FASHION N 7 2020

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Settembre 2020

ANNO 51 - N°7 - 8 EURO

BLUMARINE

Marco Marchi spiega la strategia di rilancio

SINERGIE

CAPI ANTIVIRUS 9

Una vasta alleanza spinge 14 il ritorno di Milano

Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, Comma 1 Lom/Mi/1769

S T R A T E G I A,

I N N O V A Z I O N E E

Benefit e rischi di un trend in ascesa

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STATI UNITI

Come il wealth effect traina l'alto di gamma 63

M E R C A T I

NON C'È DIGITAL SENZA PHYGITAL Creare valore con il giusto match tra tecnologia ed emozione Cover: K11 MUSEA HONG KONG EDIZIONI ECOMARKET SPA



SETTEMBRE 2020

Features

Contents 5 L'EDITORIALE

INTERVISTE 6 ADRIAN CHENG «Vince chi crea prodotti esclusivi per il mercato cinese» 9 MARCO MARCHI «Col wholesale Blumarine tornerà nei migliori store del mondo»

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ADRIAN CHENG: A CAPO DI UN IMPERO DA 15 MLD $

MILANO FASHION WEEK: EMOZIONALE E SICURA

Terza generazione di un'influente dinastia di Hong Kong, l'imprenditore visionario accelera sulla tech innovation

La stampa francese preannunciava un fiasco e invece la settimana milanese della moda ha cavalcato la scena

12 FEDERICO TRONO «Tante idee e la formula marketplace: il metodo BasicNet batte la crisi» 13 NICOLA BARBARANI «Luisa Spagnoli riparte dalla provincia, ma dal 2021 si torna a viaggiare»

STRATEGIA

14 IL PARERE DEI COMPRATORI Le sfilate di Milano? Sicure, emozionali e con un assaggio del buying del futuro 18 MILANO LOVES ITALY A White vincono coraggio e sinergia. E il Fuorisalone della moda prende forma 22 VIRTUAL CEO ROUNDTABLE Le sfide si vincono premendo l'acceleratore sull'innovazione 27 BUYERS' SURVEY Il wholesale? Servono più digital e meno "tradimenti" stile Gucci 34 NEO-DIRETTORE CREATIVO La Givenchy-revolution di Matthew Williams: «Nel lusso cerco l’umanità»

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MILANO LOVES ITALY: IL CORAGGIO VINCE

SCENARI FUTURI ALLA VIRTUAL CEO ROUNDTABLE

Il salone White al centro di più ampie sinergie, che riportano Milano al centro della scena internazionale

Dalla settima edizione del convegno organizzato da Fashion emerge un imperativo: non smettere di investire

41 PITTI CONNECT Sì alla piattaforma online, ma tutti aspettano la fiera fisica 45 MILANO UNICA Funzionalità nel prodotto, strategie omnicanale: ecco il new normal dei tessuti

INNOVAZIONE 48 DAL MEDICALE AL FASHION Trattamenti anti-Covid: sono più i costi o i benefici? 54 LA SICUREZZA È IL NUOVO TREND Safe, multiuso, antispreco: la fashion revolution ai tempi del virus 57 AVATAR E DESIGN Dal prototipo ai social network mai più senza le tecnologie 3D

MERCATI

63 PARLANO ANALISTI, AZIENDE, BRAND Gli Usa si preparano al wealth effect 73 NEW TREND Deconstructed moments

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L'ONDA AMERICANA DEL WEALTH EFFECT

TENDENZE: SI RIPARTE DALLA CREATIVITÀ

Segnali positivi dagli indicatori macro e microeconomici, nonostante le incertezze legate al virus e a Trump

Un flusso continuo di idee, oltre le rigide stagionalità, ridefinisce i codici stilistici delle collezioni 2021

85 FASHION MEDLEY Absolute reset 94 SOCIAL MEDIA MARKETING Influencer nel post Covid: ci vuole un salto di qualità 97 PEOPLE 98 RED CARPET

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EDITORIALE

Navigare si può Marc Sondermann m.sondermann@fashionmagazine.it

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opo l’attimo del coraggio, ora è il momento della conduzione cauta, sapiente e decisa. Non neghiamolo: il mare è ancora in tempesta. Il primo uragano è passato, ma non è affatto certo che le onde non si rialzino e il vento non riprenda in intensità. Bisogna dunque essere attrezzati, pronti a cogliere nuove opportunità, ma senza ammainare la vela del business tradizionale – il che sarebbe fatale. Esso va anzi difeso a spada tratta, su basi sostenibili, idealmente compatibili con la nuova epoca che si va profilando. È ciò che stanno facendo gli imprenditori più avveduti, sia alle nostre latitudini, sia altrove. Vediamo come. In primis, puntellando il perimetro di business. È il momento di valorizzare ciò che funziona. Laddove siamo capaci di servire una domanda strutturalmente assodata, con un prodotto dall’immagine, dalla qualità e dal prezzo convincenti, bisogna lavorare per rafforzare questi tre aspetti, anche tenendo duro, perché i clienti potrebbero recuperare domani gli acquisti che oggi posticipano. È un compito a cui si assolve facendo lavorare immaginazione e creatività, da sempre al centro della nostra offerta settoriale. Laddove invece questi elementi costitutivi necessitino ancora di essere sviluppati con mezzi che superano le nostre attuali disponibilità, è meglio lasciare perdere e ridefinire il lasso delle proprie competenze. Sicuramente non è il momento di avventure o di voli pindarici, bensì di essere accorti. In secondo luogo, le risorse libere, non impiegate in seguito all’attuale caduta della domanda, vanno ponderatamente impiegate per esplorare nuove strade quelle che dovranno portare al recupero,

giacché in molti casi il giro d'affari storico è probabile non venga più recuperato, visti i forti cambiamenti strutturali, non solo congiunturali, che stiamo vivendo. Come coniugare queste due spinte, quella alla parsimonia e quella all’investimento, in apparenza contraddittorie? Primo, lavorando sull’efficienza. Partendo dalla supply chain, passando per vastità di assortimento e campionario, per arrivare alla gestione dello stock e dello stesso negozio fisico, l’utilizzo delle corrette nuove tecnologie permette di offrire un servizio migliore con un dispendio minore. Secondo, privilegiando l’investimento rispetto al consumo. Meglio dotarsi di uno strumento intelligente in più che bruciare soldi in spese variabili. La stessa cosa vale anche seguendo una logica di portafoglio. Se la cash cow fa fatica, meglio ridurne i costi e puntare su un astro nascente. Ed ecco che imprenditori di prima fila investono in start-up o nella rivitalizzazione di marchi dall'heritage imponente, ma caduti in disuso. È infatti vero che in un momento in cui pochi si muovono, chi osa ha i riflettori puntati addosso e può far parlare di sé con un dispendio minore di energie. L’importante, oggi, è traghettare la propria impresa attraverso il fatidico 2021. Sarà quello l’anno della transizione e della selezione. Pazientare e limare i propri atout paga. Per perfezionare un piano d’attacco da attuare appena la burrasca si placherà e ci saranno numerosi spazi vuoti da colmare.

Direttore Responsabile

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INTERVISTA Adrian Cheng Imprenditore visionario

«Vince chi crea prodotti esclusivi per il mercato cinese»

«Bisogna avere sempre presenti i clienti e puntare ad aggiungere valore». Ne è convinto Adrian Cheng, terza generazione di una delle dinastie più influenti di Hong Kong, che durante il lockdown ha spinto l'acceleratore sull'innovazione tecnologica, ma anche promosso iniziative benefiche. Ora è tempo di Revenge Consumption, con balzi nei fatturati fino all'85% DI CARLA MERCURIO

«Come aggiungere valore alla vita delle persone?», si chiede quotidianamente Adrian Cheng, investitore visionario, terza generazione di una delle dinastie più influenti in Asia. A 41 anni Cheng è alla guida di New World Development, colosso quotato in Borsa con un giro di affari di 7,7 miliardi di dollari che spazia dal retail alle infrastrutture, oltre a molteplici proprietà immobiliari. Cheng è anche l’erede di Chow Tai Fook, catena di gioiellerie con un network di oltre 2.500 negozi e un turnover di 7,5 miliardi di dollari ed è il fondatore di K11 Group, insegna sotto la quale arte e business convivono all'interno di poli commerciali e residenziali tra Hong Kong, Shanghai, Wuhan, Guangzhou e Shenyang. Tra i molteplici ruoli che lo vedono attivo ci sono anche quello di creatore del Victoria Dockside, distretto di arte e design esteso su 300mila metri quadri lungo il Victoria Harbour di Hong Kong, e presidente di Skycity, complesso retail di 25 ettari adiacenti l’areoporto internazionale di Hong Kong, da aprire entro il 2023. Tramite Luxba Group, inoltre, Adrian Cheng è azionista di Roberto Cavalli e local partner strategico di importanti label europee. Un universo tentacolare tenuto insieme da una visione del business in costante tensione verso l’innovazione tecnologica e digitale, ma in cui entrano di diritto l’arte, la cultura, la sostenibilità e la solidarietà. Ce ne parla in questa intervista. 6

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Come riesce a mantenere le fila di un impero diviso in tante anime? Gestire un’impresa significa risolvere problemi. Che si possiedano una o 100 società, bisogna avere sempre presenti i propri clienti e chiedersi ogni giorno: «Come possono i miei servizi migliorare le loro vite? Come si aggiunge valore?». Se si riesce a concentrare tutti i propri obiettivi sui clienti e sulla comunità più ampia, si avrà una direzione chiara e non un milione di percorsi vorticosi. Con quali strategie sta reagendo all’effetto Coronavirus? Durante il lockdown abbiamo accelerato la digitalizzazione del gruppo e promosso molte iniziative online, tra cui video in diretta su nuovi prodotti e webinar per tenere informato il pubblico. Ora che i casi di Covid sono in calo, assistiamo al fenomeno della Revenge Consumption, che ha innescato un notevole rimbalzo delle vendite nel secondo trimestre nei mall K11: abbiamo registrato una crescita delle vendite dell’85% su base trimestrale, mentre il K11 Musea a Hong Kong ha avuto un'evoluzione del 35% sul primo trimestre. Come cambia il modo di consumare in Cina? C’è una nuova spinta verso esperienze di acquisto coinvolgenti per i Millennials che desiderano esclusività, esperienze su misura, contenuti e prodotti curati. Un’esigenza a cui

abbiamo risposto con campagne di successo nei centri K11 China durante l'estate, come il “K11 China Sleepless Shopping Festival”, che in tre giorni ha generato oltre 110 milioni di RMB di vendite e 508mila visitatori. In che modo la pandemia ha cambiato gli atteggiamenti dei giovanissimi cinesi della Gen Z? La differenza tra i Millennials e la Gen Z cinesi è che questi ultimi sono molto ricettivi nei confronti delle nuove tecnologie e il loro consumo è in parte guidato dall’orgoglio nazionale, il che significa che spesso preferirebbero un marchio locale rispetto a uno straniero. Per questo il consiglio che mi sento di dare alle aziende occidentali che desiderano investire in Cina è di costruire con i giovanissimi rapporti che poggino su queste basi e siano incentrati sul know-how locale, creando prodotti esclusivi per il mercato cinese. Qual è la situazione nel settore del lusso in Cina? Grazie alla Revenge Consumption l’appetito per i beni di lusso è forte. Alcuni dei più grandi brand del lusso hanno registrato vendite record ad agosto. Solo al K11 Musea, il piano dedicato al lusso ha registrato un aumento delle vendite di cinque volte nella seconda settimana di settembre rispetto alla precedente. E se il Covid ha frenato la spesa legata al turismo, quella interna è accelerata,


1. Adrian Cheng, 2. Il flagship di Antonia nel K11 Musea di Hong Kong 3. Il Victoria Dockside, distretto di arte e design lungo il Victoria Harbour di Hong Kong 4. L'atrio del K11 Musea di Hong Kong

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La nostra strategia include iniziative di riqualificazione nelle città più antiche della regione. Nell’immediato ci sono quattro progetti a Shenzhen e Guangzhou che non vediamo l’ora di avviare. Per K11 puntiamo a raddoppiare il portfolio dell’insegna da 1 a 2 milioni di metri quadri di immobili nella Greater China entro il 2025, per un totale di 36 progetti K11 in 10 città. Recentemente, infine, ho acquisito due lotti immobiliari di pregio, di cui uno nel centro di Shanghai.

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dopo che il governo centrale ha tagliato l’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto nel 2019. Un rapporto di Bain & Company del 2019 prevedeva che metà della spesa cinese nel lusso sarebbe stata legata al consumo interno entro il 2025. Ma sembra che ciò avverrà anche prima. Lei è azionista di Roberto Cavalli e local partner di marchi come Moschino e Sergio Rossi: ha in programma investimenti in Europa? Il mio team è sempre alla ricerca di chance che portino valore e potenziale di crescita. Abbiamo fatto molte collaborazioni e continueremo ad accelerarle. Un esempio è la partnership con Antonia. Lo scorso marzo abbiamo lanciato un flagship multimarca nel nostro K11 Musea, ovvero il K11|Antonia, che sta diventando la piattaforma di riferimento di Hong Kong per i marchi di nicchia occidentali. In Italia, invece, apriremo nel 2022 un hotel Rosewood a Venezia (catena di proprietà, ndr), ospitato nel Palazzo Donà Giovannelli del XV secolo, che sarà la nostra seconda proprietà in Italia. Quali sono i prossimi passi dei suoi piani di espansione? La Greater Bay Area (megalopoli che comprende nove città e due regioni nel Sud della Cina, ndr) sarà il prossimo motore di crescita della Cina e anche il nostro obiettivo chiave.

La sostenibilità è al centro delle sue strategie: quali gli obiettivi raggiunti? La nostra New World Sustainability Vision 2030 ha approvato gli SDG delle Nazioni Unite per mirare a ridurre le nostre emissioni complessive di carbonio del 50% prima del 2030, sulla base dei livelli del 2015. Nel 2019 abbiamo lanciato il Nature Discovery Park, primo parco educativo sulla sostenibilità e museo della biodiversità urbana di Hong Kong, come parte di K11 Musea. Abbiamo anche creato “Impact Kommons”, il primo programma di accelerazione incentrato sugli obiettivi di sviluppo sostenibile di Hong Kong, per fornire finanziamenti e supporto alla prossima generazione di changemaker. Stiamo inoltre facendo molto per la conservazione di patrimonio e agricoltura urbani. Quali sono le potenzialità offerte dall’Intelligenza Artificiale, su cui state investendo con la startup Oben? Stiamo sperimentando alcune novità: ad esempio, dopo aver ottenuto il consenso dei clienti, i nostri K11 art mall in Cina utilizzano AiBee (soluzione cinese di AI, ndr) per tracciare la roadmap dei consumatori, dandoci informazioni su come progettare e utilizzare meglio gli spazi nei nostri centri commerciali. I nostri sono stati i primi centri a lanciare il riconoscimento facciale nei parcheggi, per aiutare i consumatori a localizzare la loro auto. Lo scorso anno abbiamo investito su GritWorld, società top cinese nel settore AI, che sviluppa immagini-rendering in tempo reale.

Di recente ha lanciato un miniprogram Wechat chiamato K11 online store e ha implementato un canale per la vendita di prodotti in live streaming: come funzionano? Visto che i nostri tenant non potevano accogliere i clienti fisicamente a causa del distanziamento, abbiamo lanciato “K11 Go”, un hub digitale multidimensionale che opera come parte del mini-program di Wechat. L’obiettivo è consentire ai consumatori di sfogliare un’ampia selezione di prodotti ed eventi artistici e culturali dei nostri tenant e partner e offrire loro un modo rapido per acquistare. Il programma include eventi in live streaming condotti dai nostri Sales Ambassador. È una nuova iniziativa che in pochi mesi ci ha permesso di acquisire 200mila utenti unici e 3 milioni di visualizzazioni tramite “K11 Go”. Il canale ha generato 286.500 dollari di vendite per uno dei marchi durante un evento in live streaming. Nel complesso, le vendite hanno superato i 5,5 milioni di dollari. Come evolvono le strategie legate al gruppo Chow Tai Fook Jewellery? Abbiamo lanciato un canale di vendita O2O (Online to Offline, ndr) battezzato “CloudSales 365”, basato su WeChat Work, per il nostro personale di frontline e back office nella Cina continentale, mirato a promuovere e vendere prodotti alle loro famiglie, amici e clienti tramite le loro reti di social media. Da febbraio ad agosto abbiamo aggiunto oltre 1,9 milioni di clienti tramite "CloudSales 365" (circa 10mila al giorno). Nello stesso periodo abbiamo organizzato oltre 230 eventi in live streaming, per entrare in contatto con i consumatori più giovani nella Cina continentale. Grazie alla Fondazione benefica New World Group avete prodotto mascherine chirurgiche per le persone bisognose e lanciato distributori automatici touchless: ci sono altre novità? Abbiamo collaborato con il Museum of Contemporary Art di Los Angeles per lanciare il loro Moca Mask Project in Asia. Ora è attiva una partnership con Master Dynamic Limited, una società di ricerca dei materiali e nanotecnologie di Hong Kong per sviluppare l'applicazione della tecnologia NanoDiamonds, con l'obiettivo di mettere a punto un rivestimento per le mascherine che uccida batteri e virus. ■ 7


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INTERVISTA Marco Marchi Eccellenze Italiane

«Col wholesale Blumarine tornerà nei migliori store del mondo» Entra nel vivo il piano di rilancio del fondatore di LiuJo per i marchi del gruppo Blufin, acquisiti nel 2019. «Ora Blumarine ha un'immagine più chiara e, soprattutto, contemporanea, che ci riposizionerà a livello commerciale». Il focus sarà sul business dei multimarca. «Andiamo controtendenza», commenta Marchi, che già pensa a potenziare il progetto Eccellenze Italiane. DI ANDREA BIGOZZI

Per ora, dice, il suo compito è quello di riportare ordine in una società che ha vissuto anni davvero turbolenti. Ha iniziato chiamando Nicola Brognano come direttore creativo e affidando la distribuzione della collezione a Riccardo Grassi e alla sua showroom. Ma, conoscendo Marco Marchi e la sua reattività, è immaginabile che presto ci sarà molto altro nel futuro di Blumarine, il brand che negli ultimi anni aveva faticato a mantenere la sua immagine di marchio simbolo del lusso made in Italy e che alla fashion week di Milano è stato protagonista della sua prima sfilata sotto la gestione del fondatore di LiuJo. Cosa l'ha sorpresa di più in questa fase di rilancio? Che nonostante gli ultimi anni siano stati duri, il brand è ancora molto conosciuto e amato a livello internazionale, specie in Asia e in Russia. Per questo ne abbiamo preservato il dna: anche le caratteristiche di femminilità, seduzione e ricchezza sono quelle di sempre. L'intervento maggiore è stato quello di ringiovvaniere la collezione e di posizionarci nel segmento del lusso accessibile, riuscendo anche a ridurre i prezzi,

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pur mantenendo la qualità made in Italy. Per questa rivoluzione di stile c'era bisogno di un designer molto giovane ? Quando si è trattato di scegliere il direttore creativo mi sono ricordato che una volta Nicola Brognano, che conosco da tempo, mi aveva detto che il suo sogno professionale era quello di disegnare Blumarine. All’epoca il mio progetto di acquisizione non esisteva ancora, ma quando si è concretizzato quelle parole mi sono tornate in mente e ho deciso di esaudire il suo sogno. Sono felice di averlo fatto: sotto la sua guida il marchio ha sempre il suo stile distintivo e unico, ma anche un'immagine più chiara e soprattutto più contemporanea. Si vede che gli abiti sono disegnati da uno stilista 29enne. Qual è la struttura commerciale della collezione? Avrà due anime e sarà suddivisa in main e collezione sfilata, ma abbiamo deciso di concentrare in un unico momento la campagna vendita, che è iniziata subito dopo il fashion show. Anche la distribuzione è cambiata... Ripartiamo dando al wholesale la priorità, in-

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1. A fine 2019 Marco Marchi, fondatore di LiuJo, ha rilevato il 100% di Blufin, a cui fa capo il brand Blumarine insieme ad Anna Molinari e Blugirl 2. Mariacarla Boscono in total black: è questo il primo look Blumarine SS21, uscito sulla passerella dello spazio Tenoha 9


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3. e 5. Il backstage della sfilata SS21 allo spazio Tenoha 4. L'allestimento dello showroom di Riccardo Grassi con la collezione di Blumarine SS21 6. Nicola Brognano

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«Con la SS21 abbiamo rilanciato anche il brand Anna Molinari, mentre Blugirl tornerà dalla FW21» sieme all’e-commerce e ai canali social media che abbiamo appena rilanciato. A livello commerciale, il marchio ha bisogno di essere visto in luoghi diversi rispetto al passato. Per attuare un cambiamento del genere era necessario passare attraverso percorsi diversi. Così da questa stagione non avremo più una struttura interna per vendere le collezioni, ma ci siamo affidati alla showroom di Riccardo Grassi. In un momento in cui alcuni brand del lusso ridimensioano la loro presenza wholesale, noi vediamo in questo canale nuove opportunità: vogliamo arrivare nelle migliori boutique del mondo. Quindi basta flagship store? Diciamo che non prevediamo nuove aperture e che a parte lo store Blumarine a Roma e alcuni punti vendita in partnership in Asia, in particolare Giappone, Corea del Sud e Taiwan, i prin10

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cipali negozi del brand sono stati chiusi negli ultimi anni. A Milano avete sfilato fisicamente e in presenza. Cosa vi ha spinto a preferire questa modalità al format digital? Ci siamo interrogati su quale fosse la modalità migliore. Lo show fisico ci sembrava un modo per lanciare un messaggio di ottimismo. La sfilata però è anche stata trasmessa in diretta streaming, con una regia moderna dal forte contenuto emozionale per chi la seguiva da davanti al computer. Non si può più prescindere da certe modalità di comunicazione. Oltre a Blumarine avete acquisito anche Anna Molinari e Blugirl. Quando parte il loro rilancio ? I lavori su Anna Molinari sono già incominciati. Lo abbiamo riportato sul mercato come un brand specializzato in abiti per grandi occasioni. Il nuovo corso partirà con la SS21, quando finalmente matrimoni e altre cerimonie torneranno a essere celebrati, dopo le limitazioni di quest'anno legate al Covid-19. Anche per Blugirl abbiamo chiara la strategia da seguire, ma

è ancora presto per parlarne perché il rilancio è fissato per l'autunno inverno 2021/22. Blumarine ha sempre lavorato bene con le licenze: come intendete regolarvi in questo ambito? In effetti gli accordi attivi sono diversi: fragranze, occhiali, tessile, carta da parati, abbigliamento bimbo, beachwear e altri ancora. Ovviamente anche questo business ha risentito del momento di appannamento del marchio, ma tornerà a far bene, anche se pensiamo che alcuni accordi, allo scadere del contratto, non saranno rinnovati, perché intendiamo sviluppare internamente alcune categorie merceologiche attualmente in licenza. In fatto di numeri, che obiettivi vi siete dati? Il 2020 sarà un anno negativo per Blumarine, come lo è per praticamente tutti i marchi del lusso. Il nostro business plan prevede che già dal 2021 le vendite torneranno a crescere, ma l'anno chiave sarà il 2023: per allora puntiamo a forti miglioramenti in termini di marginalità. Come sono cambiati con il Covid i progetti di acquisti legati ad Eccellenze Italiane, il progetto di polo del made in Italy di cui Blumarine è il primo asset? Ci siamo dovuti fermare, ma contiamo di tornare presto in azione. Sul tavolo abbiamo dossier di trattative iniziate prima della pandemia e che non abbiamo fatto in tempo a chiudere. Ci riproveremo tra qualche mese, magari i prezzi di alcuni marchi nel frattempo si saranno abbassati. Ma per potenziare Eccellenze Italiane servirà avere il sostegno degli istituti di credito, che in questa fase di emergenza avrebbero potuto fare di più. Finanziare in autonomia certi progetti è complicato: con Blufin l’ho fatto, ma è stata un’eccezione. ■



Lavorate sull'intangibili: stile, idee, comunicazione. In questo momento, un modello di business simile vi avvantaggia rispetto alla tipica azienda manifatturiera che vende e produce i capi con il suo brand? I marchi sono la nostra materia prima, che valorizziamo fornendo servizi di design, industrializzazione prodotto, marketing strategico e Information Technology. La struttura a network ci consente di essere maggiormente flessibili nell’affrontare la crisi rispetto a una tradizionale azienda verticale.

INTERVISTA Federico Trono BasicNet

«Tante idee e la formula marketplace: il metodo BasicNet batte la crisi»

Con 3 mila store nel mondo e 30mila clienti multimarca, che idea vi siete fatti sulla ripresa dei consumi? Ci sono situazioni molto diverse. Ad esempio, Paesi come la Germania sembrano non aver risentito degli effetti della pandemia, mentre zone come India, Israele, Messico e, più recentemente, UK sono state fortemente condizionate. L’Italia si trova in una via di mezzo. Essendo BasicNet un marketplace multi-geografico, riusciamo a bilanciare le differenti performance dei singoli mercati.

Dopo aver superato 1 miliardo di euro di vendite aggregate nel 2019, il gruppo non si ferma. «La struttura a network ci rende più flessibili nella crisi rispetto alle aziende verticali». Investimenti confermati e nel 2021 a Milano pronto il BasicVillage DI ANDREA BIGOZZI

A fine 2019, BasicNet aveva superato il miliardo di vendite aggregate, segnando un record nella sua storia. Poi l’esplosione della crisi ha fatto sì che numeri e primati finissero in secondo piano per il gruppo, fondato nel 1995 da Marco Boglione e che controlla marchi come K-Way, Kappa, Superga e Sebago. «Ma questo non vuole certo dire fermarsi», assicura Federico Trono, da un anno ceo del gruppo, anticipando a Fashion i nuovi progetti della società, compresa l’inaugurazione e del BasicVillage a Milano.

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Il gruppo è la traduzione di una vision del nostro presidente, che ha anticipato la diffusione di piattaforme come Amazon. Il nostro marketplace prevede che imprenditori indipendenti di due tipologie - licenziatari produttivi e commerciali - comprino e vendano prodotti con i nostri marchi solo attraverso la piattaforma informatica sviluppata internamente. Per questo BasicNet è una fully web integrated company.

Come ripartirà BasicNet? Ci sono brand o iniziative su cui scommettete? Tutti i nostri brand hanno un grande potenziale di crescita. Nel 2020 abbiamo riacquisito il marchio Kappa in Giappone, completato l’acquisizione di Kappa Europe e finalizzato quella del BasicVillage di Milano: tre iniziative per proseguire con lo sviluppo del gruppo.

Nel 2019 le vendite aggregate dei vostri brand hanno superato per la prima volta 1 miliardo. Cosa significa aver raggiunto questa dimensione? È un primo traguardo: una tappa fondamentale che suggella il lavoro fatto negli anni e che testimonia l’affidabilità e la scalabilità del nostro modello di business.

Quando sarà pronto BasicVillage di Milano? L’apertura è prevista nel 2021 e gli spazi replicheranno il concetto del BasicVillage di Torino, il nostro quartier generale. Ci saranno uffici, showroom, loft residenziali, attività commerciali e spazi aperti al pubblico.

Sarà impossibile ripetersi nel 2020: che target vi siete dati per l’anno? Questo sarà un anno di transizione, condizionato dalle strategie anti-Covid. Stiamo lavorando per sostenere una buona ripresa nel 2021. È chiaro che le performance saranno influenzate dall’evoluzione della pandemia e dalle misure adottate da vari governi. Marco Boglione dice che BasicNet è l’Amazon dei produttori e dei distributori di abbigliamento sportivo. Ci spieghi come... 12

In questi mesi tutte le aziende stanno spingendo sulla gestione digitale, cosa che per voi non è una novità... La caratteristica principale di BasicNet è di essersi dotata, fin dal giorno uno, di un sistema nervoso digitale. Non diventiamo digitali da oggi: siamo cresciuti con la consapevolezza che esserlo sarebbe stato un fattore di successo. Oggi continuiamo a investire sull’IT, esattamente come 25 anni fa.

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1. Federico Trono, nominato ceo nel 2019, è nel gruppo dal 2007 2. Una campagna adv di Superga

Pensate che con la ripresa potrebbe iniziare per voi una fase di acquisizioni? Abbiamo dimostrato di continuare a investire e siamo sempre disponibili a valutare nuove opportunità. Il momento storico non ci ferma. ■


INTERVISTA Nicola Barbarani Luisa Spagnoli

«Ripartiamo dalla provincia, ma dal 2021 torniamo a viaggiare» La presentazione live alla Casa degli Atellani è stata una prima, significativa prova per la “nuova normalità” di Luisa Spagnoli, pronta a riprendere le fila del suo sviluppo, ma con un cambio di strategia. Nicola Barbarani, quinta generazione dell’azienda, spiega le prossime mosse DI ANGELA TOVAZZI

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Anche Luisa Spagnoli, come la maggior parte delle aziende, è stata costretta a uno stop forzato durante il lockdown, congelando i progetti di espansione. Quanto ha impattato la pandemia? Non sono stati mesi facili per nessuno. Nel 2019 avevamo chiuso a 130 milioni di euro di fatturato, con un +20%, e il 2020 era partito bene, ma poi è successo quel che sappiamo. Durante la chiusura dei negozi abbiamo fatto di tutto per restare vicini alle nostre clienti con appuntamenti e chiamate video, sessioni su Zoom, collegamenti via WhatsApp. Un impegno che ci sta premiando. Adesso come sta andando? Gli ingranaggi hanno ripreso a girare e stiamo assistendo a una ripresa, soprattutto in provincia. Le boutique più piccole e decentrate, dove c’è una clientela fidelizzata, stanno recuperando con più vigore rispetto ai flagship store delle grandi città, in sofferenza a causa della contrazione dei flussi turistici. Più in generale, questa pausa obbligata ci ha fatto riflettere sul nostro modello commerciale. Ossia? L’azienda è molto esposta sul mercato domestico, con un 80% del fatturato che proviene dall’Italia, dove contiamo 150 negozi

1. Nicola Barbarani, Head of Ecommerce & Digital Department di Luisa Spagnoli, con la madre Nicoletta, presidente e ceo dell'azienda perugina 2. La nuova collezione per la primaveraestate 2021 presentata durante Milano Moda Donna

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monomarca. Stiamo quindi ragionando per un intervento più strutturato all’estero, che attualmente pesa per il 15%. Una strategia per diversificare il rischio e ampliare il nostro raggio d’azione a livello internazionale. Come vi muoverete? L’idea è di partire nel 2021, consolidando mercati chiave e aprendone altri, puntando il più possibile a un programma di opening in maniera diretta, laddove non sia necessaria l’intermediazione di un partner. Pensiamo alla Russia, primo mercato estero con una trentina di negozi, all’Europa, dove contiamo sette boutique di proprietà, e all’Asia, un’area ancora inesplorata per Luisa Spagnoli.

