Il Segno gennaio 2014 - I

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PICCOLO

il Segno

...quello che gli altri non scrivono...

Il rimpastino

www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Anno XIII, n. 1 - 1/15 Gennaio 2014

quindicinale indipendente

70 anni fa, a Reggio Emilia, avvenne l’eccidio dei 7 fratelli Cervi per mano dei fascisti

L’amministrazione di centrosinistra di Rocca di Papa sta vivendo uno dei suoi momenti più difficili dopo 17 anni di governo del paese. Il sindaco ha azzerato la giunta, travolta da una serie di vicende che ne hanno minato gli elementi su cui si reggeva l’apparato amministrativo. A provocare il crollo sono state le dimissioni presentate il 27 dicembre scorso dal vicesindaco Roberto Barbante dopo le mozioni portate in consiglio comunale dall’esponente dell’opposizione Emanuele Crestini sul conflitto d’interessi tra il ruolo pubblico e la professione di geometra esercitata a Rocca di Papa. Sulla questione pesa la vicenda della discussa sanatoria rilasciata nel 2009 all’imprenditore del legname Carnevali, su cui ora l’ufficio tecnico comunale dovrà effettuare le opportune verifiche. Ma restano ancora da chiarire i rapporti tra il sindaco e l’imprenditore per la compravendita di un terreno in valle S. Lorenzo ARTICOLI da PAGINA 5 a PAGINA 10

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Dopo “sei un infame” di Barbante...

...Fei dà del tonto al Consigliere Crestini A pagina 11

Via Roma e non solo Nuova funicolare

San Raffaele

Aumenti TARSU

L’esempio La protesta deilavoratori dei Campi A pagina 15

A pagina 18

Pagamento mini-Imu 1ma casa

Il 40% dell’IMU (l’Imposta Municipale Propria) del 2013 per l’abitazione principale (prima casa) dovrà essere versata entro il prossimo giovedì 16 gennaio. A indicarlo è l’ufficio tributi del comune di Rocca di Papa, specificando che i cittadini dovranno pagare “il 40% della differenza calcolata tra l’aliquota base (4,00 per mille) e il 5,00 per mille deliberato dal comune”.

Dovetrovare Ancora i fondi tanti dubbi A pagina 17

A pagina 12

Corsi di musica e canto Laboratori di musica d’insieme, musica in culla e propedeutica musicale Sede di Grottaferrata Piazza Vittime del Fascismo, 23 Tel. 06 94546463 – Cell. 349 171 90 30 www.villaggiomusica.it infovillaggiomusica@gmail.com facebook – myspace.com


ATTUALITA’

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il Segno - 1/15 Gennaio 2014

Il lamento del premier: “Tutti vogliono qualcosa”

Navigando in rete

di Mauro Giovanelli Dalle dichiarazioni prefestive di Enrico Letta abbiamo capito che lui non ha la “bacchetta magica”. In questo semestre lo ha ribadito diverse volte, l’ultima non più tardi di qualche giorno fa, pertanto dobbiamo dedurne sia una notizia fondata. È monco di poteri paranormali. Peccato! Ci avevamo fatto affidamento, resta la delusione. Poi ha confessato, annuncio fresco fresco, di non essere “Babbo Natale”. Chi l’avrebbe mai immaginato? Eravamo tutti lì ad aspettare, avevamo addobbato gli alberi di plastica, predisposto il presepe, in attesa spasmodica di vederlo apparire carico di pacchi dono e allo stesso tempo poter contemplare il suo bel sorriso stampato in faccia a ricordarci i ghigni del gatto e la volpe del più celebre Pinocchio. E ora? Profonda amarezza! Dimentichiamoci dei regali e delle tonnellate di carbone dalla Befana, così tanto per prepa-

di Daniela Di Rosa Dopo anni di resistenza coatta (come fu per il cellulare),pochi anni fa comprai un computer… per lo più lo usavo al posto della vecchia Olivetti e per le mail (posta elettronica in tempo reale) poi su insistenza di amici, stanchi di navigare per me, decisi di installare Internet. Questo avvenne all’incirca un anno fa (i miei tempi sono molto lunghi per quanto concerne le nuove tecnologie) e si aprirono i mari della navigazione cibernetica… tutto ciò che mi interessava lo trovavo su Google, dalle curiosità più futili alle ricerche più interessanti e approfondite, qualunque problema, grande o piccolo, lo risolvevo con Internet, come prenotare un treno, un aereo, un albergo a Istambul, visite mediche, persino come curare un callo del piede o la diarrea del cane e avevo più di una risposta a portata di mouse… troppe, alla fine vado dal podologo e il cane lo porto dal veterinario! Dopo poco tempo, sempre su insistenza di amici che mi hanno letteralmente massacrato gli “zibidei” mi sono iscritta a Facebook. Ne ero terrorizzata, non capivo a che cosa potesse servirmi, ora lo so, a complicarmi la vita! Perché se una persona è “impegnata” nella vita reale a maggior ragione lo sarà in quella virtuale! È molto più facile, clicchi “mi piace” e hai dato il tuo sostegno alla causa che ti interessa, che siano le lotte per i diritti civili, o contro la caccia o contro la vivisezione, o l’appoggio ai partigiani di tutto il mondo, il sostegno alla rete delle donne, al telefono azzurro, alle reti antidiscriminazioni, alle foreste, l’antartico da salvare e così all’infinito. Io clicco, clicco tutto ciò che mi piace e ciò che voglio abolire, firmi una petizione... e purtroppo te ne arrivano altre 500. Un po’ perché ci credi, un po’ perché ti sembra scortese e allora firmi, ho firmato petizioni in inglese senza capire una parola e mi sono ritrovata nella pagina dell’Interpool, ho mandato mail in Ucraina, Romania, Turchia, Cina… entro nelle discussioni. Pochi giorni fa si parlava di caccia (io sono contraria) alla fine non ho capito più nulla, a un volgare cacciatore che pressappoco diceva: “A noi uomini il fucile, alle donne il…..” ho cliccato mi piace e, accortami dell’errore, non ho più potuto cancellarlo! Storie di Facebook e del suo frenetico coinvolgimento.

Le magie di Enrico Letta: L’impegno al tempo Chi sono io?BabboNatale? di Internet

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rarci al nuovo anno. Come non bastasse pochi giorni fa, e con mia grande meraviglia per la pacatezza che contraddistingue il nostro primo ministro, si è leggermente alterato sbottando in un “tutti vogliono qualcosa”. Non sarà che per caso si riferisse ai milioni di giovani disoccupati? Alla marea di partite IVA che non riescono più a sostenere il peso di un fisco iniquo? O forse la sua era indignazione per i pensionati che non arrivano a metà mese? I cassintegrati? I precari? Non voglio pensare alludesse agli stipendi dei dipendenti del Parlamento, commessi, stenografi, addetti alla buvette, segretarie, assistenti dirigenti e barbieri da minimo 130 mila €uro all'anno. La spiegazione è arrivata fresca fresca e ci ha fatto capire il dramma che sta vivendo quell’uomo. Con commozione ha infatti confessato di non essere in grado di “fare miracoli”. Ha aspettato l’anno nuovo per siffatta rivelazione, la più grave, non ce l’aspettavamo proprio, ci laREDAZIONE

Patricia Antolovic, Mauro Artibani, Bruna Benelli, Noemi Bevilacqua, organo quindicinale Federico De Angelis, Giulia dell’associazione culturale De Giorgi, Daniela Di Rosa, “Editoriale il Segno” Paola Gatta, Mauro Giovanelli, C.F. 92028150586 Anna Giovanetti, Toshi Kameda, Marcello Loisi, Camilla LombarRegistrazione Tribunale dozzi, Nanci Marietto, Loredana di Velletri n. 5/02 Massaro, Don Franco Monterubbiadel 19/02/2002 nesi, Noga (Gabriele Novelli), Massimo Onesti, Sergio Rasetti, DIREZIONE Annarita Rossi, Paola Rufini, Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa Vincenzo Rufini, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Roberto DIRETTORE Sinibaldi, Gennaro Spigola, RESPONSABILE Sandro Tabellione, Alessia Tino, Andrea Sebastianelli Cristiana Zarneri, ilsognatore

Enrico Letta

foto tratta da: www.thefrontpage.it:

scia attoniti, depressi. Personalmente la sensazione che ho provato, superata la delusione iniziale, è di profondo disagio psicofisico e totale disorientamento. Pur non essendo stato eletto confidavo molto nelle sue capacità taumaturgiche. Ma come? Mi sono chiesto. Se fra tutti i capi di governo della politica mondiale lui è quello che “giustamente” percepisce la più alta retribuzione a che titolo tale privilegio? Cosa rimane al nostro Presidente del Consiglio che i suoi omologhi del pianeta non hanno? Elementare miei cari. E che, mica ci ha scritto in fronte Jo Condor! mauro.giovanelli@gmail.com

ILLUSTRAZIONI

Franco Carfagna, Ermanno Gatta

ilpiccolosegno@libero.it

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Ringraziamo i nostri sostenitori e collaboratori: Gianfranco, Fiammetta&Giuseppe, Mauro, Simona&Orlando, Irene, Camilla, Giulia, Cristina, Orofino, Bruna, Roberto, Paola, Renato, Emanuele, Antonello, Emanuela, Luigi, Manuela&Massimiliano, Roberto, Marius, Diego&Pino, Lina, Gianluca, Gianfranco&Carlo, Miriam, Sandro, Elio&Maria, Elisa, Maurizio&Valentina, Rosa, Giancarlo, Giuseppina, Mario, Vincenzo, Alfredo, Giorgio&Mario, Massimo, Federica, Danilo, Piero, Jessica&Davide, Orlando, Anna Maria, Alessandro, Cosmo, Marina, Mauro, Silvia&Francesca, Alessandro, Luana, Mahmoud&Marco, Andrea, Paola&Alessia, Marco&Andrea, Anna, Loredana, Gabriele, Stefania, Alberto, Massimo, Annarita, Bruna, Enea, Ermanno, Franco, Armando, Santi, Rossana, Luisa, Patrizio, Nadia, Maurizio, Cristina, Italia, Nicola, Bruno, Enzo, Omero, Gianfranco, Fabrizio e Patricia.

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E anche in Tibet donne senza diritti

La violenza contro le donne accomuna il mondo

di Nanci Marietto Da quando le donne hanno accettato il matrimonio monogamico, sono state obbligate a restare vergini e fedeli all’uomo-marito per garantire la sua paternità, dato che la donna è sicuramente la madre di un nascituro mentre il padre può non esserlo. Da questo periodo iniziarono le violenze contro le donne, senza tener conto dei tanti miti (raccontati come venuti da forze superiori) per tenerle dominate dagli uomini stessi, per tenerle confinate in case o per coltivare la loro ignoranza ed esclusione sociale. Tutte le culture, in ogni Paese, hanno praticato e praticano violenze contro le donne. Infatti, in tutti i Pesi del mondo la prima causa di morte e di invalidità delle donne è la violenza subita dai mariti, o dagli ex (ex fidanzati, ex-amanti), ma anche da padri o fratelli. Sono più colpite le donne dai 20 ai 45 anni d’età, di tutte le classi sociali, dato che è un problema di dominazione degli uomini sulle donne. Le donne stuprate hanno un’età compresa tra i 4 mesi e gli 82 anni, il che smentisce la difesa che religiosi e conservatori fanno dello stupro, affermando “che sono le donne stesse a provocare vestendosi o comportandosi in modo provocante”. I Paesi con maggiore femminicidio, o altre violenze sulle donne, sono nell’ordine: El Salvador, Trinidad e Tobago, Guatemala, Russia, Colombia, Belise, Congo, India e Zambia. In Europa abbiamo Austria, Finlandia, Francia, Germania, Svezia, Italia e Svizzera. Si tratta di studi fatti in 186 Paesi. L’inasprimento delle pene deciso da alcuni Stati, recentemente anche l’Italia, non ha inibito il fenomeno, visto che spesso i tribunali, poiché la mentalità del giudice è ancora maschilista e quindi di odio e dominio contro le donne, concedono molte attenuanti agli accusati. La più comune è la “non premeditazione del crimine”, usata frequentemente nei casi di stolking, di ag-

gressioni, o anche nei riguardi di chi scatta foto o video di lei in intimità per poi metterle su Internet, ecc. Tutto questo accade anche in presenza di denunce precedenti, con il risultato che la “non premeditazione” abbassa notevolmente le pene degli assassini o aggressori. Tra i popoli in cui le violenze contro le donne sono maggiori, vi è sicuramente il Tibet (una regione autonoma cinese). Perlomeno dal V secolo si sa che lì esiste la poliandria (cioè una donna sposata con più uomini), ed è l’unico luogo, nel mondo, a conservare tale pratica. Anche Marco Polo nel suo libro Il Milione scrive che le madri portavano le ragazzine dai commercianti per far fare loro quello che volevano su di esse. Questa regione, con strutture feudali, isolata in quanto posta nell’Himalaia, comandata da capi religiosi buddisti, non offre alcuna possibilità di lavoro per le donne. Gli uomini, per esempio, possono vivere in conventi buddisti, esclusivamente maschili, dove vivono della carità altrui in apparente bontà. Per le donne questo non è possibile e allora vengono ammassate in “recinti familiari” usando su di

loro le peggiori violenze. Dato poi che le donne sono poche, alcune di esse sono sposate anche con 7 uomini. Dopo i Tibetani ci sono i Talebani, musulmani integralisti. Dove governano loro, le donne non hanno nessun diritto, né di studiare, né di curarsi quando si ammalano, né di lavorare, né di uscire per strada (se escono devono essere completamente coperte in quanto le considerano responsabili della sessualità maschile e quindi non devono essere provocanti). In queste società le donne hanno il solo scopo di riprodurre e poi possono anche morire, e spesso la loro morte viene appositamente procurata. Lo scorso 25 novembre si è celebrata la giornata contro la violenza sulle donne, promossa dall’ONU (l’Organizzazione delle Nazioni Unite), la quale già il 24 giugno 1992 approvò una risoluzione, rivolta a tutti i governi, di intervenire contro questo fenomeno, firmata da 27 organizzazioni umanitarie internazionali. Da uno studio fatto proprio dall’ONU, è emerso che sono proprio le culture religiose le più crudeli verso le donne:

cristiani, musulmani, induisti e buddisti. Da allora il femminicidio è aumentato in tutto il mondo, data anche la reazione delle donne che cercano di conquistare giorno dopo giorno la loro indipendenza. Chiaramente, sono le donne le maggiori frequentatrici delle chiese, mettendo legna nel fuoco dei valori di odio alle donne stesse o di misoginìa. Questo si deve all’educazione che hanno ricevuto, alla falsa bontà delle religioni, alla mancanza di libertà nel poter frequentare qualunque posto com’è permesso agli uomini. Tuttora le donne “preferiscono” stare a casa, escono solo quando hanno qualcosa da fare come effettuare la spesa, andare al cinema, visitare un parente, ecc. Invece, recarsi in riunioni pubbliche, uscire solo per andare a trovare degli amici, stare seduti in un bar, uscire senza meta, è un’esclusività tutta maschile.

