Il Segno novembre 2012

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PICCOLO

“ il Segno ...quello che gli altri non scrivono...

Cemento “legale”

Anno XI, n. 11 - Novembre 2012

Ecco che cosa “uccide” il nostro territorio Libertà d’informare

Chi ha paura del Segno?

di Andrea Sebastianelli L’irruzione della libertà d’informazione nella vita addomesticata del nostro paese sta mettendo sotto-sopra Rocca di Papa. Politicanti infastiditi dalle notizie che Il Segno pubblica e che altrimenti resterebbero nascoste; delegati comunali (o pseudo tali) che sembrano avere il solo scopo di denigrare Il Segno, il suo direttore e i suoi collaboratori; cittadini legati a doppio binario con chi comanda che girano il paese in lungo e in largo per far circolare voci del tipo “Il Segno è di destra”, oppure “Il Segno fa schifo”, o ancora “Non leggete questo giornale pessimo”, o anche “Non fate pubblicità sul Segno”.

Segue a pagina 26

ALLE PAGINE 18 e 19

La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire George Orwel

Pane al pane

Unpaese,le sue ipocrisie

di Daniela Di Rosa “Vecchia piccola borghesia, non so dirti se fai più rabbia, pena o malinconia...”… Lo so, sono una “citatrice” di canzoni ma non trovo di meglio per spiegare ciò che provo di fronte all’ipocrisia del “piccolo mondo antico”, un mondo che sembra non morire mai nei piccoli paesi. Esiste una legge non scritta che vieta in questi casi di dire la verità, bisogna con educazione aggirare l’ostacolo, parlare sempre per metafore, giocare con le parole e mai criticare apertamente… Segue a pagina 12

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Ancora sui Aliquote IMU Stangata murales per tutti Alle pagine 22 e 23

Loc.tà Grotticelle

E’ crollato il casale

Castagne, la Sagra e... il convegno

A pagina 9

A pagina 21

Parco Landsberg

Il degrado avanza

A pagina 14

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Alle pagine 10, 11 e 17 Rocca di Papa - Via Frascati, 16 - Tel. 06.9497048


L’Italia del Boom del Tonfo e... del Tanfo ATTUALITA’

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di Bruno Fontana Era la fine degli anni Sessanta (anni in cui i giovani di tutta Europa davano slancio a nuove speranze – e utopie-) quando mi sono trasferito a Roma. Avevo 30 anni. Venivo da Aix en Provence e avevo percorso l’autostrada del Sole. Di autostrade in Francia ancora non ce n’erano e i miei amici francesi ce le invidiavano, loro dovevano ancora affidarsi alle vecchie e gloriose “routes nationales”. Quell’Italia, quella degli anni 60-70, aveva all’estero un’immagine molto positiva dopo i disastri del fascismo e della guerra e c’era molta simpatia per questo piccolo rinascimento post bellico. Non solo autostrade ma all’estero la Olivetti (la mitica 22), e l’altrettanto mitico Geloso, tra gli altri, erano vendutissimi, l’Alitalia aveva solo la Air France come concorrente di prestigio. E il cinema? Dal neo realismo alla commedia italiana fino ai spaghetti western di Sergio Leone, registi e attori avePICCOLO

il Segno

organo mensile dell’associazione culturale

“Editoriale Il Segno” C.F. 92028150586

Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002

DIREZIONE

Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa

DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Sebastianelli

Un’autostrada negli anni ‘60

vano conquistato i più sofisticati palati della critica come anche le più vaste platee, e non vi era festival o Oscar che annualmente non premiasse un Rossellini, un Fellini, un De Sica, un Visconti, un Antonioni o un Olmi, solo per citare i più premiati. Mastroianni, la Loren, la Vitti, Sordi, Gassman e Tognazzi. La gente allora faceva la fila per vedere i loro film sui REDAZIONE

Bruna Benelli, Noemi Bevilacqua, Stefania Colasanti, Daniela Di Rosa, Bruno Fontana, Paola Gatta, Anna Giovanetti, Daniele Iannotti, Toshi Kameda, Loredana Massaro, Don Franco Monterubbianesi, Noga (Gabriele Novelli), Massimo Onesti, Andrea Rasetti, Sergio Rasetti, Annarita Rossi, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Roberto Sinibaldi, Gennaro Spigola, Sandro Tabellione, Cristiana Zarneri il-sognatore.blogspot.com

Champs Elysées o al Village. Modugno, Bindi, Paoli, De André o Celentano e le colonne sonore di Ennio Morricone avevano finalmente fatto scoprire una musica italiana che non era più soltanto quella partenopea. Ed era gratificante sedersi in un café e discutere con gli amici stranieri di 8 ½ o de L’avventura. Ma ugualmente di Umberto Eco, Moravia o Sciascia. Insomma l’Italia ILLUSTRAZIONI

Franco Carfagna, Ermanno Gatta

ilpiccolosegno@libero.it

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il Segno - Novembre 2012

non era più solo pizza mandolini e... mafia... ma l’Italia del boom, la quarta potenza economica mondiale. Purtroppo dopo il boum è arrivato il tonfo. La crescita ha prima rallentato, poi si è fermata per poi ancora, in questi ultimi anni, declinare. Oggi, sotto i colpi della terribile crisi mondiale, le nostre industrie delocalizzano, le fabbriche chiudono. i disoccupati aumentano. Ma il declino non riguarda solo il Pil e lo Spread, ma il patrimonio culturale e artistico (una vera bestialità), l’ambiente e la ricerca. Di chi la colpa, troppo facile dire della politica, siamo tutti responsabili di questo scempio, mettiamoci una mano sulla coscienza, un popolo che non reagisce, che assiste indolente allo sfascio, magari anche per comodità, è complice. I giornali scrivono quotidianamente di ruberie colossali, di degrado, di crescente violenza, d’inciviltà, di cinismo, di egoismo, di lassismo, di donne uccise un giorno sì e l’altro pure. La perdita di ideali e valori, religiosi, politici, sociali hanno portato alla dissoluzione dei valori sopraccitati, al dilagare della corruzione, del marcio della politica, del crescente razzismo dovuto all’invasione incontrollata di extracomunitari. Gli ultimi 20 anni di Berlusconismo poi hanno liberato gli istinti peggiori dei cittadini, tangenti, cricche e corruzione. Via l’intralcio del falso in bilancio, legge ad personam a gogo, tutto era in vendita, dalle giovani donne ai deputati, dai magistrati agli appalti, mentre lo sputtanamento da nazionale diventava internazionale, dopo che il Presidente del Consiglio si era dato ai fasti del burlesque. E così dopo il tonfo è arrivato anche il tanfo. Ce ne vorrà del tempo per rimettere in piedi questo paese. Uno dieci cento Monti, soprattutto se imparerà anche a ricucire dopo aver tanto tagliato. Sorry ma alla politica non ci credo più. A meno che alle prossime elezioni i candidati non passino prima sotto un thief detector, un congegno anti ladro. Ma bisogna prima inventarlo. Difficile però che ciò avvenga in Italia.


il Segno - Novembre 2012

ATTUALITA’

Sulle orme di Di Pietro l’inchiesta non convince

La domenica sera davanti alla tv a guardare Report ma...

di Daniela Di Rosa Domenica sera, mi siedo sul divano accendo la tv e mi sintonizzo su Rai tre per vedere Report, ogni volta vorrei non farlo perché ciò che succede in Italia mi lascia sempre più arrabbiata e frustrata, ma il programma è fatto bene e la sua conduttrice (Milena Gabanelli) forse è la migliore giornalista di inchiesta che abbiamo, per perderselo. Chissà quale argomento toccherà e quale protagonista della scena politica metterà sulla graticola e qui subito resto allibita. Parla di Di Pietro, di case, tante almeno 56, più quelle della moglie, dei figli, parla della gestione allegra dei soldi del partito, di una eredità elargita all’onorevole per l’Italia dei valori e dell’uso personale che lui ne ha fatto! Amareggiata penso: no Di Pietro no, anche lui come gli altri, ma come? Dopo mani pulite? Dopo che lui giovane magistrato ci aveva fatto sognare, lui che metteva dentro tutta la Milano da bere, la Roma ladrona… se ripenso a quei giorni…non tiravo monetine a Craxi perché non c’ero ma insieme a gran parte dell’Italia tifavo per il pool e speravo in un mondo migliore, gridando arrestateli tutti! E

adesso proprio lui si rivelava come tutti gli altri? Ero incredula, già in passato avevano provato a incastrarlo ma ne era sempre uscito pulito ma ora era la Gabanelli ad incastrarlo, era un’intervista ad inchiodarlo, era penoso, balbettava, rispondeva a monosillabi, rinnegava sua moglie, chi dimenticherà mai, incalzato da una giornalista, con gli occhi stralunati ripeteva: mia moglie, non è, non è mia moglie! Non l’ho mai votato perché non affine al mio pensiero politico ma avrei messo la mano sul fuoco per lui e mai avrei dubitato di un errore della Gabanelli, Report non può essere così superficiale da non aver controllato le fonti, da non aver investigato… eppure già il giorno dopo ho dovuto ricredermi. Leggo sul Fatto Quotidiano che le case di Di Pietro sono tre più due dei figli, qualcuna della moglie, peraltro ricca di famiglia e avvocato di successo, che i soldi del partito non li ha mai toccati come si evince dalle cause vinte da Di Pietro, che i due accusatori erano stati già in passato condannati a risarcire l’onorevole per diffamazione, che l’eredità

Di Pietro

l’aveva ricevuta quando era ancora magistrato, una parte l’adoperò per se l’altra per creare l’Idv… e allora che succede a Report, si sbaglia? e la Gabanelli che fa tace? Qualcuno per favore mi spieghi , è solo stato Di Pietro un po’ troppo sempliciotto con la gestione del partito o è stato il più scaltro dei furbi? Il giovedì seguente l’ho seguito su Servizio pubblico (La 7, Santoro) tutti persino Feltri prendevano le sue difese anche se con qualche distinguo, eppure un dubbio resta, oh… l’ha detto la Gabanelli!? mentre scrivo è di nuovo domenica sera, accendo la tv, mi sintonizzo su Rai tre e aspetto Report…

Auto nuova e bollo

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Ho acquistato un’utilitaria: costo 10.000 euro, poco contante e tante rate mensili. Per la “Tassa Regionale di Proprietà”, un tempo chiamata “Bollo”, mi hanno chiesto 187,48 euro per 11 mesi. Lo credereste? Il mio pensiero è volato automaticamente ai 71 politici della Regione Lazio che ci sono entrati più volte nelle orecchie nelle ultime settimane: -Sono quelli che hanno deciso l’importo che ho dovuto versare per “Possedere un’autovettura”Renata Polverini, Franco Fiorito, Vincenzo Maruccio, Mario Abbruzzese, Isabella Rauti, Bruno Astorre, Gianfranco Gatti, Claudio Bucci, Umberto Ponzo, Roberto Buonasorte, Chiara Colosimo, Tonino D’Annibale, Francesco Storace, Giovanni Colagrossi, Filiberto Zaratti, Anna Maria Tedeschi, Roberto Buonasorte, etc. Chiedo scusa, ma non ricordo il nome di tutti. “I Consiglieri Regionali sono attualmente 70 più il Presidente della Regione. Essi rappresentano la Regione esercitando le loro funzioni senza vincolo di mandato e godono dell’insindacabilità per le opinioni espresse ed i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”. “Ogni Consigliere Regionale può presentare proposte di legge, di regolamento e di deliberazione, ordini del giorno, mozioni e proposte di risoluzione per concorrere a determinare l’indirizzo politico, sociale ed economico della Regione, nonché interrogazioni e interpellanze”. S.R.

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L’ARGOMENTO

il Segno - Novembre 2012

Una riflessione sul mondo degli animali e su chi dovrebbe curarli

Per un veterinario la vita di un animale dovrebbe essere sacra. Ma è proprio così?

di Daniela Di Rosa Più mi addentro nei meandri della mente umana e meno riesco a comprenderla, se uno sceglie di fare il prete si presume che ami l’umanità, specialmente la più umile, una maestra amerà i bambini, un medico i pazienti, un veterinario gli animali e forse all’inizio della carriera sarà così, poi che succede nel cuore di questi ultimi? Potrei raccontarvi decine di episodi che dimostrano il contrario a partire da quei veterinari che curano di nascosto gli animali usati per le lotte fra cani o i cavalli per le corse clandestine, dopati e sfruttati fino alla morte, o assiste agli orrori dei macelli, vanno, curano e non denunciano perché intascano soldi, tanti e in nero, di quei veterinari che entrano nei canili lager e fanno finta di niente ma sono pronti a intimidire e a denunciare i volontari animalisti perché non hanno microcippato il cucciolo dato in adozione, pronti a fare i duri con le associazioni che accudiscono cani e gatti randagi perché le cucce non sono in regola ma a tacere sulle condizioni dei canili convenzionati! Potrei parlarvi di veterinari che rifiutano di salvare un cane che hai trovato per strada perché hai pochi soldi, non che non ce li hai, ma non bastano per la loro prestazione, la loro risposta: non siamo dei missionari!

Settima edizione

Giornalisti Nell’Erba

Potrei raccontarvi delle cifre pazzesche che ti fanno pagare se devi ricoverare un cucciolo, in media 70 euro al giorno, provate a correre di notte in una clinica veterinaria e sentirsi fare un conto di 2 mila euro per salvare un cane, e magari il tuo stipendio è di 800 al mese, se lavori in regola sono pronti coi finanziamenti, se no affari tuoi, se il cane poi è un trovatello ti consigliano il canile, dove tu che sai, perché hai visto, verrà lasciato al suo destino, ce ne sono centinaia, non hanno fondi sufficienti per curarli tutti. I veterinari non raccolgono decine e decine di cucciolate, cagne incinte, cani malati, cani padronali che mai e poi mai verranno curati, non hanno soldi? Se ne approfittano? non importa io so che

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quella gente lascerà morire il proprio animale perché ama di più il proprio denaro e non riesco a restare impassibile, in un modo o nell’altro pagheranno la loro crudeltà! C’è solo un modo per debellare il randagismo, la sterilizzazione… ma i prezzi sono alti, la crisi incombe, vengono da noi e chiedono di aiutarli, amano la loro cagnetta, vorrebbero vaccinarla, microcipparla, sterilizzarla, ma tutti quei soldi chi glieli dà? E allora ci siamo noi animalisti, sì mi autodenuncio: sverminiamo, vacciniamo, microcippiamo, sterilizziamo e curiamo con molto meno, grazie all’aiuto di pochi veterinari che non hanno dimenticato il perché hanno scelto quella professione, l’amore per gli animali, specialmente se bastardino e senza padrone.

Ha preso il via la settima edizione del premio nazionale e internazionale di giornalismo ambientale per bambini e ragazzi “Giornalisti Nell’Erba”, organizzato da Il Refuso. Novità di quest’anno, oltre alle tre fasce d’età già collaudate (dai 5 ai 10; dagli 11 ai 15; dai 16 ai 21 anni), la nuova sezione del Premio dedicata ai “senior”: dai 21 ai 29 anni. Il tema è: MENOPERMENOFAPIU’. E’ possibile partecipare da soli, in gruppo o per classi proponendo articoli, inchieste, interviste, reportages e opere artistiche attraverso le più diverse forme di espressione: scrittura, immagini, video, audio, animazioni, giornali, telegiornali, ecc. Le iscrizioni possono essere effettuate online sul sito dell’associazione entro il prossimo mese di febbraio e gli elaborati, in formato digitale, devono essere inviati entro la fine dello stesso mese. A fine aprile i finalisti avranno l’invito per la Premiazione che si svolgerà a fine maggio nell’ambito della Giornata Nazionale dei Giornalisti Nell’Erba. info: info@giornalistinellerba.org

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Favori al posto di diritti Onesti e la politica perde valore si nasce

tutto, servono per dare lavoro, fare affari... La politica clientelare diventa così “normale” e, all’apparenza, le conseguenze non sono tutte negative: si ottiene lavoro, si ottengono autorizzazioni varie... Ma il politico che promette i favori, ci fornisce qualche cosa (alle sue condizioni), ma ci toglie tutto il resto. Che cos’è questo “resto”? E’ l’essenza stessa della Democrazia, è la devastazione del mercato del lavoro e della sua efficacia, è una concorrenza sleale che piega la vita economica, politica e sociale agli appetiti degli amici degli amici. E’ la distruzione del territorio avvolgendolo in uno stato permanente di emergenza. L’unica “virtù” è diventata la capacità di tessere relazioni corruttive, di scambio di favori, premiando il malaffare disposto all’illegalità. Quando manca la cultura e il rispetto delle regole, tutto il peggio è possibile: si arriva anche a credere che il sommerso sia una forma di welfare a beneficio di persone che altrimenti non potrebbero vivere dignitosamente. I partiti, accettando e favorendo questo sistema si sono trasformati in macchine di consenso, apparati che distribuiscono risorse pubbliche (le nostre, cioè le nostre tasse) per alimentare un sistema chiaramente clientelare. Ma su quali criteri dovremo scegliere il candidato che dovrà rappresentarci nelle sedi comunali, regionali, parlamentari del nostro Paese e che dovrà prendere delle decisioni che influenzeranno la nostra vita

Aldo Moro

per molto tempo? Perché abita la nostra città? Perché ci saluta sempre? Perché ci ha promesso qualcosa? Quando a gennaio saremo con noi stessi nella cabina elettorale, ricordiamoci di non barattare il nostro voto: che dovremo scegliere uomini capaci, onesti, con un’idea dell’interesse generale al di sopra degli interessi personali, che abbiano chiara la nozione di politica come servizio ai cittadini. Per finire vorrei dire ai nostri politici, che quello che loro chiamano “antipolitica” in realtà rappresenta il desiderio di una politica nuova e vera, e potrebbe diventare maggioritaria, ristabilendo quella condizione democratica che ci stanno negando.

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Indro Montanelli racconta che Aldo Moro, appena trasferitosi a Roma, va al commissariato per le requisizioni degli alloggi di Bari per spiegare che l’abitazione a suo tempo concessagli non gli serve più. L’impiegato non fiata. S’alza di scatto e corre negli uffici della direzione del commissario, generale Ferraro: “Generale, venga fuori lei. C’è un provocatore, dice che vuole lasciare la casa che gli avevamo assegnato”. Un provocatore. Chi altri in Italia può restituire qualcosa che non gli spetta? Tratto da: Giovanni Floris, “Decapitati. Perché abbiamo la classe dirigente che non ci meritiamo”

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di Patricia Antolovic Il “non voto” siciliano è stato il risultato di anni di mala politica che ha prodotto lo scollamento progressivo tra il discorso dei partiti politici e “il popolo”, cioè noi. Il 27 gennaio (?) sembra che dovremo votare con il sistema delle preferenze per eleggere i nostri rappresentanti alla Regione Lazio. Un sistema che ha consentito ad un “Fiorito” di ottenere 26.217 preferenze. In un’intervista televisiva, un cittadino ha riconosciuto pubblicamente di avergli dato il voto in cambio di un lavoro, e che non si vergognava di dirlo al contrario di tanti altri. L’art. 1 della Costituzione afferma che “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro...”. Il lavoro è inteso come il fondamento della nostra società. Nell’art. 4 “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto…”. La prima riflessione che mi viene da fare è che, se il lavoro è un diritto, esso non può essere oggetto di baratto, così facendo si fa passare come favore ciò che ci spetta come diritto, negandoci di conseguenza la dignità, la libertà e si disconosce la democrazia stessa. Il voto di scambio è diventato una prassi: che conseguenze ha prodotto? In Italia, la possibilità d’inserimento nel mondo del lavoro dipende strettamente dalle proprie conoscenze. I rapporti “amicali” sono la matrice di

ATTUALITA’

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ATTUALITA’

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Centrosinistra, primarie in arrivo Tutto quello che c’è da sapere sulle primarie del 25 novembre

Con le primarie del 25 novembre gli elettori del centrosinistra potranno decidere il loro candidato premier. Sarà l’occasione per affrontare temi concreti e tornare a parlare di buona politica. Per votare a queste primarie, i partiti aderenti (Pd, Sel e Socialisti) che hanno sottoscritto una Carta d’intenti, chiedono ai cittadini di impegnarsi a sostenere il centrosinistra alle elezioni politiche del 2013, sottoscrivendo un appello pubblico e iscrivendosi all’Albo delle sue elettrici ed elettori. LE DATE DELLE PRIMARIE Dal 4 al 25 novembre: iscrizione all’albo degli elettori, sottoscrizione dell’appello di sostegno al centrosinistra e ritiro del certificato elettorale presso l’ufficio elettorale competente per territorio, nel nostro caso l’ufficio elettorale di Rocca di Papa. 25 novembre: tutti ai gazebo per il voto alle primarie di coalizione. 2 dicembre: eventuale ballottaggio se nessun candidato dovesse arrivare al 50 per cento

più uno.

