Il Segno Aprile 2014 - I

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il Segno PICCOLO

...quello che gli altri non scrivono...

Antenne la farsa continua www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

quindicinale indipendente

Anno XIII, n. 7 - 1/15 aprile 2014

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Parcheggio interrato pia.zza C. Villa

I problemi di sempre e i cittadini scrivono

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L’iniziativa In attesa della di Sel... ma il rivoluzione sindaco non c’è Cinque Stelle

Spariti i gatti di viale S. Spaventa La proprietaria chiede aiuto A pagina 13

Alla scoperta del nuovo Gastrorante “Belvedere”

10 domande A pagina 12

al sindaco Boccia

che attendono una risposta da 135 giorni

A pagina 10

Alle pagine 6 e 7

A pagina 11

A pagina 8

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ATTUALITÀ

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il Segno - 1/15 aprile 2014

La grande bellezza tra decadenza, voyeurismo... e il fascino di Roma

Il recente Oscar vinto dal film di Sorrentino è una metafora dell’Italia

di Marcello Loisi Finalmente, l’Oscar torna a premiare il cinema italiano. La grande bellezza di Sorrentino porge allo spettatore la versione aggiornata e sconvolgente de La dolce vita felliniana, con un Toni Servillo nei panni del re della mondanità capitolina. Jep Gambardella, un critico teatrale con un passato da scrittore, ma soprattutto protagonista e organizzatore di feste ed eventi riservati all’èlite culturali romane, composta da artisti, critici, cardinali e personaggi della televisione. Le scene delle feste sono tra le più importanti del film: musica commerciale, alcol, promiscuità; il folle e incessante ritmo delle casse echeggia e si fa più forte nei corpi degli invitati, che si dimenano in un rito dai toni estremi e decadenti. Si tratta del rito compulsivamente reiterato dell’allontanamento della morte che visita regolarmente i personaggi di questa storia. La morte è uno dei temi portanti del film ed è al centro della scena del funerale. Un giovane ragazzo si toglie la vita e Jep si prepara alla cerimonia parlando con una donna – anche lei prossima alla morte – esponendole alcune riflessioni, come quella secondo la

il Segno

Toni Servillo

quale anche un funerale è un palcoscenico, dov’è possibile mettersi mestamente in mostra, senza però rubare la scena ai parenti del defunto. La morte è intesa come estrema occasione di visibilità sociale, mondana, come riflettore sull’effimero e tomba della bellezza. Anche se gran parte delle sequenze del film offrono una visione decadente e per certi tratti trash di questi ricchi e rilevanti personaggi, persi tra esibizionismo e voyeurismo, il nocciolo dell’opera di Sorrentino rimane, indiscutibilmente, la bellezza. Il protagonista, anche se inabissato nel vortice della mondanità, non smette di riconoscere ed amare quella Roma affascinante e magnifica che già Fellini seppe avvolgere tra le spire di celluloide ed offrirla a tutto il mondo. Jep pas-

PICCOLO

REDAZIONE Patricia Antolovic, Mauro Artibani, Bruna Benelli, Federico De Angelis, organo quindicinale Giulia De Giorgi, Daniela Di Rosa, dell’associazione culturale Paola Gatta, Mauro Giovanelli, “Editoriale il Segno” Anna Giovanetti, Toshi Kameda, C.F. 92028150586 Marcello Loisi, P.IVA 12706861007 Camilla Lombardozzi, Registrazione Tribunale Nanci Marietto, Loredana Massaro, di Velletri n. 5/02 Noga (Gabriele Novelli), del 19/02/2002 Massimo Onesti, Sergio Rasetti, Annarita Rossi, Paola Rufini, DIREZIONE Vincenzo Rufini, Via dei Monti, 24 - Rocca di Papa Maria Pia Santangeli, Luigi Serafini, Roberto Sinibaldi, Gennaro Spigola, DIRETTORE Sandro Tabellione, Alessia Tino, RESPONSABILE ilsognatore Andrea Sebastianelli

seggia in una capitale immersa in una notte eterna, tinta di quei colori che un turista non vedrà mai, anch’egli coinvolto in un incessante flusso di persone e cose che si fondono e confondono tra loro. Le scene del film si spostano dagli osceni incontri festaioli ai Musei Capitolini, dai matrimoni pacchiani agli splendori delle piazze romane. La stessa terrazza di Jep, teatro delle feste più “riuscite”, si affaccia sulla tragica bellezza del Colosseo, trascurato e relegato a sfondo piatto dei bassi sfoghi delle celebrità del momento. Qualsiasi sia l’opinione su questo film, si tratta di un’opera importante per l’Italia, invitata a riflettere su sé stessa, sui suoi modelli e comportamenti, sulla sua eredità e su quanto rimane di essa.

ILLUSTRAZIONI Franco Carfagna, Ermanno Gatta ilpiccolosegno@libero.it

Manoscritti e foto anche se non pubblicati non si restituiscono. Il contenuto degli articoli, dei servizi, le foto ed i loghi, rispecchia esclusivamente il pensiero degli artefici e non vincola mai in nessun modo il Segno, la direzione e la proprietà. Stampa: Il Torchio Arti Grafiche Via Sublacense, km 13,600 Subiaco (Rm) - Tel. 0774-822252

IL SEGNO NON USUFRUISCE DI ALCUN FINANZIAMENTO PUBBLICO SOTTOSCRIVI PER IL SEGNO: Banca di Credito Cooperativo dei Castelli Romani IBAN: IT-12-Q-07092-39230-000000110977

A proposito del libro sugli artisti

Una doverosa precisazione di Novelli

In relazione al Volume/Catalogo dal titolo “Echi di ieri/Espressioni di oggi”, finito di stampare nel dicembre 2013 e ufficialmente presentato il 22 gennaio scorso, chi scrive avverte la necessità di puntualizz a r e quanto segue: 1°- leggendo la nota a pag.138, Gabriele Novelli contrariamente a quanto sembra, lo scrivente non collabora da tempo al giornale locale Il Moggio di Città della Pieve. Collaborazione per altro a suo tempo non proposta come parte del materiale da inserire eventualmente nel volume in oggetto. 2°- Il quadro riprodotto a pag.139, privo di didascalìa esplicativa che ne specifichi, quanto meno, l’ispirazione ai lavori del pittore Egon Schiele, è parte di una serie di quadri da mantenere completa e del quale quadro non ne era stata proposta la riproduzione. Mentre l’altro quadro (pag.138), è privo del titolo: “Mondine”. 3° - Visto il tempo trascorso fra la prima presentazione, 13 maggio 2011, e la stampa definitiva del volume in parola, dicembre 2013, sarebbe stato forse utile informarsi, prima di andare in stampa, se vi fossero aggiornamenti da apportare. Tanto per una puntualizzazione dallo scrivente ritenuta necessaria. Gabriele Novelli


il Segno 1/15 aprile 2014

ATTUALITÀ

Bellezza e legalità, un binomio vincente

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La “scala dei turchi” a Realmonte (Agrigento)

Il tema è stato trattato dall’associazione “Frascati Poesia”

di Patricia Antolovic Bellezza e legalità, questo il tema affrontato durante un incontro organizzato dall’Associazione Frascati Poesia, più precisamente “La bellezza maestra di legalità”. Argomento sorprendente, che sul momento può lasciare molto perplessi. Bellezza e legalità, due termini apparentemente non conciliabili. L’uno, la bellezza, forse più soggettivo, si riferisce alla sfera personale, emotiva; l’altro, più oggettivo, rileva dalla sfera sociale, riguarda il rispetto delle regole per il vivere insieme. Ma sviluppando l’argomento ci si accorge che i due termini sono infinitamente legati. La bellezza ambientale, culturale, sociale... porta al rispetto dell’altro, delle cose, del territorio, delle strutture: un ambiente bello fa riposare l’occhio, la mente, libera energie positive... Al contrario la bruttezza dà un senso di rigetto, dà una connotazione negativa, crea violenza, sottocultura, impedisce agli individui di emanciparsi. La legalità è il fondamento della democrazia, del vivere insieme, favorisce la convivenza civile. Il rispetto delle regole è il rispetto dell’altro: nella Terra dei fuochi, il mancato rispetto delle regole ambientali e non solo, ha contribuito a provocare danni sia alle persone che al ter-

ritorio, togliendo il senso di bellezza e di sicurezza che ognuno deve avere nel luogo in cui vive. Senza il rispetto delle leggi, si sviluppa l’illegalità, la società diventa caotica, ingiusta, favorisce il prepotente a discapito del più debole. Insomma, la società diventa antidemocratica e “brutta”. Si possono dunque abbinare “bellezza e legalità” e “brut- Caos cittadino in piazza a Rocca di Papa tezza e illegalità”. Che conseguenze può avere rivo... tutto ciò crea stress, faquesto ragionamento sulla no- tica e incertezza. C’è un esempio ancora più constra quotidianità? Pensiamo, per esempio, a creto: immaginiamo una strada quelle periferie degradate, ab- cittadina... bandonate dalle istituzioni, Strada ben asfaltata, con un dove spesso si sviluppa la cri- marciapiede pulito, curato, ceminalità. Pensiamo alla bel- stini posti regolarmente, maclezza del territorio, a quella che chine parcheggiate negli una volta si chiamava “la cam- appositi spazi, qualche fioriera, pagna romana”, oggi ridotta a qualche albero... tutto ciò peruna continuità di costruzioni mette una passeggiata piace“in mezzo al deserto” senza ser- vole in sicurezza. vizi, collegamenti... con tristi Ma se questa stessa strada si cartelli “vendesi”. Tutto questo presenta piena di buche, marha poco a che vedere con la bel- ciapiede inesistente o, quando lezza della campagna, se cam- c’è, invaso da rifiuti e auto parcheggiate che ne impediscono pagna ancora è. Pensiamo al sistema del tra- il normale percorso, la passegsporto locale, al viaggio quoti- giata diventa un’odissea. diano dei pendolari in treni In quale situazione vorreste trovetusti, sporchi, senza rispetto varvi? Io non ho dubbi, la dell’orario di partenza e di ar- prima, ma questa scelta implica

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il rispetto delle regole da parte di tutti, rispetto del codice della strada da parte dei cittadini, della verifica dei lavori appaltati da parte dell’amministrazione comunale (senza i dovuti controlli, i lavori mal-eseguiti possono provocare gravi danni alla comunità). In questa situazione il rispetto delle regole, dunque della legalità, ha dato ai cittadini una bella strada dove passeggiare, avere momenti di condivisione, creando così legami sociali e favorendo l’economia, visto che la passeggiata permette di guardare le vetrine, di soffermarsi e compiere qualche acquisto... Bellezza e legalità… un motto per tutti, cittadini e politica, al fine di uscire da questa crisi economica e sociale.