SONO COMINCIATI

SALDI

I NOSTRI GRANDI


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da Tokyo Toshi Kameda Un primo passo è stato compiuto verso lo smantellamento della centrale nucleare di Fukushima, un processo che durerà almeno 40 anni. Il 18 novembre la TEPCO, la compagnia elettrica di Tokyo ha cominciato a rimuovere i combustibili esausti contenuti in 1533 barre dalla vasca di stoccaggio del reattore n. 4 per essere depositati in una vasca più sicura. Se andrà tutto bene il lavoro dovrebbe concludersi alla fine dell’anno prossimo. La vasca era piena delle macerie cadute a causa dell’esplosione del reattore n. 3 e per procedere hanno dovuto toglierle ma alcuni piccoli pezzi ancora presenti possono mettere a rischio l’intera delicata operazione. I combustibili sono sempre radioattivi e se non vengono raffreddati con l’acqua possono emettere nell’aria sostante radioattive tali da necessitare un’evacuazione massiccia della popolazione. E se durante l’operazione una barra dovesse danneggiarsi? Ci penseranno al momento sul cosa fare, per ora è tutto imprevedibile. A rischio sono anche i lavoratori. In alcuni punti il livello di radiazione è elevatissimo, 300 microsievert l’ora. Questa vasca piena di combustibili, da un momento all’altro, poteva crollare a causa di una forte scossa di terremoto malgrado abbiano rafforzato la struttura. La vasca si trova al quinto piano a 30 metri di altezza rispetto all’edificio del reattore. Quando è andata via la corrente e si è fermato il sistema di raffreddamento, i combustibili dei reattori n. 3 e 4 hanno cominciato a riscaldarsi, i soccorritori gettavano acqua dall’elicottero, ma tutto in maniera improvvisata come si trattasse di un incendio comune. Ci si domanda come mai la vasca si trovi così in alto. Il motivo è semplice: Secondo la compagnia non poteva accadere una cosa simile. Per quanto riguarda gli altri reattori, dal n.1 al 3, il processo è più complicato. Non sappiamo ancora che cosa sia davvero successo al loro interno. Il 13 novembre, per la prima volta, sono entrati

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Contro il nucleare, dentro il nucleare

Iniziata l’operazione che durerà 40 anni

nel contenitore del reattore n.1 trovando due punti da cui fuoriesce acqua. È proprio questa perdita di acqua altamente radioattiva che sta rallentando lo smantellamento. Comunque, dentro questi reattori persiste l’ignoto. Come si possono recuperare tutti i combustibili fusi non sapendo dove sono finiti? Smontare tutto in 40 anni è una previsione troppo ottimistica se in Gran Bretagna ne occorreranno 90 (fino al 2083) per la centrale nucleare di Trawsfynydd che ha due reattori, chiusi nel 1991, e le cui operazioni di smantellamento sono iniziate nel 1995. Del tutto diverso è il caso di Fukushima. Non sarà un metodo molto efficace recuperare il combustibile riempiendo il contenitore con acqua se questa continua a disperdersi. Se c’è qualcuno interessato, è stato bandito un concorso pubblico, valido fino a gennaio, per proporre un metodo da Premio Nobel! Lo scorso settembre il premier Abe ha chiesto alla TEPCO di chiudere i reattori 5 e 6, scampati dall’esplosione essendo fermi per le ispezioni ordinarie, ed ora la compagnia ha finalmente deciso di abbandonarli. Il fatto, però, non sorprende visto che entrambi sono già vecchi rispettivamente di 35 anni e 36 anni. Il sospetto è che in cambio, la compagnia, ottenga il permesso di riattivare la centrale di Kashiwazaki-Kariwa in provincia di Nigata. E infatti si intravede qualche apertura da parte delle autorità. Il presidente provinciale ha attenuato la sua posizione nei confronti della richiesta di attivazione ricevendo la documentazione presentata dalla stessa compagnia. Anche l’Autorità della Regolazione Nucleare sta dando un giudizio positivo sui provvedimenti per la sicurezza che sono elementi essenziali per la sua riattivazione. Ma la TEPCO non dovrebbe avere il diritto di gestire la centrale nucleare senza aver verificato tutte le cause e responsabilità dell’incidente. E poi, ammesso che tutti i provvediLa rimozione delle barre di combustibile sopra la vasca. menti necessari siano a Fonte: http://photo.tepco.co.jp/li- posto, la TEPCO dovrebbe brary/131118_01/131118_06.jpg risarcire tutti i danni e le

Il reattore n. 4 coperto con una nuova struttura per la sua rimozione. Fonte: http://photo.tepco.co.jp/library/130529_04/130529_42.JPG

spese della decontaminazione ma non potrebbe farcela visto che i danni vanno oltre le facoltà finanziarie della compagnia raggiungendo circa 33,6 miliardi di euro. Ogni compagnia ha a disposizione circa 805 milioni di euro in base alla vecchia legge sul risarcimento nucleare del 1961. Per ora con una legge ad hoc lo Stato dà il sostegno finanziario alla TEPCO che a sua volta glielo deve restituire. Occorre un sistema adeguato nel quale ogni compagnia che gestisce la centrale nucleare sia in grado di affrontare anche il “dopo incidente”. Perché un incidente nucleare non è più improbabile come volevano far credere sia le compagnie che il governo. Il parlamento, però, non ha ancora rispettato la promessa fatta subito dopo l’incidente di rivedere la legge del 1961. Il 6 dicembre, mentre scrivo, il governo sta per approvare in tutta fretta una pessima legge che garantirebbe il segreto di Stato su tutto ciò che gli è scomodo, compresa la questione delle centrali nucleari. In questi giorni molti cittadini si stanno mobilitando in ogni parte del Paese e davanti al parlamento dalla mattina presto fino a tarda sera per dire un no assoluto alla legge. Allo stesso modo tanti personaggi, da registi ad attori, da giornalisti a cultori, da scrittori a scienziati, stanno partecipando alle proteste. L’anno nuovo è arrivato ma non possiamo sentirci sereni. Ci aspetterà un 2014 ancora più duro. toshiditalia@yahoo.co.jp


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INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 30 novembre 2013 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 17.051 (maschi 8.417; femmine 8.634). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.292.*

ROCCA DI PAPA notizie, informazione, attualità

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NUMERI UTILI

Clinica San Raffaele: 06-9428601 Comando Carabinieri: 06-94749007 Polizia Municipale: 06-94286134 Centralino Municipio: 06-942861 TAXI Mario: 346-3684911 06-9499151 (casa)

Si dimette il vicesindaco Barbante Giunta “nuova”... facce vecchie *dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

Il Consigliere Crestini aveva posto la questione del conflitto di interessi

di Andrea Sebastianelli Il 2014 ha portato l’azzeramento della Giunta comunale di Rocca di Papa dopo le dimissioni presentate lo scorso 27 dicembre dal vicesindaco e assessore all’ambiente Roberto Barbante in seguito a una serie di mozioni e interrogazioni lette in uno degli ultimi Consigli comunali dal consigliere d’opposizione Emanuele Crestini sul conflitto di interessi tra l’attività istituzionale e quella professionale di geometra esercitata nella cittadina castellana dall’esponente del Partito Democratico. Nella lettera indirizzata al sindaco, Barbante respinge le accuse parlando, a proposito delle mozioni presentate dalla minoranza, di “un gesto di inaudita bassezza morale e politica che non si era mai verificato nella storia del nostro paese, dimostrando come ormai la politica abbia raggiunto il livello più basso degli ultimi anni e come rimane incarnata, in taluni personaggi, la logica dell’invidia, dell’odio e del pregiudizio fine a se stesso”.

Immediata la Il dimissionario Barbante replica del consigliere Crestini, secondo cui “nessun attacco di tipo personale è stato portato avanti ma semplicemente si è cercato fare chiarezza su un aspetto che da troppi anni metteva in relazione interessi pubblici e interessi privati mentre la gestione generale del paese va a rotoli”. A portare alla luce in modo evidente tale Le dimissioni di Barbante conflitto era stata la recente vi- giungono a distanza di poche cenda dell’imprenditore del le- settimane dalla nomina di Magname Bruno Carnevali, che rika Silvia Sciamplicotti a predel Consiglio nel 2009 aveva ottenuto dal sidente Comune roccheggiano una sa- comunale in sostituzione di natoria malgrado l’insussi- Luigi Ferazzoli, da diversi stenza del requisito necessario, mesi assente per questioni perossia l’esistenza degli immo- sonali. bili da sanare in base alla legge Si tratta, in definitiva, di un n. 47 del 1985 (su questo tema rimpastino, simile a quello leggere gli articoli nelle pagine dell’aprile del 2008, quando Boccia ritirò le deleghe all’alseguenti).

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lora vicesindaco e assessore all’ambiente, Maurizio De Santis (le stesse deleghe del Barbante dimissionario... portassero sfiga?). Anche allora il Sindaco Boccia cambiò qualcosa per non cambiare niente. Proprio come oggi. Al momento in cui andiamo in stampa, è trapelata qualche voce di corridoio secondo cui nella “nuova” giunta starebbe per entrare Roberto Sellati (già assessore per più di due legislature) nel ruolo di assessore all’ambiente, mentre Fei occuperebbe la poltrona di vicesindaco che fu di Barbante, confermando nel contempo l’attività dei lavori pubblici. Maurizio Querini e Valentina Trinca dovrebbero confermarsi rispettivamente al bilancio e ai servizi sociali. Discorso a parte per la Sciamplicotti, in quanto la presidentessa del consiglio comunale sembra intenzionata a tenere a sé le deleghe all’urbanistica, caso più unico che raro in Italia (e forse all’estero!). Su nomi e deleghe, comunque, non ci sono né conferme né smentite ma lo stesso sindaco ha garantito che il nodo sarà sciolto entro pochi giorni.

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ROCCA DI PAPA Barbante si difende scrivendo due pagine fitte, mentre il sindaco preferisce tacere

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Chiacchiere e parole a vuoto... fatti e sospetti restano in piedi di Andre Sebastianelli Le due pagine fitte con cui l’ex vicesindaco di Rocca di Papa, Roberto Barbante, spiega le sue dimissioni dalla giunta appaiono un mediocre esercizio di scrittura politica, un misto tra le elucubrazioni del Ghedini-avvocato a difesa di Berlusconi e gli appelli antiodio che lo stesso Berlusconi rivolgeva agli italiani. Niente di più. Da un personaggio politico che si definisce di sinistra ci saremmo aspettati anche un po’ di sana autocritica in stile gramsciano e invece niente. Il sunto delle due pagine (che i più curiosi possono leggere integralmente su ilmamilio.it) è: mi dimetto perché Crestini mi odia; il mio ruolo istituzionale non è in conflitto con la mia attività professionale di geometra; mi dimetto perché amo Rocca di Papa. In queste tre affermazioni emerge l’inconsistenza politica (e di dialettica politica) di un uomo che per circa un decennio ha ricoperto i più importanti ruoli pubblici a cominciare dalla figura di vicesindaco. Senza soffermarci sul suo auto-osannato amore per Rocca di Papa (anche qui la memoria va a Berlusconi e al suo folle amore per l’Italia), ripartiamo dagli altri due aspetti.

“CRESTINI MI ODIA; IL MIO CONFLITTO D’INTERESSI NON ESISTE” Il consigliere Emanuele Crestini sta facendo quello che qualsiasi esponente dell’opposizione dovrebbe fare: controllare ciò che fanno gli amministratori di un paese (altrimenti l’opposizione a che serve?). Un gesto di semplice democrazia che però agli occhi dei nostri governanti appare eversivo e, addirittura, basato su attacchi personali. Di che cosa si sarà mai occupato dunque Crestini? Del colore dei capelli di Barbante? Delle sue idee religiose? Del suo modo di parlare o di vestire? Delle sue preferenze sessuali? No! Crestini si è occupato di una pratica edilizia, nella fattispecie la richiesta di una sanatoria (la n. 739) presentata il 5 agosto 2009 dall’im-

Barbante

Boccia

prenditore del legname Bruno Carnevali. Sanatoria su cui gravano alcuni sospetti di illegittimità visto che gli immobili sanati, in base alle foto aree da noi pubblicate, non esistevano. Poi lo stesso Crestini ha scoperto che quegli immobili sanati in modo arbitrario, erano gli stessi di cui si parlava in un progetto di abbattimento e ricostruzione firmato da un geometra di Rocca di Papa. Chi sarà mai stato questo geometra? Roberto Barbante, il quale firma i progetti e li presenta al Comune il 24 novembre 2010, quando cioè lo stesso Barbante è anche vicesindaco e assessore ai lavori pubblici. La legge parla chiaro (art. 78, comma 3, del Decreto Legislativo n. 267 del 2000): “I componenti la Giunta comunale competente in materia di urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici devono astenersi dall’esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato”. Tutto il resto sono chiacchiere a vuoto e bene avrebbe fatto Barbante a tacere invece di arrampicarsi sugli specchi.

SE BARBANTE SCRIVE IL SINDACO TACE Se Barbante ha scritto due pagine fitte c’è invece chi non ha detto nemmeno una parola. E’ il sindaco di Rocca di Papa Pasquale Boccia che, a parte qualche riferimento di sfuggita

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Carissimi clienti/amici, EGA è con un pizzico di commozione dal 1946 che vi scriviamo queste righe. Vogliamo dirvi grazie... un enorme e sincero grazie, perché ci avete regalato tanto. Grazie a voi abbiamo passato dei momenti speciali che ci rimarranno dentro. Grazie ai “nostri” Sposi abbiamo conosciuto nuove emozioni, condiviso con loro i momenti più belli e più felici della loro vita. Grazie per averci seguito in questa nostra esperienza. Con immensa gratitudine Franco e Cristina Fondi

nel consiglio comunale del 16 dicembre (vedi pagina a fianco), non ha ritenuto di dover chiarire l’affare immobiliare concluso insieme all’imprenditore del legname Carnevali. Ricordiamo brevemente anche questo caso. Il 6 agosto 2003 Boccia e la moglie Noto concludono insieme a Bruno Carnevali l’acquisto di un terreno (al 50%) in località Calcare che pochi mesi prima l’amministrazione di Rocca di Papa aveva inserito nel “Piano particolareggiato loc. Calcare-Valle S.Lorenzo - zona C6”. Il 6 agosto 2010, Boccia-Noto-Carnevali lo rivendono a una cooperativa al prezzo di 160mila euro. Tre mesi dopo, Carnevali presenta al Comune il progetto di ristrutturazione firmato dal vicensindaco-geometra, basato sulla discussa sanatoria del 2009. Da quel momento (o meglio da quando la sanatoria edilizia è apparsa viziata) i rapporti tra quest’imprenditore e i membri della giunta hanno smesso di essere un fatto privato, perché nel frattempo la “vicenda Carnevali” ha travolto tutti; vicenda su cui Boccia, pur essendone a conoscenza (in quanto sindaco) dal 13 agosto 2013 -la data è riportata su un documento recente del servizio urbanistica del comune- ha aspettato ben 4 mesi per chiedere ai suoi uffici di fare chiarezza! Una circostanza alquanto strana, tanto più che il 14 ottobre 2013 il consigliere Crestini scriveva direttamente al sindaco di verificare tale concessione di sanatoria non ottenendo nessuna risposta. Come mai? Questo il sindaco lo deve spiegare, così come dovrebbe rendere noto il costo del terreno acquistato con Carnevali nel 2003 e venduto qualche anno dopo a 160mila euro facendo sicuramente un ottimo affare. La vicenda è di pubblico interesse visto che il “Piano particolareggiato loc. Calcare-Valle S.Lorenzo - zona C6” è stata la più grande lottizzazione edilizia di Rocca di Papa degli ultimi cinquant’anni e nessun sospetto deve restare sullo sfondo, tanto più se coinvolge il primo cittadino.

