eBusiness N 3 - 2019

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ISSUE 3

Maggio 2019

Business

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D I G I T A L E

P E R

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M A D E

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SIGNORVINO

RICHARD GINORI

YAMAMAY

La corsa all'e-commerce passa per l'Italia 49

È l'omnichannel il motore della crescita 58

Con le startup al traino dell'innovazione 66 L'esperienza in negozio 68 nel segno dell'A.I.

I T A L Y

Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, Comma 1 Lom/Mi/1769

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ESTÉE LAUDER

Illustrazione: TRENDONE UN'INIZIATIVA DI

- EDIZIONI ECOMARKET SPA



Business

MAGGIO 2019

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Features

Contents 5

L'EDITORIALE

eLUXURY

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LUCA SOLCA BERNSTEIN

MODA E MARKETPLACE: PIÙ POSSIBILITÀ CHE LIMITI

Secondo il più influente analista di moda e lusso, la crescita delle vendite è molto legata alle performance digitali

Con i ceo dei fashion brand il punto su un canale di vendita strategico nell'evoluzione omnichannel

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LUCA SOLCA/BERNSTEIN «Non basta comprare un pure player per essere digitally fit»

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14ESIMA EDIZIONE Al Netcomm Forum gli stati generali dell’e-commerce

eFASHION 10 NUOVE SFIDE PER I FASHION BRAND Amazon e gli altri marketplace: un'opportunità da cogliere al volo 18 BELEN SIENKNECHT/ZALANDO «L'asso nella manica è il nostro Partner Program» 22

CEO ROUNDTABLE ON BORDERLESS COMMERCE Il 2030? Iper-robotizzato, connesso e customizzato

eLIFESTYLE 38 STEPHAN WINKELMANN «L'innovazione è il motore di Bugatti»

eBEAUTY

46 UNA RICERCA DI PWC Fra e-tailer e social: la bellezza è un mercato sempre più digital first

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CEO ROUNDTABLE ON BORDERLESS COMMERCE

FULVIA AURINO ESTÉE LAUDER

Dal futurologo Müller a Giovanna Furlanetto, fino ai panel: un evento seguito da oltre 300 decision maker

«L'Italia è pronta per l'e-beauty»: parole del capo del digital commerce e dell'omnichannel del colosso del beauty

49 FULVIA AURINO/ESTÉE LAUDER «Digitale e crescita? L'Italia sa bene cosa fare»

eDESIGN

54 OMNICANALITÀ Arredo ed e-commerce: il mercato è pronto, ora tocca ai brand 58

ANNALISA TANI/RICHARD GINORI «Puntiamo a quintuplicare l'e-commerce. Intanto il digitale arriva in negozio»

eFOOD 62 HEALTHY E-COMMERCE Sul web sbanca la spesa green 66 LUCA PIZZIGHELLA/SIGNORVINO «Siamo vicini alla gente offline e online»

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ANNALISA TANI RICHARD GINORI

LUCA PIZZIGHELLA SIGNORVINO

A un anno dal lancio del nuovo sito e dell'e-shop, lo storico marchio è pronto allo sbarco dell'e-commerce negli Usa

La catena di wine shop & restaurant, nata da un'idea di Sandro Veronesi, sta testando le potenzialità del digitale

68 BARBARA CIMMINO/YAMAMAY «Fooe e intelligenza artificiale rivoluzionano la store experience»

eCHALLENGES

74 ANNAKIKI FOR HUAWEI La collezione in cui confluiscono moda e intelligenza artificiale

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EDITORIALE

Il commercio si fa ‘headless’ Marc Sondermann m.sondermann@ebusinessmagazine.it

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a trasformazione rapida delle modalità d’acquisto, tra retail e digital, è in pieno corso da qualche anno. E la velocità del cambiamento non accenna a diminuire. Le buzzword dell’omnichannel e del ‘phygital ‘ sono ormai parti integranti del lessico manageriale, anche se ancora agli albori in termini di implementazione su vasta scala. Il retail si sta però già approcciando a vivere una seconda grande ondata di spinte al cambiamento. Si tratta della discesa in campo sempre più pesante dei marketplace in settori che una volta non godevano di una vera trasparenza di prezzo tra retailer, wholesaler e outlet. In questo ambito, disintermediare la catena del valore vuol dire offrire un vantaggio di prezzo al consumatore finale, gettando un guanto di sfida a tutti coloro che presidiavano queste industrie con successo fino a ieri. Più che mai, dunque, il compito odierno è quello di orchestrare un concerto di player che, se si riversassero tutti in autonomia su piattaforme aggregative (quali possono essere, ai due estremi dello spettro, Amazon e Farfetch), potrebbero arrecare degli importanti danni ai brand del made in Italy. È per questo che sta emergendo un nuovo trend tecnologico, sempre più cruciale: quello dell’headless

commerce. Il vero vantaggio competitivo sta ormai nella capacità, da parte dell’azienda, di aggregare le informazioni al proprio interno, più ancora della loro esposizione in seno ai touchpoint con il cliente finale: siano essi il proprio sito, il negozio monobrand, il department store, la campagna social o Google Shopping. Vanno dunque resi fruibili, in seno all’azienda e a disposizione di chiunque ne abbia bisogno (e l’autorizzzazione), le giacenze sui diversi magazzini, i price point, le informazioni di prodotto, i materiali fotografici, le tabelle delle taglie, per nominarne solo alcuni. Se questa operazione di trasparenza ‘seamless’ riguarda l’informatica interna, bisogna poi che essa diventi compatibile con le piattaforme di contatto con il cliente finale nel modo più facile possibile, qualunque esse siano. Da qui l’esigenza di essere propriamente ‘headless’: la testa di ponte verso il cliente, da Snapchat a Taobao, può cambiare. La reperibilità in tempo reale delle informazioni commerciali e dei materiali promozionali, quella no. Deve essere garantita.

Direttore Responsabile

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eLUXURY

INTERVISTA Luca Solca Bernstein

«Non basta comprare un pure player per essere digitally fit» Luca Solca di Bernstein, il più influente analista mondiale del comparto moda e lusso, in quest’intervista a eBusiness magazine fa il punto sull’importanza del digitale per la valutazione dei player del comparto. In sintesi emerge come il posizionamento digitale di un’azienda faccia da cartina di tornasole per le strategie aziendali nel loro insieme DI MARC SONDERMANN

Il grado di digital fitness di un’azienda della moda o del lusso incide nel determinarne il valore finanziario? Penso di sì. Le competenze digitali sono ormai molto legate alla crescita delle vendite. La parte dinamica del fatturato è quella mossa dal consumatore giovane, che compra in larga parte online e fruisce molto dei social. È la top line che interessa i mercati finanziari, dato che si tratta di imprese con un’alta incidenza di costi fissi. Saper intercettare i clienti giovani, i cosiddetti millennial e la generazione Z, è decisivo per le vendite e dunque determinante per la valutazione dell’azienda. Chi, come ad esempio Prada, è rimasto fermo su questo fronte, oggi obiettivamente soffre. Resta poi assodato che conta moltissimo avere il prodotto giusto, con il marchio giusto. Ed è importante anche l’aspetto distributivo. Quanto conta la politica commerciale? Molto. Guardi ad esempio la situazione del gruppo Richemont. Uno dei più grossi problemi che si possano avere oggi è essere appoggiati troppo al canale wholesale. Puoi anche acquisire Yoox Net-a-Porter, ma se il consumatore trova i tuoi orologi al 30% di sconto su portali come Chrono24.com, 6

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dove li rivendono i tuoi stessi distributori, farai molta fatica a essere performante sul tuo monobrand online. Essere attrezzati per il canale digitale vuole dire avere una distribuzione fisica pulita. Ciò permette di governare il prezzo e non subire la concorrenza online dei propri clienti wholesale. A livello comunicativo il digital che importanza ha? Per raggiungere il target dei giovanissimi la carta patinata ha ormai un peso molto modesto. È invece molto più importante essere in grado di dare una corretta lettura ai propri dati. Questo vale sia per il merchandising, la cui gestione corretta può avere un impatto notevole, sia per una comunicazione efficace sui canali digitali. Qui incombe il rischio che queste operazioni vengano approcciate con la mentalità del mass mailing e si tramutino di fatto in uno spamming. È invece molto importante procedere segmentando con attenzione, riuscendo a essere rilevanti ogni volta che si entra in contatto con la propria clientela. Che cosa cambierà nel mercato con l‘avvento dei marketplace? Si tratta di una partita dal rilievo strategico fondamentale. Se i marketplace multimarca diventano punti di traffico notevoli, questo

può essere un problema. Essi sono a tutti gli effetti degli snodi più determinanti di quelli fisici. Se si pensa a Harrods o a Galeries Lafayette, il loro peso è relativo. Nel digitale, invece, non c’è limite alla concentrazione. Su larga parte dell’industria del retail Amazon agisce come "asso pigliatutto": è l’approccio del "winner takes it all". Se nell’alto di gamma Farfetch riuscisse ad aggiudicarsi questo ruolo, i marchi del lusso rischierebbero non solo termini commerciali più svantaggiosi, ma soprattutto la perdita in toto del proprio potere di pricing. La condotta attuale di Farfetch relativamente alle indicazioni di geopricing delle maison, che segue solo fino a un certo punto, lascia presagire che cosa potrebbe accadere. La reazione dei grandi gruppi del lusso qual è? La volontà sembrerebbe essere quella di costruirsi ognuno il proprio multimarca. Va in questa direzione l’acquisizione da parte del gruppo Richemont di Yoox Net-a-Porter che tuttavia, come pure player di abbigliamento e accessori, con il comparto hard luxury c’entra un po’ come il cavolo a merenda. Anche per quanto riguarda gli altri gruppi del lusso c’è da rimarcare che oggi, questi tentativi, sono ancora molto modesti.


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Che chance ha secondo lei Farfetch di diventare il marketplace di riferimento per il luxury? Parte sicuramente con un grosso vantaggio. Molti marchi, anche Gucci e Prada, stanno di fatto favorendo la costruzione di un nuovo gigante tramite la presenza dei propri prodotti. Tutti i player più importanti del mercato si devono però chiedere quanto senso abbia per loro far diventare Farfetch ineliminabile. Se non si riesce a generare traffico sul proprio brand, andare al traino di un portale ha un senso. Se però un brand crea traffico da sé, ha molto meno senso rafforzare un canale che domani potrebbe essere egemone. L’approccio di Chanel, che ha acquisito una quota di Farfetch, ma non vi vende i propri prodotti, è più significativo: di fatto finanzia la corda con la quale gli altri potrebbero, un giorno, impiccarsi. I digital native brand quanto filo possono dare da torcere ai marchi più heritage? Possono fare dei bei danni. Nascendo adesso evitano i conflitti di canale, sempre che non si facciano irretire da un boom di domanda. Hanno la forza di essere coerenti fin da subito, anche perché utilizzano il canale wholesale in modo assai limitato. La

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loro presenza è spesso circoscritta ai soli department store, prevalentemente utilizzati all’interno di una logica di concessions. Nel settore dell’occhialeria la calata in campo di marchi come Warby Parker è un problema per i player tradizionali. Infatti la fusione tra Luxottica ed Essilor è da vedere come una mossa difensiva, perchè più dell’occhiale da vista è esposto l’occhiale da sole, che è più aggredibile. A livello quantitativo, la crescita più bassa registrata negli ultimi da player come Luxottica è sicuramente motivato dall’entrata sul mercato di digital native brand. Esistono degli indicatori quantitativi attendibili per valutare la digital fitness dei brand? Ancora c’è poco: di fatto ce li costruiamo noi. Fattori importanti da tenere in considerazione sono la presenza su Instagram, il numero dei hit su Google e soprattutto i trend nel tempo di questi indicatori. In sostanza si moltiplicano i flussi da tenere d’occhio, mentre l’incidenza dei soli negozi sui ricavi si abbassa. Come si evolverà l’importanza del negozio fisico? Mi sento di dire che avranno più importanza i flagship più impressionanti, quelli

1. Luca Solca, analista finanziario di Bernstein, specializzato nel settore lusso 2. Uno store Prada dedicato al menswear aperto di recente a Monte Carlo 3. La piattaforma di e-commerce di segnatempo di alta gamma Chrono24 4. Una montatura Dolce&Gabbana, in licenza a Luxottica, sulla passerella per il prossimo inverno

che fanno passare un forte messaggio di posizionamento del brand e tutti quei contenitori che svolgeranno una funzione di intrattenimento, servizio e divulgazione. O si permette al consumatore di andare in negozio per scoprire qualcosa di nuovo, o comprerà in Rete, dato che lì la modalità d’acquisto è molto più comoda. Questo è anche uno dei motivi per cui i marchi del lusso ultimamente stanno puntando molto sui pop-up store. Quale futuro per i negozi multibrand? Se riescono a darsi una modalità omnichannel, avranno a tutti gli effetti una funzione molto importante. A loro spetta il lavoro di ricerca, di editing e di portare alla ribalta marchi non conosciuti. È una funzione molto utile, ma bisogna sapersi emancipare dalla ripetizione pedissequa di ciò che sanno già proporre marchi fortissimi come Gucci.  eBusiness

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eNEWS

DI ALESSANDRA BIGOTTA

Tra conversion e scontrino medio, il cross-border si conferma premiante Un'analisi di eShopWorld fa il punto sul commercio digitale verso l'estero, che per i marchi italiani continua a offrire un buon potenziale di upselling

Al Netcomm Forum gli stati generali dell’e-commerce Al MiCo di piazzale Carlo Magno una due giorni con quasi 200 espositori, oltre 100 occasioni di approfondimento sulle tematiche digitali e tre sessioni plenarie Ci sono anche eBusiness e Fashion tra moderare il panel Marc Sondermann, direti media partner della 14esima edizione tore di Fashion ed eBusiness, che intervidel Netcomm Forum: in programma il 29 sta Tito Boeri (professore ordinario all’Unie 30 maggio al MiCo di Milano, è l’evento versità Bocconi), Andrea Zollo (a.d. di Bandi riferimento in Italia per approfondire comat SpA) e Kevin Peng della China Chain le tematiche legate all’e-commerce e alla Store & Franchise Association (Ccfa). Non business innovation, che coinvolge ogni manca un approfondimento su Aliexpress, anno circa 15mila imprese e stavolta fa da la controllata di Alibaba che sta investendo palcoscenico a 189 espositori. Durante la sul nostro Paese. La Cina è al centro di una due giorni sono previsti oltre 100 momenti nuova area, Netcomm China, destinata ai di approfondimento e tre conferenze ple- business partner per questo mercato, con narie alla Sala Silver. L’apertura dei lavori una serie di workshop nell’Open Theater. è affidata il 29 maggio Netcomm Forum è sinoa Roberto Liscia, prenimo inoltre di una Start 14esima edizione per il sidente del Consorzio Up Area, destinata ai Netcomm Forum, che ogni business meeting, e delNetcomm organizzatore della manifestazione, che anno coinvolge circa 15mila la Netcomm Academy, presenta i dati sulle ven- imprese, facendo il punto con sessioni formative dite online e introduce la per il pubblico. In primo sul digitale a 360 gradi sessione plenaria intitopiano anche le Netcomm lata “Re-design, re-comInnovation Roundtamerce, re-business: Retail”. Intervengono ble sugli argomenti più attuali legati allo Luca Attias, commissario straordinario per scenario digitale. «Quest’anno - commenl’attuazione dell’Agenda Digitale, e un por- ta Roberto Liscia - il Netcomm Forum è tavoce dell’Osservatorio eCommerce B2C- una riflessione sulle sfide che l’Italia e le Netcomm School of Management del Poli- sue imprese sono chiamate ad affrontare. tecnico di Milano. Nel pomeriggio è previ- Un’occasione per invitare imprenditori e sta la seconda sessione plenaria sulla “Di- istituzioni a fare rete». Secondo Liscia, «il gital Business Innovation”: parlano, tra gli Paese deve avviare un percorso di profonda altri, Nicola Saraceno (ceo di Stroili Oro) e evoluzione digitale del sistema economico Federico Capeci (ceo Italy, Greece & Israel, a favore delle aziende e della nazione stesInsights Division, di Kantar). La terza ses- sa, basata sull’adozione di tecnologie avansione plenaria, la mattina del 30 maggio, zate e sulla creazione di un ecosistema di è “Reshaping retail: next digital trends”. A business aperto alle nuove iniziative». 8

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A parità di investimenti, il mercato online cross-border offre ottimi ritorni ai brand del made in Italy: è ciò che emerge da una ricerca esclusiva che eShopWorld ha condiviso con eBusiness magazine, sfruttando il proprio osservatorio di società che fornisce piattaforme tecnologiche per le vendite online internazionali a marchi e retailer, soprattutto di moda e lusso. I dati più eclatanti riguardano la parte checkout del "conversion funnel", l'imbuto che raffigura la customer journey e che si restringe sempre più di passaggio in passaggio, fino all'eventuale transazione: «Notiamo che in questa fase il tasso di conversione all'estero è del 61,6%, superiore a quello che si registra in Italia, ossia il 49,6%», puntualizza Joeri Groenewoud, vp of Business Development Emea della società con headquarters a Dublino e sedi in tutto il mondo. In Italia ormai il 68% del traffico totale passa per i dispositivi mobili, «anche se - chiarisce Groenewoud - il mobile è il device con il tasso di conversione più basso e ha un valore dell’ordine medio inferiore del 9% rispetto al desktop. Sempre a proposito degli acquisti da mobile, nella Penisola il tasso di conversione è inferiore del 10% rispetto al resto del mondo. La conversion rate è del 74,7% su desktop, del 37,6% su mobile e del 76,3% su tablet. Nel Belpaese lo scontrino medio è di poco inferiore ai 75 euro, contro i 77,1 euro del resto del mondo. E nelle consegne standard l’estero batte l’Italia, con un valore dell’ordine medio di 76,14 euro contro i nostri 72,16 euro, ma in quelle espresse l'Italia è a 122,44 euro, l'estero "solo" a 83,72. Tuttavia, solo il 5% dei clienti italiani (contro la media globale del 13%) opta per la consegna espressa. I pezzi per transazione sono 5,2 da noi, ma salgono a 6,1 oltreconfine.