TUTTO QUELLO CHE C’E’ DA SAPERE Presentiamo in pillole i punti del documento sulle regole, approvato dall’assemblea del Pd il 6 ottobre scorso. Chi può partecipare alle Primarie di coalizione del centrosinistra? Possono partecipare cittadini italiani e immigrati regolari, che dichiarino di riconoscersi nel Manifesto politico dell’Alleanza, la “Carta d’intenti”. Gli stessi si impegnano a sostenere l’Alleanza alle elezioni politiche del 2013, sottoscrivendo un Appello pubblico per il successo della Coalizione di centrosinistra “Italia Bene Comune” e iscrivendosi all’Albo delle elettrici e degli elettori.

Come avviene la registrazione degli elettori? Per sottoscrivere l’Appello pubblico e iscriversi all’Albo delle elettrici e degli elettori ci sono due strade: o via Internet o attraverso l’ufficio elettorale competente per territorio, che rilascia il certificato per votare. Anche chi si registra on

line deve andare comunque all’ufficio elettorale, esibire la ricevuta stampata dopo l’iscrizione sul sito e ritirare il certificato di elettore della Coalizione di centro sinistra “Italia Bene Comune”.

Quando è possibile registrarsi all'Albo? Dal 4 al 25 novembre 2012, versando un contributo di almeno due euro. Eventuali eccedenze di denaro, rispetto alle spese sostenute per lo svolgimento delle primarie, saranno devolute al fondo per la campagna elettorale politica della Coalizione di centro sinistra “Italia Bene Comune”. Chi può votare? Cittadini dell’Unione europea residenti in Italia e cittadini di altri paesi in possesso di regolare permesso di soggiorno e carta d’identità. Per tutti vale la maggiore età: può votare chi ha compiuto 18 anni entro il 25 novembre 2012. Il Coordinamento nazionale definisce le regole per consentire il voto in trasferta a chi si trova in una città diversa da quella di residenza il giorno del voto. Tra

questi, gli italiani all’estero, gli studenti e lavoratori domiciliati fuori dalla regione di residenza, chi vota nei seggi speciali.

Come si vota? Occorre esibire al seggio un documento di identità, la tessera elettorale e il Certificato di elettore della Coalizione di centro sinistra “Italia Bene Comune”. Quando si vota? Le primarie si svolgono domenica 25 novembre 2012, dalle 8 alle 20. Eventuale secondo turno, domenica 2 dicembre 2012, negli stessi orari.

Dove si vota? Si vota nelle sedi stabilite dal Coordinamento provinciale. I seggi si insediano sabato 24 novembre 2012 alle 18 o domenica 25 novembre 2012 alle 7. Aperti nei giorni del voto dalle 8 alle 20. Il seggio si compone di un presidente e due scrutatori, per assicurare la pluralità delle posizioni politiche. Ciascun candidato può designare rappresentanti di lista.

Ecco i cinque candidati alle Primarie

Pierluigi Bersani

Matteo Renzi

Nichi Vendola

Laura Puppato

Dove si trovano i seggi a Rocca di Papa

(Partito Democratico)

(Partito Democratico)

(Sinistra, Ec. Libertà)

A Rocca di Papa è possibile partecipare alle primarie del centrosinistra votando nelle sedi e negli stand allestiti dalle forze politiche che hanno sottoscritto la carta dei valori. Al momento ancora non abbiamo notizia dei luoghi esatti ma, come avvenuto anche in passato, le consultazioni dovrebbero avvenire nei diversi quartieri roccheggiani: CENTRO STORICO Stand allestito in piazza della Repubblica o, in alternativa, presso la sede del Comitato di Quartiere “Centro Storico” sita

(Partito Democratico)

Bruno Tabacci (Area cattolica)

in Corso Costituente. CAMPI D’ANNIBALE Presso la sede del Comitato di Quartiere “Campi d’Annibale”, sita in Piazza Giuseppe Di Vittorio. VIGNE-SACRAMENTO Presso la sede del Comitato di Quartiere “Vigne”. FRAZIONE VIVARO Presso l’Osservatorio Astronomico Fuligni in Piazza Capranica Prenestina.


il Segno - Novembre 2012

ATTUALITA’

Siamo proprio sicuri sia lo strumento migliore? Le primarie potrebbero però nascondere brutte sorprese

di Sergio Rasetti La campagna del centrosinistra per le primarie credo che arrecherà ulteriori danni irreparabili ai partiti e probabilmente allo stesso risultato elettorale. Come può risultare comprensibile e convincente una coalizione che vuole indicare il suo candidato premier sulla base di idee diverse, alcune delle quali contrapposte, manifestate dai partecipanti? Non sarebbe stato meglio presentare prima un programma condiviso tra chi è disposto ad una alleanza di legislatura e poi indicare il candidato premier che possa rappresentare al meglio quel programma, utilizzando, comunque, il metodo delle primarie di coalizione? Al momento la situazione sul campo è la seguente: Bersani immagina un’alleanza PD – Udc – Sel; Renzi dice che se vince lui niente alleanze con Casini e Vendola, alle politiche ci va da solo e chi vince le primarie impone il programma; Vendola chiede al PD di scegliere tra Udc e Sel perché tra i due partiti ci sono troppe differenze; di Laura Puppato e Bruno Tabacci si parla poco e sembra che non abbiano molte chance. Militanti e simpatizzanti sono in grande disagio. Non ci si ritrovano proprio in

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questa situazione e si cercano affannosamente l’un l’altro per riflettere insieme sulla scelta da fare. Troppa distanza esiste ormai tra la classe degli eletti e chi è restato alla base a metterci la faccia. Ma ora ritornano tutti a chiedergli di sostenere un nome farfugliando su ragioni di carattere politico. Danno proprio l’impressione

di farlo per mantenersi un ruolo, possibilmente ancora ben retribuito. Localmente dall’esterno sembra che tutto taccia, ma è certo che nei prossimi giorni si muoveranno i soliti che, alla ricerca di un pacchetto di voti da spacciare come propri, sperano di mettersi in vista per le future fortune personali.

Alle primarie del 2005 4,3 milioni di votanti

Nelle primarie tenutesi nell’ottobre del 2005, che dovevano scegliere il candidato premier del centrosinistra alla Presidenza del Consiglio per le elezioni dell’anno successivo, parteciparono 4 milioni e 300 mila elettori. Romano Prodi vinse con il 74,1% dei consensi mentre l’allora leader di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti, prese il 14,7%. Terzo arrivò Mastella con il 4,6% dei voti. “Una risposta incredibile al di là di ogni sogno” dichiarò subito domani Prodi che poi avrebbe battuto Berlusconi alla elezioni politiche.

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Si firma per il referendum anti-casta

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Prosegue la raccolta firme a sostegno dell’iniziativa referendaria del “Comitato del Sole” sull’abrogazione parziale della legge 31 ottobre 1965, n. 1261 (“Determinazione dell’indennità spettanti ai membri del Parlamento”), pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 96 del 24 aprile 2012. Il Comitato Del Sole è un comitato apartitico no profit composto da giovani e meno giovani, precari e pensionati, occupati e disoccupati, lavoratori e studenti, lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi… insomma, comuni cittadini che hanno un unico

obiettivo: ridurre i costi della politica, cominciando dalla riduzione degli stipendi e dei privilegi dei parlamentari. Presso il Comune di Rocca di Papa (così come in tanti Comuni italiani) sono depositati i moduli dell’iniziativa e le firme possono essere apposte fino al prossimo gennaio presentandosi munito di un documento di riconoscimento. Ulteriori informazioni sulla proposta referendaria sono possibili sul sito www.comitatodelsole.altgervista.org. Corso della Costituente, 10 Rocca di Papa

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DIRETTA da TOKYO

il Segno - Novembre 2012

Contro il nucleare, dentro il nucleare

Lo “zero nucleare” ormai appeso a un filo

da Tokyo Toshi Kameda Meno di un anno fa, prima dell’incidente della centrale nucleare di Fukushima, il programma energetico nazionale prevedeva di portare la produzione di energia elettrica nucleare dal 30 al 50% entro il 2030 costruendo altri 14 reattori rispetto ai 54 attuali. Ma ora, dopo l’11 marzo, tutto questo non è più pensabile. Il governo dovrebbe decidere che cosa fare del nucleare ma la sola cosa che riesce a La centrale nucleare di Ooma in costruzione dal settembre 2012. fare è non decidere. Il 14 settembre scorso, Tratta da: http://www.jpower.co.jp/bs/field/gensiryoku/project/construction/schedule/index.html infatti, il governo ha presentato un documento: “La strategia per le energie rinnovabili e l’ambiente” che propone lo “zero nucleare” nel 2030, la triplicazione (sempre nel 2030) delle energie rinnovabili, lo smantellamento delle centrali dopo 40 anni di vita, l’inammissibilità della costruzione di nuove centrali e la riattivazione delle centrali solo in condizioni di sicurezza accertate dall’Autorità della Regolazione Nucleare, un nuovo organo utilizzano una miscela di uranio e plutonio nuova nuclearizzazione con alcuni provveistituito il 19 settembre che sostituisce la (MOX - Mixed oxide fuel) prelevati dal dimenti. Istituito un organo di sicurezza nuCommissione di sicurezza nucleare del combustibile nucleare esausto delle altre cleare indipendente, l’Autorità della Consiglio dei Ministri, l’Agenzia per la si- centrali. Si tratta di un materiale molto dif- Regolazione Nucleare, questo dovrebbe curezza nucleare del Ministero dell’Eco- ficile da trattare e in più contiene plutonio, elaborare i nuovi criteri di sicurezza. Sarà nomia e la Divisione della sicurezza elemento altamente tossico creato dal- inoltre di sua competenza tutto ciò che rinucleare del Ministero dell’Educazione. l’uomo. Appare chiaro che l’intenzione non guarda il nucleare, dall’autorizzazione della Tutto questo non sembra male ma, gua- è quella di fermare la realizzazione della costruzione al prolungamento della durata dando bene, alcuni dubbi rimangono. fabbrica che produce il MOX nel comune delle attività fino alla riattivazione. “La strategia” appare approssimativa con- di Rokkasho in provincia di Aomori. La Alla fine di ottobre l’Autorità ha illustrato siderato che potrà essere rivista. Cinque Ooma sarà la prima centrale nucleare ad le contromisure in caso di incidente nugiorni dopo il governo non l’ha ancora uf- utilizzare esclusivamente il MOX. Anche cleare. Si è ampliata l’area di evacuazione ficializzata eppure, secondo la procedura in questo caso “lo zero nucleare” si dis- portandola al limite di 30 km (in precesolita, avrebbe dovuto farlo ma a oggi tale solve tanto più che l’esistenza della cen- denza andava tra 8 e 10 km) e ogni comune documento è stato preso solo come punto trale di Ooma non sarà possibile senza altre a rischio dovrà elaborare un piano di protedi riferimento e quindi non vincolante. centrali pronte a fornirle il combustibile nu- zione civile entro il prossimo mese di Comunque entro l’anno il governo do- cleare esausto. Si è quindi deciso di lasciare marzo. Senza questo piano non sarà autovrebbe definire il uno spiraglio di altri 20 rizzata la riattivazione. In questo modo le nuovo piano nazionale anni al limite dei 40 cose si complicano sia per le compagnie sia energetico. Il che vuol anni di vita di una cen- per il governo. Fino a oggi era sufficiente dire che per il motrale stabilito dalla legge “comprare” i territori delle piccole comumento il governo non che istituisce l’Autorità. nità locali per impiantarci una centrale nuha ancora deciso lo Nel luglio scorso cleare (vedi l’articolo apparso sul numero “zero nucleare”. l’Agenzia per la sicu- di luglio-agosto) ma d’ora in poi non sarà E poi cominciano ad rezza nucleare, prima di più così. intravedersi dei comessere sciolta, si è affret- La popolazione da “corrompere” aumenta, portamenti contraddittata nel concedere altri passando da 730mila abitanti a circa 4,8 tori da parte del dieci anni al reattore n. milioni, da 45 a 135 comuni. Nelle grandi governo. Afferma che 1 della centrale di Mi- città è ancora più difficile. Il sindaco del non saranno costruite hama che entra nella fa- comune di Hakodate, con più di 300mila nuove centrali nucleari scia dei quarantenni abitanti ad appena 23 km dalla centrale numa ha già dato il via liinsieme ad altre tre cen- cleare di Ooma, per esempio, non ha probera alla costruzione trali. Attualmente dei 54 prio intenzione di presentare il piano (dal primo ottobre) di reattori ben 19 (6 della previsto. Come ho già detto, il nuovo piano tre centrali tra cui Fukushima) superano nazionale energetico dovrà essere presenquella di Ooma in pro30 anni di età. “Lo zero tato entro l’anno ma il governo è molto devincia di Aomori a nucleare” rimane dun- bole per assumere una decisione in merito. nord del Paese. La que appeso a un filo. Ci È da tempo che il partito democratico goOoma prevedeva il Mappa dell’area posta tra la centrale nu- si domanda: che senso vernativo non ha la maggioranza nella Cacompletamento della cleare di Ooma e il comune di Hakodate. avevano tutte quelle mera Alta e sempre entro quest’anno si costruzione nel 2014 Fonte: http://www.city.hakodate.hokkaido.jp/soumu/ consultazioni dei citta- terranno le elezioni politiche che potrebma, dopo l’incidente di ohmagenpatsu/gazou/figureohmaupzppalarge.png dini la maggioranza dei bero riportare al governo il partito liberalFukushima, ogni interquali si espresse contro democratico legato strettamente al mondo vento è stato sospeso. Ed ora, quando en- l’energia nucleare? Il governo li ha ignorati industriale, che per più di mezzo secolo al trerà in funzione, sarà attiva fino al 2050 rispondendo più alle richieste del mondo potere ha nuclearizzato il Paese e messo in malgrado l’annunciato “zero nucleare” industriale, di alcuni sindacati dei lavora- piedi la “Mura nucleare”. In questo senso previsto per il 2030. tori -in particolare quelli elettrici- e delle gli anti-nuclearisti stanno vivendo una fase Il governo quindi non abbandona il pro- comunità locali ospitanti le centrali, tutti molto dedicata. L’11 novembre scorso c’è getto del “ciclo del combustibile nu- desiderosi di mantenere l’energia nucleare. stata una nuova grande mobilitazione concleare”, una specie di riciclaggio delle Se il governo non è capace di prendere una tro il nucleare che ha circondato il Parlascorie radioattive, secondo cui le centrali decisione potrebbe almeno ostacolare la mento.


il Segno - Novembre 2012

INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 30 settembre 2012 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.684 (maschi 8.287; femmine 8.397). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.394.*

*dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

ROCCA DI PAPA notizie, informazione, attualità

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NUMERI UTILI

Farmacia Comunale: 06-9499986 Clinica San Raffaele: 06-9428601 Comando Carabinieri: 06-94749007 Polizia Municipale: 06-94286134 Centralino Municipio: 06-942861 TAXI Mario: 339-1669282

380mila euro inutilizzati dal Parco eil“Casale delleGrotticelle”crolla

Un altro pezzo di storia locale è venuto giù a causa del disinteresse delle istituzioni

di Andrea Sebastianelli Fino a metà del secolo scorso il bosco di Rocca di Papa era presidiato da guardiani che risiedevano in tutta una serie di casali disseminati nella macchia. Riserve di acqua, cibo e legna per scaldarsi non mancavano. I guardiani facevano una vita semplice, fatta di duro lavoro. I casali erano le loro abitazioni, ripari sicuri anche se spartani. In particolare il “Casale dei guardiani” è attiguo alla vicina area di Grotticelle, dove nascoste tra la vegetazione, scendendo di pochi passi dall’altura del Casale, ci si imbatte in due tombe rupestri piuttosto arcaiche, databili forse al VII secolo a.C. o addirittura in epoche più antiche. Le tombe, poco conosciute se non agli specialisti, sono molto interessanti e poste su un pendio davvero suggestivo. Queste premesse, anche se qui appena accennate, danno la misura della ricchezza dei luoghi, dell’interesse che potrebbero suscitare, per il valore paesaggistico, storico e

archeologico foto Sinibaldi del sito. Proprio per questo, immaginiamo, c’era stato un finanziamento europeo per il recupero dell’area e del Casale di ben 380 mila euro. Ma il destino del Casale è stato un altro. Lo hanno decretato le amministrazioni pubbliche del Comune di Rocca di Papa e Ecco quel che rimane dell’antico Casale dei guardiani alle Grotticelle del Parco Regionale dei Castelli Romani. prio al recupero di questo ca- viduali che si sublimano nella Inerzia e disinteresse, e sale. Questa volta non c’era storia di un luogo, quella straquello che ha resistito per se- neanche la scusa che i soldi tificazione di azioni secolari che fanno l’antropologia di un coli diventa un cumulo di non ci fossero! macerie destinate all’oblio. A riflettere bene quella del re- popolo, che danno spessore In particolare il Parco ha centissimo crollo non è nean- alla memoria su cui si fonda messo la parola fine a qual- che una notizia: che il Casale una comunità. Lo sanno gli siasi ipotesi di recupero, rinun- fosse destinato a crollare si sa- amministratori che prefericiando, con tanto di lettera peva. Era solo una questione scono mandare indietro finanformale del settembre 2011, a di tempo. Quel tempo è arri- ziamenti così corposi? Noi un finanziamento per 1,8 mi- vato, ma in questo modo non crediamo di no. Speriamo di lioni di euro per strutture e crollano solo le pietre dei no, perché se fosse diversapercorsi attrezzati per il turi- muri, crolla la storia degli uo- mente non si tratterebbe solo smo, destinato tra l’altro, pro- mini, il retaggio di storie indi- di ignoranza e incapacità.

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Boomdivisitatorianchequest’anno ma la Sagra ha perso la sua tipicità Stand in regola, altri no, prodotto scadente e un mercatino esasperante

Quello che ci è piaciuto

L’impegno degli organizzatori e delle associazioni Anche quest’anno c’è stato un grande impegno da parte della Pro Loco nel mettere in piedi la Sagra, considerati sempre i tempi stretti in cui ci si muove rispetto ai giorni della festa. Grande anche l’impegno delle associazioni cittadine e dei tanti roccheggiani che hanno allestito stand e cantine. L’apertura delle storiche cantine roccheggiane L’apertura al pubblico delle vecchie cantine e bettole è stato il punto di forza della festa.

di Paola Gatta Come tutte le edizioni della Sagra delle Castagne, anche quella appena conclusasi vede luci e ombre anche se, analizzando quanto visto, i punti oscuri sembrano molti di più. Ma partiamo dal numero dei visitatori. Cifre è difficile farne però, anche grazie a tre giornate dal clima primaverile, Rocca di Papa è stata letteralmente presa d’assalto. Eppure il numero di visitatori e gli incassi (che saranno stati sicuramente alti) non sono dati sufficienti per definire il successo o meno di una festa popolare come la Sagra. Perchè se i soldi incassati provengono soprattutto dai banchi di mercato allestiti lungo tutto Viale del Tufo fino al benzinaio, la cosa non ci piace affatto: la Sagra serve a promuovere il territorio e un

foto Sinibaldi

prodotto oppure a intascare soldi per fare “cassa”? Quando 34 anni fa cominciò la Sagra grazie all’impegno di commercianti e cittadini si avvertiva l’orgoglio di far vedere all’esterno la tradizione e la tipicità di un paese come Rocca di Papa. Questo era l’aspetto centrale, mentre ora con l’avvento dei “professionisti” delle fiere la Sagra delle Castagne potrebbe benissimo essere fatta al Quarticciolo a Roma, visto che di tradizionale si è visto ben poco. La Sagra nasceva dalla passione delle associazioni e, alla fine, non era importante avere messo da parte un fondocassa ricco per poter dire: “abbiamo incassato tanto!”... l’importante era aver fatto una bella festa in grado di far dire ai visitatori: “questo paese è bellissimo!”.

Quello che non ci è piaciuto

La qualità delle castagne Il prodotto cotto e venduto dovrebbe essere sempre di alta qualità. Quello di quest’anno era davvero pessimo.

L’allestimento di alcuni stand Lo stand posto all’ingresso della festa (tra piazza Margherita e il Corso) allestito con tubi innocenti arrugginiti e teli verdi legati alla meno peggio non è stato un bello spettacolo e vedersi.

La presenza di stand in regola e di altri “fuorilegge” Ci hanno segnalato che molti stand e cantine hanno pagato regolarmente la quota stabilita (anche se alta) mentre altri non avrebbero versato un euro. Non era meglio far pagare tutti per pagare tutti un po’ meno? A chi non ha pagato è stato fatto un verbale?

La vendita di animali con lotterie, vietata dalla legge Da anni non vedevamo stand in cui si potevano vincere animali. E’ accaduto alla Sagra malgrado la legge regionale e un regolamento comunale lo vietino. Chi deve far rispettare questi regolamenti sul diritto degli animali? L’aver fatto un mercato per centinaia di metri A un certo punto si aveva la sensazione che la Sagra si era trasformata in un mercatone rionale della periferia romana o napoletana. Non è possibile far cassa a tutti i costi!