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ROCCA DI PAPA

il Segno 1/15 Gennaio 2014

Parte la verifica della sanatoria rilasciata dal comune nel 2009 Alla base del terremoto politico di fine anno vi è la “vicenda Carnevali”

di Roberto Sinibaldi “Si richiede di far eseguire con sollecitudine tutti gli accertamenti previsti, compresi quelli di competenza della Polizia Locale, al fine di verificare la legittimità della concessione in sanatoria di via dei Laghi km 10,600, Rocca di Papa”. Questa la richiesta del consigliere di minoranza Emanuele Crestini formulata nel consiglio comunale del 16 dicembre 2013. Su questo presunto abuso Crestini afferma di aver richiesto informazioni al sindaco e all’assessore già dallo scorso mese di ottobre, senza avere risposte. L’impressione che si è avuta assistendo ai lavori del consiglio è che la maggioranza da una parte si sia messa in difesa, ma soprattutto che il sindaco e la giunta abbiano assunto il solito tono pilatesco, scaricando ogni eventuale responsabilità sul geometra dell’ufficio tecnico, che appare sempre di più come l’unico puntello su cui si regge tutta la politica urbanistica del nostro comune. La particolarità del “presunto” abuso sta nel fatto che sono state pubblicate, proprio su questo giornale, delle foto aeree che parlano da sole. La sostanza è che gli edifici condonati con una legge del 1985 sono stati costruiti una ventina

N AP U

A OV TURA ER

di anni dopo. Come è stato possibile sanare qualcosa che all’epoca non esisteva? È quasi certo che ci sia qualcosa che non va. Altra particolarità è che nella faccenda è coinvolto Roberto Barbante come tecnico privato. Barbante non è il tecnico che ha richiesto la sanatoria, ma colui che successivamente ha fatto domanda per la demolizione e ricostruzione dei volumi sanati. Comunque ha maneggiato quelle carte e soprattutto l’ha fatto mentre era assessore ai lavori pubblici nella prima giunta Boccia. Per questo il consigliere Creconsiglio comunale del 16 dicembre, oltre a richiedere un accertamento sulla pratica, ha richiesto anche le dimissioni del vicesindaco Barbante. Richieste entrambe respinte dalla maggioranza, ma subito dopo accolte: il responsabile dell’ufficio tecnico comunale ha avviato un procedimento finalizzato a rivedere la pratica Carnevali, e Barbante il 27 dicembre ha presentato le sue dimissioni come assessore e come vicesindaco. È finita qua? Non secondo il consigliere Crestini, che ormai parla apertamente di “sistema Boccia. Un sistema che ci ha sprofondato in una deriva politica e che pare proprio basato su sacche di privilegio che stanno venendo a galla una per una”.

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L’intervento del sindaco in consiglio sulla “vicenda Carnevali”

Consiglio Comunale del 16 dicembre. Crestini propone la mozione “Carnevali”. Nel dibattito interviene il Sindaco di Rocca di Papa, Pasquale Boccia. Questi il suo intervento riportato letteralmente. Le parti tra parentesi quadre sono commenti del nostro Roberto Sinibaldi.

«Io dico, veramente non stiamo dando… io per primo, un bello spettacolo ai nostri concittadini. Allora, c’è questa mozione. È arrivata anche prima della mozione ed interrogazione, e nessuno dubita. L’ufficio, ero testimonio… personalmente ho parlato con il responsabile dell’urbanistica di informarci e farci sapere come stanno le cose. Allora io voglio rassicurare i cittadini [la sala in quel momento era stracolma] che questa amministrazione non ha nessuna sacca di privilegio; non deve mettere – come dire – nel cantuccio nessun atto! Ogni atto deve essere pubblico, anche quelli personali, anche quelli personali [lo ha ripetuto due volte, alludendo alla compravendita di immobili da parte sua e della moglie], mi fa piacere, poi spiegheremo anche come [ma poi non l’ha fatto], e allora sul caso specifico i cittadini devono sapere che oggi il Consiglio, con forza, proprio per l’autorità che ha, invita la struttura – e in questo caso chi rappresenta la struttura non me ne voglia – la segretaria generale, ma non perché, non è un richiamo… è un invito, domani stesso di invitare l’attuale responsabile, che come sapete i nostri responsabili non è che stanno lì per scaldare la sedia, di emergenze ce ne hanno tantissime, soprattutto in questo periodo, però questo non significa nulla. Va fatto! E noi vogliamo una relazione descrittiva su questa pratica. Allora, se c’è necessità, anche di votarlo [riferendosi alla mozione Crestini] in questi termini, così recependo anche quello che è stato l’intervento sia del mio capogruppo che del consigliere De Santis [ma Querini, come capogruppo del Pd, aveva appena annunciato voto contrario!], allora sì! Perché giustamente, dire altre cose, non siamo nelle condizioni di poterlo fare [dimentica che Crestini aveva mandato una lettera formale sull’argomento Carnevali già da metà ottobre]. Facciamolo dire a chi ha responsabilità. Io vedo tra il pubblico persone che sanno bene qual è la procedura. E quindi la parte politica deve limitarsi sia all’indirizzo, e anche al controllo – assolutamente, ci mancherebbe pure – però è ovvio che quando si manifestano questi dubbi, si fanno queste richieste, certamente lì la funzione del controllo deve essere a 160 gradi, deve essere fatta con scrupolo! A 360 gradi, a 360 gradi. Deve essere fatta a 360 gradi! Quindi, cari consiglieri, dimostriamo che qui non c’è da nascondere proprio nulla. E che cara segretaria appena sarà possibile… no possibile… al più presto la manda al sindaco [riferito alla risposta alla mozione da parte del responsabile dell’urbanistica del comune], all’assess… al nostro presidente, che conserva ancora le deleghe dell’urbanistica, checché se ne dica e al consigliere (indica Crestini) per poi dare comunicazione all’intero Consiglio. Chiaro? [Chiude il microfono con gesto stizzito guardano in direzione di Querini quando pronuncia l’interrogativo “Chiaro?”]».


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il Segno 1/15 Gennaio 2014

“Cari politici, vista la situazione che avete intenzione di fare?” Dopo le tante (troppe) vicende emerse durante gli ultimi consigli comunali

di Sergio Rasetti Da tempo il nostro giornale è costretto a occuparsi di argomenti poco edificanti. Le “distrazioni” dell’apparato politico e amministrativo sembrano aver causato situazioni “pericolose” per la credibilità e affidabilità degli stessi in relazione ad alcune importanti pratiche amministrative. L’impegno di un paio di consiglieri comunali d’opposizione, che leggono bene le carte, mette il consiglio comunale nella condizione di dover prestare più attenzione alle delibere consiliari, apparentemente approvate “sulla fiducia” senza approfondimenti o discussioni e su quelle di competenza dalla giunta comunale decise nel I consiglieri d’opposizione Emanuele Crestini e Danilo Romei

chiuso di una stanza. Dagli interventi si evince che il lavoro delle commissioni, propedeutico a ogni consiglio comunale, non è proficuo e partecipato. In definitiva tutto è deciso da tre o quattro persone. Notizie corredate da documenti ufficiali, dibattiti in consiglio, delibere di consiglio e di giunta comunale, pubblicazioni obbligatorie sul sito del comune, foto su stati di fatto visti dall’alto, dal basso, di fianco, di traverso e notizie circostanziate su siti web gestiti da concittadini volenterosi lasciano intravedere scenari preoccupanti. Sono tessere di un mosaico di provvedimenti sui quali ogni cittadino dovrebbe porre più attenzione e chiedere ai politici di ogni parte di andare fino in fondo per verificarne la legittimità.

Da sin. il Consigliere Roberto Sellati, il sindaco Boccia, la presidente del Consiglio Sciamplicotti e l’ex Ass.re Barbante

Purtroppo, come si è visto nella discussione in consiglio comunale del 16 dicembre scorso, alcuni consiglieri non ritengono importanti le documentazioni rese pubbliche. A proposito di un’importante concessione edilizia sulla quale si chiedeva una verifica approfondita affidata alla responsabilità del sindaco, assessori e tecnici, rilasciata all’azienda Carnevali Bruno, un assessore ha perfino argomentato che allora sarebbero stati necessari controlli a tappeto sulle concessioni degli ultimi anni (5/10/20/30 anni?) perché non sarebbe giusto controllarne soltanto una (praticamente un vero e proprio insabbiamento di tutta la materia condito da quella che poteva apparire soprattutto come una velata minaccia). Questa maggioranza è compo-

sta da iscritti al Partito Democratico ed è probabile che il Matteo Renzi rottamatore avrà molto lavoro da fare a Rocca di Papa. Chi ha rottamato un D’Alema non avrebbe nessuna difficoltà a rottamare una giunta comunale che manifesta tante anomalie e i gravi sintomi della vecchia politica (l’inopportuno rientro del consigliere Maurizio De Santis, che si era candidato in alternativa a Boccia, nel Partito Democratico e il suo trasloco nei banchi della maggioranza porta il peso dei suoi 1.148 elettori al servizio di Boccia; un fatto che aggrava le anomalie in questione). Gli eventi incalzano e non passa giorno che qualche notizia “scomoda” o “scandalosa” sia resa pubblica. Quanto può andare avanti questa situazione?

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ROCCA DI PAPA Nel consiglio del 16 dicembre va in scena la confusione della maggioranza il Segno 1/15 Gennaio 2014

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“Votiamo no...” ma poi votano sì eilpubblico rumoreggiadivertito di Luigi Serafini Consiglio comunale del 16 dicembre. Ci sono stati vari elementi inusuali: prima di tutto la presenza massiccia di pubblico, segno che la politica interessa ai cittadini; secondo dato, una forte partecipazione emotiva che ha portato il pubblico a rumoreggiare e a commentare con toni ironici molte affermazioni, soprattutto degli assessori. I lavori sono stati monopolizzati dal consigliere di minoranza Emanuele Crestini, che ha dettato praticamente tutti i temi in discussione. La maggioranza è apparsa frastornata e senza capacità di reazione. Imbambolata dalle richieste, interrogazioni, mozioni di Crestini. Gli assessori e talvolta il sindaco sono intervenuti per dare la linea, ma la tattica non è

stata quella di argomentare punto su punto, ma di far prevalere la forza dei numeri e bocciare quasi tutti i suggerimenti di Crestini. Non è passata, per esempio, la proposta di fare un po’ di manutenzione a via Roma. La strada panoramica che è la principale via d’accesso al paese. Motivazione: “allora si deve fare per tutte le strade”. “Ma è proprio questo il punto, se non si comincia da qualche parte non si farà mai niente!” – ha risposto Crestini. I lavori sono proseguiti con

L’ass.re al Bilancio e capogruppo Pd, Maurizio Querini

una maggioranza arroccata in difesa, a respingere ipotesi di lavoro, proposte operative o accertamenti su pratiche edilizie, sempre proposti da Crestini. Uno dei momenti più sconcertanti è stato quando l’assessore Maurizio Querini, nella sua

Non è più tempo di deleghe in bianco ma di partecipazione

Il 2013 è stato un anno difficile per tutti. Difficile per le famiglie, per chi ha perso il lavoro e non riesce più a trovarne un altro, per i giovani che quando lo hanno è precario, sotto pagato e senza regole. Difficile per i partiti politici, per gli uomini politici, per i militanti politici quando ci sono. Difficile per gli Amministratori pubblici senza più risorse ma che faticano a ridursi i loro compensi e a rinunciare a quel clientelismo che li ha resi indigesti anche a chi è stato accontentato con un lavoro o appalto assegnati senza trasparenza. Ma la televisione / ha detto che il nuovo anno / ci sarà una trasformazione /e tutti stiamo già aspettando … cantava Lucio Dalla. Ci sarà davvero un cambiamento? Localmente sembra che qualche cosa comincia a muoversi, ma è certo che il messaggio non è arrivato ancora con tutta la sua drammaticità. Sembra

che i politici attuali non siano in grado di ravvedersi. Forse ce li meritiamo così come sono, perché dopo averli delegati con il nostro voto facciamo finta di averlo dimenticato e ci ostiniamo a ripetere, come nel nostro caso, di non aver votato Boccia e i suoi pards o di non aver votato l’ex Cavaliere e i suoi dipendenti a livello nazionale. Giocare a nascondersi ha causato danni molto gravi alla politica. Ha creato un millantato credito di consenso, ha permesso a lor signori di fare cose pazzesche, come comprarsi mutande verdi, pagare ricevimenti matrimoniali, mantenere amanti con i fondi dei partiti. Con il nuovo anno sarà bene dichiarare estinta - la delega in bianco - riprendendo un proficuo comportamento che fu dei nostri padri - la partecipazione -. Il Sognatore

doppia veste di assessore ruolo istituzionale - e capogruppo del Partito democratico - ruolo partitico - ha annunciato il voto contrario del Pd su una richiesta di verifica per una pratica edilizia in sanatoria relativa a Bruno Carnevali (via dei Laghi). Subito dopo ha preso la parola il sindaco, ha smussato gli angoli del suo irruento assessore e ha portato il Pd all’accoglimento della richiesta di accertamenti. Al momento del voto lo stesso assessore Querini, dopo pochi minuti dal suo no, ha votato sì senza battere ciglio. Dal pubblico si è levato un commento sarcastico: “Prima dice una cosa e poi ne fa un’altra”. Cose della politica di oggi, segno evidente che ognuno va per la sua strada, senza seguire un itinerario condiviso.