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STRATEGY Omnichannel challenges Piattaforme multimarca

Amazon e gli altri marketplace: un'opportunità da cogliere al volo Nell'approccio alle vendite omnicanale, i top executive di moda e lifestyle sono sempre più aperti a partnership con le piattaforme multimarca online: vuoi per il fatto di non avere quasi limiti territoriali, vuoi per la qualità dei servizi, inarrivabile con il fai da te. Persino l'essere o non essere su Amazon è sempre meno un dilemma DI ELISABETTA FABBRI

Nel business della moda il colosso dell’ecommerce Amazon ci crede da tempo e secondo gli analisti darà un gran filo da torcere non solo alle altre piattaforme multimarca di vendite online ma anche a brand e retailer, inclusi mall e department store. Gli ultimi a mettere in guardia sono stati gli analisti dell’americana KeyBanc Capital Markets, secondo i quali il gruppo fondato da Jeff Bezos, che vale in Borsa 930 miliardi di dollari (oltre l’intera capitalizzazione di Piazza Affari, di circa 660 miliardi di dollari) e che controlla oltre il 30% del mercato online, starebbe testando un nuovo servizio di personal styling, Amazon Prime Stylist. L’idea, simile a quella del sito Stitch Fix, è proporre alle clienti una serie di combinazioni mirate di abiti e accessori. Prima di acquistare le utenti potranno creare un pro10

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prio profilo online dove indicare il fit, il gusto, i marchi preferiti e la sensibilità al prezzo. A proporre il giusto mix sarà uno stylist, tenendo conto di una serie di dati incrociati, anche se al momento non si sa ancora il peso della componente “umana” rispetto a quello dell’intelligenza artificiale (AI). Secondo gli analisti questa nuova iniziativa segna un cambio di passo per Amazon, con implicazioni in primis a livello di cura delle immagini e di storytelling. Aspetto che va incontro alle esigenze dei luxury brand, che il più delle volte snobbano il colosso di Seattle o ne fanno un caso dilemmatico. Combinando giganteschi database, AI e abilità nel sourcing, Amazon potrebbe diventare invincibile, nel parere di Luca Solca, analista di Bernstein. Da un confronto con Zara, il marchio di Inditex si trova

ad affrontare sfide strutturali che il player americano può ignorare. Il brand spagnolo ha a che fare con clienti interessati allo chic a prezzi contenuti, mentre in molti mercati stanno aumentando i consumi responsabili. Nella Gen Z (i nati intorno al 2000) c’è chi trova ridicoli il fast fashion o l'acquisto di qualcosa di nuovo e tra i Millennial (i nati intorno al 1990), molti frequentano piattaforme di abiti usati come Vestiaire Collective e Grailed. La forza di Bezos è che ai suoi clienti interessano i prezzi bassi, l’ampia scelta e la consegna veloce. «Se Amazon entra nel mondo del lusso - ha detto in una recente intervista Remo Ruffini, presidente e ceo di Moncler - è chiaro che farà ciò che ha fatto per gli altri settori. È troppo forte per pensare di competere».


THE LEADERS Ranked by marketplace gross merchaise value* RANK

MARKERPLACE

COUNTRY

1 TAO BAO

CHINA

2 TMALL

CHINA

3 AMAZON 4 JD:COM 5 EBAY 2

GMV*

UNITED STATES

CHINA UNITED STATES

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«Amazon offre il servizio migliore al mondo, ha l’assortimento generico più vasto, l’intelligenza artificiale per il customer engagement, ma la vetrina di un prodotto di lusso non può essere uguale a quella per una mozzarella - afferma Riccardo Sciutto, al vertice del marchio di calzature di alta gamma Sergio Rossi -. Servono gusto e cultura. Il mio motto è “Think heritage, play digital”: sono affascinato dall’innovazione e dalla tecnologia ma in parallelo occorre restare ancorati alle radici». In realtà Sergio Rossi su Amazon c’è già. «Sì, ma indirettamente - ammette Sciutto -. In via diretta lo stiamo valutando e per ora abbiamo fatto soltanto un test negli Stati Uniti». Il manager riconosce, però, che il colosso americano sta facendo dei tentativi per andare incontro ai luxury brand.

Nel giro di tre anni Amazon potrebbe arrivare ad accontentare i luxury brand «Probabilmente - ipotizza Sciutto - nel giro di tre anni si arriverà a una soluzione. Anche perché se non vuoi andare su Amazon ci sei lo stesso, quindi è meglio essere presenti, con oneri e onori». Nessun marketplace va snobbato: «Bisogna avere rispetto per tutti e dare una chance, se fattibile: più li comprendi più li gestisci». L’importante è non vedere in canali come questo la panacea che risolve tutti i mali. «Sono strategici - spiega - per capire dove può andare un prodotto come il nostro, che ha uno scontrino medio di 800 euro. Ma bisogna mettere in conto di dover investire in risorse ed energie e di fare il lavoro a quattro mani. Con i partner sigliamo contratti molto precisi, con limiti geografici, a livello di prezzo e di prodotto. Il bello di questi accordi è che non comportano i vincoli e gli oneri tipici un negozio fisico».

I rischi da valutare però non mancano. «Il principale - elenca il numero uno di Sergio Rossi - è la perdita di controllo del prezzo, il secondo è quello di essere mischiati ai prodotti contraffatti. Ma ci si può cautelare e, grazie alle tecnologie, riusciamo a vedere dove siano venduti, scoprire anche qualche frode e vincere delle cause». Altro neo, tipico però di qualsiasi iniziativa e-commerce, è quello dei resi, più o meno frequenti a seconda dei mercati: «Si va da una percentuale del 5% per gli shopper online italiani al 20% dei tedeschi - afferma Sciutto - ma è anche un problema delle aziende. L’innovazione in questo può aiutare: noi stiamo studiando un sistema

1. Jeff Bezos, fondatore di Amazon 2. Il sito Vestiaire Collective, tra i leader europei del second hand, il cui successo è sintomo di un cambio di approccio nei consumi di lusso 3. I top marketplace catalogati da Internet Retailer in base al gross merchandise value 2018

che permetta di scannerizzare i piedi, per contrastare gli errori di taglia». Per un grande gruppo come Vf Corporation, proprietario di marchi street e outdoor come Vans, Timberland e The North Face, essere presenti su piattaforme terze è quanto mai opportuno, per interagire con il cliente finale in funzione delle sue abitudi-

MORGAN STANLEY ANALIZZA LE VENDITE DI ABBIGLIAMENTO ONLINE

In Europa il business è più maturo del previsto Crescita a ritmi rallentati e spese crescenti: è questo il new normal per il mercato europeo delle vendite di moda online, preconizzato dagli analisti di Morgan Stanley, che hanno rivisto le aspettative di lungo termine, analizzando realtà come Zalando (quotata a Francoforte) e Asos (sul listino di Londra). «Questi business sono più maturi del previsto - dicono gli esperti della banca d’affari - e non più in grado di espandersi a tassi del 20-25%». I due e-tailer negli ultimi quattro anni sono cresciuti oltre le attese, ma ciò è avvenuto al prezzo di investimenti onerosi e di flussi di cassa ridotti. Per Morgan Stanley non sono realistiche le previsioni del management di Zalando, che ipotizzano per qust'anno un aumento del 20%-25% del gross merchandise volume (la spesa totale degli e-shopper): si tratta di circa 1,5 miliardi di euro di ricavi aggiuntivi, dai 6,6 miliardi dello scorso anno che, per un paragone, è circa quanto realizza H&M in tutto il Regno Unito. Per quel che riguarda Asos, gli analisti fanno notare che finanziare la crescita sta diventando sempre più costoso. Le spese di marketing, per esempio, tra il 2011 e il 2018 sono aumentate dal 3,6% al 4,4% delle vendite. Apparentemente di positivo c'è che in Europa il fashion e-commerce è il 13% delle vendite totali di abbigliamento, contro il 41% di un mercato maturo come gli Usa. Tuttavia, notano gli analisti, in un mercato come il Regno Unito se si esaminano i 16-24enni (il target "core") il 40% è già stato raggiunto e con i 25-44enni si va oltre il 35%. (e.f.)

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1. Il marchio Vans, di proprietà di VF Corporation, venduto su Zalando 2. Le nuove sneaker della linea Heritage di Diadora 3. Uno stiletto Sergio Rossi: il marchio del lusso realizza oltre il 10% dei ricavi online (circa un terzo sul canale diretto)

ni d’acquisto. Lo sostiene Martino Scabbia Guerrini, group president Emea del colosso americano da quasi 12 miliardi di dollari di ricavi l’anno. «L’importante - tiene a precisare - è sapere segmentare l’offerta sui diversi canali, tenendo conto del profilo del consumatore e in linea con la brand experience, garantendo un’esperienza “seamless”, che integri in modo fluido l’online con l’offline». Investire nei canali “direct to consumer”, e in particolare nel digital, fa parte della strategia globale di VF, già annunciata nel 2017: «È il mercato a richiederlo - precisa Scabbia Guerrini -. Non si può prescindere dalla trasformazione digitale in atto. Zalando, Asos, Amazon, JD e Tmall per fare degli esempi. La collaborazione con alcuni di loro è diventata una partnership strategica, in cui si lavora fianco a fianco, quotidianamente, quasi in real time, con team e progetti dedicati, per mantenere un dialogo costante e rilevante per il consumatore finale». Al fine di gestire il tutto, in azienda sono state necessarie modifiche organizzative, con la creazione di team dedicati e un investimento in talenti e nuove skill. «Almeno la metà delle assunzioni, nell’ultimo anno, riguarda mansioni inesistenti cinque anni fa - precisa il manager -. Oggi negli uffici di VF in Europa oltre 150 persone lavorano nell’e-commerce e nella gestione delle piattaforme». Grazie anche a questi sforzi il gruppo Usa prevede che, entro il 2021, le vendite online raggiungano il 13% dei ricavi totali, dal 7% del 2017, anno in cui il fatturato digital totale è salito del 25%, rappresentando il 55% dell'incremento dei ricavi globali. 12

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SUSANNA PUPPIN/FILOBLU

«Marketplace sì ma solo nel rispetto della brand equity» Quello dei marketplace è un tema caldissimo e c'è molto fermento, un po' come quando è nato il digitale. Ne parliamo con Susanna Puppin, head of International Business Development di FiloBlu, azienda guidata da Christian Nucibella, specializzata nelle strategie digitali per lo sviluppo e l'internazionalizzazione dei brand. «Da un lato permane la diffidenza e dall'altro c'è molta curiosità intorno a queste piattaforme - fa notare la manager -. Del resto, come non prendere in considerazione il fatto che il 90% delle ricerche di prodotti negli Stati Uniti passa attraverso Amazon? Un'opportunità che non può sfuggire alle label di fascia medioalta o anche alta, a patto che seguano alcune regole». «Innanzitutto - precisa la manager - non tutte le piattaforme sono per tutti i marchi e ognuna va affrontata con le strategie giuste». La strada da seguire dipende da numerosi fattori tra cui il tipo di prodotto, il posizionamento e il business model: «Ma esiste un comune denominatore, ossia che una piattaforma come Amazon mette già oggi delle garanzie a disposizione dei marchi. Questi ultimi, realizzando un Amazon store previa registrazione della label sul canale, non fanno altro che creare online un negozio a tutti gli effetti ufficiale, esattamente come il monomarca, da personalizzare con lo stesso advertising, la stessa immagine e lo stesso pricing dei vari touchpoint. Un luogo dove il cliente sente di trovarsi nel posto giusto». Certo, «bisogna innanzitutto fare pulizia a partire dall'offline, perché i wholesaler che vendono in Rete i prodotti a un prezzo inferiore sono un

Caffarel su Amazon.com con FiloBlu

fenomeno da non sottovalutare». Non si può parlare di marketplace senza nominare la Cina: a dicembre FiloBlu ha lanciato WeChat Store, soluzione sviluppata all'interno dell'hub da oltre 1 miliardo di utenti con Fireworks, agenzia di comunicazione e strategie digitali con sede a Shanghai. La Cina è una palestra per l'internazionalizzazione, dove è impensabile non appoggiarsi a partner locali: «È fondamentale sapere cosa e come comunicare e il rischio di vanificare l'investimento è alto. Occorre partire da una strategia e un'analisi del mercato, individuando come il brand è posizionato online, oltre che offline, e studiando i competitor». Nel WeChat Store messo a punto da FiloBlu con Fireworks il brand può fare un mini commerce contenendo i costi, incrementando l'awareness e accelerando il time to market. «Stiamo esplorando nuove possibilità in Giappone, negli Emirati, anche se presentano difficoltà nel crossborder, e siamo in contatto con piattaforme indiane - conclude Puppin -. Ma prima del marketplace viene sempre la chiarezza sulla strategia da seguire». (a.b.)


La nostra missione è quella di consentire ai retailer di massimizzare e migliorare i processi di vendita nell’era digitale e di cogliere nuove opportunità di crescita offrendo un’esperienza di acquisto personalizzata in-store, online, sempre e ovunque.

