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Anno 47 | N°14 del 17.10.2016 | quindicinale | € 5,50 | www.fashionmagazine.it

O LL SI FU VER H IS

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Il magazine di news, business e trend

MILANO MODA DONNA Verso un contenitore nuovo ma l’heritage non si tocca

EMILIA ROMAGNA Viaggio al centro di un distretto eccellente

Italians at the

Helm

Direttori creativi e ceo del Belpaese fanno più che mai la differenza sul palcoscenico internazionale Nella foto: Dior


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n° 14 17 ottobre 2016

SOMMARIO

www.fashionmagazine.it

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l’editoriale

PROTAGONISTI

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8 interview

pietro negra/pinko

«Il negozio fisico rimane insostituibile» BUSINESS

12 WOMEN’S FASHION WEEK A Milano c’è più buzz, ma ora va messo a frutto

In copertina

Due modelli della collezione primavera-estate 2017 di Dior, la prima disegnata da Maria Grazia Chiuri (Ph. Imaxtree.com)

16 BUYERS’ OPINION Promossa la città, ancor prima della moda 21 MADE IN EMILIA ROMAGNA Da Piacenza a Rimini la moda prova a fare sistema

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28 GRIFFE ON TOUR Sulla via Emilia i brand spingono l’acceleratore

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n° 14 17 ottobre 2016

SOMMARIO

www.fashionmagazine.it

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33 CARPI L’unione fa la forza

36 PARMA Un piccolo polo del sartoriale

SPRING-SUMMER 2017

Style is a matter of difference

39 BOLOGNA Dotta ma concreta: la città è una fucina di innovazione 44 SAN MAURO PASCOLI Una tradizione antica che sa reinventarsi

TREND

55 READY TO WEAR

67 WOMENSWEAR

SPRING-SUMMER 2017

Glowing chic

81 WHITE

SPRING-SUMMER 2017

Sweet stories

89 CAREERS 90 Q&A/WINONAH DE JONG Dal Suriname a Los Angeles Tappa a Milano 92 ENGLISH VERSION 97 Fashion people 98 Red carpet

84 SUPER

SPRING-SUMMER 2017

Blue is the right colour

86 OPENINGS

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PEOPLE

88 PORTRAITS

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CLAUS-DIETRICH LAHRS

Da Hugo Boss al brand numero due di casa Kering

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Come spesso accade, l’ultima fashion week milanese ha messo sotto la lente d’ingrandimento tutta una serie di cambiamenti che stanno avvenendo simultaneamente, sebbene soprattutto in due ambiti diversi. In primo luogo, i modi di porsi dei grandi e piccoli brand subiscono profonde modifiche. Sembra fare scuola il tentativo di presentarsi come icone, sulla scia di un’identità stilistica ben precisa, al di fuori del tempo, ma in modo più olistico di quanto mai successo prima nella storia del prêt-à-porter. Divenire, essere e rimanere un brand è oggi più oneroso che mai. Non solo è necessario salvaguardare il proprio dna creativo e metterlo in scena in contesti di grande, ed affine, suggestività. Oltre a questo esercizio, che una volta si ‘riduceva’, per modo di dire, alla concertazione di alcuni prestigiosissimi shooting per una manciata di testate dominanti a livello globale, bisogna moltiplicarne l’essenza in molteplici modi intrinsecamente diversi tra di loro, dall’evento-clou per gli addetti ai lavori fino a un’attenzione spasmodica all’instore design, creando una cornice che consenta di creare un sogno multimediale, virale sui social e dunque per sua natura potenzialmente omnicanale, propagato da innumerevoli brand ambassador che fungono, chi più chi meno, da influencer. Dice bene Pietro Negra, titolare di Pinko, nell’intervista concessa a Fashion su questo numero, quando rileva che l’e-commerce e il negozio fisico devono, nel modo in cui convogliano il prodotto e per le sue stesse caratteristiche, mantenere la promessa delle aspettative oniriche create da Internet. Più questa promessa diventa impegnativa, per estro creativo e slancio passionale dello stilista - vedi il caso emblematico di Alessandro Michele, novello enfant prodige - più diventa dispendioso assecondarne i connotati. Ma chi ci riesce, come in effetti il ceo di Gucci Marco Bizzarri sta facendo, può raddrizzare in breve tempo grosse petroliere che sembravano già pericolosamente inclinate verso un destino incerto. In secondo luogo, il contenitore milanese si sta evolvendo ben al di là di una semplice carrellata di sfilate. Dalla mostra fotografica all’happening di arte moderna, passando per la cena all’aperto e il concerto rap, le tecniche di ingaggio degli operatori e tramite di essi di una platea di clienti finali che si conta tramite i social nelle centinaia di milioni, sono sempre più variegate. La galassia di beneficiari di questo enorme palcoscenico mediatico (e chi ne nega l’esistenza o pecca di falsa modestia, o dà segni di eclatante cecità) è altrettanto mutevole, dal colosso miliardario alla start up carpigiana, parte di un distretto cui abbiamo dedicato un corposo speciale. In poche parole, Milano sa cavalcare benissimo i mutamenti in atto. Se lo facesse in modo ancora più spregiudicato a livello sistemico, ne potrebbe veramente scaturire, per parafrasare Renzo Rosso, un rinascimento radicale.

L’EDITORIALE

Agli albori di un nuovo sistema The latest round of Milanese catwalk shows has conspicuously proven the point that constant reinvention does not at all mean changing one’s essence – indeed, it entails very much the opposite. True style and iconicity come with the ability of being true to oneself, in many different manners and in the most diverse settings. In all of these senses, Italian fashion is very much true to itself – but could be even more so.

Marc Sondermann

Direttore/Editor-in-Chief

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interview

pietro negra/pinko

«Il negozio fisico rimane insostituibile» Parlando con Fashion, Pietro Negra, presidente di Cris Conf cui fa capo il marchio Pinko, descrive i driver di una strategia di crescita che sta spingendo il suo gruppo oltre i 195 milioni di ricavi nel 2016.

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di Marc Sondermann

Speaking with Fashion, Pietro Negra, chairman of Cris Conf (the company behind the Pinko brand), describes the guidelines of a growth strategy that is pushing the fashion group beyond 195 million euro in revenues in 2016. 1

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Quali sono ad oggi le opportunità, ma anche i rischi legati al posizionamento nel segmento high-contemporary presidiato da Pinko? Vedo prevalere decisamente le opportunità in un posizionamento di questo genere, che di fatto è il nostro e che condividiamo con una serie di player che stanno ottenendo ottimi risultati. Se guardiamo ai grandi nuovi mercati, dalla Cina al Far East, passando per il Medio Oriente e la Russia, assistiamo alla nascita di una classe media assetata di prodotto e di qualità, che cerca caratteristiche tipiche delle griffe a un prezzo accessibile. Mi aspetto dunque un grande futuro per chi si posiziona su questo target, con un importante caveat: ritengo che chi offre lusso accessibile senza la dovuta qualità sia destinato a soccombere. Il consumatore mondiale è molto cambiato negli ultimi anni, sa percepire le differenze e non tollera che si abusi della sua fiducia.

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Come si comunica la qualità nell’epoca di influencer e social network? Sono convinto che si tratti di una percezione in parte inconscia, aumentata considerevolmente in seguito al bombardamento mediatico dovuto a social media e affini. Questo significa saper essere al passo con i tempi e con le tendenze in perenne evoluzione, mantenendo un mood fresco e seducente che, oltre al prodotto, plasmi la in-store experience e la comunicazione messa in atto per promuoverlo. Attenzione, però: quando quest’ultima di fatto equivale a una promessa che il brand non è in grado di mantenere, perché non offre i connotati di qualità intrinseca che invece devono andare di pari passo, il rapporto tra cliente e marchio si spezza insanabilmente. Si tratta ormai di un esame che le aziende devono sostenere quotidianamente, con i social media che trasmetto-

no requisiti di immagine e l’e-commerce che permette di testarne in tempo reale la corrispondenza qualitativa. In termini di business, quali traiettorie di crescita trova più promettenti? Penso che tutti gli sforzi debbano essere tesi a non deludere le aspettative del consumatore. Bisogna rendersi conto che c’è un sogno propagato dai social che non deve assolutamente sfociare in un brusco risveglio: la regola è far combaciare le caratteristiche dei due mondi. Quando ci si riesce, si possono raggiungere risultati strabilianti. Quali mercati si stanno rivelando più ricettivi? A livello geografico, ora come ora non si tratta certo di quelli che abbiamo menzionato prima. Il mercato cinese è ap-


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1. Pietro Negra 2. e 3. Due immagini della boutique Pinko di via Montenapoleone, nel Quadrilatero milanese 4. e 5. Lo stile contemporary e ricercato della donna Pinko 6. Una delle it-bag del marchio, la borsa Love: in pelle, con dettagli in metallo dorato e il leitmotiv delle due rondini che si incontrano 6

pannato, quello russo in recessione, il Medio Oriente poi non tanto grande e il Far East caratterizzato da forti chiaroscuri. Alla fine, i “vecchi” mercati maturi sono al contempo quelli più difficili ma anche i più stabili, soprattutto se osservati nell’ottica dei prossimi due/tre anni. Dal nostro canto, come Pinko abbiamo investito fortemente in queste aree, tra cui gli Stati Uniti e il Giappone, e questo ci sta riservando buone soddisfazioni, soprattutto perché subordiniamo tutto alla necessità di offrire un’esperienza d’acquisto memorabile, anche divertente. Chiuderemo con ogni probabilità l’anno in corso con un incremento del giro d’affari nell’ordine del 12-15%, arrivando a sforare i 195 milioni di euro. Alcuni brand, anche nel suo segmento, stanno congelando gli investimenti sul

retail a favore dell’e-commerce. Come valuta una scelta di questo genere? Devo dire che non sono d’accordo con queste scelte, abbiamo bisogno di mantenere la forza del retail. Ovviamente, il trend oggi in atto nel mondo fisico è cristallino: i costi vanno sempre più in alto, mentre gli incassi sono sempre più bassi. Non bisogna però rassegnarsi di fronte a un’evoluzione di questo genere e invece puntare sulla soluzione che è sotto gli occhi di tutti: fare lo store ibrido. Le modalità di omnichannel disponibili vanno realizzate nel modo più puntiglioso, mentre le scelte di chiusura di punti vendita oggi visibili sul mercato mi sembrano dettate da una logica di breve periodo. In sintesi, il negozio moda rimane a mio avviso un baluardo imprescindibile, in grado di fare da cornice e brand ambassador per il rapporto con la clientela.

Il CRM che importanza ricopre per Pinko? La conoscenza della cliente, come persona umana a 360 gradi, con le sue idee e i suoi gusti specifici, costituisce una necessità basilare, che diventa sempre più importante. Il calo del 10-15% del Foot Fall, al quale stiamo assistendo su vasta scala - in realtà un po’ dappertutto nel mondo e trasversalmente ai vari brand - va contrastato esattamente con questi strumenti. Bisogna saper utilizzare ogni singola opportunità di ascolto, in modo da cogliere la voce della cliente e tramutare questa conoscenza in un’esperienza d’acquisto il più possibile gradevole. Non dobbiamo mai dimenticare che il nostro è un mestiere leggero: quando entra in un nostro store, la cliente deve tornare a giocare, proprio come faceva con la Barbie quando ■ era bambina.

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NEWS a cura di ELISABETTA FABBRI

I driver della domanda di lusso Fonte: Goldman Sachs Equity Research

In novembre torna la “Ceo Roundtable” di Fashion

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The new “Ceo Roundtable on Digital Fashion” organized by our magazine is scheduled on 9th November in Milano, Four Seasons Hotel.

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2015-25E CAGR Usa +2% Europa +2% Giappone +1% Cina +9% Altri Paesi +4% Mondo +4%

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lusso/analisi

un 2016 fermo al palo e un +1% nel 2017. ma Si scommette sugli affluent cinesi Goldman Sachs has published a new luxury outlook report. The study - based on best correlated demand drivers such as luxury auto sales, Swiss watch exports and department store sales forecasts a flat luxury goods market in 2016 and +1% growth in 2017. The long period growth (2015-2025) should be driven by affluent and middle class consumer, primarily from China. Crescita zero per tutto il 2016 e dell’1% l’anno prossimo: è quanto gli analisti di Goldman Sachs prospettano per quanto riguarda la domanda mondiale di beni di lusso, in base a un modello previsionale che tiene conto di indicatori chiave tra cui le vendite di auto di lusso e di cognac, le esportazioni di orologi svizzeri, i ricavi dei department store giapponesi e le vendite retail a Hong Kong. In un orizzonte periodale più esteso, che va dal 2015 al 2025, la spesa in luxury good dovrebbe invece registrare un incremento a un tasso di crescita annuale composto medio (in gergo cagr, compounded everage growth rate) del 4%, passando da 285 a 593 miliardi di dollari, non tanto grazie a mercati consolidati come Stati Uniti, Europa e Giappone, quanto agli emergenti, come Cina e resto del mondo. Più in dettaglio, gli analisti si aspettano che a dare impulso allo shopping di lusso siano soprattutto i consumatori affluent e dalla classe media, che nei developing market sono coloro che vantano un reddito medio rispettivamente tra 65mila e 300mila dollari l’anno e fra 30mila e 65mila dollari. Sono previsti consumi modesti, invece, da parte dei superricchi, gli high net worth, vale a dire le persone che nelle economie emergenti hanno un reddito annuale maggiore di 300mila dollari. In particolare, il cagr

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2015-2025 ipotizzato per la domanda di beni di lusso in Cina dovrebbe risultare pari al +9%, contro il +2% previsto per l’Europa e gli Usa, il +1% del Giappone e il +4% del resto del mondo. Su scala mondiale, il maggiore contributo alla domanda di alto di gamma arriverà, nelle stime degli analisti, dagli affluent (+5% il cagr 2015-2025), seguiti dagli high net worth (+4%) e dalla middle class (+3%). Nello scenario di Goldman Sachs si prendono in esame anche i diversi canali distributivi: il peso dell’e-commerce, nel caso dei luxury good, dovrebbe passare dal 6,6% dal 2015 al 7,7% per la fine di quest’anno e all’8,5% nel 2017. Nel 2020 è destinato a salire al 10,9% del mercato totale. Quanto al tasso di crescita delle vendite online, per il lusso è ipotizzato un consolidamento, dopo il +39,9% registrato nel 2015, ma si tratta pur sempre di un tasso di incremento a doppia cifra, pari al 15% annuale dal 2016 al 2020. Al contrario sono prospettati in progressivo declino gli opening di store fisici. Dopo i picchi raggiunti nel 2011, quando gli spazi dedicati al retail nel luxury market erano cresciuti del 13,8%, si è passati al +3% del 2015, mentre il 2016 dovrebbe terminare con un +1,9%. Tasso di incremento che si dovrebbe ulteriormente ridimensionare a un +0,8% per la fine del 2020.

In un momento in cui l’industria della moda sta prendendo sempre più coscienza dell’importanza delle tecnologie digitali, la nostra testata fa il punto della situazione con top manager del settore e specialisti e-commerce all’evento “Ceo Roundtable on Digital Fashion”, in programma la mattina del 9 novembre a Milano, al Four Seasons Hotel di via Gesù 6/8. All’edizione di novembre 2015, alla presenza di circa 180 decision maker invitati, sono intervenuti relatori tra i quali Eraldo Poletto (attuale ceo di Salvatore Ferragamo), Michael Kliger (presidente di mytheresa.com) e David Schneider (ceo di Zalando), che hanno dibattuto temi quali le prospettive del commercio elettronico, tenuto conto anche degli sviluppi del mobile, e la centralità degli e-shopper. Il nuovo summit - in collaborazione con Netcomm e Smi - si articolerà in due tavole rotonde, che in prima battuta coinvolgeranno autorevoli ceo della moda e del digital e in un secondo momento daranno voce a esperti delle tecnologie digitali. Tra i focus dell’evento, sponsorizzato da aziende come Mapp (ex Teradata), Arvato, Demandware e Kooomo, il progressivo bilanciamento tra off e online, la comunicazione multicanale e la customer experience.

A Milano Da settembre 2017 fiere e fashion week unite Milan reorganizes the fairs and fashion weeks calendars. Starting from September 2017, the whole fashion system will presents the new collection simultaneously. La moda si compatta nei calendari di Milano. Da settembre 2017 ci sarà un unico momento dedicato alla moda femminile che riunirà tutta l’offerta del fashion system, grazie alla presenza in contemporanea di sfilate e fiere di settore. Tutto partirà il 17 settembre, con Mipel e TheMicam, per proseguire con Milano Moda Donna dal 20 al 26 settembre, a cui si aggiungono le altre fiere di White, Super e TheOne, che probabilmente dureranno di più e coincideranno con quasi tutta la durata delle sfilate. Anche saloni previsti in altri periodi dell’anno o in altre sedi come Mido, Fiera di Vicenza e Milano Unica saranno presenti con degli show case. Ed è già allo studio l’agenda per programmare febbraio 2018. Il protocollo che riorganizza il calendario delle presentazioni delle collezioni è stato firmato il 12 ottobre durante una riunione del Comitato per la Moda, svoltosi al ministero dello Sviluppo economico, alla presenza, tra gli altri, dell’Ice e del Comune di Milano, oltre ai rappresentanti delle più importanti realtà associative e imprenditoriali del settore moda.


MILANO Via Morimondo 23 Tel. +39 02 81 62 46 MONACO Sankt-Veit-Straße 4 Tel. +49 89 43 60 60 DUSSELDORF Kaiserswerther Str. 183 Tel. +49 21 13 63 70 ZURIGO Grubenstraße 38 Tel. +41 44 22 12 309 bogner.com

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WOMeN’S FASHION WEEK

La settimana della moda pensa al futuro

A Milano c’è più buzz, ma ora va messo a frutto

Gli elogi del premier, buyer e stampa a +25%, via Montenapoleone “apparecchiata” da Dolce&Gabbana. Eventi che confermano il momento positivo di Milano e ne sollecitano l’impegno. Su giovani, internazionalità e fare sistema la sfida è alta. Solca: «I consumatori navigati vogliono il nuovo: il caso Gucci lo prova». Prosegue il turnover dei designer: Dundas saluta Cavalli, Rigoni chez Ferragamo di Andrea Bigozzi

The praises of the prime minister, buyers and the press up by 25% and events that have made news around the world like the Dolce&Gabbana dinner, while confirming Milan’s positive momentum, demand commitment. On young designers and internationality the challenge is great. The designer turnover goes on: Dundas leaves Cavalli, Ferragamo chooses Rigoni. lima generalmente positivo», «Collezioni convincenti», «Tanti gli eventi extra, super la cena all’aperto in via Montenapoleone», «L’energia si è sentita alle sfilate, ma anche alla fiere», «I buyer internazionali non sono mancati», «C’è chi insegue il see now-buy now, qui contano ancora gli addetti ai lavori». A metterle in fila, queste impressioni da post fashion week di settembre - alle quali potremmo aggiungere gli elogi del presidente del consiglio Matteo Renzi, che ancora una volta ha inaugurato la fashion week con un pranzo parlando di una «Milano leader» - sono una bella responsabilità. Perché, confermando il momento positivo del capoluogo lombardo, ne sollecitano anche l’impegno. Su tanti fronti ancora aperti: dalla costruzione di un vero sistema a un ricambio generazionale che tarda ad arrivare, dai dubbi di alcuni sulla reale utilità delle sfilate come strumento di presentazione delle collezioni, alla concorrenza per la supremazia tra le fashion week internazionali. Si parla di una città che cresce, ma al tempo stesso alcuni luoghi comuni faticano a tramontare. A cominciare dal fatto che il profilo di Milano resta in ombra rispetto a Parigi sul fronte dell’innovazione. Addirittura tra la stampa, specie straniera, qualcuno si è chiesto se abbia ancora senso sfilare, con gli stili-

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sti (specie i big) più interessati allo spettacolo e alla messa in scena più che ai vestiti e con collezioni sempre più “prevedibili”. I riferimenti più o meno velati sono a nomi come Dolce&Gabbana, Giorgio Armani, Prada, Missoni, sempre molto fedeli a se stessi, stagione dopo stagione. «Le glorie italiane non si toccano - replica Carla Sozzani, titolare di 10 Corso Como -. La coerenza delle aziende non è certo un difetto, anzi. Sempre meglio di marchi che adottano a ogni stagione una linea nuova, copiando spesso e volentieri le tendenze di qualcun altro». Nemmeno il vento del rivoluzionario see now-buy now è riuscito a smuovere il “monolitismo” della nostra fashion week, che comunque si è confermata sempre all’insegna del bello e ben fatto e della professionalità. Lo conferma il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Carlo Capasa facendo un bilancio della manifestazione che, secondo quanto riferito, ha registrato un incremento del 25% sul fronte degli accrediti da parte di stampa e buyer. «Anche a questa edizione di Milano Moda Donna - ha detto Capasa - le aziende del made in Italy hanno dato prova di voler mantenere il proprio heritage e di voler dare risalto alla filiera produttiva. Questo resta un evento per addetti ai lavori, non ci interessa trasformare la settimana della moda

2 courtesy of Governo.it

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English version from page 92 to page 95

CARLO CAPASA

A Parigi

Presidente di Cnmi

Restiamo una fashion week per addetti ai lavori. i marchi che sfilano a Milano vogliono dare risalto alla filiera produttiva, non fare come gli americani, che mescolano sempre di più moda ed entertainment

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1. Il successo del nuovo Gucci ha ridato centralità alla fashion week di Milano 2. Fulvio Rigoni è salito in passerella, rendendo pubblico il suo ingresso in Ferragamo 3. Per la seconda volta la fashion week è stata aperta da un pranzo con Matteo Renzi e il gotha della moda 4. L’ultima uscita in passerella di Peter Dundas per Roberto Cavalli 5. Tra gli indipendenti, Fausto Puglisi si è fatto notare per la performance all’ex cinema Arti

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Piccioli la spunta sui debuttanti: è lui il re di Francia Pierpaolo Piccioli wins the race among the new creative directors seen in Paris

in uno spettacolo, come invece pensano di fare gli americani, mescolando sempre di più fashion ed entertainment». Certo, il rischio da evitare è che Milano esageri nel suo conservatorismo: va bene tenersi lontano dalla confusione generata dal “vedi ora - compra ora”, ma anche nel fashion system è importante imparare a parlare la lingua del cambiamento e a dialogare allo stesso tempo con più mondi. I marchi di moda devono trovare il giusto equilibrio fra tradizione e innovazione, tra coerenza con il proprio dna ed evoluzione, e - a volte anche - rivoluzione. «Chi fa sempre le stesse cose rischia di diventare prevedibile e “già visto”, quindi meno interessante per il consumatore - chiosa Luca Solca, managing director Global Luxury Goods, Exane BNP Paribas -. È il motivo per cui sempre più spesso assistiamo a cambiamenti nella direzione stilistica dei marchi: si cerca di aumentare velocità e quantità di innovazione. Come ha fatto recentemente Gucci con Alessandro Michele. Questo è indispensabile, in un mercato in cui abbiamo un numero più basso di nuovi consumatori che desiderano appropriarsi dei “classici”, e una proporzione più alta di consumatori navigati che i classici li hanno già comprati e vogliono invece qualcosa di nuovo». Le parole dell’analista trovano riscontro anche nella cronaca delle sfilate di Milano, con il divorzio tra Peter Dundas e Roberto Cavalli, annunciato a poche settimane dalla sfilata e i casi di Tod’s e Sergio Rossi, ancora in cerca di un direttore creativo. Salvatore Ferragamo, invece, ha ufficializzato la nomina di Fulvio Rigoni come design director del womenswear subito dopo la sua prima sfilata della collezione primavera-estate 2017. Quello che deve continuare ancora dimostrare Milano con maggior

Se a Milano a vincere non è stato un singolo stilista, ma la filosofia di portare avanti il fashion system all’insegna della professionalità e dell’heritage, le sfilate di Parigi si sono concluse con un vincitore unico che ha un nome e un cognome: Pierpaolo Piccioli. Stampa, blogger, buyer per una volta sono stati tutti d’accordo nel promuovere il lavoro dello stilista come unico direttore creativo di Valentino. Il suo merito: aver interpretato l’estetica della maison senza rivoluzionarla. La sua ex collega, Maria Grazia Chiuri, ha invece diviso gli addetti ai lavori: tutti hanno apprezzato il tentativo di ringiovanire Dior, ma a molti la collezione ha ricordato troppo da vicino il suo lavoro precedente. Sospeso il giudizio su Anthony Vaccarello nuovo direttore di Yves Saint Laurent: ancora non è chiara la direzione che intende dare alla griffe. Mentre non ha scaldato l’esordio di Bouchra Jarrar chez Lanvin: ancora in tanti rimpiangono Alber Elbaz, che presto potrebbe tornare con un nuovo progetto. (an.bi.)

