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MICHELA PROIETTI “Milano val bene un tributo

INTERVISTA

Michela Proietti

Scrittrice e giornalista

“Vi spiego come le milanesi sono diventate breadwinner”

In veste di attenta osservatrice, con il suo vademecum ‘La Milanese’ la giornalista Michela Proietti ha stilato un vero prontuario di costume. Il libro è sulla bocca di tutti grazie alla sua vena leggera, spiritosa e irriverente, un perfetto antidoto alle ansie da lockdown

DI MARC SONDERMANN

Da perugina, cosa ti ha spinto ad approdare a Milano?

Per me, che avrei avuto come sbocco naturale Roma, è stata fin dall’inizio la prima scelta. Anche mentre vivevo nella Capitale, frequentando la Scuola di Giornalismo della Rai, avevo in testa Milano, ne ero attratta, pur senza conoscerla. Per me era la città dei sogni, un paradiso a cielo aperto. Trovavo che mi rappresentasse perfettamente, essendo tascabile ma stimolante, entusiasmante. Con i miei mocassini, le calze Gallo, il Loden verde, la camicia bianca, i jeans arrotolati, già a Saxa Rubra mi chiamavano scherzosamente ‘La Milanese’. In realtà tutto mi spingeva a venire qui, in un luogo in cui ci si può conquistare uno spazio senza spintarelle di sorta.

Riesci ancora a immaginare di vivere in un’altra città?

No, non cambierei più. Milano è una città facile, di cui mi piace molto il senso civico, la volontà di migliorare le cose. Chi ha vissuto qui e si è trasferito altrove, anche in città famose come Londra o New York, ne conserva sempre una forte nostalgia, una saudade perenne. Da un lato questo è dovuto al suo timbro inconfondibile, vitale, romantico e pragmatico, che anch’io sento ormai di aver assorbito. Dall’altro, Milano ha saputo sfatare il cliché della donna italiana imprigionata in casa. Le milanesi hanno conquistato la libertà di coniugare professione e famiglia, dando l’esempio su come essere breadwinner.

Qual è la loro marcia in più?

Milano è veramente uno spazio diverso, un vivaio di Donne con la D maiuscola. Le milanesi sanno essere elegantissime e profondissime al tempo stesso, hanno trovato questa quadra straordinaria. Non competono con gli uomini sul loro terreno, evitano di maschilizzarsi e mettono a frutto la propria femminilità, senza averne pudore. Sanno che indossare un abito fucsia non vuol dire che non sei tosta. È questo che permette loro di emergere con forza propria. Se hai qualcosa da dire, la puoi dire. Per il codice milanese la stravaganza è ammessa, anche se siedi in un CdA.

Come si rispecchia questa energia nella forza economica di Milano?

Il segreto di Milano è che si tratta di una città dall’accoglienza enorme, direi la più accogliente d’Italia, nonché dall’amore infinito, con le donne come parte più vitale. All’effetto pratico, questo costituisce un bellissimo ascensore sociale, grazie al quale in poco tempo si possono raggiungere risultati fuori dal comune. La donna milanese ha dalla sua il carattere: sperimenta, anticipa tutto, ha creato un posto dove si può osare di più.

Vedi un imprinting cosmopolita?

La milanese ha in effetti un forte lato esterofilo, che fa sì che viva una vita in transito. La sua curatissima casa altro non è che una camera d’albergo, una base per girare il mondo. Dalle Maldive alle Seychelles, passando per Marrakech - la milanese è ovunque. La sua città d'altronde è a un passo dalle grandi capitali, ha un aeroporto funzionante, cosa che la facilita parecchio.

Dal punto di vista moda, la milanese come si distingue dalla parigina?

Anche in quest’ambito osa decisamente di più. Mentre la parigina, con il suo stile shabby chic, è in fin dei conti molto borghese, la milanese abbina i capi in modo più spinto, mossa com'è da una pulsione permanente alla ricerca. È per questo che nascono in continuazione innumerevoli nuovi marchi, dai connotati più diversi. Si respirano una vitalità e un fermento che non hanno pari altrove. ■

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