciclabile verso Pian del Bruscolo sotto: confini amministrativi della “Città Futura” nell’elaborazione del Laboratorio Strategico “Città Futura”

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Laboratorio strategico “Città Futura”, attivato nel 2006 grazie a un accordo dell’Unione “Pian del Bruscolo” con l’Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino. Un gruppo di lavoro multidisciplinare, formato da giovani professionisti e studenti incaricati, attraverso l’assegnazione di una borsa di studio, di analizzare la situazione del territorio proponendo spunti progettuali per la nuova città di Pian del Bruscolo. Suggestioni e idee che guardano lontano ma che, forse proprio per questa prospettiva ampia, si sono già guadagnate il prestigioso “Premio Urbanistica” nella Sezione Equilibrio degli Interessi di Urbanpromo 2008, iniziativa collaterale alla Biennale di Venezia.

A sinistra, arte nel territorio di Pian del Bruscolo. Dall’alto: Montecchio, Pino Mascia, L’età dei desideri, 2008 Monteciccardo, Terra nostra, opere d’arte al Conventino, 2006 Rio Salso, monumento a Fabio Tombari, 2005 sotto: Bottega di Colbordolo, la pista ciclabile di Pian del Bruscolo verso il Foglia

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La Memoteca Pian del Bruscolo Il progetto Memoteca Pian del Bruscolo è nato nel 2006 con l’intento di conservare la memoria (le memorie) della comunità locale della bassa Valle del Foglia, per tutelare e valorizzare quella documentazione iconografica e orale che raramente trova posto negli archivi ufficiali, e alle cui sottili pieghe si affida invece in gran parte l’identità di un territorio. Un progetto intorno al quale si sono intrecciate, come in un unico album di famiglia, le storie dei cinque Comuni dell’Unione Pian del Bruscolo che hanno radunato le forze per istituire questo grande archivio della memoria condivisa. Primo esito del progetto è stato, nel 2007, il sito www.memotecapiandelbruscolo.pu.it, relizzato in collaborazione con l’Ufficio Gestione Telematica della Provincia di Pesaro e Urbino, dove sono archiviati secondo diverse linee tematiche i materiali raccolti e prodotti dalla Memoteca. Contemporaneamente al sito web la Memoteca ha proposto l’esposizione itinerante Scrigni della Memoria, che ha toccato nell’estate 2007 i cinque Comuni dell’Unione. Al lavoro di ricerca la Memoteca Pian del Bruscolo affianca l’attività didattica, rivolta prevalentemente alle scuole elementari: nell’ottobre 2008 è stato pubblicato l’Album Caccia alle tracce, frutto del lavoro condotto sulla didattica delle fonti nell’ambito del VII Concorso letterario per piccoli scrittori. Circa quattromila le immagini di cui è stata effettuata l’acquisizione digitale, parzialmente inserite nel sito e catalogate secondo gli standard internazionali; oltre duecento le testimonianze raccolte: al di là del valore di ricostruzione del tessuto storico e sociale, va segnalato soprattutto l’interesse che le ricerche della Memoteca hanno suscitato, portando giovani e anziani, bambini, nonni e “nuovi arrivati” a radunarsi, e non di rado a far festa, intorno al loro territorio, scoprendone (o ritrovandone) radici e identità. Puoi partecipare al progetto inviandoci fotografie o riproduzioni di altri documenti, raccontando la storia della tua famiglia o le storie del tuo paese: per informazioni puoi rivolgerti all’Unione dei Comuni Pian del Bruscolo (tel. 0721 499077), scriverci all’indirizzo info@memotecapiandelbruscolo.pu.it o consultare il sito www. memotecapiandelbruscolo.pu.it. 89




Guida pratica

_Le informazioni contenute in questo volume sono aggiornate al 31 dicembre 2008. Orari e modalità di apertura di chiese, monumenti e biblioteche possono variare: è consigliabile verificare rivolgendosi ai recapiti indicati, agli uffici dei rispettivi Comuni o a quelli dell’Unione “Pian del Bruscolo”. Ulteriori informazioni riguardanti l’ospitalità, le iniziative culturali e ogni altro aspetto della vita sul territorio possono essere richieste ai singoli Comuni e all’Unione “Pian del Bruscolo”. Ci scusiamo in anticipo per eventuali inconvenienti.


L’Unione “Pian del Bruscolo” e i suoi Comuni Unione “Pian del Bruscolo” via Nazionale 2 61022 Bottega di Colbordolo Tel. 0721 499077 info@unionepiandelbruscolo.pu.it www.unionepiandelbruscolo.pu.it

Comune di Montelabbate Via Roma, 2 61025 Montelabbate Tel. 0721 4731 www.montelabbate.net

Comune di Colbordolo Piazza del Popolo, 5 61022 Colbordolo Tel. 0721 49621 www.comune.colbordolo.pu.it

Comune di Sant’Angelo in Lizzola piazza IV Novembre 4 61020 Sant’Angelo in Lizzola www.comune.santangeloinlizzola. pu.it Tel. 0721 489711

Comune di Monteciccardo Via Roma, 33 61020 Monteciccardo Tel. 0721 910189 www.comune.monteciccardo.pu.it

Comune di Tavullia Via Roma, 81 61010 Tavullia Tel. 0721 477911 www.comuneditavullia.it