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WOMeN’S FASHION WEEK

Interviste/Michele Scannavini

Da Ice 40 milioni per le fiere e più spazio al digital export L’impegno dell’agenzia Ice nella moda: dai finanziamenti confermati per le fiere ai nuovi accordi in arrivo con i retailer Usa. «La promozione sarà sempre più multicanale» The support of ICE for fashion: from trade fairs to agreements with US retailers.

Bottega Veneta

convinzione è la sua attrattività internazionale, specie ora che Philipp Plein (che da un lato ha confermato la fiducia alla città, inaugurando un nuovo quartier generale in Brera) ha annunciato che dalla prossima stagione entrerà a far parte del calendario della New York Fashion Week. Senza dimenticare che l’unico nome davvero internazionale e nuovo che ha preso parte al programma di Milano è quello di J.W.Anderson, arrivato nella capitale della moda italiana per promuovere l’apertura del nuovo punto vendita SO-Milano, che ha esordito mettendo in vendita proprio la sua collezione. «In città di cose belle e interessanti ne succedono durante la fashion week, ma sono tutte frutto dell’iniziativa dei singoli, mai promosse da chi davvero dovrebbe favorire il sistema» punta il dito Giacomo Piazza titolare della 247showroom. Ma la sfida più alta per Milano, secondo l’imprenditore che nello spazio di 2.500 metri quadrati alla Pelota di via Palermo vende collezioni come Ami-Alexandre Mattiussi, Damir Doma, Rag & Bone è sui giovani o pseudo tali: «A Milano non sono i big ad essere ripetitivi ma gli outsider, che non fanno la differenza dal punto di vista creativo e che non bucano neanche dal punto di vista della messa in scena». In effetti a parte Fausto Puglisi, che ha stravolto la tradizionale passerella trasformandola in una gabbia-altare, tutti gli altri nomi indipendenti hanno optato per un défilé classico, magari in location periferiche. «Il problema - conclude Piazza - è che quando hai a disposizione un budget di 150mila euro per una sfilata, il risultato è mediocre. Sarebbe meglio spendere quei soldi in eventi alternativi». Non resta che aspettare sei mesi per vedere se il nuovo dinamismo milanese porterà anche a questo upgrading. La voglia ■ di fare c’è, quella di cambiare forse.

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1. Michele Scannavini è il nuovo presidente dell’Ice 2 . La mostra “Crafting The Future” al Mudec di Milano è stata finanziata dall’agenzia

«Sulle attività di promozione tradizionali siamo molto efficaci, ma oggi i canali promozionali sono sempre più diversificati ed articolati su logiche multicanale. È nostro compito aiutare il sistema a colmare quel gap che, nelle attività più innovative - penso, in particolare, a quelle digitali - ci separa dai nostri principali competitor in ambito internazionale». Michele Scannavini racconta a Fashion i suoi piani futuri per Ice, l’agenzia per il commercio estero di cui è da pochi mesi presidente. Ice è stato protagonista a Milano Moda Donna con la mostra “Crafting the future”, ma sta dedicando energie ai grandi saloni del settore moda. Sarà così anche nel 2017? Abbiamo stanziato fondi straordinari per il potenziamento delle principali fiere in Italia. Complessivamente, a favore del sistema moda-persona nel 2016, abbiamo attivato investimenti per 40 milioni di euro. Altrettanto faremo nel 2017. Che risultati stanno dando le azioni sugli Usa, un mercato da cui il settore si attende molto? Il Piano Speciale Usa per la moda prevede accordi con department store e independent retailer, fiere sul territorio, missioni di operatori in Italia e comunicazione. Sono stati siglate partnership con Saks e Nordstrom, mentre sono in fase di avvio le negoziazioni con alcuni independent re-

tailer in Texas, California, Florida.I risultati ottenuti con gli accordi di promozione sono stati positivi. Da Nordstrom sono stati inseriti 55 nuovi brand italiani, di cui 20 hanno ottenuto un sell out superiore all’80%. Nell’accordo in corso con Saks sono previsti acquisti aggiuntivi per 14 milioni di dollari, di cui il 25% su nuovi brand. Nel vino avete collaborato con Alibaba, portando 60 aziende a vendere i loro prodotti sul marketplace cinese. Dobbiamo aspettarci lo stesso anche per la moda? Assolutamente sì. L’economia digitale è il futuro e l’Ice ha iniziato a muoversi in questa direzione per aumentare le opportunità di promozione del made in Italy all’estero. La moda conosce molto bene le logiche dell’e-commerce e, sul panorama del retail americano, è l’unico settore in crescita. Siamo consapevoli di dover cavalcare questo trend positivo e stiamo studiando nuove misure per consentire l’accesso al mercato anche di brand minori ancora poco conosciuti e un maggiore coinvolgimento di una più ampia fascia di acquirenti, grazie anche agli strumenti offerti dalla comunicazione digitale. (an.bi.)

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WOMeN’S FASHION WEEK

La cena open-air di Dolce&Gabbana in via Montenapoleone

BUYERS’ opinions

Promossa la città, ancor prima della moda Gucci, Prada, Bottega Veneta e Dolce&Gabbana sono le quattro sfilate, a vario titolo, più applaudite dai buyer italiani e stranieri intervistati da Fashion. Consensi pure per Etro, Fendi, Marni, DSquared2, Giorgio Armani e Gianvito Rossi. Anche se questa volta è Milano a essere promossa, ancor prima delle collezioni. Budget mediamente confermati di Elisabetta Campana

Gucci, Prada, Bottega Veneta and Dolce&Gabbana are the Milano Moda Donna best shows according to Italian and foreign buyers interviewed by Fashion. Thumb up also for Etro, Fendi, Marni, DSquared2, Giorgio Armani and Gianvito Rossi. Although this time is Milan to be promoted, even more than the collections. Budget confirmed.

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n calendario affollato di sfilate e presentazioni, ma anche di eventi e opening, come da tempo non si vedeva a Milano. Sono pressoché tutti d’accordo i buyer italiani e stranieri intervistati da Fashion nel promuovere, ancor prima delle collezioni, la città. Complice un clima estivo, la manifestazione dedicata alla moda donna della prossima stagione calda ha fatto del suo meglio per accogliere i compratori (e la stampa) di tutto il mondo, in un periodo in cui un po’ ovunque i mercati destano preoccupazioni e i budget vengono valutati con grande attenzione e mediamente confermati. «Milano ha mostrato di

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essere viva, più glamorous del solito. Si è respirata un’aria di positività», sottolinea Beppe Angiolini di Sugar ad Arezzo, presidente onorario di Camera Buyer, aggiungendo: «Quasi tutti i brand hanno esibito un’eleganza evoluta e moderna, giocata tra varie epoche e stili, ma nel pieno rispetto del proprio dna». «Una bella energia non solo sulle passerelle, ma anche in saloni come White e Super, particolarmente effervescenti - conferma Mario Dell’Oglio, di Dell’Oglio a Palermo, presidente di Camera Buyer - con una visibile maggior affluenza di presenze in tutta la città». Sulla stessa lunghezza d’onda

Ken Downing, fashion director di Neiman Marcus, con sede a Dallas: «Una bella atmosfera, una fashion week partita con il piede giusto, grazie al pranzo con le autorità e il primo ministro Matteo Renzi organizzato dalla Camera Nazionale della Moda Italiana». «Oltre a sottolineare il valore del made in Italy e dell’Italia, questo evento ci dà letteralmente il benvenuto, facendo sentire importanti anche noi buyer - aggiunge Downing -. Spero che l’appuntamento si rinnovi di stagione in stagione». Concorda Tiziana Cardini: la fashion director de La Rinascente applaude questa iniziativa, stra-


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I must della p-e 2017

Fendi

tegica per l’immagine del fashion system italiano, che trova pieno riscontro nell’impegno e nella creatività mostrate da tanti stilisti, anche da quelli giovani, sempre più propositivi. Cardini cita tra i young designer Lorenzo Serafini, Massimo Giorgetti, Fausto Puglisi, Marco De Vincenzo e Lucio Vanotti, mentre sul fronte dei brand blasonati la top buyer nomina Gucci, Prada, Marni, Fendi e Bottega Veneta. Più che la collezione conta l’effetto mediatico Di fatto sono quattro le sfilate più citate dai compratori interpellati dal nostro giornale: Gucci, Prada, Bottega Veneta e Dolce&Gabbana. Brand che hanno conquistato i retailer non solo per quanto presentato sulle passerelle, ma soprattutto per l’evento mediatico generato dallo show in sé e/o dalla location e dagli eventi à côté. Per gli addetti ai lavori Gucci, con un défilé di grande impatto visivo, continua a essere il brand «che ha cambiato il modo di fare la moda». «È senza dubbio il momento di Alessandro Michele. Per questo può permettersi di osare e fare ciò che vuole» dice Silvia Bini degli omonimi multimarca a Viareggio (Lu). «Forte energia, piace in special modo ai giovani» aggiunge Feras Al Yasin di Ever Fashion Luxury Group a Doha nel Qatar (che tra i suoi top brand segnala anche Dolce&Gabbana e Fendi). Tuttavia al terzo fashion show di Michele

Prada

Marni

con lo stesso mood diversi compratori incominciano a chiedersi quale sarà la prossima (e auspicata) mossa del designer. Qualcuno riferendosi al brand della Doppia G - e sulla sua scia a tutti i marchi che hanno adottato la modalità mix&match - commenta: «Chi più mischia, meno rischia». «Perché ormai - spiega un intervistato - molte collezioni vengono ideate più per essere vendute online, che non in negozio: sul web infatti si acquistano i singoli pezzi (anziché un lifestyle), che per questo motivo devono avere un’immagine molto forte come quelli di Gucci». «Paradossalmente - aggiunge - così si alimenta nella clientela una modalità del tutto personalizzata di mescolare i capi e creare un proprio look, che spesso i brand non riescono più a intercettare». Prada è l’altra collezione che si contende con Gucci lo scettro della creatività. Miuccia questa volta ha dichiarato di aver puntato su «un’eleganza sbagliata, perché fatta di dettagli apparentemente fuori posto». Ai buyer è particolarmente piaciuta la proposta di borse e calzature, parte fondante dell’heritage della maison milanese-aretina. Ma anche la proiezione di “Past forward”, il cortometraggio in bianco e nero girato dal regista David O. Russell per Prada, che ha catturato l’attenzione di tutti i presenti. Bottega Veneta ha festeggiato i 50 anni del brand e i 15 della guida stilistica di Tomas Maier con un défilé all’interno della Pinacoteca di Brera, aggiudicandosi

top asimmetrici • Spalle importanti • camicie trasformiste • gonne d’effetto • romantic dress • pantaloni pajama • NEW denim • cinture a vista • Pizzi, lacci, volant • Righe e motivi floreali • Oro, metalli e luccichii

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Philosophy di L. Serafini

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women’s fashion week

Giorgio Armani

i complimenti non solo per la collezione di indiscusso stile e per la location più artisticamente suggestiva di tutta la tornata di sfilate, ma anche per aver portato in passerella un’icona come Lauren Hutton. «Una delle migliori collezioni, tutto fantastico» sintetizza Alla Verber di Mercury Group a Mosca. Tripletta per Dolce&Gabbana, con un défilé che esalta l’eccellenza italiana, l’opening del mega store di via Montenapoleone e la cena “open-air” nella strada del lusso tra le più famose del mondo. «Che dire? Sono bravissimi - commenta Pancrazio Parisi di Parisi a Taormina (Me) -. Nessuno come loro sa promuovere il made in Italy, l’italianità e anche anche la nostra capitale della moda». Parisi cita tra i suoi show favoriti pure Prada, «fresca, giovane, curata nei minimi dettagli», N.21 «giuste sovrapposizioni, un mood moderno» e Fausto Puglisi «una lezione di sicilianità e abiti-capolavoro, per una presentazione d’effetto che segna un nuovo corso». Da Oriente a Occidente, la geografia dei problemi Passando al côté mercati, ovunque dominano le preoccupazioni, anche se con intensità differenti. «Nel Far East Hong Kong sta vivendo la situazione più difficile, perché è calato in modo drastico il numero dei turisti dalla Cina mainland» premette Catherine Goemans alla guida di Bluebell Group. «Inoltre - aggiunge Goemans - l’ex colonia britannica

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sta drammaticamente facendo i conti con i troppi monomarca aperti negli ultimi anni: il business è stato sovrastimato, c’è troppo di tutto». In Corea il sell out tiene perché concentrato sul duty free, mentre Taiwan risente del clima generale poco positivo, con vendite in leggera flessione. «In Giappone - prosegue la retailer - il trend è migliore, grazie soprattutto allo shopping dei cinesi». Gli abitanti della Repubblica Popolare tendono però in generale ad acquistare meno rispetto al passato: «Sono più attenti ai prezzi, un po’ a causa della politica anti-corruzione e anti-lusso in atto, ma anche perché sono diventati più consapevoli - precisa Goemans DSquared2 -. Di conseguenza, noi ridurremo i budget delle top line, mentre inseriremo marchi contemporary con un buon rapporto qualità-prezzo-immagine. Ma non è facile trovarli». L’esigenza di ampliare l’offerta con collezioni caratterizzate da un valido value for money viene espressa dalla maggior parte di compratori intervistati, che lamentano cartellini sempre più elevati dei luxury brand. Anche in Russia non mancano i problemi. «Mosca è meglio del resto del Paese ma il quadro non è certo roseo - premette Ekaterina Moiseeva, alla guida del

Bosco di Ciliegi insieme al marito Mikhail Kusnirovich -. Tra la svalutazione del rublo e i dazi, i prezzi più elevati del 20-25% rispetto a quelli europei sono un ostacolo. Da un lato ci stiamo concentrando sulle aziende più collaborative e dall’altro investiamo sempre più nel servizio alla clientela». Pure in Medio Oriente la parola d’ordine è attenzione: «Dalle conseguenze della guerra al prezzo del petrolio diminuito fino alla concorrenza dell’e-commerce - racconta Feras Al Yasin -: è inevitabile muoversi con cautela. Mentre in Qatar abbiamo pochi turisti, a Dubai il lusso ha perso tra il 25% e il 35% del fatturato, con il crollo delle presenze di russi e cinesi». Negli Usa i top department store accusano colpi, anche perché nell’anno delle elezioni si sa che il business rallenta. «A fronte di un andamento non così positivo del mercato - dice Ken Downing - vedere sulle passerelle milanesi tante belle nuance a partire da giallo, rosa e verde trasmette ottimismo: alle americane piace molto il colore». Infine in Europa, tra il timore di attacchi terroristici e il calo dello shopping degli stranieri, i retailer diventano sempre più selettivi a livello di ordini e di marchi. Le aziende dovrebbero pertanto concentrarsi su crescite reali, evitando i surplus di offerta. Altrimenti il rischio concreto (vedi box sotto) è di alimentare il canale del parallelo. E alla fine, nonostante l’impegno di Milano, chi ci rimetterà davvero è la moda. Che così ■ facendo perde d’immagine.

Indiscrezioni

Le ultime sul parallelo Latest news from grey market: an Italian maison places on the market 30 million Euros of merchandise and small boutiques do grey business, selling to big multi-brand stores. A dimostrazione delle generali difficoltà di mercato, pure nel parallelo tutto può accadere. A partire da una maison che butta sul mercato diversi milioni di euro di merce fino al multimarca piccolo che fa il “grey” vendendo al collega più strutturato. Ormai è difficile stupirsi di qualcosa. Secondo il tam tam dei negozianti, un top brand italiano avrebbe messo in circolo a inizio stagione 30 milioni di euro di prodotti per fare cassa, cedendoli a cinque multimarca al prezzo sell in meno il 10% e facendo rimanere gli altri a bocca asciutta. Le insegne prescelte avrebbero infatti rivenduto le proposte uomo e donna ai compratori del parallelo a un prezzo stracciato, bruciando così il mercato a tutti gli altri negozianti, che avevano acquistato abbigliamento e accessori di questa griffe con l’intento di smaltirli tramite il grey. L’altro business che sta prendendo piede è quello del più piccolo che vende al più grande. Ormai diverse aziende che praticano il parallelo vendono spesso ai commercianti più organizzati e che comprano molta merce al prezzo sell in più il 15%-20%, mentre ai negozi cosiddetti “normali” al canonico prezzo di listino. Questi ultimi hanno così iniziato a rivendere i prodotti ai colleghi con una maggiorazione del 20%-30%. Guadagnando sul differenziale. (e.c.)


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dossier

Made in

Emilia Romagna Grandi e piccole aziende, griffe e marchi industriali, poli dell'innovazione e dell'high tech, sinergie positive tra pubblico e privato. Anche nella moda l'Emilia Romagna rappresenta un concentrato di concretezza e creativitĂ . Tra le nuove sfide la Fashion Valley, per fare piĂš sistema e rafforzare la competitivitĂ sul mercato globale

Big and little companies, designers' and industrial brands, innovation and high tech hubs, positive synergies between public and private players. Also in fashion the Emilia Romagna region represents the meeting point between concreteness and creativity. Among the new challenges, the Fashion Valley: to play the system and be more international

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Elisabetta Franchi


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La sfilata primaveraestate 2017 di Alberta Ferretti, marchio del gruppo di San Giovanni in Marignano Affe

parte il progetto "Fashion Valley"

Da Piacenza a Rimini la moda prova a fare sistema Con la nascita della Emilia Romagna Fashion Valley, territorio e imprese locali della moda mostrano la volontà - come mai prima d’ora - di unire le forze, per sostenere un polo produttivo che attraversa una fase critica ma ha ancora molto da esprimere, specie sul fronte export di ELISABETTA FABBRI

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Emilia-Romagna non è solo agro-alimentare, motori, ceramiche, imballaggi e wellness. L’industria della moda ha un ruolo rilevante che forse non emerge a sufficienza anche per cause oggettive, come la frammentarietà del settore a livello geografico. Ma in Regione, in collaborazione con le maggiori associazioni delle imprese tra cui Confartigianato e Cna, già da qualche tempo si lavora nell’ottica di realizzare un fronte più compatto - una vera e propria Emilia Romagna Fashion Valley - in modo da creare un dialogo costruttivo fra pubblico e privato. Obiettivo, valorizzare maggiormente il settore agli occhi dei mercati esteri, che comprano 4,6 miliardi di euro l’anno di fashion emiliano-romagnolo (pari al 12,7% dell’export nazionale, nei dati al settembre 2015).


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1. Una veduta di Bologna 2. Palma Costi, assessore alle Attività produttive della Regione Emilia Romagna

Il fashion punta di diamante della manifattura italiana 1 2 In luglio, a Bologna, si è parlato del “quarto pilastro” del sistema economico regionale (dopo la moda è una Una rete capillare di oltre 7mila food, motor e wellness) alla presenza del governo, ricchezza enorme imprese che occupano 52mila addetti per il territorio, se si rappresentato dal sottosegretario al ministero parla di intelligenze, Nel 2016 il Pil dell'Emilia Romagna dovrebbe dell’Economia e Finanze Paola De Micheli, che in innovazione, crescere al di sopra della media nazionale: +1,1% quella occasione ha dichiarato: «Il riconoscimento formazione e contro il +0,8%. In base a stime dell'ufficio studi e della specificità della filiera del tessile ci spinge archivi storici ricerche di Intesa San Paolo, nel secondo trimestre a individuare, in un rapporto dialettico con gli dell’anno, le esportazioni complessive della regione, imprenditori, specifiche misure di sostegno a hanno messo a segno un +6,6%, superando i 3 un comparto che, con i fatti, è punta i diamante miliardi di euro, dopo una partenza poco decisa dei primi mesi. della manifattura italiane». «In quella data - ricorda Costi Una performance da ascrivere principalmente a comparti come si è parlato di una collaborazione con le dogane in tema di le meccanica e l’alimentare, ma a cui anche la moda ha dato il made in Italy e di credito d’imposta per la ricerca stilistica». proprio contributo, in particolare con il +5,2% delle calzature di Un’annosa questione, quest’ultima, che se risolta darebbe San Mauro Pascoli, il +1,7% della maglieria e dell’abbigliamento di Carpi, ma soprattutto con il +17% dell’abbigliamento di Rimini. Un segnale di incoraggiamento per il comparto, dopo più di un Carpi Crevalcore Argelato Fusignano Piacenza decennio con il freno tirato, se si pensa che dal 2003 al 2015 la Ferrara produzione totale è diminuita del 41,9%, e da tempo in fase di Parma ridimensionamento. Infatti, dall’avvio della crisi nel 2008 al 2015 Reggio il numero delle imprese locali della filiera (tenendo conto dei Emilia Modena Bologna San Mauro produttori di tessile, abbigliamento, calzature, macchinari specifici Savignano Ravenna e della parte commerciale) si è ridotto del 7,8%, provocando un calo degli occupati del 10,4%. Parliamo comunque di un’industria Forlì Cesena che conta un esercito di 7.200 imprese manifatturiere (5,5% Rimini del totale regionale), per complessivi 52mila dipendenti (5,1% del totale regionale). Se si tiene conto anche di tutto il terziario Castiglione San Giovanni dei Pepoli connesso, si sale a quasi 30mila aziende, con all’attivo 142mila in Marignano impiegati (vedi tabella). Numeri che l’assessore alle Attività produttive della Regione Emilia Romagna, Palma Costi, ha ben FASHION VALLEY FACTS & FIGURES (*) presenti. «L’idea di creare la fashion valley - spiega - nasce dal Imprese Addetti riconoscimento che un settore rappresentativo di una ricchezza Tessile 1.304 7.824 enorme per il territorio in termini di intelligenze, innovazione, formazione e archivi storici, sta attraversando una fase critica. Abbigliamento 4.841 32.447 Vorremmo rilanciare un prodotto unico e siamo al lavoro per Calzature 984 10.744 ideare un marchio d’origine che identifichi un moderno distretto Macchinari 94 692 della moda: una rete che connette dai grandi marchi a tutta la subfornitura». «Il progetto fashion valley - prosegue l’assesore - punta Tot. produzione 7.223 51.707 a sostenere la capacità di innovare della filiera, fino a tematiche Agenti e rappresentanti 1.665 2.506 7.468 come la responsabilità sociale d’impresa». Tra gli obiettivi Comm. ingrosso 1.510 8.712 Palma Costi elenca azioni a supporto di progetti di ricerca e Comm. dettaglio 7.468 20.623 innovazione, attività per sostenere l’internazionalizzazione, 24,1% la creazione di nuove imprese attraverso incubatori, la Comm. ambulante 4.892 6.436 valorizzazione di archivi e musei, “patrimonio unico al mondo”, Tot. terziario 22.758 89.984 fino alla creazione di una nuova offerta di turismo collegata allo Totale sistema moda 29.981 141.691 shopping. Inoltre si lavora al lancio di un sito online dedicato e alla costituzione di un forum per coinvolgere tutti gli attori: sarà (*) Dati al settembre 2015 una struttura «dove pubblico e privato possono comunicare e Fonte: Regione Emilia Romagna-Unioncamere implementare le azioni».