Quando i politici straparlano

“Quindicennale”... la grande forza delle parole

Ci sono delle parole che proprio vanno per conto loro. Uno apre la bocca per esprimere un concetto e invece esce un’altra cosa. È quello che è successo per la parola “quindicinale”, che riguarda la nuova cadenza con cui esce il Segno. Durante l’ultimo Consiglio comunale, pause comprese, più di qualcuno evidenziava che il nostro giornale sarebbe uscito come “quindicennale”. In genere se ne preoccupavano, qualche assessore ha addirittura espresso una condanna preventiva al fatto che il giornale uscirà più spesso. Più spesso ma non ogni quindici anni, come l’ignaro continuava a ripetere. La lingua italiana ogni tanto ci sbeffeggia, non bisogna prendersela, però magari sarebbe opportuno accorgersene, specie se si ha un ruolo pubblico. Ecco, i nostri politici continuano a dire “quindicennale”, forse vorrebbero una rarefazione della stampa del nostro giornale, giusto per allontanare l’informazione ai cittadini che spesso genera qualche critica, che d’ora in poi potrebbe esserci ogni quindici giorni. La redazione


10 di Paola Gatta Ombrosi, nervosi, scalpitanti. Così sono i cavalli di razza della politica roccheggiana. Chi sono? Querini e Fei, assessori Pd del nostro comune, due ragazzi un po’ troppo cresciutelli all’anagrafe, ma ancora politicamente acerbi. La loro maggiore qualità? Parlare sempre. Il loro maggior difetto? Parlare sempre e a sproposito. Il sindaco ne sa qualcosa, ma non può dirglielo direttamente. Ha sicuramente provato a farglielo intendere, ma proprio non capiscono. Così pieni di sé, certi di fare bene, di essere dei politici sottili, abili e – c’è da giurarlo – molto tattici, si perdono in un bicchiere d’acqua ogni volta che intervengono. Fanno strame dell’italiano, ma questo è un dettaglio assai piccolo rispetto ai guai che combinano quando, in abbinata, si pavoneggiano durante i lavori del consiglio comunale, sempre in maniera non solo inconcludente, ma autolesionista per la loro stessa maggioranza. Proprio come hanno fatto durante l’ultimo consiglio comunale, quello del 16 dicembre. Sono certi di avere ragione e quindi diventano un pochino arroganti. Ma non è colpa loro. È un’arroganza che deriva dall’ignoranza, perché se qualcuno non sa, tende a diventare perentorio. Non motiva le sue posizioni, ma le afferma con la forza e non è sfiorato dal dubbio. Ora il sindaco ha azzerato la Giunta, ma la cosa imbarazzante, per una maggioranza numericamente schiacciante e che manifesta così la sua debolezza, è che non si può azzerare uno zero. E, soprattutto, il sindaco fa parte della Giunta, ne è il capo, e per una logica coerenza dovrebbe azzerare soprattutto se stesso. Se il sindaco, dall’alto della sua trentennale esperienza politica, sostiene questa necessità, comunque c’è da crederci. Nessuno in Giunta, oltre lui, sembra avere un po’ di senso politico. I suoi cavalli di razza sono dotati, sì, di duttile cinismo e ostentata indifferenza, ma sono doti che non bastano certo per amministrare un comune. Quando parlano dei problemi del paese, dal debito pubblico ai progetti mancati, dall’assenza di manutenzione ai programmi non realizzati, non avendo altre possibilità non resta loro

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il Segno 1/15 Gennaio 2014

La giunta di Rocca e i due cavalli di razza Dopo l’azzeramento deciso dal sindaco Boccia

Da sin.: Querini, Fei e Boccia

che dire ciò che pensano, il che significa anche - purtroppo - che pensano ciò che dicono. E questo per molti rappresenta un

grave disagio. Forse il sindaco starà considerando di fare a meno di questi due “ronzini”.

“La lista Rocca futura non esiste più” Riceviamo e volentieri pubblichiamo Scrivo al direttore del giornale che da “roccheggiano” dovrebbe conoscere l’evoluzione politica di alcuni eventi. Nello specifico mi riferisco a quello che continua ad essere chiamato “Movimento Rocca Futura”, a tale scopo è necessaria una precisazione non per lei direttore, ma per tutti i roccheggiani che, nella speranza di un vero cambiamento politico, hanno dato fiducia ad un gruppo di persone le quali per accedere alla candidatura hanno posto in essere, come nome della loro lista e, ribadisco LISTA, la denominazione ROCCA FUTURA, quindi di questo si

tratta e non di movimento che è ben diverso per natura e sviluppo. Inoltre aggiungo quanto segue: i candidati della lista in essere hanno a lei direttore inviato documentazione nella quale dichiaravano di aver sciolto la stessa in quanto conclusasi l’esperienza politica, soprattutto non ravvisando più nel loro rappresentante eletto a consigliere comunale Maurizio De Santis, gli obiettivi prefissati e se ne dissociavano pubblicamente.

In conclusione sembra alquanto inopportuno continuare a parlare di Rocca Futura e dei loro componenti, se il consigliere ha deciso di fare un salto di qualità passando dall’opposizione alla maggioranza, lo faccia a suo nome non a quello di persone che con coerenza hanno creduto in un cambiamento e con la medesima coerenza si dissociano dall’operato di De Santis. Doveroso quanto mai opportuno chiarimento rivolto a tutti gli elettori roccheggiani della LISTA, ormai sciolta, ROCCA FUTURA. F. Vitali


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“Vuoi i conti precisi? Che ne so... non sono mica la fata Morgana!” L’assessore Fei perde le staffe e dà del “tonto” al consigliere Crestini

di Daniela Di Rosa “Mi rode altamente il culo”. Questo è ciò che ha detto l’assessore Mauro Fei nel corso della seduta del consiglio comunale del 16 dicembre. Una seduta ufficiale, durante la quale se c’è un elemento formale fuori posto subito interviene il presidente del consiglio. Per queste parole nessuno è intervenuto, né ha ritenuto di scusarsi al posto del volgare (dialetticamente parlando) assessore Fei. L’assessore era arrabbiato, gli si leggeva in faccia, è stata una sfuriata che è arrivata alla fine della seduta, erano quasi le nove di sera. Tra il pubblico c’erano rimaste poche persone e così i suoi modi sono diventati bruschi, forse insofferenti delle argomentazioni a cui il consiglio comunale era stato inchiodato fino ad allora dagli interventi del consigliere Crestini. Fei lo ha anche detto, lamentandosi che il consigliere aveva presentato troppe richieste, troppe proposte. Non sapendo come esplicitare la sua insoddisfazione lo ha detto nel modo più familiare, usando una parolaccetta, come fanno i bambini quando puntano i piedi facendo i capricci. Siccome, forse, non tutti lo prendono sul serio (specie nella sua maggioranza), ha cercato di sgomitare un po’,

Boschi pubblici

Nessuna offerta per il legname

Il momento in cui l’Ass.re Fei dà del tonto al consigliere Crestini

mettersi in luce così. Ma c’è da capirlo, non si può infierire su una persona in difficoltà. In difficoltà semplicemente perché, rispetto alla delibera che presentava, su presunte economie per il sistema dell’illuminazione pubblica, non è stato in grado di esporre uno straccio di tabellina con i risparmi per la collettività, che ha soltanto narrato, usando aggettivi, nessun numero convincente. Ad un certo punto, quando il solito Crestini gli ha chiesto i conti precisi su questi benedetti risparmi, si è un po’ alterato e ha risposto testualmente: “Vuoi i conti precisi? Li avrai, che ti devo dire, che ne so. Mica sono la fata Morgana”. Messo alle strette, Mauro Fei si è scaldato ed è esploso, in-

vece di dire i numeri del risparmio della delibera che presentava, ha dato a Crestini del tonto. Proprio così, durante la discussione, l’assessore, rivolgendosi a Crestini, gli ha detto: “Stai aspettando che ti dico che ti sbatto al muro… non te lo dico… Tonto!”. Insomma, l’assessore ha perso le staffe e si è lasciato andare agli insulti, invece di rispondere sugli elementi tecnici della proposta presentata. Per la cronaca il consiglio comunale ha votato a maggioranza un intervento per la pubblica illuminazione per cui sono preventivati costi di oltre 100mila euro, per un risparmio che nessuno è stato in grado di contabilizzare, neanche l’assessore.

Ancora un’asta andata deserta per la vendita del materiale proveniente da alcuni boschi di proprietà del comune di Rocca di Papa. Lo scorso 3 dicembre l’amministrazione di corso Costituente procedeva infatti alla “vendita del materiale legnoso ritraibile dai tagli colturali di fine turno delle particelle forestali” n. 18 e 60, con metodo delle offerte segrete. Trattativa privata, i cui termini per la presentazione delle offerte scadevano il 10 dicembre, rimasta senza offerte, ripetendo così un rito che ormai si sta verificando da tantissimo tempo senza che vengano prese le opportune decisioni circa la valorizzazione del patrimonio boschivo comunale, spesso soggetto a furti e ad alcuni tagli che, seppur regolari, appaiono molto discutibili in termini di rispetto dei cosiddetti “progetti di taglio” che invece dovrebbero essere eseguiti alla lettera. Cambierà qualcosa nel 2014? Speriamo.

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il Segno 1/15 Gennaio 2014

Il ritorno della storica funicolare risolverà i problemi del paese?

Molti cittadini continuano a dirsi perplessi sulla riapertura della stazione

di Sergio Rasetti È dura, ma riflettere ancora sulla scelta di riattivare la funicolare nelle condizioni date di Rocca di Papa paese e della sua attuale economia pubblica ci sembra doveroso. Crediamo che questo dovrebbe essere il tempo di altre priorità. Bisognerebbe ascoltare l’opinione dei cittadini, quella dei passeggeri alle prese con i ritardi, soppressioni di corse, viaggi su mezzi fatiscenti. I nove milioni di euro che servono per riattivarla si potrebbero spendere in modo più opportuno; per esempio assicurare corse regolari, mezzi decorosi, capolinea ai Campi d’Annibale. Ma “politici del fare a ogni costo grandi opere”, hanno deciso, confortati da qualcuno che non sa nemmeno di cosa si sta parlando. Sapete che più di una volta ci hanno chiesto se la funicolare arriva da Squarciarelli, se andrà fino ai Campi d’Annibale oppure a Monte Cavo? Sono residenti, abbiamo superato le 17mila unità, e quando gli diciamo che la funicolare ha un percorso di 300 metri credono che stiamo scherzando. Si dirà che i rocchigiani di nascita ne chiedono la riattivazione da quando è stata chiusa. Diamo loro appuntamento presso la biglietteria per la partenza della prima corsa e per i giorni che seguiranno. L’hanno promessa tutti ad ogni elezione ma nessuno ha fatto

nulla perché si creassero i presupposti logici per l’operazione, come per esempio tenere in ordine e in vita il Centro Storico o progettare un quartiere ordinato presso la stazione a valle da dove si potesse salire con la funicolare in un centro accogliente, se possibile parzialmente pedonalizzato. Comunque l’opera è partita (consegna: luglio 2014) e non resta che sperare nei tempi brevi promessi per la restituzione di quegli spazi che, attrezzati a cantiere, hanno già cominciato a toglierci un poco di respiro.

Perché dico di no alla Funicolare

di Antonella Brunetti Devo dire che qualche tempo fa ero tra i nostalgici sostenitori della riattivazione della Funicolare perché pensavo che potesse essere una risorsa per il turismo della nostra città. Ma questo era prima dell’avvento dell’era Ponzo-Boccia che hanno saccheggiato le bellezze di Rocca di Papa causando più danni dei Lanzichenecchi con il sacco di Roma. Sarete d’accordo con me che il nostro tanto amato paesaggio è stato rovinato dal parcheggio al Carpino, dalla cementificazione di lusso di via Barozze e via Roma, strada “Panoramica”, è stata trasformata con il suo marciapiede multilivello da strada del passeggio a strada del parcheggio. Forse sarebbe stato il caso di pensare prima a migliorare la qualità della vita di chi sceglie di vivere qui e dei Roccheggiani che ogni giorno continuano a scegliere di restare pur tra mille difficoltà. Già perché chi vive a Rocca e lavora o studia a Roma o nei comuni limitrofi sa di cosa parlo tra corse degli autobus soppresse o guasti ai mezzi che ogni mattina ti creano l’ansia di non sapere se raggiungerai la tua scuola o il tuo posto di lavoro in orario. Mi sono posta qualche domanda su quello che ci aspetterà quando il capolinea sarà spostato all’Anello: ce la farà la Funicolare a trasportare tutti gli utenti nell’orario di punta dalle 6:50 alle 8 quando circa 300 persone dovranno prendere l’autobus? Le corse che facevano L’interno della stazione a monte in una foto d’archivio capolinea ai Campi frutto

La funicolare di Rocca di Papa negli anni ‘60

di tante lotte che fine faranno? Chi abita in via Frascati come raggiungerà via Barozze? Quanto verde dovremo sacrificare per la realizzazione del parcheggio adiacente al capolinea? Se ci sarà un guasto alla Funicolare come si raggiungerà il capolinea? Di quanto dovremo anticipare la sveglia la mattina? Se adesso quando saltano le corse torniamo velocemente verso casa e ci rechiamo alle nostre mete con la nostra auto dopo sarà più complicato. Forse non diminuirà l’inquinamento e il traffico se saremo costretti a ricorrere più spesso alle automobili. Forse gli unici che trarranno vantaggio della Funicolare saranno i “Costruttori di lusso” che potranno vendere le loro villette a prezzi ancora più alti perché vicine “ai mezzi pubblici” e non i nostri commercianti che sono diventati una specie da proteggere. Prima di avviare un così costoso progetto, sarebbe stato meglio risollevare la vita del paese con iniziative di richiamo per i turisti e soprattutto per i Roccheggiani che tanto numerosi frequentano sagre e feste dei paesi vicini. Forse è ora di dire basta alle operazioni di facciata e di propaganda elettorale di Boccia e company che ci abbagliano ma non sono di nessuna utilità per la popolazione ma servono solo a far prosperare le attività di amici e degli amici degli amici (vedi questione Galli e Pompa), con conseguente sperpero delle poche risorse delle casse comunali. Infine la Regione Lazio e il Cotral con le cifre di denaro pubblico che stanno per spendere avrebbero potuto migliorare il servizio pubblico esistente con vantaggio per molti pendolari. E speriamo che Zingaretti, che in questi giorni di approvazione del Bilancio piange miseria, continui a garantirci gli abbonamenti agevolati Under 30.


il Segno 1/15 Gennaio 2014

di Letizia Loisi Quante belle parole all’inaugurazione della funicolare: “… perché Rocca di Papa deve essere collegata con Roma, dove si va per lavoro e per studio, un collegamento vitale…”. Tutto giusto, tutto condivisibile. L’altra mattina dovevo andare a Roma, come sempre. Vado per lavoro, in genere prendo l’autobus delle 9:20. Ma bisogna stare sempre sul chi vive perché se non passa, se l’autobus non c’è perché la corsa è stata soppressa, bisogna cominciare a telefonare e disdire

Disservizi del Cotral, l’ennesimo giorno di ordinaria follia ROCCA DI PAPA

il rischio di perderlo e arrivare chissà quando al lavoro. Intanto comincio a telefonare per avvertire. Prego una collega di sostituirmi per un po’, non so quanto.