Come arrivare e muoversi Il mezzo migliore per visitare il territorio di Pian del Bruscolo è l’auto, che consente di muoversi con facilità dalle colline alla Piana del Foglia. In alternativa, si può raggiungere Pesaro e usufruire degli autobus che collegano con più corse quotidiane i cinque Comuni dell’Unione al capoluogo provinciale. _In auto - Autostrada A14, uscita Pesaro. Da Pesaro prendere la SP 30 Montelabbatese o la SP 423 Urbinate, alle quali fanno riferimento tutti gli itinerari presentati. _In treno - Stazione di Pesaro _Trasporti pubblici - Adriabus: n. verde 800 664332 - www.adriabus.eu _Aeroporti più vicini Aeroporto “Federico Fellini” di Rimini Miramare (25 km a nord di Pesaro) - Tel. 0541 715711 - www.riminiairport.com _Aeroporto “Raffaello Sanzio” di Falconara Marittima (45 km a sud di Pesaro) - biglietteria: Tel. 071 28271 - www.aeroportomarche.com guida pratica 1


Mangiare e dormire RISTORANTI/ALBERGHI, TRATTORIE, PIZZERIE COLBORDOLO _Da Silvano - Ristorante Via del Foglia, 20 - Talacchio Tel. 0721 478499 _La Nuova Fazenda - Ristorante/Albergo Str. Nazionale, 201 - Cappone Ristorante: tel. 0721 496154 Albergo: tel. 0721 495514 _L’Oasi - Ristorante/Pizzeria Via Del Piano, 27 - Talacchio Tel. 0721 478413 _La Tana del Lupo - Ristorante Via Ca’ Golino, 11 - Montefabbri Tel. 0721 495721 _Nettare e Ambrosia - Ristorante Via del Piano, 17 - Talacchio Tel. 0721 906087 _Orizzonte - Ristorante/Affittacamere Piazza dei Lavoratori, 1/2 - Monte di Colbordolo Tel. 0721 495750 _Pantagruel - Ristorante/Pizzeria Via P. Nenni, 77 - Morciola Tel. 0721 495347 _Pappata all’Italy - Ristorante Via Nazionale, 70 - Bottega Tel. 0721 497148 _Piccolo Eden - Ristorante Via Circonvallazione, 11 - Monte di Colbordolo Tel. 0721 495751 _Snack-bar pizzeria Via delle Regioni, 4 - Morciola _CIMAS - Self service Via di Vittorio, 2 - Zona Ind. Talacchio Tel. 0721 906010 www.cimasonline.com 2 guida pratica

MONTECICCARDO _Il Conventino - Ristorante Via Conventino, 1 Tel. 0721 910588 _Il Prato Centro Rurale di Ristoro Via Petricci, 31 cell: 338 7171319 - 333 8355303 _Walter - Ristorante/Pizzeria Via Lubiana, 11 - Montegaudio Tel. 0721 910147 MONTELABBATE _Al Capriccio - Ristorante Via Mameli, 5 Tel. 0721 498923 _Campolucci - Trattoria Via Castello Farneto, 40 - Farneto Tel. 0721 490220 _Del Castello Ristorante/Albergo Via Montali, 17 Tel. 0721 499076 _Della Galla - Trattoria Via Marrone, 1 - Montecchio Tel. 0721 917055 _Il Chiosco - Ristorante Via Dell’Economia Tel. 339 8362932 _Il Giullare - Ristorante Via F. Baracca, 9/11 Tel. 0721 491522 _Paolina Del Prete - Bar Ristorante Via Ripe, 112 Tel. 0721 497340 _Il Pasticcio - Ristorante Largo Donatori del Sangue, 2/1 Osteria Nuova Tel. 0721 498656 _San Tommaso - Ristorante Via Abbadia, 5/Bis - Apsella Tel. 0721 497270 _La Taverna delle Aquile - Ristorante Largo G.Pascoli, 15/18 Tel. 0721 1791152


_Montechiaro - Ristorante /Pizzeria Via Provinciale, 1 - Osteria Nuova Tel. 0721 490507 _Triccheballacche - Ristorante Via Provinciale, 221 - Osteria Nuova Tel. 0721 472496 SANT’ANGELO IN LIZZOLA _Pizzeria Amalfitana Corso XXI Gennaio, 109 - Montecchio Tel. 0721 499566 _Bravo Pizza - Ristorante/Pizzeria via P. La Torre, 11 - Montecchio Tel. 0721 491977 _Gusto Café - Ristorante/Pizzeria via Roma, 1 - Montecchio Tel. 0721 490005 _Il Buongustaio - Ristorante via Roma,157 - Montecchio Tel. 0721 497745 _Il Tamerice - Centro Rurale di Ristoro (anche B&B) via Belvedere, 56 - Montecchio Tel. 0721 499100 _L’Oasi del Ristoro - Ristorante via Umbria, 8 - Montecchio Tel. 0721 491927 _La Vecchia Fonte - Ristorante via D. Alighieri, 16/18 - Sant’Angelo in Lizzola Tel. 0721 910263 _Rosmary Ristorante/Pizzeria via Montefeltro, 12 - Montecchio Tel. 0721 497072 _Villa Borghese Ristorante via San Michele, 1 - Montecchio Tel. 0721 497049 www.villa-borghese.it _Voglia Matta Ristorante/Pizzeria via Roma 71 - Montecchio Tel. 0721 490060

_Brezza di Mare - Ristorante via Ofanto 4/A - Rio Salso Tel. 0721 491750 www.brezzadimare.it _Claudia Cafè - Ristorante Via San Giovanni in M., 107 - Pirano Tel. 0721 476526 _Osteria degli Ultimi Via C.Battisti, 1/A Tel. 0721 476765 _La Pantana - Bar Pizzeria Via Cava della Rena, 4 Tel. 0721 476152 _Parco dei Desideri - Ristorante/ Pizzeria Strada per Gradara, 11/17- Monteluro Tel. 0721 476706 www.parcodeidesideri.com _Pit stop - Ristorante Via Ancona, 21/A - Zona Ind. San Germano - Tel. 0721 202221

