Il Segno luglio-agosto 2014

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“ il Segno PICCOLO

...quello che gli altri non scrivono...

www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Anno XIII, n. 13 - 1/31 luglio 2014

All’asta la sede dei Campi

A pagina 8

M. Cavo un sito abusivo

A pagina 11

Noi, il potere e la verità

di Andrea Sebastianelli I neo dirigenti della locale sezione del partito democratico ci hanno inviato una lunga lettera (che potete leggere integralmente a pagina 16) in cui, alla fine, hanno lanciano volutamente una provocazione affermando che il Segno “è più un giornale politico che di informazione”. Le provocazioni ci piacciono perché permettono di chiarire concetti importanti, in questo caso però, oltre a rilevare che i termini “politica” e “informazione” non sono in contrasto come loro lasciano capire (tutti i giornali si occupano di politica), credo che in verità

Segue a pagina 17

quindicinale indipendente

Non abbiamo bisogno di chissà quali grandi cose o di chissà quali grandi uomini. Abbiamo solo bisogno di più gente onesta. Benedetto Croce

Sprechi

Bilanci Polizia La Grotta-museo salvi grazie Locale del vino per rilanciare alle multe ecco Ierace il nostro centro storico A pagina 13

A pagina 18

Mariapia Santangeli a pagina 23

Nel 2009 il comune di Rocca di Papa approva un progetto che, tra le altre cose, prevede l’installazione di una casetta per la distribuzione di acqua potabile. Oltre all’acqua si parla di altre due attività, “Bambini leggeri” e “Detersivi alla spina”. Costo complessivo 50mila euro. Ma leggendo le voci che compongono queste tre attività all’interno del progetto “Riducimballi”, sorgono molti dubbi su come questi soldi pubblici siano stati spesi. Roba da Corte dei Conti.

il T o c c o

di Ermanno Gatta

Alle pagine 14 e 15

Acque Potabili

Mozione sul servizio

A pagina 7

Lavori Pubblici

Terribili si è dimesso

A pagina 9

Nel ringraziare i sostenitori e gli esercizi commerciali che hanno pubblicizzato la loro attività sulle pagine del giornale, auguriamo ai nostri lettori buone vacanze. A tutti diamo appuntamento a settembre


ATTUALITÀ

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il Segno - 1/31 luglio 2014

Dopo la sentenza d’appello nel processo che vede coinvolto Berlusconi

Lagiustizia influenzata da Bukowski mentreilPaese parla dell’assoluzione

RITRATTI D’AUTORE a cura di Mauro Giovanelli

Acquattato come un camaleonte sul ramo più basso della politica, Maurizio Gasparri è sempre pronto a contrastare nemici e amici... a linguate.

Mario Borghezio... beh, qui ce ne sarebbe, sembra un peluche ma di quelli brutti, venuti male, cisposo e inquinante, nessuno lo vuole perché terrorizza i bambini. I commessi lo tengono nascosto nell’angolo più remoto del negozio e lo tirano fuori ogni giorno, per pren-

di ordinaria ingiustizia” di Genah Raffaele e Vecellio Valter. Ci siamo salutati e mentre mi allontanavo pensavo che il giorno del pronunciamento della sentenza, è stata la prima giornata davvero canicolare. Collegavo ciò a quanto ascoltato poco prima e, inspiegabilmente, ad un saggio consiglio di Henry Charles Bukowski emerso dagli abissi della memoria. Sì, deve essere Silvio Berlusconi proprio il grande Hank ad stituiscono il vero bagaglio averlo coniato. Ho subito ri- culturale di una persona; mai gettato un accostamento così dimenticarli. Infatti, mi è stato blasfemo, non voglio credere insegnato che “il troppo stropche il libero convincimento pia” ed effettivamente Ferrara del giudice possa essere stato Giuliano è tanto, il video gli è influenzato da uno scrittore angusto, necessita di estesi terborderline, impossibile che un ritori per portare al pascolo la magistrato abbia fatto proprio sua mente. Ha sbagliato epoca “mai prendere a calci gli e Paese, non gli basta la Mastronzi nelle giornate torride”. remma, avrebbe dovuto naPoi, il confronto tra Marco scere 150 fa in America. Travaglio e Giuliano Ferrara a Poter disporre della frontiera Bersaglio Mobile (La7), argo- nel selvaggio West sarebbe mento l’assoluzione del signor stata per lui una grande forBerlusconi, mi ha convinto tuna... per noi una vera e proche i precetti della nonna co- pria manna.

Un po’ per satira... un po’ per decenza

derlo a calci subito dopo la colazione e un attimo prima che termini la pausa pranzo.

Maurizio Belpietro ha perennemente stampato in faccia un sorriso irritante e sornione, come se osservasse la propria colf cercare disperata il ferro da stiro che lui si è nascosto in bocca.

Da quando Massimo D’Alema parla e cammina come avesse un palo lungo e dritto conficcato nel sedere non riesco proprio a

capire dove potrebbe posare il fondo schiena a Bruxelles.

Con il passar degli anni a Marco Travaglio si è assottigliata la testa, acuminato il viso. Per forza, ogni giorno deve mettere la prua in direzione delle ondate di corbellerie che gli pervengono dai suoi interlocutori, in primis colleghi (non del suo giornale) e politici.

Angelino Alfano ha costantemente l’espressione che avrebbe la faccia

della supposta un attimo prima di essere utilizzata.

C’è quel diversamente politico, il tizio che dal nulla ha creato qualcosa... non ricordo bene, un movimento, come quello incessante della sua testa quando si sgola ai comizi. Come si chiama? Possibile non lo ricordiate? Con lo scuotimento della folta chioma sembra voglia scacciare un nugolo di moscerini che vede solo lui. Il nome mi sfugge... ah, sì Beppe Grillo.

il Segno PICCOLO

di Mauro Giovanelli Qualche pomeriggio fa era molto caldo, insolito pur essendo metà luglio. Ho incontrato un amico, era depresso, ci siamo seduti al fresco sotto la veranda di uno dei pochi bar aperti, bevuto il caffè insieme e chiacchierato. “Non è per il fatto che ieri ci sia stata un’assoluzione clamorosa” - é sbottato - “in appello per giunta, che ha ribaltato il giudizio di primo grado, sarà giusto così, il punto è un altro: mi stavo chiedendo come sarebbe andata a finire a me se fossi stato imputato di tutti i reati attribuiti a quell’uomo, credo che sarei in galera da molto tempo. Hanno ragione i suoi accoliti” - ha aggiunto amareggiato - “la giustizia va riformata radicalmente, non nel ritoccare le leggi però, ma le coscienze. Il problema è morale, oserei dire di fede cristiana”. Più o meno è il pensiero di Leonardo Sciascia, mi sono detto, nella sua prefazione a “Storie

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il Segno 1/31 luglio 2014

ATTUALITÀ

Un grido per la libertà del popolo palestinese La Palestina sotto l’assedio dell’esercito israeliano

di Daniela Di Rosa Ho un sogno, svegliarmi una mattina e non dover più firmare appelli e petizioni per fermare torture, massacri, di uomini e di animali… firmare per gridare lo sdegno di fronte alle violenze sulle donne, sui bambini, davanti alla devastazione del pianeta, per dire no ad una guerra, una delle tante che scoppiano nel mondo. È da giorni ormai che assistiamo impotenti all’attacco di Israele sui palestinesi, che dico, sulla Palestina, perché anche se in pochi lo riconoscono come Stato e le Nazioni Unite lo negano, la Palestina esiste, è nel mio cuore e in milioni di altri cuori sparsi nel mondo, cuori che ormai ribollono di rabbia, la forza, dal nulla, è stato di impotenza. La sproporzione è troppo creato lo stato d’Israele, che grande per non gridare, Israele assistiamo impotenti alla deha uno degli eserciti più po- vastazione di un intero popolo, tenti del mondo, la Palestina deve esserci un modo per ferpraticamente non ha esercito. mare questa infinita guerra. Sproporzione anche davanti al «Il mio essere ebreo terribile rapimento mi fa stare dalla parte e uccisione dei tre degli oppressi. ragazzi ebrei. Se E in questa vicenda lasciamo da parte gli oppressi per un attimo il sono i palestinesi: non dolore e la conparliamo danna per quelle di terre contese, ma di terre occupate. giovani vittime e Io, dalla parte dei palestinesi, con razionalità un’occupazione che dura pensiamo che agli da cinquant’anni. occhi dei resistenti Ho imparato dai profeti d’Israele che palestinesi erano bisogna essere al fianco dell’oppresso. tre occupanti per- L’ebraismo è una cosa, ché vivevano in lo Stato d’Israele un’altra. una delle tante co- Finché il mediatore saranno lonie (terre dei gli Stati Uniti non c’è soluzione: palestinesi), l’atto, non è un mediatore neutrale, anche se crudele, sta dalla parte di Israele. V cambia e ricorda edo un avvenire terrificante, da vicino le gesta purtroppo, sarà una catastrofe anche dei nostri parti- per Israele, perché opprimendo giani quando l’Ita- gli altri perdi anche tu l’anima. lia era in mano ai E diventi un aguzzino». nazisti! Moni Ovadia E la “rappresaglia” israeliana è stata simile: uccidi tre ebrei? Due milioni di persone amuccideremo mille palestinesi! massate in una striscia di terra, È ora di dire basta, è ormai da Gaza, e lotteranno fino alle cinquant’anni, da quando con estreme conseguenze, fino ai

Una recente manifestazione pro-palestinese

kamikaze, uomini e donne pronte a farsi saltare in aria e uccidere pur di gridare al mondo che la Palestina esiste! Indietro non si torna, il mondo ebraico è lì e si è mangiato tutto il territorio, un popolo errante per volontà divina ha deciso di non errare più e ha reso errante un altro popolo. Per troppi anni ho sofferto e, nel mio piccolo, lottato contro quest’ingiustizia. È da tempo ormai che non si chiede più ad Israele di andarsene ma di lasciare le terre occupate. Ciò che rimane è una speranza fatta di ritiro, di confini, di pace… due popoli due stati con Gerusalemme capitale di entrambi. Non si può più tacere, io e milioni nel mondo facciamo quello che possiamo, personalmente manifesto, protesto e scrivo. Navigo in Internet, perciò sono andata sulla pagina Facebook del papa e ho scritto, sono andata su quella di Obama, dell’Onu, del Parlamento Europeo; ho “postato” suppliche per far cessare il martirio del popolo palestinese a non so quanti deputati. Sabato 26 luglio ci sarà una grande manifestazione a Roma e ci sarò!

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di

Pillole ECONOMIA di Mauro Artibani

Quelli del PIL

Se la spesa privata, quella delle famiglie, fa il 60% del Pil beh, che ci piaccia o no, la vita deve essere spesa a fare la spesa: boia chi molla! Già, chi molla? Beh, quando il reddito disponibile delle famiglie italiane torna ai livelli di 25 anni fa mollano proprio queste. l’Ufficio Studi di Confcommercio evidenzia che, nel 2013, il reddito disponibile è pari a 1.032 miliardi di euro, rispetto ai 1.033 del 1988. C’è dell’altro, fate mente a quante nuove merci sono arrivate sul mercato dal 1988 ad oggi. Sommate le due cose: lo squilibrio si mostra patente tra quanto abbiamo in tasca e quanto di più si deve acquistare per fare crescere quel cacchio di Pil. Indi per cui poscia, nel 2013 il potere d’acquisto pro capite delle famiglie si riduce dell’1,3% sull’anno precedente, registrando una caduta complessiva rispetto ai valori pre-crisi del 2007 di quasi il 13%. Poi c’è il danno collaterale: la tendenza ad assorbire nel risparmio la diminuzione del reddito si è interrotta nel 2013 quando, alla caduta del potere d’acquisto delle famiglie, si è accompagnata una riduzione più marcata della spesa per consumi pro-capite. Beh, quando Nomisma dice tutto questo non scopre l’arcano, scopre invece l’ovvio. Ovvio, appunto: senza soldi non si canta messa. E qui viene il bello. Essipperchè, nella vita spesa a fare la spesa sta l’affare! Il meccanismo economico viene tarato su questa regola; quello produttivo, attraverso il quale tutti guadagnano, funziona proprio tenendo al centro quella spesa per la quale si produce, senza la quale non si ri-produce. Ehi, ehi, noi siamo gli addetti a quella spesa e quando quella spesa, che fa tutto questo, costa più delle nostre capacità di acquisto, qualcuno dovrà finanziare quel costo. Qualcuno chi? Tutti quelli che ci guadagnano. Essì, toccherà guadagnare dal loro guadagno! Loro, d’altronde, avranno da guadagnare solo se noi guadagneremo per poter spendere. Massì! Pressappoco una partita di giro!


ROCCA DI PAPA 93 aziende agricole del territorio hanno scritto a Carlo Petrini di Slow Food

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“Una guerra tra poveri ma i nemici sono altri”

Caro Carlo Petrini, ti scriviamo, quale fondatore di Slow Food e padre spirituale della nostra nazione, per chiederti se l’operato di alcune persone che agiscono sul nostro territorio regionale in nome e per conto di Slow Food corrisponde a quello che hai desiderato che Slow Food fosse... ti scriviamo per chiederti se sai che c’è chi opera in tuo nome, ma contro i tuoi ed i nostri principi! Ci alziamo tutte le mattine alle 4 per raccogliere i fiori di zucca freschi da portare al mercato contadino, per mungere le bufale… per fare le altre mille cose di un’azienda agricola… e poi tutto il giorno al mercato per metterci la faccia e parlare dei nostri prodotti; ma sembra che il vostro responsabile regionale del Lazio voglia screditare tutto ciò. Attacchi in pubblico, dichiarazioni alla stampa, colpi bassi sui nostri mercati contadini che stanno faticosamente a galla in questi tempi di crisi non ancora finita. Fra noi ci sono molti giovani con le mani nella terra che non si tirano indietro nel duro lavoro dei campi o delle stalle. La vendita al mercato contadino “Coltivendo” è stata ed è tuttora uno sbocco per poter continuare a non chiudere le nostre piccole aziende familiari. Insieme costruiamo, ogni volta che fac-

ciamo il mercato, una nuova realtà che la gente apprezza e condivide. Ma sembra che il nostro lavoro non sia gradito a chi ti rappresenta sul territorio della nostra regione e che pretende che i produttori ospiti dei mercati della terra del Lazio non partecipino ad altri mercati contadini! Sì, perché sono molti i produttori che oltre a partecipare ai mercati della terra partecipano anche ai mercati “Coltivendo” che si svolgono con continuità tutte le settimane, consentendoci di tenere in piedi le nostre aziende. Anziché avere un comune nemico, cioè le multinazionali e la grande distribuzione organizzata, stiamo facendo una guerra fra poveri? Noi con il nostro lavoro ci siamo organizzati in al-

cuni mercati di vendita diretta del circuito Coltivendo, ai Castelli Romani e a Roma, a Capannelle e in alcune difficili periferie dove contribuiamo a ricostruire un tessuto sociale disgregato. Mercati che abbiamo realizzato senza un euro di contributo pubblico e nell’indifferenza di molti decisori. Il disciplinare del nostro circuito “Coltivendo”, analogamente a quanto previsto dai disciplinari di “Coldiretti”, prevede la possibilità di vendere anche una piccola parte di prodotti ceduti da aziende agricole vicine. Lo prevede anche la legge. Per consentire ai produttori di sopravvivere, continuando a vendere solo prodotti agricoli. Il tutto avviene alla luce del sole e sotto il rigido controllo degli agronomi

Si impartiscono ripetizioni di

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il Segno 1/31 luglio 2014

di un organismo di controllo indipendente in ordine a provenienza, tracciabilità , rintracciabilità, rispetto dei limiti di legge. Come si permette il rappresentante della vostra organizzazione di affermare che “molti non sono coltivatori diretti, ma solo rivenditori… che i prodotti non sono a km zero e non c’è controllo dei prezzi” e che “l’iniziativa non valorizza l’agricoltura locale e vi crea grandi danni perché gli espositori non vogliono sottostare al vostro rigido disciplinare”? Disciplinare che oltretutto non viene sempre fatto rispettare proprio nei mercati della terra del Lazio. E per i prezzi? Nei nostri mercati i controlli sono continui. Peccato Carlin ... peccato che alcune belle persone che collaborano con noi per diffondere tutto ciò che a te sta a cuore, vengono prese di mira in nome di un “codice etico” con cui si vuole impedire che i tuoi soci collaborino anche con altre associazioni o che i produttori possano scegliere di andare nei farmersmarkets di diverse organizzazioni. Sei al corrente di tutto ciò? Noi pensiamo di no, altrimenti non lo permetteresti. O perlomeno lo condanneresti. Soltanto la grande stima che abbiamo nei tuoi confronti e il nostro amore per la madre terra ci ha spinto a fare questa denuncia innanzitutto a te, con cui ci sentiamo nella stessa trincea, prima di parlarne alla stampa, come ha fatto il rappresentante della tua organizzazione. I produttori del Circuito Coltivendo Lettera sottoscritta da 93 aziende del Circuito Coltivendo

