Il Segno gennaio 2012

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PICCOLO

PICCOLO

il Segno

il Segno aderisce a

Onde anomale

Anno XI, n. 1 - Gennaio 2012

Ogni giovedì alle 21.00 anche su Cielo, Teleroma 56 e T9

I livelli di esposizione sono stati superati. La Procura indaga

L’Agenzia Regionale ProtezioneAmbientale nelle operazioni di misurazione effettuate a settembre ha rilevato il mancato rispetto dei limiti di sicurezza imposti dalla legge a tutela delle popolazioni esposte alle onde elettromagnetiche. L’ARPA ha poi inviato l’ipotesi di reato alla Procura della Repubblica di Velletri. Tre le emittenti accusate di aver superato i limiti di esposizione.

www.serviziopubblico.it

Alle pagine 14 e 15

Aproposito del volantino sulle antenne Dibattito politico Se la legge si accanisce La Destra non gradisce Proposte... sul giornalismo la lettera del Comitato e risposte territoriale Alle pagine 10 e 11 A pagina 13 di Andrea Sebastianelli In questi giorni si sta parlando molto, anche a sproposito, dei cambiamenti che interesseranno l’Ordine dei Giornalisti (in particolare l’elenco dei Pubblicisti con la sua soppressione) a partire dal prossimo mese di agosto. Tra i tanti interventi spicca per chiarezza quello di Enzo Iacopino, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, che ha messo in evidenza le reali modifiche apportate dall’art. 33 comma 5 del recente decreto legge 201/2011.

Segue a pagina 5

Depuratore

Domande Radicali

A pagina 7

Comando Vigili

L’addio del dott. Nanni

A pagina 12

A gennaio e febbraio

PROMOZIONE STRAORDINARIA sui PACCHETTI DOCCE SOLARI 5 docce solari + 5 docce omaggio

solo euro 50,00 ritagliando il presente annuncio

Rocca di Papa Via Roma, 23 Tel. 06 94.96.876


ATTUALITA’

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Governo Monti , un’altra finanziaria era possibile

Dai tagli alla politica agli armamenti... fino al Vaticano

di Gennaro Spigola Sicuramente i problemi economici che attengono alla globalizzazione (petrolio, politica finanziaria delle banche, inutili e ingiustificati conflitti, etc.) non sono stati ininfluenti e hanno fortemente condizionato l’economia europea e implicitamente quella italiana. Ma è pur vero che chi ha governato il Paese nell’ultimo ventennio ha creato dei danni economici che, se non seriamente controllati, potrebbero diventare irreversibili con effetti esiziali a dir poco devastanti. Il Governo tecnico diretto da Monti si è trovato ad affrontare una delle peggiori crisi economiche e ha dovuto predisporre dei provvedimenti radicali per rimettere sul giusto binario il nostro Paese, fin qui nulla da eccepire. I veri problemi nascono quando vengono chiamati a contribuire al risanamento dell’economia i soliti noti: lavoratori, pensionati, precari e piccoli PICCOLO

il Segno

organo mensile dell’associazione culturale

“L’uomo che piantava gli alberi”

Registrazione Tribunale di Velletri n. 5/02 del 19/02/2002

DIREZIONE

Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa

DIRETTORE RESPONSABILE Andrea Sebastianelli

Mario Monti

artigiani. Si inizia con la riforma delle pensioni (il cui fondo spesso viene mal utilizzato, vedi per esempio il capitale impegnato per salvare il fondo dei dirigenti che percepiscono pensioni che vanno molto al di sopra di quelle degli impiegati e degli operai) abolendo di fatto quelle di anzianità e cambiando definitivamente il sistema da retributivo a contributivo, riducendo ulteriormente il già basso rendimento, che nei prossimi 15-20 anni anche con l’aiuto della pensione integrativa, avrà il 4050% in meno dell’attuale. Forte restringimento dello REDAZIONE

Noemi Bevilacqua, Valentina Bucci, Stefania Colasanti, Federico De Angelis, Daniela Di Rosa, Paola Gatta, Rita Gatta, Daniele Iannotti, Toshi Kameda, Loredana Massaro, Don Franco Monterubbianesi, Marcello Morrone, Noga (Gabriele Novelli), Massimo Onesti, Andrea Rasetti, Sergio Rasetti, Annarita Rossi, Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Roberto Sinibaldi, Gennaro Spigola, Sandro Tabellione, il-sognatore.blogspot.com

stato sociale (in modo particolare la sanità ma anche scuola e trasporti), con l’utilizzo delle imminenti privatizzazioni rimettendo in discussione quanto ottenuto con il referendum per l’acqua pubblica come bene comune. Aumento a tutto campo delle tasse, ICI-IMU sulla prima casa, accise nazionali e regionali sul carburante, sapendo che l’aumento su questo prodotto fa inevitabilmente lievitare i prezzi di tutti gli altri consumi in modo particolare quelli di prima necessità: pane, pasta, frutta, carne, pesce, latte etc., rendendo ancor più precaria la situazione economica delle classi meno abbienti che da sempre hanno contribuito pagando le tasse regolarmente su stipendi, salari e pensioni. Si poteva fare diversamente in un Paese normale e non normalizzato, costringendo tutti i cittadini a contribuire in modo direttamente proporzionale alle proprie risorse, visto che in questo Paese è conclamato che esiste una evasione fiscale che si attesta intorno ai 200 miliardi di euro segnalata da diversi Istituti che fanno studio e ricerca ILLUSTRAZIONI Franco Carfagna, Ermanno Gatta

ilpiccolosegno@libero.it

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economica (tra i quali la CGIA – Associazione Artigiani Piccole Imprese Mestre), e che la maggior parte di queste cifre evase sono quelle trasferite nei paradisi fiscali (che quando in parte sono rientrate in Italia con il condono sono state tassate del 5%, in barba a tutta Europa che ha applicato l’aliquota del 15-20%) che in grossa parte vengono investite in titoli di credito pubblici sui quali vengono erogati interessi che aumentano il debito pubblico che verrà inevitabilmente pagato dai soliti noti precedentemente citati. Senza voler fare del populismo e dell’antipolitica ritengo opportuno e giusto ribadire che è arrivato il momento di far partecipare al risanamento del bilancio statale anche i rappresentanti dei partiti impegnati nelle Istituzioni, tagliando in modo concreto i costi della politica, visto che siamo il Paese d’Europa con gli oneri più alti. Abbassamento delle spese militari sugli armamenti che comporterebbero una riduzione del debito pubblico, e a mio avviso anche al recupero di un minimo di senso di responsabilità politica ridimensionando quello spirito guerrafondaio che molto spesso la fa da padrone e che va a sfociare in ingiustificati conflitti. Richiesta di pagamento dell’ICI su tutto il demanio di proprietà del Vaticano che ammonta a circa 250 milioni di euro, che si vanno ad aggiungere alle cifre che dovrebbero versare per l’erogazione dell’acqua, spesa per la quale il Vaticano è esonerato ma che viene addebitata alle bollette di tutti gli altri utenti. Per ultimo, ma non nelle elencazioni di priorità del Governo, la seria ed improcrastinabile soluzione del problema occupazionale, giovanile e non, che ha raggiunto cifre insostenibili e quindi va chiesto all’Esecutivo in carica di impegnare somme consistenti da investire e spiegare per dare certezze dove verranno recepiti i fondi. Pur rimanendo con la consapevolezza che abbiamo di fronte una crisi economica pesantissima che va affrontata, credo che chi attualmente dirige il cosiddetto Governo tecnico se avesse preso in considerazione le denunce sopra esposte è mia profonda convinzione che probabilmente avremmo affrontato la crisi con minor sacrifici per i soliti noti e avremmo quantomeno cercato di instradare il Paese dalla normalizzazione alla normalità.


ATTUALITA’ Spesso la classe politica italiana ha fatto del clientelismo la sua unica bandiera

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La buona politica deve ripartire da trasparenza, capacità e onestà

di Sergio Rasetti La crisi economica costringe a modificare immediatamente il modo di essere e agire della classe politica che, non dimentichiamolo, è madre e figlia della nostra società. Madre perché è lei che ci ha fatto (o ridotto) così come siamo. Figlia perché siamo noi che la eleggiamo e le permettiamo di governarci in questo modo. Non ne usciremo con piccole correzioni di rotta. Occorre una ripartenza alimentata dalla consapevolezza dell’inevitabile cambiamento che ci dovrà essere nel concepire i rapporti dei singoli con la comunità; dove i singoli rispettano le regole e la comunità assicura che le regole siano rispettate. L’unico modo per evitare gli “errori“ che fino ad oggi abbiamo lasciato fare a governanti e manager pubblici. Salvo rare eccezioni, la classe politica italiana ha fatto del clientelismo una bandiera che sventola sempre più in alto, trasformandoci in sudditi che pagano un costo insopportabile. Un esempio degli “errori” da non ripetere, che sono tra le cause dell’azzeramento di credibilità di politica e burocrazia, riguarda le decisioni di politici comunali e dei loro “dipendenti” che si riferiscono al rilascio di licenze le-

gittime per edificare e alle richieste per edificare mai presentate o approvate a chi procede ugualmente realizzando un abuso edilizio. Una licenza richiesta e concessa può costare, per esempio, 20-30 mila euro che il Comune incassa per realizzare le opere di urbanizzazione. Una licenza non concessa o mai richiesta, per una cubatura simile al precedente caso, non costa nulla, nelle casse del comune non entra un euro, ma gli uffici comunali si mettono all’opera per reperire i soldi pubblici necessari alle opere di urbanizzazione. Anche nel caso di eventuali condoni, che ci auguriamo non siano mai più praticati, tutti sanno che i soldi incas-

Giorgio Napolitano

sati a posteriori non bastano nemmeno a pagare i progetti delle opere pubbliche necessarie a realizzare un viver civile per gli abusivi condonati. Se guardiamo Rocca di Papa possiamo costatare che le risorse disponibili per opere di urbanizzazione difficilmente vengono impiegate per i servizi di chi le ha pagate. La politica le “investe” principalmente a beneficio di coloro che non le hanno pagate. Un vero e proprio “investimento elettorale”: asfalto, lampione, fognatura, trasporto pubblico per chi vive un disagio che gli ha procurato il politico “incapace o distratto” lasciandolo fare case in posti senza servizi e studiata programmazione. Il

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geniale politico concretizza il bene del suo potenziale elettore realizzando di fretta opere civili, di scarsa qualità per accontentare tutti, poche settimane prima delle elezioni con soldi che dovrebbero essere spesi per coloro che ne hanno diritto. Il “bello” invece è che quelli che le licenze le hanno pagate, direttamente perché richiedenti, o indirettamente perché il costo è inglobato nel prezzo di acquisto dalla casa; restando senza i servizi dovuti, per sanare l’ingiustizia subita, si ritrovano a pendere dalle labbra del politico che si ripresenta candidato e promette che le opere pubbliche mancate saranno una sua priorità. Questa crisi obbliga tutti a rifare i propri conti. Al primo posto quelli economici e non c’è nessuno, anche del ceto medio e imprenditoriale, che potrà evitarlo. Ma poi dovranno seguire quelli dei rapporti con più sani principi sociali e civili e realizzare ciò che non si è voluto o saputo fare per tempo - Dotare il paese ad ogni livello di una classe politica e dirigente del settore pubblico trasparente, capace, onesta - Tre condizioni indispensabili per chiedere a tutti di fare la propria parte e riportare l’Italia ad una economia sana e ad essere credibile in Europa e nel Mondo.


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ATTUALITA’

tempi moderni

di Roberto Sinibaldi

La dolce litania delle ultime settimane ripete “equità”: più equità nella manovra fiscale, maggiore equità nella ripartizione dei sacrifici imposti agli italiani dalla crisi finanziaria, ancora equità nei tagli alle pensioni… L’equità è un concetto semplice e condivisibile. Ha alla sua radice un fondamento di democrazia, derivante da un prioritario elemento di uguaglianza, che contrasta parzialità e benefici che da decenni rendono la nostra società così intollerabilmente iniqua, chiusa, bloccata, con caste intoccabili e paria dalla difficile redenzione. Ma l’equità è “equa” se esercitata tra eguali! Se si ignora il monito di don Milani, “niente è più ingiusto che far le parti uguali fra disuguali” si ottiene che a pa-

gare la crisi, o sintetizzando con una battuta, a sorreggere le banche, continueranno ad essere soprattutto quelli che finora hanno sempre pagato. Non gli evasori, ovvero quelli che “mettono le mani nelle tasche degli italiani”, secondo una felice parafrasi di Mario Monti rispetto alle false promesse del suo predecessore. E infatti se gli “uguali” siamo sempre noi e se l’equità riguarda soprattutto i dipendenti a reddito fisso che hanno ritenute alla fonte, allora l’equità diventa iniquità. Qualche segnale incoraggiante c’è, se a Cortina e a Portofino appena si fa qualche controllo escono fuori tutta una gamma di reati relativi all’evasione fiscale. Dalla miracolistica moltiplicazione

Equità?

degli scontrini nei giorni di controllo, ai nullatenenti con Suv e suocera con pelliccia, forse recuperare qualche milione o miliardo di euro potrebbe non essere impossibile. Naturalmente prima dell’organizzazione amministrativa (ma qui basterebbe copiare quello che fanno negli Stati Uniti, oppure in un paese europeo tra quelli più avanzati) occorre una forte spinta della politica che trasformi queste ottime azioni dimostrative in una tranquilla routine antievasione.

Soldi e gioielli a chi? Redditi e auto di lusso

Francesco Maria De Vito Piscicelli, l’imprenditore che”brindava” la notte del terremoto dell’Aquila e porta la madre al ristorante in elicottero, ha detto ai magistrati: “Per ottenere lavori ho sempre dovuto dare in cambio soldi e gioielli, ma anche assumere figli e parenti di chi gestiva le pratiche”. Parla di politici e funzionari? Aspettiamo delucidazioni.

188mila italiani dichiarano un reddito inferiore ai 20mila euro e, malgrado questo, risultano essere possessori di auto di lusso (costo: 5060mila euro). I 400mila che dichiarano più di 100mila euro di auto di lusso ne possiedono soltanto 71mila. E’ la dimostrazione che se dichiari di più non ti puoi permettere un’auto di lusso.

Anziani e patenti di guida 500–1.000 euro e un gruppo di malviventi procurava certificati medici falsi ad automobilisti over 80 che avrebbero dovuto accettare la condizione definitiva di pedone. Quasi ciechi o sordi, riflessi condizionati dall’età si mettono così al volante costituendo un serio pericolo per tutti. La banda si era annidata in una Asl di Roma, sottraeva moduli e timbri della competente commissione medica, compilava e consegnava certificati falsi a individui che ottenendo il rinnovo della patente continuavano a mettersi alla guida rischiando di provocare gravi incidenti stradali. Si davano da fare anche per la restituzione a tempi da record di patenti ritirate per alcol o droga. Un giro di affari che gli investigatori stanno ricostruendo per individuare al più presto i terribili vecchietti che

anche da giovani non crediamo che siano stati corretti e affidabili. Simili fatti che allarmano le persone intellettualmente oneste fanno riflettere su come sia possibile che all’interno di una struttura pubblica quale una Asl ci possa essere una estrema disattenzione degli altri dipendenti nei confronti di chi “armeggia” commettendo reati così gravi. Chi non è abbastanza affezionato al proprio lavoro, dovrebbe soltanto restarsene a casa. il-sognatore.blogspot.com

I vitalizi della Regione Lazio

il Segno - Gennaio 2012

La Regione Lazio riforma tempestivamente i vitalizi dei Consiglieri Regionali. La riforma entrerà in vigore dalla prossima legislatura regionale. La sorpresa è che il vitalizio è esteso anche agli Assessori esterni che, in questa legislatura, sono 14 su 15. Assicurato un vitalizio favoloso, anche se riformato, non solo ai 73 Consiglieri eletti dal popolo ma anche a 14 cittadini qualunque che la Polverini ha chiamato a fare gli Assessori (un numero così elevato di esterni al Consiglio Regionale motivato soltanto dalla necessità di compensare chi era restato fuori dalla tornata elettorale per la nota vicenda della lista di Berlusconi non ammessa perché presentata fuori tempo massimo). Se i risparmi della politica cominciano in questo modo sarà difficile contenere gli indignati. A proposito, ma è possibile che su questo tema le Regioni possano decidere l’una in modo differente dall’altra? Presidente Napolitano, per cortesia, intervenga perché l’Italia sia veramente unita non soltanto a parole. il-sognatore.blogspot.com

Appello per l’India

Vi scrivo per sollecitare la vostra generosità o quella delle persone a cui spero passerete la voce. Ho trascorso alcunigiorni ad Auroville, un eco-villaggio in India (Pondicherry, Tamil Nadu), dove la notte tra il 29 e il 30 dicembre si è abbattuto un violento ciclone, come non se ne vedevano da almeno 45 anni. Non vi racconto tutti i dettagli ma vi assicuro che ci sono tante difficoltà a cui far fronte (mancanza di acqua, di elettricità, necessità di ricostruire ciò che è stato distrutto, etc.). Perciò vi chiedo: se vi sentite in vena di un piccolo o grande gesto di magnanimità verso il prossimo questa è la vostra occasione. Nel link (www.auroville.org/cyclone/pressrelease.ht ml) troverete un articolo con le coordinate per mandare un aiuto in denaro -vi assicuro che anche delle piccole somme riescono a essere di grande aiuto, soprattutto considerando il cambio valuta! Ilaria Cusano


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ATTUALITA’

Se la legge si accanisce sul giornalismo territoriale Segue dalla prima pagina

Ho fondato e dirigo questo mensile locale e, nel nostro piccolo (in una realtà comunale in cui i quotidiani venduti in edicola sono davvero pochi) facciamo del sano giornalismo anche se per l’Ordine e per molti colleghi non esistiamo visto che spesso considerano giornali locali solo quelli che i grandi quotidiani editano nelle grandi città. Noi invece abbiamo scelto di stare in “trincea”, occupandoci di una realtà microscopica, territoriale, svolgendo qui da 11 anni il ruolo di informare i cittadini. Lo facciamo bene? Lo facciamo male? Non sta a me dirlo, per giudicare il nostro lavoro basta sfogliare il giornale. Ma di chi è Il Segno? Certamente non appartiene a nessun gruppo industriale, né ad alcun partito politico, né tantomeno a qualche potente locale. L’editore è un’associazione culturale che ha come scopo primario quello di produrre questo mensile che vive di micro-inserzioni, quindi (ancora una volta) non le grandi catene di distribuzione, né le multinazionali o le aziende pubbliche, ma il piccolo fornaio, il fruttivendolo del posto, ecc. Altri introiti sono rappresentati da piccole sottoscrizioni libere di pochi euro tra i lettori/cittadini. La maggior parte dei periodici a diffusione gratuita è una macchina di pubblicità: pagine fitte di inserzioni e notizie poche. Undici anni fa decidemmo di fare il contrario, cioè un mensile di informazione locale vero e proprio. A distanza di tanto tempo dobbiamo ammettere che, a livello pubblicitario, affrontare questioni serie (con inchieste e approfondimenti) non paga. Le inserzioni ci hanno permesso e ci permettono di sopravvivere, proseguendo su quella strada intrapresa nel febbraio del 2002. Malgrado ciò, per il Governo e per l’Ordine, non abbiamo il diritto di vivere perché se non guadagni non puoi considerarti un giornalista a tutti gli effetti. Vieni misurato non in base a ciò che scrivi e come lo scrivi ma a quanto incassi. Il Segno, per scelta, non usu-