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1. A Ferrara si realizzano le borse di alta gamma Felisi 2. Il womenswear di Jucca parla modenese 3. Borse e valigie Piquadro hanno base a Silla di Gaggio Montano (Bologna)

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The foundation of the Emilia Romagna Fashion Valley shows a unity of purpose never seen before between the local authority and companies. The goal is support a production hub which accounts for 12.7% of Italy’s fashion export market.

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una boccata d’ossigeno alle imprese. «Il settore è molto penalizzato dai costi della ricerca creativa e dei materiali», conferma Barbara Maccato di Confartigianato, auspicando che la costituzione del distretto porti a una maggiore attenzione, da parte delle autorità, a questa fase cruciale della produzione di abbigliamento e accessori e quindi a interventi mirati. L’unire le forze, secondo l’esponente dell’associazione degli artigiani, è anche un’occasione per dare un messaggio univoco a potenziali partner della moda stranieri. «Pensiamo - precisa - che la fashion valley possa comunicare con più efficacia la qualità della manodopera alle aziende estere che vogliono produrre qui». «Il sistema del tessile-abbigliamento-calzatura locale - aggiunge - è sempre stato messo in ombra da altri settori nella promozione all’estero, soffre di una scarsa attenzione rispetto ad altri comparti come l’automotive o la meccanotecnica». E conclude: «Questa è una grande occasione per metterne in luce i punti di ■ forza sul piano nazionale e internazionale».

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From Piacenza to Rimini, the local fashion industry is joining forces

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milia Romagna is not just a land of food and agriculture, cars, ceramics, packaging and wellness. Fashion industry plays a significant role within the region, after underestimated, due partly to the fragmentary nature of the sector from a geographical perspective. But now the regional authorities have been working with notable business associations such as Confartigianato and CNA to form a more united front - the Emilia Romagna Fashion Valley - in order to spark a more 2 constructive dialogue between the public and private sectors. The objective is to enhance the sector’s appeal to the overseas market, which currently spends €4.6bn per year on fashion from Emilia Romagna (equal to 12.7% of Italy’s fashion export market). A thriving network of over 7,000 companies and 52,000 employees As reported at the beginning of October, in 2016 the Region’s GDP should grow by 1,1%, more than the +0.8% foreseen for Italy as a whole. According to Intesa San Paolo, after a weak start of 2016, in the second quarter the global exports of Emilia-Romagna grew by 6.6%, totalling more than 3 billion euro, mostly thanks to the performances in emerging markets. An all-time high, thanks to the mechanical and food industry but also to fashion, with +1.7% of Carpi’s clothing and knitwear, +5,2% of San Mauro Pascoli’s footwear and +17% of Rimini’s clothing. A shot in the arm for the sector, given the slowdown that the fashion industry have been experiencing in the region. Between 2003 and 2015, total production decreased by 41.9%, while the period between the start of the economic crisis in 2008 and 2015 saw the number of local companies (including textiles, clothing, footwear, industry machinery and the commercial sector) fell by 7.8%, leading to a drop in employment of 10.4%. Nevertheless, the industry is made up of 7,200 manufacturing companies and 52,000 employees (5.5% and 5.1% of the region’s total number respectively). And when you consider the tertiary


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sector related to the fashion industry, the who was attending the event on behalf of the government, total number of companies involved soars to declared: «To recognize the specifics of fashion industry nearly 30,000, with 142,000 people employed means that we have to communicate with entrepreneurs in the field (see table on page 23). These to identify specific measures to support what the are statistics that Palma Costi, the Emilia statistics reveal to be the jewel in the crown of the Italian Romagna Councillor for Production, is well manufacturing industry». Looking back at the event, Costi aware of: «The idea of creating this fashion adds that: «On that day we spoke about working with valley stems from the fact that a sector that customs to benefit Italian manufacturing and introducing represents a real asset for the area in terms tax credits for industry research». The latter is a longof expertise, innovation, development and standing issue which would inject companies with hit of historical archives is going through a critical adrenaline if it becomes a reality. «The sector is crippled period. We want to relaunch what we see as a by the cost of creative research and developing materials», unique offering, and are working hard to devise explains Confartigianato’s Barbara Maccato, who a brand capable of distinguishing a modern hopes that the foundation fashion district - a network capable of working of the fashion valley will Emilia romagna with everyone, from the biggest brands right result in the authorities exports data through to sub-contractors. The fashion valley taking a greater interest Un look Liviana Conti, di casa project aims to fuel the industry’s ability to into this crucial phase of a Savignano sul Rubicone 2.047 innovate and even touches on areas such as clothing and accessories fashion companies export oriented corporate social responsibility». One of Costi’s production, with targeted (trading included) objectives is to support research and innovation projects, promote action following as the natural next internationalisation, create new companies by using incubators, step. According to Maccato, having 1.045 invest in archives and museums (which she describes as a “unique channelled the industry’s strengths into companies with less than 5 employees heritage”) and attract new tourists by enhancing the region’s one organisation, the sector now has a shopping appeal. Work is also underway on a new website for the chance to send out a clear message to 15,7% association, while a forum is being set up to bring all the various potential partners from the international share of craft firms actors together. It is set to be a place «where the public and private fashion panorama. «We believe that export oriented sectors can communicate and devise action plans», explains Costi. the fashion valley will be able to better convey the quality of our sector to Fashion, the jewel in the Italian foreign companies wishing to produce here», she explains. «The local manufacturing industry’s crown textiles, clothing and footwear industry - she concluded - has always The fashion valley - part of the so-called “fourth pillar” of the been overshadowed by other sectors in the way it has been promoted regional economy (after food, cars and wellness) - was officially abroad. It receives far less attention than other sectors, such as cars presented to the government in Bologna last July. Undersecretary of and engineering. This is a fantastic opportunity for us to showcase ■ State for the Ministry of the Economy and Finance Paola De Micheli, our strengths in Italy and around the world».

textile - clothing Exports (*) TEXTILE

Province 2015 2016 Bologna 26,0 28,2 Ferrara 1,5 1,2 Forlì-Cesena 10,2 11,7 Modena 69,7 65,4 Parma 5,0 6,6 Piacenza 48,1 51,4 Ravenna 37,4 35,9 Reggio nell'Emilia 67,5 72,8 Rimini 12,7 15,6 Regione Emilia Romagna 278 289 (*)

Valori in milioni di euro

Fonte: Centro studi Smi su dati Movimprese

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CLOTHING

Var.% 16/15 2015 2016 +8,5 369,8 386,7 -20,1 7,3 9,8 +14,9 32,7 33,5 -6,2 278,4 270,4 +31,2 68,5 73,0 + 6,9 204,6 223,6 -3,8 10,5 9,8 +7,8 614,3 639,5 +22,6 255,9 293,9 +3,8 1.842 1.940

TOTAL

Var.% 16/15 2015 2016 +4,6 395,8 414,9 +33,8 8,8 11,0 +2,2 42,9 45,1 -2,9 348,1 335,8 +6,4 73,6 79,5 +9,3 252,7 275,0 -7,2 47,9 45,7 +4,1 681,8 712,3 +14,8 268,7 309,5 +5,3 2.120 2.229

Var.% 16/15 +4,8 +24,5 +5,2 -3,5 +8,1 +8,8 -4,5 +4,5 +15,2 +5,1

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emilia romagna

In tour con le griffe

PIACENZA

Sulla via Emilia, i brand spingono l'acceleratore Tra moda, fashion week ed Emilia Romagna esiste una forte relazione, che inizia da Piacenza con Giorgio Armani e finisce in Romagna con Gilmar e Aeffe, passando per Reggio Emilia e Max Mara e la fabbrica gioiello di Berluti a Ferrara. Tanti casi di successo, che dimostrano come dotarsi di un proprio brand in questa terra abbia portato al successo

PARMA

CARPI REGGIO EMILIA

FERRARA

MODENA BOLOGNA

GRANAROLO FAENTINO

CATTOLICA

7.468

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di Andrea bigozzi

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se la via Emilia fosse un passerella? Pensare all'Emilia Romagna come alla patria della subfornitura è anacronistico. Negli anni il territorio ha cambiato pelle, lasciando sempre più spazio alle aziende di grandi e medie dimensioni, dotate di un proprio marchio e impegnate 1 nell'affermarsi all'estero. La dimostrazione della predominanza del brand a discapito del vecchio modello di business legato alla subfornitura sta nei numeri: oltre la metà del volume d'affari dell'intera area è in mano alle prime 15 imprese per dimensioni della "via Emilia". La corsa verso una produzione griffata e di qualità, per intercettare una domanda che si colloca per lo più all'estero e nella fascia alta o medio alta del mercato, ha portato a un cambiamento che è organizzativo, ma anche di identità e che ormai non riguarda più solo i colossi, ma anche le piccole e medie aziende.

Max Mara fa scuola con i 70mila cappotti della fabbrica di Reggio Di esempi virtuosi lungo la strada della moda emiliano-romagnola ce ne sono davvero tanti: da riempire una fashion week. Si parte da Piacenza, dove è nato Giorgio Armani che nel territorio emiliano mantiene ancora parte della produzione in particolare il denim. A Fidenza la parola moda fa rima con Pinko di Pietro Negra. Tra Piacenza e Parma si incontra Soragna, patria del menswear firmato Caruso, che rivendica le sue origini anche nell'attività di comunicazione con una serie di spot, tutti ambientati nel cuore della pianura padana. Sempre a Parma e dintorni sono di casa Acqua di Parma (che fa capo a Lvmh). Reggio Emilia è poi il regno della famiglia Maramotti e di Max Mara, anche grazie a uno stabilimento produttivo di 10mila metri quadrati, le Manifatture di San Maurizio, dove vengono prodotti 450 capispalla al giorno delle linee Max Mara, per un totale di 100mila capi all'anno, di cui 70mila solo cappotti. «Max Mara ha fatto scuola - ribadisce Mario Boselli, presidente onorario della Camera Nazionale della Moda Italiana - con tutto quello che ne consegue. L'innovazione e la riconoscibilità si sono aggiunte, ma non hanno mai sostituito valori come la qualità

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1. Caruso celebra l'Emilia in un cortometraggio 2. Anna Molinari è sinonimo di moda a Carpi e nel mondo 3. Max Mara è il primo brand emiliano a proporre un prêt-à-porter di qualità 4. Stone Island a Ravarino ha inventato il tinto in capo

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e l'artigianalità. Non solo, in Emilia Romagna le dimensioni delle aziende non hanno mai penalizzato lo sviluppo del settore. Anzi, da quelle parti essere piccoli è stato un fattore di successo». In effetti, come dimostra il nostro tour del fashion system tra una provincia e l'altra nella Regione, le imprese hanno imparato a misurarsi con il mercato globale, adottando da sempre una politica di visibilità internazionale. Uno dei fiori all'acchiello dell'area si trova a Ravarino (Modena): Stone Island, che proprio in questi anni sta vivendo una seconda primavera, con un fatturato salito a quota 100 milioni, grazie a più di un milione di capi prodotti ogni anno. Poco più in là c'è Carpi, capitale sia del prêt-à-porter che del pronto moda. I nomi più popolari da queste parti sono Blufin con Blumarine e Blugirl (la decana del distretto), Twin-Set (eletta tra le aziende più attrattive dove lavorare secondo una recente indagine), Liu Jo, Jucca, Erika Cavallini, Manila Grace.


via Emilia che, per quanto diversi tra loro, hanno compiuto il salto di qualità in cui gioca un ruolo chiave il mix di tradizione artigianale, stile e cultura. «Da queste parti - assicura Giordano Ollari, titolare delle boutique multimarca O' di Parma - si respira energia. Per essere di riferimento nel mondo della moda, che cambia continuamente, ci vogliono idee. E le idee non sono mai mancate agli imprenditori locali. Da queste parti abbiamo inventato il tinto in capo, ma anche l'intuizione della velocità produttiva e dei marchi bridge è nata qui». ■

on the Via Emilia the fashion brands push on

Alle Manifatture di San Maurizio vengono prodotti 70 mila cappotti Max Mara all'anno

There is a strong relationship between fashion, fashion week and Emilia Romagna that starts in Piacenza with Giorgio Armani and ends in Romagna with Gilmar and Aeffe, via Reggio Emilia with Max Mara. These many success stories demonstrate how creating a brand in Italy has led companies to success

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hat if Via Emilia was a catwalk? It is anachronistic to think of Emilia Romagna as the home of subcontracting. Over the years, the area has changed considerably, accommodating increasingly more large and medium-sized companies that have their own brand and are committed to establishing themselves abroad. The proof of the dominance of brands over the old subcontracting business model lies in the figures: the 15 largest companies along “Via Emilia” account for over half of the entire area’s turnover. The rush towards branded, high-quality production, in order to meet demand coming primarily from abroad in the medium-high end of the market, has led to an organizational change and a change in identity, which is no longer only relevant to giant companies, but also to small and medium-sized businesses.

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Da Lvmh ai fondi: una terra che piace agli stranieri A metà della passerella troviamo Bologna: per un buyer il capoluogo non vuol dire solo Centergross, ma anche griffe. Nomi di tradizione come Les Copains, La Perla, Borbonese e Furla e realtà più nuove e in ascesa come Elisabetta Franchi, che visto l'ingresso nel capitale del fondo inglese di private equity Trilantic Capital Partners. Arrivando in Romagna il viaggio fa tappa a Granarolo Faentino, dove Manuela Arcari è tornata alla guida di Ter et Bantine e Hache. Si prosegue verso Ferrara: qui il gruppo Lvmh ha da poco inaugurato la maxi-fabbrica di Berluti con 241 dipendenti di età media 40 anni. Il viaggio si conclude a Cattolica, dove dominata due grandi nomi della moda: Gilmar, che oltre a Iceberg l'anno scorso ha acquisito il 30% di N°21, e Alberta Ferretti, che con il gruppo Aeffe produce tra gli altri anche Moschino. Tutti i marchi saliti sulla "passerella" della

Max Mara leads the way with 70,000 coats at the Reggio factory There are a great many good examples along the fashion road in Emilia-Romagna: enough to fill a fashion week. It begins with Piacenza, the birthplace of Giorgio Armani, which still retains part of its production in the city. Between Piacenza and Parma lies Soragna, home to Caruso menswear, which also proclaims its origins in advertising with a series of commercials set in the heart of the Po valley. Parma itself is home to Acqua di Parma (owned by LVMH) and Pinko. Reggio Emilia is the kingdom of the Maramotti family and Max Mara, boasting a 10,000 sq m production facility, the Manifattura di San Maurizio, where 450 Max Mara coats are produced every day and a total of 100,000 garments per year, of which 70,000 are coats. «Max Mara has been a shining example stresses Mario Boselli, honorary president of the National Chamber of Italian Fashion - with all that this entails. It has placed emphasis on innovation and brand awareness, without ever cutting back on quality and craftsmanship. In Emilia Romagna, the size of the companies has never inhibited the development of the sector. On the contrary: being small has been a key success factor in the region.» Indeed, as evidenced by our tour through the fashion industry in different provinces of the region, they have learned to compete with the global market, always adopting a policy of international visibility.

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LES COPAINS

«Bolognesi e internazionali. E la prossima tappa è la Cina»

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A best practice in this respect can be witnessed in Ravarino near Modena: Stone Island is experiencing a new lease of life in recent years with a turnover that has risen to 100 million. A little further on lies Carpi, capital of ready-to-wear and fast fashion. The most popular names in this area are Blufin with Blumarine and Blugirl, Twin-Set, Liu Jo, Jucca, Erika Cavallini and Manila Grace. From LVMH to funds: a region that appeals to foreigners Halfway along the "catwalk" lies Bologna: for buyers, the regional capital not only means Centergross, but also brands. Traditional names like Les Copains, La Perla, Borbonese and Furla and newer, rising companies such as Elisabetta Franchi, which, thanks to an agreement with British private equity fund Trilantic Capital Partners is growing on international market. The first stop in Romagna is Granarolo Faentino, where Manuela Arcari has returned to the helm of Ter et Bantine and Hache, followed by Ferrara, where the LVMH group recently inaugurated the new giant Berluti factory. The journey ends in Cattolica, which is dominated by two major names in fashion: Gilmar, which besides Iceberg last year has acquired a 30% stake in N°21, and Alberta Ferretti, which, alongside the Aeffe group, produces Moschino among other brands. All the brands along the Via Emilia catwalk, despite their differences, have made a remarkable leap forwards, due above all to a mix of traditional craftsmanship, style and culture. «This area exudes enormous energy - remarks Giordano Ollari, owner of the multi-brand O’ boutiques in Parma -. To be a point of reference in the fashion world, which is constantly changing, it takes ideas. And local entrepreneurs have never lacked ideas. We invented garment-dyeing in this area, as well as ■ the idea of production speed and bridge brands».

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1. Tra i marchi in ascesa del distretto di carpi c'è Erika Cavallini, protagonista alla Milano fashion week 2. La Manifattura Berluti a Ferrara ha 241 dipendenti di età media 40 anni 3. Un look Ter et Bantine, il marchio di cui Manuela Arcari ha ripreso da un anno il pieno controllo insieme a Hache

Non ci sarebbe Les Copains senza Emilia Romagna e viceversa. Lo ribadisce Gaetano Sallorenzo, amministratore delegato dell'azienda produttrice, la bolognese BVM (cui fanno capo anche il marchio Blue e la licenza Giambattista Valli), accennando a un territorio «dalle competenze diversificate, ricco di manodopera specializzata e forte nella ricerca, in ambiti come i lavaggi e i ricami". Molte delle proposte di Les Copains, marchio fondato da Mario Bandiera e disegnato da Stefania Bandiera, sono realizzate a chilometro zero o quasi, anche perché la maglieria, da cui è partito l'iter del brand, è una delle eccellenze della regione. «Riaffermare l'heritage - spiega Sallorenzo - è uno degli aspetti su cui stiamo lavorando, nel prodotto e nell'immagine". Un modo per rafforzare l'identità e l'appeal di una realtà per la quale l'80% dei ricavi, pari a circa 60 milioni di euro, scaturisce dai mercati esteri: «Le aree in cui siamo più forti sono Usa, Giappone e Italia, ma ne sondiamo altri. In Cina apriremo cinque negozi in tre anni, iniziando dalle città principali, e stiamo avanzando in Corea, oltre che nel Middle East». Nazioni che cercano uno stile, prima ancora di singoli prodotti, «ed è per questo che stiamo riaccarezzando l'idea delle licenze, soprattutto negli accessori: scarpe, profumi e forse bimbo».

«Bolognese and globe trotter Next stop china» There couldn't be Les Copains without Emilia Romagna and vice-versa. A statement confirmed by Gaetano Sallorenzo, CEO of BVM, the company based in Bologna that produces and distributes this collection, together with Blue and the license of Giambattista Valli. Sallorenzo describes the region as a «multiskilled area, rich in specialized manpower and strong in research, in sectors LES COPAINS as washings and embroideries». Many Les Copains items, designed by Stefania Bandiera, are made in Emilia Romagna, also because knitwear, the starting point of the brand's history, is one of the region's buttonholes. «We are working on the richness of our heritage - Sallorenzo points out - both in product and image». A way to strengthen the identity and appeal of a brand for which 80% of the turnover comes from abroad. «We are well positioned in US, Japan and Italy, but we will go further», ceo says and reveals: "We'll open five stores in China in the next three years. Other investments will be focused on South Korea and Middle East. As for product, licenses are a concrete opportunity, in sectors like (a.b.) shoes, scents and maybe childrenswear».


SPRING SUMMER 2017

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CARPI

CARPI

L’unione fa la forza

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Piccole imprese che necessitano di nuove sinergie e realtà di grandi dimensioni. Per Carpi è tempo di mettersi in gioco su uno scenario globale, lontano dalla mischia del low price di Carla Mercurio

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ra spinte verso l’internazionalizzazione, consapevolezza dell’importanza di salvaguardare il know how locale e valorizzazione del concetto di sinergia, il distretto di Carpi si trova a fronteggiare uno scenario che cambia. Il fazzoletto di territorio che comprende i comuni di Carpi, Cavezzo, Concordia, Novi, San Possidonio e Soliera non è stato risparmiato dagli effetti della crisi. Pochi chilometri quadrati di operosità “tessile”, dove a giugno 2016 il conteggio delle aziende sfiora le 1.560 unità, come indicano i dati diffusi da Centro Studi e Statistica della Camera di Commercio di Modena. Un numero in calo rispetto ai 1.618 dell’analogo periodo del 2015, così come scendono il valore della produzione (oltre 1 miliardo e 148 milioni di euro nel 2015, a -6,3% sul 2014) e l’export (più di 388milioni e 120mila euro nel primo semestre del 2016 nell’intera provincia di Modena, a quota -1,8%). «La situazione odierna - spiega Stefano Bellei, segretario generale della Camera di Commercio di Modena - è il risultato OGGI Nel di dinamiche di medio e lungo periodo carpigiano operano che hanno portato a una progressiva con successo contrazione di imprese e addetti». Ma, un pool di aziende rassicura, «il trend del fatturato dai di rilievo che primi anni del 2000 ha ripreso forza, aggregano la in seguito all'upgrading del distretto». maggior parte dei fatturati Merito dell’affermazione di un nucleo di aziende che hanno ampliato la gamma di prodotti offerti, che investono in ricerca e creatività, nella promozione del marchio, nei canali distributivi diretti e nell'internazionalizzazione, conquistando quella visibilità sul mercato che non aveva mai caratterizzato le imprese della zona. «Le piccole realtà da sole non hanno gli strumenti per gestire un'attività industriale premiante ed è bene che cerchino spazi operativi più solidi, creando sinergie con i grandi o legandosi tra loro - conferma Mauro Sighinolfi, titolare del Gruppo Della Martira, pool di boutique dell’Emilia Romagna con sede storica a

Un outfit di Liu Jo per la primaveraestate 2017

Xzccz xx xc xc x come punto di forza delle aziende pugliesi (nella foto la sfilata di Xzxzx zxzx)

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Carpi -. Sull’altro versante operano con successo imprese di rilievo che aggregano la maggior parte dei fatturati, cresciute tanto negli anni passati, che in questo momento possono accusare flessioni a causa della sofferenza della Russia e del ridimensionamento della Cina». «Negli ultimi 15 anni il fatturato delle prime cinque realtà del distretto è passato dal 14% al 49% del totale, con il forte sviluppo dei marchi e delle griffe ad alta visibilità, saliti dal 10% al 55% sul giro di affari», fa notare Stefano Bellei. Nello stesso tempo si registra il fenomeno della crescita senza occupazione, «dovuta al processo di selezione fra le piccole imprese finali e le realtà di subfornitura e all'aumento delle delocalizzazioni produttive verso Paesi esteri a basso costo». Basti pensare che nel comprensorio carpigiano le produzioni made in Italy sono passate dall'87% del turnover nel 2000 al 52% di oggi. E se all'inizio del secolo la produzione effettuata oltrefrontiera era solo il 13% sul totale, ora questa cifra è più che triplicata». In tale dinamica si inserisce l'aumento del lavoro sommerso, legato alla presenza di aziende di subfornitura gestite da imprenditori stranieri (in prevalenza cinesi). Un fenomeno che rimanda all'impoverimento delle competenze, che rende difficoltosa la ricerca di personale in alcune qualifiche professionali. Una situazione che chiama in causa enti e associazioni imprenditoriali sul territorio, attive nella promozione di iniziative di formazione e di informazione destinate a quanti operano nel settore. ■

Strength in numbers Small businesses needing new partnerships and large-scale companies: the time has come for Carpi district to test itself on the global market, taking a step away from the low-price free-for-all.

