Il Dantino 2013 2014

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EVE IO SONO EVE. SONO NATA IN RUSSIA MA ORA VIVO A ISOLA. IO HO 7 ANNI. SO PARLARE RUSSO, ITALIANO, SLOVENO E UN PO’ DI INGLESE. MI PIACE BALLARE, FARE COME TARZAN E PATTINARE. NON MI PIACE GIOCARE CON MIO FRATELLO PERCHÉ MI FA I DISPETTI.

Eve Kulkina I classe DANILA IO MI CHIAMO DANILA. SONO UN BAMBINO. ABITO A ISOLA MA SONO NATO IN RUSSIA. HO 7 ANNI E MEZZO. SO LEGGERE, SCRIVERE E PARLARE IN RUSSO, ITALIANO E SLOVENO. MI PIACE MOLTO NUOTARE. NON MI PIACE IL KETCHUP.

Danila Kulkin I classe

Ian Širca Stubelj I classe JAKA IO MI CHIAMO JAKA. ABITO A ISOLA CON LA MAMMA E IL PAPÀ. IO SONO BRAVO A SCUOLA. SO SCRIVERE DA SOLO, DISEGNARE, LEGGERE I LIBRI E FARE I CALCOLI. MI PIACE MANGIARE GLI SPAGHETTI. NON MI PIACE MANGIARE I POMODORI.

Jaka Kržičnik I classe ROCSI IL NOSTRO CANE SI CHIAMA ROCSI. È GRANDE, VECCHIO, BIANCO E NERO. DORME NELLA CUCCIA. MANGIA CROCCHETTE. GLI PIACE GIOCARE CON ME. HA PAURA DEL TEMPORALE.

Timothy Dassena Ček I classe


ARPO ARPO È UN CANE. ARPO È PICCOLO, BIANCO E NERO. QUALCHE VOLTA È AGGRESSIVO. QUANDO LO ACCAREZZO È CONTENTO.

Noam Lusa Costamagna I classe HEPI HEPI È UN CANE. HEPI È PICCOLO, BIANCO E MARRONE. È CARINO E QUALCHE VOLTA MORDE.

Jan Auber I classe

BLU BLU È IL MIO PAPPAGALLO È GRANDE, BIANCO E BLU. VIVE NELLA GABBIA. MANGIA I SEMI E BEVE L’ACQUA. QUANDO MI SVEGLIO GRIDA PERCHÉ VUOLE LA MERENDA.

Mattia Hrboka Pugliese I classe

LA MARGHERITA LA MARGHERITA È UN FIORE. CRESCE NEL PRATO. IL SUO GAMBO È LUNGO. LE FOGLIE SONO PICCOLE E STRETTE. HA TANTI PETALI . LE MARGHERITE SONO BIANCHE, GIALLE E ARANCIONI. LA MARGHERITA BIANCA NON HA UN BUON ODORE.

Ian Širca Stubelj I classe IL TULIPANO IL TULIPANO È UN FIORE. IL TULIPANO È ALTO. LE FOGLIE SONO LUNGHE E LISCE. HA 6 PETALI. HA UN BUON ODORE. I TULIPANI SONO ROSSI, ROSA, ARANCIONI E GIALLI. I TULIPANI SONO BELLI.

Adil Tairoski I classe


Quando ero piccolo Quando ero un piccolo bambino, ero birichino. Mi piaceva andare con la bicicletta e con il motorino. Ogni tanto giocavo col pallone, ma il mio sport preferito era il nuoto. Adesso che sono cresciuto questi sport mi piacciono ancora. Ero spesso ammalato e sono stato anche in ospedale. Parlavo in continuazione, avevo lo stesso carattere del mio papà. Testo e disegno di Arben Vatovci, II classe

Quando ero piccolo Quando ero piccolo, ero molto calmo e quando guardavo fuori dalla finestra, vedevo i bambini più grandi di me che giocavano a calcio. Per questa ragione volevo diventare grande anch’io. Quando ero piccolo volevo essere anche un pilota d’aereo. Testo e disegno di Galip Hopi, II classe

A scuola A me piace molto andare a scuola. Mi piacciono tanto la matematica e l’inglese. A scuola ho tanti amici. Mi piace anche lo sport. Voglio andare ancora a scuola per imparare tante cose nuove. Tim Šviligoj, II classe


A scuola Ogni giorno vado a scuola. Frequento la Scuola elementare Dante Alighieri di Isola. La nostra è la classe più numerosa. Nella nostra classe ci sono 21 alunni. La nostra capoclasse si chiama Sandra Marchesan. È brava e ci insegna tante cose. La mia materia preferita è la matematica. La materia più difficile è l'inglese. Mi piace quando andiamo fuori per il riposo. Qualche volta abbiamo la giornata sportiva e andiamo all'aperto a fare i giochi. Poi torniamo a scuola e già c'è il pranzo. Testo e disegno di Matjaž Petrič , II classe

Quando ero piccolo Quando ero piccolo ero bravissimo, tranne che per dormire e per mangiare. Stavo sempre vicino alla mia mamma e se non la vedevo per un secondo, cominciavo a piangere. La seguivo in tutto quello che faceva e la aiutavo nelle faccende domestiche. Mi divertivo a lavare i piatti, così potevo giocare con l'acqua, quasi sempre con le barchette, e non mi interessava se erano di plastica, legno o carta. Mi faceva tanto felice quando me ne faceva una il mio papà. Una volta ne ha costruita una con un pezzo di polistirolo. Poi io aggiungevo l'albero, che era un ramo. La vela invece la facevo con un pezzo di foglio di carta. E così la mia barca


era la prima ad arrivare in porto. Quando ero piccolo ero curioso ed entusiasta di imparare cose nuove. Ero calmo e timido, ma parlavo in continuazione. Mio papà dice che questa dote l'ho presa dalla mamma. Testo e disegno di Toni Benčič, II classe

Quando ero piccolo Quando ero piccolo, così mi racconta la mia mamma, ero un bambino molto calmo e ubbidiente. Quasi all'incontrario di oggi, che sono più vivace e qualche volta non ubbidisco. Da piccolo mi piaceva tanto giocare al parco giochi e andare al mare. Ero solare e ubbidiente, così vedo sulle foto scattate da piccolo. Testo e disegno di Jan Frank, II classe

Quando ero piccolo Quando ero piccolo la mia mamma era sempre a casa con me. Andavamo a passeggiare con il passeggino. Quando avevo due anni e mezzo sapevo andare in bicicletta senza le rotelle laterali e il mio babbo mi teneva dietro. Quando ero piccolo è nato il mio fratellino. Crescendo ho imparato ad usare la forchetta e il coltello. Fin da piccolo ho sempre dormito nella mia cameretta. Testo e disegno dI: Mattia Pagnanelli, II classe


Quando ero piccolo Quando ero piccolo andavo volentieri in asilo e mi piaceva tanto quando facevamo i laboratori. Appena tornavo a casa giocavo sempre in giardino. Ho cominciato già da piccolino ad andare con l’aereo, mi piaceva tantissimo. Non volevo mangiare senza giocare al tavolo. Testo e disegno di David Črnac, II classe

Quando ero piccolo Quando ero piccolo andavamo in spiaggia. Avevo tre anni, prima nuotavo con i braccioli e dopo anche senza. Quando sono andato senza i braccioli sono scivolato sotto acqua. Il papà mi ha preso e mi ha portato nella piscina per bambini. Lì giocavo con i giocattoli. Dopo siamo entrati in albergo, mi sono cambiato e siamo andati a mangiare e poi a dormire. Il giorno dopo abbiamo fatto colazione e siamo andati di nuovo in piscina. Testo e disegno di Marko Paradžik Dragan, II classe


Quando ero piccolo Sono nato il ventisei ottobre del duemilasei. Da allora per mamma e papà sono il piccinino. Quando avevo sei mesi sono andato con mamma e papà con l’aereo a Roma. A Roma ho saputo che avrei avuto un fratellino. Fin da piccolo ero molto dolce e lo sono tuttora. Stavo abbracciato al pancione di mamma e ascoltavo il fratellino che si muoveva. Da quando è nato giochiamo sempre insieme. Mi piaceva frequentare l’asilo. Già da piccolo ho tanti amici. Testo e disegno di Matia Benčič Lukač, , II classe

Quando ero piccola Quando ero piccola mia mamma mi diceva spesso che ero una piccola birichina. Infatti non stavo mai ferma e nemmeno zitta. Ero, e sono ancora, molto diversa da mia sorella Petra. Da piccola piangevo sempre, non dormivo la notte, oppure mi svegliavo più volte. Volevo sempre e solo la mamma. Poi non volevo mangiare, ma solo bere. Mi piaceva molto lo yogurt. Quando ero piccola, il mio papà mi ha fatto una foto dove ero seduta sul divano, con davanti a me uno yogurt enorme e io ero tutta sporca. Testo e disegno di Gaja Šurla Toth, II classe


Quando ero piccola Quando ero più piccola abitavamo in una casa con due nonni e una bisnonna, che ha compiuto più di novant’anni. Di lei ho dei bellissimi ricordi, perché spesso giocava con me, mi coccolava e mi voleva tanto bene. Testo e disegno di Sarah Božič, II classe

Una giornata speciale Un giorno sono andato dalla nonna e ho visto un cane. Ero molto felice. Ho chiesto alla nonna di chi fosse quel cane e lei mi ha risposto che il cane era di una signora e che per una settimana lo avremmo tenuto noi. Quando sono arrivati i miei genitori a prendermi, ho chiesto loro se il cane poteva dormire da noi. I genitori hanno detto di sì. Dopo una settimana è arrivata la padrona del cane e lo ha preso. Io ero molto triste, ma anche felice di averlo avuto per una settimana. Testo e disegno di Musap Hopi, II classe


Una giornata speciale Quando avevo sei anni, una mattina mi sono svegliato alle sette e mezza. Sono andato a scuola alle ore otto. A scuola ero molto bravo. Dopo qualche ora c’era il riposo e a calcio abbiamo vinto per sei a tre. Dopo siamo tornati in classe e ho fatto i compiti. Poi mi è venuto a prendere il papà. Sulla strada di casa ho visto la mia nonna, la mia mamma, i miei amici Luca e Tai. Arrivato a casa, mi sono messo il pigiama, mi sono lavato i denti e sono andato a dormire. Mi sono addormentato subito. Testo e disegno di Gal Aleksej Komljanec, II classe

Quando ero piccola… … dormivo poco, piagnucolavo tanto, mangiavo poco, ma nonostante ciò ero una bambina dolcissima, dice mia madre. Quando ero piccola mi piaceva tanto stare in braccio, oppure fare lunghissime passeggiate con il mio passeggino lilla. Quando ero piccola, la prima canzoncina che ho imparato è stata “La bella lavanderina”, che canto volentieri anche oggi. Quando ero piccola, la prima amicizia che ho fatto è stata con Mattia Pagnanelli. Quando ero piccola non sapevo scrivere, adesso che ho imparato vedo che è una meraviglia. Testo e disegno di Anja Orel, II classe


Una giornata speciale Una giornata che ricordo con piacere l’ho vissuta in vacanza in Egitto. Al mattino siamo partiti con la moto a quattro ruote verso il deserto. Lì abbiamo visto come vivevano i beduini. Al ritorno abbiamo cavalcato i cammelli e i cavalli. In sella al cammello mi sono addormentato. Testo e disegno di Tai Simonovich Zajelšnik, II classe

Quando ero piccola Quando ero piccola ero brava e intelligente. Giocavo con le Barbie e con gli album di figurine. Quando ero piccola ho imparato a camminare. Testo e disegno di Natalija Radišić, II classe Quando ero piccolo Quando ero piccolo piangevo spesso. Quando ero piccolo sono caduto dall’albero. Quando ero piccolo ho rotto un piatto. Quando ero piccolo andavamo in piscina. Quando ero piccolo avevo cinque anni. Luka Hameršak, II classe


Quando ero piccolo La mia mamma dice che quando ero piccolo ero un bambino molto buono. La notte dormivo, non facevo problemi per mangiare ed ero molto obbediente. Ero un bambino curioso, andavo matto per i treni. Il mio gioco preferito era infatti costruire rotaie e stazioni del treno. Un’altra cosa che mi piaceva fare era arrampicarmi sugli alberi come una scimmietta. A volte combinavo qualche guaio, la mamma non si arrabbiava mai molto perchÊ mi vuole tanto bene. Testo e disegno di Filip Liam Mlakar, II classe

Mi presento.

Io mi chiamo Kim. Vivo a Isola con la mia famiglia. Sono alta e magra. Ho un naso piccolo e una bocca sempre sorridente. Ho gli occhi azzurri e i miei capelli sono lunghi e biondi. Mi vesto di solito in modo sportivo e alla moda. A scuola sono brava e a casa anche. Ho un carattere abbastanza tranquillo. Sono allegra, mi piace divertirmi. Mi muovo tanto e faccio anche molto sport. A scuola gioco a pallamano e faccio ginnastica artistica. Nel tempo libero faccio equitazione perchĂŠ mi piace cavalcare. Frequento la scuola di musica e suono il pianoforte. Mi piacciono gli animali e vorrei tanto aiutare quelli in


difficoltà. Non mi piacciono le pellicce o altri indumenti ricavati dagli animali. Da grande farò la biologa marina, perché mi piacerebbe conoscere tutto l’ambiente marino. Testo e disegno di Kim Novak, III classe

Mi presento.

Sono Kristina Petrič, ho otto anni, quasi nove. Frequento la terza classe della scuola elementare Dante Alighieri di Isola. Sono abbastanza alta e di media corporatura. Ho un viso ovale, gli occhi azzurri e luminosi. I capelli lunghi di colore biondo scuro. Il mio naso è piccolo e regolare. La bocca è piccola e allungata. Le labbra sono di spessore regolare. Sono sorridente ma a volte anche imbronciata. Ho le spalle dritte, le braccia abbastanza dritte. Le mie mani sono medie e le unghie regolari e corte. Ho le gambe abbastanza lunghe e forti. I miei piedi sono regolari. Mi vesto in un modo curato e comodo. Porto spesso pantaloni elastici e magliette colorate. Ho un carattere socievole e amichevole. Sono una ragazza serena. Di solito sono di buon umore. Sono una ragazza tranquilla e brava a scuola. Frequento il corso di ballo sia a scuola che fuori da scuola. Mi piace leggere e ballare, ma la cosa che mi piace di più è stare in compagnia con i miei amici. Testo e disegno di Kristina Petrič III classe

Con la mamma ho imparato… Con la mamma ho imparato tante cose, posso dire che ogni giorno imparo qualcosa di nuovo da lei. Come comportarmi bene, come portare rispetto alle persone, come aiutare gli anziani, o quelli che hanno bisogno. Grazie a lei so sbrigare le faccende di casa adatte alla mia età. Ho un ricordo


che risale a quando avevo cinque anni. Andai con la mamma a fare una delle tante passeggiate. Passeggiando davanti ad un negozio di giocattoli vidi un triciclo a forma di cane che mi piaceva davvero tanto. Pregai la mamma di comprarmelo ma lei mi disse: - Mitja, non è in programma un triciclo nuovo. Non si può avere sempre tutto ciò che si desidera. - Dopo un po’ le venne un’idea e mi disse: - Te lo farò io questo triciclo con le cose che possiamo riciclare a casa. Sarà ancora più bello e unico di quello che sta in negozio. - Di corsa siamo andati a casa. La mamma era così veloce che in una giornata abbiamo fatto il mio triciclo. Era veramente unico, nessuno lo aveva uguale al mio. Tutti lo volevano provare e io ero molto contento di averlo fatto con la mia mamma. Testo e disegno di Mitja Frank, III classe

La mia aula.