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ROCCA DI PAPA

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Uccide un dinosauro... va sul web e gli animalisti accusano Spielberg Una foto particolare del noto regista americano finisce per scherzo su Internet

di Camilla Lombardozzi È vero, anche io provo disprezzo per quelle persone che uccidono e massacrano animali inutilmente… Non a caso, ammiro le innumerevoli campagne che Greenpeace porta oramai avanti da anni, così come le varie denuncie che gli animalisti ogni giorno ci mostrano. Ma, veniamo ai fatti, il 6 Luglio scorso il regista Steven Spielberg è stato taggato in una foto di circa 20 anni fa che lo ritraeva accanto ad un animale un po’ particolare, un robot triceratopo morto, appositamente creato come tutti ben ricorderete per il film Jurassic Park. La fotografia in questione è stata postata su Facebook da Jay Branscomb, un umorista che, così per gioco, sopra l’immagine ha inserito una breve didascalia: “La vergognosa foto di un cacciatore, che posa felice accanto al triceratopo che ha appena massacrato. Per favore condividete, affinché il mondo possa dare un nome a quest’uomo e ricoprirlo di vergogna”. Ovviamente Jay lo aveva fatto con l’intento di far divertire il web, peccato che al contrario la rete ha letteralmente ricoperto Spielberg di insulti, eccone qualcuno: “Assassino di animali, ti disapprovo”, “Uomo spregevole, vergogna”, “Non c’è da meravigliarsi se i dinosauri si stiano estinguendo, se appena ne scopriamo uno, lo uccidiamo, è ovvio che finisca così. Sbattetelo in galera”. Un ragazzo, informato e sicuramente con un’intelligenza superiore ai suoi compagni di web ha provato a specificare che l’uomo in questione era Steven Spielberg, regista di Jurassic Park, con scarsi risultati, dato che una delle risposte è stata: “Non mi importa chi sia, non avrebbe dovuto uccidere un animale!”. Ora, passi che non è un ob-

bligo sapere chi sia Steven Spielberg, pur se vincitore di quattro premi Oscar, ma a dovere di cronaca va detto che la bestiola in questione è un dinosauro estintosi ben 65 milioni di anni fa. Jay, incredulo, davanti ad una burla così riuscita ha deciso di rincarare la dose, postando una nuova foto del regista in sella ad uno squalo morto con le fauci spalancate, con scritto: “Abbiamo bisogno del tuo aiuto per identificare questo killer di squali, qui in posa con la sua preda illegale. Gli squali sono essenziali per l’ecosistema e le loro acque sono protette al largo della costa della California. Se avete notizie, si prega di contattare immediatamente le autorità”.

Spielberg in posa con un triceratopo

Naturalmente l’immagine è presa dal set di Lo Squalo, anch’essa pellicola di Spielberg e indovinate un po’ anche in questo caso l’animale era un robot. Branscomb, non contento, ha postato una nuova di-

La versione degli animalisti

dascalia, dove ironizzando preannunciava la futura morte di ET. Difficile dire se sia il caso di ridere o di piangere, ma una cosa è certa… essere disinformati nuoce gravemente alla salute!

“Persino dei grandi studiosi caddero nella trappola dei falsi Modigliani” di Daniela Di Rosa Approfitto del simpatico articolo di Camilla per dichiarare pubblicamente che sono tra coloro caduti nel tranello, va detto che immagini di maltrattamenti, torture e uccisione di animali sono nell’ordine di centinaia al giorno, tra vere e false. Solo nell’ultima settimana: un cane bruciato vivo a Pozzuoli, di seguito un cucciolo di pastore tedesco appeso per le zampe col fil di ferro (purtroppo ha perso la parte inferiore degli arti posteriori), cani trascinati legati al paraurti di un’automobile, a Bergamo è stato arrestato un uomo che si divertiva a torturare e uccidere gattini postando le foto su Facebook e così via… tutte reali, tutte controllabili… Di questi quanti erano informati e quanti disinformati? Non si può sapere tutto e non è così grave non riconoscere il volto di una persona famosa, per quanto ci si sforzi ogni tanto qualche notizia sfugge… Quel pomeriggio, mentre firmavo petizioni, appelli, inviavo richieste di aiuto, o di adozioni, m’imbatto in questa fantomatica foto di Spielberg accanto al corpo di un animale ucciso, ho chiuso gli occhi come faccio di solito, non guardo (mi fa troppo male) perciò l’ho scambiato per un ri-

noceronte, scorro con il mouse e posto il commento, e che commento… quando si tratta di animali perdo ogni freno inibitore e mi trasformo nel più truce sanguinario! La maggior parte delle persone fa più o meno come me, chiude gli occhi, scorre e commenta, poi qualcuno nota l’inganno e lo scrive, ma che fai torni indietro e cancelli? Pensi che per fortuna è uno scherzo, sorridi, ti vergogni un po’ per esserci cascata e vai oltre! Non prendertela Camilla ma informazione e disinformazione sono un’altra cosa, quella era una burla, qualcuno ci casca, qualcun’altro no, qualcuno studia antropologia e riconosce l’animale estinto e qualcun altro no (io in primis) perchè non distinguerei un triceratopo da un rinoceronte! Ma affermare come hai fatto tu che quel ragazzo che l’ha riconosciuto è, per intelligenza, “superiore” a tutti gli altri è un “tantino” azzardato! Tanti anni fa, tre giovani pisani ne combinarono una molto più grossa, scolpirono tre teste di donna e le gettarono nell’Arno, al ritrovamento grandi esperti internazionali di storia dell’arte (dunque menti superiori alla media) giurarono che erano di Modigliani! Come vedi anche la mancanza d’ironia nuoce gravemente alla salute…


6 da Tokyo Toshi Kameda I primi di giugno il primo ministro del Giappone, Abe, ha incontrato il Presidente del Consiglio dei Ministri Renzi e Papa Francesco. Con il Papa ha parlato delle “iniziative volte a promuovere la pace e la stabilità nel continente asiatico” (nota ufficiale citata dal sito di Radiovaticana) ma come abbia potuto Abe presentarsi davanti al Papa non si comprende visto che sta cercando di portare il Giappone in guerra. Abe, infatti, pare pronto per la guerra avendo azzerato il senso pacifista dell’articolo 9 della Costituzione giapponese (vedi il Segno di gennaio 2013). Il primo luglio il Consiglio dei ministri ha deliberato di allargare l’ambito dell’uso della forza militare. Il Giappone, insieme a Italia e Germania, aveva una grande responsabilità nell’ultimo conflitto mondiale. Così, dopo la seconda guerra mondiale, dichiarò a tutto il mondo la propria posizione pacifista: “Il Popolo Giapponese rinuncia per sempre alla Guerra” ed “alla minaccia o all’uso della forza come mezzo per la risoluzione delle dispute internazionali” e per questo obiettivo “le forze di terra, di mare ed aeree, così come le altre potenzialità belliche, non saranno mai mantenute”. L’art. 9 è un patrimonio mondiale nel senso forte del pacifismo perché, secondo un’interpretazione più pacifista, non solo rinuncia all’uso della forza addirittura per la difesa ma anche al suo mantenimento. Con il passare del tempo l’art. 9 veniva interpretato diversamente riconoscendo prima la formazione del Corpo della Difesa e poi il diritto dell’uso della forza per la difesa del proprio territorio. Ma ora si fa un passo sostanzialmente diverso. Il Paese può ricorrere alla forza “nel caso in cui venga attaccato un altro paese strettamente legato al primo – così spiega la delibera -, viene minacciata l’esistenza del Paese e vengono messi a rischio la vita e i diritti di libertà e benessere del popolo”. Il problema sta nel fatto che sarà lasciata al governo l’interpretazione sullo strettamente legato e “minacciato” e perciò praticamente potrà andare dovunque a fare la guerra nel nome degli interessi nazionali. Questa è la difesa collettiva che Abe ha voluto a discapito dei governi passati, anche durante la cosiddetta Guerra Fredda. Se ci sarà una guerra come quella di Iraq potrà esserci anche l’esercito nipponico a combattere a fianco di qualche paese “amico”, anche se Abe ha negato questa possibilità. Come mai proprio oggi è stata presa questa decisione? Ogni volta che Abe arriva al governo è sempre la stessa storia. Già otto anni fa, durante il suo primo governo, stranamente emerse una minaccia che poi sparì del tutto con i governi seguenti. Abe ripete che “sta diventando sempre più critica la sicurezza nazionale” riferendosi alla minaccia dei missili nucleari della Corea del Nord, e all’espansione militare della cina. Perciò la difesa collettiva, in particolare con gli USA, aumenta il deterrente. È proprio la vecchia logica della guerra fredda anche se per ora senza armi nucleari giapponesi ma

DIRETTA da TOKYO

il Segno 1/31 luglio 2014

Contro il nucleare, dentro il nucleare

Senza art. 9 il Giappone abbraccia la guerra

A lato: un manifesto mostrato in conferenza stampa dal primo ministro Abe per giustificare la difesa collettiva in casi sensazionali, ma molto improbabili, in cui una corazzata americana soccorre i civili giapponesi da difendere.

americane. Il problema non è solo nell’uso della forza ma il fatto che in questo modo si va a sconvolgere la parte fondamentale della Costituzione senza nemmeno un dibattito parlamentare. Questa è la negazione del costituzionalismo. Per fare un passo così importante si dovrebbero innanzitutto rispettare le procedure formali come il referendum popolare come prevede la stessa Costituzione. Infatti, in primo momento, Abe ci ha provato ma ha poi deciso di fare tutto da solo vista l’impossibilità d’avere il consenso dei due terzi dei parlamentari. Tutta questa polemica, a voi italiani, può sembrare priva di senso visto che l’Italia ha un esercito e ha sancito il diritto di difesa all’interno della Nato (l’art. 51 dello statuto delle Nazioni Unite riconosce ad ogni paese il diritto di difesa sia singola che collettiva). Invece, per un paese come il nostro, che non ha mai riflettuto a fondo sulla propria responsabilità in quei 15 anni di guerra dal 1931 al ’45, la faccenda è seria. L’attuale premier rifiuta di dare un giudizio su atti bellici come l’“invasione” lasciandolo ai futuri storici. Abe e il suo partito non hanno mai abbandonato l’idea che il Giappone fu costretto a difendersi dagli attacchi occidentali, una sorta di guerra di difesa. Ecco perché è molto preoccupante quando questa classe politica parla di “difesa degli interessi nazionali”. Abe ripete che il governo ha il dovere “di proteggere la vita e il vivere in pace del popolo”. È però difficile credere a queste parole. Non mi riferisco al fatto che con il finire della guerra furono i militari per primi

a fuggire dalla Cina e dalla Corea lasciandosi dietro i civili. Se lo Stato ha questo dovere come mai non vuole riconoscere la propria responsabilità sui suicidi di molti civili abbandonati dai militari alla fine della guerra di Okinawa, isola del sud estremo, unico territorio nazionale in cui si combattè? Come mai lo Stato innalza un muro alto per riconoscere tutte le vittime delle bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki e quelle di tanti inquinamenti industriali e non ascolta la gente che soffre l’inquinamento acustico dei cacciabombardieri sia giapponesi che americani nelle basi militari? Questo Stato ci ha protetti dall’incidente nucleare? Il problema è che gli interessi sono ben altri. E così Abe ha avviato il suo gran progetto di deformare il Paese facendolo diventare uno Stato nazionalista nel campo politico e liberista in quello economico. La conferma arriva anche dalla liberalizzazione dell’esportazione di armi (la delibera del Consiglio del primo aprile) e l’allargamento dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo anche agli eserciti stranieri. Abe aveva già preparato il campo con la legge sul segreto di stato (vedi sempre il numero di gennaio) grazie alla quale noi non potremo sapere il perché della guerra. Non si può escludere che quando Abe penserà a un deterrente più forte non esiterà ad avere armi nucleari. Adesso, approvata la delibera, il governo dalla prossima primavera comincerà a modificare diverse leggi per poterla mettere in pratica e allora avranno luogo i dibattiti parlamentari che potranno fare luce su tutti gli aspetti problematici della delibera stessa, se esistono i fondamenti giurisdizionali e, soprattutto, se il vero pericolo per il Paese viene da fuori o dal suo interno. Ma vista la maggioranza stabile il governo non incontrerà molti ostacoli. È difficile conoscere nel dettaglio che cosa pensa l’opinione pubblica e i sondaggi variano a seconda di come sono poste le domande: per il quotidiano Yomiuri i contrari si pongono tra il 28 % e il 64 % (lo stesso sondaggio dell’Asahi) . Di recente sono stati riconosciuti patrimonio dell’umanità il monte Fuji e la fabbrica di seta Tomioka ma, al contempo, si allontana un bellissimo progetto di riconoscimento dell’art. 9 come un patrimonio mondiale della pace. toshiditalia@yahoo.co.jp


il Segno 1/31 luglio 2014

INDOVINA QUANTI SIAMO?

Al 30 aprile 2014 i residenti censiti nel Comune di Rocca di Papa erano 16.716 (maschi 8.239; femmine 8.477). Alla stessa data i nuclei familiari erano 6.312.*

ROCCA DI PAPA

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NUMERI UTILI

Clinica San Raffaele: 06-9428601 Comando Carabinieri: 06-94749007 Polizia Municipale: 06-94286134 Centralino Municipio: 06-942861 TAXI Mario: 346-3684911 06-9499151 (casa)

notizie, informazione, attualità

Acque Potabili e cartelle «pazze» in attesa dell’arrivo di Acea Ato2 *dati forniti dall’Ufficio d’Anagrafe

Una mozione del consigliere Danilo Romei ripropone una questione irrisolta

di Sandro  Tabellione Una mozione del consigliere comunale Danilo Romei, presentata recentemente nell’assise consiliare, ha riportato al centro dell’attualità la società di Torino che gestisce il servizio idrico a Rocca di Papa, Acque Potabili. Secondo Romei, che ha chiesto al sindaco e alla giunta “di monitorare prontamente e regolarmente le attività di gestione del servizio idrico [...] e a promuovere altre azioni a tutela degli interessi di tutti i cittadini utenti”, le tariffe a suo tempo concordate dall’amministrazione comunale risultano essere più esose di quelle di molti altri comuni limitrofi a Rocca di Papa, Roma compresa. A dare ragione a quest’interpretazione del consigliere Romei è lo stesso primo cittadino che, recentemente, “ha richiesto a nome di tutti i comuni della Provincia di Roma ancora in attesa, di giungere finalmente al subentro nella gestione dei servizi di approvvigionamento idrico e depurazione delle acque da parte di Acea Ato 2”.

Infatti, “Il passaggio ad Acea Ato 2 -ha sottolineato il comunicato stampa del comuneuniformerà il trattamento e le tariffe del servizio idrico integrato a quello romano, comportando una significativa diminuzione dei costi in bolletta”. Una situazione che va avanti ormai da decenni, basti pensare che in ogni campagna elettorale spunta fuori la promessa che finalmente Acque Potabili lascerà il posto ad Acea. Ora, fa sapere il sindaco, “abbiamo predisposto tutti gli incartamenti ed è assolutamente necessario superare ogni impedimento burocratico”. Nell’attesa che tale passaggio avvenga, però, sarebbe il caso che effettivamente l’amministrazione avvii un serio monitoraggio della gestione in corso dell’acqua pubblica, considerando che, come ha scritto il consigliere d’opposizione Danilo Romei, “la società Acque Potabili Spa, nonostante i numerosi ricorsi presentati dai cittadini roccheggiani al fine di provvedere alle rettifiche delle bollette «pazze» e all’attività di accertamento dei reali con-

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sumi idrici, si ostina a non cercare soluzioni, ricorrendo frequentemente a un atteggiamento di «terrorismo psicologico» minacciando l’interruzione del servizio idrico in caso di mancato pagamento delle cartelle notificate”. Accuse dure che chiamano in causa anche la giunta Boccia, visto che, ha aggiunto Romei, “pur conoscendo la situazione di disagio dei cittadini coinvolti nelle bollette «pazze», non ha mai attivato iniziative atte a tutelare i diritti dei cittadini e a sanzionare, ove previsto, la società Acque Potabili”.

E mentre la politica discute e si confronta, i cittadini, per pagare le cartelle e per scongiurare il rischio di distacco, stanno sempre più utilizzando la rateizzazione dei pagamenti, unico modo per far fronte alle scadenze in periodo di grave crisi economica. “Io ho rateizzato una bolletta ci ha detto una signora- ma il problema nel mio caso è che il contatore è completamente illeggibile e quindi non posso verificare se i consumi segnati corrispondono davvero a quelli effettuati”. Come si vede, l’intera gestione idrica meriterebbe una seria verifica.