E il wholesale? Continuerà a recitare la sua parte, visto che abbiamo una novantina di clienti multimarca, ma il ruolo principale sarà interpretato dal retail, soprattutto quello a gestione diretta. Solo i monomarca ti danno veramente il polso della situazione e delle esigenze del pubblico. Che ruolo avrà l’e-commerce? Incide ancora poco sul fatturato, ma dal 2015, quando lo abbiamo lanciato, raccoglie incrementi a doppia cifra, anno su anno. Viste le performance positive anche durante l’emergenza sanitaria, puntiamo a portare presto la piattaforma in house, per presidiare meglio questo canale in forte crescita. ■

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STRATEGIA MODALITÀ PHYGITAL

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PRADA HEAD TO HEAD TRA FISICO E DIGITALE Il parere dei compratori L'Italian touch tra tecnologia e storytelling

Le sfilate di Milano? Sicure, emozionali e con un assaggio del buying del futuro

Altro che fiasco, come scritto da Le Figaro: secondo i buyer nel complesso i brand hanno fatto un ottimo lavoro, portando un senso di positività. Vince lo stile semplice e rilassato. In primo piano le emozioni e il sogno con gli show fisici di Fendi e Valentino, mentre il format ibrido è un plus, ma solo se fatto come Prada. DI ANDREA BIGOZZI Ripartire o non ripartire? Vale la pena sfilare, data l'inevitabile assenza di giornalisti e compratori internazionali? Domande legittime, che aziende, stilisti e showroom made in Italy hanno continuato a porsi nei mesi precedenti la fashion week, senza però trovare una risposta certa, se non quando la manifestazione è giunta a conclusione. E fortunatamente la risposta è positiva: l'edizione di settembre della settimana della moda di Milano è stata tutt’altro che un fiasco, alla faccia delle critiche comparse sulla stampa francese sulla difensiva a causa dell'allerta Covid a Parigi, con collezioni che hanno trasmesso un senso di rinascita, tra semplicità e un ritorno al minimalismo . Il responso non arriva dal 14

Mai più fashion week senza contenuti digitali, ma i linguaggi vanno affinati: oggi la modalità da remoto penalizza lo scouting sindaco Beppe Sala (che si è complimentato via social con il settore) o da Camera Nazionale della Moda Italiana, che potrebbero essere considerati di parte, ma dai buyer internazionali che hanno seguito le sfilate dal vivo o collegandosi da remoto. La manifestazione, per quanto ridotta, si è rivelata più consistente rispetto ai progetti messi in campo dalle altre capitali della moda, compresa Parigi. Il punto di forza di

questa edizione della Milano fashion week è che è riuscita a offrire un calendario di eventi, in larga parte digitali ma anche fisici, che hanno intrattenuto un'audience globale fatta di addetti ai lavori ma anche di semplici appassionati. Nel capoluogo lombardo è arrivato tra gli altri Riccardo Tortato, head of buying departments and men's fashion director di Tsum Moscow e Dlt in St. Petersburg. «Non amo per nulla gli eventi virtuali, che trovo freddi, privi di emozione e interesse: possono essere considerati funzionali, ma non certo belli - afferma -. Ho parlato con altri buyer e tutti hanno ammesso che alla terza sfilata o evento virtuale ci si distrae e spesso si spegne il device. La moda è emozione e il


MARCO RAMBALDI

FENDI

virtuale la elimina totalmente, è la stessa differenza che passa tra vedere un concerto e ascoltarlo con l'iPhone. Ho quindi cercato di seguire tutti gli appuntamenti fisici e di sostenere le aziende che hanno usato questa formula, come N°21 che ha allestito una sfilata bellissima, molto privata ed emozionante, ma anche Valentino, Ferragamo e Dolce&Gabbana». Causa Covid-19 è invece rimasta a New York Roopal Patel, creative director di Saks Fifth Avenue che, oltre alle collezioni (le sue preferite sono state Prada, Valentino, Fendi, Dolce&Gabbana, Versace e Brunello Cucinelli) ha apprezzato la voglia delle maison, anche in tempi di pandemia, di far sognare e celebrare la vita, due aspetti di cui la moda non potrà mai fare a meno. «Gli stilisti non si sono limitati a farci assistere alla sfilate grazie alla tecnologia, ma hanno condiviso il loro Italian Touch e la creatività - osserva-. I kit sfilata con la FF Pasta di Fendi con la ricetta di famiglia del pesto di limoni e l'aperitivo Aperol di Tod's ci hanno fatto sentire più vicini alla manifestazione. Tutta questa positività si è vista anche negli abiti che hanno sfilato in passerella». Tra gli spettacoli più apprezzati sia dagli addetti ai lavori che dai fan c'è stato lo show di Prada, probabilmente

MOSCHINO

VALENTINO

il più atteso della stagione. Uno spettacolo durato 35 minuti, tra sfilata digital e talk in live streaming con Miuccia Prada e Raf Simons, seguito solo in Cina da più di 48 milioni di utenti. «Mi è piaciuto molto il video format di Prada», commenta Tiffany Hsu, fashion buying director di Mytheresa, piattaforma tedesca che, nonostante la pandemia, a giugno ha chiuso un anno fiscale da record: 450 milioni di euro, +20% sul 2019. «Il co-debutto dei due stilisti - sostiene Hsu - è stato davvero

La colab tra Valentino e Levi's è un paradigma dei consumi del futuro: capi casual per una vita in smart working sorprendente. Le pochette, il logo triangolare posto in primo piano sui capi di abbigliamento, le stampe grafiche e le slingback con tacco basso: ho amato davvero tutto di questa collezione, compresi gli orecchini logati destinati a diventare un must have di stagione, e sono certa che i nostri clienti faranno altrettanto. Anche l'esperienza del resee è stata davvero bella - quasi come entrare in un'installazione di Christo con la

SALVATORE FERRAGAMO

possibilità, grazie al collegamento VR, di ingrandire i dettagli. In generale, le presentazioni digitali dovrebbero essere come quella di Prada e consentire di vedere bene i prodotti, non solo di avere l'ispirazione della collezione». Oltre a Prada, questa è stata anche la stagione di Valentino, venuto a sfilare per la prima volta a Milano anziché a Parigi. Una scelta dettata dal Covid ma che per il direttore creativo Pierpaolo Piccioli ha significato anche «l'opportunità per far vedere Valentino da una prospettiva diversa». La location industriale (l'ex fonderia Macchi già utilizzata da Ermene15


STRATEGIA MODALITÀ PHYGITAL

MSGM

ETRO

VERSACE

SUNNEI

gildo Zegna), lo street casting, la collaborazione con Levi's: un lavoro di “risignificazione” della maison che ha entusiasmato i buyer, portando la collezione in cima alla lista delle preferenze. «È stato lo show che ho amato di più, anche perché vederlo sfilare a Milano ha rappresentato un grande

Il tema della diversity è un asset su cui ricostruire l'immagine della fashion week: così gli street casting prendono il posto delle top model segnale per la moda italiana», commenta Federica Montelli, head designer di Rinascente. «La colab tra Valentino e Levi's - fa notare Heather Gramston, head of womenswear di Browns - è la sintesi perfetta dei tempi che stiamo vivendo. Sono certa che saranno tanti i designer che introdurranno capi super casual nelle loro collezioni, perché lo smart working da casa continuerà a essere una realtà». Gli stilisti e le sfilate che si sono guadagnati applausi da stampa, compratori sono davvero 16

MARNI

tanti, a cominciare da Giorgio Armani, approdato per la prima volta in diretta Tv, Paul Andrew da Ferragamo con la sfilata fisica introdotta da uno short movie Hitchcockiano firmato Luca Guadagnino e Sunnei, che ha fatto parlare di sé non solo per la passerella allestita nella piscina svuotata al Lido di Milano ma per la notizia dell’acquisizione da parte del fondo Vanguards. Tutte collezioni di successo e che sono state presentate con una sfilata (reale o virtuale). «Forse - riflette Montelli di Rinascente - è proprio come ha detto Giorgio Armani: la passerella è ancora lo strumento più efficace per presentare la moda. Questo non significa che i format video non siano interessanti: ho apprezza-

to il Marnifesto di Francesco Risso per Marni, una serie di video provenienti da tutto il mondo con un cast eterogeneo, fatto non di modelli, che ha rappresentato un esperimento autentico e personale». E la diversity è sicuramente uno dei temi su cui ricostruire l’immagine della nuova fashion week di Milano. Allora ben vengano, come in questa edzione, i casting di modelle con una fisicità più vicina alla realtà e le sfilate come quella di Marco Rambaldi, che celebrava proprio la diversità e uno stile body conscious. Proprio il giovane designer è stato tra i pochi emergenti a essere stati notati dai buyer a questa fashion week, che a volerle trovare un punto debole, sembra aver dato poche speranze ai giovani. «Purtroppo - è il commento generalizzato dei buyer - questo è il momento di andare sul sicuro e poi non è facile fare scouting da remoto senza poter toccare il prodotto». Allora, quando finalmente la pandemia sarà terminata, la Milano della fashion week saprà allora da dove ripartire. Basta celebrare solo le storie grandiose dei marchi che hanno fatto grande il made in Italy: quelle si raccontano da sole. 


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STRATEGIA MILANO LOVES ITALY

SEGNALE FORTE PER IL MADE IN ITALY Il salone al centro della ripartenza I progetti per rilanciare Milano

A White vincono coraggio e sinergia. E il Fuorisalone della moda prende forma Le incognite della vigilia si sono dissipate nel corso della rassegna, che ha fatto da epicentro al progetto di aggregazione Milano Loves Italy. Il patron Bizzi parla di miracolo riuscito e gli addetti ai lavori sono con lui DI ALESSANDRA BIGOTTA

Mesi di lavoro frenetico con in testa una sfida visionaria ma possibile, riportare Milano al centro della scena internazionale dopo l’incubo del lockdown. Poi finalmente l’ora x è scoccata: il salone White ha presidiato zona Tortona per quattro giorni, accogliendo in sicurezza oltre 200 aziende - e 32 realtà sostenibili nello spazio Wsm Fashion Reboot - insieme a un pubblico selezionato di 5mila tra buyer e giornalisti. Ora che la rassegna è terminata, ma resta attiva la nuova piattaforma digitale White B2B Marketplace - cui hanno aderito finora circa 140 label -, il patron Massimiliano Bizzi traccia un bilancio senza concessioni al low profile. «Siamo riusciti nel miracolo - dice - portando a termine un’edizione coraggiosa, in cui abbiamo dimostrato che le vere sinergie di sistema funzionano». Sinergia è stata, è e sarà una pa18

«Siamo riusciti nel miracolo - dice Massimiliano Bizzi - creando un movimento veramente inclusivo» rola chiave: per White, che oltre al patrocinio del Comune di Milano ha potuto avvalersi del supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e di Ice Agenzia, senza tralasciare la partnership con Confartigianato Imprese, e per Milano Loves Italy. Un progetto di aggregazione, quest’ultimo - come lo definisce Bizzi, primo artefice già ai tempi del confinamento, insieme ai responsabili della nuova associazione Best Showroom -, senza precedenti e che in men che non si dica ha rac-

colto proseliti, fino a includere tra gli altri Camera Moda, Altaroma, Cbi-The Best Shops, un’altra neocostituita associazione, Alined Network (piattaforma digitale che riunisce nove soci per otto showroom) e Niam-Nazionale Italiana Agenti Moda. Soprattutto, il calcio d’inizio di qualcosa di più grande, ambizioso e duraturo, di cui si è avuto un assaggio nel calendario di eventi in alcuni tra i migliori concept store (vedi pagina 21), che hanno scommesso ognuno su un designer. L’inizio di quello che tra sei mesi sarà un vero Fuorisalone della moda. «La strategia intrapresa è quella giusta», sintetizza il patron di White. Brenda Bellei, a.d. della manifestazione di zona Tortona, ringrazia dal canto suo gli imprenditori italiani, «che hanno dimostrato ancora una volta coraggio e forza di reagire, confermando la soli-


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1. Wsm Fashion Reboot all’ex Ansaldo/Base: una full immersion nella sostenibilità 2. La collezione Vìen, disegnata da Vincenzo Palazzo e realizzata in Puglia, Special Guest del salone 3. Il grande stand dedicato a Sabina Musayev, marchio israeliano disegnato dall’omonima stilista. Al suo debutto in Italia, è stato Special Project di White 4. Antonio D’Andrea e Hanna Marine Boyer, artefici di Vaderetro: presente al Superstudio Più nell’area Who Is On Next?/ Altaroma, questa giovane label è stata premiata da Cbi-The Best Shops 5. Allo stand di Maison Flaneur si è potuto toccare con mano il lavoro artigianale 6. Modelli di Roberto Collina, uno degli espositori “storici” della manifestazione di via Tortona (foto Emilio Tini)

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dità del nostro sistema. Per quanto ci riguarda, la selezione dei brand è stata valutata con grande attenzione, in modo da garantire ai buyer una proposta completa e trasversale». In fiera il made in Italy è stato più che mai protagonista, con nomi come Salar, Dieffe Kinloch, Blue of a Kind, Edithmarcel, Federico Cina e Michele Chiocciolini, fino a Maison Flaneur, che ha allestito al Superstudio Più un vero e proprio laboratorio di maglieria. Va citato anche lo zoccolo duro degli espositori “storici”, tra cui Faliero Sarti, Attic and Barn e Oof Wear (Gruppo Nyky), Roberto Collina, Transit Par-Such e Pierre Louis Mascia. Nello stand di quest’ultimo brand il responsabile commerciale Giampiero Cozzi commenta: «L’affluenza è stata superiore alle aspettative e alta l’attenzione verso la collezione, con un focus soprattutto sui modelli in materiali innovativi. Risvegliare Milano è stata una mossa intelligente, anche nell’ottica di tutelare le aziende italiane in una fase in di selezione naturale a tutti i livelli». Concordano Damiano Bonardi e Marco Pipi di Attic and Barn. «Esserci - dicono significa fare la nostra parte in un work in progress che sta trasformando tutto: i saloni, la filiera, il modo di vendere e quello di

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comunicare, all’insegna della contaminazione tra ottica B2B e B2c». Da notare che il Gruppo Nyky ha stanziato proprio nei mesi scorsi ingenti investimenti per raddoppiare gli spazi della sua showroom direzionale sotto la Madonnina, «perché è dalla città della moda che si deve ricominciare», ribadiscono dal vertice dell’azienda Alessandro e Michela Biasotto. Monica Sarti, ceo di Faliero Sarti, aggiunge: «Esponiamo al White dagli esordi e quest’anno riteniamo che, a fronte di una stagione incerta, sia cruciale dare un segnale forte». Concorda Paolo Violanti

(contitolare di Visconf, cui fanno capo i marchi Violanti e Bazar Deluxe): «Doveroso partecipare, per imprimere uno stimolo positivo a noi stessi e al sistema moda». Allo stand di Nanni - iconico marchio di cinture e altri accessori, tra cui l’indimenticato modello fatto con la catena di una motocicletta - Vincenzo Niglio afferma: «I compratori, non solo italiani, sono arrivati. In generale, ho trovato gli spazi del salone ben organizzati e con un’efficace chiave di lettura dei prodotti». Monica Vannacci di Mengdi Italia, nella cui orbita gravita il brand Ca’ Vagan, si soffer19


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STRATEGIA MILANO LOVES ITALY

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1. Uno dei numerosi talk organizzati all’ex Ansaldo/Base durante White 2. Capi di Stella Jean nello spazio dedicato a Exquisite BeautyWe are made in Italy, and Italy is made of us: una vetrina sui migliori talenti dello scenario afroitaliano. Riflettori accesi in particolare su Joy Meribe, Frida Kiza, Karim Daoudi, GisFab Design. In scena le opere di Christopher Veggetti Kanku. Ha aderito al progetto anche Edward Buchanan 3. Proposte di Faliero Sarti 4. Lo stand di Pierre-Louis Mascia 5. Focus su Yekaterina Ivankova, Special Designer del White 6. La primavera-estate 2021 di Attic and Barn, brand del Gruppo Nyky: anche Oof, in capo alla stessa azienda, era al salone 4

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ma sia sulla rassegna fisica («Partecipare ha avuto una valenza speciale»), che sulle attività online avviate dagli organizzatori, dal White B2B Marketplace, ai talk one to one in live streaming con i responsabili delle aziende, trasmessi in fiera attraverso video e replicati sui social. «Un format innovativo, che ci ha dato la possibilità di raccontarci in modo nuovo - ribadisce Vannacci -. Quanto al White B2B Marketplace, la piattaforma è funzionale e di facile consultazione: ora aspettiamo i risultati». Da un buyer, Paolo Mantovani dei negozi Mantovani in Toscana, arriva un plauso al lavoro svolto da Bizzi, dal suo team e, per esteso, da tutti coloro che hanno reso possibile il movimento Milano Loves Italy. «È stato fatto un enorme sforzo - osserva il retailer -. Ci ha provato White, così come Camera Moda e le showroom. In via Tortona ho trovato collezioni note ma anche belle promesse, come il brand Vaderetro nell’area su Who Is On Next?/Altaroma, che ha meritatamente vinto il premio di Cbi-The Best Shops. Ho inoltre apprezzato l’impegno degli organizzatori di dare risonanza all’evento attraverso i social e l’online. Sul White B2B Marketplace posso dire che di primo acchito mi sembra interessante». Tra gli highlight al Superstudio Più la collezione di Sabina Musayev, designer basata a Tel Aviv e coadiuvata dal marito Meir Moyal. Maria Vittoria

Bar Ziv di Dmvb Showroom, che ha portato la label al White, spiega: «In questi giorni abbiamo lavorato bene, con i più significativi e bei negozi italiani». Ampio spazio anche a Vìen, Special Guest. «Ho visto un buon passaggio di addetti ai lavori», racconta Vincenzo Palazzo, fondatore di questo marchio 100% made in Puglia, nella cui collezione confluiscono la passione per la musica, con riferimenti al punk, «ma anche le atmosfere del giardino di mia madre, riscoperte nel

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Fuorisalone della moda: da tempo se ne parla, ma ora i presupposti per farlo ci sono lockdown». Importante per Palazzo la sostenibilità, «che significa innanzitutto no all’overproduzione». Sostenibilità che al White è stata protagonista di numerose collezioni, a partire da quella della Special Designer Yekaterina Ivankova, kazaka di nascita ma formatasi al Polimoda, seguendo poi un “filo rosso” che unisce label come Regenesi, Fanfulla Bags e De Siena Shoes, solo per citarne alcune. Ma c’è molto altro. Infatti a questo macrotema White ha dedicato l’ex Ansaldo/Base, con il progetto Wsm

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Fashion Reboot curato da Matteo Ward, co-fondatore di Wråd: un percorso il cui step iniziale era la gallery di outfit Responsible Design Action, con le proposte di 10 marchi tra cui Froy, impegnato nel riuso delle materie prime, Fili Pari che ha brevettato una membrana impermeabile, traspirante e antivento fatta con la polvere di marmo, la label D.N.I., frutto della creatività di Paulo e Roberto Ruiz Muñoz, Patrick McDowell (stilista inglese che si è già fatto notare da Burberry e Swarovski) e Gilberto Calzolari, già premiato ai Green Carpet Fashion Awards. I designer sono stati supportati


MILANO LOVES ITALY RISVEGLIA LA CITTÀ CON I BRAND E I CONCEPT STORE

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Prove generali del Fuorisalone della moda durante White: nel calendario di Milano Loves Italy i concept store cittadini hanno scelto di ospitare ognuno un brand. Daad Dantone (foto 1) ha puntato su Giovanna Cavagna, Incontri Boutique (2) su VeryBusy, 10 Corso Como (3) ha scelto Vìen, Milaura (4) si è “innamorata” di Jejia e Biffi Boutiques (5) di Maissa. Acca Kappa ha scelto Yekaterina Ivankova, The Merchant of Venice invece Cromantica, e il colpo di fulmine di Bel Boutique è stato Avant Toi. Percorso olfattivo tra i profumi “white” al LabSolue di Magna Pars Hotel à Parfum.

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dalle piattaforme New Awareness (frutto della collaborazione tra Sara Sozzani Maino, Marina Spadafora, Matteo Ward e Hakan Karaosman) e Fashion with a Mission della stessa Spadafora. In primo piano anche la mostra Health in Fashion, su tessuti e trattamenti che proteggono da batteri e virus: tra questi le lane rigenerate di Manteco e quelle di NordShield Technology di Nordic Biotech, che formano una rete molecolare bioattiva sulle superfici trattate in grado di danneggiare le pareti cellulari dei microbi, mentre Technow sperimenta le nuove frontiere del grafene. Si è rinnovata inoltre a Wsm Fashion Reboot l’intesa con Cittadellarte Fondazione Pistoletto, che tramite Cittadellarte Fashion B.E.S.T. si dedica allo sviluppo della sostenibilità bio-etica nel tessile. È infine tornato il marchio Salvatore Ferragamo, con una visita virtuale nel suo museo. Importante al Base il ruolo dei talk: si è parlato di Fashion Entrepreneurs 4.0, di retail «retailored», di lifestyle con Starbucks e altro. Uno degli incontri più seguiti è stato quello in cui Bizzi, Gilda Bojardi (direttore di Interni), Beppe Angiolini (titolare di Sugar e membro di Cbi-Camera Buyer Moda), Cristina Tajani (assessore del Comune di Milano), Emiliano Salci di Dimore

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Studio e i designer Massimo Giorgetti e Andrea Incontri hanno affrontato, con la moderazione di Cristina Morozzi, il tema Fashion meets Design: dal cilindro di Bizzi è uscita l’idea che, come la settimana del mobile risveglia Milano, così potrebbe fare la moda. Per realizzare il suo sogno ha cooptato Gilda Bojardi, fresca di Compasso d’Oro e ideatrice del Fuorisalone del design, mentre Beppe Angiolini sarà direttore artistico del progetto. Il decollo è previsto tra sei mesi ma qualcosa si è già mosso ora, con gli eventi nei negozi. Bizzi è convinto che «la moda deve dare di più a Milano». Angiolini aggiunge: «Basta esterofilia,

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facciamo quadrato intorno alla città». Andrea Incontri immagina un Fuorisalone della moda democratico sì, «ma l’eccellenza delle porte chiuse non può sparire». Dal fronte espositori, Sara Mazzanti di Roberto Collina osserva: «Per White vedo il B2B come unica formula da seguire, mentre ha senso animare la città con eventi inclusivi». Gigliola Maule di Best Showroom tira le fila: «Fare una fiera fisica è stato un grande risultato, un esempio forse unico al mondo. Quanto a Milano Loves Italy, una sinergia così non si era mai vista. La collaborazione con Interni apre nuove prospettive: Milano c’è!». 

L’ALTRA FACCIA DI WHITE

Il Marketplace al centro di un progetto web inclusivo Quasi 140 i marchi hanno già aderito alla nuova piattaforma digitale White B2B Marketplace, con il sostegno di Maeci, Ice Agenzia e Confartigianato Imprese. Attiva tutto l’anno, consente sia attività di networking, sia la gestione degli ordini in real time. Il B2B Marketplace mette tra l’altro in rete i circa 67mila negozi clienti di White, dislocati in vari Paesi e desiderosi di ampliare l’offerta con le proposte delle Pmi, zoccolo duro della rassegna. Parte del progetto web di White l’idea di realizzare per la prima volta, in tandem con Velvet Media, una serie di digital room disponibili per tutti i brand, in modo da dare la massima risonanza alla loro identità e ai loro progetti: 40 le presentazioni trasmesse in diretta streaming durante il salone, per un totale di 1.500 minuti live, con più di 12mila fruitori qualificati collegati sui profili social del salone.

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STRATEGIA SFIDE 4.0

VIRTUAL CEO ROUNDTABLE

ON OPPORTUNITY IN TIME OF CRISIS

PRIMO PANEL

Le sfide si vincono premendo l'acceleratore sull'innovazione Investire sul consumatore, anche e soprattutto in tempi di crisi, facendo sempre più leva sulla tecnologia digitale. Se ne è parlato all'incontro organizzato da Fashion

è oggi anche luxury e fashion advisor di New Lo storytelling si lega in maniera crescenWorld Development, colosso di Hong te all’importanza di instaurare un dialogo Kong che, insieme ad altri 14 imprenditori, ha personalizzato con il cliente, per costruire rilevato il brand a cavallo tra il 2017 e il 2018. esperienze di shopping mirate in un’ottica DI CARLA MERCURIO Dopo l’acquisizione, la label ha dato avvio a one-to-one. In questo è fondamentale l’ausiun processo di rinnovamento bruscamente lio di una realtà come Mapp Digital, big del «Il lockdown è stato l'acceleratore di un prointerrotto della pandemia. Ora è il momento Mar-Tech e Omnichannel Marketing. «Ducesso di cambiamento già avviato da tempo. di ripartire con nuovi presupposti, in partirante il lockdown - ha spiegato il vice presiIl mondo sta voltando pagina, ma è imporcolare con una grande scommessa sulla Cina dente dell’azienda, Maurizio Alberti -. il 70% tante tenere vivi i processi che hanno funzioe sull’e-commerce. «Il nostro marchio - ha dei clienti che hanno comprato con l'e-comnato fino a ieri e premere l’acceleratore sulle sottolineato il top executive - identifica baumerce erano al primo acquisto. Un pubblico novità, come hanno fatto gli imprenditori più li che vanno dai 7mila fino ai 100mila euro. nuovo, da studiare attentamente, per poterlo all’avanguardia», così Marc Sondermann, Prodotti difficili da vendere ingaggiare adeguatamente». direttore e ceo della nostra testata, ha aperto online. Per questo abbiamo Nello scenario del marketing Il 70% delle persone la settima edizione della Ceo Roundtable inserito articoli più piccoli, cloud, ha sottolineato Alberti, che hanno comprato di Fashion. Un incontro virtuale articolato come cover per telefonini e con l'e-commerce durante molte aziende si sono legate in due panel a cui si è aggiunto un intervento iPad, con prezzi tra i 150 e i a realtà enterprise con una il lockdown erano di Massimiliano Bizzi, patron di White 1.000 euro». «In giugno - ha grande etichetta, ma con dieal primo acquisto. Milano. Al dopo lockdown e alle stratecontinuato - abbiamo lanciatro anche notevoli complesUn pubblico da studiare gie per affrontare i difficili scenari di questi to il sito, facendo leva sulla sità, che sorgono soprattutto mesi è stato dedicato il primo confronto, che content creation per racconnel caso di aziende di media ha visto la partecipazione di Gianfranco tare la nostra storia sul portale e sui social grandezza: «La nostra forza, invece, è quella Maccarrone, ceo di Au Départ Paris e di media, compresi quelli cinesi come WeChat di puntare sulla praticità, portando idee conMaurizio Alberti, vice president di Mapp e Weibo, ma anche LittleRedBook, dove crete e veloci da implementare. Un sistema Digital. Maccarrone ha ripercorso la genequello che conta non sono i Key Opinion Leche si basa sul continuo miglioramento delle si del progetto di rilancio della storica label ader, ma i Key Opinion Consumer. A ottobre attività e sulla costante ottimizzazione, in un francese Au Départ Paris, nata nel 1834. Fordebuttiamo con il nostro mini-program su processo day-by-day che ci consente di essete di 20 anni di esperienza da DSquared2, WeChat; inoltre saremo presenti con spazi re molto vicini alle aziende che lavorano con di cui quasi 14 con il ruolo di ceo, il manager fisici non permanenti, gli Exhibition Store». noi». Un approccio evidentemente azzeccato, a giudicare dai numeri, «visto che nel primo semestre del 2020 - ha chiarito Alberti - abbiamo avuto un incremento delle vendite del PRIMO PANEL 70% a livello mondiale rispetto all’analogo NEW MODES semestre di riferimento». Tra le ultimissime OF CONQUEST novità di Mapp c’è una piattaforma battezzaVINCERE ta Improveyour.marketing con cui, ha concluso «mettiamo a disposizione della comuINNOVANDO nità dei marketer tutte le idee concrete che IL MODELLO proponiamo per migliorare le strategie delle DI BUSINESS Gianfranco Maccarrone Maurizio Alberti aziende, al fine di coinvolgerli per arricchirCEO Vice President le». Una sorta di social media per marketer AU DÉPART PARIS MAPP DIGITAL basato sul contenuto, «che riunisce 100 strategie di marketing divise per categorie».  22


SECONDO PANEL

Crm, sostenibilità, cultura d’azienda: la partita si gioca su più fronti Riequilibrare le competenze della propria azienda significa ridisegnare le proprie strategie con una visione più ampia, in cui anche gli aspetti tecnici, come software gestionali e pagamenti, assumono una valenza determinante Ricalibrare le competenze strategiche, reasostenibilità. «In questo momento - ha spiegendo con tempestività al terremoto suscitato gato - le strategie sulla sostenibilità diventano dalla pandemia: è questa la sfida per le azienmessaggio, quindi la parte ambiente, sociale de del settore, che in questa nuova avventura e la governance raccontano la storia della tua fanno sempre più perno su leve strategiche impresa». «Sono temi - ha proseguito - che come il Crm, la sostenibilità, la cultura dell'avanno approcciati in modo serio, certificando zienda, ma anche su aspetti tecnici come paciò che si dice e facendolo in chiave di racgamenti e software gestionali mirati. Sono gli conto per rafforzare la marca. Fondamentale argomenti dei quali si è discusso nel secondo è stilare un bilancio di sostenibilità e farselo panel, che ha visto a confronto Marco Palcertificare». Anche per Andrea Baldo di Ganmieri, presidente e a.d. del Gruppo Piquani - marchio danese il cui 51% fa capo a L Catdro (Piquadro, The Bridge e Lancel), terton, costruito intorno all’idea di comunità Andrea Baldo, ceo di Ganni, Mario Dae di competenza digitale -, il Crm è prioritario, valli, country manager Italia, Spagna ed Euma il punto di partenza è diverso, perché al ropa dell’Est di Cegid ed Eleprimo posto viene la cultura na Scaglia, senior manager di di azienda, una realtà purpose «Tutte le scelte Adyen. Per Marco Palmieri in driven fondata su precisi valori. oggi partono dalla questo momento il capo dell’a«Ganni - ha affermato - parte profilazione del cliente, zienda è il Crm perché oggi, ha con l’idea di stravolgere i cadalla costruzione del spiegato, «tutto gira intorno noni della cultura della moda. messaggio e dalla sua È un marchio scandinavo, ma alla relazione con il cliente, sia personalizzazione» online che offline». L’imprennon è basato sulla tipica immaditore ha fatto riferimento a un gine essenziale e pulita: punta grande contenitore dove raccogliere tutte le su proposte colorate, ricche di stampe e con informazioni relative ai clienti, che devono mix di materiali. Non ha una distribuzione essere razionalizzate e condivise da chi le totalmente selettiva, è in tutte le piattaforme usa, compresi i commessi, «perché tutte le digitali online, nei best wholesaler ma anche scelte partono dalla profilazione del cliente, nei department store, pur avendo un suo dalla costruzione del messaggio e dalla sua punto di vista e una sua distintività. Inoltre, personalizzazione». Per quanto riguarda il pur essendo molto attenti al prezzo, per noi negozio, in particolare, il ruolo del Crm è rila sostenibilità viene al primo posto ed è uno mappare la sua funzione. «Nel punto vendita dei pilastri sul quale il marchio è incastonafisico - ha osservato il presidente e a.d. del to». Cosa devono fare oggi i negozi per reagire Gruppo Piquadro - le funzioni alternative alla alla crisi? A questa domanda ha risposto Mavendita acquisiranno sempre più importanza. rio Davalli di Cegid: «Forniamo soluzioni di In sostanza, il negozio diventerà sempre più omnicanalità, che in questi mesi hanno avuto il luogo dell’engagement del cliente, mentre una spinta incredibile e che oggi fanno del nela conversione potrà avvenire in molti modi gozio un hub dove il personale di vendita deve diversi». Altro grande tema per Palmieri è la avere tutti i dati necessari, poterne fruire e u

Massimiliano Bizzi Fondatore WHITE MILANO

«La nuova filosofia è quella dell'aggregazione. Perché insieme siamo tutti più forti» Il patron di White Milano ha raccontato la genesi del movimento Milano Loves Italy, da lui fortemente voluto in affiancamento con partner di rilievo come Best Showroom, Camera Moda, Altaroma, Cbi-The Best Shops, Alined Network e Niam-Nazionale Italiana Agenti Moda. Un progetto partito lo scorso luglio come manifesto della rinascita del capoluogo lombardo. Un invito a scommettere su Milano, invitando tutti gli imprenditori italiani a unire le forze, concentrandole sulla capitale meneghina che da sempre li rappresenta. «Quella del lockdown è stata una fase in cui tutti erano depressi ma io non mi sono arreso, convinto che per Milano fosse importante tornare sotto i riflettori», ha chiarito. «La nuova filosofia ha proseguito - è quella dell’aggregazione, perché insieme si può essere più forti. Insieme possiamo cambiare qualche regola, coinvolgendo la città». Per questo nasce in collaborazione con Interni il Fuorisalone della Moda, che ha mosso i primi passi durante la recente fashion week con una serie di eventi che hanno interessato i negozi multimarca della città. «Un progetto che coinvolge tutti e che rianimerà il retail in città. Perché la moda è importante non solo dal punto di vista economico, ma anche a livello sociale», ha concluso Bizzi.