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da Tokyo Toshi Kameda In questo periodo il Giappone è pieno del colore rosa della fioritura dei ciliegi e la gente si reca in diversi luoghi per poterne godere tra una mangiata e una bevuta. Questa è la nostra usanza, “Ohanami”. Di solito, in questo periodo, mi trovo a Rocca di Papa ma purtroppo quest’anno gli impegni politici non me lo hanno permesso. E perciò vi scrivo da qui. Siamo al terzo anniversario della tragedia dello tsunami e del disastro nucleare del marzo 2011. Sono passati tre anni, non so se siano tanti o pochi. A volte ci si accorge che i ricordi sbiadiscono mentre la maggior parte della popolazione è presa dalle vicende quotidiane. Però i problemi stanno ancora tutti lì in attesa che la normalità ritorni. Fin’ora in tre province sono stati accertati 15.884 morti immediate, 2.633 persone disperse e 2.973 decedute dopo l’11 marzo. Nella provincia di Fukushima la situazione è ben diversa. Ad esempio i “deceduti collaterali” superano il numero delle vittime a causa delle condizioni che hanno privato 140mila giapponesi di poter fare ritorno nelle proprie case. A oggi sono circa 267mila i rifugiati costretti a vivere in abitazioni provvisorie visto che solo il 9% delle case necessarie è stato realizzato. La ricostruzione vive una fase di difficoltà e cominciano a mancare i materiali e la mano d’opera. In più c’è anche l’aumento dei prezzi a causa della domanda crescente per i Giochi olimpici (vedi il numero di ottobre). Altro che “Olimpiadi per la ricostruzione”… solo per gli affari. La decontaminazione continua ma le zone contaminate sono ancora tante. Dal primo aprile, finita la decontaminazione, sono potuti tornare a casa i cittadini del comune di Tamura, una zona in cui vigeva il divieto di accesso, anche se più della metà delle famiglie (soprattutto quelle con bambini) hanno deciso di non tornarci per il timore delle radiazioni. Il governo concede il via libera solo se la radioattività scende sotto i 20 millisievert

DIRETTA da TOKYO

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Contro il nucleare, dentro il nucleare

Con i fiori di ciliegio arriva il 3° anniversario

annui, anche se questo limite è contestabile (vedi il numero di luglio-agosto 2011). Negli ultimi tempi non fanno più notizia i cibi contaminati. Ciò non vuol dire che si può mangiare tutto con tranquillità ma solo che i controlli, fatti in modo più organizzato, hanno evitato ai cibi contaminati di finire nei mercati. Si possono mangiare pietanze contaminate se poste sotto i 100 becquerel (vedi il numero di maggio). Intanto, continuano con difficoltà le operazioni alla centrale nucleare Fukushima. Ogni giorno, dopo il raffreddamento dei reattori, si accumulano 400 tonnellate di acqua radioattiva che spesso finisce nelUna delle manifestazioni l’ambiente. di marzo contro il nucleare Nonostante tutto, però, si avvicina la prima probabile riattivazione (già da quest’estate) della centrale nucleare Sendai nella provincia di Kagoshima, a sud del Paese, a cui ne seguiranno altre. Contro questo tentativo il 16 marzo scorso nel capoluogo della provincia 6mila cittadini hanno manifestato il loro dissenso. L’8 e il 15 marzo è stata una settimana anti-nuclea-

La prima pagina del quotidiano Asahi dell’11 marzo scorso

rosta con diverse manifestazioni: a Tokyo il giorno 9 hanno manifestato, per dire “no” alla politica pro-nucleare, 32mila persone, mentre il 15 erano in 5.500 (più altri 5mila a Fukushima). Si è manifestato non solo in Giappone ma anche in Asia (Korea del Sud), negli Stati Uniti e in Europa (Francia, Gran Bretagna e Germania). È preoccupante anche un altro dato: il tumore tiroideo è stato diagnosticato a 74 bambini, compresi quelli già sospetti tra i 254mila di Fukushima. La percentuale è elevatissima se si pensa che in media sono uno o due su un milione. Qual’è la nostra responsabilità di fronte a tutto questo? «La parola “responsabilità” ha due significati», ha detto davanti ai manifestanti del 15 marzo lo scrittore giapponese Kenzaburō Ōe (premio Nobel per la letteratura) riferendosi alla riattivazione delle centrali, «una responsabilità che il premier Abe può assumersi quando un suo piano fallisce ma ve n’è anche un’altra, da assumersi davanti alle future generazioni». A noi non interessa della responsabilità politica ma di quella umana. toshiditalia@yahoo.co.jp


il Segno 1/15 aprile 2014

INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 31 gennaio 2014 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.712 (maschi 8.233; femmine 8.479). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.304.*

ROCCA DI PAPA notizie, informazione, attualità

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NUMERI UTILI

Clinica San Raffaele: 06-9428601 Comando Carabinieri: 06-94749007 Polizia Municipale: 06-94286134 Centralino Municipio: 06-942861 TAXI Mario: 346-3684911 06-9499151 (casa)

La “Commissione anti-antenne” chiede aiuto ai tecnici antennari *dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

di Roberto Sinibaldi Nel numero scorso del giornale abbiamo ripercorso vent’anni di commissioni per le antenne a Rocca di Papa. Vent’anni di riunioni che purtroppo si sono rivelate inconcludenti e che, di fatto, non hanno spostato di un millimetro il problema delle emissioni elettromagnetiche. Anzi, addirittura una commissione, quella messa in piedi nel dicembre 2010, concluse che per le emissioni andava tutto bene. Giusto un anno fa, il 2 maggio 2013, all’università La Sapienza di Roma ci fu un convegno sull’inquinamento elettromagnetico. Diversi studiosi si pronunciarono a favore del principio di precauzione. Il dottor Marinelli del Consiglio Nazionale delle Ricerche dichiarò: “ci sono evidenze scientifiche che la radiazione sia un rischio per la salute dei cittadini di Rocca di Papa”. Allora che fanno i nostri amministratori? Nulla di nulla. A distanza di circa un anno, tra le richieste soprattutto della minoranza consiliare, nel marzo scorso l’amministrazione comunale si inventa un’altra bella commissione: la “Commissione speciale antenne”. Nella

di Papa, operano per conto delle società che gestiscono i tralicci a Monte Cavo. Siamo all’ennesimo caso di conflitto di interessi che caratterizza l’amministrazione comunale. Con quale autonomia, con quale terzietà, con Il groviglio di cavi e tralicci a Monte Cavo quale indipendenza potrebbero esprimersi se sì, di quanto? Si possono sulla eventuale pericolosità fare dei controlli in continuo, degli impianti? È il classico ossia 24 ore su 24, fatti da caso in cui si domanda all’oste un’autorità indipendente, senza affidarsi a chi lavora con gli anse il vino è buono. La realtà delle cose ci dice che tennari? È certamente questo la commissione antenne è par- quello che interessa i nostri tita male. Sembra più indiriz- concittadini. zata a blandire, a sfiorare le Invece dobbiamo assistere ai responsabilità. Non vorremmo lavori di una commissione, che che perdesse altro tempo per ri- già di suo è composta da policominciare accertamenti già tici. Tutti o quasi digiuni di competenze specifiche, che “accertati”. La mappa delle antenne più stanno lì a rappresentare i volte pubblicata da questo gior- gruppi che ce li hanno messi e nale potrebbe essere un punto che per di più sembrano protesi di partenza, ma quello che inte- a coltivare consensi elettorali ressa veramente è conoscere il chiamando questo o quello a grado di inquinamento elettro- far parte della commissione. magnetico delle antenne. Supe- C’è qualcuno che tenti di risolrano sì o no i livelli di legge? E vere il problema? Ristorante Pizzeria

LA LONGARINA “lunedì digiuno”

APNU

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maggioranza tutti a sbrodolarsi autoincensamenti. Prima ancora di cominciare già si davano la medaglia! Il 4 aprile c’è stata la prima riunione della commissione. Secondo quanto stabilito dalla deliberazione che l’ha istituita, la stessa commissione ha il potere di “convocare gli operatori del settore delle telecomunicazioni per chiedere chiarimenti e per ottenere documenti sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista urbanistico sia dal punto di vista elettromagnetico”. E chi convoca la commissione? Cinque persone di cui quattro tecnici che lavorano a Monte Cavo, ai quali la commissione non richiede i curricula. Sono verosimilmente quattro tecnici incaricati della manutenzione, referenti dei gestori delle antenne. Non qualche responsabile a cui domandare come mai a Monte Cavo ci sono degli impianti che il Consiglio Nazionale delle Ricerche reputa “un rischio per la salute dei cittadini di Rocca di Papa”. Non qualcuno a cui chiedere con quali autorizzazioni i tralicci stanno lì. Non qualche tecnico che possa esibire credibili dati di rilevamenti effettuati in vetta sulle emissioni elettromagnetiche. I quattro tecnici, tutti di Rocca

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ROCCA DI PAPA Diversi gli esposti presentati anche dal consigliere comunale Emanuele Crestini

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Le relazioni della Polizia Locale sulle condizioni del parcheggio

di Luigi Serafini Fin dalla sua inaugurazione, avvenuta in pompa magna il 28 gennaio 2008 (anche se l’apertura vera e propria avvenne ben 7 mesi dopo!), il parcheggio interrato di piazza Claudio Villa continua a far discutere. Più volte, sulle pagine di questo giornale, ci siamo occupati dei vari aspetti che compongono una delle opere pubbliche più contestate degli ultimi vent’anni, a cominciare da quello della sicurezza. Un tema importante su cui, oggi, è il caso di ritornare visto che la domanda da fare è: il parcheggio garantisce e tutela i cittadini che usano quotidianamente tale struttura? Lo spunto ci viene offerto non solo dalle tante denunce presentate dal consigliere comunale Emanuele Crestini, ma soprattutto dalle relazioni presentate dalla Polizia Locale di Rocca di Papa circa 5 mesi fa e venute alla luce solo oggi. In quelle relazioni, datate 3 settembre e 16 novembre 2013, il Tenente Marina Giunti chiede a sindaco, assessore e comandante dei Vigili, di assumere provvedimenti per mettere in sicurezza il parcheggio che, nel frattempo, continua ad essere frequentato da auto e cittadini/utenti. L’ultima segnalazione, quella di novembre, riguarda le pessime condizioni igienico-sanitarie delle scale di accesso che si presentato spor-

che e maleodoranti per le quali non si riesce a capire a chi spetti intervenire. Alla ditta che gestisce la struttura? Al comune? Alla società che svolge il servizio rifiuti? Non si sa ma intanto le scale restano praticamente impraticabili, sporche di urina e rifiuti. Ma oltre a questi problemi ne sorge un altro, quello dell’impossibilità per i disabili di accedere nell’area, visto che “l’unica via d’accesso pedonale, per chi intende andare presso l’ufficio degli ausiliari del traffico, è improponibile in quanto si tratta di scale che oltre ad essere continuamente oggetto di lamentele da parte degli utenti perché luride […], non sono accessibili da persone che si trovano su carrozzine, da persone diversamente abili, da anziani, ecc.”. “Inoltre -si legge nella nota- è im-

Il parcheggio interrato di piazza Claudio Villa

possibile utilizzare l’ascensore perché da molto tempo risulta essere rotto”. Infine, dulcis in fundo, la seconda porta di uscita d’emergenza (quella posta in fondo al parcheggio), segnalano i Vigili, è sempre chiusa. La questione è seria essendo

Sabato la presentazione al centro anziani

Ecco l’Università Popolare

Sabato 12 aprile alle ore 18.30 ci sarà la presentazione pubblica dell’Università Popolare di Rocca di Papa, un’associazione di promozione e diffusione culturale che vuole portare anche a Rocca un modello già felicemente sperimentato in altre città. Lunedì 14 aprile (ore 17.30), inoltre, la Biblioteca comunale di viale Enrico Ferri, ospiterà la prima attività pubblica dell’associazione, una conferenza sulla Crimea tenuta, tra gli altri, dal nostro Vincenzo Rufini, che è sempre piuttosto restìo ad autopubblicizzarsi, benché l’occasione lo riterrebbe opportuno. Tutti sono invitati a partecipare. Non mancate!

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un’area che ospita decine di autovetture, giorno e notte, 24 ore su 24. Ricordiamo che già nell’aprile del 2010 evidenziammo le stesse problematiche che, a questo punto lo possiamo dire, tornano a verificarsi ripetutamente e periodicamente, segno che la gestione della struttura presenta delle falle sulle responsabilità e i ruoli da coprire. Non solo. Il 18 febbraio 2013 il parcheggio venne addirittura chiuso per due mesi proprio per eseguire lavori di riqualificazione essendo subentrata una nuova società nella gestione, la Elettronica Effemme. Dopo un anno, stando alle relazioni dei Vigili e agli esposti del consigliere Crestini, la situazione è tornata al punto di partenza con gravi problemi igienicosanitari e di sicurezza per automobilisti e cittadini.