Un bus del Cotral al nuovo capolinea di Rocca di Papa

gli impegni di lavoro. La prima cosa che ti chiedono è: “Quando arrivi?”. Che posso rispondere? Che sono ostaggio del Cotral? Come posso spiegare che vivo in un paese da dove Roma si vede dall’alto ma certe volte è irraggiungibile? Lunedì 23 dicembre sono andata al capolinea, sul ponte vicino piazza della Repubblica. Un posto gelido e senza riparo. Dell’autobus per Roma nessuna traccia. Dopo un po’ si capisce che la corsa è saltata. Qualcuno dei pendolari più smaliziato comincia a telefonare al deposito di San Giuseppe, a Marino: non sanno nulla. Altri telefonano al deposito di Velletri, ma è una cosa vana anche quella. Al capolinea ci sono persone che aspettavano l’autobus precedente, delle 8:35, saltato anche quello. Siamo un bel gruppo. Con rabbia e rassegnazione aspettiamo qualche informazione. Potrei tornare a casa invece di rimanere sul ponte con quel freddo, ma se poi l’autobus arriva con un po’ di ritardo? Non vorrei correre

Passa un’ora e dieci in questo modo, non puoi spostarti perché sei sempre in attesa che arrivi l’autobus, non puoi metterti seduto, non puoi leggere un giornale perché fa un freddo cane. Di servizi neanche a parlarne, di informazioni tantomeno. Alle dieci e trenta ci dovrebbe essere la corsa successiva. Qualcuno di quelli che aspettavano dalle otto e mezzo ha desistito. Io ed altri siamo ancora qui, ma anche questo autobus non si vede. Dopo un altro quarto d’ora è certo che è saltata anche questa corsa, la terza di seguito da questa mattina. Un ragazzo chiama direttamente i Carabinieri di Rocca di Papa, ma pure loro non sanno niente e non possono fare niente. Suggeriscono di rivolgersi alla polizia municipale o al Comune. Di vigili urbani non c’è neanche l’ombra, provo ad andare al comando, ma non c’è nessuno. Allora punto sul Comune, voglio parlare con il sindaco. Mi dicono che oggi non c’è. Forse è andato a Roma, ma certo non con il Cotral. Domando del-

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Come conoscere in anticipo le corse soppresse

In merito ai tanti disservizi del Cotral, segnalo un servizio che dà l’opportunità di sapere già alle 6 del mattino quali corse “da” e “per” Rocca di Papa sono state soppresse. Digitando sul computer “luceverdelazio.it” si apre una pagina dove viene visualizzata la situazione del traffico. In alto, sulla sinistra, bisogna cliccare su trasporto pubblico, dopo -nel riquadro Cotral- bisogna andare su “arrivi e partenze” e da qui procedere con la scelta del comune, poi della fermata e, a questo punto, si apre la pagina con la lista delle corse dell’ora corrente ma possiamo consultare tutti gli orari e vedere tutte le corse che saranno soppresse nella giornata. Naturalmente per le corse provenienti da Roma o da Frascati viene indicato l’orario di arrivo al capolinea di piazza Margherita ma, fatti due conti e incrociati gli orari, sapremo a che ora è partito o partirà. Questo sito finora mi sembra attendibile e da quando l’ho scoperto mi ha evitato di prendere di corsa la macchina per permettere a mio figlio di prendere il treno a Frascati per raggiungere Capannelle dove frequenta la scuola. Antonella Brunetti

l’assessore ai trasporti. Quello c’è, mi assicurano. “Sta al primo piano”, salgo, “no, sta al secondo”. Lo cerco. Mi dicono che è sceso al primo. Domando che faccia ha, giro per i corridoi e gli uffici, domandando a tutti. Pare sparito. Lo avranno informato che una pazza lo sta cercando. Al Comune c’è ma è introvabile. Ho lasciato il recapito telefonico, ma nessuno mi

ha richiamata. Torno al capolinea e, sorpresa, è arrivato l’autobus delle 11,30. Sta lì fermo, ma non apre le porte perché l’autista non vuole persone a bordo prima dell’orario. Alle 11,30 parto per Roma. Arriverò a destinazione con una mattinata di ritardo e dopo un’arrabbiatura inenarrabile. Buon Natale signor sindaco e signori assessori.

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ROCCA DI PAPA Via Vecchia di Velletri ai Campi d’Annibale, strada pericolosa e abbandonata 14

il Segno 1/15 Gennaio 2014

“Quando potremo avere i servizi come tutte le strade cittadine?” Sampietrini semoventi in via San Francesco

di Nadia Rufini dei Campi di Annibale. Occor- gliendo denaro per provvedere Abito ormai da una quindicina rerebbe uno specchio laddove alle dovute riparazioni che rendi anni in questa strada che, col una pericolosa curva costringe dono difficile il percorso sia tempo, si è “arricchita” di a suonare il clacson per avvi- per le auto che per chi la pernuove costruzioni e il vecchio sare del nostro passaggio. corre a piedi.Scrivo questo arboschetto, laddove finisce la Quando nevica siamo ovvia- ticolo anche su richiesta di strada, è ormai un altro palazzo mente dimenticati dal comune, molte persone che me lo hanno dove vivono diverse famiglie, per cui dobbiamo provvedere chiesto, persone ormai anziane che con gli anni hanno lasciato a pulirci la strada in privato. che vivono sole. Roma e si son trasferite qua, Tutti questi disservizi, che con Credo che molti tentativi siano anche per via dei prezzi conte- il passare degli anni stanno di- stati fatti presso il nostro conuti nell’acquistare gli immo- ventando sempre più pesanti mune affinché la situazione bili. (ci sono persone che stanno di- venisse sanata. Quando via Di questa strada conosco, in ventando anziane), credete che Vecchia di Velletri diventerà parte, la storia. Nato abusiva- paghiamo meno i servizi o una strada come le altre? mente è stato, nel tempo, sa- tutto il resto? Assolutamente Quando potremo avere i sernato. La strada venne costruita no. Noi siamo privati, anzi de- vizi che han tutti a parità di e pagata dagli stessi residenti privati, dei servizi che ha qual- contributi al bilancio del coperché, non si sa per quale mo- siasi altra strada ma paghiamo mune? Perché dobbiamo pativo, venne considerata pri- tutte le tasse come gli altri cit- gare come gli altri per servizi vata. A oggi siamo perciò tadini per poi dover mettere che non abbiamo e dobbiamo senza illuminazione. Per il ser- soldi di tasca nostra nel ge- provvedere sia all’illuminaLo avevamo segnalato già nei vizio della nettezza urbana stirci la manutenzione della zione sia alle riparazioni? mesi scorsi: i sampietrini in dobbiamo scendere in piazza o strada ridotta a un colabrodo e Giro la domanda all’attuale cima a via San Francesco d’As- andare verso la scuola materna per la quale stiamo racco- amministrazione. sisi (l’ormi), sistemati solo un paio d’anni fa, si muovono e diversi si stanno togliendo. Prima che venga giù tutto o che qualcuno si faccia male, sarebbe opportuno intervenire con celerità Dopo un anno di sollecitazioni e vari impee fermare i sampietrini. gni presi dall’Amministrazione Comunale, Come è possibile che dopo così finalmente siamo giunti al risultato tanto atpoco tempo dal lavoro di com- teso: il Consiglio Comunale, nel dicembre pleto rifacimento si presentino scorso, ha cancellato l’ipotesi di vendita dei questi problemi? Lo segnaliamo boschi pubblici per fare cassa. con una preghiera: per la ripara- È un risultato importante, perché i boschi In seguito alla raccolta di firme promossa zione il Comune rimetta a posto sono un patrimonio di tutti, che vorremmo dal nostro giornale, più di 800 cittadini avei sampietrini e non usi l’asfalto, considerare inalienabile e soprattutto una vano aderito, segno che la sensibilità amaltrimenti sarà tutto inutile e si ricchezza per la collettività. L’Amministra- bientale è molto alta e ha influenzato aggiungerà un’altra bruttura alle zione nel dicembre del 2012 si era detta d’ac- positivamente anche l’Amministrazione Cotante che purtroppo caratteriz- cordo a questa cancellazione, dopo che munale, che vogliamo comunque ringrazano il centro storico. ziare. aveva deliberato la possibilità vendita.

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il Segno 1/15 Gennaio 2014

di Daniela Di Rosa Per motivi personali mi sono trovata nel periodo natalizio a frequentare la clinica San Raffaele di Rocca di Papa (ex Madonna del Tufo). Da mesi sentivo parlare dei problemi della struttura e di chi all’interno vi lavora, della rabbia, della delusione, dello sconforto e anche della disperazione dei dipendenti che da mesi non percepiscono lo stipendio… però un conto è il sentito dire e un altro è trovarcisi dentro! La clinica è pulita e funzionale, persino bella con il parco che la circonda, il reparto dove spesso restavo per visitare un amico è particolare (non sto a spiegarvi il motivo), in quei corridoi lindi e silenziosi senti l’odore del dolore e dell’amore, in fondo al corridoio c’è un confortevole salottino con una piccola biblioteca che ti permette di rilassarti con un buon libro, un cucinino se vuoi prepararti il pasto ma soprattutto un personale cortese e preparato nonostante tutto, nonostante gli stipendi che non arrivano e, se arrivano, sono a “singhiozzo”, cioè uno ogni tanto, come se non ci fossero bollette, mutui o affitti da pagare, figli da

I Ribelli Bikers

Solidarietà con la MotoBefana

ROCCA DI PAPA

Senza stipendio da mesi eppure sempre efficienti Sostegno ai lavoratori della clinica San Raffaele

nutrire, vestire e magari far studiare. Nonostante la mancanza di personale… qualcuno se ne è andato, stanco di aspettare, e altri non ne assumono! Mentre ero lì c’erano due infermieri per piano (almeno così mi è sembrato) e li vedevi andare in ogni direzione, se suonavi il campanello e tardavano ad arri-

Anche quest’anno a Rocca di Papa la Befana è stata festegI ribelli bikers giata all’insegna della solidarietà e dei motori. Il 6 gennaio piazza della Repubblica ha ospitato la XV edizione della “MotoBefana”, la manifestazione organizzata dalle associazioni Ruote all’aria e I ribelli bikers, con il patrocinio del Comune e della Pro Loco cittadina. Nei punti di raccolta predisposti dai volontari sono stati raccolti generi alimentari non deteriorabili, vestiario non usato per bambini, prodotti per l’igiene e materiale scolastico, che a fine giornata sono stati consegnati ad alcune strutture sociali dei Castelli Romani e dell’area laziale in generale, tra cui la “Casa S. Giuseppe e S. Teresa” di Rocca di Papa e la “Casa famiglia di via di Salè” a Frascati. Non sono mancati i classici giochi d’intrattenimento rivolti ai più piccoli, con le esibizioni dell’associazione Akuna Matata e con le Befane in moto che hanno distribuito dolcetti a tutti. (M.L.)

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vare, pensavi: sono in due, solo due, fanno quel che possono e lo fanno bene. Io, al posto loro, lavorerei gratis? Poi arrivavano e, malgrado tutto, ci ascoltavano e intervenivano come potevano (ho già detto che è un reparto particolare) parenti e amici restavamo lì convinti che potevano fare di più… pur sapendo che non c’era più nulla da fare, eppure con pazienza alle nostre piccole rimostranze scuotevano la testa e cambiavano posizione al paziente, spostavano la flebo, il catetere o altro ancora. Poi passava un’altra dipendente e ti offriva un tè, talmente gentile che lo accettavi anche se non ne avevi voglia. Oggi voglio ringraziarle per quello che fanno, perché potrebbero incrociare le braccia e scioperare come è nel diritto di ogni lavoratore… ma per quanto ancora resisteranno nonostante tutto? Quanto ci vuole a sbloccare un ingranaggio inceppato, cosa aspetta la politica a far rispettare i diritti di questi lavoratori? Per queste persone lo stipendio oltre che una questione di sopravvivenza è anche un problema di dignità… loro ce l’hanno, chi gestisce la clinica non lo so!

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Natale al buio ROCCA DI PAPA

il Segno 1/15 Gennaio 2014

Le lettere dei nostri lettori

“Che tristezza “Così, senzaluminarie” la crisi, Ogni anno durante il periodo la fanno natalizio alleggia nell’aria un’atmosfera magica; i bambini sentire ma anche i più grandi possono passeggiare con gli occhi sgranati, meravigliati dalle luci tutta”

delle luminarie che illuminano le strade, i negozi. E’ un momento diverso, che fa dimenticare i problemi della vita quotidiana. Quest’anno i piccoli roccheggiani non hanno avuto questa gioia, niente addobbi, niente luci, niente albero di natale, niente giostre, niente mercatini... niente per strada o nelle piazze. Nel paese c’é stata solo una stella solitaria che neanche si vede dai vicoli del centro storico. Passeggiare da un senso di tristezza, niente atmosfera di festa. E’ meglio recarsi nei paesi intorno che hanno tutti fatto lo sforzo di decorare le loro città; Tuttavia voglio ringraziare i commercianti del Carpino che hanno addobbato la loro piazzetta, Roberto, il cartolaio, che ci ha regalato una bellissima vetrina con 2 alberi natalizi e ci propone ogni anno numerosi elementi per completare i preseppi, ed infine tutti i cittadini che hanno illuminato i loro balconi; grazie a loro abbiamo potuto riscaldare un po’ i nostri cuori. Non ringrazio chi avrebbe dovuto addobbare la nostra città e non ha fatto niente. Lettera firmata

A Rocca di Papa non c’è una luce natalizia quest’anno, non c’è un albero in piazza, non ci sono decori e non ci sono neanche le musiche natalizie che, solitamente, venivano diffuse per il paese con uno stile retrò anni ‘50. Sdegno e rammarico dei cittadini e, soprattutto, dei bambini. Possibile che il Comune non sia riuscito nemmeno ad addobbare l’albero che, solitamente, veniva decorato in Piazza Margherita? Possibile che non sia riuscito a mettere qualche alberello finto almeno sul corso? La crisi, così, la fanno sentire ancora più pesante, levando la magia del Natale, quella propria dei piccoli ed anche, perché no, dei grandi. Facciamo un appello: AAA cercasi filantropo per addobbi natalizi a Rocca di Papa per le prossime festività, quelle del 2014! Lettera firmata

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L’albero di piazza Margherita nel Natale 2010

di Daniela Di Rosa Di lettere o mail come questa ne sono arrivate un bel po’, ho chiesto a chi di dovere (delegati e assessori) e la loro non ufficiale risposta è stata che non c’erano soldi. Le casse comunali sono così vuote da non poter allestire un alberello nelle varie piazze del paese? Quanto sarebbe venuto a costare qualche luminaria e l’abbellimento del pino che fiero troneggia ancora in piazza della Repubblica? Magari commercianti e semplici cittadini avrebbero volentieri donato palle colorate, stelle comete dorate, fiocchi arcobaleno… se solo lo avessero saputo! Ma non si invita la cittadinanza a contribuire con idee su cose serie figuriamoci se il sindaco o la giunta avrebbero potuto chiedere ai paesani come fare per “riscaldare” questo triste natale di crisi. Eppure ci voleva poco, un manifesto, una riunione con tutta la cittadinanza nell’aula consiliare, il sindaco che prende la parola: Cittadini, siamo in bolletta ma non si può lasciar senza luci di Natale il nostro bel paese, cosa possiamo fare tutti insieme per illuminarlo? Oppure invitando i comitati di quartiere, la Pro Loco… invece niente! Si è montata la stella sulla fortezza (bellissima, vista da lontano) e il paese è rimasto tristemente al buio… c’è già il nome: “Rocca-spenta”! Una nota per il Carpino, oltre alle luci e agli alberelli era simpatico il babbo natale a grandezza umana seduto al tavolino del bar che leggeva il Segno! Grazie da tutta la redazione.