SECONDO PANEL

FAST ADAPTATION FOR SUCCESS COME RICALIBRARE LE COMPETENZE STRATEGICHE

Marco Palmieri

Andrea Baldo

Mario Davalli

Elena Scaglia

Presidente e CEO

CEO

Country Manager Italia-Spagna & Eastern Europe

Senior Manager

GRUPPO PIQUADRO

GANNI

CEGID

ADYEN

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STRATEGIA SFIDE 4.0

VIRTUAL CEO ROUNDTABLE

ON OPPORTUNITY IN TIME OF CRISIS

conoscere chi ha di fronte. Uno store che fa livello omnicanale tramite la medesima piatparte del progetto logistico, perché con il click taforma. Quindi, che siano effettuate in un and collect diventa punto di spedizione della negozio o su un sito web, le transazioni viagmerce e quindi deve essere gestito in ottica di giano sulla stessa autostrada. Un altro plus di omnicanalità da un order management syAdyen è il fatto di avere licenze di acquiry a stem». «In questo ambito - ha puntualizzato livello internazionale. Riusciamo così a gestiDavalli - ci stiamo muovendo e stiamo forre transazioni in local con molta semplicità, nendo soluzioni. Perché il punto vendita fisia in negozio negli Usa, in Nuova Zelanda o sico non può più essere l’ultimo a Singapore, ma anche sull’onlitouchpoint della customer expe«Lo store fisico deve ne. «Negli ultimi mesi, in partirience: è necessario che si evolva evolversi in un luogo colare - ha proseguito - abbiamo in un luogo capace di aggregare aiutato i clienti a espandersi in capace di aggregare sempre più tappe della customer sempre più tappe della nuovi Paesi, avendo ricevuto jorney. Noi da tre/quattro anni molte richieste di aperture di customer jorney» forniamo soluzioni di unified e-commerce in Brasile, India, commerce. Anche il processo di Giappone, Malesia e Messico, in reso in negozio di un prodotto acquistato sul un momento in cui i negozi venivano chiusi». web può diventare fluido». Last but not least, Un altro modo per contrastare la perdita deli pagamenti sono un momento chiave nel perle vendite sul canale fisico «è stato l’invio di corso di acquisto, sia online che offline, come richieste di pagamento da remoto, magari da ha precisato Elena Scaglia di Adyen, colosso personale ancora presente nel negozio fisico, internazionale che dispone di oltre 250 meche interagiva con i clienti a casa usando il tetodi di pagamento sulla sua piattaforma ed è lefono, oppure usando metodi più innovativi connesso in tutto il mondo con le banche, per come la virtual reality, inviando una richiesta permettere di portare a termine le transazioni di pagamento da remoto, che il consumatore in tempi velocissimi. «Gestiamo pagamenti a poteva completare da casa». 

Marco Palmieri (Gruppo Piquadro)

«Shopping experience in real time con i google glass»

Marco Palmieri, presidente e a.d. del Gruppo Piquadro (Piquadro, The Bridge e Lancel), ha raccontando della nuova avventura con i Google Glass, lanciata in partnership con la startup italiana Bandyer. «Ho trovato dei ragazzi talentuosi, che hanno fatto cose stupende con gli algoritmi per connettere in audio-video e che sono stati molto bravi a integrarli nei crm esistenti - ha spiegato -. Abbiamo preso questo algoritmo e lo abbiamo inserito nei Google Glass, riuscendo a ottenere un’experience straordinaria». Cliccando su un link il cliente si collega con gli smart glass del personale di vendita o dei responsabili delle showroom. «Al contrario di un semplice video con il telefonino - ha sottolineato Palmieri - la testa è molto stabile e quindi non si verifica l’effetto mal di mare; inoltre il punto di osservazione è quello di chi guarda il prodotto e, infine, il sistema consente di avere le mani libere, ha un ottimo audio e permette di interagire con l’interlocutore». «Una soluzione – ha puntualizzato - che ci ha aiutato moltissimo poiché, utilizzando il database, possiamo contattare i clienti per dare loro la chance di provare l’experience in negozio stando a casa. Ci supporta anche nel B2B, visto che consente di effettuare vendite dalla showroom a clienti che ora non possono venire o si spostano di meno». A breve, ha annunciato infine, «avremo una sezione sul sito, grazie alla quale chi non vuole fare un acquisto asettico sul portale potrà schedulare un appuntamento con l’operatore che, nella showroom aziendale, proporrà la vendita e-commerce». 24

NELL'ERA POST-COVID IL RETAIL FISICO SI RINNOVA E AMPLIA GLI ORIZZONTI

L'Innovation Store di CEGID Oggi la tecnologia consente allo store fisico di diventare un hub anche per il controllo degli stock e quindi di aggregare più tappe della customer journey. Cegid ha creato a Lione un negozio di dimensioni reali, al cui interno sono state inserite le più moderne tecnologie per il retail.

Con ADYEN si paga in sicurezza In tempi di distanziamento, Adyen aiuta a gestire i pagamenti instore. Alcuni usano i Qr Code per pagare su terminale, altri li posizionano di fianco al prodotto per indirizzare sull'e-commerce. Per ridurre code e permanenza ci sono terminali mobile e soluzioni per portare il prodotto a casa e decidere poi se acquistarlo.

MAPP: il cliente non ha più segreti Conoscere a fondo il proprio cliente, il suoi gusti e le sue preferenze, consente di garantire soluzioni personalizzate, online come offline. In questo viene in aiuto Mapp Cloud, la piattaforma di digital marketing implementata da Mapp (nella foto, il flagship di Coccinelle in via Mazzini a Verona).


B+PLUS for

Protezione urbana: questa la filosofia dietro B+PLUS, nuovo concept di capispalla pensato da FGF Industry per gli abitanti delle città. Uno stile moderno, studiato in prospettiva dei nuovi trend della mobilità urbana, che fonde l’evoluzione tecnologica con il know how di un’azienda con un’esperienza

ultra-ventennale nella ricerca e nella produzione di outerwear confortevole, contemporaneo e di alta qualità. La collezione B+PLUS comprende piumini e overshirt in ecopelliccia e neoprene tecnico, con 13 modelli no gender. Tutti i modelli sono caratterizzati dal MOBILE LIGHT HOLE: una tasca posizionata nel

www.blauerusa.com

lato sinistro del capo, in corrispondenza del cuore, con applicata una lente scura, in cui è possibile inserire il cellulare o una torcia per permettere visibilità, mantenendo libere le mani. Ogni dettaglio è attentamente studiato per fornire sicurezza, comfort e protezione contro pioggia, vento e calore. I capi sono adatti per essere portati in tutte le stagioni, sia in città che fuori dal contesto urbano. I modelli, presentati nei toni del grigio, del nero e del bianco, sono realizzati in un mix di materiali e inserti di nastro riflettente tono su tono. Nei piumini, tutti imbottiti con piuma riciclata, la microfibra è abbinata a inserti in taslan e dettagli riflettenti in argento tono su tono. Le giacche in tessuto tecnico a tre strati, con armatura taslan e cuciture nastrate tono su tono, presentano tutte un interno rimovibile con imbottitura in piuma riciclata, che può essere indossato per tutti i modelli come un secondo giubbotto; alcuni componenti sono incollati, per offrire maggiore tecnicità e resistenza. La collezione B+PLUS è stata presentata in occasione di Moda Milano Uomo l’11 gennaio 2020, con un allestimento dal mood contemporary/ urban, che ne ha messo in risalto i dettagli tecnici, l’altissima qualità e le elevate performance.


produced and distributed by

MARBEL S.P.A | marbelgroup.it ph: naomi sally santangelo |


STRATEGIA BUYERS' SURVEY

LA PAROLA AI RETAILER MULTIBRAND Il Covid rovescia il mercato: provincia e virtuale lavorano di più C’è ancora chi investe, apre negozi e vende

Il wholesale? Può ancora avere successo, con più digital e meno "tradimenti" stile Gucci Il lockdown ha rivoluzionato il mercato, con un ritorno dei punti vendita di provincia e resort che vivranno una stagione di centralità nell’integrazione digital. Alla riapertura si è registrata voglia di shopping, ma i consumi si sono orientati su capi basici. Nel nuovo scenario che si profila preoccupano i brand che come, Gucci, Saint Laurent e Prada, tagliano la distribuzione mltimarca DI ANDREA BIGOZZI

Come è la ripartenza dei multimarca italiani? Meno peggio del previsto, ma una cosa è certa: nessuno - o quasi - è riuscito a riequilibrare i fatturati, recuperando quanto perso nei mesi di lockdown e questo nonostante il contributo dell’e-commerce, sempre meno considerato come un’attività collaterale e sempre più visto come una necessità. A cinque mesi dalla riapertura generalizzata delle attività (scattata il 18 maggio scorso) sono soprattutto i negozi delle grandi città a non avere ancora ritrovato la spinta per tornare

ai livelli precedenti lo scoppio della pandemia. «Si tratta di una situazione temporanea», si dice certo Claudio Antonioli, titolare dell’omonima insegna basata a Milano, ma con punti vendita sparsi in Italia ed Europa. «Il negozio di Ibiza ha chiuso un'estate migliore rispetto a quella del 2019 - racconta il buyer che, a riprova del suo ottimismo sul futuro del settore moda, ha appena acquisito il marchio Ann Demeulemeester - Torino e Lugano sono rimasti sugli stessi livelli del passato, Milano patisce l'assenza di turi-

Càos a Viareggio by Emanuele Svetti Architetto

Cos'è oggi la cosa più importante per il PUNTO VENDITA?

37% BRAND MIX

32% SICUREZZA

25%

OMNICANALITA'

6% ALTRO

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STRATEGIA BUYERS' SURVEY

LA PAROLA AI RETAILER MULTIBRAND A livello commerciale, quali sono i prodotti che hanno retto meglio in questa stagione?

Quali sono stati i marchi donna bestseller della PE20?

1 T-Shirt 2 Scarpe 3 Borse 4 Camicie

1 Gucci 2 Bottega Veneta 3 Jacquemus 4 Etro Off-White

Bottega Veneta

Quali sono stati i marchi uomo bestseller della PE20? 1 Stone Island 2 Off-White 3 Palm Angels 4 Burberry/Dior Stone Island

Gucci

L'invenduto di questa stagione diventerà il nuovo continuativo?

Quali saranno secondo voi i must have della prossima stagione?

43%

39.5%

1 Stile casual-elegante

17.5%

No In buona parte si Sì, ma solo per alcuni marchi

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2 Stile casual-sportivo

3 Qualsiasi stile, purché proposto

dai Big Brand

4 Abbigliamento elegante-minimal

Quanto determinante è stato l'e-commerce durante il lockdown? Quanto lo sarà in futuro?

70% 18% 12%

Fondamentale e lo incrementeremo Importante, ma non prenderà il posto del negozio fisico Non abbiamo e-commerce


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sti, anche se qualcosa si sta già muovendo». «Durante i mesi estivi - conferma Silvia Bini, titolare di importanti negozi a Viareggio - c'è stata sicuramente la voglia di riaffacciarsi alla vita e, perché no, anche allo shopping. Ma è innegabile che l'assenza dei turisti stranieri, come arabi e russi, ha portato a una riduzione dello scontrino medio. Lavorando solo con gli italiani, le vendite si sono orientate su articoli necessari o basici, specie per gli uomini, mentre le donne stanno riscoprendo abiti e camicie, anche importanti». «I consumatori italiani si sono rivelati la nostra salvezza - è il punto di vista di Pancrazio Parisi dell'omonimo punto vendita di Taormina - ma si sono generalmente orientati su spese di carattere necessario, quasi come se la quarantena avesse lasciato in eredità comportamenti orientati all'essenziale». «Forse - aggiunge - avere a luglio e agosto in negozio la collezione invernale da vendere a prezzo pieno ci avrebbe aiutato, ma le aziende erano molto in ritardo con le

Avere in negozio la collezione invernale ad agosto avrebbe aiutato le vendite, ma la maggior parte delle aziende ha consegnato a settembre consegne: chi è stato bravo ha mandato la merce dopo Ferragosto, mentre la maggior parte, ma nemmeno tutti, dal primo di settembre». Dalla data di riapertura dei punti vendita, il traffico nei negozi multimarca è progressivamente aumentato, dimostrando ancora una volta il ruolo di riferimento per i consumatori rappresentato dai multibrand. «Quella che offriamo è la miglior esperienza

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1. Gaudenzi Boutique 2.Il negozio di Corso Genova a Milano di Biffi Boutiques 3. Una vetrina di Filippo Marchesani

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commerciale possibile», chiosa Beppe Angiolini, titolare di Sugar di Arezzo, convinto che, nonostante la congiuntura macroeconomica, ispiri ancora prudenza, l'intenzione di spesa alla voce abbigliamento potrebbe crescere più rapidamente che per le altre categorie di prodotto. «Tutto merito dei giovani - commenta Angiolini - e non servono statistiche o analisi per affermarlo. Mi basta passare un sabato pomeriggio in negozio ad Arezzo per rendermene conto e sono certo che è lo stesso per molti altri colleghi». Nonostante alcuni studi, come quello condotto solo poche settimane fa dall' Institut Français de la Mode, prevedano i prosssimi sei mesi all'insegna della revenge shopping in tutta Europa, i buyer italiani sono generalmente più cauti e prevedono un secondo semestre dell'anno e un 2021 caratterizzato da un progressivo, seppure complesso, ritorno alla normalità. Per evitare il peggio la ricetta proposta da Gianni Peroni di G&B, che a luglio ha inaugurato un multimarca con insegna Es More a Formentera, è quella di utilizzare tutte le leve a disposi-

zione. «Dobbiamo investire su quello che va veloce, come l'e-commerce e la formazione del personale in store. I clienti spingeranno verso prodotti atemporali e questo è un piccolo vantaggio per noi, visto che parte della merce acquistata quest'anno rientrerà in un'offerta carry over nelle prossime stagioni. Quanto ai marchi, tutti quelli che avevano successo prima del Covid-19, ora ne avranno ancora di più, ma non è solo su quelli che dobbiamo puntare. Fare scouting di nuovi brand sarà un modo per recuperare in marginalità». Lo scenario è ambivalente anche per quanto riguarda il rapporto tra i dettaglianti e le aziende della moda. In generale, le maison e i brand sono stati determinanti nel far superare problemi di liquidità che alcune boutique hanno riscontrato a causa delle settimane di chiusura forzata. «Tutti i fornitori ci hanno supportato - è la risposta che arriva da più parti, compresa da Simona Pessina di Pessina di Monza. «Consce del valore rappresentato da certe relazioni commerciali, le aziende hanno accettato accordi speciali». Non tutti gli imprenditori, però, sono altrettanto soddisfatti di come i brand hanno gestito il rapporto con il canale multimarca in questi mesi. A creare non pochi malumori è stato Gucci, che tra l'altro si conferma ancora una volta il marchio best seller anche della primavera-estate 2020, che nel post lockdown ha deciso di tagliare il 70% della sua stock list in Italia. Un duro colpo per gli oltre 70 multimarca che si sono visti negati da una stagione con l'altra la possibilità di vendere la collezione che aveva 29


STRATEGIA BUYERS' SURVEY

PARERI E TEORIE SUL FUTURO

Il lockdown cambia il volto al lavoro di buyer ■

PAOLO MANTOVANI MANTOVANI

«Ci sono tre priorità su cui in questo momento dobbiamo impegnarci: la sicurezza, l'omnicanalità e il brand mix, che deve essere ampio. E poi non possiamo trascurare il rapporto con i big brand: la loro presenza in negozio rassicura il cliente»

1

GIANNI PERONI G&B

«Questo non è il momento di disinvestire, ma di investire su quello che è veloce, come il digital, ma non solo. Anche le risorse umane sono un aspetto da potenziare. Abbiamo fatto un business plan a tre anni: il 2021 avrà incrementi ancora limitati, per tornare alla normalità ci vorrà il 2022. Marchi di moda in crisi? Non è vero. Quelli che andavano bene prima del Covid-19 ora vanno ancora meglio» 2

3 ■

1. Il nuovo store Marcos In Mountain a Prato Nevoso 2. Una vetrina di Divo con negozi a Pisa e Pontedera 3. L'interno del nuovo flagship Bernardelli a Mantova

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SILVIA BINI

CÀOS

«A chi mi chiede come siamo sopravvissuti a questa calamità, io rispondo con il servizio. Il negozio non è mai stato così bello e le vetrine cambiano di continuo» ■

garantito le vendite maggiori negli ultimi 5 anni. «Questo taglio, anche se fortunatamente non riguarda i nostri punti vendita di Taormina è un peccato - commenta Pancrazio Parisi -. La scelta è stata fatta probabilmente per controllare meglio la gestione dei prezzi ribassati, ma sarebbe bello che questo aspetto, sempre più determinante, venisse gestito in maniera costruttiva tra brand e negozianti. E non parlo certo solo di Gucci, che è il caso di attualità. Tanti sono i marchi che stanno riducendo il wholesale e penso che, in generale, la vera priorità per noi buyer sia gestire strategicamente il rapporto con le aziende. Non credo abbia senso che per i saldi il negozio fisico debba attendere il primo di agosto, quando online tutti gli sconti sono attivi almeno da due mesi». C'è anche chi, come Claudio Antonioli, difende la scelta

presa da Gucci, ma anche da Saint Laurent e Prada. «C'è da capirli, in questo momento investire solo sui migliori multimarca vuol dire tutelare la propria immagine». In questo contesto, dove anche l’alleanza con le grandi griffe sembra improvvisamente messa in discussione, la digitalizzazione resta la prima grande opportunità per i titolari delle boutique. Sempre più multimarca, infatti, hanno l'esigenza di aprire un loro e-commerce. Chi ancora non punta a un e-shop diretto (e sono la maggior parte) vuole però essere inserito in un marketplace, mentre altri ancora sono interessati a migliorare la propria comunicazione social. Percorsi diversi, che possono essere realizzati insieme a partner internazionali come Farfetch (che per molti è stato il salvatore della stagione nonostante le alte commissioni), ma anche a realtà locali come Giglio.com che sta potenziando il suo marketplace del made in Italy. «Ormai - racconta Federico Giglio gli associati a Community Store sono quasi 200 e continueranno a crescere anche

CLAUDIO ANTONIOLI

ANTONIOLI «Il Covid-19 ha messo tutti sotto stress, compresi i multimarca. Ma non credo a chi profetizza la fine del modello wholesale, io resto ottimista. Ora va di moda parlare di direct-to-consumer, anche fra i brand emergenti. Ma è più facile da dirsi che a farsi. Per una startup è già impegnativo investire sul campionario, figuriamoci farsi carico delle vendite al cliente finale»


1

2

Il lockdown ha creato problemi di liquidità? Come li avete superati?

35%

Accordo con i brand per dilazioni

27%

Aiuti dalle banche/ finanziamenti governo

23%

Mix banche e risorse personali

14% 1%

Nessun problema grazie a e-shop e sconti Altro

perché negli ultimi mesi le vendite registrano incrementi del 70%. Questi numeri sono un ottimo biglietto da visita per promuovere una piattaforma modulare che aiuta i proprietari di negozi a promuovere il proprio assortimento». Dal Covid, il buyer sta quindi uscendo con una nuova consapevolezza: ben presto i confini tra fisico e digitale non esisteranno più. «Niente sarà più come prima - commenta Giacomo Vannuccini di Tricot - siamo di fronte a un cambiamento da parte dei clienti, per cui l'utilizzo della tecnologia si sta traducendo in un comportamento normale. Per questo quando si è trattato di riprogettare il nostro negozio fisico di Chianciano Terme, che sarà iper tecnologico e gestito con la domotica, abbiamo anche programmato il reboot dell'e-commerce. Fisico o online che importa, il negozio è uno

1. Scaglione a Lacco Ameno 2. Il nuovo multimarca Vela Shop a Palazzo Doglio, urban resort 5 stelle nel centro di Cagliari del gruppo Forte Village: 330 metri quadrati per 20 vetrine

solo e dovevamo ripartire con un'immagine nuova di entrambe le vetrine contemporaneamente». Ma il re-opening del punto vendita di Vannuccini non è l'unico grande investimento post lockdown dei buyer italiani. Tra tutti spicca l'operazione portata avanti da Tiziana Fausti, che senza timori per la crisi ha deciso di farsi carico del rilancio di 10 Corso Como a Milano, mettendo come priorità il potenziamento della piattaforma e-commerce. È proprio il capoluogo lombardo, regolarmente citato come la città che rischia di essere più penalizzata dalla crisi innescata dal Covid-19, che prova a dare qualche segnale di resilienza. Fabio Bisogno di Clan Upstairs, ad esempio, ha appena aperto un nuovo spazio, a pochi metri dal suo storico multimarca di via Pontaccio. Si tratta di una location di 600 metri quadrati con insegna Base nata per ospitare la private label Clan Upstairs. «Questo momento storico - è il punto di vista di Bisogno - rappresenta un’occasione per realizzare nuove idee e progetti». Ma sono le località resort le più gettonate per i new opening. Il 21 settembre scorso, ad esempio, Vela Shop ha inaugurato uno store di oltre 300 metri qaudri all’interno di palazzo Doglio a Cagliari, un resort del gruppo Forte Village, la sua insegna. Tutte operazioni che sperano di contraddire le previsioni di Mario Resca, presidente di Confimprese, che rappresenta 40mila imprese e 600mila addetti: secondo Resca, il 30% dei negozi in Italia è a rischio chiusura. ■

RINGRAZIAMO PER IL CONTRIBUTO ANTONIOLI Milano, Ibiza, Lugano, Torino - BERNARDELLI Mantova - BIFFI BOUTIQUE Milano e Bergamo - BOUTIQUES CINZIA Abano Terme - BOUTIQUES STELLA Asiago (Vi) - 10 CORSO COMO Milano - COLOGNESE 1882 - Montebelluna (Tv) - CUCCUINI Livorno - G&B Flero, Formentera, Aosta, Courmayeur - DE FLORIO DAL 1948 Noicattaro (Ba) - DIVO BOUTIQUE Santa Maria a Monte e Pontedera ELEONORA BONUCCI Viterbo e Terni - FILIPPO MARCHESANI Cupello e Vasto (Ch) - GAUDENZI Riccione, Cattolica - GIGLIO Palermo - GIORDANO BOUTIQUE Pompei - IL DUOMO Novara - LA BOUTIQUE DI ADANI Modena - L'INCONTRO Modena - MANTOVANI San Giovanni Valdarno, Castiglione della Pescaia, Greve in Chianti - MARCOS Mondovì, Prato Nevoso - MORAS BOUTIQUE Intimiano (Co) - MODES Trapani, Milano, St. Moritz, Portofino, Porto Cervo, Forte Village - NOHA Brindisi - PAOLO PESSINA Monza - PAPILLON Corigliano Calabro - PARISI Taormina - SCAGLIONE Ischia- SILVIA BINI PASSEGGIATA, CAOS Viareggio - TRICOT Chianciano Terme - TUFANO Pompei - VELA SHOP Cagliari

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STRATEGIA NEWS

SOSTENIBILITÀ

DA CHANEL A BURBERRY E ADIDAS: I GREEN BOND SEMPRE PIÙ DI MODA A livello globale, dal 2014 al 2019 le emissioni di green bond sono quintuplicate, passando da meno di 50 miliardi a oltre 250 miliardi di dollari. Un trend intercettato anche dalla moda, sempre più impegnata nei finanziamenti sostenibili, come dimostra la cronaca finanziaria dell'ultimo mese, dove si sono concentrate una serie di operazioni, prima tra tutti quella che ha visto la maison francese Chanel emettere due obbligazioni con cedole legate agli obiettivi di sostenibilità ambientale del gruppo (sustainability-linked bond), per un totale 600 miliardi di euro. Tali obbligazioni potranno essere acquistate dalla Bce a partire dal 1° gennaio 2021. Nel caso in cui i target di sostenibilità ambientale non venissero raggiunti, il gruppo dovrà pagare un premio “extra” alla scadenza delle obbligazioni. I bond verranno negoziati sul Luxembourg Stock Exchange. Più o meno in contemporanea, anche il colosso tedesco dello sportswear Adidas ha emesso bond green dal valore di 500 milioni di euro con scadenza a otto anni, quotati alla Borsa di Lussemburgo. Ma non si tratta di casi isolati. Burberry e Vf Corporation hanno recentemente deciso di puntare sul finanziamento sostenibile. Anche la moda italiana fa la sua parte, come nel caso del “sustainability loan” di Moncler. A luglio la società guidata da Remo Ruffini ha sottoscritto un accordo di finanziamento con Intesa Sanpaolo per un importo complessivo massimo 400 milioni di euro. Ma anche Prada e Salvatore Ferragamo negli ultimi mesi hanno lanciato iniziative analoghe. ●

Fashion Economic Trends L'industria della moda in cifre

Fatturato (mln €) Variazione % Export (mln €) Variazione % Import (mln €) Variazione % Saldo con l'estero (mln €)

2019

2020 Previsione

67.296 +0,5% 54.847 +6.0% 34.251 +2.0%

47.780 -29,0% 39.490 -28.0% 27.401 -20.0%

20.596

12.089

INSTAGRAM NON BASTA, ORA LA FERRAGNI VUOLE LA BORSA Con l'annuncio del nuovo accordo produttivo con Swinger per ready to wear e borse, Chiara Ferragni ha posto le basi per lo sviluppo futuro del brand, con un obiettivo ambizioso: la Borsa. Un cambio di passo che ha spinto la controllante Serendipity a varare un business plan che punta a un fatturato di 15,4 milioni di euro nel 2025, con un utile di 4,4 milioni e un ebitda del 44%. A sostegno del piano è stato varato un aumento di capitale da 3,5 milioni già sottoscritto. Nel 2018 le vendite di Serendipity sono state pari a 1,6 milioni, con un ebitda del 17% e un utile netto di 193mila euro; nel 2019 i ricavi sono scesi a 1,048 milioni, con una perdita di 520mila euro. Tra i prossimi step l'inserimento di nuove merceologie come kidswear, eyewear e beauty. ●

Fonte: Camera Nazionale della Moda Italiana

A GIUGNO CALO DEL 36%

PER LA MODA ITALIANA IL 2020 POTREBBE CHIUDERE FRA -27% E -31% Nel complesso il fatturato della moda è diminuito nel primo semestre del 2020 del 30% rispetto al primo semestre del 2019, con una contrazione particolarmente marcata nel secondo trimestre. Questo è quanto emerge dai Fashion Economic Trends, aggiornati a settembre e diffusi da Camera Nazionale della Moda Italiana in occasione della presentazione della prossima edizione della fashion week. Il mese di aprile, nel pieno del lockdown, ha visto il fatturato praticamente azzerato. A maggio il livello si è dimezzato rispetto allo stesso mese del 2019 e a giugno il calo è stato del 36%. Rispetto alle previsioni formulate a inizio luglio, l’evoluzione nei mesi successivi e la dinamica degli ordini indicano un peggioramento. Il permanere di una marcata incertezza, e il riemergere in molti Paesi di focolai di diffusione dei contagi, con la conseguenza dell’inasprimento, o della mancata riduzione delle misure di contenimento, frena in modo significativo gli ordini della distribuzione e, a cascata, di tutto il settore industriale. Le imprese del settore restano in attesa di possibili contraccolpi sul mercato italiano e sulle principali piazze estere. Si va quindi concretizzando lo scenario più negativo tra quelli prospettati nel precedente report. Le previsioni sul fatturato per la chiusura dell'anno sono quindi ribassate a una forchetta tra il -27% e il 31% rispetto al livello del 2019. La previsione per l’insieme di moda e settori collegati si colloca nella parte bassa della forchetta, tra il -27% e il -29%. ●

LA CINA DI SI RIPRENDE IN FRETTA E BOSTON CONSULTING RIVEDE LE STIME: NEL 2020 IL LUSSO A +30% Il lusso in Cina corre più del previsto, tanto da spingere Bcg-Boston Consulting Group a rivedere al rialzo le sue stime. Nel 2020 la domanda cinese di beni di alta gamma non dovrebbe crescere più solo del 10%, come stimato a giugno, ma tra il 20% e 30%. Nel corso dell'anno segnato dalla pandemia la quota di acquisti effettuati unicamente via Intenet è salita del 30%. La Repubblica Popolare si sta confermando unico mercato in espansione per il segmento luxury, che nel 2020 secondo Bcg dovrebbe calare a livello globale del 25%-45% rispetto all'anno scorso.

IPOTESI M&A PER FERRAGAMO? LE DIVELEC : «SIAMO FORTI ANCHE STAND ALONE» Regolarmente il nome di Salvatore Ferragamo viene associato dagli analisti a ipotesi e voci di M&A. Gli ultimi in ordine di tempo sono quelli di Citigroup, che hanno definito la casa di moda fiorentina perfetta per una grande acquisizione, destinata a finire nel mirino di un polo del lusso. Ma Micaela Le Divelec, ceo di Ferragamo, non è decisamente dello stesso avviso: «Abbiamo le carte in regole per giocarcela stand alone. Se poi l’azionista dovesse fare riflessioni diverse, questo io non lo so». ●

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STRATEGIA PROTAGONISTI MATTHEW WILLIAMS Direttore creativo di Givenchy Un outsider alla corte di Lvmh

La Givenchy-revolution di Matthew Williams: «Nel lusso cerco l’umanità» Lo stilista americano ha fatto il suo debutto come direttore creativo di Givenchy il 4 ottobre. Il suo obiettivo? Rileggere i codici di Monsieur Hubert con il filtro di modernità e inclusività. Una bella sfida per un designer autodidatta, che non ha frequentato scuole di moda e con una sensibilità coltivata fuori dal mainstream DI ANGELA TOVAZZI

Che avrebbe lanciato un segnale forte di discontinuità lo si era già capito dal teaser della prima campagna pubblicitaria, con lucchetti e hardware (letteralmente “ferramenta”) a prendere il posto degli amabili gatti della sua predecessora Clare Waight-Keller. Matthew Williams, direttore artistico di Givenchy dallo scorso giugno, mentre scriviamo ha appena caricato online la sua nuova collezione uomo e donna, coerente con quello che aveva anticipato sarebbero stati i suoi due fari: modernità e inclusività. Le foto dall’artistafotografa Heji Shin svelano un tailoring asciutto e dalle geometrie aerodinamiche, ma di grande naturalezza, pur nel taglio netto e preciso. «Creare una collezione commenta a margine della presentazione il designer - è come assemblare i pezzi di un puzzle, partendo da simboli e segni, senza mai dimenticare le persone che indosseranno i capi e daranno loro vita. Donne e uomini dovrebbero essere forti e disinvolti, uguali e gioiosi, riflettendo chi sono davvero. Si tratta di trovare l’umanità nel lusso». Per Williams, 35 anni il 17 ottobre, non era facile misurarsi con un gigante come Monsieur Hubert e soprattutto con eredi quali John Galliano, Alexander McQueen e Riccardo Tisci (che ha mantenuto lo scettro creativo della griffe per 12 anni), considerato il fatto che non ha frequentato scuole di moda, è un autodidatta e si è imposto all’attenzione degli addetti ai lavori con un brand come Alix Studio (ribattezzato successivamente 1017 Alyx 9Sm), lontano anni luce dall’immaginario del tubino indossato da Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany. Del resto, lui viene dal cerchio magico di Kanye West e la sua storia - come quella dell'illustre amico-collega Virgil Abloh, ai vertici del menswear Louis Vuitton - suggerisce come spesso l’essere outsider possa garantire una visione out-of-the-box e maggiore empatia con il pubblico. Sydney Toledano, presidente e ceo di Lmvh, lo teneva d’occhio dal 34

Luogo e data di nascita u Chicago, 17 ottobre 1985

Esperienze u Inizia lavorando per Alexander McQueen, Lady Gaga e Kanye West. Nel 2015, grazie al supporto della ferrarese Slam Jam, lancia il suo brand Alix, ribattezzato successivamente 1017 Alyx 9Sm, con cui arriva tra i finalisti al Lvmh Prize del 2016

Il nuovo corso u A giugno 2020 viene nominato direttore artistico di Givenchy, prendendo il posto di Clare WaightKeller, e il 4 ottobre debutta con la prima collezione, svelata online con le foto di Heji Shin

2016, quando lo stilista arrivò tra i finalisti all'Lvmh Prize, mettendosi in luce per un luxury streetwear che rielaborava in maniera originale le esperienze fatte negli anni precedenti tra la California, New York, ma anche l'italianissima Ferrara. Nato a Chicago e cresciuto a pane e skateboard a Pismo Beach, Williams è sempre stato attratto dalla moda come espressione di interessi artistici ad ampio raggio: divorava le riviste, ma quando fece domanda per entrare alla Parsons School of Design non venne preso. L’incontro che imprime una virata decisa alla sua vita capita in un ristorante, dove si imbatte in Lady Gaga. Diventano una coppia e per lei disegna i costumi. Conosce Virgil Abloh e quindi Kanye West, per cui disegna il completo per i Grammy Award. Da lì la svolta, tanto che insieme a loro (oltre a Heron Preston, Justine Saunders

e Ywp) fonda il collettivo Been Trill. Il giro di boa arriva però nel 2015, anno della fondazione del suo brand, grazie al supporto di Luca Benini, proprietario della ferrarese Slam Jam. Quando, nel 2017, sfila a Parigi il suo nome comincia a girare e si aprono le porte di collaborazioni d’autore, come quelle con Nike, Moncler Genius, Vans e Dior Homme. Di base da qualche anno a Ferrara con la (ora ex) moglie e i figli Alyx, Cairo e Valetta, adesso dovrà fare il pendolare tra l’Italia e la Francia, coordinando - tra uomo, donna, accessori e presto anche la couture di Givenchy - una ventina di collezioni l’anno. «Non smetto di pensare alle sfide - ha dichiarato alla stampa poco prima del debutto -. Semplicemente mi alzo la mattina e vado. Cerco di stare nel presente. C’è sempre un’altra montagna da scalare». 