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LE PRESENZE DEI BIG, REGIONE PER REGIONE

Ecco dove si concentrano i marketplace NORD AMERICA 61 EUROPA 14

MIDDLE EST/AFRICA 3

AMERICA LATINA 5

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Tornando in Italia, nel trevisano Diadora già da anni conta partner come Amazon, Zalando, Ebay, Spartoo, Laredoute e Asos (per citarne alcuni). «La presenza nei multimarca online è sicuramente strategica - spiega il presidente Enrico Moretti Polegato -. Sono realtà sempre più performanti e in continua espansione. Il loro utilizzo incrementa a ritmi costanti per via dei cambiamenti nello stile di vita e nella navigazione. Inoltre offrono molto valore aggiunto, dal fatto di non avere limiti territoriali, fino all'offerta decisamente evoluta di servizi, a partire dai tempi e dalle modalità di consegna». Diadora collabora secondo due modalità. «Con alcune piattaforme - specifica Moretti Polegato - lavoriamo come marketplace, con altre come e-tailer e con altre ancora in entrambi i modi. La scelta dipende dalla strategia distributiva e di prodotto. Decidiamo di volta in volta quella che può essere più performante e in linea con la nostra immagine». «Non esistono marketplace da evitare - chiarisce - ma operatori che si possono rivelare più o meno efficaci rispetto alle strategie prefissate». In Cina, per esempio, il marchio veneto ha optato per un approccio totalmente focalizzato sulle vendite digitali. «Dall’autunno-inverno scorso - racconta il giovane imprenditore - siamo presenti solo attraverso Tmall: una scelta che sta portando a risultati molto soddisfacenti». Quanto all'e-commerce in generale, il presidente di Diadora parla di «crescita costante, ogni stagione a doppia cifra» e di un approccio ai mercati esteri «in continua evoluzione». Al momento le sneaker italiane non sono presenti su portali come Myntra e Jabong, così popolari in India che anche il fast fashion di H&M li sta per adottare come canale digitale. E neanche su Beru, il multimarca russo nato su iniziativa della banca Sberbank e del maggiore motore di ricerca locale, Yandex. Ma un domani chissà? Certo 14

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Fonte: Internet Retailer

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è che la Cina è da privilegiare, in primis perché leader dell'e-commerce mondiale. Inoltre sta facendo passi avanti per contrastare la vendita di falsi e, relativamente al lusso, è già strutturata. Basti pensare al Luxury Pavilion di Tmall (Gruppo Alibaba) e al portale Toplife, lanciato dal rivale JD, ma assorbito di recente dalla unit cinese di Farfetch (di cui lo stesso JD è azionista). Sull’India invece pare prevalere un atteggiamento cauto

1. La moda in vendita sulla piattaforma Tmall di Alibaba 2. Un'infografica di Internet Retailer che ha analizzato i 100 maggiori marketplace nel 2018

tra i brand: in molti si aspettavano che fosse la nuova Cina, ma non lo è mai diventata. Tuttavia, nelle stime di Morgan Stanley l’ecommerce indiano dovrebbe superare i 200 miliardi di dollari entro il 2028 (erano 30

STARTUP TO WATCH

Wetailer: escalation col turbo in due anni Federico Salina e Jana Nurmukhanova sono ex manager Amazon che nel 2017 hanno deciso di mettersi in proprio, cavalcando un'esigenza più che mai sentita dai brand: sfondare sui marketplace, evitando le trappole. «Siamo partiti in due - racconta Federico Salina - e a distanza di un anno e mezzo abbiamo messo insieme un team di 14 persone (età media 27 anni), una sede a Milano e collaboratori che lavorano da remoto, tra Italia ed Europa». Nel 2018 Wetailer ha ottenuto un round da 270mila euro dal programma Smart & Start di Invitalia: «Fondi che stiamo usando per lo sviluppo del software Witailer Marketplace Intelligence, che permetterà ai brand di crescere più in fretta, attraverso i big data e la business intelligence». Attualmente la la società lavora con con oltre 40 aziende, tra cui Barilla, LG, Lavazza, Moleskine e Thun. «La moda pesa per circa il 10% del nostro portfolio», sottolinea Salina. «Ci focalizziamo su Amazon in Europa e Usa e, in misura minore, su piattaforme come Spartoo in Francia oppure Otto in Germania», precisa. Perché proprio Amazon? «Perché, a differenza di altri marketplace, permette alle label di gestire il proprio posizionamento. A volte migliorare un aspetto della propria gestione di Amazon equivale, in termini di vendite, ad aprirsi a un nuovo marketplace». Quale il futuro di Witailer? «Ci aspettiamo un'accelerazione importante nel 2019, grazie ad alcuni accordi conclusi con partner B2B. E stiamo lavorando all'avvio della nostra attività in altri Paesi, per essere sempre più competitivi». (a.b.)


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eMARKET

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miliardi nel 2018), arrivando a rappresentare il 10% delle vendite retail totali. Cisco System ha previsto che nel 2022 i possessori di smartphone saranno 829 milioni, dai 500 milioni attesi nel 2019. Abbigliamento, elettronica, musica e food sono i settori con più potenziale. Per quanto riguarda la Russia, invece, resta un’area con diverse complessità. A partire dal fatto che il consumatore predilige i pagamenti in contanti, benché sia molto evoluto in termini di gusto. Anche in altri mondi affini al fashion, come il beauty, il design o l’home décor pare che i marketplace siano sotto osservazione senza pregiudizi (quando non sono già diventati partner). «Amazon? Lo stiamo iniziando a guardare - conferma Annalisa Tani, brand and product director di Richard Ginori -. Al momento non abbiamo una presenza diretta, ma se il tuo reseller o chi per lui ti mette sulla piattaforma, in realtà ci sei. Resta da decidere se

è meglio entrare di propria iniziativa. Nel caso fosse, dovremmo avere alcune garanzie e contenuti non banali, perché il nostro è un brand di lusso». Fino a due anni fa in Richard Ginori non c'era una strategia ben definita, perché la manifattura di porcellane stava ripartendo con la nuova proprietà, il gruppo francese Kering. «Ora stiamo analizzando e valutando - spiega Tani -. Abbiamo avviato una collaborazione con artemest.com, dove abbiamo lanciato una limited edition ad hoc e abbiamo realizzato una capsule con la rivista di interiors Cabana per modaoperandi. com». «Mi piace sperimentare - confessa - e avere prodotti dedicati, a seconda del canale a cui sono rivolti. Stiamo settando tutto, anche con la parte commerciale. Si tratta di avere il coraggio di sbaragliare per primi le regole e io sono abbastanza temeraria. Penso che ogni canale sia interessante: il brand si può imporre fino a un certo punto, ma poi deve fare quello che vuole il

1. L'e-commerce diretto di Estée Lauder 2. Un piatto Cabana per Richard Ginori andato sold out su modaoperandi.com

cliente. Non è detto che fare resistenza sia necessariamente la cosa più giusta». Il digitale, come sostiene la manager, è un mezzo: si tratta solo di trovare quello giusto che racconti al meglio il marchio. Inoltre il contenuto vale più del contenitore: «Potrebbe essere Amazon - spiega Tani - perché in quel momento è ok, ma è tutto talmente in divenire che ogni giorno dobbiamo tarare la strategia». In ItalianCreationGroup, cui fanno capo aziende di arredamento come Driade, FontanaArte, Valcucine e Toscoquattro, al momento hanno un altro obiettivo. «Attraversiamo una fase in cui lo sviluppo dei nostri siti è prioritario - racconta il ceo Giuseppe Di Nuccio - ma valuteremo con attenzione anche la presenza di nostri brand sui marketplace.

ROBERTO BOTTO/INTHEZON

«Si pensa che su Amazon il fattore decisivo sia il prezzo ma in realtà occupa il quarto posto nel processo d'acquisto» «Il cliente non va su Amazon solo per acquistare, ma anche per avere informazioni e condividere opinioni su un prodotto, che magari andrà ad acquistare nel negozio fisico. Sul marketplace di Bezos la componente economica non è tra le più rilevanti, occupando solo il quarto posto tra i fattori che influiscono sul processo di acquisto»: sfata un luogo comune Roberto Botto, imprenditore che nel 2016 ha fondato a Milano InTheZon, società di consulenza alle aziende specializzata al 100% nell'ambiente Amazon - ma l'attività contempla anche Alibaba, in particolare Aliexpress e T-Mall -, parte di un gruppo che comprende altre tre realtà, ossia Libera Brand Building (branding e comunicazione), Bebit (strategie di digital marketing) e Magic Box Events (organizzazione di eventi).

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eBusiness

«Oggi un marchio di moda non può non guardare ad Amazon - continua Botto - in quanto i dati di crescita del marketplace si commentano da soli, in termini non solo di ricavi ma anche di brand reputation. Quello che suggeriamo ai brand è valutare, oltre al potenziale sell out, anche il potere delle interazioni». E il lusso? «Il fatto che Amazon non sia più un luogo dove si cercano i prodotti al miglior prezzo rappresenta per questo settore un'opportunità da non lasciarsi sfuggire». Tenendo presente che «acquistare su Amazon è facile ma vendere complesso: necessita di un'attività di gestione quotidiana, oltre che di una strategia integrata con altri marketplace, nell'ottica di uno sviluppo globale». (a.b.)


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Siamo consapevoli che non si può prescindere dalla presenza nei multibrand online di riferimento, che hanno aperto il canale a nuove modalità di acquisto». Cosa succede invece nel settore dei profumi e dei cosmetici, mentre si sa che Amazon attrae il 65% degli e-shopper di health & personal care (fonte: PwC), che spendono sulla piattaforma 5 miliardi di dollari? Risponde Fulvia Aurino, digital commerce, marketing & omnichannel director di Elc Italy, controllata del colosso americano The Estée Lauder Companies: «L’uso dei marketplace è entrato nelle abitudini di acquisto di molti italiani, per la praticità, l’offerta variegata multi-categoria e anche, ma non solo, per la convenienza. Più in generale, la crescita del segmento beauty in ambito digitale avverrà senz’altro anche attraverso questo canale». In Elc i webstore multimarca non sono esclusi a priori. «Ogni singola opportunità - dice Aurino - verrà valutata per le potenzialità del business ma soprattutto per la capacità del partner di lavorare insieme a noi in maniera qualitativa, nello sviluppo di contenuti che diano valore ai nostri marchi nel medio e lungo termine».

Un'attività di test&learn può far capire se c'è feeling con il marketplace potenziale partner Secondo Davide Zibetti, managing director di Accenture Interactive, responsabile per Commerce, il principale criterio di selezione di un multimarca online dovrebbe essere il livello di penetrazione nell’area geografica e nel settore merceologico di interesse, tenendo conto del target da raggiungere. «Un altro fattore da considerare - suggerisce - è il posizionamento del brand: non tutti i marketplace sono adatti al lusso, mentre possono essere una scelta opportuna per i mass market brand o per linee di prodotto specifiche».

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1. Le lampade da tavolo Blom disegnate da Andreas Engesvik per FontanaArte 2. Dal catalogo Driade, il tavolo Cuginetto di Enzo Mari

Per questo è importante valutare se l’esperienza complessiva offerta dalla piattaforma (dall'interfaccia ai servizi di trasporto, dal pagamento al post-vendita) può essere coerente con le aspettative della propria clientela. «Spesso un’attività di test&learn circoscritta temporalmente consiglia l'esperto di Accenture - può aiutare a capire la reale sintonia tra la label e il partner online». Quali operatori è meglio evitare? «A parte discorsi di redditività, da valutare caso per caso - risponde Zibetti - mi terrei lontano dai marketplace non allineati al proprio posizionamento strategico, perché si rischia, in nome di una crescita dei volumi di breve periodo, di vanificare tutto il lavoro di posizionamento fatto sui propri siti e nei negozi». Un'altra insidia è la disintermediazione del rapporto con il consumatore: «Fondamentale è dotarsi di competenze specifiche, in grado di sfruttare correttamente ciò che offre la piattaforma per comunicare con l'e-shopper: gestione dei contenuti e del catalogo, ottimizzazione delle ricerche, politica di prezzo e promozioni, supporto per i servizi aggiuntivi di logistica o postvendita. L’esperienza del consumatore va gestita esattamente allo stesso modo degli altri canali fisici e digitali». Un altro rischio è l’eventuale conflitto con una preesistente rete di distribuzione fisica multimarca, che potrebbe non vedere di buon occhio un competitor digitale. «In questo caso - conclude Zibetti - va definita una strategia omnicanale di posizionamento, con prezzi e promozioni che tengano conto di tutti i canali di interazione, superando la gestione "a silos" che crea competizione e attriti». 

IN ITALIA

Sulle Dot Com passano due terzi dello shopping digitale In base ai dati dell’Osservatorio eCommerce B2c promosso dal Politecnico di Milano e Netcomm, nel 2018 in Italia i pure player (Amazon, eBay, Yoox, Zalando e Veepee, per citarne alcune) hanno catalizzato quasi i due terzi dello shopping digitale, in crescita del 20% rispetto all’anno prima. Le piattaforme che vendono beni di consumo hanno raggiunto addirittura il 78% dell’e-commerce nazionale, contro il 64% dei siti aggregatori che propongono servizi. «La forza delle Dot Com - commentano gli esperti del Politecnico - è l’ampiezza di gamma, abbinata alla convenienza di prezzo e all’alto livello dei servizi». «Gli operatori tradizionali, retailer in primis - proseguono i ricercatori - non sono ancora riusciti in molti casi a sfruttare adeguatamente le numerose innovazioni digitali, che possono rendere più attrattivi i loro punti vendita e accrescere l’integrazione online-offline. Le Dot Com invece stanno acquisendo una certa competenza in specifiche attività». Infatti operano anche come service provider per operatori tradizionali, modificando così la filiera. Per esempio, Ynap con la sua piattaforma tecnologica, Amazon con la soluzione di pagamento Amazon Pay e i servizi di logistica, magazzino e consegna, oppure Zalando con le soluzioni media, tra cui il targeting advertising. (e.f.)

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eMARKET INTERVISTA Belen Sienknecht Zalando

HOT SPOT Asos cambia le regole

«L'asso nella manica è il nostro Partner Program»

per quanto riguarda i resi. Con la nuova return policy i tempi per la restituzione sono stati dilatati a 45 giorni e in presenza di un reso entro 28 giorni dalla consegna si ottiene un rimborso totale. Tra il 29esimo e il 45esimo giorno si riceve un «buono regalo» del medesimo importo dell’acquisto. Tuttavia, dicono dal gruppo, «in caso di fondato sospetto che gli articoli vengano indossati prima di essere resi o di un numero di resi troppo alto, potremmo dover prendere la decisione di disattivare un account e tutti gli eventuali account associati ad esso».

L'head of Kam and Sales di Zalando Partner Program fa il punto su un progetto di cui fanno già parte 900 brand che vendono su questa piattaforma, «ma vogliamo andare molto oltre»

Mytheresa passa di mano?

DI ALESSANDRA BIGOTTA

Zalando va all'attacco dei marketplace generalisti per quanto riguarda il fashion e il lifestyle sul mercato europeo: Belen Sienknecht, head of Kam (Key Account Management) and Sales di Zalando Partner Program, spiega in che modo. Non volete essere più definiti e-tailer, ma piattaforma: com'è il marketplace alla Zalando? Siamo partiti come rivenditori online ma oggi abbiamo decisamente cambiato pelle, perché vogliamo creare una connessione fra tutti gli attori dell'industria della moda: brand, fornitori di servizi, clienti, blogger, rivenditori fisici. Un elemento chiave per la piattaforma Zalando è la stretta collaborazione con i marchi di moda. In quest'ottica state facendo crescere il vostro Partner Program: perché un brand dovrebbe aderire e a che punto è in Italia? Attraverso il Partner Program, che abbiamo lanciato nel 2011 in Germania e nel 2014 nel vostro Paese, marchi e retailer possono mettersi in collegamento con i nostri oltre 26 milioni di clienti europei. In pratica, i partner mantengono un controllo sull'assortimento, i prezzi e l'immagine, mentre noi offriamo strumenti personalizzati per garantire la loro crescita e consolidamento: per esempio, possono spedire i prodotti direttamente ai clienti o utilizzare il servizio Zalando Fulfillment Solution, il cui pilastro è la logistica. Attualmente il Partner Program coinvolge oltre 250 realtà per più di 900 marchi, tra cui Bestseller, Superdry, Nike, The North Face, Wrangler, 18

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Oysho, Esprit e S.Oliver, mentre per l'Italia aderisono tra gli altri Ovs, Ash, Guess, Superga, Miroglio Fashion, Yocabe e Napapjiri. Oggi sono oltre 550 le label con un proprio negozio su Zalando, che possono controllare al 100%, aggiornandolo come e quando vogliono: utilizzando il nostro sistema di gestione dei contenuti e le analisi statistiche che mettiamo a disposizione, sono in grado di ottenere insight dettagliati sulla propria clientela. Dite che volete diventare lo Spotify della moda: cosa intendete? È semplice: se vuoi ascoltare musica pensi a Spotify, così come per l'intrattenimento vai su Netflix. Visto che i partner rendono il nostro assortimento unico, perché più partner significa più scelta per i clienti di Zalando, l'obiettivo è diventare "the starting point of fashion" in Europa. Oggi su Zalando vendiamo quasi 2mila brand e oltre 900 sono già inseriti nel Partner Program, che nel 2018 ha rappresentato il 10% del Gmv: una percentuale che intendiamo quadruplicare entro il 2023-2024. Come vi rapportate ad Amazon? Se ci confrontiamo con il marketplace di Bezos, ci sentiamo ovviamente molto diversi: possiamo contare su un'offerta che si rinnova di stagione in stagione, oltre che su un'esperienza di navigazione stimolante e un vasto assortimento Premium. Il nostro concetto di partnership piace ai brand proprio per questo: offriamo un ambiente all'insegna del fashion e del lifestyle, dove possono mostrare e soprattutto valorizzare la loro identità. 