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ROCCA DI PAPA Il Consiglio boccia gli interventi su via Roma, sui cavi elettrici in Centro e sul verde

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il Segno 1/15 Gennaio 2014

Le manutenzioni non si fanno ma i soldi,a ben guardare,ci sono di Roberto Sinibaldi Seguendo i lavori del Consiglio Comunale, alle molte proposte che arrivano dai banchi della minoranza, la maggioranza risponde invariabilmente che l’Amministrazione non dispone di risorse, neanche per gli interventi di manutenzione. Così, il rifacimento dell’asfalto e la manutenzione di via Roma vengono bocciati, la proposta di interramento per i cavi elettrici nel centro storico viene bocciata, la manutenzione del verde con la sostituzione degli alberi secchi viene bocciata, la proposta per la manutenzione dei murales viene bocciata… Sembrerebbe che questo problema della mancanza di soldi sia insormontabile e quindi non si possa fare quasi nulla. Seguendo attentamente il dibattito si scopre però che ci sono vari filoni di risorse utilizzabili. Citiamo quelle che vengono ricordate più frequentemente dagli stessi consiglieri comunali: i 625mila euro che la società che ha realizzato gli edifici al posto dell’ex Colonia (via Cavour) devono all’Amministrazione Comunale e che l’Amministrazione pare non esigere; gli oltre 100mila euro che derivano dallo svincolo regionale degli usi civici; il recupero dell’evasione della

TRATTORIA

Adozioni a distanza

A Natale la solidarietà raddoppia

Un tratto di via Roma

Tarsu, che secondo l’assessore al bilancio va dal 20 al 40% (l’assessore dichiara percentuali un po’ altalenanti); i mancati introiti delle antenne di Monte Cavo, per cui l’Amministrazione Comunale potrebbe potenzialmente

recuperare centinaia di migliaia di euro. Solo per queste poche voci si arriva facilmente nell’ordine dei milioni di euro. Cifre ben sufficienti per più di qualche intervento che finora è stato sempre rimandato.

110 e lode per Federica Rossetti

Lo scorso 20 dicembre Federica Rossetti ha conseguito la Laurea in Scienze dell’Educazione e Formazione presso la Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma, ottenendo 110 e lode! Grandissima la soddisfazione di papà Franco e mamma Rosa. A Federica vanno anche le nostre congratulazioni per il brillante risultato ottenuto e l’augurio di un futuro radioso e ricco di opportunità di lavoro appaganti.

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Si è svolto il 24 dicembre scorso il tradizionale saluto del sindaco e della giunta ai dipendenti comunali. Nell’occasione ci si è scambiati gli auguri in un clima di serenità e di festa, non dimenticando però gli obiettivi e i propositi per il nuovo anno. “E’ stato un anno difficile – ha commentato il primo cittadino Pasquale Boccia – ma quello che non è mai mancato è la dedizione e la professionalità di quanti sono chiamati tutti i giorni a servire i cittadini”. Anche quest’anno i dipendenti di Corso Costituente hanno confermato l’adozione a distanza della piccola Luz Milagros, la bimba adottata due anni fa per il tramite dell’associazione di missionari “Servi dei Poveri del terzo Mondo” attiva in Perù, dove opera il concittadino Padre Pierfilippo Giovanetti. Quest’anno anche tutti gli amministratori, di maggioranza e di minoranza, hanno deciso di adottare la gemella di Luz, Ruth Milagros, continuando così la scìa di solidarietà già tracciata dall’Ente. Giulia De Giorgi

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ROCCA DI PAPA

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il Segno 1/15 Gennaio 2014

Il comitato dei Campi protesta per la Tarsu Dopo gli aumenti decisi dall’amministrazione

Convenzione scaduta ma arriva la proroga Teatro Civico

di Sandro Tabellione un’evasione che si pone tra il 30 e il 40% I consistenti aumenti della degli utenti, pur sottolineando che la Tarsu decisi a fine anno dal- scelta di non adottare la Tares (la tassa l’amministrazione comunale che dovrebbero sostituire la Tarsu) ha perdi Rocca di Papa hanno pro- messo di contenere glu aumenti che, con vocato la forte reazione da parte del co- la Tares, sarebbero stati molto più consimitato di quartiere dei Campi d’Annibale, stenti e pesanti. la zona più popolosa del paese. Fatto sta che il modello F23 inviato dalAumenti impietosi che stanno investendo l’ufficio tributi per saldare il pagamento non solo le numerose famiglie ma anche del 2013, ha gettato nel panico intere fale attività commerciali che si sono viste miglie già a corto di soldi per far fronte recapitare l’ultima rata del 2013 con per- alle spese quotidiane. centuali tra il 30 e il 45% in più rispetto “Questo comitato -ha poi proseguito il all’anno precedente. presidente Silvestrini- ha sempre suggeSull’argomento, dicevamo, il comitato dei Campi non è rimasto in silenzio e così lo scorso 20 dicembre il presidente Gianfranco Silvestrini ha scritto una dura lettera indirizzata al Sindaco Boccia, a tutti i consiglieri comunali e al referente comunale per i comitati, Giovanni Gatta, proprio per sottolineare quello che lo stesso Silvestrini definisce “aumento sproporzionato della Tarsu”, la Il comitato dei Campi durante una riunione tassa sui rifiuti solidi urrito agli amministratori di lavorare sulbani. “Il comitato di quartiere Campi d’Anni- l’evasione e invece hanno scelto di bale -si legge sulla nota- contesta forte- penalizzare sempre le solite persone onemente gli aumenti esagerati decisi a ste. L’amministrazione comunale -ha poi tavolino dai nostri amministratori. La concluso- non ha tenuto in setia considecosa che fa più rabbia -continua- è che razione che ci sono famiglie disperate che tale aumento si sarebbe poturo evitare se si trovano in seria difficoltà anche per aci nostri amministratori avessero lavorato quistare i beni di prima necessità e si trosu coloro che non hanno mai pagato tale vano quindi nella impossibilità di pagare tassa”. Un’accusa chiara e impietosa visto tale tassa”. Il comune, però, si starebbe che lo stesso assessore al bilancio del co- dimostrando molto disponibile a rateizmune, Maurizio Querini, ha parlato di zare i pagamenti al massimo consentito.

di Luigi Serafini Con la fine del 2013 è arrivata alla sua naturale scadenza la convenzione per la gestione del teatro di Rocca di Papa che per sei anni ha visto l’impegno dell’“Associazione Teatro Civico”. Ora l’amministrazione comunale, “al fine di garantire la fruizione della struttura culturale”, ha approvato una delibera di giunta (n. 162 del 19 dicembre) con cui ha prorogato tale convenzione per altri due mesi, fino al prossimo 28 febbraio, in attesa “della predisposizione di un nuovo schema di contratto di servizio che dovrà essere sottoposto all’approvazione del consiglio comunale”. Una decisione questa non priva di scìe polemiche visto che il teatro di via San Sebastiano (inaugurato nel 2007 dall’allora ministro dei beni culturali, Rutelli) è rimasto inattivo quasi per l’intero ultimo anno in assenza di una programmazione definitiva, poiché -come riportato nel cartellone presente sul sito internet dell’associazione- nel 2013 sono andati in scena soltanto due spettacoli, il 12 maggio e il 28 giugno. Poi solo qualche sporadica rappresentazione e null’altro. Resta infatti da vedere se il Comune deciderà di pubblicare un nuovo bando pubblico al fine di trovare anche altre associazioni disposte a gestire l’unico teatro cittadino che tanto entusiasmo suscitò al momento della sua apertura. Resta anche da comprendere il senso di questa proroga visto che la struttura continua a rimanere chiusa e due mesi in più non faranno altro che aggravare ulteriormente l’assenza di una programmazione di cui si sono perse completamente le tracce. La precedente convenzione, per la cronaca, era stata approvata dal consiglio comunale il 20 dicembre 2004, quasi dieci anni fa.

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il Segno 1/15 Gennaio 2014

Cultura e

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Il grande m e s t i e re del Mestierante

Ricordando le mitiche giostre di Francesco Pirrone

di Andrea Sebastianelli Intere generazioni di roccheggiani hanno ancora nella memoria le “mitiche” giostre che periodicamente arrivavano in paese per regalare, soprattutto ai bambini, momenti di felicità e spensieratezza. Tanti ancora ricordano quelle alte, belle e colorate posizionate alla Prorocca, dove oggi c’è il parcheggio di fronte alla sede del Parco dei Castelli. Tutto il piazzale era dedicato al gioco delle giostre, dove pian piano, giro dopo giro, i sedili si alzavano da terra e cominciavano a roteare in modo continuo e sempre più veloce dando a quelle emozioni mai provate prima un alone di straordinarietà. A realizzare tutto questo era Francesco Pirrone, che aveva ricevuto dal papà la passione per quello che un po’ in tutt’Italia veniva e viene definito “mestiere del mestierante”, cioè di giostraio. Un mestiere faticoso perché bisognava spostarsi di continuo, trovare nuovi spazi, nuovi territori da conquistare in cui tornare stagione dopo stagione e che necessitava soprattutto di tanta passione e della capacità di sognare e di voler far sognare. Francesco questa passione l’aveva allora e la conserva ancora oggi, malgrado ormai siano trascorsi tanti anni da quella che può a ben ragione essere definita una vera e propria avventura. Francesco Pirrone nasce a Palermo nell’ottobre del 1944, l’Italia è ancora invischiata nella guerra e lui, in fasce, viene accudito “da nonna Raffaella e da zia Clelia fino ai 9 anni” quando poi papà Alessandro e mamma Maria lo porteranno con loro in un lungo viaggio fino a Grottaferrata. Così nel 1953 Francesco approda a Rocca di Papa insieme al fratello Stefano e alla sorella Giovanna, detta Ninni. Per la famiglia Pirrone si apre un mondo tutto nuovo in cui trovare nuovi spazi e nuove amicizie. “All’inizio -ci racconta l’ormai sessantanovenne Francescovivevamo in una specie di baracca e mio padre, per guadagnare qualcosa per la famiglia, organizzava una lotteria con il gioco delle tre carte. Patimmo tanta fame che a raccontarla oggi sembra una favola, fino a quando papà Alessandro ebbe una prima intuizione: costruire un tiro a segno!”. Era il 1955 e Rocca di Papa era un paesino ancora molto chiuso ma, proprio per questo, attratto dalle novità che arrivavano dall’esterno. Molti rocchiciani co-

Anna Onesti nel suo studio

minciavano a guardare con simpatia alla famiglia Pirrone e infatti in piazza Margherita (quella che oggi si chiama piazza della Repubblica), nei pressi del monumento dedicato ai caduti, in tanti giocavano al “tiro a segno” dei Pirrone, un modo come un altro per svagarsi e per sfidarsi di fronte alle belle ragazze. “Poco tempo dopo racconta ancora Francescodove c’erano i campi da tennis alla Prorocca, mettemmo su una giostrina fatta a mano unitamente al calciobalilla”. Ormai i Pirrone erano conosciuti da tutti e le loro giostre Francesco Pirrone con il passare del tempo divennero una caratteristica della piazza. Infatti, a breve sarebbe arrivata la bella giostra a 12 posti. “L’albero centrale era quello di una nave -spiega il mestierante Francesco- e l’intera giostra venne

realizzata da una vera e propria famiglia di artigiani specializzati. Per me fu una grande soddisfazione, anche perché cominciavamo a conquistare altre piazze oltre Rocca di Papa. Grottaferrata, Rocca Priora, Aprilia e tantissimi paesi” Qualche anno dopo la piccola giostra divenne una specie di luna park con la pista dell’autoscontro e i biliardini dove oggi c’è la scuola dei Campi d’Annibale. Francesco Pirrone portò avanti l’attività tradizionale fino al 1973, perché poi, sposatosi con Giovanna Ponzo, mise su famiglia e la vita del mestierante non si addiceva più né a lui né alla sicurezza economica dei familiari. La sua passione per le giostre, però, Francesco l’ha tramandata ai figli, soprattutto a Patrizio che, nel cuore, cova un grande sogno: “Vorrei ricollocare una giostra in un parco di Rocca di Papa per non dimenticare un periodo ricco di emozioni e che tanto ha dato al nostro paese fino agli anni Settanta”. In attesa che questo sogno si realizzi, diciamo semplicemente grazie a Francesco Pirrone e alla sua bella vita di mestierante, con cui ha fatto sognare centinaia di bambini e ragazzi.


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Il ritorno dei I tarantiniani Sul grande schermo

di Camilla Lombardozzi Diciamolo, la nuova frontiera del B-Movie americano, riportata in auge da Quentin Tarantino, ha riscosso notevole successo non solo all’estero, ma anche nel suo paese d’origine, ovvero l’Italia; perciò, come non citare il nuovo arrivo nelle sale cinematografiche dello splatter tanto atteso, dai fan di questo genere?! Di chi sto parlando? Vediamo se indovinate… Lo avevamo lasciato in sella alla sua moto con una bellissima Jessica Alba pronta a seguirlo dappertutto. Il nostro Machete (Danny Trejo) aveva fatto il suo dovere, salvato l’America e vendicato la sua famiglia. Ora lo troviamo di nuovo a servire gli Stati Uniti ed è proprio il Presidente in persona (Charlie Scheen) a chiedergli aiuto. Un noto eccentrico, miliardario trafficante d’armi (Mel Gibson), ha intenzione di scatenare una guerra di proporzioni mondiali, la quale colpisca esattamente le super potenze, facendole divenire da alleate a nemiche e l’ex agente federale Machete Cortez dovrà far fallire questo diabolico piano ed eliminare il trafficante d’armi Luther Voz, per farlo, si avvarrà dell’aiuto di coloro che nel precedente capitolo si sono dimostrati suoi amici. Come annunciato da tempo dal regista e ribadito nel primo trailer di questo attesissimo movie, Rodriguez inaugura il secondo capitolo di una trilogia che sembra essere a tutti gli effetti esplosiva, con un terzo ed ultimo episodio che vedrà un Machete fare incesta di carneficina nello spazio. Per gli intenditori del genere Tarantino/Rodriguez, il film si presenta con un registro diverso, in quanto se nelle prime inquadrature cogliamo squartamenti, teste decapitate, braccia mozzate e litri di sangue che invadono lo schermo a fiotti, successivamente intravediamo un umorismo machetiano alquanto percettibile, perché se da una parte scorgiamo quel volto scavato e serio, dall’altra la tensione si allenta e troviamo un Machete che sa dissimulare i propri sentimenti sotto un’apparenza bonaria e sorniona. Questo secondo film stando alla indiscrezioni sembra essere anche più riuscito del primo, non solo perché l’humor la fa da padrone, ma soprattutto perché Rodriguez ha voluto creare una trama d’epoca, appunto anni ‘70, ma con un susseguirsi di aspetti del tutto moderni. Ciò che sostanzialmente Rodriguez ci vuole far capire è che questo secondo capitolo ci apre meglio gli occhi su una trilogia parodica, in cui Denny Trejo incarna alla perfezione il personaggio del trash appunto anni 70-80, in perfetta contrapposizione con il genere in questione, ovvero, come quando per un film d’azione veniva scelto un protagonista alquanto in carne.

