Agata Ivana Sorgi

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Agata Ivana Sorgi

Wunderkammern effimere



Agata Ivana Sorgi Wunderkammern effimere

CURATELA Anna Epis eTracce Aldo Torrebruno II PRESENTAZIONE Aldo Torrebruno
 ALLESTIMENTO Anna Epis e Lorenzo Argentino Spazio espositivo microLive via Giovanola 19/c Milano
 4.12.2016/13.1.2017


Mono


Dobbiamo alla genialità di Rudolf Arnheim, psicologo della Gestalt vissuto nel secolo scorso, il concetto illuminante di visual thinking (titolo della sua opera forse più nota), ovvero di pensiero visuale. La sua teoria è che questo particolare tipo di pensiero non si attivi solo quando ragioniamo di arte o di altre esperienze figurative e visuali, ma fondi in realtà tutto il pensiero, tout court, e che la presunta dicotomia che la tradizione ci ha tramandato tra vedere e pensare, tra percepire e ragionare sia per l’appunto presunta, ma non abbia basi solide. Tutti i processi visivi per Arnheim seguono infatti schemi propri del ragionamento, al punto che potremmo dire che vedere e pensare sono talmente intrecciati da essere indistinguibili – e del resto uno degli assunti teoretici fondamentali per i gestaltisti afferma che bisogna cercare di osservare l’unità, la globalità, il tutto, quasi in maniera olistica, più che la somma dei dettagli che lo compongono. L’opera di Agata Ivana Sorgi va oltre, perché non si tratta nel suo caso di pensiero visuale, ma della rappresentazione che l’artista ci pone dinnanzi del pensiero stesso: il tentativo infatti è quello di rappresentare con notevole cura formale e un certo minimalismo di ispirazione orientale il concetto stesso di pensare e di pensiero. Si tratta di un dialogo interiore che l’artista letteralmente intesse nello spazio, utilizzando diversi strumenti per cercare di offrirci una visione esteriore e quindi rappresentabile di ciò che si svolge nella sua mente ed intorno a lei. Il risultato viene ottenuto attraverso una notevole delicatezza e un’attenzione considerevole ad ogni dettaglio, ma anche in questo caso – come suggerisce Arnheim – facendo sì che le molte parti e i molti stili e i molti strumenti visivi che compongono la sua opera concorrano a formare qualcosa di più che una mera giustapposizione o stratificazione di curatissimi particolari, per rappresentare in maniera più ampia, unitaria, sintetica, il concetto stesso di pensiero. Aldo Torrebruno