STRATEGIA CAREERS DI ANGELA TOVAZZI

NEW ENTRY, SVOLTE, RITORNI

STEFANO SASSI LA NUOVA FRECCIA ALL’ARCO DI ETRO

GIAN GIACOMO FERRARIS LASCIA ROBERTO CAVALLI

Che Stefano Sassi non sarebbe rimasto a lungo sul mercato era prevedibile. Dopo l’uscita da Valentino, dove è subentrato l’ex Gucci Jacopo Venturini, il top manager è stato cooptato come consigliere strategico da Etro. Classe 1960, di Varese, Sassi è l’uomo che nel corso di 15 anni ha portato il marchio di Mayhoola tra le one billion company internazionali, grazie a un fatturato passato dai 240 milioni del 2006 agli oltre 1,2 miliardi del 2019. Ha seguito da vicino l’addio del fondatore, il successo del duo Chiuri-Piccioli e poi quello di Pierpaolo Piccioli en solitaire, conquistando la fiducia dei tre azionisti che si sono avvicendati durante il suo mandato (la famiglia Marzotto, il fondo Permira e la holding dei reali del Qatar). I bene informati scommettevano su un suo possibile approdo ai piani alti di Mayhoola, per guidare l’espansione della società, ma evidentemente - forse anche causa pandemia - Sassi ha preferito altre strade. Che lo hanno portato a Milano. Con l’offerta della proprietà e del direttore generale Francesco Freschi, Sassi entra ora a far parte di una delle dinastie più iconiche del made in Italy: un incarico che si innesta nella fase di accelerazione che sta conoscendo il brand disegnato da Veronica e Kean Etro, da tempo al centro di un processo di managerializzazione e reduce da importanti investimenti per cavalcare la rivoluzione digitale. Senza dimenticare però il valore del fisico: dopo lo show live dello scorso giugno, Etro ha fatto il bis offline all’ultima fashion week.

ANCORA UN RIMPASTO NEL TOP MANAGEMENT DI LANVIN

DAL LUSSO AL CASUAL: MARCO PIRONE NUOVO COACH DI HARMONT&BLAINE

È dal 2015, anno dell’uscita turbolenta di Alber Elbaz, che Lanvin sta cercando un suo centro di gravità permanente. Passata sotto la giurisdizione dei cinesi di Fosun nel 2018, la squadra è stata più volte formata e sciolta, con la discesa in campo di nuovi giocatori. E se nell’ufficio stile, dopo meteore come Bouchra Jarrar e Olivier Lapidus, Bruno Sialelli (ex Loewe) è il primo designer ad arrivare in zona goal, grazie a feedback positivi, nella stanza dei bottoni c'è stato un altro avvicendamento. La presidente di Lanvin, Joann Cheng, ha infatti concluso la ricerca del sostituto del ceo Jean-Philippe Hecquet, che lo scorso marzo era uscito di scena dopo soli 18 mesi, e nel top management ha chiamato Arnaud Bazin, che ricoprirà il ruolo di general manager e sarà affiancato da Grace Zhao per l’Asia-Pacifico. Bazin viene da Versace, dove è stato per un anno vicepresidente senior del merchandising, e ha trascorsi da Dior, con sei anni a capo dei segmenti pelletteria e calzature. Esperienze che gli torneranno utili in Lanvin, che in questa fase di rilancio sta puntando sulla leva degli accessori. I due neonominati sono già al lavoro: il loro primo compito sarà rivitalizzare le vendite wholesale del marchio, che nonostante il gradimento del pubblico per il Sialelli-style, sono state fortemente penalizzate dal lockdown.

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Ancora tre mesi e poi le strade di Gian Giacomo Ferraris e della Roberto Cavalli si divideranno. Il sodalizio fra il manager e la casa di moda durava da quattro anni, nel corso dei quali l’obiettivo prioritario era rilanciare l'azienda, che da quando era entrata in Clessidra (nel 2015) faceva fatica a decollare. Del resto, Ferraris era conosciuto come l’uomo dei turnaround ed era già stato l’artefice della renaissance di Versace: sette anni di mandato in cui era riuscito a raddoppiare il fatturato. Da Cavalli nel primo biennio la “cura” Ferraris aveva iniziato a funzionare, ma nel 2018 il previsto pareggio non è stato raggiunto e Clessidra ha fatto ricorso al concordato preventivo. L’ingresso del fondatore e presidente di Damac Properties, il miliardario di Dubai Hussain Sajwani, è a fine 2019, ma i primi mesi di gestione - complice la pandemia - sono stati tumultuosi, segnati dal braccio di ferro fra proprietà, sindacati e maestranze in seguito alla decisione di spostare le attività dalla Toscana a Milano. Dall’azienda spiegano che l’uscita di Ferraris era prevista, in quanto l’executive aveva dato la sua disponibilità a riavviare il business dopo il passaggio di mano. In ogni caso, nella lettera inviata al team il manager parla di «sentimenti contrastanti, che includono una certa soddisfazione, un po’ di tristezza e alcuni rimpianti». Al successore non spetterà un compito facile.

Harmont&Blaine si è portata in casa un nome molto noto nel fashion system, il napoletano Marco Pirone, che da settembre ha assunto l’incarico di amministratore delegato. Il manager sostituisce Paolo Montefusco, ceo uscente e storico stilista del marchio di casualwear partenopeo, nonché uno dei soci fondatori, appena eletto presidente del cda. Nel team dell’azienda (dal 2014 partecipata da Clessidra) Pirone porta un pedigree internazionale, maturato in importanti luxury company: è stato capo della regione Emea per Estée Lauder e dell’Europa per la divisione lusso di Coty, vicepresidente esecutivo di Kiton e a.d. di Louis Vuitton Italia. La mission a cui è chiamato è quella di far fare un salto al Bassotto: «Harmont&Blaine per me non è solo un’azienda, ma la mia creatura - spiega Montefusco -. I miei fratelli e io l’abbiamo creata e nutrita a Napoli, un contesto all’epoca non facile. Adesso siamo in una nuova fase, in cui è necessario un cambiamento anche in termini di leadership, per far sì che il brand possa spiccare il volo ancora più in alto». Il punto di partenza è un fatturato che nel 2019 ha toccato i 93,8 milioni di euro, generati da oltre 140 monomarca e shop-inshop, che nel mondo portano il “mediterranean lifestyle” su cui da sempre scommette il brand.



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FUORISERIE for

INNOVAZIONE CONTINUA E PERSONALIZZAZIONE ESTREMA PER ESSERE SEMPRE UN PASSO AVANTI CON MICHELE RUFFIN, IMPRENDITORE VISIONARIO CON 40 ANNI DI ESPERIENZA ALLE SPALLE, ALLA SCOPERTA DI FUORISERIE: UN NUOVO PROGETTO 100% MADE IN ITALY DOVE TUTTO, DAL PRODOTTO ALLE STRATEGIE, È IMPRONTATO A UN CONCETTO DI NUOVO LUSSO FATTO DI UNICITÀ, IDENTITÀ, PERSONALIZZAZIONE E SOSTENIBILITÀ Fuoriserie, ossia “un baule pieno di significati”, come lo definisce il suo ideatore, Michele Ruffin. Un imprenditore che unisce un’esperienza quarantennale nella moda con l’entusiasmo di un ragazzo, quell’entusiasmo che già nel 2008 lo ha portato a registrare questo marchio, anche se dire marchio è riduttivo. La gestazione ha richiesto tempo, perché Ruffin non voleva buttarsi in qualcosa di approssimativo, che si confondesse con la massa. Ma dopo un primo test in Giappone nel 2018, con l’autunno-inverno 2019/2020 il momento del debutto è arrivato, grazie a due “genitori” aziendali - le società Okinawa Operations e Smart Materials - e a una newco 100% made in Italy, 20Zero1. La presentazione agli investitori è avvenuta lo scorso 20 febbraio, a Milano presso Ceresio 7, davanti a oltre 150 persone. Più recentemente, il 24 settembre in piena fashion week milanese, stakeholder, buyer e altri addetti ai lavori si sono ritrovati nello studio del fotografo Giovanni Gastel, in via Tortona, per toccare con mano la collezione attraverso visite esclusive e sicure. Fuoriserie significa sneaker, T-shirt, jeans e borse, in un’ottica di private fashion, una moda diversa da tutte e inimitabile cui lo stesso Gastel ha dato il proprio contributo, realizzando una capsule. La parola d’ordine è personalizzazione estrema, l’essenza del vero lusso. “Ogni prodotto - chiarisce Ruffin - per noi è un fuori serie”. “Siamo veneti - aggiunge con orgoglio - e alimentiamo ogni giorno il made in Italy. Restiamo so-

gnatori ostinati e realizzatori inarrestabili. Il prototipo ci esalta, perché la mission che ci poniamo è fare di ogni cliente un brand”. Al di là dell’estetica e della perfetta vestibilità di abiti e calzature, un punto fermo è la sostenibilità. Del resto, per l’imprenditore la ricerca sulle materie prime è da sempre un’ossessione. Così Fuoriserie rifiuta i materiali non certificati e abbraccia quelli compostabili e riutilizzabili, a partire dalle cellulose vegetali, fino alle pelli ecologiche e atossiche. Un capitolo a parte è riservato al guado: cinque anni fa Ruffin ha inaugurato una filiera ecosostenibile per la coltivazione di questa rara pianta, dalla quale si ricava un blu unico nel suo genere, ideale per il denim e non solo. Il blu che contraddistingue le creazioni firmate Fuoriserie. Il “baule pieno di significati” di cui si parlava all’inizio non è solo una metafora, ma una

www.fuoriserie.it

realtà: nei negozi i modelli vengono presentati in una speciale “scatola magica”, perché in questo progetto nulla è lasciato al caso e tutto sorprende, in ambito fisico ma anche virtuale. Mentre è prossimo il lancio di una showroom digitale dove le componenti sogno e matericità andranno di pari passo con la fruibilità, la app di Fuoriserie libera la fantasia dei clienti, grazie a uno speciale configuratore di prodotti, trasformandosi in uno strumento operativo per la realizzazione dei prototipi e, in parallelo, per la finalizzazione degli ordini. Un importante tassello di un percorso di digitalizzazione in progress è la piattaforma e-commerce, all’insegna di un viaggio esclusivo per l’utente e di una raccolta mirata di dati per l’azienda. Dalla partnership con lo studioMarani, infine, scaturisce una comunicazione sempre pensata per mettere al centro i valori di un mondo di cui il prodotto è l’emblema e la creatività controcorrente è l’essenza. Intanto Ruffin non si ferma. “Insieme ai partner coinvolti - conclude - abbiamo ancora tante capacità e potenzialità meravigliose da esplorare. In futuro Fuoriserie significherà nuovi prodotti, dai profumi all’occhialeria, co-branding con stilisti e artisti, sperimentazioni di materiali inediti. La showroom di via Tortona, nostro quartier generale, e quella virtuale saranno due facce della stessa medaglia. Per noi questa è la rinascita della moda, gettando un ponte tra la generazione dei maestri degli anni Ottanta e quella dei nostri figli”.


STRATEGIA ONLINE

PITTI CONNECT Pitti Uomo, Bimbo e Filati Parlano gli espositori

Sì alla piattaforma online, ma tutti aspettano la fiera fisica

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Il nuovo format di fiera digital ha consentito a Pitti Immagine di continuare a mantenere vivo il dialogo tra espositori e buyer in uno scenario critico, anche se l'auspicio da parte delle aziende è di tornare presto alla normalità, incrementando l’approccio phygital DI CARLA MERCURIO

Grandi assenti nel calendario delle fiere estive, dopo che Milano Unica, White, Micam, Mipel, TheOneMilano e Homi Fashion&Jewels hanno deciso di sfidare i rischi del Covid e di tornare alla rassegna fisica, i saloni di Pitti Immagine (Uomo, Bimbo, Filati, Fragranze e Super) hanno optato per l’esordiente piattaforma Pitti Connect, che avrebbe dovuto debuttare il prossimo anno, ma che è stata messa a punto in corsa, in tempo per il 16 luglio. Il nuovo format di fiera digital, caratterizzato dall’impostazione editoriale con molti contenuti ed eventi speciali, ha consentito agli organizzatori di continuare a mantenere vivo il dialogo tra espositori e buyer, anche in uno scenario critico, aggiungendo spunti, idee e funzionalità al precedente e-Pitti.com. Ma tutti si augurano che sia una fase interlocutoria, in attesa della rassegna fisica, prevista per il prossimo gennaio, quando offiline e online dovrebbero tornare in affiancamento. Un’esperienza, quella di Pitti Connect, che non è ancora terminata al momento di andare in stampa, ma che ha già messo in luce pregi e alcune criticità. In generale

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1. 2. 3. Alcuni screenshot tratti dal nuovo portale Pitti Connect, che ha debuttato lo scorso luglio

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tutti gli espositori interpellati da Fashion ritengono necessario un supporto digitale più strutturato, in assenza della manifestazione fisica, in grado di garantire un percorso che arrivi fino al carrello. Un discorso quanto mai valido per le aziende di piccole dimensioni. Anche se infatti molti si sono organizzati con le proprie showroom digitali, non tutti i player hanno avuto la forza

533 in totale gli espositori per le fiere Pitti Uomo, Bimbo, Filati, Fragranze e Super economica per attivare un simile servizio. Basti pensare che oltre il 40% degli espositori di Pitti Uomo ha un fatturato sotto i 5 milioni di euro. «La piattaforma ha dato la possibilità ai brand di essere parte di una community, anche senza la presenza a Firenze. Sicuramente è stata di aiuto, soprattutto per le realtà più piccole, la possibilità di effettuare pre-ordini all’interno della piattaforma nelle pagine dedicate ai brand - confermano da Lardini, azienda che ha

potuto contare anche sul proprio portale B2B interno, realizzato in precedenza -. Troviamo però che i profili digitali dei brand, seppure evoluti rispetto al precedente sito, manchino di personalizzazione risultando un po’ standardizzati. Il portale risulta sicuramente modernizzato e con maggiori contenuti rispetto al precedente, ma il caricamento dei materiali deve essere migliorato. L’aspettativa per il futuro è la riproduzione in 3D di stand virtuali». Per Dario Predonzan, coo di Levitas, cui fa capo il marchio Bikkembergs (attrezzato anche con una showroom digitale propria), il punto di forza di Pitti Connect è lo stesso delle fiere fisiche, ossia l’internazionalizzazione. Le criticità, invece, «sono legate all’esperienza di navigazione che, come tutte le piattaforme di questo tipo, non consente di mettere in luce in maniera immediata il prodotto/brand». Ad esempio, prosegue, «se con l’allestimento fisico solitamente si riesce ad attirare l’attenzione dei visitatori, con la navigazione virtuale, dove la scrematura avviene solo attraverso la nomenclatura della label, ciò non è possibile». Giudizio positivo, quasi 41


STRATEGIA ONLINE

senza riserve, per Giacomo Serrati, sales manager di Tatras: «Un’idea valida con un concept all’avanguardia, anche se ci vorrà un po’ di tempo per rodare una piattaforma che nasce già molto efficiente, considerando che gli organizzatori hanno dovuto anticiparne il lancio. Tra i punti di forza l’approccio moderno, social e l’interessante storytelling. Un unico neo, alcune piccole imperfezioni tecniche». «Purtroppo - ammette Serrati - l’esperienza non ci è stata molto utile dal punto di vista degli ordini e dei nuovi contatti, perché quest’anno abbiamo iniziato la campagna vendite molto in ritardo, avendo ricevuto i campionari a fine luglio, e abbiamo dovuto chiuderla molto presto, per avere il tempo di avviare il processo produttivo, che in questo momento presenta diverse incognite». «La forza di Pitti Connect sarebbe la potenziale capacità di mettere in comunicazione l’azienda con nuovi clienti, che magari di questi tempi sarebbero stati impossibilitati a participare al Pitti - è il parere di Enzo Fusco di Fgf Industry, presente alla rassegna digital con i marchi Blauer e Ten C -. Purtroppo, in concreto, non c’è stata una grande affluenza di questo tipo di clientela». Un altro punto debole, aggiunge, «è la mancanza di un contatto diretto con il soggetto che ha chiesto l’autorizzazione a visionare il catalogo, potendo accedere solo al nominativo e al Paese di provenienza, senza numero di telefono o

mail da poter contattare. Aspetti su cui lavorare per il futuro». Dal fronte Pitti Bimbo Sara Vercesi, direttore commerciale di Gimel, presente sulla piattaforma con le label Philosophy di Lorenzo Serafini Kids ed Ermanno Scervino Junior, dice la sua sulla rassegna: «La piattaforma è stata apprezzata dai buyer italiani e internazionali. Sicuramente l’ampiezza di contenuti è un grande punto di forza, mentre la maggiore criticità è data dall’impossibilità di toccare con mano e apprezzare dal vivo determinate lavorazioni. Un aspetto, quest’ultimo, che va a svantag-

Dal prossimo gennaio si prevede di tornare alla normalità, con la fiera online integrata con il salone fisico gio soprattutto dei capi più preziosi e del know how italiano». Per quanto riguarda gli ordini, l’azienda del childrenswear si è organizzata autonomamente con una sua piattaforma virtuale, ma ha trovato utile il portale per «acquisire nuovi contatti e offrire ulteriore visibilità ad alcuni dei propri marchi in portafoglio». Mood favorevole dal mondo dei filati: «L’approccio a Pitti Connect è stato positivo in termini di visibilità e ciò aiuta in questo momento di difficoltà a sostenere i marchi», spiega Paola Rossi di Zegna Baruffa-Lane

RAFFAELLO NAPOLEONE

«Niente rimpianti per la rassegna fisica. Ora puntiamo su gennaio 2021» «Non abbiamo rimpianti per la decisione di annullare la rassegna fisica, che avevamo programmato per settembre - racconta Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine -. A giugno ci siamo ritrovati con circa 300 adesioni e abbiamo capito che sarebbe stato uno sforzo inutile procedere con l’organizzazione, perché per noi era corretto avere almeno il 40-50% degli espositori, mentre eravamo arrivati al 20%. Un’analisi effettuata, inoltre, ci ha rivelato che dall’estero non sarebbero arrivati i buyer. In definitiva sarebbe stato uno sforzo inutile». «Il riscontro di Pitti Connect è invece positivo - prosegue Napoleone -. Abbiamo fatto un lavoro enorme per riuscire a partire lo scorso 16 luglio, considerando che l'esordio della nuova piattaforma era previsto per

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gennaio 2021 e tenendo presente che molti campionari all'inizio non erano ancora pronti e sono stati quindi caricati a inizio settembre. L'obiettivo è stato replicare nel digitale l'esperienza delle rassegne fisiche e ciò ha comportato un lavoro enorme, con parecchi contenuti editoriali, che ci ha visti attivi anche nel mese di agosto, anche se, contrariamente a quanto ci aspettavamo, è stato un mese molto fermo». Al momento di andare in stampa sono 533 gli espositori per le fiere Uomo e Bimbo (in chiusura

Borgosesia. Per l’azienda, che lo scorso giugno ha debuttato con una propria piattaforma online e che si è affidata ai propri agenti per portare la collezione ai clienti, la rassegna non è stata occasione di nuovi contatti rispetto a quelli usuali e conosciuti. I responsabili Italia ed estero di Zegna Baruffa-Lane Borgosesia dichiarano di non avere avuto esiti per ordini di campionatura ma, sottolinea Rossi, «la nostra è un’azienda capillarizzata nel mercato e i nostri clienti sono abituati a ricevere un servizio ben organizzato, che prevede l’invio di materiali in tempi brevissimi, campionature da stock service e altro ancora». Per tutti, ora, l’aspettativa è di tornare alla normalità dal prossimo gennaio, con la fiera fisica en ensemble con la nuova piattaforma. Ma non mancano i dubbi: «Il rischio maggiore sarebbe quello di non avere un’importante affluenza di presenze estere - paventa Enzo Fusco -. Purtroppo abbiamo già visto che Paesi come Russia, Usa, Cina e Corea, davanti alle criticità legate al virus, chiudono subito i confini. Con questo scenario verrebbero toccate proprio tutte quelle aziende che scelgono di partecipare al salone per incrementare il proprio mercato estero. Se a gennaio lo scenario fosse quello di oggi, pensiamo che le difficoltà di organizzare una fiera fisica potrebbero essere talmente importanti per gestione, costi e per l’altissimo rischio di eventuali contagi che forse, quasi, converrebbe valutare di posticiparla ancora». 

il 9 ottobre), Filati, Fragranze e Super (al termine il 30 dello stesso mese), per un totale di 6.500 buyer, di cui 3.972 per l'uomo (1.625 esteri e 2.347 italiani). Sono state oltre un milione le pagine visualizzate, 275mila le visite effettuate con un tempo medio di 2,11 minuti, rispetto agli 1,20 di e-Pitti.com, e 33 secondi di tempo medio per singola pagina, con un tasso di abbandono del 10%. Il 44% dei collegamenti è avvenuto da desktop, il 49% da mobile e il 7% da tablet. Mentre si tracciano i primi bilanci della nuova iniziativa, per gli organizzatori è anche il momento di guardare avanti: «L’esperienza di Pitti Connect proseguirà la prossima stagione, integrata con la fiera fisica, per cui abbiamo già iniziato a diramare gli inviti. Salvo imprevisti, contiamo di essere in calendario dal gennaio del 2021». Intanto si pensa agli opportuni aggiustamenti sul format di Pitti Connect, con una significativa novità: «Per questa prima edizione abbiamo scelto di far combaciare le date dei saloni con quelle delle campagne vendita, ma dalla prossima saremo online tutto l’anno», annuncia Napoleone.



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STRATEGIA RIPARTENZA TESSILE

MILANO UNICA Prima fiera in presenza Il punto con gli espositori

Funzionalità nel prodotto, strategie omnicanale: ecco il new normal dei tessuti

Dopo un semestre costellato di segni meno, prove di ripartenza durante Milano Unica per il tessile. Vanno meglio gli articoli d'impronta sportiva di quelli fashion, in un mercato che chiede alle aziende di essere "incredibili" su ogni fronte DI ALESSANDRA BIGOTTA

Milano Unica, prima fiera in presenza di settembre, è stata all'insegna di numeri definiti soddisfacenti dagli organizzatori - 207 gli espositori, e 2.400, di cui 400 estere, le aziende visitatrici -, che hanno in parte sollevato gli animi, dopo i dati diffusi alla vigilia del salone. Nei primi sei mesi del 2020 la produzione industriale della tessitura ortogonale (trama-ordito) ha incassato un -25,1%, con quella a maglia a -31,7%. L'export è arretrato del 34,4%, con i flussi versi Cina e Hong Kong che da gennaio a maggio si sono ridotti rispettivamente del 41,6% e del 51,5%. Segni meno che gli imprenditori del comparto hanno vissuto sulla propria pelle. Il primo segnale di una ritrovata vitalità è stato proprio con il salone, «un'occasione importante - ha detto il neo-presidente di Milano Unica, Alessandro Barberis Canonico durante l'inaugurazione, alla presenza del ministro Di Maio - perché dobbiamo stare uniti per essere unici, ragionando in un'ottica di lungo periodo». «È stata l' "edizione degli audaci" - riflette Andrea Crespi, direttore generale di Eurojersey, cui fanno capo i tessuti Sensitive Fabrics -. Il risultato è stato migliore delle aspet-

Compratrici alla 31esima edizione di Milano Unica a Fieramilano Rho, cui sono intervenute 2.400 aziende visitatrici. Preponderanti le presenze italiane, ma non sono mancati 400 player esteri

tative». Questo anche se, come fa notare Gaetano Lanfranchi, ceo della Giovanni Lanfranchi (cui fa capo il marchio di zip Lampo) «si è sentita la mancanza dei portavoce dei clienti "big", dal momento che i protocolli aziendali in queste aziende sono tuttora stringenti su visite e incontri. Devo dire però che, oltre alle presenze italiane, se ne sono viste anche di estere, soprattutto dal Nord Europa».

La pandemia ha impattato sul comparto con oltre -34% nell'export dei primi sei mesi «Tutti ricorderemo questa Milano Unica - aggiunge Alessandro Cannas, a.d. del Lanificio F.lli Cerruti dal 1881 - la prima grande manifestazione a ripartire, con entusiasmo e determinazione. L'affluenza? Più che soddisfacente». I compratori sono andati alla ricerca di innovazione e creatività, «elementi sui quali abbiamo lavorato molto per l'autunno-inverno 2021/2022 - informa Cannas - reinterpretando per esempio i pettinati in chiave jacquard per

rivitalizzare l'abito o proponendo fantasie inusuali per i cappotti doppi in cashmere o in mista con lana. Come ama ripetere il presidente Nino Cerruti, questo è il momento di osare, anzi di essere "incredibili"». «Prima predominava l'esigenza di un acquisto emozionale - osserva Andrea Crespi di Eurojersey -. La pandemia ha imposto un repentino cambio di rotta e ora l'attenzione si concentra sui materiali funzionali e performanti. Per questo abbiamo puntato, tra le novità, su Sensitive Power Evo, un tessuto adatto al concetto di pantaloni multitasking, e anche sulla stampa con bioceramica, che stimola il sistema microcircolatorio rafforzando il metabolismo». Luigi Banci, amministratore delegato di Pontetorto - realtà del distretto pratese che ha recentemente lanciato insieme a HeiQ una produzione di tessuti con il trattamento virucida Viroblock - si riallaccia alle riflessioni di Crespi. «La Pontetorto ha due anime, una fashion e l'altra legata allo sport tecnico, visto che siamo stati pionieri a livello europeo nel settore pile afferma -. Il lockdown e i mesi successivi hanno visto una spiccata sofferenza della parte moda, mentre quella sportiva tutto 45


STRATEGIE RIPARTENZA TESSILE

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Nelle foto, novità per l'autunno-inverno 2021/2022 viste a Milano Unica 1. Palette soft per Pontetorto 2. Un close up sulla collezione del Lanificio F.lli Cerruti dal 1881 3. Proposte di Nastrotex-Cufra 4. Una zip di Lampo, brand della Giovanni Lanfranchi 5. Una proposta della linea Sensitive Fabrics di Eurojersey SALONI TESSILI IN PROGRESS

Il futuro è uno scenario fluido 5

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sommato ha contenuto le perdite. Ricerca e sostenibilità sono gli ambiti sui quali ci stiamo concentrando di più, con i nylon riciclati, i materiali ottenuti dalle reti da pesca e altro. Ormai siamo alla settima certificazione». Da Vitale Barberis Canonico sono state scelte per alcune delle stoffe iconiche lane non sottili, piene, elastiche e nervose, garanzia di performance e ingualcibilità. Ma il prodotto è solo una delle componenti di un'evoluzione più profonda, che coinvolge diversi aspetti della gestione aziendale. Il distanziamento e le restrizioni sui viaggi hanno innanzitutto accelerato gli investimenti sull'online e la stessa Vitale Barberis Canonico è una delle aziende che hanno presentato all'interno del proprio stand la collezione digitale. «Per quanto ci riguarda, abbiamo aderito alla piattaforma e-MilanoUnica Connect ma non basta: anche come azienda ci siamo dovuti attrezzare meglio sul fronte omnicanalità ed è solo l'inizio», informa Roberto Cucchi di Nastrotex-Cufra (nastri elastici). Durante la fiera il Lanificio F.lli Cerruti ha attivato un live streaming su YouTube, Facebook e WeChat: un progetto battezzato Cerruti Unica Experience, grazie al quale sia gli addetti ai lavori, sia studenti e appassionati, hanno potuto seguire la diretta del salo-

ne. Ai tempi del lockdown l'azienda aveva lanciato le collezioni contactless dei Fabric Portraits, i webinar con le sartorie internazionali e Cerruti The Eye-Sogni e visioni tra stoffe e dintorni, dialoghi destinati a designer e Fabric maniac per indagare il rapporto tra creatività e tessuti. «Come la valle della filiera - commenta Alessandro Cannas - anche noi siamo coinvolti nell'iter da monochannel a multichannel, fino a omnichannel». Intanto si ritarano scadenze e priorità. «Abbiamo attivato linee di produzione più rapide - spiega Gaetano Lanfranchi - perché prevediamo che vivremo una stagione convulsa e popolata di ordini urgenti, trasmessi all'ultimo minuto». «Occorrerà pensare più alla qualità che alla quantità, incrementando il custom made», aggiunge Andrea Crespi di Eurojersey. Le aziende si aspettano un supporto più forte da parte del governo, riassumibile in tre punti: il sostegno alle vendite estere, la riattivazione del Tavolo della Moda e non abbassare la guardia in tema di regole di reciprocità su import ed export. «Ci aiuta il fatto di essere un comparto resiliente, con il più alto tasso di rinnovamento di prodotto e processo», ha ricordato al salone il presidente di Sistema Moda Italia, Marino Vago. 

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Mentre Milano Unica ha riattivato il proprio evento fisico, investendo in parallelo su e-MilanoUnica Connect, e in Germania gli organizzatori di Munich Fabric Start hanno sperimentato il format, sempre in presenza, Fabric Days, la Francia ha preferito giocarsi la stagione solo in digitale, per lo meno per quanto riguarda le grandi rassegne Texworld e Première Vision Paris: la prima annuncia un riposizionamento attraverso il progetto Texworld Evolution Paris e la seconda tira le fila del suo digital show di settembre, che ha fatto da vetrina a 1.675 espositori, le cui oltre 43mila referenze per l'autunno-inverno 2021/2022 sono state visionate da 19.500 visitatori unici. Ma ciò non significa che in Francia non ci siano stati eventi fisici: nelle stesse date in cui avrebbe dovuto svolgersi Première Vision, ha esordito a Parigi il Paris Fabric Show con una cinquantina di espositori, tra rappresentanti e brand, in un clima «a misura d'uomo». Anche in Italia acquistano risonanza eventi di dimensioni ridotte, organizzati localmente da agenti: tra questi il Gater in Emilia-Romagna e Link, che fa capo a Studio Penta a Milano.


A FIERAMILANO RHO

Saloni #strongertogether con oltre 16mila buyer, il 25% esteri Micam Milano, Mipel, TheOneMilano Special featured by Micam, Lineapelle-A New Point of View, Homi Fashion&Jewels e, a Firenze, DaTe insieme per la ripartenza Micam Milano (calzature), Mipel (pelletteria), TheOneMilano Special featured by Micam (haut-à-porter donna), Lineapelle con il nuovo format A New Point of View (semilavorati in pelle), Homi Fashion & Jewels (bijoux, gioielli, accessori moda): una presenza sinergica a Fieramilano Rho nei giorni della fashion week, che ha dato i suoi frutti. Sono stati infatti oltre 16mila i buyer che hanno partecipato a queste manifestazioni, credendo nella ripartenza di settori strategici per il made in Italy. Anche Firenze ha dato il proprio contributo al movimento #strongertogether - hashtag coniato in occasione di questo rilancio - portando alla ribalta della Leopolda DaTe, salone dell’eyewe-

ar cui sono intervenuti un migliaio di addetti ai lavori, anche stranieri. Del resto, tra i compratori che hanno visitato le manifestazioni milanesi il 25% proveniva dall’estero. Performance incoraggianti sono arrivate dai Paesi europei più vicini: Svizzera, Germania e Francia. «Per queste presenze - hanno sottolineato gli organizzatori - un ringraziamento particolare va al Maeci e a Ice Agenzia». Archiviate le fiere fisiche, gli strumenti digitali messi in atto dalle manifestazioni - applicazioni, smart catalogue e portali di business - permettono il proseguimento dei contatti fra espositori e compratori, superando così i limiti imposti dalle restrizioni ai viaggi internazionali. (a.t.)

