Cristiana De Marchi

Page 1

Cristiana De Marchi

Wunderkammern effimere



Cristiana De Marchi Wunderkammern effimere
 CURATELA Anna Epis e Aldo Torrebruno PRESENTAZIONE Aldo Torrebruno
 ALLESTIMENTO Anna Epis e Lorenzo Argentino Spazio espositivo microLive via Giovanola 19/c Milano
 7-26.05.2017



Le bandiere realizzate da Cristiana De Marchi per questa Wunderkammern sono estremamente affascinanti: l’artista infatti realizza un’opera di grande potenza simbolica andando ad eliminare tutta la componente cromatica delle varie bandiere e lascia che sia la trama, realizzata faticosamente in bianco su bianco, a lasciarci intravvedere ciò che caratterizza i singoli emblemi nazionali. L’operazione richiede una partecipazione attiva dell’osservatore, che deve interpretare – operazione a volte non semplice – le trame, per individuare quale sia la bandiera che sta osservando. Ma la vera operazione di senso compiuta dall’artista è proprio nel movimento di sottrazione, realizzato attraverso la rimozione della cromìa, che porta ad una sorta di annullamento o comunque sfumatura delle differenze, operata proprio sul simbolo che universalmente riconosciamo di un singolo stato, quasi a sottolineare ciò che – al di là delle differenze dovute al luogo dove abbiamo avuto l’avventura di nascere – ci rende di fatto membri dell’unica famiglia umana. Impossibile, osservando queste opere, non richiamare alla mente le mappe di Alighiero Boetti, che attraverso una strada opposta giunge a considerazioni molto simili: nei suoi arazzi, realizzati da donne afghane, è infatti rappresentato un planisfero politico, in cui ogni territorio è ricamato con i colori e i simboli della relativa bandiera, un collage cromatico e di parole che sta a significare non solo la varietà, la ricchezza intellettuale del mondo e la sua mescolanza ma soprattutto la caducità di quella struttura culturale che è uno stato nazionale – e con esso la sua bandiera. Osservando oggi gli arazzi di Boetti salta immediatamente all’occhio come alcuni degli Stati oggi non esistano più, abbiano cambiato forma, nome, bandiera…evidentemente le linee ed i colori che caratterizzano le bandiere, accostati da Boetti e suggeriti col bianco su bianco da De Marchi non sono indelebili, né tantomeno immodificabili. Questo potere unificante, questo sottolineare la sorta di base comune che caratterizza ogni paese e quindi ogni popolo del mondo – togliendo piuttosto che aggiungendo – è la forza di queste opere, che ci ricordano, attraverso un ulteriore passaggio astratto, come i simboli nazionali siano concettualizzazioni, che pur avendo un codice spesso immaginifico, riflettono una realtà nominale più che una qualità intrinseca di uno stato e della sua popolazione. Aldo Torrebruno


Untitled





White Flags



Algeria, Palestine, Afghanistan, Bahrain


Cyprus, Egypt, Iran, Iraq


Lebanon, Jordan, Saudi Arabia, Reflections






Qual è il ruolo che le Arti Visive hanno oggi, all’interno della società? La mia pratica artistica è intimamente politica: vivendo in Medio Oriente da oltre 20 anni, sono stata profondamente influenzata dalle istanze e dalle problematiche che ne caratterizzano il panorama istituzionale e sociale. Si tratta di due variabili significativamente diverse e non sufficientemente indagate a livello artistico. Alcune delle tematiche che esploro con più frequenza sono quelle dell’identità – nella sovrapposizione dell’identità politica su quella individuale e nella politicizzazione dell’appartenenza o dell’esclusione; dei confini, nella loro mobilita e impermanenza nonostante la disperata asserzione di sovranità nazionale che specie il mondo arabo si ostina a sostenere; della memoria, volta individuale e collettiva, che nella sua circolarità e ridefinizione mina il fondamento del presente, lo altera, lo manipola.

Quale rapporto deve avere il tuo lavoro con lo spazio espositivo? Il rapporto con lo spazio espositivo coincide di fatto con il rapporto con il pubblico. Il mio lavoro è per lo più monocromo, quindi evanescente, diafano per sua natura. Il lavoro richiede uno sforzo, un avvicinamento che non è solo metaforico ma fisico, da parte del visitatore, per poter essere colto e quindi esperito. Lo spazio, e il posizionamento dell’opera al suo interno, giocano quindi un ruolo essenziale.

Come vedi oggi il rapporto tra artista e rete web, che ancora una volta mette in discussione l’unicità dell’opera riproducendola? Le due direzioni principali della mia pratica artistica sono il video e la realizzazione di ricami e altri lavori tessili. Si tratta naturalmente di due serie di lavori che si rapportano in modo diametralmente opposto con la questione della riproducibilità. I miei lavori tessili sono assolutamente inadatti alla presentazione in rete, smarriscono il senso della relazione visiva diretta, della prossimità, che sono inerenti al lavoro, contrariamente ai video che sono compatibili ed anzi godono di una circolazione e di una fruizione moltiplicata. Credo che la rete sia un veicolo di promozione e distribuzione privilegiata per medium compatibili, ma l’arte contemporanea conserva ampi spazi in cui la fruizione e l‘esperienza sensoriale diretta rimangono privilegiate.



Il progetto raccontato dall’artista Il progetto proposto per la mostra “Wunderkammern effimere” rappresenta una panoramica su alcuni dei progetti cui sto lavorando da diversi anni. Spesso il mio lavoro si sviluppa in serie che richiedono tempi estesi per la realizzazione, come nel caso delle bandiere riprodotte bianco su bianco, su tela e su carta. Si tratta di un atlante delle bandiere mondiali in cui l’astrazione, rimuovendo la simbologia rappresenta dal colore, diventa assoluta. La riproduzione in bianco di questo simbolo identificante delle identità nazionali ha lo scopo precipuo di annullare le differenze, di confondere e di assimilare. Analogamente, il lavoro “Untitled” verte sulla possibilità di dialogo fra appartenenti a comunità religiose che, nella insistita difesa e proclamazione di una prevalenza confessionale sulle altre, nega i molti elementi che accomunano le religioni monoteistiche, specie in una regione, come il Medio Oriente che diventa una autentica metfora della contemporaneità.

Cristiana de Marchi è un’artista e scrittrice che vive e lavora a Dubai e Beirut. Cristiana esplora (attraverso performance, video, e installazioni di ricami e tessuti) temi legati all’uso del linguaggio nella propaganda, alla ridefinizione di memoria e identità, alla relazione fra dislocamento e senso di appartenenza e al confine poroso che separa re(li)gioni permettendo contatto.




http://www.microbo.net/tag/wunderkammern-effimere

Wunderkammern effimere microbo.net 2017


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.