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he Carpi district finds itself faced with a constantly changing panorama, where internationalisation rubs shoulders with the need to harness local know-how and take advantage of collaboration opportunities. The area containing the towns of Carpi, Cavezzo, Concordia, Novi, San Possidonio and Soliera was certainly not spared by the effects of the crisis. The Research and Statistics Centre of the Modena Chamber of Commerce has revealed that in June 2016 the number of companies in the district was just under 1,560 - down from 1,618 in the same period in 2015. The industry’s production value also fell (to €1.148bn in 2015, down by 6.3% on 2014), as did exports (down

LAVORI IN CORSO

Da Moda Makers al polo della creatività

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In questa e nella pagina accanto, proposte di aziende del distretto carpigiano per la primavera-estate 2017 1. Un insieme di Cristina Gavioli Collection 2. Una proposta di MYF Fausta Santi. 3. Focus sugli abiti per Aniye By 4. È "flower power" per Ki6-Who Are You?

Piazza Dei Martiri a Carpi

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L'istantanea del distretto carpigiano evidenzia l'urgenza e l'importanza di promuovere i valori fondanti dell'area. Emblematico a tale proposito il progetto Carpi Fashion System, promosso dalle Associazioni imprenditoriali del territorio e dal Comune di Carpi e co-finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, che nasce per supportare le piccole e medie imprese del distretto attraverso interventi sinergici e azioni mirate. Un’iniziativa che gode del supporto di Promec, azienda speciale della Camera di Commercio di Modena, a sostegno delle piccole e medie aziende che puntano all’internazionalizzazione. «Dal 15 al 17 novembre - racconta Simone Morelli, assessore all’Economia del Comune di Carpi - nel pieno centro storico di Carpi va in scena Moda Makers, rassegna che dà visibilità a circa 40 imprese del comparto». Una manifestazione che si tiene in piazzale Re Astolfo, vicino a Palazzo dei Pio, dove è in corso, fino all’11 dicembre prossimo, la mostra A gun for hire, selection - Le fotografie per Blumarine 1993-1999 dedicata a Helmut Newton: 50 immagini che il fotografo realizzò per le campagne stampa dell’azienda di abbigliamento. «Un segnale di dinamismo, così come è un importante lo stanziamento di un milione e 200mila euro da parte del Comune per ristrutturare un immobile che diventerà un polo della creatività e della formazione, compresi gli (c.me.) archivi della moda», conclude Morelli.


1. Due look di Le Fate 2. Gioca sulle tonalità del turchese l'outfit di Clips 3. Turchese in primo piano anche per Anna Rachele

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1.8% to 388,120 million euros in the first quarter of 2016 across the whole of Modena province). «The current situation is the result of medium-to long-term dynamics which have led to the progressive contraction of companies and employment - explains Modena Chamber of Commerce Secretary General Stefano Bellei -. However, the revenue trends from the beginning of the 2000s are returning to grow, following the district’s upgrading process». The credit for this lies with a core group of companies which have expanded their product ranges and invested in research, creativity, brand promotion, direct distribution channels and internationalisation, obtaining the kind of market visibility that used to pie in the sky for many local companies. «Alone, small enterprises simply do not have the means to sustain profitable, industrial-scale activity, so it is important that they try to search for more stable operational spaces, striking up partnerships with large companies or clubbing together NEGLI ULTIMI 15 with other small companies - declares ANNI IL FATTURATO Mauro Sighinolfi, the owner of DELLE PRIME Gruppo Della Martira, a group of CINQUE REALTÀ boutiques from Emilia Romagna DEL DISTRETTO È with headquarters in Carpi -. On the PASSATO DAL 14% AL 49% DEL TOTALE other side there are big companies operating successfully, concentrating the majority of the turnover of the whole district. Companies that may be now susceptible to downturns, due to the situation in Russia and the Chinese slowdown». Bellei adds: «In the past 15 years, the revenue of the top five companies in this area has increased from 14% to 49% of the total turnover, while high-visibility brands have registered significant growth from 10% to 55% of overall revenue». Bellei also explains how the phenomenon of “jobless growth” is also spreading within the area: «It’s due to the selection process between the small businesses who produce the finished products and the subcontractors, as well as to the increase in production delocalisation towards foreign countries where costs are lower». For example, in the Carpi district, 100% Italian production accounted for 87% of turnover in 2000, but just 52% today. And while at the start of the century just 13% of production took place abroad, that figure has now more than tripled. Adding to this dynamic is the increase in undeclared work, which is linked to the presence of subcontracting companies overseen by foreign businesspeople (mostly Chinese). This phenomenon is linked to a skills shortage, something that is making it difficult for companies to find staff in certain professions. The situation has prompted local authorities and business associations to come together to launch training and awareness initiatives for industry operators. ■

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WORK IN PROGRESS

From Moda Makers to the creativity hub The ups and downs currently characterising the Carpi district reveal an urgent, pressing need to promote the region’s core values. The Carpi Fashion System project is a shining example of this. Supported by local business associations and the Carpi Council and cofinanced by the Cassa di Risparmio Foundation in Carpi, the project was launched to provide support to small-and medium-sized businesses in the district via shared initiatives and targeted action. The project enjoys the support of Promec, a special company within the Modena Chamber of Commerce which backs small-to medium-sized companies wishing to focus on internationalisation (don’t miss the www.expomo.com website - a portfolio of 2,600 exporting companies from the province which is visited by an average of 12,000 foreign users per month). «Between 15 and 17 November, the historic centre of Carpi will be home to Moda Makers, an event designed to give visibility to about 40 companies in the sector», explains Simone Morelli, Carpi’s Councillor for the Economy. The event is taking place in piazzale Re Astolfo, not far from Palazzo dei Pio, where the A gun for hire, selection - Photographs for Blumarine 1993-1999 exhibition dedicated to Helmut Newton is running until 11 December. The exhibition features 50 shots taken by the photographer for the clothing brand’s advertising campaigns. «It’s evidence of the dynamism of the local industry - states Morelli -. Equally important is the Council’s decision to assign €1.2m to renovate a special facility and turn it into a hub of creativity and learning, while providing a home for our fashion archives. (c.me.)

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1. Coccinelle 2. Pinko 3. Ernesto

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Parma

un piccolo polo del sartoriale La quarta provincia dell’Emilia-Romagna per numero di abitanti, arcinota per il prosciutto, nasconde in realtà un ricco patrimonio di moda. Con storie all’insegna dell’eccellenza tutte da raccontare di ELISABETTA FABBRI

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i dice Parma e si pensa al prosciutto. Ma a far parlare della 24, quarta provincia dell’Emilia Romagna (per numero di abitanti) sono anche brand della moda contemporary come Pinko, al traguardo dei 30 anni di storia, o le borse Coccinelle, nate nel 1978 e ora nell’orbita dei coreani di E-Land. E ancora i profumi Acqua di Parma (controllati da Lvmh) o il menswear Caruso, saldamente radicato nel territorio, anche se il 35% del capitale è dei cinesi di Fosun (vedi anche a pag.28). Tuttavia, se la moda ha messo le radici in questa città emiliana lo si deve a storie meno conosciute, nate nel primo dopoguerra, come quelle della Ramcy (specializzata nei capispalla di lusso), della Longhi (abbigliamento e accessori in pelle) e della Glans (sportswear). Grazie a loro sono fiorite imprese sinonimo di eccellenza nel sartoriale tra cui la stessa Caruso, ma anche Valditaro e Gianfranco Bommezzadri. «La nostra era una piccola sartoria, che solo negli anni ‘90 ha lanciato il proprio marchio Gianfranco Bommezzadri» racconta Enrico Mezzadri, titolare con la moglie Elisabetta Bommezzadri dell’azienda fondata nel 1954 dal suocero sarto, a tutt’oggi figura chiave del team. Nel 2013, in collaborazione con Vincenzo Reggiani del multimarca di Rimini Lacerba, lancia un prodotto innovativo: «Una giacca maschile completamente decostruita, vuota all’interno, in tessuti particolari, confortevole come un cardigan». La giacca «che non c’era» - battezzata Ernesto, in omaggio a Oscar Wilde - ha avuto un successo inatteso, tanto da sconfinare nel mondo femminile. E da portare allo sviluppo della linea Paideia, «per rispondere a un ritorno di interesse per l’abito maschile», facendo tesoro dei concetti vincenti di Ernesto. Nel nuovo corso dell’azienda, che oggi fattura circa 8,5 milioni di euro e conta 110 dipendenti, c’è una nuova sede da ultimare in due anni, «con un occhio di riguardo a sostenibilità e qualità della vita lavorativa». Mezzadri è anche nel cda di Parma Couture, consorzio di una quarantina di imprese, nato nel 1984 e supportato dalla Regione e dalla Camera di Commercio locale. La costituzione dell’Emilia-Romagna Fashion Valley potrebbe avvantaggiare anche il mini-distretto parmense? «Essere piccoli oggi - risponde Mezzadri - impedisce di portare avanti molti progetti. Ben vengano iniziative in grado di far ■ emergere la cultura del lusso di Parma».

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A little tailoring cluster The province with the fourth largest population in Emilia-Romagna, well known for the prosciutto, conceals a rich fashion heritage. It has many stories to tell about its outstanding companies

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hen someone says Parma, people think about prosciutto. But the province with the fourth largest population in EmiliaRomagna is well known also because it hosts contemporary brand Pinko, handbags label Coccinelle, created in 1978 and now owned by the Korean E-Land group, fragrances Acqua di Parma (owned by Lvmh) and menswear brand Caruso, firmly rooted in the local area, though Chinese conglomerate Fosun owns a 35% stake. Yet the city also boasts lesser-known stories, companies established in the postwar period such as Ramcy (luxury outerwear), Longhi (clothing and leather accessories) and Glans (sportswear). It is thanks to these firms that other tailoring companies, such as Caruso, Valditaro and Gianfranco Bommezzadri have flourished in the area. «We started out as a small tailor’s shop that launched its own brand Gianfranco Bommezzadri in the ‘90s» recounts Enrico Mezzadri, co-owner with his wife Elisabetta Bommezzadri of the company founded by his father-in-law in 1954, a tailor who is still a key figure in the team. In 2013, in collaboration with Vincenzo Reggiani of Rimini multi-brand store Lacerba, the company created an innovative product: «A completely deconstructed men’s jacket, empty inside, made from special fabrics and as comfortable as a cardigan». The jacket «that wasn’t» - named Ernesto, in homage to Oscar Wilde - enjoyed unexpected success, so much so that it entered women’s fashion and led to the development of another project, Paideia, responding to a new consumer demand for tailored suits. Gianfranco Bommezzadri, which now has revenues of € 8.5 million and 110 employees, is working to a new headquarters, «with an eye to sustainability and working quality of life». Mezzadri is also an active member of the Parma Couture board, a consortium of around forty companies created in 1984 supported by the Region and the Parma Chamber of Commerce. Could he mini-district of Parma benefit from the establishment of the Emilia-Romagna Fashion Valley? «Being small today - answers Mezzadri - prevents companies from working on many projects. We welcome initiatives ■ that will promote Parma’s luxury culture».



La Fondazione Fashion ReseaRch itaLy vaLoRizza cReatività, taLento, innovazione tRacciando Le tRaiettoRie deL cambiamento. Master in Fashion, Design & technology con l’Università Di Bologna e corsi Di alta ForMazione sUlle più MoDerne tecnologie per la coMUnicazione Del MaDe in italy. archiviazione scientiFica e Digitale Del patriMonio FotograFico Delle eccellenze Fashion, Di Un FonDo Di 20.000 Disegni Dipinti a Mano e 5.000 volUMi per gli UFFici stUDi.

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sede legale

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EMILIA ROMAGNA

La scultura alta 15 metri che sarà inserita nella sede di Fashion Research Italy a Bologna

BOLOGNA

Dotta ma concreta: la città è una fucina di innovazione Dal prêt-à-porter alla moda pronta, fino all'high tech: Bologna investe su un'idea innovativa di imprenditorialità. Aziende, istituzioni e una delle più antiche università del mondo, grazie alla quale è definita "la dotta", remano insieme per mettere sinergie, know how e cultura al servizio della competitività di Alessandra Bigotta

BOLOGNA

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Bologna la cultura del fare, legata tanto al prêt-à-porter quanto alla moda "veloce", si è innestata su una base forte di saperi a più ampio raggio»: parole di Gaetano Sallorenzo, bolognese non di nascita ma di adozione, essendosi trasferito nel capoluogo emiliano quando Bvm, azienda produttrice dei marchi Les Copains e Blue (e, su licenza, di Giambattista Valli), lo ha nominato ceo. Un osservatore esterno, dunque, che forse proprio per questo ha colto l'essenza della città. Bologna significa le sfide ante litteram (entrambe partite negli anni Cinquanta) del già citato Les Copains e di La Perla, che ha reso la lingerie un lussuoso oggetto del desiderio di respiro internazionale. Ancora prima, a fine anni Venti, era partita l'avventura di Furla, che intorno al core business delle borse ha costruito una

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1. La Perla, spring-summer 2017 2. Una giacca del marchio bolognese Kaos 3. Una borsa di Furla 4. Una veduta aerea del Centergross, mega-hub del fast fashio 5. Un insieme di Daniela Drei

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società da quasi 340 milioni di euro di ricavi e si prepara allo sbarco a Piazza Affari. WP Lavori in Corso, Piquadro e un player forte della moda pronta come Imperial, solo per citare alcuni nomi, sono nati tutti qui, mentre Borbonese, torinese di nascita, ci si è stabilito. Non va dimenticata un'altra storia di successo made in Bologna, quella di Yoox, ora parte del gruppo Ynap. Il fondatore e patron Federico Marchetti ha paragonato Bologna alla «nostra Houston», un vivaio di informatici, sviluppatori e scienziati, favoriti da un ambiente colto e aperto all'innovazione. Innovazione che, nel caso di Centergross - colosso del fast fashion da 6mila addetti, una superficie di oltre un milione di metri quadri e più di 683 aziende presenti (per il 70% legate alla moda), per un volume d'affari complessivo sui 5 miliardi di euro - si traduce in alcune parole d'ordine, come ribadisce la presidente Lucia Gazzotti: «Internazionalizzazione, visto che tra i quasi 1 milione e 800mila ingressi annuali il 60% riguarda operatori stranieri, scouting sui mercati (ultimo in ordine di tempo l'Iran), seminari con le imprese, presenza alle fiere e iniziative come l'intesa con la China Commerce Association for General Merchandise, in visita da noi a settembre». Forte la sinergia con le istituzioni: è recente l'adesione di Centergross al Progetto Emilia Romagna FashionRotta verso Germania e Svizzera, organizzato dalla Camera di Commercio del capoluogo e cofinanziato dalla Regione. Con quest'ultima, ma anche con Città Metropolitana e Comune «c'è un costante lavoro per migliorare le infrastrutture che portano al distretto e avviare nel Centergross ulteriori aree produttive». Nella città definita "la dotta" capita che un imprenditore come Adriano Aere di Imperial dia il via a un "Creative Lab" unico nel suo genere per i giovani ricercatori insieme all'Alma Mater Studiorum, ossia l'Università, in

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una non così scontata sintonia di intenti tra il mondo del fast fashion e quello di un'istituzione blasonata. «Un'iniziativa - dice Aere - che nasce dalla consapevolezza che senza soluzioni innovative, comprese la modellazione e la simulazione in 3D, perdiamo il treno della competitività». E unico nel suo genere, con presupposti diversi, è il mega-progetto Fashion Research Italy (vedi box), che trova il suo artefice in un bolognese eccellente, Alberto Masotti, fondatore con la moglie Ada di La Perla e che vede ancora in pole position lo storico ateneo. Bologna "la dotta" la sua cultura non la chiude in una torre ■ d'avorio, ma la mette al servizio dell'imprenditoria.

Scholarly but concrete: the city is a source of innovation From ready-to-wear to fast fashion and high tech: Bologna invests on innovative entrepreneurship. Companies, institutions and one of the most ancient universities in the world have a common goal, to strengthen competitiveness through synergies, know how and culture.

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n Bologna the can-do culture, connected both to the ready-towear and fast fashion, lays on a strong and larger scale base of knowledge» says Gaetano Sallorenzo. He is not Bolognese by birth but by adoption, and moved to the capital of Emilia Romagna when Bvm, the manufacturer of the brands Les Copains and Blue (and, under licence, Giambattista Valli), called him less than one year ago to be CEO. He is an external observer that has captured the essence of the city. Bologna means challenges ahead of its time, for both the already mentioned Les Copains and La Perla (both started manufacturing in the 1950s), the latter able to make lingerie a luxurious object of desire worldwide. Even before these two companies started, Furla started its adventure at the end of the 1920s, building around the core business of bags a company with nearly 340 million euro in revenues,ready for the Stock Exchange. WP Lavori in Corso, Piquadro, a strong ready-to-wear fashion player such as Imperial, only to name a few, were all founded here. A luxury brand like Borbonese, born in Turin, is Bolognese by adoption. Let’s not forget a “made in Bologna” success story, Yoox, now an integral part of the Ynap group. The founder and ceo,


TER ET BANTINE e HACHE for

Con Manuela Arcari Ter et Bantine e Hache tornano a casa Manuela Arcari riprende il controllo di Ter et Bantine e Hache. Il rilancio è già realtà, dopo le collezioni fall-winter 2016/2017 e la limited edition con Natalie Krim. Ter et Bantine e Hache sono rinati alla fine del 2015, quando la designer e fondatrice Manuela Arcari e l’amministratore delegato e direttore commerciale David Agus, dopo la loro uscita dall’azienda nel 2014, hanno ripreso in mano la gestione di entrambi i marchi subentrando attraverso la newco Arcari e Co. alla vecchia Gfm e sostituendo il management delegato dal fondo Opera Sgr a guidare l’azienda. Poco meno di un anno fa, dunque, con Arcari e Agus rientrati in possesso della sede storica di Granarolo Faentino sono partite la riorganizzazione e la ripresa dell’attività, governate dal nuovo organigramma tutto familiare che vede coinvolti quattro soci: insieme a Manuela Arcari e David Agus, anche Gianfilippo e Federica Gherardi, entrambi figli di Manuela. Ter et Bantine e Hache disegnate da Ma-

www.teretbantine.com

nuela Arcari tornano dunque a casa con le collezioni fall-winter 2016/2017. Gli ordini, grazie a un chiaro ritorno alle radici di tutti i look, hanno ripreso subito slancio garantendo una distribuzione selezionata di punti vendita in Europa, Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti. In particolare quest’ultimo mercato, che ha sempre premiato il lavoro della Arcari, è al centro di un articolato progetto di rilancio si è dimostrato ricettivo del nuovo progetto targato Arcari e Co, come dimostrano gli ottimi risultati ottenuti con l’ultima campagna vendita. Il primo colpo grosso che l’impresa di Granarolo Faentino ha messo a segno è la realizzazione di una limited edition di 25 item creati con la collaborazione artistica della graphic designer americana Natalie Krim, già in vendita nelle showroom di Milano, Parigi e NYC.

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1. Un abito Atos Lombardini 2. L'inverno 2016/2017 di Katia G 3. Linea affusolata per il modello firmato Annarita N

Federico Marchetti, defined Bologna as «our Houston», thanks to the wealth of computer engineers, developers and scientists, encouraged by a cultured environment, not only in the humanist sense, very open to innovation. Innovation that, in the case of Centergross, is synonymous with a fast fashion hub with 6 thousand employees, an area of more than one million square meters and more than 683 companies present (more than 70% working in fashion), for a total turnover of almost 5 billion Euro. The president, Lucia Gazzotti, says that this translates into some buzzwords: «Internationalisation,

FASHION RESEARCH ITALY

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since from the almost 1 million and 800 thousand annual entries, 60% are foreign operators, market scouting (last, in chronological order, Iran), seminars with companies, participation in trade fairs and initiatives such as the agreement with the China Commerce Association for General Merchandise, whose representatives visited us one month ago». There is also a strong synergy with institutions: recently Centergross took part, for example, in the Emilia Romagna FashionEn route to Germany and Switzerland Project, organised by the Chamber of Commerce of the city and co-financed by the region, to launch a series of SME-focused promotional and commercial initiatives in these countries. In the city defined as the “scholarly”, it happens that an entrepreneur like Adriano Aere of Imperial sets up a one of a kind “Creative Lab” for young researchers, together with the Alma Mater Studiorum, or the university, 3 in an unexpected link between fast fashion and a noble and ancient cultural institution. Adriano Aere says that «this is an initiative that comes from the awareness that without innovative solutions, including 3D modelling and simulation, we will miss the train of competitiveness». Another one of a kind, in a different way, is the mega Fashion Research Italy project (see box), created by an outstanding Bolognese, the entrepreneur Alberto Masotti, founder, together with his wife Ada, of La Perla. Once again, the University is deeply involved in this project. The culture of Bologna, “the scholarly city”, is not closed in ■ an ivory tower, but is at the service of entrepreneurship.

Il Master È solo l'inizio

The Master is the starting point

La primavera-estate 2017 sarà un momento importante per Fashion Research Italy, fondazione no profit sulla quale Alberto Masotti ha messo soldi (15 milioni di euro l’investimento iniziale) ed energie, per costruire nella “sua” Bologna un centro permanente di formazione, ricerca, conoscenza e aggregazione. Sarà la stagione della fine dell’opera di ristrutturazione della sede, di cui facevano parte gli headquarters del Gruppo La Perla (fondato da Masotti e dalla moglie), insieme allo studio Cervellati e Associati e al costruttore Castelli. Sono stati rimessi a nuovo tutti gli immobili dell’area, con lavori estesi su 7mila metri quadri, in modo da partire con progetti come il Master Annuale in Design and Technology for Fashion Communication, insieme all’Università di Bologna. «Un’iniziativa - dice Masotti - che formerà giovani laureati-manager, pronti a portare innovazione, innovazione e ancora innovazione nelle aziende». Proseguono i programmi di archiviazione dati: da un lato ci sono i 20mila disegni su carta e tessuto legati al Fondo Brandone, dall’altro l’heritage di player come Alberta Ferretti, Moschino, Borbonese, Furla, WP, Testoni e Max Mara, il cui patrimonio iconografico verrà digitalizzato dal direttore degli Archivi Fabio Massaccesi e dai suoi collaboratori, «in modo da preservare ed esaltare l’immagine dei marchi». «Già molti stilisti di primo piano - informa Masotti - ci contattano per una consultazione. Per esempio Chiara Boni, che ci ha chiesto di poter usare i disegni del Fondo Brandone e con uno di questi ha sfilato a New York, oppure la Fondazione Ratti, che ne ha utilizzati alcuni per una mostra». È solo l’inizio: «Siamo aperti a collaborazioni e sinergie».