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ROCCA DI PAPA

La “questione” del parcheggio Claudio Villa va subito risolta

L’articolo sul parcheggio interrato ha destato molto interesse tra i cittadini

di Sergio rasetti Dopo l’articolo apparso sul precedente numero del Piccolo Segno, in relazione alla necessità di garantire a tutti i richiedenti l’accesso all’abbonamento mensile per la sosta nel parcheggio interrato di piazza Claudio Villa, le reazioni degli attuali abbonati e quelle degli aspiranti si sono manifestate vivaci e con diverse argomentazioni. Alcuni sostengono che i residenti nei pressi della struttura dovrebbero avere la precedenza. Altri sono per la precedenza a chi ha subito i disagi della costruzione durata anni. Qualcuno denuncia danni da infiltrazioni di acqua nelle fondamenta dei palazzi attigui perché la cassa di cemento della struttura ha deviato acque sotterranee (potrebbe essere anche questo un motivo per ottenere una precedenza?). Tra gli aspiranti prevale ottimismo: tra poco toccherà anche a loro. Naturalmente ogni opinione dovrebbe essere ascoltata per arrivare a un regolamento, se possibile, condiviso da un’ampia maggioranza di utenti. Comunque, esso dovrà necessariamente consentire, a chiunque ne faccia richiesta nei tempi e nei modi da studiare, l’accesso alla struttura, così come accade per i fortunati utenti attuali. Per quanto riguarda eventuali diritti di precedenza, sarà difficile prevedere agevolazioni per gli abitanti vicini, per quelli che

LA LETTERA/1

“Abbonamenti anche per le strisce blu di superficie”

Scrivo in merito all’articolo di Sergio Rasetti sul parcheggio interrato di Rocca di Papa apparso sull’ultimo numero di marzo. Si potrebbe prevedere anche la possibilità di acquistare abbonamenti per le strisce blu di superficie. Abbonamenti quotidiani, settimanali e mensili. Tariffe su misura per residenti e per chi lavora a Rocca di Papa. L’acquirente espone il tagliando sul cruscotto e parcheggia dove trova posto, sulle strisce blu. E mettiamo il caso che tutte le strisce blu fossero occupate, il nostro automobilista nulla avrebbe a pretendere, avendo accettato questa possibilità al momento dell’acquisto del tagliando stesso. Che poi non mi sono inventata niente, questa cosa già si fa in altri Comuni. In alcuni casi si può pagare la sosta con una App sullo smartphone o con un sms, ma non si deve arrivare a tanto, basterebbe una gestione più orientata all’utente, che non necessariamente ambisce a un posto nel parcheggio interrato, fra cancelli, telecomandi ecc. Molti utenti vorrebbero, semplicemente, evitare di pagare 80 cent/ora, sia per la cifra, assolutamente sproporzionata rispetto al costo dei posti interrati, sia perchè ogni giorno bisogna farsi il conto, portarsi appresso gli spiccioli, e poi se si deve andare via prima si perdono i soldi già pagati. Questa soluzione sarebbe vantaggiosa anche per chi gestisce le strisce blu, potendo contare su maggiori entrate, derivanti dalla differenziazione dell’offerta. Saluti. Mariangela Camodeca

hanno subito disagi durante i lavori di costruzione o conseguenze negative a costruzione avvenuta. Sarebbe come se i residenti nei pressi dei cantieri decennali della metropolitana di Roma chiedessero di viaggiare su un convoglio riservato pagando un abbonamento di 8 euro. Bello ma impossibile. Non credete?

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LA LETTERA/3

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LA LETTERA/2

E i diritti dei residenti?

Volevo rispondere all’articolo del signor Rasetti (apparso sul Segno di marzo n. 6) sulla questione del parcheggio interrato di piazza Claudio Villa. Dato che lui ne fa una questione di principio allora io gli pongo due semplici domande. Ma i residenti limitrofi al parcheggio non hanno nessuna voce in capitolo? Non avrebbero diritto ad una precedenza? Anche perché i disagi avuti per noi residenti per la costruzione del parcheggio sono stati molteplici. E soprattutto, per una semplice ragione economica, chi paga l’integrato perché dovrebbe lasciare il suo posto auto ad un parcheggio giornaliero? Mi scusi ma la mia risposta è solo una questione di principio, da residente che dovrebbe essere tutelata come avviene in molti comuni. Antonella Palumbo

Vorrei sottolineare che l’antico palazzo in cui abito (del 1904), in seguito ai lavori del parcheggio, da qualche anno ha delle infiltrazioni di acqua nelle fondazioni, perché l'acqua meteorica che prima defluiva verso valle sotto il terreno vegetale dei giardini, ora è deviata dal cassone di calcestruzzo del parcheggio, passa sotto la strada (via Silvio Spaventa) e si infiltra nelle fondazioni. Ovviamente bisognerebbe fare causa al Comune, ma questa è un’altra storia e dai dubbi risultati. Il problema sta all’origine, nella progettazione dell’opera. Ma se è vero che i cittadini devono essere trattati tutti alla stessa maniera, in questo caso non lo sono stati. Lettera firmata


ROCCA DI PAPA

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il Segno 1/15 aprile 2014

Trasparenza e legalità a Rocca ma il primo cittadino... non c’è Scuola nuova problemi vecchi

Si è tenuto il 28 marzo il dibattito promosso da Sinistra Ecologia e Libertà

di Sergio Rasetti Trasparenza e legalità gli argomenti proposti dal circolo di SEL Enrico Berlinguer di Rocca di Papa in un dibattito pubblico organizzato il 28 marzo nell’aula consiliare del comune. Invitati: il Sindaco Boccia, la Giunta comunale, i Consiglieri, i partiti, i Comitati di Quartiere, i movimenti, le associazioni, i cittadini. Assenti: il Sindaco, la Giunta Comunale, i Consiglieri, i partiti di Centro Sinistra e Centro Destra, il Comitato di Quartiere dei Campi d’Annibale che conta più di un partito. Presenti: Cittadini singoli o organizzati che non si arrendono alla passività “consigliata” che fa comodo al potere. Alla luce dei fatti gli argomenti avrebbero dovuto stimolare molto interesse. Gli organizzatori si aspettavano uno scatto di orgoglio da parte della politica locale militante. Se non ora quando se ne vuole parlare di legalità e trasparenza in politica e nell’amministrazione pubblica? Qualcuno pensa che ci sono ancora margini di tempo per rimandare un confronto sincero e le relative decisioni indispensabili su questi aspetti fondamentali della vita pubblica? Sembra proprio che gli assenti istituzionali ritengano trasparenza e legalità argomenti non prioritari o addirittura superflui. La delusione più forte la procura il Partito Democratico locale. Ottiene tanti voti ma dimostra totale incapacità di essere “dirigente” nella società roccheggiana. E’ evidentemente immerso nelle vecchie pastoie politiche che hanno portato alla situazione attuale. Dipende da poche persone, probabilmente non soltanto in senso politico, che alle richieste di spiegazioni su inquietanti rivelazioni in Consiglio Comunale, sulla stampa locale o tramite associazioni e singoli cittadini, non sentono l’obbligo di chiarire, parlare pubblicamente per smentire, se possibile, o argomentare nel modo più opportuno. Anzi, fanno partire il tam-tam del boicottaggio alla partecipazione sperando di arginare così

Così si presentava, dopo l’ultima pioggia primaverile, la scuola materna dei Campi d’Annibale. Secchi e stracci per contenere l’acqua piovana che si infiltra nell’edificio. Eppure la scuola è nuova di zecca e cose simili non dovrebbero accadere.

quell’emorragia di credibilità e fiducia con le quali sono alle prese per loro esclusiva responsabilità. Se il problema fosse di non apparire subalterni a quella che indicano come minoranza ideologica e nostalgica, perché non promuovono autonomamente iniziative simili? Ci chiediamo come potranno presentarsi al cospetto degli elettori nelle prossime settimane e tra due anni per le elezioni comunali. Atteggiamenti che accentuano il distacco dalla politica in modo

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esponenziale; ed è molto probabile che causeranno danni irreversibili alla stessa democrazia del paese. Comunque è sicuro che ogni tentativo di scaricare le responsabilità di scelte opache è destinato a fallire miseramente. Quelle scritte, sono pagine che nessuno può più cancellare. È ormai opinione comune, anche tra i sostenitori più fedeli, che molte di quelle persone “ che amano Rocca di Papa” e “sono scese in campo per salvarla” non sono le persone giuste.

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Compostaggio domestico il comune incentiva l’uso ROCCA DI PAPA

il Segno 1/15 aprile 2014

di Giulia De Giorgi Anche Rocca di Papa aderisce al progetto della Provincia di Roma “Compost-ti-Amo”, l’iniziativa finalizzata a diffondere la buona pratica del compostaggio domestico. L’amministrazione roccheggiana ha deciso di aderire al progetto in modo da rendere più efficace la raccolta differenziata. Infatti, con tale pratica, i cittadini potranno contribuire in maniera autonoma alla gestione dei rifiuti biodegradabili derivanti dagli scarti della cucina e dalle cure del giardino. “Il compostaggio domestico -ha spiegato l’as-

sessore all’Ambiente Mauro Fei- è uno strumento utile per migliorare la sostenibilità ambientale e che riduce sensibilmente il contenuto della nostra pattumiera. Faremo in modo che tutti i cittadini siano informati di questa possibilità che, abbiamo calcolato, comporterà un risparmio di circa 20 euro sulla bolletta Tarsu”. Questo è un aspetto importante visto che i vantaggi derivanti dall’iniziativa saranno notevoli sia per il cittadino, il quale potrà usufruire di uno sconto sulla tassa commisurato al rifiuto non conferito nel circuito di raccolta ed avere in

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cambio un prodotto naturale come il compost da utilizzare per il proprio giardino, sia per l’amministrazione che avrà un minor costo relativo al mancato conferimento presso gli impianti autorizzati della frazione organica. Entro pochi giorni dovrebbe partire la campagna informativa tesa a dare ai cittadini le informazioni necessarie, a cominciare dalle modalità per ricevere la compostiera e le indicazioni per un corretto utilizzo. Ulteriori informazioni possono essere richieste presso l’assessorato all’ambiente del comune.

È arrivata la Protezione Civile Comunale con D’Ortenzi

La Pro.Ci.Co., la Protezione Civile Comunale, ha finalmente tagliato il traguardo. Dopo anni di discussioni e di promesse la nuova associazione ha cominciato le sue attività a Rocca di Papa. Tra i promotori segnaliamo Fabrizio D’Ortenzi, figura storica della Protezione Civile roccheggiana, Carlo Gatta e altri volontari di Rocca di Papa. Alla neonata associazione vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro.

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Rifiuti, chi paga tutto e chi niente così i “censiti” pagano per tutti

La Tarsu, il tributo comunale sui rifiuti urbani, come noto, si applica a tutti gli utenti noti registrati negli appositi elenchi. Alla notorietà di tali elenchi, si dice che non ha ancora accesso una bella percentuale di roccheggiani e i costi relativi dei servizi comuni se li devono “steccare” oltanto quelli noti. Difficile capire quanto in “soldoni” costa di più all’utente noto questo scherzo degli uffici che non hanno ancora completato il lavoro di recupero dell’evasione, ma è certo che nessuno è più disposto a pagare per evasori facilmente individuabili. Risulta che una volta “scovati” dovranno pagare gli arretrati di 5 anni. Dove finiscono i soldi recuperati? Nel buco nero dei debiti comunali? I paganti vorrebbero saperlo: cifra e capitolo di spesa. Ma dal 2014 chiedono anche la restituzione di quanto pagheranno in più per gli evasori attingendo dalle cifre che saranno recuperate. Sarà bene che l’assessore al bilancio si dia subito da fare. Senza aspettare una risposta dell’amministrazione comunale, abbiamo seri dubbi che prenderà l’iniziativa per proprio conto, sarebbe il caso che un bel numero di cittadini si attivasse. Chi raccoglie il sasso lanciato nello stagno melmoso che ci circonda? Il Sognatore


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ROCCA DI PAPA

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10 DOMANDE AL SINDACO DI ROCCA DI PAPA

VICENDA GALLI Signor sindaco, nel consiglio comunale del 29 agosto 2013 la sua amministrazione ha sostenuto la regolarità dei capannoni realizzati dalla Edilmostra Galli in base alla legge 160/2010 che permette di demolire e ricostruire volumi realizzati prima del 1995. Analizzando le foto aeree, però, si è visto che alcuni di questi volumi furono edificati dopo tale data, addirittura a partire dal 2005. Come mai quelle dichiarazioni che tutto era perfettamente regolare?

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EX ALBERGO EUROPA 2 Signor sindaco, la Fam Sr, la società incaricata di realizzare il nuovo municipio in piazza della Repubblica, ha citato il comune di Rocca di Papa per una serie di mancati pagamenti che avrebbero provocato l’interruzione dei lavori. L’opera doveva essere consegnata il 1° aprile 2009. Sono trascorsi 5 anni da questa data. Come mai? Di chi sono le responsabilità?

da 135 giorni

Che attendono una risposta

IN AFFARI CON CARNEVALI Signor sindaco, il 6 agosto 2003, lei ha acquistato un terreno di 1.500 mq, ricadente nell’area del Piano Particolareggiato Calcare-Valle S. Lorenzo, insieme all’imprenditore Bruno Carnevali. Terreno poi rivenduto al doppio del prezzo alla Cooperativa edilizia Lorenzo I per 160mila euro. Vista la vicenda della sospetta sanatoria edilizia concessa dal comune a Carnevali nel 2009, non crede di dover chiarire pubblicamente i suoi rapporti con il noto imprenditore del legname?