Lunedì chiuso


ROCCA DI PAPA

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33 Sagra delle Castagne, necessario puntare sulla qualità Tanto l’impegno profuso dagli organizzatori ma la festa va ripensata

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valentina sellati

di Roberto Sinibaldi Dolciumi, salsicce, vino, polenta, zucchero filato, pannocchie, crepes. Poi anche le castagne. Erano la cosa meno buona della sagra. Non sanno di niente!, e ancora: Un cartoccio due euro e mezzo e sono tutte bruciate! Oppure: Ma da dove vengono? Certo non da Rocca di Papa, che fa la sagra ma ha pochissime castagne da frutto, infatti gli alberi sono quasi tutti da legno. In questo siamo in buona compagnia con Nemi che fa la sagra delle fragoline, vanto - una volta - degli orti intorno al lago, oppure con Lariano che fa la sagra del porcino, con funghi che vengono comprati con grande anticipo soprattutto in Romania. Le sagre sono eventi annuali che attirano folle di turisti, se ben gestite diventano un affare per gli organizzatori e per la città che le ospita. Rocca di Papa non fa eccezione e da 33 anni organizza una sagra che ha a che fare con il paesaggio dei suoi boschi, anche se le castagne si comprano fuori. Va bene, va sempre bene, non ci sarebbero troppi problemi, anche con prodotti che arrivino, si spera, da non troppo lontano. Solo che per come è stata organizzata negli ultimi anni la sagra è diventata sempre più una mediocre fiera di paese. La qualità dei prodotti celebrati non è controllata proprio da nessuno. Ciascun rivenditore è libero di comprare le castagne dove meglio crede e metterle sui banchetti e pazienza se non sono squisite come l’evento dovrebbe garantire. Tanto la folla di turisti è così straripante che non si hanno rapporti con dei clienti da fidelizzare, ma con frotte di occasio-

foto Sinibaldi

nali avventori che pure se non rimarranno soddisfatti saranno sostituiti da altri. Una logica mercificante che si lascia alle spalle la cura dei prodotti e il rispetto per le persone alle quali li si offre. Nel luccichio della sagra poi c’è di tutto e, nonostante i lodevoli sforzi dei tanti partecipanti all’organizzazione, alcune cadute di stile non si possono non notare. Capita di imbattersi in piatti di polenta dai sughi “sbrigativi”, diciamo così, o in stand montati alle meno peggio. Ma dopo alcuni decenni non si poteva arrivare a qualche forma di allestimento più deco-

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Uno dei “punti cottura” dell’ultima edizione della Sagra delle Castagne

rosa? Per il resto le feste di paese a noi piacciono assai, con quel sapore di strapaesanità che rimanda a consuetudini antiche, magari rispolverate per l’occasione. Quello che piace meno è quando si fa un po’ il verso alle tradizioni, o quando ad esempio lo stornellatore di turno cade nel pecoreccio, quando la battuta supertriviale diventa il segno distintivo di qualcuno che tenta di far ridere da qualche palco. Abbiamo un altro anno davanti, la 34ma sagra avrebbe bisogno di qualche correttivo. C’è qualcuno che ci penserà?

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Il parcheggio multipiano ha ingranato la marcia giusta ROCCA DI PAPA

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di Sandro Tabellione Dopo tanto peregrinare, convinti che ormai i tempi sarebbero stati biblici, finalmente il parcheggio multipiano al Carpino sta venendo su. I lavori procedono bene e la futura area comincia a farsi vedere in tutta la sua ampiezza. Da quello che possiamo osservare anche grazie a questa fotografia, Piazza Valeriano Gatta diventerà uno dei punti panoramici più belli di Rocca di Papa. Sulla piazza, inoltre, dovrebbero sorgere altre attività commerciali (anche il secondo ufficio postale?) oltre a quelle già esistenti che potranno usufruire di un parcheggio davvero capiente. Il parcheggio, progettato e realizzato dalla società RDP Parking, avrà un costo totale di 3 milioni 361 mila euro, di cui 1 milione 620 mila ottenuti con un finanziamento regionale; 1 milione 611 mila a carico della ditta appaltatrice; i restanti 130 mila euro a carico del Comune con un mutuo con-

tempi moderni

cesso da Cassa Depositi e Prestiti. Ricordiamo che inizialmente quest’opera pubblica doveva essere consegnata entro febbraio 2012 ma una serie di modifiche

di Roberto Sinibaldi

Fai una passeggiata in bicicletta e dopo aver percorso qualche strada di campagna, per tornare a Rocca di Papa fai l’Appia. La strada è trafficata ma in genere abbastanza larga. Mentre bevi l’ultima acqua rimasta nella borraccia noti una macchia di colore. È un marrone, tendente al ruggine. Guardi meglio e ti accorgi che non può essere una coincidenza, perché l’Appia, da Cisterna a Genzano, è tutta così: ai margini della strada al posto dell’erba verde e di qualche arbusto, ora c’è sterpaglia bruciata, ma non dal fuoco, ma da qualche agente chimico. Incuriosito domando a un benzinaio, che lavora lì. Dapprima sospettoso per la richiesta insolita, poi capisce e si apre ai particolari. Sono passati “quelli dell’Anas”, andavano piano piano. Non

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migliorative del progetto ne hanno determinato un allungamento dei tempi. Comunque, a questo punto i lavori sembra che stiano procedendo spediti.

Diserbanti per le strade

Una pratica sempre più diffusa

sa che abbiano buttato, ma certo quest’anno non hanno passato il trincia erba. Il risultato è quello che si vede dalla foto. Ai margini dell’Appia ci vivono e lavorano tante persone, ci sono giardini e orti, ci sono ulivi e alberi da frutto. Cospargere il terreno di veleni non è certo una buona pratica. Qualcuno ha avvertito dell’irrorazione? Pare proprio di no. Chi ha dato il permesso per una cosa del genere? Perché è stata fatta? Che cosa è stato gettato? Sono stati valutati gli effetti della percolazione?

foto Sinibaldi

Diserbante lungo la Via Appia

Tra l’altro va notato che non è che sia così efficace, perché le piante diventano secche, ma non vengono rimosse. Se si è fatto per gli incendi è stato controproducente perché l’erba secca è un innesco molto più pericoloso dell’erba verde. Dal punto di vista visivo poi è un disastro, ma queste sono cose che all’Anas evidentemente non interessano.

Un paese, le sue ipocrisie

Segue dalla prima pagina

Poi se per caso dici “culo”, crolla tutto il sistema, se addirittura osi pronunciare la parola “orribile” ti si scatena contro una guerra facebucchiana (parola inventata da me?). Se vai al bar alcune donne ti fermano per dirti: sì hai ragione ma non si dice, un po’ di tatto… saranno le lunghe giornate estive, o i pomeriggi invernali ma qui c’è un proliferare di “artisti”, poeti, scrittori, attori… ma soprattutto pittori, e trovo la faccenda bella e interessante, meglio un popolo di poeti che di guerrieri ma a tutto c’è un limite, se rimane nel privato non mi permetterei mai di giudicare ma se diventa pubblico ognuno si prende la responsabilità del giudizio degli altri… e io sono una di quelle che dice bello al bello e brutto al brutto e che vuole sentirselo dire, l’ipocrisia della falsa lode la lascio ai superficiali, non a tutti piace come scrivo, non mi offendo quando me lo dicono, semplicemente rispondo: non leggermi! Daniela Di Rosa


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di Paola Gatta In un paese dove l’emergenza “boschi” è all’ordine del giorno visto che il Comune ne possiede 1.500 ettari e non riesce a venderne nemmeno il legname prodotto, la Commissione speciale per “La tutela del patrimonio boschivo” dovrebbe mettere tutti d’accordo, maggioranza e opposizione. E invece nelle ultime settimane è andato in scena un vero e proprio teatrino per l’assegnazione della presidenza di questo importante organismo istituzionale. La prima polemica è nata il 24 ottobre a causa dell’assenza dei Consiglieri di maggioranza (a parte Luigi Ferazzoli) alla prima riunione della Commissione che avrebbe appunto dovuto sciogliere il nodo della presidenza. Per questo Emanuele Crestini, Consigliere d’opposizione, aveva accusato il Sindaco Boccia di non esercitare più alcun controllo sui suoi Consiglieri “visto che ormai sono diverse le occasioni in cui le varie Commissioni non possono riunirsi per l’assenza dei rappresentanti di maggioranza”. In realtà il motivo di quell’assenza era dovuto al fatto che la maggioranza non aveva ancora raggiunto un accordo sul nome da proporre. La seduta viene riconvocata il 7 novembre e anche in questo caso nasce una forte polemica avviata dal Segretario cittadino de La Destra, Alvaro Fondi, il quale accusa l’amministrazione Pd di Rocca di Papa di aver dato la presidenza a Maurizio De Santis, Consigliere d’opposizione ed ex assessore al patrimonio boschivo della stessa giunta Boccia negli anni scorsi (ruolo

Quer pasticciaccio brutto della “Commissione per la tutela dei boschi” ROCCA DI PAPA

da cui venne poi estromesso). Una osservazione giusta, come a dire: come può ricoprire questo ruolo colui a cui avete tolto la delega? Se per voi non era stato bravo prima perché dovrebbe esserlo ora? A pensar male si potrebbe vedere l’inizio di un inciucio tra Boccia e De Santis visto che la proposta è stata avanzata dalla stessa maggioranza. Infatti, qui emerge la seconda stranezza: una volta deciso che la presidenza della Commissione speciale al patrimonio boschivo spettava alla minoranza, tale scelta avrebbe dovuto scaturire proprio dal confronto dei Consiglieri di minoranza facenti parte della Commissione (Crestini, Mario Gatta e De Santis). Invece la proposta della maggioranza a favore di De Santis ha portato Gatta e Crestini a votare contro così lo stesso De Santis ha dovuto rinunciare alla presidenza, poi andata al Consigliere Pd Roberto Sellati. Ora speriamo che questa Commissione lavori in modo serio viste le condizioni in cui si trovano i boschi di Rocca di Papa. A proposito: quando verrà messo nero su bianco circa la rinuncia a vendere i boschi di castagno?

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Fotonotizia del mese:

“Eppur si muovono” una segnalazione all’Ufficio Tecnico

I lavori di rifacimento dei sampietrini nello slargo tra via San Francesco d’Assisi e via Michele Stefano De Rossi, nel centro storico di Rocca di Papa, si sono conclusi a fine marzo di quest’anno. Sono passati meno di otto mesi e i sampietri già si muovono. Dovranno essere di nuovo fissati, speriamo senza il bitume che una mano sconsiderata ha usato rovinosamente per i bolognini davanti al Duomo.

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ROCCA DI PAPA Dopo quasi un anno nessun lavoro è iniziato nel disastrato Parco Landsberg 14

il Segno - Novembre 2012

Ottenuti i contributi provinciali il Parco pubblico resta nel degrado di Luigi Serafini con un piccolo contributo di Qualche settimana fa un 18mila euro. A tutt’oggi, dopo grosso albero di castagno otto mesi dall’annuncio, nesposto dentro il Parco Lan- sun bando è stato fatto per dsberg è crollato inesorabil- l’esecuzione del progetto e mente ed è piombato su Viale non vorremmo che il problema Madonna del Tufo, la strada siano proprio i soldi che l’amche costeggia il parco pubblico ministrazione, con le casse del centro storico. Fortunata- vuote, dovrebbe tirar fuori. mente in quel momento non Eppure in quella stessa Ordipassava nessuno e non c’era nanza il Sindaco ordinava la nessuna automobile parcheg- chiusura del Parco “fino al tergiata sotto perchè allora sareb- mine dei lavori di manutenbero stati guai seri visto che zione ordinaria e l’Ordinanza del straordinaria”. A Sindaco datata 13 quali lavori si riottobre 2011 ferisse il primo (avete capito cittadino non è bene! più di un dato sapere visto anno fa), tesa a diche il degrado ha chiarare pericocontinuato ad aulosa quest’area mentare fino alcomunale, nella l’ultimo crollo del realtà non è stata grosso albero di mai eseguita visto castagno. Sì perche i cancelli chè il Comune sono sempre ri- Staccionate pericolose non ha nemmeno masti accessibili a provveduto a eftutti e nessun cartello atte- fettuare le potature di rito (mastante la pericolosità è mai nutenzione ordinaria stato affisso nei vari ingressi annunciata dal primo cittadel Parco. Nel marzo scorso, dino) ai begli esemplari arboperò, tutti i cittadini di Rocca rei che si trovano all’interno di Papa avevano gioito visto dell’area, dimostrando una che il progetto di riqualifica- non curanza della cosa pubzione (elaborato da un giovane blica totale. E non vorremmo e promettente architetto ro- che altri tronchi finiscano sulla mano, Luca Bragalli) si era testa di qualche cittadino classificato al primo posto ot- ignaro di entrare in un parco tenendo un finanziamento di pericoloso per la pubblica in166mila euro dalla Provincia columità. Infatti, ancora oggi di Roma a cui il Comune (soprattutto quando c’è il meravrebbe docuto partecipare cato settimanale) donne, uoAperto la domenica dalle 8.00 alle 13.00

dal 1969

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mini e anche bambini attraversano il Parco utilizzato come scorciatoia. Al suo interno vi sono anche vicoli fatiscenti e staccionate fradicie (più volte messi in evidenza dal nostro giornale) che potrebbero crollare inesorabilmente sugli strapiombi. Ma nessuno sembra voler intervenire a segnalare il peri-

Una delle elaborazioni grafiche del progetto di riqualificazione

colo. Allora ci appelliamo al Comandante della Polizia Locale affinchè faccia rispettare l’Odinanza del marzo scorso riempiendo di cartelli segnaletici l’area e provvedendo a chiudere i cancelli d’ingresso esistenti. In attesa che il bel progetto finanziato dalla Provincia cominci i suoi primi passi.

L’ingresso principale del Parco Landsberg

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il Segno - Novembre 2012

ROCCA DI PAPA

Strisce a pagamento c’è la gara d’appalto

L’appalto è di 400mila euro per quattro anni

Il Comune di Rocca di Papa ha emesso il nuovo bando per affidare la gestione dei parcheggi a pagamento su tutto il territorio comunale attualmente gestito dalla Schiaffini Travel. Si tratta di un appalto che vale 100mila euro l’anno, per un totale di 400mila visto che l’appalto avrà una durata di quattro anni. Oltre a gestire le strisce blu distri-

4 novembre, ricorrenza posticipata (?)

A Rocca di Papa la ricorrenza del 4 novembre è arrivata con una settimana di ritardo ma... meglio tardi che mai! Infatti, la cerimonia per rendere omaggio ai caduti di tutte le guerre si è svolta domenica 11 novembre. Motivo? Non si sa ufficialmente. Qualcuno parla di vera e propria dimenticanza visto che non sono stati affissi nemmeno i manifesti di rito (quelli con i tricolori sventolanti). Altri parlano di altri impegni istituzionali (?). Ma una ricorrenza di questo tipo non dovrebbe essere al primo posto tra gli impegni istituzionali? Una brutta pagina per il nostro Comune e per il Sindaco Boccia.

buite soprattutto nel centro storico, l’aggiudicatario dovrà occuparsi anche del parcheggio interrato di piazza Claudio Villa, di fronte alla sede del Parco dei Castelli Romani garantendo la custodia e la videosorveglianza compresa l’installazione di cancelli automatici. Le ditte interessate potranno presentare la loro offerta entro le ore 12.00 del prossimo 27 novembre. La gestione dei parcheggi a pagamento a Rocca di Papa è sempre stato motivo di polemiche tra forze politiche e amministrazione, soprattutto dopo l’apertura del parcheggio interrato che nei giorni feriali chiude alle 20.00 mentre la domenica resta sbarrato per l’intera giornata mancando un servizio di vigilanza. Ora con il nuovo bando questi problemi dovrebbero essere superati. Gli altri due aspetti su cui si dovrà discutere sono, da una parte, quello delle tariffe orarie e, dall’altra, quello dell’estensione delle strisce blu anche agli altri quartieri roccheggiani, Campi d’Annibale e Vigne. Da più parti, infatti, già si parla di un incremento dei costi e degli spazi a pagamento. Paola Gatta

Un tavolato da rimuovere

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Via San Sebastiano, se l’eterno cantiere restringe la strada

Via San Sebastiano

In via S. Sebastiano, proprio nei pressi del Teatro Civico, per completare il quale ci sono voluti ben otto anni di lavori, un cantiere edilizio aperto da molto tempo ma con i lavori esterni praticamente ultimati, continua a mantenere in essere una parte della recinzione iniziale, ormai fatiscente e apparentemente inutile occupando parte della carreggiata che non è certamente di dimensioni adeguate al traffico usuale. Molti si chiedono perché a Rocca di Papa queste situazioni non vengono monitorate adeguatamente al fine di ridurre i disagi, ripristinare al più presto sicurezza alla viabilità, restituire all’ambiente una visione più accettabile. Sergio Rasetti


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ROCCA DI PAPA

il Segno - Novembre 2012

Centinaia di cittadini dicono NO alla vendita dei boschi pubblici

Si è conclusa la raccolta di firme promossa dal Segno a favore dei boschi

di Sara Battisti sione di Comitati e associaMentre andiamo in stampa non zioni, però, come dicevo, amè stata ancora ultimata la conta plifica il successo delle firme raccolte contro la dell’iniziativa, portata a tervendita dei boschi pubblici, mine solo grazie ai lettori. petizione promossa dal nostro Un primo risultato era stato otmensile. A oggi siamo a quota tenuto già il mese scorso, con 700 ma molti moduli devono l’annuncio del Sindaco di ancora rientrare e nei prossimi Rocca di Papa che i boschi non giorni avremo il risultato defi- sarebbero stati venduti anche nitivo che già si preannuncia se esiste una delibera di Concome un grande successo di siglio Comunale che dice esatun’iniziativa tamente il che ha visto contrario e, a Non hai ancora l’impegno di oggi, ancora consegnato tanti nostri letnon è stata retori e cittadini i moduli firmati? vocata. roccheggiani. L’unica assoUn successo ciazione del Lasciali al reso ancora paese che ha Bar Centrale di più evidente aderito uffizza dal fatto che P. della Repubblica cialmente alla nessun Comipetizione è oppure chiama il tato di Quarstato il Movitiere ha aderito mento per 349-5783869 alla raccolta Rocca di firme, forse perché impegnati Papa, che ha inondato il web in altro o forse perché ritene- annunciando la forte adesione vano e ritengono che difendere all’iniziativa del Segno. Peci boschi pubblici non sia im- cato che a tutt’oggi da parte portante. del Movimento non sia ancora Sorprende l’immobilismo del arrivata una firma che sia una. Comitato dei Campi, di solito Comunque c’è ancora qualche attivo di fronte ai temi che in- giorno per consegnare i moteressano il bene comune. duli. Forse questa volta sono stati Il passo successivo sarà la conun po’ distratti. La non ade- segna delle firme all’ammini-

Roberto e Fulvia, 66 anni di vita insieme

“Tanti auguri a nonno Roberto e nonna Fulvia per i loro 66 anni di vita insieme, festeggiati il 5 Ottobre 2012! Che possiate essere da esempio per tutti noi!”. Questi gli auguri rivolti alla splendida e longeva coppia dalla loro famiglia. A Roberto e Fulvia giungano anche quelli dell’intera redazione del Segno.

strazione comunale, affinché sia chiaro che i cittadini di Rocca di Papa sono contrari a svendere i nostri bei boschi. Tra i firmatari anche Luciana

Castellina, scrittrice, giornalista e storica esponente del Partito Comunista Italiano, cittadina roccheggiana molto sensibile ai temi ambientali.

Da area degradata... a mini parcheggio

Ai Campi d’Annibale

Fino a pochi mesi fa l’area su cui è nato questo bel micro-parcheggio era un terreno scosceso pieno di spini, erbe infestanti e rifiuti. Oggi, grazie al progetto condotto dall’Assessorato ai Lavori Pubblici del Comune di Rocca di Papa, diretto da Mauro Fei, l’area (posta di fronte alla sede della Protezione Civile e a poche decine di metri dalla Chiesa del Sacro Cuore ai Campi d’Annibale) è completamente riqualificata. Resta da ultimare ancora qualcosina ma l’intervento è praticamente terminato. Peccato soltanto che non sia stato possibile salvare l’unico albero presente sul terreno, sarebbe stato un abbellimento naturale a costo zero. (L.S.)