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Il Segno alla manifestazione sulla libertà di informazione del 3 marzo 2009

fruisce di alcun finanziamento pubblico né comunale, né regionale, né tantomeno nazionale o europeo. I contributi liberi incassati ogni mese vengono utilizzati per fotocopiare/stampare il giornale e, quando è possibile, per versare il dovuto a qualche giovane collaboratore che aspira a iscriversi all’Albo. E il sottoscritto come viene retribuito? Se dovessi seguire le parcelle previste dall’Ordine dovrei percepire bei soldoni, invece niente di tutto ciò semplicemente perché non abbiamo soldi. Un altro giornalista, al mio posto, avrebbe lasciato da un pezzo tale incarico visto che, oltre all’impegno, si corre anche il rischio di ricevere querele, minacce (le persone di cui scrivi le incontri il giorno dopo per strada), ecc. Ma lasciare

tale incarico significherebbe chiudere una bella e formativa esperienza per me e per molti collaboratori (alcuni sono diventati Pubblicisti scrivendo per noi). Non contenti, un anno e mezzo fa abbiamo dato vita a un piccolo supplemento di 8 pagine tutto dedicato alle infiltrazioni della criminalità organizzata a Roma e provincia. Lo abbiamo fatto da un lato per dare un segnale che la stampa territoriale è attenta anche a questi temi scomodi, e dall’altro per far conoscere ai cittadini anche le vicende criminali che accadono vicino a noi e che spesso non vengono trattate dalla stampa regionale o nazionale o, nel migliore dei casi, vengono esaurite in poche righe. Ci siamo occupati di ‘Ndrangheta (un boss aveva acquisito la pro-

Gli articoli del nostro Toshi sullo “Stralunario 4”

È uscito in queste settimane un altro bel libro curato da Alessandro Trasciatti, scrittore, poeta ed editore di Lucca. Si tratta dello “Stralunario 4, letteratura e desueta umanità 2011” (Marco Del Bucchia Editore, autori vari, 132 pagine) a cui ha collaborato anche Toshi Kameda, nostro collaboratore “in diretta dal Giappone” sui tragici fatti seguiti allo tsunami dello scorso anno. Nel libro, infatti, sono stati ripresi alcuni suoi articoli pubblicati sul Segno. Per saperne di più: www.delbucchia.it, oppure: www.trasciatti.it

prietà di un albergo dei Castelli Romani), di quel che resta della Banda della Magliana (speculazioni edilizie portate a termine a Rocca di Papa e dintorni), di usura e di estorsione. Ora vi starete domandando: ma chi ve lo fa fare? La risposta è la più semplice che si possa dare: la passione e l’amore per il giornalismo. Ora però una domanda sono io a farla: è giusto interrompere questa bella esperienza di giornalismo territoriale visto che sarà impossibile per noi raggiungere i parametri di retribuzione e organizzazione minimi per aspirare all’Albo dei Professionisti e, quindi, per consentire al Segno di continuare a vivere? I primi a festeggiare per l’eventuale chiusura del Segno saranno sicuramente i politici locali che finalmente non avranno più un giornale che mensilmente cerca di far conoscere il loro operato. Invece i cittadini non festeggeranno perché a loro verrà a mancare un importante strumento per essere informati. Così come per me, per l’associazione nata con lo scopo di “fare un giornale”, e per i collaboratori che in questi anni hanno partecipato a questa esperienza, sarà una grande sconfitta con una magra consolazione: sarà stata non la nostra incapacità ma una legge dello Stato, concordata con l’Ordine dei Giornalisti, ad aver interrotto una vera e propria attività giornalistica e il nostro diritto a scrivere ciò che pensiamo in piena libertà e autonomia. Siamo ancora fiduciosi che ciò potremo continuare a farlo così come garantito dall’art. 21 della Costituzione. Andrea Sebastianelli


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da Tokyo Toshi Kameda In Giappone vi è l’usanza di scambiarsi un biglietto d’auguri per il nuovo anno, ma quest’anno molti non se la sono sentita di farlo vedendo ancora molte persone sofferenti. Coloro che, a tutt’oggi, si trovano in una sistemazione provvisoria sono circa 333mila e, tra questi, 60mila nella sola provincia di Fukushima. Le vittime dello tsunami sono state 15.841 e i dispersi 3.493 (al primo dicembre 2011). Hanno perso il lavoro 120mila, 200mila se si considerano anche i lavoratori autonomi. Si procede con un passo molto lento verso la ricostruzione del Paese. Abbiamo lasciato un anno tragico che non dimenticheremo mai. Un vero e proprio “Anno Zero” post-nucleare inciso nella coscienza del popolo. Sono passati più di nove mesi dall’incidente della centrale nucleare Fukushima n. 1 (Daiichi) e il Governo sembra volere frettolosamente chiudere il caso. Infatti, a metà dicembre, ha dichiarato concluso l’incidente confermando “la chiusura a freddo” (cold shutdown in inglese) dei quattro reattori nucleari sui sei totali. Questo vuol dire che si manterrà sotto i 100 gradi sia la temperatura al fondo del contenitore a pressione del reattore (RPV), sia dentro il contenitore del reattore (DW). Il livello dell’esposizione radioattiva nella centrale è sceso sotto 1 millisievert l’anno ed è diminuito anche il livello di emissione all’esterno delle radiazioni. Quindi, conclusa questa fase, si dovrebbe procedere con lo smantellamento totale della centrale. Non sono mancate dure critiche alla frettolosa dichiarazione del Governo. La situazione nella centrale non sembra tanto tranquilla. Prima di tutto il termine “chiusura a freddo” presuppone che il reattore nucleare sia a posto e questo non sembra essere il caso della centrale di Fukushima n. 1 il cui nocciolo (fuso) è uscito dal contenitore del reattore. Due settimane prima della decisione del Governo la TEPCO (la compagnia elettrica di Tokyo) aveva ufficialmente ammesso questo aspetto. Direi che ci stiamo avvicinando alla “sindrome cinese”, il film americano del 1979 con Jack Lemmon e Jane Fonda incentrato sull’incidente ad una centrale nucleare. Nel film si racconta anche dell’ipotesi che il nocciolo fuso potrebbe fondere la base della centrale e, perforando la crosta terreste, raggiungere la Cina. Stiamo assistendo in Giappone a una realtà a dir poco simile. I noccioli fusi dei tre reattori, secondo la simulazione dell’Istituto dell’Energia applicata del Ministero dell’Economia, del Commercio estero e dell’Industria, avrebbero corroso il contenitore del reattore. Sarebbe stato fuso il 57% del nocciolo del reattore n. 2 e il 63% del n. 3, e rispettivamente avrebbero corroso di 12 e 20 cm la base cementata del contenitore (DW). Il reattore n. 1 è andato addirittura oltre, con una corrosione di 65 cm, ad appena 37cm dall’esterno in acciaio. La TEPCO, in base ad alcune simulazioni, ha tranquillizzato i cittadini dicendo che la corrosione è ormai ferma. Per quanto riguarda la temperatura non si può ignorare il fatto che vi è un margine di 20 gradi e non è possibile sapere che cosa stia veramente succedendo nella cen-

DIRETTA da TOKYO

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Contro il nucleare, dentro il nucleare

L’incidente non è chiuso la triste storia continua

trale. A questo proposito la TEPCO inserirà un endoscopio nei contenitori. Anche il sistema di raffreddamento non è ancora del tutto rassicurante malgrado il Governo abbia garantito che questa fase terminerà verso la seconda metà di luglio. Ma ci sono altri aspetti drammatici. Ai primi di dicembre i 150 litri di acqua contaminata sono finiti in mare. Il 17 dicembre si è bloccato il sistema di raffreddamento della vasca del combustibile (SFP) del reattore n. 1 a causa della perdita di acqua. Il giorno dopo 230 tonnellate di acqua sono state trovate nel tunnel al di sotto di una struttura di stoccaggio dell’acqua altamente radioattiva. L’emissione all’esterno delle radiazioni, diminuita secondo il Governo, non tiene in conto la fuoriuscita in mare dell’acqua radioattiva. Sembra perciò prematuro considerare “chiuso l’incidente”. E’ ancora presente il rischio che si possa fermare il sistema di raffreddamento dei reattori o che possano non andare bene altre operazioni come quella dell’iniezione del gas d’azoto per evitare ulteriori esplosioni di idrogeno. Quindi, stando così le cose, lo stato della chiusura a freddo appare una “sospensione affrettata”. “Finita” la fase 2 ora il Governo vorrebbe procedere con lo smantellamento della centrale. Secondo il programma presentato dal Governo e dalla TEPCO ci vorranno fra i 30 e i 40 anni per smontare i quattro reattori. Fra il 2013 e il 2021 si dovrebbe recuperare il combustibile esausto della vasca di stoccaggio (SFP) dei quattro reattori e riempire i contenitori del reattore per poi procedere (dal 2021 in poi) al recupero dei noccioli fino allo smantellamento totale. Il tutto dovrebbe concludersi nel 2051. Ma è una previsione ottimistica perché non sarà facile recuperare i noccioli fusi come avvenne dopo l’incidente di Three Mile Island. Alla fine di dicembre il Governo ha revocato lo stato d’emergenza di un’altra centrale nucleare, la Fukushima n. 2 (Dai-ni)*, in cui tre reattori su quattro dopo essere stati sommersi dallo tsunami sono tornati sotto il controllo del sistema di raffreddamento. Dire che l’incidente è ormai chiuso appare solo un’affermazione propagandistica lontana anni luce dalle percezioni della gente che continua a temere la diffusione della contaminazione. Tra novembre e dicembre è emerso che anche il riso di alcune zone della provincia di Fukushima è contaminato nonostante le rassicurazioni delle autorità; anche il latte in polvere venduto nei mercati dopo il controllo sia del produttore che del Ministero della sanità, è risultato contaminato con 30,8 becquerel di cesio al kg. Un’altra notizia che ha destato scandalo, è stata la scoperta di una tela

Un disegno del reattore della centrale Fukushima n.1 (fonte: wikipedia.org)

di plastica con un alto livello di radiazioni (96mila becquerel di cesio) lasciata incustodita sul terreno per lungo tempo nei pressi di una scuola elementare al centro di Tokyo. Non è escluso che i bambini si siano avvicinati e l’abbiano toccata. A scoprire l’accaduto non sono state le autorità competenti ma, come sempre, i semplici cittadini. Quindi, se a nove mesi dall’incidente accade ancora una cosa simile, vuol dire che l’emergenza non è terminata. Infine c’è un ulteriore aspetto: dove mettiamo i 22milioni e 650mila tonnellate di macerie delle 126mila case distrutte dallo tsunami, molte delle quali contaminate? E dove mettiamo le ceneri radioattive provenienti dagli impianti di depurazione dell’est del Paese? L’impressione è che stiamo entrando in una sfera sperimentale che, prima d’ora, l’umanità non aveva mai conosciuto. In Giappone, ogni fine anno, viene scelto un ideogramma rappresentativo dell’anno appena concluso. Per i 2011 è stato scelto “KIZUNA”, vuol dire “il legame”. Il legame di famiglia, il legame tra gli uomini, il nostro legame con il mondo, il legame tra l’umanità. Con “Kizuna” ce la faremo. * Nella provincia di Fukushima oltre alla centrale nucleare “Fukushima 1 (Dai-ichi)” ne esiste un’altra, “Fukushima 2 (Dai-ni)” gestita sempre dalla TEPCO.


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INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 30 novembre 2011 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.409 (maschi 8.157; femmine 8.252). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.302.*

ROCCA DI PAPA

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NUMERI UTILI

notizie, informazione, attualità

“A che punto sono i lavori per il nuovo depuratore?” *dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

I Consiglieri radicali hanno presentato una nuova interrogazione

di Luigi Serafini I Consiglieri radicali della Regione Lazio ci riprovano. A distanza di nove mesi gli On.li Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo hanno infatti ripresentato un’interrogazione alla Presidente Polverini e all’Assessore regionale all’ambiente, Mattei, sul “rischio di inquinamento ambientale e dissesto idrogeologico” nel Comune di Rocca di Papa. La nuova interrogazione è scaturita in seguito ad alcuni articoli apparsi sulla stampa relativi al sequestro del depuratore di Borgo Valle Vergine da parte della Procura della Repubblica di Velletri e in base ad alcune

I sigilli al depuratore di Borgo Valle Vergine e, a destra, il manifesto affisso dal Comune dopo il sequestro

denunce apparse sul sito internet paconline.it arrivate da una cittadina roccheggiana, che segnalava “il versamento di acque reflue in piena campagna, e più precisamente nella zona di via dei Castagni, oltre all’allagamento delle abitazioni private in caso di pioggia”. Una situazione che la signora ha denunciato da molti anni scrivendo diverse lettere allo stesso Comune e alla stampa locale. I due battaglieri esponenti della “Lista Bonino”, oltre a chiedere i motivi per cui la Giunta regionale non ha ancota risposto alla precedente interrogazione (datata 24 febbraio 2011), hanno domandato se “l’amministra-

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zione regionale ha stanziato risorse per lo smaltimento delle acque reflue tramite autobotti nel Comune di Rocca di Papa e, in caso di risposta affermativa, qual è l’ammontare della spesa sopportata dalla Regione Lazio e quale ditta è stata incaricata per eseguire il servizio”. Per quanto riguarda l’esecuzione di opere per la messa in sicurezza del depuratore di Valle Vergine, posto a ridosso della trafficata Via delle Barozze, i radicali vogliono anche sapere se la Regione sia “intervenuta con uno stanziamento e a quanto ammonta l’intervento economico regionale” e soprattutto a che punto si trovino oggi tali interventi visto che sull’argomento il Comune non ha ancora risposto alle domande poste dal “Movimento per Rocca di Papa” al Sindaco all’inizio del mese di novembre. L’ultimo argomento trattato da Rossodivita e Berardo ha riguardato gli allacci al sistema fognario. In particolare i due hanno chiesto di sapere quali siano le aree del Comune di Rocca di Papa ancora prive di allaccio al collettore comunale. Ora spe-

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riamo che l’Ass.re Mattei risponda alle interrogazioni chiarendo definitivamente una vicenda su cui il silenzio era calato misteriosamente.

Stabile pericoloso, arriva l’ordinanza

Il 14 dicembre scorso il Sindaco di Rocca di Papa, per garantire la pubblica incolumità, ha emesso l’Ordinanza finalizzata a far eseguire i necessari lavori di messa in sicurezza dello stabile posto all’inizio di Via Frascati, poco prima di immettersi sul ponte di Piazza della Repubblica. Tali interventi dovrebbe riguardare sia il tetto che gli infissi.

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ROCCA DI PAPA

il Segno - Gennaio 2012

“Perchè i lavori di urbanizzazione sono privi della cartellonistica prevista dalle leggi vigenti?” Serve una vera svolta nell’urbanistica

Nei giorni scorsi il “Movimento per Rocca di Papa” ha inviato una lettera a Sindaco e Assessori scrivendo: “Con la presente segnaliamo, per eventuali provvedimenti di competenza, l’esecuzione di lavori di urbanizzazione senza cartellonistica di norma, riguardanti opere di urbanizzazione sia su area pubblica (strada comunale Arcioni, foto ai lati) sia su proprietà privata in zona di tutela ambientale. Certi in un vostro tempestivo intervento, salutiamo distintamente”. Giunto è il tempo di smetterla di guardar dall’altra parte. Chi ha l’obbligo di intervenir intervenga e faccia cessar l’abuso diventato il cancro di questo paese. Ora bisogna finirla di scaldar la sedia da politico o dipendente pubblico; è il tempo di uscire dalle tranquille stanze dei palazzi e andare di persona a controllare lo stato dei luoghi; poi decidere subito gli opportuni provvedimenti. A proposito, avrete grandi difficoltà a predisporre il bilancio comunale per il 2012 ma non dimenticate di inserire un specifico e indispensabile capitolo di spesa se volete fare sul serio: -RISORSE ECONOMICHE PER LA DEMOLIZIONE DI OPERE ABUSIVEEssere veramente fraterni significa sopratutto agire con la massima chiarezza: “Non spendete soldi per opere che poi saranno necessariamente demolite”. O vi sembra una decisione forte che i vostri non potrebbero perdonarvi? Una cosa è certa: a non perdonarvi, se non fate cessare subito il generale “far da se” saranno i giovani ai quali lascerete Rocca di Papa completamente distrutta. il-sognatore.blogspot.com