LA STORIA

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IL RACCONTO DEL MESE

La cammella smemorata

monti lontani e vicini cantavano. La sabbia, avviluppata nel vento teso e continuo, cantava. La cammella andava in cerca di Noga del suo piccolo e camminava. Camminava lenta, annusando in giro in giro, ma ancora non riusciva a trovarlo. Allora fece ricorso soltanto alla sua memoria e si fermò. Adesso ricordava: il suo piccolo era stato sepolto laggiù e raggiunse quel luogo, stranamente verdeggiante, al centro del deserto arido e canterino. I due mongoli Yakuti, dal volto rossastro a causa della fiamma del fuoco dei bivacchi e del fumo delle yurte, la videro fermarsi e scalciare la terra. Adesso, dopo averla seguita per tanto tempo, erano sicuri: il loro Signore era stato sepolto proprio lì, dove la cammella cercava suo figlio, a suo tempo sacrificato a questo scopo. Soltanto la cammella poteva ritrovare la tomba del loro Signore poichè essa soltanto aveva la memoria per poter ritrovare la sepoltura del suo figliolo e quindi l’antica tomba. E così, figlio dopo figlio, seguendo la cammella, i due mongoli Yakuti potevano onorare ogni anno la tomba del loro Signore. E nessun altro aveva questa grande fortuna poiché nessuno sapeva dove si trovasse quella sepoltura. Ma la cammella invecchiò e morì poco prima che anche i due mongoli Yakuti morissero. Così si perse ogni memoria della sepoltura del Sovrano e nessuno più potè rendere onore alla sua Tomba Sacra. Ma tutti i Yakuti desideravano rendere omaggio al loro antico Signore. Allora interrogarono gli sciamani i quali, con i loro riti e danze e scongiuri e guardando di notte il cielo infinito del deserto, raccontarono a tutta la tribù la storia della cammella.

A

llora i Yakuti fecero altrettanto e scelsero una cammella: quella più giovane. Quando fu vicina al parto la liberarono con la speranza che ritrovasse la tomba dei figli della cammella ormai defunta. La giovane cammella si mise in cammino, ma la memoria non poteva aiutarla e allora si affidò alle montagne canterine ed alla sabbia, il cui ronzìo non finiva mai perché il vento del deserto e delle montagne soffiava perennemente. La cammella girovagò a lungo in tutte le direzioni. Quando giunse l’ora del parto fece nascere quel suo primo figliolo al riparo del vento, dietro una grande roccia rossastra.

In quel momento il canto si era attutito e i colori del deserto divennero più accesi mentre il sole sembrò fermarsi per tutto il tempo del travaglio e della nascita del piccolo cammello. Il drappello di Yakuti che l’avevano seguita passo passo non sapevano cosa fare. Era lì la tomba che cercavano? Dovevano uccidere il piccolo e seppellirlo in quel posto fuori dal mondo? La cammella se ne sarebbe ricordata in futuro guidandoli alla tomba del Sovrano? Tornarono alle loro yurte rotonde e si presentarono alla grande sciamana la quale, scotendo la zampa di renna maschio ereditata dai suoi antenati, sentenziò: -A primavera liberatela e la cammella tornerà in quel luogo dopo ogni parto, per tutti gli anni futuri. Ed in quel luogo renderete gli onori al signore dei mongoli Yakuti-.

E

ssi, dopo aver ucciso il piccolo cammello e averlo sepolto con tutte le regole, giunta la primavera, liberarono la cammella che si mise lentamente in cammino, seguendo il suo istinto, alla ricerca del suo piccolo sepolto. Ma essa era smemorata. E gli Yakuti, fidandosi ormai soltanto della tradizione antica, la seguirono per giorni e giorni, per mesi e mesi, per anni ed anni, fin quando essa morì di sfinimento. E non trovò mai più il suo piccolo, che rimase sepolto fra la sabbia canterina del deserto e quando il vento diventava più teso e veloce, anche le montagne si mettevano a cantare, e un ronzìo lieve e continuo avvolgeva tutto quel deserto mongolo infinito. Settembre 2009


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L’angolo della storia

CULTURA

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Invito alla lettura

Io vi maledico

Il lungo cammino della letteratura

di Vincenzo Rufini La Storia è il sentiero su cui l’umanità ha intrapreso il suo cammino nel corso dei secoli; se vogliamo avere conoscenza di ciò che siamo stati e di ciò che abbiamo fatto non dobbiamo far altro che levare il velo storico e ripercorrere cronologicamente le date e i fatti accaduti. La Storia è un po’ il videoregistratore dell’umanità; ma vi è un’altra branca del sapere umano che forse più della storia ci permette di guardare dentro noi stessi: la letteratura, con i suoi personaggi, con le sue trame, con i suoi ambienti. Ogni romanzo letterario riflette la psiche umana, ogni insegnamento che fuoriesce dalla morale di ciascuna opera serve da appoggio e da guida alla nostra esistenza, oltreché a rendere conoscitivo il contesto storico-sociale in cui è ambientato. Nel capolavoro di Alessandro Manzoni, “I Promessi Sposi”, il filo conduttore del romanzo è il perdono; in “Risurrezione”, uno fra i tanti capolavori di Leone Tolstoj, lo scritto è pervaso dal concetto di espiazione che il protagonista, Dimitri Ivanovich Neckliudov, subisce e poi persegue con ostinazione, come una sorta di appagamento della psiche. Nel bel romanzo di Nathaniel Hawthorne, “La Lettera Scarlatta”, il sentiero del romanzo è costellato e guidato da quel particolare sentimento, la colpa, che viene dapprima subìta con vergogna e poi ostentata con orgoglio e perfino con presunzione. Il saggio costituisce un affresco ben documentato su un particolare contesto storico: la nuova Inghilterra trapiantata negli Stati Uniti, con le sue rigide norme puritane, vere e proprie catene del sentimento e ceppi delle forme dell’esistenza. Un mondo ovattato, immerso nell’ipocrisia delle apparenze e nella rassegnazione della

speranza, schiacciata dal molok delle regole del puritanesimo e dalla sostanza permeata dalla trasgressione repressa. Tristi tempi! Opachi e grigi, dove l’evoluzione umana si era fermata in una sosta troppo a lungo durata e con lo sguardo volto all’indietro, nelle più fosche nefandezze partorite dalla perversione umana. Una società in cui gli archétipi umani erano tutti soggiogati dalla colpa elevata ad Instrumentum Regni. La colpa aveva sfaccettature alquanto diverse, a seconda del soggetto portatore del fardello; nel romanzo la protagonista femminile, Hester Prynne, aveva cucita sul seno la lettera A, ricamata con fili d’oro. Ciò a cagione del fatto di aver ceduto ai piaceri della carne inoltrandosi nel sentiero peccaminoso (!) della lussuria al di fuori del matrimonio. La congiunzione amorosa tra due corpi al solo fine di appa-

Hawthorne

gare un sentimento amoroso, fuori dalle convenzioni sociali, era stata vista dalle gerarchie religiose con ribrezzo e fastidio, tanto da elevare il corpo della donna come l’incarnazione diabolica per eccellenza. Qui Hawthorne dà il meglio di sé stesso nel rivoltare le pieghe del male che in ciascuno di noi è contenuto, ma che in alcuni raggiunge vette abominevoli e degradanti. I protagonisti del romanzo sono archétipi di un contesto sociale aberrante, come aberranti erano quei tempi, i quali prima di svolgere la funzione di privare l’essere umano della propria dignità e del proprio libero arbitrio, assolvevano con pignoleria e con pedanteria, qualità proprie di ogni bigottismo, la funzione di umiliare la mente rendendola vacua appendice di corpi inanimati e alla mercé del potere.

Brilla che è una bellezza

Il Natale 2013 verrà ricordato anche per una nuova performance artistica del regista, attore e compositore roccheggiano Piero Botti. L’autore di numerosi testi teatrali e di molte belle canzoni, è infatti tra i protagonisti del cd musicale “Note di Natale” prodotto dalla Emmedue ensemble Srl con gli arrangiamenti di Aldo Tamborrelli e la direzione artistica di Giuseppe Conte. Nel cd Botti è presente con la canzone “Brilla che è una bellezza”, da lui scritta e cantata, dedicata alla stella cometa che ogni Piero Botti anno si accende sulla fortezza di Rocca di Papa mostrandosi fino alla capitale. Nell’album vengono anche riproposte le versioni natalizie di famose canzoni di Lennon, Mingardi, Antonacci e Baglioni.

di Loredana Massaro «Poco a poco, come le pietre di una collana, tutte queste storie diventavano un rosario: non di una preghiera, però. Di una maledizione. Diventavano tutti i colori della rabbia: la geografia esatta del disamore per chi ti ha promesso e poi negato, per chi ti ha illuso, per chi sa solo chiederti e mai dare». Il libro Io vi maledico di Concita De Gregorio è un viaggio alle radici della rabbia. Sono le voci di chi non ha più voce, gli sguardi e le parole di un Paese che cambia in peggio. Le storie vere di un’Italia sempre più fragile. «Io vi maledico» è scritto sulla lapide di marmo che un operaio dell’Ilva di Taranto ha voluto deporre in strada, proprio sotto la sua casa, per se stesso. «Io vi maledico» è il grido della figlia di un imprenditore che si è ucciso, strozzato dall’usura bancaria. È la voce di Emanuela che ha scritto due volte a Marchionne e che sa cosa significa «comportarsi da uomo». È Milagros che racconta che gli indignados sono orfani delle carte di credito e figli degli sfratti. E c’è Atesia, dove le donne del call-center rispondono la notte ai maniaci per non perdere 80 centesimi lordi. Altre storie si intrecciano a queste fino a comporre il ritratto corale di un Paese disorientato e saccheggiato dai “furbi” a danno dei “fessi”, in cui la tracotanza degli uni e il dolore degli altri, si trasformano presto in una malattia sociale che contagia “tutti” e che dovrebbe diventare invece vento o impeto di cambiamento. Ma nessuna pulsione rivoluzionaria si è vista finora, manca nel nostro paese l’orizzonte di un rovesciamento delle gerarchie, dei dogmi classisti e dei rapporti di produzione. La furia si ripiega su se stessa, per rivolgersi contro chi l’ha accesa. Unica valvola di sfogo resta il mondo digitale, ma nella sfera virtuale dei social network, si spengono le voci e le forze di chi potrebbe trovare nell’unione con altre persone “reali”, la strada per fare “la rivoluzione”. Segno che anche la rete, ultimo “sfavillante” giocattolo della tecnocrazia imperante, non è che un altro strumento di assoggettamento nelle mani di chi detiene i mezzi di produzione.


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L’INIZIATIVA

Un sistema museale per il Grand Tour dei Castelli In ricordo della storica dell’arte Irene Lombardo

di Andrea Brini Giovedì 12 dicembre si è svolta, presso Palazzo Rospigliosi a Zagarolo, una giornata di studi in memoria della storica dell’arte Irene Lombardo. Durante la manifestazione si sono susseguiti numerosi interventi, caratterizzati dal doppio filo conduttore del ricordo culturale degli interessi della studiosa e umano testimoniati da persone che hanno avuto modo di conoscerla, alcuni sin dai tempi degli studi, altri in occasione delle attvità svolte negli ultimissimi mesi di vita. Sandro Vallerotonda, oltre alla collaborazione con la Pro Loco di Zagarolo di cui è presidente, ha ricordato la ricerca sulle guide storiche del Grand Tour svolta dalla dottoressa Lombardo per conto della Comunità Montana dei Castelli Romani e Monti Prenestini nel 2005, ricordando come il lavoro nato da quella ricerca sia stato parte della documentazione presentata alla Regione Lazio come supporto al progetto Museum Grand Tour (il Sistema Museale Territoriale che collega molti dei musei del territorio). Alessia Ranaldi, del Consiglio d’Amministrazione dell’Istituzione Palazzo Rospigliosi, ha parlato dell’ingresso di Irene Lombardo nel consiglio stesso nell’autunno 2012 e come abbia fatto appena in tempo a partecipare a qualche riunione. Momento centrale dell’incontro avrebbe dovuto essere l’intervento della professoressa dell’Università La Sapienza Luciana Cassanelli che purtroppo non è potuta intervenire per urgenti imprevisti dell’ultimo momento; il ricordo dell’attività universitaria è stato quindi testimoniato dalle dottoresse Alessandra Stornello e Cettina Mangano anche loro per anni attive con la cattedra di Storia dell’Arte Moderna. Gli

anni degli studi universitari sono stati testimoniati dal collega storico dell’arte Gabriele Quaranta che ha spiegato come lui e Irene siano stati sempre a vista durante gli studi pur non essendo mai stati in classe insieme; Quaranta ha completato il proprio discorso biasimando la scomparsa della storia dell’arte dalle scuole italiane, sottolineando come anche grafici e studenti di moda italiani avranno percorsi di studio non comprendenti la materia e perciò una marcia in meno rispetto ai colleghi stranieri. Alessandro La Porta, della CoopCulture ex Pierreci, ha raccontato l’attività di Irene Lombardo presso Villa Adriana e Villa Gregoriana.

Le ricette della nostra tradizione

Baccalà... pesce di montagna

di Alberto Litta Parlando di cucina e valorizzazione del territorio con Lorenzo Eleuteri, chef del “Gastrorante Belvedere” di Rocca di Papa, gli ho proposto di scrivere insieme delle ricette della tradizione abbinandole a dei vini. Entusiasti dell’idea abbiamo rispolverato i piatti della nostra infanzia e pensato di proporvi il baccalà alla cacciatora, ricetta semplice quanto gustosa. Il baccalà non è altro che un merluzzo bianco conservato sotto sale. La salagione ne consente la conservazione per lungo tempo, e per questo viene impiegata da tempi lontanissimi per consentire il trasporto e la consumazione del pesce anche in zone dell’entroterra: per questo le ricette a base di baccalà sono diffuse quasi in

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tutta Italia e può considerarsi così un “pesce di montagna”. LA RICETTA Facciamo la spesa per quattro porzioni: 800g baccalà dissalato, 4 spicchi d’aglio, 3 rametti di rosmarino, ½ bicchiere di aceto di vino bianco di qualità, 1 bicchiere di vino bianco secco, sale, peperoncino tritato, olio extravergine d’oliva e farina quanto basta. Infariniamo e rosoliamo il pesce nell’olio in una casseruola bassa e larga. Pestiamo in un mortaio l’aglio e il rosmarino, aggiungiamoli al fondo di cottura e lasciamo insaporire a fuoco dolce. Uniamo poi l’aceto, il vino bianco e un pizzico di peperoncino, copriamo e - sempre a fuoco lento - lasciamo cuocere per circa 15 minuti, quindi aggiustiamo di sale e serviamo in tavola ben caldo.