PIZZERIE - CONSUMO SUL POSTO COLBORDOLO _Pizza Vueppa Via P. Nenni, 43 - Morciola

TAVULLIA _Paride’s pizza Via Roma, 67 Tel. 0721 901246 _Sapore di Pizza Via G. Marconi, 3 - Padiglione _Sexy Pizza Via G. Pergolesi, 18 C Tel. 392 5273544

TAVULLIA _Al Pavone Bianco Ristorante Via Croce Babbucce, 3/5 Tel. 0721 476159 guida pratica 3


AGRITURISMI COLBORDOLO _La Terra del Vento Via Convento, 3 - Talacchio Tel. 0721 478800 MONTECICCARDO _Azienda agricola F.lli Nobili (anche pernott.) Via Petricci, 18 - Villa Ugolini Tel. 0721 910176 SANT’ANGELO IN LIZZOLA _La Villa Str. Della Villa, 1/A Tel. 0721 910336 TAVULLIA _Agri Rio (anche pernott.) Via Ofanto 4 - Rio Salso Tel.0721 478239 - www.agririo.it _La Tenuta del Giglio (anche pernott.) Strada Monteluro 11/M Tel. 0721 76244 - 338 4046948 www.latenutadelgiglio.com _La Valle dei Pini (anche pernott.) Via Per Pozzo, 30 Tel. 0721 476461 _La Vecchia Strada Via San Giovanni in M., 110 Tel. 0721 901090

ALBERGHI, B&B, AFFITTACAMERE, COUNTRY HOUSE, CAMPING COLBORDOLO _La Fattoria del borgo (fattoria didattica) Via Ca’ Golino 2 - Montefabbri Tel. 0721 495767 www.lafattoriadelborgo.it _La Pineta B&B Via Forquini, 4 - Montefabbri Tel. 0721 497033 - 338 1934616 http://bblapineta.altervista.org 4 guida pratica

_Hotel Villaggio Tropicana Club Str. Nazionale, 201 - Cappone Tel. 0721 495272 MONTECICCARDO _Camping Podere Sei Poorte (con ristorante a uso dei campeggiatori) Via Petricci Tel 0721 910286 - 3331406043 www.podereseipoorte.it _La Rupe del Falco B&B Via Molini, 4/A – Villa Betti Tel. 0721 453352 - 340 551443 www.larupedelfalco.it _Val Migi B&B Via del Purgatorio,3 - Montegaudio Tel. 0721 490179 www.valmigi.com MONTELABBATE _Casa del Sole Via Abbadia, 20 - Tel. 0721 499621 www.agriturismocasadelsole.it _Casa Marcucci - affittacamere via Roma, 9 - Tel. 0721 490578 TAVULLIA _La Casa del Tesoro B&B Strada del Tesoro, 12 Tel. 0721 476406 _Il Giardino B&B Via Picciano, 21 Tel. 0721 476273 - 348 2432604 www.bedandbreakfastilgiardino. com _Margherita B&B Via Pirano, 19 - Tel. 335 939502 _Raggio di Luce country house Strada Marrone, 9 Tel. 0721 472231 www.raggiodiluce.info _Villa Claudia resort Via San Giovanni in M., 109 Tel. 0721 476752 www.villaclaudiaresort.it


Cucina e prodotti del territorio Pesche, albicocche, susine, ciliegie e i celeberrimi fichi, compresi tra i doni richiesti annualmente dal duca di Urbino al suo feudatario Giulio Cesare Mamiani: se la frutta della Valle del Foglia è rinomata dall’antichità, non sono da meno vini e oli. Tra i vitigni del territorio spicca il Sangiovese, dal quale si ottengono il rosso e il rosato DOC Colli Pesaresi, perfetti in abbinamento con il formaggio di fossa; la DOC del comprensorio include anche un bianco, il cui profumo tenue e delicato ben si sposa con molluschi, crostacei, carni bianche e minestre. Presenti un po’ su tutto il territorio, le cantine testimoniano la vocazione viticola di Pian del Bruscolo: tre dei cinque Comuni dell’Unione, Colbordolo, Monteciccardo e Tavullia, fanno parte dell’Associazione Nazionale delle Città del Vino, che dal 1988 raduna oltre 500 comuni italiani produttori di vini a Denominazione di Origine Controllata. Colbordolo aderisce anche all’Associazione delle Città dell’Olio. Per quanto riguarda gli oli, le varietà di olive più diffuse sono il Leccino, da cui si ricava un olio dal sapore fruttato e delicato, il Frantoio e la Raggiola, varietà locale che dà un olio fragrante, dal gusto leggermente mandorlato e piccante, ottimo sulle bruschette. Con la sua polpa dolce e soda, la Raggiola è ottima anche in salamoia con aglio, finocchio selvatico e bucce di limone o arancia. Per un elenco aggiornato dei produttori ci si può rivolgere agli uffici comunali oppure a quelli dell’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo”. Il ciambellone In una ciotola capiente mescolate 500 g di farina, 250 g di zucchero e una bustina di vanillina. In una casseruolina fate fondere 150 g di burro, aggiungete un bicchiere di latte e mescolate; in un altro recipiente battete leggermente con una forchetta 4 uova, cui unirete il burro fuso e il latte. Versate il liquido a filo sulla miscela di farina e zucchero, impastando con un cucchiaio di legno, fino a ottenere un composto liscio e omogeneo; unite una bustina di lievito per dolci e la buccia di mezzo limone grattugiata, continuando a impastare. Trasferite l’impasto in una teglia di circa 20 cm di diametro, precedentemente imburrata e cuocete in forno preriscaldato a 180 °C per circa 35-40 minuti. Per ottenere la caratteristica forma a ciambella un tempo si collocava al centro della teglia un barattolino pieno di fagioli o ceci secchi oppure una tazza, anch’essa imburrata. guida pratica 5