9 ROCCA DI PAPA Una passeggiata seguendo il percorso dei lavori “terminati” Artisti preoccupati il Segno - Gennaio 2012

Via Roma e Viale E. Ferri, lavori finiti, quasi... o forse no

All’incrocio Via Roma-Via Palazzolo continua a regnare il caos

In Piazza della Repubblica è sparito il cartellone che segnalava i lavori di consolidamento di via Ferri e via Roma, lavori finanziati dalla Regione Lazio, per una durata di circa 150 giorni. Secondo voi quando si tolgono i cartelloni, che vuole dire? A mio umile avviso, che i lavori sono finiti. Andiamo a vedere come si sono trasformate queste due arterie principali di Rocca di Papa. In via Ferri non c’è l’ombra di un lavoro fatto. In via Roma (il primo tratto è via G. Matteotti), partendo dalla Piazza, a destra c’è il solito parcheggio a pagamento che perde pezzi di sampietrini (a proposito non sarebbe il caso di raccoglierli visto il loro costo?), poi un bel segnale stradale di divieto di fermata sotto il quale sono quasi sempre parcheggiate delle macchine. Avete ragione, avrei dovuto camminare dall’altra parte per essere più tranquillo, ma niente me lo indicava. Vedo un marciapiede, finalmente posso camminare in sicurezza... dopo pochi metri il marciapiede ha una tale pendenza che mette in difficoltà chi ci cammina: ma hanno pensato alle mamme con i passeggini o alla persone anziane? E’ meglio buttarsi sulla strada ma là con le automobili che sfrecciano, le buche (che sono state fatte per impedire le vibra-

zioni) ricoperte di terra e lasciate così, la situazione non migliora. Preferisco attraversare e mi trovo così all’incrocio di via Roma con via Palazzolo davanti a un gran casino: le macchine di via Roma devono rispettare uno stop che non è segnalato a terra e una macchina parcheggiata all’incrocio impedisce la visibilità, così vanno avanti; le macchine che vengono da via Palazzolo hanno molta difficoltà a girare anche perché in via Roma in quel punto ci sono dei paletti, e dunque devono fare manovra, arriva un’altra macchina da via Matteotti e quelle di via Palazzolo devono fare marcia indietro... ed io che sono a piedi mi respiro tutto il gas di scarico: sembra una barzelletta ma vi assicuro che è tutto vero. Continuiamo la nostra passeggiata in via Roma. Sono sul marciapiede nuovo di zecca, posso finalmente camminare tranquillo, ma dopo 20 metri mi trovo di fronte ad una macchina parcheggiata sul mio marciapiede e non è l’unica, ce ne

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Il punto di incrocio tra Via Roma e Via Palazzolo

sono altre 4, e sono costretto a camminare in mezzo alla strada. Ma i marciapiedi per chi sono? Per le auto o per i pedoni? Qualcosa mi sfugge. Adesso ho capito, è per abituarmi a camminare in mezzo alla strada, facendo lo slalom tra le macchine parcheggiate, visto che il marciapiede s’interrompe improvvisamente e riprende qualche metro più in là con la passeggiata detta “panoramica”. Vi ho fatto sorridere raccontandovi una passeggiata a piedi in una strada appena fatta? Ah, dimenticavo, via Roma è una strada commerciale, eh sì! Ci sono ancora alcuni negozi a Rocca ma si deve attraversare di continuo, alla fine se si guarda bene c’è più gente sulla strada che sul marciapiede. Un motivo ci sarà! Chi ha progettato, approvato e controllato questi lavori? Ricordo che i soldi dei finanziamenti della Regione Lazio sono soldi nostri, sono quelli che noi cittadini abbiamo versato con le nostre tasse, e dunque è giusto che siano utilizzati per bene, e che ognuno di noi possa accertarsi che la realizzazione del progetto iniziale migliori concretamente la nostra qualità di vita. Quando sono iniziati i lavori pensavo che questo progetto avrebbe definito un modello di strada, di decoro urbano, da riproporre in tutto il centro storico: purtroppo, per il momento, sembra un’occasione perduta. Un cittadino consapevole

Libro sparito, ci si appella a “Chi l’ha visto?”

di Sergio Rasetti Sono partite le ricerche di un libro scomparso sul quale erano state raccolte le espressioni artistiche della città. Il primo e ultimo avvistamento dell’opera, un bel volume presentato in pompa magna presso la Villa del Cardinale era avvenuto il 12 Maggio 2011, ultimi giorni di campagna elettorale comunale, presenti autorità e politici di rango. Gli artisti interessati, ai quali era stata promessa una copia in omaggio, dopo aver aspettato che Sindaco, Assessori, Delegati vari (gli stessi della precedente Amministrazione) si decidessero a ritrovarlo almeno per le festività di fine d’anno, costernati hanno deciso di rivolgersi alla nota trasmissione televisiva della Rai, “Chi l’ha Visto?”. Le ragioni di questa scomparsa possono essere molte. Dal mancato pagamento della tipografia alla richiesta di mettere più in luce qualcuno non accolta; dal dirottamento dello stanziamento su altra iniziativa editoriale a sgambetti veri e propri tra politici interessati. Al momento di andare in stampa non sappiamo se la Rai sarà disposta a trattare questo caso, unico nel suo genere, ma le persone “scomparse” con il volume (gli artisti presenti nell’opera) sono decine e resteremmo stupefatti se la Rai volesse abbandonarle senza tentare nulla per ritrovarle. Alcuni si dimostrano ottimisti pensando alle fortune di altre iniziative editoriali del Comune di Rocca di Papa che hanno visto la pubblicazione di opere pregiate. Volumi sulla storia del paese, di poesie e racconti, paesaggi e cartoline sono stati stampati e distribuiti gratuitamente in centinaia di copie. Siamo certi che anche in questo caso, seppur con notevole ritardo, si farà quanto dovuto. Possibilmente senza aspettare la prossima campagna elettorale.


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ROCCA DI PAPA

il Segno - Gennaio 2012

LA POLITICA SI E’ RIMESSA IN MOVIMENTO

Risposte all’articolo di Daniela Di Rosa sul ruolo dei partiti a Rocca di Papa

Da Raffaello Mancini riceviamo e pubblichiamo Da Marco Rapo riceviamo

“Costruire l’alternativa”

Anche se ormai potrebbe sembrare antico e datato vorrei iniziare questa mia scrivendo: Cara compagna Daniela di Rosa, sarà forse per la tua dichiarazione di sentirti anarchica, che mi ha fatto rivivere le giovanili frequentazioni del Circolo Anarchico “Carlo Cafiero” di Roma e rinvigorire quel sentimento, mai sopito, di libertà e franchezza, che mi trovo a commentare quanto da te scritto nell’articolo “Cara SEL … se ci sei batti un colpo!”. Come non condividere il disappunto che tu esprimi nel vedere un partito appena nato e già così diviso sia a livello regionale e ancor più a livello locale. Però al tuo sconforto non può seguire la rassegnazione che le vecchie e nuove ruggini ci siano state, ci sono e ci saranno. La soluzione c’è ed è data dallo stesso fondatore e leader del partito che in un discorso ci ricorda: “… Costruire un’alternativa significa arrivare alle elezioni il prima possibile, e prepararsi a gover-

nare e cambiare il paese. E farlo senza perdere un secondo. Da questo stesso istante. E questo centrosinistra deve mettersi in testa di lavorare da subito fuori dai palazzi, all’aria aperta, in rapporto diretto con il popolo. Questo centrosinistra deve superare ogni indugio e ritrovare la sua capacità di discutere nelle strade, in ogni luogo di lavoro, nelle scuole…”. Allora cara compagna la soluzione c’è ed è fuori dai palazzi, la soluzione siamo noi, noi che ci troviamo qui a confrontarci, noi che abbiamo la possibilità di scrivere su un giornale locale, noi che partecipiamo alla vita sociale, culturale e politica del territorio, noi che amiamo la nostra città, noi che amiamo essere di sinistra. L’unica soluzione sarà autoconvocarci in una assemblea cittadina che permetta al vero animo di SEL di esprimere la sua potenzialità senza vincoli di palazzo e di appartenenza che limitino la libertà di pensiero e la libertà di critica. Per quanto mi riguarda sono a disposizione per qualsiasi attività che possa favorire un incontro o quanto altro sia utile allo scopo, la mia e-mail la conosci. Raffaello Mancini

Rispondiamo volentieri all’articolo della signora Di Rosa apparso sull’ultimo numero de “Il piccolo Segno” (dicembre 2011, pag. 11) riguardo alla situazione di SEL a Rocca di Papa. Noi de “La Destra” di Rocca di Papa innanzitutto non siamo un partito che si spacca in due per scopi di poltrona come ex Dc, Idv, Psi, etc. e specifichiamo “poltrone” perché l’ennesima dimostrazione l’abbiamo avuta prima e dopo le ultime Amministrative (maggio 2011) tutti “contro” Boccia… tutti con Boccia. Nello specifico prima dell’ultima tornata elettorale, vi erano o no due circoli di SEL a Rocca di Papa? Se non andiamo errati, una parte era con De Santis nella Lista civica “Rocca Futura”, mentre l’altra, viste le varie deleghe assegnate dal Sindaco a “determinate” persone, ha appoggiato la candidatura di Boccia (ex Dc, ex Margherita ora PD). A casa nostra 1+1 fa 2 fino a prova contraria. Fatto “strano”, De Santis a qualche mese dalle elezioni

entra in Sel (prima era Pd) che ha così un Consigliere di minoranza. Cosa dovrebbero dire “ora” gli elettori e altri candidati della Lista civica “Rocca Futura”? Qualcuno sarà stato preso in giro? Questo è sempre stato un “gioco” di sinistra… ci sbagliamo? Di certo noi non avremo mai un comportamento del genere, certi personaggi dalle nostre parti sarebbero presi a calci nel sedere (com’è successo). E’ proprio da qui che si capisce il perché noi non siamo rappresentati come Consiglieri, perché noi non facciamo e mai faremo compromessi con chi ha portato Rocca di Papa al degrado assoluto (commercio, antenne, sicurezza, viabilità, lavoro -solo a senso unico-, abusivismo, distruzione del verde, etc, etc.) poiché i colpevoli (politicamente) sono sia in maggioranza sia in minoranza (che non possiamo chiamare opposizione perché non c’è, è finta). Noi da anni andiamo facendo denunce su si-

Da Alvaro Fondi riceviamo e pubblichiamo

“Basta con gli inciuci”

“Oltre i partiti”

Cara Daniela, tempo fa ti feci una proposta, quella di partecipare alle iniziative dell’Hacienda, non abbiamo avuto risposta, quindi abbiamo creduto che non ti interessasse la proposta. Ora però leggendo l’ultimo numero del Piccolo Segno (dicembre 2011) ho letto un tuo sfogo sulla politica, in special modo quella locale. In un fugace incontro tu mi hai detto che credi molto nei partiti, che sei una donna di partito. Ma può esistere la politica senza partito? Mi spiego meglio, non credi che la politica sia schiava dei partiti? Io molto tempo fa ti proposi di formare un tuo “gruppo”, un qualcosa di tuo, so che sei una donna molto preparata politicamente, quindi credo sia riduttivo per qualcuno che vuole “fare” qualcosa d’importante aspettare gli altri, o no? La politica è sempre in movimento e bisogna muoversi con essa, L’Hacienda, grazie a molti ragazzi sta risultando ben strutturata, da un semplice pensiero siamo andati a finire alle elezioni in Romania e in Bulgaria (si perché dei nostri ragazzi parteciperanno con l’Hacienda alle elezioni nei loro Paesi), passando per gli aiuti (primi in Europa) ad Haiti, e al supporto al Sindaco Boccia alle ultime amministrative. In mezzo a noi ci sono studenti, avvocati, commercianti, ragazzi di ogni età, religione e paese, questo fa dell’Hacienda un marchio di fabbrica che sta varcando ancora una volta i confini nazionali. Cara Daniela, quindi aspettare un partito, ma ne vale davvero la pena? L’Italia è in crisi, questo lo si sa, la politica è in crisi e questo lo abbiamo sempre saputo, è ora di tirare fuori le idee e metterle in pratica. Hai un’idea? Un qualcosa che può migliorare il paese? Beh organizziamo un incontro e parliamone con il Sindaco, o con i diretti interessati, basta con il solito pensiero “si ma se poi è una buona idea e dovesse funzionare loro si prendono i meriti”. Questo bisogna cominciare a lasciar stare se vogliamo cambiare e migliorare la vita. Bisogna coinvolgere ancora di più i giovani, che ben hanno figurato alla passata campagna elettorale (e lo continuerò a ripetere anche se a te proprio non va giù). Daniela ti rinnoviamo nuovamente il nostro invito. Marco Rapo (Hacienda Napoles La Voz) tuazioni diciamo “poco pulite” a Rocca di Papa, ma mai sono messe in risalto da “chi” sventola “libertà di stampa”… Sarà che siamo “fastidiosi” ma diremo sempre ciò che è giusto, in un modo o nell’altro. Chiediamo solo al vostro organo mensile di essere un po’ più presente alle nostre iniziative, perché noi leggiamo sempre con attenzione ed interesse i vostri articoli… il 99% di parte a Sinistra. Distinti Saluti Il Direttivo e il Segretario Cittadino Alvaro Fondi de “La Destra” Rocca di Papa


il Segno - Gennaio 2012

Caro Raffaello, Una parola quando è bella non è mai antica perché si rinnova con le persone che la pronunciano, e ne esaltano il significato. Compagno è appunto chi divide il pane… perciò: caro compagno Raffaello ti rispondo volentieri. Sono sconfortata ma non rassegnata, altrimenti non avrei scritto l’articolo, che in fondo è un “grido di dolore”. Il colpo che cerco è si un colpo di spugna sulle vecchie e nuove ruggini ma anche la ricerca di un gesto di umiltà, se nessuno ha il coraggio di dire “ho sbagliato, ricominciamo...” sarà difficile ricostruire un cammino insieme. Nella mia “ingenuità” ancora non ho compreso chi ha fatto cosa, forse proprio io e sono disposta a fare ammenda. Hai ragione, l’unica soluzione sarebbe un’assemblea, in fondo siamo noi quelli che nonostante le sconfitte pensano che sia sempre possibile migliorare il nostro paese se uniti da un’idea comune. Manderò giù il rospo, come credo faranno altri, e mi metterò a disposizione… magari non dividerò più il pane ma appoggerò sempre un progetto di sinistra che sia veramente trasparente, senza leader calati dall’alto e facendo scegliere ai cittadini il loro candidato con il mezzo più democratico, le primarie.

Caro Marco, tutto a parole può esistere salvo poi essere smentiti dai fatti. Ogni movimento che nasce per il bene della collettività è politico, Hacienda ora, la Voz prima, hanno appoggiato un partito e un politico, senza (forse) non esisterebbero, è una conseguenza logica. Tutti i movimenti nati spontaneamente per merito dei cittadini alla fine devono per forza confluire in qualcosa di più strutturato se no sono costretti a sparire. Nel corso della mia vita ne ho visti tanti a partire dal Movimento delle donne negli anni ‘70, ai Gruppettari, agli Indiani Metropolitani, alle Pantere, per arrivare ai Social Forum degli anni 2000, ne nacquero in ogni paese, in ogni città, oggi ci sono i Grillini (i più noti), il Popolo viola, i Girotondini, i Se non ora quando?, gli Indignati ecc. ecc. In media ogni cinque anni nascono nuovi e rivoluzionari movimenti e io sono troppo vecchia per seguirli tutti. Forse mi sono spiegata male: non mi sento una donna di partito,

ROCCA DI PAPA

La politica riparte con il dialogo

Le risposte di Daniela Di Rosa alle tre lettere

tanto è vero che fino a pochi anni fa non avevo mai avuto tessere (a parte una a 12 anni della Fgci), poi mio malgrado con l’entrata in campo di Berlusconi, Bossi, La Russa e l’avanzata della destra ho dovuto e voluto riprendere la tessera del Pdci e, come me tanti altri, per arginare la deriva fascistomediatica dell’Italia. Oggi faccio parte di Sel, che per il momento è appunto un movimento e... come credi che finirà? Confluirà nel Partito Democratico, nella Federazione della sinistra, oppure, come io spero, in qualcosa di più grande? Ma voglio parlare del nostro paese. Secondo te avrei dovuto (e magari dovrei in futuro) appoggiare una giunta che non mi rappresenta. Non c’è mese che non parliamo sul nostro giornale di tutte le cose che non vanno, che non si fanno (e le documentiamo); vogliamo parlare di abusivismo, dei boschi, della sporcizia, della mancanza di prospettive per i nostri ragazzi, dell’arroganza dei nostri Assessori o Consiglieri? Oppure, per essere come tu dici, dovrei accettare tutto questo e accontentarmi dell’inaugurazione di una rotonda o della riuscita della festa del patrono? No grazie, sei una brava persona, non offendere la mia intelligenza. Non posso fingere che tutto vada bene. In quanto ai giovani, li ho apprezzati quando hanno raccolto firme per i referendum o per l’iniziativa contro la mafia in Consiglio Comunale e infatti sul Segno ne abbiamo parlato. Caro Marco, forse non te ne sei accorto ma io (e tanti altri) da anni stiamo migliorando il paese proprio parlando e scrivendo di ciò che non va, elogiando quel che è bello e denunciando ciò che non lo è. Organizza un incontro con il Sindaco per parlare di antenne, o dell’isola ecologica sequestrata, o della raccolta

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differenziata che non decolla... e io ci sarò. Caro Alvaro, non sarà che tu confondi spaccatura con evoluzione? Tutto cambia, si trasforma, si rigenera… in poche parole si evolve. La vita è un perpetuo cammino e si rinnova con le nuove generazioni, mentre ho l’impressione che tu resti fermo e immobile, e questo non sembra avvantaggiarti, anzi i voti che prende La Destra a Rocca di Papa sono per lo più gli stessi (non evolvono); non siete rappresentati in Comune, al di là dei tuoi meriti che riconosco, proprio per questo. Sel avrà anche due circoli, farà pure giochi di sinistra ma almeno è viva e lotta insieme a noi! Il fatto stesso che si sia spaccata è segno che all’interno si discute, si litiga, ci si separa e ci si ricongiunge, alla fine esiste e resiste! Che il Consigliere De Santis sia passato in Sel non è un fatto strano ma ovvio, era la naturale conseguenza per chi mastica un po’ di politica, e voglio ricordarti che sia lui che il Pd vengono dal Pci, così come Sel e Rifondazione. Perciò per De Santis si tratta più di un ritorno alle origini che una presa in giro (almeno lo spero) vedremo in seguito che cosa farà. Non puoi dire che la stampa locale non ti dia spazio, il Segno ha sempre pubblicato i tuoi interventi, nonostate sia un mensile con tendenze “sinistre” al 100% dà spazio a tutte le voci, senza censurare nessuno, basta leggere quello che scriviamo o pubblichiamo di Romei, Consigliere di centrodestra, lontano anni luce dal mio pensiero politico e civile, ma riconoscendo il lavoro che sta facendo in Consiglio, probabilmente lui è una destra in movimento (chissà dove sarà tra quattro anni), se solo tu, con i tuoi meriti, decidessi di muoverti un po’ saresti sicuramente al posto suo.