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il Segno 1/31 luglio 2014

Il 24 settembre l’ennesima asta per la sede del Comitato Campi Sempre più serio il rischio di perdere l’importante luogo di riferimento

di Giulia De Giorgi Dopo trent’anni si rischia di perdere definitivamente l’attuale sede del comitato di quartiere dei Campi d’Annibale, posta a ridosso di piazza Di Vittorio. Lo scorso 3 giugno, infatti, presso il tribunale di Velletri si è tenuta l’ennesima asta per trovare degli acquirenti. Il prezzo posto a base della vendita era di 24.330 euro ma nessuno si è fatto avanti. Ora la partita decisiva si giocherà il prossimo 24 settembre quando sarà espletato un nuovo tentativo e stavolta il prezzo di partenza potrebbe essere ancora più basso. A tal proposito il presidente del Comitato di quartiere, Gianfranco Silvestrini, ha scritto al sindaco di Rocca di Papa per manifestare le proprie preoccupazioni. “Considerando il prezzo base d’asta molto basso -ha scritto Silvestrini- ci potrebbe essere qualcuno interessato a tale acquisto”. Se così fosse, il comitato dovrebbe traslocare in tutta fretta lasciando i cittadini del quartiere più popolato di Rocca di Papa senza una struttura pubblica di riferiemnto. “L’amministrazione -continua il battagliero presidente Silvestrini- deve valutare tutte le possibilità per risolvere una volta per tutte questo annoso problema”. In effetti la vicenda va avanti, tra udienze, ricorsi e aste, da diversi anni essendo la questione piuttosto ingarbugliata visto che il 2 ottobre del 1984 presso il notaio Bandini di Roma fu certificata la volontà della Laziale Appalti (che successivamente realizzò la struttura composta di abitazioni, negozi e garage), di cedere a favore del comune di Rocac di Papa “il locale magazzino di metri quadri 84, completamente rifinito”. La questione rimase aperta fino a oggi, per il fatto che l’atto notarile vero e proprio non venne mai sottoscritto tra le parti. A questo punto, però, l’amministrazione potrebbe uscire da questa complicata vicenda comprando il locale.

L’interno della sede del comitato durante un incontro pubblico

Al via le graduatorie per lo studio medico ai Campi

Potrebbe finalmente sbloccarsi la vicenda di un secondo studio medico più volte richiesto nel quartiere dei Campi dal Comitato presieduto da Silvestrini. Infatti, lo scorso 15 maggio, la direzione salute della Regione Lazio ha reso noto che “è stato pubblicato il bando regionale per la copertura delle zone carenti di assistenza primaria, nel quale per il distretto H/1 sono

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stati assegnati tre posti di cui uno con obbligo di apertura dello studio medico nel comune di Rocca di Papa località Campi d’Annibale”. Una bella notizia per i circa 7mila abitanti del quartiere, molti dei quali sono costretti a scendere in paese per recarsi dal medico di base. In merito al bando, la dottoressa Flori Degrassi, direttore regionale, ha poi confer-

mato che “sono state approvate le relative graduatorie e si sta procedendo alla convocazione degli aventi diritto”. Anche se per l’apertura dello studio medico bisognerà attendere ancora un po’ di tempo, visto che ciò è legato alla disponibilità dei medici convocati, si tratta di un importante risultato arrivato dopo anni di polemiche e discussioni. Paola Gatta

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ROCCA DI PAPA La fuga dei tecnici comunali non si arresta dopo l’ennesimo conflitto di interessi il Segno 1/31 luglio 2014

Lascia anche il responsabile dei lavori pubblici del comune avevo posto alla giunta Boccia, un’amministrazione che ha fatto del conflitto di interessi un modo di fare politica”. Il conflitto di interessi, infatti, a fine 2013 ha portato alle dimissioni dell’ex vicesindaco, Roberto Barbante, che ora si è rifugiato in una più comoda e meno appariscente posizione di consigliere, capogruppo del Pd in consiglio comunale. Barbante dapprima aveva negato qualsiasi interesse privato, rilanciando e accusando “i maestri del male” di attacchi personali… Poi ha preferito il silenzio di fronte ai documenti che provavano che era proprietario di alcune società edilizie con interessi diretti a Rocca di Papa. Il conflitto d’interessi ha riguardato anche il sindaco per una storia di compravendita di terreni, emersa qualche mese fa e mai chiarita, con l’imprenditore Carnevali, casualmente beneficiato da una sanatoria edilizia che, solo dopo la pubblicazione di inconfutabili foto aeree su questo giornale, l’amministrazione ha dovuto in pratica annullare. Su questa vicenda, ingarbugliata nei passaggi, ma chiara nella sostanza, il sindaco si era impegnato in consiglio comunale a chiarire, ma poi evidentemente ci ha ripensato e non ne ha mai più parlato. Solo rari accenni con le solite parole roboanti, senza mai richiamare fatti, cifre, date.

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E ci sono voluti mesi perché Patrizio Onesti, lo zelantissimo (in altri casi) comandante della Polizia Locale (anche lui in conflitto di interesse per il posto di lavoro dei suoi due figli), trovasse il tempo di fare un semplice sopralluogo a via dei Laghi. Anche altri consiglieri sono invischiati in rapporti con imprenditori locali, Mario Gatta per esempio, condivide la proprietà di una società edilizia con Roberto Barbante. Sono soci oltre che parenti. Posti su banchi avversi in consiglio comunale, Gatta fa un’opposizione così blanda che si capisce perché sia tanto elogiato dalla maggioranza di governo. Con lui, che ha un’esperienza ventennale come consigliere, è nata una nuova specie politica, quella del «consigliere d’opposizione di maggioranza». “Una situazione sconcertante che rende la politica roccheggiana

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inquinata, sottoposta da anni alle tensioni delle convenienze economiche, del tornaconto personale – sostiene Emanuele Crestini, tra i pochi che si oppongono a questo stato di cose, che aggiunge – siamo di fronte a un sistema, il sistema Boccia. Dopo trent’anni di sua presenza dentro l’amministrazione il sistema si è conformato alla sua idea di politica, nella quale gli affari prevalgono sulle idee, l’interesse personale su quello pubblico, i vantaggi del gruppo al potere su quello dei cittadini”. Intanto, per trovare un nuovo responsabile dell’ufficio lavori pubblici, l’amministrazione ha indetto un bando interno e alcune indiscrezioni indicherebbero Rita Botti, apprezzata architetta roccheggiana, sulla dirittura d’arrivo. Per lei un incarico difficile in un settore dove interessi pubblici e privati sono sempre andati a braccetto.

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di Andrea Sebastianelli L’architetto Alessandro Terribili si è dimesso da Responsabile del settore lavori pubblici del comune di Rocca di Papa. Era un collaboratore esterno dell’amministrazione e, come tale, aveva un contratto a tempo determinato dal 1° marzo 2013. Le ragioni delle sue dimissioni non sono note, si parla genericamente di “motivi professionali”. Potrebbero essere in relazione al conflitto di interessi di cui abbiamo parlato nello scorso numero del giornale, messo in luce dal consigliere di opposizione Emanuele Crestini. Infatti l’architetto Terribili, al momento del suo incarico all’interno del comune di Rocca di Papa, aveva già un altro incarico con lo stesso comune, per la direzione lavori di micro-parcheggi. Terribili, nella sua nuova veste di responsabile del settore lavori pubblici, aveva liquidato la parcella al direttore dei lavori dei micro-parcheggi, ossia a se stesso (ovvero all’ufficio tecnico privato di cui fa parte). Questa l’anomalia denunciata da Crestini, che finora non ha avuto risposte sostanziali dall’amministrazione, secondo quanto lamenta lo stesso consigliere: “Mi pare di poter dire che queste dimissioni siano una risposta, nei fatti, ai rilievi che

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il Segno 1/31 luglio 2014

Attivata la7ma sezionedell’infanzia finalmentenientepiù liste d’attesa La nuova aula sarà attivata presso l’edificio scolastico “Giardino degli Ulivi”

La scuola nel quartiere Vigne

di Luigi Serafini Buone notizie finalmente per la scuola pubblica di Rocca di Papa. L’amministrazione comunale ha mantenuto la parola rispetto alle assurde liste d’attesa che in alcuni casi ci avevano abituato a vere e proprie guerre tra cittadini, creando di fatto una situazione paradossale tra quelli ritenuti “privilegiati” e gli altri costretti a sperare nella buona sorte. In risposta alle tante sollecitazioni arrivate da numerosi genitori in seguito alla carenza di posti disponibili per la materna, è stata istituzionalizzata la “sezione comunale dell’infanzia resasi necessaria per sopperire al mancato trasferimento di nuove insegnanti da parte del ministero dell’istru-

zione, e quindi alla mancata attivazione di nuove sezioni nonostante la disponibilità di aule”. Grazie alla nuova sezione tutti gli alunni in graduatoria per l’anno scolastico 2014/2015 saranno assorbiti. Sarà successivamente la giunta comunale guidata da Boccia a stabilire la retta di compartecipazione delle famiglie degli alunni interessati, tenendo in dovuta considerazione particolari situazioni di disagio. “È una scelta importante quella che il consiglio comunale ha fatto” - ha detto soddisfatta del risultato la presidente del consiglio, Marika Sciamplicotti -, che ha anche sottolineato “l’importanza che riveste per noi l’educazione scolastica e il diritto di ogni

bambino di frequentare la scuola dell’infanzia che, non essendo considerata scuola dell’obbligo, non viene garantita per tutti da parte dello Stato. In questo modo il comune intende tutelare anche particolari situazioni di bambini che necessitano di maggiori attenzioni”. Mentre per i primi tre anni la sezione aggiuntiva è stata sostenuta per l’80% da finanziamenti regionali e per il restante 20% dal comune, dal 2012 in poi invece è stata to-

talmente a carico dell’ente locale. Negli ultimi cinque anni l’aumento della popolazione scolastica, come detto, ha creato liste d’attesa di decine di bambini che, in assenza di questa sezione aggiuntiva comunale, non avrebbero potuto frequentare la scuola dell’infanzia. La nuova sezione, che si aggiunge alle sei già esistenti, sarà attivata presso l’edificio scolastico “Giardino degli ulivi” nel quartiere delle Vigne.

25 anni di vita insieme

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Lo scorso 16 luglio nella vicina Genzano di Roma, don Claudio Vitelli ha celebrato la messa per i 25 anni di matrimonio tra Emanuela Calcagni e Orofino Prospero. A Emanuela e Orofino va il sincero augurio di gioia e serenità da parte di Angelo e Lucia. Auguri anche dalla redazione del Segno.

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di Valentino Tosatti Leggo sull’ultimo numero l’ottimo scritto della De Giorgi sulla recente sentenza (anzi, più sentenze: del TAR, del Consiglio di Stato, ecc.) che hanno ribadito la necessità per tutti i grandi ripetitori, antenne, ecc. di essere muniti di permesso di costruire (ex- concessione edilizia) anche se sono la sostituzione/ricostruzione di un impianto analogo preesistente. Infatti, qualsiasi nuovo grande impianto, così come qualsiasi nuova costruzione, esige il permesso di costruire. Anche se va a sostituire un manufatto analogo divenuto obsoleto; anche se detto manufatto è crollato o è stato demolito da avversità atmosferiche o cause di forza maggiore. E ciò vale sia nel caso che il manufatto anteriore fosse perfettamente legittimo, tanto nel caso che fosse abusivo, ed ancor più qualora esso fosse stato per ciò demolito. Il crollo o l’incendio di una casa abusiva non costituisce - come è ovvio per tutti - un motivo per poterla rifare daccapo senza permesso, e ciò vale naturalmente per TUTTI i manufatti (anche non a carattere propriamente edilizio). Però in una zona sottoposta a speciali vincoli come è Monte Cavo, e per di più istituita in Area Protetta (regionale, sì, ma sempre sulla base della Legge-quadro nazionale, che prevede anche speciali sanzioni penali!) non è solo il permesso di costruire che serve. Esso deve essere PRECEDUTO dal rilascio dell’autorizzazione paesaggistica (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio), che è funzione purtroppo subdelegata ai Comuni, ma pur sempre su una base di “steccati” e garanzie che dovrebbero conferirle ben distinta autonomia dal procedimento meramente edilizio (parere preventivo obbligatorio della Soprintendenza ai Beni APSAE; iter decisionale motivato e ben distinto da quello urbanistico/edilizio; eventuale presentazione di una “Relazione paesaggistica” a corredo delle valutazioni ambientali e – infine – la conformità alle norme prescrittive del Piano Paesaggistico (che almeno in una zona come Monte Cavo ci dovrebbero pur essere; questa faccenda del Piano

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Un’analisi sulla situazione dei ripetitori radio-tv

Monte Cavo vetta, un sito completamente abusivo

Paesistico e della sua vigenza o meno sarebbe una delle cose più importanti da accertare attraverso una seria indagine!). La zona è anche Parco Regionale, e come si è detto occorre quindi un’ulteriore ed importante autorizzazione, la cui mancanza o illegittimità potrebbe implicare ulteriori sanzioni penali di tipo speciale. Come già detto, il “permesso di costruire” (che è l’atto finale con effetto “liberatorio” di tutto il procedimento) potrebbe arrivare solo al termine di questa catena di autorizzazioni e valutazioni ambientali, la cui importanza è assolutamente preminente. Ma la situazione di Monte Cavo è quella di un insediamento TOTALMENTE ABUSIVO ab origine, sia edilizio che paesaggistico, proliferato sempre più grazie ad una concertata serie di “finzioni amministrative”, violazioni ed omissioni da parte di tutti quelli che avrebbero dovuto gestire il territorio. Ciò posto, occorre notare che da un lato un’eventuale azione penale (sequestro giudiziario e demolizione ordinata dal giudice in sentenza) troverebbe gravi limiti nella prescrizione dei reati, che come è noto si verifica in pochissimi anni. Quanto al Parco, la circostanza che la massima parte dei tralicci è stata impiantata ben prima della sua istituzione costituisce senz’altro un grave limite ad un’azione concreta. Invece, sotto il profilo amministrativo , gli illeciti edilizi e paesaggistici riman-

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gono perseguibili a tempo indefinito (salvo naturalmente il caso che gli impianti venissero ammessi a qualche nuovo condono; il che sarebbe lo scandalo nello scandalo!). E’sempre possibile ordinare la demolizione (amministrativa) dei manufatti abusivi e/o eseguiti in violazione delle leggi sul Paesaggio (ricordiamo che Monte Cavo è stato sottoposto a vincolo con Decreti degli anni ‘50, e che la successiva legge “Galasso” del 1985 si è limitata per così dire a “ribadire” il vincolo!). Dunque, in qualsiasi momento il Comune, il Ministero Beni Culturali, ecc. potrebbero ordinare la demolizione, come del resto ha provato a fare proprio il Comune anni or sono, scontrandosi subito dopo con una “bizzarra” sentenza del TAR. Ma il potere di demolizione resta intatto, e in situazioni incarognite come questa il “potere” dovrebbe anche comportare un “dovere”…

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Massimo De Santis Forse questa è la volta buona per far partire anche ai Campi d’Annibale la raccolta differenziata con il sistema del “porta a porta”. La giunta guidata dal sindaco Boccia, infatti, il primo luglio scorso ha approvato il “nuovo progetto, condiviso con la provincia di Roma, del sistema integrato dei rifiuti urbani e assimilati” con l’estensione all’ultimo quartiere rimasto scoperto. Questo nuovo progetto va a sostituire quello approvato nel 2012. L’attivazione del servizio sarà assicurato dal contributo dell’ente provinciale, pari a circa 140mila euro mentre a carico del comune di Rocca di Papa ci sarà l’attività di informazione al fine di spiegare ai circa 7mila residenti ai Campi le modalità di svolgimento e una quota di circa 5mila euro. Oltre ai Campi, anche la frazione del Vivaro è inclusa nell’allargamento operativo del sistema. In definitiva si tratta di un servizio importante visto che con i Campi d’Annibale e il Vivaro tutto il territorio roccheggiano sarà interessato dal “porta a porta” e anche se all’inizio i costi generali non subiranno modifiche è facile ritenere che dal 2015 qualcosina in più potrebbe essere pagato in bol-