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1. Una panoramica del Micam, salone di riferimento per il mondo della calzatura 2. Un particolare dello stand di Cuoio di Toscana a Lineapelle-A New Point of View

Xvcvcv che si studia come adattare la molecola al trattamento

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INNOVAZIONE TESSILE

WORK IN PROGRESS Dal medicale alla filiera fashion Tecnologie virobloccanti

Trattamenti anti-Covid: sono più i costi o i benefici?

Prima le mascherine ora i vestiti: la ricerca va avanti verso una protezione dal virus sempre più estesa. Tra pro e contro DI ELISABETTA FABBRI 1

Partita con urgenza in ambito medicale, agli inizi della pandemia, la ricerca nel segmento dei trattamenti anti-covid sta coinvolgendo la moda, a tutti i livelli della filiera, dai filati ai tessuti, fino al prodotto finito. Per ora siamo ai primi approcci e, stando agli addetti ai lavori, è prematuro pensare a un vero e proprio mercato, ma non è irrealistico immaginarlo. Mentre scriviamo, infatti, nel mondo si contano oltre 32 milioni di casi confermati di malati Covid (fonte: Oms) e per alcuni Paesi si torna a parlare di lockdown. Marzotto Wool Manufacturing, cui fanno capo i marchi Marzotto, Guabello, Marlane e Fratelli Tallia di Delfino, è tra le realtà che hanno innalzato il livello delle performance dei propri tessuti con la tecnologia ViralOff sviluppata da Polygiene, società svedese già nota per soluzioni antibatteriche e odour control, che ora ha esteso la gamma agli antivirali. Il principio attivo è dato dagli ioni d’argento uniti al biossido di titanio: insieme permettono di ridurre del 99% i virus sulla superficie in sole due ore dal momento del contatto. Le prestazioni sono state testate ai sensi della norma Iso18184:2019 e i tessuti così trattati, come garantiscono dal gruppo di Valdagno (Vi), possono essere utilizzati a contatto con la pelle, non interferiscono con la flora batterica naturale, né incidono sulla morbidezza 48

delle stoffe. Inoltre si tratta di un trattamento duraturo, attivo anche dopo il lavaggio ad acqua o a secco. La tecnologia è realizzata nel rispetto dell’ecosistema: gli ingredienti chimici, tutti made in Ue, prevedono un impiego ridotto di risorse, in conformità delle normative ambientali e la loro applicazione, in fase di finissaggio, permette l’applicazione anche di altri trattamenti senza l’utilizzo

I nuovi trattamenti riducono del 99% i virus sulla superficie in sole due ore dal contatto di ulteriore acqua ed energia. «Crediamo molto nelle performance tecniche dei nostri tessuti - dichiara Giorgio Todesco, ceo di Marzotto Wool Manufactoring - e, a oggi, ViralOff è il primo trattamento a passare il test Iso per il virus Sars-CoV-1». Quanto al riscontro del pubblico, dopo la presentazione all’edizione di Milano Unica di settembre Todesco dice: «Si conferma l’interesse da parte dei mercati asiatici e sempre di più anche degli europei, come l'Italia e la Germania». Tutta una questione di costi? «L’incidenza del trattamento sul prezzo finale - stima Todesco - è fra il 7% e 10%, a seconda del tipo di articolo».Nel comasco, Fasac propone l’applicazione del tratta-

mento ViralOff su tutte le proprie collezioni di tessuti per abbigliamento, arredamento e accessori (in seta, cotone, lino, viscosa, nylon, poliestere). «Di certo - afferma Fabio Mariotti, general manager dell’azienda tessile - le proposte antivirus interessano e incuriosiscono ma, al momento, non si stanno traducendo in ordini significativi». L’indecisione dei marchi della moda è dettata da una serie di dubbi leciti. «C’è chi ritiene che - racconta Mariotti - se si opta per un’offerta di abbigliamento antivirale non si può essere parziali: la collezione o è tutta trattata oppure no, il concetto di capsule collection non ha senso». C’è inoltre un problema di timing. «Noi - osserva Mariotti - abbiamo appena presentato i tessuti antivirus autunno-inverno 2021/2022, per l’abbigliamento che sarà venduto in negozio dal prossimo settembre, ma al momento nessuno può immaginare quale sarà la situazione in quel periodo». Quanto al prezzo, il manager spiega: «Cambia a seconda del tipo di tessuto, in particolare del peso: in media si parla del 10-15% in più, rispetto a un tessuto analogo non trattato. La parte più costosa riguarda i componenti chimici mentre l’applicazione, durante il finissaggio, ha un’incidenza inferiore». Un altro aspetto è la durata del trattamento ai lavaggi. ViralOff ha due componenti - una antibatterica permanente e un’altra antivirale che,


1. Le giacche virobloccanti Just5 2. Un tessuto Fasac per l'autunno-inverno 2021/2022 3. Alcune proposte Fratelli Piacenza presentate a Milano Unica 4. Un tessuto Luxury Jersey: l'azienda impiega Viroblock di HeiQ

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stando ai test, resiste a 15-20 lavaggi circa, quindi si può parlare di effetto “barriera” di lungo periodo se si tratta di un cappotto, per un tempo limitato nel caso di una camicia in seta. Fratelli Piacenza ha invece rafforzato la collaborazione di lunga data con la svizzera HeiQ, optando per un trattamento antivirale e antimicrobico testato contro il coronavirus che incorpora la tecnologia Hei Viroblock NPJ03. «I dati dimostrano una riduzione dell’infettività virale superiore al 99,99% - specificano dal lanificio biellese -. Nel nostro settore è di fondamentale importanza essere al passo con i tempi, per questo ci siamo attivati tempestivamente nel ricercare la migliore tecnologia esistente, che abbiamo testato su diverse categorie di prodotto, dall’abito alla giacca fino al cappotto». HeiQ è uno specialista delle tecnologie tessili nato come spin-off dell’Eth (il Politecnico Federale di Zurigo), che nel 2020 ha vinto lo Swiss Technology Award e lo Swiss Environmental Award. Per stoppare il virus combina due tecnologie: una a vescicole sferiche grasse (liposomi), in grado di aggredire lo strato più esterno dei virus che, come il coronavirus, sono rivestiti da pericapside lipidico; un’altra all’argento, che inibisce la replica di batteri e virus. Albini Group lo ha scelto come partner

per la linea ViroFormula, indicata per la produzione di camicie, giacche e pantaloni. L’effetto del finissaggio, come precisano dal gruppo bergamasco, dura fino a 30 lavaggi. Luxury Jersey ha sviluppato una serie di tessuti connotati da un alto grado di comfort, che possono applicare il trattamento Viroblock. «Al momento - spiega il ceo Federico Boselli - notiamo un vivo

Per i tessuti anti-virus si parla di un prezzo del 10-15% in più interesse e una grande richiesta di informazioni e di campioni. Ovviamente speriamo che ciò si trasformi in ordini di produzione a breve termine». «Le maggiori perplessità dei potenziali clienti - racconta - sono legate al costo aggiuntivo legato al trattamento Viroblock, tra 1 e 2 euro al metro in più, a seconda della tipologia del materiale. Sulla “bontà” del prodotto, invece, non ho riscontrato particolari dubbi, anche perché in Internet si trova la documentazione che conferma quanto promette il nome». Lo stesso trattamento di HeiQ è stato impiegato per potenziare il filato Q-Skin di Fulgar, un nylon già batteriostatico (al suo interno è presente un ingrediente agli ioni d’argen-

MISUNDERSTANDING PERICOLOSI

Antibatterico non significa antivirus

All'istituto di certificazione e testing Centrocot di Busto Arsizio (Va) stanno continuando a fare molte prove di efficacia antibatterica su tessuti di ogni tipo, mentre il segmento antivirale è marginale e legato principalmente al medicale. «Abbiamo avuto parecchie richieste per effettuare prove di trattamenti antivirali - ammette Giovanni Tanchis, responsabile del Laboratorio di Microbiologia Tessile di Centrocot - ma per soddisfarle tutte avremmo dovuto realizzare un laboratorio ad hoc». Infatti, il tipo di test da eseguire per un antivirale è completamente diverso da quello per un antibatterico e antibatterico non significa affatto antivirale, così come non vanno confusi batteri con virus. I batteri sono microrganismi unicellulari in grado di riprodursi autonomamente nell’ambiente e in vari tessuti del corpo umano. I virus sono microorganismi costituiti da materiale genetico, Dna o Rna, racchiuso in un involucro di proteine e, spesso, anche in una membrana più esterna di grassi e proteine, che si replicano esclusivamente all’interno di cellule dei tessuti di un organismo (fonte: Istituto Superiore della Sanità). «Nel tessile antibatterico specifica Tanchis - si utilizzano batteri direttamente sul tessuto, per poter vedere quanto riescono a crescere. Nel caso dei virus, il sistema è basato sulle culture cellulari e prevede un’analisi più complessa». «A oggi - ricorda - gli scienziati non sono ancora riusciti a stabilire quanto il coronavirus viva su una superficie, anche perché un conto è la prova di laboratorio, un altro è l’ambiente esterno». «Si sa però che un virus all’aria aperta tende a denaturarsi e all’esterno di un organismo vive molto poco - prosegue -. Quindi su un tessuto non trattato si disattiva comunque in un certo tempo». Il trattamento antivirale, per essere performante, deve disattivare il virus su un tessuto in un tempo breve. In più va testata la sua biocompatibilità, cioè che non danneggi la salute di chi lo indossa. Sui potenziali danni all’ambiente Tanchis tranquillizza: «Le quantità in gioco sono ridotte, il rischio mi sembra contenuto».

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INNOVAZIONE TESSILE

1. Check di Marzotto Wool Manufacturing, trattato con ViralOff 2. La ricerca nei laboratori RadiciGroup

ANTIVIRALI PER IL TESSILE I principi attivi di cui si parla* CLORURO DI ARGENTO BIOSSIDO DI TITANIO COMPOSTI DI AMMONIO QUATERNARIO ARGENTO ADSORBITO SU BIOSSIDO DI SILICIO POLIETERAMINA – EPICLORIDRINA “VESCICOLE” LIPIDICHE *Fonte: blog.sandroni.it, curato da Piero Sandroni, ingegnere chimico presidente dell'azienda di tintoria e finissaggio C.Sandroni & C.

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to). Inoltre è uno dei plus della giacca virobloccante Just5, frutto della collaborazione tra cinque aziende: la svizzera HeiQ ma anche la torinese 2A-Nyguard, che ha realizzato cerniere che si auto-igienizzano a pochi minuti di distanza da quando vengono toccate, l’inglese Coats ProtectV, che ha prodotto il filo delle cuciture, antivirale e antimicrobico, la bergamasca Sitip, fornitrice del tessuto dei polsini (elastici ed estensibili, per proteggere le mani quando si toccano superfici potenzialmente contaminate) e la veronese Windtex Vagotex, produttrice del tessuto traspirante, idrorepellente e antivento. Si pensa alla protezione anche nel mondo delle fodere: in maggio Tmr Cederna Fodere ha lanciato ViroProtect+, un finissaggio contro batteri e virus che può essere applicato a tutto il range dell’azienda (viscosa, cupro, acetato, seta e cotone). All’origine destinata al medicale e all’healthcare, la formula è stata reingegnerizzata per applicazioni nell’abbigliamento da lavoro, nelle uniformi e nella moda. Sulla base dei test, il trattamento resiste a più lavaggi a oltre 40 gradi e alla pulitura a secco, inoltre ha ottenuto tra le certificazioni la Iso18184:2019. In giugno, invece, Manifattura Italiana Cucirini-Mic ha presentato il trattamento antibatterico, fungicida e antivirale Safe per la produzione interna di filati. La procedura è stata approvata secondo lo standard Astm G21 (antimuffa) e Jis L 1902 (antibatterico), mentre le proprietà antivirali sono state provate in laboratori indipendenti. Il prodotto usato per igienizzare il filato è certificato Bluesign e dermatologicamente testato da Allergy UK. «Non possiamo rimanere fermi - commenta Tommaso Cumerlato,

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direttore commerciale e partner di Mic -. L’innovazione per soddisfare le richieste di mercato ci mette alla prova, permettendoci di crescere in competenze e professionalità, come dimostra lo sviluppo di Safe». Il trattamento di Mic è compatibile con tutte le fibre (sintetiche, artificiali e naturali) e con gli altri trattamenti offerti dall’azienda tra i quali quello idrorepellente Pfc-free. Indicato per fili in ambito tecnico e sportivo, non va a impattare sulle caratteristiche e la solidità dei filati trattati. Nemmeno il produttore di fibre sintetiche RadiciGroup, tra i maggiori operatori

Nelle fibre sintetiche si studia come adattare la molecola al trattamento europei del tessile tecnico, resta indifferente al tema anti-Covid, che sta approcciando come una sfida. «C’è interesse - afferma Marco De Silvestri, marketing director di RadiciGroup Comfort Fibres - e noi non possiamo starne fuori. Ci siamo già mossi in ambito medicale e stiamo facendo una serie di valutazioni per eventualmente spaziare nel tessile per abbigliamento, perché un po’ di richiesta c’è ma non è un business core per noi e ci sono pro e contro». «Se parliamo di filo

- spiega - il trattamento incide sull’intera sezione mentre nel tessuto non permea le fibre, interessa solo lo strato esterno, ma si hanno meno sprechi. Inoltre per determinati virus sembra funzionare una certa tecnologia, ma il trattamento tende comunque a svanire dopo alcuni lavaggi. Nel caso dei camici protettivi monouso, può avere un senso, mentre un capo di abbigliamento non deve essere usa e getta». «Servirebbe un qualcosa - prosegue - nella matrice polimerica, durante la lavorazione del filo, come avviene già nel caso dei filati antibatterici. Bisogna adattare la molecola al trattamento: è quello su cui stiamo lavorando, una sfida complessa». I clienti diretti del gruppo non sono i brand bensì i trasformatori, soprattutto europei. «Immagino che la domanda a valle riguardi un po’ tutto l’abbigliamento - dice De Silvesti -. Noi al momento percepiamo più che altro della curiosità intorno al tema». Come spiega l'esperto di RadiciGroup, l’incidenza del trattamento sul prezzo dipende dal tipo di additivo usato e dalla resa produttiva. «Il costo - precisa - ne limita l’applicazione ma si spalma sulla filiera: per esempio, se il ricarico a monte è del 50% si parla di un +5% sul capo finito». «Anche il tema forte della sostenibilità - fa notare - ha un peso: gli ioni d’argento di alcuni antivirus si disperdono con i lavaggi, nel caso di trattamento superficiale, mentre se sono nella matrice polimerica la dispersione è ridotta». E ancora non si conoscono gli effetti di una loro dispersione nell’acqua. «Va capito il male minore - conclude De Silvestri -. Bisognerà fare un'attenta valutazione fra costi e benefici». ■

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La ripartenza del retail secondo Cegid: cosa aspettarsi dal new normal? Reduci dalla prima CEO Roundtable virtuale del 17 settembre 2020 e pronti per l’evento fisico del 29 di ottobre, che rivedrà Cegid tra i protagonisti, il Country Manager Cegid per il Sud Europa Mario Davalli racconta come il Gruppo Internazionale tra i principali fornitori di soluzioni di business management per professionisti del mondo retail stia supportanto i propri clienti in questa fase così delicata.

1. Come mantenere alto il livello di customer experience durante la situazione attuale?

2. Quali sono i prerequisiti per sviluppare una strategia omnichannel efficace?

Per i retailer ci sarà un “prima” e un “dopo” 2020: sicuramente i retailer continueranno a puntare ad una shopping experience sempre più omogenea, ma le priorità sono radicalmente cambiate. Sul lungo periodo bisogna ripensare e reinventare la customer experience, nel breve adattarsi immediatamente al “new normal” controllando il traffico in negozio, fornendo allo staff vendita gli strumenti necessari, pensare al click & collect, ship from store etc.. tanti elementi che i retailer non si possono più permettere di ignorare.

Ci sono aspetti chiave da considerare: i retailer che offrono ship from store, click & collect o e-booking devono garantire la profittabilità, devono gestire il tutto con un adeguato OMS (Order Management System) che fornisce una visione unica dello stock, dei prodotti, dei clienti e degli acquisti. Per esempio: è più profittevole (per il retailer) consegnare un prodotto da un negozio che ha uno stock di 10 articoli rispetto a uno store locale con 1 prodotto disponibile.

Dai primi mesi di quest’anno, con l’arrivo della crisi dovuta al Covid-19, possiamo affermare che l’omnichannel non sia più un optional: è un core business essenziale. I retailer che sono in ritardo sull’implementazione delle strategie omnichannel (come click & collect, ship from store, ebooking, appuntamenti personali online o in store ) devono accelerare. Rimane chiaro che la disposizione dei dati, la visione unificata dello stock e dei propri clienti non sono più servizi “in”, ma necessità. In questo periodo così particolare Cegid supporta i retailer per far ripartire la loro attività attraverso tutti i canali, accelerando la trasformazione omnicanale e digitale grazie alla piattaforma di commercio unificato basata su cloud che include funzionalità quali gestione degli ordini, merchandising e gestione dell’inventario, POS digitale e mobile, Clienteling, CRM e analisi dei dati, disponibile in modalità SaaS o on-premise.

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INNOVAZIONE MODA POST COVID

1.Si chiama Face-Off ed è stata appena presentata all'ultima edizione di White: si tratta di una visiera fashion e protettiva insieme, con filtro solare e composta da tre lamine, in modo da essere fotocromatica o polarizzata, anti fog e resistente 2. La maglia con mascherina incorporata messa a punto da Cifra, azienda familiare di Verano Brianza che collabora con big dello sport come Nike, Adidas e Lululemon 3. Anche l'estetica interpreta i tempi che stiamo vivendo e porta in passerella look da guerrieri, attrezzati per sfidare il temuto Covid. Qui una proposta per la primavera-estate 2021 di Rick Owens, presentata durante l'ultima fashion week parigina

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SCENARI ESTETICI L'offensiva della fashion industry Il nuovo trend è la sicurezza

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Safe, multiuso, antispreco: la fashion revolution ai tempi del virus È il momento della security fashion, con nuove modellature e categorie di prodotto anticontagio, ma anche di capi “liquidi” e camaleontici, perfetti tra ufficio e home working, high performance e con una mission green DI ANGELA TOVAZZI

Che cosa è successo alla moda durante il lockdown lo sappiamo tutti: look perfetto dal busto in su per non sfigurare nei collegamenti su Zoom e, nei brevi tragitti tra cucina e salotto, solo un susseguirsi di tute, legging e felpe. Ma d’ora in avanti? Come sarà nel post Covid? Senza inoltrarci nel terreno del dilemma “revenge sì o no?”, per il settore si apre una pagina tutta da scrivere, dove cruciale diventa soddisfare valori ed esigenze resi prioritari dall’esperienza, incancellabile, dei mesi acuti della pandemia. Concetti come sicurezza, qualità, sostenibilità, comodità e trasversalità facevano parte del vocabolario anche pre-coronavirus, eppure oggi sembrano acquistare una profondità diversa, diventando terreno di gioco per i 54

veri innovatori. «Prima dell’emergenza sanitaria non c’era azienda che non tirasse in ballo la parola green. Ora si continua a farlo, ma si fa sul serio», sintetizza Cesare Citterio, alla guida del gruppo brianzolo Cifra, partner produttivo di giganti come Nike, Adidas e Lululemon e anche dell’ultimo progetto antispreco di Stella McCartney, che l’imprenditore giudica «rivoluzionario». «Si tratta di una col-

Dai piccoli ai grandi player, tutti sono al lavoro per adattare i prodotti all'emergenza sanitaria

lezione - spiega - che inaugura una nuova categoria di prodotti sul crinale tra swimwear e lingerie, realizzati con materiali traspiranti, clororesistenti ed eco-friendly, con la fibra Roica Eco-Smart e il nylon rigenerato Econyl». Come informa l’imprenditore, Stellawear (questo il nome della linea) vuol essere in primis un modo per «consumare meno, grazie a prodotti multifunzionali e spalmabili su diversi utilizzi», senza soluzione di continuità fra indoor e outdoor. Del resto, l’esperienza dello smart working e della fruizione di esperienze da remoto ha rinforzato la predilezione - già ampiamente metabolizzata dal mercato - di un abbigliamento comodo e funzionale. «Dopo il Covid il comfort è ancora più centrale - spiega


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INNOVAZIONE MODA POST COVID

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1.Una proposta di Marine Serre presentata a Parigi 2. La cravatta Vattinn' di Ulturale, il cui codino si trasforma in mascherina 3. La giacca Hut, dotata di cappuccio con visiera trasparente, firmata dall'architettodesigner Sabrina Persechino 4.Un capo della collezione Urban Protection di C.P. Company 5.La nuova visiera di Polaroid

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Lorenzo Osti, presidente di C.P. Company -. Credo in futuro i prodotti vincenti saranno quelli “fluidi”, versatili, in grado di racchiudere diverse funzioni d’uso, da vivere in casa come fuori». Qualche settimana prima che scoppiasse l’emergenza sanitaria il marchio nell’orbita di Tristate Holdings aveva svelato la Metropolis Jacket, dotata di maschera facciale antismog removibile: un capo che precorreva i tempi e che «stiamo aggiornando - dice Osti - per adattarlo alla nuova situazione». Eccolo, infatti, l’altro must che giocherà un ruolo chiave nell’abbigliamento da questo autunno in avanti: la sicurezza. La produzione di mascherine, in questo momento una protuberanza del nostro corpo, è stata negli ultimi mesi la priorità delle aziende, ma ora le manifatture stanno alzando l’asticella dell’innovazione per rivedere le performance e le modellature dei capi in chiave anti-virus, o inventare prodotti inediti. «La moda è forse l’industria messa più a dura prova in questo momento e sarà incaricata di creare innovazione», ha dichiarato recentemente Marshal Cohen, chief industry analyst presso il Gruppo Npd, leader nell’analisi di dati retail e consumer, evocando un parallelismo con quando la moda ha cominciato ad andare a braccetto con lo sport. «Ora - afferma - assisteremo alla fusione tra il mondo della moda e della sicurezza».

Guarda caso Cifra, dopo aver lanciato la maglia con mascherina incorporata - una soluzione athleisure perfetta, per esempio, quando si alterna corsa e camminata - è pronta ad ampliare la gamma con guanti e sottocaschi dai filati antivirali, in collaborazione con Fulgar. Anche Ragno (Tollegno Holding) a partire da ottobre presenta la T-shirt EcoPro-

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Non solo mascherine: arrivano giacche con scudi facciali, visiere griffate e anche la safety tie 5

tection con dispositivo di protezione facciale incorporato, grazie a un collo alto con tre livelli di protezione che può essere alzato fino a coprire bocca e naso e, all’interno, un filtro 100% cotone antibatterico. C'è anche chi, come l'azienda Ulturale, in questi mesi si è messa a studiare un nuovo brevetto, arrivando a partorire Vattinn', «la prima safety tie - racconta Vincenzo Ulturale - il cui codino all'occorrenza di trasforma in mascherina protettiva». E le griffe? In questa tornata di fashion week non sono mancati escamotage stilistici per adeguare il look all’emergenza e sul fronte accessori i grandi player si sono già

mossi. Lo specialista dell’eyewear Safilo ha appena presentato la collezione di scudi facciali Stay Safe di Polaroid, mentre c’è attesa per il 30 ottobre, quando Louis Vuitton lancerà una visiera anticovid fotocromatica, in grado di passare da chiaro a scuro a diretto contatto con la luce solare, che all’occasione potrà trasformarsi in un avveniristico cappello. Ma anche i “piccoli” non sono da meno: a White è stata appena svelata la visiera FaceOff, antifog e con filtro solare. L’imprenditore dietro il progetto ha capito il sentiment del presente: «Oggi - dice Lele Danzi - essere fashion è essere sicuri». ■


INNOVAZIONE AVATAR RITORNI DI FIAMMA Design e prototipia tridimensionale Parlano provider, brand e scuole di moda

Dal prototipo ai social network mai più senza le tecnologie 3D

Il Covid ha accelerato la domanda di software per il design e la prototipia in 3D e l’interesse per la loro integrazione nel Plm. E si scopre la versatilità degli avatar, su cui però c’è ancora da lavorare per renderli glam DI ELISABETTA FABBRI

La progettazione con le soluzioni 3D di Browzwear

C’è un certo ritorno di interesse nei confronti dei software per il design e lo sviluppo prodotto in 3D, come pure per le soluzioni per il Plm-Product Lifecycle management, che permettono l’home working ma allo stesso tempo annullano le distanze, con la possibilità di condividere facilmente idee, progetti e attività sia in azienda, sia lungo la filiera. Prima ancora che la pandemia dettasse nuovi criteri di fare impresa, alcuni provider parlavano già di una riduzione del 35% del time to market per i marchi della moda utenti, e di un netto taglio ai costi per i prototipi: per immettere un singolo capo in produzione, pare ne bastino uno o due, dai cinque/sei necessari in media con le procedure tradizionali. Un risparmio che va pure nell’ottica di una moda più responsabile, di cui tanto si parla. Inoltre, a sentire gli addetti ai lavori, questo segmento

I provider stimano una riduzione del 35% del time to market con la progettazione in 3D dell’innovazione digitale sta uscendo dagli uffici stile per spaziare nella comunicazione, nelle vendite B2B e B2C, fino ai rapporti one-to-one con il consumatore. «Il Covid ha di certo accelerato la domanda di software 3D», conferma Elena Barilli, responsabile marketing e comunicazione di Crea Solution, che distribuisce in Italia le soluzioni di Browzwear, provider con sede a Singapore. «Basti solo pensare - prosegue che con il Cad 3D non è necessario fare indossare il prototipo alla modella per apportare le modifiche, ma si procede con il fitting vir-

tuale». C’è di più: «Virtualmente - dice Barilli - si possono vestire gli indossatori scelti dal brand». Grazie alla collaborazione con Metail l’avatar è personalizzabile e assume, una volta effettuate le scansioni, le sembianze e i parametri dei modelli reali. Utilizzando i 3D render si possono anche preparare servizi di moda virtuali, senza modello e fotografo. «Ci sono brand famosi - racconta l’esperta di Crea Solution - che usano Browzwear per l’e-commerce: sembrano scatti fotografici, invece sono immagini realizzate in 3D». Delle sfilate virtuali, che hanno connotato le scorse fashion week, dice: «È un trend e penso ci si possa arrivare partendo da questi strumenti per la progettazione ma serve una tecnologia più avanzata, rispetto al semplice rendering». Intanto Browzwear si è attrezzato per simulazioni sempre più realistiche, che tengono conto della tensione e dell’ela57


INNOVAZIONE AVATAR

1. Modelle avatar del software Clo indossano alcuni look del marchio Oltre (Miroglio Fashion) 2. Una videata di AccuMark 3D (Gerber Technology) 3. L’app Sample Review di Centric semplifica il processo di revisione del prototipo 4. 3DLook permette di scannerizzare il corpo umano con lo smartphone

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sticità del tessuto. Un “fabric analizer” esamina qualsiasi stoffa, ne rileva le proprietà (come spessore, allungamento o piegatura) e i valori vengono caricati nelle banche dati del software 3D per renderizzazioni sempre più precise. «Molti clienti - aggiunge Barilli di Crea Solution - ci stanno chiedendo di andare anche nella direzione della personalizzazione, da gestire con volumi sostenuti. Così si stanno sviluppando configuratori 3D da inserire negli e-commerce. Lo chiedono soprattutto i Millennials e per i marchi è un modo di fidelizzarli: il cliente ha un’esperienza più vivida se può fare dei test con il prodotto». Barbara Pagani, sales e marketing assistant di Gerber Technology in Italia, conferma che uno dei trend da cavalcare è la produzione on demand e su misura: «3DLook, con cui collaboriamo, realizza body scanner 3D virtuali in grado di scansionare la figura da remoto e rilevarne i dati per realizzare un capo su misura. Il tutto senza prototipi fisici». Uno dei plus dell’offerta dell’americana Gerber Technology è che il 3D è parte del software 2D: sono del tutto integrati e, se prima si lavorava con carta velina e stoffa, ora si opera sul figurino virtuale, modificabile infinite volte, anche in base a innumerevoli proposte di motivi, variabili dal 3D al 2D e viceversa. Guardando al futuro, Pagani afferma: «Si prospetta un progressivo allontanamento dalla produzione di massa, che porterà alla realizzazione di micro-factory, per soddisfare la domanda di ordinativi limitati e diversificati». «Oggi - prosegue - la supply chain è ormai invertita: l’input non arriva dallo stilista ma dall’e-commerce, da chi fa l’ordine che vuole customizzare. Non si andrà più a produrre e a fare il magazzino senza sapere cosa vuole il mercato, ma serviranno massima agilità e comunicazione fra le parti». Una strada percorribile solo digitalizzando i processi e integrando software e macchine smart. Non è un caso che i dati gestiti da software di Gerber Technology come

Accumark e AccuMark 3D possono essere trasferiti alle macchine per la stampa digitale del tessuto (in partnership con Kornit Digital) e per il taglio attraverso in modalità “seamless”. Dello stesso avviso Silvano Joly, country sales manager per l’Italia della californiana Centric Software: «Non basta - dice - concentrarsi sulla verticalizzazione. I segmenti verticali del processo di sviluppo prodotto vanno armonizzati in una piattaforma per il Plm». Centric Software integra nel suo Plm soluzioni per il design e lo sviluppo prodotto 3D eterogenee: non solo quelle di Dassault Système (socio di maggioranza di Centric Software), ma anche altre in uso nella moda come Efi Optitex, Clo e la già citata Browzwear. «Il new normal - osserva Joly - sta sollevando un problema tra produttività individuale e collaborazione digitale e noi creiamo prodotti digitali collaborativi, accessibili da qualunque luogo e non luogo. Talvolta il Plm è percepito come un bavaglio, ma il fatto che ora sia più complesso far circolare un disegno a matita e

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Un progressivo allontanamento dalla produzione di massa porterà alla creazione di micro-factory consultare le persone in presenza fa capire meglio la straordinarietà dello strumento, a patto che le informazioni siano state digitalizzate». I vantaggi dell’integrazione dei software sono innumerevoli. Per esempio, dal Cad 3D si accede a librerie di materiali presenti sul Plm, classificati con estrema precisione, tenendo conto anche di dati come le certificazioni del fornitore in materia di sostenibilità. «Volendo - spiega Joly - un buyer potrebbe conoscere facilmente tutte le caratteristiche di un bottone, persino se è green o nickel free».