Spring-summer 2017 will be a key season for Fashion Research Italy, the no profit Foundation on which Alberto Masotti has put an initial investment of 15 million euro, to build in “his” Bologna a permanent think tank. In that period the refurbishment of the location, in the iconic headquarters of Gruppo La Perla (founded by Masotti and his wife), will come to an end, thanks to the architects of Cervellati e Associati and the developer Castelli. All the buildings were renovated, working on 7,000 sqm, in order to start with projects such as the Yearly Master in Design and Technology for Fashion Communication, in synergy with Bologna University. «An initiative - Masotti says - that will train young experts able to bring innovation, innovation, innovation in the fashion companies». Then there is the archive, both with the 20,000 illustrations on paper and fabrics of Fondo Brandone and with the heritage of big names (Alberta Ferretti, Moschino, Borbonese, Furla, WP, Testoni, Max Mara...), whose photos will be digitalized by the Archive’s director Fabio Massaccesi and his team, «to present and exalt the brands’ image». «Many important designers - the entrepreneur reveals - have already contacted us for a consultation. For example Chiara Boni, who asked us to use the Fondo Brandone illustrations, also for her fashion show in NY, and Fondazione Ratti for an exhibition». It’s only the starting point: «We’re open to cooperations and synergies». (a.b.)

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NAVIGARE for

Navigare: restyling in quattro mosse NUOVO LOGO, PRODOTTO AGGIORNATO, TARGET DI RIFERIMENTO RIDEFINITO, PROGETTI RETAIL E IL MARCHIO DELLA VELA RIPARTE COL VENTO IN POPPA.

La collezione che oggi è in vetrina è quella nata dall’ondata di rinnovamento che sta investendo il brand maschile della vela bleu: stile urban, estetica contemporanea, volumi asciutti, materiali innovativi, dettagli curati. Una sintesi creativa coerente con il più ampio piano di restyling sviluppato da Manifattura Riese, nata nel 1961, per la sua etichetta di punta, Navigare. «Il cambiamento in atto - spiega Giuseppe Maurizio, amministratore delegato - tende al rafforzamento e al ringiovanimento del marchio, e si sviluppa quindi su più fronti: la ridefinizione del logo, con la semplificazione del tratto della vela (storica componente simbolica), il monocromatismo e un lettering più evoluto; la valorizzazione dello stile, per tornare a vestire l’uomo quarantenne; e soprattutto una nuova strategia commerciale, che si concentra da un lato sul consolidamen-

to della presenza nei multibrand, e dall’altro sull’insediamento di vetrine monomarca in Italia e all’estero per veicolare l’identità di Navigare e il suo life style direttamente sul cliente finale». Il capitolo distributivo prevede quindi il perfezionamento della forza vendita attraverso una rete articolata su dodici showroom italiani di alto livello, nuovi monomarca di proprietà (oggi a quota sei sul territorio nazionale), aperture in Italia e all’estero attraverso un format di franchising studiato ad hoc. L’agenda di opening è già fitta: «Entro fine anno - fa sapere Maurizio - inaugureremo a Foggia la settima boutique e per il 2017 sono previste una decina di spazi nuovi. Messa a punto la macchina Italia, faremo rotta con maggior decisione sull’estero: abbiamo appena avviato lo store di Varsavia in franchising, ora l’attenzione si sposta sull’est Europa

MANIFATTURA RIESE SPA - Via S. Lodovico, 6 - 42010 Rio Saliceto (RE) - Tel 0522/738711 - Fax 0522/73875 - info@riese.it - www.navigare.com


emilia romagna

San Mauro Pascoli

Una tradizione antica che sa reinventarsi

SAN MAURO PASCOLI

Una storia lunghissima, quella del distretto delle calzature di San Mauro Pascoli, che affonda le sue radici nel 19esimo secolo. Oggi le aziende sono alle prese con la ricerca di nuovi mercati di sbocco di Elena Azzola

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1. Una calzatura di Casadei proposta con la formula "see now buy now" 2. Un'immagine tratta dal 24, volume "Baldinini: le scarpe a modo mio"

asadei, Pollini, Sergio Rossi, Baldinini, Gianvito Rossi: 7.468 nomi che hanno come patrimonio condiviso l’appartenenza al distretto di San Mauro Pascoli, piccolo centro della provincia di Forlì-Cesena. Un luogo con una tradizione antica nelle calzature: 1 tra il 1830 e il 1900 furono in molti a San Mauro a fare il mestiere del ciabattino e, con l’inizio del nuovo secolo, a passare alla confezione completa di calzature. Durante la prima guerra mondiale gli artigiani Uniti, il Far East e il Medio Oriente. «Le realtà del nostro territorio si che lavoravano per l’esercito ottennero la qualifica di fornitori dei stanno dimostrando pronte a diversificare e ad affrontare nuove piazze commissariati militari con esonero - afferma Serena Musolesi, responsabile di Cercal, il locale centro di di leva: un provvedimento che formazione professionale per il calzaturiero - . Vediamo investimenti l'e-commerce spinse altri giovani verso questa in questo senso, come anche una forte propensione a implementare sta Dando Buoni attività. Sul finire degli anni Venti, le piattaforme di e-commerce, che stanno performando bene. Un Risultati: il futuro per fronteggiare la crisi economica, altro tema molto sentito al momento è quello del miglioramento si gioca anche i calzolai si riunirono in una organizzativo delle aziende». I risultati stanno premiando gli sforzi: sul digital cooperativa patrocinata dal governo secondo il Monitor dei distretti industriali dell'Emilia Romagna, curato fascista. Mussolini, dal canto suo, dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa San Paolo, nel secondo sostenne la necessità di una prima trimestre del 2016 l’export di calzature di San Mauro Pascoli ha meccanizzazione del settore ed erogò alla città, nel 1939, la registrato un +5,2%. E anche l’indagine sulla congiuntura del secondo somma di 88mila lire. L’attività calzaturiera riprende dopo la trimestre 2016, condotta dalla locale Camera di Commercio per seconda guerra mondiale per opera di alcune famiglie sammauresi, il settore delle calzature nella provincia di Forlì-Cesena, conferma tra cui i Pollini, ma è con la seconda metà degli anni Cinquanta e il un quadro di sostanziale stabilità rispetto allo stesso trimestre dello boom dei consumi che avviene la transizione dai piccoli laboratori scorso anno e una previsione in positivo per il trimestre successivo. ai capannoni industriali. Ed è proprio alla fine degli anni Cinquanta che nascono le aziende che hanno reso famoso il distretto: Casadei, Pollini e Baldinini Sergio Rossi in testa. Da qui in poi è un’escalation fino agli anni Settanta, quando si aprono le porte delle boutique e dei department store americani, si comprende l’importanza della pubblicità e della comunicazione e sulla scena si impone in pochi Il dinamismo dei calzaturifici del distretto è ben rappresentato da Baldinini, il cui ultimo impegno internazionale anni il marchio Baldinini (vedi box nella pagina). è stato il 7 ottobre a Dubai, dove il marchio è stato special guest all’Arab Fashion Week, presentando in sfilata Nei decenni che seguono la produzione sanmaurese al Meydan Hotel capi e accessori uomo e donna della collezione Baldinini e la capsule Gimmy Baldinini per la primavera-estate 2017. Il brand conta quattro monomarca nell’area, uno ad Abu Dhabi e tre a Dubai. L’imprenditore si concentra sempre di più sulla fascia del lusso Gimmi Baldinini ha affermato che il Medio Oriente rappresenta una quota in costante crescita del fatturato e sulla forza del brand. Emergono i fenomeni dell’azienda, che ha l’esigenza di differenziare i mercati di sbocco per far fronte alla volatilità della Russia, in Giuseppe Zanotti-Vicini e più di recente Gianvito cui tuttora realizza il 70% del fatturato e su cui non smette comunque di investire. Gli Usa sono una scommessa Rossi. Da alcuni anni il distretto è alle prese con importante: sette negozi Baldinini saranno presenti qui entro Natale. In generale, l’obiettivo per il marchio sono 16 il significativo rallentamento degli ordini dalla negozi l’anno, esplorando anche ulteriori mercati in crescita: per esempio la Polonia e l’Iran. E non smettendo di Russia e dall’area Csi, a cui recentemente si sono (e.a.) credere nella Cina, dove ora Baldinini ha 16 negozi ma pensa di arrivare a 60, insieme a un partner locale. aggiunte le incertezze su altri mercati, come gli Stati

A Dubai per rafforzare un mercato in costante crescita. nel mirino anche Usa e Cina

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La situazione occupazionale risulta stabile. «Nel nostro territorio, in ci sono un piccolo gruppo di calzaturifici importanti con il loro marchio e aziende-laboratori che si occupano di componenti e di lavorazioni particolari. Le realtà più piccole sono quelle più a rischio - afferma Musolesi - soprattutto se offrono servizi con poco contenuto tecnologico. In generale però si riscontrano buoni tassi di inserimento lavorativo». «Siamo consapevoli che la qualità e lo stile sono i nostri punti di forza - prosegue - e cerchiamo di difenderli anche con iniziative come Cercal Lab: mettiamo a disposizione i ■ nostri laboratori per creare prototipi e fare studi di fattibilità».

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An ancient tradition with a knack for reinvention San Mauro Pascoli’s footwear tradition stretches right back to the 19th century, yet the producers never stop exploring new markets

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would go on to make the district famous: not least Casadei, Pollini and Sergio Rossi. There followed a period of constant growth, before the industry changed again when the late 1970s saw the advent of boutique shops and American department stores, which revealed the importance of advertising and communication. Baldinini brand (see box) was soon established, consolidating itself in the space of a few years. In the decades that followed, San Mauro’s footwear production began to focus increasingly on luxury products and brand strength. Success histories of the likes of Giuseppe ZanottiVicini and more recently Gianvito Rossi emerged. In the past few years, the sector has been dealing with a significant decrease in orders from Russia and the CIS area, together with uncertainties in other markets, such as United States, Far East and Middle East. «Our local companies are showing that they are prepared to diversify and tackle new markets - explains Serena Musolesi, the manager of Cercal, the local professional training centre -. We’re seeing investment on that front, as well as a strong focus on implementing e-commerce platforms, which are performing well. Another key topic at the moment is enhancing the organisation of the companies». Figures show that these efforts are being rewarded. According to the Emilia Romagna Industrial Districts Monitor (which is overseen by the Study and Research Department at Intesa San Paolo), in the second quarter of 2016 San Mauro Pascoli’s footwear exports rose by 5.2%. Meanwhile, a study carried out by the local Chamber of Commerce on 2016 Q2 trends in footwear sector in the Forlì-Cesena province has painted a picture of overall stability in comparison with the same quarter in 2015, with a positive forecast for Q3. The employment situation is also stable. «In our area we have a small group of large footwear brands with many satellite companies and workshops producing components or dealing with special techniques, but anyway smallest businesses that are most at risk - adds Musolesi -. That risk is intensified if those companies are offering services with little technological contents. In general, however, we’re seeing encouraging figures for people getting into work. We’re aware that our big assets are quality and style and try to maintain these through initiatives such as Cercal Lab. We open up our workshops to young people, aiming to start businesses in the sector, so that ■ they can create prototypes and carry out feasibility studies».

asadei, Pollini, Sergio Rossi, Baldinini, Gianvito Rossi. These names are linked by a shared heritage - that of the tiny San Mauro Pascoli footwear district situated in the province of ForlìCesena. The town is synonymous with footwear, a large number of cobblers populating the place between 1830 and 1900 before the new century saw them turn their hand to fully fledged footwear manufacturing. During the First World War, craftspeople working for the army were classed as military suppliers and thus given exemptions Baldinini from conscription, something that encouraged even more young people to go into the business. In order to tackle the economic crisis that struck at the end of the 1920s, the producers formed a cooperative backed by the Fascist government. The dynamism of the district’s footwear manufacturers is exemplified by Baldinini, whose latest international Mussolini, to his credit, saw the need to mechanise appearance was as a special guest at Arab Fashion Week in Dubai on 7 October. The brand presented men's the industry for the first time and in 1939 donated and women's shoes and accessories from the Baldinini collection and the Gimmy Baldinini capsule collection a sum of 88,000 lire to the town. After the Second for S/S 2017. The brand has four mono-brand stores in the area, one in Abu Dhabi and three in Dubai. Owner Gimmi World War, the industry re-established itself thanks Baldinini says that Middle East is an area where the company’s revenues are growing: the brand needs to branch to the work of several local families, including the out into new target markets, in order to ride out the volatile Russian situation. Baldinini still generates 70% of its Pollinis, but it was the second half of the 1950s and revenues in Russia and is continuing to invest in the country. As for new frontiers, the USA is at the head of the queue, with seven Baldinini stores set to open by Christmas. In general, the company’s goal is to open 16 stores per the accompanying consumer boom that saw the year, while simultaneously exploring other growing markets such as Poland and Iran. China is more than ever in pole sector make the transition from small workshops position: a country where the brand aims to make the step from 16 stores to 60, teaming up with a local partner. (e.a.) to industrial-scale facilities. The end of the 1950s brought the appearance of the companies that

DUBAI IS CONSTANTLY GROWING, WHILE USA and China ARE in the crosshairs

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EMILIA ROMAGNA

Elisa Fanti

Maria Grazia Severi

Al via le pre-collezioni

Una e-boutique per sostenere lo sviluppo internazionale

Nata nel 2003 a Sant’Agata sul Santerno, in provincia di Ravenna, per iniziativa della famiglia Martelli, Elisa Fanti è una proposta di total look femminile che si rivolge alla donna elegante. Totalmente made in Italy, utilizza tessuti di qualità - che personalizza con stampe, ricami e Swarovski - e presta particolare attenzione alle taglie, che devono essere assolutamente confortevoli. Il mercato d’elezione è l’ex Urss, dove gode di una discreta notorietà e viene realizzato il 75% circa del fatturato. Negli ultimi anni l’azienda ha sentito l'esigenza di sondare nuovi mercati, anche attraverso il lancio di pre-collezioni. Si è partiti a giugno con la pre-collezione della primavera-estate 2017 con il nome di Elisa Fanti Cherie: una proposta più giovane e minimal, in cui prevalgono i tessuti uniti, rispetto alla main collection. Un esperimento che si ripeterà nell’autunno-inverno successivo.

At the start of pre-collections Established in 2003 in Sant’Agata sul Santerno, in the province of Ravenna, on the initiative of the Martelli family, Elisa Fanti offers a total feminine look aimed at the elegant lady. Entirely made in Italy, it uses the best italian fabrics personalised with prints, embroidery and Swarovski - with particular attention to the cut, which must be totally comfortable. The chosen market is the former Soviet Union, where it enjoys a certain renown and where around 75% of its turnover is created. In recent years, there as been the need to explore new markets and get involved in the launch of the pre-collections. It started in June with the springsummer 2017 pre-collection, called Elisa Fanti Cherie: a younger and more minimal style in which plain fabrics dominate, compared to the main collection. An experiment that will be repeated the following autumn-winter. (e.a.)

Il marchio di prêt-à-porter femminile made in Italy Maria Grazia Severi - nato negli anni Novanta in provincia di Modena per iniziativa della stilista che porta questo nome e da settembre 2015 entrato a far parte di MMB Group - ha lanciato il suo primo sito di e-commerce all’indirizzo mariagraziaseveri.com. La e-boutique parte con un’accurata selezione delle collezioni autunno-inverno 2016/2017, acquistabili dall’Italia, ma è stata concepita per essere un canale di vendita parallelo a quello tradizionale (retail e multimarca) e rendere il prodotto disponibile in maniera capillare potenzialmente a livello globale, in un’ottica di internazionalizzazione del brand.

An e-boutique to support international development The Made in Italy women’s prêt-à-porter brand, Maria Grazia Severi, established in the Nineties in the province of Modena on the initiative of the eponymous designer and, since September 2015, part of the MMB Group, has launched its first e-commerce website at the address mariagraziaseveri.com. The e-boutique starts with a careful selection of the autumn-winter 2016/2017 collections, which can be bought from Italy. Il is conceived as a parallel sales channel to the traditional one (retail and multibrand) in order to make the product widely available, potentially at the global level, from the perspective of the internationalisation of the brand. (e.a.)

Navigare

Anima sportiva e competitiva Il brand del menswear Navigare, al centro di una piano di restyling su tutti i fronti (logo, prodotto, distribuzione), entra quest’anno nel mondo del MotoGP, sponsorizzando sei gare in calendario da settembre fino alla fine dell’anno, grazie all’accordo con il team LCR Honda di Lucio Cecchinello. Oltre alla presenza del marchio Navigare sulla carena della moto, la casa di moda che fa capo alla Manifattura Riese di Rio Saliceto, in provincia di Reggio Emilia, vestirà l’ex pilota e ora team manger e tutto il suo staff nei viaggi per affrontare le competizioni in tutto il mondo.

A competitive sporting spirit The menswear brand Navigare, in the middle of a restyling plan (regarding logo, product and distribution), this year breaks into the world of MotoGP, sponsoring six motorbike races scheduled from September to the end of the year, thanks to an agreement with Lucio Cecchinello’s LCR Honda team. In addition to seeing the Navigare brand on the fairings of a racing motorbike, the fashion house, which is the parent company of Rio Saliceto’s Manifattura Riese, in the province of Reggio Emilia, will dress the former driver and now team manager and all his staff on their travels to tackle competitions around the world. (e.a.)

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FABIANI for

Fabiani

Sara Kent

Fabiani

Un rinnovamento a tutto campo, che passa anche dall’e-commerce Il calzaturificio di Fermo sta per lanciare la piattaforma attraverso la quale sarà possibile acquistare online i modelli Giovanni Fabiani da tutti i Paesi europei. Un nuovo progetto sta per prendere forma in seno al calzaturificio Giovanni Fabiani di Fermo: il debutto della piattaforma di e-commerce relativo alla linea Giovanni Fabiani, i cui modelli saranno acquistabili online da tutti i Paesi europei. Una realizzazione che ha visto l’azienda al lavoro insieme a gruppi leader nella consulenza e nei servizi all’e-commerce e il cui lancio verrà accompagnato da investimenti ad hoc in pubblicità istituzionale e online, inclusi i social network. La piattaforma darà il suo contributo alla strategia fortemente orientata all’innovazione e alla conquista di nuovi mercati che il calzaturificio ha messo in campo da circa tre anni, partendo dal prodotto. «Ci siamo affidati a consulenti esterni specializzati nella calzatura donna di impronta fashion, che hanno portato una nuova visione del prodotto all’interno del calzaturificio - spiega Giovanni Fabiani -. Il team creativo oggi è formato da collaboratori sia esterni che interni, che si interfacciano e si completano vicendevolmente». Tutti e tre i marchi della casa si rivolgono a una donna elegante e sofisticata, per la quale la qualità del made in Italy è imprescindibile, ma con sfaccettature diverse: Giovanni Fabia-

ni incarna una lady capace di osare un po’ di più nella scelta degli accessori ma che è comunque sempre molto femminile e attenta a non cadere negli eccessi; Sara Kent, pur dialogando con la stessa donna, ha una matrice più giovane e casual; Fabiani rappresenta il mondo del classico, ossia la scarpa su tacco generalmente più basso, comoda e contemporanea insieme. Messi a punto lo stile e il posizionamento, il calzaturificio Giovanni Fabiani, da sempre forte soprattutto in Russia, ha affrontato nuovi mercati come gli Usa e la Cina, dove ha aperto delle showroom: investimenti che stanno iniziando a dare i primi risultati. «Il percorso è lungo - precisa l’imprenditore -. La nostra azienda ha intrapreso questa strada consapevole dei tempi necessari per il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo posti». Contemporaneamente si programma il ritorno in grande stile in Italia e nelle capitali europee. A questo fine si intensificano le partecipazioni alle fiere e gli investimenti in comunicazione a tutto campo, perché il profondo lavoro di rinnovamento deve essere compreso sia dai retailer che dal consumatore finale.

CALZATURIFICIO GIOVANNI FABIANI S.R.L. Via dell’Industria 50 - 63900 Fermo (FM) - Tel +39 0734 642479 - info@giovannifabiani.it - www.giovannifabiani.it


NEWS

Woolrich

A colpo sicuro verso il Nord Europa A branch in Monaco to boost business in Germany and Austria. A shop in Antwerp, a first brick in Belgium: Woolrich Europe bets now on Northern Europe. Focus sul Nord Europa per la neonata società Woolrich Europe, che fa capo alla holding Wp Lavori in Corso. Recente la creazione di una filiale a Monaco, la Woolrich Germany, che vede la partecipazione come azionista della storica agenzia di rappresentanza sul territorio, Komet und Helden, da anni impegnata a sviluppare la presenza della label in Austria e Germania, un’area che rappresenta il secondo mercato globale per Woolrich. Un territorio dove il brand vanta la presenza in 180 negozi e department store e ha all’attivo quattro monomarca a Monaco, Berlino, Amburgo e Sylt. Il piano di sviluppo prevede una crescita costante su entrambi i mercati, grazie a partnership con i migliori dettaglianti, con l’obiettivo di inaugurare aree dedicate e shop in shop. Nel mirino anche l’ampliamento della rete retail: in arrivo a inizio 2017 un monomarca a Stoccarda, cui faranno seguito ulteriori opening nelle principali città. In parallelo avranno nuovo slancio gli investimenti nel marketing e i progetti mirati al mercato. Nel mirino di Woolrich Europe c’è anche il Belgio, dove è appena stato inaugurato il primo monomarca nel Paese. Uno spazio aperto sulla Schuttershofstraat nel cuore della città, un’area che in questo momento fa gola a molti marchi del lusso. Il concept è analogo a quello del negozio di Tokyo, realizzato dallo Studio Internazionale Wonderwall, con la direzione creativa di Masamichi Katayama, ma calato nella realtà di Anversa e del mercato locale. Il nuovo store rappresenta un ulteriore step nel piano di espansione retail di Woolrich Europe, che conta di arrivare a quota 75 vetrine a livello globale entro il 2020. (c.me.)