Mentre scriviamo pare che la proprietà - il gruppo americano Neiman Marcus, che ha rilevato il fashion e-tailer tedesco nel 2014 - stia esplorando «alternative strategiche». Secondo stime Mytheresa vale circa 500 milioni di dollari. Non è nota invece la cifra pagata lo scorso aprile da Neiman Marcus per una quota di minoraza di Fashionphile, che vende online articoli di lusso.

Zalando chiude il trimestre con ricavi in aumento del 15% a 1,38 miliardi di euro. Il gross merchandise volume è invece aumentato del 23% a 1,8 miliardi. Nel primo quarter l’ebit adjusted è passato da 0,4 a 6,4 milioni di euro, ma la perdita è peggiorata da 15,1 a 17,6 milioni di euro. Confermate le previsioni di una crescita del gross merchandise volume annuale tra il 20% e il 25%.

Jumia si è quotato a NY al prezzo di 14,5 dollari per azione. Nel giorno del debutto, grazie a un rialzo del 33%, quello che viene detto l'Amazon o l'Alibaba africano è stato valorizzato circa 1,5 miliardi di dollari. Sul mercato sono andati 13,5 milioni di azioni. Fondato nel 2012 da Sacha Poignonnec e da Jeremy Hodara, Jumia ha sedi a Lagos, in Nigeria, e a Berlino. Opera in 14 nazioni africane, offre i prodotti di oltre 40mila venditori e conta più di 4 milioni di clienti l'anno, 550 milioni di visitatori e oltre 13 milioni di pacchi processati (dati 2018).



eFASHION

DI ELISABETTA FABBRI

Più tecnologie e più efficienza con Oracle

E-shopping ma anche contenuti autorevoli

Prada [CLOUD SERVICES]

Farfetch [CONTENT & RESALE]

Per sviluppare appieno il potenziale dei suoi oltre 630 negozi nel mondo, il Gruppo Prada ha optato per le soluzioni Oracle Cloud. Sarà più facile ottimizzare i processi di merchandising, grazie all'analisi degli indicatori-chiave di performance e offrire ai clienti un'esperienza di acquisto personalizzata.

Il marketplace Farfetch lancia Communities: una sezione di contributi di personaggi della moda e dello spettacolo, influencer, designer in house e titolari di boutique partner. In fase di test, invece, il servizio Second Life, per la rivendita di borse usate, nell'ottica di un fashion più sostenibile.

La blockchain per provare l'autenticità del lusso Lvmh [TRACEABILITY]

Le vendite digitali salgono al 20% del totale Mango [ONLINE PENETRATION] Il marchio spagnolo Mango, che vende via web in più di 80 Paesi, offrendo la consegna 24 ore dopo l’acquisto, ha visto salire la quota delle vendite online al 20% dei ricavi 2018: un target raggiunto con due anni di anticipo rispetto alle stime. Il prossimo traguardo è arrivare al 30% per la fine del 2020.

Ora la community ha un suo spazio reale e virtuale Il Bisonte [CUSTOMER CARE] Nello nuovo store di New York Il Bisonte ha creato un'area per lo scambio di borse vintage del marchio e la "remise en forme", grazie ad artigiani esperti. Una sezione online ospita una community di appassionati del brand: storie da condividere, consigli per la cura del prodotto e annunci per vendita o scambio. 20

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Lvmh starebbe per mettere a punto una blockchain che prova l’autenticità dei suoi prodotti di lusso. Come riportato dal portale specializzato CoinDesk, la banca dati digitale dovrebbe essere live entro giugno. Inizialmente dovrebbe riguardare le proposte Louis Vuitton e i profumi Dior, ma in seguito potrebbe essere estesa agli altri brand in portafoglio e, potenzialmente, ospitare quelli della concorrenza. Nella piattaforma crittografica, che pare sia stata denominata Aura, sarebbe coinvolto un blockchain team a tempo pieno, che starebbe lavorando con il fornitore di soluzioni tecnologiche ConsenSys e con la piattaforma di cloud computing Microsoft Azure. Aura dovrebbe essere basata su Quorum, una blockchain privata cosviluppata da JP Morgan ed EthLab. Non sarebbe il primo caso nel lusso: Arianee, per esempio, è un progetto indipendente a gestione partecipativa per la certificazione digitale degli oggetti di valore, mentre il provider di soluzioni blockchain VeChain è attivo nell’auto, la farmaceutica e la logistica. Aura fornirà la prova di autenticità di beni di lusso e darà traccia delle loro origini, a partire dalle materie prime. Successivamente potrebbe proteggere la proprietà intellettuale creativa, ma anche proporre offerte esclusive ed eventi per i clienti di ogni marchio.

Samsung e Dominodisplay partner per il retail evoluto Borbonese [IN STORE EXPERIENCE] Borbonese ha scelto Samsung e Dominodisplay come partner per nuove soluzioni tecnologiche multimediali in negozio, a partire da quello di Parigi. Videowall per cominciare, ma per i prossimi opening in Cina e Giappone il brand di borse pensa già a camerini virtuali, soluzioni di digital signage e ledwall.

Marie Gulin-Merle diventa chief digital officer Pvh [CAREERS] Pvh, proprietario di marchi come Calvin Klein e Tommy Hilfiger, ha affidato a Marie Gulin-Merle il ruolo appena creato di chief digital officer. La manager francese resta inoltre chief marketing officer del marchio Calvin Klein, dove opera da circa un anno, dopo averne trascorsi 16 in L’Oréal.



Ph. Ugo De Berti

Nils Müller a Palazzo Parigi introducela Ceo Roundtable del 2019 con un piccolo robot: un assaggio di un futuro ormai molto prossimo

Il 2030? Iperrobotizzato, connesso e customizzato Un intervento trascinante, quello del futurologo Nils Müller, in apertura della nostra Ceo Roundtable, di fronte a circa 300 selezionati addetti ai lavori DI ELISABETTA FABBRI

Nel 2030 molti lavori saranno compiuti dai robot, viaggeremo in aero-taxi, ci faremo i selfie con un mini-drone e parleremo tutte le lingue, grazie a un interprete tascabile. Non solo: tutte le città saranno connesse, ogni media diventerà interattivo, immersivo e l'industria centrerà l'obiettivo emissioni zero. Così il futurologo Nils Müller, fondatore di Trendone, ha dipinto il nostro quotidiano nel 2030, all'avvio della Ceo Roundtable on Borderless Commerce, organizzata il 7 maggio a Palazzo Parigi di Milano da Fashion e da eBusiness, davanti a un pubblico di circa 300 qualificati addetti ai lavori. Tra le maggiori tendenze (vedi infografica in questa pagina) l’esperto tedesco 22

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I macrotrend di qui al 2030

FASHION BLOCKCHAIN

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MIXED REALITY

SEAMLESS COMMERCE

SUSTAINABILITY DATA DRIVEN BORDERLESS BUSINESS INSTORE COMMERCE MODELS EXPERIENCE TRENDS FASHION 4D 2030 UPCYCLING PRINTING MULTI AUTOMATED PURPOSE PAYMENT STAFFLESS ROBOTICS INTEGRATION STORES

SHARING ECONOMY

Fonte: Trendone

ha individuato la sostenibilità, la sharing economy, il riciclo, un modello di business “data driven”, la fashion blockchain, il commercio seamless, l’integrazione di sistemi di pagamento automatizzati, la mixed reality e la stampa 4D. Di fatto, alcuni trend sono già in corso, ma i singoli fenomeni si intensificheranno. Le tecnologie stanno virando dalla digitalizzazione all'automazione (vedi infografica nell'altra pagina). Quanto alle abitudini dei consumatori, i cambiamenti stanno avanzando a un ritmo esponenziale.

«Arriveremo a stampare alcuni prodotti necessari direttamente in casa - ha prospettato Müller - e i brand realizzeranno proposte customizzate per ogni singolo cliente». Adidas, come ha spiegato il futurologo, si sta già muovendo in quest'ottica. Dal suo hub Futurecraft ha sfornato le sneaker ad alte prestazioni Adidas Futurecraft 4D attraverso un processo produttivo totalmente automatizzato, che non produce scarti e si basa su un concetto evoluto di stampante 3D. I materiali per la suola hanno particolari proprietà di elasticità, stabilità e comfort e per


Sportswear, retail e (mini)trasporti superano nuovi confini con le tecnologie Calzature sempre più performanti, prodotte interamente dalle macchine, negozi intelligenti dove non fai coda alle casse, minirobot per trasporti veloci a corto raggio: siamo agli albori ma l'innovazione procede a velocità esponenziale

ADIDAS

AMAZON

STARSHIP TECHNOLOGIES

Nell'hub sperimentale Futurecraft il colosso tedesco ha creato le sneaker Adidas Futurecraft 4D con un processo produttivo automatizzato, che si basa su un concetto evoluto di stampante 3D. Il prodotto ingloba anni di dati, derivanti dalle esperienze dei più importanti atleti nel mondo.

Il colosso americano dell'e-commerce sta lanciando un nuovo modo di fare shopping. Nei negozi fisici Amazon Go, per ora solo negli Usa, grazie a tecnologie avanzate come la computer vision, la sensor fusion e il deep learning entri, scegli e vai, senza fare coda alle casse.

L'azienda della robotica, creata dai cofondatori di Skype, sta rivoluzionando il mondo del local delivery. Attraverso un'App un piccolo robot permette a negozi e ristoranti consegne sicure, veloci ed efficienti, in termini di costi, nel raggio di 6 chilometri. Non inquina perché elettrico.

Basta digitalizzazione: stiamo entrando nell'era dell'automazione

SEO SEM

WEARABLES ONLINE BUSINESS MARKETING IOT

DIGITALIZATION CRM

COMMERCE

INTRANET

SOCIAL MEDIA

MOBILE

IND 4.0

M2M

DEMATERIALIZATION AUTONOMOUS DIGITAL EVERYTHING TWIN PREDICTIVE INTELLIGENCE SUPER INTELLIGENCE

AUTOMATION

BLOCKCHAIN

5G

BCI

DECENTRALIZATION

QUANTUM CLOUDS

IMPLANTS

Fonte: Trendone

realizzarla si è tenuto conto di anni di dati accumulati, che riflettono le esperienze dei più importanti atleti nel mondo. Anche l’advertising procederà nell'ottica dell'iperpersonalizzazione, in stile Minority Report. «Le tecnologie della face detection - ha anticipato Müller - permetteranno di investigare il consumatore, fino a capire se è felice o no». Si potrà fare acquisti senza scendere dalla propria auto (nel 2030 rigorosamente elettrica), semplicemente scegliendo con un click tra le proposte ricevute, che si potranno visualizzare con la virtual reality,

mentre si percorre una via dello shopping. Tra le novità più interessanti mostrate da Müller per la moda e il seamless commerce c'è un digital mirror che permette di provare e combinare virtualmente i capi di abbigliamento e gli accessori in assortimento, senza la necessità di indossarli fisicamente. Basta selezionare dal touch screen dello specchio gli articoli di interesse. Questa fitting room interattiva a realtà aumentata si chiama Fitnect ed è stata ideata in Ungheria. Restando nell'ambito dell'esperienza instore, il futurologo ha mostrato in diretta

le performance di un piccolo robot che, a richiesta, ha simulato alcune mosse del tai chi, ma pare conosca anche un'infinità di balli. Adeguatamente programmato, potrebbe essere di richiamo anche nei fashion store, specie quelli indirizzati a un target giovane. Per ora si sa che lo stanno già sperimentando in banca, per fornire consulenze in materia di mutui. Un altro robot che potrebbe rivelarsi utile, anche se non ha sembianze antropomorfiche, è quello di Starship Technologies, una realtà con base a San Francisco ed engineering office in Estonia, lanciata dai co-fondatori di Skype. È già diventato partner di punti vendita e ristoranti per le sue consegne a corto raggio, che possono essere monitorate da un'App: rapide e sicure, hanno costi contenuti e non inquinano, perché il robottino è elettrico. In ultimo, non si possono ignorare gli esperimenti di Amazon in fatto di retail fisico. In particolare il format Amazon Go, lanciato negli Stati Uniti: si scarica un'App, si entra nello store, si sceglie e si esce senza fare la coda per pagare alle casse. Questo perché il negozio è un concentrato di tecnologie avanzate come la computer vision (visione artificiale), la sensor fusion (raccolta e impiego di dati sensoriali da più fonti) e il deep learning. Si affermerà? Tentar non nuoce, purché con la consapevolezza - ha allertato Müller - che «l’innovazione implica anche la possibilità di fallimenti».  eBusiness

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Ph. Ugo De Berti

Regola numero uno, mai deludere il cliente Un tavolo trasversale, che ha spaziato dal lusso al fast fashion, passando per le ultime frontiere della tecnologia, in un mercato che si sta "amazonizzando" DI ELISABETTA FABBRI

Anche quando c'è in ballo un progetto di espansione mondiale in chiave omnicanale le aziende della moda mettono al centro il consumatore, a prescindere dal target di riferimento. I ceo di Sergio Rossi, Gruppo Teddy e Mytheresa lo hanno confermato al primo talk dell'edizione primaverile della Ceo Roundtable che Fashion ed eBusiness hanno organizzato a Milano, dibattendo sul tema del borderless commerce. «Visto che il futuro ci prospetta una maggiore automatizzazione delle nostre vite, a maggior ragione sarà necessario che qualcuno esamini la realtà con occhi umani», ha affermato Alessandro Bracci, alla guida del Gruppo Teddy (marchi Terranova, Rinascimento, Calliope e Miss Miss). Nel gruppo dell’abbigliamento da circa 650 milioni di euro di ricavi il consumatore è

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PRIMO PANEL Moving beyond borders: l’espansione mondiale in chiave omnichannel

« Alessandro Bracci CEO Gruppo Teddy Joeri Groenewoud Chief Commercial Officer Europe eShopWorld

»

Michael Kliger

Michael Kliger Presidente Mytheresa

Massimo Marconi Vice president Italy Astound Commerce Riccardo Sciutto CEO Sergio Rossi

Tecnologie avanzate, un prodotto fantastico e un team in grado di scovare ciò che non si è mai visto prima: è questo mix che fa dire ai consumatori digitali "lo voglio"


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Le persone non devono sentirsi meri collaboratori ma imprenditori, per i quali la soddisfazione più grande è quando il cliente dice "grazie"