La mia aula è grande e di forma quadrata. È luminosa. Ha le pareti colorate di colore ocra e bianco. Ci sono otto banchi piccoli e sei grandi. Subito dopo l’entrata a destra c’è il lavandino. Più avanti a sinistra c’è la cattedra della maestra Carmen. Ci sono sei finestre grandi e sei finestre piccole. Alle pareti sono appese quattro lavagne e una lavagna interattiva. C’è una grandissima lavagna con le applicazioni. In fondo all’aula ci sono tre armadi, due con le porte di vetro e uno con le porte di legno. A sinistra degli armadi ci sono i giochi. A me l’aula piace perché c’è la lavagna interattiva. Testo e disegno di Ijan Ukovič, III classe

Nel vigneto col mio papà. Per chi non lo sapesse, il mio papà è un viticoltore. Il mio papà va ogni giorno nel vigneto a potare o a legare le viti. Ogni giorno si sveglia alle 6.55 del mattino e alle 7.00 e già al lavoro. Io spesso lo aiuto a lavorare anche quando finisco di fare i compiti.. Io per lui suono anche la chitarra. Insieme studiamo le tabelline. Spesso


parliamo anche di scuola e di natura. Io e il mio papà usiamo vari mezzi di trasporto come l’automobile, il trattore e il furgone. Sono felice di poter aiutare mio papà in campagna ma vi dico che è molto faticoso. Oltre a questo penso che sia anche pericoloso. Testo e disegno di Nicola Štule, III classe

Io e il mio pianoforte.

Il mio pianoforte è alto. Ogni giorno suono cinque canzoni. Quando suono il pianoforte mi sento molto felice. Suono un’ora al giorno. Il mio pianoforte è di colore marrone. Mi piace suonare il pianoforte. Quando vado ai concerti mi sento nervosa. Prima mi applaudono, dopo faccio l’inchino e dopo mi siedo e incomincio a suonare le canzoni. Quando sono con la maestra sono nervosa come fossi una piccola neonata. La maestra di pianoforte è gentile. Emily Feder, III classe

La mia camera La mia camera la divido con mia sorella. Ci sono due armadi. In un armadio ci sono le mutande ,i pantaloni,le magliette e le calze . Ho il letto a castello . Attorno al letto c'e` la tenda bianca con disegni e sopra il letto cI'e` uno scaffale per i libri . Ci sono anche armadietti pensili e scaffali . Sugli scaffali ci sono i libri . Vicino al letto ci sono gli armadi per i giocattoli . Vicino al letto c'e` una sedia per la mamma che ci legge le storie. Vicino al letto c'e` uno specchio dove sono appese le mie medaglie di judo. C'e` anche una finestra-porta, vicino alla quale ci sono le tende che si chiudono e aprono. Vicino alle tende ci sono tre luci a forma di pesce . Sotto alle luci a forma di pesce c'e` un radiatore. Al centro della camera c'e` un lampadario con uno pterodactilo appeso sopra. Ivo Furlan Sfarčič III classe

Da grande voglio fare…

Quando ero piccolo sognavo sempre di essere un poliziotto. Adesso invece che sono un po’ più grande voglio fare il pilota degli aerei.


Mi piacerebbe fare questo lavoro perché mi piacciono gli aerei, l’altezza e la velocità. Ma per fare il pilota ci serve anche molto coraggio! È bello perché si possono fare nuove amicizie, fare un giro attorno al mondo e visitare diverse città. Di sicuro anche lo stipendio è buono. Credo che fare il pilota sia molto faticoso. Qualche volta è avventuroso e qualche volta invece no. La cosa più bella di questo lavoro è che si sente la libertà nel cielo azzurro. Testo e disegno di Luka Vujičič, III classe

Io e mio fratello ci vogliamo bene.

Mio fratello si chiama Amir. Ha cinque anni. È alto e magro. Il suo viso è rotondo. Ha i capelli corti, lisci e biondi. Ha gli occhi piccoli, marroni e luminosi. Il suo naso è piccolo, anche la sua bocca è piccola e rossa. Le sue orecchie sono pulite e piccole. Si veste sportivo, qualche volta anche elegante. È gentile, bravo e carino. Si comporta bene. Gli piace giocare a calcio, pallamano e pallavolo. Lui mi vuole molto bene e anche io gliene voglio. Testo e disegno di Amira Avmedi, III classe

Ho ricevuto una nuova sorellina.

Etienne Gregorič Pohlen, III classe

Il 17 novembre 2013 quando mi sono svegliata era ancora mattina presto. Ho visto che il papà era solo. Io gli ho chiesto dove fosse la mamma.. Il papà emozionato mi ha risposto che la mamma è in ospedale e mi ha detto che ho una nuova sorellina che si chiama Melek. Quando ho sentito la notizia ero molto felice. L’ho abbracciato forte e piangevamo insieme di felicità. Quando la mia sorellina Razije si è svegliata, noi le abbiamo dato la bella notizia. Anche lei era molto felice. Dopo ci siamo preparati, siamo entrati in auto e siamo partiti per


l’ospedale per vedere la nuova sorellina. Quando abbiamo visto la mamma, era seduta e aveva Melek in mano. Non posso descrivervi come mi sono sentita in quel momento. Ho abbracciato e baciato la mamma. Lo stesso hanno fatto il papà e Razije. La mamma, facendo molta attenzione, mi ha dato in mano Melek. Quando l’ho presa in mano era così piccola e bella. Un vero angelo, come il suo nome. Melek infatti in macedone significa angelo. Con il cuore colmo di gioia, io, il mio papà e Razije siamo andati a comprare i fiocchi. Abbiamo comprato due fiocchi, uno da mettere sulla porta e uno da mettere sull’auto. Dopo siamo tornati a casa. Dopo tre giorni la mamma è tornata a casa con Melek. Giorno dopo giorno Melek sta crescendo. Melek ha gli occhi azzurri e i capelli castani. La sua bocca è sottile. A Melek piace giocare con gli altri, ma soprattutto con la mamma. Io le voglio molto bene. Hasibe Bilali, III classe

Quando gioca la mia squadra del cuore.

La mia squadra del cuore è il Milan. Ho incominciato a tifare per questa squadra circa un anno fa. Mio fratello Martin è un grande tifoso del Milan. Proprio lui mi ha trasmesso la passione per questa squadra. I miei giocatori preferiti sono Kakà e Balotelli. Per me loro sono i giocatori più forti del mondo. Balotelli è il più forte della squadra per tirare i calci di rigore, quasi sempre fa un gol. A me non piace quando commenta il giudizio dell’arbitro. Vuole sempre fare baruffa. Di conseguenza riceve il cartellino giallo. A volte ne riceve due e allora deve uscire dal gioco. Ai miei genitori non piace tanto guardare le partite di calcio. Quando gioca il Milan chiamo sempre la nonna e chiedo se posso dormire da lei. Mi prendo un paio di biscotti e mi metto nel suo lettone a guardare la partita in pace. Qualche


mese fa si è avverato il mio desiderio di ricevere la tuta del Milan. Con i miei risparmi volevo comprarmi la tuta però non l’abbiamo trovata in nessun negozio. Dopo una lunga ricerca finalmente l’abbiamo trovata. Quando sento l’inno del Milan mi emoziono tanto. Anche se il Milan non vince sempre, resta ugualmente per me la mia squadra del cuore. Testo e disegno di Tomi Pugliese Štuva, III classe

Quando gioca la mia squadra del cuore.

Il Barcellona è una delle squadre di calcio più forti del mondo. Io sono tifoso del Barcellona. Prima di ogni partita sono emozionatissimo. Quando c’è una partita mi preparo già al mattino per seguirla. Se il Barcellona dà un gol sono contento, salto, grido e urlo per tutta la casa. Quando gioca la mia squadra del cuore, la guardo con molto piacere. Mi piacciono le azioni dei giocatori. Sono veloci, abili e furbi. Spesso fanno gol Messi e Neymar e così fanno vincere la loro squadra.. Il Barcellona ha vinto pure il Trofeo del Re. Ero contentissimo e l’ho subito detto a tutti quelli che non lo sapevano. L’allenatore della squadra si chiama Gerardo Martino e proviene dall’Argentina. È un allenatore bravo e forte. I migliori giocatori di sempre sono: Messi, Neymar, Ronaldinho, Xavi e Puyol. Quando giocano mi sembra di guardare dei maghi con il pallone. Etienne Gregorič Pohlen, III classe

Il mio animale preferito.

Il mio animale preferito è il gatto. Uno dei miei gattini preferiti si chiama Mini. Mini è una gattina molto simpatica ed io le voglio molto bene. Lei ha tre anni ed è alta venti centimetri. Ha già partorito cinque piccoli gattini. Ha una sorella che si chiama Misa. Di mattina entra in casa e va a mangiare subito i croccantini. Dopo va a dormire sulle sedie del tavolo da cucina. Quando vado a scuola l’abbraccio forte. Dopo scuola vengo a casa e la saluto. Quando faccio i compiti dorme vicino a me. Alla fine della giornata gioco con lei e vado a dormire. Laura Fermo, III classe


IL SUONO DEL MARE I suoni del mare sono molto belli e rilassanti. Ci sono suoni di tutti i colori: il grido dei gabbiani, il mormorio delle onde che vanno ad infrangersi contro gli scogli, il suono delle navi che girano da tutte le parti, i pesciolini piccoli che scappano dai rumori e sono spaventati dalle navi. In estate ci sono i suoni dei bambini e anche degli adulti che gridano e parlano sulla spiaggia. Testo e disegno di Nikola Zafiroski, IV classe

IL SUONO DEL MARE Il suono del mare Ń? un suono che non senti ogni giorno. Come quello delle onde del mare che battono sulla spiaggia, dei pesci che saltano fuori dall'acqua‌ Mi piace il suono del mare perchĂŠ ogni volta che lo sento, mi sento rilassato e sono di buon umore. Mi piace sentirlo quando butto i sassolini, quando mi tuffo, faccio il sub, gioco con il mio fratellino, ascolto gli altri quando si tuffano.

Testo e disegno di Matija Santin, IV classe


IL SUONO DEL MARE Il suono del mare ѐ bello e romantico. Le persone fanno già il bagno in quel mare romantico. I pesciolini già nuotano, i motori delle barche sono già accesi e io mi sto godendo il profumo e il suono del mare guardando i pesciolini e i gabbiani. Quel giorno i gabbiani volavano sopra di me in gruppo e i pesci cercavano da mangiare. Io buttavo ai pesciolini delle briciole di pane. Il calore del sole era forte. Io giocavo sulla sabbia con i contenitori e facevo dei castelli di sabbia. Cercavo delle conchiglie, disegnavo sulla sabbia tutta calda e bevevo dell'acqua fresca. Quando mettevo sulle gambe la sabbia calda provavo una sensazione caldissima. Dopo un po' ѐ arrivato il mio fratellino e ha proposto di andare a buttare dei sassolini e dopo abbiamo cercato delle conchiglie. Le conchiglie erano di vari colori e cioè: giallo, verde, rosso e rosa chiaro. Poi sono andata a fare il bagno e l'acqua all'inizio era un po' fredda. Sguazzavo felice nell'acqua e la sensazione di freddo era sparita. Dopo sono uscita dall'acqua e avevo freddo. Mi sono avvolta subito nell'asciugamano per riscaldarmi un po'. Mi sono riscaldata, sono andata a giocare e ho incontrato Sara e siamo andate ad ascoltare il suono del mare che era di nuovo bello e romantico. In seguito siamo andate a fare il bagno e al tramonto siamo ritornate a casa, felici di aver trascorso una bella giornata al mare. Testo e disegno di Xava Tajroska, IV classe

IL SUONO DEL MARE Un bel giorno d'estate, quando il sole si faceva sentire, mi sono recata a fare una passeggiata in riva al mare. Si sentivano le onde del mare che sbattevano contro le rocce e il rumore del vento che faceva sbattere i rami degli alberi fra di loro. I gabbiani volavano nel cielo e tra le onde del mare cercavano qualche preda da mangiare. Io stavo lì a


guardare e mi pareva di sentire come una voce che arrivava dal mare. Ad un tratto sentii dei ticchettii sulla superficie del mare; erano le prime gocce di pioggia che cadevano sul mare. Il cielo si fece nero e incominciò a piovere ed io me ne andai verso casa. Testo e disegno di Sara Jakomin, IV classe

IL SUONO DEL MARE Ero seduto su una panchina in riva al mare. Osservavo e guardavo le sue onde che sbattevano sugli scogli. In lontananza ho visto un piccolo peschereccio che tirava le sue reti col suo vecchio motore e gabbiani che volavano attorno, sperando di ricevere qualche pesce. Sono nato qui, in questa città sul mare. Sento l'odore del mare, il suono lento e bello quando ѐ calmo e il suono forte quando ѐ arrabbiato. Ma ѐ sempre il mio mare. Testo e disegno di Rocco Zuliani, IV classe

IL SUONO DEL MARE Il rumore del mare viene prodotto dalle vibrazioni che formano le onde. Il rumore del mare ѐ forte quando ci sono le onde grandi. Invece quando le onde sono piccole, il rumore del mare ѐ più debole. Non dipende solo dalle onde il rumore, ma anche da altri motivi (movimenti in profondità, esplosioni vulcaniche, terremoti marini…). Il rumore può essere piacevole o sgradevole. A Zara hanno inventato un progetto per dare ancora più vita al rumore del mare. Viene chiamato organo marino.