Una proposta donna di Woolrich per la primaveraestate 2017 e, a destra, il nuovo store di Anversa

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PREMIATA A MILANO

Una doppia casa nel Quadrilatero Premiata’s shoes have a new house in Milan, where a second store was inaugurated in via Sant’Andrea, during Milan Fashion Week. Premiata ha fatto il bis a Milano, in via Sant’Andrea. Al punto vendita al civico 17 il brand di calzature di Montegranaro ha aggiunto un nuovo store quasi di fronte, al 12, inaugurato durante Milano Moda Donna. Uno spazio progettato dall’architetto Vincenzo De Cotiis, all’insegna del mix di materiali vissuti e dettagli preziosi. Un nuovo tassello nella strategia retail della label, che oggi è insegna anche di un punto vendita a Berlino e uno a San Pietroburgo gestito da un partner. E che guarda già a nuovi investimenti. «La prossima tappa racconta il titolare Graziano Mazza - è Parigi, dove abbiamo già individuato una location ideale per la nostra collezione di calzature, che continua ad allargare gli orizzonti con nuove merceologie». Accanto al core dell’azienda, le sneaker (che rappresentano l’80% su un giro di affari di 32 milioni di euro previsti per fine anno) e le calzature di iper ricerca, la label sta aggiungendo altre proposte. Sotto i riflettori alla fashion week milanese c’erano le scarpe da trekking con un cuore fashion: «Sono andate praticamente esaurite e saranno ancora in vendita a marzo del prossimo anno - spiega Mazza -. Poi ci sono gli zaini con requisiti tecnici, in grado di soddisfare le più severe normative militari, proposti nell’inedita versione unisex, in consegna a febbraio del prossimo anno». Ma le novità non finiscono qui: «Abbiamo numerosi progetti al vaglio ma per il momento è tutto top secret». (c.me.)


SINCE 1912 L.L. Bean, founded in 1912 by Leon Leonwood Bean, and still family-owned, has long been inspiring people to live life outdoors.

L.L. BEAN BOOTS Made in Maine since 1912


L.L. BEAN for

We believe in making it right Nel 1912 Leon Leonwood Bean gettava nel Maine le basi per la nascita di L.L. Bean, divenuto nell'arco di un secolo un impero dell'outdoor. Zaini, borse, abbigliamento e accessori rigorosamente handmade: l'offerta si rinnova e si amplia di stagione in stagione, ma il caposaldo resta l'iconico Bean Boot, compagno di vita all'aria aperta nella natura come in città.

«Crediamo nella bellezza di una vita vissuta all'aria aperta, nella promessa di trasparenza e soprattutto nella garanzia che ciò che facciamo è destinato a durare». Nel 1912, con questa dichiarazione di intenti, Leon Leonwood Bean poneva le basi per la nascita di L.L. Bean, divenuto nell'arco di un secolo un colosso dell'outdoor, basato su valori rimasti inossidabili nel tempo. Un brand che ha il sapore dell'autenticità e il colore della natura del Maine, dove è nato e dove è interamente prodotto a mano da artigiani locali. Un marchio impresso nel vissuto degli americani, tanto da diventare un neologismo, grazie ai Bean Boots, gli stivali con il gambale in pelle color caramello e la tomaia in gomma testa di moro, nati per la pesca e divenuti sinonimo di

vita a contatto con la natura e di avventure in contesti urbani. Zaini, borse, accessori, abbigliamento, attrezzature per vivere all'aria aperta in piena sicurezza, in campagna come in città, in montagna come a bordo di un kayak: L.L. Bean rimanda a un universo di prodotti studiati per durare, garantiti al 100%. «Non consideriamo una vendita completa finché l'articolo non è usurato e il cliente ancora soddisfatto», raccontava Leon Leonwood Bean. E non erano solo parole perché, allora come oggi, se un pezzo non risponde alle aspettative di durata viene ritirato dall'azienda. Difficile che ciò accada, considerando la cura con cui sono realizzati i prodotti. Basta esaminare i Bean Boots. Non sfuggono a un occhio attento le venature che affiorano per affrontare

fango e acqua, il fondo con filo a catena per la trazione, l'impiego di pellami americani di prima scelta, le cuciture effettuate da mani esperte. Un articolo funzionale e al tempo stesso un piccolo capolavoro di maestria artigianale, che rimanda ai valori portanti di L.L. Bean: qualità, onestà, trasparenza, servizio impeccabile, attenzione alle esigenze del consumatore. Concetti che hanno attraversato anni, decenni, un secolo intero per arrivare intatti fino ai giorni nostri. Le fondamenta sui cui è sorto un impero che oggi vale oltre un miliardo e mezzo di dollari, con più di 140mila articoli disponibili, venduti in 200 Paesi del mondo tramite pochi ma giganti concept store, negli Usa e in Giappone, e attraverso il sito Internet, nato nel 1995. E l'avventura continua.


I Bean Boots arrivano in Italia con ASAP

'' Vendi prodotti di qualità a un prezzo ragionevole, tratta i tuoi clienti come esseri umani e loro torneranno da te per sempre

''

L'universo di L.L. Bean approda in Italia grazie ad Asap, la società a cui è stata appena affidata la distribuzione del brand nella Penisola. Angelo Tarfanelli e Giovanni Cecchini, i due fondatori di Asap, perseguono dal 1989 l'obiettivo di portare in Italia marchi internazionali di punta. La società si avvale della collaborazione di 40 addetti che operano tra gli headquarters di Firenze, le tre showroom di Milano e del capoluogo toscano e nel magazzino dove la merce arriva, viene smistata e immediatamente spedita al network di clienti. Con le antenne puntate sullo scenario della moda internazionale, Asap può contare su un team di buyer che viaggiano in giro per il mondo, alla ricerca delle label più interessanti, con l'obiettivo di incontrare le richiesta di un mercato in continua evoluzione.

La showroom di Asap a Milano, in via Pantano, ha sede in un edificio storico

BORSE, SCARPE E ABBIGLIAMENTO RIGOROSAMENTE HANDMADE

i suggestivi interni della showroom asap a Milano, contesto ideale per accogliere l'universo di L.L. bean


CREDIAMO

nella bellezza della vita all'aria aperta nella promessa di trasparenza NELLA garanzia che ciò che facciamo è destinato a durare

SIAMO una guida sicura legati ai valori di onestà e concretezza del Maine qualità impeccabile servizio clienti impareggiabile

ASAP LTD SPA VIA PANTANO 17, MILANO TEL : 02 7600 4495 info.mi@asaplimited.com www.asaplimited.com


news

Saragiunti

Nuove smart bag firmate 289 Designer Sara Giunti launched 289, a new smart collection where bags are connected with smartphones and contain a led strip.

THANNY

Prima sfilata in zona tortona Thanny, the womenswear brand launched during the early 2000’s by Alessandra KT, debuted on the catwalk in the Tortona district during last Milano fashion week. In concomitanza con la fashion week donna per la primavera-estate 2017, Thanny ha organizzato due minidéfilé in via Tortona 31, a Milano. Un evento inconsueto per il marchio di abbigliamento femminile, che di regola preferisce restare sottotraccia, nonostante i traguardi importanti raggiunti nel fashion business. Come l’apertura, nel 2013, del primo monomarca milanese, in corso Genova 25, cui sono seguiti gli opening di Santa Magherita Ligure e Bergamo. Presente anche in selezionati punti vendita europei, oltre che in Medio Oriente, Stati Uniti e Giappone, il brand nasce nei primi anni Duemila da un’idea di Alessandra KT, designer vietnamita appassionata di made in Italy (oltre il 90% della produzione è a tutt’oggi realizzato in Italia). Suo tratto distintivo sono i tagli decostruiti, la ricerca nei materiali, tecnici e preziosi, e la vestibilità. A portare avanti il suo stile oggi ci sono anche i figli Dao e Thanny, che dà il nome alla label. (e.f.)

Sara Giunti lancia una nuova linea di borse tecnologiche che vibrano se lo smartphone squilla e si illuminano con luci a led. Si tratta di 289 by Saragiunti, dove la sequenza di numeri è il civico della sede del brand Saragiunti, a Roma. La collezione, che ha esordito in settembre al salone White di Milano, spazia tra materiali come il waterproof canvas e la gomma per versatili shopper, ma anche secchielli, zaini e cappelliere. Premendo il logo all’interno di ogni 289 è possibile illuminarne il contenuto, grazie alla presenza di led. Una successiva pressione disattiva l’illuminazione, diversamente la luce si spegnerà in automatico dopo 50 secondi. Attivando l’app “289 Bag” e la tecnologia Bluetooth, invece, la borsa si collega allo smartphone: a ogni notifica o chiamata in entrata i manici vibrano. Appassionata di arte e design, una laurea in Fashion Design allo IED di Roma, Sara Giunti è nota anche per avere fondato il marchio L’ED Emotion Design, sinonimo di borse futuristiche che, grazie a una presa Usb interna consentono di ricaricare tutti i dispositivi compatibili. (e.f.)

Braschi

Il rilancio con Rafael Lopez e una nuova showroom The Italian fur brand Braschi has chosen Spanish designer Rafael Lopez to explore ready-to-wear business. Milan, via Verri, is the new showroom address. Braschi, casa di moda specializzata nella pelle e nella pellicceria, è al centro di investimenti significativi nello stile, nel prodotto e nella distribuzione. Di recente è stata inaugurata una showroom nel Quadrilatero, in via Verri 10, che accoglie, oltre alle proposte in pelliccia, la prima collezione di prêt-à-porter disegnata da Rafael Lopez, designer spagnolo al quale Maurizio Braschi ha affidato la direzione creativa. L’obiettivo è quello di affermare Braschi come un luxury brand internazionale completo, che alla linea di ready-to-wear femminile al debutto andrà ad aggiungere, l’anno prossimo, il menswear, l’abbigliamento infantile, le calzature e gli occhiali. (a.b.)

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Laura and Kate Mulleavy Rodarte

VISIT SWAROVSKI.COM/PROFESSIONAL


READY TO WEAR SPRING-SUMMER 2017

ANYA Hindmarch

STYLE IS A MATTER OF DIFFERENCE Lo spirito del tempo viene offerto dal cambiamento degli abiti: oggi per capire cosa sta mutando nel mondo dello stile bisogna guardare i tessuti e gli accessori. Come a dire che con l’eccesso di creazioni provenienti da ogni parte del mondo, le clienti si conquistano grazie a una dimensione emotiva e all’ appartenenza a determinati mood social-intellettuali-musicali.

@imaxtree.com

di ALBERTO CORRADO

With the spirit of a particular era largely defined by the way we dress, there is no better way to gauge what’s happening in the world of style than looking at the most popular fabrics and accessories currently being used. As a glut of creations floods the market from all four corners of the world, customers buy driven by the emotional dimension of fashion and its synergy with specific social, intellectual or musical trends.

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READY TO WEAR SPRING-SUMMER 2017

Hermès

N° 21

SALLY LAPOINTE

RALPH LAUREN

FRINGe & PLUMES

GIORGIO ARMANI

ROKSANDA

GIAMBA

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maurizio pecoraro

BYBLOS MILANO


MICHAEL KORS

EMANUEL UNGARO

GUCCI

PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI

ALBERTA FERRETTI

flounces & RUCHES

ANTONIO MARRAS

MARCO DE VINCENZO

DELPOZO

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READY TO WEAR SPRING-SUMMER 2017

GIVENCHY

SALVATORE FERRAGAMO

ELISABETTA FRANCHI

ELEGANT POP BALENCIAGA

KRIZIA

DRIES VAN NOTEN

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HAIDER ACKERMANN

CARVEN

PRADA


PHILIPP PLEIN

SAINT LAURENT

ELIE SAAB

MUGLER

CHANEL

BALMAIN

FAUSTO PUGLISI

SUPER GIRL DSQUARED2

VERSACE

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READY TO WEAR SPRING-SUMMER 2017

CÉLINE

LAURA BIAGIOTTI

DAKS

TOPSHOP UNIQUE

ALEXANDER WANG

MARIO DICE

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BLACK &WHITE

ANTONIO BERARDI

BLUMARINE

MARNI


AKRIS

AQUILANO.RIMONDI

Chloé

CAROLINA HERRERA

CHRISTIAN SIRIANO

PIN STRIPES

MULBERRY

ERMANNO SCERVINO

ETRO

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READY TO WEAR SPRING-SUMMER 2017

REDEMPTION

BOTTEGA VENETA

SEE THROUGH

MARCHESA

VALENTINO

DIOR

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LES COPAINS

GENNY

LANVIN


DOLCE&GABBANA

OSCAR DE LA RENTA

JASON WU

JENNY PACKHAM

FULL EMBROIDERY

PETER PILOTTO

VIVETTA

ALEXANDER Mcqueen

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READY TO WEAR SPRING-SUMMER 2017

MAX MARA

Prabal Gurung

PORTS 1961

FENDI

THOM BROWNE

louis vuitton

PROENZA SCHOULER

ALL KNITTed MISSONI

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BURBERRY


Latino Jeans e Psyche for

Wear your jeans, wear your gym ROSE INVENTA IL FIT JEANS: SI CHIAMA PSYCHE, RASSODA GAMBE, GLUTEI E ADDOME GRAZIE AL RIVOLUZIONARIO BREVETTO CYCLONE INNOVATION.

Basta un jeans per rimettersi in forma, senza palestra e senza fatica. Lo si indossa e per tutto il giorno i muscoli vengono sottoposti a una dolce ma efficace sollecitazione meccanica che combatte gli inestetismi dovuti alla sedentarietà. Tutto merito dell’azione di un elastico interno, che parte a livello vita e finisce nella staffa, con un percorso (Lambda) specificamente studiato per mettere in moto ogni singolo muscolo, trasmettendo una sensazione di leggerezza e vitalità. «Non si tratta di una mera operazione di marketing né di un push-up - spiega Massimo Vendali, patron della toscana Rose, conosciuta per la label femminile Latino Jeans. Psyche è il primo capo denim che attiva realmente e in maniera costante durante l’utilizzo la muscolatura di gambe, addome e glutei, con effetti tonificanti e rassodanti, garantiti da test condotti a livello medicale, sportivo e dal brevetto Cyclone Innovation, messo a punto con il

professor Roberto Piga, ricercatore nell’ambito delle scienze motorie». “Lo abbiamo battezzato Psyche - continua Vendali proprio per richiamare, come da etimologia greca, i concetti di leggerezza, respiro vitale e altre esperienze sensoriali positive che il capo è in grado di regalare al corpo e alla mente di chi lo indossa». Per la fase di lancio, partita il 13 settembre scorso presso 150 selezionate vetrine italiane, Psyche è stato presentato in un unico modello declinato in taglie americane dalla 25 alla 32, nelle lunghezze short, regular e long, ma sono già allo studio variazioni a livello stilistico e probabili estensioni nel mondo curvy. Con la messa a punto del primo fit jeans, Rose celebra anche la nascita della divisione Fashion/Technology interna all’azienda, che fungerà da motore di innovazione e contenitore per capi di ultima generazione, che verranno via via progettati e realizzati da un’équipe di creativi e ricercatori.

Rose srl Zona Industriale Mercatello - 06044 Castel Ritaldi - Perugia - www.latinobrand.it


Prodotto e distribuito da COTTON Srl


WOMENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

TRICOT CHIC

GLOWING CHIC

La moda mostra il suo cÔté più spudoratamente creativo, con un melting pot di fantasie e colori, metissage di tessuti e stilemi. I must have sono sedotti dai codici dettati dall’estetica E dalle sperimentazioni, per uno storyboard che coniuga trame e orditi diversi e complementari. di ALBERTO CORRADO

Fashion shows off its most shamelessly creative side, with a melting pot of patterns and colours a fusion of different fabrics and styles. The must-haves are triumphs of aesthetics and experimentation, creating a look which combines a range of diverse – yet complementary – concepts.

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WOMENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

LEO STUDIO DESIGN

ANNIE P

ULTRÀCHIC

BALLY PINKO

PIN UP STARS

BALLIN

MASH-UP

Rivisitazioni E riletture, al servizio di una visione estetica originale, che nelle mani di una donna diventano linguaggio personale. Reinterpretations and revivals create an original aesthetic style, which becomes intensely personal for the women wearing it. PAOLA BRUNAZZI

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BAGUTTA

CLIPS

FUZZI

CHIARA BONI LA PETITE ROBE

FURLA

SECRET GARDEN

LA CARRIE BAG

Le nuove ninfe indossano stampe a micro bouquet o maxi petali. non perdono appeal e profumano di primavera. Water lilies are the inspiration for micro patterns and larger prints, encapsulating the perfumed appeal of spring.

FRACOMINA

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WOMENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

SUN VIBRATION

Le fantasie e i motivi multicolor sono illuminati dal sole per collezioni nomadi ed eleganti, che nascondono dettagli preziosi e danno vita a un'allure contemporanea e inedita. Multi-colour patterns and motifs are bathed in sunlight for a range of nomadic, elegant collections, which conceal gorgeous detailing and give life to an unexpected, contemporary appeal. POMANDERE

YERSE

LA FABBRICA DEL LINO Paula Cademartori

CASADEI FERRANTE

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JUCCA


EXTREME FEMININITY

Compostezza e garbo insieme per volumi morbidi e burrosi. soluzioni rigorose e decise si compongono su costruzioni semplici. Grace and courtesy combine in soft, buttery forms, while a rigorous, bold styling allows simple designs to stand out.

BEATRICE B

TAGLIATORE

BALDININI

KANGRA

SERAPIAN

ALEXANDRE BIRMAN

DONDUP

Antonelli Firenze

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WOMENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

LANIFICIO LUIGI COLOMBO

LAMBERTO LOSANI

Herno

GIANNI CHIARINI

HANITA

RODO

CITY NATURE

La natura esotica e selvaggia si rivela fonte di stimoli, a partire dai magnifici colori della vegetazione MIXATI spettacolari paesaggi urbani. Nature’s exotic wild side is the key source of inspiration, with the magnificent colours of its vegetation mixed with spectacular urban landscapes. ROCCO RAGNI

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MANILA GRACE


CO|TE

GRAND MORIN

120% LINO

HACHE

LUIGI VECCIA

MITTEL EUROPA

Un mondo tra conservazione della artigianalità e tradizione ma con spazio all’informalità, fatta di camicie e abiti ampi illuminati dai dettagli. A world that maintains craftsmanship and tradition but has room for informality, provided by loose blouses and dresses, taken to the next level by sumptuous detailing.

BIANCHI E NARDI

POLLINI

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WOMENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

NEW POETRICITY

Le linee del corpo femminilE sono imbrigliate nella poetica della delicatezza e delle grazia, per un risultato finale unico. The lines of the female body are doused in the poetry of delicacy and grace, for a unique end product.

LA MARTINA

PESERICO

HARMONT&BLAINE ORCIANI

Santoni VIA MASINI 80

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TERRE ALTE


A.TESTONI

ALESSIO BARDELLE

GAUDI

ZANELLATO

OBLIQUE

OSCAR TIYE

MY HEART

Una donna con una prospettiva privata e intima che cerca attimi fugaci di isolamento , per creare molteplici abbinamenti e modi di essere , con un nuovo senso di rigore e semplicitĂ . A woman with a private, intimate soul who craves stolen moments of isolation, experimenting countless combinations and ways of being, to build a new sense of rigour and sensitivity.

CALCATERRA

LIVIANA CONTI 17_10_2016

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WOMENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

ACTIVE VIBES

Creazioni contemporanee e versatili per uno spiccato stile sporty, dove l’elemento fondamentale è la comodità. Contemporary, versatile creations for a strong, sporty style, where comfort is at the heart of everything.

BALLANTYNE

GEDEBE Brunello Cucinelli

Madame Berwich

Alberto Guardiani

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COLMAR

ELEVENTY


VOYAGE VISION

Viaggiare al femminile, dalle coste al profondo degli oceani, dA CUI emerge una lucida visione onirica di fuga estiva. Embarking on a voyage into femininity, from the water’s edge to the depths of the ocean, where a dreamlike vision of a summer escape takes hold.

LIUJO

SUNHOUSE

MARIA GRAZIA SEVERI

COCCINELLE

GIUSEPPE ZANOTTI

ATPCO

ANNARITA N

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WOMENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

GIORGIO GRATI

FABIANA FILIPPI

ICEBERG

F.LLI .ROSSETTI ALPHA STUDIO TATRAS

PRE-BEAT

MORESCHI

Una Teddy Girl che trasforma il proprio guardaroba in codici strutturali : bomber CHE diventano caban, felpe da rugby CHE si trasformano in blouson, stampe che spaziano dall’animalier al mimetico passando per l’astratto, scarpe rubate al guardaroba maschile. A Teddy Girl who transforms heir wardrobe, ripping up the structural rulebook: bomber jackets become reefers, rugby fleeces become blousons, prints vary between animal patterning, camo and abstract, while footwear is pinched from the men’s wardrobe.

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NICO for

La professionalità non si improvvisa Con i suoi punti vendita dedicati a tutta la famiglia, all’insegna del gusto italiano e del giusto rapporto qualità-prezzo, Nico è stato protagonista negli ultimi 50 anni di un’escalation, presidiando con i suoi negozi il Nord Italia e l’Est Europa. La regola, che vale anche per l’e-commerce lanciato nel 2014, è fatta di tre parole: efficienza, professionalità, servizio. Una rete di negozi con metrature da 3.500 a 8.000 metri quadri per tutta la famiglia, presenti soprattutto nel Nord Italia ma anche all’estero, in particolare nella Repubblica Ceca e in Polonia: questo il biglietto da visita del Gruppo Nico. Il giusto mix tra marchi italiani, internazionali e private label, la disponibilità di diverse fasce prezzo e la grande attenzione al cliente - con un numero di addetti alle vendite più alto rispetto ai competitor - hanno determinato un successo inossidabile e crescente. Fondamentale il ruolo di un gruppo d’acquisto in grado di scovare il prodotto giusto al prezzo giusto, grazie alla partecipazione capillare alle fiere nazionali e internazionali. Al centro delle strategie di Nico ci sono inoltre il continuo rinnovamento degli store - basato su ambienti belli, luminosi e ordinati, con una suddivisione merceologica chiara e immediata - e un visual merchandising d’impatto. Fondamentale la comunicazione con la clientela, attraverso

un lavoro capillare di direct marketing (la “Nico Card” è utilizzata da 400mila clienti), gli sms, le newsletter e altre azioni, sia offline che online. A proposito di online, ferma restando la centralità del retail fisico, sta crescendo il sito di e-commerce nico.it, grazie a un organico rafforzato e a strumentazioni all’avanguardia. Nico.it, recentemente rinnovato nella grafica e nella fruibilità, ha come obiettivi immediati l’inserimento di tutte le categorie merceologiche presenti nei punti vendita e una maggiore internazionalizzazione, con l’imminente attivazione delle versioni in inglese e tedesco. Il tutto in un’ottica di omnicanalità: il mondo Nico è circolare, si sviluppa cioè intorno al cliente, alle sue esigenze e ai suoi comportamenti. I prossimi opening, concentrati soprattutto in Nord Italia, puntano su aree densamente popolate, in locali con superfici di 3.500 metri quadri e oltre, sulla falsariga dell’avamposto aperto un anno va a Sedico (BL).

www.nico.it



WHITE SPRING-SUMMER 2017 a cura di ELISABETTA FABBRI

Sweet stories

che siano ipergeometriche, ipnotiche o floreali, le fantasie hanno molta voce in capitolo nella prossima stagione calda. specie quando scelgono, per argomentare, i colori sorbetto Whether hypergeometric, hypnotic or floral, patterns play a major role in the next hot season. Especially when they opt for sorbet colors

EYEPETIZER

BUCOBIANCO FRANCESCA CASTAGNACCI

melampo

MANFREDI CONTI manara

carlottacanepa

anonyme

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WHITE SPRING-SUMMER 2017

JINNNN

aika ALEMI

LEMARé

simona tagliaferri

CHICCO RUIZ

sophisticatedly wild una dose di corallo, una d’avorio, parti di antracite e di petrolio, un grammo d’argento, un pizzico di corteccia e di cuoio: gli elementi della natura ingredienti à porter dell’estate A dose of coral and ivory, charcoal and oil parts, a gram of silver, a dash of bark and leather: natural elements are the ingredients of this summer’s look trakatan

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haetts



SUPER SPRING-SUMMER 2017 a cura di CARLA MERCURIO

blue IS THE RIGHT COLOUR DALLE TELE DENIM AI COTONI LEGGERI, DALLA PELLE AL METALLO, LA PRIMAVERA-ESTATE è LA STAGIONE DEI BLU E DEGLI AZZURRI. IL MOMENTO DEI MATRIMONI INDISSOLUBILI CON IL BIANCO From denims to light cottons, from leather to metal accessories, spring-summer is the season of blue and dark blu shades. The right moment for indissoluble marriages with different shades of white

NICO GIANI

ma’an

THEO

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QUINTO EGO

CARDITOSALe

UNFLEUR

ART CAPSULE BY STEFANIA CARRERA

GENTUCCA BINI


MICHELE CHIOCCIOLINI

DICTIONARY PROJECT STMA

PAULA CADEMARTORI #KARTELL

ALESSANDRO ENRIQUEZ

MARIA VITTORIA CORSOUNDICI

ROSSELLA JARDINI

FANTASTIC AS AN ARTWORK

ABITI E ACCESSORI DIVENTANO TELE SU CUI ESPRIMERE UNA CREATIVITà FATTA DI COLORI, FANTASIE, RICAMI, INTARSI, APPLICAZIONI. PERSINO UN FIORE VERO Dà ALLA SCARPA UNA NUOVA ALLURE

ANNALISA CARICATO

Clothes and accessories become painting canvases where to express a creativity made of colours, fantasies, inlays, embroideries, applications. Even a real flower gives a pair of shoes a new allure

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OPENING di ELISABETTA CAMPANA

Dolce&Gabbana sbarca in via Montenapo

Polo ralph lauren a londra

Dolce&Gabbana opened a new flagship in via Montenapoleone 4, Milan. The store covers 1,600 square meters spread over three floors, dedicated to womenswear, menswear and accessories.