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ROCCA DI PAPA

il Segno - Gennaio 2012

Berlinguer indicava la strada ma la politica pensa solo a se stessa Dopo la rinuncia da Comandante dei Vigili da parte di Dario Nanni

di Andrea Sebastianelli La vicenda di Dario Nanni che dopo circa un anno ha lasciato il ruolo di Comandante del Corpo di Polizia Locale di Rocca di Papa, può essere utilizzata per comprendere alcuni malesseri della politica di oggi e, soprattutto, per mettere in evidenza come le regole -che quindi andrebbero cambiate- vengano troppe volte usate dalla politica per consolidare il suo potere all’interno dei vari organismi istituzionali. Questa vicenda richiama perfettamente i timori espressi dal rimpianto segretario del Pci Enrico Berlinguer nel suo discorso sulla questione morale (1981). In quell’intervista l’allora leader comunista ribadiva una prassi ormai esistente, quella appunto dell’occupazione di ogni potere pubblico da parte dei partiti, cercando così di mettere in guardia i suoi. Diceva in sostanza Berlinguer: “I partiti, che ormai sono federazioni di correnti ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”, hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai, alcuni grandi giornali. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi”. Fino a qui Berlinguer. Veniamo ora alla vicenda del Comandante (ormai ex) dei vigili di Rocca di Papa che, vale la pena ricordare, dal 28 maggio del

2006 ricopre il ruolo di Consigliere Comunale a Roma. Sia chiaro che Nanni, classe 1966 con una laurea in scienze politiche, è politico di ottima caratura, basta leggere i suoi interventi in Campidoglio per rendersene conto. Nel dicembre 2010 Nanni arriva a Rocca di Papa in sostituzione di un altro Comandante, Mario De Sclavis (finito a dirigere il Comando del XII municipio di Roma). Qualche mese prima, a marzo, Dario Nanni -in qualità di Consigliere Comunale della Capitale- aveva partecipato attivamente alla campagna per la rielezione di Carlo Umberto Ponzo (già Sindaco di Rocca di Papa) al Consiglio Regionale del Lazio. Tra novembre e dicembre il Comune di Rocca di Papa lo chiama a ricoprire quel ruolo rimasto vacante. Ma il 21 dicembre scorso, a un anno esatto dal suo incarico, il Consiglio Regionale del Lazio ha scritto al Comune di Rocca di Papa per richiederne le prestazioni in qualità di “collaboratore provvisorio con decorrenza dal primo gennaio 2012, e per l’intera legislatura, per le esigenze del Presidente del Comitato Regionale Controllo Contabile”. E chi è il Presidente di tale importante organismo regionale? Ovviamente l’On. Carlo Umberto Ponzo. Tutto è avvenuto rispettando le regole, applicando quelle leggi che consentirebbero alla politica e ai politici di muoversi con grande disinvoltura rispetto all’utilizzo dei dipendenti della pubblica amministrazione. Ma qualcosa in questa vicenda ci dice che le cose non possono (non dovrebbero) funzionare così. I ruoli di politico e dipendente non possono sovrapporsi in maniera tanto sfacciata infischiandosene delle esigenze di un’intera comunità che ha nel ruolo di Comandante dei Vigili l’incarico più pre-

Dario Nanni

stigioso e rilevante. Sono in realtà queste le leggi che andrebbero cambiate e non tanto quelle sugli stipendi, compensi e contributi di cui tanto si parla. Queste sono le leggi che determinano la vera occupazione da parte dei partiti degli enti pubblici, e che fanno diventare quei famosi “boss” di cui parlava Berlinguer, dei potenti da cui può dipendere la carriera e il futuro di un dipendente. Dario Nanni ovviamente ha accettato il trasferimento, anche perchè forse ora avrà più tempo per dedicarsi alle tante e innumerevoli questioni che riguardano il Comune di Roma, tanto più adesso che nella Capitale già si respira un clima da campagna elettorale. Ma il punto sta proprio qui: in questa vicenda del trasferimento quali interessi e necessità hanno avuto il sopravvento? Quelli di Ponzo? Quelli di Nanni? Sicuramente non gli interessi e le necessità del Comune di Rocca di Papa e dei suoi cittadini. Su quest’argomento, ovviamente, sia il Sindaco di Rocca di Papa, sia il Consigliere regionale Ponzo, sia lo stesso Nanni, potranno dire la loro. Non ci aspettiamo che Boccia o Ponzo ci rispondano ma da Nanni invece, seguendo le sue tante battaglie sulla legalità, ci attendiamo una pronta ed esaustiva replica.

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ROCCA DI PAPA Dopo il volantino inviato da Silvestrini al Comune il Segno - Gennaio 2012

Antenne, è scontro tra La Destra e i Campi

di Paola Gatta Ha destato polemiche l’ultima lettera-volantino del Comitato di Quartiere dei Campi d’Annibale sulla questione dei ripetitori radio-televisivi di Rocca di Papa. Il Presidente Silvestrini, visto il silenzio sull’argomento, ha voluto rompere il silenzio riproponendo l’attenzione sul bombardamento di onde elettromagnetiche che 24 su 24 interessano l’intero territorio comunale e zone limitrofe causando malesseri e problemi ai cittadini (leggete a tal proposito l’inchiesta del nostro direttore nelle pagine centrali di questo numero). “E’ ora –si legge sul volantino- che tutti usciamo allo scoperto: gli amministratori, i politici e i cittadini; dobbiamo tutti fare qualcosa di più perché il tempo passa, le antenne aumentano e la gente continua ad ammalarsi e a morire. La sola strada –proseguiva l’appello del Comitato- è quella di ribellarsi”. Leggendo il testo nessuno avrebbe potuto pensare che avrebbe scatenato le ire di una formazione politica, La Destra, che attraverso il segretario cittadino Alvaro Fondi ha espresso le sue perplessità in merito. “Al Presidente Silvestrini ricordiamo che nell’ottobre del 2009 durante la riunione svoltasi presso la sua sede, presenti tutti i responsabili politici del territorio, venne firmato un documento nel quale si concordavano riunioni periodiche, ogni venti giorni, a oggi mai tenutesi”. Fondi ci tiene poi a ricordare il Consiglio Comunale straordinario del dicembre 2010 in cui La Destra, seppur non invitata, tenne un volantinaggio con tanto di striscione per denunciare le responsabilità del centrosinistra nella vicenda delle antenne. “La nostra azione è passata inosservata poiché nessun giornale locale pensò di divulgarne

le protesta. S i a m o l’unica forza politica –aggiunge il segretarioche recentemente ha portando avanti questa battaglia con una raccolta firme, Gianfranco Silvestrini Silvestrini unitamente al direttore de “il piccolo Segno” ne sono a conoscenza avendola entrambi sottoscritta. La raccolta firme è improntata alla delocalizzazione e riqualificazione della vetta di Monte Cavo come sito ambientale e archeologico Legge Regionale 2001, Giunta Storaceabolita dalla Legge Regionale 2008 Giunta Marrazzo, firmatario anche il nostro caro concittadino Ponzo- che ha portato Monte Cavo a sito radiofonico”. Le firme raccolte saranno ora consegnate direttamente al Presidente della Regione Lazio Renata Polverini. Poi Alvaro Fondi chiama in causa direttamente il Presidente del Comitato dei Campi: “Il Signor Silvestrini non menzionandoci nella sua protesta indirizzata all’Amministrazione tutta ci dà a pensare… siamo forse invisibili? Caro Gianfranco, non passare agli occhi dei nostri concittadini come paladino della giustizia facendo passare in secondo piano o nell’ombra chi effettivamente crede nelle battaglie per la salute dei cittadini tutti”. Siamo convinti che la replica di Silvestrini non tarderà ad arrivare.

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Il Parco Castelli cambia Direttore ma taglia gli alberi

Da qualche settimana si è insediato il nuovo Direttore del Parco dei Castelli Romani. Si tratta del dott. Paolo Giuntarelli che ha preso il posto dell’Arch. Fabrizio Ferretti. A giudicare dal corposo curriculum di incarichi il dott. Giuntarelli appare fin troppo impegnato, ricoprendo contemporaneamente anche il ruolo di Direttore del Parco di Bracciano e di Presidente della Fondazione Bioparco di Roma (nonché di insegnante a contratto presso l’Università di Roma Tor Vergata). Quando troverà il tempo per occuparsi dell’area dei Castelli resta un mistero. A voler essere maliziosi si potrebbe pensare che con questa nomina il Commissario del Parco, Orciuoli, abbia voluto un po’ “alleggerire” il ruolo dell’Ente sul nostro territorio, rallentandone le possibilità di intervento. Non è un mistero che il centrodestra regionale (ma anche una fetta consistente del Pd locale) abbia sempre visto il Parco dei Castelli come una sorta di freno allo “sviluppo” cementizio dell’area. Quindi, per tenerlo un po’ frenato, niente di meglio che nominare un Direttore super-impegnato. Il ruolo di Direttore è il fulcro del Parco, da questo ruolo dipendono le sue numerose attività che vanno dalla didattica al controllo del territorio, dalla gestione ambientale alla comunicazione, ecc, ecc. Francamente, pur essendo il dott. Giuntarelli tecnico stimato e preparato, appare davvero difficile che possa rappresentare una svolta in positivo per l’Ente di Villa Barattolo. A segnare il cambiamento di ambizioni è una recente vicenda che ha visto il Parco dei Castelli tagliare ben quattro alberi di robinie impiantati dallo stesso Parco qualche anno fa nell’area verde adiacente la sede di Villa Barattolo. Un Parco che invece di tutelare i suoi alberi li taglia è il segno più evidente che qualcosa non sta andando come dovrebbe. Luigi Serafini

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il Segno - Gennaio 2012

di Andrea Sebastianelli La Procura della Repubblica di Velletri ha aperto un fascicolo d’indagine per accertare il superamento dei valori di campo elettrico da parte di alcune note emittenti della Capitale che irradiano il loro segnale da Prato Fabio e dalla località Madonna del Tufo. A rilevare la violazione dell’art. 15 della legge regionale n. 36 è stata l’Arpa (Agenzia Regionale Protezione Ambientale) che tra agosto e settembre scorsi ha effettuato le misurazioni di rito per accertare i valori del campo elettromagnetico generato dalle frequenze radiotelevisive. Le relazioni tecniche del 7 e del 14 settembre 2011, redatte dai tecnici dell’Agenzia regionale di Via Saredo a Roma, non lasciano dubbi: nella prima i limiti di 6 Volt/metro (stabiliti dalla legge) sono stati superati di oltre 7 punti, attestando l’irradiazione di onde elettromagnetiche a un livello che fa paura: 14,18 Volt/metro. Anche la relazione tecnica del 14 settembre ha accertato il superamento dei limiti in due circostanze: 7 Volt/metro e 7,45 Volt/metro. Le frequenze finite nel mirino della magistratura sono 92.70, 90.80 e 90.60 che i tecnici stessi avrebbero individuato successivamente in “TeleRadioStereo” e “TeleRadioStereo2” (proprietà del Gruppo Caltagirone, già proprietario indirettamente della vetta di Monte Cavo su cui si trovano gran parte dei ripetitori radiotelevisivi del Lazio) e in “M2O” (facente capo al Gruppo Editoriale L’Espresso attraverso la società Elemedia Spa che detiene anche la proprietà di Radio Capital e Radio DeeJay). Per conoscere la posizione delle suddette emittenti rispetto ai rilievi dell’Arpa e alla notizia di reato trasmessa alla Procura il 13 settembre, abbiamo cercato di contattare

A P P R O F O N D I M E N T O

Oltre ogni limite

L’ARPA Lazio, su richiesta del Comune, ha rilevato irregolarità nella misurazione dei campi elettromagnetici di alcune frequenze radiofoniche che emettono il loro segnale da Rocca di Papa. I valori riscontrati hanno superato quelli di sicurezza stabiliti dalla legge a tutela della popolazione esposta. Il Sindaco di Rocca di Papa ha presentato un esposto alla Procura ma la battaglia è solo all’inizio

sia il Gruppo Caltagirone sia la società Elemedia Spa ma nessuno ha voluto rilasciare dichiarazioni. La società del Gruppo Editoriale L’Espresso ha solo fatto sapere che i loro trasmettitori sono a norma e hanno sempre rispettato i limiti di emissione stabiliti dalla legge. Gli avvocati di entrambe le società starebbero comunque predisponendo la documentazione necessaria per mettere in discussione i rilievi dell’Arpa Lazio. Sulle indagini e sugli approfondimenti del caso al momento c’è il più stretto riserbo da parte della Procura. Se per le emittenti radiotelevisive si tratta di routine e di “lavoro da avvocati” per il Sindaco del Comune di Rocca di Papa, Pasquale Boccia, si tratta invece della prima importante vittoria nella lotta contro l’elettrosmog che a Monte Cavo ha la sua sede principale. Infatti, in piena estate, il 6 luglio 2011, quando tutti erano pronti per le meritate vacanze, il primo cittadino inviava, in silenzio e senza darne informazione (così da evitare eventuali e sempre temute fughe di notizie), una lettera all’Arpa per chiedere un intervento teso a misurare i livelli dei campi elet-

Carlo De Benedetti, Presidente del Gruppo L’Espresso-La Repubblica, con Monica Mondardini, amministratore delegato del Gruppo Editoriale L'Espresso e rappresentante legale della società Elemedia Spa. A sin. il Sindaco di Rocca di Papa, Pasquale Boccia

tromagnetici a ridosso di edifici sensibili come scuole, cliniche e abitazioni private, in considerazione che poco tempo prima alcune misurazioni “avevano evidenziato un valore di campo elettrico superiore al 75% dei limiti previsti dalla normativa vigente in materia di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici”. Superamento poi confermato nei rilievi del 7 e del 14 set-

tembre. Nel loro primo intervento gli esperti dell’ente regionale hanno collocato le apparecchiature nei pressi di un’abitazione privata in via di Prato Fabio; mentre una settimana dopo le stesse apparecchiature sono state collocate su un balcone della casa per ferie “Madonna del Tufo” in via Ariccia. La scelta di questi due luoghi non è stata casuale. Infatti, l’art 3 del Decreto del Presi-


dente del Consiglio dell’8 lu- tale di quasi 56 mila euro. glio 2003 (che fissa i limiti di Questa vicenda ci fa tornare esposizione a tutella della in mente quella di Radio Vapopolazione), al comma 2 ticana a Cesano di Roma, in stabilisce che “a titolo di mi- cui l’avvocato Francesca Rosura di cautela per la prote- mana Fragale portò in tribuzione da possibili effetti a nale l’emittente basando la lungo termine eventualmente sua richiesta sulla violazione connessi con le esposizioni dell’art. 674 del Codice Peai campi generati alle sud- nale riguardante il reato di dette frequenze all’interno di “getto pericoloso di cose”, a edifici adibiti a permanenze prescindere dal superamento non inferiori a quattro ore dei limiti di esposizione alle giornaliere, e loro pertinenze onde elettromagnetiche. Una esterne, che siano fruibili strategia rivelatasi vincente. come ambienti abitativi quali Nel caso di Rocca di Papa, balconi, terrazzi e cortili, si vista la gravità del reato ipoassumono i valori di atten- tizzato considerando la vicizione indicati nella tabella 2 nanza della popolazione ai all’allegato B”, ossia: 6 luoghi in cui l’Arpa ha riVolt/metro. scontrato le irIncassato il regolarità, ora primo sucbisognerà atcesso e preoctendere il procupato per il sieguo delle superamento indagini della dei limiti fisProcura ma sati dalla nel frattempo legge, il Sinsarebbe intedaco di Rocca ressante conodi Papa l’8 otscere gli tobre presenta interventi che a sua volta vorranno metuna denunciatere in campo querela alla rispetto a stessa Procura quanto accadella Repubduto sia la Asl blica di VelleRm H (ricorUno dei tralicci di M.Cavo tri “contro diamo che il tutti i soggetti che l’Autorità prof. Agostino Messineo, DiGiudiziaria riterrà responsa- rettore del Dipartimento di bili per i reati che saranno Protezione della Asl e Redalla stessa ravvisati...” avvi- sponsabile del servizio presando che comunque l’am- venzione e sicurezza degli ministrazione comunale ambienti di lavoro, venne no“intende attivare la proce- minato un anno fa dal Considura sanzionatoria per l’ille- glio Comunale di Rocca di cito amministrativo” in base Papa a capo di una equipe alla Legge 36 del 22 febbraio medica che aveva il compito 2001”. Cosa che effettiva- di stabilire eventuali danni mente avviene il 23 novem- subiti dai cittadini), sia bre scorso quando la Polizia l’Ispettorato Territoriale del Locale, all’epoca ancora gui- Lazio facente capo al Minidata dal dott. Dario Nanni, stero dello Sviluppo Econocoadiuvato nell’occasione mico Dip.to Comunicazione, dal Tenente Fabrizio Gatta, che su questo delicato settore emette tre verbali di conte- ha l’obbligo di vigilare. stazione, due ad altrettante Dobbiamo riconoscere che in società facenti capo al quest’occasione il Comune Gruppo Caltagirone, e una di Rocca di Papa, il Sindaco alla Elemedia Spa, per un to- Boccia e il Comando della

La vetta di Monte Cavo

il Segno - Gennaio 2012

La notizia di reato è ora al vaglio della Procura della Repubblica

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Le emittenti sono accusate di aver violato l’art. 3 del Decreto del Presidente del Consiglio dell’8 luglio 2003 A

Il D.P.C.M. dell’8 luglio 2003, dal titolo “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 Ghz”, firmato dall’allora Presidente Berlusconi, dal Ministro all’Ambiente Matteoli e da quello della Salute Sirchia, all’articolo 3 comma 2, recita: “A titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine eventualmente connessi con le esposizioni ai campi generati alle suddette frequenze all’interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi quali balconi, terrazzi e cortili esclusi i lastrici solari, si assumono i valori di attenzione indicati nella tabella 2 all’allegato B”.

Tabella 2

(Allegato B)

Valori di attenzione

0,1 MHz < f < 300 GHz

Intensità di campo elettrico E (V/m)

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Quanti ripetitori radio-tv esistono a Rocca di Papa?

Rocca di Papa, per la posizione favorevole di Monte Cavo vetta, Prato Fabio, Madonna del Tufo, loc. Costarelle, ecc., è uno dei siti europei a più alta concentrazione di emittenti radio-televisive. In base alle ultime rilevazioni ci sarebbero 43 tralicci radiofonici e circa 176 canali tv del digitale terrestre che utilizzerebbero per la loro diffusione un’altra sessantina di impianti posizionati per lo più sulla vetta di Monte Cavo.