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il Segno - Novembre 2012

Botti e il Prof. Carbone

Un convegno serio, non di sole chiacchiere ma anche di spunti interessanti e utili, di cui si sentiva il bisogno in una città in cui il castagno dovrebbe sempre essere al centro delle discussioni istituzionali visto che il nostro Comune è proprietario di ben 1.500 ettari di bosco e invece spesso questo tema è stato relegato ai margini. L’arrivo di un’associazione come L’Alveare, presieduta da Claudio Botti e a cui partecipano seri professionisti e cittadini appassionati e volenterosi, ha sicuramente dato un impulso positivo al tema incoraggiando iniziative che possono aiutare il castagno a diventare l’unica risorsa non solo ambientale ma anche economica in grado di portare sviluppo e occupazione a Rocca di Papa. La sala del convegno, tenutosi sabato 10 novembre, era piena di operatori del settore, professionisti di enti di ricerca, politici e molti cittadini, segno evidente che c’era necessità concreta di parlare del castagno e delle sue varie spigolature. Il taglio dato al tema, infatti,

Il castagno è la risorsa che può far crescere l’economia di Rocca ROCCA DI PAPA

ha permesso di comprendere che i nostri boschi possono essere osservati da tante angolature: legno, frutto, sottobosco, prodotti lavorati. Un insieme di fattori che potrebbe rappresentare l’unica risposta alla crisi economica che stiamo vivendo. Molto interessanti gli interventi che si sono susseguiti, a cominciare da quello del dott. Alberto Manzo, dirigente del Ministero, fino a quelli dei Giannini e Carbone. In particolare la relazione di quest’ultimo, docente all’Università della Tuscia, ha toccato i punti centrali delle problematiche legate al castagno, chiamando alle loro responsabilità anche le pubbliche L’esposizione amministra- di prodotti fatti zioni troppo con le castagne conservatrici rispetto all’adozione di metodi e di approcci che oggi hanno fatto il loro tempo. Un conservatorismo che, alla lunga, stanno pagando con la crisi di un settore che invece

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Un momento del convegno

potrebbe trovare la sua nuova primavera. Pensate, ad esempio, quante cose potrebbe fare un piccolo Comune per favorire il mercato e la lavorazione del castagno: basterebbe una semplice ordinanza per obbligare le aziende edili a utilizzare legno di castagno per la struttura di tetti, portici, casette agricole, ecc.; basterebbe un po’ di intelligenza amministrativa per capire che arredi urbani (panchine, cestini, giochi per bambini, tabelloni, ecc.) potrebbero essere forniti dalle nostre imprese locali che lavorano il legno anziché ordinarli dopo aver sfogliato un catalogo super-colorato. Piccoli esempi per capire che la risorsa castagno dipende anche da noi, tanto più quando il Comune detiene una gran fetta di patrimonio

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boschivo. Ma la politica non va mai oltre le chiacchiere e l’intervento del Sindaco di Rocca di Papa, Boccia, ha dimostrato perfettamente questo concetto: ancora una volta il primo cittadino ha parlato del “Comune di Rocca di Papa che ha acquisito 900 ettari di bosco togliendoli ai privati”. Caro Sindaco, questo è accaduto ormai quindici anni fa, perché non ci dice che cosa è successo da quel momento a oggi visto che la gestione del patrimonio boschivo, per vostra stessa ammissione nei Consigli Comunali, è un fallimento? Sorprendente anche l’intervento di un altro politico, assessore di Lariano, Piero Vitali, il quale ha puntato il dito contro i tecnici accusati di ostacolare lo sviluppo del castagno. Vitali, oltre ad essere un politico che si occupa di boschi è anche proprietario di un’attività boschiva dei Castelli Romani che opera nel settore castanicolo. Nei nostri territori è stato proprio questo connubio tra pubblico e privato a causare danni e a provocare ritardi incolmabili sulla valorizzazione del legno e del frutto. Alla fine del convegno c’è venuto un dubbio atroce: abbiamo l’oro intorno a noi ma non riusciamo a vederlo. Andrea Sebastianelli


il Segno - Novembre 2012

di Roberto Sinibaldi I Castelli Romani, celebrati già dall’antica Roma, poi dai papi, e ancora traguardo prediletto del Grand Tour, fino a diventare meta celeberrima della gita fuori porta, qualche decennio fa si presentavano intatti dal punto di vista paesaggistico e in equilibrio dal punto di vista ambientale. I laghi praticamente non conoscevano il turismo, erano considerati quasi dei luoghi misterici e interi versanti collinari erano coperti da fitti boschi. I Castelli avevano conosciuto da sempre una grande presenza dell’uomo, ma fino ad allora si era sedimentata soprattutto nei paesi, al di fuori c’erano le campagne, i boschi e le colline. La loro progressiva riscoperta, all’indomani della motorizzazione di massa e delle successive nuove sensibilità ambientali, aprì delle tensioni che si possono sintetizzare nella contrapposizione tra l’edificazione a macchia d’olio, da una parte, e la tutela paesaggistica dall’altra. Nel tempo la pressione edificatoria diventa talmente alta che interi lembi di bosco vengono sostituiti da nuove case, ville, villette, schiere, uni-bitri-quadrifamiliari, quando non direttamente i multipiano. I paesi si espandono e si uniscono. Tutto in nome della “valorizzazione”, sia chiaro. Quindi nuove strade, nuovi allacci di utenze a rete, moltiplicazione dei costi per i servizi, non certo fronteggiabili con i ricavi millesimali degli oneri di urbanizzazione percepiti dai comuni. Il fenomeno dell’abusivismo è stato (in parte ancora esiste), tutto sommato marginale, anche se deflagrante. Il vero dramma è stato il cemento legale, per così dire.

A P P R O F O N D I M E N T O

IL “VERO” SVILUPPO I Castelli Romani arrivano in pochi anni a quasi 300.000 abitanti (con un aumento medio di oltre l’1% annuo). A

Un’analisi in controtendenza

Il “cemento legale” uccide il territorio

parole tutti si schierano per la tutela ambientale, per la difesa del paesaggio. Peccato che molto spesso a pronunciare questi proclami siano gli stessi, o gli eredi politici di coloro che hanno catalizzato le trasformazioni territoriali, cambiato le destinazioni dei suoli, autorizzato lottizzazioni, espansioni, deroghe; con poche differenze riguardo ai diversi schieramenti politici. Qualcuno, come i recenti amministratori del comune di Rocca di Papa, si spinge fino a favoleggiare un piano regolatore a “sviluppo zero” (per il quale non si costruiscono nuove case). Ma basta dare un’occhiata alla tabellina con gli incrementi di popolazione (da cui discendono quelli delle nuove volumetrie edilizie), che questi obiettivi scoloriscono in esercitazioni dialettiche per comizi. Rocca di Papa infatti nell’ultimo decennio ha un indice di crescita del 20%, il doppio della media castellana, con un numero di abitanti che passa dai 13.000 del 2001 ai quasi 16.000 del 2011. Il quadro generale è desolante. Tra cinquant’anni sarà tutto costruito, anche quelli che attualmente sembrano i lembi più intangibili della macchia: è scritto nei piani regolatori dei Castelli. È lì che è sintetizzata la visione sul futuro del

territorio. In una battuta, gli obiettivi delle amministrazioni comunali. Il panorama, tranne qualche rarissima eccezione (interessante il caso di Ariccia nell’ultimo decennio), è generalmente improntato ad una edificazione indifferenziata e omnicomprensiva. L’attuale sensibilità ambientale collettiva sconsiglierebbe di procedere in questa direzione, ma in circolazione opera ancora qualche incombusto gladiatore del cemento che promette il “vero” sviluppo, in altre parole sempre e solo costruire case. E non importa se nel frattempo l’acqua è finita e l’erogazione subisce delle limitazioni, o si sia costretti all’emungimento di quella perenne, a 500 metri di profondità. In campagne elettorali recenti, candidati anche blasonati hanno sostenuto l’esigenza di estromettere interi boschi dalla tutela ambientale, per aprirli all’esercizio venatorio. In un secondo momento, magari a quello edilizio, è facile pensare. COSA POSSIAMO FARE Da stime prudenziali il valore immobiliare delle attività edilizie legali, nei Castelli Romani, si attesta intorno a non meno di 150 milioni di euro l’anno. La crisi attuale ha rallentato le tendenze in atto, ma

non le ha certo fermate. Ecco, bisogna fare proprio questo: pretendere uno sviluppo senza consumo di suoli, senza ulteriori costruzioni. Non si tratta di fermare tutto, al contrario, riconvertire il patrimonio edilizio esistente, riqualificare i centri storici, mettere in sicurezza interi quartieri, comporta un sacco di lavoro. Se, come spesso accade, si scende nel particulare, si sceglie la denuncia singola e si richiede legittimamente di esercitare un diritto di controllo alla pubblica amministrazione, il rischio è che non si percepisca la foresta tra gli alberi, si reprima un abuso per lasciare in piedi un sistema. Un sistema che alimenta prima di tutto se stesso attraverso la dissipazione di un patrimonio collettivo irriproducibile che si chiama paesaggio, per non citare tutte le altre risorse ambientali che si perdono con la perpetuazione di un modello di sviluppo onnivoro, antiquato e predatorio. Si mette in luce così la retroguardia culturale alla quale la nostra società è condannata, per l’insipienza di alcuni e gli interessi di bottega di altri. In entrambi i casi si tratta di minoranze numeriche, ma economicamente dominanti, e pronte ad usare il loro potere.


Gestione del territorio e autorizzazioni

è più facile che parlare dei grandi (affari)

di Sergio Rasetti In tempi difficili come quello attuale la comunità ha l’obbligo di reagire cercando di ristabilire i rapporti giusti con la classe politica, la macchina dello Stato e i suoi dipendenti dal centro alla periferia. A livello nazionale l’operazione più importante, compito di tutte le istituzioni, è il ripristino della legalità e trasparenza su ogni fronte: dalla corretta gestione delle risorse pubbliche, alla tempestiva informazione sull’impiego delle stesse; dalla trasparenza sui costi della politica e su come essa si finanzia, ai costi della macchina pubblica: Parlamento, Ministeri, Regioni, Comuni, Ospedali, Scuole, etc. A livello locale recuperare il massimo di legalità è molto più importate, perché è in questo ambito che il cittadino può costatare da vicino se la macchina pubblica funziona bene o lo costringe a subire servizi inadeguati, aggressione e uso improprio del territorio, occupazione abusiva di luoghi pubblici, assunzioni di clientele. “L’illegalità crea un danno profondo, e forse irreversibile, nel tessuto socio economico della nostra città, inviando un messaggio negativo e distorto alle future generazioni” scrive il Movimento per Rocca di Papa in una lettera aperta al Sindaco e al Consiglio Comunale. “Sembra che tagliare i boschi, costruire indiscriminatamente, aprire attività e modificare l’assetto morfologico e idrogeologico si possa fare senza controlli e/o autorizzazioni” si sottolinea nella missiva. La conseguenza è che i comportamenti illegali creano una intollerante disparità nel rap-

porto tra cittadini e istituzioni. Per esempio tra chi paga Tarsu e Imu nella misura accertata e chi, non essendo in regola, non le paga; tra chi rispetta procedure, regole e costi relativi e chi, approfittando di carenze strutturali e funzionali della macchina pubblica, riesce facilmente ad aggirarle acquisendo indebiti vantaggi economici, spesso rilevanti, che finiscono praticamente a carico di coloro che operano nella legalità. A questo proposito, sembra che i casi di attività nate senza tutte le necessarie autorizzazioni, nel nostro territorio, siano numerosi. Il Movimento per Rocca di Papa, che elenca alcuni casi di sospette irregolarità, dichiara di augurarsi che in realtà essi risultino in regola, ma che comunque non si può più sottovalutare il fenomeno, che è ben visibile per chi vuol vedere, come è stato fatto fino ad oggi. Se si tiene conto che le situazioni, anche piccole, di illegalità si possono facilmente amplificare nei momenti di difficoltà, politica ed economica, come quello che stiamo attraversando; l’immagine di un’Amministrazione Pubblica impreparata e debole con i furbi, risulterebbe assolutamente devastante (gli aumenti della Tarsu, dell’Irpef comunale o dell’Imu, con la sua pesante aliquota, vengono infatti regolarmente applicati soltanto a coloro che sono in regola. “Se il frutto dell’illegalità dovesse passare “inosservato” o, peggio, alla “normalità” chi in futuro potrà disciplinare, autorizzare e tanto meno negare qualcosa a qualcuno?” conclude la lettera aperta del Movimento. E’ questo l’interrogativo che anche noi rivolgiamo a Sindaco e al Consiglio Comunale.

di Andrea Sebastianelli Ci sono modi diversi per affrontare un problema, partire dall’epicentro oppure cominciare dalla periferia più lontana. Entrambi hanno valore ma partire da troppo lontano significa arrivare nel cuore del problema quando ormai il paziente è in fin di vita. Nel ruolo di direttore di questo mensile ho sempre preferito iniziare dall’epicentro, seguendo il consiglio “prendere il toro per le corna”, perchè girarci intorno, ragionare per sottintesi, non è nel mio carattere e anche su un tema come la legalità quando dovevo parlare di speculazioni edilizie l’ho fatto in modo diretto perchè circumnavigare su questioni così rilevanti ha lo stesso significato dell’infischiarsene. Per questo motivo parlare di legalità connessa allo sviluppo e allo sfruttamento del territorio non lo si può fare senza partire da quello che è accaduto negli ultimi trent’anni che hanno visto la politica assoggettata completamente ai progetti edificatori di rampanti costruttori. Se non fosse stato (se non è) così un tipo come Umberto Morzilli (ex membro della Banda della Magliana poi assassinato a Roma qualche anno fa) non sarebbe mai riuscito a portare a termine la costruzione di palazzine lungo Via delle Barozze poi sottoposte per lungo tempo a sequestro dalla Procura di Roma. Ogni mattone messo su da “Umbertino” (questo il suo soprannome nell’ambiente criminale romano) era regolare, nemmeno un foratino aveva cementato senza un permesso comunale. E il nocciolo, come spiega bene Roberto Sinibaldi, sta proprio nella gestione del territorio cosiddetta “regolare”. Prendiamo per esempio i beni sequestrati alla criminalità organizzata, sempre tutti “regolari” dal punto di vista urbanistico. Al 31 dicembre scorso in Italia i beni immobili confiscati sono stati poco meno di 10.500, di cui 459 nel Lazio, mentre le aziende in odor di mafia intercettate sono state 1.516 (115 nella nostra regione, il 7,59% del totale). Questi dati dimostrano inconfutabilmente come cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra (per citare i gruppi più potenti anche se non va trascurato il ruolo di aziende criminali come per esempio, restando nella nostra provincia, i Casamonica) sono ormai inserite in maniera viscerale in tutte le regioni italiane. Anche la provincia di Roma è parte integrante di questo progetto di espansione stanziale criminale. Qui i beni confiscati aggiornati al 2 luglio scorso sono stati 448 (340 immobili e 108 aziende), di cui 51 (45 proprietà immobiliari e 6 società) nei Comuni dei Castelli Romani (compreso Ciampino). Impressiona il dato di Grottaferrata che vede un totale di 11 beni sottoposti a sequestro (10 immobili e un’azienda), gli ultimi dei quali gli ex ristoranti “La bazzica” e “Sapori di Sicilia”. Se davvero vogliamo affrontare un tema come la legalità partiamo da questi casi, perchè capire come le organizzazioni criminali sono riuscite e riescono a penetrare nel nostro territorio e come la politica (nella migliore delle ipotesi) non si è mai accorta e non si accorge di nulla, è la sola strada per iniziare un percorso virtuoso e trasparente. Poi, certo, anche il piccolo chioschetto di frutta le regole le deve rispettare ma intanto cominciamo da “dove c’è la ciccia”!

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il Segno - Novembre 2012

A proposito della “lettera Parlare dei piccoli (affari) aperta” sulla legalità Ambiente e legalità Il punto di vista del Direttore

A P P R O F O N D I M E N T O


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Imprenditoria al femminile in grande evidenza a Rocca di Papa

Valentina Sellati

di Daniela Di Rosa Sull’ultimo numero del Segno abbiamo parlato di imprenditoria femminile nel nostro paese. Spiegavo che nonostante un periodo così difficile, con una crisi economica che sembra non dover finire mai, quattro giovani donne hanno aperto dei bar. Tra le tante lettere che ogni mese riceviamo alcune ci hanno segnalato che sono molte le attività commerciali gestite da donne e ragazze, e questo mi fa veramente piacere, perché in tempo di crisi le prime a perdere il posto di lavoro sono proprio le donne. Colgo l’occasione per dire che una nuova legge prevede le quote di genere (quote rosa) nell’imprenditoria e nelle aziende, cercate su internet questo libricino uscito con il Corriere della Sera di qualche giorno fa, spiega le opportunità, le regole e i corsi per prepararsi. Detto questo tra le ultime attività commerciali sbarcate a Rocca di Papa abbiamo dimenticato di segnalare quella di Valentina Sellati che sul Corso principale, quindi nel nostro Centro Storico, ha aperto un negozio di scarpe, andando in controtendenza rispetto alle continue chiusure a cui stiamo assistendo da anni.

ROCCA DI PAPA Rinnovata la convenzione all’Associazione Aurora

il Segno - Novembre 2012

Ecco le ultime novità nel trasporto locale

I biglietti aumentano e gli abbonamenti cambiano

di Paola Gatta Due notizie, una buona l’altra meno, riguardano il trasporto pubblico locale. Cominciamo con quella buona: il Comune di Rocca di Papa ha rinnovato la convenzione con l’Associazione di volontariato “Aurora 2000” per svolgere il servizio di assistenza sugli scuolabus. Una conferma che si attendeva e che è prontamente arrivata. Il costo di questo importante e delicato servizio, essendo rivolto agli studenti che frequentano le scuole del territorio, per le casse comunali sarà di circa 38mila euro. La convenzione durerà fino al prossimo mese di giugno 2013. Arriviamo ora a quella meno buona. Lo scorso 20 settembre la Giunta Boccia ha deciso di alzare le tariffe per il trasporto pubblico locale a causa dei costi dell’intero servizio. I cittadini che usufruiranno dei pulmini targati Schiaffini dovranno dunque pagare il biglietto con una serie di aumenti: la corsa semplice passa da 80 cent. a 1 euro; quello integrato giornaliero da 2 euro arriva addirittura a 3 euro. Invece se il biglietto di corsa semplice viene acquistato direttamente sul pulmino l’aumento sarà di 0,70 euro (1,50). La delibera ha modificato anche la strut-

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Uno scuolabus

tura degli abbonamenti. Sparisce l’abbonamento mensile “intera rete” (che costava 23,30 euro) e al suo posto ce n’è uno più vantaggioso (costo: 20 euro) anche se nella tabella non è specificata la cadenza. Per gli studenti che usufruiscono del pulmino nella tratta Rocca di Papa/Ariccia/Genzano il costo è rimasto invariato (35 euro mensili) e questa è una cosa positiva. Sparisce invece l’abbonamento mensile a “tariffa agevolata” che costava appena 8,30 euro. Chi ne usufruiva dovrà oggi acquistare quello a 20 euro, un aumento di 11,70 euro. Aumenti che se sommati a quelli della Tarsu (la tassa sui rifiuti), a quelli dell’Imu (case e affini) e a quelli su mensa scolastica e Irpef (direttamente in busta paga o sul cedolino della pensione) arrivano a cifre considerevoli per il portafoglio mensile delle famiglie.

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il Segno - Novembre 2012

ROCCA DI PAPA

Riviste al rialzo le aliquote Imu per tutti è una vera stangata

Dopo 5 mesi, malgrado gli annunci, l’amministrazione decide gli aumenti

di Luigi Serafini Appena cinque mesi fa il Comune di Rocca di Papa approvava una delibera di Consiglio Comunale che stabiliva le aliquote della tassa sugli immobili, l’Imu, introdotta dal Governo Berlusconi e subito applicata dal Governo Monti. In quell’occasione l’Assessore al Bilancio Querini mise in evidenza che l’amministrazione avrebbe tenuto al minimo l’aliquota sulla prima casa perché, disse più o meno, la prima abitazione è sacra e su questa non si può fare cassa, tanto che si prese anche gli elogi del nostro direttore dopo averlo ripetuto durante un incontro presso il Comitato di Quartiere dei Campi d’Annibale. Cinque mesi dopo la prima casa non è più tanto sacra visto che l’amministrazione Boccia ha deciso di aumentare que-

I tetti del centro storico di Rocca di Papa su cui incombe l’ultima tassa arrivata, l’Imu

st’aliquota dell’1 permille, portandola dal 4 al 5 che, detto in soldoni, equivale a un bell’aumento di soldi per i cittadini. Per fare un esempio: chi

abitava in una casa del centro storico e con l’aliquota al 4 avrebbe pagato 160 euro, adesso ne dovrà pagare circa 250. Cento euro in più che pe-

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sano sul bilancio familiare, soprattutto di anziani e pensionati che quindi dovranno stringere un po’ di più la cinghia. Ma a piangere non sono solo loro. Chi ha una seconda casa, magari prestata al figlio precario, dovrà versare un’Imu stellare con un’aliquota al 9 permille per pagare la quale deve accendere un prestito con rate mensili. Stessa sorte per negozi e attività commerciali per le quali ci saremmo aspettati una maggiore attenzione vista la difficoltà del momento, rendere meno pesante l’Imu a questa categoria avrebbe significato aiutarli ad affrontare meglio la crisi e soprattutto a non chiudere i battenti. Ma pazienza, sarà per il prossimo giro ma con l’aria che tira altri aumenti per il 2013 non sono proprio impossibili. Anzi, sono molto probabili.