A 1.700 sqm, three floors, Polo Ralph Lauren flagship store opened on Regent street 169-173, London.

Dolce&Gabbana conquista un posto al sole in via Montenapoleone, a Milano. Lo store al civico 4, di 1.600 metri quadri, è firmato da Gwenael Nicolas, di studio Curiosity. L’architetto ha interpretato le diverse anime del brand, dando vita a uno spazio che fonde lo stile Barocco con elementi di pura modernità. Due i piani dedicati alla donna e agli accessori, uno all’uomo.

Circa 1.700 metri quadri su tre livelli in Regent street, angolo Burlington street per il nuovo Polo Ralph Lauren inaugurato nel cuore di Londra. In vendita le proposte uomo, donna e bambino del brand.

Ballantyne riparte da Milano

Emporio Armani : nuovo look a Parigi

Ballantyne chooses via Bagutta 18, Milan, to open its new concept store, created by Fabio Gatto, the businessmen who bought the brand last year.

After a complete refurbishment, the Emporio Armani store and the Emporio Armani Caffè reopened in boulevard St.Germain 149, Paris.

Ballantyne sceglie il cuore di Milano, via Bagutta 18 a pochi passi da piazza San Babila e via Sant’Andrea, per debuttare con un concept store ideato da Fabio Gatto, l’imprenditore veneto che ha acquisito il brand di chashmere nel 2015 dal fondo Charme. In vendita anche una capsule “profumata”.

Dopo un completo restyling hanno riaperto i battenti nella capitale francese l’Emporio Armani e l’Emporio Armani Caffè. Le due realtà che fanno capo al Gruppo Armani si trovano al 149 di boulevard St.Germain, nel cuore iconico della Rive Gauche.

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Moorer debutta in via Spiga

T Fondaco dei Tedeschi approda a Venezia

Moorer lands in Milan. The new flagship store opened in via Spiga 48 during Milano Moda Donna.

T Fondaco dei Tedeschi, located near Rialto bridge, is the new Venetian shopping destination. The 17.000 sqm store is operated by Dfs Group (Lvmh Group).

Moorer, brand italiano specializzato nel capospalla imbottito uomo e donna, ha inaugurato il suo primo monomarca milanese in via Spiga 48. Il punto vendita è stato progettato da Marco Michele Rossi di Newtone.

T Fondaco dei Tedeschi, al Ponte di Rialto, è la nuova shopping destination di Venezia. Il primo progetto europeo di Dfs Group si sviluppa su 17mila metri quadri dedicati a moda, orologi, gioielli, bellezza, profumi, vini e prodotti dell’artigianato locale. Il building è stato ristrutturato da Rem Koolhaas, mentre l’interior design è di Jamie Fobert.

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PORTRAITS

Claus-Dietrich Lahrs

Da Hugo Boss Al Brand Numero due di Casa Kering Claus-Dietrich Lahrs è il nuovo ceo di Bottega Veneta, secondo brand dopo Gucci nel portfolio di Kering. Tedesco come il direttore creativo Tomas Maier, proviene da Hugo Boss, che ha guidato per otto anni, puntando sull’apertura di negozi diretti e il rafforzamento delle collezioni donna, con l’arrivo di Jason Wu. Prima ancora è stato chief executive di Christian Dior Haute Couture di Elena Azzola

Claus-Dietrich Lahrs is the new CEO of Bottega Veneta, the secondbiggest brand in the Kering portfolio after Gucci. The German - who links up with creative director and compatriot Tomas Maier - comes from Hugo Boss, which he led for eight years, opening a host of directly-owned stores and strengthening the brand’s women’s collections, thanks in part to the arrival of Jason Wu. Before his time at Hugo Boss, Lahrs was the CEO of Christian Dior Haute Couture.

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a un top executive riservato e di poche parole, dalla vaga somiglianza con l’ispettore Callaghan, si attendono grandi fatti. Dal 4 ottobre Claus-Dietrich Lahrs è il nuovo ceo di Bottega Veneta, il luxury brand della pelletteria che fa capo al gruppo francese del lusso Kering e che ha celebrato i 50 anni durante la Milano fashion week. Prende il posto di Carlo Alberto Beretta, che all’interno della holding guidata da François-Henri Pinault diventa client and marketing officer. Tedesco di 53 anni, è stato scelto per «l’eccezionale esperienza e l’approfondita conoscenza del mercato dell’alto di gamma». Secondo Pinault, a cui risponde direttamente, è l’uomo giusto per aiutare Bottega Veneta ad «accelerare nello sviluppo» e per questo lo ha voluto anche nel comitato esecutivo di Kering. Dopo Gucci, Bottega Veneta è il secondo brand più importante all’interno del gruppo, ma dopo anni di crescita a doppia cifra, spinta dai discreti prodotti di “lusso invisibile” disegnati dal direttore creativo Tomas Maier, le sue fortune si sono un po’ appannate. Colpito da fattori come il rallentamento della domanda

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• Nasce il 7 giugno 1963 • Nel 1997 inizia a lavorare per il gruppo Lvmh come managing director di Louis Vuitton in Germania

da parte dei consumatori cinesi e dal • Nel 2000 viene nominato president calo del turismo, il marchio italiano e chief executive di Louis Vuitton ha perso lo scorso anno il 3,2% del per gli Stati Uniti e il Canada fatturato a tassi di cambio costanti, • Dal 2003 al 2008 è president fermandosi a 1,286 miliardi di euro. di Christian Dior Haute Couture La discesa è continuata nel primo • Dal 2008 al 2016 è ceo di Hugo Boss trimestre del 2016, quando il turnover si è attestato a 268 milioni di • Dal 4 ottobre 2016 è il nuovo euro, 8,3 punti percentuali in meno ceo di Bottega Veneta (gruppo Kering) dello stesso periodo dell’anno scorso. Fino a febbraio di quest’anno Lahrs è stato ceo di Hugo Boss, dove era dizionalmente non forte quanto l’uomo. arrivato nel 2008, con lo scopo soprattutPrima di approdare in Hugo Boss, Lahrs to di supervisionare e capitalizzare l’aè stato chief executive di Christian Dior vanzata del brand in Cina. Durante la sua Haute Couture dal 2003 al 2008. Aveva guida, Hugo Boss si è concentrata sull’ainiziato a lavorare per Lvmh nel 1997, pertura di negozi diretti, vero e proprio lasciando la vice presidenza del markemotore dello sviluppo per l’azienda ting e delle vendite di Cartier (gruppo tedesca, che ha riportato nel 2012 una Richemont) per diventare managing dicrescita a doppia cifra. In quell’anno gli rector di Louis Vuitton in Germania. In opening erano stati 218, inclusi gli store questo ruolo si occupava anche di Célidi Bruxelles, Toronto e Melbourne e forne, Loewe e Kenzo nel suo Paese d’orite era stata la “zampata” in Asia, tanto da gine, prima di essere promosso president arrivare a quota 840 punti vendita totali. e chief executive di Louis Vuitton per gli Ma l’avvio di location non è stata la sola Stati Uniti e il Canada nel 2000: una pofreccia all’arco di Lahrs, che ha affidato sizione che ha mantenuto fino alla nomila direzione artistica a Jason Wu per rinna di president di Christian Dior Haute vigorire l’offerta donna della griffe, tra Couture.


CAREERS a cura di ANgela tovazzi

Harmont & Blaine: esce Giulio Guasco, Montefusco nuovo a.d. Paolo Montefusco becomes CEO of Harmont & Blaine to replace the resigning Giulio Guasco. 1

Dopo due anni al timone di Harmont & Blaine, Giulio Guasco (foto 1) ha lasciato la carica di a.d. per «motivi di carattere personale e per perseguire nuove opportunità professionali». Lo rimpiazza ad interim Paolo Montefusco (foto 2), storico stilista del brand del Bassotto, in attesa della nomina di un nuovo ceo: come informa l’azienda di Caivano, nel cui capitale è entrato nel 2014 il fondo Clessidra, sono state subito attivate «le azioni necessarie a identificare una personalità di alto profilo quale nuovo amministratore delegato, per conseguire gli obiettivi aziendali». Obiettivi che dovrebbero includere la quotazione, come ha dichiarato a più riprese il presidente Domenico Menniti, che ha parlato del 2 2019 come dell’anno «giusto».

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Mannucci arruolato da Pal Zileri. Perrone entra in Boglioli Pal Zileri has appointed Giovanni Mannucci as its, new CEO. In Boglioli he has been replaced by Andrea Perrone, formerly at the helm of Brioni. Cambio della guardia da Pal Zileri. A distanza di circa due mesi da quando Mayhoola Group si è aggiudicato il 100% di Forall Confezioni, titolare del brand vicentino (dal 2014 deteneva il 65%), arriva il nome del nuovo ceo: si tratta di Giovanni Mannucci (foto 1), dal 2013 ai vertici di Boglioli, che prende il posto di Paolo Roviera (passato nelle fila di Corneliani). Pronta la risposta del marchio controllato dal fondo Wise, che alla guida di Boglioli ha arruolato Andrea Perrone (foto 2), ex a.d. di Brioni.

A guidare Loro Piana un ex Luxottica: Fabio d’Angelantonio

Nicola Zotta alla presidenza di Marchon Eyewear

From next September Fabio d’Angelantonio, one of the top managers of the Luxottica Group, will become CEO from Loro Piana.

Nicola Zotta is the new president of Marchon Eyewear: he takes the place of Claudio Gottardi.

Fabio d’Angelantonio, uno dei manager di punta del gruppo Luxottica, dal prossimo primo settembre assumerà la carica di ceo da Loro Piana, da tre anni nell’orbita di Lvmh. Prende il posto del francese Matthieu Brisset. Ai vertici della griffe del lusso sventola dunque nuovamente la bandiera tricolore: d’Angelantonio proviene dal gruppo controllato dalla famiglia Del Vecchio, dove dal 2005 al 2009 ha ricoperto il ruolo di chief marketing officer, per diventare successivamente presidente di Sunglass Hut, catena retail di Luxottica specializzata negli occhiali da sole. In precedenza il manager ha lavorato a Bruxelles, presso la casa editrice Hemma, a Milano da Ciaoweb (portale fondato dal gruppo Fiat), e al gruppo Indesit, azienda di elettrodomestici dove era a.d. Andrea Guerra.

Nicola Zotta sale alla presidenza di Marchon Eyewear al posto di Claudio Gottardi, che va in pensione dopo essere stato sette anni al vertice dell’azienda. Zotta è nello staff del gruppo dell’occhialeria dal 2009 e attualmente ricopre la posizione di managing director per le aree Emea e Apac. «Siamo certi che, con Nicola Zotta al timone, Marchon sarà in ottime mani - afferma Jim McGrann, ceo del gruppo californiano VSP Global, cui fa capo Marchon -. La sua competenza in termini di strategie go-to-market, prodotto e supply chain ha permesso a questa realtà di crescere in modo rilevante in Europa e in Asia e continuerà a essere uno strumento prezioso in questo nuovo ruolo». Prima dell’esperienza in Marchon, Zotta ha lavorato quasi 15 anni presso la concorrente Safilo Group. Laureato in Economia e Management all’Università di Trento, con un Mba presso la Essec Business School di Parigi, attualmente vive tra Amsterdam e Padova ma presto dovrà trasferirsi a New York. Marchon realizza gli occhiali per marchi come Marni, Etro, Salvatore Ferragamo, Chloé, Calvin Klein e Nike.

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Q&A a cura di carla mercurio

IMPRENDITRICE E STILISTA

WINONAH DE JONG

Dal Suriname a Los Angeles. tappa a Milan0

Sei nata in Suriname e hai girato il mondo per seguire tuo marito. In quante città hai vissuto e quale quella che ha lasciato un segno più profondo? La nostra famiglia ha viaggiato molto a causa del lavoro di mio marito. Lo viviamo come un grande privilegio per noi e per i nostri figli. Per me personalmente, da un punto di vista professionale, è una grandissima opportunità di arricchimento, che mi permette di entrare in contatto con tante culture. Ciò ha in assoluto influenzato lo stile di Winonah come viene percepito oggi. La mia donna è una grande viaggiatrice e in questo modo riesco a capire chi è e di cosa ha bisogno. Sebbene adori l’architettura di Amburgo, Milano ha un posto speciale nel mio cuore: è qui che è nata Winonah.

Il magazine di news, business e trend

Direttore e Amministratore Delegato

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Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it) Redazione

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Nadia Blasevich (n.blasevich@fashionmagazine.it) Carlo Maraschi (c.maraschi@fashionmagazine.it) Laura Marcarini (l.marcarini@fashionmagazine.it) Fashion Editor

A che tipo di consumatrice ti rivolgi? La donna a cui si rivolge Winonah è una viaggiatrice e sa apprezzare la qualità. Investe in capi che possono essere indossati nelle stagioni a venire. La collezione si posiziona nel segmento alto: capi di alta sartorialità ma facilmente indossabili, che riescono ad andare oltre il concetto di trend e/o stagione, facendo uso dei materiali più pregiati e dell’artigianalità del made in Italy.

Alberto Corrado (a.corrado@fashionmagazine.it)

Born in Surinam, Winonah de Jong is nowadays an influencer who travels a lot arond the world and who has lived in lots of cities, because of her husband’s job (he is the famous Dutch soccer player, Nigel de Jong). Los Angeles is the inspiration for the 2017 summer collection of Winonah, the brand she launched in Milan few seasons ago, now produced by Castor.

Come definisci lo spirito delle proposte per la prossima estate? Io e la mia famiglia ci siamo trasferiti da poco da Las Angeles a Istanbul. Il mood rilassato dello stile di vita di Los Angeles è stato la maggiore fonte ispiratrice per questa stagione. Senza mai perdere il tratto lussuoso, femminile e contemporaneo dell’estetica di Winonah.

Ufficio traffico

Moglie, madre di due figli, influencer e ora anche stilista: come è scaturita l’idea di lanciare la tua linea di abbigliamento, oggi prodotta da Castor? Vivere a Milano, la capitale della moda, mi ha permesso di incontrare le persone giuste, in grado di capire la mia visione. È stato come se il tempo non avesse potuto essere più preciso nel permettermi di realizzare il sogno che accarezzavo fin da bambina.

Come si diventa una star dei social media? Non si è mai trattato di un piano studiato a tavolino. I miei canali social hanno iniziato a crescere gradualmente, la stampa internazionale ha notato il mio stile personale e ha iniziato a scrivere di me, contattandomi per interviste. Il successo sui social è stato un chiaro segno del fatto che c’era bisogno di una collezione firmata Winonah: il mio sogno di bambina.

In che modo concili vita privata e lavoro? Prima di tutto sono una mamma e moglie (Winonah è sposata con il centrocapista olandese Nigel de Jong, ndr). L’unica maniera per raggiungere una vita equilibrata e di successo, sia professionale sia a casa, è avere una buona gestione del tempo.

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Dove sono vendute? Le collezioni di Winonah sono disponibili sul sito winonah.com.

Un sogno avverato... Ho sempre desiderato fare carriera nel mondo fashion. Sebbene da piccola non avessi ben chiaro in quale modo, sapevo tuttavia che sarebbe stato in questo settore. In seguito, diventata una donna, il desiderio di creare qualcosa di mio è divenuto inevitabile. Ora finalmente ho centrato l’obiettivo. ■

Collaboratori

Mariella Barnaba, Filippo Bellini, Peppe Orrù (Londra), Giuliana Poletto (Parigi), Cristiana Lopez (New York) Direttore pubblicità

Stefano Giordano (s.giordano@fashionmagazine.it) Pubblicità e promozione

Ilaria Roberta Galli (i.galli@fashionmagazine.it) Raffaella Giannattasio (r.giannattasio@fashionmagazine.it) Barbara Sertorini (b.sertorini@fashionmagazine.it) Special Projects

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EVENTO FILOBLU for

Quando i canali agiscono di concerto FILOBLU DEDICA UN EVENTO ALLA SHOPPING EXPERIENCE, CHE GRATIFICA IL CLIENTE E SPINGE LE VENDITE

‹‹Crediamo che le idee innovative possano cambiare i modelli di propria storia e di modificare dal vivo tramite app, i propri colori e le business, creando nuove opportunità e spazi di mercato. La nostra proprie caratteristiche e finiture diventando come spiega Mick Odelli missione è condividere con le aziende strategie e per­corsi progettuali CEO di Senso «il trait d’union tra il mondo digitale e quello reale, tra il che portino alla realizzazione di case-study di successo››. Christian negozio fisico e l’e-commerce». Tutto questo, e molto altro sarà al centro Nucibella, founder e CEO di FiloBlu, anticipa con queste parole dell’evento milanese, con la partecipazione, tra gli altri, come speakers l’evento “Real Experience of Shopping Experiences”, in di Christina Fontana di Alibaba Group, Vincent Brach di Magento programma a Milano il 17 novembre al Superstudio di via Tortona, Commerce e Federico Bonelli di The Boston Consulting Group che si articolerà su focus tema­tici e testimonianze dirette di attori dell’ee dello stesso Christian Nucibella. La shopping experience, tema commerce a livello internazionale introdotti dal direttore di Fashion, forte dell’evento, è anche il core business di FiloBlu, azienda che crea Marc Sondermann. Parte da una certezza Nucibella: il commer­cio e sviluppa progetti omnichannel e realizza e-commerce evoluti, con elettronico fino a qualche tempo fa era considerato quasi un’attività modalità ‘su misura’, per i brand di moda, beauty, sport­swear, design e esplorativa, mentre oggi è una realtà che cresce a ritmi esaltanti in food. Creata nel 2009 da Christian Nucibella, ingegnere, esperto di lean volumi e consensi, prospettando sempre nuove occasioni di svilup­ management e organiz­zazione aziendale, conta su un team di oltre 90 po. Ma le modalità d’approccio vanno adatta­te ai nuovi professionisti con competenze verticali per supportare i trend emergenti, legati ora, per esempio, al concetto clienti attraverso servizi personalizzati, che vanno dalla di omnichannel, ai marketplace, all’e-commerce B2B retail strategy al piano commerciale, alla strategia di e ovviamen­te alla shopping experience. Quella leva marketing e comunicazione, dallo store management al intangi­bile delle transazioni, che valorizza l’esperienza custo­mer care, fino alla fatturazione e all’incasso. Dal­le d’acquisto e coinvolge il cliente in tutti i touch points di sedi di Venezia (headquarters), Milano, Napoli, Londra, contatto con il brand - on e offline - come avviene ad Barcellona, Praga, New York, Hong Kong e Shanghai, esempio con Teca by Senso. Un espositore dall’anima FiloBlu ha gestito negli ultimi quattro anni più di 200 tecnologica che, grazie a un sistema di proiezione progetti in Italia e all’esterno con 4 logistiche nel mondo Christian Nucibella, nascosto, permette a qualsiasi prodotto di raccontare la per servire più da vicino i mercati di riferimento. founder e ceo di FiloBlu

FiloBlu Srl • VENEZIA • MILANO • NAPOLI • LONDRA • BARCELLONA • PRAGA • NEW YORK • HONG KONG • SHANGHAI


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tant caveat: I think any fashion brand that offers affordable luxury without the necessary quality is bound to fail. Today the global consumer has changed a lot in recent years, he knows how to tell the difference and won’t put up with being fooled. How can quality be effectively communicated in the era of influencers and social networks? I am convinced that there is a partly unconscious perception that has increased significantly following the media bombardment due to social media and the like. This means knowing how to keep in step with the times and the eternally evolving trends, maintaining a fresh and seductive mood which, as well as the product, shapes the in-store experience and the advertising designed to promote it. But be warned: when the latter is the equivalent of a promise that the brand cannot keep, because it does not possess the intrinsic quality it purports to have, the relationship between the client and the brand breaks down irrevocably. This is now a test that companies must undergo every single day, in a world of social media transmitting the prerequisites of image and e-commerce that enable quality to be tested in real time. PIETRO NEGRA/pinko

«Today the physical store remains irreplaceable»

Speaking to Fashion, Pietro Negra (chairman of Cris Conf, the company behind the Pinko fashion brand) describes the drivers behind a growth strategy that is sending the group, based in Fidenza, in the province of Parma, soaring beyond 195 million euros in revenues in 2016 by Marc Sondermann

What are the opportunities, but also risks, involved now in a highly contemporary segment such as the one in which a company like Pinko is engaged? The opportunities in a position of this kind are decidedly to the fore, a position that we share with a whole series of players that are currently garnering excellent results. If we look at the major new markets, from China and the Far East to the Middle East and Russia, we can see the emergence of a middle class looking for quality products, that seeks the features typical of designer labels at affordable prices. So I forecast a great future for those in this position, with one impor-

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In business terms, what growth trajectories do you find most promising? I think that every effort must be made not to disappoint the today consumer's expectations. It must be realised that at present social media propagate a dream that must absolutely not end in a rude awakening, the rule is to make the characteristics of the two worlds match. When this is goal is achieved, astounding results can be attained. Which markets are proving the most receptive in your opinion? At a geographical level, not certainly those mentioned before. The Chinese market, for example, has slowed down, while the Russian market as everyone knows is in recession. Middle East isn’t so great and the situation of Far East is a very mixed one. In the end, the old mature markets are, at the same time, the most difficult but the most stable as well, especially when observed from the perspective of the next two or three years. For our part, as Cris Conf/Pinko, we have invested heavily in this macroarea, including in the United States and Japan, and this is giving us much satisfaction, especially since we give priority over everything to offering a memorable, even entertaining, buying experience. In all probability, we will end the current year with an increase in the company's turnover in the order of 12%-15%, overshooting 195 million euros in revenues in the fiscal year 2016.