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Anche gli avatar sono versatili: sfilano online, illustrano i lookbook per la campagna vendite e animano le vetrine dei web store. Per “avvicinare” il prototipo virtuale a quello reale c’è l’app 3D Sample Review. «L’idea è che un quantitativo minimo di campioni fisici - dichiara il manager di Centric Software - possa essere moltiplicato in diverse varianti digitali e visualizzato con la realtà aumentata. Oppure si può comparare online, pubblicando le foto del fitting reale, e condividere con i team interni ed esterni». Tuttavia, secondo Joly nessuna tecnologia, sistemi 3D compresi, va comprata soltanto perché piace: «Non deve prevalere il fai da te. Serve il change management, l’intervento di consulenti e singoli esperti che aiutino a ridisegnare i processi e con cui valutare quale e quanta tecnologia è necessaria». In Miroglio Fashion il 3D è arrivato nel 2015. «Si trattava di un progetto pilota racconta Valeriano Farinetti, responsabile sviluppo prodotto - ma in cinque anni è stato implementato in vari ambiti fino, ultimamente, al fast fashion e ormai copre quasi tutti i business». «Si tratta di soluzioni che vanno nella direzione della sostenibilità - spiega il chief operating officer di Miroglio Fashion, Stefano Antonioni - perché permettono di raggiungere un obiettivo evitando sprechi di materiali. In più si riducono i tempi della progettazione e di conseguenza il time to market. Il modello in 2D si fa ancora, ma per arrivare al prototipo fisico bisogna tenere conto dei tempi


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di arrivo dei tessuti, un paio di settimane almeno». «Ciò che più colpisce a un primo approccio - afferma Daniele Manassero, modellista 2D e 3D di Miroglio Fashion - è il poter visualizzare in tempo breve un’idea in tridimensione e modificarla, senza tagliare nemmeno un centimetro di tessuto. Si può sperimentare con innumerevoli fantasie, visualizzare il modello in vari modi e apportare correzioni anche minime». A proposito di usability, il modellista dichiara: «Il virtuale

è un’altra lingua che va capita, ma superato il primo impatto, si impara facilmente. Ho avuto più difficoltà nel passaggio dalla carta al 2D, che dal bi- al tridimensionale». Ci sono margini di miglioramento, invece, nell’aspetto degli avatar a oggi più vicini al mondo dei videogiochi che al glamour. «Quelli attuali - nota Manassero - sono ad uso interno, non per un mondo che vive di immagini». In attesa che i provider colgano il suggerimento, Miroglio Fashion sta facendo alcune prove per portare le modelle digitali in altri ambiti, come il commerciale e la vendita e sperimenta potenzialità di sviluppo in tutta la catena del valore, fino ai social media. «Le tecnologie in adozione al momento non sono completamente integrate nel Plm ma è un progetto in itinere, che vogliamo portare avanti», dice il coo Antonioni, favorevole alla condivisione permessa dalla piattaforma, specie con aree come il visual e il merchandising. Dai progressi nel digital gli addetti ai lavori di Miroglio Fashion sperano che un giorno sia possibile il percorso inverso a quello attuale, vale a dire dal disegno su avatar in 3D al trasferimento al 2D, al cartamodello, ormai oggi smaterializzatosi in un file.

«Le soluzioni 3D non sono intuitive nell’immediato ma con l’esercizio si impara - ribadisce un’altra user, Giovanna Tabucchi, che in veste di Programme Leader Fashion Design di Istituto Marangoni Milano Fashion insegna le nuove tecnologie ai futuri stilisti -. Utilizzandole sorprende quanto si riesca a realizzare stando seduti al computer e la possibilità di correggere gli errori, senza spendere un euro». Il risparmio non è solo per le aziende ma anche per gli studenti, alla prova del prototipo». «Li prepariamo aggiunge - affinché possano seguire entrambi i mondi, avatar o cartamodello: c’è ancora chi opta per il “fatto a mano”, benché i più preferiscano il digitale». Il 3D però permette di essere ancora più creativi, con uno sforzo tecnico minore. «Non tutti sono portati alla modellistica» dice l’esperta di sviluppo prodotto, che vede positivamente anche l’integrazione dei software nel Plm. «Non credo limiti la libertà di un designer - conclude Tabucchi -. La tecnologia non ruba il posto a nessuno: a monte ci vorrà sempre la sensibilità e l’intuizione di un creativo. Siamo già tutti iperdigitali e la moda non può farne a meno. Bisogna essere veloci: non possono più passare mesi per cambiare l’orlo di una gonna». 

PAOLI

MODA • DESIGN • HI-TECH • ACCESSORI • GIOIELLI • ARTE

Corso Venezia, 7 20121 MILANO ph: +39 0276317715 | mail: info@salottomilanese.com www.il-salottodimilano.it

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INNOVAZIONE NEWS

McQ: al via la nuova era technology driven con Temera ed Everledger La label di Kering diventa pioniera nell’adozione di soluzioni per la certificazione di autenticità e tracciabilità dei prodotti, in un’ottica di economia circolare

Marbel: in vista nuove acquisizioni e con il 2021 parte la sfida online

La moda sarà sempre più sostenibile, circolare, connessa. Con questa convinzione Alexander McQueen apre un nuovo capitolo della linea giovane McQ, nel segno della tracciabilità e della trasparenza, attraverso l’adozione di una tecnologia nata dalla partnership fra Temera ed Everledger. Si tratta di un ecosistema per la certificazione dell’autenticità dei prodotti che farà da volano al second hand, grazie all’unione delle competenze della società fiorentina leader in soluzioni IoT per il settore fashion & luxury e l’azienda pioniera nella trasparenza digitale. In realtà Temera offre da anni al brand di Kering le proprie soluzioni per l’identificazione e la tracciabilità di filiera dei capi, tramite la tecnologia Rfid-Uhf, ma sui prodotti della nuova linea è stato inserito un chip aggiuntivo con tecnologia Nfc (Near Field Communication), che consente l’interazione dei prodotti con il consumatore finale tramite l’utilizzo di smartphone. Everledger completa, con la tecnologia blockchain, la scrittura e la gestione di un vero e proprio “gemello digitale” del prodotto fisico. Risultato: le informazioni che vanno dalla nascita del prodotto fino alla sua distribuzione sono accessibili con il massimo livello di sicurezza dal consumatore, che può, in una fase successiva al primo acquisto, decidere di “cedere” la proprietà del capo, rivendendolo nel second hand market e trasferendo la proprietà all’acquirente del prodotto usato. Un passo evolutivo che marca un traguardo importante da parte di McQueen come pio60

niere nell’adozione di soluzioni ad alto tasso di innovazione, nell’ambito di una strategia volta a incoraggiare un consumismo più consapevole. «Nell’ecosistema della moda le certificazioni non digitali sono complesse e costose, mentre i sistemi di monitoraggio dei fornitori sono inadeguati a soddisfare la sempre crescente esigenza di trasparenza commenta Arcangelo D’Onofrio, ceo di Temera -. Grazie alla partnership con Everledger siamo in grado di aumentare la fidu-

La certificazione dell'autenticità dei prodotti farà da volano al second hand cia dei consumatori verso il brand, rendendo una cronistoria completa del prodotto, facilmente disponibile e condivisibile. Con l’uso combinato della tecnologia Nfc e blockchain, ora i marchi del lusso possono portare alla luce attività di rivendita sul mercato dell’usato, alimentando il bisogno di sostenibilità da parte delle nuove generazioni di consumatori, grazie alla costruzione di un’economia circolare». La piattaforma web MYMCQ non consente solo al brand e al consumatore di registrare e scambiare in modo sicuro capi di abbigliamento MCQ, ma punta anche a diventare un vero e proprio hub multimediale, dove chiunque può interagire con il marchio e accedere a contenuti behindthe-scenes ed esclusivi. (a.t.)

Importanti novità per Marbel, specializzata da 30 anni nell’abbigliamento infantile. L’azienda pugliese è infatti in procinto di ampliare, grazie a prossime acquisizioni di marchi leader nel settore, un portafoglio brand già ricco, di cui fanno parte nomi come Gaëlle Paris, Vicolo Girl, D.A. Daniele Alessandrini, Alviero Martini 1a Classe Junior, Aspen Polo Club, Refrigue e Sergio Tacchini. «L’evoluzione - anticipa Giuseppe Cariello, fondatore e ceo della realtà di Bitonto (nella foto) - passerà anche dal digitale, con il lancio della piattaforma e-commerce, previsto nel 2021, che contribuirà a ridefinire il posizionamento del gruppo e ad aprire una finestra sul mondo». Attualmente circa l’80% dei ricavi di Marbel viene realizzato in Italia, mentre il restante 20% si focalizza prevalentemente sull’Europa, puntando a Belgio, Francia, Olanda e Germania, ma sono strategici anche Russia, Emirati Arabi e Regno Unito. Interessanti prospettive di sviluppo, anche grazie agli investimenti sull’online, si aprono in Asia e Medio Oriente, aree sempre più importanti per una realtà il cui fatturato nel 2019 ha fatto un balzo in avanti di oltre il 40%, passando da 13 a 18 milioni di euro. Al netto del Covid, l’obiettivo prefissato per il 2020 - salire a 22 milioni di euro - sarebbe stato a portata di mano, ma la pandemia ha rimescolato le carte. Giuseppe Cariello prevede comunque un incremento di qualche punto percentuale. (a.b.)


FOXTOWN for

“LA RIPARTENZA CI HA PREMIATI E SIAMO GIÀ AL LAVORO SU NUOVI PROGETTI” DOPO IL LOCKDOWN IL POLO COMMERCIALE DI MENDRISIO HA RAPIDAMENTE RICONQUISTATO LA CLIENTELA NAZIONALE, ITALIANA ED EUROPEA, GRAZIE A UN’OFFERTA RINNOVATA, ALL’ATTENZIONE ALLA SICUREZZA, A PREZZI ANCORA PIÙ APPETIBILI E A UN AMBIENTE A MISURA D’UOMO. GLI INVESTIMENTI INTANTO NON SI FERMANO E VANNO DALLA LOGISTICA ALL’AMPLIAMENTO DEGLI SPAZI, SENZA TRALASCIARE IL DIGITALE E LA SOSTENIBILITÀ Con un’esperienza trentennale alle spalle e la capacità di evolvere costantemente, anticipando le esigenze del mercato, FoxTown Factory Stores ha saputo affrontare il periodo post lockdown in modo vincente. “Dopo una chiusura di due mesi, l’11 maggio siamo tornati alla normalità, seppure con le frontiere ancora chiuse racconta Marco Hefti, direttore del polo commerciale di Mendrisio e del Gruppo Tarchini, cui FoxTown fa capo -. La clientela svizzera non si è fatta aspettare e questo ha fatto sì che alla riapertura delle frontiere, il 15 giugno, fossimo moderatamente ottimisti”. Un ottimismo che si è rivelato fondato: “Sono tornati i clienti italiani, tedeschi, francesi e più in generale europei - prosegue Hefti - che abbiamo accolto nella massima sicurezza: distanziamento

di almeno due metri, raccomandazione di utilizzare le mascherine, contingentamento degli ingressi nei negozi, niente posti in piedi e assembramenti nei bar e ristoranti”. Ma era importante non intaccare l’atmosfera di shopping in pieno relax che caratterizza la struttura, dove si possono visitare 160 store di oltre 250 marchi attentamente selezionati e dove la moda a prezzi molto interessanti, soprattutto in questo periodo di smaltimento di stock da parte dei marchi, va a braccetto con l’entertainment e la ristorazione di qualità. Tra le novità, come spiega Hefti, i visitatori hanno trovato il primo store Blauer in Europa nel suo genere, Paul&Shark avviato da poche settimane, un nuovo punto vendita di Notshy Cashmere e un’altra new entry che ha attirato parecchia attenzione, CMP, il marchio sportivo della Fratelli Campagnolo che rispecchia la diffusa voglia di outdoor di questo periodo. Gli amanti del lusso hanno potuto esplorare il monomarca di Gucci ristrutturato da pochi mesi e tanti altri shop, curiosando su una superficie di vendita che supera i

completeremo un ampliamento del Centro con una quarantina di punti vendita in più, dal lusso alla moda per tutti i giorni, per un totale di 7mila metri quadri di gla”, anticipa Hefti. La posizione di FoxTown è strategica: adiacente all’autostrada e a pochi chilometri dal confine italo-svizzero, il Centro in cui transitano oltre 3.3 milioni di persone l’anno sta ultimando i lavori per un collegamento ancora più veloce con la stazione di Mendrisio San Martino, raggiungibile da Milano in 40 minuti e con treni in arrivo ogni quarto d’ora. Per chi proviene da Nord la nuova linea ferroviaria Alptransit permette di accorciare drasticamente i tempi di percorrenza da Zurigo. Chi usa i mezzi pubblici può richiedere una Green Card, che garantisce un’ulteriore sconto del 10% in numerosi punti vendita. I sempre maggiori investimenti sul digitale, insieme ad accordi con realtà come WeChat, Alipay e Unionpay, servono anche a mantenere saldo il legame con i grandi assenti di questi mesi, i clienti extraeuropei e soprattutto asiatici: “Li aspettiamo, anche se non nell’immediato, pronti

30mila metri quadri. “Siamo così arrivati a un agosto che si è rivelato premiante - afferma il manager - all’insegna di risultati solo leggermente inferiori a quelli di un anno fa”. Merito anche dell’app FoxPrivilege: legata a un programma fedeltà ricco di vantaggi e promozioni, si inserisce in un potenziamento delle attività digital e social. Numerosi i progetti in progress: “Siamo quasi pronti a inaugurare un autosilo con 600 nuovi posti auto, che si aggiungono ai 1.200 già esistenti, e l’anno prossimo

a sorprenderli con tutte le nostre novità, in un ambiente sempre più interattivo, accogliente e interessante, dove il prezzo scontato è una delle componenti, ma non la sola. Non ci consideriamo e non siamo considerati come un semplice outlet”, conclude Hefti. Forse non tutti sanno, per esempio, che FoxTown è un campione di sostenibilità, grazie a 3.200 pannelli solari che generano oltre 1 milione di kilowatt di energia pulita l’anno, aiutando in modo concreto e costante l’ambiente.

www.foxtown.com


SS2021

MIXTAPE


MERCATI STATI UNITI SCENARI Dati macro e micro Parlano analisti, brand e retailer

Gli Usa si preparano al wealth effect

Neiman Marcus a Dallas: il department store è appena uscito dal Chapter 11

Pur nell'incertezza delle presidenziali e della pandemia, dagli States arrivano segnali di ripresa, anche nelle vendite di lusso, sostenute dalla domanda domestica. E fra i retailer prevale lo spirito costruttivo

Morgan Stanley registra un incremento della spesa domestica di beni di lusso In un recente report gli analisti finanziari di Morgan Stanley parlano di “wealth effect” negli Stati Uniti, citando in primis un dato: nel secondo trimestre la ricchezza netta delle famiglie americane è salita al più alto livello di sempre, 118,96 trilioni di dollari, +6,8% rispetto al primo trimestre e 380 miliardi di dollari in più rispetto al 2019. La ricchezza sta aumentando almeno

FAMIGLIE E ORGANIZZAZIONI NONPROFIT USA Net Worth, Level Exhibit 1: Households and Nonprofit Organizations;

La costante salita della ricchezza netta 120,000 100,000 Crisi dei mutui subprime

80,000 60,000

La più recente recessione in corso

Bolla delle tech-company

40,000 20,000 0

Apr 2010

Fonte: Morgan Stanley Research, Fred Economic, BEA, Board of Governors

Apr 2015

Apr 2020 Apr

Apr 2005

Apr

Apr 2000

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Apr 1995

Apr

Apr 1990

Apr

Apr 1985

Apr

Alla fine Neiman Marcus e Bergdorf Goodman ce l’hanno fatta a scongiurare la bancarotta. Il 25 settembre i noti department store americani hanno annunciato l’uscita dal Chapter 11 (simile all’amministrazione controllata italiana) grazie al sostegno dei creditori e di nuovi investitori, che hanno rafforzato il capitale, eliminando oltre 4 miliardi di debiti e più di 200 milioni di dollari di spesa per interessi annuali. Non è l’unica buona notizia che arriva dagli Stati Uniti, secondo mercato del lusso dopo la Cina, che forse al momento risulta meno difficile di altri da decifrare, pur nell’incertezza per via delle prossime presidenziali, delle tensioni commerciali con la Cina e degli sviluppi della pandemia. Mentre scriviamo si prospetta un pacchetto di stimolo economico da 1.500 miliardi di dollari, allo stesso tempo le statistiche rivelano che i datori di lavoro privati hanno intensificato le assunzioni e che nel mese di settembre l'indice Pmi di Chicago, che misura l’espansione del manifatturiero statunitense, si è attestato a 62,4 punti, dai 51,2 punti di agosto e dai 51,9 attesi degli analisti. Anche le vendite di case nuove hanno superato le previsioni: l’indice di agosto, reso noto dal Dipartimento del Commercio Usa, ha registrato un rialzo del 4,8% rispetto a luglio, corrispondente a 1,011 milioni di unità, contro le stime di un calo a 895mila unità. Si tratta della prima volta dal 2006 che viene superato il miliardo.

Apr

DI ELISABETTA FABBRI

dal 1985, nonostante la crisi economica dei primi anni '90, la bolla delle tech company e la recessione innescata dai mutui subprime (vedi grafico in basso). Nella cifra sono compresi proprietà immobiliari, depositi, azioni, quote di fondi e diritti pensionistici. La componente di ricchezza più colpita dalla pandemia è quella del valore delle azioni, che ha subito una flessione del 25% nel primo trimestre (rispetto a un anno prima), ma gran parte delle perdite sono state recuperate nel secondo quarter. Stando alle analisi di Morgan Stanley, inoltre, sarebbero i consumi domestici statunitensi a trainare l’incremento, oltre le aspettative, della spesa in beni di lusso per la persona a livello globale. Nelle stime degli esperti della banca d’affari, un certo numero di marchi del lusso registra un aumento delle vendite “low double digit” nel mercato a stelle e strisce. I fattori che favoriscono gli acquisti domestici di lusso sarebbero tre: il

Numeri in miliardi di dollari

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MERCATI STATI UNITI

1. In febbraio a Los Angeles ha aperto Gucci Osteria da Massimo Bottura Beverly Hills 2. Le sneaker green di tendenza Veja hanno inaugurato a NYC lo scorso marzo

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tasso di penetrazione delle vendite online dei marchi del lusso, già nel 2019 più alto negli Usa che in qualsiasi altra area geografica; i risparmi, cresciuti significativamente durante il lockdown e per un tempo maggiore che in altre economie, mentre il tasso di disoccupazione fra le persone ad alto reddito resta ancora a livelli relativamente bassi; la correlazione fra l’andamento della Borsa e la crescita delle vendite di beni di lusso, storicamente più elevata negli Usa che in qualsiasi altro Paese. Anche gli analisti finanziari di Goldman Sachs parlano di momentum migliore delle attese per i luxury good su scala mon-

In due trimestri l'export di orologi svizzeri negli Usa è passato dal -74% al -2,3% diale, sostenuto soprattutto dagli acquisti domestici degli americani, oltre che dei più scontati cinesi (i primi a tornare a fare shopping in casa, con la diffusione della pandemia nel mondo). Così a fine settembre Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le prospettive per il settore: nel 2020 la flessione dei ricavi dovrebbe limitarsi a un 25%, dal -30% stimato inizialmente. Sulla discesa continua a incidere negativamente lo shopping dei turisti (-90% la stima). Per quanto riguarda gli Usa, gli indicatori del lusso mostrano progressivi miglioramenti della situazione, trimestre dopo trimestre. Tra questi, le esportazioni di orologi svizzeri nel Paese, che hanno registrato un -2,3% nel terzo trimestre, dal -74% del secondo quarter. L’indicatore delle riaperture dei negozi elaborato da Goldman Sachs, Us Reopening Scale, è previsto a livello 4 (il livello minimo di 1 corrisponde al lockdown e il massimo di 10 al “fully open”), sebbene il trend vari molto da Stato a Stato e fra le categorie merceologiche. Sta di fatto che la tanto auspicata curva a V si sta completando più velo-

cemente oltreoceano che in Europa, mentre la Cina ha recuperato tutte le perdite e sta ricominciando a salire. Alcuni tasselli utili a decifrare il mercato americano li ha forniti anche la scorsa Global Retail Conference 2020 di Goldman Sachs, tenutasi in forma virtuale in settembre, che ha raccolto il sentiment e le strategie di insegne e brand americani quotati e non, attivi in diversi ambiti tra i quali anche la moda. Nonostante l’elevata incertezza, secondo gli analisti la due giorni di interventi ha evidenziato un generalizzato «tono costruttivo» per quanto riguarda la top line del conto economico, con aspettative di un'ulteriore ripresa nella seconda parte dell’anno e nel 2021. Diversi retailer hanno indicato un sell out migliore, in un contesto promozionale più razionale, e in una situazione più salutare a livello di magazzino. Sul fronte real estate, invece, pare si stiano facendo progressi nelle negoziazioni per gli affitti. Alcuni distributori al dettaglio hanno pure intenzione di aprire nuovi store per guadagnare quote di mercato, anche se i big dell’immobiliare con bilanci senza problemi sembra non abbiano urgenza di affittare a prezzi di mercato depressi. Tra i settori a oggi più performanti negli States spiccano l’outdoor e l’activewear, sulla scia della riscoperta delle attività all’aperto. Columbia Sportswear è passata dal -60% dei ricavi di aprile al -20% di giugno e l’e-commerce continua a crescere a tassi rilevanti (+70% in luglio, anno su anno, benché i negozi fisici fossero stati riaperti). Nel secondo trimestre Lululemon Athletica ha registrato un’accelerazione delle vendite online del 157%, ma ha intenzione di espandersi su scala internazionale con l’opening di 30-35 store entro la fine del 2020, quando le vendite totali - nelle previsioni dell'azienda - dovrebbero aver ripreso a crescere. E se Columbia Sportswear pensa che una delle categorie dominanti nei mesi a venire sarà il footwear, Lululemon mira a estendere l’offerta al femminile oltre

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la taglia XL e di focalizzarsi sul menswear. Under Armour, dal suo canto, continua a vedere opportunità nel footwear e nel segmento donna, nonostante il contesto volatile. Il management punta all'espansione del network retail all’estero ma anche in Nord America con negozi full price. Investono nel mondo dell’atletica anche i multimarca Urban Outfitter, che di recente hanno lanciato la label FP Movement, cui verrà via via dedicato uno spazio sempre più ampio in store. Un test partirà in alcune selezionate location con l’inizio delle vendite natalizie. Nel lusso, Capri Holdings parla di trend in miglioramento, con flessioni delle vendite attualmente intorno al 15%, e del contributo positivo del marchio Versace. Tra le merceologie più dinamiche il management elenca gli accessori, specie le sneaker, e il segmento active, mentre l’abbigliamento ha sottoperformato. Sorpre i vertici l'ascesa degli orologi, di regola una componente debole del business. A proposito di canali distributivi, il management della holding, che controlla anche Jimmy Choo e Michael Kors, pensa che l’e-commerce arriverà almeno al 30% del fatturato totale nel lungo periodo, dalla scarsa penetrazione odierna. Inoltre vuole focalizzarsi sui consumatori locali, perché il turismo potrebbe aver bisogno di 18-24 mesi per riprendersi. Passando ai grandi magazzini, Kohl's ri-

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MERCATI STATI UNITI

1.Un look Versace per la prossima estate: il marchio è uno dei driver della risalita della controllante Capri Holdings 2. Il department store Nordstrom a Manhattan

HOT SPOT Gap assume in vista delle festività natalizie. Il gruppo americano, che controlla anche Old Navy e Banana Republic, si prepara allo shopping natalizio assumendo online addetti stagionali per i suoi Customer Experience Centre (logistica e servizio clienti) e i negozi. L'iniziativa segue il reclutamento di oltre 50mila dipendenti nella prima metà del 2020. Il retailer ha archiviato il secondo trimestre fiscale con un calo delle vendite del 18% a 3,27 miliardi di dollari. L'e-commerce ha limitato i danni nel quarter, con una crescita del 136%.

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tiene strategici i settori atletica, outdoor, casual, home e beauty. Nei piani del retailer, nel lungo termine dovrebbe salire al 30% il contributo della categoria active, dove al momento si stanno mettendo in luce marchi leader di settore come Nike, Adidas e Under Armour. In Kohl's ora reputano strategico fidelizzare i consumatori attraverso attività di marketing e offerte targettizzate. Macy’s, le cui vendite stanno marciando a un ritmo del -40%, vuole continuare a investire nel digital, benché preveda che il tasso di penetrazione dei ricavi online resterà intorno al 40%. L’insegna si sta inoltre organizzando per le vendite delle festività natalizie: l’idea è di espandere il range di prezzo dei regali a cifre che vanno da sotto i 15 dollari all'alto di gamma. Mentre Kohl's ha notato che durante la pandemia hanno premiato i negozi fisici di grandi dimensioni, Macy’s fa sapere che intende scommettere sui format small e che le categorie attualmente best performer - beauty, casa, gioielli e accessori - dovrebbero restare in cima alla lista delle preferenze dei consumatori anche nel 2021. I vertici di Nordstrom, uno dei maggiori department store americani di fascia medio-alta, ritengono che la pandemia abbia solo accelerato il cambio di modalità di fare shopping dei consumatori su cui loro stavano già lavorando. Sono compresi i servizi online e omnichannel, la casualizzazione

dei prodotti e un’offerta bilanciata fra full e off price. Si intravede inoltre un potenziale nella personalizzazione, su cui investire specie per attrarre i clienti giovani. Nel suo intervento alla conferenza di Goldman Sachs Pam Catlett, fondatrice e ceo della società di brand consulting Catlett & Co, ha elencato le leve per uscire a testa alta da questa situazione di emergenza. Punto primo: offrire qualcosa di veramente nuovo e differente. Un marchio potrà imporsi sugli altri se offrirà prodotti dal design accattivante e se le consegne rispetteranno

Esperienza e messaggio legati a un prodotto non sempre più rilevanti per il consumatore gli elevati standard tecnici che il consumatore si aspetta. Secondo: un brand deve avere ben chiaro il suo fine, con la consapevolezza che oggi un consumatore può scoprire più velocemente che in passato se non mantiene le promesse. Il terzo fattore chiave riguarda la consumer experience: l’esperienza fornita attraverso un prodotto e il messaggio in esso contenuto non sono mai stati così rilevanti. A proposito di channel strategy, Catlett ritiene che il wholesale sia appropriato per alcune label e possa aiutare le realtà giovani a crescere, ma in certi casi non è detto che per un emerging brand sia profittevole. Il più importante fattore per non fallire nella strategia commerciale è utilizzare il canale che permette le maggiori opportunità di controllo della consumer experience e di come viene percepito il messaggio del marchio. Ovviamente il tutto va bilanciato con la profittabilità. 

Abercrombie passa dalla perdita all'utile nonostante il Covid. Nel secondo trimestre terminato il primo agosto, il fatturato è sceso del 17% a 698 milioni di dollari, sopra le previsioni degli analisti (658 milioni). Grazie anche a minori costi in store e distributivi, nonché nel marketing, Abercrombie & Fitch ha registrato un utile di 5,5 milioni di dollari, dal precedente rosso di oltre 31 milioni.

VF accelera online. Nel primo trimestre fiscale il gruppo che controlla marchi come Vans, The North Face e Timberland ha subito un calo dei ricavi del 48% a 1,07 miliardi di dollari, ma le vendite online hanno messo a segno un +78%. Nel secondo quarter il turnover dovrebbe continuare a scendere, ma a un tasso previsto inferiore al 25%.

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NOVA FIDES for

NOVA FIDES: CON I PODCAST “LISTEN TO YOUR CLOTHES” I TESSUTI RACCONTANO UNA STORIA SOSTENIBILE “LISTEN TO YOUR CLOTHES”: I PODCAST DEDICATI ALLA STORIA DELLA SOSTENIBILITÀ DEI PRODOTTI REALIZZATI DA NOVA FIDES ARRIVANO NEGLI STORE DI BRAND SELEZIONATI. L’AZIENDA LANCIA ANCHE UNA INNOVATIVA INIZIATIVA SUI SOCIAL: CHI TAGGA @NOVAFIDES INDOSSANDO IL CAPPOTTO “PARLANTE”, CONTRIBUIRÀ ALLA RIFORESTAZIONE DELL’AREA INTORNO ALL’AZIENDA

Acquistare un capo di abbigliamento “parlante”, che racconta la storia del tessuto, di come è stato realizzato, usando materie prime sostenibili: è adesso disponibile negli store di alcuni brand selezionati il podcast “Listen to your clothes”, realizzato dall’azienda pratese Nova Fides e accessibile dal QR Code posizionato sull’etichetta del capo. Si scopre così la storia della “Lana Moretta”, una materia prima che arriva da pecore che non hanno il vello bianco e per questo ritenute di categoria inferiore: in realtà l’utilizzo di questa lana, che ha sfumature di grigio, permette di realizzare tessuti che non sono colorati, ma che vengono proposti così come sono. Raccontare la storia dei materiali utilizzati per realizzare un capo, spiegarne i processi di lavorazione e di rigenerazione, descrivere le caratteristiche di sostenibilità del tessuto: un’etichetta non è più suf-

ficiente per illustrare tutte le proprietà di un manufatto realizzato con cura e attenzione all’ambiente. Per questo il lanificio pratese Nova Fides ha creato la serie di podcast, che sono a disposizione dei brand clienti e che, grazie a questo strumento, potranno trasferire ai propri acquirenti il loro impegno in tema di sostenibilità. Per dare un contributo concreto alla sostenibilità del distretto di Prato, dove l’azienda opera da oltre 50 anni, Nova Fides ha deciso di lanciare una iniziativa sui social: taggando @novafides con indosso il “cappotto parlante”, l’azienda metterà a disposizione 1 euro per la riforestazione dell’area intorno a Nova Fides. Il cappotto realizzato con tessuti “100% rigenerato” diventa così “parlante”: ci racconta la storia della lana riciclata e dei benefici ambientali che comporta. Non solo: la storia della lana riciclata si intreccia anche alla

storia dell’azienda, che da decenni lavora questo materiale con un know-how che ha permesso anche l’applicazione delle tecniche del riciclo da altri materiali. Nova Fides è un’azienda tessile che vende e produce tessuti, controllando l’intero ciclo di produzione al proprio interno. Situata a Montemurlo, nel distretto di Prato, da diversi anni è impegnata in una strategia di sostenibilità incentrata sulla tracciabilità, la gestione delle lavorazioni e degli agenti chimici, il risparmio energetico. L’80% dell’energia utilizzata in azienda proviene dal proprio sistema fotovoltaico e l’azienda ha adottato il protocollo 4Sustainability, dotandosi di una propria MRSL aderente al protocollo ZDHC. Inoltre, si è dotata delle certificazioni RCS e RWS e utilizza materie prime di cui conosce la provenienza, garantendone la completa tracciabilità.