Fiere e mercati MERCATI SETTIMANALI _Colbordolo - Bottega Piazza Rossini, mercoledì _Colbordolo - Morciola Piazza Berlinguer, lunedì _Sant’Angelo in Lizzola Via Roma, Piazza Rossini, Piazzale Europa, lunedì _Sant’Angelo in Lizzola - Montecchio Piazzale Falcone e Borsellino, giovedì _Tavullia Via Castello, sabato _Tavullia - Rio Salso Via Tronto, venerdì MERCATI QUINDICINALI _Montelabbate Via Roma, 2° e 4° mercoledì di ogni mese _Montelabbate - Osteria Nuova Piazzale adiacente via Verdi, 1°, 3° e 5° mercoledì di ogni mese _Tavullia - Padiglione Piazza Marconi - via Fermi, 1° e 3° sabato di ogni mese

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FIERE _Colbordolo - Bottega Fiera de Magg penultima domenica di maggio _Monteciccardo Fiera di Santa Eurosia 2a domenica di maggio Antica Fiera del Conventino primavera - estate _Montelabbate Sagra delle pesche 3a domenica di luglio _Tavullia Fiera di San Pio 1a domenica di maggio Sul territorio dell’Unione hanno luogo inoltre alcuni mercati straordinari, allestiti in occasione di feste parrocchiali e varie iniziative. Per un elenco aggiornato vi invitiamo a rivolgervi agli uffici comunali e all’Unione “Pian del Bruscolo”.


La Biblioteca Pian del Bruscolo e le sue sedi La Biblioteca Pian del Bruscolo, con le sue sedi comunali, è uno dei primi servizi attivati dall’Unione dei Comuni, per offrire al territorio una risposta aggiornata ed efficace ai bisogni di informazione e cultura. Il Servizio bibliotecario unificato, ispirato al modello della biblioteca diffusa, nasce nel 2002, coordinando le esperienze delle Biblioteche di Colbordolo, Montecchio-Sant’Angelo in Lizzola e Montelabbate; successivamente si aggiungono anche le sedi di Monteciccardo-Sant’Angelo in Lizzola e Tavullia. La programmazione delle iniziative, tra cui spicca, con la sua storia ultratrentennale, la Mostra del Libro per Ragazzi di Colbordolo, è particolarmente rivolta alla promozione della lettura sin dalla più tenera età, con laboratori, incontri e altre iniziative dedicate ai bambini e ai ragazzi; tra le altre, segnaliamo il Concorso annuale per piccoli scrittori, promosso dalla Biblioteca Pian del Bruscolo insieme con il Comune di Sant’Angelo in Lizzola (nell’immagine, il logo della Biblioteca Pian del Bruscolo, creato dall’illustratore Giuliano Ferri e dal grafico Michele Annibali). _Biblioteca Comunale di Colbordolo Morciola, Colbordolo - Via Nazionale, 138 Tel. 0721 495261 - biblio.colbordolo@provincia.ps.it _Biblioteca Comunale di Monteciccardo - Sant’Angelo in Lizzola Sant’Angelo in Lizzola - Via Boccalaro Tel. 0721 4897220 - biblio.monteciccardo@provincia.ps.it _Biblioteca Comunale di Montelabbate Montelabbate - Via G. Marconi, 32 Tel. 0721 472472 - biblio.montelabbate@provincia.ps.it _Biblioteca Comunale “Ferruccio Parri” di Montecchio Montecchio - Piazza dei Quartieri, 1 Tel. 0721 498961 - biblio.montecchio@provincia.ps.it _Biblioteca Comunale di Tavullia Tavullia - Via Borgo San Michele (edificio scuola secondaria) Tel. 0721 476557 - biblio.tavullia@provincia.ps.it _www.biblioteca.unionepiandelbruscolo.pu.it _biblio.unionepdb@provincia.ps.it _ricerche online: Catalogo unico del Sistema bibliotecario di Pesaro e Urbino: http://opac.provincia.pu.it/SebinaOpac/Opac _il sito della Mostra del Libro di Colbordolo: www.mostralibrocolbordolo.it guida pratica 7


Sport PISCINA INTERCOMUNALE Tra le prime opere realizzate dai Comuni di Pian del Bruscolo c’è la piscina coperta di via Pian Mauro, costruita nel 1998. La piscina è regolamentare, e può essere usata per tutte le manifestazioni di nuoto a livello nazionale: ha una vasca a sei corsie che misura mt. 25x16,7 per una profondità di 2 metri; speciali pedane mobili consentono di variare il livello dell’acqua. L’impianto sportivo comprende poi 400 mq. di area servizi, (bagni, spogliatoi, infermeria, bar, uffici), mentre le tribune possono ospitare 192 spettatori. Pian del Bruscolo - Piscina intercomunale Via Pian Mauro, 33/b - Tel. 0721 472530 Pian del Bruscolo - Palestra intercomunale Via Pian Mauro - Tel. 0721 472502 IMPIANTI SPORTIVI COMUNALI COLBORDOLO _Palestra Comunale Piazza Europa, 27 - Morciola Tel. 0721 495378 _Bocciodromo Comunale “Morciola Sporting” Piazza Berlinguer, 1 - Morciola Tel. 0721 495368 _Scuola Calcio Colbordolo Via R. Sanzio, 8 - Morciola Tel. 0721 495054 MONTECICCARDO _Palestra Comunale - Monteciccardo _Pista polivalente - Villa Betti _Campo da calcio - Montegaudio MONTELABBATE _Palestra Scuola Media Via G. Leopardi _Campi da calcio Via A.Gramsci - Montelabbate Via G.Branca - Osteria Nuova 8 guida pratica