Altri ricordi si sono susseguiti durante il pomeriggio chiuso da un breve saluto dei genitori di Irene. Vista la partecipazione, erano presenti più di cinquanta persone nonostante la giornata lavorativa in periodo prenatalizio, ha suggerito a molti nelle istituzioni l’idea di farne un appuntamento a cadenza annuale da tenersi alla metà del mese di dicembre, quando ricorre l’anniversario della morte di Irene Lombardo avvenuta il 15 dicembre del 2012. Per ricordare brevemente le tappe salienti della vita professionale di Irene è sottolineiamo la già ricordata collaborazione con la cattedra di Storia dell’Arte Moderna della professoressa Luciana Cassanelli; la tesi di laurea su Villa d’Este a Tivoli che ha poi originato un paio di pubblicazioni. Gli studi sul Grand Tour, cominciati con la Comunità Montana e poi proseguiti, mai sistematizzati dall’autrice per una pubblicazione ma che consistono in una considerevole mole di inediti. La collaborazione con il gruppo tiburtino della Pierreci con l’elaborazione di apprezzati e originali percorsi didattici nelle ville tiburtine e l’apprezzata attività come guida turistica.

I VINI I vini che voglio proporvi sono sicuramente d’importante struttura, intensi e avvolgenti, adatti a bilanciare l’intensità dei sapori della ricetta. Rimanendo in regione pensavo di abbinarla con: “Latour a Civitella” di Sergio Mottura: vino laziale, ottenuto dal vitigno Grechetto in purezza, nel calice si presenta giallo oro con eleganti profumi minerali, frutta matura, agrumi, burro fuso e nocciola. Bevendolo si scopre morbido, con una buona acidità e sapori che ricordano la mandorla e la vaniglia. Affinato 9 mesi in barrique e 6 mesi in bottiglia. “Vulcaia Fumé” di Inama: vino veneto ottenuto da 100% Sauvignon vinificato e maturato 8 mesi in barrique. Vestito d’oro verde, con profumi densi e profondi: pompelmo, fiori di tiglio, foglia di pomodoro, ginestra, nocciola, pepe bianco, rintocchi minerali e balsamici. In bocca è un vino morbido e, al contempo, fresco e sapido, con una lunga persistenza che delizia il palato. “Pietraincatenata” di Luigi

Maffini: vino campano ottenuto da uve Fiano in purezza, matura in piccole botti di rovere per 8 mesi. Si presenta dorato intenso con profumi rotondi di frutta gialla matura (pesca e melone), vaniglia e zenzero. Al gusto è opulento, di spessore, con una lunga scia salina ed aromatica. “Riesling Spätlese Trocken Alte Reben” di Karthäuserhof: prodotto da vecchie viti di Riesling in Germania, nella regione della Mosella, matura in acciaio. Vitalità ed eleganza sono perfettamente unite in questo vino. Al naso frutta matura gialla come banana, albicocca e un pizzico di clementine. A queste si aggiungono pietra focaia che dona eleganza. Splendidamente equilibrato, impressiona per la sua profondità minerale e per la finezza al sorso.


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In uscita a giugno

Attesa per il secondo episodio di The Purge di Camilla Lombardozzi Uno dei Thriller più amati dal pubblico italiano è senza dubbio The Purge – La notte del Giudizio, diretto da James De Monaco, con protagonisti Ethan Hawke e Lena Headey. Il film, per chi non lo avesse visto ed è incuriosito dal genere, inizia essenzialmente con un interrogativo alquanto inquietante, ovvero: che cosa succederebbe se in una sola notte all’anno i cittadini avessero il permesso di commettere qualsiasi crimine senza poi essere perseguiti dalla legge? Ecco la trama: in un’America del futuro, precisamente del 2022, la società ha raggiunto la sua completa perfezione, disoccupazione e delitti sono inesistenti, e ogni cittadino può vivere la sua vita in totale tranquillità e sicurezza ma, per far sì che questa perfezione regga, si è creata una giornata, precisamente una notte, 12 ore, chiamata “La Purga” in cui ogni persona è libera di commettere qualsiasi crimine, anche quelli più atroci e deplorevoli, senza essere giudicati per quanto commesso, purché venga fatto esclusivamente in quelle determinate 12 ore. Nella fatidica notte della Purga, una famiglia composta da padre, madre e due figli si barricano in casa, aspettando che tutto finisca ma un estraneo bussa alla loro porta chiedendo aiuto ed il figlio più piccolo fa entrare l’uomo, disubbidendo così al padre, che sarà costretto a vedersela con gli inseguitori dell’uomo, i quali indossano maschere alquanto spaventose. All’esordio in America, la pellicola ha incassato 34 milioni di dollari per poi totalizzarne nel mondo 89,3, cifra che ha lasciato di stucco la Universal Pictures ed il produttore Jason Blum, che hanno deciso di dar vita al sequel del film, che si chiamerà “La notte del Giudizio 2”. È vero, la fantasia non è delle migliori ma la storia, visti i precedenti, ci potrebbe far cambiare idea in quanto l’incasso totale è a fronte del budget irrisorio pari a 3 milioni di dollari, servito per creare appunto il film; come a dire… a volte, non serve spendere cifre da capogiro per dar vita a una pellicola, se la storia di fondo è buona e quindi funziona. Non ci resta che aspettare il 20 giugno 2014, data di uscita del secondo episodio, per poterci gustare sul grande schermo il sequel di uno dei thriller. E voi cosa fareste se in una sola notte all’anno avreste il permesso di commettere qualsiasi crimine senza poi essere perseguiti dalla legge?

VAGABONDANDO

In giro per musei...

Museo delle Esposizioni

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Il grande viaggio nell’arte di Roma degli anni Settanta di Marcello Loisi Gli anni Settanta, specialmente in Italia, hanno rappresentato un decennio controverso carico di idee e movimenti, spesso in lotta tra loro, ma che hanno saputo trovare anche punti di incontro e dialogo. In questo l’arte ha svolto un ruolo di primo piano. Roma costituì uno dei punti di raccordo e concentrazione dei movimenti artistici che si andavano a definire in quei tempi. Si pensi agli spazi autogestiti, alle numerose gallerie (L’Attico, La Tartaruga e La Salita, per citarne alcuni) e all’attività di istituzioni come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e il Palazzo delle Esposizioni, luoghi dove furono allestite coraggiose e importanti mostre dell’epoca. Questo fermento creativo convinse numerosi artisti italiani e internazionali a scegliere la capitale

come propria città, arricchendo il panorama culturale capitolino. L’incontro tra le diverse anime dell’arte di quei tempi si tradusse in un proliferare di correnti e gruppi artistici, come l’Arte Povera, l’Arte Concettuale e la Transavanguardia. Dopo un lavoro di ricerca durato più di due anni, proprio il Palazzo delle Esposizioni ospita una grande mostra dedicata all’arte degli anni Settanta, focalizzandosi sulle opere e sugli artisti romani. Tra i tanti, Kounellis, Capogrossi, De Chirico, Boetti, Pistoletto, Burri, Pisani e

Schifano, nomi importanti, ma accompagnati da quelli di altri artisti che, con le loro opere, ci consegnano una personale e spesso sorprendente rappresentazione di quegli anni. Inoltre, fino a febbraio, la mostra sarà affiancata da una rassegna cinematografica di film coevi delle opere esposte, con l’intento di ricostruire quello storico spartiacque che furono gli anni Settanta. Anni ‘70. Arte a Roma Palazzo delle Esposizioni Via Nazionale 184, Roma Fino al 2 marzo 2014

The help, il coraggio delle donne

di Giulia De Giorgi The help è un film del 2011 diretto da Tate Taylor. Il soggetto è tratto dal romanzo L’aiuto del 2009 di Kathryn Stockett, amica d’infanzia del regista. Nella prima metà degli anni Sessanta erano molte le donne afroamericane schiavizzate da ricche famiglie di bianchi. The help parla proprio della drammatica esperienza che a Jackson, Mississippi ha visto protagoniste molte donne nere come Aibileen Clark e Minny Jackson. Umiliate e derise gratuitamente senza alcun riguardo, le due donne erano costrette giornalmente a subire ogni genere di sopruso: posate diverse, bagni appositi per evitare la mescolanza. Eugenia Phelan, detta Skeeter, è una giovane ragazza bianca che, dopo aver conseguito la laurea, torna a casa dai suoi genitori. Anticonformista, pura e da sempre diversa dalle sue coetanee sposate e dedite completamente alla famiglia, si è sempre resa disponibile a un rapporto paritario con le donne di servizio considerandole più come seconde mamme e confidenti che schiave. La sua massima ambizione non è quella di sposarsi ma di affermarsi nel mondo del lavoro; proprio da questa passione nasce l’idea di scrivere inizialmente una rubrica sui consigli per la pulizia ma ben presto Skeeter si trova

catapultata in un affare ancor più grande: scrivere un libro che raccontasse una realtà drammatica fatta di usi e abusi, di umiliazioni, di razzismo, di crudeltà nascosta da apparenza e benessere. Quelle voci silenziose ora potevano urlare senza paura. Beh di paura in realtà ce n’era molta ma sia Aibileen che Minny erano consce del fatto che era ora di alzare la testa e rivendicare i propri diritti e che quello era l’unico modo per farlo. Il loro coraggio e la loro determinazione hanno portato alla pubblicazione del libro intitolato, appunto, The help. I fatti non potevano lasciare alcun sospetto e piano piano tutti si riconobbero in uno dei personaggi. Ad essere infuriata è soprattutto Hilly, che si riconosce nella descrizione di un episodio esilarante ed estremamente imbarazzante relativo alla vendetta che Minny si prese dopo il suo licenziamento. Skeeter divise il ricavato con quelle donne che, combattendo ogni paura, l’hanno aiutata. La vicenda inoltre la riunisce alla mamma malata, prima legata alle gelide regole di una società conformista e ora, invece, pronta a prendere le difese della figlia. Intanto per le protagoniste del libro, si pone il problema di affrontare la realtà quotidiana. Licenziate con false accuse ora sono pronte a dire la verità e a difenderla a tutti i costi.


il Segno dei tempi

Ultima pagina

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nei disegni del Maestro Franco Carfagna Il maestro Carfagna stavolta vi vuole parlare delle mamme e delle nonne di coloro che oggi hanno circa settant’anni. Queste donne, molto prima dell’alba, uscivano di casa con la bagnarola del bucato che, la sera prima, avevano preparato insieme alla cenere, che serviva per sbiancare i panni. La cenere, infatti, doveva essere preparata qualche giorno prima poiché bisognava bagnarla con acqua calda e messa a scolare avvolta in un panno. Quando uscivano di casa i figli stavano ancora a letto e, poiché i lavatoi erano al buio, dovevano portarsi anche una candela. La fontana per il bucato era composta da una vasca finale che serviva per sgrassare i panni e qui qualche volta si vedeva galleggiare anche qualche residuo di… gabinetto! L’acqua di questa vasca, dopo che decine di donne vi avevano lavato fasciatori, centori dei bambini, pannucci delle donne e fazzoletti smucciulati, appariva simile al colore della terra di Siena bruciata. Dopo quest’operazione, e dopo aver smacchiato i panni con la cenere, si passava alla vasca “co’ u’ picchiò” per il risciacquo. La cenere, che sostituiva la funzione della varechina, passava di mano in mano perché non poteva essere sprecata e alla fine la soddisfazione si leggeva sul volto di queste lavandaie perché i panni lavati e smacchiati, trattati poi con la torchinella (una specie di polvere azzurra come il ramato) che sciogliendosi dava alle lenzuola un fresco senso di pulito, erano davvero splendidi.

Quandu ‘e femmine jeanu a’ fontana

Poi c’era un’altra operazione, torcere le lenzuola per far uscire la maggiore quantità d’acqua possibile, che richiedeva l’aiuto delle altre compagne di fontana. Infine, bisognava caricare il tutto nella bagnarola che veniva sistemata sulla testa. Una volta arrivate a casa, queste infaticabili donne dovevano preparare i figli per la scuola e, alcune di esse, ri-uscivano per andare, di nuovo, a lavorare. Ma prima di tutto questo c’era l’ultima fatica, quella di “stennere” i panni per l’asciugatura. I luoghi preferiti erano U Carpinu (piazza Valeriano Gatta) dove

c’era una recinzione con filo spinato “pure ruzzunitu” (arrugginito) al posto delle mollette. Oppure giù per via San Sebastiano fino al cimitero, dove i panni venivano “stennuti” addosso ai spini delle more. Altre volte si preferiva stenderli vicino alle stesse fontane e mamme e figlie si davano il cambio per fare la guardia alla biancheria. I lavatoti pubblici di Rocca, inoltre, erano anche i luoghi preferiti per i pettegolezzi. Qui si potevano scoprire i segreti buoni e cattivi di ogni famiglia e la sfida tra mamme e nonne era proprio quella a chi ne raccontava di più.

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it - www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico

SULL’AUTONOMIA DEL SEGNO Il suo giornale pubblica notizie, che riguardano l’amministrazione comunale e i personaggi che la rappresentano, alle quali non eravamo abituati. Aiuta i lettori a risvegliarsi da un letargo che dura da qualche decennio. Riaccende l’attenzione sulla necessità che la politica (arte di governare la società) non può essere lasciata ai politicanti (chi svolge attività politica con scarsa competenza), ma deve essere ripresa in mano da persone capaci e responsabili. È un compito molto difficile e gli interessati tenteranno di oppor-

visi disperatamente. Siamo certi, dò voce anche ad altri suoi lettori, che il Segno continuerà a informare i cittadini con impegno, autonomia e onestà intellettuale come ha cercato di fare fino ad oggi. Lettera firmata

Alcuni lettori ci scrivono pregandoci di omettere la propria firma. Rispettiamo il desiderio degli interessati, che sono naturalmente noti alla redazione, e pubblichiamo quando l’argomento può essere interessante per gli altri lettori e lo spazio a disposizione lo consente. Il Direttore Responsabile

LA DISCARICA VICINO AL CIMITERO Vorrei segnalarvi uno scandalo che riguarda una delle zone più importanti di questo paese, una volta perla dei Castelli. Quasi ogni domenica, con mia moglie, andiamo a portare qualche fiore al cimitero, per stare vicino ai nostri cari che qui sono sepolti. A poche decine di metri dal cimitero, quando con la macchina ce ne andiamo verso via Frascati, dobbiamo vedere l’incredibile spettacolo di una discarica che sta sul piazzale al lato della curva stretta. Questo spettacolo lo vediamo ormai da tanti mesi. C’è di tutto, avanzi di mura-

tura, frigoriferi, rifiuti di tutti i tipi ma la cosa più assurda è che nessuno se ne preoccupa eppure sono visibili a tutti. Che ci vuole a ripulire l’area e a dare uno spettacolo dignitoso a chi si reca al cimitero? E’ una vergogna dare questo esmpio del proprio paese, visto che tante persone vengono dai paesi intorno e sicuramente non penseranno cose positive di noi rocchiciani. Penseranno: se il cimitero è circondato da monnezza, figuriamoci il paese come sarà! Potete scrivere qualcosa su questo argomento così che qualcuno intervenga? Amedeo Rossetti


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