Approvato il nuovo progetto porta a porta ai Campi d’Annibale ROCCA DI PAPA

letta. L’obiettivo è ovviamente quello di ridurre il peso dei rifiuti conferiti nella discarica di Albano Laziale così da ottenere un leggero risparmio sui costi generali del servizio di igiene ambientale. La campagna di comunicazione dovrebbe partire dal prossimo mese di ottobre, precisamente il giorno 15, ma non ci stupiremmo se anche tale data dovesse subire uno slittamento. Di “porta a porta” ai Campi d’Annibale se ne parla da almeno sei anni, tra promesse elettorali e impegni amministrativi ma finora non si è arrivati a tagliare il fatidico traguardo. L’altro nodo da sciogliere, fondamentale per il consolidarsi del sistema di raccolta differenziata, è la riapertura

Il recupero dell’evasione e la riscossione coattiva di nuovo esternalizzate

Chi fa da sé fa per tre recita un antico proverbio. Ma spesso nella realtà succede esattamente il contrario. Prendiamo un servizio importante per un comune come la riscossione di tributi, multe, ecc. Se la macchina ammnistrativa non funziona oppure se non c’è organico sufficiente a garantirne la sistematicità, ecco che si aprono le porte alle società specializzate nel recupero dell’evasione. È quanto accaduto a Rocca di Papa. Infatti, recentemente, l’amministrazione comunale ha pubblicato un bando per affidare il servizio all’esterno dopo che un anno fa in consiglio aveva deliberato di far da sé senza ricorrere ai professionisti. Dopo poco tempo tale scelta si è rivelata sbagliata visto che anche il collegio dei revisori contabili ha indicato nell’incapacità di

riscuotere il problema centrale per un paese indebitato come Rocca di Papa. Ora gli affidatari potranno esercitare, per conto del comune, tutte quelle attività necessarie per il “recupero dell’evasione e per la riscossione coattiva delle entrate tributarie ed extratributarie comunali”. Tra queste è soprattutto la Tarsu, la tassa sui rifiuti, a raggiungere cifre record di mancato incasso. E quindi ci sarà molto da lavorare su questo fronte. L’assessore al bilancio Maurizio Querini ha ammesso che la macchina amministrativa interna non è in grado di svolgere tale delicato servizio e quindi l’affidamento in concessione è la scelta migliore per garantire entrate certe all’ente. (L.S.)

dell’isola ecologica dopo i lavori di messa in sicurezza svolti all’interno del sito. L’assessore all’ambiente, Fei, aveva garantito che entro giugno l’area sarebbe stata riaperta ma siamo già oltre la metà di luglio e anche questa data ha subito uno slittamento. Quest’ultimo è un servizio insostituibile a Rocca di Papa

il Segno 1/31 luglio 2014

data l’esistenza di molte abitazioni con giardino che producono un gran numero di scarti di potature. Inoltre, l’impossibilità a depositare rifiuti ingombranti (frigoriferi, lavatrici, materassi, ecc.) ha favorito la nascita di diverse discariche abusive a ridosso dei boschi. L’inciviltà, si sa, è sempre più diffusa.

Alla Longarina va in scena la prima sagra dedicata esclusivamente allo gnocco

di Daniela Di Rosa In questa pazza estate tropicale, fatta di grandi piogge improvvise e giornate soffocate da un caldo opprimente, la sera diventa un sollievo uscire alla ricerca di un posto fresco e tranquillo. Sabato 18 luglio, incuriosita, sono andata con un’amica a La Longarina, uno dei bei ristoranti-pizzeria di Rocca di Papa, dove avevano organizzato la “festa degli gnocchi”. La serata è trascorsa in maniera piacevole, semplice e rilassante, la musica degli “Screpanti” ha accompagnato la cena intervallata dalle poesie del bravo Giovanetti, e dalle barzellette di Fabrizio Castri. La bellezza del posto e la frescura degli alberi invitava a passeggiare per L’esterno della Longarina il parco, accanto al ristorante una piccola mostra di quadri ti regalava sorprese. Tra le opere esposte ci siamo “perse” dolcemente… la mia amica guardava ammirata dei ritratti di donna, i paesaggi celesti di Zamira, e una evanescente figura femminile con un piccolo cerchio, opera di Uruk. Io non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla figura di un uomo (somigliante ad un amico) di Massimo Campi, ho sfogliato l’album con le foto dei suoi quadri,mi sembrava di conoscere e di riconoscermi in ogni persona dipinta, ogni luogo l’avevo visto, quante passeggiate giovanili al quartiere Tiburtino… non sono un’esperta di pittura e da profana amo solo ciò che mi trasmette emozioni, al di là del bello o del brutto mi interessa ciò che è “vivo” e quelle figure di uomini e donne “parlavano”, quei palazzi “raccontavano”…


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il Segno 1/31 luglio 2014

Bilanci salvi solo grazie alle contravvenzioni I comuni fanno cassa multando gli automobilisti

un milione di euro per le multe da Codice della Strada per il 2014. Meno noto il caso di Rocca di Papa, dove anche qui è previsto circa un milione di euro. Ma è un Comune assai più piccolo, con 17.000 abitanti. Facendo le dovute proporzioni gli introiti previsti per le multe risultano 18 euro ad abitante a Cuneo, 21 a Nettuno e ben 60 a Rocca di Papa! Naturalmente questo non significa necessariamente che tutti gli abitanti di Rocca pagheranno 60 euro nel 2014; è una media ripartita. Certamente nella tagliola dell’autovelox inc a p p e r a n n o automobilisti di passaggio, turisti, visitatori occasionali. Il dato però è €/abitante che, semplicemente, l’amministrazione co€ 18 munale prevede introiti milionari e sono cifre messe a bilancio. € 21 Poi si vedrà in che percentuale queste multe saranno incassate. € 60 Se la tendenza è quella generalizzata degli anni precedenti, per cui entrano nelle casse del Comune percentuali ridotte rispetto alle sanzioni comminate, è facile prevedere che si potrà creare un buco di bilancio, semplicemente perché impossibile recuperare tutte le somme previste in entrata. Quando dopo anni il Comune non riesce a farsi pagare si trasformano in crediti inesigibili, insomma, persi. Si crea così un buco di bilancio che dovrà essere colmato da qualcuno. Indovinate chi?

Un confronto imbarazzante per Rocca di Papa comune

Cuneo

Nettuno Rocca di Papa

previsione multe 2014

n. abitanti

1.000.000

47.700

1.000.000 1.000.000

55.939 16.700

il Codice della Strada. Moltissimi gli esempi che mostrano i casi di grandi città come Milano, Firenze o Bologna che per il 2014 hanno previsto incrementi per le multe addirittura dell’ordine del 10% rispetto all’anno precedente. Il ricorso alle multe per reggere i bilanci è evidente. Tra i comuni più piccoli Cuneo, con 56.000 abitanti, mette a bilancio un milione di euro, il caso limite, secondo l’Adnkronos, è Nettuno, 48.000 abitanti. Anche lì è stato messo a bilancio

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Emanato il decreto

2,5 miliardi di risorse in meno ai comuni italiani

di Paola Gatta Il decreto del ministero dell’interno del 3 marzo 2014, concernente la “Determinazione degli importi delle riduzioni del Fondo di solidarietà comunale, per l’anno 2014, per complessivi 2,5 miliardi di euro”, ha individuato, per ciascuno dei comuni interessati, le quote incrementali delle stesse riduzioni, passate appunto dai 2.250 milioni di euro (già previsti per l’anno 2013) a complessivi 2.500 milioni per il 2014. La quota parte della riduzione è stata individuata sulla base della media delle spese sostenute dai comuni per consumi intermedi nel triennio 2010-2012, come desunte dai dati del sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici - SIOPE. Il provvedimento adottato tiene conto ed applica la clausola di salvaguardia in base alla quale l’entità della riduzione ad ogni comune, calcolata per abitante, non può superare la misura massima del 250 per cento della media costituita dal rapporto tra le riduzioni calcolate sulla base dei dati SIOPE 2010-2012 e la popolazione residente di tutti i comuni rientranti nella stessa classe demografica di appartenenza. Ecco le riduzioni ai comuni dei Castelli: comune

Albano Ariccia C. Gandolfo Frascati Genzano Grottaferrata Marino M. Compatri Monte Porzio Nemi Rocca di Papa Rocca Priora

abitanti

38.983 18.199 8.782 21.104 23.856 19.423 39.288 11.498 8.582 1.929 15.936 10.842

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di Roberto Sinibaldi Dopo l’approfondimento di un paio di settimane fa sulle contravvenzioni per il Codice della strada, per cui avevamo evidenziato che il comune di Rocca di Papa negli ultimi cinque anni (2009-2013) aveva fatto multe per oltre cinque milioni di euro, torniamo sull’argomento. Una recente indagine dell’agenzia Adnkronos mette in evidenza come i comuni italiani continuino sempre più ad aumentare il numero delle contravvenzioni per

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di Roberto Sinibaldi Nel 2009 la giunta comunale approva il “Progetto riducimballi per il comune di Rocca di Papa”, è finanziato totalmente dalla Regione Lazio per un costo complessivo di 50mila euro. Nei documenti del comune si legge che prevede “campagne di comunicazione sul risparmio energetico; attivazione del sistema di vendita sfusa di detersivi alla spina coinvolgendo gli esercenti locali; la realizzazione di una fontanella pubblica per la distribuzione di acqua frizzante; introduzione di buone pratiche di riduzione di rifiuti presso bar e ristoranti”; un “piano pluriennale di interventi sul comune per la riduzione dell’energia e delle materie utilizzate per la produzione degli imballi; introdurre l’uso del pannolino durevole presso le famiglie; valutare e realizzare sistemi di premio e incentivo per i cittadini virtuosi; creare campagne comunicative che coinvolgano il cittadino”. Non c’è che dire, un bel programma, condivisibile in tutte le sue numerose articolazioni. Passa un altro anno e nel 2010 la giunta guidata da Boccia fa un’altra deliberazione: un accordo volontario tra Regione Lazio, Comune di Rocca di Papa e una società che nientemeno è un “Ente di ricerca ambientale applicata”, denominato Ecologos. Il comune conferma che girerà i 50mila euro all’Ente di ricerca ambientale applicata, appena li avrà dalla Regione. Passa ancora un altro anno, e siamo nel 2011. L’Ente di ricerca… ricerca i soldi e il comune gli dà il 50% del contributo regionale: 25.000 euro (mandato di pagamento n. 4780 del 13 dicembre 2011). Passa ancora un altro anno, e siamo nel 2012. A maggio ar-

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Care, fresche costose acque Storia di un progetto approvato cinque anni fa e che solo oggi sta per tagliare il traguardo

riva un camioncino con una piccola gru e scarica una casetta sul prato di piazza Claudio Villa (vicino al parcheggio). È una casetta di legno delle dimensioni di 2 metri per 2. Davanti c’è una feritoia per metterci i soldi e il posto dove prendere l’acqua. Qualcuno di passaggio ogni tanto infilava qualche moneta, ma non succedeva niente. La casetta è rimasta così per più di due anni. Nel 2013 non succede niente. Nel 2014 il comune si sveglia e il responsabile di settore redige una “rendicontazione finale”. Nei documenti compare una bella tabellina (che pubblichiamo), le cui voci sommano 50mila euro. I nomi delle varie componenti del progetto sono assai fantasiosi e tutti costosissimi. Per esempio alla voce “Fontana leggera” si legge che i “sopralluoghi tecnici” sono costati 1.500 euro; la casetta 2x2 metri 4.500 euro; la fornitura delle tecnologie (ossia i meccanismi che rendono l’acqua gassata) la discreta sommetta di 24mila euro. Poi ci sono i “Bambini leggeri”, che diavolo sarà? In pratica la campagna per invogliare le mamme a utilizzare pannolini lavabili per i loro neonati. Tutto giusto, e tutto costosissimo. Questa campagna è costata più di 10mila euro e ha coinvolto, si legge dalla relazione della responsabile, dieci famiglie. Dieci famiglie a cui sono stati dati dei kit. Non sappiamo se l’hanno usati e con quali risultati. Ci sono poi i detersivi alla spina. Ma, sempre l’imbarazzatissima responsabile del settore, scrive che alla riunione per coinvolgere gli esercenti di Rocca di Papa non hanno par-

Così si spendono i soldi pubblici

Descrizione attività

FONTANA LEGGERA Attività di concertazione con i responsabili comunali Sopralluoghi tecnici Fornitura casetta in legno e installazione Fornitura tecnologie impianto Fontana Leggera Installazione, messa in opera e collaudo Attività di comunicazione BAMBINI LEGGERI Definizione campagna di comunicazione Realizzazione campagna di comunicazione Attività coordinamento progetto Definizione famiglie aderenti al progetto Acquisto pannolini lavabili per sperimentazione Consegna pannolini lavabili alle famiglie Contatto con le attività commerciali del territorio Monitoraggio funzionamento del progetto

DETERSIVI ALLA SPINA Definizione coi responsabili comunali delle fasi prog. Definizione esercizi commerciali per sperimentazione Scelta dei prodotti per sperimentazione Contatto con le attività commerciali del territorio Sopralluogo presso i punti vendita del territorio TOTALE

tecipato in molti: un solo esercente, che poi però non aveva spazio nel suo negozio. Costo dell’operazione: 6.500 euro. Un naufragio, che però è rimasto celato nelle carte. Documenti pubblici che in genere nessuno sfoglia, nessuno legge. Qualcuno deve aver pensato che dopo cinque anni e 25mila euro di soldi pubblici spesi con questi risultati: 10 kit di pannolini forniti e una casetta due per due che si sta infradiciando, forse potevano fare qualche tentativo per sbloccare questa “grande” opera pubblica e far funzionare almeno la fontanella. Intanto il comune (nel maggio 2014) ha chiesto altri 25mila

Costo

€ 1.500 € 1.500 € 4.500 € 24.500 € 1.000 € 500 € 500 € 500 € 1.500 € 500 € 2.500 € 500 € 1.500 € 3.000 € 2.000 € 500 € 1.000 € 1.000 € 2.000

€ 50.000

euro alla Regione Lazio, per darli alla società che ha fatto il progetto, così da arrivare a 50mila euro! Le cronache più recenti narrano “la grande soddisfazione” del nuovo assessore all’ambiente che ha annunciato che saranno messe in funzione quella esistente e più altre tre fontanelle, avvalendosi di un’altra società. Il tutto salutato con le solite fanfare. Sui costi silenzio assoluto. Se osi fare un piccolo rilievo non al progetto, ma a come è stato gestito, ti rispondono che “noi non abbiamo speso niente, sono soldi della Regione”, come se quelli regionali non fossero comunque soldi pubblici.