Polizia Locale, hanno fatto appieno il loro dovere, iniziando una battaglia che non si preannuncia per niente facile. Resta un altro rammarico in tutta questa vicenda: il silenzio degli organi di informazione a carattere locale, regionale e nazionale. Come sempre su questioni che vanno ad intaccare i

P P R O F O N D I M E N T O

grandi interessi economici e i grossi gruppi industriali che nella fattispecie si occupano anche di editoria e radio-telediffusione, quasi tutti i giornalisti preferiscono voltarsi dalla parte opposta. Come direbbe Sergio Rasetti: meno male che Il Segno c’è. Andrea Sebastianelli


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ROCCA DI PAPA

Un Natale “povero” distratto dalla neve

il Segno - Gennaio 2012

Un bilancio con luci e ombre quello delle feste di fine anno a Rocca di Papa

di Daniele Iannotti Cari concittadini, vorrei tracciare un bilancio delle festività natalizie appena trascorse. Intanto, vorrei iniziare comunicando, a chi ancora non lo sapesse, che i commercianti hanno contribuito con ben 30 euro cadauno alla realizzazione del Natale roccheggiano, con le sue luminarie e musica; ma già qui giunge la prima nota dolente. Come spesso accade, usufruiscono tutti quando a pagare sono in pochi; infatti, intere zone con esercizi commerciali non hanno contribuito affatto o lo abbiano fatto solo con pochi esercizi e queste zone, però, risultano le meglio decorate del paese; avete capito a quale zona periferica del paese mi riferisco, zona nella quale abito. Ovviamente posso essere smentito perché non ho la certezza che lì abbiano contribuito in pochi, ma abbiamo la prova indiretta dall’assenza di messaggi pubblicitari (compresi nel contributo per il Natale) da parte di quasi tutti gli esercizi della zona. Dico questo perché, invece, zone che hanno contribuito di più hanno ottenuto una illuminazione più misera; basti pensare al centro storico tutto, ad eccezione del corso costituente, farcito di stelle di Natale quasi fosse un Pandoro e, per l’ennesima volta, a piazza della Repubblica. La musica poi, costituita da un unico disco registrato con le stesse canzoni per tutto il giorno (almeno un altro cd, anche senza pubblicità, poteva essere montato) l’abbiamo sentita sino al 24 di dicembre e poi nulla più, se non durante altre poche mattinate; mi pare che le festività durino anche dopo il giorno di Natale, ma forse sbaglio anche in questo. La cosa è stata un po’ dilettantesca, permettetemi. Un altro aspetto, questo assai più drammatico, è rappresentato dalla

nevicata appena pronunciata della settimana pre-natalizia. Non si è riusciti a sfruttare nemmeno la carica pittoresca e l’atmosfera che un fatto del genere ha saputo creare; infatti, grazie a questo evento atmosferico, i cittadini sarebbero stati invogliati a restare nel paese, recandosi presso i suoi negozi e spazi aperti per vivere la cittadina, ed invece sono caduti copiosi sulla neve gelata dei marciapiedi, oppure sono scappati con le automobili non appena le strade sono state sgomberate, con notevole ritardo, ovviamente. Così, abbiamo iniziato a pensare che invece che a Rocca…di Papa, si abitasse a Plaia del Sol nella quale è giusto che in caso di neve si venga colti impreparati, impreparati a tal punto che via dei Campi d’Annibale da dopo il Centro Anziani fino a piazza Valeriano Gatta è rimasta gelata e pericolosa per giorni; è una strada importante, una delle vie di uscita dal paese, così come gelata è rimasta la strada che conduce al cimitero, ma tanto i morti possono attendere. Non voglio attribuire colpe, anche perché non ne ho la facoltà, ma vedo solo che, nonostante la presenza di Protezione Civile, Guardia Parco, Guardia Forestale, ecc. abbiamo avuto tutti le presenti difficoltà e siamo un paese di montagna collegato (si spera) ai bollettini meteorologici. Qualcuno era in vacanza in quella settimana, ma credo

abbia lasciato qualcun altro in sua vece e comunque chi coordina gli sforzi degli operai e degli operatori ecologici (sempre da rispettare, ovvio) deve esserci. Il problema dei rifiuti, poi, è in quei giorni divenuto ancora più acuto così come ho avuto modo di documentare tramite i social network. Ebbene, grazie alla negligenza durante questi eventi, i negozi, specie del centro storico, hanno patito molto come ottimo epilogo di un anno non certo facile. Ovviamente c’è anche stato chi ha negato l’evidenza dicendo direttamente, con la neve congelata ancora sui marciapiedi: “Di che cosa si lamentano? Si cammina bene!”. Ebbene, o questa persona soffre di schizofrenia, ma tendo ad escluderlo, oppure è il cinico commento di chi deve difendere per forza coloro che sarebbero dovuti intervenire e non l’hanno fatto; insomma, c’è chi li difende per affari. Questo a dire che parte dei nostri mali ce li vogliamo anche noi cittadini, con la nostra reticenza, la nostra pigrizia nel protestare e le nostre complicità ideali con chi non fa quello che dovrebbe ed al meglio. Ci sono troppi conflitti di interesse striscianti. Magari, e dico magari, occorreva una volta sparso il sale lavare ben bene le strade con dell’acqua

A proposito dell’articolo sull’Avis

Nell'articolo "La Festa del Donatore dà voce alla solidarietà", pubblicato sul numero di dicembre 2011, è stato commesso un errore nell'indicare il nominativo della guida specializzata sulla storia della Fortezza Medievale di Rocca di Papa e della Via Sacra. Il nome corretto è Doriana ROMEI e non Cuculi. Ce ne scusiamo con l’interessata e con i nostri lettori.

Un vicolo “ghiacciato”

nelle ore più miti della giornata, così veniva smaltita tutta quella poltiglia di ghiaccio, neve e acqua che, già nel tardo pomeriggio, tornava a ghiacciarsi divenendo un immenso lastrone di ghiaccio. Sapete si fa così nelle città come Roma dove nevica poco e una volta ogni cinque anni, forse qui sarebbe ancora più indicato. Come e a chi lo dobbiamo dire che le cose non vanno, che ci sentiamo soli come cittadini e come commercianti? Quale disegno si cela dietro il preciso intento di affossare il centro storico per favorire altre zone del paese? Ma poi almeno in quelle ci fosse una città che funziona; anche ai Campi d’Annibale, se nevica e non passa l’Aereonautica, i cittadini possono anche morire con le strade ghiacciate, nonostante gli sforzi del Comitato di quartiere. Siamo all’oblio completo, ad atti invisibili e silenziosi ma precisi che vogliono fare del centro storico un dormitorio per stranieri e anziani, dando qualche contentino ai Campi d’Annibale per privilegiare la zona bassa di Rocca di Papa, piena di VIP e di qualche villa di troppo (chi vuole capire capisca). Accomodatevi, ma dovete dirlo, assumetevi la responsabilità di fronte ai cittadini… sperando poi che essi non si vendano per “un piatto di pasta”, oppure vengano illusi con un posto di lavoro, magari dato da multinazionali che poi ti mettono alla porta non appena possono, come è già accaduto nel silenzio di tutti. Buon anno roccheggiani!


Continuiamo a sognare un paese senza tralicci radio-televisivi ROCCA DI PAPA

il Segno - Gennaio 2012

Il “Piano neve” travolto dalla neve

Com’è oggi

Visto il successo delle “foto dei sogni”, apparse sul numero scorso, proponiamo un altro viaggio sulla nostra macchina del tempo: “Monte Cavo e Prato Fabio oggi” e come invece dovrebbero essere.

Come Sarebbe

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Monte Cavo

Prato Fabio

L’ex Hotel Ortensie

Il tanto declamato piano neve dell’Amministrazione comunale di Rocca di Papa, non ha retto sotto il peso della prima nevicata, con i suoi tanti ritardi e le sue notevoli mancanze. Lo scorso lunedì 19 diUn mezzo della cembre è caduta la Protezione prima neve. Spettacolo Civile estremamente affascinante, se non fosse per il disagio che la cittadinanza ha dovuto sostenere per quasi due giorni. Solo grazie all’impegno della Protezione Civile è stato possibile rendere percorribili le principali vie di accesso “al” e “dal” paese, per quanto sulle stesse siano rimasti bloccati numerosi veicoli per ore. Ho telefonato personalmente all’Ufficio Ambiente per Romei richiedere sacchi di sale per liberare le strade e per segnalare situazioni di pericolo dovute alla caduta di grossi rami, sotto il peso della neve, ma il Responsabile del Piano Neve (sicuramente compensato per tale ruolo) non era reperibile. Sono comunque riuscito ad assicurarmi che, nel momento in cui si sarebbero resi disponibili sacchi di sale, fossero tempestivamente consegnati al Presidente del Comitato di Quartiere dei Campi di Annibale per l’immediato spargimento nella parte alta del paese. Lo stesso Presidente si accingeva, dopo poche ore, a ringraziarmi per il mio intervento. Un solo, lungo e doloroso interrogativo: può l’Amministrazione di un paese montano com’è Rocca di Papa affrontare una breve nevicata con tanta superficialità e disinteresse? Danilo Romei Consigliere Comunale Pdl Rocca di Papa

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18 ROCCA DI PAPA Il concerto dedicato a Rocca di Papa si è tenuto all’Auditorium dei Campi il Segno - Gennaio 2012

Stefano Troìa con la sua chitarra ha incantato l’Auditorium di Maria Pia Santangeli 26 dicembre 2011. La magia della musica è cominciata a luci spente. Sono sparite le pareti e la sala dell’Auditorium del Sacro Cuore ai Campi d’Annibale, anonima e senza vita, si è trasformata in una vera sala da concerto: soltanto il piccolo palco illuminato e Stefano Troìa solo con la sua chitarra e un leggio, nessun ornamento, nessun decorazione natalizia alle pareti, i numerosi spettatori al buio fermi, attenti. Per più di un’ora Stefano ha suonato. La musica, unita all’emozione con la quale Stefano suonava, si trasmetteva interamente al pubblico, fluiva dalle mani e dal cuore di Stefano quasi senza sosta - solo brevi interruzioni da parte della fidanzata Daniela che ha avuto il compito di annunciare i brani. Era palpabile il senso di condivisione con gli amici, con i paesani tutti che Stefano voleva comunicare, organizzando gratuitamente questo concerto per festeggiare, nel suo paese, il conseguimento del diploma di Conservatorio. I presenti questo sentivano e la tacita comunicazione che passava tra loro e il musicista è stata l’essenza della serata, quello che Stefano, avviato - come gli auguriamo - verso le grandi sale dei concerti nazionali e internazionali, non dimenticherà. Il programma era perfetto, studiato per un pubblico esigente - in gran parte era lo stesso dell’esame di Conservatorioin cui si fondeva la necessaria perizia

tecnica all’interpretazione al- Stefano Troìa trettanto indispensabile ad un vero un musicista, un Maestro: brani antichi a partire da J. Dowland, inglese della fine del ‘500, la cui musica Stefano ha trascritto dalla intavolatura (notazione antica) per liuto, allo spagnolo F. Sor, seguito da J. S. Bach e da A. Tansman per giungere ai moderni, il cubano L. Brouwer e l’italiano M. Colonna. Fuori programma due brani, applauditissimi come i precedenti, in duo con il violinista Alessandro Carosi, suo amico e Maestro di Armonia, il Cantabile di N. Paganini e infine Loco Emiliano D’Andrea, al quale va il ringraziamento di tutti noi per aver conLibertango di A. Piazzolla. A luci accese, prima di gustare gli ottimi tribuito fattivamente alla riuscita di questo dolci preparati dalla madre del concertista, concerto, un vero regalo natalizio. molti di noi hanno letto con calma il curricu- Buon viaggio Stefano. lum di Stefano, già ricchissimo nonostante la giovane età: diploma (da privatista) al Conservatorio di Teramo con 9/10, dopo dieci anni di studi intensi, Srl corsi di perfezionamento con insegnanti vi propone delle prestigiosi, premi. Erano presenti il Sindaco, dott. Pasquale Boccia, che ha espresso la soddisfazione di avere fra i suoi concittadini un giovane di grande talento, e il Presidente della Pro

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il Segno - Gennaio 2012

Credenzette di Gianfranco Botti

Una cattiva, una buona... come al solito

La cosa cattiva è l’età. Il peso degli anni porta a sbagliare. M’è capitato nel numero scorso di questo giornale quando, riferendomi alla faciloneria con cui da noi si sopravvalutano persone e spunti senza meriti, ho elencato nove rocchiciani degni veramente d’essere inclusi nel quadrante della cultura. Tra loro, ho nominato il pianista Piero Santangeli che, in verità, io non ho mai conosciuto. Ho preso un abbaglio. Lo confesso, mi correggo. Il pianista a cui facevo riferimento, e che per bravura e serietà intendevo menzionare, e ora menziono, è Piero Giovanetti. A lui pensavo, a lui penso, nel considerare rappresentato a Rocca di Papa quel sublime, universale, eterno valore della musica classica. Che dalla penna sia uscito il cognome della madre, non riduce l’errore. Mi preoccupa. La cosa buona è che quello che scrivi non passa inosservato, qualcuno ci fa caso. Di quello stesso articolo un lettore m’ha chiesto perché i laureati non possano considerarsi automaticamente colti. Ho risposto: la laurea addottora in una materia, la cultura è onnicomprensiva; cerca un laureato che insieme abbia letto Jurghen Habermas, abbia visto Alighiero Boetti, abbia sentito Erik Satie, vedi quanti ne trovi; la laurea è connessa ai soldi, alla cultura s’arriva per vocazione. Un altro lettore mi ha domandato il perché dell’inserimento del pittore Pizzi Cannella. Ho risposto: non tanto perché abbia mercato e

ROCCA DI PAPA

quotazione sostenute (potrebbe dipendere da procuratore in gamba), quanto perché critici che contano lo abbiano immesso nel contesto della pittura contemporanea nazionale e ve lo mantengano. Una lettrice m’ha interrogato con interesse sulla non inclusione di XY donna. Ci siamo spiegati. Un conto è l’istruzione, alla portata di tutti, un altro è la cultura, settore ristretto, che seleziona e restringe la frequenza. L’istruzione è sapere, la cultura è sapere, più allargamento e approfondimento, assimilazione, elaborazione, produzione di sapere. Tra la cultura e l’istruzione sta l’erudizione. Livello di cui mi sono servito per accontentare i due che m’hanno chiesto cosa pensassi di Vincenzo Rufini. Tutto il bene possibile. Lui lo sa, glielo riconfermo. Svolge un ruolo prezioso nel giornale. Quello dello scrupoloso, puntuale, non marchettaro, divulgatore di erudizione. Bagaglio largo di

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cognizioni intorno a varie discipline. 14 Febbraio. San Valentino, direte voi. Primo bombardamento aereo, replico io. Nel 1944. Con morti e distruzioni. Commemorarlo è fastidioso per l’autorità, ma civile. In altri paesi che disgrazie belliche hanno subìto lo fanno. Questione di senso civico. Potrebbe essere: ore 14, suono delle campane; ore 16, in aula consiliare letture dal libro di Don Luigi De Angelis e dall’opuscolo curato da Don Giovanni Busco, intervallate da brani musicali e da ricordi di chi il bombardamento beccò (stonate nella circostanza esibizioni parolaie); ore 18, santa messa in suffragio. Ciò niente contrasterebbe con successivi slanci d’amorosi sensi festaioli. Scrivendo su Il Segno capita che qualcuno ti fermi e ti soffi qualcosa. Prima di Natale, a Piazza Garibaldi due donne: te pare bellu, issi e esse decco e dello a fa i belli, e noa ecco co o ghiacciu a tribbulà, se ci respetti scrivilu e mannala propio sosì. Detto, fatto.

Mostra di presepi a Colle delle fate

Chiusura in bellezza, prima della pausa natalizia, nella scuola di Colle delle Fate a Rocca di Papa, un tuffo nell’atmosfera più calda che possa offrire il Natale, nonostante le temperature rigide e con i freddi bagliori lungo le strade della neve caduta nei giorni precedenti: in una grande sala, destinata in futuro a divenire biblioteca, secondo i progetti dell’Amministrazione comunale, è stata allestita una singolare mostra di presepi portati, nei giorni precedenti le vacanze, dagli alunni della scuola primaria. Un’idea dell’ingegnosa insegnante di religione, la maestra Veronica Fiore, quella di invitare i bambini e le loro famiglie a realiz-

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i bambini e le insegnanti hanno potuto condividere prima dei saluti giovedì 22 dicembre. In mattinata la visita del Sindaco Pasquale Boccia per gli auguri; incantato ha ammirato le bellissime realizzazioni e ha lanciato un’idea: i presepi saranno esposti nell’Aula Consiliare dal 27 dicembre, affinché tutta la popolazione di Rocca di Papa possa condividere con i bambini di Colle delle Fate e le loro famiglie questa magica atmosfera natalizia che già il nostro borgo offre in modo naturale… Rita Gatta

zare in casa un presepe, proprio come si faceva una volta. Libera la scelta del materiale: dal pane alla pasta, dal das alle costruzioni Lego, dal cartone alla carta, disegni e statuine classiche del presepe, rotoli di cartoncino, alluminio, tegole dipinte, veri presepi in miniatura con muschio e corteccia… Ogni famiglia si è sbizzarrita come ha voluto e il risultato è stato fanta- Uno dei presepi in mostra stico: più di cento i presepi realizzati e messi in mostra. Magica l’atmosfera nella visione d’insieme e questo i genitori,

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La pulenta co u filu al Centro Anziani

ROCCA DI PAPA

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di Mario Gatta Due erano i problemi per una polentata al filo tra amici del Centro Anziani. Il posto e il “mazziere”, l’esperto capace di farla. La soluzione per entrambi la fornì Luigi “Fasciolò”, suo il locale per ospitarci, sua l’indicazione di Nevio, unu dei mejo. Conoscendolo, la stessa sera vado a trovarlo. Nevio, per l’anagrafe Alfonso Fazi, uomo cordiale, di vecchio stampo, non si fa pregare: “Ova doa sete troppo bravi, o faccio volentieri”. Venerdì, 16 Dicembre, giorno stabilito, a pranzo. Locale accogliente, ben tenuto, con tutto predisposto. Tavola apparecchiata, vino bianco, vino rosso, pane, posate, tovaglioli, grappa. Camino, che ti riporta a tempi passati, caricato con un ciocco da notte di Natale, con brace sfavillante ad illuminare il pavimento. A fianco, su un bruciatore, u callaru de rame, sovrastato da Nevio che, come un direttore d’orchestra, col bastone dirige la cottura, sempre più a fatica per l’indurirsi dell’impasto, servendosi di Tonino Meconi, u postinu, incaricato, ad ogni ordine di Nevio, di versare nel caldaio la farina dall’insalatiera tenuta in mano, lentamente, come se piovizzichesse. Orlando Scarettu, in poltrona ad osservare attentamente la scena ammutolito ed assente, parea mbarzamatu. Fasciolò, con fare compiaciuto, mostrava orgoglioso i secondi piatti: Ecco e sargicce, loco a ventresca pe a panondella, mo vaio a pià pure do patanelle pe

faccele sotto aa rascia. Rolando, quasi un ectoplasma, con il sigaro in bocca, faceva dentro e fuori il locale, una tirata e poi rientrava. Gianfranco Botti, la nostra memoria storica, fine conoscitore di rocchicianità passata e presente, ci intratteneva raccontando personaggi e fatti antichi. Così, il tempo passa, i profumi della polenta e del sugo riempiono l’ambiente, l’appetito aumenta e già comincemo a vedé e luccicarelle. Tutti llecconiti a spettà, nessuno ormai fiata. Solo Nevio, cadenzato come in una giaculatoria: N’ara manucciatella, pianu, se no se ppallocca. Luciano Galli scatta foto, l’evento le merita, la polenta

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col filo va diventando rarità. E’ cotta, levete u calluru e revacantetela tutta ‘nsieme sopra a pietra. Tonino u postinu, forte e robusto, di una simpatia unica, arriccia i baffi, sorride, provvede. C’è ancora da aspettare, però. Nevio guarda assorto e soddisfatto la sua opera, come uno scultore la statua appena finita, l’accarezza pe ttonnalla, si lega il cappio dello spago al dito e con maestria la seziona a tocchi. A polenta raffreddata, Nevio, come un primario chirurgo, prepara il tavolo operatorio ed inizia l’intervento. A Tonino ordina: postì, dai, metti o sugu, no ne mette tantu sinnò se fa u gnaffu, metti o casciu,

comincia n’ara fila. Intanto il caldaio si riempie e la spasimata mangiata s’avvicina. Riscaldato il tutto, finalmente essola, è pronta. Scifette in mano, inizia la fila. Fasciolò sparge peperoncino. Dopo la polenta: salsicce al sugo, salsicce arrosto, costarelle, panondella, dolci fatti in casa, frutta secca, caffè, ammazzacaffè. E contenitori per portare a casa l’avanzato (poco). Esse, le mogli, so’ brave, se lo meritano. Oltre a quelli citati, presenti Cesarino Santangeli (de Remacchiò), buona forchetta pure lui, e Tonino Cavallucci, che, svegliatosi dopo una sonora pennichella, è corso a fare le valigie in partenza per Agadir in Marocco. Assente giustificato è stato Dino Ticconi. Per completare una compagnia da occasione ben organizzata e ottimamente riuscita. Tra amici sinceri e simpatici, in un’atmosfera allegra e misurata, sicuramente da riproporre.