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Alessandro Bracci

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1. La linea kids in uno store Calliope del Gruppo Teddy 2. Il packaging dello shopping di lusso di Mytheresa.com

il re, ma questo è possibile soprattutto grazie allo staff. «Le persone - ha precisato Bracci - non devono sentirsi meri collaboratori ma imprenditori, per i quali la soddisfazione più grande è quando il cliente dice “grazie”». «Per rendere ciò possibile - ha spiegato il manager - è importante avere le idee chiare su chi fa cosa, investire in formazione e adottare iniziative per ricevere feedback dai clienti, per esempio un sistema di loyalty». «Un aspetto chiave dello shopping online sulla piattaforma tedesca del lusso Mytheresa è la componente emozionale», ha osservato Michael Kliger, ceo del fashion etailer. In tal senso le tecnologie aiutano: «Le usiamo - ha raccontato - per creare awareness, realizzare contenuti d’impatto e offrire servizi al consumatore super-eccellenti». Ma in primo piano ci sono altri due fattori fondamentali per il successo del business: i brand partner «che creano prodotti di per sé fantastici e globalizzati» e una squadra sempre alla ricerca di «tutto ciò che non si è mai visto prima». È questo particolare mix che fa dire agli shopper digitali «I want it». In una realtà che produce calzature di lusso come Sergio Rossi, dove occorrono dal-

le 14 alle 28 ore per realizzare una scarpa e il coinvolgimento di 110 persone, l'approccio alle nuove tecnologie è più complesso. «Da noi pensare all’heritage è fondamentale - ha affermato il ceo Riccardo Sciutto - ma non bisogna fermarsi lì. In azienda sono il primo che dice proviamo, facciamo, sbagliamo e rifacciamo». Ma se da un lato c'è apertura nei confronti delle soluzioni per velocizzare la consegne, per la personalizzazione e per la tracciabilità con la blockchain, quando si parla di produzione la questione cambia. «150200mila paia l’anno bastano e avanzano puntualizza il ceo di Sergio Rossi -. Se volessi arrivare al miliardo dovrei andare alla Nike». Il direttore di Fashion ed eBusiness, Marc Sondermann, che ha moderato la tavola rotonda, ha coinvolto nel dibattito anche operatori del digital per la moda come eShopWorld, fornitore di soluzioni per l’ecommerce e Astound Commerce, specializzato nei servizi di digital commerce. «Siamo dei facilitatori - ha spiegato il chief commercial officer per l'Europa di eShopWorld, Joeri Groenewoud -. In 12 mesi

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Pensare all'heritage è fondamentale nel lusso, ma non bisogna limitarsi a questo. In azienda sono il primo a invitare a provare nuove tecnologie

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Riccardo Sciutto

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permettiamo a un brand di avviare le vendite online in 27 nuovi mercati, mentre se un marchio si muove da solo nello stesso tempo ne raggiunge uno. Forniamo le tecnologie non solo per pagamenti, valute, spedizioni e resi, ma anche per la brand experience: una consegna in 24 ore non può avvenire in 28. Le aspettative del cliente vanno sempre rispettate». Massimo Marconi, che guida la unit italiana di Astound Commerce, ha spiegato che l’approccio dell’azienda al mercato del nostro Paese è diverso da quello nel resto del mondo, perché va tenuto conto dell’aspetto dell’artigianalità. In ogni caso, le tecnologie possono venire in aiuto a livello sia B2C che B2B, «specie quando si tratta di rendere omogeneo il flusso di informazioni». Ragionando più in generale sul futuro del business della moda, Bracci di Teddy prevede un' «amazonizzazione» non solo nel commercio, ma anche nei servizi e nelle tempistiche: «Arriveremo al punto - ha detto - che le persone si aspetteranno un parere dell’avvocato entro quattro ore». Bracci è inoltre convinto che occorre continuare a muoversi al fianco dei clienti: «Ci diranno loro cosa fare». Kliger di Mytheresa non si è sbilanciato: «So solo che occorrerà fare ancora di più per il consumatore e pensare ai nuovi device», dopo l’ottimizzazione del marketplace per lo smartphone. Se da Facebook e Instagram si è passati ai mini-programmi per WeChat, «dovremo stare attenti a quali canali social diventano importanti per i nuovi consumatori». «Di certo - ha precisato il manager - una pianificazione a cinque anni non ha più senso. Il planning, casomai, è a sei mesi». Riccardo Sciutto di Sergio Rossi si è focalizzato sui multimarca fisici: «Aiutiamo i wholesaler a tornare a fare i wholesaler», ha suggerito. «Farfetch potrebbe fagocitarli», ha prospettato provocatoriamente. «Se gestisce bene i prezzi - ha concluso - realizza buone partnership con i marchi e sfrutta le sue conoscenze sul consumatore, il wholesale può ancora vincere».  eBusiness

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Ph. Ugo De Berti

Innovazione sostenibile e tailor made per superare se stessi Cambiano i paradigmi nell'era dei marketplace e le aziende si adeguano, mixando moda e tecnologia in un fruttuoso interscambio tra online e offline. Alla voce retail, diventare tanti piccoli Amazon Go non è impossibile

SECONDO PANEL The next tectonic shift: come prosperare nell’era dei marketplace

Mirko Nesurini CEO Antony Morato

DI CARLA MERCURIO

L'incontro tra moda e tecnologia genera nuove opzioni e inedite sfide, che coinvolgono allo stesso modo e-commerce e retail fisico, in un dialogo tra due mondi sempre più vicini, sotto il segno dell'omnicanalità. Ecco perché oggi è possibile governare gli stock meglio di una volta, programmare le collezioni in modo mirato, fare innamorare il consumatore del prodotto all’interno del punto vendita e chiudere le transazioni nel modo più veloce possibile, offline come online. Ma all'aspetto umano non si può rinunciare, perché in momento storico in cui tutto cambia, avere un'azienda in cui si lavora con passione è un requisito indispensabile. È quanto è emerso nel panel dal titolo "The Next Tectonic Shift". Moderato dal direttore di Fashion ed eBusiness, Marc Sondermann, l’incontro ha visto la partecipazione di Mirko Nesurini, ceo di Antony Morato, Matteo Sinigaglia, ceo di Replay, Roberto Corraro, managing director di Axians Sirecom (realtà partner di Cisco che si occupa della progettazio26

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ne e messa a punto di infrastrutture dati e impianti tecnlogici) e Alessandro Bocca, general manager di Axerve, società nata dall’esperienza del Gruppo Sella, che sviluppa soluzioni di pagamento omnichannel destinate al mondo retail e online. La sfida per Mirko Nesurini è saper conciliare la velocità imposta dai ritmi dell'online con la necessità di ideare con anticipo collezioni che incontrino il gusto del consumatore, per poi produrle e consegnarle: «Il mix vincente per noi è avere una rete evoluta di punti vendita di proprietà, che ci permettono di dialogare ogni giorno con il consumatore insieme al nostro sito di e-commerce. I feedback che ci arrivano da entrambi i canali ci consentono di fare la nostra programmazione». «In particolare - ha sottolineato il manager - sul fronte retail i comportamenti tra Paese e Paese sono molto più differenziati e ci consentono di sperimentare tanto, mentre nell’online si stanno omologando». «Oggi -

Matteo Sinigaglia CEO Replay

Roberto Corraro Managing Director Axians Sirecom

Alessandro Bocca General Manager Axerve


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Concentrazione massima e misurabilità di prodotto, comunicazione mirata e chiara sul marchio e sulle collezioni, un team di collaboratori giovani, tutti potenziali consumatori di Replay, e tanta passione. Così le collezioni colpiscono nel segno

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Matteo Sinigaglia

ha concluso - sulla produzione e sull’ideazione non abbiamo ancora ritmi velocissimi, ma saremo in grado di essere dinamici sul fronte della distribuzione, visto che da pochi mesi abbiamo un nostro centro logistico». Matteo Sinigaglia ha raccontato il suo percorso alla guida di Replay, che ha riportato alla redditività dopo stagioni difficili: «L'industria ha sofferto per la mancanza di rilevanza su prodotti specifici. Oggi c'è un'innovazione generale che sfocia nella semplificazione e nella chiarezza. Noi abbiamo cercato di partire dal consumatore e dalle sue esigenze. Cinque/sei anni fa abbiamo capito che il wellness e la sostenibilità erano due temi di enorme interesse e anche in futuro saranno dei kpi importantissimi, asset che diventeranno veri e propri diritti delle persone. Come dicono gli americani, "You never pay for your rights"». «In Replay - ha proseguito - questi due concetti sono stati applicati al denim introducendo la serie Flex, con cui abbiamo spinto sulla leva del comfort e dell’elasticizzato perfezionando la tecnologia». Per Sinigaglia la rilevanza del prodotto è la chiave di volta e il rischio da evitare è il sovradimensionamento del marchio, che porta a diluirlo: «Se il prodotto è chiaro i rischi si eliminano. Noi nel nostro team marketing abbiamo inserito un ex Nike e questo ci ha aiutato a rendere molto più semplice il messaggio». In un contesto in rapida trasformazione diventa fondamentale saper captare le esigenze del consumatore anche quando entra nel punto vendita: «Abbiamo la fortuna di avere degli addetti alla vendita bravissimi nei nostri 48 negozi e negli spazi in franchising, in grado di gestire il punto vendita a 360 gradi, grazie a percorsi di formazione mirata - ha raccontato Nesurini -. Ora siamo stiamo testando una tecnologia che permette ai venditori di vedere gli stock e seguire lo spostamento del prodotto da un negozio all'altro, in un'ottica di omnicanalità. Perché l'obiettivo è mobilitare in modo efficace le merci, in un dialogo fruttuoso tra online e offline»

A proposito di stock, una vera insidia in un mercato sovraffollato, Sinigaglia ha proposto la sua ricetta, che va in direzione della sostenibilità: «Concentrazione massima e misurabilità di prodotto, comunicazione mirata e chiara sul marchio e sulle collezioni, un team di collaboratori giovani, tutti potenziali consumatori di Replay. E per finire, in un momento storico in cui tutto cambia, la passione, che oggi conta più della competenza. L'aspetto umano è sempre importantissimo». Dietro a ciò che i consumatori trovano in negozio c'è dunque un impegno notevole a livello di ideazione, produzione, distribuzione. Ma come si aiuta a rendere misurabile questo sforzo nel punto vendita? «Cerchiamo di aiutare ad adottare soluzioni tecnologiche per esprimere al meglio la customer experience -

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Conciliare velocità con programmazione? Il mix vincente per noi è avere una rete evoluta di punti vendita di proprietà, che ci permettono di dialogare ogni giorno con il consumatore insieme al nostro sito di e-commerce.

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Mirko Nesurini

ha spiegato Roberto Corraro di Axians Sirecom - ed è molto importante implementare queste tecnologie nel modo giusto e in funzione del comportamento del consumatore. Non esistono soluzioni standard, dunque, ma progetti su misura. Inoltre questo tipo di soluzioni mette a disposizione dati e informazioni molto utili per sviluppare le strategie di vendita». «È prioritario però fare attenzione a formare il personale nell’utilizzo di queste tecnologie, in modo da evitare esperienze negative», ha puntualizzato il manager. «Noi - ha proseguito - abbiamo individuato una soluzione per renderle sempre disponibili, sia per l’organizzazione che per i clienti che entrano nei negozi, ma soprattutto per far sì che siano degli strumenti in grado di aiutare a formare il personale di vendita». Corraro ha citato un esempio significativo: «Abbiamo fornito soluzioni digital seamless al più grosso player degli occhiali italiani, con 12mila device nei suoi negozi che hanno trasformato la comunicazione verso la clientela, per cui i palinsesti pubblicitari cartacei e digitali sono diventati comunicazione attiva con il cliente. Il tutto governato centralmente da Milano». «Il valore aggiunto comunque - ha puntualizzato - non è portare il monitor in store, ma inviduare la soluzione più idonea che si incastri con il processo organizzativo di ciascuno all’interno della supply chain, che parte dalla fabbrica e si esprime all’interno dei negozi. Così come è indispensabile garantire affidabilità alle organizzazioni e alla clientela, facendo in modo che la rete sia sicura e le informazioni protette». Per chiudere il cerchio, Marc Sondermann ha chiesto ad Alessandro Bocca, general manager di Axerve, leader nei pagamenti online, in che modo si attrezza il punto vendita fisico per chiudere le transazioni nel modo più veloce possibile, prendendo spunto dall'esperienza online. «In generale la vendita digitale ha creato alte aspettative nei consumatori - ha chiarito Bocca -. Nell’ambito dei pagamenti ha abilitato una moltitudine di metodi di pagamento, che oggi si possono portare nel negozio. Perché se il cliente è abituato a servirsi di PayPal, si aspetta che ciò possa avvenire anche instore». «Ogni brand e ogni operatore con le loro diverse caratteristiche devono poter trovare in quella che è l’offerta tecnologica e regolamentare una soluzione idonea - ha concluso -. Modalità che permettono di cambiare anche la struttura del punto vendita, consentendo ai clienti di interagire andando a ritirare o restituire la merce o magari chiedendo un rimborso da uno strumento di un’altra persona. Il processo è lungo, ma oggi tutti possono diventare dei piccoli Amazon Go». 

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Ph. Ugo De Berti

«Rischio con senso del dovere: è il metodo Furla» Giovanna Furlanetto guarda sempre oltre il presente e anche per questo ha vinto il Gamechanger Award di Fashion ed eBusiness. «Superare i 500 milioni di ricavi? Non ci ho mai creduto, ma è successo senza tradire i nostri valori: rigore, semplicità e saper generare fiducia nel consumatore» DI ANDREA BIGOZZI

Il realismo quasi magico di Giovanna Furlanetto. Nell'intervista con Marc Sondermann sul palco della Ceo Roundtable, la presidente di Furla è stata capace di mettere insieme alla perfezione due elementi: la realtà e concretezza del suo percorso di impreditrice e la visione (magica, dati i risultati ottenuti) del futuro. «Non ho mai pensato troppo ad accumulare beni - ha racontato Furlanetto -. Per me il vero lusso è non concedersi qualcosa che potresti benissimo permetterti. Ho preferito reinvestire in azienda, perché questo è un settore in cui tutto costa molto: la qualità del prodotto, le location per i negozi, le persone. E poi ogni giorno mettere al centro l’azienda, che per me è una missione sociale». Giovanna Furlanetto parla con voce allegra al folto pubblico di Palazzo Parigi, raccontando con modestia di come sia riuscita a portare Furla a superare 500 milioni di euro di fatturato (513 milioni nel 2018) e a registrare record di marginalità: «Devi conoscere a fondo il prodotto, i clienti, i mercati, studiare con attenzione e non improvvisare mai. Bisogna avere fiuto, ma anche fare tante ricerche». Una storia di dedizione al lavoro, che il direttore di Fashion ed eBusiness ha voluto premiare con il Gamechanger Award per le capacità di una donna imprenditrice di saper cambiare le regole del gioco nel campo della aziende familiari made in Italy, per la maggior parte ancorate alla so28

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glia dei 100 milioni di euro di fatturato. «Incredibile aver superato il mezzo miliardo. Anche quando nelle interviste raccontavo che era il nostro obiettivo in realtà non ci pensavo neppure, per me era solo una cifra tonda che mi piaceva». Tra le scelte più felici di Giovanna Furlanetto c’è stata quella di aprirsi a manager esterni, ma non necessariamente a capitali esterni, visto che proprio recentemente l'ipotesi di possibile quotazione è stata rinviata. Non c'è fretta. «Siamo in grado di autofinanziarci, abbiamo fatto investimenti importanti e coraggiosi nel retail, mai però azzardati. Anche se ancora ricordo la trattativa per aprire il primo negozio di Ginza a Tokyo. L'operatore della banca continuava a chiedermi se avessi capito quanti zeri ci fossero nella somma che dovevo pagare: si trattava di 9 milioni di euro, e solo come deposito cauzionale». Nel fitto botta e risposta con il direttore Sondermann, l'imprenditrice ha sottolineato più volte come forse il problema più grande dell’imprendito-

IN CINQUE ANNI

Vendite quasi al raddoppio 2018 2017 2016 2015 2014

+ 5.2% 499 milioni € + 20% 422 milioni € + 24,5% 339 milioni € + 30% 262 milioni € + 15% 513 milioni €

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Ho portato l'azienda dove voleva mio padre, nel futuro. E l'ho fatto seguendo un motto: essere sempre il prodotto di chi crede in noi

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Giovanna Furlanetto

ria italiana sia la mancanza di una visione a lungo termine. Tutti a caccia del risultato immediato, della soddisfazione di breve periodo. «Invece io ho seguito un percorso diverso, perché ho sempre voluto tenere fede alla mission di mio padre, che ha fondato l'azienda, e che per Furla sognava un futuro internazionale e che durasse nel tempo». Una mission che l'ha portata in giro per i cinque continenti e ad aprire 450 punti vendita nel mondo. «Ormai siamo un'azienda globale e proprio l'anno scorso abbiamo preso il controllo diretto della Cina e dell'Australia, ma è con il Giappone che avverto una forte affinità. Non può essere casuale che si tratti pure del nostro primo mercato da molti anni». E che la Furlanetto non sia un imprenditore come gli altri, e questo al di là del successo della sua azienda del mondo, lo si capisce quando afferma: «Per me è sempre stato prioritario lavorare per la dignità, anche economica, dell'essere umano. L'84% dei nostri dipendenti è donna e sappiamo quanto sia importante contare su uno stipendio, specie dopo la seconda o la terza maternità. Fare impresa oggi è anche una missione sociale. Certo, il comportamento di un solo imprenditore non fa la differenza, ma sono felice di vivere secondo un rigore e alcuni principi che ho assimilato nella mia vita». 