La casetta dell’acqua, costata 35mila €, mai entrata in funzione

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Nella seduta del consiglio comunale di Rocca di Papa del 30 aprile scorso il consigliere di opposizione Crestini presenta una mozione sul mancato funzionamento del chiosco dell’acqua pubblica installato a piazza Claudio Villa, di fronte alla sede del Parco dei Castelli. Il contenuto è molto semplice: “Considerato che il chiosco di distribuzione dell’acqua è stato installato all’inizio di maggio del 2012 (…) si propone di impegnare il Sindaco al fine di attivare al più presto, e comunque entro una data certa, l’erogazione del servizio”. Chiunque avrebbe convenuto che un progetto per far funzionare una fontanella, che va avanti dal 2009, senza che l’acqua sia mai arrivata, ha qualche problema. Il sindaco Boccia e la sua maggioranza rispondono alla mozione con il consueto ritardo e con un atto formale datato 11 giugno, e respingono la richiesta. Quindi praticamente mettono nero su bianco che non sono interessati a far funzionare la fontanella. Questo è un piccolo esempio

«Il ritardo del funzionamento del distributore d’acqua non è dipeso dalla ditta ma dal comune». Parola dell’assessore all’ambiente Mauro Fei di miopia politica, di arroganza dei poveri caporali che eseguono gli ordini del sindaco e della scarsa, anzi scarsissima, capacità di fare buona amministrazione, di trovare vie comuni, di raccordare le esigenze dei cittadini alle difficoltà che l’amministrazione può avere per realizzare i propri obiettivi. In altre parole non sono capaci di fare politica, chiusi e arroccati su una maggioranza numerica che impone ai consiglieri presenti di votare secondo le indicazioni del sindaco e non su una semplice logica di buon senso. La riprova sta nelle parole dell’assessore Fei, puledrino

di razza del maneggio Boccia, che (riportiamo il virgolettato dalla delibera di risposta a Crestini) “spiega che la ditta, con il contributo regionale, ha installato i casotti per l’acqua leggera, quindi quello che doveva fare lo ha fatto. In seguito il comune avrebbe dovuto assumere in proprio il servizio”. È proprio vero che non conosce “l’arte di tacere”, altrimenti non incorrerebbe in simili contraddizioni ogni volta che prende la parola. Abbiamo capito bene? La ditta (ossia la società incaricata dal comune) “quello che doveva fare lo ha fatto”? In altri termini, come precisa

subito dopo l’assessore all’Ambiente, è il comune ad essere inadempiente. Il poverino non si è accorto dell’alzata di sopracciglia del sindaco, qualcuno tra il pubblico ha avuto un sussulto, ma tra i consiglieri della maggioranza, tra quelli che non erano impegnati a telefonare o a leggere il giornale, la cosa è passata liscia come l’acqua. L’assessore è giovane e si farà, per ora in consiglio comunale lo usano come riempitivo, se le risposte sono senza senso o controproducenti per la stessa maggioranza non fa niente, tanto poi si vota e si blocca tutto. Roberto Sinibaldi

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Gentile redazione del Segno, prima di tutto il ringraziamento da parte della segreteria e del direttivo tutto del Partito Democratico di Rocca di Papa, per gli auguri di buon lavoro, ne abbiamo veramente bisogno per mille motivi. Il primo è militare in un partito che porta l’eredità pesante delle scelte sbagliate del passato, ci siamo assunti questa responsabilità di nuovo traino per l’amministrazione e per il paese, consci degli oneri ma anche degli onori di difendere una bandiera e tante persone per bene. Non appena insediati abbiamo dovuto affrontare la campagna elettorale europea, tra le più violente nei toni e negli estremismi, ma ora comincia il lavoro vero. Abbiamo numerose urgenze che politicamente ci vedranno impegnati: Punto primo: la disoccupazione imperante anche a Rocca di Papa. Pertanto, sistemate le questioni logistiche, il mese di luglio ci vedrà impegnati nella diffusione di “Piattaforma Giovani” e in generale, del nuovo decreto legge sul lavoro del Governo Renzi, vi possiamo anticipare che saremo noi stessi ad andare a cercare i giovani ed i disoccupati in genere in piazza, tra la gente. Un ciclo di incontri di informazione che saranno propedeutici a quelli di formazione, in cui i ragazzi ed i disoccupati in genere, avranno la possibilità, concretamente, di imparare a compilare un curriculum, piuttosto che affrontare un colloquio di lavoro con simulazione con insegnanti e assistenti universitari. Al contempo, potranno partecipare alle iniziative, anche tutte le piccole e medie imprese, che vorranno aderire ed usufruire anch’essi di questa opportunità. Punto secondo: Rapporto con l’Amministrazione. Il circolo del PD vive ed opera in grande autonomia, checché se ne dica, siamo consci del nostro ruolo e al contempo di rappresentare l’ala politica dell’Amministrazione, che ad oggi, si è sempre dimostrata favorevole alle iniziative ed aperte alle critiche democraticamente addotte. Quindi, al fine di portare avanti questo proficuo e ragionevole rapporto, il direttivo ha costituito diverse commissioni sui punti politici più caldi come il bilancio, le antenne, gli orti comu-

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«Ecco i nostri progetti per il paese. Il Segno? Sembra un partito»

Dal Direttivo Pd riceviamo e volentieri pubblichiamo

nali. eccetera. Tutto ciò per monitorare e prendere le decisioni migliori per il bene del paese. Punto terzo: Progetti educativi culturali. Crediamo fortemente nel valore dell’educazione civica e nella cultura come fonte di crescita personale e collettiva. Le notizie paesane e nazionali di questi giorni ci fanno rabbrividire, un “tutti contro tutti” che distorce il reale peso della democrazia e della società (dalle tavole con i chiodi al delitto più efferato di un padre che uccide i propri figli). A tal proposito, l’impegno del PD sarà totale e cominceremo proprio dalle scuole del territorio. Progetti che accompagneranno l’intero anno scolastico, in cui cercheremo di coinvolgere tutta la cittadinanza compresi tutti i partiti politici, gli anziani ed i disabili. Parleremo ai bambini di Costituzione, delle diverse Religioni, di Educazione Civica (dall’educazione stradale alla campagna contro le droghe ed alcool), di Storia e di cultura in generale. Punto Quarto: La Festa dell’Unità! Possiamo, felicemente, annunciare che siamo quasi pronti per la Festa che più ci ha rappresentato nel passato, ci mettiamo un pezzo di cuore e di orgoglio. Vi comunicheremo al più presto date precise e programma. Ci sarebbe piaciuto vedervi partecipare alla cerimonia del gemellaggio con i meravigliosi amici di Analis. È mancata la vostra presenza e quella dei rappresentanti delle altre forze politiche. Un gemellaggio è un’amicizia tra paesi non un patto di coalizione. Ci chiediamo: l’opposizione (o le opposizioni) che non partecipano mai a nessun evento, come pensano di proporsi per gover-

nare? Mai ad una manifestazione cittadina, mai ad un incontro tra associazioni… Vi salutiamo sicuri che ci sarà spazio anche per noi nelle vostre pagine, che spesso e, prendetela come una provocazione perché lo è, ci sembrano più di un giornale politico che di in-

formazione, speriamo che saremo vostri ospiti graditi esattamente come tutti i consiglieri di opposizione a cui date spazio, spesso anticipandone le azioni politiche. Buon tutto a voi, Il direttivo del PD Rocca di Papa

Il consiglio comunale approva le aliquote Irpef (0,8%) e Imu (0,5%) Il palazzo comunale

L’amministrazione comunale ha approvato nell’ultimo consiglio comunale le aliquote Irpef e Imu per l’anno in corso, confermando quanto già stabilito nel 2013 nella precedente delibera consiliare del 21 novembre. Laddizionale Irpef (che interessa soprattutto lavoratori e pensionati) è rimasta invariata allo 0,8%. Per quanto riguarda l’Imu, la tassa sull’abitazione, è stato deciso di fissare l’aliquota allo 0,5% per le abitazioni principali e le relative pertinenze, e all’1,06% per tutti gli altri casi. Quest’ultima aliquota si applica anche per le abitazioni concesse ad uso gratuito a figli e genitori purché la utilizzino come casa principale. Nella stessa seduta è stato anche deciso di confermare le detrazioni per l’unità immobiliare adibita a prima casa stabilite in 200 euro, da sottrarre al calcolo generale. Soddisfatto si è detto l’assessore al bilancio, Querini: “Abbiamo lasciato le aliquote Irpef e Imu invariate per non penalizzare ulteriormente i cittadini”. Critiche hanno espresso i consiglieri d’opposizione che chiedevano una diminuzione di queste tasse locali. (G.D.G.)


Al Duomo l’omaggio del coro australiano ma il comune non c’è ROCCA DI PAPA

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di Paola Gatta La sera del 9 luglio al duomo dell’Assunta è andato in scena uno spettacolo davvero entusiasmante. Una cinquantina di giovani australiani, appartenenti a una scuola musicale fondata nel 1868 (Brisbane Grammar School), si è esibita in pezzi vocali e musicali di grande forza e spessore. Ragazzi poliedrici in grado di cambiare stili musicali, strumenti, mettere in scena balli, poi lasciare spazio solo alla voce. Insomma, un avvenimento culturale come non se ne vedeva da tempo a Rocca di Papa. Spiace dirlo, ma l’aspetto più imbarazzante della serata è stata l’assenza dell’amministrazione comunale e di tutte quelle

associazioni che, almeno sulla carta, dicono di “fare cultura”. Un plauso invece all’Avis, a cui è spettato il ruolo di fare gli onori di casa offrendo agli ospiti delle buone bottiglie di vino delle nostre zone. Nessun rappresentante del comune a dare il benvenuto, a donare un libro su Rocca di Papa, a dire semplicemente grazie a questo coro arrivato a Rocca di Papa dopo una tournèe che li ha visti girare l’Europa, ottenendo anche il premio città di Vienna. Abbiamo però capito che i nostri amministratori sono aller-

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gici, sono allergici alla cultura alta, quella che rivoluziona le menti, quella che fa sobbalzare, che ti fa salire l’anima, che ti fa dire: “l’uomo è meraviglioso quando libera mette la sua anima a servizio della cultura”. Loro preferiscono la cultura bassa, quella che si fa solo tra di noi, tra i cosiddetti cerchi magici che si auto-elogiano, si ap-

Noi, il potere e la verità

volessero sottintendere, con “politica”, il termine “partito”, cioè: il Segno “fa” attività politica, quindi è una sorta di partito. E su questo punto, effettivamente, la provocazione ci sta tutta considerando che è la stessa lettura che dà l’amministrazione comunale quando qualche cittadino chiede conto di notizie apparse sul Segno. Si difendono dicendo: “Quello è un giornale che fa politica”. Ora, per essere un giornale di partito bisogna avere alle spalle un partito. E il pd lo dovrebbe sapere bene visto che i suoi giornali (L’Unità ed Europa) costano ai contribuenti italiani diversi milioni di euro pur avendo poche decine di migliaia di lettori. Quindi, lezioni su questo punto non ne prendiamo da nessuno, figuriamoci dal pd. Dal 1993 al 2012 lo Stato ha sovvenzionato 25 testate di partito con una cifra incredibile: 330milioni di euro. Il Segno, vi ricordo, non ha mai preso contributi pubblici. Ma veniamo alla provocazione lanciata sul ruolo del nostro giornale che, così come posta, evidenzia una lacuna spaventosa in materia nelle menti di questi neo dirigenti locali del Pd, seppure giovani d’età e di esperienza politica. Il Segno, al di là delle invettive e degli sproloqui che lancia gran parte della classe politica locale (di destra e di sinistra), è un giornale che ha un solo criterio nella scelta delle notizie da pubblicare: se sono vere o no. Poi se riguardano un politico del pd, uno di forza italia, de la destra o di sel, non ci interessa. L’unica predomi-

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

nante è la fondatezza della notizia. A prova di ciò sta il fatto che su decine di querele annunciate nessuna, e dico nessuna, è stata mai veramente inoltrata. Querelare significa approfondire e, sulle spinose questioni portate alla luce dal Segno, nessun politico coinvolto è intenzionato ad approfondire. Capisco che certe notizie gravi, che riguardano attività di politici in affari privati, conflitti d’interesse, consulenze esterne, sanatorie edilizie farlocche ecc., possano infastidire i dinosauri della politica roccheggiana (con esperienza e affari ultraventennali e addirittura trentennali) ma che questi fatti (e non chiacchiere) vengano completamente rimossi dai giovani del pd è la prova che la politica oggi si sazia del nulla. Significa che voi, al pari dei vostri amministratori, leggete il nostro giornale con sufficienza, ma almeno loro hanno un motivo valido per farlo (ammettendo certe nefandezze dovrebbero fare subito le valigie), invece il vostro motivo qual è? Spero non sia quello di sostituire vecchi signorsì con nuovi, più presentabili. Quindi, prima di dire sciocchezze, cioè che “il Segno fa politica”, leggete le nostre inchieste, i fatti raccontati, i politici coinvolti, toglietevi la presunzione di dover difendere chiunque a prescindere, semplicemente perché è un potente del vostro schieramento partitico. Fatto questo, andate a leggervi l’elenco dei collaborati del Segno e ragionateci sopra: quei nomi, che insieme danno vita al nostro giornale, vi sembrano appartenenti a un

prezzano a vicenda, in una parola: sono auto-referenziali. Se solo cominci a proporre qualcosa di più “aperto” ti guardano male come se avessi detto una bestemmia. Quella sera, però, al duomo, non abbiamo pensato a tutto questo, abbiamo solo pensato di assistere a uno spettacolo bello, di grande fascino, travolgente e appassionante. E alla fine abbiamo ringraziato Eugenio Ferrario, presidente dell’associazione musicale Castelli Romani, che ha sede a Rocca di Papa, perché riesce a fare cose straordinarie come se fossero cose normali. A differenza di chi fa cose normali e vorrebbe far credere di organizzare eventi straordinari.

partito? Se poi il vostro riferimento è al consigliere comunale Emanuele Crestini, vi chiarisco che il nostro rapporto con lui è trasparente: è un consigliere che ci invia notizie, documenti e informazioni importanti per i cittadini perché riguardano la gestione della cosa pubblica, del nostro paese. Lui ci fornisce informazioni, che poi sta a noi approfondire e verificare, e noi citiamo la fonte di quelle informazioni, cioè Crestini. Chiaro? Senza l’avvento di questo giovane consigliere, che la casta insieme (destra e sinistra) non fa altro che denigrare e coprire di insulti, quei documenti sarebbero rimasti nascosti nei cassetti impolverati e imputriditi della sede comunale, senza che i cittadini ne fossero informati. Che altro aggiungere? Che il sottoscritto è disponibile ad affrontare con voi, pubblicamente, ogni discussione sui tanti temi portati alla luce. Infine, per quanto riguarda le iniziative che ci avete elencato nel vostro programma politico, è un segnale incoraggiante che il più grande partito italiano, il pd, si stia riorganizzando sui territori. La politica deve tornare fra le persone riportando moralità e credibilità, visto che fino a poco fa a Rocca di Papa, per esempio, per trovare lavoro un giovane non doveva saper scrivere bene il proprio curricula, ma solo avere il cognome giusto. Cambiare questi metodi non è solo auspicabile, è necessario. Andrea Sebastianelli


Adessoancheilcomunes’accorge dei disservizi del trasporto Cotral ROCCA DI PAPA

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di Luigi Serafini Ben arrivati tra gli umani-pendolari verrebbe da gridare al sindaco di Rocca di Papa che, finalmente, si accorge dei gravi disservizi che caratterizzano il trasporto pubblico dell’azienda regionale Cotral costringendo i roccheggiani a ritardi continui. Il 22 luglio, infatti, il primo cittadino ha scritto ai responsabili della società lamentando diverse carenze e chiedendo di risolvere i problemi. Ricordiamo che su tale vicenda alcuni cittadini avevano dato vita a una raccolta di firme per porla all’attenzione della politica locale. Successivamente se ne era occupato anche il consiglio comunale grazie a una mozione del consigliere Crestini che impegnava la giunta a sollecitare un incontro con i vertici del Cotral per trovare le soluzioni alle carenze del servizio. In quella sede l’allora assessore ai trasporti, Fei, aveva addirittura affermato che lui non aveva ricevuto mai una lamentela da parte dei cittadini-pendolari di Rocca di Papa. E ora, dopo molti mesi, arriva almeno l’impegno dell’amministrazione ad occuparsene e a prendere quindi atto che un problema e dei disservizi esistono sul serio. La nota del sindaco si è concentrata sulla tratta che alle ore 6:35 del mattino collega piazza della Repubblica alla stazione Anagnina, spesso soppressa e sostituita da quella successiva, delle 7:05 che parte dai Campi d’Annibale, su cui si accumulano i pendolari di più corse e quindi spesso insufficiente, e che comunque non consente di arrivare puntuali al lavoro. Intanto, non è stato ancora risolto un altro problema, quello di una pensilina al capolinea provvisorio. L’assessore Sellati, due mesi fa, aveva detto che il Cotral l’avrebbe installata al più presto. Ma della pensilina nessuna traccia e ora, dopo la pioggia invernale, i pendolari devono sopportare anche il sole cocente.

il Segno 1/31 luglio 2014

Si è insediato il nuovo comandante

Si tratta di Sergio Ierace in sostituzione di Onesti

Come anticipato sul numero scorso del Segno, Sergio Ierace è il nuovo comandante della Polizia locale di Rocca di Papa. Una scelta importante per un paese di 17mila abitanti che necessita di una forza locale in grado di restituire autorevolezza a un Corpo fondamentale nel rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini. Autorevolezza che, negli ultimi tempi, è sembrata in forte calo. Un uomo integerrimo e coraggioso, dunque, che ha ben operato in un quartiere difficile di Roma come Tor Bella Monaca. Un’esperienza acquisita sul campo che sicuramente aiuterà Ierace a svolgere bene questo suo nuovo incarico. La decisione di Boccia di affidare il ruolo di comando a Ierace ci pare una scelta giusta, anche se le prime affermazioni rilasciate dal primo cittadino di Rocca di Papa ci hanno lasciato piuttosto interdetti. “Il nuovo comandante -ha detto Boccia- giunge in un momento delicato e importantissimo, perché a breve gli uffici della Polizia Locale verranno trasferiti al centro storico. Auguro quindi al comandante un buon lavoro, nel rispetto delle istituzioni e degli indirizzi di questa Amministrazione”. Forse si è trattato di un lapsus (almeno lo speriamo), visto che il neo comandante dovrebbe attenersi esclusi-

CARTOLIBRERIA IlCruciverba

Sergio Ierace

vamente alla legge, nel senso di far rispettare le regole esistenti in Italia, e non invece attenersi agli “indirizzi di questa Amministrazione” come se Rocca di Papa fosse una repubblica con in vigore il “Codice Roccheggiano”. Siamo convinti che Sergio Ierace, al pari di due suoi predecessori, Nanni e De Sclavis, saprà affrontare al meglio i numerosi e irrisolti problemi che la Polizia Locale si trova quotidianamente di fronte, dalla tutela dell’ambiente alla sicurezza dei quartieri, dall’applicazione delle ordinanze comunali (pulizia confini e bordi stradali, uso acqua potabile, ecc.) all’applicazione della legge sotto ogni punto di vista, comprese le norme che riguardano la tutelano degli animali. A Sergio Ierace va il nostro in bocca al lupo! (A.S.)