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DIRITTO di REPLICA

il Segno - Novembre 2012

Dopo l’articolo di Daniela Di Rosa sull’ultima edizione dei murales

Riceviamo e volentieri pubblichiamo/1

La replica del Direttore del Segno/1

“L’arte e gli artisti “La critica è la base vannosempreelogiati” della democrazia”

La libertà d’espressione è alla base della democrazia e, grazie alle moderne tecnologie, ormai si è in grado di poter comunicare ed esprimere le proprie idee in tutti i modi possibili ed in ogni parte del globo, senza faticare e, probabilmente, senza dar troppo peso alle parole usate. Nel mondo occidentale, dove ognuno si sente autorizzato e abilitato a dire la sua, scadendo spesso in banalità e luoghi comuni, bisognerebbe cercare di ritrovare un po’ di umiltà. Accade, infatti, di leggere sulle pagine dei giornali, articoli redatti in maniera poco consona a quella che è l’etica giornalistica, a quello che è l’obiettivo di un giornalista, il fare informazione, lo scrivere qualcosa che interessi l’opinione pubblica e non il libero sfogo finalizzato solamente alla soddisfazione delle proprie intime necessità di critica. Imbattersi in luoghi comuni è diventato ormai un’abitudine e spesso ci si chiede se il direttore di un giornale eserciti ancora il controllo editoriale sugli articoli che vengono pubblicati e diffusi. La critica di un evento, di una manifestazione, di un’opera d’arte, di una qualsiasi espressione libera dovrebbe essere sempre propositiva e non dispregiativa. Il giornalista dovrebbe dare degli spunti di pensiero e riflessione senza mai scadere nella banale disquisizione del “mi piace – non mi piace”, o almeno lo dovrebbe fare solo se in possesso di capacità e abilità tali da poter permettersi di obiettare sull’operato di un’altra persona. Frasi del genere: “ […] accontentare la Chiesa con l’ennesima orribile Madonnina, […] il suo murales rovina l’altro che ha di fronte, […], vi prego toglietelo!”, non danno un spunto di riflessione, non portano i lettori a farsi una propria idea dell’argomento, non raggiungono l’obiettivo del fare informazione, sono solamente parole sprezzanti senza una finalità collettiva. Certi pensieri sono legittimi se rimangono in un contesto privato e non se vengono “sputati” sulle pagine di un giornale. In un paese come Rocca di Papa, dove i murales vengono

fatti gratuitamente dagli artisti, senza finalità ulteriori ma solo per dare un contributo alla propria comunità, si dovrebbe elogiare l’operato di tali persone e non disprezzarlo, anche quando il nostro senso estetico o religioso non comprende determinate opere. Se i giovani sono interessati a queste manifestazioni d’arte, si facciano avanti, propongano le loro candidature, esprimano le loro idee, perché nessuno potrà mai negare loro la possibilità di contribuire al miglioramento della comunità. Purtroppo, in questo caso, non hanno sfruttato l’opportunità fornita dal Comune di Rocca di Papa poiché su circa 20 murales messi a disposizione, solo 11 ne sono stati realizzati e solamente due giovani hanno contribuito, dando oneri e onori solamente ai cosiddetti “sessantenni da rottamare” che si sono messi a disposizione per donare un po’ della loro arte al paese. Un esempio calzante è l’atteggiamento che negli ultimi tempi sta prendendo piede (anche nel pensiero politico), che auspica l’eclissarsi di “vecchi” potenti in declino in favore di giovani volenterosi. Pensiero interessante e in alcuni casi ineccepibile ma che come tutti i concetti, quando viene generalizzato, diventa a dir poco ridicolo. E’ superfluo dire che ogni situazione ha bisogno di una sua valutazione. Si pensi se all’eclettico Picasso avessero detto, quando a 56 anni realizzo Guernica, che ormai aveva fatto il suo tempo e, senza andare così lontano, pensiamo al nostro Renato Guttuso che alla “veneranda” età di 61 anni dipinse I funerali di Togliatti, opera che divenne manifesto della pittura antifascista. Di esempi ce ne sarebbero innumerevoli, non solo nella pittura ma anche nella letteratura, nel teatro e nel cinema (Woody Allen ha compiuto 77 anni e le sue opere non hanno per nulla perso di brillantezza). E’ quindi fondamentale prestare molta attenzione nel giudicare, tenendo ben presente che l’azione critica è un opera essa stessa e come tale può essere valutata. Marco Buceti

Gentile dott. Buceti, ho letto la sua replica all’articolo di Daniela Di Rosa. Tale intervento sarà pubblicato non perché ritenuto di rettifica (la rettifica la può chiedere il diretto interessato e non qualcuno per suo conto, tanto più che il diritto di critica e di cronaca è tutelato dalla legge oltre che dalla Costituzione, e in quell’articolo non c’è nulla da rettificare) ma semplicemente perchè il mensile che dirigo da 11 anni ha sempre dato spazio a tutti per il semplice motivo che il confronto delle idee lo considero una ricchezza collettiva. Non comprendo però il suo intervento. Intanto vorrei capire il suo ruolo all’interno dell’organizzazione dei murales a Rocca di Papa visto che entra nel merito di scelte, quelle stesse scelte che, per esempio, hanno rifiutato un bozzetto di un artista calabrese di Diamante (la città dei murales per eccellenza). Il Comune di Rocca di Papa ha dato vita a una sorta di commissione che organizza gli eventi artistici e, in quanto eventi pubblici, sono di interesse pubblico e collettivo e le loro decisioni sono soggette anche al giudizio di chi collabora con un giornale. La sua “strana” difesa secondo cui gli artisti andrebbero “sempre” elogiati tanto più quando dipingono gratuitamente, la

trovo culturalmente riprovevole. Secondo lei la critica letteraria, cinematografica, artistica è inutile? Quando un artista espone le sue opere si sottopone al giudizio di chi le osserva, a cominciare da quello dei semplici cittadini. Questa sorta di “carità pelosa” di pasoliniana memoria secondo cui bisogna essere buoni con tutti è proprio quello che ha portato Rocca di Papa alla mediocrità un po’ in tutti i settori. E poi che significa “gratuità” del lavoro? Che si possono fare danni solo per il fatto di non ricevere compensi? Infine, circa le comptenze per poter esercitare il diritto di criticare, io personalmente sono diplomato al Liceo Artistico di Via Ripetta a Roma, ho frequentato gli studi dei più importanti artisti romani. Ma questo non mi dà un diritto maggiore rispetto a quello di qualunque altro cittadino di poter criticare o esprimere un giudizio. Se così fosse dovrei chiedere le sue credenziali visto che ha parlato (del tutto a sproposito) di deontologia professionale del giornalismo. La rottamzione di cui si parla nell’articolo non è riferita agli artisti ma alle persone che compongono una commissione “politica” (che ha dunque un ruolo istituzionale) e che, in questo caso sì, dovrebbero dimostrare di essere all’altezza del ruolo per competenza e professionalità. Poter criticare è tra le libertà dell’indiviuo. Poi se qualcuno si sente diffamato ha una sola strada da seguire: la querela per diffamazione a mezzo stampa. Infine, le confermo che il sottoscritto, in quanto direttore responsabile, esercita sempre il suo ruolo di controllare gli articoli che vengono scritti sul Segno. Anzi, le dirò di più: ne condivido spesso anche i contenuti. Andrea Sebastianelli


il Segno - Novembre 2012

DIRITTO di REPLICA

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Dopo l’articolo di Daniela Di Rosa sull’ultima edizione dei murales

La controreplica del dott. Buceti/2

...e quella del Direttore del Segno/2

Mi risulta difficile credere che il mio intervento sia così difficile da comprendere e sia definito “strano” ma evidentemente c’è bisogno di ulteriori chiarimenti. Innanzitutto la tranquillizzo precisando che non ho alcun ruolo all’interno dell’organizzazione dei murales di Rocca di Papa ma in quanto figlio dell’artista ultrasessantenne che ha dipinto la “Madonnina” che “rovina l’altro [murales] che ha di fronte”, mi sento in diritto di intervenire su un articolo che non può sicuramente essere definito un pezzo di critica artistica o di qualsiasi altro genere. Chiarisco anche che nessuno mette in dubbio la liberta di opinione altrui e nessuno ha la sensazione di essere diffamato ma in quanto semplice lettore, mi sento turbato dal verificare che un articolo dal tenore di quello in questione trovi spazio sulla carta stampata. Affermazioni come “ho chiesto ad alcuni di loro… la risposta è stata: ma sai è un’amica… è il nipote di… è il figlio”, “accontentare la chiesa” sono affermazioni talmente aleatorie e superficiali che non sono paragonabili neanche a chiacchiere da bar sul rigore assegnato o meno alla propria squadra del cuore (non credo ci sia bisogno di ricordarle la regola fondamentale del giornalismo delle 5 W). Leggere un articolo con pareri espressi sul “sentito dire” mi sconforta terribilmente. Al contrario se esistessero prove su una condotta sbagliata da parte dell’organizzazione, sarei il primo a voler sapere nomi e cognomi dei responsabili. Sono convinto anch’io che il diritto di critica sia innegabile ma ribadisco che nell’articolo in questione non vi è ombra di esercizio critico. Questo, infatti, dovrebbe essere un pensiero articolato, basato sulle caratteristiche dell’opera che si critica atto ad esplicare in maniera chiara gli elementi di cui si discute e tutto questo non credo possa essere sintetizzato con la parola “orri-

Gentile dott. Buceti, dopo questa mail il suo intervento non è più così misterioso e “strano”, visto che Lei difende sua madre (ed è legittimo), mentre io difendo il diritto di chi scrive su un periodico di poter dire anche “mi piace” o “non mi piace” (anche se a Lei non piace). Inoltre, Lei insiste nel dire come dovrebbe essere scritto un articolo e come non dovrebbe essere in base a criteri tutti suoi di deontologia (laddove applica la regola delle 5W anche ad articoli che non sono di cronaca). Un giornale locale si avvale di collaboratori più che di giornalisti iscritti all’Albo e il modo di scrivere diretto e passionale è lo stile che noi preferiamo perchè è immediato e diretto. Tanto più che quelle riportate dalla nostra Di Rosa non erano chiacchiere da bar ma risposte ricevute a precise domande. Non solo. La nostra collaboratrice ha avanzato la sua critica senza nemmeno sapere chi fosse l’autore del murales e questo, per me che dirigo Il Segno, è l’aspetto più importante: l’imparzialità di un giudizio senza alcun tipo di condizionamento. Comunque, leggere Il Segno non è un obbligo. Quindi se ritiene il nostro mensile irrispettoso può tranquillamente non leggerlo, è nel suo pieno e insindacabile diritto. Trovo paradossale che Lei possa criticare (giustamente) ciò che scriviamo e come lo scriviamo,

“Il vostro giornalismo “Lei ci può criticare... non rispetta le regole” e questo vale per tutti” bile”. Nessuno ha mai affermato che l’artista debba essere sempre elogiato (e non è il caso di chiamare in causa Pasolini), soltanto perché opera in maniera gratuita, il pensiero è ben diverso. Chi critica degli artisti che, senza secondi fini, hanno messo il cuore nelle loro opere, ha il dovere di non liquidarli con banali “è orribile”, “pittori che avevano deturpato i muri”, “vi prego toglietelo” ma di regalargli un giudizio, positivo o negativo, che sia costruttivo e degno di essere definito tale. Ciò che invece trovo “culturalmente deplorevole” è definire un’artista ultrasessantenne, come “un bravo pittore […] ma ha fatto il suo tempo”. Mi sembra veramente superfluo tornare a fare esempi che le facciano intuire quanto questa affermazione sia puerile, banale e offensiva nei confronti dell’arte e dell’artista. Ribadisco, infine, che la deontologia professionale prevede dei doveri da parte del giornalista e un rispetto verso i suoi lettori, che in alcuni passaggi di questo articolo mi sembra si siano persi di vista. Questo è il pensiero di un semplice lettore che, seppur laureato in giornalismo, non ha sicuramente bisogno di titoli per comprendere la mancanza di alcuni presupposti fondamentali che distinguono un lavoro professionale e competente da un semplice sfogo da bar. Marco Buceti

AVVISO AI LETTORI

Chi non avesse letto l’ultimo numero de Il Piccolo Segno può trovarne sempre una copia presso il BAR CENTRALE di P.zza della Repubblica a Rocca di Papa (Tel. 06-94749042) che gentilmente ci ha dedicato uno spazio per questo servizio

mentre noi, a suo modo di vedere, non dovremmo farlo su una materia come l’arte. Si rassegni: noi continueremo a criticare, a elogiare, a discutere su tutti i temi che interessano i cittadini in quanto “di interesse pubblico”. Per quanto riguarda l’artista che ha fatto il suo tempo, ovviamente la frase era riferita a Giulio Croce, delegato del Comune, artista noto di Rocca di Papa, e l’affermazione non riguardava i suoi quadri ma la sua delega che, secondo noi, non ha più nulla da offrire per quanto riguarda l’organizzazione dei murales. Forse ha ragione, invece di parlare di rottamazione avremmo dovuto parlare di familismo, visto che Croce spesso delega la sorella Zamira nelle cose che riguardano la sua delega politica. Rocca di Papa ha decine di giovani diplomati a Licei artistici e all’Accademia di Belle Arti. Se non si avvicinano ad alcune iniziative io, fossi il Comune, comincerei a chiedermi il perchè. Alla fine della fiera mi sembra davvero tutto grottesco: un artista fa un murales, un collaboratore del Segno fa una critica ma, secondo logiche che mi sfuggono, questo non si può fare. Non capisco che cosa ci sia di anomalo. Quindi, se la collaboratrice del Segno, come lei dice, non fa bene il suo mestiere, io ritengo che anche sua mamma non faccia bene quello di artista. Lo posso dire? Se nel giornalismo ci sono le 5 W nell’arte esistono prospettiva, profondità, espressione e stile che nel murales in questione sono del tutto assenti. Comunque, quando Lei dirigerà un periodico potrà applicare le regole che crede e come crede. Infine, ho scomodato Pasolini perchè Lei ha scomodato Picasso e company. Andrea Sebastianelli

Nota per i lettori: La regola delle 5 W (dall’iniziale inglese delle 5 parole) è quella secondo cui un articolo deve risponedere a precise domande: Chi? Che cosa? Quando? Come? Perchè?


ROCCA DI PAPA

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Ecco il nuovo pass per i disabili

A Ezio Brunetti consegnato il primo pass

E’ stato consegnato nella mattinata di martedì 6 novembre, presso il locale Comando dei Vigili urbani di Rocca di Papa, il primo pass europeo per disabili. Il signor Ezio Brunetti ha ricevuto dalle mani degli agenti Fabio Giansanti e Fabrizio Gatta (foto sotto) il contrassegno adeguato alle nuove normative europee, con sfondo azzurro, logo della Comunità Europea, Oleogramma Comunale e disegno bianco in primo piano. In più per evitare un uso improprio del permesso, oltre i dati sensibili,

nel retro del documento compare anche la foto aggiornata dell’avente diritto. “Ci stiamo adeguando alle nuove disposizioni di legge ha detto il comandante della Polizia Locale, Patrizio Onesti – ed entro 3 anni dovranno essere tutti sostituiti, mano mano che scadono, così come verrà cambiata l’intera segnaletica stradale dei posti riservati ai disabili sostituendola con la nuova tabellazione, un lavoro capillare e oneroso, visto la grande richiesta che abbiamo nel nostro Comune”. Luciano Sciurba

Guardate la fontanella perduta. Chi l’ha vista?

L’appello che il nostro Sergio Rasetti ha lanciato sul numero scorso del Segno è stato raccolto da un lettore che prontamente ci ha inviato questa bella fotografia risalente al 1974 in cui si vede la caratteristica “fontanella dei giardinetti” alla quale si sono dissetate generazioni di roccheggiani. L’appello di Rasetti era scaturito dopo un’interrogazione consiliare presentata dal Consigliere Danilo Romei in cui si chiedeva all’amministrazione comunale che fine avesse fatto visto che dopo il rifacimento dell’area era sparita nel nulla. Distrutta? Rubata? Spostata in altro luogo? In attesa di svelare questo mistero, rinnoviamo l’appello: Chi l’ha vista? Chi avesse notizie in merito può scriverci. Tornando alla fotografia che pubblichiamo, si tratta della famida sin.: Fabio Giansanti, glia Massacci con la mamma, Vittoria Silvestrini, e i due figli, il sig. Brunetti e Fabrizio Gatta Andrea e Loretta. Ringraziamo il lettore per avercela inviata.

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ROCCA DI PAPA

Un sabato tutto roccheggiano

Dopo Salute Donna il concerto su De Andrè

di Daniela Di Rosa Una vecchia canzone di Caputo parlava di “un sabato qualunque, un sabato italiano dove il peggio sembra essere passato”. Ecco, sabato 27 ottobre ho vissuto uno splendido “sabato qualunque roccheggiano”. La lunga giornata iniziava con la presentazione dell’associazione “Salute Donna”, fortemente voluta anche a Rocca di Papa dalla nostra collaboratrice Cristiana Zanzeri e da altre volontarie roccheggiane, malgrado il giorno e l’ora la sala era piena e le emozioni sono state tante… difficilmente mi commuovo o gioisco davanti alla retorica delle parole, invece questa volta è accaduto, grazie al sorriso e alla dolcezza di Annamaria Mancuso (da poco diventata Senatrice e a lei facciamo davvero un grande in bocca al lupo) che con sincerità e senza compiangersi ci ha

parlato della sua storia, della sua malattia, della forza che ha avuto nel combatterla e vincerla, dell’associazione che nasce per unire le donne e non lasciarle sole davanti a un male sempre più curabile. Ho scoperto la simpatia e la riservatezza di Patrizia Baldi, moglie del reuccio della canzone italiana, Claudio Villa (il più famoso cittadino roccheggiano), che ha contribuito raccontando con semplicità la sua esperienza, aderendo all’associazione e chiedendo al Sindaco un piccolo spazio dove potersi incontrare. Un Sindaco arrivato in ritardo ma sinceramente colpito ed emozionato! Che dire di più… che dopo un bel po’ di tempo ho rivisto con piacere un mia amica di Genzano, venuta per incontrare un’altra sua amica che fa parte della neonata associazione, che mi sono commossa al loro abbraccio… un ringraziamento speciale va ad Assunta

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Il gruppo di “Salute Donna”

che alla fine dell’incontro con la sua bella voce ci ha regalato una canzone che parla di tutte n o i … “Siamo così, è difficile spiegare certe giornate amare”… La neo-senatrice Anna Maria Mancuso è facile invece spiegare che bella inizia- stre accese, sentire la musica, tiva sia stata e sperare che ce incontrare tanta gente, anche giovani, entusiasmarsi e canne siano altre. Poi viene sera e il “sabato tare tutti insieme “Bocca di roccheggiano” ritorna italiano rosa”; sentire Gianna e Fulvio con il tributo a Fabrizio De gridare: “Bravi, bravi!” e Andrè da parte di Paolo Val- dirmi “non me l’aspettavo bonesi nell’ambito della mo- così bello!”… Gianna l’avevo stra organizzata da Miki lasciata la mattina al comune (è una delle volontarie delInverno. Dopo cena, camminare per i l’associazione Salute Donna) vicoli insolitamente bui di e la ritrovavo la sera al conRocca di Papa, arrivare in via certo… ci vorrebbero molti del Duomo, guardare le fine- altri sabati qualunque così.

Si esibisce la scuola di ballo del Centro Anziani

Il gruppo danzante del Centro

Il centro anziani di Rocca di Papa lo scorso 4 novembre ha partecipato con successo a Guidonia al “Trofeo Open Danza Sportiva” organizzato dal responsabile nazionale ASI/FIDA maestro Massimo Sgrigna. I nostri concittadini, maestri Claudio De Nicola ed Elisa Meconi (insegnanti del Centro) hanno incitato i loro allievi che si sono esibiti in tre Un momento dell’esibizione belle coreografie: Charleston, Bachata e Country che hanno fatto spellare le mani al pubblico presente. Un ringraziamento speciale va al Comitato Direttivo del Centro Anziani di Rocca di Papa per la disponibilità allo svolgimento dei corsi di ballo, e ora avanti con le prossime esibizioni! P.G.


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ROCCA DI PAPA

Nuova Canarini Rocca di Papa

Marco Amelia per il calcio giovanile

Lo sport di Rocca di Papa ha accolto con grande calore Marco Amelia, il calciatore milanista campione del mondo, che ha deciso di mettere la sua esperienza e professionalità al servizio dei bambini affinché il calcio diventi prima di tutto un modo per mettere in pratica valori come il rispetto e l’altruismo. Un “modo di fare” sicuramente in controtendenza rispetto a quello che vediamo abitualmente soprattutto attraverso gli schermi televisivi, dove il calcio appare uno spettacolo riservato a veri e propri divi superpagati. E invece il calcio è principalmente quello che attrae i bambini. Infatti, la Nuova Canarini Rocca di Papa, di recente costituzione, ha avviato un importante progetto che vede coinvolta anche l’Università di Roma Tor Vergata, in cui i giovani calciatori potranno vivere nel modo migliore la loro esperienza sportiva, ricevendo competenza e professionalità oltre ai normali insegnamenti fisico-tecnici. Tanti i volti noti del calcio roccheggiano presenti, primo fra tutti Aldo Gatta che da tanti anni rappresenta il livello più alto della passione calcistica locale e intere generazioni di ragazzini sono cresciute sotto le sue preziose direttive. E poi il Delegato allo sport del Comune, Antonio Gentili, il Sindaco Pasquale Boccia (che ha messo in evidenza il ruolo sociale dello sport), il Presidente dei Nuovi Canarini, Maurizio Pandolfi, e il Presidente della Polisportiva Ezio Valente che ha ringraziato Amelia per la sua ampia disponibilità e si è detto convinto che sarà un’esperienza importante per l’intera comunità roccheggiana. (L.S.)