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Ph. Ugo De Berti

Coraggio ed empatia: un'alchimia al femminile premiata dal mercato Tenacia, intuizione ed empatia, doti che spesso si ritrovano più nelle donne che negli uomini, sono fondamentali nell'era digitale, in cui si può cadere nell'errore di pensare che il successo sia solo un fatto di high-tech

TERZO PANEL Digital natives first: perché rompere gli schemi paga

Martina Cusano Co-Founder e CEO Mukako

DI ALESSANDRA BIGOTTA

Un panel per l'80% al femminile, quello in cui sono salite sul palco della Ceo Roundtable di Fashion ed eBusiness Martina Cusano ed Elisa Tattoni (co-fondatrici di Mukako, startup di successo nel mondo dei lifestyle bimbo), Olga Iarussi (presidente dell’associazione Women & Technologies) e Anna Testa (sales specialist digitization innovation di Cisco Italia), insieme a Maurizio Alberti, country manager Italy di Mapp Digital (una delle più importanti aziende internazionali indipendenti di tecnologia per il digital marketing) e al nostro direttore Marc Sondermann in veste di moderatore. In primo piano, nelle testimonianze delle ex Privalia Martina Cusano ed Elisa Tattoni, la case history di Mukako: una startup nata tre anni fa e specializzata nel lifestyle per i bambini, il cui nome è un neologismo che deriva alla fusione di due parole finlandesi e significa «scatola che ti accompagna», a sottolineare la scelta di essere a fianco delle famiglie con soluzioni pratiche e divertenti. «Tutto è partito dall’idea di un tavolo in legno con quattro altezze e tante opzioni di gioco - ha raccontato Martina Cusano progettato in Italia insieme a un esperto di design. In tre mesi abbiamo realizzato un prototipo in Brianza, pubblicizzato con un 30

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video caricato sulla piattaforma di funding Kickstarter, raccogliendo con la prima campagna di crowdfunding 300mila euro per 2mila tavoli che ancora non esistevano». «Tramite questa campagna - ha proseguito l'imprenditrice - è scattata la sinergia con quello che sarebbe diventato il nostro produttore, un leader mondiale dei giocattoli in legno basato in Cina. Era maggio e dovevamo consegnare i tavoli in sei mesi: sembrava una follia e invece ci siamo riuscite». In soli tre anni il giro d'affari è lievitato, raggiungendo i 10 milioni di euro nel 2018, con l'ambizione di raddoppiare questa cifra già entro il 2019. «Siamo più che mai in corsa - ha ribadito Martina Cusano - e nel futuro vediamo ancora più internazionalizzazione, perché i 30 Paesi dove siamo già presenti non ci bastano, oltre a nuovi prodotti per rivoluzionare la cameretta dei piccoli. Il tutto con una mentalità digital first». Elisa Tattoni ha ammesso che il fatto che il team del marchio sia al 70% femminile ha aiutato. «Ma il 95% dei nostri numerosi investitori, quasi tutti italiani, è di sesso maschile», ha sottolineato la co-fondatrice di Mukako, che tra l’altro al primo round di investimenti era al nono mese di gravidanza.

Anna Testa Sales Specialist Digitization Innovation Cisco Italia

Elisa Tattoni Co-Founder e CEO Mukako Olga Iarussi Presidente Associazione Women & Technologies Maurizio Alberti Country Manager Italy Mapp Digital

Una dimostrazione di forza e determinazione, anche se non è sempre necessario che le donne in posizioni di vertice mostrino i muscoli. «Dobbiamo imparare la cultura del fallimento, il che non non è così immediato - ha fatto notare Martina Cusano -. Lo si vede già a scuola: noi precise, magari prime della classe, e i compagni maschi che vanno male e poi magari diventano il tuo capo. Ma in Mukako abbiamo imparato ad apprezzare la velocità e l’innovazione, prima ancora della perfezione».


Di stereotipi e comportamenti indotti è tornata a parlare Olga Iarussi, manager dalla lunga esperienza nei beni di largo consumo e nella moda, attualmente a capo dell’associazione no profit Women & Technologies. «Nonostante le grandi trasformazioni in atto - ha precisato - gli stereotipi sono duri a morire: guarda caso, quando si parla di una donna in negozio non si dice che compra, ma che fa shopping. Le volontarie di Women & Technologies aiutano le aziende a smontare questa mentalità e istillarne una nuova, che valorizzi il talento femminile e la capacità, spesso più delle donne che degli uomini, di essere problem solving». Caratteristica, quest’ultima, che non manca ad Anna Testa, insieme a una buona dose di flessibilità: dopo studi in Filosofia, in qualità di Sales Specialist Digitization Innovation di Cisco Italia l'executive si è trovata a mangiare, come si suol dire, pane e digitale, calandosi perfettamente nel proprio ruolo. Semplificando, si può dire che una delle priorità di Cisco è trasformare attraverso l'high-tech il modo con cui le persone e i brand si connettono tra loro, grazie a reti intelligenti e architetture in cui i prodotti, i servizi e le piattaforme software vengono integrati. «Cisco è un'azienda in perenne trasfor-

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Nell'era digitale il talento femminile non è ancora valorizzato al 100% e alcuni stereotipi sono duri a morire. Noi di Women & Technologies aiutiamo le aziende a cambiare passo

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Olga Iarussi

mazione, dove la ricerca non si ferma mai ha puntualizzato Anna Testa -. Di priorità ce ne sono tante e far interagire la nostra rete di innovation center con il mondo delle aziende e dei retailer è una delle più impellenti. È come mettere insieme due mondi: si può attivare un universo di potenzialità inespresse aggiungendo un semplice mattoncino Lego». «Nel retail - ha chiarito - non è più suf-

ficiente combinare i dati tradizionali, frutto delle riprese delle telecamere o del transato di cassa, ma bisogna spingersi oltre: conoscere il comportamento e le emozioni delle persone instore, le aree con maggiore traffico, il numero e la frequenza delle visite in negozio e così via. I nostri software evoluti sono studiati per centrare questi obiettivi». L’ultima parola è spettata a Maurizio Alberti di Mapp Digital, che nelle scorse settimane ha raggiunto un accordo definitivo per acquisire Webtrekk, leader tedesco nel marketing analytics e nella customer intelligence. Un’intesa che sfocerà in una piattaforma di marketing digitale di ultimissima generazione (vedi notizia in questo numero). «La conoscenza del cliente deve essere profonda e sfaccettata - ha osservato il Country Manager Italy -. Non è facile capire cosa serva davvero a trasformare i dati in informazioni utilizzabili: chi riesce a farlo genera valore. Mapp sostiene i brand in questo iter, basandosi su tutti i possibili punti di contatto digitale. Dietro ci sono la tecnologia, l’A.I.: strumenti operativi, che però senza una regia valida perdono efficacia. Il lusso offre una sfida entusiasmante, trasportare nel digitale l’esperienza vissuta instore. Per farlo la semplice personalizzazione non basta più». 

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Ph. Ugo De Berti

Annoiato e ipercritico: ma, a sorpresa, il consumatore sa ancora emozionarsi Un marchio evergreen, Blauer Usa, e una startup di successo come Gcds: strategie diverse per cavalcare un mercato complesso. Intanto gli esperti di digital e high tech trasformano in realtà lo store senza confini

QUARTO PANEL The experience paradigm: una nuova visione del consumatore

Giordano Calza CEO GCDS

DI ALESSANDRA BIGOTTA

Un imprenditore di lungo corso come Enzo Fusco, presidente di Fgf Industry cui fa capo il marchio Blauer Usa, seduto allo stesso tavolo del poco più che 30enne Giordano Calza, che insieme al fratello Giuliano ha fatto il botto con Gcds, brand amato da giovanissimi e Millennials. A controbilanciare la parte moda, due esperti del digitale quali Christian Nucibella, fondatore e ceo di FiloBlu, e Alexio Cassani, ceo di Stentle, realtà che da pochi mesi è entrata nell'orbita di M-Cube Digital Engagement. Un panel ricco di spunti, quello dedicato alla «Nuova visione del consumatore», una figura che Giordano Calza ha descritto con dovizia di particolari: «Il cliente è annoiato e sa perfettamente quello che vuole - ha affermato -. Tanti giovani vivono di hype e celebrity, entrano in negozio e mostrano all'addetto alle vendite un'immagine sullo smartphone, dicendo «Voglio questo. Se non sono soddisfatti di te, ti 32

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fanno nero: un post sui social e il danno ìè fatto, perché in cinque secondi un giudizio o una critica fanno il giro del mondo». La strada è in salita, eppure Gcds (God Cannot Destroy Streetwear) ha “spaccato”: in tre anni ha conquistato quasi 400 clienti wholesale in tutto il mondo, aperto due monomarca a Milano e Firenze e sta per avviarne altri tra Europa e Asia. L’immagine grintosa non basta a spiegare questo successo: «Dietro ci sono scelte precise - ha chiarito Giordano Calza - a partire dal fatto di produrre in Italia. Se delocalizzassimo in Cina saremmo più ricchi, ma verremmo meno ai principi in cui crediamo, che ci vogliono di qualità ma senza speculare sui prezzi. Nel nostro impegno per la sostenibilità rientra il rifiuto di vendere una felpa a 400 o 500 euro: tutti parlano di inclusività, ma non c’è nessuna inclusività nel mettere sul mercato un capo a un prezzo proibitivo, in un Paese dove lo stipendio medio è di 1.200 euro».

Enzo Fusco Presidente FGF Industry

Alexio Cassani CEO Stentle parte del gruppo M-CUBE Digital Engagement

Christian Nucibella Fondatore e CEO FiloBlu


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Abbiamo scelto di produrre in Italia. Se delocalizzassimo in Cina, saremmo più ricchi ma perderemmo la nostra identità. Massima l'attenzione ai prezzi: tutti parlano di inclusività, ma non c'è nessuna inclusività a vendere un capo a cifre da capogiro, specie in un Paese dove lo stipendio medio è di 1.200 euro al mese

»

Giordano Calza

Enzo Fusco, numero di Fgf Industry, appartiene a una generazione diversa, ma i punti in comune con Calza non mancano: «Ci troviamo davanti a un consumatore attento - ha ribadito al nostro direttore Marc Sondermann, che moderava il panel - in un contesto di acquisto variegato, tra online, offline, shopping centre e altri canali. La chiave di tutto è il prodotto: di qualità, con un prezzo equilibrato e attente strategie distributive, che contemplano anche l'ecommerce, per noi attualmente all'8% del fatturato». «La gente oggi fa fatica a innamorarsi di un capo o di un marchio - ha aggiunto - ed è difficile distinguersi in un mare magnum, dove non esiste più una tendenza predominante. Ma studiando bene le collezioni e lavorando a una visibilità centrata sul target di riferimento attraverso i vari media si mantiene la rotta. E poi c'è la storia: quella di Blauer Usa è autentica e la gente lo percepisce». A far da contraltare a Calza e Fusco le testimonianze di Christian Nucibella (fondatore e ceo di FiloBlu, acceleratore di business che accompagna label e retailer nella crescita internazionale con un approccio integrato online/offline) e del ceo di Stentle Alexio Cassani. Nucibella ha ricordato che il punto di partenza di un’evoluzione costruttiva deve

sempre essere l’interpretazione di un business esistente in un’ottica nuova. Il suo è stato un appello ad abbattere gli steccati, a riscoprire il valore della condivisione e anche a non avere fretta. «Essere nativi digitali - ha puntualizzato - non significa piegarsi a un mondo dominato dalla frenesia di stare al passo con i tempi a tutti i costi, dettata dalla paura e non da una vera visione. È importante unire la digitalizzazione, che ormai ha permeato le aziende, con la chiarezza della propria mission e con modelli sostenibili». Un “esercizio” che parte dalle piccole cose come, nel caso di Nucibella, «la riscoperta di un’abitudine degli inizi, ossia confrontarmi vis à vis con i miei dipendenti almeno una volta alla settimana. Ci vogliono una struttura e persone competenti per fare il salto di qualità. Ai wholesaler dico che hanno in mano grandi potenzialità: consapevoli che oltre Farfetch c’è di più, devono armarsi di coraggio e riflettere sul proprio futuro, insieme a partner interni ed esterni. La tecnologia è un’arma straordinaria, per individuare e valutare punti di forza e limiti». «I negozianti hanno bisogno di essere empowered - ha osservato Alexio Cassani - in un momento in cui Amazon e Farfetch alzano le aspettative del cliente. Noi siamo qui per dar loro una mano, applican-

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1. Un modello di Gcds, che secondo Lauchmetrics nel primo trimestre 2019 è stato fra i tre brand italiani più apprezzati, in base all'impatto su social e web 2. Lo stile di Blauer Usa, cavallo di battaglia di Fgf Industry, azienda che ha archiviato il 2018 con una crescita double digit dei ricavi

do il dna nell’e-commerce al retail fisico». Uno dei fiori all’occhiello di Stentle è Just Commerce, soluzione cloud integrata da un’App, che supporta lo store in nome di un’esperienza di vendita circolare, attraverso tutti i touch point fisici e virtuali. «Nell'ottica di un customer engagement evoluto - ha concluso Cassani - il commesso diventa orchestratore di esperienze e la boutique, lo shopping centre o la catena luoghi senza più confini». 