Tel. 335 6631956 (Polisportiva Montelabbate) SANT’ANGELO IN LIZZOLA _Campo da calcio e palestra Via Risorgimento, 11 Palazzetto dello sport “PalaDionigi” Campi da tennis e calcetto Montecchio Piazzale Falcone e Borsellino, 1 _Campo da calcio “G. Spadoni” Via Mazzini, 51 - Montecchio _Palestra Via Pio La Torre s.n. - Montecchio TAVULLIA _Campi da calcio Strada del Piano - Tavullia Via Croce Babbucce - Babbucce Via Tagliamento - Rio Salso _Piste polivalenti Strada San Germano - Babbucce Str. per Mondaino - Belvedere F. Via Berlinguer - Padiglione


Pian del Bruscolo, per saperne di più La conoscenza e la consapevolezza delle proprie radici sono obiettivi prioritari per i Comuni dell’Unione “Pian del Bruscolo”, che nel tempo hanno promosso studi approfonditi sulla storia di questi luoghi. Ecco una sintesi delle pubblicazioni edite o patrocinate dall’Unione “Pian del Bruscolo” e dalle Amministrazioni Comunali: tutti i titoli indicati sono reperibili presso le sedi della Biblioteca Pian del Bruscolo. (L’elenco completo delle fonti utilizzate per i testi degli itinerari si trova in fondo al volume). UNIONE “PIAN DEL BRUSCOLO” _Pubblicazioni della Mostra del Libro per Ragazzi, 2005-2009 _L’isola del tempo perso, promuovere il libro e l’illustrazione per ragazzi, 2006 _Contare le stelle. Venti anni di letteratura per ragazzi, 2007 _Caccia alle tracce, un’esperienza di didattica con la Memoteca Pian del Bruscolo, 2008 COLBORDOLO _Colbordolo, s.d. _Pubblicazioni della Mostra del Libro per Ragazzi, 1978-2004 _La macchina per leggere - 10 anni di mostra del libro per ragazzi, 1989 _Vera storia della Banda Grossi, 1984 _Castelli sospesi tra sogno e memoria, 1993 _Giovanni Santi, El paternal mio nido, 1994 _Colbordolo, agricoltura e società rurale nel XIV secolo, 1997 _Montefabbri, 1999 _La Banda di Colbordolo, 2005 MONTECICCARDO _Monteciccardo tra passato e presente, 1985 _Cataloghi delle esposizioni d’arte allestite presso il Conventino, 1988-2008 _Il Conventino e Monteciccardo, 1995

MONTELABBATE _Un secolo di armonie, 1992 _Le strade del nostro paese, opuscolo realizzato dalle scuole primarie, 2007 _Storia della pro-loco di Montelabbate: origini e attivita, 2008 SANT’ANGELO IN LIZZOLA _Storia di un antico borgo, 1984 (riedizione 2005) _21 gennaio 1944: Lo scoppio di Montecchio, 2004 _Sant’Angelo in Lizzola, piccola guida per il visitatore, 2008 _Costanza Monti e Giulio Perticari, 2008 TAVULLIA _Tavullia tra Montefeltro e Malatesti, 1986 _Linea gotica, 1997 _Omaggio a Fabio Tombari, 1999 _Tavullia (Tomba, Montelevecchie, Monteluro) nei secoli XVI-XIX, 2000 _I quaderni delle voci (di Tavullia) 1 - T come Tombari, Fabio, 2001 2 - V come tavulliaVale, 2002 3 - U come uomini, I come immagine: Tavullia di nuovo, anzi di antico, 2004 _Tavullia ‘900, 2004 _Un paese e cento storie: cronache e ricordi tra Montelevecchie e Belvedere Fogliense, 2007 _Storie di caccia nel territorio di Tavullia, 2008 (ediz. limitata) _Microstorie da Tomba a Tavullia, 2009 guida pratica 9


Numeri utili FARMACIE COLBORDOLO _Farmacia Pietravalle Via Nazionale, 77/B - Bottega Tel. 0721 499338 MONTECICCARDO _Farmacia Canalini Piazza Europa, 4 - Tel. 0721 910315 MONTELABBATE _Farmacia Rossi Via Risorgimento, 42 Tel. 0721 491349 _Farmacia Rossi L.go Donatori del Sangue - Osteria Nuova - Tel. 0721 499271 SANT’ANGELO IN LIZZOLA _Farmacia Ravagli via Roma 5 - Tel. 0721 910127 _Farmacia Marotti Piazza Pio La Torre 11 - Montecchio Tel. 0721 497067 TAVULLIA _Farmacia Silvi Via Roma, 47 - Tel. 0721 476122

_Farmacia Benessere Via Prov. Feltresca, 24 - Rio Salso Tel. 0721 478113 UFFICI POSTALI COLBORDOLO _Via Veneto, 48 - Tel. 0721 495642 MONTECICCARDO _Via G.Marinelli, 2 Tel. 0721 910382 MONTELABBATE _Via G.Garibaldi, 3 Tel. 0721 491621 SANT’ANGELO IN LIZZOLA _Piazza Perticari 1 Tel. 0721 910166 _Via Roma 65-67 - Montecchio Tel. 0721 498958 TAVULLIA _Via Roma, 46 - Tel. 0721 476414 _Via Prov. Feltresca, 1 - Rio Salso Tel. 0721 478566 _Via Parrocchiale, 42 - Belvedere Fogliense, Tel. 0721 479193