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Forno Puleo

o ttan i cce n si a otazio hi n c e s r e p rinfr per

ATTRAZIONE  PER IL MATTONE Signor sindaco, abbiamo dimostrato che il suo ex vicesindaco-geometra Barbante, mentre ricopriva i diversi incarichi pubblici (assessore lavori pubblici, ambiente, ecc.), ha messo in piedi anche diverse società immobiliari, realizzando opere e strutture a Rocca di Papa, in alcuni casi in affari con un esponente dell’opposizione consiliare, Mario Gatta. Come mai su queste vicende non ha chiesto alcun chiarimento al suo ex vicesindaco? E come mai non ha ritenuto di dover affrontare l’argomento in consiglio comunale?

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TERRENO CEDUTO  3 A CARNEVALI Signor sindaco, lei nel 1993 ha ceLA QUADRIFAMILIARE 6 Signor sindaco, a proposito del terduto all’imprenditore del legname Carnevali un terreno boscato di 1.616 mq in loreno acquistato con Carnevali, calità Tre Colli (uscita su via Barozze) alla come mai lei ha chiesto al suo vicesindaco cifra incredibile di 250mila lire (cioè 125 di realizzare il progetto di una quadrifamieuro). Può spiegare questo fatto? liare su tre livelli di cui uno interrato? Non crede di aver fatto una leggerezza affidanVICENDA CARNEVALI dolo al suo vicesindaco? E come mai, ot4 Signor sindaco, l’imprenditore del tenuta l’approvazione da parte dell’ufficio legname, Carnevali, ha presentato comunale (31 agosto 2008) ha chiesto una richiesta di sanatoria edilizia in base sempre a Barbante di realizzare una nuova alla legge n. 47/1985 che permette di sanare perizia estimativa? Esistono rapporti tra volumi realizzati entro l’ottobre del 1983. lei, Barbante e i dirigenti e tecnici della soDalle foto aeree si è visto che tali volumi cietà Lorenzo I, a cui ha ceduto il terreno? furono realizzati solo a partire dal 2002, 19 TERRENO SCAMBIATO anni dopo il limite imposto dalla legge. 7 CON CARNEVALI Come mai la sua amministrazione il 5 agoSignor sindaco, dopo la ristrutturasto 2009 ha concesso tale sanatoria che ora andrebbe revocata? Come e quando intende zione dell’ex colonia di via Cavour, doprocedere in tal senso visto che sono pas- vendo realizzare una strada di collegasati circa sei mesi da quando il consigliere mento con via delle Barozze, la sua amministrazione, invece di adottare la Crestini ha portato alla luce la vicenda?

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VICENDA MORZILLI DETTO UMBERTINO Signor sindaco, nel marzo 2008 venne assassinato a Roma Umberto Morzilli, ritenuto dagli inquirenti un personaggio vicino alla “Banda della Magliana”. Morzilli, attraverso alcune operazioni speculative, aveva acquisito dei terreni in via delle Barozze (ricadenti nel Piano Particolareggiato) per circa 350mila euro, rivenduti, a distanza di pochi anni, a 5,5 milioni di euro, terreni poi sequestrati dalla magistratura. Come mai il consiglio comunale non si è mai occupato della vicenda?

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PRATICA SEBASTIANELLI

10 Signor sindaco, come mai la pra-

tica edilizia riferita all’abitazione del nostro direttore, Andrea Sebastianelli, è stata tirata fuori subito dopo che Il Segno aveva portato alla luce le note vicende (vedi le altre 9 domande)? Chi ha ordinato al suo ufficio tecnico di visionare tale pratica? E con quale scopo?

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norma dell’esproprio, ha sottoscritto un accordo con l’imprenditore Carnevali basato su uno scambio di aree: un terreno pubblico fronte-vista su via dei Laghi per una scarpata di via della Ruccia. Visto che tale strada non è stata mai realizzata non possiamo riportare alla proprietà pubblica il terreno di 3.500 mq ceduto a Carnevali?

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il Segno 1/15 aprile 2014

di Daniela Di Rosa Ci risiamo, ci tocca di nuovo andare a votare… più sicure delle bollette da pagare arrivano le elezioni, a maggio ci sono le “europee”. Che faccio? Me le perdo? Non sia mai! Per quanto mi sforzo non riesco a farne a meno, da ragazza (non so perché) mi era facile, e dopo aver “girovagato” in quasi tutti i partiti di sinistra, extra-parlamentari e non, mi votai all’anarchia, poi dai trentacinque anni in su ho ripreso il mio “vagabondare” e il tutto è coinciso con l’entrata in politica dell’ex Cavaliere. Potevo lasciare l’Italia in mano a un uomo simile? Assolutamente no! È sua la colpa e, quasi quasi, lo cito per danni. Gira che ti rigira (sempre comunque a sinistra della sinistra… mamma mia che discorso sinistro) sono arrivata fin qui. “Confusa e felice” come diceva una canzone? Macché, “confusa e infelice”. Del Pd non me ne importa nulla ormai, dopo l’unione col Pdl è un ammasso informe di furbetti del quartierino che tentano di salvare la poltrona, non voterei un politico del Pd neanche se fossero le elezioni per il capoclasse delle elementari, figuriamoci se mi deve rappresentare al Parlamento Europeo. La speranza nella sinistra-sinistra, quella vera, l’ho persa con Vendola, con buona pace di Ferrero e company, la lista legata al leader greco Tsipras (che a dir la verità mi tenta molto) mi fa pensare a un angolo solitario ed elitario, non voglio qualche deputato eletto… voglio la rivoluzione! Voterò il MoVimento5stelle così come ho

Tempo di Europee... ma per la “rivoluzione” bisogna aspettare ROCCA DI PAPA

fatto alle politiche, così come penso, anzi pensavo, di fare anche qui da noi tra due anni, perché, appunto, tra circa due anni si vota a Rocca di Papa. Ma del m5s si sono perse le tracce, non si vede neanche l’ombra, qualcuno mi ha detto che è stato avvistato nei pressi dei boschi che circondano il nostro bel paese… no, non si erano perduti ma erano intenti a fare un’azione dimostrativa meritoria, cioè ripulire il bosco dall’immondizia (peraltro, a quanto pare, anche un bosco privato)! Ora mi chiedo: perché? Perché in tutta Italia, nelle regioni, nelle città, nei paesi, nei sobborghi, il m5s vuole ripulire i comuni dalla mala politica e qui invece preferisce pulire i sentieri? Che cosa ha fatto di male Rocca di Papa per meritarsi l’ennesimo gruppo “ecologista” invece di un gruppo battagliero e rivoluzionario? In quest’ultimo anno, dopo un exploit iniziale, sono spariti, nessuna loro voce si è alzata per tutto quello che è stato scritto su questo giornale, nessun monito contro gli affari poco chiari della nostra giunta, silenzio sulle dimissioni del vice-sindaco, su quelle (poi rientrate) della Sciamplicotti, sugli intrecci

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affaristici con l’opposizione, silenzio sulle note vicende di imprenditori locali… silenzio su tutto ma intenti a ripulire il

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bosco… ma allora, senza scomodare un movimento politico, non potevano prendere la tessera di Legambiente?

Il Movimento 5 stelle di Rocca di Papa

LA LETTERA

Lavoro ben fatto a piazza dell’erba

Vorrei manifestare pubblicamente il mio apprezzamento per il bel lavoro svolto dai ragazzi delle borse lavoro del comune di Rocca di Papa che recentemente hanno risistemato la splendida piazza Garibaldi. La piazzetta dell’erba è stata messa a posto con gusto e i lavori eseguiti sono davvero ben fatti, sotto ogni punto di vista. Finalmente qualcosa di positivo si vede nel nostro centro storico. Ora bisogna continuare e spero che queste borse lavoro vengano confermate, visto che il progetto ha funzionato. Bravi ragazzi! Silvio Cippitelli

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Alla scoperta del nuovo Belvedere tra innovazione e tradizione culinaria ROCCA DI PAPA

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di Marcello Loisi Sempre più ci si rende conto di come il centro storico di Rocca di Papa stia perdendo i suoi esercizi commerciali, tra botteghe che chiudono e negozi in difficoltà.Tra questi, però, c’è qualcuno che non solo resiste, ma scommette sulle proprie capacità e professionalità remando controcorrente. È il caso del ristorante Belvedere, da pochi mesi gestito dal giovane chef Lorenzo Eleuteri e dalla sua compagna Bela Gergokova, i quali, dopo aver fatto esperienza presso alcuni dei migliori ristoranti d’Italia, d’Europa e degli Stati Uniti, hanno deciso di stabilirsi a Rocca. Quali sono state le vostre principali esperienze lavorative? LORENZO: “A Roma, ho lavorato presso l’Open Colonna al Palazzo delle Esposizioni, che ho avviato insieme allo chef Antonello Colonna, a Parco de’ Medicie alla Casina dei Pini. In giro per l’Italia abbiamo lavorato in Trentino-Alto Adige, dove ho conosciuto Bela, presso l’hotel DuLac et DuParc, uno dei più belli del Paese. Siamo stati anche in Sardegna, a Venezia e in molti altri ristoranti ed hotel importanti, dove si lavora sulla qualità del cibo e della vita in generale”. Pur conoscendo la situazione a Rocca di Papa, avete deciso di aprire il ristorante qui. Perché? L.: “Rocca è il mio paese, ma non è solo per questo. Secondo noi offre molteplici possibilità, innanzitutto in termini culturali ed enogastronomici, aspetti, questi, che ci appassionano e che troppo spesso sono trascurati quando non dimenticati. Inoltre, è

notevole la salubrità di questi posti, immersi nella natura e nella quiete del bosco. Perciò, nonostante il periodo storico e altre difficoltà, abbiamo fatto questa scelta. Abbiamo iniziato a dicembre, puntando sulla qualità e sul recupero delle materie prime e delle tradizioni del luogo, cosa che sembra trovare un riscontro positivo. Uno degli obiettivi che speriamo di raggiungere è quello di offrire visibilità al nostro paese attraverso il nostro lavoro e all’esperienza che abbiamo fatto in giro per il mondo”. Cosa ci puoi dire dell’organizzazione del ristorante? L.: “La nostra idea è comunque quella di avviare un “gastrorante”, ossia una gastronomia-ristorante, diffusi in Europa e in America. Questa formula prevede che il cliente che entri nel negozio alimentare, oltre alla possibilità di fare la spesa, possa anche sedersi a mangiare qualcosa. Si tratta di una soluzione che consente di ottimizzare gli spazi e i tempi, aspetto importante poiché oggi vivere di solo ristorante è sempre più difficile”. Che tipo di prodotti proponete? L.: “Sicuramente le eccellenze enogastronomiche laziali, tra le più importanti di tutto il Paese. Un’attenzione particolare la prestiamo ai «Presidi Slow Food», ai prodotti provenienti dai Parchi, privilegiando il biologico e il biodinamico, quelli che tutelano e valorizzano il territorio. Uno dei nostri punti fermi è l’utilizzo di prodotti esclusivamente stagionali. Di conseguenza, il nostro menù cambia in base alla disponibilità degli alimenti disponibili in quel momento. Per quanto riguarda la preparazione delle pietanze, cer-

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Bela Gergokova e Lorenzo Eleuteri

chiamo sempre di rispettare il cibo e i nostri ospiti, avendo cura di utilizzare le tecniche più salubri, come la lievitazione naturale del pane che prepariamo noi. Ovviamente, offriamo anche i piatti della tradizione, come l’amatriciana, la carbonara e la coda alla vaccinara”. È evidente come il vostro rapporto con il territorio sia ben saldo. Intendete trasmettere questo amore anche in altri modi oltre che alla tavola imbandita? L.: “Certo, tant’è che un angolo del ristorante è dedicato alle pubblicazioni locali, come i giornali e il materiale del Parco dei Castelli Romani, ente con il quale abbiamo intenzione di collaborare nell’ideazione di qualche attività. Vorremmo anche avviare una serie di iniziative che coinvolgano i ristoratori e gli agricoltori della zona, per rendere possibile un recupero delle coltivazioni del territorio, che sembra sempre più necessario”.