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Ci interfacciamo con un consumatore attento, che non si innamora facilmente di un prodotto o di un marchio, in un contesto di acquisto variegato e con numerosi canali distributivi. Dalla nostra abbiamo strategie mirate, tanta qualità e una storia autentica da raccontare

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Enzo Fusco

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QUINTO PANEL Why service excellence matters: vincere con la cultura del cliente

Ph. Ugo De Berti

Maurizio Coltorti CEO Coltorti

Retail is detail: il cliente ha grandi pretese sul piano relazionale Il biglietto da visita di ogni attività legata al retail è legato alla cultura del cliente. Giglio: «Ai nostri meeting c’è sempre una sedia libera per lui». Coltorti: «Siamo un filiera energetica esplosiva e il cliente è l’ultimo anello»

Giuseppe Giglio CEO Giglio.com

Sergio Pellizzari CEO Negozi Pellizzari

DI ANDREA BIGOZZI

Le esperienze, di qualsiasi tipo siano, lasciano sempre un segno, specie nel retail. Per il consumatore no-channel la ricerca di ascolto e attenzione riscontrata da sempre nel punto vendita, diventa un’aspettativa anche sul canale online. Questo tipo di cliente impone, dunque, di ripensare ai modelli di relazione presenti oggi sui diversi canali. Ne sono consapevoli tutti gli imprenditori che hanno preso parte alla Ceo Roundtable organizzata da Fashion ed eBusiness, ma è toccato a tre retailer di primo piano come Maurizio Coltorti, Giuseppe Giglio e Sergio Pellizzari, insieme a Cristobal Felipe Machhaus di Digel dalla parte dei confezionisti, spiegare come conoscere la cultura del cliente sia il biglietto da visita di ogni attività legata al mondo del retail. Sergio Pellizzari - ceo di Pellizzari Negozi, cui fa capo una serie di multimarca nei centri commerciali di Veneto, Lombardia, Abruzzo e Lazio - ha sottolineato che il negozio tradizionale non è destinato a morire, perché «è sempre più fondamentale per la creazione della storia, che dà emozione nel consumatore». «Noi non lavoriamo con il lusso - ha puntualizzato - ma abbiamo un posizionamento premium. A lungo si è pensato che 34

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l’unico modo per invogliare le persone a varcare l’ingresso di negozi come i nostri fossero le promozioni e gli sconti, ma non è così: il cliente, anche quello più giovane, si aspetta soprattutto di essere capito. Per questo è importante realizzare contenitori belli, senza perdere in affidabilità. Una dote commercialmente importante: quando la clientela si fida di te, accetta anche di avvicinarsi a prodotti di cui non ha mai avuto esperienza». Giuseppe Giglio, ceo di Giglio.com, ha ribadito sul palco di Palazzo Parigi come in ogni passo compiuto per trasformare l’azienda di famiglia da realtà commerciale tradizionale a digitale non si sia mai perso di vista il consumatore. «Oggi per noi il commercio online vale circa 25 milioni di euro all’anno - ha affermato - ma non è stato facile convincere mio padre, che ha fondato l’attività molti anni fa, che il futuro sarebbe stato tutto nel digitale. Quello che ho imparato stando dietro al bancone e al registratore di cassa è l’attenzione e la dedizione verso il cliente finale, l’unico vero patrimonio che un’azienda possiede. È per questo motivo che a ogni nostra riunione lasciamo sempre una sedia vuota: serve a ricordarci che il consumatore è uno di noi».

Cristobal Felipe Machhaus Head of International Digel

ANCHE UN APP PER LO STORE PHYGITAL

Con Negotium Coltorti cambia il modo di fare shopping In occasione della Ceo Roundtable Coltorti ha presentato il nuovo progetto che cambia l'approccio al retail «per rompere la narcolessia commerciale» assicura il managing director Riccardo Bilancioni. Il phygital store si chiamerà Negotium dovrebbe prendere il via a novembre. Si parte da Jesi, dove sarà possibile vedere il progetto così come è stato concepito, ma già si lavora a una serie di opening internazionali. «Il luogo commerciale - rivela Bilancioni - sarà composto da tre aree, ognuna con funzioni diverse, Atrium, Expo e Apogeo. Queste tre sezioni permetteranno una costumer journey che va dall’accoglienza alla prova d’indosso. Lo


Ma se per Giglio il cliente e le sue istanze sono il vero patrimonio aziendale, per Maurizio Coltorti è il team la vera ricchezza di un gruppo che fattura 50 milioni di euro e impiega oltre 100 persone. «Tutti i progetti che portiamo avanti - ha commentato il buyer - passano attraverso una filiera energetica fatta di persone, che esplode nell’ultimo anello, quello del cliente. Prima di lanciarsi in un progetto, un imprenditore deve essere certo delle vere potenzialità della sua squadra». Per questo, cinque anni fa Coltorti ha deciso di intraprendere una riorganizzazione aziendale: «In 20 anni sono saliti a bordo tanti pirati, come chiamavo scherzosamente i miei collaboratori, ognuno con le sue specificità e complessità. Grazie a dei consulenti li abbiamo trasformati in ufficiali, capaci di seguire percorsi strutturati e di lavorare in squadra». Per un’azienda tedesca come Digel, specializzata in abbigliamento maschile formale, conoscere il cliente wholesale - e in particolare quello italiano - significa conoscere il prodotto di qualità e venire incontro a tutte le esigenze del negoziante. «Siamo entrati in questo mercato in punta di piedi - ha sottolineato Cristobal Felipe Machhaus - consapevoli di avere a che fare con la clientela più esigente del mondo. Il 100% del nostro lavoro è dedicato ai wholesaler e infatti ci siamo chiesti come avremmo potuto contribuire al loro successo: abbiamo pensato che un servizio approfondito potesse essere la chiave, insieme a una conoscenza della cultura del cliente finale e, soprattutto, del suo amore per i bei tessuti e il bel vestire». 

spazio fisico è personalizzato sui desiderata della clientela». Ma le novità non si fermano qui, il progetto prevede anche un App, che consentirà a Coltorti legarsi al cliente H24 e non solo all'interno dello spazio fisico. «In più - conclude Bilancioni - abbiamo previsto l'inserimento di una nuova figura che va oltre quella dell'addetto alla vendita: in cabina di regia all'interno del Negotium ci sarà il customer mentor, che interagirà con il cliente anche quando è fuori dal negozio, trasferendo contenuti personalizzati attraverso l'App». (an.bi.)

Riccardo Bilancioni

MULTIBRAND RETAILER OF THE YEAR AWARD

Sul podio sei eccellenze italiane del retail In un momento di grandi sfide per il trade, Marc Sondermann, in collaborazione con Francesco Tombolini di Camera Italiana Buyer Moda, ha voluto premiare alcuni "fari" del retail moda, che si stanno imponendo come best practice del settore in ottica omnichannel DI ANGELA TOVAZZI

CLIENT-DRIVEN CULTURE AWARD Giuseppe Giglio CEO_Giglio.com

Giglio.com, la società da 25 milioni di ricavi creata dalla famiglia di imprenditori palermitani per gestire il business online, si avvia a diventare un marketplace del lusso, grazie anche all'ingresso nel capitale del fondo Equilybra.

STORYTELLING PROFICIENCY AWARD Andrea Molteni CEO_Tessabit

Storico retailer comasco con una decina di negozi e oltre 100 dipendenti, Tessabit intreccia, senza soluzione di continuità, espansione fisica e online, grazie a un e-commerce engaged e opening innovativi, come il nuovo format presso Villa d'Este a Cernobbio.

FUTURE VISION AWARD

Riccardo Bilancioni e Maurizio Coltorti Managing director e CEO_Coltorti Con un piccolo impero da 50 milioni di euro di ricavi, cinque negozi fisici sparsi tra Marche e Abruzzo e un canale online, Coltorti si prepara a inaugurare a Jesi, il prossimo novembre, l'innovativo phygital store Negotium.

SERVICE EXCELLENCE AWARD Sergio Pellizzari CEO_Negozi Pellizzari

Nata a Treviso nel 1947, l'insegna è sinonimo di 12 spazi sparsi nella Penisola e tre outlet, a cui si è recentemente aggiunto l'e-store: non solo un negozio online, ma uno spazio dove gli utenti possono ottenere informazioni e consigli di stile.

DESIGNER SCOUTING AWARD Antonio Mazzeo Fashion buyer_Sugar

Da 40 anni in prima linea nello scouting di nuovi talenti e da settembre "firma" della brand list di Excelsior Milano, Sugar di Arezzo ha recentemente aperto un nuovo format retail presso Palazzo Lambardi, con relais, bar e un'area gallery riservata a mostre d'arte.

MARKETPLACE INTEGRATION AWARD Onofrio Lattanzi CMO_Modes

Con il rebranding (da Stefaniamode a Modes), il retailer fondato da Aldo Carpinteri ha cambiato pelle, con un portale coinvolgente (che frutta il 65% dei ricavi, pari a 100 milioni) e nuovi investimenti nel canale brick and mortar, presto anche a Milano.

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Oltre 300 extraordinary people all'evento di Palazzo Parigi Ph. Ugo De Berti

Sala gremita alla Ceo Roundtable, partita con l'intervento trascinante di Müller, proseguita con un'attenzione sempre alta verso i vari panel e lo speech di Giovanna Furlanetto e terminata con i premi ai retailer. Dulcis in fundo, il "networking time"

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1. Nils Müller, futurologo di Trendone, che ha catalizzato l'attenzione dei presenti in apertura della Ceo Roundtable 2. Francesco Tombolini di Camera Italiana Buyer Moda e Sergio Pellizzari di Negozi Pellizzari 3. Enzo Fusco di Fgf Industry 4. Tiberio Pellegrinelli di Tibivisual 5. Wivian Bodini di Wivian Bodini 6. Alessandra Guffanti di Guffanti Showroom 7. Tutto esaurito a Palazzo Parigi in occasione dell'evento di Fashion ed eBusiness 8. Michael St. John di Zoom On Fashion Trends con lo stilista e imprenditore Maurizio Baldassarri 9. Alfonso Lopez e Claudia Scantamburlo di Inditex 10. Riccardo Sciutto di Sergio Rossi con Nicola Giorgi de L’Autre Chose.


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1. Raffaello Pitton, Alessandro Arbia, Caterina Moggia e Alessandro Bocca di Axerve, Ilenia Turrini di Ilenia Turrini Group, Giuseppe Giglio di Giglio.com 2. Antonio Burrello e Marco Di Dio Roccazzella di Jakala 3. Anton Magnani di Bmb Manifattura Borse e Antonio Armella di Zanellato 4. Raffaele Cerchiaro di Jakala, Matteo Lessi e Alessandro Bracci di Gruppo Teddy 5. Luciana Penaforte di Les Petits Joueurs 6.Marc Sondermann di Fashion ed eBusiness insieme a Brenda Bellei di M.Seventy 7. Nils MĂźller di Trendone con Giorgio Lavelli di inVRsion 8. Fabio Candido di Camicissima 9. Germano Ferraro di Brave Kid 10. Angela Tovazzi di Fashion ed eBusiness con Francesco Casile di Casile&Casile Fashion Group 11. Alessandro Porro di Digel, Cristobal Machhaus, Sabrina Bianchi-Hiller e Stefano Crespiatico di Digel 12. Luca CorrĂ di The Swatch Group Italia 13. Carlo Pambianco di Pambianco

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eLIFESTYLE

INTERVISTA Stephan Winkelmann Bugatti

«L’innovazione

è il motore di Bugatti»

Nell'anno del 110esimo anniversario della casa automobilistica, il ceo Stephan Winkelmann racconta la filosofia e i progetti del brand in ambito lifestyle. A partire dal lancio dell'ecommerce per l'abbigliamento e gli accessori, frutto della nuova licenza con Audes Group DI ANGELA TOVAZZI

Bugatti non è solo motori: come sta andando il mondo lifestyle? Pur non essendo il nostro core business, il licensing è sempre stato un campo di attività importante per ampliare la brand awareness e l'esperienza di Bugatti. Siamo stati molto attivi negli ultimi mesi e abbiamo anche buone idee ed entusiasmanti progetti per il futuro. Del resto ogni appassionato apprezza l'accesso al marchio attraverso accessori, modellini di auto o videogiochi. Lo stesso vale per il design, come la nuova Bugatti Home Collection (il secondo progetto nato dalla collaborazione con Luxury Living Group e presentato all'ultima design fashion week, ndr). Fondamentale è che il licensing partner non diluisca ciò che Bugatti rappresenta, i suoi valori e la sua visione, e che sia in grado di creare un beneficio per i clienti e i fan del marchio, accrescendo la brand awareness. Come si ricrea l'experience legata alla guida di una supersportiva Bugatti ? Bugatti è l'unica casa automobilistica francese di auto di lusso sportive e la più antica esistente al mondo. Fondata 110 anni fa, porta nel presente e nel futuro le sue caratteristiche storiche: alte prestazioni, facilità di guida, lusso, comfort, eleganza e design. Le moderne hyper sport, costruite nell'Atelier di Molsheim dal 2005, sono posizionate al vertice dell'industria automobilistica. Viviamo secondo il motto «Se è paragonabile, non è più Bugatti». Per questo i prodotti lifestyle sono tutti ispirati alle nostre auto, alla nostra identità, alla nostra storia. La nuova Bugatti Home Collection, ad esempio, ha cercato 38

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1. Stephan Winkelmann, ex Lamborghini e Audi, da gennaio 2018 alla guida di Bugatti Automobiles 2. La nuova Bugatti Home Collection, nata dalla collaborazione con Luxury Living Group

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ispirazione nel design, nella tecnologia e nelle prestazioni sia della Bugatti Chiron che della Bugatti Divo. Colori, forme, materiali, qualità: tutto corrisponde alla nostra identità di marca. In quali canali vendete la collezione di abbigliamento e accessori? Durante il Salone Internazionale dell'Automobile di Ginevra, lo scorso marzo, abbiamo celebrato la nostra nuova partnership con Audes Group per i prossimi tre anni, condividendo l'impegno di raccontare l'identità e il patrimonio del marchio attraverso abbigliamento e accessori. Le collezioni sono disponibili nelle concessionarie Bugatti di tutto il mondo e presso i partner wholesale di Audes Group. Attualmente stiamo sviluppando la piattaforma online, al via nel maggio 2019, che sarà un ottimo strumento per offrire l'accesso al marchio ai clienti e agli appassionati di Bugatti.

In campo automobilistico, qual è l'innovazione più disruptive che sta preparando Bugatti? Bugatti è sempre stata e rappresenterà sempre l'innovazione tecnologica. Quando fu lanciata la Bugatti Veyron nessuno immaginava che un'auto potesse andare più veloce di 400 chilometri orari e accelerare come un bolide di Formula1. Il motore W16 è un'opera d'arte tecnologica. La Bugatti Chiron ha portato questo motore ancora più lontano e tuttavia e questo è davvero sorprendente - è facile da guidare, estremamente confortevole, elegante e sofisticata. Non posso rivelare i progetti futuri in ambito tecnologico, ma ciò che posso dire è questo: i nostri successi da 110 anni a questa parte sono sì un privilegio, ma ancora di più una responsabilità. Tutto ciò che facciamo, tutto ciò su cui lavoriamo per il futuro deve essere - e lo sarà - innovativo e in grado di guidare l'industria automobilistica. Perché, come dicevo, se è paragonabile, non è più Bugatti. 

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VEEPEE for

VENTE-PRIVEE DIVENTA VEEPEE: IL BRAND WOW PER CONQUISTARE L’EUROPA UN’IDENTITÀ PIÙ FORTE, UNA SHOPPING EXPERIENCE SEMPRE PIÙ COINVOLGENTE E MAGGIORI OPPORTUNITÀ CON I BRAND PARTNER GUIDANO IL NUOVO CORSO DI VEEPEE

FABIO BONFÀ COUNTRY MANAGER ITALIA VEEPEE

Vente-privee, il sito di shopping online ideatore e leader delle vendite-evento, cambia nome e diventa ufficialmente Veepee, con uno scopo dichiarato: conquistare l’Europa. Nel 2018 il Gruppo ha raggiunto un volume d’affari di 3,7 miliardi di euro e realizzato 54mila vendite-evento. La nascita di Veepee segna la convergenza delle varie piattaforme (tra cui in Italia vente-privee. com e Privalia) verso un’unica, forte identità. Un brand concepito come una scintilla di quotidiana felicità, un pizzico di “wow” nel “now” degli oltre 72 milioni di soci, grazie alla ricetta di successo dell’entertainment shopping: esperienze uniche e coinvolgenti, con grande attenzione alla

qualità dell’offerta ed estrema cura del rapporto con gli oltre 7mila brand partner internazionali. Grazie al modello di business di successo e all’intuito di JacquesAntoine Granjon, presidente, direttore generale e fondatore di vente-privee, il gruppo è cresciuto dalla sua fondazione nel 2001 con una serie di acquisizioni strategiche ed è oggi presente in 14 Paesi. Da sito non specializzato, che da sempre ha avuto nella moda il cuore della propria attività, Veepee è diventato una piattafoma multispecialista, leader nei settori in cui opera: Moda, Casa e Arredamento, Accessori, Sport, Kidswear, Beauty, Vini e Gastronomia, Tempo Libero e, da questo mese,

www.veepee.com

Viaggi. Con una crescita del 25% nel 2018 rispetto all’anno precedente, in Italia sono state realizzate 4mila flash-sales per oltre 11 milioni di prodotti venduti. «Un Paese in cui i settori Moda e Accessori continuano a rappresentare il 60% del nostro fatturato, ma al contempo crescono categorie come Casa, Sport e Kids, in cui storicamente sia vente-privee sia Privalia hanno saputo posizionarsi per la varietà dell’offerta e la qualità dei brand - conferma Fabio Bonfà, country manager Veepee Italia -. Collaboriamo con oltre 900 marche italiane, che vengono vendute nel 90% dei casi anche a livello europeo, contribuendo così alla loro internazionalizzazione».