SOS Carabinieri - Pronto intervento - Tel. 112 Polizia Municipale Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo” via Nazionale, 2 - Bottega di Colbordolo - Tel. 0721 472387 Pronto soccorso ambulanza - Tel. 118 Guardia Medica notturna e festiva Montecchio - via Pio La Torre, 36 - Tel. 0721 424828 Vigili del Fuoco - Tel. 115 Comando Provinciale Pesaro e Urbino - Pesaro Strada Statale Adriatica, 92 – Tel. 0721 40881 10 guida pratica


Ringraziamenti _Lo spazio a disposizione non consente di elencare tutti coloro ai quali questo volume deve qualcosa, in primo luogo i “testimoni” della Memoteca Pian del Bruscolo, che ringraziamo davvero di cuore per la collaborazione prestata nel ricostruire, con i loro racconti e ricordi, quegli aspetti della vita quotidiana che solitamente non compaiono nei libri di storia. _Un grazie sentito va anche all’Archivio Diocesano di Pesaro e alle Parrocchie di Pian del Bruscolo, per le notizie storiche e per aver consentito la riproduzione di documenti e disegni; ai proprietari delle immagini e ai fotografi, alle Associazioni e le Pro Loco del territorio. _Infine, gli Amministratori e l’autrice del volume desiderano ringraziare i dipendenti dell’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo”, i referenti per il progetto Memoteca dei singoli Comuni e il Laboratorio strategico “Città Futura”. Memoteca Pian del Bruscolo _concept e direzione Cristina Ortolani _coordinamento organizzativo Vincenza Lilli - Unione “Pian del Bruscolo” _realizzazione del portale Servizio Informativo e Statistico - Provincia di Pesaro e Urbino _progettazione della banca dati Michele Catozzi referenti del progetto Memoteca per i singoli Comuni _Colbordolo Maura Dionigi e Sandro Tontardini _Monteciccardo Federica Gresta _Montelabbate Patrizia Geminiani _Sant’Angelo in Lizzola Loredana Ercolani e Giovanni Ugoccioni _Tavullia Susanna Mercolini Crediti fotografici Copertina e pagina VI: Giorgio Trebbi, Cristina Ortolani Pagine VIII, XII, 2, 3, 8, 11, 12 - 14, 18, 24, 25, 27, 29, 37, 42, 49, 50, 55, 64, 66, 73-76, 80-84, 86, 87, 88: Cristina Ortolani; pagg. X, XVIII 19, 35, 86: Giorgio Trebbi per Comune di Monteciccardo; pagg. 2, 18, 22, 26, 31, 42, 47, 54, 88: Archivio Diocesano, Pesaro (Fondo Gabucci); pag. 53: Archivio Diocesano, Pesaro; pag. 2: Raccolta Famiglia D’Orazi (archivio Memoteca Pian del Bruscolo); pagg. 7, 11, 42, 43, 45, 47, 64, 84, 88: Sandro Tontardini; pagg. 8, 42, 92, 125: Piergiorgio Berardi per Comune di Tavullia; pag. 8: Raccolta Franco Bezziccheri; pag. 13: Comune di Monteciccardo; pagg. 18, 21, 23: Comune di Montelabbate; pag. 18: Raccolta Associazione “G.Branca” (arch. Memoteca Pian del Bruscolo); pag. 18: Raccolta Eleonora Mariotti Travaglini e Famiglia Mariotti (arch. Memoteca Pian del Bruscolo); pag. 23: Luigi Mariotti; pagg. 33, 38, 64, 82: Gabriele Giorgi; pag. 37: Federico Goffi; pag. 42: Raccolta Vittorina Capanna (arch. Memoteca Pian del Bruscolo); pag. 42: Raccolta Piergiorgio Ferri (arch. Memoteca Pian del Bruscolo); pag. 42: Raccolta Famiglia Filippini (arch. Memoteca Pian del Bruscolo); pag. 45: Sandro Tontardini e Mirco Brizi; pagg.