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ROCCA DI PAPA Molti lettori sollecitano un nostro intervento diretto ma...

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Il ruolo dell’informazione èraccontareciòcheaccade di Sergio Rasetti Spesso i nostri lettori ci sollecitano a scrivere su qualche problema di carattere pubblico che gli sta a cuore in quel momento: la buca, il lampione rotto, l’immondizia disseminata ovunque, la vegetazione che invade la sede stradale, l’albero che sparisce improvvisamente, la casa costruita in 48 ore senza permesso, il vigile troppo severo o tollerante, di quello che non paga l’immondizia, di quanto quell’assessore è sgarbato, di quel dipendente pubblico che lavora poco, di cento altri fatti negativi sulle opere pubbliche che non finiscono mai e, a parere loro, troppo costose e fatte male. Sullo stato dei boschi poi le richieste sono numerosissime: dite che hanno montato un’altra antenna, che hanno scaricato un camion di eternit, che stanno costruendo un’altra casa, che tagliano il bosco senza permesso, che vanno in giro con le moto dove non si può, che qualcuno s’inoltra con dei fuoristrada nel bosco e nessuno sa se ha titoli per farlo, che molte biciclette scendono a velocità folle dai sentieri di monte Cavo. Molti

vorrebbero poi sapere a che titolo si è potuto costruire una mega villa sulla strada di monte Cavo. La capacità di osservazione si è notevolmente accentuata nel roccheggiano, sarà l’esercizio della camminata a scopo salutare che mette in condizione tante persone di vedere e di chiedersi cosa succede in questo paese che appare allo sbando. Il problema è che in genere si limitano a comunicazioni sporadiche alle autorità, quasi mai per iscritto e, come si sa, se carta non canta l’autorità difficilmente si muove. Chi legge il nostro giornale sa che può trovarci le informazioni più significative sulla gestione della cosa pubblica che, ahi noi, di rado sono positive. Su alcune problematiche qualcuno ci chiede perfino di fare denunce all’autorità giudiziaria. Sarà bene ricordare ai lettori che un giornale serio deve informare i suoi lettori su quanto può interessare come singoli e collettività, cercando di mettere a disposizione gli elementi necessari a crearsi un’opinione personale, mentre i titolati ad iniziative sul piano giudiziario sono

e restano i cittadini singoli o associati. Naturalmente quanto pubblicato sui giornali siamo certi che è preso in considerazione dagli organi competenti dello Stato che, se lo ritengono opportuno, indagano d’ufficio. Per quanto attiene alla nostra esperienza, ci sembra che a Rocca di Papa, in particolare per quanto riguarda gli uffici comunali, le notizie pubblicate sul nostro giornale, che i cittadini riscontrano personalmente sul campo, spesso sono completamente ignorate. In conclusione, chi vuole che davvero cambi la musica si deve decidere a scendere in campo, perché stare sugli spalti soltanto a gridare non serve a ristabilire una situazione di normalità.

P.S. Scendere in campo non significa soltanto occuparsi di politica. Dovrebbe significare essenzialmente occuparsi della selezione di una nuova classe politica e dirigenziale.

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9 DOMANDE AL SINDACO DI ROCCA DI PAPA

VICENDA GALLI Signor sindaco, nel consiglio comunale del 29 agosto 2013 la sua amministrazione ha sostenuto la regolarità dei capannoni realizzati dalla Edilmostra Galli in base alla legge 160/2010 che permette di demolire e ricostruire volumi realizzati prima del 1995. Analizzando le foto aeree, però, si è visto che alcuni di questi volumi furono edificati dopo tale data, addirittura a partire dal 2005. Come mai quelle dichiarazioni che tutto era perfettamente regolare?

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EX ALBERGO EUROPA 2 Signor sindaco, la Fam Sr, la società incaricata di realizzare il nuovo municipio in piazza della Repubblica, ha citato il comune di Rocca di Papa per una serie di mancati pagamenti che avrebbero provocato l’interruzione dei lavori. L’opera doveva essere consegnata il 1° aprile 2009. Sono trascorsi 5 anni da questa data. Come mai? Di chi sono le responsabilità?

da 228 giorni

Che attendono una risposta

norma dell’esproprio, ha sottoscritto un accordo con l’imprenditore Carnevali basato su uno scambio di aree: un terreno pubblico fronte-vista su via dei Laghi per una scarpata di via della Ruccia. Visto che tale strada non è stata mai realizzata non possiamo riportare alla proprietà pubblica il terreno di 3.500 mq ceduto a Carnevali?

ATTRAZIONE  PER IL MATTONE Signor sindaco, abbiamo dimostrato che il suo ex vicesindaco-geometra Barbante, mentre ricopriva i diversi incarichi pubblici (assessore lavori pubblici, ambiente, ecc.), ha messo in piedi anche diverse società immobiliari, realizzando opere e strutture a Rocca di Papa, in alcuni casi in affari con un esponente dell’opposizione consiliare, Mario Gatta. Come mai su queste vicende non ha chiesto alcun chiarimento al suo ex vicesindaco? E come mai non ha ritenuto di dover affrontare l’argomento in consiglio comunale?

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IN AFFARI CON CARNEVALI Signor sindaco, il 6 agosto 2003, lei ha acquistato un terreno di 1.500 mq, ricadente nell’area del Piano Particolareggiato Calcare-Valle S. Lorenzo, insieme all’imprenditore Bruno Carnevali. Terreno poi rivenduto al doppio del prezzo alla Cooperativa edilizia Lorenzo I per 160mila euro. Vista la vicenda della sospetta sanatoria edilizia concessa dal comune a Carnevali nel 2009, non crede di dover chiarire pubblicamente i suoi rapporti con il noto imprenditore del legname?

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TERRENO CEDUTO  3 A CARNEVALI Signor sindaco, lei nel 1993 ha ceLA QUADRIFAMILIARE 6 Signor sindaco, a proposito del terduto all’imprenditore del legname Carnevali un terreno boscato di 1.616 mq in loreno acquistato con Carnevali, calità Tre Colli (uscita su via Barozze) alla come mai lei ha chiesto al suo vicesindaco cifra incredibile di 250mila lire (cioè 125 di realizzare il progetto di una quadrifamieuro). Può spiegare questo fatto? liare su tre livelli di cui uno interrato? Non crede di aver fatto una leggerezza affidanVICENDA CARNEVALI dolo al suo vicesindaco? E come mai, ot4 Signor sindaco, l’imprenditore del tenuta l’approvazione da parte dell’ufficio legname, Carnevali, ha presentato comunale (31 agosto 2008) ha chiesto una richiesta di sanatoria edilizia in base sempre a Barbante di realizzare una nuova IA alla legge n. 47/1985 che di sanare perizia estimativa? Esistono rapporti tra ORpermette T A A volumi realizzati entro l’ottobre del 1983. lei, Barbante e i dirigenti e tecnici della soT N 4! volumi cietà Lorenzo I, a cui ha ceduto il terreno? CA che01tali SA siVO Dalle foto aeree è visto 2 REsoloRaIpartire LE dal 2002, 19 furono realizzati P A TERRENO SCAMBIATO anni dopo il 1limite imposto dalla legge. 6 7 CON CARNEVALI Come maiIL la sua amministrazione il 5 agoSignor sindaco, dopo la ristrutturasto 2009 ha concesso tale sanatoria che ora andrebbe revocata? Come e quando intende zione dell’ex colonia di via Cavour, doprocedere in tal senso visto che sono pas- vendo realizzare una strada di collegasati circa sei mesi da quando il consigliere mento con via delle Barozze, la sua amministrazione, invece di adottare la Crestini ha portato alla luce la vicenda?

VICENDA MORZILLI DETTO UMBERTINO Signor sindaco, nel marzo 2008 venne assassinato a Roma Umberto Morzilli, ritenuto dagli inquirenti un personaggio vicino alla “Banda della Magliana”. Morzilli, attraverso alcune operazioni speculative, aveva acquisito dei terreni in via delle Barozze (ricadenti nel Piano Particolareggiato) per circa 350mila euro, rivenduti, a distanza di pochi anni, a 5,5 milioni di euro, terreni poi sequestrati dalla magistratura. Come mai il consiglio comunale non si è mai occupato della vicenda?

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PRATICA SEBASTIANELLI

10 Signor sindaco, come mai la pra-

tica edilizia riferita all’abitazione del nostro direttore, Andrea Sebastianelli, è stata tirata fuori subito dopo che Il Segno aveva portato alla luce le note vicende (vedi le altre 9 domande)? Chi ha ordinato al suo ufficio tecnico di visionare tale pratica? E con quale scopo?

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ROCCA DI PAPA Dopo l’addio di Mascherucci, è la volta di De Porzi il Segno 1/31 luglio 2014

Parco fermo, a muoversi sono solo i direttori di Andrea Sebastianelli Il walzer dei direttori del Parco continua: dopo il periodo di stabilità che da agosto 2010 a novembre 2013 ha visto operare il direttore Sinibaldi e il presidente Peduto, gli avvicendamenti sono stati molto intensi e i risultati assai modesti. Nel 2013, l’insediamento della destra al Parco produsse l’azzeramento di tutte le attività precedenti, a cominciare dalle visite guidate “Cose mai viste”, che riscuotevano un indiscusso e generalizzato consenso. L’oscuro e incapace (visti i risultati possiamo dirlo senza remore) commissario mandato dalla Giunta Polverini ha di fatto congelato le attività dell’Ente. In aiuto dei vincitori di allora accorsero diversi tecnici, il commissario li toccò con le mani e, con l’aiuto di qualche segreteria di partito, li fece direttori. Si distinsero anch’essi per le medesime qualità del commissario. I nuovi direttori furono Anzellotti, Ferretti, Giuntarelli. Chi ha resistito un mese, chi un anno, sono state tutte meteore che nulla hanno aggiunto alle attività del commissario. E siccome zero più zero fa zero, il Parco è rimasto al palo. A gennaio 2013 arriva Tommaso Mascherucci, un direttore di transizione che traghetta il parco dal commissario della destra a quello attuale, espresso dal Pd (anzi da un singolo consigliere del Pd che il commissario non perde occasione di ringraziare). Anche Mascherucci rimane un annetto e ha il merito di aver liberato i funzionari del Parco dall’impossibilità di lavorare. Gli uffici per loro iniziativa producono qualcosa, e “Cose mai viste”, per esempio, riprende. Ad aprile il direttore cambia ancora. Con una mossa piuttosto spericolata Mascherucci va in pensione e, con l’aiuto del Aurea Cash è certificata e autorizzata dalla Banca d’Italia - Iscriz. n. VIF 500369

nuovo commissario, avrebbe tentato di farsi riassumere subito dopo come direttore con un incarico esterno (leggasi, prendo due stipendi: uno dalla pensione e un altro da direttore). La genialata, non riuscita, sarebbe stata supportata dal commissario attuale, di nome Sandro Caracci, di fatto non dissimile a quello espresso dalla destra. Per essere proprio sicuro che non ci fossero rischi di ripresa, il nuovo direttore, tale Roberto De Porzi, lo scelgono dai ruoli amministrativi dell’Anas. Pare sia un esperto di pensioni. Temi non proprio vicini agli aspetti ambientali, ma alla quiescenza sì, ed ora il Parco su quello è molto impegnato. Ma niente paura, vista l’età andrà certamente in pensione tra qualche mese: una quiescenza su tutta la linea. Rimarrà tutto in mano all’ineffabile Caracci, che nel suo curriculum vanta di aver diretto la proloco di Marino… e si vede! Nei mesi scorsi gli abbiamo fatto ben due interviste. Una a un paio di mesi dall’insediamento e una dopo circa sei mesi. In entrambe ha chiesto tempo per fare cose basilari, alcune semplicissime, come pubblicare i nulla osta del Parco sul sito Internet (peraltro obbligatorio per legge). Oggi, a distanza di un anno potremmo fare le stesse domande e forse ci darebbe le medesime risposte, visto che purtroppo non è cambiato proprio nulla. Si parla insistentemente della possibilità che i commissariamenti si concludano per fare i consigli direttivi dei parchi, è concreta l’ipotesi che i commissari diventino i nuovi presidenti dei parchi. Visto l’operato di Caracci, forse potrebbero rimandarlo cortesemente a commissariare una proloco. Oppure, visto l’operato di Caracci, la politica potrebbe decidere che è il miglior presidente possibile per l’eutanasia di un Parco.

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Via S. Sebastiano e la voragine che si sta aprendo La lettera

La voragine di via San Sebastiano

Spett redazione del Segno, è incredibile come nessuno si curi della voragine che si sta creando all’altezza del teatro civico. E questo penso per il continuo passaggio di camion pieni di cemento per il parcheggio del Carpino. Cordiali saluti. Mauro Martinelli

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di Marcello Loisi Il volto di un paese cambia nel tempo: cambiano le persone, i mestieri, i ritmi, le parole. Presi dalle cose di tutti i giorni, spesso ci si scorda di mantenere vive alcuni usi, alcune tradizioni, curare quegli importanti elementi di cui è costituita la storia e il senso stesso di una comunità. Per fortuna, ci sono delle persone che con la loro presenza e con il loro lavoro nutrono quotidianamente questa memoria collettiva. Una di queste persone è sicuramente Carlo Verdini, meglio conosciuto a Rocca di Papa come “Carletto” il ciabattino. Carlo è nato nel 1932 ed ha iniziato a lavorare all’età di 11 anni, durante la guerra. Ha imparato il mestiere da Giuseppe Zoppi, il mastro calzolaio del paese. Carlo lo descrive come un “vero maestro”, un uomo dall’abilità artigiana fuori dal comune. Dalle sue parole si percepisce quanta stima nutra ancora per colui che gli ha insegnato il lavoro di una vita. Nei primi anni di lavoro, la giornata tipo di Carlo era scandita in modo abbastanza chiaro: la mattina a scuola, il pomeriggio a lavoro, mentre la sera, insieme al padre, raggiungeva l’orto delle Faete per sorvegliarlo, passando la notte lì: «All’epoca, la gente aveva fame e di frequente c’era qualcuno che andava di notte a cercare qualcosa da mangiare». Nel ‘56, ha aperto la sua storica bottega di via Leonida Montanari. Per anni ha confezionato calzature per i rocchigiani, specialmente anfibi e quelle in vacchetta, scarpe pesanti adatte al lavoro quotidiano nei campi e nel bosco. Per questo, spesso, le dotava anche di parti in ferro, come chiodi e ramponi. Il negozio è rimasto aperto fino al ‘96, l’anno in cui Carlo è andato in pensione In più di mezzo secolo di lavoro, ci racconta che ne ha viste veramente di tutti i colori: ha addirittura riparato le scarpe di Rachele Guidi, la consorte di Mussolini, la quale ha soggiornato per qualche tempo presso l’albergo Miramonti, poi Hotel Europa. I molti aneddoti – alcuni divertenti, altri toccanti – di cui ci rende partecipi tessono la tela di una vita passata in una bottega che non è stata solo un luogo di lavoro, ma che ha costituito anche un punto d’incontro per le persone del

ROCCA DI PAPA

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Carletto il ciabattino, l’artigiano delle scarpe Prosegue il viaggio nelle belle tradizioni nostrane

Carlo Verdini nella sua bottega al duomo

paese, un angolo in cui si poteva conversare, mantenere i rapporti con i propri compaesani. Ma quella di Carlo è una storia che ancora vive. Di recente, infatti, il nipote di Carlo Carletto con il nipote

ha chiesto al nonno di insegnargli il mestiere. Perciò, hanno aperto una nuova bottega, davanti al duomo, e insieme perpetuano questo lavoro, questa sapienza artigiana. Parlandoci, sembra comunque che il lavoro non vada come sperato: «Nel centro storico ci sono sempre meno abitanti e spesso le persone acquistano scarpe di bassa qualità, da pochi euro. È chiaro che, quando si rompono, non conviene più ripararle, ma gettarle e comprarne un altro paio. Una cosa impensabile fino qualche tempo fa. Prima si portavano a riparare ogni qualvolta fosse necessario e possibile. Attualmente, quindi, c’è poco lavoro, ma intanto insegno quello che so ad una nuova generazione. Credo che questo sia comunque importante.» Salutandoci, Carlo ci fa un appunto: «Spesso, i due termini di calzolaio e ciabattino vengono a torto usati come sinonimi, mentre tengo a precisare che il primo è colui che le scarpe le crea con le proprie mani, su misura per il committente, mentre il secondo le ripara solamente». In tutti i casi, ci auguriamo che le cose vadano per il meglio a Carletto e a suo nipote, due persone grazie alle quali un antico mestiere si mantiene in vita.