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ROCCA DI PAPA Nessuna notizia di principessa e degli altri felini il Segno 1/15 aprile 2014

Che fine hanno fatto igattidi via.le Spaventa 6? di Daniela Di Rosa Storie di gatti e di uomini, storie di animali che non si trovano più, spariti, così… sotto gli occhi di tutti… oggi voglio raccontarvi una storia, ambientata a Rocca di Papa, una storia semplice che però diventa via via più complicata. Inizia con una ragazza a cui arriva una bella notizia, di questi tempi poi… un lavoro in Spagna, decide di partire, lei e i suoi tre amati gatti, a dispetto di chi solo per partire in vacanza l’abbandona, lei li porta con sé. Ma c’è un problema: sull’aereo si può portare un solo gatto a persona, allora trova un amico disposto ad accompagnarla e così i gatti che volano nella penisola iberica sono due, la terza, la micetta di nome “principessa”, l’affida ad un amico che gentilmente si presta a tenerla per pochi mesi, lui ne ha altri cinque, con la promessa che per le vacanze pasquali sarebbe tornata a riprenderla. Passano i mesi, lei telefona spesso per avere notizie di principessa e viene sempre tranquillizzata, la gatta sta bene e quanto prima tornerà dalla sua padroncina. Si avvicina Pasqua, la ragazza sta per tornare, telefona per avvisare ma ha una pessima sorpresa, il suo amico mesi prima ha ricevuto lo sfratto e ha dovuto lasciare a forza l’appartamento… e principessa? E gli altri gatti? Spariti, volatilizzati, sembra (perché tutto è ancora poco chiaro) che le Autorità intervenute per eseguire lo sfratto abbiano fatto firmare un verbale dove il proprietario dell’appartamento si assumeva la responsabilità dei felini e della loro futura sistemazione. Procedura discutibile se non anomala, perché in realtà sarebbe

Principessa, una delle gatte smarrite

dovuta intervenire la Asl e portare gli animali al sicuro. Ora la ragazza da venti giorni è disperata, ha telefonato continuamente al proprietario della casa senza avere notizie degli animali; alle Autorità competenti; a molte associazioni animaliste dei Castelli Romani; infine all’Enpa (l’Ente Nazionale Protezioni Animali) che le ha dato il riferimento dell’associazione animalista “Arcipelago 2000”. La presidente Paola Zampetti ha chiamato la volontaria del posto (che sarei io) e così ho cominciato a telefonare ma niente, il signore che aveva preso in custodia (ripeto: in modo anomalo) i gatti non vuol dire che fine abbiano fatto. Tutto questo è accaduto a Rocca di Papa in viale Silvio Spaventa nel mese di novembre. Faccio un appello alle persone del condominio n. 6, al vicinato, se qualcuno ha visto, ha sentito qualcosa riguardo ai gatti ci contatti... si è parlato di una “gattara” che sarebbe venuta a prenderli, ma non abbiamo avuto riscontri, né a quale associazione appartenesse. Intanto, la ragazza non si da pace, aiutiamola a ritrovare principessa e gli altri gatti…

e d e l Pa n t r L ’ Adi Maurizio e Valentina e

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Riapre Parco Chigi di Ariccia

Lo splendido Parco Chigi di Ariccia riapre al pubblico. Dal 22 giugno fino al 31 ottobre sarà visibile la zona monumentale di uno dei gioielli naturalistici, storici e archeologici più importanti dei Castelli Romani. Il Barco chigiano di 28 ettari e definito da Stendhal “il più bel bosco del mondo”, è un vasto residuo del Nemus aricinum consacrato alla dea Diana, con molte specie di alberi e di reperti dell’Aricia romana con l’area sepolcrale della II legione partica di Settimio Severo. All’interno si potranno ammirare monumenti quali l’Uccelliera, il Sepolcro di Simon Mago, il portale di Tiberio Latinio Pandusa, i ruderi della Chiesa di San Rocco, oltre ad una grande quantità di essenze arboree originarie. Per info: tel. 06/9330053.

Doppia laurea in casa Gatta

Presso la prestigiosa Università della LUMSA di Roma, lo scorso 26 marzo Roberta e Federica Gatta hanno conseguito il diploma di laurea in Scienze della formazione primaria. Alla laurea di Federica ha “contribuito” anche la piccola Ludovica! Alle due neo-laureate vanno gli auguri del papà e della mamma e dell’intera famiglia.

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L’intervista che segue è tratta dal blog graphomania, uno dei siti dedicati alla letteratura più seguiti. A realizzare l’intervista a Lilith Di Rosa, uno dei partecipanti al talent di Rai3 “Masterpiece”, è stata Susanna Trossero. di Susanna Trossero Nel corso della puntata di Masterpiece di domenica 16 marzo (Rai 3), abbiamo assistito all’eliminazione dell’aspirante scrittore Lilith Di Rosa, operatore tv di trentaquattro anni. Qui su GraphoMania, lo abbiamo sostenuto fin dalla sua prima apparizione nel programma, quando con i suoi scritti e un brano tratto dal suo romanzo, era stato in grado di colpire tutti: i telespettatori, i tre giudici, nonché il direttore editoriale della Bompiani Elisabetta Sgarbi. “Vince questa prima selezione un ragazzo che scrive e parla con lo stomaco, che ha nella testa dolorosi carboni ardenti e nello sguardo molti più anni di quelli reali”, scrivemmo di lui in occasione della puntata d’esordio della trasmissione; nessun dubbio dunque, all’unanimità, sul fatto che si fosse di fronte non tanto a un aspirante scrittore, quanto a uno scrittore autentico, con la giusta anima inquieta, ovvero quell’ingrediente necessario a lasciare il segno nel lettore. Siamo dunque lieti di presentarvelo attraverso un’intervista che gentilmente ci ha concesso, nella quale approfondiremo con lui il piacere dello scrivere o… la sua dannazione.

Lilith, il tuo manoscritto – intitolato Russian Roulette – è uno di quei pochi emersi sui cinquemila selezionati per il talent scout Masterpiece, dunque possiede indiscutibilmente qualcosa di speciale, che convince: vuoi raccontarci quando e come nasce? Sono passati quasi dieci anni, non ricordo molto. Diciamo che non era un bel periodo; aggrapparmi a un sogno, immergermi nella scrittura mi creava degli alibi. “Sto fallendo, ma fallisco con un desiderio”. Questo pensiero mi era necessario per non affogare. Scrivevo per puro egoismo in un certo senso.

A proposito di “dannazioni”, hai dichiarato non molto tempo fa che quando la mente è tormentata sarebbe bene scrivere: tu che ti definisci anima incompleta, riesci a placare i tormenti interiori riversando sulla carta malesseri o inquietudini? Ti completa, la scrittura? Purtroppo, la scrittura, in me non risolve una sensazione di scomodità cronica (non voglio usare termini più pesanti). Alcuni fattori vanno affrontati con la giusta complessità. Però scrivere mi è necessario per evadere; l’evasione, creare con l’immaginazione, credo sia l’unica assuefazione di cui non voglio liberarmi.

Hai anche affermato che l’incomunicabilità ti strangola: quando scrivi, comunichi con te stesso o con gli altri? Non saprei, nella scrittura subentra una

ROCCA DI PAPA GraphoMania intervista lo scrittore Lilith Di Rosa

il Segno 1/15 aprile 2014

“Un libro deve scuotere, percuotere e stimolare”

forte dose di inconscio, credo che si cerchi di arrivare agli altri, a noi stessi, alla profondità del nostro essere… Certo, se non verrò mai pubblicato, rimarrà tutto solo per me e per i pochi intimi che mi hanno letto.

Invece, quando leggi, che cosa cerchi o speri di trovare in un libro? C’è un romanzo che per te è stato illuminante? Anche quando leggo mi aspetto di essere toccato in profondità. Un libro quando mi piace, mi scuote, mi percuote, mi stimola, mi fa pensare, mi incolla a quelle pagine. “Il primo Dio”, di Emanuel Carnevali (un autore ingiustamente quasi sconosciuto), è uno dei testi che più mi hanno colpito.

Che cosa è stato per te, così apparentemente schivo e introspettivo, partecipare a una sorta di “gara televisiva”? Cosa ti ha lasciato questa esperienza, ma soprattutto: ha modificato in qualche modo il tuo privato e intimo rapporto con la scrittura? Come esperienza così straordinaria, in qualche modo è stata formativa; una situazione talmente lontana dalle mie caratteristiche che dovevo provare a mettermi in gioco. Ho troppi rimorsi e troppi rimpianti a cui fare fronte, non potevo averne di nuovi. Mi ha lasciato esterrefatto che qualcuno apprezzasse il mio lavoro, non avevo molti riscontri sui miei scritti a parte le bocciature delle case editrici, e i complimenti di un paio di amici. Non ho ancora scritto nulla dalla fine del programma…

di Roberta Scorranese* Lilith Di Rosa, 34 anni, romano, ieri sera (16 marzo, n.d.d.) ha scritto il suo più bel romanzo. Eliminato dalla gara, ha abbassato lo sguardo (quello sguardo un po’ disincantato che tanto è piaciuto al pubblico in questi mesi) e, con il romanesco più abbacchiato che si possa immaginare, ha detto: «Basta, torno alla vita di prima. Non ho più la forza di sognare. Non mi resta che produrre, consumare, procreare e poi schiattare». Mano a mano che la tra-

C’è qualcuno dei tuoi compagni d’avventura a cui vuoi dire qualcosa? Con i loro pregi e i loro difetti, con i miei pregi e i miei difetti, con le nostre enormi diversità, direi che in fondo tra noi è nato un rapporto di affetto. Vorrei cogliere l’occasione per salutare Daniel Agami, concorrente della puntata di novembre e scrittore molto valido.

E noi invece salutiamo Lilith, ringraziandolo per la sua disponibilità e augurandoci di sentir parlare ancora e ancora del suo scrivere, ma anche di recensire al più presto un suo romanzo, perché niente di suo resti chiuso in un cassetto ma vaghi invece tra quei lettori sempre assetati di autenticità. Un sincero in bocca al lupo a te Lilith Di Rosa e… buona scrittura!

smissione si avvicina al vincitore finale, quello che davvero verrà pubblicato Elisabetta da Bom- Sgarbi piani, ci accorgiamo che la qualità letteraria di questi personaggi affiora, sì, nelle prove in studio, ma forse molto di più in questi lampi di accecante verità. In Lilith che, visibilmente deluso, esplode: «Ma non siamo mica nella catena di montaggio, uno può avere dei blocchi della creatività» (verissimo, ma

lo show eccetera); [...]. La letteratura, dunque – dove c’è – fa la sua puntuale apparizione. Ecco perché ci auguriamo che Lilith continui a scrivere, a lavorare al suo romanzo, Masterpiece o non Masterpiece. *Tratto da Officina Masterpiece-Corriere della Sera

Elisabetta Sgarbi, direttore artistico della Bompiani, ha confermato che tra i libri che nei prossimi mesi saranno pubblicati, c’è anche quello scritto da Lilith Di Rosa, Russian Roulette, che sarà dunque pubblicato sotto l’egida della storica casa editrice fondata da Valentino Bompiani. Complimenti a Lilith a cui inviamo un grande in bocca al lupo!