51, 59, 72, 86: Comune di Tavullia; pagg. 57, 60, 64-66, 84: Leo Mattioli per Comune di Tavullia; pag. 60: Lorenzo Di Loreto per Comune di Tavullia; pagg. 64, 69: http://collectionscanada.gc.ca/index-e.html; pagg. 64, 71: Linea Gotica, 1997; pagg. 68, 88: Raccolta Anna Donati (arch. Memoteca Pian del Bruscolo); pag. 85: Laboratorio strategico “Città Futura”; pag. 88: Raccolta Famiglia Gambini (arch. Memoteca Pian del Bruscolo); pag. 88: Raccolta Gina Fiorani Bertuccioli (arch. Memoteca Pian del Bruscolo); pag. 88: Raccolta Gabriella Giampaoli (arch. Memoteca Pian del Bruscolo); pag. 88: Raccolta Famiglia Macchini - Gambini (arch. Memoteca Pian del Bruscolo). I paesaggi di Francesco Mingucci sono tratti da Città e castella (1626). Tempere di Francesco Mingucci Pesarese, Torino 1991; i disegni di Romolo Liverani sono tratti da L’Isauro e la Foglia: Pesaro e i suoi castelli nei disegni di Romolo Liverani, Pesaro 1986. Didascalie delle foto non riportate all’interno dei singoli capitoli Pagina II_Francesco Mingucci, Stati dei Serenissimi Della Rovere (1626) Pag. VIII_Pian del Bruscolo, paesaggio Pagg. X, 38_Monteciccardo, paesaggio Pag. XII_Sant’Angelo in Lizzola, interno della chiesa di Sant’Isidoro della Serra Pag. XV_Il logo dell’Unione “Pian del Bruscolo” ideato da Mauro Villotti Pag. XVIII_La Valle del Foglia vista dalla strada della Querciabella, tra Pesaro e Ginestreto Pag. 2_da sinistra a destra: 1a fila, Giovanni Gabucci, Abside della Chiesa di San Martino di Rio Salso (1923); il Foglia visto dal ponte tra Montelabbate e Montecchio; A. Guglieri, il Mulino di Ponte Vecchio, sec. XVIII. 2a fila: Colbordolo, il ponte Vecchio sul Foglia; Montelabbate, l’ing. Pietro Lombardi, progettista del ponte della pedana sul Foglia, 1914 ca.; Giovanni Gabucci, Chiesina dei Barbanti all’Arena, 1926. 3a fila: Monteciccardo, la chiesa di Villa Ugolini,; l’interno del mulino nuovo di Case Bernardi; Montelabbate, anni Venti-Trenta del ‘900 Pag. 14_Apsella di Montelabbate, paesaggio tra l’Apsa e il Foglia Pag. 18_da sinistra a destra: 1a fila, Montelabbate, il lavatoio di via Roma; Sant’Angelo in Lizzola, anni Venti-Trenta del ‘900; Giovanni Gabucci, Farneto nel 1665, dal quadro di Sant’Antonio da Padova. 2a fila: la famiglia Mariotti in villeggiatura a Monteciccardo, 1940-’41; Monteciccardo, la statuetta della Madonna ritrovata presso il Conventino; Sant’Angelo in Lizzola, la piazza del castello. 3a fila: Montelabbate, il palazzo comunale; Sant’Angelo in Lizzola, le filandaie, 1927; Francesco Maria II Della Rovere Pag. 42_ da sinistra a destra: 1a fila, Tavullia, anni Venti-Trenta del ‘900; Colbordolo, anni Sessanta del ‘900; il castello di Colbordolo. 2a fila: Montecchio, anni Venti-Trenta del ‘900; Tavullia, panorama; Tavullia, TavulliaVale, 2004. 3a fila: Belvedere Fogliense, Francesco Bartolucci al lavoro; Montefabbri, anni Venti-Trenta del ‘900; Montefabbri Pag. 60_Paesaggio nei pressi di Belvedere Fogliense Pag. 64_da sinistra a destra: 1a fila, Tavullia, il Monumento ai Caduti; un soldato lungo la Linea Gotica nei pressi di Montelabbate; Colbordolo, il


Monumento ai Caduti. 2a fila: le truppe alleate avanzano nella Piana del Foglia; Montecchio (Montelabbate), il Cimitero dei Caduti Alleati; la sepoltura di un soldato su un’altura di Pian del Bruscolo. 3a fila: Montecchio (Sant’Angelo in Lizzola), Luigi Magi: Monumento ai Caduti; Belvedere Fogliense vista da una postazione alleata; Monteciccardo, il Monumento ai Caduti Pag. 80_da sinistra a destra: 1a fila, Francesco Mingucci, Colbordolo; Rio Salso, il nuovo centro di aggregazione giovanile; Francesco Mingucci, Monteciccardo. 2a fila: Villa Betti, il nuovo asilo; un dettaglio del logo dell’Unione Pian del Bruscolo; Francesco Mingucci, Sant’Angelo in Lizzola. 3a fila: Francesco Mingucci, Montelabbate; Francesco Mingucci, Tomba; Osteria Nuova Manoscritti, fonti a stampa e siti internet consultati _A. Degli Abbati Olivieri, Memorie della Badia di San Tommaso in Foglia, nel contado di Pesaro, Pesaro 1778 _A. Ninchi, Annibale Ninchi racconta, Roma 1946 _L.Michelini Tocci, Castelli pesaresi sulla riva destra del Foglia, Pesaro 1973 _L. Michelini Tocci, Castelli pesaresi sulla riva sinistra del Foglia, Pesaro 1974 _C. Moscioni Negri, Linea Gotica, 1980 _L. Palma - P. Palma, Colbordolo, s.d. _M. Luni, Topografia storica di Pisaurum e del territorio, in Pesaro nell’antichità, storia e monumenti, Venezia 1984 _M.Monsagrati - R.P. Uguccioni, Vera storia della banda Grossi, Pesaro, 1984 _Tavullia tra Montefeltro e Malatesti, atti del convegno 1984, a cura di D. Bischi, Tavullia 1986 _A. Carile, Pesaro nel Medioevo. Problemi di storia delle istituzioni e della società, in Pesaro tra medioevo e Rinascimento, Venezia 1989 _D. Trebbi, Pesaro, storia dei sobborghi e dei castelli, vol. II Pesaro 1989 _L. Moretti, Castelli sospesi tra sogno e memoria, Pesaro 1993 _P. Persi - E. Dai Prà, Ville e villeggiature sui colli pesaresi a sud del Foglia, Fano 1994 _L. Tomassini, Sant’Angelo in Lizzola - la storia, i personaggi, Roma 1996 _A. Montemaggi, Linea Gotica/The gothic line, Tavullia 1997 _L. Moretti, Colbordolo, agricoltura e società rurale nel XIV secolo, Rimini 1997 _C. Scarlatti, Poesie. Opera omnia, a cura di D. Simoncelli, Pesaro 1997 _P. Gennari, Le vicende architettoniche dell’abbazia di San Tommaso in Foglia, Frammenti, rivista di studi dell’Archivio diocesano di Pesaro, n.4, 1999 _L. Moretti, Montefabbri, Colbordolo, 1999 _Tavullia (Tomba, Montelevecchie, Monteluro) nei secoli XVI-XIX, a cura di G.Allegretti, Tavullia, 2000 _N. Ragni, Francesco Paciotti, architetto urbinate, Urbino, 2001 _I sentieri dell’Arzilla. I segni dell’uomo lungo il bacino del torrente Arzilla, Fano 2001 _T come Tombari, Fabio - I numero de I quaderni delle voci (di Tavullia), 2001 _Z. Del Vecchio, L’abbadia di San Tommaso e la Valle del Foglia tra reperti e storia, Urbania 2002 _R. Rossi, Montelabbate, memorie di una comunità, Urbania 2002