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Cultura e

... dintorni

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Grotta-museo... così il centro storico può rinascere

Un’interessante proposta per il recupero dei luoghi

di Mariapia Santangeli “Siate affamati, siate folli...” le famose parole di Jobs mi sono venute in mente nell’istante in cui sono entrata in una grande bellissima grotta-cantina di proprietà del dott. Morbilli, che mi ha presentato Lorella Testa. Perché l’immediata idea di una sana follia? Perché la vasta grotta è disseminata di tanti oggetti, proprio di tutti quegli oggetti che si possono desiderare per realizzare un bellissimo museo del vino. Ecco le botti di legno, ecco i tini e le tine, caratelli, un antico torchio, la pompa per travasare il vino e quella del ramato, una barella per portare i tini a spalla, il soffietto dello zolfo e tutti gli utensili del bottaio. Non manca proprio nulla, ci sono anche damigiane e fiaschi impagliati, tavolo, bicchieri e misure da osteria e, per di più, una falce fienaia, un bastone del pastore e un segone dei boscaioli. Tutto certamente ricoperto di polvere e di ragnatele, ma il pensiero ha la capacità di vedere la grotta – ripeto, bellissima in se stessa - ripulita, gli oggetti messi in ordine. Inoltre è ubicata nel centro storico. Certo, capisco di essere una inguaribile sognatrice - per amore del paese - se penso ad un museo del vino quando quello del bosco, progettato da me oltre dodici anni fa, è ancora di là da venire e di cui s’interessa solo l’Associazione L’Alveare. Ma io mi chiedo - e siamo in molti a chiederselo - perché non sognare in grande a Rocca di Papa? Perché non volere il meglio per il paese? Certo, il museo del vino, come quello del bosco, non risolverebbero la crisi turistica di Rocca di Papa, ma sicuramente contribuirebbero a Un angolo della grotta-museo

rendere il paese più attraente, più interessante per il turismo. Rocca di Papa potrebbe diventare un museo diffuso come ce ne sono in molte regioni italiane e all’estero, un museo vivo (non si pensi al Museo come luogo morto), punti di forza che, insieme al panorama, ai murales, alle piazzette e ai vicoli caratteristici, alle cantine aperte con musica e buon cibo, potrebbero invogliare le agenzie di viaggio a considerare questo nostro paese un luogo da visitare, assolutamente. Perché non sognare, ma in senso vero, reale, con i piedi per terra? Perché non tentare di far venire visitatori più spesso, con frequenza settimanale, ogni sabato e domenica per esempio, come succede nella nostra vicina Ariccia o a Nemi? Ma torniamo al progetto - sogno di un Museo del vino -, non ne nascondo le difficoltà: intanto la grotta va comprata perché il proprietario la vende, oggetti compresi. Il prezzo sarà equo, quello di mercato - così mi ha detto il proprietario -, ma certamente non sarà bassissimo visto che la grotta - le grotte si valutano a metri cubi - è molto ampia, esattamente di 369 metri cubi. L’altra difficoltà, probabilmente quella di maggior peso, è sicuramente la mancanza di speranza, oso dire di certezza in un futuro turistico importante a Rocca di Papa, e di conseguenza il non fare nulla per andare in fretta in quella direzione. Un po’ come la nazione Italia che non investe nella cultura e nel turismo, chi viaggia all’estero lo nota con sofferenza. Vogliamo che anche questa grotta deperisca, vogliamo assistere impotenti, con sofferenza, che si perda un’altra opportunità nell’indifferenza generale? Io mi auguro, spero con forza, che questa straordinaria occasione non vada perduta. Spero che l’Amministrazione, la Pro Loco, le Associazioni vogliano percorrere le giuste strade per chiedere finanzia-

Alcuni oggetti per la lavorazione del vino

menti e acquistare questa grotta. È recente la notizia che la Regione Lazio ha promosso il piano Lazio creativo, che prevede finanziamenti per la cultura (Corriere della Sera del 12 luglio scorso). Per la ripulitura e la manutenzione sono certa che molti volontari daranno il loro contributo, compresa la sottoscritta. Tengo le dita incrociate. Bottiglie... in fila


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senza età Foto di Paola Rufini

Testo di Alessia Tino

Mia nonna

“Ciao nonna dolce bella e vellutata” le gridavo da bambina tutto d’un fiato sotto la finestra dopo un’intera giornata trascorsa a casa sua, e lei, sorridente come sempre, affacciata lì, mi appariva già quell’angelo che è ora lassù. Il perché le avessi associato l’aggettivo “vellutata” l’ho capito forse qualche anno più tardi... soffice e fitta di belle sensazioni come velluto, come le emozioni che ha iniettato nelle vene della mia essenza. Un terremoto di vitalità, una dolce armonia, fresca e genuina come le cose fatte in casa, come quelle che preparava lei per cui io andavo matta, meravigliosa nella sua semplicità e disponibilità. Mai cattiva o maliziosa, un’esplosione trascinante di cose belle e di energia, tanta forza fisica in un corpo sempre stato longilineo. Ripenso a quante volte, per fortuna, l’ho stretta in un abbraccio, alle volte in cui non mi sono trattenuta dal dirle “ti voglio bene” e a quelle in cui il cuore mi sì è aperto al suo rispondermi, importante e soave, “sapessi quanto te ne voglio io, Alessio’...”... sì, mi chiamava Alessiotta (e mi chiama ancora, riesco a percepire il suo tono inconfondibile). Ripenso a quanti disegni pieni di colori le ho fatto dedicandoli “alla nonna più buona e bella”, allo smalto perlato con cui ho fatto sorridere le sue unghie, alle estati spensierate

STORIE

passate sotto il sole o il cielo stellato di Rocca, alla pizza o ai biscotti col miele di Regina o di Silvana con cui riempiva le mie colazioni, ai momenti trascorsi alla finestra anche insieme a mia madre, a quelle tre generazioni che si fondevano in un’unica storia; al succo d’arancia aggiunto alle fragole per renderle più succose, a quante volte mi ha comprato la cioccolata, alla bontà della sua insalata di riso, della crostata di visciole, della pizza con la bieta e quella con i fiori di zucca, delle sue personalissime castagnole, al sapore unico del suo cuore, del suo calore. La vedo sulla poltrona risolvere abilmente i rebus de La Settimana Enigmistica, mentre scarta e gusta una caramella Rossana, mentre stende sulle labbra un velo di rossetto, rigorosamente di ottime marche, e sul viso la crema notte, mentre si cotona i capelli o mi fa vedere come le sta l’ultima maglietta acquistata. La ascolto cantare vecchie canzoni, andava matta per quelle napoletane e romane, sommersa nelle pulizie di casa; la sento dire allegramente “son tornate le rondinelle”, litigare con mio nonno, a volte divertita, a volte scocciata o rassegnata, riportare alla memoria le birichinate di mia madre da piccola, aggiornarci sulle lettere a cui sono arrivate le targhe delle macchine, rallegrare parenti o amici con racconti sulla sua affascinante epoca, quando

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i capelli erano ancora lunghi e ondulati. Mi ha viziata di intenso affetto, profumata di bontà, colorata di spontaneità, ricamata di bellezza. Mia nonna diceva sempre di esprimere un desiderio quando, per la prima volta dopo un anno, si tornava a mangiare un frutto di stagione, le castagne, il gelato e via dicendo, io da più di due anni continuo a esprimere sempre lo stesso, quello di non dimenticare mai niente di lei. Amava molto Rocca e, da quando non c’è più, è per sempre qui...

Viaggiare nel tempo alla scoperta di luoghi favolosi

di Annarita Rossi Il viaggio non finisce mai. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Così citava lo scrittore e poeta drammaturgo Josè Saramango nel suo libro “Viaggio in Portogallo”. Viaggiare per scoprire nuovi luoghi, con la loro storia,

gli usi e costumi, la gastronomia ma anche per emozionarsi ogni volta anche quando si torna nello stesso posto, incuriosendosi per come il moto delle stagioni e del tempo che passa modifica alcune cose lasciandone inalterate altre. Vi è uno splendido luogo nel territorio riminese, ubicato non tanto lontano dalla più nota Repubblica di San Marino, ormai divenuta una sorta di centro commerciale adatto a quei turisti un po’ mordi e fuggi. Percorrendo la strada verso San Marino, San Leo appare così, arroccata sulla cuspide di uno sperone di roccia altissima con la sua Rocca e le mura di cinta. Quando poi il visitatore entra nello splendido borgo medievale viene accolto da una piazza pulitissima con solo alcuni ristoranti tipici del luogo e qualche piccolo negozio

di artigianato come quello di gioielli creati con la cera e quello di mobili antichi dove un ragazzo gentile e San Marino preparato spiega come da generazioni i pezzi unici vengono realizzati facendo asciugare e stagionare naturalmente il castagno in ambienti idonei e soltanto quando il legno sarà pronto verrà lavorato senza uso di solventi chimici. Il viaggiatore rimane affascinato nel constatare che tutto il borgo è costruito con la pietra locale che ben si integra con l’incantevole Pieve preromanica ed il Duomo romanico

perfettamente conservati sia all’esterno che all’interno. Scendendo poi nella cripta della chiesa ci si sente come trasportati in un tempo lontano. Questa antichissima città che fu capoluogo della contea di Montefeltro, ospitò Dante e San Francesco d’Assisi. Nel Forte che fu trasformato in prigione durante il periodo pontificio, fu rinchiuso e torturato il Conte di Cagliostro il quale proprio lì trovò la morte. Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, dove il rispetto per il mantenimento di un luogo così bello ha fatto si che San Leo si sia potuto avvalere del titolo che lo aggiudica tra i Borghi più belli d’Italia e del marchio di qualità Bandiera Arancione in tema turistico-ambientale conferitogli dal Touring Club Italiano.


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L’angolo della storia

Edoardo VIII e Walli Simpson

di Vincenzo Rufini Gli anni ‘30 del ventesimo secolo sono ricordati come l’epoca dei totalitarismi, questa connotazione servirà da linea guida per tutti coloro che si occupano e si occuperanno di storiografia. Furono anni intensi, difficili e violenti, in cui l’Idealismo di Hegel vide la sua completa realizzazione in una stagione storica passionale e terribile. Il loro connotato storico non ebbe solo la filosofia politica come faro, vi fu spazio anche per quella che all’epoca fu presentata come una favola moderna. Il Re d’Inghilterra, Edoardo VIII, salito al trono nel 1936, due anni prima aveva stabilito una relazione amorosa con l’americana pluridivorziata Walli Simpson, di cui era follemente innamorato. La società perbenista e bigotta dell’epoca non poteva tollerare, proprio perché schiava delle convenzioni sociali, un’unione di tale fatta; vista l’ostinazione di Edoardo gli ambienti di corte manipolarono a tal punto l’opinione pubblica da porre al Re una scelta di vita obbligatoria: o il trono oppure la Simpson. Edoardo scelse di stare insieme a Walli e decise di abdicare. Fin qui la favola agrodolce, ma vi furono anche altre ragioni più prettamente politiche a determinare l’abdicazione al trono. Edoardo, era risaputo, nutriva simpatie filo naziste e Walli era stata l’amante di Joachim Von Ribbentrop, il quale diverrà da lì a poco tempo ministro degli Esteri del Terzo Reich, e tramite il quale passava informazioni all’intelligence tedesca; difatti il suo nome in codice era “Herr Doctor”. La Gran Bretagna sopportava sempre più a malincuore la politica di “Appeasement” del primo ministro Chamberlain, condiscendente verso Hitler; Churchill e la parte antitedesca (e maggioritaria) dell’In-

CULTURA

ghilterra si muovevano per dare al Paese una politica estera di forte contrasto al nazismo e la vicenda personale del Re fu utilizzata per questa decisiva partita a scacchi. Infatti la questione regale lascia un pesante interrogativo sulle connivenze di alcuni circoli monarchicoconservatori dediti ad una visione esoterica dei rapporti fra potenti e che lasciano trasparire il loro intento recondito qualche anno dopo (nel 1941) con il volo pieno di segreti che il numero due della nomenklatura tedesca, Rudolph Hess, intraprende per raggiungere in Scozia il Duca di Hamilton, punto di riferimento di quella fazione inglese che tendeva al rovesciamento delle alleanze onde stipulare un’intesa militare antibolscevica. Il volo di Hess finisce male, il Duca di Hamilton lo scon-

fessa, Churchill fa imprigionare Hess e anche Hitler ne prende le distanze parlando di un “forte esaurimento nervoso” del numero due del partito. Fatto sta che dopo 40 giorni, e precisamente il 22 giugno, la Germania attacca l’Unione Sovietica, dando inizio all’“operazione Barbarossa”. Le due vicende, quella di Edoardo e quella di Hess, testimoniano che un tentativo di creare un fronte antibolscevico ci fu, ma qualcosa o qualcuno si mise di traverso (Churchill), imprimendo alla storia un altro corso.

La poesia del mese

di Anna Giovanetti

Tempo d’estate

Tempo d’estate atteso con pazienza un anno intero arrivi poi così improvvisamente come improvvisamente te ne andrai! Carezza piano un dolce vento caldo le mie membra fiaccate dai meriggi senz’ombra! Dardeggia alto nel cielo il solleone e un silenzio irreale traversa in un baleno la città vuota che finalmente libera e deserta si riposa.

Bianche spiagge lontane nei miei occhi socchiusi vago odore salmastro di fresca spuma d’onde che piatte baciano scogli arroventati e la sabbia bollente passa fra le dita come il tempo che fugge inesorabile. Lungi da me pensieri di ogni giorno e libera la mente si inebria di pace!

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Invito alla lettura Credenti e non credenti

di Loredana Massaro “Dialogo tra credenti e non credenti” è un libro su fede e laicità tra Papa Bergoglio ed Eugenio Scalfari comparso sul quotidiano La Repubblica. Trattasi di un documento senza precedenti, perché è la prima volta che un Papa scrive a un giornale. È stata una straordinaria occasione di confronto perché al dialogo sono succeduti interventi da parte di teologi, intellettuali, filosofi. Ma soprattutto emerge la fiducia che il Papa ha negli uomini, nel valore della loro coscienza, nella speranza dell'orizzonte umano, anche quando non è illuminato dalla fede. “La fede, per me, è nata dall’incontro con Gesù - dice Papa Francesco -. Un incontro personale, che ha toccato il mio cuore e ha dato un indirizzo e un senso nuovo alla mia esistenza. Ma al tempo stesso un incontro che è stato reso possibile dalla comunità di fede in cui ho vissuto e grazie a cui ho trovato l’accesso all’intelligenza della Sacra Scrittura, alla vita nuova che come acqua zampillante scaturisce da Gesù attraverso i Sacramenti, alla fraternità con tutti e al servizio dei poveri, immagine vera del Signore”. Scalfari risponde invece con la sua etica laica, con la sua vita coerentemente vissuta cercando una risposta razionale ai perché del nostro agire quotidiano, alle nostre scelte più difficili, ai problemi e agli ostacoli che essa ci mette davanti. La ricerca di senso e di significato per un uomo che non crede, è tanto più difficile quanto più incentrata sul problema filosofico della moralità. Tanto più nel momento di decadenza che la società occidentale sta attraversando. Eppure se amiamo la vita e la ricerca della verità, se amiamo il mondo “come un immenso luogo risuonante di mille interpretazioni”, come una notte di stelle danzanti, allora l’umanità intera non avrà più bisogno di “uccidere Dio” - come disse Nietzsche -, perché non l’ha cercato per allontanare la paura della morte. Così ha commentato Gustavo Zagrebelsky: «In ogni spirito che s’ispira alla laicità e, al contempo, crede all’utilità, anzi alla necessità che forze morali possano unirsi per combattere il materialismo nichilistico e autodistruttivo delle società basate sull’egoismo mercantile, l’invito a «reimpostare in profondità la questione» suscita non solo interesse, ma perfino entusiasmo».