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Cultura e

... dintorni

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Gianfranco Botti ci parla della “lingua” di Rocca di Papa

Il libro Echi di ieri, espressioni di oggi ha, come dice il titolo, due parti, la seconda è una rassegna dei soggetti che esprimono in modi diversi l’estro di fare arte, la prima parte è una rassegna importante, fondamentale di quanto s’è scritto nella storia su Rocca di Papa. Da questa prima parte mi pare interessante riprendere il brano sul nostro dialetto scritto da Gianfranco Botti. Credo proprio che ne valga la pena. Andrea Sebastianelli

Rocchicianità...

d ia le tto d’on ore

di Gianfranco Botti Quando si sta “raccontando” un paese non solo è permesso, è consigliato osservarne il dialetto. Distillatosi nei secoli, stratificatosi tra le generazioni, niente, Così, la lingua si mantenne come l’idioma, esprime meglio il vissuto escludente ed esclusiva, di una comunità. Il suo costituirsi, le sue chiusa nel suo orizzonte rivicissitudini. E quanto più un dialetto ri- stretto di istruiti, poco porsulti particolare, circoscritto, atipico ri- tata ad attingere alla realtà, spetto al contesto circostante- come vale alla quotidianità. Relegata in per il nostro- tanto più esso assume im- una nicchia autoreferenziale, portanza e pretende tutela. Da rivelatore ingessata, scolorita. Il diasignificativo di autonomia, da testimo- letto rimane “sonante”, e nel nianza storica insostituibile, originale, suonare è compresa l’esaltanon manipolata. Di un aggregato umano zione dei valori acustici, a sé stante, rinchiuso nella propria - un’espressività negata alla lingua, un ritmo di un parspesso sofferta- realtà. Per questo il dialetto non sta simpatico a lare libero e creativo, la tututti. Alcuni lo detestano. Quelli che con tela attraverso la parola del Rocca di Papa sulla carta d’identità si paesaggio, della spontaneità, sentono mortificati, ridimensionati, de- dei colori del territorio. Inpatinati. Povero dialetto! Simbolo del- somma, un’esperienza stral’esperienze d’un paese attraverso il ordinaria ed irripetibile, che tempo. Espressione di territorio, apparte- potrà sopravvivere solo se rimarrà sufficientemente forte nenza, identità, radici. I dialetti, si sappia, nascono dalla fram- e condivisa la memoria del linguaggio natio. mentazione medievale Un giovane rocchicianu A Rocca di Papa si è e dall’evoluzione del con il suo somarello ancora legati ad esso Latino. perché lo si sente come Quello toscano, grazie base identitaria, per alla spinta fornita da quanto quella fedeltà Dante e Petrarca, si afsia stata a lungo consiferma sugli altri, diderata un segno di arreventando lingua tratezza culturale. Ma, nazionale tre secoli la questione di lingua e prima che l’Italia esidialetti non si deve sta. E inizia l’opposiporre all’interno della zione, o concorrenza, cultura, se non riconotra lingua e dialetti. scendo nei dialetti la Questi più vicini alla sorgente alimentatrice naturalità, al gusto podi una lingua nazionale. polare, alla corporeità, ai bisogni immediati, all’espressione La cultura è unica nel mondo e non tolistintiva, al parlato. La lingua più vicina lera distinguo di nessuna natura. Ed è imalla cultura, alla idealizzazione, all’orga- portante che oggi, in tempi di global nizzazione amministrativa, all’impegno language, qualcuno sia attivo nel tenere stilistico, alla scrittura. E infatti per se- comunque a galla l’idioma della propria coli in famiglia e al mercato si usò il dia- terra. Io ci provo. letto, mentre nelle occasioni più formali Il dialetto mi sta a cuore, me lo porto ape a livello medio-alto la lingua non aveva presso senza forzature, avendo appreso alternative. Almeno per i pochissimi che subito che c’erano due vocabolari, due sapevano leggere e scrivere, in una so- grammatiche, due pronunce al servizio di scopi diversi. L’italiano stava a scuola, cietà popolata da analfabeti.

Piazza Garibaldi, già piazza dell’erba

negli uffici e sui libri. Il rocchiciano mi s’intrecciava d’intorno nella paesanità. Conciso, per spingere sillabe tra un vocìo non ordinato; svelto, per farsi sentire con poche parole tronche. Possiede il verbo “andare” più veloce nel mondo: i’. «’Nte ne i’», non andartene. Fa risparmiare tempo e fiato, e ricorda e accorcia il già corto IRE latino. Da sottolineare ancora, per il nostro dialetto, come usi il verbo tenere al posto di avere. Avere è un verbo presuntuoso, reclama un possesso garantito. Tenere invece no: uno tiene, ma non è sicuro. Il nostro passato è tribolato, abbiamo nozione inculcata di precarietà. Tenere ci si addice più di avere. Riguardo simpatico meritano gli avverbi di luogo. DECCO, dove sto io; DESSO, dove stai tu; DELLO, dove non stiamo né io né tu, altrove. LOCONGIMA, lassù; DELL’ABBALLE, giù a valle, in basso. Significativo, pure, che da noi s’infili una i nel tempo e nel vento. Tiempu e vientu sono così più chiaramente screanzati e zurarielli, scippatori di vita e di cappielli.


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STORIE

IL RACCONTO DEL MESE

Il

L’innocenza del leprotto

Professore abitava una villetta situata ai margini del bosco ed alla fine di una radura erbosa ricolma di pianticelle nane. Da quando si di Noga era ritirato dal lavoro si era sistemato al piano terra, in una stanzetta minuscola ma piena di ricordi e soprattutto di libri: i suoi libri e le sue pubblicazioni ed i suoi diari. Da quella stanzetta poteva ammirare il bosco, la radura e sentire lo scorrere dell’acqua di un torrentello, che segnava il confine della sua proprietà. Non viveva solo: Maria, che lo aveva seguito in tutti i suoi spostamenti durante una intera vita di lavoro, si era rifiutata di installarsi al piano terreno: lei voleva quella bella cameretta, sotto lo spiovente del tetto, che formava una mansardina allegra, con un armadio in legno ed una grande finestra. Il Professore aveva acconsentito: del resto senza Maria in tutti quegli anni come avrebbe fatto? Come non accontentarla? La località era molto tranquilla: lungo la strada sterrata che conduceva alla villetta e che proseguiva verso il bosco non transitava molta gente: qualche coppietta, a volte un gruppo di ragazzini in bicicletta, ogni giorno la solita vecchietta in cerca di erbette per i suoi conigli. Però la quiete veniva tragicamente interrotta durante la stagione venatoria: i cacciatori passavano di mattina molto presto e parlavano fra di loro e le loro voci rimbombavano paurosamente nelle ultime ore della notte. Per non parlare dei cani, che evidentemente si scambiavano opinioni ad alta voce sulla prossima battuta di caccia.

T

utto questo per il Professore era veramente insopportabile e svegliandosi apriva le imposte ed apostrofava quegli “esseri armati” come li chiamava lui, pregandoli di smetterla e di cambiare percorso o meglio, attività. I cacciatori non rispondevano mai: erano nel loro diritto e quella parte di bosco era molto promettente per l’attività venatoria. Ultimamente, prima dell’inizio della stagione della caccia, il Professore aveva notato che un visitatore clandestino, durante la notte, si era affacciato dal muretto che faceva da supporto a dei grandi vasi con dei girasoli i cui semi, cadendo, rimanevano nel terriccio accanto agli steli. Guardando con attenzione aveva notato che i semi erano scomparsi rimanendone però qualche traccia rosicchiata. Per diverse notti si ripetè la visita. Il Professore, che asseriva essere gli animali le creature più innocenti del mondo, voleva assolutamente scoprire chi fosse il visitatore notturno. E si appostò nascondendosi dietro il tronco di un grosso albero che cresceva subito al di là dell’ingresso. Non dovette aspettare molto: in cielo troneggiava una luna piena sfolgorante di luce. Il visitatore si presentò: era un leprotto vispo ed all’apparenza molto giovane che fece un giro attorno ai vasi poi, rassicurato, si appoggiò con le zampe anteriori al bordo di essi (questa sì che era una no-

vità! Pensò il Professore) e, trovati i semi, li divorò velocemente trinciandoli scrupolosamente con i suoi dentoni. Il Professore era soddisfatto: un leprotto divoratore di semi di girasole sarebbe diventato ormai il terzo inquilino della villetta. Ma anche quell’anno iniziò la stagione venatoria: i cacciatori passarono e ripassarono vicino alla villetta. Il Professore si arrabbiò ogni volta, ma loro tiravano dritto verso il bosco con i loro cani alle costole. Il leprotto per diverso tempo non si fece vivo. I girasoli non avevano più semi. Ma Maria ed il Professore riempivano in continuazione i vasi di ogni bel di Dio. In un pomeriggio inoltrato, dopo la battuta, il gruppo dei cacciatori passò davanti alla villetta. Il Professore spalancò le imposte e si affacciò alla finestra: i carnieri erano ricolmi. I cani avevano un’andatura molto fiera e molto soddisfatta. L’ultimo cacciatore della fila, oltre al carniere, aveva appeso alla cintola, con un gancio metallico, un animaletto peloso. Il Professore guardò meglio e lo riconobbe: era il suo leprotto! E no! Questo poi no! Uscì di corsa e si pose davanti all’uomo agitandogli le braccia sotto il viso: -Eh! No! Il leprotto no! Non era assolutamente necessario ucciderlo! Che diavolo! L’uomo, poverino, non rispose: non poteva capire lo sfogo del Professore, il quale, puntandogli un dito sul petto, continuò: -Hai ucciso un innocente, ti rendi conto? Chi è più innocente di un leprotto che agisce solo per istinto! Mi comprendi? L’uomo non comprendeva e mentre i suoi compagni gli lanciavano dei fischi per sollecitarlo a raggiungerli, il Professore si accasciò a terra affranto. E la sera, seduto sulla sua poltrona di pelle, raccontò a Maria la disavventura dell’innocente leprotto. Maria al termine del racconto, alzandosi dalla sedia ed avviandosi alla sua mansardina per coricarsi, disse rivolta al Professore: Caro Professore il leprotto era sicuramente innocente, ma quanti leprotti umani in questo momento muoiono? Io vado a letto e spero di non fare dei sogni pieni di leprotti innocenti appesi alle cintole di uomini armati. Buonanotte! 8 marzo 2009

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American horror story

Torna la serie televisiva

di Camilla Lombardozzi Era il 2011 quando sul canale Fox di Sky arrivava American Horror Story. La serie televisiva statunitense di genere decisamente Horror, era stata progettata da Ryan Murphy e Brad Falchuk in modo che ogni stagione avesse una trama, un’ambientazione e personaggi diversi. Al debutto sul piccolo schermo ottenne un grande successo di pubblico e di critica, tanto da far proseguire la serie per due stagioni successive. L’ultima, intitolata American Horror Story Coven, è arrivata oramai alla chiusura, il finale di stagione, infatti, è andato in onda lo scorso 8 aprile su Fox. Questa stagione conclusiva è ambientata 300 anni dopo i processi alle streghe di Salem; quelle rimaste sono poche e per questo motivo esiste una scuola, a New Orleans, per insegnare alle giovani streghe come proteggersi e come incanalare i propri poteri. La Suprema Fiona, che è stata assente dalla congrega per molto tempo, torna per assicurarsi che il collegio sia salvo con tutti i suoi segreti. La figlia di Fiona, Cordelia, è un’insegnante della scuola e tiene molto alle iscritte, infatti, nonostante il terribile rapporto con la madre, cerca sempre di proteggere le giovani alunne e di guidarle verso il bene. A corollario di tutto questo, c’è l’atavica rivalità tra le streghe di Salem e coloro che sono soliti praticare magia Voodoo, come la temibile regina Marie Laveau. Tramite flashback nel passato di questa donna, viene svelata anche l’inquietante figura di Delphine Lalaurie, una donna dell’alta società vissuta all’epoca dello schiavismo, sadica e sanguinaria. Ma ciò che ha fatto letteralmente sobbalzare i fan di questa serie Tv , oltre al finale di stagione, è sicuramente la rivelazione fatta dal co-creatore Ryan Murphy via Twitter… vi chiederete il perché?! Ebbene, cari amici cinefili, Murphy ha svelato quale sarà il sottotitolo della quarta stagione di American Horror Story, si chiamerà Freak Show, sarà ambientata a Jupiter, in Florida, nel 1950 in un circo. Nel ruolo di protagonista di questa avventura, troviamo di nuovo Jessica Lange, ex patriota tedesca che gestisce uno degli ultimi spettacoli di Freak Show, ossia esibizioni di rarità biologiche in voga negli Stati Uniti dal XIX secolo alla prima metà del XX. Cosa succederà e come sarà strutturata questa stagione ad alto contenuto Horror non lo sappiamo, in quanto sia Murphy che Falchuk non hanno voluto rivelare dettagli sulla trama. Non ci resta che aspettare la fine del 2014!


