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Gilda Bojardi

Tra design e fashion

«Vorrei una Milano ancora più vivace grazie alla moda»

Un evento che coinvolga centinaia di negozi, showroom e spazi, per far sì che il fashion non viva solo nei santuari chiusi degli stilisti, ma si apra alla città: Gilda Bojardi, direttore responsabile di Interni e artefice del successo del Fuorisalone, immagina così il Fuorisalone della Moda, di cui Massimiliano Bizzi, patron di White, si è fatto promotore, chiedendo anche la sua consulenza

DI CARLA MERCURIO

Grazie all’incontro tra lei e Massimiliano Bizzi, dal prossimo anno potrebbe debuttare un Fuorisalone della Moda: come se lo immagina?

Penso che il Fuorisalone della Moda debba studiare una formula che possa rispondere alle esigenze specifiche del settore. Un progetto con un calendario e dei contenuti a cui ciascuno possa ispirarsi, per far sì che non ci siano solo sfilate a porte chiuse, ma anche una città viva e aperta alla gente. Un’iniziativa che coinvolga un nutrito network di negozi, showroom e location particolari, come accade durante il Fuorisalone dell’arredo. Basti pensare che quando siamo partiti, nel 1990, abbiamo coivolto 100 spazi e che oggi siamo a quota 500.

Come dovrà riprogettarsi il Fuorisalone del design il prossimo aprile?

In realtà non ci sono ancora date certe. Di sicuro dovrà rispecchiare l’impostazione dell’Interni Design Week o Milano Design City, che si è svolta dal 28 settembre al 10 ottobre scorsi, in un arco di tempo di 13 giorni, per evitare affollamenti e rispettare le distanze. In ogni modo bisogna tenere presente che a Milano potrebbero non venire gli operatori e i giornalisti da Paesi ora off limits come Far East e Stati Uniti, perché senza queste presenze Fuorisalone e Salone saranno dimezzati. A settembre, per esempio, la manifestazione ha avuto una dimensione europea e nazionale, ma il riscontro è stato ottimo e ha risvegliato l’interesse verso il settore, che altrimenti non avrebbe avuto neanche una presenza nel 2020.

Come ha ripensato il suo giornale Interni in seguito alla diffusione della pandemia?

Abbiamo spinto l’acceleratore sul digital. Parallelamente al mensile cartaceo, che è sempre uscito regolarmente, siamo partiti dallo scorso giugno con una rivista online che ha cadenza quotidiana o settimanale, a seconda dei periodi. In parallelo abbiamo incrementato il lavoro sui social media con moltissimi contenuti, tra cui 100 filmati di designer e architetti internazionali, come Libeskind, Philippe Starck e Fabio Novembre che hanno raccontato la Milano del design.

Qual è il suo rapporto con la moda?

Il made in Italy è unico per ricerca di stile e i migliori stilisti ne sono i portabandiera. Per quanto mi riguarda, non sono una fashion victim. Nel mio guardaroba ci sono capi di Paul Smith, Prada e della mia amica Daniela Gerini, ma acquisto volentieri anche proposte no name. Sono una conservatrice e tengo le cose nell’armadio per molto tempo, ma compro tante borse e scarpe, accessori che amo.

Non abbandona mai i suoi occhiali con la montatura bianca: come mai?

Tutto è partito dieci anni fa con un modello di cui mi aveva colpito la forma. Poi ho scoperto che il bianco illumina il viso e da lì ho proseguito, rinnovando le forme di volta in volta. Al momento, per esempio, indosso una montatura di Prada.

Con Malika Savell Prada risponde alla sfida di Black Lives Matter

La manager proviene da Lvmh, dove è stata a capo degli sforzi di cultural diversity

● Rafforzare una cultura inclusiva e garantire l’avanzamento dei talenti all’interno dell’azienda: saranno questi i compiti di Malika Savell, a cui il gruppo Prada ha affidato il ruolo di chief diversity, equity e inclusion officer per il Nord America. Malika sarà responsabile dello sviluppo di politiche, strategie e programmi in grado di garantire una rappresentazione di culture e punti di vista diversificati a tutti i livelli dell’azienda: suo il compito di collaborare a stretto contatto con la leadership del gruppo in tutti i Paesi, per rafforzare una cultura inclusiva e garantire l’avanzamento dei talenti interni ai team. La manager riporterà all’a.d. di Prada Usa, Marcelo Noschese, e lavorerà a contatto con il Diversity and Inclusion Advisory Council di Prada, co-presieduto dall’artista e attivista Theaster Gates e dalla scrittrice, regista e produttrice Ava DuVernay, per continuare a offrire opportunità agli studenti di colore e a investire in programmi di borse di studio, tirocinio e apprendistato. Malika collaborerà anche con il council e con i team creativi del gruppo per aggiornare l’azienda in merito ai più recenti dibattiti sui temi sociali di razza, cultura e politica. Nell'arco della sua carriera Malika Savell, in precedenza director of cultural diversity-partnerships & engagement di Lvmh, si è distinta per la creazione di iniziative legate a diversità, valore del marchio e inclusione. Nel 2018 è stata nominata Event Marketers’ 35 Under 35, una lista dei migliori 35 marketing manager esperienziali negli Usa di età inferiore a 35 anni. Ha conseguito un Bachelor of Arts in Media Studies all'Hunter College a New York e ottenuto l'attestato in Diversity and Inclusion alla Cornell University. (a.t.)

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