Chi ha paura del Segno?

Segue dalla prima pagina Poi c’è addirittura chi annuncia una media di 3-4 minacce al una raccolta di firme contro Il mese)… anche noi nello scriSegno. Siamo alla follia. Se Il vere possiamo commettere Segno non piace (ed è legit- degli errori e quando ce ne actimo) basta non leggerlo ma il corgiamo interveniamo sempre problema sta proprio qui: Il con una rettifica ma, una volta Segno è letto da tanti e, quindi, per tutte, queste querele preseni lettori diventano cittadini in- tatele davvero perché se diffaformati e consapevoli. E’ que- miamo divulgando informazioni sto che dà fastidio: si false e denigratorie è giusto che vorrebbero cittadini disinfor- paghiamo come stabilisce la mati e inconsapevoli. legge. In caso contrario risponDi recente poi, la nascita del deteci esprimendo il vostro blog (http://ilsegnoroccadi- punto di vista oppure tacete. papa.blogspot.it) attraverso cui Ma al di là di questi “portatori è possibile seguire ancora più d’acqua altrui”, credo che a assiduamente le cose che acca- Rocca di Papa una discussione dono a Rocca di Papa, ha accre- seria vada fatta sulla libertà sciuto le loro paure e il boom di d’informazione e sul ruolo di visitatori online (siamo a una un giornale come Il Segno che media di oltre 1.000 visite al si appresta ad entrare nel suo mese per ogni numero del dodicesimo anno di vita. Noi Segno a cui vanno aggiunti i siamo disponibili a confrontarci lettori del blog, altri 600 circa pubblicamente con tutti, ammimensili, e gli abituali 8mila che nistratori, politici, partiti, comileggono mensilmente la ver- tati di quartiere, associazioni e sione cartacea) li sta facendo cittadini, per spiegare come sprofondare in un tunnel senza funziona il mondo dell’inforvia d’uscita. Più Il Segno cresce mazione e perché la libertà più aumenta il loro nervosismo. d’espressione è importante, neVorrei però rassicurarli, Il cessaria e insostituibile, tanto Segno continuerà a fare infor- più a livello locale. Questa mazione sul territorio e lo farà schiera di servetti e servette nel suo modo abituale: scrivere dalla lingua facile pensa invece in piena autonomia senza dover che una parola come “libertà” rendere conto a qualcuno visto significhi essenzialmente fare che non abbiamo padroni a cui quello che fa piacere a chi dedover rispondere. L’unico “pa- tiene il potere, magari in camdrone” che abbiamo sono i let- bio di qualche incaricuccio tori che, sempre più spesso, secondario o di qualche pubsono anche i veri “redattori” del blico elogio. Ma purtroppo per giornale. loro Il Segno c’è, esiste e sta Vorrei rassicurare anche quelli pure bene di salute visto che i che periodicamente, a ogni lettori sono in costante aumento uscita del giornale, telefonano e le richieste di collaborazione o mandano a dire dai tanti si- fioccano. Per fermarci non gnorsì di cui Rocca di Papa è basta il fango verbale, serve un piena, che se non la smettiamo caterpillar! ci querelano (ormai siamo a Andrea Sebastianelli

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ROCCA DI PAPA Il Consigliere Comunale Crestini ha partecipato a uno stage promosso dall’Anci il Segno - Novembre 2012

“Tante opportunità per i Comuni grazie ai finanziamenti europei”

di Cristiana Zarneri Il consigliere comunale di Rocca di Papa Emanuele Crestini ha preso parte ad uno stage formativo organizzato dall’ANCI che si è tenuto a Bruxelles. “Un’esperienza importante che ho deciso di fare per il comune che rappresento – dichiara Crestini – ho potuto approfondire da vicino l’iter da seguire per ottenere i finanziamenti europei che molto spesso sono ignorati da molti amministratori locali”. Dal 9 all’11 ottobre, il consigliere comunale, insieme ad altri amministratori dell’area dei comuni del Lazio, è stato ospite delle istituzioni europee. Nello specifico ha visitato il Comi-

tato delle Regioni che è stato istituito di recente, ha avuto la possibilità di conoscere e stringere rapporti con i funzionari della Regione Lazio che lavorano a Bruxelles e incontrare poi i deputati della circoscrizione del Centro Italia. “Un corso utile per chi vuole amministrare bene e che arricchisce senza dubbio il proprio bagaglio di esperienze formative aprendo nuove strade per progetti, agevolazioni e finanziamenti” afferma Crestini. Lo stage si è concluso con l’incontro del consigliere comunale di Rocca di Papa, insieme a tutti i partecipanti, con i dirigenti europei per conoscere tutte le opportunità messe a disposizioni per i comuni italiani. Da ultimo il saluto, a

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Il Consigliere Crestini a Bruxelles

conclusione del corso, del commissario europeo Tajani. “Questo stage è stato importante per allargare la mia personale visone della gestione del territorio, per conoscere

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nuove e cospicue opportunità finanziarie messe a disposizione per i comuni – conclude Crestini - e per inizare un lavoro in sinergia con le istituzioni europee”.

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ROCCA DI PAPA La storia (vera) di uno strano “arrivederci” scritto all’italiana

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Auffidersen... il cartello che feceridereanche itedeschi

il Segno - Novembre 2012

STUDIO D'ARTE ASSOCIAZIONE CULTURALE STUDIO D'ARTE URBINELLI PRESENTA... La prima mostra-vendita di beneficenza di Noga raccontai, non senza una punta turisti di lingua tedesca in a favore della DIANI Non era possi- di amarezza, quello che era giro: si riconoscono immediabile! Non volevo successo non voleva assoluta- tamente! CHILDREN'S VILLAGE crederci! mente darmi retta. Qualche anno dopo, per una dal 1° al 9 dicembre Su un grande

cartellone pubblicitario appena installato e indirizzato, evidentemente, ai turisti stranieri che si accingevano a lasciare il paese, con grandi lettere nere su un fondo bianco, era scritto: Auffidersen. Mi sono allontanato immediatamente e percorsa la vicina rotatoria sono tornato indietro, fermandomi ancora incredulo a testa in su, proprio sotto il cartellone stradale: non vi erano più dubbi. Per non mettermi a piangere mi sono messo a ridere. Quindi mi sono indirizzato verso casa dove, ahimè!, appena giunto, ho incontrato il mio vicino il quale, riverso su una poltrona, stava ridendo a crepapelle. - Ridi per il cartellone? - Sì! E’ troppo buffo! Non posso crederci! - Ti prego, tu che parli perfettamente la lingua tedesca, scrivimi correttamente quella espressione: debbo fare qualche cosa per correggere quello strafalcione. - Ma lo sai? Mi ha telefonato l’amico Franz, che tu conosci da tempo. Non riusciva a parlare: era soffocato dal gran ridere. Mi ha detto che ha scattato una splendida foto! Riuscii a rintracciare un conoscente, titolare di una carica pubblica il quale, quando gli

Studio

Infine riuscii a convincerlo. - Senti –mi raccomandai- fai provvedere subito alla correzione altrimenti in Germania finiamo sullo “Zeitung”! Ti prego datti da fare immediatamente. La parola fu cancellata e riscritta: Auf Wiedersehen. Successivamente e per un mese intero ogni qualvolta uscivo da casa cercavo, prima di tutto, di notare se vi fossero

circostanza fortuita, incontrai quel certo Franz… Mi disse in un italiano chiarissimo: - Ho la foto. La porto sempre con me quando vengo da queste parti. La vuoi vedere? Risposi che non mi interessava affatto. Non mi aveva specificato quale foto mi voleva mostrare, ma non potevano esserci dubbi…

L’evento si terrà nelle sale di VILLA CAVALLETTI a Grottaferrata Via XXIV Maggio n. 73 INFO: 06-9410201 333-1826523

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Prime indiscrezioni su Cleopatra, la nuova opera teatrale di Piero Botti

Il 18 e il 19 gennaio 2013 presso il rinnovato Teatro Civico di Rocca di Papa la compagnia teatrale di Piero Botti, “Laboratorio Artistico Domus Artis”, tornerà ad esibirsi con uno spettacolo tutto nuovo dal titolo “Cleopatra”. Sappiamo che le prove dei numerosi partecipanti (oltre venti fra attori, attrici, musicisti, cantanti, ballerine, ecc.) sono già a buon punto e la nuova sfida di Piero è ormai vicina al giudizio del pubblico. Sul prossimo numero del Segno cercheremo di svelare qualcosa in più di questo spettacolo, ma intanto Piero ci ha girato la trama, che già di per sè fa capire di che cosa tratterà “Cleopatra”. Eccola: “La musica del violino, ci porta come un vento sulle dune di un deserto, dove una principessa persiana è in viaggio verso Alessandria. Giulio Cesare arriva alla corte della Regina Cleopatra e intende aumentare le tasse che l’Egitto, il granaio di Roma, deve all’Impero. La bellissima Cleopatra, vuole far dive-

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nire più modeste le richieste dei Romani e si serve delle sue preparatissime ancelle per gestire sacerdoti fanatici, mercanti avidi, arrivisti e schiavi Piero Botti aitanti; fra battute divertenti; balletti e trovate spettacolari, come il balletto di goffi coccodrilli del Nilo. Fra le ancelle di Cleopatra ce ne è una che parla un “antico dialetto latino”, attenzione: ha nostalgia del Mons Albanus. Un finale insolito ci mostrerà una sorpresa che lo storico Svetonio ha taciuto, e che sarà rivelata a teatro al momento opportuno”. Storia, mito, mistero, ricostruzioni sceniche, musiche e balli d’altri tempi... lo spettacolo si preannuncia già ricco di colpi di scena.

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il Segno - Novembre 2012

Cultura e

... dintorni

“Le tenute del duca sono nostre”

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Nel 1906 un corteo di 4mila persone invase il Vivaro

di Andrea Sebastianelli Da poche settimane era arrivata la primavera, dopo un inverno molto rigido che aveva costretto i contadini a una vita di stenti e privazioni, razionando cibo e legna da ardere. Il peggio pareva passato. Si era appena entrati nel mese di aprile del 1906, più di cento anni fa, quando la tranquillità del Vivaro venne interrotta da un brusìo di voci che man mano si faceva sempre più nitido. Alcuni abitanti del luogo, soprattutto bambini, corsero immediatamente lungo la strada interrata cercando di capire il motivo di quella litanìa. Dopo pochi minuti si videro venire incontro un vero e proprio corteo composto da circa quattromila persone (un’enormità oggi figuriamoci all’epoca) armate di campane, campanelle, pezzi di stoffa colorata, cantando inni e sentimenti di libertà. La sorpresa fu molto forte per quella decina di famiglie arrivate al Vivaro qualche anno prima da Capranica Prenestina e che avevano ottenuto dal duca Sforza Cesarini e dalla duchessa Vittoria Colonna la possibilità di stanziare su quelle rigogliose terre coltivandole con la loro esperienza e caparbietà. Dopo circa sei anni avevano formato una sorta di villaggio contadino composto da capanne di legno con tetto di paglia, simili alle abitazioni degli antichi abitatori di queste zone. Quei quattromila manifestanti scelsero proprio le vallate del Vivaro per mettere in atto una pacifica occupazione con lo scopo di intimorire il duca, proprietario delle terre, e allo stesso tempo di rappresentare i diritti di quei contadini sfruttati a cui era impedito di costruire dimore più decenti per il timore che potessero dare vita a un insediamento stabile. Ogni richiesta di accordo fino a quel momento era sempre stata rifiutata. Il corteo, composto da uomini e donne in parte dei Castelli Romani e in parte arrivati da Roma, si diresse verso il fontanile del domatore, costruito con la tipica pietra sperone nel 1820 per permettere l’abbeveramento degli animali al pascolo, dei viandanti e, dopo il loro arrivo, della famiglie di Capranica. Fu una vera e propria invasione che in breve coprì una vasta area di terreno mentre gli inni patriottici, ancora pervasi dagli ideali risorgimentali, si udivano a chilometri di distanza. Lo “spettacolo”, poi, doveva sembrare ancora più caratteristico a quei bambini malvestiti e sporchi, visto che ben trecento cavalieri chiudevano il corteo scuotendo ripetutamente delle campanelle a ritmi frenetici. La rivendicazione era palese: ottenere dal duca la concessione di alcuni appezzamenti di terreno per quelle famiglie che, finalmente, potevano sperare in un futuro

Tra gli organizzatori anche Paolo Piccioni, futuro capo della Lega Contadina di Rocca di Papa, mentre l’On. Capece interrogò il Parlamento

più roseo dopo anni di sacrifici e rinunce. Quella del Vivaro non fu l’unica manifestazione organizzata in quegli anni per rivendicare il possesso di terreni da coltivare. Ma fu sicuramente quella più eclatante visto che l’Onorevole CapeceMinutolo presentò un’interrogazione parlamentare per fare piena luce su quella che veniva vista come un’azione sovversiva in un momento in cui, tra lotte contadine e una crescente diffusione delle idee anarco-socialiste, crescevano di pari passo le preoccupazioni nella Casa Reale. Già nel 1903, a maggio, si verificò l’invasione a Colonna delle terre ricadenti nella tenuta Pallavicino. Tre mesi dopo, il 24 agosto, la stessa cosa accadde ad Ariccia nelle terre di proprietà dei Chigi a Vallericcia. E ancora: a settembre dello stesso anno fu invasa la tenuta Cancelliera ad Albano. Insomma, un vero e proprio moto rivoluzionario, sfociato nelle tante leghe dei contadini, stava partendo dal basso, spinto dalla fame delle classi più povere e senza diritti ora decise ad auto-organizzarsi. Nel 1904 a Civita Castellana si era tenuto infatti il I Congresso delle Leghe del Lazio, che aveva dato voce alle istanze provenienti da tutta Italia. Contemporaneamente al corteo del Vivaro, si tenne a Marino un convegno che vide riunite le sezioni socialiste dei Castelli Romani. Un’avanzata ideologica popolare (o proletaria) che preoccupava sempre più i Savoia e che paradossalmente avrebbe accelerato il formarsi di una nuova ideologia politica, il fascismo, che nel volgere di pochi anni avrebbe gettato le basi di una dittatura ventennale. La Regia Prefettura, allertata degli avvenimenti del Vivaro, trovò un sponda fertile nell’amministrazione comunale di Rocca di Papa il cui Sindaco, Vincenzo Gatta, fino a quel momento si era dimo-

strato sordo a ogni richiesta proveniente dalla popolazione contadina. Quello stesso Vincenzo Gatta che in seguito verrà accusato di aver venduto dei terreni di proprietà del Comune a Luigi Santovetti il cui nipote (nonché unico erede) faceva parte della stessa amministrazione. Tra i quattromila del Vivaro c’era anche il sedicenne Paolo Piccioni (foto sopra), che nel 1928 guiderà la Lega Contadina di Rocca di Papa e che durante il fascismo subirà diverse angherie e restrizioni da parte del governo mussoliniano. Insieme a lui marciarono anche Arduino Gatta, l’anarchico roccheggiano che nel 1909 sarà processato con l’accusa di aver usurpato proprio alcune terre della duchessa Sforza Cesarini (vedi Il Segno di maggio 2012); e i socialisti Serafino Rufini e Amedeo e Riccardo Gabrielli. Giovani ricchi di entusiasmo e ideali come migliaia di loro in tutt’Italia, le cui storie si sarebbero poi disperse nelle sopraffazioni di un potere deciso a spegnere sul nascere ogni forma di ribellione ma che, con la fine del fascismo e successivamente della monarchia, sarebbe sfociato in una nuova speranza di libertà e giustizia.


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LA STORIA

L’Etiopia di Menghistu eildrammadeibambini Gino Del Nero ci racconta un’altra sua esperienza

Nella zona di Beles dove si aggiravano i guerriglieri di Gino Del Nero* Etiopia, Addis Abeba, “Città dei Fiori”. Una grande ONG (Organizzazione Non Governativa), denominata CICS, cercava volontari da mandare al nord del Paese, partecipai alle selezioni con risultato positivo. La missione? Progetto sanitario nell’area della regione del Beles. Partii nel mese di dicembre di oltre venti anni fa, con un medico dott. Babile, di Trieste. Arrivammo con volo Alitalia ad Addis, sistemato il bagaglio, ci recammo in Ambasciata per le credenziali. Il Beles è una piana vulcanica che si trova sugli altipiani etiopi che vanno dai duemila ai tremila metri, zona ricca di pascolo, acqua, animali, terra ricca. In quegli anni in Etiopia vigeva la legge del dittatore Menghistù, non vi sto a raccontare la storia di quest’uomo perché un volontario quando partecipa a un progetto di cooperazione non deve assolutamente intromettersi nella politica locale, il governo di allora deportò in quella zona migliaia di persone. Il Beles non era in grado di accogliere le migliaia di persone deportate, erano soprattutto donne e bambini, per gli uomini ci aveva pensato il governo direttamente, in pochi mesi il problema sanitario venne alla luce, mortalità infantile elevata, donne in gravidanza senza assistenza morivano di parto, la malaria era padrona, vaccinazioni niente, mortalità incontrollabile, governo indifferente. Nel Beles una ditta stava realizzando strade per unire tutti i villaggi, per sistemarci ci diedero un tucul a testa, le latrine non erano pronte, così i nostri bisogni fisici si facevano nelle buste di plastica che gettavamo in una buca. La mia prima notte la passai sveglio, ero stanchissimo, il sonno non mancava ma non arrivava, il tucul era circondato da animali che cercavano cibo, topi di grandezza innaturale passeggiavano tranquillamente sulle travi, il loro rosicchiare era musica. Finalmente con la luce del giorno tutto tornò nella norma. Presi una borsa per cambiarmi e la sentivo molto leggera, eppure doveva essere pesante, avevo portato un paio di chili di caramelle per i bambini… aperta, mi accorgo che le caramelle erano completamente sparite, i topi avevano rosicchiato la borsa. Ci facemmo dare una macchina dai Salini, ditta italiana (le nostre ancora non erano arrivate), cominciammo il giro di perlustrazione per renderci conto della situazione: disastrosa. Esisteva solo un piccolo “ospedale” di circa cento metri quadrati, in completo disuso abitato dai deportati più forti. In attesa dell’arrivo di altro personale espatriato, con il Babile ci dividemmo i compiti: lui prese in carico l’ospedale io i villaggi. Il mio compito era complicato, censire i villaggi per nome non era facile, li registrai con un numero, erano centocinquanta. In attesa che i Salini collegassero i villaggi percorrevo centinaia di chilo-

metri nel busch tutti i giorni con un fuoristrada che dopo due mesi venne rottamato. Una volta censiti, partì la costruzione di un ambulatorio per villaggio, e ogni dieci, un Punto di assistenza per le donne in gravidanza, la mortalità durante il parto era altissima In attesa della costruzione degli ambulatori che consisteva nell’attrezzare e modificare dei container, s’iniziò con i corsi sanitari per istruire il più possibile le persone al primo soccorso. Con il tempo tutto cominciò a funzionare, gli ambulatori erano riforniti di medicine e partì anche la campagna vaccinazioni per conto dell’UNICEF, le mamme in stato di gravidanza vennero vaccinate contro il morbillo, una delle cause di mortalità precoce infantile. In queste brevi righe ho cercato di spiegare che cosa facevo ma vi assicuro che non è stato facile organizzare il tutto. Tornai a casa per un periodo di ferie dopo nove mesi, furono mesi di lavoro duro ma pieno di soddisfazioni. Durante questo periodo accaddero dei fatti di piccola cronaca. Nella valle del Beles, viveva una tribù locale primitiva, gli “Scianghilla”, prima che arrivassero i deportati erano “felici e tranquilli” con le loro regole (una di queste era un po’ curiosa: quando una coppia doveva sposarsi oltre la normale dote -capre, mucche o altro dipendeva dal grado di ricchezza dell’uomo- per mostrare la loro virilità gli uomini dovevano portare in dono il giorno delle nozze un bel paio di “testicoli”, e con l’arrivo dei bianchi, era cosa molto ambita portare gli attributi chiari, così i militari per evitare danni al personale espatriato ci invitavano a non uscire dal campo se non per urgenze e con scorta, gli attributi più erano di giornata e più erano graditi dalla sposa). La zona del Beles era piena di guerriglieri che non andavano d’accordo con il governo etiope, così spesso il nostro campo era attaccato, arrecando danni a cose e persone. Arrivò il Santo Natale, il nostro gruppo organizzò una serata di festa, anche noi avevamo diritto a festeggiare… in quel periodo nel campo girava una troupe della Rai, ci chiese di poter fare delle riprese per mandarle in Italia per mostrare che stavamo bene ma caso volle che proprio durante la festa il campo fu attaccato dai guerriglieri e noi ci allontanammo per metterci in sicurezza. Per farla breve in Italia fecero vedere com’eravamo felici intorno ad un fuoco schioppettante ma non un cenno sul fatto che stavamo in mezzo ad un attacco di guerra. Un venerdì sera dopo tre settimane di lavoro, mi recai a passare un paio di giorni nella cittadina più vicina, 400 km, sul lago Tana. Durante la fase di rientro fui sorpassato da un

il Segno - Novembre 2012 piccolo fuoristrada, dopo il sorpasso, il veicolo uscì dalla carreggiata girandosi un paio di volte, aveva il serbatoio pieno e così ci fu un inizio d’incendio. Fermai la macchina, scesi giù dalla scarpata e raggiunsi il veicolo con le quattro ruote che guardavano il cielo, le fiamme cominciarono ad avvolgere il veicolo, feci appena in tempo a liberare la persona e allontanarci mentre l’auto prendeva fuoco, oggi quel signore è diventato Presidente di un’importante ONG CISP. Un giorno, finito il mio controllo giornaliero,