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Ciao “Big” Francesco

di Massimo Onesti La morte di Francesco Di Giacomo mi ha colto all’improvviso, lasciandomi subito sbigottito e con un blocco nel cuore. Quella figura barbuta e rotonda di “Big” Francesco era così parte di un certo immaginario collettivo che quando si facevano riferimenti al prog italiano degli anni ‘70 subito la rappresentazione che partiva per prima nella nostra mente era proprio quella simpatica del cantante del Banco del Mutuo Soccorso con la sua tuta di blue jeans, la barba incolta e la bombetta incastrata sulla folta capigliatura da farlo sembrare come un folletto saggio e familiare. La prima volta che ho sentito la sua voce, la sensazione era come se provenisse da tempi antichi, dalle spire di una saggezza primordiale ed eterna e dove le parole pronunciate sembravano l’introduzione verso luoghi e regni incantati: “...da qui, messere, si domina la valle ciò che si vede, è. Ma se l’imago è scarna al vostro occhio scendiamo a rimirarla da più in basso e planeremo in un galoppo alato entro il cratere ove gorgoglia il tempo”. Come ci divertivamo con gli amici a declamare queste rime cercando di rifare il verso al falsetto di Di Giacomo! Queste parole avevano il potere di catturarci subito e di catapultarci di getto in quella musica avvolgente e così nuova e quell’album del primo Banco del Mutuo Soccorso, quello con la famosa riproduzione del salvadanaio, divenne così un’icona di quegli anni ‘70, quando anche il prog italiano s’imponeva all’attenzione della scena mondiale musicale. Lo splendido tessuto sonoro creato dal piano e dalle tastiere dei fratelli Gianni e Vittorio Nocenzi nel quale s’incastrava la chitarra melodiosa e suggestiva di Marcello Todaro, sorretto dalla ritmica impetuosa di Calderoni e

MUSICA

D’angelo, mettevano in risalto la voce potente e quasi lirica, assolutamente non conforme agli stilemi classici del rock e soprattutto ch’evocavano testi filosofici e metafisici, al di fuori del tempo e anche in grado di rendere l’ascolto musicale di forte accrescimento culturale e pezzi intramontabili come R.I.P., Metamorfosi e Il Giardino del Mago con le loro molteplici variazioni di melodie e ritmi sono diventati ormai degli autentici classici e riproposti continuamente nei live del Banco del Mutuo Soccorso. C’era un sapore di classico e di antico, di musica barocca mischiata al rock nelle atmosfere dei primi dischi del Banco, soprattutto nei primi due. Infatti, oltre al primo, anche il successivo Darwin ha tutti i presupposti del capolavoro e secondo me sono fra gli album migliori che la nostra musica abbia mai generato per attestarsi, da dopo il terzo album (Io sono nato libero) in poi, verso un sound meno elaborato e dalle atmosfere sempre più semplici, con sporadiche perlustrazioni più ricercate come ad esempio nella composizione di colonne sonore per il film Garofano Rosso del 1976 o per il bellissimo album Banco... di terra prettamente musicale e orchestrale, dove Di Giacomo si limitò a scrivere una poesia che andava a formare i titoli dell’album, per raggiungere anche il successo commerciale con il brano Moby Dick nel 1983 e per avere poi un buon sussulto negli anni ‘90 con l’album pop Il 13 anche se oramai molto lontano dal prog

Recital-concerto all’Hyppodrome

La band di Massimo Onesti un esempio per gli artisti

di Piero Botti I confini tra il recital e un concerto non possono esistere quando va in scena Massimo Onesti: testi molto impegnati, richiami a mondi lontani, storie che diventano filosofiche, musica sofisticata “cantautorale”, con un bassista straordinario come Emiliano De Angelis, e una vocalist d’eccezione, Assunta Serafini, esponente primaria del panorama musicale di queste parti. Il gruppo, il cui nome è “Saldi di fine stagione”, si distacca fin da subito dai concerti cui siamo abituati ad assistere; elegante, mai volgare seppure deciso ed incisivo, intenso, forte, emozionante. Massimo Onesti, che viene dal teatro, si impone con la sua personalità da vero artista, incurante del consenso, desideroso solo di fare un grande

spettacolo. Così il consenso arriva al Pub Hyppodrome, che ha ospitato il recital, pieno, stracolmo di gente che ascolta musica e sta in compagnia. A me torna in mente il Teatro civico di Rocca di Papa che, arrivati ad aprile, arranca ad aprire i battenti. E, inevitabilmente, mi domando: ma perché Massimo Onesti, Assunta, e altri come loro, non vengono invitati per esibirsi nella struttura che è agibile ma in attesa di artisti da mandare sul palco? Sembra che tutte le risorse (assai poche per la verità) debbano essere investite per gli artisti professionisti che saranno anche molto bravi e famosi, ma che, di fatto, stanno lentamente prosciugando le forze artistiche locali, considerate, da chi gestisce il teatro, non all’altezza di reggere una stagione. Perché, chiudere il teatro, se non si

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complesso degli esordi. Gli anni più recenti li hanno visti raggiungere una maturità stilistica soprattutto nei loro concerti sempre più frequenti e che li ha portati come a vivere una nuova vita più che altro per l’interesse internazionale verso di loro e anche per il prog italiano degli anni ‘70 in generale e che ha fatto sì che abbiano avuto tour in quasi tutto il mondo dall’America al Giappone. Oggi Francesco è andato a ritrovare i suoi amici di un tempo, quelli che come Fabrizio De Andrè, Lucio Dalla, Giorgio Gaber, Lucio Battisti, Luigi Tenco, Umberto Bindi, Demetrio Stratos, Piero Ciampi, Mia Martini, Franco Califano e tanti, tanti altri ancora hanno fatto sì di far raggiungere vette notevoli alla musica italiana e che, soprattutto, hanno arricchito la nostra vita con le loro parole e le loro melodie che ci emozioneranno per sempre ogni volta che le canteremo e ricanteremo e ricanteremo.... “Io sono arrivato nel giardino del mago dove dietro ogni ramo crocifissi ci sono gli ideali dell’uomo. Grandi idee invecchiate nel giardino del mago io sto appeso ad un ramo dentro un quadro che balla sotto un chiodo nell’aria, sono là che ho bisogno di carezze umane più di te. E il tempo va il tempo va passa e il tempo va il tempo va passa e va” (dal Giardino del mago Banco del Mutuo Soccorso).

I “Saldi

hanno fondi, e aprirlo di fine per aspettare chi i stagione” fondi li fa spendere? Questa politica non mi ha mai convinto, io sono per Massimo Onesti, Assunta, Franco Antonucci, Piero Giovanetti, Valentina Gabrielli, Alessandra Testa, Paolo Valbonesi, Maria Del Nero, Mario Abbati ed altri come loro, veri portatori di gente, in grado di appassionare e di riempire il teatro, di farlo vivere, di alimentarlo, per i roccheggiani non per gli alieni. Questa visione, che può apparire minimalista, è invece la soluzione per la crisi del teatro civico, che sarebbe sempre aperto, pieno, colorato. Mi rendo conto che forse mi tiro addosso le antipatie dei componenti dell’associazione di volontari che lo ha gestito, sicuramente con passione e buoni propositi... ma mi rendo anche conto che per migliorare le cose sia necessario far conoscere quello che si prova.

Si può avere una visione diversa pur rispettando e riconoscendo i meriti di chi il teatro lo ha pensato, e poi si è interessato, anima e corpo, perché fosse realizzato, con i soldi pubblici, per Rocca di Papa; rivendicando la certezza che sistono due modi per “fare teatro”: “edificarlo” e “recitarlo”, tenerlo efficiente e farlo brillare. Al recital-concerto di “Saldi di fine stagione” questo ho provato; ascoltando un grande come Massimo Onesti ho apprezzato la musica e la poesia e ho deciso che la sua battaglia per il teatro civico ora è anche la mia. Questo ho pensato e questo ho scritto.


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Invito alla lettura

Morte di un commesso viaggiatore

di Loredana Massaro

Morte di un commesso viaggiatore (1949) è il testo più conosciuto dell’opera di Arthur Miller. Willy Loman è un commesso viaggiatore di 63 anni, ossessionato dall’idea del successo e dal raggiungimento ad ogni costo della felicità materiale, indotta dalla società americana. Nel corso di uno dei suoi viaggi di lavoro, si accorge di non essere più in grado di guidare la sua vettura e rientra a casa disperato, dove come sempre lo accoglie sua moglie Linda. Biff e Happy, i loro due figli ormai adulti, si trovano in casa quella sera, per incontrarsi dopo anni di lontananza. Willy e sua moglie Linda discutono del fatto che nessuno dei loro figli abbia fatto successo, i due ragazzi intanto parlano del padre e di come negli ultimi tempi il loro genitore sia sempre più strano, tanto da parlare da solo di eventi passati. Willy nel frattempo esce di casa ed inizia a vagabondare per la città parlando da solo: riporta alla memoria eventi passati e felici della sua famiglia. Nel mentre a casa Linda informa i figli che Willy ha già tentato il suicidio. Biff e Happy si mostrano desiderosi di aiutarlo e quando Willy rientra in casa, gli comunicano che Biff andrà a cercare un lavoro da un suo vecchio conoscente. Anche Willy allora tenta di ottenere un lavoro fisso a New York, ma recatosi dal suo datore di lavoro, questi lo licenzia sgarbatamente. È quindi costretto ad elemosinare soldi da un suo caro amico. I figli e il padre si incontrano al termine della giornata in un ristorante e ammettono di aver fallito l’ennesimo tentativo di trovare un lavoro stabile e remunerativo. Willy rientra a casa mentre Biff e Happy hanno un acceso diverbio; Willy lascia la casa e corre via in auto a folle velocità. L’epilogo è drammatico. L’uomo impotente di fronte alla fallacia e all’ambiguità del “sogno americano”, si illumina davanti ad un gesto estremo, che rivela l’insensatezza del rapporto tra privato e sociale, tra moralità individuale e legge, tra colpa e innocenza. Considerato uno dei drammi più importanti del teatro contemporaneo statunitense, successo internazionale, il libro affronta i temi del conflitto familiare, della critica al sogno americano e della responsabilità morale dell’individuo.

CULTURA

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L’angolo della storia

La Crimea ai tempi di Cavour

di Vincenzo Rufini La piccola penisola della Crimea ha avuto negli ultimi tempi l’onore delle prime pagine dei giornali e il titolo di apertura dei telegiornali, a causa della decisione presa dalle autorità locali di secedere dall’Ucraina per associarsi alla Federazione Russa, creando un guazzabuglio di portata internazionale, il quale per essere dipanato ha richiesto l’impegno costante ed assiduo della diplomazia. Non è la prima volta che la Crimea ha un ruolo da protagonista nella scena europea; il massimo del suo apogeo lo ebbe a metà dell’Ottocento quando lo zar di Russia Nicola I scese in guerra contro la Francia e la Gran Bretagna. Le due potenze europee, prendendo a pretesto le mire russe sul disfacente impero ottomano, erano intenzionate a frenare l’espansionismo zarista e ad impedire che la Russia avesse uno sbocco costante nel mar Mediterraneo. In questo contesto si inserisce uno dei capolavori della diplomazia italiana di tutti i tempi; il conte di Cavour, uomo dalla mentalità aperta e lungimirante, non per niente aveva girato a lungo in Europa, in special modo in Francia e in Gran Bretagna, dove aveva avuto modo di stringere le sue amicizie politiche, decise che se il Regno di Sardegna avesse dovuto proseguire nella sua linea di stato guida dell’unificazione della penisola italiana avrebbe dovuto trattare in via diplomatica, politica e militare con le potenze rivali dell’Austria, padrona del nord Italia. Cavour decise di inserire il Piemonte in quel gioco internazionale in cui si fanno e si disfano le alleanze ed in pratica si decidono i destini dei popoli; l’unità d’Italia, era il suo faro conduttore, poteva avvenire solo contando sull’appoggio di Francia e Gran Bretagna utilizzate in funzione anti austriaca.

L’occasione per poter realizzare codesto proposito fu offerta al Cavour dal lontano conflitto in Crimea, tra il 1853 e il 1856; il conte capì subito che schierandosi nell’alleanza tra Francia e Gran Bretagna avrebbe potuto realizzare il suo fine estremamente ambizioso. Pur affrontando le resistenze della classe politica dell’epoca, la quale non riusciva a penetrare la ragione per cui il Piemonte doveva imbarcarsi in un conflitto combattuto in una regione lontana e senza nessun vantaggio apparente da acquisire, Cavour riuscì nell’intento di inviare un contingente militare forte di 15mila uomini col solo intento di partecipare, a guerra finita, al Congresso di Pace che si tenne a Parigi dopo la fine delle ostilità. In quel contesto lo statista piemontese ebbe modo di far in-

serire nell’ordine del giorno la Questione italiana gettando le basi per quella futura alleanza tra Francia e Piemonte, col beneplacito della Gran Bretagna, che avrebbe portato alla seconda guerra d’indipendenza ed alla liberazione del lombardo veneto dal giogo austriaco. Fu un capolavoro di arte diplomatica e di audacia politica compiuto da un uomo di stato (Cavour), dall’intelligenza raffinata, dalla mentalità lungimirante, dalle opportune mosse effettuate con scaltrezza e raziocinio sullo scacchiere della politica europea di quel tempo. Un gioco d’azzardo effettuato da un giocatore il quale aveva saputo volare molto più in alto dei suoi coevi.