MANILA GRACE for

“IL NOSTRO SUPERPOWER? RADICI FORTI E STRATEGIE MIRATE, CONSAPEVOLI CHE LA MODA È SEMPRE EMOZIONE” COLLEZIONI CON STAGIONALITÀ BEN DEFINITE E RITMI MENO INCALZANTI, MA USANDO METODI DI PRESENTAZIONE E VENDITA INNOVATIVI. UN PRODOTTO CHE SULL’ITALIANITÀ HA COSTRUITO IL PROPRIO SUCCESSO E ORA LA VALORIZZA ANCORA DI PIÙ, IN UN’OTTICA DI BRAND EXTENSION. ENRICO VANZO, A.D. DI ANTRESS INDUSTRY CHE CONTROLLA MANILA GRACE, RACCONTA LE SFIDE DI UN MARCHIO CHE HA TRASFORMATO QUESTI MESI IN UNA FUCINA DI NUOVE OPPORTUNITÀ Cosa ha insegnato un periodo così complesso e inedito come questo a un’azienda come Antress Industry? Ci troviamo in un momento storico al quale non eravamo assolutamente preparati e che ha messo uno stop significativo a tutta quella “normalità” che ci sembrava ormai certa e sicura e nella quale vivevamo come in un vortice, molte volte in uno stato di totale distacco dal mondo che ci circondava e dagli eventi che avvenivano attorno a noi, in un susseguirsi di obiettivi e di rincorse ai numeri e alle quote di mercato a tutti i costi. Sicuramente questa situazione ci ha portato a pensare alla precarietà delle nostre esistenze. E’ proprio con questa consapevolezza e con la certezza di non essere immortali che dobbiamo affrontare questa nuova sfida, che riguarda non solo il sistema azienda ma tutto l’approccio al mercato, con una visione più dinamica e utilizzando sempre di più i sistemi digitali e virtuali. Solo così potremo abbattere certe barriere, cercando al tempo stesso di emozionare, perché la moda ha nel suo dna proprio l’emozione. Il futuro, quindi, sarà sicuramente meno incalzante e con meno collezioni: un ritorno al passato, ma con l’utilizzo di sistemi di presentazione delle collezioni e di approccio alla vendita nuovi. Quali delle strategie “d’emergenza” messe in atto sono diventate il cardine per costruire il futuro? Abbiamo rivisto i meccanismi di vendita e presentazione delle collezioni: a luglio abbiamo iniziato la campagna vendita della SS21, che di solito avveniva a maggio, ma che per cause di forza maggiore ci siamo visti costretti a posticipare. I cambiamenti sono stati

diversi: innanzitutto abbiamo presentato un’unica collezione, non più suddivisa in pre e main collection, non dal vivo ma in un’ottica sempre più digitale e virtuale, mostrando un capo o un accessorio come se lo avessimo dinanzi ai nostri occhi, ma cercando anche di non perdere il rapporto umano e l’empatia con le persone, che in questo settore sono fondamentali. Questo ci ha permesso di fornire materiali digitali anche ai nostri agenti, per supportarli nella vendita, essendo in alcuni casi difficile la presenza fisica, soprattutto con l’estero. Una nuova sfida che ci ha visto tutti uniti come team, al fine di raggiungere un medesimo obiettivo: l’abbigliamento non è un bisogno primario ma un desiderio e dovremo sicuramente puntare sullo storytelling, sull’affascinare il nostro pubblico con messaggi di positività e rinascita, affinché la moda sia vista non solo come un oggetto, ma come un’espressione di vita. In ogni periodo storico, dopo i momenti di pericolo e di difficoltà, si sono sempre aperti scenari importanti di opportunità: speriamo che tutto questo ci sia di insegnamento, per non confonderli e renderli scenari di egoismo e opportunismo cinico. Ogni opportunità, dicevo, porta con sé una scelta e una scelta ha in sé la consapevolezza di una decisione di rinuncia: speriamo che sia questa una rinuncia per ritornare tutti a vivere! La decisione di proporre una sola collezione a stagione, eliminando le main e le pre, è stata frutto del lockdown? In realtà ci avevamo già pensato prima e questo ci ha permesso di presentare la SS21 subito dopo il periodo di interruzione. Riteniamo più strategico e proficuo

presentare l’intera collezione agli agenti in un’unica campagna vendita e coordinare le tempistiche degli ordini con arrivi definiti e suddivisi nel corso della stagione, in base al tema e ai pesi. In questo modo rendiamo i flussi più snelli e con deadline ben definite, riassortendo le nostre boutique e il wholesale con capi sempre nuovi, in linea con il momento. Questo ci permetterà, in base alle vendite, di lavorare su flash sales, da lanciare per sopperire a determinate esigenze o tendenze che si prospetteranno nel corso della stagione. Come sarà la donna Manila Grace della primavera-estate 2021? Ripartiamo dalle nostre radici…è importante guardare avanti ma consapevoli di quello che siamo e di quello che ha rappresentato il successo del nostro brand. Punteremo quindi a mettere in risalto le caratteristiche principali di Manila Grace e la sua italianità, con un occhio al futuro: stampe, mix di materiali, volumi, originalità e stile inconfondibile, tutti aspetti che hanno decretato l’affermazione del marchio negli anni. Il nuovo progetto di borse e scarpe: come procede? Abbiamo lanciato la collezione durante l’attuale stagione FW20. Proseguirà nella SS21 con una gamma di proposte ancora più ricca ed articolata, all’insegna di una spiccata at-


tenzione ai dettagli e alla creatività. Vogliamo offrire alle nostre consumatrici una vasta gamma di alternative, che possano accompagnarle durante la giornata: dalla borsa più sportiva e capiente per tutti i giorni, alla pochette per una serata o un evento importante, dalla sneaker per il tempo libero alla décolleté, fino al sandalo elegante. La presenteremo in anteprima a novembre con uno spot TV e una campagna adv sui mezzi stampa e digitali. Il nostro obiettivo è quello di attaccare il mercato domestico e straniero con una collezione che esprime carattere e dinamicità, cura per i dettagli e distintiva creatività italiana. Su cosa state lavorando a livello distributivo? C’è stato un cambio strategico aziendale, con focus maggiore sui canali wholesale sia in ambito domestico che europeo. Abbiamo deciso di concentrarci in particolare sulle partnership con i department store: solo per fare alcuni nomi, El Corte Inglés, Coin e Rinascente. Sono in vista altri sviluppi nell’immediato futuro, con player di Galeries Lafayette e P&C.

L’online sta diventando sempre più strategico. Voi come lo utilizzate e utilizzerete? Dopo un breve arresto all’inizio del lockdown, le nostre vendite online si sono riprese con crescite double digit sull’anno precedente. Un trend proseguito nei mesi immediatamente successivi, con un andamento ancora migliore rispetto ai primi mesi dell’anno. Attualmente l’e-commerce incide per un 5% sul fatturato totale del marchio, ma gli obiettivi che ci poniamo per i prossimi anni sono molto ambiziosi. Puntiamo a un’importante sinergia dell’e-commerce con gli altri canali di vendita in un’ottica multichannel, consapevoli che il cliente è sempre più cross-channel e dialoga in modo assolutamente trasversale con il brand. Faremo poi scelte strategiche significative a livello sia tech, sia marketing: attraverso il canale digital sarà sempre più importante veicolare contenuti interessanti, che accompagnino la consumatrice in tutti i touchpoint e le facciano vivere un’esperienza indimenticabile con Manila Grace. La consumatrice è cambiata: in che modo avete tradotto in progetti questa sua evoluzione, che in questi mesi ha subito un’accelerazione? Durante il lockdown le donne si sono sempre più avvicinate al mondo digitale e molte hanno sperimentato per la prima volta gli acquisti online. Questo ci ha portato a rivedere le strategie di marketing, investendo maggiormente nei canali digitali e social. Abbiamo implementato progetti che andassero a intercettare le clienti proprio in questi canali, per non perdere un touch point importante lungo la loro customer journey. In occasione del lancio della collezione FW 20 abbiamo scelto di affiancare a modalità di comunicazione tradizionale nuovi strumenti, spaziando dal geofencing alla campagna su YouTube e Programmatic, fino alle campagne sui social e alla TV digitale. Avete scommesso sull’iniziativa “What’s your superpower?” per trovare la testimonial della FW 2020. Che esperienza è stata e con quali risultati? Proprio per cavalcare l’engagement a livello social che abbiamo riscontrato durante il lockdown, e con l’obiettivo di coinvolgere sempre più le nostre Manila Grace Lovers, abbiamo pensato di far diventare una di loro uno dei cinque volti della nostra campagna. Abbiamo ricevuto davvero molte candidature, sia da parte di ragazze più giovani che da parte di mamme e donne più mature. Ci ha

www.manilagrace.it

fatto molto piacere sentire che la nostra fan base è vicina al marchio e si è rivista perfettamente nel messaggio di rinascita che vuole trasmettere. Ci sono state donne che hanno scoperto la loro passione per la cucina e altre che si sono proprio reinventate, scoprendo nuove attitudini e cambiando proprio scelte di vita. Tante mamme che hanno assaporato il piacere di vivere a stretto contatto con i propri figli e si sono emozionate della quotidianità che spesso non possono vivere perche lavoratrici allo stesso tempo, ragazze giovani che hanno avuto modo di riflettere sulle loro passioni e che hanno “sfruttato” il momento per prendere più consapevolezza di loro stesse superando quelli che credevano essere i propri limiti. Sicuramente continueremo a coinvolgere il nostro pubblico con attività digitali innovative e stimolanti, proprio perché questo è uno dei touchpoint su cui è importante investire, visto che il consumatore vuole essere più coccolato e coinvolto. Quali sono ora le parole più importanti per un’azienda come la vostra? Made in? Inclusività? Cos’altro? Il Made in Italy è un aspetto intrinseco nel dna del brand: cura per i dettagli, sartorialità e stili tipicamente italiani. Manila Grace è sempre stata attenta a offrire capi di qualità, dallo stile unico e inconfondibile: forme destrutturate, ricerca attenta dei materiali e delle fantasie, modelli in cui si gioca con una sovrapposizione di stampe… sono tutte caratteristiche che hanno decretato il successo di Manila Grace negli anni, non solo nel Belpaese, ma a livello internazionale. Il pubblico è continuamente bersagliato da mille messaggi: al giorno d’oggi è sempre meno fedele a un brand e tuttavia è affascinato dalle emozioni che gli trasmette. Dobbiamo quindi puntare sul prodotto ma anche sullo storytelling e l’engagement, per continuare ad affascinare il nostro target e puntare anche sulle donne più giovani, che vogliono differenziarsi dalla massa con un look originale e glamour. L’Italia è sempre il mercato principale per voi? Attualmente il fatturato è 70% Italia e 30% estero. Quello domestico è per noi il mercato principale ma stiamo puntando a un’espansione all’estero. Abbiamo appena aperto 2 doors presso El Corte Inglés in Spagna e continueremo il nostro sviluppo anche in Russia, Grecia, Germania, Francia, perché riteniamo di avere le carte vincenti per avere successo in queste realtà.


MERCATI NEWS

sede di Genova e il resto da laboratori italiani: «Un punto di forza, soprattutto in questo momento», tiene a sottolineare l’imprenditore, che sul tavolo ha anche il dossier sostenibilità. «Ci stiamo lavorando - spiega anche se approcciare questo tema in maniera seria è complesso e necessita di tempo e risorse». Intanto l’azienda - presente a Milano con un monomarca e da La Rinascente - mira a consolidare la relazione con i circa 900 clienti wholesale a livello internazionale (160 in Italia) e a lanciare il proprio e-store, al via nella primavera 2021: «Attualmente la collezione è venduta online attraverso le piattaforme dei nostri più importanti clienti e questa è sicuramente la modalità di e-commerce in cui crediamo di più - puntualizza Signorelli - ma l’esperienza del lockdown ha confermato quanto questo canale sia imprescindibile. Fondamentale presidiarlo al meglio». (a.t.)

ROSSO 35

«I nostri anticorpi? La serietà e il made in Italy» «Quando è iniziata la campagna vendite per la primavera-estate 2021 eravamo davvero preoccupati, invece sta andando molto bene». Luca Signorelli, titolare con la sorella Paola dell’azienda a capo del brand di womenswear Rosso 35, tira un respiro di sollievo. A luglio è stata lanciata la virtual showroom e i risultati sono stati oltre le aspettative: «La piattaforma è davvero user-friendly e ci ha dato una mano importante. Ma forse stiamo anche raccogliendo i frutti del lavoro fatto finora, sempre all’insegna di serietà, affidabilità, puntualità e qualità del consegnato». Rosso 35 è 100% made in Italy, con progettazione, prototipia e parte della produzione realizzate nella Un dettaglio di un jeans della collezione PE 2021 di Cigala’s e un passaggio della lavorazione dei cartellini, realizzati con denim riciclato (foto di Federica Campanile)

BALDININI

«Focus sull'Asia e al via una partnership con i marketplace»

CIGALA'S

I nuovi jeans spingono la green mission di Cigala’s Jeans ecologici da cima a fondo. La collezione primavera-estate 2021 è espressione dei nuovi traguardi raggiunti da Cigala’s nel campo dell’ecosostenibilità, grazie a un nuovo jeans in cotone organico 100%, con tinta lasciata “al naturale” e materia prima No-Ogm, coltivata senza pesticidi né fertilizzanti chimici. Un altro step per l’azienda marchigiana di denimwear guidata da Tarcisio Galavotti, che da anni lavora sull’esclusione dal ciclo produttivo di procedure inquinanti e ha adottato l’uso di cotoni organici certificati, metalli atossici e una lavorazione 100% made in Italy. Bottoni e rivetti (Nickel free già da alcune stagioni) vantano la certificazione L.i.v.e., che garantisce una produzione a basso impatto ambientale, mentre le etichette applicate sui capi sono in ecofeltro Pet, un poliestere prodotto con il riciclo e certificato dal Global Recycle Standard. Tra le novità eco-friendly anche i cartellini realizzati con il riciclo dei residui di denim e cotone. (a.t.) 70

Baldinini spinge sull’espansione in Asia, partendo dal pop up store da poco aperto dal marchio di calzature made in Italy presso Sogo Causeway Bay di Hong Kong. Un piano di sviluppo che, come spiega l’a.d. Christian Prazzoli, si basa da un lato sulla distribuzione fisica e, dall’altro, sullo sviluppo delle vendite online. «La Cina - dice Prazzoli, da giugno alla guida del brand, la cui presidenza resta nelle mani di Gimmi Baldinini - è un’economia in forte ripresa post emergenza sanitaria e questo non fa altro che confermare la nostra decisione di presidiare meglio il mercato, potenziando la nostra attuale presenza. Quanto all’e-commerce, sta per scattare una partnership con i principali marketplace in Europa e Asia, con un focus ancora sulla Repubblica Popolare». Per l’azienda nata nel 1910 a San Mauro Pascoli restano strategici anche il Middle East e il mercato europeo. Intanto Prazzoli annuncia un rafforzamento del management, con particolare riguardo ai settori marketing, merchandising, operation e commerciale, che si affiancano alle funzioni Dtc (direct to consumer) e Finance, già ben presidiate. Oggi Baldinini conta su una rete di 130 monomarca in Russia e su più di 200 multibrand in 50 Paesi. (a.b.)




VALENTINO

DECONSTRUCTED MOMENTS

Specchio dei mutamenti sociali che tutti stiamo attraversando, le collezioni presentate in forma digitale o in sicurezza abbattono ogni barriera e limitazione spazio-temporale, puntando all’assoluto. La stagionalità lascia il posto a un continuo flusso di idee e le collezioni si trasformano in un racconto in capitoli. La volontà di riscrivere il proprio codice stilistico si traduce in un linguaggio attuale, enfatizzato, estremo. DI ALBERTO CORRADO

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CLASS STATEMENT

Il bianco non è un colore. È luce tridimensionale, che racconta la personalità di chi lo sceglie

RAFIA PAISLEY

Beatrice B

“Caelum” è il titolo del nuovo concept della fashion house Plissé. Un inno senza tempo, che si riflette nell’eleganza contemporanea di abiti in colori vibranti e accessori voluminosi in rafia intrecciata.

CHEMISIER

Bagutta

POETRY MOVIE

Calcaterra

Il fascino dello chemisier con doppia tasca nascosta, in una sottile riga baiadera, ci riporta indietro nel tempo, per ribadire che nulla è mutato per la famiglia Gavazzeni, da 70 anni impegnata a vestire milioni di consumatori.

Il racconto creativo del designer milanese emoziona sempre per il distintivo equilibrio di cromie, forme e materiali, trasportandoci in un luogo lontano, irradiato da una positività dove forme fluide e strutturate si fondono.

MEMORIE DI UNA GEISHA

SENZA TEMPO

Lardini

Giorgio Armani

Una storia tutta orientale, dove le stampe esclusive di Genea Lardini diventano capi preziosi, sviluppati in diversi fit e lunghezze. Lino, cotone e seta si mescolano, per dare vita a un guardaroba workwear e daywear. 74

Il senso della misura permea le silhouette mat o scintillanti, mentre i colori neutri si fondono. Questi i must have della donna Armani, libera di scegliere cosa indossa, superando i codici estetici del tempo.


HERITAGE

Borbonese

1910 Borbonese diventa un laboratorio di ricerca, diretto da Dorian Tarantini e Matteo Mena, per affermare l’identità del marchio tramite collaborazioni e progetti speciali, nonché la supervisione delle nuove collezioni. MANIFESTO

Marni

REFLECTIONS

Un lavoro su persone vere, che hanno ricevuto gli oufit prima che la collezione fosse presentata, affinché saggiandola prima ancora che fosse completata potessero aggiungere la propria interpretazione.

Fendi

Vista attraverso una lente di ingrandimento, la sfilata estate 2021 è un patchwork di ricordi disegnato da Silvia Venturini Fendi, dove capi e accessori giocano con le costruzioni e gli ornamenti, per seguire il tempo che scorre.

VELVET DÉCO

Michele Chiocciolini

Il designer ha voluto rendere omaggio all’arte di Thayaht. Il suo studio non si è limitato solamente all’archivio del celebre designer, ma lo ha integrato con i codici del suo stile personale, per creare un nuovo déco. COSTIERA FEELING

Pollini

La collezione Archive fonde gli elementi iconici del brand, attraverso simboli che richiamano le atmosfere e i colori delle mete estive più affascinanti del Mediterraneo.

FORTE DEI MARMI

Chiara Boni La Petite Robe

Dopo tante stagioni a New York, la lussuosa spiaggia di Forte dei Marmi, un tempo lido prescelto dagli Agnelli, è diventata il palcoscenico di una sfilata intima, per celebrare il made in Italy e i ricordi di infanzia.

TECHNICOLOR

Salvatore Ferragamo

La forza espressiva di un'evidente attualità corporea si ritrova in tutti i fit della collezione estiva di Paul Andrew, in cui l’artigianalità tecnica e la storia della maison vengono rilette secondo i canoni attuali. 75


VIDA LOCA

VACANZA MENTALE

Jason Wu

Colori accesi, righe baiadera, forme fluide hanno un ritmo singolare, come nei ricordi estivi degli anni ‘90.

Il tema della collezione è una vacanza a Tulum, luogo che il designer chiama la sua “casa lontano da casa”. Sabbia, passerella di legno e il suono del mare, come promemoria che la moda può essere una scintilla di gioia.

LA PLAYA

Sophia Nubes Ca'Vagan

Durante la Milano Fashion Week, presso la Showroom MDM7, è stata presentata questa collezione che asseconda, grazie a tessuti leggeri e colori particolari, una femminilità che mai come oggi vuole restare fedele al proprio dna.

RADICI ITALIANE

OVERSIZE

NATURE FRIENDLY

Il marchio veneziano, disegnato da Alda Santini e presente a White, presta una particolare attenzione alla sostenibilità, utilizzando tessuti naturali come lino, cotone e seta, per capi contraddistinti da un’eleganza informale e rilassata.

Capaf

Il titolare, Giuliano Bonechi, ha seguito le orme del padre fondatore, creando con sua moglie Marina veri pezzi unici fatti con midollino, rafia, vimini, cotone ritorto, juta, e rendendo ogni prodotto senza tempo. Uno degli highlight del White.

STYLE TO WEAR

Rodo

Azienda leader da più da 40 anni nel settore accessori, ha presentato per la prossima stagione estiva una nuova linea di sandali, dall’intreccio sensuale che avvolge il piede e dal tacco quadrato.

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Closed

Continua l’esplorazione da parte dell’ufficio stile nel ricercare codici e stilemi delle città del mondo. Ora tocca a Tokyo, per dare vita a un guardaroba ultramoderno, dove linee e volumi diventano iconici. ESTATE ITALIANA

Etro

Il fascino eterno dello stile Riviera è riscoperto da Veronica Etro attraverso pezzi senza tempo, dove motivi di corde, catene marine, conchiglie, righe e barche a vela evocano un tema nautico, all'insegna di un’estate rilassata.


ART METISSAGE Galeotto l’isolamento di questi mesi, per riprendere a disegnare ed entrare in contatto con se stessi. EARTH FIRST

Laura Strambi

SEASIDE FEELING

Xacus

Tecnicismi e contemporaneità per la “Journey Collection”, dove le performance dei tessuti sono presentate in una nuova veste di stampa e con inediti colori per proposte trasversali, dal sapore urbano.

Una stilista visionaria che ha fatto del rispetto per la natura la sua mission di vita, usando per le sue creazioni tessuti green come il cotone organico o il vegan leather, materiale ottenuto da cereali di scarto non edibili.

CAHIER D'ART

Elena Mirò

L'ufficio stile, composto da 15 designer, 42 modellisti e 11 sarte, hanno condiviso un percorso di creatività con l'archivio come punto di partenza, realizzando abiti dalle stampe pittoriche, sinonimi di una vestibilità perfetta e rassicurante.

PITTURA E DISEGNO

Christopher Kane

Durante l'isolamento il designer inglese è ritornato a dipingere con i glitter, come faceva da bambino, tanto da trasformare l’atelier in uno spazio espositivo. Il risultato: raso, Tyvek e cotone diventano quadri da ammirare.

VESTALI DI LUCE

Valextra

Le ispirazioni progettuali di Patricia Urquiola si mescolano con le esperienze artigianali di Budri per la nuova bag “Iside”, caratterizzata da un motivo a intarsio sulla pelle e da nuove metallerie. EN PLEIN AIR DALLA MILANO DEL SUD

Vìen

Da Putignano al Giappone, la storia di Vincenzo Palazzo e dei suoi abiti, protagonisti al salone White, è apprezzata da grandi nomi nazionali e internazionali. Un mix di stile vittoriano con accenti rivoluzionari, ma sempre guardando la sartorialità.

Philosophy di Lorenzo Serafini

L’incontro creativo di moda, arte e cultura è concepito in maniera metaforica, in un sovrapporsi di indumenti e accessori, per una donna romantica e forte, che passa da camicie croccanti a corsetti, macchiati di colore. 77


TÈ NEL DESERTO

ESOTERISMI

Alberta Ferretti

Qasimi Hoor Al Qasimi, gemella di Khalid, recentemente scomparso, ha riposizionato il marchio, partendo da motivi e simboli geometrici della tradizione “Al Sadu” e creando una linea comoda, dai colori tenui.

La consapevolezza di sé porta a scegliere capi dalla femminilità naturale, come una giacca in pelle scamosciata abbinata a un sotto sensuale ed elegante, per un daywear rinnovato nella sua essenza.

MARRAKECH EXPRESS Una moda che cammina su sandali bassi, per esaltare una silhouette che evidenzia il busto, sia con le spalle importanti delle giacche, sia negli abiti sovrapposti alle camicie over o nelle bluse scamosciate

SOLIDITÀ

EQUESTRE

Orciani

La Martina

La tracolla Beth in Fanty, rivisitazione della selleria in chiave fashion, consolida il know-how della creatività senza tempo di Claudio Orciani nel segno dell’innovazione, senza mai tradire l'appeal materico della nappa.

La nuova borsa “Ethel”, presentata al Mipel, ricorda le terre incontaminate dell’Argentina. Si fanno notare la patta a forma di sella e la fibbia centrale con dettagli a rilievo e logo in metallo dorato. Nota preziosa la tasca con zip, piatta all’interno.

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SILHOUETTE

Max Mara L’alchimia della maestria artigianale, con uno sguardo al design, viene riassunta nel concept dell’azienda, anche quando la parte superiore di un tailleur è costruita con una felpa dalle maniche svasate.


ARTIGANALITÀ

The Bridge

La storica azienda toscana di pelletteria, creata nel 1969, rende omaggio alla fondatrice con la collezione “Fiorenza” in cuoio sfumato, che attraverso una particolare lucidatura con cera riscaldata crea un effetto unico.

SOUK CHIC

Doucal's

VIAGGI BEDUINI

SENZA PESO

Trebarrabi

Sandalo in morbida pelle di vitello con inserti in suede, maxi fibbia laterale oro e suola interna in pelle.

La parola chiave è leggerezza, per descrivere l'accostamento tra i colori vivaci intensi ai tenui colori polverosi che sembrano sbiaditi dal sole.

Brunello Cucinelli

Nell’identità distintiva della maison si ritrova una precisa appartenenza a un guardaroba equilibrato, lontano da eccessi e basato sull’espressione di un lusso autentico, come nella camicia con maniche in chiffon.

GRAN SAFARI

Simonetta Ravizza

NEW NORMAL

BUCOLICO

Tod's

T-Coat

Walter Chiapponi, alla sua seconda stagione come direttore creativo, conferma un'idea precisa dell’heritage del brand, stando attento a costruire un guardaroba italiano dove sahariane, giacche e accessori sono un trionfo di manualità.

Telarosa, azienda storica veronese per la seconda volta al White, presenta una collezione che mette in campo shirtjacket declinate in molteplici varianti con tessuti pregiati, per un target anticonvenzionale.

Una collezione pensata per durare nel tempo. La pelle leggera acquisisce bellezza nella camicia/giacca che si appoggia su short appena visibili, realizzata in toni tenui e ispirati alla natura.

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OFF DUTY

LOLITA

Dolce&Gabbana

La passione per l’eccellenza e l’artigianalità diventa una fusione del lessico del proprio lusso.

Un patchwork di tessuti denim all'insegna di una libera interpretazione di stile, dove dominano i contrasti di colore e forma.

ETEREO

Dondup

Un viaggio tra i colori e la sperimentazione, per avvicinare mondi distanti ma uniti nella ricerca di bellezza.

MASAI FREAK

Ermanno Scervino

La contrapposizione degli opposti sfocia in una sintesi assoluta della bellezza della donna, che attraversa il presente senza nostalgie.

PRETTY WOMAN

Furla

"Miss Mimì" è la nuova nata in casa Furla: una mini-borsa a bandoliera in pelle nappata metallizzata, con tracolla confortevole.

COVER GIRL

ON THE ROAD

Redemption

Agl

Gabriele “Bebe” Moratti crea un mix perfetto di capi iperfemminili, che strizzano l’occhio al glamour degli Anni ’80, ma sempre con eleganza. 80

Sara, Vera e Mari Giusti ci introducono in una nuova estetica personale, che dà vita a calzature versatili, tra cui gli stivaletti in denim.

LOST IN TRANSLATION

Alanui

Celebrando la bellezza seducente del West, Alanui innalza il livello della propria sperimentazione nel mondo del knitwear, presentando una collezione capace di mixare l’iconografia del deserto con quella del tennis.


RAW RAMBLING Corsi e ricorsi del trench che, molto spesso, diventa sinonimo del marchio che l’ha inventato o che l’ha reso famoso.

EFFORTLESS

Zanellato

La “Postina” compie 10 anni, rinnovandosi nell’heritage con una pelle realizzata in Lamb leather, dalla mano soffice e malleabile, pur mantenendo intatta la sua struttura. 50'S FLASHBACK

Herno

RIGORE E FLUIDITÀ

Torna il sapore spensierato degli anni ’50, ripercorrendo un momento storico della moda dove la creazione e la confezione dei capi avevano il fascino dell’eterno saper fare italiano.

Gabriele Colangelo

La manipolazione artigianale tessile porta a sottolineare i tagli anatomici, che definiscono il perimetro degli scolli e delle fenditure per far apparire i capi come sospesi e senza peso.

BESPOKE

Serapian

Il cuore pulsante di questa azienda, nata nel 1928, è il servizio Bespoke, che viene portato avanti dalla mano esperta di Giovanni Nodari Serapian, per soddisfare le richieste più particolari del pubblico contemporaneo.

PATCHWORK BAR BASSO ALTER EGO

Burberry

Per Riccardo Tisci l’iconico trench è un mantra. Decostruirlo con nuove interpretazioni porta a superare i confini tra arte e moda.

Sergio Rossi

Il linguaggio della femminilità trova la massima espressione nel sabot dall’eleganza raffinata accostata al rettile, costruito dalla sapiente maestria artigianale che fa grande questa azienda.

Yekaterina Ivankova

Yekaterina, sotto i riflettori al White, dal Kazakistan ma vive da tempo in Italia, per seguire la passione per la moda e l’arte contemporanea. I suoi prodotti fatti a mano recuperano tecniche perse nel tempo, dove forma e cartamodello si uniscono. 81


SENSUAL INNINGS La seduzione oltre una nuova dimensione di stile, che diventa un punto di partenza di una rivoluzione estetica.

LA FAVORITA

Elisabetta Franchi

Il pudore viene rivisitato e infranto dalla bellezza energica e dall’incanto di trame e volumi rivisitati della couture.

DRESS TO IMPRESS

Jenny Packham

La nuova visione di un guardaroba fatto per la sera e per scintillanti party è il punto di partenza della designer inglese, che apre il suo archivio svelandone segreti alla clientela.

ANIMA E CORE

Sportmax

Un dualismo che dà vita a una nuova seduttività fatta di silhouette surreali, asimmetrie e scollature che scoprono la pelle, per un nuovo mutamento femminile.

GENDER FLUID

ALL THAT JAZZ

Blumarine

Tom Ford

Nicola Brognano, nuovo direttore creativo della maison, attraverso una lente giovane e personale reinterpreta l’archivio, mescolando sensualità e consapevolezza evdando voce a ogni donna. 82

Questa collezione riecheggia un Gucci 1995, dove il focus era scoprire il corpo. Caftani, blazer, abiti diventano una vibrante revenge degli anni ’70.


MAYFAIR

Victoria Beckham

Una sartoria anni’70 meno rigida e più languida, dove il tessuto accarezza il corpo e non lo costringe, giocando su ritagli di stoffa. FEMMINA

Marco Rambaldi

THE BODY

DSquared2

Un look da colpo di scena, per donne che trasformano ogni ora del giorno in una celebrazione della loro fisicità, per ricordare che l’apparire a volte è importante quanto l’essere.

La sua mission si è sempre preposta di rappresentare lo scontro di due mondi: la borghesia italiana degli anni ’70 e un’estetica radicalmente emotiva, trasversale. Il risultato è una collezione ribelle, con note punk.

METAMORFOSI

Giuseppe Zanotti

Un sandalo da sera, avvolto da una nuvola di organza e chiffon, diventa icona di stile e specchio dei mutamenti della sera.

WILD ROSE

Emilio Pucci

Questa stagione Emilio Pucci accoglie lo stilista giapponese Tomo Koizumi, per dar vita a un dialogo creativo tra la sua visione artistica e l’heritage: 11 pezzi scultorei fanno risaltare la femminilità. MALIZIOSA

Alto Milano

La storica azienda bresciana Facenti continua il racconto creativo della calza, attraverso proposte dove la modernità del tie&dye si abbina all’eleganza sofisticata del rétro.

PICCANTE

Versace

Orli a onda, volant e l’iconica stampa "Trésor de la Mer", raffigurante creature marine, per ricordare Gianni Versace ma anche per considerare un nuovo stile anticonvenzionale, che gioca sulle diverse espressioni del brand. 83


INNOVAS for

INNOVAS PRIMA SOCIETÀ SPECIALIZZATA IN PRIVATE SALE CON UN NETWORK DI 80MILA CLIENTI, IL BOOKING ONLINE E UNA NUOVA LOCATION D’IMPATTO, IL MOSCOVA DISTRICT MARKET, INNOVAS PERMETTE AI BRAND DI REALIZZARE UN MARGINE SUPERIORE AL 60% DAGLI OVERSTOCK

Subito dopo il lockdown Innovas, grazie al suo modello vincente basato su “Private Sale su invito e prenotazione”, si è dimostrato il partner ideale per vendere le giacenze di magazzino. Del resto, è l’unica società in Italia specializzata nell’organizzazione di vendite private di questo tipo. Le cifre parlano chiaro: dal 29 maggio scorso, in soli tre eventi per un totale di 45 giorni complessivi di vendita, sono stati oltre 26mila gli accessi su prenotazione, con una conversione di acquisto superiore al 70%. Sempre a maggio Innovas ha aperto a Milano, nel cuore di Brera, il Moscova District Market, spazio unico nel suo genere interamente dedicato alle vendite private della moda, dove i clienti possono ac-

cedere solo su invito e tramite prenotazione online. Per Innovas è fondamentale porsi in un’ottica di partnership con i brand, connettendoli con il target adatto, selezionato da una vasta lista di clienti profilati (si parla di oltre 80mila contatti), mettendo a disposizione un’organizzazione di vendita efficiente e uno spazio commerciale di oltre 850 metri quadri. I brand vengono sollevati da ogni incombenza: non sono previsti costi fissi, né risorse da dedicare. Non è inoltre contemplata alcuna promozione pubblica della private sale ed è il brand stesso a decidere i prezzi. Il periodo di vendita è breve, ma in grado di registrare un sell out medio del 73%. Il nuovo spazio, situato in una zona centrale ma

Per info commerciale@innovas.it

riservata, è razionalmente suddiviso in più aree di vendita differenziate per design e stile. Tutto si svolge in sicurezza, essendo gli ingressi sempre contingentati. Il cliente effettua i suoi acquisti in una location dall’immagine contemporanea, facilmente raggiungibile, senza stress. Fondamentale l’elevata profilazione della clientela: obiettivo, intercettare sempre il target giusto per ogni singolo marchio, ottimizzando flussi e acquisti. Una modalità che si traduce in una una media di 2,3 capi acquistati per persona. Innovas non si ferma qui: il suo modello, visto il successo ottenuto, verrà esteso oltre Milano, mentre si sta ampliando la partnership a nuovi marchi di moda e design.


ABSOLUTE RESET Le aziende della moda hanno la volontà e necessità di cambiare registro, dopo il periodo del lockdown. Tra cambi ai vertici amministrativi e creativi di alcuni marchi, grandi e piccoli, si sono riaccesi i motori di un anno che è ripartito da settembre. La moda diventa consapevole, non si ferma né si arrende, rivendicando con più forza il proprio ruolo. DI ALBERTO CORRADO

CYNTHIA E XIAO

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ON THE FLY

Attitude sportiva, colori naturali e silhouette inconsuete, per ridisegnare la libertà di movimento.