Gino Del Nero con Scianghilla ad Addis Abeba

prima di rientrare andai fuori dal circuito dei villaggi in avanscoperta, una volta su un altopiano trovai due alberi di pesche, rimasi sbalordito nel vedere a quell’altitudine le pesche, molte piccole ma “vere” pesche, ne raccolsi un po’ e le portai al campo era un trofeo non indifferente, chiesi notizie ai locali e mi fu spiegato che quelle piante erano state portate anni prima dagli Italiani durante il periodo del colonialismo. In un’altra occasione, nell’ultimo villaggio, durante il controllo sentii nell’aria un “profumo” acre, andai a curiosare e trovai delle donne sedute accanto al fuoco circondate da fumo, avevano dei contenitori in alluminio e giravano il contenuto, latte, stavano realizzando dello yogurt, un altro lascito del colonialismo. Lo assaggiai… vi lascio immaginare che cosa ho mandato giù! Dopo tre mesi i Salini allestirono delle camerette in muratura per gli espatriati, ogni due espatriati ne fu data una in uso. Una sera, uscendo dal bagno dopo una doccia ristoratrice, sentivo soffiare, era un serpente entrato in camera, aveva alzato la testa per attaccarmi ma fortunatamente ebbi la prontezza di prendere un insetticida che avevo a portata di mano e lo spruzzai contro il serpente, fuggì rifugiandosi sotto il mio letto, cominciò allora la caccia da parte di tutto il gruppo che ormai aveva invaso la stanza, la lotta era impari: il serpente ebbe la peggio. Le stanze erano pulite quotidianamente da personale femminile, la mia stanza era gestita da una “donna” di sedici anni, Miu. Magrissima, piccolina, con una testa miniaturizzata con dentro due occhi grandissimi, aveva due mani d’oro, era un’esperta ricamatrice. Le portai un lenzuolo e Miu lo ricamò, fu un capolavoro, tutt’oggi lo conservo gelosamente. Miu morì di sifilide. Erano passati dodici mesi, di fatti ne accaddero molti, alcuni ve li ho raccontati (i meno tragici), altri bisogna tenerseli dentro. Tornai a casa consapevole che il compito che mi era stato assegnato era terminato nel migliore dei modi, era stato fatto un ottimo lavoro. *Coordinator of Humanitarian Projects Africa g.africa@tiscali.it


il Segno - Novembre 2012

L’angolo della storia

La retorica risorgimentale

di Vincenzo Rufini La società italiana è pervasa da innumerevoli tare negative quali l’approssimazione, la deresponsabilizzazione, la corruttela, la presunzione, ma una su tutte è connaturata al carattere nazionale in modo endemico: la retorica. Anticamente, nel Basso Medioevo, la retorica faceva parte delle arti del Trivio (Retorica, Dialettica e Grammatica), che insieme al Quadrivio (Aritmetica, Geometria, Astronomia e Musica), componevano le Arti Liberali, ed era oggetto di studio approfondito che conferiva, a chi perseguiva tale studio, un’autorevolezza nella società dell’epoca. Il fluire del tempo ha cambiato il comune sentire sociale e culturale privilegiando altre forme di erudizione e relegando la retorica negli archivi ammuffiti dell’umanità. Ma la linfa retorica ha continuato a scorrere sotterraneamente nel corso dei secoli, influenzando gli studi e l’agire comune. Uno degli esempi che possono surrogare ciò detto è costituito dalla vulgata di studi storici risorgimentali. L’epopea che ha portato il Piemonte a fare di una miriade di staterelli un’unica identità nazionale è stata cantata in modo iperbolico tale da esaltare, oltre il dovuto, codesta impresa privilegiando gli aspetti eroici, che ci furono indubbiamente, ma tralasciando e relegando in secondo piano gli aspetti concreti dell’intera impresa che culminò nell’unità nazionale. Uno dei risvolti perniciosi della linfa retorica è stato quello di divinizzare i protagonisti del Risorgimento, esaltandone le qualità in una maniera a dir poco sesquipedale. Invece un contributo distaccato, realistico ed opportuno alla storia risorgimentale sarebbe stato di grande utilità per cementare quel senso nazionale che la larva retorica ha ingigantito oltre misura e non ha permeato le coscienze. Tra gli episodi che avrebbero

CULTURA

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Invito alla lettura

Donne a Roma

di Loredana Massaro Roma città delle donne. Da Trastevere a Ponte Sublicio, passando per il Gianicolo, un lungo percorso sulle tracce delle donne che hanno potuto essere presi fatto la storia di Roma. Da Via in considerazione della Lungara, dove ha sede la ne possiamo esaCasa Internazionale delle Donne, minare due che fino a la Villa Farnesina, l’Accademia dei Lincei, l’Orto botanico, gettarono un’omil palazzo e la galleria Corsini, bra sulla divinizecco tutti i luoghi che possono eszazione di cui sere letti riequilibrando la presenza sopra. Vittorio dei due generi, interrogandosi su Emanuele II, il Re limiti, dimenticanze e pregiudizi in Galantuomo e cui la società patriarcale ha avvolto padre della patria, le donne. Così tra vicoli e piazze, i oltre ai meriti luoghi più significativi sono riproavuti nell’impresa posti attraverso lo sguardo delle italiana ebbe loro protagoniste: Cristina di Sveanche un’ombra zia, Anita Garinel suo agire da baldi, Colomba statista; all’epoca Antonietti, Santa in cui era giovane Cecilia, o anche Re di Sardegna e Giorgiana Masi, all’indomani della Maria Pia Elena Fabrizi, l’inI guerra di indiErcolini dimenticabile Sora pendenza, a GeLella. Roma e tutte le città d’Italia Le contraddizioni risorgimentali nova vi fu di Genova in due monumenti cittadini sono oggi conosciute per i loro uoun’insurrezione mini illustri - imperatori, consoli, popolare di matrice repubbli- delegò il suo vice, Nino Bixio, papi, condottieri e politici – ma recana, ma Vittorio Emanuele a risolvere la questione. Il luo- stano invisibili i segni lasciati dalle d’accordo con il generale La gotenente non ebbe mano deli- donne che pure hanno fatto “la Marmora represse nel sangue cata e represse con estrema storia”. Un esempio? Nell’Accatale sollevazione, definendo la durezza l’occupazione delle demia dei Lincei scarso è il ruolo folla: “Vile e infetta razza di ca- terre. L’Italia non era ancora delle donne nelle scienze e nelle naglie”. nata e già si lasciavano i semi arti ma irrimediabilmente collegato al predominio degli uomini in Ironia della sorte dopo il pro- della strage di stato. cesso unitario a Genova fu Ambedue i casi, scelti fra altri quasi tutti i campi del sapere. eretta una statua equestre dedi- innumerevoli, stanno a signifi- Questa guida è una riappropriadella città: itinerari che attracata al re Galantuomo. care che un’accorta e realistica zione versano secoli e quartieri per Il secondo episodio si verificò a disamina dei fatti storici, oltre restituire visibilità alle donne e Bronte, un luogo sito nella Si- ad essere intellettualmente one- smorzare i caratteri rigidamente cilia orientale; qui i garibaldini sta e veritiera, contribuisce a ce- androcentrici della città, schiacavevano promesso la riforma mentare la nazione rendendola ciata da troppi poteri. Le voci di agraria e la conseguente distri- conscia che le grandi acquisi- Edda Billi, Giovanna Marini, Vera buzione delle terre fra la popo- zioni storiche avvengono non Michelin Salomon, Rosanna lazione rurale; i contadini su un tappeto di gioie, ma attra- Oliva, Rossana Pace, Clotilde cominciarono ad occupare verso i flutti, positivi e negativi, Pontecorvo, Lidia Ravera, Elisaparte dei grandi latifondi, fra che il Fato fa intraprendere ai betta Strickland, Fiorenza Taricui il podere della pronipote protagonisti di una determinata cone accompagnano lettrici e lettori, turiste e turisti in questo dell’ammiraglio Nelson, il vin- impresa. citore di Napoleone a Trafalgar. Ciò è più educativo delle false viaggio, in questa insolita passegLa predetta pronipote ebbe a ri- retoriche su cui poggiano al- giata narrativa. Il libro ci insegna che si può fare turismo e insieme sentirsi con Garibaldi il quale cune riflessioni storiche. cultura. Maria Pia Ercolini, insegnante di Geografia turistica, ci racconta un passato dimenticato, riconsegnando a Roma il lato femminile della sua identità. Il volume Psicologa-Psicoterapeuta è corredato da mappe. Maria Pia Ercolini è anche l’animatrice del Svolge attività terapeutica con bambini, gruppo Toponomastica al Femmiadolescenti e adulti presso il suo studio sito in nile, nato come campagna per l’8 marzo su Facebook, impegnato a Via Ascanio, 3 - Albano Laziale (Roma) restituire i nomi delle donne alle strade dei nostri comuni. Forse Per contatti: 331.6171362 presto la stessa guida anche sui E-mail: dottoressabenellibruna@virgilio.it Castelli Romani. lmassaro1@virgilio.it

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SCIENZE

L’attività recente del cratere di Albano

il Segno - Novembre 2012

La studiosa Antonia Arnoldus illustra le ultime ricerche geo-archeologiche

di Antonia Arnoldus Ringrazio Andrea Sebastianelli per l’articolo interessante e ben documentato sul Segno di ottobre 2012. Vorrei aggiungere qualcosa sul tema in base alle ricerche effettuate nell’ultimo decennio, che hanno provato senza ombra di dubbio l’esistenza di siti archeologici preistorici seppelliti dai depositi recenti derivati dal cratere di Albano. Si tratta della scoperta di depositi da lahar nell’area che comprende la piana di Ciampino. Il lahar è un flusso fangoso composto da acqua e frammenti di roccia vulcanica che si muove molto rapidamente lungo i fianchi di un vulcano, seguendo generalmente le depressioni vallive preesistenti. Questi nuovi dati non risolvono il mistero della precisa localizzazione di Albalonga, ma dimostrano intanto che ci sono stati periodi di attività vulcanica nella preistoria recente. Il tutto è cominciato intorno al 20001, con i nuovi lavori stradali per lo scavalcamento dell’Appia Antica da parte del Grande Raccordo Anulare di Roma e l’apertura di alcuni cantieri archeologici (tra cui quello del centro commerciale Ikea), dove è venuto alla luce il “Conglomerato del Tavolato”, la formazione più recente proveniente dal cratere di Albano. Tale formazione non appare sulle carte geologiche del XX secolo, ma è invece stata segnalata molto prima, e poi praticamente dimenticata per più di 100 anni, più che altro per mancanza di buoni affioramenti. Già nel 1820 il Brocchi nella sua memoria sullo stato fisico del suolo di Roma ha riconosciuto e definito l’unità del “Conglomerato del Tavolato”. Nel 1875 il geologo Ponzi ha riconosciuto tale deposito come protostorico e connesso alla fase conclusiva dell’attività dei Colli Albani. Questo autore ha proposto inoltre una correlazione con alcuni depositi affioranti dove il bordo craterico di Albano è più basso, vicino a Marino. Negli ultimi 10 anni, la formazione è stata datata più volte. Le prime data-

Immagine 3D, esasperata verticalmente, dal modello digitale del terreno del Vulcano Laziale, con sovrapposta l’estensione del lahar secondo la più recente cartografia geologica

zioni al radiocarbonio in due località diverse a circa 6.000 anni fa hanno affermato che la successione entra nell’epoca geologica dell’Olocene, quindi, in termini archeologici, nella preistoria recente. In un’altra zona (Tenuta Quadraro) uno strato è stato datato, in base al contenuto archeologico, a circa 3.000 anni fa. Allarghiamo lo sguardo. Il paesaggio della Campagna Romana è dominato da due grandi vulcani, Sabatino e Laziale. L’attività finale del Vulcano Laziale ha visto eruzioni in successione dai crateri eccentrici di Ariccia, Nemi ed Albano, di cui gli ultimi due hanno conservato al loro interno un lago fino ai giorni nostri. Fino a pochi anni fa, il peperino di Albano era ritenuto l’ultimo prodotto del Vulcano Laziale, di 29.000 anni circa di età. Le recenti ricerche hanno invece messo in evidenza che ci sono stati periodi di attività fino a 6.000 anni fa ed oltre. In questo periodo si sono depositati lahar o colate di fango dal cratere di Albano (il “Conglomerato del Tavolato”), che hanno colmato, a più riprese, le zone maggiormente depresse preesistenti a nord-ovest del Vulcano Laziale, lasciando libere solo le fasce collinari poste a quote superiori rispetto alla coltre di terra, pietre e fango. Il fenomeno potrebbe essere stato innescato dall’iniezione sul fondo del lago di fluidi ricchi di anidride carbonica, che può aver indotto un improvviso rovesciamento del contenuto del lago.

I dati geologici dimostrano come non si sia verificata una singola e continua fase deposizionale, ma piuttosto una serie di eventi sedimentari (catastrofici e non) intervallati da periodi di stasi. A prescindere dei dati geologici, la più diretta dimostrazione delle fasi di stasi sedimentaria consiste nella presenza di superfici di frequentazione umana all’interno della stratigrafia, rinvenute tra l’altro nelle zone Anagnina e Lucrezia Romana. Nel periodo preistorico recente, quindi, gli abitanti dell’area compresa tra il Tevere ed il Vulcano Laziale sarebbero stati testimoni oculari di una serie di eventi vulcanici catastrofici con origine dal cratere di Albano, ed inoltre di più o meno graduali cambiamenti morfologici e ambientali del paesaggio. La deposizione di un lahar è indubbiamente un evento catastrofico2, che dovrebbe aver tralasciato, dopo il primo impatto distruttivo, una fascia di terreno liberata dalla copertura boschiva e caratterizzata da una superficie fangosa con pietre laviche sparse. I successivi eventi correlati, cioè la deposizione di sedimenti fluviali ghiaiosi e sabbiosi, dovrebbero essere stati meno catastrofici. Nei periodi di stasi dell’attività del cratere, il paesaggio era probabilmente caratterizzato da estese pianure con terreni molto fertili, solcate da modeste incisioni fluviali, non dissimile da quello attuale. Un problema nelle zone influenzate dal lahar rimane irrisolto: se si tratti di scelta umana dei luoghi

d’insediamento (suolo profondo e fertile, facile da lavorare, terreno disboscato dal lahar, abbondanza di acqua) o di conservazione dei siti per seppellimento naturale; o di una combinazione delle due. Durante gli scavi nel 2006 da parte del Comune di Roma, del sito archeologico di Centocelle Torre Spaccata3, poco ad ovest di Cinecittà, a una distanza di circa 15 km dal centro del complesso vulcanico dei Colli Albani, è venuto alla luce un modesto deposito massivo di lahar che, in base ai dati archeologici e al radiocarbonio, è stato datato al IV sec. a.C. La presenza dei lembi del lahar nell’area di Torre Spaccata suggerisce almeno una fase di sedimentazione primaria originata dal cratere di Albano. Il ritrovamento del lahar risulta essere particolarmente importante per via della sua datazione, che lo inquadra come il più recente di tutte le unità finora distinte. L’inquadramento cronologico si basa su materiali ceramici rinvenuti all’interno del deposito di lahar i quali sono databili tra il V e il IV sec a.C., mentre altre ceramiche rinvenute nelle stratificazioni immediatamente successive si inquadrano tra il IV ed il III sec. a.C. Inoltre una sepoltura femminile rinvenuta in una fossa non lontana dal deposito e con ogni evidenza successiva a esso, è stata datata al radiocarbonio alla media età repubblicana (tra il IV e l’inizio del II secolo a.C.). Il deposito era sigillato da un sedimento contenente frammenti ceramici datati tra il V e il I secolo a.C. Lo stretto intervallo cronologico suggerisce una data per il lahar che coincide con alcune antiche fonti scritte: sia Livio che Dionigi di Alicarnasso narrano come, durante la guerra contro Veio (395 o 394 a.C.), le acque del lago Albano salirono improvvisamente al di sopra del livello normale, e poi inondarono i terreni circostanti (vedi il box alla fine di quest’articolo). Le successive stratigrafie della valle di Torre Spaccata indicano che, dopo la deposizione del lahar nel IV secolo a.C. le condizioni ambientali siano state relativamente tranquille; ciò potrebbe essere dovuto sia all’esaurimento dell’attività del cratere di Albano, sia all’efficacia di un emissario del lago appositamente scavato dai Romani nel 398 a.C., proprio per difendersi da ulteriori avvenimenti di questo tipo. L’emissario del lago Segue


il Segno - Novembre 2012 in grandi blocchi di peperino è ancora oggi visibile. La galleria ha funzionato fin quando il livello del lago è rimasto stabile, circa negli anni ‘80 del secolo scorso. Dopo di ché, si è verificato un abbassamento dell’acqua con una velocità di circa 1 metro ogni tre anni, per cause non ancora completamente chiarite. Le scoperte recenti non solo hanno confermato le osservazioni degli archeologici del XIX secolo, ma hanno anche ribaltato il nostro immaginario sul Lago di Castelgandolfo: è un lago vulcanico con fasi di attività avvenute fino a poco più di 2.000 anni fa. Effettivamente ora è sotto stretto controllo per le eventuali fuoriuscite di gas, considerato l’unico rischio reale. Antonia Arnoldus 1. R. Funiciello, G. Giordano, D. De Rita, M. L. Carapezza, F. Barberi, 2002 - L’attività recente del cratere del Lago Albano di Castel Gandolfo, Rend. Fis. Acc. Lincei, s.9, v.13: 113-143; scaricabile dal sito http://www.lincei.it/pubblicazioni/rendicontiFMN/rol/pdf/S2002.03.01.pdf. 2. Vedi il video su: www.youtube.com/watch?v=5x5tZAHEoRU: Nuova Zelanda, 2007. 3. P. Gioia (a cura di), 2008 - “Torre Spaccata, Roma S.D.O. le indagini archeologiche”, Rubettino editore. Riportiamo la descrizione degli eventi da parte di Dionigi di Alicarnasso (Antiquitates Romanae, XII, 10-12):

“Al tempo in cui i Romani assediavano i Veienti [nei giorni in cui stava sorgendo la stella Sirio], nella stagione in cui i laghi si abbassano, così come tutti i fiumi ad eccezione del Nilo, in un’epoca in cui non si erano avute piogge, tormente o altre cause percepibili agli esseri umani, un lago distante da Roma non più di 120 stadi, situato nei Monti Albani laddove si trovava la città madre di Roma, ebbe una tale crescita delle acque da inondare una vasta porzione della regione circostante, distrusse molte fattorie e incise la montagna riversando un grande fiume nelle piane sottostanti. Saputo ciò i Romani dapprima, credendo che un dio fosse montato in collera, votarono per propiziarsi gli dei e le divinità minori della regione, e chiesero agli indovini cosa vedessero in ciò, ma poiché essi non avevano alcunché da dire, né il lago riprendeva il suo aspetto solito, risolsero di consultare l’oracolo di Delfi. Nel frattempo, i Romani che assediavano Veio seppero dagli indovini Etruschi che secondo le antiche profezie Veio non sarebbe mai stata conquistata “fino a quando le acque che fluivano dal lago di Albano avessero continuato a riversarsi in mare”. Dopo poco tempo, il messaggero da Delfi tornò con un uguale responso, cosicché il senato decise di far scavare canali che indirizzassero le acque calde tracimanti in un direzione tale da non mescolarsi più con il mare”. Dionigi di Alicarnasso

STORIE

IL RACCONTO DEL MESE

U

Il Principe, Clotilde e Serafina

na mattina, all’alba, tutti gli abitanti della foresta, delle montagne e dei laghi udirono un suono argentino di trombe e contempo- di Noga raneamente videro uno stormo di candide colombe avvitarsi nel cielo turchino, in un volo veloce e improbabile. Era senza dubbio il segnale che il giorno delle nozze del Principe e della Principessa Clotilde era giunto e quel suono di trombe invitava tutti a raggiungere il Palazzo per ammirare il corteo che si sarebbe snodato lungo il sentiero che attraversava la foresta dirigendosi quindi verso il Castello. I nani e la loro Regina al suono di quelle trombe piombarono in uno stato di infinita tristezza. Ormai non c’era più nulla da fare: il Principe avrebbe sposato la Principessa Clotilde ! Nascondendosi ben bene, si recarono anche loro ad assistere a quella cerimonia per loro tristissima. Giunti nei pressi del Palazzo, si rifugiarono tutti sotto l’ombrello verdeggiante e fittissimo di una giovane quercia, proprio sul bordo della strada, e si misero ad osservare attentamente.