_La provincia di Pesaro e Urbino nel Novecento. Caratteri, trasformazioni, identità, a cura di A.Varni, Venezia 2003 _U come uomini, I come immagine: Tavullia di nuovo, anzi di antico, II numero de I quaderni delle voci (di Tavullia), Tavullia 2004 _21 gennaio 1944: lo scoppio di Montecchio, a cura di L.Gorgolini e G. Rossini, Pesaro 2004 _D. Simoncelli-G. Simoncelli, Farneto: storia, fede, arte, Roma 2005 _Sant’Angelo in Lizzola, storia di un antico borgo, Comune di Sant’Angelo in Lizzola 1984; riedizione a cura di Giancarla Boschi, 2005 _G. Lucerna, Ruote sull’acqua, Bologna 2006 _V. Piermaria, Montelabbate: il territorio prima e dopo il P.R.G.: dall’inizio del 20° secolo all’inizio del 21° secolo, Montelabbate 2006 _La visita pastorale del cardinale Gennaro Antonio De Simone alla diocesi di Pesaro, a cura di G. Allegretti, Urbania 2007 _Le strade del nostro paese, opuscolo realizzato dalle scuole primarie di Montelabbate e Apsella, a.s. 2006-2007, Urbania, 2007 _Un paese e cento storie: cronache e ricordi tra Montelevecchie e Belvedere Fogliense, a cura di C. Ortolani, Tavullia 2007 _N.Ragni, Il mulino di Ponte sul Foglia, in Il mulino di Pontevecchio. La storia, il restauro, a cura di E. Baldetti, Pesaro 2008 _Sant’Angelo in Lizzola, piccola guida per il visitatore, a cura di C. Ortolani, Pesaro 2008 _Intervista a Leandro Romani, Bottega di Colbordolo, 6 febbraio 2009 _G.Gabucci, Taccuini, manoscritti inediti, Archivio diocesano, Pesaro e (Taccuini relativi a Montegaudio) Archivio Parrocchia San Michele Arcangelo, Montegaudio (Monteciccardo) _G.Gabucci, A casa nostra, appunti per la conferenza tenuta presso il cinema “Giovanni Branca” di Sant’Angelo in Lizzola nel marzo 1948; manoscritto inedito, Archivio Parrocchia di San Michele Arcangelo, S. Angelo in Lizzola _La Provincia di Pesaro e Urbino linee di storia. Una breve storia della Provincia di Pesaro e Urbino adattamento ipertestuale di un testo di Riccardo Paolo Uguccioni da www.provincia.ps.it/oldcultura/storiaprovincia/storia. htm (consultato il 30 ottobre 2008, alle ore 17.30) _www.arcidiocesipesaro.it (consultato il 25 novembre 2008, alle ore 16.10) _G. Chiaretti, Un mondainese tra i grandi del XX secolo, da www.lapiazza. rn.it/piazza/modules/news/print.php?storyid=3955 (consultato il 20 dicembre 2008, ore 14,45) _R.Rossi, Un’opera del Lazzarini a Montelabbate? Lo specchio della città, marzo 2008, da www.lospecchiodellacitta.it (consultato il 15 gennaio 2009, ore 14.50) _La citazione di Thomas Stearns Eliot è tratta da Quattro quartetti, Little gidding, Milano 1986


Sommario Pian del Bruscolo, storia, memoria e realtà pag. XIII L’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo” pag. XV Pian del Bruscolo, un po’ di storia pag. XVI Date significative pag. XVII Itinerari Il cammino del fiume pag. 3 Il segno della storia_1 pag. 19 Il segno della storia_2 pag. 43 Linea Gotica pag. 65 La Città Futura pag. 81 La Memoteca Pian del Bruscolo pag. 89 Guida pratica pag. 92 L’Unione “Pian del Bruscolo” e i suoi Comuni pag. 1 Come arrivare e muoversi pag. 1 Mangiare e dormire pag. 2 Cucina e prodotti del territorio pag. 5 Fiere e mercati pag. 6 La Biblioteca Pian del Bruscolo e le sue sedi pag. 7 Sport pag. 8 Pian del Bruscolo, per saperne di più pag. 9 Numeri utili pag. 10


Le nostre filiali presenti nel territorio dell’Unione Pian del Bruscolo

MONTELABBATE Via R. Sanzio, 2 - Tel. 0721 90871 MONTELABBATE - OSTERIA NUOVA Strada Provinciale, 145 - Tel. 0721 498651 SANT’ANGELO IN LIZZOLA Via Roma, 24 - Tel. 0721 910146 SANT’ANGELO IN LIZZOLA - MONTECCHIO Corso XXI Gennaio, 82 - Tel. 0721 909901 TAVULLIA Via Roma, 64 - Tel. 0721 476115 TAVULLIA - RIO SALSO Via Provinciale Feltresca, 56 - Tel. 0721 478136 Tutte le filiali dispongono di servizio Bancomat (ATM) con possibilità di effettuare prelevamenti sul circuito nazionale ed internazionale. www.bancadelladriatico.it



finito di stampare nel mese di marzo 2009 da SAT - Industria Grafica - Montecchio (PU)


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