Dipendenti comunali solidali con un’adozione a distanza

Se di crisi ormai si parla incessantemente, che almeno sia solo economica e non etica. È questo il messaggio che hanno voluto lanciare tutti i dipendenti del Comune di Rocca di Papa, rinunciando ognuno al consueto panettone donato in occasione delle festività natalizie e decidendo di destinare i fondi ai più bisognosi, effettuando delle adozioni a distanza. «Una scelta che mi riempie di gioia – commenta il sindaco Pasquale Boccia -, perché in questo momento di difficoltà economica dobbiamo essere in grado di riscoprire il valore dei rapporti umani, della solidarietà e del sostegno concreto a favore delle fasce più deboli». I fondi inizialmente destinati all’acquisto degli omaggi natalizi, circa 400 euro provenienti dea sponsor esterni, sono già stati inviati all’associazione di missionari “Servi dei Poveri del Terzo Mondo”, un mo-

vimento fondato in Italia e in Perù da un sacerdote e medico ital i a n o , Padre Giovanni Salerno, e serviranno a garantire il diritto all’istruzione di molti bambini poveri. La scintilla dell’iniziativa si deve al concittadino Padre Pierfilippo Giovanetti, ordinato recentemente a Toledo, che opera da tempo come missionario proprio in Perù, per il sostegno e l’educazione dei bambini e degli orfani. (Michela Emili)

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Cultura e

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Una casa e la sua storia ... dintorni

mia. Pietruccino metteva fuori la di Rita Gatta Sopra la piccola piazza del Cro- porta la consueta frasca e vendeva cifisso, dalla quale si apre uno il vino prodotto nelle sue vigne, fino scenario strabiliante delimitata ad esaurimento. Si levavano impada un argenteo orizzonte del stati stornelli o canti d’osteria che lontano Mar Tirreno, parte la nostra storia. coinvolgevano allegramente i preTorniamo indietro nel 1887: là, poco di- senti… stante dalla piccola chiesetta, ricostruita e Poco dopo vi era la porta d’inrestaurata sette anni prima dallo scultore ba- gresso: entrando c’era un “atrio” varese G. T. Achterman, si stabilirono due dove tutti lasciavano i loro attrezzi giovani sposi: Pietro e Teresa. Lei aveva ap- di lavoro; a sinistra, su un ripiano di pena vent’anni quel 22 maggio del 1887 marmo era poggiata una grossa quando sposò Pietro che ne aveva ventitré: conca di rame piena d’acqua, presa era il giorno di Santa Rita (che a quei tempi a turno dalle figlie alla fontana in era solo Beata) e le nozze furono benedette Piazza Vecchia. Le donne avevano da Don Giuseppe Santovetti, nel Duomo fin da piccole, un portamento regale dell’Assunta. nell’incedere, abituate com’erano, in salita o Massaia e madre amorevole lei, piccola di in discesa, a portare sulla testa, sopra la costatura dal viso austero e serio, rude e coria- roja(1), le conche di rame piene d’acqua. Viceo, proprio di stirpe tedesca come quella cino, appeso, u sgommariellu(2) serviva da degli antichi antenati bavaresi. Alto e longi- bicchiere per tutti. Si accedeva poi in un lineo lui, con lunghi baffoni arricciati sfog- successivo ambiente; su un lato c’era un giati con orgoglio, faceva il carbonaio. Dalla grosso camino con sopra il forno: spesso si loro unione nacquero nove percepiva profumo di cafigli, Ado’ (Adolfo, ma in stagne ’nfornate o de patarealtà si chiamava Albenelle cotte sott’a racia da rico) il primo, del 1889 e pulica’(3) ancora bollenti… Silvio, l’ultimo, del 1913: intorno al focolare vi sei maschi e tre femmine, erano panche e sedie, sulle tutti destinati, al compiquali genitori e figli sedemento di 6-7 anni a seguire vano, sia per scaldarsi, sia le orme paterne; le bamper stare in un ambiente ilbine in campagna o nelle luminato, durante le lunghe vigne, i bambini nella mace fredde sere d’inverno a chia circostante a fare il raccontarsi storie del pascarbone. Solo alcuni di loro sato, aneddoti divertenti o appresero i primi rudimenti racconti paurosi di stree e della lettura e della scritpantasime. Nel successivo La casa di vicolo tura, frequentando pochi dell’Osservatorio ambiente senza porta, mesi di scuola. L’ultimo fierano sistemati i letti dei glio fu quello che invece completò il ciclo figli. Seguiva la stanza matrimoniale dei gedella scuola elementare. nitori, modesta, non troppo ampia, con il Abitavano in una casa in “Via del Crocifisso letto in ferro battuto. principiando da sopra”, come è scritto in an- La finestra dava su un bel terrazzino rivolto tichi documenti conservati nell’archivio verso Roma e la splendida campagna roparrocchiale; Teresa l’aveva ricevuta in dote mana. Lì Teresina aveva numerosi vasi di dai suoi genitori: Antonio Falcucci e Cate- piante fiorite che erano il suo orgoglio; il rina Meconi. marito, una volta fece qualcosa che gli proCom’era questa casa che ancora oggi pare curò qualche grattacapo: piantò del tabacco conservare il suo antico profilo, ma che ed i soliti vicini discreti, fecero presente molto è cambiata anche nei proprietari e questa irregolarità. Intervennero i gendarmi nella struttura? E’ una “nipotina” oggi ottan- e la cosa si concluse imponendo al coltivatenne che la descrive chiudendo gli occhi ed tore di distruggere la sua piantagione illeemozionandosi. Quel che dice, un po’ fa gale. A quei tempi in casa non c’era il parte dei suoi ricordi personali, ma molto bagno: tutti utilizzavano un piccolo orto viene dalle parole e dalla testimonianza di adiacente, dove non si “sprecava” nulla e sua madre, una delle figlie di Teresa e Pie- d’altra parte, in quel periodo chi abitava da tro. Dando le spalle all’ingresso della Chiesa quelle parti si recava alla vicina “Orcadel Crocifisso, si prende la stradina subito tura”(4) dove, tra i ruderi del vecchio Cadavanti a destra: oggi si chiama Vicolo stello, con facilità si trovava un luogo dell’Osservatorio. Vi è una serie di piccole riservato… curve in salita, passando davanti a quello Sotto il terrazzino era possibile osservare la che una volta era il portone della rimessa per porta in legno della stalla nella quale veniil carbone e per il vino; qui il capofamiglia vano messi muli e asinelli con i quali traapriva -‘a bettula- al termine della vendem- sportavano fascetti e carbone; sotto la loro

Le vicende di una casa di vicolo dell’ Osservatorio del 1887

Pietruccino e Teresina

casa, invece, c’era un’altra abitazione indipendente: durante l’anno serviva da rimessa per le provviste e in estate veniva affittata ai forastieri. Ve n’era anche un’altra più piccola, con l’ingresso all’altro lato dell’edificio: Teresina e Pietruccino la mettevano a disposizione per un anno, ai figli e alle figlie appena sposati, permettendo loro di risparmiare, con i soldi di quell’affitto non pagato, una cifra utile per l’acquisto di una casetta tutta per loro. Tanta la solidarietà e l’aiuto che scambievolmente si offrivano i membri di questa famiglia: finché non si sposavano, i figli lavoravano con il padre, il quale di volta in volta investiva comprando terreni e vigne. In una sola occasione Pietro e Teresa persero una cifra consistente, investendo i loro risparmi in una società, “La cassa rurale”, gestita da un paesano disonesto. Persero non solo i soldi, ma lasciarono sfumare l’acquisto di una grande casa in Belvedere (Viale Madonna del Tufo), dove avrebbero potuto vivere ancora più comodi. Quando, dopo tanti anni vinsero la causa, padre, figli e nipoti (Teresina purtroppo non c’era più) utilizzarono quel denaro ricevuto quale risarcimento danni, ma ormai svalutato, per una bella mangiata al ristorante, ridendo e raccontandosi storielle divertenti e sdrammatizzando quella vita dura alla quale seppero sempre tener testa, senza lasciarsi mai sopraffare. Teresina purtroppo li aveva lasciati tempo prima, in una fredda giornata del gennaio 1936: non aveva retto il suo cuore alla vista di una scena terribile, avvenuta proprio di fronte alla sua finestra. Qui si ferma il racconto della mia narratrice, piccola testimone del dolore e della commozione filiale, quando per sempre Teresina lasciò la sua casa. Quella casa in parte ora divisa e venduta, ma in parte ancora vuota e disabitata che, grazie a un erede disponibile e cortese, ho avuto anche il privilegio di visitare. NOTE: 1. Straccio arrotolato sulla testa; 2. Mestolo; 3. Castagne infornate o patate cotte sotto la brace da sbucciare; 4. Fortezza.


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TRADIZIONI

Il lavoro perduto dei vecchi boscaioli

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L’atterrata/2 - Dal libro “Boscaioli e carbonai nei Castelli Romani”

Sul numero scorso abbiamo pubblicato la prima parte del capitolo “L’atterrata”, tratto dal libro “Boscaioli e carbonai nei Castelli Romani” (ed. Edilazio, 2005) della scrittrice Maria Pia Santangeli. Di seguito pubblichiamo la seconda parte.

di Maria Pia Santangeli Il lavoro iniziava subito: bastava riuscire a vedere i segni della merca sui tronchi e il movimento dell’accetta. Gli alberi che dovevano essere risparmiati, le cosiddette matricine o guide, erano marcati con una striscia di vernice intorno al tronco; gli altri con punti e strisce diverse. Il capoccia dava un’occhiata in giro e decideva in fretta dove aprire il taglio: Comincemo ècco... (Cominciamo qui). I tronchi dovevano cadere il più possibile in piano, anche se il bosco era in pendio, e allineati come sardine nella cassetta, per facilitare il lavoro del mastro stuccatore, che stucchéa, cioè segava i tronchi a terra co’ ‘u stronchinu, il segone dal manico ad arco. Si diceva che ‘u stronchinu non doveva mai fermarsi, la lunga lama dai denti triangolari doveva stridere e stridere, lasciando sul terreno tanti pezzi di varie misure che ‘u rabbinatore aveva il compito di selezionare e ammucchiare ordinatamente. Se si fermava il segone, non usciva la giornata, si diceva. I cinque o sei tagliatori si disponevano dunque più o meno in fila, uno per ceppaia. Uno sputo sulle mani per far meglio presa sul manico, che era quasi sempre di quercia, costruito da loro stessi, e iniziava il picchiare delle accette. Il ragazzo rabbinatore, che non poteva cominciare il suo lavoro in mancanza di pezzi da selezionare, non perdeva un gesto. Fra qualche anno ci voleva essere anche lui tra i tagliatori. Osservava con occhio attento ‘a ngara dell’inizio, la spaccatura ad angolo acuto detta anche a bocca di lupo, che deve sempre essere aperta dalla parte della caduta dell’albero. Poi le successive accettate che l’allargavano e l’approfondivano. La bravura del tagliatore si misurava dalla capacità di sprecare il minor legno possibile, facendo un taglio abbastanza pari alla parte interna de ‘a ‘ngara. La forza delle braccia doveva obbedire all’occhio. Le accettate ora si susseguivano con ritmo costante, senza soste. Il bosco era pieno dei colpi sordi che si accavallavano, finché restava di ogni tronco una specie di sottile diaframma, ‘a recchia - cordone a

Rocca Priora. Era il momento più delicato. Il tagliatore si aiutava allora a volte con le mani o con l’accetta diritta per imprimere al tronco la direzione giusta oppure co’ ‘u pungolu, un bastone a cui era stato applicato un chiodo senza capocchia. A volte chiamava un compagno o il ragazzo rabbinatore perché lo aiutasse. - Attenti, che te casca ‘n ‘gapuuu...! Al momento dell’atterrata quasi inconsapevolmente tratteneva il fiato e si spostava un passo indietro ad aspettare il tremore della terra che sussulta sempre, come per un terremoto, ad ogni albero che si schianta al suolo. Mentre si calmava il rovinìo dei rami a terra, l’uomo pareggiava il taglio, facendogli ‘a chierica o corona. Infine quando tutte ‘e pertiche della ceppaia erano abbattute, si faceva strada fra le chiome a terra pe’ sderama’, tagliare i rami. Lasciava, però, quelli delle punte: i tronchi in questo modo restavano stabili sul terreno quando venivano divisi in pezzi. Nel frattempo il mastro stuccatore -ce ne poteva essere più di uno nella compagnianon era rimasto senza far niente. Dopo essersi guardato intorno, aveva trovato senza difficoltà uno sbullentone - o bollentone - un legno lungo almeno un metro e mezzo fra il secco e il verde, grosso non più di un polso, perfetto per fare la misura. Lo tagliava, lo ripuliva e, aiutato dal suo assistente, ‘u tirasegó, che teneva tra le mani ‘u sbullentone, ci prendeva sopra le misure con un metro da sarta. E, mentre intaccava il legno per fare ‘e ‘ntacche, spiegava: - La prima la faccio ad un metro e trentacinque, la seconda a sessantacinque centimetri, così insieme fanno due metri che è un passone(1). Poi ecco ‘na ntacca a ottantacinque, a novantacinque la bordolese, poi un metro e cinque e un metro e quindici. Chissi so’ tutti doga de’ Spagna. Lo sa? Vanno in Spagna... - E chilli più luónghi? - Se ripete ‘a mesura... Attenti, sa, no me fa pià qua crastica (botta sulle mani). Succedeva se il movimento delle braccia del mastro e del ragazzo non erano sincronizzato. La misura che ormai sarebbe sempre stata nelle mani del tirasegó, veniva messa da parte. Era stata fatta alla svelta tanta era la pratica de ‘u stuccatore. Mentre la cosiddetta svergatura de’ ‘u stronchinu richiedeva più tempo. Per questo motivo alcuni stuccatori se la sbrigavano il giorno prima in casa o in cantina. Altri, invece, preferivano ese-

guirla direttamente nel bosco, avendo il modo di fissare il segone tra due piante vicine, si sentivano più sicuri del risultato finale. Io svergavo sempre lo stronchino nel bosco. Era più comodo. Lo stronchino deve essere svergato bene: se non cammina, se non escono i pezzi, non esce manco la giornata (Tullio Pizzicannella). Lo stuccatore cominciava dunque con pazienza: davanti, all’altezza del petto, aveva ‘u stronchinu con la lama dai denti aguzzi rivolta verso l’alto e il manico arcuato in basso - il manico doveva essere di legno pieghevole di nocciolo, meglio se della Macchia Riccia. Se nella compagnìa c’erano più stuccatori, si vedevano, qua e là tra le piante, tre o quattro stronchini con i rispettivi stuccatori che, con calma attenzione, limavano i denti a uno a uno da sotto in su, alternandoli prima da un verso, poi dall’altro. ...Un’ora abbondante ci voleva. Nel frattempo che gli alberi venivano abbattuti e cadevano rumorosamente e i stuccatori erano alle prese con la svergatura, il giovane tirasegó e’ u rabbinatore per non perdere tempo e essere d’aiuto, si erano messi a ripulire le ceppaie più avanti dai numerosi giovani polloni che le riempivano. - Forza ch’è pronto! - Così gridava ‘u stuccatore quando aveva finito di svergare, rivolto ai tagliatori che lo sentivano appena, lontani com’erano una sessantina di metri. Le piante a terra erano ormai parecchie. Il giovane tirasegò accorreva e afferrava la misura. ‘U stuccatore gli faceva vedere la posizione che doveva assumere con il ginocchio sinistro piegato e la misura appoggiata sopra. Si raccomandava ancora: -Attenti, no mi fa’ pià qua’ crastica, te do ‘nu sganassone... -Il mastro stuccatore non scherzava, gli schiaffi volavano davvero. Nota: 1. Paletto da staccionata.