Questo organo sono delle scale con canali che trasformano il rumore dell'onda in un suono. A me piace molto guardare ed ascoltare questo organo che trasforma il rumore del mare in diverse tonalità. Il rumore del mare può essere sentito anche dentro una conchiglia a chiocciola. A me piace andare a passeggiare vicino al mare e ascoltare il rumore del mare che sbatte verso le rocce. Qualche volta ci sono anche i gabbiani e a quel punto il rumore del mare ѐ ancora più piacevole. Testo e disegno di Rok Božič, IV classe

IL SUONO DEL MARE Il suono del mare ѐ il vento che soffia nelle onde del mare, i pesci che saltano uno dietro l'altro nelle onde, i gabbiani che volano nel cielo azzurro, i delfini che nuotano nel mare, le stelle marine che sono nel mare, incollate sulle rocce e io sono felice quando ne trovo una. Con il mio amico Luka mi piace andare sugli scogli a prendere un granchio. Mi piace quando viene l'estate e non vado a scuola, ma vado in spiaggia. Testo e disegno di Voen Hvala, IV classe

IL SUONO DEL MARE Sono un bambino di nove anni. Da quando pratico vela il mare mi accoglie ogni giorno. D'estate sono molto felice, però mi dispiace vedere le barche a motore che inquinano il mare e con il loro rumore ne coprono il suono naturale. Il suono, quando con i miei amici facciamo vela, lo sentiamo ogni singolo secondo. Noi ascoltiamo vari tipi di suoni: le onde che si infrangono sulla barca, le raffiche del vento che accarezzano l'acqua. A volte siamo ancora più fortunati perché il mare ci regala i suoni dei suoi abitanti come per esempio il magico canto dei delfini. Il mare ci porta davvero suoni


meravigliosi. Sto molto a contatto con l'acqua del mare. Quando finiamo gli allenamenti vado sempre ad ascoltare il suono delle onde sulla spiaggia e a guardare il tramonto il riva al mare. Non potrei vivere senza il mare. Con i miei amici vogliamo fare sempre il bagno e tante volte ascoltiamo anche lì il suono del mare che accoglie i nostri tuffi rumorosi. Mi piace fare vela e mi auguro che ascolterò il suono del mare molto a lungo, perché ѐ uno dei suoni più belli che io conosca. Testo e disegno di Daniel Cante, IV classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A… Con la mamma ho imparato a fare tante cose. Come prima cosa mi ha insegnato come mi devo comportare a casa, a scuola e con le altre persone. La mia mamma mi ha insegnato a ripetere le cose che facciamo a scuola, a studiare e quando faccio i compiti mi aiuta, specialmente quando non capisco qualche cosa. Mi ha insegnato anche a cucinare le uova, la pizza, a fare il pane, il toast e anche le pulizie di casa. La mamma mi dovrà insegnare anche molte altre cose che sono importanti per la vita. Testo e disegno di Nikola Zafirovski, IV classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A… La mamma mi ha insegnato a cucinare, a pulire la casa, a mettere a posto i vestiti e a lavare i piatti. Quando la mamma mi ha insegnato a cucinare mi ha detto: "Quando bollirà l'acqua, come prima cosa versi la pasta e aspetti una decina di minuti. Ogni tanto devi mescolare, quindi devi scolare e metterla in una padella con del burro." Poi mi ha insegnato a pulire la casa. Ho preso lo straccio e ho incominciato a pulire la vasca del bagno, il bidet, il water e il lavabo. Poi ho preso l'aspirapolvere e ho cominciato a pulire il soggiorno, poi la cucina, la camera e l'entrata. Alla fine ho pulito anche i vetri. Dopo mi ha insegnato a mettere in ordine i vestiti. Prima di tutto mi ha mostrato come metterli in ordine e poi ha messo tutto in disordine. Io ho provato a fare ciò che la mamma mi aveva mostrato e mi ѐ riuscito. Dopo qualche


giorno la mamma mi ha insegnato a lavare i piatti. Ho preso la spugnetta e ho iniziato. Alla fine ho pulito anche il tavolo e il lavabo. Alla fine tutto era pulito. Kerin Perne, IV classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A… Con la mamma ho imparato a parlare, a camminare, a mangiare dal piatto, a leggere e a scrivere. La prima cosa che ho imparato ѐ stato camminare. Prima un piccolo passettino, poi il secondo, il terzo… e dopo tanti passi camminavo. Poi ho imparato a parlare. La mia prima parola ѐ stata papà. La mamma mi ripeteva papà, papà, papà, papà, papà. La seconda ѐ stata mamma. Non serviva ripetermi tante volte come la parola papà, ma mi diceva solo una volta e io ripetevo. Le ultime parole che mi ha insegnato sono state enciclopedia e otorinolaringoiatra. La terza cosa ѐ stata mangiare dal piatto. Il primo cucchiaio me lo ha dato la mamma, il secondo, il terzo e il quarto li ho presi da solo. La quarta cosa ѐ stata leggere e scrivere. Prima mi ha insegnato le lettere e come scrivere e poi tutto l'altro. Mi ha insegnato come comportarmi, aiutare gli altri. Mi ha insegnato come fare le cose, con che cosa e di che cosa. Mi ha insegnato i nomi delle verdure e della frutta. Mi ha insegnato a giocare con i giochi. L'ultima cosa che mi ha insegnato ѐ stata a seminare e a nuotare. Tutto questo ho imparato dalla mamma. Testo e disegno di Matija Santin, IV classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A… Quattro giorni dopo la mia mia nascita la mamma mi ha portato a casa. A un anno mi ha insegnato a dire mamma, a camminare, a parlare, a giocare e a disegnare. Quando sono cresciuto un po’, mi ha insegnato a calcolare, a cucinare e a tagliare. Con la mamma ho imparato tante cose belle. Voen Hvala, IV classe


CON LA MAMMA HO IMPARATO A… Con la mamma ho imparato molte cose: giocare a tennis, andare in bici, guidare il monopattino e la barca a vela, disegnare, scrivere, comportarmi bene ed essere educato, mangiare sano, nuotare e correre. Fino ai nove anni mi sono divertito molto con la mamma; a volte però la faccio arrabbiare un po' troppo. Kerin Perne, IV classe Spesso la mamma ѐ così divertente quando mi insegna, che mi vengono le lacrime agli occhi dal ridere. La mamma soprattutto ѐ molto coraggiosa, ma a volte un po’ paurosa; quando ѐ arrabbiata con le altre persone parla solo con me. La mia mamma mi ha insegnato a credere in me stesso, ma a non vantarmi di quello che faccio. Con la mamma ho imparato a rispettare gli altri e mantenere la calma e la pazienza.. Spero che continui ad essere così, perché ѐ una mamma stupenda e perfetta. Daniel Cante, IV classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A … La mia mamma ѐ bella e buona, piccolina, ma carina. Mi ha insegnato i miei primi passi e quando cadevo diceva: "Alzati che guardo dove ti fa male!" Quando di notte avevo paura diceva: "È solo il sole che va a dormire." Mi ha insegnato che non si deve avere paura della notte. La mamma mi ha insegnato a rispettare la natura. Gli alberi danno riparo agli uccellini e danno ossigeno a noi che possiamo vivere meglio. Con la mamma ho imparato a voler bene a tanta gente che ha poco o niente. La mamma mi ha sempre detto: "Dai che ti sarà dato!" Ed ѐ questa la magia della vita che mi ha insegnato… Rocco Zuliani, IV classe,

CON LA MAMMA HO IMPARATO A… Quando avevo circa un anno la mamma mi ha insegnato a mangiare da solo. A un anno mi ha insegnato anche a camminare. A circa due anni mi ha insegnato a correre e a giocare. A circa tre anni mi ha insegnato a parlare e a disegnare. A quattro anni mi ha insegnato a guidare la bicicletta con le rotelle. A cinque anni mi ha insegnato a


fare il tѐ. A sei anni mi ha insegnato il numero di telefono della nonna e del nonno. A sette anni mi ha insegnato a preparare il tavolo per il pranzo. A otto anni mi ha insegnato a fare le frittelle. A nove anni mi ha insegnato a preparare l'insalata e il radicchio. Io credo che la mamma mi ha insegnato parecchie cose e mi sa che lo farà ancora. Rok Božič, IV classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A… Con la mamma ho imparato a mettere in ordine e a pulire. Ho imparato a leggere, a scrivere, ad aiutare e a disegnare. Quando ero piccola non sapevo mangiare da sola, ma la mamma mi ha insegnato anche questo. Mi era vicina e mi ha aiutato mentre facevo i primi passettini. La mamma mi ha insegnato anche a guidare la bicicletta, a bere dalla bottiglia. In estate mi ha insegnato a nuotare. Inoltre mi ha spiegato che non serve avere paura quando vado dal dottore. Mi ha insegnato la lingua serba. Con la mamma ho imparato tante cose. Anastasija Radišić, IV classe CON LA MAMMA HO IMPARATO A…

Alla mia nascita ho visto per la prima volta i miei genitori. Quando sono arrivata a casa, la mamma ha iniziato subito a insegnarmi a dire la parola mamma. Quando ѐ passato un anno sono iniziati i primi passi, sempre con l'aiuto della mamma. A dire il vero a me piaceva di più camminare a quattro. All'età di due anni mi ha insegnato a mangiare da sola. Con la mamma ho imparato a colorare i disegni con i pastelli a cera, ad andare sull'altalena e ad ascoltare i suoni. Verso i quattro cinque anni mi ha insegnato ad andare con la bicicletta a quattro ruote, a conoscere i numeri, le lettere dell'alfabeto italiano e sloveno, a legarmi i lacci delle scarpe, a pettinarmi, a farmi le trecce e a mettermi la cintura di sicurezza in automobile. Verso i sei anni mi ha insegnato a fare il tѐ e a fare attenzione quando attraverso la strada. Ancora adesso che ho compiuto nove anni la mamma mi insegna tantissime altre cose. Testo e disegno di Sara Jakomin IV classe,


IL DINOSAURO FACHITU HAIU

Il mio dinosauro Fachitu Haiu ha mezzo milione di anni e appartiene a una razza poco conosciuta. È grasso e ha gli occhi piccoli come i bambini cinesi. La coda, lunga duecento metri, ѐ spinata e termina a forma di pallina fatta di letame asciutto. Fachiti Haiu ha il pelo morbido come un barboncino adorabile e coccolone. Le orecchie sono lunghe tre chilometri e alte cinque millimetri. Le sue zampe sono sottili come un filo interdentale. I suoi nemici sono i serpenti, gli ippopotami e i ragni velenosi. Dorme in una tana larga due metri e lunga mezzo millimetro. Mangia formiche ai ferri e tarantole in scatola. È iperattivo ventiquattro ore su ventiquattro. Quando si trova in qualche situazone strana e non sa come comportarsi si nasconde dietro di me. È un animale affidabile. Daniel Cante, IV classe

IL CAN – BRADIPO Il can – bradipo ѐ vecchissimo perché ha un'infinità di anni ed ѐ un animale metà cane e metà bradipo. È piccolo come una zecca e forte come Hulk. Vive sul Sole e mangia il fuoco. Gli occhi sono di color nero e mentre uno ѐ grande l'altro ѐ piccolo. Non ha la coda perché quando ѐ uscito dall'uovo non sapeva camminare ed ѐ caduto sul fuoco e la coda si ѐ bruciata. Il pelo sulla testa ѐ lungo, mentre quello del corpo ѐ corto di color nero. Le orecchie sono nascoste nel pelo dove vivono le formiche. Ha le zampe corte. Il viso ѐ pelosino e chiaro con due punti neri a forma di goccia. Quando vede l'uomo si arrabbia, quando gioca con un suo amico ѐ aggressivo e quando vede un nemico lo caccia via dal suo territorio di nome Regabelotecatorinaiologante. Non dorme mai e quando ha fame mangia il fuoco o la lava mettendo la bocca nel fuoco e poi lo


succhia. Si muove così veloce che quando lo guardo non riesco a vedere i movimenti che fa. In tutte le occasioni si comporta da pagliaccio e fa tantissime stupidaggini. Il mio can-bradipo non ѐ un animale da farsi imporre niente. Quando scappava di casa, se ne andava per la città e nessuno osava fermarlo. Testo e disegno di Rok Božič, IV classe

IL RICCILEONE Il mio riccileone si chiama Puffetto e ha tre milioni di anni. È cicciotello, gli occhi sono neri come la pece, la coda ѐ corta, gli aculei sono lunghi un metro, le orecchie, tese come una corda di violino, sono lunghe dieci centimetri. Le zampe sono piccole, il musetto ѐ nero e ha una luce birichina nello sguardo. È un animale curioso e ama la compagnia umana. Appena mi vede si avvicina, mi guarda e si mette tranquillo ai miei piedi. Ama inoltre mangiare frutta e verdura cucinata a cento gradi celsius. Ha l'abitudine di scorrazzare per il cortile come un matto e appena vede qualcosa di estraneo si ferma e comincia a ruggire con insistenza ossessiva. Insegue le farfalle e gli uccelli, spaventa le caprette, corre per i campi e ogni tanto si ferma per guardare le nuvole. È senza dubbio l'animale più bello che avessi mai visto. Testo e disegno di Kerin Perne, IV classe


RAN – GALLINA La mia ran–gallina si chiama Paolina e ha novantanove anni. È in grado di vivere in tutti gli angoli della Terra: dai ghiacciai e le nevi, alla savana e deserti. Raggiunge la lunghezza di un metro. Ha la testa di rana e il corpo della gallina. Ha gli occhi di tutti i colori e la coda con tre piume bianche cosparse da tanti puntini azzurri. Il pelo ѐ corto, Voen Hvala, IV classe liscio e bianco. Non ha le orecchie perché sente attraverso le narici del naso. Le zampe sono sottilissime come degli stuzzicadenti. Ha la brutta abitudine di non pulirsi mai e io sono costretto a mettermi la molletta sul naso quando voglio accarezzarla. È un animale molto socievole e molto affettuoso. Si nutre solo di lucertole; le afferra, le lancia in aria e queste cadono direttamente nella sua bocca. Dorme sulla testa per circa tre ore. Non sta mai ferma, di continuo fa salti, capriole e capitomboli. Anche se ha una bellissima cuccia, vuole dormire a ogni costo nel mio letto. Ho un bel gridare e cacciarla perché improvvisamente diventa sorda e cieca. Le voglio molto bene e spero che viva ancora a lungo. Rocco Zuliani, IV classe

LA CONIGLIA-ORS

Quando sono andata a portare la spazzatura ho visto un animale metà coniglio e metà orso. Era povero; tremava e mi guardava terrorizzato. L'ho preso in braccio e l'ho portato a casa. Era un animale minuscolo, con il dorso bianco e il pancino nero. Doveva Anastasija Radišič, quarta classe avere circa quattro anni. Gli occhi erano neri e la coda corta. Il pelo era appuntito e aveva dei denti molto grandi. Era molto affamato e ha iniziato subito a rosicchiare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Gli ho preparato una ciotola con del


latte e l'ha bevuto con grande avidità. Gli ho preparato anche un morbido giaciglio sul divano. Mi piace perché mi ascolta quando gli racconto le mie avventure. Gli piace ascoltare la musica e ballare il rock and roll. Gli voglio molto bene. Kristina Trivić, IV classe

LA TIGRE-DRILLO Il mio animale si chiama Tigre-drillo. Ha circa ventidue-ventitre anni. È un insieme di diversi animali e cioѐ di un uccello, un orso, un lupo, una tigre, un pescespada e uno squalo. Si nutre di animali feroci e forti. Vive Voen Hvala, IV classe nella foresta e precisamente sugli alberi ma lo possiamo trovare anche nei laghi. La pelle ѐ di colore nero e giallo. Anche la coda ѐ nera. Al posto delle orecchie possiede le branchie. È un abile nuotatore. Le zampe anteriori sono quelle di un lupo e le zampe posteriori invece di un falco. Il muso ѐ prolungato e ruvido. Ha un unico difetto; se non sei molto prudente ti può anche uccidere. È molto affettuoso e verso l'uomo si comporta in modo amichevole. Di notte dorme sull'albero. Questo animale non esiste ma a me piacerebbe invece averne uno proprio così. Voen Hvala, IV classe

MUC-CAVALLO Muc-cavallo ѐ un animale metà mucca e metà cavallo. Ha nove anni e vive a casa con me. È magro, alto e i suoi occhi sono neri come la notte. La coda ѐ grossa e mozza. Il pelo ѐ liscio e corto di color marrone. Le orecchie sono appuntite e tese. Le zampe sono lunghe e sottili. Il muso ѐ rotondo e di color bianco e nero. È un animale altruista ma qualche volta si arrabbia quando non lo lascio mangiare troppi bocconcini squisiti. Quando vede un insetto cerca in tutti i modi di prenderlo. Dorme con me sul mio letto. Si nutre di cibo vegetale. Quando vuole giocare si mette a saltellare di qua e di là. Gli piace quando lo


coccolo e lo pettino. Quando sono libera dagli impegni scolastici gioco con lui oppure andiamo a fare le compere oppure andiamo a passeggiare. Tante volte salgo sulla sua groppa e mi porta a fare dei giri bellissimi e vedo gli uccellini che cantano e gli scoiattoli che mangiano le noci. Muc-cavallo e io siamo felici.