La poesia del mese

Menicuccia

di Anna Giovanetti

Menicuccia etera ‘na vecchietta, che bbitea dello pell’Ormi, po’ più ‘n’cima de ‘a fontanella. Faciammo tutti i giorni ‘a stessa via, io reveneo da ‘a scola , essa da ‘a vigna e portea ‘n’secchiettu de latta sempre pienu de pummidori do’ piedi de ‘n’salata e qua’ patanella! ‘A revedo come fosse mo’ tutta n’gobbita co’ ‘n’zinale neru, bbottonatu come i preti; n’tascapa’ llocratu, messu a tracollu e do’ zampette secche che sciacqueanu trento a do’ scarponi pesanti che portea ai piedi! A pensai be’, n’etera proprio vecchia, pecché i capelli acciuffati eteranu tutti neri, ma parea una de cent’anni, pecché n’tenea più i dienti, e parlea spessu da sola, sgrullenno ‘a capoccia come pe caccia’ chisà quali pensieri. Io ‘a saluteo sempre: “Bongiorno nì” essa me responnea e po’ a iuteo a porta’ ‘n’secchiettu finu a fore a’ casa. “Piate quaccosa te’, do’pummidori, ‘na cucuzza” Sempre me dicea. Tenea ‘n’fiu solu, che etera mortu ‘n’guera, non tenea più parenti e bbitea da sola tranto a’lla casetta nnumidita. A mi me mettea trento all’anima tanta tenerezza. Tenea l’occhi piccoli, ma pieni de bontà e me salutea sempre: “Che Dio te benedica!”.


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In giro per musei...

VAGABONDANDO Scuderie del Quirinale

Da non perdere la mostra dedicata a Frida Kahlo di Marcello Loisi Le Scuderie del Quirinale ospitano una grande mostra dedicata all’artista messicana Frida Kahlo, con l’obiettivo di percorrere tutta la sua carriera artistica. In esposizione, alcuni tra i suoi capolavori, come Autoritratto con abito di velluto (1926) e Autoritratto come Tehuana (o Diego nei miei pensieri), del ’43. Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderón nasce nel 1907 a Coyoacán (Messico), anche se la pittrice ha sempre sostenuto di essere figlia della Rivoluzione (del 1910) e del Messico moderno. La sua vita è stata particolarmente travagliata sia dal punto di vista della salute sia da quello sentimentale. Fin dalla nascita è stata affetta da una patologia alla spina dorsale, esasperata, all’età di 18 anni, da un incidente che le ha procurato anche altri problemi che l’hanno costretta a letto per

anni in un busto ingessato. Inoltre, ha dovuto subire ben trentadue interventi chirurgici. La storia d’amore che maggiormente ha influenzato la vita dell’artista è stata quella con Diego Rivera (anche lui pittore), fatta di sofferenze e tradimenti. Nonostante la sua esistenza sia stata così dolorosa, Frida Kahlo scopre la sua passione per l’arte e per l’impegno politico, divenendo attivista nel partito comunista messicano, grazie anche all’influsso di Rivera. Le sue prime opere sono soprattutto autoritratti realizzati dal suo letto a baldacchino con specchio, dove passò gli anni della degenza. I suoi dipinti indagano i suoi stati d’animo, il suo rapporto con la società messi-

Il nuovo film di Verdone

Ancora una volta Carlo Verdone ci stupisce con un esilarante commedia all’insegna del divertimento e della riflessione. Il film, Sotto una buona stella, ripercorre la storia di un padre, Federico Picchioni, che lascia la sua famiglia quando i figli sono ancora molto piccoli. Col tempo si rifà una vita e si dedica al suo lavoro di broker che presto gli regala grandi soddisfazioni e una grande agiatezza economica. Quando tutto nella sua vita sembra andare liscio, ecco che due imprevisti gli ricordano quanto la vita si diverta a giocare con noi. In breve tempo viene coinvolto in uno scandalo finanziario e, come se non bastasse, è costretto ad affrontare e accettare la morte della sua ex moglie. La sua infallibile carriera che lo ha reso benestante ha sicuramente fatto si che ai figli non mancasse mai nulla ma si sa… i soldi non comprano tutto, tanto meno l’affetto che sola una presenza costante riesce a coltivare. A

cana moderna, con sé stessa e il suo corpo. Inoltre, non mancano elementi del folklore e della fantasia legati al suo Paese. L’opera artistica di Frida Kahlo è stata, e lo è tutt’ora, molto importante sia per la storia dell’arte avanguardistica del Novecento, sia per la forza e il coraggio di una donna di mettere a nudo le proprie debolezze e fragilità, e fisiche e sentimentali, in una società in piena evoluzione. Fino al 31 agosto Scuderie del Quirinale,via XXIV Maggio 16, Roma

causa dello scandalo che ha coinvolto l’azienda del nostro protagoniCarlo Verdone sta, Federico, questi non può più permettersi di pagare l’affitto della casa nella quale i due figli alloggiano: l’unica soluzione possibile sembra essere la convivenza. Questa soluzione si rivelerà ben presto un completo fallimento tanto da portare la compagna di Federico ad abbandonare l’appartamento. Una nuova sfida attende Federico che si ritrova a vivere con i suoi figli e la nipotina. Una cosa normale potreste pensare… ma non se i figli considerano il loro padre un perfetto estraneo considerato che non ha mai vissuto con loro. L’arrivo di una frizzante vicina, Paola Cortellesi, piano piano aiuterà il trio familiare a conoscersi meglio e col tempo anche a volersi bene. Giulia De Giorgi

Earth Tour 2014

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Anche il cinema al servizio dell’ambiente

di Camilla Lombardozzi Il 29 marzo scorso si è tenuto in tutto il mondo l’evento Earth-Tour - Ora della terra, che, come ogni anno, ha coinvolto milioni di persone. Quest’anno l’evento dal nome “Luci spente”, prevedeva lo spegnimento contemporaneo dei seguenti monumenti: in Italia il Colosseo, la Torre Eiffel a Parigi, il Partenone ad Atene e il Cristo Redentore a Rio de Janeiro. Ma la novità di quest’anno è stata sicuramente il Cinema, difatti Andrew Garfield ed E m m a Stone, protagonisti del secondo capitolo di Spider-man sono stati i testimonial dell’Earth-Tour. Più precisamente dei progetti “A flamecalledhope”, che prevede la fornitura di bio gas e energia pulita alle popolazioni disagiate del Nepal in Asia, con lo scopo di ridurre la deforestazione e l’inquinamento; e “PuppyProtectors”, un piano per la salvaguardia dell’ambiente che ha il compito di addestrare i cuccioli di cani segugi e i loro rispettivi padroni per la fase riguardante il monitoraggio degli animali selvatici. Inoltre, la pellicola The Amazing Spiderman 2, il potere di Electro, che arriverà nelle sale cinematografiche il prossimo 23 aprile, ha ricevuto il premio Gold Standard cartbon offset, ossia la certificazione più rigorosa a livello mondiale per l’efficienza nell’abbattimento del biossido di carbonio nell’atmosfera. Il WWF -che ha il compito di monitorare tutti i progetti dell’Earth Hour Blue- cerca di diffondere non solo la cultura ambientalista, ma anche le politiche contro la deforestazione, l’inquinamento e la promozione di energie rinnovabili. Il WWF da anni ha compreso l’importanza del cinema nella tutela dell’ambiente tanto da istituire nella scorsa Mostra del Cinema di Venezia un premio al miglior film capace di trattare con attenzione il delicato tema delle energie rinnovabili. Il premio è stato consegnato al regista Thierry Ragobert per la pellicola Amazzonia 3D, nelle sale cinematografiche dal 21 marzo, giorno in cui l’ONU ha proclamato la giornata mondiale della foresta.


il Segno dei tempi

Ultima pagina

il Segno 1/15 aprile 2014

nei disegni del Maestro Franco Carfagna Stavolta il maestro Carfagna spiegherà che cosa significa quel cavallo nel centro storico, ripreso nel suo disegno. Erano gli anni ‘70 e a ritirare la “monnezza” per i vicoli stretti di Rocca di Papa non erano le ditte private ma il comune e gli “scopini”. Così, infatti, si chiamavano amichevolmente quelli che oggi definiamo operatori ecologici. Gli scopini pulivano le strade con la scopa fatta di ruschi (pungitopi)... ma veniamo al cavallo e alla convinzione di oggi che il ritiro dei rifiuti “porta a porta” sia un’invenzione moderna. In realtà questo sistema veniva già praticato in passato, quando le donne la mattina mettevano il secchio fuori dall’uscio in attesa che passasse la cavalla bianca tedesca di Stafforte (e da lui stesso addestrata) che si fermava da sola ogni volta che vedeva un secchio. Stafforte era un simpatico brontolone e ogni secchio veniva da lui svuotato nei biconzi e, per essere sicuro che non restassero residui sul fondo, lo sbatteva sul bordo con forza... per poi brontolare: “Non casca n’gniente da stu secchiu”. Spesso chiamava anche le signore che avevano dimenticato di lasciare fuori i contenitori. All’epoca non c’erano buste di plastica e i secchi venivano foderati di giornale (ma non tutti riuscivano e remmediallu), così come non si gettavano le bottiglie di vetro visto che il latte veniva portato direttamente dagli allevatori nelle case. Le bottiglie, insomma, erano di proprietà! L’acqua si andava a prendere alla fontana e non esisteva “l’acqua a pagamento”. Neanche i barattoli erano in commercio, ce l’avevano solo i negozianti, i quali incartavano le alici, la pasta, il tonno, la conserva, i salumi, ecc. La carta, poi, serviva per accendere il fuoco op-

Il “porta a porta” di tanti anni fa

pure i fornelli (era il “gas a carbone” dei tempi passati). Per l’olio, invece, si doveva portare un recipiente da casa. I grandi barattoli da 5 chili dei negozi venivano prenotati dai clienti, che li portavano all’orto e li utilizzavano per cucinare, oppure li tagliavano creando la lamiera per fare i tetti alle capanne (tipo tegole canadesi). Infine, gli avanzi del cibo venivano dati agli animali. Anche il nostro Stafforte nutriva così la sua cavalla bianca tedesca. Torniamo proprio a questa cavalla che doveva fermarsi davanti a tutti i secchi che trovava lungo gli stretti vicoli, dove spesso non entrava nemmeno un carretto. Dopo la poca immondizia raccolta, e dopo aver fatto mangiare la cavalla bianca tedesca, Stafforte (che avrebbe voluto vedere i biconzi pieni) a malincuore scendeva per via della Cava, arrivava al Carpino, imboccava la via del cimitero per scaricare il tutto al curvone di pentima stalla. I biconzi (realizzati dallo stesso Stafforte) avevano un’apertura in basso così da poter essere

adoperati dallo “scopino”. Ogni due-tre mesi il sindaco mandava una ruspa a spianare i rifiuti rimasti dopo che i contadini l’avevano setacciata per utilizzarla come fertilizzante per la vigna. Grazie “mitico” Stafforte. Un sincero grazie anche ai figli che hanno autorizzato la pubbluicazione di questa storia.

Continua il programma 2014 delle visite guidate promosse dal Segno

La bellezza del lago Albano il 27 aprile

Domenica 27 aprile si terrà la terza visita guidata del 2014 promossa dall’associazione culturale “Il Segno”. La nuova uscita porterà alla “scoperta” del lago Albano visto dalla barca didattica del Parco dei Castelli Romani. Un punto di vista inusuale e molto suggestivo: le acque, le sponde verdi, il bosco, le emergenze storiche e archeologiche di uno dei laghi vicini a Roma maggiormente frequentati sin dalle epoche più antiche. A seguire si terrà una passeggiata nel bosco sotto le falesie a picco della culla del lago, dove nidifica il falco pellegrino.

all’inizio di via dei Pescatori, lago Albano.

Ora e luogo dell’appuntamento: ore 9,30 presso il parcheggio

Partecipazione: prenotazione obbligatoria, numero chiuso (la

Data: domenica 27 aprile 2014

Grado di difficoltà: basso.

Il lago Albano

Lunghezza percorso in barca: 5 km per chi dopo la barca fa anche il sentiero del lago. Durata: un’ora la barca / altre due ore la passeggiata sul sentiero del lago. Abbigliamento/attrezzatura: scarpe da trekking, giacca antivento.

Accompagnatori: Andrea Sebastianelli e Roberto Sinibaldi.

barca ha 24 posti); contributo: 6 € Pranzo possibile a prezzo convenzionato: costo 15 €.

Informazioni e prenotazioni: 349-5783869; 346-1739853; ilsegnodiroccadipapa@gmail.com


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