Some brands in your segment are freezing investments in retail, in favour of the development of e-commerce. What is your view about omnichannel? I must say that I don’t really agree with such kind of decisions, because I think that we need to maintain the strength of the retail side. Obviously, the current trend in the "physical" world is crystal clear: costs are rising ever higher, while takings are continuously falling. But we must not resign ourselves to this kind of trend and must adopt instead the answer that is under everyone’s nose, the need for the hybrid store. All the omnichannel methods must be created in the most focused way, while the decision to close stores that is now adopted by many companies seems to me to be dictated more by a short-term logic. In my opinion, the fashion store continues to be a vital bastion, able to create settings and brand ambassadors as part of the evolving relationship with the client. How important is customer relations management for a fashion brand like Pinko? Knowing the client as an all-round individual, with her ideas and tastes, is a basic necessity that is becoming increasingly important. The drop of 10-15% in the footfall that is being seen on a vast scale, almost everywhere in the world and across the various brands, must be tackled precisely with such tools. Every opportunity to listen must be exploited, in order to hear the voice of the client and translate this knowledge into the most pleasing possible buying experience. We must never forget that ours is a light-touch profession. When a client comes into one of our stores, she is coming back to play, as she used to do with Barbie when she was a girl. n

A model by Pinko


Milan, the new appeal must be exploited

MILAN'S new appeal must be exploited

The praises of the prime minister, attendance by buyers and the press up by 25% and events that have made news around the world like the Dolce&Gabbana dinner in via Montenapoleone, as well as confirming Milan’s positive momentum, demand commitment: on young people, internationality and the system. As Luca Solca underlines, «Experienced consumers want something new». But most emerging brands lack the courage (or the budgets) to change. by Andrea Bigozzi

«A generally positive atmosphere», «Convincing collections», «So many really entertaining events and thumbs up for the open air dinner in via Montenapoleone», «The energy is felt at the fashion shows but also at the trade fairs», «International buyers are not lacking». To put them in order, these comments after the September fashion week - to which we can add the praises of the prime minister Matteo Renzi, who once again inaugurated fashion week with a lunch: «Milan is the locomotive» - represent a real responsibility. Because, as well as confirming the positive momentum of the city, they demand commitment. On so many fronts: from the construction of a real system of generational exchange that has been long in coming and the doubts of someone over the actual usefulness of the fashion show formula as the right tool to show the collections, to the competition for supremacy among international fashion weeks. There is talk of a city that is growing but, at the same time, certain commonplaces refuse to disappear. Starting from the fact that Milan remains in the shadows of Paris on the innovation front. Some in the press, especially abroad, have asked whether there is any sense in the fashion show any more, with designers (especially the big names) who according to someone are more interested in the "show off" and the setting than in the clothes, with increasingly "predictable" collections. The more or less veiled references are to names like Dolce&Gabbana, Giorgio Armani, Prada and Missoni, always very faithful to themselves, season after season. «Italian

glories are not to be touched» replied Carla Sozzani, owner of 10 Corso Como -. The consistency of these companies is certainly not a fault, on the contrary. They are much better than brands that adopt a new line every season, often deliberately copying the trends of someone else». Not even the wind of the revolutionary see now-buy now attitude is succeeding in shaking up the monolithic nature of our fashion week, although it remains a showcase of the beautiful, the well made and professionalism. Confirmation of this also came from the chairman of the National Chamber of Italian Fashion, Carlo Capasa, taking stock of the event that, according to reports, saw a 25% increase in terms of accreditations for the press and buyers. «In this edition of Milano Moda Donna - said Capasa - Made in Italy companies have shown that they want to mantain their heritage and boost the production chain. In Italy we are not interested in transforming fashion week into a show, as the Americans do, increasingly mixing fashion with entertainment». The risk of Milan becoming too conservative must certainly be avoided; it would be wise to keep some distance from the confusion generated by see now, buy now, but it is also important in the fashion system to speak the language of change and, at the same time, engage in dialogue with other worlds. The fashion brands must find the right balance between tradition and innovation, between consistency with the DNA and evolution and, sometimes, revolution. «Those who always do the same things risks becoming predictable and regarded as

‘already seen’ and so less interesting to the consumer - remarked Luca Solca, managing director of Global Luxury Goods, Exane BNP Paribas -. It’s the reason why, increasingly often, we see changes in the stylistic direction of brands: an attempt is made to increase the speed and amount of innovation. As Gucci recently did with Alessandro Michele. This is indispensable in a market with a lower number of new consumers who want to possess the “classics” and a higher proportion of experienced consumers who have already bought the classics and now want something new». The analyst's words are echoed in the fashion show calendar of Milan: where brands like Tod’s and Sergio Rossi are still in search of a creative director who can revive sales, while Salvatore Ferragamo has officially appointed Fulvio Rigoni as design director of womenswear, with his the first show with the springsummer-collection 2017. Milan must demonstrate its international appeal, especially now that Philipp Plein (while confirming his faith in the city by inaugurating a new headquarters in Brera) announced that, from next season, he would be part of the calendar of the New York Fashion Week. Not forgetting that the only really new international name that took part in the Milan programme was J.W.Anderson, which came to the Italian fashion capital to promote the opening of a new sales outlet SO-Milano, selling only its collection. «Wonderful and interesting things happen during fashion week but they are all the results of the initiative of individuals, never promoted by those who

Dolce&Gabbana

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should encourage the system - complained Giacomo Piazza, owner of the 247showroom. But the greatest challenge for Milan, according to the businessman who, in 2,500 square metres at the Pelota in Via Palermo sells collections like Ami-Alexandre Mattiussi, Damir Doma, Rag & Bone, concerns the young, or those who pretend to be -. It’s not the big names that are repetitive in Milan but the outsiders, who do not make a difference from the creative point of view and don't even get the staging right. Indeed, apart from Fausto Puglisi, who has distorted the tradition catwalk and transformed it into a cage-altar, all the other names opted for a traditional parade, albeit it in outlying locations». The problem - concluded Piazza - is that if a brand has a budget of 150,000 euros available for a fashion show, the result is mediocre. It would be better to spend that budget on alternative events. Let's only wait six months, to see whether the dynamism of this fashion week could lead to a real change and upgrading. Anyway, the will to do so is concrete. n

ous than usual. There was an air of positivity» says Beppe Angiolini of Sugar in Arezzo. Angiolini, who is also the honorary president of Camera Buyer, adds: «Almost all brands have shown an evolved, modern sense of luxury, incorporating a range of eras and styles without betraying their identities». Camera Buyer president Mario Dell’Oglio, of Dell’Oglio in Palermo, agrees: «There was great energy, not just on the catwalks but also at shows like White and Super, which were particularly exciting». Ken Downing, fashion director of the Dallas-based Neiman Marcus, is on much the same wavelength as his colleagues: «There was the right atmosphere. The fashion week got off on the right foot, with the CNMI’s luncheon with the authorities and Prime Minister Matteo Renzi. As well as underlining the value of the Made in Italy brand and Italy in general, this event literally welcomes us, making us buyers feel important. I hope the event continues to go from strength to strength every season». Tiziana Cardini, fashion director of La Rinascente, applauded the initiative,

Buyers’ Opinions

even more than fashion, the city hits the target

Gucci, Prada, Bottega Veneta and Dolce&Gabbana are the Milano Moda Donna best shows, according to Italian and foreign buyers interviewed by Fashion. Thumb up also for Etro, Fendi, Marni, Dsquared2, Giorgio Armani and Gianvito Rossi. Although this time is Milan to be promoted, even more than the collections. Budgets confirmed. by Elisabetta Campana

It’s been a while since Milan has seen such a jam-packed calendar of catwalk shows, presentations, events and openings. And virtually every buyer - Italian or international - interviewed by Fashion agreed that the it was the city of Milan that deserved the most praise, rather than the single collections. Thanks to the warm weather, the women's fashion week for next summer did a wonderful job of welcoming buyers and press from all over the world, at a time when all markets are looking a bit uncertain and budgets are being very carefully evaluated. «Milan has shown itself to be alive, and more glamor-

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which is of strategic importance for the entire Italian fashion industry and was made successful, thanks to the work and creativity of the many designers who took part in it, including a range of young, daring names. Cardini picked out Lorenzo Serafini, Massimo Giorgetti, Fausto Puglisi, Marco De Vincenzo and Lucio Vanotti as her standout young or independent designers from the event, praising brands such as Gucci, Prada, Marni, Fendi and Bottega Veneta at the same time. Media impact more important than collections The buyers we caught up with picked out four catwalks shows as their highlights: Gucci, Prada, Bottega Veneta and Dolce&Gabbana. These brands won the hearts of the retailers not just for the col-

lections they displayed on the catwalk, but above all for the media buzz created by their shows, their locations and all the side events that ran alongside. For industry insiders, Gucci - whose show went big on visual impact - continues to be the brand «that changed the way we do fashion». «This is undoubtedly Alessandro Michele’s moment, so he can afford to be daring and do what he wants» argues Silvia Bini, of the eponymous mono-brand stores in Viareggo. «It had proper energy and is a particular hit with the younger generation» adds Feras Al Yasin of Ever Fashion Luxury Group in Doha, Qatar (Al Yasin also flags up Dolce&Gabbana and Fendi as his top brands). However, after the third Michele show with much the same vibe, many buyers are starting to ask themselves what will be the next, highly anticipated move from the designer. Some believe it’s a case of «the more you mix it up, the fewer risks you take», referring to the Gucci strategy and indeed all brands who have adopted the mix-and-match approach. «By now - explains our interviewee - many collections are designed primarily for online rather than instore sale. On the Internet, people buy individual pieces (rather than a lifestyle), so those pieces need to have a very strong image, like the one Gucci is pushing. Paradoxically, this gives customers the ability to completely personalise their style, mixing and matching garments and creating their very own look, which is something that brands and increasingly unable to compete with». Prada is the other collection competing with Gucci for the creativity crown. This time, Miuccia has said she has aspired to achieve «a kind of mistaken elegance, made up of details that are apparently out of place». Buyers were particularly taken by Prada’s range of bags and footwear, two core elements of the renowned fashion house. That said, the short black-and-white film shot by director David O. Russell for Prada definitely captured the attention of all those present. Bottega Veneta celebrated its 50th birthday, and the 15th anniversary of Tomas Maier’s stylistic leadership, with a show at the Pinacoteca di Brera, which drew compliments by the bucket load, not just on account of the undeniably stylish collection and for picking the most stunningly artistic location of the entire event, but also for having brought an icon like Lauren Hutton to the catwalk. «One of the best collections – it was all fantastic» remarks Alla Verber of Moscow’s Mercury Group. Dolce&Gabbana, meanwhile, pulled off something of a hat-trick,


with a catwalk show celebrating Italian excellence, the opening of a megastore in via Montenapoleone and an open-air dinner in what is undoubtedly one of the most famous luxury streets in the world. «What can you say? They’re incredible» exclaims Pancrazio Parisi of Parisi in Taormina and adds: «There’s nobody quite like them when it comes to promoting Made in Italy, the Italian identity and of course our fashion capital». Parisi also picks out Prada as one of his other favourite shows, deeming it «fresh, youthful and carefully planned down to the smallest detail», while he also has praise for N.21 - «Nice combinations and a modern vibe» - and Fausto Puglisi, which Parisi sees as «a lesson in Sicilianism, with stand-out garments making for a show that heralded the start of a new era». From East to West, A map of problems About the markets, worries abound all over the world, albeit with differing levels of intensity. «In the Far East, Hong Kong is dealing with the most difficult situation, because the number of tourists from the Chinese mainland has fallen drastically» explains Catherine Goemans, the head of the Bluebell Group. «Moreover - she continues - the former British colony is really being hit by the fact that far too many mono-brand stores have opened in recent years. The business was overestimated and now there is just too much of everything». In Korea, sell-outs are continuing due to the fact that the industry is centred around duty-free, while Taiwan is feeling the effects of the negative business climate, with a slight dip in sales. «In Japan - adds Goemans - the trends look better, thanks above all to Chinese shopping». Having said that, the Chinese are tending to buy less than they have in the past. «They’re more attentive to price, which is partly down to the anti-corruption and anti-luxury policies currently in force, but also because of the fact that they’ve simply become more aware - explains Goemans -. As a result, we’ll be reducing our high-end budget, instead bringing in contemporary brands with good quality-price-image ratios. But it’s not easy to find them!». The need to bet on collections that represent value for money is shared by the vast majority of the buyers we spoke too, many of them bemoaning the ever-rising prices of the top brands. Russia is another country beset with problems. «Moscow is better than the rest of the country, but it’s far from rosy - explains Ekaterina Moisseva, who runs Bosco di Ciliegi alongside her husband Mikhail Kusnirovich -. With

Buyers at Salvatore Ferragamo fashion show

the devaluation of the rouble as well as the duties, prices are now 20-25% higher than Europe and that represents a problem. On the one hand, we’re focusing on the more collaborative companies, while on the other we’re continuing to invest in our customer services». Prudency is the word of the day in the Middle East, too. «We have to be cautious, what with the consequences of the war, the falling price of oil and the competition posed by e-commerce - remarks Feras Al Yasin -. In Qatar we don’t have many tourists, while in Dubai luxury has seen its revenue fall by between 25% and 35% as the Russians and Chinese have stopped coming». Over the pond in the USA, the top department stores are having to roll with the punches, though business is always expected to slow down in an election year. «With the market not doing all that well - begins Ken Downing - it fills me with optimism to see the catwalks of Milan filled with lots of wonderful colours, especially yellow, pink and green. Americans love colour!». Last but not least is Europe. With fears of further terrorist attacks persisting and foreign shopping on the wane, retailers are becoming increasingly selective when it comes to placing orders and choosing brands. Companies must focus on real growth while looking to avoid surpluses, otherwise there is a tangible risk of fuelling the grey market. And at the end of the day, despite Milan’s efforts, fashion system could be damaged in its image. n

HOT TOPICS The latest news on the grey market The general difficulties afflicting the fashion sector affect the grey market too. Whether it’s a huge fashion house flooding the market with several million Euros of goods or a small multi-brand store selling to a bigger multi-brand store: it’s hard to be surprised about anything anymore. According to the retailers’ rumours, one of Italy’s top fashion brands released 30 million Euros of products on the market, in order to boost cash, handing them to five Italian multi-brand stores at sell-in price minus 10%. The chosen stores then sold the items - both men’s and women’s - to grey market buyers at a rock-bottom price, thus stealing a march on all other retailers who had bought clothing and accessories from the brand with the objective of selling them on the grey market. The other business that is more and more gaining popularity is that of smaller multi-brand stores selling to bigger ones. Many companies involved in the grey market often sell to their better-organised multi-brand stores, who buy large volumes of goods, at sell-in price plus 15-20%, while they sell to the other multi-brand stores at sell-in price. This has forced the latter to start selling products to their colleagues with a mark-up of between 20% and 30%, earning profit on the difference. (e.c.)

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people di Carla Mercurio

Chiara Ferragni

The Blonde Salad goes to Milan. È denim immersion in tandem con levi's "The Blonde Salad" craze exploded in Milan. After the presentation of You exhibition, in tandem with weekly magazine Grazia, Chiara Ferragni launched a capsule with Levi's.

Ph. Tanu Muino

A Milano è esplosa la The Blonde Salad mania. Dopo la presentazione della collezione di scarpe, in occasione della fashion week di settembre, Chiara Ferragni ha fatto il pieno di follower alla Triennale, alla mostra “YouThe Digital Fashion Revolution”, progetto che ha curato con il direttore di Grazia, Silvia Grilli. Pochi giorni dopo l’influencer da quasi 7 milioni di seguaci è stata avvistata da 10 Corso Como, dove ha lanciato il nuovo progetto in tandem con Levi’s, il marchio di cui è brand ambassador. Sotto i riflettori due modelli speciali di jeans 501 in limited edition, che solo 5.001 fortunati social addicted potranno accaparrarsi a un prezzo “dem” di 130 euro: il risultato della full immersion di The Blonde Salad a San Francisco, all’Eureka Denim Atelier, polo della creatività di Levi’s. «Si tratta di un brand iconico che non è mai mancato nel mio armadio - racconta al nostro giornale Chiara Ferragni -. Quando con Riccardo (Pozzoli ndr) e la TBS Crew abbiamo deciso di aprire un e-commerce innovativo, abbiamo dovuto pensare con quali marchi avremmo

voluto collaborare e Levi’s è stato uno dei primi che ci sono venuti in mente». «Il 501 è il capo d’eccellenza al quale ho voluto aggiungere un tocco personale. L’intento era quello di lasciare un messaggio positivo alla mia audience», spiega la blogger, che i cinque tasche ama abbinarli a scarpe da ginnastica, top e giacca di pelle. «I jeans si possono indossare in tutte le occasioni e personalizzare per distinguersi - racconta -. Sono l’opportunità per rendersi diversi e riconoscibili. Capsule collection e collaborazioni esclusive sono un modo per renderli ancora più desiderabili e must-have per il pubblico». Soddisfatta di questa esperienza, Chiara Ferragni guarda già avanti: « Il bello di una liaison creativa è avere la libertà di modificare un capo, rendendolo unico. Quindi non escludo una futura collaborazione con nuovi prodotti». Intanto è pronta a fare il tifo per il suo Fedez, l’altra metà delle neocostituita coppia social del momento. Sedotto dal bello della creatività, il noto rapper presenta a giorni, il 20 ottobre, una capsule in partnership con Replay.

Daria Shapovalova

«Ho portato la moda ucraina sul palcoscenico europeo» Founder of Mercedes-Benz-Kiev Fashion Days, Daria Shapovalova is a strong supporter of Ukrainian designer, whom she promotes with lots of projects. Among them, the ones with Pitti Immagine. Affascinata dal mondo della moda fin da bambina, Daria Shapovalova ha il merito di aver fondato sei anni fa i Mercedes-Benz-Kiev Fashion Days, portando all’attenzione del pubblico internazionale la creatività e le potenzialità dei fashion designer ucraini, in cui credeva e tuttora crede fermamente. «Sono stilisti uniti da concetti come ottimismo, leggerezza, amore per il colore e le stampe racconta -. Da tenere d’occhio nomi come Anna K, Anna October, Flow The Label, Marianna Senchina, Shushan e Lapti. I talenti sono davvero tanti!». E prosegue: «Se un tempo gli stilisti del mio Paese dialogavano con il mercato locale, ora fra le loro priorità ci sono i contatti con i buyer stranieri, l'internazionalizzazione e le attività di pubbliche relazioni». Obiettivi a cui Daria, con le sue iniziative, offre molto più di un semplice sostegno. La showroom More Dash, di cui è cofondatrice, dà visibilità alle collezioni di stilisti promettenti in arrivo dall'Europa orientale, che porta quattro volte

l'anno a Parigi in occasione delle fashion week. In Italia, Shapovalova ha stretto alleanze fruttuose con Pitti Immagine. «Nel 2014 l’Ucraina è stata guest nation di successo a Pitti Uomo, guadagnando terreno a livello globale - spiega -. Ora con Super abbiamo portato in primo piano a Milano dieci creativi. Dal momento che con More Dash lavoriamo con i migliori talenti dell’Europa orientale, è importante presentarli alla stampa e ai buyer in una piattaforma di riferimento accreditata come Super». Una scelta indovinata, sottolinea Shapovalova: «Gli stilisti hanno ricevuto ordini da negozi importanti a livello internazionale e, soprattutto, il livello della manifestazione era fantastico». Instancabile, Daria ha già in cantiere nuove iniziative e lavora allo sviluppo del suo progetto «educational» per il Kiev Fashion Institute: «Agli inizi di dicembre faremo il nostro primo Fashion Technology Forum: in Ucraina è tempo di avvicinare sempre più la moda all’industria».

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red carpet a cura di ANGELA TOVAZZI

la rinascente a milano

tutti in prima fila

La moda lascia gli spazi chiusi delle sale sfilate e diventa “open”, aperta al pubblico, che può acquistare immediatamente i capi visti in passerella. Alla filosofia del “see now, buy now” ha aderito anche La Rinascente Duomo, sotto i riflettori dall’11 al 15 ottobre con #enjoythefrontrow, un progetto ideato dalla giornalista Paola Bottelli, che ha portato nello spazio Annex del department store milanese le collezioni dell’autunno-inverno 2016/2017 di marchi come, tra gli altri, N°21 di Alessandro Dell’Acqua, Manuel Facchini, Antonio Marras, Diesel, oltre ai giovani talenti di Fashion Lab, l’incubatore di UniCredit, Banca della Moda e Cnmi.

Alberto Baldan (ceo La Rinascente), Paola Bottelli, Carlo Capasa (presidente Cnmi) e Ferdinando Brandi (UniCredit)

Le vetrine de La Rinascente allestite per la cinque giorni di #enjoythefrontrow, durante la quale il pubblico poteva acquistare immediatamente i capi visti in passerella

Il fotografo di street style e blogger Scott Schuman

Una proposta di Alberto Zambelli

La passerella di Daniele Calcaterra

a palazzo farnese

FREEZE FOR FRIEZE a londra

Hermès re di roma

C’è POSTA PER MONCLER

Grande festa, nella capitale, per l’opening del più grande flagship store Hermès del nostro Paese. Oltre 400 persone hanno preso parte al gala a Palazzo Farnese, sede dell’ambasciata di Francia, tra cui il presidente della maison Axel Dumas e l’a.d. di Hermès Italia Francesca Di Carrobio.

Hermès in via Bocca di Leone: 600 metri quadri nel palazzo Arconati-Negroni-Caffarelli

L’ambasciatrice Catherine Colonna, Axel Dumas, Francesca di Carrobio

Gianni Letta con la moglie, Maddalena Marignetti

Con Freeze for Frieze, durante l’omonima fiera dell’arte londinese, Moncler ha raccolto fondi per due giovani meritevoli del Royal College of Art, mettendo in vendita nel nuovo flagship al 26 di Old Bond street circa 400 opere, in formato cartolina e firmate solo sul retro, di altrettanti artisti, designer, opinion leader e personaggi della cultura.

Il giornalista Tim Blanks, co-curator dell’evento, e Remo Ruffini, chairman e ceo di Moncler

Spazio al childrenswear con Monnalisa

La fashion designer grecoinglese Mary Katrantzou

Dean e Dan Caten, duo creativo di Dsquared2

The department store La Rinascente in Milan has embraced the “see now, buy now” philosophy with the #enjoythefrontrow project, created by journalist Paola Bottelli: under the spotlight the fall-winter 2016/2017 collections, designed by, among others, N ° 21, Manuel Facchini, Antonio Marras and childrenswear brands like Monnalisa and Diesel Kid. A great gala, in Rome, celebrated the opening of the largest flagship store Hermès in Italy: the special dinner was held at Palazzo Farnese, headquarters of the French embassy, and attended by over 400 guests. In London, during the Frieze art fair, Moncler hosted in its new flagship store in Old Bond street “Freeze for Frieze”, in support of two deserving young designers of the Royal College of Art: the brand sold more than 400 artworks in postcard size, made by artists, fashion designers and important personalities of the culture world.

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