Testo e disegno di Anastasija Radišić, IV classe

AUTUNNO A ISOLA Oggi sono andato a passeggiare per le vie di Isola. Durante il mio cammino ho incontrato i miei amici Rocco e Nicola e abbiamo deciso di proseguire per il tracciato della Parenzana. Meraviglioso autunno isolano! Il cielo era ricoperto di nuvole nere e grigie, piovigginava e la temperatura dell'aria si era abbassata. Dagli alberi cadevano le foglie rosse, gialle, arancioni, marroni… Dai camini delle case usciva il fumo. Le castagne cadevano dagli alberi. Ha incominciato a tirare vento e le foglie, a raffiche, correvano via e volteggiavano nell'aria. Il viale che stavamo percorrendo era cosparso da centinaia di foglie. Il vento fischiava tra i rami ormai spogli degli alberi e l'aria diventava sempre più fresca. All'interno della grotta abbiamo visto una piccola cascata e tanti sassolini molto belli. Gli uccelli si stavano radunando in piccoli gruppi, cinguettando.. Mi sentivo bene con i miei amici; parlavamo e osservavamo il paesaggio. Dopo mezz'ora di cammino siamo arrivati a Isola, ci siamo salutati e ognuno ѐ ritornato a casa. Testo e disegno di Oleg Bolshagin, IV classe


Con la mamma ho imparato... Con la mamma ho imparato tante cose come: la felicità, il divertimento, la gentilezza e ancora tante altre cose. La mamma è sempre gentile. La mamma mi ha insegnato anche a cucinare, ad andare in bici, a leggere, a pattinare e ad andare con i pattini in linea. La mamma mi ha insegnato anche cos'è l'amore. La mamma mi vuole tanto bene anche se qualche volta non lo merito. Testo e disegno di Bilge Imeri, V classe

Con la mamma ho imparato a... La mamma mi ha Insegnato tante cose: una di queste era andare in bicicletta. Un giorno mi ha chiesto di salire in bici, ma io avevo troppa paura. La mamma, invece, mi ha calmato, messo sulla bicicletta e mi ha aiutato a guidare tenendomi per il sedile. Era passata una settimana e sapevo malamente tenere l`equilibrio e fermarmi. Poi un bel giorno ha cominciato a lasciarmi pedalare per pochi metri, senza tenermi per il sedile, ed io ho tenuto in equilibrio la bici senza cadere. Ogni giorno facevo qualche metro in più senza cadere. Poco a poco ho acquistato fiducia in me stessa e sapevo andare in bici. Quel giorno era il giorno più bello della mia vita. Un grande grazie alla mia mamma che con la sua pazienza e tenacia mi ha insegnato ad andare in bici. Tina Fermo, V classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A…

Con la mamma ho imparato tante cose. Ora vi racconterò quando ho imparato ad andare in bicicletta. La mamma aveva partecipato ad un gioco a premi. Il premio era di 1.000 euro. La mamma ha avuto questa fortuna di vincere il premio. Tutta la famiglia era felice. Proprio in quel giorno avevo anche il compleanno. Con quei 1.000 euro mi avevano comprato una bicicletta nuova, così potevo imparare ad andarci.

Savva Orlovski, V classe


Un sabato il papà e il fratello erano via. Era bel tempo così avevo chiesto alla mamma se mi poteva insegnare ad andare in bicicletta. Siamo uscite e abbiamo preso la bici. La mamma mi aveva mostrato anche come pulirla. Poi sono salita. La mamma mi teneva di dietro. Dopo un po’ mi ha lasciato. Sono caduta subito in avanti sulla testa. Mi faceva così male che non avevo il coraggio neanche di toccare la bici. Piangevo per ore e ore finché papà non è tornato con mio fratello. Gli ho raccontato tutta la storia. Così di nuovo la domenica con la mamma e questa volta anche con il papà ho provato ad andarci, però con tanta paura. Avevo chiesto se mi tenevano bene e forte, mentre mio fratello passava velocemente vicino a me. Mi tenevano finché a papà la mano non si è addormentata. Poi volevo scendere subito perché non avevo più tanta fiducia nella mamma. Un giorno sono salita sola sulla bicicletta, ed è successo un miracolo; ho provato a girare i pedali ed ecco qua` sapevo andare in bici. All’inizio certamente piano. Poi sono salita in casa e non ho detto niente alla mamma. Semplicemente volevo tenerlo per me. Appena dopo qualche settimana le ho detto tutta la storia. Quando lo ha saputo era così felice che mi aveva comprato il gelato. Io adoravo il gelato. Ma il gelato non era importante, perché quella volta sapevo andare in bici. Così ogni sabato siamo andati in bicicletta a fare un giro con la famiglia per San Simone e a Isola. Ora sapete come ho imparato ad andare in bicicletta. Quel mese mi sono divertita tanto e ho imparato tante cose nuove. Come ad esempio andare in bicicletta. Ana Kozlovič, V classe

Con la mamma ho imparato a... Con la mamma ho imparato a disegnare. La mamma mi ha insegnato che devo rispettare gli adulti. La mamma mi spiega sempre cos'è male e cos'è bene. Quando ero piccolo, mi ha insegnato a parlare. La mia mamma mi dice sempre che non devo fare male a nessuno, non devo fare brutte cose, e anche non devo dire le parolacce. La mamma qualche volta mi aiuta a fare i compiti. La mamma mi insegna a mettere a posto i vestiti, i libri e altro. Testo e disegno di Erblin Bajraktari, V classe

Con la mamma ho imparato a... Un giorno la mia mamma mi ha detto parole preziose che mi accompagnano ogni giorno e che ora hanno acquistato un senso ancora più grande. Insieme a lei sono cresciuto e ho sognato, credendoci così tanto e impegnandomi in ogni momento della mia vita, ma sempre con lei al mio fianco. Quando mi dicevano che non potevo fare qualcosa, la mamma mi sorrideva e mi diceva: «Non è importante la paura, non è la cosa più importante, ci sono due cose molto più importanti: l'intelligenza e il pensiero». Sono diventato un pittore e un ragazzo intelligente anche grazie a lei,


perché ho capito cosa è importante nella vita. Quel giorno mi sono detto: «Quello che ho imparato non lo dimenticherò per tutta la vita». Io non abbandonerò mai la mamma perché le voglio bene e mi ha insegnato tante cose. Queste cose serviranno sempre a me e non solo a me anche agli altri. Voglio bene alla mia mamma e anche lei a me. La mamma sarà sempre al mio fianco. Testo e disegno di Ajdar Muratoski, V classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A… Tutto è incominciato tanto tempo fa. Eravamo dalla nonna in Italia. La nonna faceva la maglia a uncinetto. La lana era gialla, soffice e bella. A me piaceva tanto. Il mio compleanno era vicino. Tutto il tempo chiedevo alla nonna per chi era la maglietta, ma la nonna non me lo voleva dire. Dopo qualche giorno era arrivato il mio compleanno. Mia nonna non stava bene ed era in ospedale. Il compleanno l´abbiamo festeggiato comunque, ma non così come al solito: con tanti amici, vari giochi… Ma erano pochi amici e la festa non era così bella come gli altri anni. Dopo qualche giorno ho chiesto alla mamma di insegnarmi a lavorare a uncinetto. Lei mi ha risposto di sì, ma doveva andare dalla nonna in ospedale. Io volevo andare con lei. Alla fine dopo tanti ˝ti prego˝ me lo ha concesso e siamo andate. Quando siamo arrivate lì, la nonna mi ha dato il maglione giallo, soffice e splendido. Mi piaceva un sacco e lo volevo vestire subito. La mamma non mi ha lasciato, ero vestita di altri colori. Quando siamo venute a casa, abbiamo fatto il pranzo e poi la mamma finalmente mi ha detto:˝Vieni, Ana, ti faccio vedere come si fa a fare la maglia a uncinetto˝. Io ero naturalmente felicissima. Ero piccola e pensavo che fosse facile da imparare, ma era molto difficile, così io volevo smettere dopo un paio di minuti. La mamma sapeva e si era preparata.˝ Dai, Ana vieni a fare ancora un po'. Vedrai che imparerai presto˝. Dopo un paio di ore finalmente mi è venuta una piccolissima striscia. Ero molto felice. Il giorno dopo la volevo mostrare a tutti, così me la sono messa nei capelli. Tutti erano molto sorpresi quando ho detto loro che l'avevo fatta da sola, naturalmente avevo solo 4 anni. Dopo un paio di giorni si è rotta ed ero triste. Volevo farne un'altra, ma la mamma non aveva più pazienza. Ma ero felice, almeno avevo imparato con la mamma a lavorare a uncinetto. La nonna nel frattempo si è rimessa in moto e con lei un po' io, un po' le abbiamo fatto una sciarpa che porto ancora. Testo e disegno di Ana Furlan Sfarčić, V classe


Il suono del mare È un gabbiano che vola alto nel cielo. È una melodia leggera che suona nel vento che soffia. Il rumore del mare è il sogno di vivere, giocare, nuotare e di essere in amicizia. Il suono del mare è amore a prima vista. Tina Fermo, V classe

Il suono del mare C'era una volta una bambina che si chiamava Acilia e voleva andare nel bosco. I genitori non la lasciavano e hanno detto che sarebbero andati insieme, Acilia non poteva aspettare fino le vacanze e un giorno dopo la scuola è scappata per andare verso il bosco. I suoi genitori sono andati a scuola ma lei non c'era da nessuna parte. Acilia era già nel bosco, aveva un po' di paura. I suoni del mare non si sentivano più. Era molto lontano e ha visto una casetta dove viveva una vecchietta. Acilia aveva paura ma dopo la vecchietta le ha raccontato una favola dal titolo: «Il suono del mare». Acilia si è addormentata. Il giorno dopo quando si è alzata, la vecchietta è sparita. Acilia non sapeva dove andare, andava solo dritto e ha sentito un suono e questo era il suono del mare. Ascoltando il suono del mare ha trovato la strada della sua casa. I genitori erano molto preoccupati, ma quando hanno visto Acilia erano felici. Acilia ha capito che deve ascoltare i genitori. Sara Hopi, V classe

Il suono del mare Il suono del mare è bello caldo ed elegante. I gabbiani volano, i pesci nuotano, il sole tramonta, ed io guardo, guardo il sole che tramonta nel bel mezzo dell'orizzonte. Quando lo sento, il cuore mi batte forte. Il suono del mare è per me un uccello che canta, è un'aquila che vola. Il suono del mare mi rende felice, mi fa pensare alle onde tonde, grandi e ovali. Il suono del mare mi piace tanto. Ana Furlan Sfarčić, V classe

Vito Kavalič, V classe


Il suono del mare Il suono del mare tante volte mi fa sognare, per me è una canzone d'amore mi tocca profondamente il cuore. Sto seduta sul molo vedo gabbiani spiccare il volo, il loro grido in alto a me sembra un canto. Ci sono le onde, grandi, blu, bianche, tonde, la brezza marina con allegria, chiudo gli occhi ed ecco la sinfonia.

Svetlana Bolshagina, V classe

Guardando il tramonto, il sole scende nel mare profondo. Le barche ritornano a riva, gabbiani fanno a botte, il mare sta suonando le ultime note. Cala la notte, escono le stelle un vento mi accarezza la pelle, non posso che amare il suono del mare. Patrik Lovrič, V classe

Ana Kozlovič, V classe

Il suono del mare Una volta quando sono andato in spiaggia ho sentito il suono del mare. Quando ho sentito il suono del mare ho chiesto al papà cos'è questo suono. Ha risposto che questo suono è del mare. Siamo andati con gli amici in spiaggia e hanno sentito il suono del mare. Mi hanno chiesto cos’è questo suono e ho risposto che è il suono del mare. Gli amici dicevano: «Che bello è il suono del mare!» L'acqua ha il suono del paese. Alla fine, quando sono andato in spiaggia, c'era un grande suono del mare. Erblin Bajaktari, V classe


Il suono del mare Che cosa è il suono del mare? Sono i gabbiani che volano bassi nell'onda. Sono le sirene che cantano una sinfonia bella da morire. Sono le onde che ti accarezzano cantandoti una canzone. È il vento arrabbiato che sibila tra gli scogli. È il silenzio che mi piace ascoltare, quando mi siedo sulla panchina. Il suono del mare è amore...

Rok Božič, IV classe

Svetlana Bolshagina, V classe

Con la mamma ho imparato a… Io con la mamma ho imparato tutto. Quando avevo quasi un anno lei mi ha insegnato a camminare, a parlare... Quando ero un po' cresciuta non avevo tanti amici e giocavo con lei. Dopo, a quattro anni, sono arrivati i miei fratelli, pensavo che fosse il peggiore giorno della mia vita, ero solamente felice perché era arrivata la mamma. A sei anni abbiamo capito che mi servono gli occhiali, la mamma era molto preoccupata, invece io avevo molta paura. La mamma giocava sempre con me, e faceva gli esercizi giocando con me. Quando avevo da fare i compiti, lei mi aiutava. Ogni volta che mi facevo male, lei mi baciava e non mi faceva più male. Mi innervosivo quando la mamma baciava i miei fratelli, mi arrabbiavo molto, ma adesso non più. Con la mamma ho imparato tutto. Sara Hopi, V classe.