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L’angolo della storia

La crisi di oggi e quella del ‘29

di Vincenzo Rufini Nell'era della contemporaneità assistiamo a molteplici cambiamenti di vita e di stile; ogni valore antico viene messo in discussione e vivisezionato, onde metterne in risalto le possibili incongruenze divenute inadatte a reggere il confronto con la modernità. Al contempo si avvertono suggestioni già percepite nel corso della storia umana; ne è paradigma la diatriba senza fine sulla crisi economica internazionale causata da un uso spregiudicato e senza morale della mondializzazione dell’economia e che và sotto il nome di globalizzazione. A fronte di un aiuto determinante offerto dalle nuove acquisizioni tecnologiche, che se usate in modo giusto e appropriato potrebbero elevare lo stato economico e sociale degli abitanti del pianeta, si è fatto un utilizzo distorto ed esclusivo delle medesime tanto da dividere l’umanità in due sole classi. Una di abbienti e l’altra di nulla tenenti, causando la progressiva scomparsa di quel ceto medio che è stato la spina dorsale, economica e sociale, dell’umanità. Solerti soloni della scienza economica si arrovellano le membra per determinare soluzioni, le più variegate possibili, alla duratura crisi economica, senza peraltro riuscire ad offrire la chiave risolutiva del termine in questione. Il mondo affronta tutto ciò privo degli strumenti adeguati a fronteggiare un simile uragano, ma soprattutto privo di quell’arma

CULTURA

letale in positivo che è la speranza. Proprio in questo contesto si avverte la suggestione di un qualcosa già avvenuto, un dejà vù interiorizzato in altri tempi. Una situazione simile a quella che stiamo vivendo si verificò negli Stati Uniti nel 1929; tutto ebbe inizio il 24 ottobre, il giovedì nero, quando crollò la borsa di Wall Street a New York, causando una catena di rovesci economici nell’intero Paese e di riflesso espandendo la propria negatività al mondo intero. Anche in quell’infausto frangente i governanti e le folle apparvero terrorizzati ed incapaci di gestire una situazione senza apparente via d’uscita. La paura del presente e dell’avvenire sopraffasse un’intera generazione, tanto che quel periodo di tempo viene ricordato come “la Grande Depressione”. La politica non sapeva dove e come intervenire per cercare di tamponare la valanga della crisi economica; le folle disorientate e depresse constatavano con mano il fallimento della loro esistenza; la letteratura cantò lo svolgersi degli avvenimenti pervasa da quel realismo pessimistico permanente, non privo, però, di qualche barlume di speranza. Fra tutte le opere del tempo spicca per la sua valenza letteraria il romanzo “Furore” di John Steinbeck. In questo bailamme infelice fu eletto, nel 1932, presidente degli Usa Franklin Delano Roosevelt, il quale introdusse subito una serie di misure economiche e so-

ciali che presero il nome di New Deal (Nuovo Metodo). Il merito di questo programma fu quello di aver saputo infondere, ad una popolazione depressa e disastrata, il concetto di speranza nel domani che era andato sparendo. Memorabili le parole pronunciate dal presidente nel discorso di insediamento che val la pena di riportare: “L’unica paura di cui dobbiamo aver paura è la paura stessa”. Roosevelt e il suo Trust di cervelli elaborarono dei vasti piani di intervento pubblico nell’economia, onde poter assorbire la dilagante disoccupazione e far sì che l’alienazione sociale e psicologica non avesse la meglio sui cittadini. Il programma ebbe lunga durata e anche se non raggiunse del tutto i risultati sperati, per lo meno ebbe il merito di arrestare una situazione catastrofica ed allontanare lo spettro del baratro dalla nazione. Oggigiorno viviamo una nèmesi storica per certi aspetti identica, e per affrontarla dobbiamo innanzitutto ripristinare in noi stessi il concetto di speranza, per poter affrontare una di quelle crisi che i cicli storici periodicamente ripropongono all’umanità intera.

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A Draicchio il 1° premio fotografico “Live Sport”

“Frusley Soccer Promotion” si è aggiudicato il 1° Premio del Concorso “Live Sport” indetto dalla AICS, con il Patrocinio di Roma Capitale e del Coni. La consegna del riconoscimento è avvenuta a Roma lo scorso 16 dicembre presso la B-Gallery di Piazza Santa Cecilia, dove è stata inaugurata anche la mostra fotografica con le 40 foto più belle ed interessanti delle oltre mille che hanno preso parte al concorso fotografico “Street Soccer Cup 2011”. L’evento ha rappresentato una particolare soddisfazione per la città di Rocca di Papa visto che

la foto vincitrice (sopra) è stata scattata dal nostro concittadino Gianfranco Draicchio in occasione del “2° Frusley Street Soccer Cup - Città di Marino” del Settembre scorso. La fotografia di Draicchio è stata la più votata sia dal web che dalla giuria formata da professionisti del settore (tra cui si segnala Daniele Masala). “Ringraziamo AICS e la Giuria per la preferenza accordataci – ha dichiarato il Presidente della Frusley SP, dopo aver ritirato il premio-, lo spirito che contraddistingue tutte le nostre attività è racchiuso nell'immagine che si è aggiudicata il 1° premio”. La mostra verrà ora riproposta in modo itinerante, accompagnando AICS nelle sue numerose iniziative sportive. “A breve –ha poi concluso Draicchio-, verrà illustrato il programma della Frusley Street Soccer Cup 2012 che vedrà confermata la presenza del Gruppo Roma Radio e l’ingresso di uno sponsor tecnico di carattere nazionale”. Quindi, anche nel 2012, si tornerà a giocare in strada, con grandi e bambini protagonisti, l’area interessata (come sempre) sarà quella di Roma e dei Castelli Romani. Per saperne di più si può visitare il sito internet: www.frusley.com.


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CULTURA

Incontro ravvicinato sulla panchina al Tufo L’INTERVISTA IMPOSSIBILE “Il Processo” di Kafka

di Federico De Angelis Stava compostamente seduto su di una panchina di pietra sotto uno dei lecci che circondano la rotonda davanti al santuario della Madonna del Tufo. Mi accostai con cautela e rispettosamente cominciai a porre le prime domande. Se permette, dottor Kafka, vorrei parlare con lei de “Il Processo”, una delle opere più inquietanti ed enigmatiche che siano mai state scritte. Una domanda, prima di tutto: può dirci quale è stata la causa prossima, quella che l’ha spinto in ultima istanza a scrivere. “Rispondo volentieri, anche se mi imbarazza alquanto ritornare su fatti che avrebbero dovuto restare privati. Come lei saprà, nel luglio del 1814 fui convocato a Berlino da Felice Bauer allora mia fidanzata per chiarimenti circa il nostro rapporto e la prospettiva di un prossimo matrimonio. Nell’albergo dove era fissato l’appuntamento erano presenti anche i genitori di lei, i miei, i fratelli: una vera riunione di famiglia, in cui mi vidi imputato in un vero e proprio processo, nel “Tribunale dell’Albergo”, come lo chiamai in seguito. Fu una sensazione molto penosa, in cui mi sentii come preso in trappola, quasi strangolato. Da un lato presumevo di essere innocente, dall’altro m’avvertivo a fondo colpevole, per aver rinviato di continuo la data delle nozze. E’ una situazione che ha descritto molto bene uno dei tanti interpreti della mia opera. Elias Canetti ne “L’Altro Processo”, che credo lei abbia letto e se non l’ha fatto lo faccia presto”. Certo, l’ho letto, dottor Kafka. Ma ora vorrei entrare veramente nel testo. Può suggerirmi una chiave di lettura che vada oltre le infinite esegesi che su di lei e le sue opere sono state scritte? “Non è certo facile. Molte cose non sono chiare nemmeno a me. Mi proverò comunque a fornire qualche spunto. Lei sa che il romanzo comincia con quella frase ormai diventata celebre: Qualcuno doveva aver calunniato Joseph K., perché una mattina senza che avesse fatto alcunché di male, fu arrestato. Da qui hanno inizio le disavventure del personaggio che, avrà notato, questa volta viene denominato Joseph K. e non semplicemente K., come nell’altro mio libro “Il Castello”. Questo per dirle che in parte mi corrisponde, in parte no. C’è senz’altro un’ambiguità di fondo, tanto nella situazione all’origine della scrittura come poc’anzi le ho esposto, quanto nella scena dell’arresto: quell’intrusione di due estranei, sedicenti inviati del Tribunale, che prendono possesso della stanza, impediscono alla signora Grubach di portare la colazione, sconvolgono la vita di K., lo staccano d’un tratto da un contesto di abitudini consolidate; per

gettarlo in una condizione d’irreparabile estraneità. Il fatto è tanto fuori dalla norma che K. a tutta prima è indotto a pensare ad uno scherzo ideato dai suoi colleghi per il compimento del suo trentesimo compleanno. Perché, si badi bene, Joseph K. non è come in altri miei scritti, un emarginato, qualcuno che tenta in ogni modo di essere accettato; ma è uno stimato professionista, un procuratore di banca, che gode della fiducia di colleghi e superiori. E tuttavia è dichiarato in arresto: inutilmente K. ne chiede il motivo, il reato che gli viene contestato. I due sorveglianti non vogliono o non sono in grado di rispondere. Malgrado il suo stato non sia più quello di uomo libero, a K. è comunque concesso di proseguire la vita precedente, può tornare in ufficio, svolgervi le pratiche consuete. Ma la sua mente non è più quella di prima: il pensiero del Processo lo sfibra, diviene un’ossessione quotidiana. Studia tutti i possibili modi per uscire da quella situazione che lo assilla. In ogni caso K. è deciso a non arrendersi alla decisione piovuta dall’alto: il suo progetto sarà d’ora in poi quello di venire a capo al più presto dell’arresto immotivato, s’impegna a redigere una memoria che lo scagioni davanti al Tribunale. A complicare le cose giunge lo zio Karl, che è perfettamente edotto di quanto è successo al nipote. Lo zio gli consiglia, quasi gli impone, di prendere subito un avvocato; gli fa anche il nome, gli comunica l’indirizzo. In breve K. è catapultato in casa dell’avvocato Huld, che sia detto inter nos in tedesco vuole dire Grazia. L’avvocato soffre di cuore, è quasi sempre a letto; lo assiste Leni, un’infermiera dallo strano fascino, che nella casa ha una posizione ambigua: sembra essere l’amante dell’avvocato, non solo, ma anche dei suoi clienti”. Bene, dottor Kafka, ha esposto con chiarezza i fatti. Ma oltre la trama, che precede e si dipana ancora a lungo, può dirci qualcosa circa i personaggi che K. incontra: in particolare il pittore Titorelli e il commerciante Block? “Titorelli, certo. Pittore e ritrattista dei funzionari e dei giudici. E’ a lui che K. si rivolge per tentare un contatto con il

il Segno - Gennaio 2012

Tribunale o almeno con le cancellerie. Ma l’ambiente in cui vive Titorelli è povero e plumbeo, soffocante e mefitico. Inoltre il pittore si fa circondare da strane ragazzine, che assumono a momenti atteggiamenti eroticamente provocatori, altre volte affettano un’ambigua innocenza infantile. E tuttavia Titorelli attraverso un passaggio segreto è collegato ad un solaio, dove è situata una cancelleria del tribunale. Questo è importante: avrà notato come i luoghi dove si amministra la giustizia, sono quasi sempre dei solai, in perpetua penombra, maleodoranti, dai muri scrostati e cadenti. Sulle panche siedono persone precocemente invecchiate, ingobbite, lo sguardo vuoto, assenti; l’aria circola male, il respiro è faticoso”. Questo vorrei mi chiarisse, se possibile, dottor Kafka: perché ha voluto ambientare le sedi della Giustizia in luoghi così poco consoni, angusti, al limite della fatiscenza? “Anche qui non è facile rispondere. Ma deve cercar di capire che il Tribunale come l’ho immaginato io, è un’entità sospesa tra la Grazia e la miseria umana, in modo tale da sfuggire a una possibile comprensione. I luoghi deturpati, decadenti e oscuri, come l’infimo erotismo che vi si consuma, sono l’antitesi dell’idea d’una giustizia paludata, che si celebra in austeri palazzi. In quegli ambienti meschini agisce una Legge che persegue disegni inconoscibili dall’uomo chiuso nelle sue regole; né essa si cura delle persone per lo più umanamente indegne che l’amministrano: proprio perché la Legge emana da una realtà inafferrabile, discende sull’uomo in modo misteriosamente salvifico, rovescia i canoni di quanto è razionalmente umano, le norme etiche del convivere civile. Come ripeto in più punti del testo, il Tribunale è ovunque, tutti vi appartengono, non è possibile sottrarsi ad esso. Quando è SEGUE A PAGINA 25


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CULTURA

L’INTERVISTA IMPOSSIBILE

t ~ y t ^ é Ç t Ü Y

emesso un ordine di arresto, raramente o quasi mai si giunge a una vera e propria assoluzione, come bene spiega l’avvocato Huld; tutt’al più a un differimento senza limite, una sospensione del procedimento che lascia comunque l’imputato in balia del Tribunale, il quale può da un momento all’altro di nuovo intervenire, ordinare un altro arresto e altre udienze. Questo comprende con umiltà il commerciante Block, che da cinque anni attende la sentenza e intanto s’è ridotto ad abitare in uno stambugio nella casa dell’avvocato e subire le angherie e la umiliazione che questi gli impone”. A questo punto, dottor Kafka, non posso non chiederle qualcosa di quello che è forse il nucleo centrale, forse il momento poeticamente più alto del romanzo. Intendo alludere al Duomo e alla parabola della Legge. “Certo, dice bene. Ma torniamo ai fatti. Come lei da buon lettore sa, per un appuntamento mancato K. si ritrova nel Duomo, il cui interno è quasi totalmente al buio, una vastità oscura che qualche lume qua e là non basta a diradare. Un prete da un piccolo pulpito chiama a voce alta Joseph K. Questi si volta e si dirige verso una lampada che fiocamente dà luce al sacerdote. Dopo qualche scambio di frasi, questi comincia a narrare la

La poesia del mese

Nevicata di Anna Giovanetti

Tutta la notte tuonò ma senza pioggia ‘sì cupamente da scuoter le pareti tuoni potenti ma sommessi e quieti e lampi che chiaror davano all’ombra. Il vento, che pertanto avea soffiato

storia del contadino che si reca al palazzo della Legge: davanti alla porta si erge un guardiano di grande autorevolezza, che incute timore e rispetto. La porta è aperta, si badi bene. E tuttavia il guardiano nega al contadino di entrare, dicendo che lui è solo l’ultimo dei guardiani, che dentro ve ne sono altri molto più possenti e terribili di lui. L’uomo di campagna decide di attendere e comincia a porre domande in modo a volte fastidioso e insistente. Il guardiano risponde, ma non esaurisce mai il desiderio di sapere del contadino. Trascorrono giorni, mesi, anni. Alla fine, quando l’uomo sta per giungere alla fine dei suoi giorni, chiede con le residue forze rimaste come mai la porta fino ad allora aperta, sta per essere chiusa. La risposta chiude gli occhi al morente; dice il guardiano: questa porta era aperta solo per te, ora che stai morendo non c’è più motivo che resti ancora aperta. Questo il fatto, lo chiami pure parabola o apologo se vuole. Lei sa che dopo il racconto sorge un’accesa disputa circa l’interpretazione, in particolare sul guardiano. Chi è l’ingannatore? Chi l’ingannato? Chi è veramente in colpa? Alla fine risulta che il più colpevole è la figura all’apparenza più mite, il contadino. Il quale tergiversa, pone domande, cerca in tutti i

tacque d’incanto, per non disturbare poi repentino ripiegò sul mare e scese il silenzio nella notte fonda. Al mattino dopo una luce accecante filtrò con forza da dietro la finestre, però non c’era aria di tempesta come la notte avea fatto pensare. Con un dolce presagio dentro al cuore aprii con slancio i vetri e la persiana e mentre ovattata suonava una campana un paesaggio di sogno si mostrò ai miei occhi. La neve, che fioccava ancora lenta d’un soffice manto tutto ricopriva, ogni rumore d’incanto si attutiva

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modi di capire, esercita senza posa il suo raziocinio fino ad estenuarsi nell’indagine. Ma non rivolge la domanda fondamentale: perché quella porta resta aperta e perché a lui è vietato l’ingresso? Anzi, nella tensione di chiedere ed elucubrare, si inibisce l’azione veramente necessaria: alzarsi e decisamente entrare nel Palazzo della Legge. Ecco il punto. Fuori di metafora: entrare nella Legge per l’uomo di campagna, che è figura dell’uomo moderno e che ero io stesso al tempo della scrittura, è cosa estremamente difficile per la situazione storica in cui questi viene a trovarsi: l’allontanamento, che è già esso stesso colpa. Poi: sradicato dalla tradizione talmudica e da ogni altra, immerso in un mondo burocratico e tecnico, di abitudini codificate, che finisce per essere l’unico ammissibile, K. non può comprendere né credere alla Legge, né affidarsi umilmente ad essa. L’ulteriore sua colpa sta nel disprezzo che mostra verso il Tribunale e le persone che in esso agiscono e soprattutto nell’opporre l’alta considerazione di sé e della propria capacità razionale alla realtà sordida del Tribunale, da cui pur tra bassezze, corruzioni, sporcizia, traspare un fioco barlume di quella Legge che al fondo della coscienza K. sa essere la sola possibile salvezza. Per questo alla fine del libro che, sia ben chiaro, non è concluso come gli altri romanzi da me scritti, Joseph K. si lascia in modo quasi rassegnato condurre via dai due esecutori inviati dal Tribunale, due guitti di scarso intelletto, al limite della stupidità. Sono questi che alla fine eseguiranno la condanna in una cava poco fuori della città, conficcandogli il coltello nel cuore, “come un cane”, riesce ancora a dire K. morente. Poco prima la vittima aveva levato le braccia e aperto le dita verso una lontana finestra, da cui una figura era apparsa, indefinita, evanescente”.

Mentre mi preparavo a porre altre domande, in quanto, si sa, il testo del “Processo” è inesauribile e suscita un interminato interrogare, mi accorsi che Franz Kafka, l’autore, morto in realtà il 3 giugno del 1924, non c’era più: svanito tra lo stormire dei lecci alla lieve brezza autunnale, mentre intorno calava un crepuscolo viola. Federico De Angelis

e anche l’anima parve più leggera. Sembrò quel manto bianco sopire ogni mio affanno ogni triste pensiero d’un tratto cancellato fu come fare pace col creato che non solo tempeste ci sa dare.