Sequenze di pensieri





Nuvole in cammino # 2016










Il progetto raccontato dall’artista Qual è il ruolo che le Arti Visive hanno oggi, all’interno della società? Siamo costantemente sottoposti ad una miriade di suoni, colori, immagini. Tante volte Tracce II è un coinvolti, progetto autonomo, al contempo un’evoluzione unaricerca serie precedente e un passivamente talvolta è ilma nostro stesso occhio che vagadialla di un segnale punto di partenza verso uno studio successivo. Un progetto perché Trovo ha avuto visivo capace di emozionarci o semplicemente catturare la autonomo, nostra attenzione. cheun le inizio Arti ed unasiano fine, con un’immagine molto precisa nella mia quale ho sovrapposto, in modo Visive da sempre una componente essenziale al mente nostroalla modo di percepire, di sentire, di tremendamente fisico, iosservate, volti dei miei soggetti. E’ eperò innegabile il rapporto conparte la serie anni vivere. Vanno appunto indagate, colte messe a disposizione. Fanno delche nostro fa battezzai consapevolmente “Tracce”: una successione di volti divorati dall’ombra, che a fatica riescono a far comunicare e/o inconsapevolmente. emergere soltanto pochissimi tratti. E’ per questo motivo che, seppur sia considerabile una sequenza a sé stante, questa che vi mostro ha un debito talmente forte con Tracce che non riesce a liberarsi dal suo nome. La traccia lasciata dai volti di Tracce II non è più puramente visiva, si è Quale rapporto devedaavere il tuo lavoro con spazio espositivo? fatta fisica; talmente tattile deformare la pelle a causa del lo contatto. Tutto questo si è rivelato, a sua volta, un punto di partenza verso un passo successivo, una sequenza attualmente in fase di La mia ricerca vive di un suo spazio e di un suo tempo. Cerca collocazione e viaggia attraverso realizzazione che sarà resa pubblica nel momento e nelle modalità che riterrò più opportuni. l'ambiente che la ospita. E' mia intenzione far si' che ci sia equilibrio e corrispondenza tra le Come ogni traccia: è un segno del passato, col quale interagiamo nel presente per orientarci verso parti. Nessuna imposizione, né prevaricazione. Una dolce miscela che tragga beneficio e che il futuro. esterni pacata serenità tra i suoi elementi. Alessandro de Leo, nato a Molfetta (BA) nel 1984 e residente a Bisceglie (BT), è laureato nella facoltà di Scienze della Comunicazione presso l’Università di Bari e specializzato in Come vedi oggi il rapporto artistaartistico e rete web, una volta Comunicazione e Multimedialità. Il suotra percorso tocca negliche anni,ancora svariate discipline, ma il medium che mette in s’impone discussione è la fotografia. l’unicità Dopo aver dell’opera appreso i primi rudimenti riproducendola da autodidatta e nel 2008, partecipa al corso annuale presso la scuola di fotografia Camera Chiara (Bari), dove diffondendola? comincia una collaborazione che lo porta dall’altra parte della cattedra, diventando dal 2011 L'unicità dell'opera, oggi, forse ha subito un cambio di insegnante paradigma. di fotografia, collaborando con insegnante di fotoritocco digitale. Dal 2012 è inoltre E' probabile che non si possa più parlare di “pezzo unico” da un punto di vista materico, ma che varie associazioni. si ormai cercarela senso e respiro nell'unicità dell'idea, del pensiero, della messa in principali onda ... Perdebba quanto riguarda sua produzione fotografica, è dal 2009 che collabora con le “on air”.di microstock; a quest’attività affianca progetti artistici autonomi. agenzie L'istantaneità dell'oggetto e/o del suo significato nella nostra epoca deve forse tradursi in quell'insieme di percezioni visive-sonoro-acustiche, che vivono di una loro realtà e che, se pur tuttavia riproducibili, non esauriscono la loro essenza.


Blue panels



4 stagioni






Acqua




Il progetto raccontato dall’artista Pensieri. Pensieri messi su carta. Pensieri che nascono all’improvviso, che riaffiorano dopo tanto tempo, che permangono per tutta la vita, che si alternano, che rimangono in ogni attimo del nostro esserci. Il pensiero vive di una sua dimensione temporale e spaziale. Un pensiero è la cattura di un attimo in uno spazio. Generalmente un pensiero viene esternato, viene comunicato ma tante volte rimane nascosto, forte nella sua intimità. Indago sovente nei miei pensieri per scoprire nuove possibilità di me stessa. Provo a rapportarmi con lo spazio che mi circonda, immagazzinando, tramite i miei sensi, sensazioni e impressioni. I miei pensieri sono dunque la mia risposta allo spazio che mi coinvolge. Il rumore del silenzio è ciò su cui insiste maggiormente la mia indagine. Pacatezza e serenità che ci consentono di interpretare e affrontare l’esistenza con una più consapevole interiorità. Personalmente mi propongo di parlare in silenzio. La leggera e appena percettibile presenza del colore deriva, contrariamente a ciò che si può pensare, da una tradizione tipicamente orientale di amore appassionato per la bellezza dei suoi colori e soprattutto per le loro sfumature. Nel mio caso colori freddi, sostanzialmente verdi o blu. Lo stesso nero viene considerato come lo strato più profondo della bellezza in cui tutti i colori trovano la loro definitiva attenuazione. I confini del nostro pensiero sono illimitati. Microscopiche porzioni di tempo li determinano, li immortalano. Pensieri semplici e immediati, colmi nella loro essenzialità. Il poeta nascosto in ognuno di noi percepisce in un fenomeno sensibile un “moto perpetuo”, l’essenza dell’anima, un frammento di vita piccolissimo rispetto all’intero cosmo, un semplice pensiero che nella sua essenzialità si manifesta. Pensieri, preziosi respiri che provengono dal cuore, pensieri miei.

Agata Ivana Sorgi, nata a Catania. Consegue la maturità scientifica e successivamente il diploma di laurea in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. La sua tesi di diploma ha avuto come oggetto “La stanza della Terra e del Fuoc “ di Luigi Mainolfi a Castel di Tusa. Ad oggi insegna in qualità di docente di Storia dell'Arte e Disegno.



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