MOSTRI MARINI

Massimo Škrlič, VII classe

In un giorno d`agosto del 1900 un marinaio di nome capitan Mandrapula si avventurò nel mare sulla sua nave col figlio Rex. Erano diretti all'Isola Misteriosa, al largo della costa. Era una bella giornata e il mare era quasi piatto. Improvvisamente, non lontano da loro, videro alcune balene che uscivano dall`acqua abbastanza velocemente. I due erano attratti dallo spettacolo, ma nello stesso tempo erano stupiti: cosa succedeva a tutte le balene che stavano scappando? Partirono immediatamente per scoprire il mistero delle balene. A metà strada scese una nebbia fitta… Dovevano fermarsi e il padre vide nella nebbia una creatura enorme. Non si vedeva molto bene ma si distinguevano il collo, simile a quello di un serpente, la faccia brutta e i denti giganti. Ora sapevano perché tutte le balene


stessero scappando. Iniziarono a sparare con i cannoni finché il mostro non morì. Poi provarono a metterlo sulla barca, ma era troppo grande. Quando tornarono al porto la barca era rotta a causa del grande peso del mostro. Non scoprirono mai cosa fosse in realtà la creatura marina perché il mare se la riportò via. Ancora oggi sta lì, nel profondo di quel mare. Aleksendar Drinič, VI classe

MISTERI MARINI L'unico mistero marino che non è mai stato risolto, secondo le persone, è quello del mostro di Loch Ness, una creatura misteriosa che sarebbe stata fotografata nel lontano 1933. Purtroppo la foto, molti anni dopo, fu definita falsa. Ma questo non è l'unico grande mistero degli oceani. La più grande domanda è questa: nei fondali più profondi esistono ancora creature come il cronosauro, il tilosauro e il plesiosauro? O ci sono creature peggiori? Queste sono domande da porsi. Naturalmente chiunque direbbe che non esistono da milioni di anni. Ma se fosse possibile? Se invece di estinguersi i giganti marini esistessero ancora oggi? In quel caso ci porremmo la domanda: come sarebbe il mondo senza di loro? Saremmo ancora vivi? Ecco come vedrei io il mondo in questo caso, cioè nel caso in cui loro esistessero davvero. Noi non avremmo mai scoperto l'America perchè Colombo sarebbe stato divorato neanche a cento metri dalla costa. La nosta paura per il mare sarebbe immensa: l'acqua non sarebbe mai diventato il divertimento che è oggi. Sì, sarebbe ancora un divertimento, ma nessuno oserebbe andare in mare. Solo i laghi forse sarebbero stati luoghi tanquilli per un bagno. E il sale? Anche quest'ultimo sarebbe stato raccolto in qualche golfo ben protetto, e probabilmente sarebbe stato più costoso dell'oro. Le enormi balene di quest'oggi sarebbero quasi estinte. Se il loro numero fosse diminuito i grandi sauri sarebbero morti, se invece il loro numero si fosse triplicato i loro carnivori avrebbero banchettato con molto gusto. Il mare sarebbe stato come nell'era preistorica, cioè un luogo perfetto per dei giganti sauri marini! Beh, questa è una descrizione molto piccola se confrontata con le enormi dimensioni di quei giganti, ma spero che basterà per il mio tema di italiano! Spero che le basti, prof. Credo che lei non si intenda di giganti sauri marini, non è vero? Alessia Steffè, VIII classe

IL MISTERO MARINO DI AMADEO Un giorno un appassionato di pesca di nome Amadeo andò in barca a pescare in un lago dove c'erano pesci giganti. Tutti i compagni gli dissero che era meglio se restasse a casa, perché una leggenda raccontava che in quel lago misterioso c'era una balena carnivora che mangiava tutto quello che vedeva. Il sole brillava nel cielo. Amadeo prese con sé uno zaino con un panino alla Nutella, l'esca e qualcosa da bere. Si sentivano soltanto gli uccelli che cantavano. Ad un tratto l'acqua iniziò a muoversi. Dopo un'ora venne ingoiato dalla balena carnivora. Amadeo non sapeva che cosa fare e iniziò a gridare: "AIUTO". Gridò per quasi un'ora. Suo padre, dopo un giorno, andò a


cercare il figlio. Amadeo in quel momento scalciava dentro la pancia della balena. Ma a lei quei calci le facevano soltanto il solletico. Amadeo era stanco e si addormentò nella pancia della balena. Di mattina, quando si svegliò, era affamato e iniziò a mangiare i pesci ingoiati dalla balena. I pesci erano marci e disgustosi. Poi, ad un certo punto, in quel lago affondò una gigantesca petroliera. La balena, mentre inspirava l’aria, si soffocò e vomitò fuori il bambino. Il papà, che era un subacqueo, lo vide risalire in superficie e salì anche lui. Quando arrivarono a riva c’era un mucchio di giornalisti che chiedevano come fosse la balena carnivora. Amadeo rispondeva a tutte le domande perché era di carattere estroverso. Quando arrivò a casa era molto felice quando vide la mamma e il fratello minore Marco. Il giorno seguente Amadeo si ammalò. Dopo una settimana disse che in futuro, quando fosse andato a pescare, avrebbe sempre dovuto avere qualcuno con lui. Tutti i suoi compagni quasi non credevano che fosse sopravvissuto. Testo e disegno di Amadej Prelc, VI classe

MISTERI MARINI Una notte nebbiosa io e i miei amici abbiamo deciso di andare a visitare la “spiaggia misteriosa”. Erano le 11.30 quando sono uscita da casa. Ci siamo trovati davanti al condominio di Luca e tutti insieme siamo andati alla spiaggia. La spiaggia non era mai visitata, nessuno ci andava perché la leggenda dice che nel mare vicino la spiaggia misteriosa viva un mostro. Però io e i miei amici non crediamo se non vediamo, perciò quella notte siamo andati a risolvere quel mistero. Non avevamo con noi tanti oggetti. Avevamo due torce, una macchina fotografica subacquea per fare delle foto al mostro e degli occhiali per vedere sott’acqua. Luca voleva entrare in mare per primo, allora è andato sul molo con i suoi occhiali ed è saltato dentro. Subito dopo di lui sono entrata anch’io con la macchina fotografica. Gli altri tre sono rimasti sulla spiaggia e ci guardavano. Dopo aver cercato il mostro per un’ora senza trovarlo, io e Luca abbiamo deciso di uscire e far entrare Anna, Alessandro e Alex. Ma proprio quando Luca è andato sott’acqua per un’ultima volta, non è risalito più. Ho preso paura e ho nuotato verso i miei amici più veloce che potevo, ma il mostro mi ha raggiunto e mi ha morso la gamba sinistra. Faceva male ma il dolore mi ha spinto a nuotare più velocemente. Quando sono arrivata al molo, Anna mi ha aiutato a fasciare la mia gamba ferita mentre Alex, il più coraggioso, è saltato in mare con la macchina fotografica che gli avevo consegnato ed è andato a cercare Luca. Mi sono sdraiata sulla sabbia vicino ad Anna e Alessandro e ho chiuso gli occhi per riposarmi un po’ ma, nonostante ciò, ogni tanto osservavo il mare per tenere d’occhio Alex. E quando ho guardato ancora una volta verso di lui, Alex non c’era più. Anche lui era sparito nel nulla. Anna aveva molta paura e voleva andarsene, ma io e Alessandro abbiamo insistito. Non volevamo andare senza la prova dell’esistenza del mostro. Anna è rimasta sul molo, invece io e Alessandro siamo andati in cerca della macchina fotografica: poteva darsi che Alex avesse scattato un paio di foto al mostro. Ho preso Alessandro per mano e siamo saltati in mare insieme. Prima di andare in cerca della macchina fotografica, ci siamo girati verso Anna e l’abbiamo salutata, nel caso non l’avessimo vista mai più. Alessandro ha proposto di separarci, così avremmo trovato la macchina fotografica più velocemente. Ho accettato. Io sono andata a sinistra e lui a destra. Dopo mezz’ora di ricerca ho visto qualcosa che luccicava sul fondo del mare. Ho gridato, chiamando Alessandro, e lui ha nuotato velocemente verso di me. Gli ho mostrato l’oggetto luccicante sul fondo del mare, che era ricoperto di sabbia, e lui è andato a vedere cosa fosse. Ha preso l’oggetto in mano e l’ha dato a me.


Era la nostra macchina fotografica. Insieme abbiamo nuotato lentamente fino al molo, sperando che il mostro non ci mangiasse. Quando siamo arrivati alla spiaggia ci siamo sollevati. Poi mi sono seduta in mezzo ad Anna e Alessandro e abbiamo guardato le foto che aveva scattato Alex prima che il mostro lo mangiasse. La maggior parte delle foto erano sfocate ma abbastanza chiare per capire che quello sulle foto era un mostro. Erano le 3.45 di mattina quando sono tornata a casa dalla nostra avventura. Mi sono sdraiata sul letto e sono andata a dormire. Il giorno dopo io, Anna e Alessandro abbiamo portato le foto alla stazione di polizia, così che anche gli agenti potessero vedere di cosa si trattasse. Gli agenti di polizia hanno ritenuto necessario chiudere la spiaggia e catturare la bestia. Io e i miei amici abbiamo risolto il mistero della spiaggia misteriosa ma purtroppo abbiamo perso due dei nostri preziosi compagni. Angela Carolina Killough, VII classe

MISTERI MARINI Quello era un giorno speciale. Il sole splendeva in Croazia e le vacanze estive erano ancora lunghe. Io e mio fratello avevamo deciso di fare un bagno nell’acqua cristallina di una piccola città in Croazia di nome Brist. Io mi misi la mascherina da sub e mi tuffai dal mio materassino gonfiabile. Vidi pesci di tutti i colori: gialli, rossi, verdi e blu. Risalii sulla superficie per prendere un respiro profondo e mi rituffai. Nell’acqua sentii delle voci che mi condussero nel più profondo degli abissi. Mi accorsi che potevo respirare, subito davanti a me vidi una sirena bellissima con i capelli giallo sole, la pelle bianca come la neve. La sua coda era verde come l’insalata che avevo mangiato la sera precedente. La sirena mi spiegò che mi trovavo nel castello delle sirene. La sirena, che si chiamava Aurora, mi fece vedere tutto il castello. Al piano terra c’era la cucina, piena di deliziosi dolci, nella stanza accanto c’era la sala di danza e lì vidi tante sirene e sireni che danzavano senza fermarsi. C’erano ancora tante stanze al piano terra che mi fece vedere. Nel piano di sopra c’era la stanza da letto della principessa, che purtroppo non vidi perché aveva la cena regale nella stanza accanto. L’ultima stanza, che per me era la più bella, era quella dove c’erano i più bei pesci dell’universo. I colori erano più vari di quelli sulla tela di un pittore. Non avevo nemmeno il tempo di ammirarli tutti quando una voce mi chiamò: “Anna, Anna, Anna svegliati!!!” Mi ritrovai distesa sul mio materassino. Chiesi spiegazioni a mio fratello, che mi spiegò che mi ero addormentata. Subito dopo gli raccontai il mio sogno magnifico, che non dimenticherò mai e che spererò sempre che diventi realtà. Testo e disegno di Anna Toffolutti, VI classe


MISTERI MARINI Un bellissimo giorno navigavo sul mare e, da una grande distanza, ho visto un'isola, che da lontano era bella e piccola. Sulla mia mappa non la trovavo. Ma come mai nessun altro capitano l'aveva mai vista prima di me? Ho controllato tutta l'isola con i miei aiutanti e non c'era nessuno. Per due anni non ho detto niente a nessuno, ho fatto ricerche sull’isola e ho scoperto che al suo interno c’è un albero largo otto metri e alto diciotto, esattamente in mezzo all’isola. Dopo, quando ho trovato l’albero, non potevo credere che fosse così alto: era il più alto albero che avessi mai visto nella mia vita. Poi sono andato al porto dall’architetto, affinché mi facesse degli schizzi per la mia casa, che avevo intenzione di ricostruire dal momento che era molto malandata. Ritornato dalla mia isola, ho incominciato a lavorare alla mia casa. L’interno era pieno di humus, animali morti, legno secco ma con tanto lavoro ho riparato tutto e ho trasformato la mia casa in una villa di diciotto metri. Dopo aver finito tutti i miei lavori sono ritornato al porto a cercare Lorenzo e Kevin, che sono i miei due aiutanti: Lorenzo è l’architetto più conosciuto di tutti e invece Kevin è il capitano di sei barche, le più forti e conosciute al porto. Io invece sono il capitano di una nave elegante che è anche la mia casa. Quando ho trovato Kevin e Lorenzo, li ho portati a vedere la mia isola ma, quando siamo arrivati, non c’era più. Allora ho deciso di tornare indietro al porto. Dopo essere ritornati, li ho salutati e sono andato a cercare l’isola da solo. Dopo l’ho trovata e così ho scoperto che solo io posso vedere l’isola perché io l’avevo trovata per primo. Questo è proprio un mistero marino. Arjan Bešić, VII classe

MISTERI MARINI Caro diario, Oggi mi è capitata una cosa fantastica. Mentre stavo nuotando con un paio di amici a San Simon, abbiamo deciso di andare a vedere i resti dell’antico molo romano che si trova di fronte alla villa romana. Mentre tutti si tuffavano a bomba dagli antichi resti, io avevo notato che qualcosa stava luccicando sott’acqua. Ho richiamato l’attenzione degli amici, ma non siamo riusciti a capire cosa fosse. A quel punto Jure, che di tutti i miei amici era quello che abitava più vicino di tutti, ha deciso di andare a prendere la maschera da sub. Dopo una decina di minuti di attesa è tornato con una maschera da sub color rosso fuoco nuova di zecca. Abbiamo tirato a sorte chi avrebbe dovuto immergersi per capire cosa fosse quell’oggetto luccicante. Ambarabà ciccì coccò tre civette sul comò… E come sempre il dito è finito ad indicare me. Mi sono messo in testa la maschera e mi sono immerso negli “abissi”. Nuotai e nuotai finchè potei raggiungere l’oggetto misterioso. Era grande e pesante, ma riuscii a portarlo fuori dall’acqua. Era un tridente vero e proprio. Era bellissimo. Abbiamo deciso di tenerlo ognuno per una settimana a casa. Poi lo avremmo rigettato in mare. Siccome l’ho recuperato io, spettava a me la mia prima settimana. In questo momento ce l’ho proprio qui accanto a me. È fantastico! Ciao e a domani. Dal tuo caro amico Jan! Testo e disegno di Jan Toffolutti, VII classe


MISTERI MARINI Molti anni fa viveva un marinaio di nome Frank, che aveva una barca con la quale andava a pescare. La barca era vecchia ed era tutta malandata. Quando l'aveva comprata era di colore azzurro, ma in seguito era diventata nera. Frank viveva in una casetta vicino al mare, così poteva stare attento alla sua bellissima barca, il cui nome era Hasibe Bilali, III classe SUSANNA. Quando andava a dormire aveva sempre paura che qualcuno gli rubasse la barca. Un mattino alle 7:30 qualcuno suonò alla porta della sua casetta. Si alzò di scatto dal divano e aprì con prudenza la porta. Era un signore che voleva che qualcuno andasse in mezzo al mare per vedere cosa ci fosse lì. Frank era entusiasta che potesse avere lui l'onore di fare questo viaggio. Però Frank chiese al signore cosa avrebbe ricevuto in cambio. Il signore gli disse che, se fosse tornato, sarebbe diventato ricco. Il signore gli chiese se avesse una barca, e lui rispose di sì, anche se era tutta malandata. La mostrò al signore che, quando la vide, non poteva credere che con questa barca avrebbe potuto compiere un viaggio così grande. Il signore gli disse che gli avrebbe comprato una nuova barca. Però Frank non voleva. Il signore gli diede tre giorni per preparasi per il lungo viaggio. Poteva prendere con sè solo una persona. Si ricordò subito al suo amico Dido, che anche lui era marinaio. Si misero d'accordo che tre giorni dopo, cioè venerdì, alle 6.30 del mattino sarebbero partiti. Erano le 5.30 di venerdì e Frank e Dido erano pronti per partire. Misero ancora le ultime cose sulla barca. Alle 6:30 eccoli pronti per salpare. Il tempo era sereno, il sole era fortissimo e loro erano in pantaloncini corti e maglietta, anche se era la metà di ottobre. Viaggiarono per due giorni e tutto procedeva bene. Il terzo giorno invece erano previsti un tornado e un vento gelido. Erano le due del pomeriggio quando videro che le onde si alzarono, il vento soffiava a 200km/h. Frank e Dido pensavano che fosse solo un temporale. Però ad un tratto un mostro marino saltò fuori dall'acqua sulla loro barca. Un tornado marino fortissimo e altissimo li risucchiò dentro all’oceano Pacifico. Nessuno seppe più niente di loro. Leila Mujanović, VIII classe