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L’angolo della psicologia

I «selfie»

Risponde la Dott.ssa Bruna Benelli

Che cosa sono i selfie ormai lo sanno tutti, sono le foto che ci scattiamo da soli, ormai è diventato più di un gioco, una mania… Da non confondere con l’autoscatto, quando si programma la macchina fotografica o il cellulare e ci si mette in posa ad attendere il “clik” che arriva qualche secondo dopo. Apparentemente il selfie sembrerebbe più immediato, meno studiato, ma è qui l’errore, per fare il selfie, ci si guarda nello schermo, si studia l’angolazione giusta, la luce, lo sguardo: “Sto bene? Piacerò? Quanti “like” per questo su Facebook?”… Tale moda, che conserverebbe carattere di gioco innocente, può diventare anche pericolosa se non gestita nella maniera corretta. Adolescenti che si vestono in modo provocante e poi postano le foto su Facebook, possono finire sotto gli sguardi sbagliati… È certamente il frutto dell’era narcisistica che stiamo vivendo e nessuno ne è immune, nemmeno la sottoscritta. Ma può essere usato in maniera corretta, farsi un selfie un giorno che ci si sente particolarmente bene, per averne un ricordo, oppure per risollevare il morale. L’importante è farlo e utilizzarlo sempre nel giusto modo. Evitare di postare selfie che ritraggono atteggiamenti intimi, pose troppo ammiccanti, abbigliamento troppo succinto ma, più di tutto, non scattare selfie che ci possano esporre a pericoli. Ci sono stati vari incidenti, purtroppo, per foto scattate mentre si stava guidando, oppure in altre situazioni pericolose. Ricordo, in particolare, una ragazza che era in viaggio d’istruzione, ed è morta cadendo all’indietro su una scogliera, mentre posava per un selfie con i compagni di classe. Consiglio, quindi, ai genitori con figli adolescenti, di stare particolarmente attenti, all’uso che i propri figli fanno dei loro smartphone, tra selfie e video vari. Per scrivere alla dott.ssa Benelli: dottoressabenellibruna@virgilio.it

PAGINA APERTA

il Segno 1/31 luglio 2014

Con BioBlitz parte l’inventario della natura L’edizione del 2014 si è tenuta sui Monti Ernici

di Roberto Sinibaldi Il 19 e 20 luglio è tornato il BioBlitz. Questa volta sui Monti Ernici. L’evento si è tenuto a Collepardo, in provincia di Frosinone e ha avuto il patrocinio di Federparchi – Europarc Italia. Volute dall’ARP Lazio – Agenzia Regionale dei Parchi dall’Agenzia e dal Comitato Nazionale Bioblitz Italia, le due giornate hanno costituito l’occasione di far conoscere la ricchezza naturalistica di questo territorio, di raccogliere dati sulle specie presenti e d’iniziarne la catalogazione ufficiale da parte dell’Osservatorio regionale per la Biodiversità. L’obiettivo finale è quello di istituire un’area protetta sui Monti Ernici. BioBlitz è un’iniziativa nata negli Stati Uniti nel 1996, su iniziativa del National Park Service e sostenuta dalla prestigiosa rivista National Geographic, che vede ogni anno migliaia di partecipanti, affiancati da scienziati ed esperti biologi e naturalisti, impegnati nel raccogliere dati su piante, animali vertebrati e invertebrati, funghi e persino batteri. BioBlitz fotografa un “inventario naturale”, mirato a conoscere la varietà di piante e animali che ci circondano, ma anche e soprattutto un in-

vito a trascorrere il tempo libero all’aria aperta, per coltivare un sano contatto con la natura. I dati raccolti nel corso del BioBlitz confluiranno nell’Osservatorio Regionale per la Biodiversità; serviranno a indirizzare la migliore gestione dell’ambiente e saranno utili anche per la corretta fruizione da parte dei visitatori. La collaborazione tra volontari e scienziati aiuterà a monitorare il territorio.

Questione di... Nutrizione Occhio al gelato!

di Laura Fico* Anche nella nostra bella Rocca è arrivato il caldo e non c’è niente di meglio di un rinfrescante e gustoso gelato! Ma ci dobbiamo preoccupare della prova costume? No, se lo selezioniamo con intelligenza, senza eccedere in golosità e scegliendo tra le molteplici possibilità presenti sul mercato. Quando possibile consumiamo gelato artigianale di qualità privo di conservanti che, grazie alla presenza del latte e dell’uovo, lo rendono fonte di proteine ad elevato valore biologico e, per la presenza dello zucchero, lo caratterizzano come ottimo alimento per il pronto recupero energetico. Inoltre il ge-

lato è ricco di calcio, fosforo e vitamine. Ma, per far in modo che questa abitudine non si noti sul bagnasciuga, attenzione alle quantità! 100 grammi di gelato alla frutta hanno circa 150 calorie mentre quello alle creme un centinaio in più quindi… mai mangiare il gelato dalla vaschetta! Una ulteriore possibilità è il

gelato alla soia(1) che permette a chi non tollera il lattosio di non rinunciare ad un buon gelato cremoso e fra gli altri pregi è ricchissimo di proteine e ricco di isoflavoni, noti estrogeni naturali, e di lecitina, i fosfolipidi che riducono i livelli di colesterolo nel sangue. Inoltre, se preparato con dolcificanti naturali, può essere consumato anche da chi è affetto da iperglicemia ed ha solo 100 calorie ogni 100 grammi! Il gelato è quindi nutrizionalmente un ottimo alimento ma ha un basso indice di sazietà e non ha un corretto apporto di fibre e di grassi insaturi quindi solo una volta ogni tanto sostituiamolo al pasto. Mangiamo quindi il gelato come una buona merenda magari come gradito premio dopo una bella passeggiata! (1) Soia: pianta erbacea della famiglia delle leguminose originaria dell’Asia Orientale coltivata per le sue proprietà nutrizionali. *Biologa Nutrizionista


il Segno 1/31 luglio 2014

Dracula Untold Un film ispirato al personaggio di Bram Stoker

di Camilla Lombardozzi Era il 1897 e lo scrittore Bram Stoker pubblicava “Dracula”. Da quel romanzo, ispirato alla figura di Vlad III principe di Valacchia vissuto fra il 1431 e il 1476, vennero realizzate numerose trasposizioni cinematografiche, che negli anni si sono evolute e trasformate; le più recenti, giusto per citarne qualcuna, sono la saga di Twilight che ha reso celebri gli attori Ro-

Bram Stoker

bert Pattinson e Kristen Stewart e la serie tv Dracula con protagonista nei panni del conte Dracula, Jonathan Rhys Meyers. Oggi siamo lieti di annunciarvi che il prossimo 2 ottobre arriverà nella sale cinematografiche italiane “Dracula Untold”, nuovo adattamento cinematografico dedicato al personaggio di Bram Stoker. Protagonista della pellicola è Luke Evans che vestirà i panni del grande guerriero romeno. La trama è semplice ed è quella che tutti noi conosciamo: Vlad è un uomo che combatte per la sua gente e per la sua famiglia, ma per assicurarsi la loro protezione dai Turchi sarà costretto a stringere un patto oscuro con una misteriosa creatura, che gli donerà poteri enormi, ma lo trasformerà in qualcosa di diverso, appunto un vampiro, anzi il signore dei vampiri. Del cast fanno parte, oltre a Luke Evans, Sarah Gadon, Dominic Cooper, Charlie Cox, Samantha Barks, Noah Huntley, William Houston, Zach McGowan, Art Parkinson, Ronan Vibert e Diarmaid Murtagh. Regista dell’attesissimo film è Gary Shore, il quale ci tiene a precisare che la pellicola racconterà sì l’origine del mito di Dracula, ma in una chiave del tutto nuova, più adrenalinica, più violenta e più entusiasmante. Il trailer ufficiale di Dracula Untold lo trovate su youtube.com. “Alcune volte il mondo non ha bisogno di un eroe, ma di un mostro”.

VAGABONDANDO

In giro per musei...

Complesso del Vittoriano

I grandi capolavori del Musée d’Orsay a Roma di Marcello Loisi Il Musée d’Orsay fu costruito in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1900 e nasce come una stazione ferroviaria. La sua struttura incarna in pieno lo stile architettonico del tempo: vetro e acciaio costruiscono degli ambienti spaziosi e luminosi, caratteristiche che furono sottolineate dalla ristrutturazione che terminò nel 1986 e che porta la firma del famoso architetto Gae Aulenti. Fino a questa data, il complesso fu adibito, durante il secolo, a svariati utilizzi, ma solo di recente opere d’arte. In particolare, le opere impressioniste qui esposte sono tra le più importanti al mondo. Si possono ammirare anche lavori di architetti, scultori e grafici ante litteram, quali Toulouse-Lautrec. Due gallerie sono interamente dedicate a questo artista e a Courbet. A Roma, il Complesso del Vittoriano ospita una grande mostra dal titolo eloquente: “Musée d’Orsay. Capolavori”. Questa esposizione offre la possibilità ai visitatori di vedere da vicino alcune delle più importanti opere conservate nel museo parigino. La mostra è divisa in cinque sezioni. La prima riguarda

l’arte dei Salon, nucleo centrale della collezione, messa a confronto con l’emergente e al tempo disprezzata arte realista, di cui Courbet è il principale esponente. La seconda sezione abbraccia le opere della Scuola di Barbizon, un gruppo di artisti (tra i quali Monet e Bazille) che, con il loro studio naturalistico en plein air aprì la strada all’avanguardia impressionista, esposta nella terza sezione. L’Impressionismo non si limitò a rappresentare paesaggi di campagna: gli artisti della “nuova pittura”, con la loro tecnica rivoluzionaria, volevano immergersi nel loro tempo. Per farlo, scelsero di dipingere Parigi e i suoi abitanti, i suoi movimenti e le sue trasformazioni. Una città che

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cambiava così velocemente ben si prestava ad assurgere a emblema del progresso della tecnica e dell’avanzare del capitalismo. Tra i maggiori esponenti di questa avanguardia, si annoverano Degas, Pissarro, Sisley Renoir e Manet. La quarta sezione è dedicata a quei pittori, come Gaugin e Van Gogh, che cercarono altri registri espressivi e che sfociarono nel Simbolismo, mentre l’ultima sezione riguarda l’eredità dell’Impressionismo, il quale preparò il campo alle avanguardie del Novecento. La mostra si presenta, quindi, come un’occasione imperdibile per ammirare da vicino molte delle opere che cambiarono radicalmente l’idea e la forma dell’arte dei secoli successivi.

Amiche da morire, torna la commedia all’italiana di Giulia De Giorgi Amiche da morire è un film del 2013 scritto e diretto da Giorgia Farina. Claudia Gerini, Cristiana Capotondi e Sabrina Impacciatore sono le tre protagoniste di questa esilarante commedia: Gilda è una prostituta, Olivia una brava moglie e Crocetta una dipendente nello stabilimento di lavorazione del tonno Zuccalà, la cui nomina da iettatrice la precede. Nonostante le tre donne siano completamente diverse tra loro, una bizzarra situazione le farà avvicinare indissolubilmente. Olivia, preoccupata che il marito Rocco la tradisca, chiede consiglio all’esperta Gilda. Durante una calda notte siciliana le due donne intenzionate a smascherare il tradimento di lui si imbattono in Crocetta che, dopo una lite con la madre, decide di passare la notte fuori. Le tre donne spaventate da un sordido rumore si dirigono caute verso

la caverna dove Rocco tiene la barca per scoprirne la ragione. Ciò che vedono è sconvolgente: Rocco imballa mazzette di denaro e armi. È lui uno dei componenti della banda e braccato dalla polizia tenta la disperata fuga. Dopo una furibonda lite col marito che confessa di averla sposata senza amarla davvero, Olivia lo uccide. Olivia e le due donne diventate complici decidono di occultare il cadavere e prendere i soldi. Da quel momento in poi si susseguiranno una serie di eventi comici che porteranno le tre donne ad essere al centro dei sospetti dell’Ispettore Nico Malachia anche se la vicenda avrà un insolito finale… Un film divertente, frizzante e coinvolgente capace di unire tre protagoniste con caratteri così diversi tra loro dando vita ad una storia che affronta temi tragici ma in chiave ironica.


il Segno dei tempi il Segno 1/31 luglio 2014

nei disegni del Maestro Franco Carfagna I boschi di Rocca di Papa, molti anni prima dell’avvento del parco regionale, erano divisi da confini. Diversi ne erano i proprietari, da Armenise, a Pizzicannella, da Santovetti a Lucatelli. Poi c’era Blasi lungo le coste del lago e qui, oltre ai boscaioli, durante le operazioni di taglio erano necessari anche i barcaioli per trasportare il legname (come ha ben documentato Mariapia Santangeli nel suo libro “Boscaioli e carbonai nei Castelli Romani”). Insomma, questi boschi erano frequentati da una folla di operai, cavallari, tagliatori, fascettari e scorzatori. Venivano in gran numero da Rocca di Papa, terra di boscaioli per eccellenza, ma anche da Lariano, Artena e Nemi. Inoltre, quando servivano i rinforzi, venivano addirittura i Sarnari, i Cappadosiani e i marchisciani. Questi ultimi abitavano perfino nei boschi costruendosi delle capanne. La mattina, prima dell’alba, tutti questi operatori del legname davano vita a un grande vociare, svegliando e spaventando così tutti gli animali che, per timore, si nascondevano. Per loro un po’ di tranquillità arrivava durante la pausa per il pranzo e la sera, soprattutto se pioveva. Capitò una volta che per qualche giorno piovve a dirotto e allora gli operai rimasero nelle capanne o sotto “l’ombrelle” promettendo che se anche il giorno dopo avesse piovuto avrebbero fatto una grande polentata. La mattina seguente così fecero, con un gran strillare, passandosi

‘a pulenta co’ ‘a guccia

la voce (come gli indiani facevano anche dei segnali con il fumo), si diedero appuntamento: chi portava la ventresca che serviva per la pausa delle dieci, chi il peperoncino che non poteva mancare, chi il pecorino. E ciascuno portava con sé la copella di vino. Subito dopo ‘ccennesteru u fuocu (accesero il fuoco), e mettestenu damante callaru (sistemarono un grande calderone). Fondamentali erano i votatori (quelli che giravano la polenta) e questo era un ruolo molto ambito. Alla fine la scelta cadde su un marchigiano, il quale per tale scopo utilizzava una grossa pipa fatta di sambuco che ar-

Ultima pagina

rivava fino a dentro il callaro. Mentre il roccheggiano uscito sconfitto dalla sfida, guardava fisso dentro il recipiente, un altro rocchiscianu che li vardea domanneste (mentre li osservava domandò): “Ma che stì a varda?” (Ma che stai guardando?). Siccome dalla lunga cannuccia gocciolava regolarmente della saliva, gli rispose: “Stò a vardà ‘ndò guccia!” (Sto guardando dove cade la goccia). Il raccontino del maestro Carfagna finisce qua perchè non si seppe mai quanti, alla fine, riuscirono a mangiare ‘a pulenta co’ ‘a guccia.

Lettere, Proposte, Proteste e Reclami ilpiccolosegno@libero.it - www.ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

Le lettere non superiori alle 13 righe devono presentare in modo chiaro nome, cognome, mail o numero telefonico

ACQUA PUBBLICA ALL’ACEA... SCELTA GIUSTA? Ma siamo sicuri che affidarsi ad Acea sia una buona idea? Che ne è del referendum? Che ne è degli allarmi sull’alta concentrazione di arsenico nelle acque dei comuni che hanno affidato ad Acea la gestione dell’acqua potabile? E delle bollette salatissime che si sono abbattute su molte famiglie a Velletri (dove Acea ha trovato una significativa resistenza popolare) e in altri comuni? Molti comuni dopo l’esperienza Acea rimunicipalizzano “l’acqua bene comune” e noi? Mah! Non è il

caso vederci più chiaro? Diana Arena

NIENTE FONDI PER LE “SCUOLE SICURE” È la prima volta che scrivo al vostro giornale. Questa mattina sfogliando “Il caffè dei Castelli” mi sono imbattuto nell’articolo di pagina 15 relativo ai fondi per le scuole stanziati dal governo. Bene, qualche settimana fa avevo inviato una mail all’amministrazione comunale di Rocca di Papa chiedendo se avesse presentato il progetto con la richiesta dei fondi suddetti, vista la situazione fatiscente degli edifici scolastici di Rocca e la

presenza sul territorio dei rischi ormai noti (idrogeologico, sismico, radon, elettrosmog). Non stupirà nessuno il fatto che sono ancora in attesa di ricevere una risposta. Morale della favola, nell’elenco delle città destinate a ricevere gli stanziamenti sono presenti quasi tutti i comuni dei Castelli Romani, tranne Rocca di Papa e Rocca Priora, proprio quelle città che vivono una situazione economico-sociale più disagiata. Per quanto tempo i roccheggiani, pensando di evitare minacce o ritorsioni, continueranno a vivere da sudditi? G. F.

VIA ROCCA PRIORA PERICOLO COSTANTE Tutte le mattine percorro via Rocca Priora, la strada che dai Campi scende verso il Vivaro, e ormai il pericolo in quel lungo tratto è davvero serio. Non solo le buche ma ora anche la vegetazione che invade la strada ha ridotto la visibilità tanto che spesso le automobili, tra chi sale e chi scende, rischiano un frontale. Ogni anno è la stessa storia, nessuno provvede a tagliare le erbe e i rami che invadono la strada. Non potrebbero tutti insieme, Parco, Comune e Comunità Montana, provvedervi? Daniele De Angelis


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