PHILIPP PLEIN

SPYDER

Abbigliamento di lusso per una donna di lusso: una T-shirt con logo ricamato abbinata a un morbido pantalone in pelle, con ai piedi sneaker supertech.

Massime performance per capi che riflettono esteriormente i cambiamenti stagionali, mantenendo la temperatura corporea inalterata all’interno. ICEBERG

il direttore creativo James Long si ispira a un'eleganza sporty, trasformandola in Heritage Style.

N°21

DAVID KOMA

L’essenza del bianco per una nuova sensualità, dove il corpo è in primo piano.

l designer georgiano presta sempre particolare attenzione al modo in cui gli abiti sottolineano il corpo, ai materiali d'eccezione e alle linee votate alla seduzione

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RODARTE

Le sorelle Mulleavy ci trasportano in un universo immaginifico dove anche pigiami, tute e felpe si tingono di un tocco romantico.


FASHION WORDS for

AND THE WINNER IS… FASHION WORDS! L’AGENZIA DI COPYWRITING E TRADUZIONI CHE HA RIVOLUZIONATO I SERVIZI LINGUISTICI DEL SETTORE MODA È STATA PROCLAMATA ECCELLENZA DELL’ANNO 2020 INNOVAZIONE E LEADERSHIP AI LE FONTI AWARDS. UN RICONOSCIMENTO AMBITO PER UN TEAM DI COPYWRITER, TRADUTTORI, REVISORI E PROJECT MANAGER, SPECIALIZZATI ESCLUSIVAMENTE NELLA MODA E NEL LUSSO Un riconoscimento ambito e importante, “per l’elevata soddisfazione del cliente grazie all’estrema attenzione al servizio offerto, a un rapporto qualità prezzo estremamente vantaggioso e per l’approccio innovativo”. Ma anche per “essere in grado di offrire traduzioni madrelingua in oltre 40 lingue e per lavorare con molte tra le più importanti aziende nazionali e internazionali”. Con queste motivazioni, nella serata di assegnazione dei Le Fonti Awards, l’agenzia di copywriting e traduzioni Fashion Words è stata proclamata Eccellenza dell’Anno 2020: Innovazione & Leadership nel settore Professional Translation Services Fashion & Luxury. “Questo premio ci ripaga e gratifica del lavoro che abbiamo svolto negli ultimi anni - dichiara Diego Caldognetto, managing director dell’agenzia di traduzioni e copywriting - con un obiettivo preciso: rivoluzionare i servizi linguistici per la moda, facendoci portatori di Innovazione e Leadership”. Fashion Words infatti nasce da un’intuizione vincente, ossia che il settore fashion ha bisogno di servizi specifici e dedicati. Proprio per rispondere a questa esigenza è stato creato un team di copywriter, traduttori, revisori e project manager, specializzati esclusivamente nella moda e nel lusso. L’idea iniziale trova conferma fin dai primi incarichi

svolti da Fashion Words. I brand della moda non si accontentano di copy e traduzioni qualsiasi, ma necessitano di soluzioni e modalità innovative e personalizzate, che Fashion Words perfeziona negli anni in collaborazione con i più importanti brand internazionali. Con il passare del tempo, grazie al know-how e alla creatività di più di 300 professionisti del fashion, oltre all’attenzione e all’esperienza di project manager capaci di trovare le migliori soluzioni per soddisfare i bisogni del cliente, l’innovazione si è trasformata in leadership. Una leadership oggi riconosciuta e attestata anche dal Comitato Scientifico di Le Fonti, che non a caso, quando si è trattato di attribuire l’ambitissimo premio Eccellenza dell’Anno, ha incoronato senza esitazioni Fashion Words. A conferma che agenzie di copywriting e traduzioni ce ne sono molte, ma solo una è davvero specializzata e in grado di soddisfare le richieste di un settore importante ed esigente come il fashion & luxury.

www.fashionwords.eu


FLOTSAM & JETSAM Un viaggio di stile cromatico, tra i riflessi dell’acqua e viaggi oceanici. Fantasia e libertà animano i look di stagione, con l’intensità preziosa dei tessuti e dei colori acquatici.

SAINT LAURENT

PAUL&SHARK

ANDREA POMPILIO

Un brand sempre più sostenibile, che crea capi con cotone organico, lana e piuma riciclata, nylon rigenerato e poliestere certificato, per una visione etica del nostro futuro.

Il rito della creazione si compie in un'accurata ricerca dei dettagli. Il passaggio tra maschile a femminile sottolinea la versatilità del designer nell’interpretare uno e l’altro aspetto della natura umana.

L’immagine maschile si ridefinisce attraverso numerosi riferimenti all’eleganza costruita negli anni ’70 da Yves Saint Laurent, tra lo Studio 54 e Marrakech. CHROMAT

Una collezione fuori dal comune, dove ogni capo è capace di adattarsi sia al nostro corpo, sia all’ambiente che ci circonda.

CELINE

Capi che ruotano intorno alla sartoria tradizionale, spingendosi verso un mood di rottura, per uomini che non hanno timore di infrangere nessuna regola maschile.

BIKKEMBERGS

Una connessione diretta con lo sport, per un brand che continua a trasmettere un concetto di styling individuale, mixando e rileggendo gli essential del guardaroba maschile. 88

DIOR MEN

Kim Jones continua a valorizzare il passato storico della maison, superando i codici del vestimentario borghese e facendoli approdare a una contemporaneità sofisticata.


XMAG for

«XMAG, CON NOI LE FASHION BOUTIQUE SONO 4.0» IN 15 ANNI XMAG, SOLUZIONE ONLINE PER IL FASHION RETAIL SOPRATTUTTO DI MODA CHE FA CAPO A NET SRL, HA CONQUISTATO LA FIDUCIA DI NUMEROSE BOUTIQUE DA NORD A SUD DELLA PENISOLA. QUESTO PERCHÉ HA DIVERSI PUNTI DI VANTAGGIO RISPETTO AD ALTRI APPLICATIVI, A PARTIRE DA UN APPROCCIO SU MISURA ALLE ESIGENZE DEI NEGOZI. NE PARLA IL CEO E FONDATORE ALESSANDRO BETTI

Come un abito di sartoria viene fatto su misura, così Xmag - web application SaaS che permette di gestire le fashion boutique dall’ordine al brand, fino alla vendita al consumatore finale - è a tutti gli effetti un prodotto bottom-up. «A 15 anni della sua nascita, Xmag si è evoluto al pari della tecnologia che lo implementa, permettendo a tutti coloro che lo utilizzano di avere in tempo reale le nuove release, senza ricorrere a ripetute installazioni. Xmag è in grado di rendere un punto vendita operativo in pochi giorni, senza che sia necessario installare un software in loco e senza dipendere dal device che lo contiene: per usarlo basta un browser Chrome», spiega Alessandro Betti, fondatore e ceo di Net Srl, software house cui Xmag fa capo. «Facile creare un software che gestisce i dati e propone risultati, ma quanti software consentono di generare profitto subito dopo essere stati installati? - prosegue Betti -. Il Blue Value di Xmag fornisce connettori specifici per vendere i prodotti, anche se sono in magazzino e non in vetrina nel negozio fisico. Articoli corredati da foto vengono pubblicati, aggiornati e venduti in tempo reale su oltre 10 marketplace contemporaneamente, il cruscotto permette di filtrare per ogni marketplace i magazzini e i marchi che vengono collegati via api nel massimo rispetto delle diverse policy richieste dai

brand. È come avere un negozio sempre aperto, 24 ore su 24». In Italia sono sempre più numerose le fashion boutique di target medio-alto che hanno scelto Xmag. Si parla di una cinquantina di società, per un totale di 120 shop da Nord a Sud. Come fa notare Betti, è emblematico il fatto che più del 30% degli associati di CBI-Camera Buyer Italia, associazione che rappresenta i 100 negozi più influenti della Penisola, ha già optato per Xmag. «Mettiamo sinergicamente a disposizione di tutte le boutique la possibilità di integrare e generare funzionalità nuove - precisa il fondatore e ceo di Net Srl -. Ognuno può aggiungere un pezzetto di logica nel sistema. Molte funzionalità nate da imprenditori del Sud sono state adottate da imprenditori del Nord e viceversa, attivando un collegamento virtuale fra tutti gli store che sfruttano la stessa piattaforma». Xmag è disponibile a moduli, ognuno dei quali ha una caratteristica precisa, così da gestire i diversi ambiti aziendali. Ad esempio, il modulo Web Api di tipo Rest permette a un marketplace che necessita dei dati del negozio di renderli in un formato integrabile con la piattaforma stessa, senza che Xmag richieda alcun fee. Laureato in ingegneria elettronica e con esperienze presso realtà come Finsa Consulting (società di consulenza genovese nata da

www.xmag.it

una costola di Olivetti ideata dall’ing Perotto) e Txt e-solution, Alessandro Betti è affiancato da una squadra giovane ma con skill avanzate. Tra i suoi collaboratori spiccano Daniele Gandolfini, informatico il cui contributo a evolvere Xmag è stato fondamentale, Davide Scotto, Marco Dieli, Veronica Balbo e Andrea Pampararo, attivi anche su altri fronti, come il software +moda per la gestione della produzione di capi di abbigliamento. Un team che guarda sempre avanti. «Benché l’online - osserva Betti - rappresenti il punto di forza di un sistema totalmente in cloud, l’offline, e quindi il Pos fisico, si alimenta di continui processi e innovazioni finalizzate ad integrare i due mondi che in questo modo da alternativi diventano sinergici e complementari. Un esempio è l’integrazione vetrina attraverso QR Code che permette oltre alla visualizzazione dei prezzi prodotto anche il collegamento all’e-commerce e l’acquisto del capo a boutique chiusa». Ci focalizziamo inoltre sulla connessione tra brand e boutique a livello di ordinativi, un ambito dove c’è ancora molto da fare. Non ultima, l’intelligenza artificiale: la stiamo verificando a ogni livello, per identificare quale algoritmo o processo possa portare il massimo beneficio ai fashion retailer, sfruttando gli immensi contenitori dei big data».


BIG SMILES

Dal tricot colorato al completo da club. Dalle righe al tessuto monogram. Anteprima della moda che verrà, in un mix di comfort dress.

ALBERTA FERRETTI JUNIOR

Un messaggio positivo di gioia caratterizza le nuove maglie tricot, disponibili in diverse varianti colore.

HERNO KIDS

La lettera H abbellita diventa un tessuto Monogram, per un capospalla dal nylon lucido.

ELISABETTA FRANCHI LA MIA BAMBINA

Delicata frivolezza con pizzico di vanità per questo carryover, ideale per cerimonia o per occasioni speciali.

PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI KIDS

MALVI

La proposta tradizionale di un tessuto a righe viene rivisitata con ricami che rendono unico anche uno scamiciato classico. 90

Il romanticismo classico incontra lo stile dei tessuti vichy in maniera ironica, per una collezione ispirata al guardaroba della mamma, ma a misura di bambina, con personalità e divertimento.



INTERVISTA Maria Silvia Pazzi Fondatrice di Regenesi

bile più “sostenibili”, senza rinunciare a stile e qualità….Sì, perché per avere uno sviluppo sostenibile i fattori da presidiare sono tre: ambiente, etica ed economia.

La pioniera del riuso che trasforma i rifiuti in bellezza Trasformare il rifiuto in risorsa: il lavoro di Maria Silvia Pazzi è partito da qui, quando la parola sostenibilità era sconosciuta ai più. Oggi il green è un must, ma il cambiamento è reale solo se strutturale per l’imprenditrice, quattro figli e un nuovo progetto tecnologico in cantiere DI ANGELA TOVAZZI

Qual è stata la molla che l’ha spinta a diventare una pioniera del riciclo? Nel 2008, dopo un’esperienza da lavoratrice dipendente e poi da consulente, mi sono resa conto che ciò che davvero desideravo era un progetto mio, personale. L’ispirazione è poi arrivata durante il ponte del primo maggio, che trascorsi a Napoli: la città era in piena emergenza rifiuti e vedere le sue bellezze architettoniche circondate da montagne di spazzatura mi ha fatto trovare la mission della mia nascente impresa: trasformare i rifiuti in bellezza. La parola sostenibilità è ovunque, ma sono ancora poche le aziende virtuose: come accelerare questo processo? DIRETTORE RESPONSABILE E A.D. Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it) CAPOSERVIZIO Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it) REDAZIONE Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it) Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it) Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it) Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it) REALIZZAZIONE GRAFICA Nadia Blasevich (n.blasevich@fashionmagazine.it) Carlo Maraschi (c.maraschi@fashionmagazine.it) FASHION EDITOR Alberto Corrado (a.corrado@fashionmagazine.it) COLLABORATORI Mariella Barnaba, Annalisa Betti, Cristiana Bonzi PUBBLICITÀ E PROMOZIONE Barbara Sertorini (b.sertorini@fashionmagazine.it) Laura Pianazza (l.pianazza@fashionmagazine.it) SENIOR DIGITAL ADVISOR Stefania Navaretti (s.navaretti@fashionmagazine.it)

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C’è chi si sta impegnando, ma c’è anche chi non sa nemmeno cosa voglia dire essere sostenibili: aziende che magari hanno acquistato un tessuto da qualcun altro che ha investito anni, sudore, fatica e dedizione, credendo di diventare automaticamente sostenibili anche loro. Non è così semplice. Per fortuna ci sono realtà che hanno capito che quello della sostenibilità è un cambiamento strutturale, non un trend. In questo caso si riesce a fare ragionamenti di altro tipo, in chiave strategica, per trasferire il cambiamento nel dna aziendale. Che cosa risponde a chi lamenta prezzi eccessivi per il green? Questo accade perché si tratta ancora di una nicchia e green significa anche etico, oltre che sostenibile. Spesso sui social ci dicono «Belli i vostri prodotti, ma troppo cari». Ciò ci dimostra che la strada per capire il beneficio per l’ambiente e per l’uomo è ancora lungo. Per questo ci impegniamo a controllare sempre i costi aziendali, per poter avere prezzi il possiSPECIAL PROJECTS Matteo Ferrante Veneziani (m.veneziani@fashionmagazine.it) ASSISTENTE DI DIREZIONE / UFFICIO TRAFFICO Valentina Capra (v.capra@fashionmagazine.it) AMMINISTRAZIONE Cristina Damiano (c.damiano@fashionmagazine.it)

Abbonamento annuale 139,00 e (quindicinale) c/c postale n. 16879207 È possibile richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Edizioni Ecomarket Spa - servizio abbonamenti Piazza Pio XI 1 - 20123 Milano Numeri Arretrati: 16,00 e cad L’editore garantisce che i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione come quelli relativi agli invii in omaggio non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. Garanzia di riservatezza per gli abbonati in ottemperanza al D. Lgs. n.196/2003 (tutela dati personali)

Ha lanciato Regenesi 12 anni fa. Qual è stata la soddisfazione più grande? Per fortuna molte. Nel 2010 il New York Times ci ha dedicato un articolo e la Triennale ci ha portati a Shanghai nella mostra “Tradizione e innovazione”, dove rappresentavamo l’innovazione. Con i Musei Vaticani siamo andati a Rio de Janeiro, per la mostra “Industria e salvaguardia del creato”. Nell’ultimo anno abbiamo partecipato a Pitti Uomo e White e non solo: ho vinto il premio Itwiin (Italian Women Innovators and Inventors Network) nella categoria Capacity Building. Riconoscimento che mi è stato conferito presso la Confindustria di Napoli: una soddisfazione, dato che proprio in questa città è nato tutto. Sono stata anche inserita tra le 150 Unstoppable Women - donne che stanno cambiando il Paese - da Startup Italia. A che cosa sta lavorando adesso? Mi sto occupando del lancio di Re-flag, che vanta una collaborazione con la trend setter Michela Gattermayer. Una collezione di borse il cui tessuto nasce dalla rigenerazione di bottiglie in plastica, di cui sono orgogliosa e che sta riscuotendo un grande successo. Ha un altro sogno nel cassetto? Da quasi due anni lavoro a un progetto tecnologico di trasformazione dei surplus produttivi del settore moda, attualmente in fase di brevettazione… Di più non posso dire ma spero di potervelo raccontare tra qualche mese! Il suo motto? Guardare avanti con convinzione e passione, tollerando le imperfezioni e gli errori, perché sono inevitabili compagni di viaggio ed elementi di crescita quando si è pionieri. ■ EDIZIONI ECOMARKET SPA Redazione, Amministrazione, Pubblicità Piazza Pio XI 1 20123 Milano telefono 02 80620-1 FASHION - IL MAGAZINE DI STRATEGIA, INNOVAZIONE E MERCATI Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 389 del 6-11-1970 Iscrizione n. 1418 al ROC Registro Operatori della Comunicazione Stampa: Aziende Grafiche Printing Srl - Via Milano 5 20068 Peschiera Borromeo (Mi) MDM Milano Distribuzione Media Srl È vietata la riproduzione anche parziale Articoli, disegni e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti © FASHION 2020 Edizioni Ecomarket - Milano


La Fiera Internazionale per la Moda : Tessuti, Merceria, Accessori

1 - 4 Feb. 2021 Paris le Bourget, Francia www.texworld-paris.com


SOCIAL MEDIA MARKETING Il salto evolutivo dei digital creator Le strategie vincenti delle aziende

Influencer nel post Covid: ci vuole un salto di qualità Anche per le celeb digitali nulla sarà più come prima. A guadagnarci sarà chi si dimostrerà un creator di messaggi valoriali, che vanno al di là della mera promozione di prodotto. E le aziende? L’improvvisazione non premia: servono interventi strutturati, in linea con la propria roadmap DI ANGELA TOVAZZI

È opinione comune che proprio nel limbo delle crisi nascano le migliori opportunità e si scoprano strade mai intraviste prima. Durante il lockdown l’esercizio di interpretazione e risposta veloce a una realtà che si stava sgretolando sotto i colpi del Covid è toccato a tutti gli attori del mercato, influencer compresi. C’è chi nell’isolamento si è isolato ancora di più, ma anche chi è riuscito a non adagiarsi e a sintonizzare linguaggio, contenuti e tone of voice all’emergenza, sperimentando nuove piattaforme (il successo di Tik Tok lo dimostra) e rinforzando la relazione con i propri follower, grazie a maggiore spontaneità, empatia e autenticità. Ancora una volta la regina del settore, Chiara Ferragni, ha dettato la linea, aprendo le porte della propria intimità familiare, ma anche facendosi portavoce di messaggi, e nel suo caso progetti concreti (pensiamo ai 4,5 milioni di fondi raccolti per il San Raffaele) dall’importante valenza sociale. Chi ha seguito questa strada, si tratti di microinfluencer o celebrity, ci ha guadagnato in termini di considerazione ed engagement, come dimostra una recente ricerca di Nielsen Global Media su un campione di 1.700 utilizzatori italiani di social network dai 18 anni in su. Il 77% ha dichiarato di avere fiducia e di ritenere credibili i creator (soprattutto quelli non celebri) quando parlano o promuovono 94

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prodotti e servizi. Una credibilità che arriva a toccare l’83% nel caso di messaggi a carattere sociale: un grado di fiducia, in questo caso, che cresce proporzionalmente alla fama. «Indubbiamente, dopo l’esperienza della pandemia - commenta Vincenzo Cosenza, chief marketing officer di Buzzoole - gli influencer sono chiamati a una maggiore responsabilizzazione, perché possono diventare espressione di microcosmi valoriali e coalizzare in una community follower che li seguono non solo per la bellezza o la personalità nello stile, ma anche per il mondo di valori che si portano dietro. I più intelligenti lo hanno capito e stanno andando in questa direzione». Un cambio di passo che però coinvolge anche le aziende: «Lo screening sui creator dovrà essere molto più attento - avverte Cosenza - al fine di arruolare imprenditori digitali che siano in linea con il dna del brand». Detto altrimenti, per evitare passi falsi e associazioni controproducenti, d’ora in avanti più che il numero di follower sono importanti i content. Un humus

D'ora in poi i digital creator saranno chiamati a una maggiore responsabilizzazione

«È tempo di crescere» L’indagine commissionata da Buzzoole a Koniqa porta alla luce tre tipologie di grandi aziende, ancorate a diverse fasi del percorso evolutivo nell’approccio all’influencer marketing

53% 24% 23%

YOUNG

Le aziende che si stanno avvicinando all'influencer marketing

MATURE Le aziende che hanno già fatto esperienza in questo campo

SOPHISTICATED Le aziende che usano l'influencer marketing in modo strategico


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fondamentale, quello delle idee, per far germogliare le vendite, come suggeriscono anche gli ultimi fatti di cronaca riguardanti colossi come Nike e Adidas, applauditi oppure stigmatizzati per la loro presa di posizione - o il loro silenzio - nei dibattiti sui diritti civili e le ingiustizie sociali (l’affaire George Floyd docet). «Collaboriamo da sempre con talent e influencer - interviene Gianluigi Cimmino, ceo di Pianoforte Holding (Yamamay e Carpisa) - utilizzandoli non solo per interpretare i nostri prodotti, ma anche per veicolare temi importanti quali inclusività, progetti ambientali, campagne di sensibilizzazione e benefiche, perché riescono a relazionarsi con la propria fanbase in un modo molto diretto e coinvolgente». La loro credibilità mediatica potrebbe però aumentare, complice la riduzione di occasioni aggregative come eventi, sfilate e fiere, che anche nell’immediato futuro saranno compromessi dal social distancing: «Credo - precisa Cimmino - che gli influencer non si limiteranno più a indossare dei prodotti o a sponsorizzare delle campagne commerciali e che avranno invece sempre più un ruolo attivo su importanti temi sociali». Nella Fase 3 urge dunque un salto di qualità: nel segno della coerenza e del livello dei contenuti, ma anche sul fronte strategico, perché sono ancora pochi i brand del mondo fashion che stanno sfruttando tutte le potenzialità dell’influencer marketing, inserendolo con cognizione di causa nella loro roadmap aziendale. «La pianificazione del lavoro con gli influencer spiega Valentina Villa, account director di BloggerItalia - dai più viene fatta ancora in modo non strutturato, quasi casuale, con capi affidati in cambio merce, senza strategie mirate e un reale presidio dell’operazione». La moda, lusso compreso, sembrerebbe ancora indietro rispetto ad altri settori - «come il beauty», suggerisce Villa - che invece hanno capito quanto valore aggiunto potrebbero portare delle campagne ad hoc, studiate e portate avanti in maniera “scientifica”, nell’ambito di un piano globale. Molti si stanno comunque

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1. Elisa Maino, 17 anni, star di Tik Tok: all'ultima fashion week è stata ospite di numerose griffe 2. Maria Vittoria Cassioli per Yamamay 3. Beatrice Valli, compagna di Marco Fantini e mamma di tre bambini 4.Giulia De Lellis, 4,9 milioni di follower su Instagram 5. La digital star tedesca Leonie Hanne

attrezzando, nonostante la pandemia abbia fatto slittare i tempi e soprattutto ridotto i budget. «Il coinvolgimento degli influencer rimarrà stabile in termini di investimento, anche se, causa Covid, sarà un po’ più basso in percentuale, ma certamente più alto in valore assoluto», anticipa Lando Simonetti, ceo de La Martina Europe. La collaborazione con Marco Fantini, volto della campagna SS 2020, continuerà fino a novembre e l’azienda sta valutando se replicare il coinvolgimento di influencer per i prossimi adv. L’obiettivo è però quello di continuare a investire nel segmento, in quanto «fenomeno fortemente performante nel raggiungimento del consumer target di riferimento». Come spiega l'imprenditore, La Martina fornisce agli specialisti dei social la possibilità di costruire contenuti ad hoc per Instagram, tenendo ferma la prospettiva di «una maggiore integrazione dell’influencer precisa Simonetti - nella strategia e nei canali di comunicazione e di una linearità coordinata su tutte le piattaforme del brand». ■

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UNA RICERCA DI DMR GROUP

Sponsored post ancora in calo su Instagram nel post lockdown Nel periodo da febbraio ad agosto gli sponsored post di Instagram hanno accusato un calo medio del 42%, con 699 contenuti sponsorizzati totali ad agosto rispetto ai 1.045 di sei mesi prima. Questa la fotografia scattata da Dmr Group, società attiva nel monitoraggio e analisi media (print, web e social) per i segmenti lusso e lifestyle. «Da giugno evidenzia la ricerca - si nota una ripresa rispetto ai mesi precedenti, ma i valori sono ancora lontani da quelli di febbraio». Il comparto della moda ha sofferto, in media, la più alta riduzione di contenuti sponsorizzati, seguita da gioielli e orologi e dalla cosmetica. Questi ultimi due settori sono stati però rivitalizzati da alcuni post ad alto tasso di engagement durante l’estate, tra cui quelli delle sorelle Chiara e Valentina Ferragni, Khloe Kardashian ed Emily Ratajkowski. Un sussulto si è riscontrato anche per la moda, grazie a un unico post di Selena Gomez, risultato il migliore di tutto il periodo monitorato.

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PEOPLE Claudia Gerini Tra glamour e impegno

«Amo la moda, ma non sono una fashion victim» Claudia Gerini è tra le protagoniste di "Burraco Fatale", nelle sale in questi giorni, dopo essere stato presentato a Venezia. «La parola chiave del Festival è stata "coraggio", che vuol dire sfidare un momento difficile per realizzare un evento così importante», racconta l'attrice, presente alla kermesse con una serie di look griffatissimi DI CARLA MERCURIO

Sopra, Claudia Gerini all'imbarcadero dell'Hotel Excelsior di Venezia indossa un abito chemisier di Pinko in crêpe con stampa micro pois all-over

Come definirebbe il suo stile? La moda mi piace molto, ma non sono una fashion victim e neanche una di quelle donne che a ogni inizio stagione rivoluzionano il proprio guardaroba. Diciamo che mi sento femminilesportiva. Mi piace interpretare l'abito per i servizi fotografici, gli eventi, i red carpet, ma amo anche vestirmi da mamma (Claudia ha due figlie di 16 e 11 anni, ndr) con un semplice paio di jeans, maglietta o camicia. Quali gli evergreen nel suo guardaroba? Non mancano mai un cardigan di Etro, un abito sottoveste di Prada, un tailleur di Giorgio Armani e un tubino guêpiere di Dolce&Gabbana. Che abiti ha indossato durante la recente Mostra del Cinema di Venezia? Ho scelto una creazione di Elisabetta Franchi in tulle giocata sulle trasparenze, un vestito di Chiara Boni-La Petite Robe color antracite, realizzato con un jersey dalla vestibilità straordinaria, e una creazione da sera di ispirazione déco con perline nere e oro di Etro, griffe di cui ho scelto anche una proposta da giorno. Sempre per il giorno ho apprezzato particolarmente lo chemisier di Pinko, con il suo stile anni Cinquanta. Quali sono state secondo lei le attrici più eleganti presenti a Venezia? Cate Blanchett è stata senza dubbio la più elegante e la più centrata, ma mi sono piaciute molto anche Tilda Swinton e Anna Foglietta. Come ha trovato l'atmosfera in Laguna? C'era ovviamente più calma del solito e meno presenza di pubblico alle transenne, per esigenze di distanziamento. L'aria era quasi sospesa, ma il Festival è sempre magico e la partecipazione è stata molto sentita. Direi che il tema vincente è stato il coraggio di sfidare questo momento difficile per realizzare un evento così importante. E poi è stato un segnale forte di ripartenza, di voglia di contenuti e di cinema. Nei giorni del Festival sono stati presentati due film che la vedono protagonista... Si tratta di Burraco Fatale, uscito l'1 ottobre nelle sale, che a Venezia è stato proiettato in una bella serata, con il pubblico che lo ha seguito a bordo di barche nel cuore della Laguna. Una commedia che parla di seconde chance nella vita, di amicizia e di un gioco a carte che è un modo particolare di stare insieme. L'altro film è Anna Rosenberg: una sfida avvincente per un tema forte. La storia di una donna che viene interrogata e psicologicamente abusata da un funzionario di polizia, che alla fine sfocia nel femminicidio. Un film che ho recitato interamente in francese e che si svolge tutto in una stanza con soli quattro attori. Quali i prossimi film? Ho finito di girare lo scorso agosto Lasciarsi un giorno a Roma di Edoardo Leo e ora sono alle prese con Per tutta la vita di Paolo Costella con Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu e Carolina Crescentini. Un dramedy molto bello e impegnativo.

Auguri, Signor Nino! Il 25 settembre Nino Cerruti ha tagliato il traguardo dei 90 anni «Bisogna avere il coraggio delle sorprese, rilanciare la fantasia, l'incredibile»: parole che dicono tutto di Nino Cerruti, 90 anni compiuti il 25 settembre. Questa frase Cerruti avrebbe potuto pronunciarla anche tanto tempo fa, quando appena 20enne, a causa della prematura morte del padre, prese le redini dell'azienda di famiglia, il Lanificio Fratelli Cerruti, fondato nel 1881. Allora, studente di Filosofia e Giornalismo, immaginava per sé un futuro diverso. Invece c'era il tessile nel suo destino e lui seppe cambiare strada, dando retta al dna di biellese doc. Difficile sintetizzare una carriera intensa. Basterà ricordare alcune tappe: la nascita nel 1957 dell'abbigliamento firmato Hitman e di Cerruti 1881 nei Sessanta, l'intuizione di assumere allora come designer un esordiente Giorgio Armani, l'invenzione della giacca decostruita nei Settanta, la brand extension nei profumi e nello sportswear a partire dagli Ottanta e, nei Novanta, l'intesa con la Ferrari, oltre alla nascita del womenswear Cerruti Arte. Innumerevoli i premi ricevuti, tra cui il Pitti Uomo Award nel 1986, e le star che, fuori e dentro il set, hanno indossato i suoi capi. Nel 2001 Cerruti Holding vende il marchio Cerruti 1881 per concentrarsi sul Lanificio Fratelli Cerruti, di cui il «Signor Nino» è presidente. Una carica tutt'altro che di facciata: ancora oggi Cerruti dà il suo apporto, con uno sguardo acuto sul settore, la curiosità inarrestabile e un'eleganza d'animo, prima ancora che di abito. (a.b.) ●

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Welcome back fashion people!

RED CARPET Milano Fashion Week Parterre e prima fila

Nonostante i tanti appuntamenti digital, sono stati parecchi i marchi che hanno optato per la sfilata fisica alla Milano Fashion Week. Chi ha sfidato il momento difficile, organizzando il défilé canonico, è stato ricompensato dalla presenza, tra il pubblico, di vip e fashion people, che da sempre crea glamour e aspettativa nei front row. Un segnale di normalità confortante, in un periodo decisamente fuori dagli schemi.

A CURA DI CARLA MERCURIO

Mika, tra gli ospiti da Valentino

Leonardo Ferragamo e Filippa Lagerbäck

Paul Andrew e Matilde Gioli

Fiammetta Cicogna alla sfilata di Etro

Era dalla fashion week di febbraio che a Milano non si vedeva una tale concentrazione di celebrity Olivia Palermo in Max&Co. da Sportmax con il marito Johannes Huebl

Melissa Satta al défilé di Boss

Carlo Capasa e Stefania Rocca al défilé di Alberta Ferretti

L'ode alla rigenerazione di Momonì

Al debutto ufficiale nel calendario della Fashion Week, Momonì ha allestito un'installazione realizzata dall'artista Carlo Cossignani. Per l'occasione è stato presentato Fenice, fashion film realizzato per la collezione estiva e diretto dalla regista emergente Giulia Achenza, classe 1989, premiata nel 2014 al Fashion Film Festival di Milano. Un corto girato a Venezia, scandito dall'incipit La resurrezione è la cosa più semplice che vi sia, con al centro una figura femminile emersa da un lungo sonno, che inizia un viaggio di purificazione interiore. Un'ode alla rigenerazione della vita, risultato di una profonda riconnessione con la natura.

Una donna-fenice che rinasce più ricca e più vera

L'allestimento di Momonì a Milano e, a destra, un frame del corto Fenice

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Le farfalle di Gastel sui capi di Fuoriserie

In occasione della Milano Fashion Week il nuovo brand Fuoriserie ha presentato nello Studio di Giovanni Gastel la capsule Giovanni Gastel e Maurizio Marani realizzata con il noto fotografo. Nato dall'expertise di Michele Ruffin (presente all'evento insieme all'a.d. del brand, Antonella Gaccini), il brand mira a coniugare design, moda, sostenibilità e personalizzazione. Michele Ruffin e Antonella Gaccini




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