MISTERI MARINI L’anno scorso, finita la scuola, siamo partiti per una vacanza. Abbiamo preso l’aereo per il Venezuela. Il viaggio è durato molte ore: non vedevo l’ora di vedere le spiagge lunghe e bianche. Quando siamo atterrati era notte, così siamo andati in albergo. Il mattino seguente mi sono svegliata molto presto e siamo andati subito in spiaggia vicino all’albergo. L’acqua era splendida e molto calda. Vicino alla spiaggia c’era una vegetazione di palme e sono andata a stendermi all’ombra, cercando un posticino carino. Ho visto qualcosa che luccicava. Mi sono avvicinata e ho visto una creatura strana, simile a un tritone o una sirena. Era tutta bianca con una lunga coda di pesce un metro e settanta centimetri. Non aveva capelli ma delle strane lunghe orecchie e denti lunghi e aguzzi. Sono rimasta senza fiato e, tutta tremante, sono scappata via, correndo veloce a chiamare i miei genitori. Tante persone sono accorse a vedere cosa fosse successo. Dopo mezz’ora sono venuti la polizia e i biologi marini che l’hanno portata in laboratorio per studiarla e analizzarla. Dopo due giorni, sul giornale, c’era la foto della sirena o tritone. Vicino c’era scritto che si trattava di un falso e che era una creazione di un artista che aveva allestito una sua mostra di creature marine. Lia Auber, VI classe


MISTERI MARINI ISOLANI Una mattina squillò il telefonino alle 6.00 di mattina. Era mio zio, che è un pescatore. Mi chiamò per chiedermi di andare con lui a pescare. Mi vestii, mangiai e mi lavai i denti: in poco meno di dieci minuti ero già pronto. Uscii dal condominio e mi recai verso il porto di Isola. Quando arrivai al porto, mio zio mi stava aspettando per salpare. Era un giorno molto freddo, nuvoloso, privo di luce e c'era molta nebbia quasi da non vedere Isola nè l'orizzonte. La barca si muoveva in modo brusco a causa delle onde molto violente. Calammo la rete a strascico e aspettammo un'ora. Poi la tirammo su e accadde un disastro. La rete era tutta aggrovigliata e strappata. Lo strappo era molto insolito e strano. Cambiammo la rete e la calammo di nuovo. Dopo trenta minuti i fili d'acciaio cominciarono a scricchiolare e a tirare la barca indietro. All'inizio sembrava che la rete si fosse impigliata a qualcosa, ma tirandola su scoprimmo che non era così: la rete non c'era nemmeno. Qualcosa urtò la nave bruscamente dal basso verso l'alto. Il motore della barca si fermò, non voleva più partire. La barca si era rotta. Sapevamo di essere da soli a quattro miglia da Isola e che nessun'altra barca quel giorno stava pescando, quindi non potevamo chiedere aiuto a nessuno. Non sapevamo cosa fare, la barca incominciava ad oscillare sempre di più. La barca incominciò ad imbarcare acqua. Non c'era più niente da fare: mio zio sparò un razzo segnaletico e chiamò aiuti. Saltammo in acqua e ci allontanammo il più possibile dalla barca. L'acqua era molto fredda. Non sapendo dove dirigerci aspettammo lì. Dopo due fredde ed interminabili ore dei turisti ci avvistarono e ci presero a bordo. Non potevo credere di essere rimasto vivo e neanche chi o che cosa avesse provocato quell'incidente. Resterà sempre un mistero.

Testo e disegno di Niki Lorenzo Pugliese Radočaj, VIII classe


MISTERI MARINI: POLIPUS Un bel giorno d'ottobre andai in una locanda vicino al mare in cui si radunano i pescatori di Isola per mangiare qualcosa oppure per bere o giocare a carte. Quando entrai mi avvicinai ad un amico pescatore e gli domandai come fosse andata la giornata di pesca. Lui mi rispose dicendomi che quello era stato un giorno disastroso perché non aveva pescato neanche uno sgombro. Io, stupito, gli domandai come mai non fosse riuscito a pescare niente. Lui mi guardava e disse che era colpa della maledizione di Polipus. "Ma chi è questo Polipus?". Lui mi guardò e cominciò a raccontare: ''Più' di cento anni fa un pescatore di nome Franc andò a pescare nel profondo Adriatico e lasciò scivolare la rete nel mare. Dopo tre ore in mare aperto cominciò a tirare la rete sull'imbarcazione. Quando arrivò alla fine della rete, c'era un polpo grande come un quarto dell' imbarcazione. Lui subito lo liberò e il polpo cominciò a cantare, ma cantare così bene che neanche le sirene in confronto erano così melodiose. Dopo dieci minuti, dal profondo del mare, si sentì risalire un essere gigantesco: era la madre del polipo: il Polipus. Il povero Franc era quasi morto di paura. Polipus afferrò con i suoi tentacoli l'imbarcazione, la alzò e la fece affondare per la rabbia di non riuscire a trovare suo figlio. Quando mandarono una nave a cercare Franc trovarono solamente la scritta del nome della sua barca: CLOREIDONK. Dopo questa vicenda, questo giorno è maledetto''. Dopo questa storia io ringraziai il mio amico e me ne andai. Mentre stavo tornando a casa pensai che quello era veramente un mistero marino. Massimo Škrlič, VII classe

I MISTERI MARINI Spesso d’estate andavo al mare. Mi divertivo molto. Giocavo con la sabbia a costruire i castelli e mi inventavo giochi in mare. Un giorno molto caldo, mentre nuotavo, ho incontrato un marinaio di nome Luca. Aveva i capelli grigi e ricci e gli occhi azzurri come il mare. La pelle era ruvida per il vento. Cominciai ad incontrarlo molto spesso. Il tempo che passavo con lui era molto bello perché giocavamo e chiacchieravamo. Ogni giorno passavamo in barca ore e ore. Mi insegnava a guidare la barca. Una sera mi invitò a cena. Mi cucinò un pesce che avevamo pescato insieme. La serata è passata molto in fretta tra scherzi, risate e buon cibo. La mamma sospettava dove trascorrevo le ultime giornate. Io, come ogni giorno, mi stavo preparando per uscire e andare dall’amico marinaio, ma la mamma mi fermò per chiedermi dove stessi andando. Io le risposi che avevo conosciuto un nuovo amico di nome Luca, che era marinaio e viveva in una casa poco distante da noi. La mamma era molto sorpresa perché vicino a noi non c'erano case in cui abitavano persone. Poiché le sembrava strano, decisi di portarla a conoscere il marinaio Luca. Ci recammo verso la casa ma, con mia grande sorpresa, la casa non c’era più. La mamma era molto arrabbiata con me, perché pensava che avessi inventato tutto. Volevo convincerla che non era una bugia, ma lei non mi credette. Deluso, me ne sono andato a dormire. Il giorno dopo, molto incuriosito, andai a vedere se la casa esistesse ancora. Già da lontano vidi che la casa c’era, però il marinaio Luca non c’era più. Triste, correndo, me ne sono andato a casa mia. Per giorni non sono uscito dalla mia camera. Per tutto questo tempo pensavo al marinaio. Un pomeriggio decisi di guardare l’album della nostra famiglia. Trovai una foto dove c’era il mio bisnonno, che assomigliava moltissimo all’amico marinaio. Così capii che mi era successo un incredibile miracolo. Il desiderio di trascorrere qualche giorno con il mio bisnonno si era avverato. Con gli occhi bagnati mi appoggiai alla finestra. Davanti a me vidi il mare calmo e, all’orizzonte, la barca che galleggiava e respirava con le onde, ma il marinaio Luca non lo vidi più. Tutto rimase solo un bellissimo ricordo. Matija Penca, VI classe


MISTERI MARINI Era un bel giorno d’estate. Io e la mia famiglia siamo andati al mare. Mi stavo divertendo finché non andai sotto l’acqua…e lì mi è comparsa una coda azzurra, una coda come quella della sirenetta. Ma quando ho messo la testa fuori dall’acqua la coda era scomparsa… mi sono spaventata! Volevo dirlo alla mamma ma non ne ho avuto il coraggio. Dopo mezz’oretta siamo andati a casa. Non mi usciva dalla testa quello che mi era successo. Di sera mi sono fatta la doccia. I miei biondi capelli si trasformarono in capelli verde-blu. Le mie mani diventarono ruvide come un pesce. Uscii subito dal bagno e corsi nella mia stanza. I capelli erano di nuovo biondi, ma le mie mani erano ancora sempre come quelle di un pesce. Questa volta chiamai la mamma. Lei è subito corsa su. Quando le ho detto di tutto quello che mi era successo era spaventata, ma non mi credeva… le mostrai la mano…ma la pelle di pesce scomparve. Credeva che scherzassi, ma le ho detto di venire con me in bagno e che avrebbe visto la verità. Aprii il rubinetto dell’acqua… mi ritornarono i capelli verdi e la pelle di un pesce. Quella volta chiamai il papà. Quando mi vide cambiata corsi dalla mamma, non sapevamo cosa fare…alla fine i miei genitori hanno deciso di chiamare un dottore speciale. Dopo qualche giorno finalmente È arrivato. Quando mi vide rimase con la bocca aperta. Non sapeva cosa fare …la mamma disse che mi doveva curare in qualche modo. Il dottore mi prelevò del sangue. Mi uscì il sangue viola. La mamma ha iniziato a piangere. Il dottore quella volta si era spaventato. Andò a casa. Pensò e pensò cosa fare. Ad un certo momento gli venne un’idea. Pescò un pesce e controllò il sangue del pesce. Sorpresa: il sangue era uguale al mio. Il giorno successivo venne a casa nostra. Ci siamo seduti e ci raccontò cosa avesse fatto e la sua scoperta. I miei genitori aspettavano con ansia la continuazione del discorso. Alla fine il dottore disse che probabilmente io sono una sirenetta. Non potevamo crederci. Ma la notizia più scioccante era che io dovevo diventare una sirena per sempre, altrimenti nessuno sapeva cosa potesse succedere. Non sapevamo cosa fare, ma alla fine abbiamo deciso con i miei genitori di proseguire e diventare una sirena. Dopo una settimana ci salutammo… piangendo molto. Mi tuffai nell’acqua e diventai una sirenetta. Prima di andare promisi ai miei genitori che sarei tornata. È successo dopo 3 anni. Era il 17 marzo. Quella volta successe una cosa molto strana. Quando vidi i miei genitori vicino al mare si è compiuto un miracolo e diventai di nuovo una ragazza come ero prima. Gridai a tutta voce affinché mi sentissero. Quando hanno visto che i miei capelli erano come prima, avevo una pelle normale e non avevo la coda, mi portarono subito in ospedale. Hanno chiamato il dottore. Quando il dottore mi vide di nuovo normale mi prelevò del sangue. Era rosso…nessuno poteva crederci. Io non credevo che questo fosse vero. Corsi fino in acqua e mi buttai dentro. Ero la ragazza di prima. Non potevo credere di essere stata una sirenetta. Anche se l’acqua era gelida io rimasi dentro. Anche i miei genitori si buttarono per la felicità. Ritornammo tutti a casa, e in quel momento sentii un pianto. Chiesi ai miei genitori da dove provenisse e loro mi dissero che avevano una sorpresa per me: una sorellina. Petra Šurla Toth, VII classe

MISTERI MARINI

Kristina Petrič, III classe

Un bel giorno d’estate mi è successa una cosa strana e non l’ho mai raccontata a nessuno. Stavo sul molo grande di Isola, pronto a fare un tuffo nell’acqua. Preso una bella boccata d’aria, mi sono tuffato. Avevo abbastanza aria nei polmoni, così ho deciso di rimanere sotto l’acqua per vedere se trovavo qualche conchiglia. Un po’ distante da dove mi trovavo, una cosa splendente ha disturbato i


miei occhi. Piano piano mi avvicinai per vedere cosa fosse. Era una scatola antica, aperta a metà. Dentro la scatola c’erano due squali d’oro che proteggevano un cuore. La statua aveva un particolare potere. Il cuore aveva la magia di portare nella vita degli altri amicizia, coraggio e gioia. Cosi scriveva all’interno della scatola! La magia potevo vederla solo di notte. Così ho deciso di tornare di sera, per vedere cosa sarebbe successo quando sarebbe calato il buio. Scese la notte e mi recai al mare. Ed era vero! Dall’acqua splendeva una luce, la luce del cuore d’oro. Era bellissimo, tanto che decisi di portare la scatola con me a casa. E così feci! I giorni seguenti tutti intorno a me erano sereni, contenti, pieni di vita. La magia funzionava davvero. Però un giorno il cuore smise di splendere. Non sapevo che cosa fare. Di nuovo era tutto più triste, la gente di malumore. Cosi ho deciso di riportare la scatola dove l’avevo trovata, nel mare, sperando che così splendesse di nuovo. Dopo un paio di giorni ho visto che tutti erano tornati normali, di buona voglia e gioia. Il cuore tornò a splendere più che mai. Rok Rustja, VI classe