L’

immensa porta di quercia lentamente si aprì e ne uscirono di corsa una frotta di garzoni tutti vestiti in colori diversi. Quindi una cavalcata di guerrieri con lance in resta guidati da un cavaliere portante la bandiera con il drago e i colori del Principe. Arrivarono poi a piedi le dame di corte con grandi abiti e pendagli con gioielli e catene d’oro. Infine uscirono i trombettieri che annunziarono con grande clamore l’uscita del Principe il quale si presentò sul suo cavallo nero tutto vestito d’oro e d’argento. Mentre passava lanciava, ora a manca ora a dritta, uno sguardo imperioso e nel contempo felice anche se a tratti una nera nuvola di tristezza attraversava il suo volto. Cosa che non sfuggì naturalmente ai nani, né alla regina Serafina. Dietro il Principe si affollava la gente del palazzo: variopinta, vociante, saltellante e indubbiamente molto felice. Il corteo si avviò lentamente lungo la strada che portava al Castello della Principessa Clotilde la quale, fin dall’alba, si era portata sulla torre più alta e da lassù cercava di vedere cavalcare il Principe sul suo cavallo nero. Infine la grande porta ferrata si aprì e il corteo entrò all’interno dove nessuno avrebbe mai potuto entrare se non invitato. Gli armigeri, schierati in parata con le spade sguainate, ricevettero il Principe, scortandolo poi all’interno della grande costruzione di pietra.

I

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l matrimonio del Principe fu sfarzoso e magnifico. Centinaia di colombe furono liberate. Doni preziosi furono donati ai castellani e fino a notte fonda le lun-

terza parte

ghe trombe d’argento suonarono ininterrottamente, mentre decine di cavalieri all’alba si recarono in tutto il Reame annunziando l’evento. Serafina Riccioli d’Oro cadde in uno stato di profonda tristezza. Il Principe, pensava, ormai non avrebbe più potuto chiederla in sposa e si convinse che sarebbe rimasta per sempre nel suo stato. Rimaneva soltanto una speranza: trovare la formula nei libri della biblioteca. I nani cercarono in tutti i modi di aiutare Serafina a superare quel triste momento.

D

opo una lunghissima nottata di discussioni decisero che era necessario leggere tutti i libri della biblioteca, uno a uno. Pensarono: la formula se è nei libri, si troverà. Ma i libri erano tantissimi e essi non avevano alcun indizio per individuare quello che poteva contenere la formula. Serafina infine si convinse: quella era l’unica soluzione accettabile e iniziò a leggere i libri che i nani le portavano in continuazione. Si trasferì addirittura nella biblioteca insieme ai più volenterosi di essi, che a turno l’aiutavano a sfogliare i grandi volumi. Per giorni e giorni lesse di tutto e quando infine, dopo tanto leggere, la formula non era stata trovata pensò di desistere e cadde di nuovo in una profonda tristezza. Trascorsi ormai moltissimi giorni i libri erano quasi terminati: ne erano rimasti solamente due. Uno all’aspetto bellissimo con la copertina dorata e con delle miniature meravigliose e l’altro all’aspetto misero e squallido. Serafina afferrò quello più bello, lo aprì e iniziò a sfogliarlo. Ma sulle pagine nulla vi era scritto. Vi erano soltanto disegni e disegni: centinaia di disegni. Ella non poteva credere che fosse quel brutto ultimo libro a contenere la formula. Non poteva essere. Stava per desistere definitivamente quando il nano più anziano le disse che ormai non rimaneva che tentare quell’ultima carta. Serafina trasse a sé quel libro e l’aprì e si rese conto subito che tutte le pagine erano bianche: nulla vi era scritto. Fin quando, in uno spolverìo di antica polvere dorata intravide, al centro dell’ultima pagina, una frase scritta con inchiostro rosso con una calligrafia incerta e semplice. Che quella fosse la formula? Si chiese. Ma aveva una grande paura. Avrebbe resistito alla delusione? Si fece coraggio e ad alta voce lesse: “Non fermarti alle apparenze. La notte è terminata. L’alba ti sarà propizia”. 3/Continua


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MUSICA

u m e r o s t v s e icali p i e t t R

Fabrizio De Andrè/2

RIMINI

Se c’è un album che può fare da contraltare alla crepuscolarità di “Tutti Morimmo a Stento” questo non può essere che il solare e multiforme “Rimini”. Un altro disco importante per Fabrizio, un altro disco crocevia, dove quello che ormai si era affermato come uno dei più geniali cantautori italiani, distintosi soprattutto per la forza della scrittura, al confine fra poesia e canzone e raggiunto ormai un consolidamento artistico che lo ha già portato a scrivere capolavori indelebili per la musica italiana, in questo nuovo lavoro del 1978 è come se dà un risalto diverso all’arrangiamento musicale, intanto avvalendosi della collaborazione di un giovane cantautore come Massimo Bubola, proteso verso atmosfere elettriche e folk, e poi andando a rivestire in una forma più vicina al rock le sue canzoni, con un impasto fresco e frizzante delle chitarre acustiche con quelle elettriche e con una ritmica nuova e più in evidenza rispetto al De Andrè classico dei primi anni. Da questo momento inoltre Fabrizio sembra affrontare in modo diverso anche la sua osticità verso i tour, fino adesso sporadici e quasi impalpabili, e che proprio a seguito di questo disco lo porterà a realizzare concerti, coadiuvandosi dell’apporto di gruppi importanti per la scena Rock italiana ora con la Pfm, così come in passato già aveva fatto con i New Trolls, e alla fine costituendo una specie di proprio gruppo, quando queste tournee s’intensificheranno, come negli anni ‘90 fino alla, purtroppo, sua prematura scomparsa. E’ come se in “Rimini” Faber ci vuole dire che temi che trattano di donne che abortiscono, di banditi che fuggono, di ragazze che si perdono fra droga e prostituzione, di giovani che crescono con i miti della con-

testazione e della ribellione, molte volte e forse quasi sempre alla fine traditi da queste illusioni, possono essere anche trattati in modo diverso quando, consapevole di una maturità artistica più disincantata e più lucida, analizza le cose sempre in profondità e mai con superficialità, ma da un punto di vista più dinamico e colorato. L’arpeggio delle chitarre, morbido e dolce, che apre il disco con a seguito la frase “Teresa ha gli occhi secchi/guarda verso il mare/” della canzone che dà anche il titolo all’intero album è un’immagine che rimarrà impressa per sempre nella memoria di ogni suo fan così come la vivacità allegra e festosa del brano successivo di “Volta la carta” e come l’accattivante e deliziosa ritmica del brano di “Andrea”, canzone allegorica che affronta il tema dell’omosessualità. Ricordiamo poi il pezzo preso in prestito da Bob Dylan “Avventura a Durango” d’atmosfera western-messicano in cui

il Segno - Novembre 2012

di Massimo Onesti

Fabrizio si diverte a trasformare il ritornello in un ironico e simpatico gergo napoletano (Non chiagne Maddalena/Dio ci guarderà/e presto arriveremo a Durango/Strigneme Maddalena/sto deserto finirà/e tu potrai ballare o’ fandango/) e il brano “Coda di lupo” che oltre ad avere riferimenti politici ai movimenti contestatari dell’epoca è anche un tributo a un popolo, da sempre amato da De Andrè, come gl’Indiani d’America, a cui dedicherà addirittura un album senza titolo e conosciuto come “L’indiano”, nel subito successivo lavoro dopo “Rimini”; la deliziosa e come un’amara fiaba moderna di “Sally”, l’enigmatica “Parlando del naufragio della Lon-

La poesia del mese

di Anna Giovanetti

I tesori della terra

Ci sono delle cose sulla terra che non apprezzi, che sembrano da poco; cose che dai talmente per scontate e non ti accorgi che sono per tutti un tesoro prezioso.

Un fiore, una farfalla, un albero maestoso, una montagna, il mare non sono beni che ti son dovuti; ti sono stati dati come doni da amare, da conservare, perché vivano nel tempo, perché non vadano perduti.

don Valour” che forse vuole essere una metafora del naufragio della nazione italiana, la sorprendente ballata “Zirichiltaggia” in dialetto sardo che fa presagire i primi vagiti etnici di De Andrè che da lì a qualche anno esploderanno nell’album di “Creuza de Mà” uno dei dischi più apprezzati dalla critica anche internazionale fra cui ricordiamo il leader dei Talking Heads (David Byrne) che definì, e a ragione, “Creuza de Mà” uno dei più grandi capolavori della musica mondiale, e trovano anche posto, insolitamente direi per un cantautore come Fabrizio, due brani strumentali dalle atmosfere larghe e di ampio respiro come “Tema di Rimini” e la bellissima “Folaghe”. Questo disco dalle atmosfere più americanizzate e immediate al contrario dei precedenti, più cupi e intimisti e che si preferivano ascoltare in una riflessiva solitudine, era un lavoro che si proiettava più verso l’esterno, da viversi nel quotidiano e che invitava alla convivialità dell’ascolto insieme agli altri, spesso ricantandolo nelle serate in cui qualcuno imbracciava una chitarra ed infatti riascoltandolo, se chiudo gli occhi, è come se mi rivedo ballare con i miei amici al ritmo ondulato di “Andrea... s’è perso”.../s’è perso e non sa tornare/”... E proprio rimembrando alcuni di quei momenti, a seguito di questa recensione, colgo l’occasione per inviare un pensiero al caro amico Luigi Polidori recentemente non più fra noi: che tu possa cavalcare sereno le verdi praterie dei cieli celesti!

Non restartene mai a guardare, lasciando che sia quel che sia Non giustificare la tua indifferenza, la tua noncuranza dicendo: “Non è roba mia!”.

Abbi il coraggio di difendere questi beni, quel poco che puoi fare, non indugiare… fallo! Ti sentirai appagato, con la coscienza a posto e tanti altri, vedrai, ti seguiranno! Saranno eredità preziose per le generazioni del futuro sapranno che per loro avrai lottato con tutte le tue forze senza arrenderti mai per il loro domani migliore e più sicuro.


il Segno - Novembre 2012 di Annarita Rossi E anche oggi si vede il mare. La giornata sta volgendo al termine e quel mare sembra infuocato per il tramonto. Un uomo, un po’ ricurvo appoggiato al suo bastone percorre come ogni giorno quella strada in paese passando per il Belvedere da dove si scorgono bellissimi panorami. Accanto, un cane al guinzaglio, anch’esso anziano e un po’ stanco, lentamente sta al passo del suo padrone. Sono giunti entrambi al tramonto della vita ma quante cose hanno fatto insieme! Hanno giocato, gioito, sono andati in cerca di funghi ma hanno anche sofferto e si sono aiutati vicendevolmente per risollevarsi proprio quando sembrava che tutto fosse andato perduto. Il cane ancora cucciolo era stato preso al canile ed era stato accudito con cura e amore dai due coniugi. La padrona poi un giorno si ammalò gravemente

La vita in (20) lettere

TEMI D’OGGI

Cane, miglior amico

Le stagioni della vita

ma il cane non la lasciò mai sola, stando ai piedi del letto le teneva compagnia e soltanto quando il padrone entrava in quella stanza si concedeva una piccola sosta. Quando la donna se ne andò, il marito cadde in una profonda tristezza, tale da non voler più vivere ma il cane che nonostante fosse triste per la perdita subita, si fece forza così da alleviare la grande sofferenza del padrone e attirando la sua attenzione fece sì che le cose pian piano migliorassero. Ne hanno trascorse tante di stagioni in questi quindici anni insieme, superando rigidi e talvolta malinconici inverni, splendide e gioiose primavere, calde e spensierate estati e piovosi ma

E

di Enea Trinca

EVIDENTEMENTE quando si prende la vita troppo sul serio non se ne esce vivi.

Un buon ESEMPIO per tutti, non bisogna mai ingannare quelli che si fidano di te.

Bisogna ESSERE sempre attenti, ascoltare... e tacere: così facendo impareremo molte cose nuove.

ESSENDO capaci di guardare con attenzione le piccole cose, e serenamente quelle importanti, si andrà molto lontani nella vita.

E’ giusto ESPRIMERSI nell’augurare la rovina di quelli che sono “indegni” della loro fortuna.

Prima di ESPRIMERE un giudizio, si dovrebbe ammirare e apprezzare con sincerità anche il merito degli altri. Per un detenuto, non serve EVADERE dalla prigione per avere la “Mente Libera”.

il T o c c o

di Ermanno Gatta

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L’angolo della psicologia

Risponde la Dott.ssa Bruna Benelli

ricchi autunni nei boschi. Il cane, il più fedele amico dell’uomo, può veramente salvare delle vite grazie al suo infallibile fiuto. Vi sono quei cani antivalanga, da salvataggio in mare, nelle zone terremotate, nei luoghi di guerra per scovare mine antiuomo e da non dimenticare quegli infaticabili cani da soccorso che nell’attentato alle Torri Gemelle negli Stati Uniti hanno salvato diverse vite, ai quali per tanti è costata purtroppo persino la stessa vita. Recentemente è stato scoperto che con alcuni mesi di appropriato addestramento, esso è in grado di capire per tempo se alcune persone sono colpite da malattie spesso subdole ma anche gravi, permettendo quindi di trattare tempestivamente i pazienti. Insomma, un vero eroe a quattro zampe. Per questo incredibile animale però le stagioni della vita non sono tante a confronto di quelle dell’uomo, vive infatti in media tra i 12 e i 15 anni, cosa che lo rende ancor più meritevole di viverle tutte dignitosamente, meglio se accanto a qualcuno che lo ami e lo rispetti, con il quale si creerà sin da subito un connubio indissolubile, un legame che nulla potrà spezzare.

Il suicidio in età evolutiva

Le notizie che ci sconvolgono di più sono solitamente le tragedie che colpiscono i bambini. La morte in età precoce è sempre un fatto cronologicamente innaturale, sia che si tratti di malattie che di incidenti, ma ancora di più quando avviene in seguito ad omicidio e a suicidio. Proprio quest’ultimo ci appare assolutamente incomprensibile. Di fronte a un atto del genere le prime domande che ci vengono in mente sono: “Quali sono le cause di tale gesto?”, “Perché un bambino/adolescente è ricorso a un simile gesto di violenza contro di sé?”, “Quali sono i segni che possono far pensare che un bambino/adolescente è a rischio di suicidio?”. Esiste una tendenza generale a ritenere che l’età dello sviluppo sia un’età di spensieratezza dove gli impegni principali dei bambini dovrebbero essere connessi alla scuola, al gioco e al divertimento, tuttavia non sempre e non per tutti questo periodo evolutivo è privo di sofferenze. Pensiamo a quei bambini che vivono in famiglie altamente conflittuali o dove si verificano degli abusi. Sono tante le determinanti dei tentativi suicidari o dei suicidi riusciti. Occorre essere vicini ai propri figli, comunicare con loro, lasciarli esprimere liberamente, osservare i loro disegni, cercare di comprendere gli eventuali disagi, per essere in grado di agire appena ci si rende conto di un malessere psichico. Non sottovalutate i periodi di tensione dei vostri figli e i segni che vi fanno capire che c’è qualcosa che non va, è molto meglio conoscere le cause per prevenire qualunque disagio e quando si manifesta è preferibile intervenire nei primi periodi della crescita per evitare che il disturbo si manifesti con più urgenza in adolescenza e diventi stabile in età adulta. Per scrivere alla dott.ssa: dottoressabenellibruna@virgilio.it


il Segno dei tempi

nei disegni del Maestro Franco Carfagna In questo numero il maestro Carfagna, prendendo spunto da un articolo del nostro Gaetano (del febbraio 2010), ha voluto dedicare il suo disegno alla storica “passeggiata” di Viale Madonna del Tufo. Questa strada in passato era utilizzata anche per allenarsi (vedi il segno dei tempi di novembre 2009): la sera si giocava a pallone e due sassi servivano a delimitare la porta. Il campo cominciava da Via Gramsci e, a seconda del numero dei partecipanti, si poteva allungare fino al cancello del castello De Faro. Poi c’erano le gare di velocità con la bicicletta, che potevano essere sulla distanza (1 km) oppure a cronometro. Nel primo caso si partiva dal santuario della Madonna del Tufo fino al traguardo posto all’imbocco di Via Gramsci; nel secondo caso bisognava coprire una distanza di 200 metri con partenza dalla “palla simpatica”. In alcuni casi bisognava fare anche dei giri intorno al baretto (che oggi non c’è più) e gli urli di Carlo, il proprietario, si udivano fino alla piazza. “Un giorno –ricorda il maestro Carfagna- avevo verniciato la mia bicicletta con i colori di Bartali (giallo e azzurro) e poco dopo tutti i “bartaliani” fecero la stessa cosa. A questo punto, per ripicca, i “coppiani” (i fans di Coppi) dipinsero le loro bici di bianco e celeste”. Ma lungo Viale Madonna del Tufo era usanza anche “tirare alla ruzzola”, un pezzo di legno rotondo che, avvolto nello spago, veniva lanciato. Vinceva chi arrivava prima al traguardo. Le panchine, oltre che per i turisti, servivano anche ai giocatori che, sudati, si potevano riposare commentando le

I bei ricordi di Viale del Tufo

Ultima pagina

il Segno - Novembre 2012

gare e, a volte, ci scappava pure qualche litigata. Comunque, al di là dei giochi e dello sport, questo bel Viale era soprattutto il luogo preferito per passeggiare e per incontrare altre persone, amici, innamorate e innamorati… molte coppie che qui stringevano amicizia poi finivano per sposarsi. C’era però una “regola” che tutte le ragazze dovevano rispettare: mai superare la “palla simpatica” (posta alla curva). Poi tra il 1940 e il 1944 questo “confine” venne allungato fino alla rotonda dove c’erano delle belle panchine in pietra sperone che ancora oggi fanno mostra di sé

anche se alcune sono spaccate o addirittura divelte grazie all’opera di qualche bullo. Oggi i tempi sono cambiati e con l’invasione delle automobili Viale Madonna del Tufo ha perso un po’ questo suo antico fascino di strada amata e vissuta. Infine una nota: gli ultimi alberi vennero piantati lungo il Viale dall’allora Assessore Aldo De Luca (Ardo de Variste). Si trattava di quattro “alberi di Giuda”, due dei quali sono ancora presenti. Complimenti ad “Ardo” e a Gaetano che, col suo articolo, ha dato al maestro Carfagna lo spunto per illustrare la vita di Viale Madonna del Tufo.

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it - www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico

I NOSTRI ERRORI (RETTIFICA) Nella lettera di un lettore pubblicata a pag. 27 sull’ultimo numero del Segno, dal titolo “Due pesi e due misure... è il momento di cambiare”, si è scritto di una “concessione edilizia” mentre l’atto pubblico a cui ci si riferiva era in verità una “Delibera di Giunta del Comune di Rocca di Papa”. Nello specifico si tratta della Delibera n. 94 del 23 agosto 2012, dal titolo: “Istanza interventi per l’edilizia residenziale ambiti urbani con presenza di tessuti edilizi disorganici o incompiuti in variante della strumentazione urbanistica vigente o adottata attraverso un programma integrato di riqualifi-

cazione urbana e ambientale ai sensi della L.R. 22/1997 e s.m.i. e ai sensi dell’art. 7 della L.R. 11 agosto 2009 n. 21 come di recente modificata dalla legge n. 10 del 13.08.2011, sig.ri Querini ed altri”. Dell’errore ce ne scusiamo con gli interessati e con i nostri lettori. L’AUMENTO IMU RIGUARDA TUTTI Segnalo che sarebbe da precisare, riguardo l’articolo “Aumenta l’Imu calano i servizi” di ottobre 2012, che le aliquote deliberate non sono solo due (0,5 e 0,9) ma anche 1,00 per tutti i casi non previsti e precisamente per doppie case non affittate a parenti prossimi che

non dimorano, negozi, ecc. come enuncia la delibera consigliare sul sito città di Rocca di Papa. Grazie e scusate, ma siamo grati a voi che ci informate e per questo cerchiamo di aiutare a rendere un servizio sempre più efficiente ai cittadini. Mail firmata

UNA CASETTA IN CANADA’ All’inizio di maggio è stata installata una misteriosa casetta di legno, ai margini di piazza Claudio Villa. Sembrava che fosse destinata a distribuire acqua potabile. Abbiamo aspettato più di sei mesi e la soddisfazione iniziale si è trasformata in curiosità, poi in

dubbio, infine in certezza: deve essere stato uno scherzo. Nonostante le scritte e le prese dell’acqua la casetta non ha mai funzionato. Allora a che serve se l’acqua non c’è? Lettera firmata


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