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rospettive musicali t e R

MUSICA

di Massimo Onesti

Speciale Prog Exhibition IL RITORNO DELLA STORIA DEL PROGRESSIVE ITALIANO

Anche quest’anno si è svolto a Roma, al Teatro TendaStrisce di via Perlasca, il Festival Prog Exhibition, rassegna di progressive italiano, che nell’arco di due serate consecutive ha messo in scena alcuni fra i gruppi più significativi del nostro panorama prog, a cui si sono affiancati ospiti stranieri eccellenti e di grande caratura musicale. Riprendendo il discorso dell’anno passato, che ha visto la presenza di gruppi importanti come il Banco del Mutuo Soccorso, la PFM, Osanna, il Balletto di Bronzo e, fra gli altri, di giganti internazionali del calibro di Ian Anderson, frontman dei Jethro Tull, David Jackson, sassofonista dei Van Der Graaf Generator, David Cross (violino) e John Wetton (basso), provenienti dai King Crimson, quest’anno, nelle serate svoltesi il 21 e 22 ottobre, si è scelta una linea meno eclatante forse, dal punto di vista della risonanza dei nomi, ma non per questo di minore qualità. Cosicché nella prima serata si sono alternati sul palco gruppi emergenti come gli Stereokimono, una formazione art-rock tra le più interessanti degli ultimi anni, gli Oak, popolare tribute band dei Jethro Tull, esibitisi con Martin Allcock, fantasioso multistrumentista già con i Fairport Convention e membro dei Jethro Tull dal 1989 al 1991, la nuova band dei Saint Just Again di Jenny Sorrenti che ha duettato insieme al fratello Alan, il Balletto di Bronzo di Gianni Leone insieme con Richard Sinclair, bassista e vocalist di Caravan, Hatfield And The North e Camel, un’istituzione della “scena di Canterbury”; e poi alla fine gli Arti & Mestieri che avrebbero dovuto

interagire con Darryl Way, celebre violinista dei Curved Air, purtroppo non presente per problemi di salute. La seconda serata si apre con una band emergente umbra (Il Bacio della Medusa), che suona un progressive con dei richiami crimsoniani e che alterna momenti melodici con tratti più decisamente cupi e metal. Nella formazione spicca la presenza femminile di Eva Morelli ai fiati che addolcisce di molto il sound del gruppo. Iaia de Capitani, organizzatrice del Festival, intrattiene il pubblico, a riempire il vuoto mentre si cambiano gli strumenti sul palco, ricordando l’evento dell’anno scorso e raccontandoci di come quell’edizione del Festival abbia ottenuto un notevole successo tanto poi da essersene ricavato anche un cofanetto con cd e dvd a celebrarne l’evento e spiegandoci anche i motivi di una linea più contenuta quest’anno per la crisi generale che inficia naturalmente anche il mondo dello spettacolo. È la volta poi della band di Vic Vergeat, chitarrista italiano dotato di un’ottima tecnica, che nell’arco della sua lunga carriera si è alternato con diverse formazioni e anche in gruppi estemporanei formatisi con musicisti degli Aerosmith e dei Nazareth, fino a collaborare con Gianna Nannini nell’album Cuore, come autore e musicista sia in tour che da studio. Quello che ci propone Vic, alla cui band si unisce il sax energico di Mel Collins già nei King Crimson anni ‘70, è un classico blues elettrico con echi claptoniani soprattutto nelle parti melodiche. Alla fine dell’esibizione l’affabile organizzatrice ritorna ri-

chiamando Vergeat che si sofferma sul suo ultimo lavoro consistente in un doppio cd di pezzi acustici suonati in relax e come se fosse nel salotto di casa sua soltanto davanti ad un gruppo di amici. Sono in scena ora un gruppo italiano storico: i Garybaldi, che provengono da quella città di Genova, già fucina di grandissimi artisti, e che propone una classica lunga suite progressive tratta dal loro album Nuda. In questo brano sono evidenti i classici tratti distintivi prog, come gli arpeggi della chitarra, le lunghe cavalcate ritmiche con le tastiere e le chitarre a duettare e i testi evocatrici di mondi fra la fiaba e il reale. A loro si unisce la presenza funambolesca del chitarrista Marco Zoccheddu, che s’impadronisce alla grande della scena irrompendo con fraseggi solistici e ritmici e che, mandati i saluti al membro dei Garybaldi Bambi Fossati, in non buonissime condizioni di salute, presenta un bel brano molto rock del suo vecchio gruppo della Nuova Idea. Iaia nel successivo cambio palco c’introduce al gruppo, che sopraggiungerà fra poco, il Biglietto per l’inferno, rinnovatosi nella formazione e nel modo di suonare, e avvicinatosi di molto alla musica popolare; infatti i vecchi pezzi del Biglietto sono tutti riarrangiati con taglio decisamente folk; la band si presenta in scena, oltre che con i tradizionali strumenti del rock (basso-batteria-chitarretastiere), anche con strumentisti ai flauti, alle cornamuse, al violino, al contrabasso e che vede anche il leader del gruppo, Pilly Cossa, sia al piano sia alla fisarmonica. Ma la vera sorpresa consiste nel cambiamento nel ruolo della voce solista, resosi necessario perché il vecchio cantante e fra i fondatori del gruppo, Claudio Canali, già da molto tempo ha scelto di consacrarsi a una vita monastica e mistica indossando gli abiti talari; quindi viene proposta un’interessante interprete femminile, Mariolina Sala, proveniente dal mondo del jazz e del teatro e che prende il dominio della scena con grande mestiere e carisma. La cantante si muove intorno ai musicisti

il Segno - Gennaio 2012 Pilly Cossa

con grazia e disinvoltura tirando fuori dalla borsa, con cui è entrata in scena, ora un quaderno dove scrive, ora un libro, ora anche delle bolle di sapone che indirizza verso i musicisti e poi verso il pubblico: il tutto come una sorta di performance di teatro di piazza, per cui ne viene fuori un’interessante commistione artistica fra il café chantant e il teatro dove i vecchi pezzi del gruppo, rivisitati in questa chiave, rivelano uno spessore e un vigore nuovo tale da poterci far dire che il Biglietto ha una linfa ed un’energia rinnovata che potrebbe benissimo riserbarci grosse sorprese anche in futuro. L’entrata in scena del mitico chitarrista Martin Barre dei Jethro Tull è degna di un grande del suo calibro: si muove sinuosamente sulla scena e supporta il Biglietto con i suoi riff allegri e taglienti, in un brano come una filastrocca folk e poi nel successivo dove prende il sopravvento “sparando” l’intro di Aqualung dei Jethro che viene eseguita alla grande per intero insieme al gruppo e che entusiasma il pubblico non eccessivamente numeroso ma molto attento e partecipe. Nella pausa successiva alla fine dell’esibizione del Biglietto un emozionatissimo Pilly Cossa, in una breve intervista con Iaia de Capitani, ci racconta di come il gruppo, dopo un periodo di fermo, abbia ripreso a suonare proprio interagendo con una sorta di banda di musiche popolari bergamasche, la Bandalpina, che ha dato modo di far confluire, oltre ad alcuni musicisti nel gruppo, elementi folklorostici ed etnici seppure germinalmente già presenti anche nel Biglietto per l’inferno degli esordi. 1/Continua


RIFLETTORI

il Segno - Gennaio 2012

di Daniela Di Rosa

Come vorremmo vederci e come siamo nella realtà

I venti giorni (televisivi) peggiori dell’anno sono finalmente finiti! Non c’era scampo, dal mattino a sera è stato un susseguirsi di babbi natali, renne, famiglie perse ma inesorabilmente ritrovate alla vigilia del giorno fatidico, il 25 dicembre, anche se storicamente non è la data della nascita del bambinello, come Pasqua non è quella della sua resurrezione, ma al popolo della storia non gliene frega niente… molto meglio la favola. Come quella che tra il 24 e il 26 ci vuole tutti più “buoni”. E allora via le brutte notizie e abbondiamo con la melassa. Un paio di film pro-

pagandistici non li si nega a nessuno, ma che la programmazione di tutti i palinsesti si converta all’ipocrisia del volemose bene perché è Natale, oltre che assurdo è irrispettoso verso tutti quelli che non sono cattolici, o sono laici (se non atei) o solamente si rompono gli “zibidei” a vedere lo stesso stucchevole film con attori diversi! Però anche in mezzo a tutta questa neve che scende dalle stelle, confortati dal calore momentaneo delle nostre famiglie, da doni non richiesti e mai ricevuti durante il resto dell’anno (quando forse veramente servono)… La7 ripropone un gioiellino di film che

Se la pensione è un privilegio

Più si sale nella scala sociale e più certi trattamenti pensionistici appaiono scandalosi. La “pensione d’oro per eccellenza” ci dice l’Espresso di qualche numero fa, spetta a Mauro Sentinelli, classe 1947, che arriva a quota 1.173.205 euro lordi l’anno. Ovvero 3.259 al giorno. Come c’è riuscito? Sentinelli, scrive Giordano sul suo blog, “… quando è andato in pensione guadagnava 9 milioni di euro l’anno e si è avvalso della facoltà di passare dalla gestione speciale del fondo telefonici, che paga i contributi solo sulla retribuzione base, a quella obbligatoria dell’Inps, che prende in considerazione anche le altre voci della busta paga, a partire da benefit e stock option…”. Dietro Sentinelli, un altro “telefonico”, Alberto De Petris, classe ‘43 con 653.567 euro lordi/anno, Mauro Gambaro, classe 1943, ex direttore generale di Interbanca oggi all’Inter, con 665.084. L’ex presidente Carlo Azeglio Ciampi cumula 360.000 euro/anno tra Bankitalia, Inps e indennità da parlamentare. Oscar Luigi Scalfaro, oltre all’indennità di palazzo Madama (250.000 euro/anno circa) prende 60.000 euro/anno circa dall’Inpdap per avere esercitato l’attività di magistrato per tre anni (dal di 1943 al 1946). Lamberto Dini Ermanno incassa oltre 570.000 Gatta euro/anno circa tra Bankitalia, Inps e Senato. Giuliano Amato invece cumula oltre 400.000 euro/anno tra Inpdap e Parlamento. La Pulce

il T o c c o

il più delle volte rispecchia a pieno la famiglia, non solo italiana ma mondiale, Parenti serpenti! Grande regia e grande film, se non fosse per il finale troppo grottesco e di coseguenza falso! Non so se lo avete visto, ma i due anziani genitori sono lo specchio della nostra società che vede proliferare case di cura e ospizi dove parcheggiarli fino alla morte. E quei figli siamo proprio noi, quanto amore all’inizio e quanto squallore e ipocrisia alla fine… ecco, proprio la fine. Io ho immaginato la mia: i genitori non saltano in aria per una bombola difettosa con la complicità dei figli, ma ascoltano casualmente i loro discorsi, i loro tradimenti, le loro miserie, si stringono piangendo, si infilano il cappotto, il cappello, la sciarpa e tenendosi per mano si allontanano nel buio della sera con la neve che scende dalle stelle. Ma è troppo triste, voglio lasciarvi con un altro bellissimo film mandato in onda in quei venti noiosi giorni, Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, dove una donna infelice e sovrappeso, conosce in un ospizio una dolce vecchietta (foto sopra) che le racconta il suo passato e fa riscoprire alla donna la gioia di vivere, lì non cambierei il finale, è perfetto così: la giovane prende per mano l’anziana sconosciuta, la porta con se e le spiega che grazie a lei ha capito per che cosa vale la pena vivere, gli amici!

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L’angolo della psicologia A cura della dott.ssa Bruna Benelli

I disturbi d’ansia

Il nostro Paese sta vivendo una situazione difficile, sembrano esserci poche speranze per il futuro, soprattutto per i giovani c’è molta preoccupazione. In questo clima possono aumentare i disturbi d’ansia, come il “disturbo d’ansia generalizzato”, il “disturbo di panico senza agorafobia” o con “agorafobia” (paura degli spazi aperti, che può diventare estremamente paralizzante impedendo alla persona che ne soffre di uscire di casa), “disturbo acuto da stress”, le fobie specifiche, per citarne solo alcuni. In molti di questi disturbi si manifestano attacchi di panico e agorafobia, che il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, DSM-IV-TR definisce nel modo seguente: “Un Attacco di Panico corrisponde a un periodo preciso durante il quale vi è l’insorgenza improvvisa di intensa apprensione, paura o terrore, spesso associati con una sensazione di catastrofe imminente. Durante questi attacchi sono presenti sintomi come dispnea, palpitazioni, dolore o fastidio al petto, sensazione di asfissia o di soffocamento, e paura di “impazzire” o di perdere il controllo”. “L’Agorafobia è l’ansia o l’evitamento verso luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto in caso di un Attacco di Panico o di sintomi tipo panico”. Questi disturbi possono essere di ostacolo alla conduzione serena della propria esistenza, si raccomanda quindi, prima che la situazione peggiori, di rivolgersi a un esperto, come uno psicologopsicoterapeuta, tenendo presente che i farmaci (che possono essere prescritti solo dal medico) curano i sintomi, ma non le cause dei disturbi. Per scrivere alla dott.ssa Benelli: dottoressabenellibruna@ virgilio.it


il Segno dei tempi il Segno - Gennaio 2012

nei disegni del Maestro Franco Carfagna

In questo numero il maestro Carfagna, ispiratosi al murales realizzato nel centro storico dal bravo Riccardo Blasi (nipote di “Frosciò”), intende parlarvi del “gioco del cacio”, facendolo scoprire soprattutto ai più giovani che non hanno avuto la fortuna di assistere a queste gare coinvolgenti. Le sfide, la sera prima, si concordavano all’osteria davanti a un buon litro di vino rosso. Quando tutti si sentivano pronti, venivano scelti i tiratori dopodiché si cominciavano a raccogliere i fondi

Il tiro del cacio

per acquistare la forma di cacio dal pecoraro. In base alla forza dei tiratori veniva stabilito il peso della forma, che poteva andare dai 5 ai 10 chilogrammi ma anche di più. I soldi versati erano le quote delle scommesse. Prima di iniziare la gara bisognava accordarsi su un aspetto fondamentale: se la forma di cacio si spaccava, veniva spartita in parti uguali, e la gara continuava “co’ u ruozzulò” (un tronco di castagno a forma di ciambella… ma senza buco… della grandezza della

Ultima pagina

forma). Di solito le gare si svolgevano la domenica mattina, perché il pomeriggio era d’obbligo seguire le partire della “gialla” (la squadra di calcio dei “Canarini Rocca di Papa”). All’ora stabilita, a Valle Pantanu, cominciavano ad arrivare i tiratori e gli scommettitori oltre a una marea di tifosi e curiosi. I “botatori” (quelli che allenavano i “tiratori”) dovevano portare con se “la stroppa”, uno spago di circa 4 metri con attaccato (a seconda della circonferenza della forma e della mano del “tiratore”) “u mazzangulu”, ossia un pezzo di legno (cm 10x4x4) che serviva a far aggrappare le dita e sbilanciare il cacio. La “stroppa” in ogni fase di “botatatura” (avvolgimento) doveva essere lisciata con erba fresca per farla ben aderire alla forma. Poi il “botatore” proseguiva indicando al “tiratore” la strada migliore per il lancio, che comunque doveva passare tra le sue gambe. Dopo una breve rincorsa e un urlo feroce la forma di cacio, in gran velocità sull’erba, si sgretolava. Il traguardo era stato segnato in precedenza con un albero, prima in salita e poi in discesa. Vinceva chi, all’ultimo tiro, mandava la forma più lontano. Per segnare i tiri si utilizzava “u zeppu” piantato a terra. Infine, la sera, tutti gli scommettitori vincenti andavano all’osteria per spartirsi le quote di cacio. E dall’osteria si ripartiva programmando altre gare, con gli sconfitti che chiedevano subito la rivincita.

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico giungere che non solo il borgo scienza se ancora ne avete, che la polemica su come è stata geDALLA SVEZIA è nelle condizioni in cui è stato qui tra stranieri ed immondizia stita l’emergenza. Infuriati, i CON AMORE Grazie infinite per “il piccolo citato... cioè sporco, ma tutto il dovremo cambiare il nome al cittadini. Ma come l’avete gestita questa Segno” che leggo con grande paese lo è, basta andare in via nostro paesetto. Inviata tramite mail neve? Le previsioni erano interesse. Avete degli ottimi Roma, alle scalette che stanno chiare e non avete neanche collaboratori che sanno met- dietro il comune vecchio, via pensato a mandare i mezzi tere in evidenza i problemi del Palazzolo e i boschi intorno, e NEVE E DISAGI... spargisale… vero è che ad luogo e soddisfano le esigenze dentro la funicolare, ecc. Qui UN FILM GIA’ VISTO dei lettori. Vivendo all’estero i non cito tutte le zone perché «Giornate di ordinaria follia». oggi (martedì 20 dicembre), vostri articoli mi fanno sentire chi è di dovere le conosce! Ma Così si possono definire i alcune strade, messe in sepiù vicina alla realtà italiana fa finta di no dato che sta tutto giorni più lunghi della citta- condo piano da chi gestisce ben diversa dalla nostra. Buon il giorno al bar a prendere caffè dina di Rocca di Papa a causa questi casi, sono ancora una lavoro e tantissimi auguri per e poi quando si ricorda “forse” di un’abbondantissima nevi- bellissima pista di pattinaggio cata che ha interessato la città (in salita e in discesa). E chi dile prossime feste al Direttore e fa un giro. La colpa non è solo di chi non dalle 9 di domenica 18 dicem- strugge il proprio mezzo per a tutta la redazione. Luciana Szomory Bacci pulisce ma anche di chi sporca, bre fino alle 22. I giorni più bisogni impellenti, a chi deve italiana residente in Svezia però tra l’uno e l’altro c’è lunghi per questa cittadina rivolgersi? molto menefreghismo... allora completamente piegata sotto la Alessandro Valle per concludere, carissime per- neve. Si ferma tutto: i bus, il LA FORTEZZA sone interessate (ma non tanto) traffico sui viali, le ambulanze GRAZIE PER E DINTORNI Ho letto l’articolo (si tratta di vergogna! Ci facciamo ricono- che non riescono a raggiungere IL SEGNO... A CASA una lettera, n.d.d.) pubblicato scere anche da Milano e chissà coloro che ne hanno bisogno e Vi ringrazio per il servizio che sul numero di dicembre 2011, da quante altre parti d’Italia… chi deve recarsi al lavoro ri- offrite nel darmi la possibilità quello intitolato “La Fortezza e poi ci lamentiamo che a schia la vita a causa di incurie di leggere comodamente “il è aperta o no?” e l’ho trovato Rocca di Papa non c’è turismo. varie di terzi. E dopo i disagi, piccolo Segno” a casa. Giovanni Succurro molto interessante. Volevo ag- Ma fatevi un esame di co- tantissimi, dovrebbe scoppiare


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