MISTERI MARINI

Un signore aveva un campo vicino a un lago bellissimo. Un giorno, venerdì diciassette, un bambino aveva il compleanno e, poiché era estate, andò a nuotare. Però lui non sapeva nuotare e cosi sparì nel lago. Allora, quando i poliziotti scoprirono cosa fosse successo, questi chiusero il campeggio e iniziarono a svolgere un’indagine su quel bambino Tim Širca Stubelj, VII classe scomparso. Due sub andarono in quel campeggio e si tuffarono nel lago sotto l´acqua, però non trovarono traccia di quel bambino. Andarono alla stazione di polizia e così il campeggio rimase chiuso per diversi anni. Dopo dieci anni il signore chiese se si potesse riaprire il campeggio. Disse che lui avrebbe potuto riordinarlo. I poliziotti erano insicuri perché non sapevano cosa fosse successo realmente a quel bambino scomparso, però lo stesso gli dissero di sì. Il signore finì di riordinarlo. In estate sette professori vennero al campeggio. Erano molto felici e andavano ogni giorno a nuotare però, quando arrivò il venerdì diciassette, di mattina andarono nel lago a nuotare. Un professore scomparve ma gli altri sei rimasti pensarono che fosse uno scherzo, così continuarono a nuotare e giocare finché non scomparve un altro professore. Per i cinque rimanenti professori la situazione incominciò a diventare strana, così loro andarono fuori dal lago. Comunque non presero troppo sul serio l´accaduto perché quei due professori scomparsi facevano tante volte scherzi. Questa volta erano scomparsi sul serio, ma questo loro non lo sapevano. Di sera due professori innamorati andarono a fare un bagno notturno e a baciarsi. Il bambino ancora vivo nel lago creò un buco d´acqua e li risucchiò nel lago. Così anche loro scomparvero. Un professore andò a vedere dove fossero i due innamorati e vide nel lago una mano che annaspava. Volle prenderla, perché gli pareva che fosse della prof. Però il bambino era più furbo e lui la prese, perché era sotto l´acqua


bene nascosto. Così scomparve. Rimanevano soltanto due professori .Tutti e due andarono al lago e videro l´acqua piena di sangue e i professori morti che stavano sull´acqua. I due pensarono che fosse soltanto un grande scherzo e così andarono in una barchetta con l´intenzione di spaventare gli altri prof. Però il bambino del lago rovesciò la barca e così anche loro annegarono e morirono. I poliziotti trovarono tutti morti e così dovettero chiudere ancora una volta il campeggio. Questa e´ la storia del bambino ancora vivo nel lago che aspetta il suo compleanno e qualcuno che vada a nuotare per prenderlo e farlo annegare. Temim Petretič, VI classe

MISTERI MARINI

Un bel giorno d'estate io e le mie amiche ci siamo immerse nell'acqua. Era bellissimo fino ad un certo punto. Più in fondo mi immergevo, più succedevano cose strane, ad esempio c'erano dei pesci cantanti. Quello era già il primo mistero, ma non mi sono soffermata più di tanto a pensarci. Il giorno dopo le mie amiche dovevano partire per Londra con i loro genitori, e così io sono rimasta sola. Allora mi sono messa ad indagare sui pesci cantanti. Arrivata alla spiaggia, mi sono subito immersa nel mare. Quel giorno però non è successo nulla. Tra me e me ho pensato di essere una sciocca. Dopodiché sono ritornata a casa. C'era mio nonno: lui è un pescatore e perciò ho pensato che avrebbe saputo dirmi se quei pesci esistevano. Ha incominciato a ridere: pensava che fossi pazza. Il giorno seguente però ero sempre più curiosa, e allora mi sono immersa nel mare, in un punto più profondo. Ero lontana un chilometro da casa mia. Quel giorno ho capito che era proprio quello il mare dove succedevano i misteri. Nuotavo felice nel mare. Poi però mi sono accorta che potevo respirare sott'acqua. Avevo molta paura, però lì c'era una sirena. Mi sono detta: ˝Io sto impazzendo!˝ Ma la sirena mi ha portato ad Oceana. In quel posto c'erano tante sirene e mi hanno dato persino una coda. Tutto mi pareva molto strano, ma mi divertivo un sacco. Poi ho dovuto andarmene. Mentre nuotavo c'era un'ombra grandissima dietro di me. Mi sono voltata e ho visto un mostro. Era tutto verde, peloso e grande. Aveva due occhi a forma di bruco, una coda di topo e delle orecchie da elefante. Era molto ridicolo ma cattivo. Nuotavo più veloce possibile. Pensavo di cavarmela ma dopo è sopraggiunto un pescecane, che mi ha chiesto cosa ci facessi lì. Tutta spaventata sono fuggita. Mentre nuotavo via vedevo delle cose stranissime. Ad esempio, dei pesci-sogno, che realizzano ogni tuo desiderio, poi c'erano delle alghe marine che, se le mangiavi, diventavi tutto verde. Infine c'erano dei serpenti che, se toccati, ti facevano diventare uno di loro. Insomma, era tutto molto strano. Di sera, dopo aver nuotato, camminato per un chilometro e visto molti misteri marini, ero finalmente nella mia dolce casa. Sono andata subito a cenare. A cena i miei genitori mi hanno chiesto dove fossi stata tutto il giorno. Ho risposto che avevo nuotato. Dopodiche´ sono andata a lavarmi i denti e a dormire. Ero molto stanca. Il giorno successivo ho pensato che fosse tutto un sogno, ma poi ho visto la coda che mi ha regalato la sirena. Mi sono subito spaventata e ho gridato: ˝Aaaa!˝ Vita Šturm, VI classe


LJUBEZEN Ljubezen je lepa, vesela, zabavna. Ko se fant zaljubi v punco, komaj čaka, da jo poljubi. Punca pa se dela važno. Fant si želi imeti lepo punco, ne grde. Punca pa si želi imeti kul fanta, ne brezveznega. Tudi starši ljubijo svoje otroke, čeprav se včasih jezijo nanje. Ko otroci povedo svojim mamam, da so

KAKO SEM PRIŠEL NA SVET Ker sta bila mama in očka srečna, ko sta bila skupaj, sta si zaželela otroka. Nekega dne je zdravnik rekel mami, da je noseča. Z očkom sta bila presrečna. Ko sem se rodil, je zdravnik povedal mami, da bom moral na operacijo. Odpeljala sta me v London, kjer so me operirali na srcu. Starša sta bila v skrbeh zame. Ko je bilo operacije konec, je zdravnik povedal mami in očku, da je operacija lepo uspela in da bom moral hoditi na preglede v Ljubljano. Vesel sem, da se je takrat vse uredilo. Zelo sem živahen in zanima me veliko stvari. Najraje pa pojem in igram kitaro. Nicola Štule, 3. r.

LJUBEZEN

se zaljubili, skačejo kot opice od veselja. Zato je ljubezen lepa! Fantje pravijo, da so bolj pametni od punc, ampak to ni res! Emily Feder, 3. r.

Pomlad je čas ljubezni, ker rože cvetijo in se narava prebuja. Ljubezen je res lepa in romantična stvar! Mame ljubijo otroke in otroci svoje mame. Tisti, ki so zaljubljeni, si pomagajo in se imajo radi. Ljubezen je tudi med prijatelji. Ko smo zaljubljeni, se nam oseba, v katero smo zaljubljeni, zdi še lepša. Ko si zaljubljen, se ti zdi ves svet veliko lepši. Etienne Gregorič Pohlen, 3. r.


LJUBEZEN Ljubezen je nekaj čudovitega, kot da se ponovno rodiš. Ko si zaljubljen, ti gre vse lažje od rok. Ampak, ljubezen ni samo veselje in sreča, včasih je tudi razočaranje. Ko se zaljubiš, misliš ponoči nanjo ali nanj. Brez ljubezni bi bil svet pust! Luka Vujičić, 3. r.

LJUBEZEN Spomladi se veliko ljudi zaljubi. Ljubezen je zelo pomembno čustvo. Pred časom sem bil tudi jaz zaljubljen. Zaljubljenci si kupujejo rože, sladkarije, ... Ljubezen prinaša srečo. Brez ljubezni bi bil svet brez pomena. Najraje imam mamo in očka. Tomi Pugliese, 3. r.

MOJA DRUŽINA Smo srečna družina. Oče in mama se imata zelo rada. Mami je ime Romina, očetu pa Sandi. Živimo v Izoli. Imamo kužka Dastija. Očka in mama mi pomagata pri nalogi, če česa ne razumem. Moj očka rad igra nogomet in kolesari, z mamo pa hodim na sprehode. Jaz pa najraje jaham konja. Moj kužek pa se najraje igra s svojo žogico. Starše imam zelo rada. Kim Novak, 3. r.

LJUBEZEN Ljubezen pomeni, da imaš nekoga rad. Ljubezen med fantom in punco je lepa, tudi med mamico in očkom. Rada imam mamo, očeta in bratca. Tudi učiteljico imam rada. Rada imam tudi Hasibe in ona mene. Spomladi je več ljubezni, ker se prebuja narava. Ko se spomnim na ljubezen, sem srečna. Zato rišem srčke. Amira Avmedi, 3. r.

MOJA DRUŽINA Živimo v Jagodju: mama Kristina, očka Fabio, sestra Tina in jaz, Laura. Z nami živi tudi nona. Imamo se radi. Očka se rad heca z mano in Tino. Kjer živimo, je narava lepa. Pri hiši imamo hlev in veliko dvorišče. Tukaj so kokoši, muce, koze in osliček. Vse živali imam rada. Laura Fermo, 3. r.


sem tudi zaljubljen v Lauro Arianno Rivera. Bila je moja sošolka. Sedaj živi na Irskem. Komaj čakam, da jo spet vidim. Ijan Ukovič, 3. r.

LJUBEZEN Fant in punca se imata rada. Ko postaneta mama in očka, se imata tudi rada. Brez ljubezni bi bil svet žalosten. Ljubezen je lepa in romantična. Ko si zaljubljen, je lepo, če ljubljeni osebi napišeš lepo ljubezensko pesem Jaz

LJUBEZEN Poznamo več vrst ljubezni: ljubezen med fantom in punco, ljubezen do staršev, do babice in dedka, do bratov in sester. Ljubezen je čustvo, ki ga čutimo v naših srcih. Če dajemo ljubezen, jo bomo dobili tudi nazaj. Le kdor ljubi ve, kaj pomeni izgubiti ljubezen. Ljubim lep sončni zahod. Ni boljšega od z ljubeznijo skuhanega kosila. Kristina Petrič, 3. r.

TEHNIČNI DAN Izvedeli smo, kako s pinceto izpulimo klopa. To smo tudi poskušali narediti. Previjali smo rane in tudi dojenčke lutke. Nisem verjel, da je dojenček težek kot pravi. Zelo je bilo zabavno in zanimivo.

Previjali smo tudi rane na rokah, nogah in glavi. Iz kože smo pulili klopa, ki ni bil pravi. Komur je uspelo, je dobil bonbonček. Anja Orel, 2. r.

Filip Liam Mlakar, 2. r.

Ta dan smo se naučili veliko novega. Previjali in oblačili smo dojenčka.

Včeraj je bilo v šoli zelo zanimivo, saj sem se učil previjati dojenčka, ki je bil zelo težak. Poskušali smo tudi izpuliti


klopa. Seveda ni bil pravi. Tudi roka ni bila prava, ampak iz gume. Arben Vatovci, 2. r.

Povil sem si roko, nogo in glavo. Spekla me je meduza. Dojenček je bil težek kot pravi. Jan Frank, 2. r.

Dijakinje Zdravstvene šole so nas učile previjati dojenčka, ki je bil kot pravi. Rane so nam razkužile z vodo.Mi smo jim pomagali. Potem smo se učili s pinceto izpuliti klopa. Naučili smo se, kako z lopatko odstranimo lovke od meduze, ki se nam zalepijo na kožo. Bilo je zelo zanimivo. Matia Benčič Lukač, 2. r.

Jaz nisem verjel, da je dojenček lahko tako težak. Galip Hopi, 2a classe

V učilnici tretjega razreda so bile dijakinje Zdravstvene šole. Previjali smo dojenčka, ki je bil težak kot pravi. Iz roke, ki ni bila prava, smo pulili klopa. Po rokah smo si z rdečim flomastrom risali rane in potem smo si jih povijali. Povijali smo si tudi glavo in roko. Bilo je zanimivo. Marko Paradžik Dragan, 2. r.

Na tehnični dan smo počeli marsikaj. Previjali smo dojenčka, učili smo se odstraniti klopa in lovke od meduze. Te se odstranijo z lopatko. Bilo je zelo zanimivo. Sarah Božič, 2. r.

Včeraj ni bilo običajnega pouka. Imeli smo tehnični dan. Bilo je zanimivo in smešno. Smešen je bil Filip, ko je previjal dojenčka. Tudi David je bil smešen, ko se je vozil v vozičku po hodniku. Tim je bil smešen s povito glavo. Všeč mi je bilo, ko smo se učili izpuliti klopa. Luka Hameršak, 2. r.

Na tehničnem dnevu mi je bilo zanimivo in smešno. Najprej sem pulil klopa, ki ni bil pravi. Gal me je vsega povil s povojem. Postal sem prava mumija. Ko sem jaz povil njega, je postal pravi invalid. Smešno je bilo tudi ko smo dojenčku zamenjali pleničko,. Matjaž Petrič, 2. r.

Včeraj je bil tehnični dan. Razkuževali smo si rane in potem smo jih povijali. Preoblačili smo dojenčka. Zelo je bil težak. Filip je bil posebno smešen, ko ga je previjal. Učili smo se tudi, kako izpuliti klopa. Mattia Pagnanelli, 2. r.

Previjali smo dojenčka, ki je bil težak kot pravi. Učili smo se puliti klopa s pinceto. Narisali smo si rane in jih povijali. Učili smo se tudi, kaj narediti, ko te opeče meduza. Natalija Radešič, 2. r.

Včeraj smo imeli tehnični dan. Najlepše mi je bilo, ko sem pulil klopa iz roke, ki ni bila prava. Zabavno je bilo tudi, ko smo si povijali roke in


noge s povoji. Za konec smo preoblačili dojenčka. Tudi ta ni bil pravi. Janoš Petrič, 2. r.

KO SEM BIL MAJHEN Ko sem imel tri leta, je moja sestrica Ula imela eno. Moja mama ni nič razumela moje sestrice, jaz pa sem jo. Ko je Ula rekla »čučko«, sem rekel mami, da bi rada hruško. Nekega dne je sestrica vzela v roke kamero in me hotela snemati. Zbežal sem ji. Nisem vedel, kdaj jo je prižgala. Zvečer pa mi je rekla: »Gal, Gal, jaz sem ti šlikala čopate.« Zelo sem se ji smejal. Gal Aleksej Komljanec, 2. r.

Tomi Pugliese Štuva, III classe

PRVA POMOČ NA JADRNICI Ko je potekal v šoli tehnični dan, sem bil bolan. Ker v družini jadramo, bom opisal, na kaj moramo paziti, ko jadramo. Pozoren moraš biti na bum, ker te lahko udari v glavo in naredi: bum. Paziti moraš, kod stopaš in kam vtikaš prste. Ko močno piha, se jadrnica nagne, zato nam lahko spodrsne in pademo. Zato je bolje, da se vedno za kaj držimo. Ob slabem vremenu oblečemo reševalni jopič. Jadrati je zelo lepo, imeti pa moramo primerno obleko, zaščititi se moramo, da nas sonce ne opeče in imeti moramo klobuk. In seveda veliko dobre volje! Toni Benčič, 2. r.

NEVIHTA Prvomajske praznike sem s starši preživela na Krasu. Nekega dne sva se s tatijem odpravila v vinograd. Vzela sva samokolnico, nekaj orodja in dežnik. Ko sva prispela v vinograd in začela delati, je naenkrat začelo deževati. Odprla sva dežnik in čakala, da gre nevihta mimo. Nekajkrat je v daljavi zagrmelo, nato je naenkrat močno počilo in udarilo v naju. Vrglo naju je na tla. Prestrašena sva se spogledala in ugotovila, da je z nama v redu. Zbežala sva domov. Očetom in mene je udarila strela. Imela sva veliko srečo, da se nama ni nič hudega zgodilo. Anja Orel, 2. r.

VESELA NOVICA Nekega dne mi je mamica povedala, da je noseča. Dojenček se v njenem trebuhu zelo premika in brca. Rodil se


bo 10. julija. Zelo se veselim njegovega rojstva. Julija Cvetko, 2. r.

TO SEM JAZ Imenujem se Mitja in imam zelo rad svojo družino. Po naravi sem bolj tih. Imam psička Spenka in dve ribici. Rad se igram s Spenkom in tečem.Veliko se ukvarjam s športom, saj igram nogomet

in rokomet. V šoli sem zelo priden. Sem najhitrejši v razredu. Ko bodo počitnice, bom šel za kakšen teden k babici v Maribor. Tam bova z bratom Janom igrala nogomet na posebnem igrišču, ki ima napihljivo ograjo. Zelo se veselim. Mitja Frank, 3. r.

Cicido Med uro slovenščine smo se igrali trgovino. Sara in Anastasija sta nakupovali, Rocco, Oleg in jaz smo prodajali hrano: ribe, jajca, bonbone, hrenovke, mleko, sadje, zelenjavo in kruh. Vsaka stvar je stala 5 evrov, prodajali so tudi pripomočke za kuhinjo: kozarce, žlice, vilice, nože in krožnike. Vsak predmet je stal 50 evrov. V tej trgovini so imeli še obliže po 100 evrov, igrače, star denar v albumu in daljinec igrače so bile po 10 ali 20 evrov, vrečke po 2 evra in flomastri 1 evro. Ime trgovine je bilo Cicido. Rok in Nikola sta tudi prodajala, a ne vem natančno, kaj. Voen je imel svojo trgovino. V njej je prodajal igrače. Kerin Perne, 4. razred

IZLET V LJUBLJANO 8. aprila 2014 zjutraj smo se morali zbuditi že ob šestih, da bi prišli pravočasno na avtobusno postajo. A ko sem prišla tja, ni bilo še nikogar, zato sem šla do sošolk in ju poklicala. Na moje veliko začudenje je prišla k vratom prijateljičina mama in rekla, da je ekskurzija predraga in da zato nanjo ne bosta šli. To se mi je zdelo malo čudno, ker prejšnji dan v šoli nista rekli ničesar. Meni se strošek ni zdel pretiran. Vrnila sem se na postajo, kjer je bilo že nekaj učiteljev in dva moja sošolca. Takoj sem povedala učiteljici, ki je skrbela tisti dan za nas, da na kulturni dan v Ljubljano ne bomo šli vsi. Ona je bila zelo presenečena. Ko je avtobus končno prišel in smo vsi vstopili vanj, so nas učitelji prešteli in ugotovili, da nas veliko manjka. Malo smo Tim Korošec, VIII classe še počakali na dva zamudnika in potem le odpotovali. Čez uro in pol smo prispeli v Ljubljano. Zaradi začetne zamude smo kar na avtobusni postaji pomalicali in se odpravili proti Cankarjevemu domu. Tam smo šli na stranišče in v garderobi odložili nahrbtnike, nekateri pa tudi bunde in plašče. Že se je naredila gneča pred vhodom v Gallusovo dvorano. Zato smo morali malo pohiteti. Ko smo prišli na balkon, smo se usedli tako, da smo mi, učenci petega razreda, zavzeli najboljša mesta, drugi so pa bili pri straneh. Trije učenci 8. in 9. razreda, ki so sedeli v vrsti za menoj,


so nenehno drezali v moj stol in me pri poslušanju koncerta strašansko motili. Predstava je bila zelo, ampak res zelo lepa, a tudi malo smešna. Smešne so bile predvsem lutke. Potem smo se sprehodili po Ljubljani. Ustavili smo se ob Tromostovju pod Prešernovim spomenikom, od koder smo lahko šli sami na sladoled pa na kakšno palačinko. Potem smo se sprehodili po Stari Ljubljani in mimo čokoladnice in si tam kupili bonbone. Ustavili smo se na Starem trgu, učitelj in učiteljice pa so na prostem tik ob nas pili kavo. Fantje so v glavnem nagajali in se škropili, punce smo pa jedle kosilo. Ko smo pojedli, smo imeli še kar nekaj prostega časa. Takrat me je od vročine začela boleti glava. Potem smo se končno odpravili v šolski muzej. Najprej smo si v krajšem hodniku ogledali razstavo, ki me ni posebej zanimala in se mi je zdela »brezvezna«. Potem pa smo šli v drugi del muzeja, kjer je bilo zelo zanimivo. Tam so nam pokazali, kakšne so bile učilnice pred 1. svetovno, med 1. in 2. in po 2. svetovni vojni. Sledil je najbolj zanimiv del kulturnega dneva: udeležili smo se učne ure lepega vedenja iz leta 1907. Tim in jaz sva bila reditelja. Jaz sem morala povedati, kateri mesec je bil, vendar tega nisem vedela, zato me je učiteljica »nadrla«. Potem sem se nekako znašla. Iz muzeja smo se odpravili še v park Tivoli, od tam pa domov. Meni je bil ta dan zeloooooooooo všeč. Ana Furlan Sfarčić, 5. razred

Moj marsovec Moj marsovec se imenuje Hula Pilo. Star je petsto let, vendar je močan, spreten in zelo bister. Je temne polti in visoke postave. Njegov obraz je okrogel. Ima zlate oči, dolg nos, rdeča lica kot jagode. Hula Pilo je oblečen v srebrno vesoljsko obleko. Je vesel kot klovn in vedno pripravljen pomagati drugim. Hula Pilo je pogumen, korajžen, priden in dobrega srca.

Robon Ćosić, VIII classe

Živi na planetu Star Wars, ki je oddaljen od zemlje tisoč svetlobnih let. Zelo rad potuje s svojim vozilom NLP, vendar samo ponoči. Tako me obišče vsako noč, kar me zelo razveseli. Pripoveduje mi zanimive dogodivščine iz vesolja. Jaz pripravim posteljo za njega in hrano, da ni lačen. Najraje je palačinke s čokolado, nonin toast in mineralno vodo.

Hula Pilo je prav dober marsovec. Daniel Cante, 4. razred


Moj vesoljček Nekega dne sem videla NLP, ki je letel okoli naše hiše in pristal na tleh. Ven je prišel marsovček Marsek. Pride k meni in me vpraša: ,,Imaš kaj za pod zob?'' Jaz ga vprašam: ,,Kaj najraje ješ?'' On odgovori: ,,Vse, kar jedo ljudje.'' Postala sva prijatelja in sva se večkrat pogovarjala. On je bil suh, nos je imel kot krompir. Zdel se mi je kot Elmo, lik iz Muppet-showa. Kerin Perne, 4. razred

Moj vesoljček Ivo Furlan Sfarčić, III classe

Moj vesoljček se imenuje Mač. Živi na Luni, kjer je mnogo snega. Obleko ima modre barve. Ima rumene noge in antene. Obraz ima okrogel in zelene barve. Oči ima črne. Na Luni ima veliko hišo. V svoji hišici ima pet prostorov. To so: kuhinja, dnevna soba, kopalnica, jedilnica in soba, v kateri vesoljček Mač spi. Sara Jakomin, 4. razred

Moji vesoljčici Moji vesoljčici se imenujeta Čera in Lizika. Sta zelo majhni in lepih barv. Ena je rožnata in vijoličasta, druga pa zelena, modra in rdeča. Živita v vesolju, ki je iz sonca. Tam sta zelo veseli. Jesta raznoliko pestro hrano - rastline, ki tam rastejo, sadje in zelenjavo. Veliko mi pomagata. Radi spančkata na sončnem pesku. Veliko mi pomenita. Anastasija Radišić, 4. razred

Moji marsovčki Nekega dne so se nekje na Marsu rodili trojčki marsovčki: Jaka, Žiga in Jan. Odraščali so brez mame in očeta. Nekega dne sta namreč šla mama in oče z vesoljskim plovilom pogledat, kaj se dogaja na Zemlji, a nikoli več se nista vrnila. Trije bratje so tako počeli, kar so hoteli, ker na Marsu ni pravil. Niso hodili v šolo, jedli so same dobrote: torte, čokolade, pizze. Najraje so pili kokakolo. Ker so bili radovedni, so tudi oni nekega dne obiskali Zemljo. Tistega dne, ko sem z očetom kolesaril, sem na travniku ob cesti zagledal ogromno vesoljsko plovilo. Ker sem tudi jaz zelo radoveden, sem šel pogledat, kaj se tam dogaja. Ob plovilu so sedeli trije marsovčki. Ko so me zagledali, so se me zelo prestrašili, a jaz sem se njih bal še bolj kot oni mene. Vseeno so me vprašali za pomoč, ker niso vedeli, kje so. Z veseljem sem jim povedal in postal njihov prijatelj. Vsako leto me obiščejo in z njimi se imam zelo lepo, ker počnemo mnogo zabavnih stvari. Nekoč bi rad šel z njimi na Mars! Rocco Zuliani, 4. razred


Trgovina V petek smo se v šoli igrali trgovino. Anastazija in jaz sva si naredili bankovce in kovance iz papirja. Potem sva šli nakupovat: volno, zelenjavo, sadje, kuhinjski pribor, časopis, kupili sva tudi žogo, ravnilo, pajka in vrečke. V prvi trgovini so prodajali: Kerin, Rocco in Oleg. V drugi trgovini so prodajali: Voen, Nikola in Rok. Bilo mi je lepo. Želim si, da bi se med poukom še igrali trgovino. Sara Jakomin, 4. razred

Lia Auber, VI classe

Dear friend, 30 October, 2013 I'm writing to you for the first time. My name is Vita and my surname is Šturm. I'm eleven years old. My birthday is in December. I was born in Izola, on the first of December 2002. I live in Izola in Sloveni, in a big, green house. It has three floors and a big garden. I have blue eyes and long brown hair. I'm tall and thin. I go to the Italian elementary school ’’Dante Alighieri’’ in Izola. I'm in the sixth year with other twelve schoolmates. I like nutella, dancing, singing, listening to music, climbing and swimming. I also pratice HIP HOP at Izola.


This is my family. My mum has blue eyes and long blond hair. Her name is Virna. My dad has blue eyes and short brown hair. His name is Valter.I have one sister. Her name is Valentina but her nickname is Valy. She has long blond hair and blue eyes. I have one pet, a fish. Her name's Pika. That is me! I'm waiting for your letter. Best regards, Vita Ĺ turm

Dear friend, 29 October, 2013 I want to introduce myself. My name is Matija. My surname is Penca. I'm 11 years old. I was born on July 24 2002 in Izola. Izola is a small town on the Slovenian coast. I live with my family, dad, mom and little sister Luana. She is five years old. I go to the sixth class of the school Dante Alighieri at Izola. I have got lots of friends. I'm waiting for your reply. Best regards, Matija Penca

Dear e-friend, 4 November , 2013 That's me. My name is Daniil Golovaciuc. I live at Izola in Slovenia. I'm 12. I have one cat. Its name's Milko. My favourite sport is dancing. I love tennis, football, and basketball. My father is a tennis coach. He's 38. He has played tennis for thirty years. He is a famous tennis coach. My mother is Nona Golovaciuc. She is 35. She works in the hotel Kampinski. She is from Moldavia, but she lives in Izola. I want to be a translator, because I can speak many languages (Russian, English, Slovene, and a little bit of Italian). I have many Internet friends. They are from: Slovenia, Russia, England, and many other countries. I'm waiting for your reply. Best regards, Daniil Golovaciuc Hallo! Ich bin Petra. Ich bin zwĂślf Jahre alt.

Izola, den 6. November 2013


Meine Mutter heißt Loredana. Sie ist zweiundvierzig. Mein Vater heißt Roman. Er ist einundvierzig. Die Eltern von meiner Mutter sind Dorjan und Mira. Die Eltern von meinem Vater sind Cirilka und Ivan. Meine Schwestern heissen Lana und Gaja. Lana ist drei Jahre alt. Gaja ist sieben Jahre alt. Mein Bruder heißt Matej und er ist ein Jahr alt. Und wie ist deine Familie? Tschüs Petra Šurla Toth, 7. Klasse

MY FAVOURITE COMPUTER GAME My favourite game is because you can do what ever you like. You can interact with other players in the server and kill all the monsters like creepers, spiders, zombies, skeletons, and endermen. You can create your own server and invite your friends to play. Minecraft is a world made out of cubes of different types of material, stone and liquids. Stampylong head is a very famous British Minecraft player that makes video reviews in Stampys lovley world. He can tame dogs and cats and give them names. Theballisticsquid is also a known British player. He is Stampy’s best friend.


In Minecraft there are lots of different modes. They are basically special ways to play and battle. There are two different types of modes, there is survival mode where you have to kill animals and monsters to survive and there is a creative mode where all you do is create whatever you like. Minecraft can also be used for architecture and building construction. I think this game is very useful and fun, that is why I like it. Mark Antony Feder 7th class

MY FUTURE I start to imagine my future from now… When I finish elementary school, I will go to the grammar school or to the sports grammar school. I haven’t decided yet. But I know that I want to be a sports doctor or physiotherapist. In order to become one, I will have to study hard, but this is not a problem, because I like studying. My favourite subjects are Mathematics, Biology and PE. I like school and I will do my best. In my private life, I want to be a good friend, a beautiful and good partner as well as a good mum. I hope, I will get married, I think I will wait until I am twenty-five. I hope my partner will be intelligent, kind and friendly. I don’t want to be rich, but I hope to be important, happy and a little famous. With my partner we will have two children. We will live in a house in a beautiful city. My house will be big, modern and with a pool. The city where I will live won't be big but significant and I will be important, too. To sum it up, I hope I will have a good-looking and kind partner, a family and a good job. I want to have a healthy and long life. Leila Mujanovič, 8th class

My best friends I have lots of best friends. My best friend since I was a little girl has been a girl that trains handball. Now we are older and still, after all this time, we are best friends. My other besties are my schoolmates and we always do stupid stuff at school. We like to disobey the teachers and not to listen to them. Sometimes we even run away from them. Once we went to the beach with a teacher and we ran away from him. A boy is usually the leader of all the pranks we pull. The rest of us ALWAYS follow. Another boy joins in sometimes and plays a joke on the teacher, so all five of us go to the principal's office for stupid stuff like: throwing footballs in the sewage. That's why they're my best friends. I like how they always have some good ideas to do stupid things. They all fight with me sometimes, but we manage to stay best friends, because we have a lot in common. I love them! Unknown author

Alessia Steffè, VIII classe


Giornalino della Scuola elementare “Dante Alighieri” di Isola Redazione: Sabrina Simonovich, Jelka Morato Vatovec e Marino Maurel

Impaginazione elettronica: Marino Maurel

Elaborazione grafica e stampa: Scuola elementare “Dante Alighieri”, Isola

Si ringraziano tutti gli insegnanti e gli alunni che hanno contribuito alla realizzazione della pubblicazione.

Isola, giugno 2014 www.dantealighieri.si


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