DIENNEA for

BIG DATA & DATA SCIENCE: UN PATRIMONIO INESTIMABILE LAVORANDO TRAMITE ALGORITMI, SISTEMI E PROCESSI SPECIFICI IN UN’OTTICA DATA-DRIVEN E CON UN APPROCCIO MULTICANALE, GLI ESPERTI DI DIENNEA AGGREGANO INFORMAZIONI DA DIVERSI TOUCHPOINT, CONVOGLIANDOLE IN UN FLUSSO DI DATA SCIENCE EVOLUTO. UN SUPPORTO INDISPENSABILE PER RENDERE REALMENTE EFFICACI E PERSONALIZZATE LE STRATEGIE DI MARKETING E COMUNICAZIONE DEI BRAND, IN UN MERCATO IN CUI I DATI VALGONO QUANTO IL PETROLIO. LA SOCIETÀ DI CONSULENZA STRATEGICA E DIGITAL MARKETING È SILVER SPONSOR DEL NETCOMM FORUM 2019, DOVE PRESENTA LA CASE HISTORY DI PARMALAT Cosa si intende per Big Data? Il Cambridge Dictionary li definisce come «A very large sets of data that are produced by people using the Internet, and that can only be stored, understood and used, with the help of special tools and methods». Da tale definizione è possibile delineare due macro-temi: la quantità di dati prodotti e la capacità di analisi di questi ultimi. Contestualmente infatti alla produzione, la definizione di Big Data parla di tecnologie in grado di trarre valore da queste informazioni, perché a guidare oggi le strategie aziendali sono i dati ed essere capaci di analizzarli è diventato il nuovo vantaggio competitivo. «Data is the new oil». Un mantra che ci accompagna ormai da tempo ed è proprio da questo concetto che è nata, nel corso dell’ultimo anno, la divisione interna a Diennea di Data Science. Una nascita imprescindibile dal momento che le operazioni di marketing multicanale e automation - e, in generale, tutto ciò che riguarda il mondo dei contatti, ovvero il cuore pulsante di Diennea - rappresentano di per sé una fonte primaria di dati: grazie a questi strumenti, infatti, è possibile impostare una serie di azioni mirate e correttive, in modo da rendere la propria strategia comunicativa e di marketing maggiormente performante.

Con il suo team di Data Science, Diennea è in grado di mettere a fattor comune i dati, analizzarli, aggregarli sino a raggiungere un modo efficace di valorizzarli e metterli a disposizione del business, perché quando si è in possesso delle informazioni, le scelte sono molto più precise e accurate. Gli esperti Diennea lavorano tramite algoritmi, sistemi e processi specifici, il tutto in un’ottica data-driven.


Da più di 20 anni, Diennea mette il contatto al centro della propria strategia. Conoscere, studiare e analizzare il patrimonio informativo fa parte del suo “Diennea” e permette di avere un posizionamento molto forte sul mercato, riuscendo a concepire uno stack a tutto tondo, dalla tecnologia alla consulenza. L’approccio Diennea multicanale consente di ottenere informazioni da diversi touchpoint: ognuno svolge un ruolo fondamentale nel creare un profilo sempre più complesso e più definito. Il compito di Diennea è fare in modo che tali informazioni siano convogliate in un flusso di Data Science altamente evoluto in grado di offrire una strategia completa.

Per questo motivo la progettazione è fondamentale, senza però dimenticarsi che ogni progetto ha una storia a sé: una virtuosa in ambito Data Science è quella di Parmalat, che va dal CRM a MagNews, la soluzione proprietaria di Diennea, e viceversa, in uno scambio continuo di informazioni comportamentali sull’utente, che ha rappresentato un elemento differenziante e strategico per le decisioni del top management Parmalat. Diennea quest’anno è Silver Sponsor dell’edizione 2019 del Netcomm Forum il 29 e 30 maggio e dedica proprio al progetto Parmalat uno dei due workshop che tiene all’evento: ne parla Giulio De Gaetano, responsabile area Data Science Diennea.

info@diennea.com - www.diennea.com


eNEWS

DI ALESSANDRA BIGOTTA

AliExpress apre ai venditori italiani ma non solo. E nel quarter Alibaba vola alto Mentre il Gruppo Alibaba chiude il primo trimestre con ricavi e utili in crescita oltre le stime degli analisti, la controllata AliExpress accelera nella sfida ad Amazon. AliExpress, la controllata di Alibaba che vende i prodotti di dettaglianti cinesi ai clienti di oltre 150 Paesi, aprirà ai retailer di ulteriori mercati, tra cui Italia e Spagna, fino ad arrivare a Russia e Turchia. L'obiettivo è dare vita a un marketplace in grado di competere con Amazon, anche per compensare la crescita rallentata in patria. Lo ha dichiarato Trudy Dai, presidente della divisione wholesale marketplace di Alibaba, di cui ha seguito l'escalation dal 1999, lavorando a fianco del fondatore Jack Ma. Nella fase iniziale del nuovo progetto, AliExpress si concentra inizialmente sulle piccole e medie realtà dei Paesi citati, ma è solo l'inizio. Per Alibaba, del resto, questa società è la portabandiera di una strategia di globalizzazione, di cui fa parte anche l'altra controllata Lazada, la piattaforma di e-commerce più grande nel Sud-Est Asiatico. Nel primo quarter 2019 il gurppo ha battuto le stime degli analisti, con ricavi per 93,5 miliardi di yuan (12,11 miliardi di euro), +51%, e un balzo dell'utile netto del +242%, da 7,56 a 25,83 miliardi di yuan (oltre 3,3 miliardi di euro). (c.me.)

A Mapic Italy focus sulla corsa al digital Una tavola rotonda ha evidenziato opportunità e criticità dei nuovi assetti Ai saloni milanesi del retail real estate Mapic Italy e Mapic Food ha fatto l'en plein di pubblico una tavola rotonda sull'omnicanalità, dove hanno parlato tra gli altri Marc Sondermann, direttore di eBusiness e Fashion (media partner dell'evento), Andrea Maria Allara di Satispay, Francesco Riganti di Mondadori Retail e Simone Maggi di Lanieri. Sondermann ha sottolineato come, in un mercato in velocissima corsa, nella moda ci sia ancora un 70% di brand che non si sono risintonizzati sulle nuove regole. Andrea Maria Allara ha portato alla ribalta l'escalation in soli sei anni di Satispay, che sta dando del filo da torcere a giganti come Apple Pay.

L'innovazione nel retail sotto la lente alla terza edizione di Cegid Connections Leader nello sviluppo di soluzioni avanzate per la trasformazione digitale di aziende e negozi, Cegid ha organizzato a Madrid un evento con oltre 400 partecipanti del retail

Pascal Houillon, ceo di Cegid

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Terza edizione dal 15 al 17 maggio a Madrid per Cegid Connections, evento organizzato da Cegid che, grazie all'esperienza come leader nello sviluppo di soluzioni gestionali SaaS, supporta la trasformazione digitale delle aziende e dei retailer attraverso le tecnologie all'avanguardia. Cegid è sinonimo di soluzioni implementate in 75 Paesi, oltre 2.400 dipendenti e un fatturato intorno ai 332 milioni di euro. Tra i brand di moda e lifestyle che scelgono Cegid spiccano Santoni, che utilizza Yourcegid Retail per innovare la propria infrastruttura IT nella gestione dei suoi 15 negozi e il brand di skincare Aesop, che conta su 350 punti vendita nel mondo. Alla tre giorni spagnola, introdotta da un ologramma di nome Maria, hanno partecipato più di 400 decision maker del retail. Se dal 2017 - anno della seconda edizione di Cegid Connections a Budapest - a oggi la società ha introdotto numerosi cambiamenti, tra cui il lancio di Cegid Retail Worldwide Cloud e del nuovo IoS omnichannel Shopping, le priorità del 2019 si chiamano Cloud, partnership più stretta con i clienti e un ecosistema forte per i partner. Ma come sarà il negozio del futuro? Dal Cegid Innovation Store, showroom sulle tecnologie dedicate al retail, arriva la risposta: si tratterà di uno smart hub, in cui confluiranno dati disparati, dal traffico della clientela alla disponibilità dei prodotti, fino a spedizioni, resi e acquisti, per offrire una "non plus ultra customer experience”.

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M-CUBE DIGITAL ENGAGEMENT for

IL NEGOZIO DIVENTA PHYGITAL PER UN’ESPERIENZA FLUIDA E PERSONALIZZATA CHE METTE IL CLIENTE AL CENTRO, LA STRATEGIA VINCENTE È UN MODELLO EVOLUTO DI CUSTOMER EXPERIENCE MANAGEMENT GIOCATO SU PIÙ PIANI DI RELAZIONE, IN TOTALE CONTINUITÀ TRA FISICO E DIGITALE

Espressione fisica del brand, il negozio diventa il luogo della convergenza “phygital” (physic&digital), ovvero è interconnesso, per immergere il cliente in un’esperienza memorabile e multisensoriale che favorisca nuove modalità di attrazione, ingaggio, comunicazione e fidelizzazione. Questa, nell’era dell’omnicanalità, è la strategia vincente per i marchi del retail, per i quali la focalizzazione sul prodotto non è più sufficiente, in un contesto in cui il mondo digitale influenza oltre il 50% degli acquisti. Un tailored engagement che, in cambio del rilascio dei dati personali del cliente, sia in grado di offrire valore in termini di sconti personalizzati o interazioni contestualizzate nei diversi touch point, risponde alle aspettative dei customer multicanale e orienta le loro scelte verso i marchi. Dirigere l’orchestra tecnologica di un ecosistema di soluzioni visibili e invisibili pre-

suppone quindi nuove capacità progettuali, in linea con una brand identity che deve rimanere coerente a sè stessa in termini di valori e autenticità. Con sedi a Milano, Trieste, Londra e Parigi, Amsterdam, Shanghai e Hong Kong, una succursale operativa a New York e una consolidata rete di partner globali, M-Cube - leader in Europa nel Retail Digital Engagement - sviluppa soluzioni digitali innovative per arricchire il negozio fisico con le potenzialità del digitale, attraverso un portfolio di soluzioni che vanno dalla Radio In-Store al Digital Signage, dall’interattività alle applicazioni mobile, fino agli strumenti dedicati alla forza vendita per offrire qualità e personalizzazione del servizio. Con la recente acquisizione di Stentle - start-up milanese fondata e guidata da Alexio Cassani, che ha sviluppato una propria piattaforma cloud e un kit di applicazioni mobile a supporto dell’unified

www.mcubeglobal.com

commerce - M-Cube ha ampliato la propria offerta di servizi, creando percorsi di customer journey e shopping experience sempre più personalizzati. Le soluzioni di Stentle, integrate con i sistemi legacy del brand cliente, permettono di supportare il personale del punto vendita in tutto il processo commerciale, dal riconoscimento del cliente fino al percorso personalizzato, rendendo continuativo il customer journey attraverso tutti i touch point fisici e digitali, rafforzando così l’esperienza di acquisto. Grazie all’uso di una sensoristica avanzata, è possibile trasformare i punti vendita in veri e propri ecosistemi esperienziali, a grandissimo valore aggiunto. Gli smart object in store diventano così soluzioni bimodali, consentendo ai retailer di gestire una quantità signifcativa di dati per offrire esperienze quanto più possibile contestuali, personalizzate e localizzate.


eNEWS

DI ALESSANDRA BIGOTTA

Thema Optical lancia il primo V.E.A. Store, format high tech per gli occhiali Inaugurato a Torino un negozio dove l'assistente virtuale di Thema Optical è protagonista e consente una shopping experience evoluta, oltre che personalizzata Dopo aver lanciato la tecnologia V.E.A. (Virtual Eyewear Assistant), grazie alla quale gli ottici mettono a disposizione della clientela un assistente virtuale, Thema Optical ha inaugurato in piazza Rivoli 7/a Torino, insieme a Ottica Vista 2000, il primo V.E.A. Store: un negozio interamente dedicato agli occhiali realizzati su misura, dove tutto è studiato in modo che il consumatore sia al centro di una shopping experience particolare. Le montature biometriche vengono infatti create al momento, grazie a una telecamera a tre occhi, montata su un tablet, che in pochi minuti scansiona il volto della persona e lo ricostruisce con un'immagine in 3D fedele alla realtà. Una volta definita la montatura ideale, si può passare alla scelta del tipo di lenti, del colore e di eventuali customizzazioni. A questo punto il modello viene messo in produzione istantanea, finché dopo una ventina di minuti è pronta la prima prova "grezza", proprio come accadrebbe in un atelier di alta moda. La consegna del modello definitivo avviene in 24 ore.

Il summit Venistar al Museo Ferrari Innovazione digitale e moda al centro di FashionAble World a Modena Una location d'impatto, il Museo Enzo Ferrari di Modena (nella foto), e argomenti di forte attualità per la 7a edizione di FashionAble World, convegno promosso e organizzato lo scorso 16 maggio da Venistar, punto di riferimento nell'innovation technology per il fashion e luxury, insieme a Retex, che si focalizza sul retail globale. Numerosi i relatori, tra cui Claudio Marenzi (numero uno di Confindustria Moda e Pitti Immagine), Alessandro Pescara (ceo di Borbonese), Tommaso Brusò (coo di Benetton Group), Giuseppe Grandinetti (global digital head di Vibram Group) e Marc Sondermann, direttore e ceo di Fashion ed eBusiness, media partner dell'evento. Tra gli sponsor Astound Commerce Italy.

Google e Stella McCartney insieme per mappare la sostenibilità di filiera L'annuncio al Copenhagen Fashion Summit: l'azienda di Mountain View fa squadra con la stilista e la società di consulenza Current Global per fornire un tool alla moda Google ha annunciato un progetto in cui sarà coinvolta la stilista più green a livello internazionale, Stella McCartney: realizzata in collaborazione con Current Global, realtà statunitense che si occupa di consulenza per sustainable innovation, l'iniziativa si basa sulla tecnologia Google Cloud, per consentire ai fashion brand di conoscere meglio la propria supply chain e fare scelte più amiche dell'ecosistema, grazie al machine learning e ai data analytics sviluppati dal colosso di Mountain View. Il monte della filiera è quello che ha più problemi legati all'inquinamento, a partire dalla catena di coltivazione, lavorazione e tintura del cotone. Proprio questa materia prima - insieme alla viscosa, che viene ricavata dalla cellulosa degli alberi e quindi concorre alla deforestazione - è al centro della fase pilota, con Stella McCartney in prima linea come grande esperta dell'argomento. Obiettivo, individuare metriche precise per stimare l'impatto ambientale delle singole fibre. L'annuncio è stato fatto durante gli "Stati generali" della sostenibilità applicata al settore tessile-abbigliamento: il Copenhagen Fashion Summit, una due giorni nella capitale danese a cui sono intervenuti gli esponenti dei brand del lusso, del fast fashion e dello sports-wear, per fare il punto sulle loro strategie sostenibili. 44

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A CURA DI CARLA MERCURIO

La Martina sempre più digital tra retail e comunicazione L'azienda scende in campo con un progetto trasversale, che vede in campo i migliori player della tecnologia, della distribuzione, dell'e-commerce, della stampa e dei social media La digital revolution impatta sempre più sulle strategie delle aziende, che rivedono ruoli e modelli di business in un momento in cui si impone un cambiamento culturale a tutti i livelli. Emblematica la case history recente di La Martina, che scende in pista con progetto innovativo all’insegna della trasversalità, in grado di mixare moda, tecnologia, retail, e-commerce, stampa e social media, in un gioco di squadra che vede in campo i migliori player di ogni ambito. Un’iniziativa che abbina una nuova visione del punto vendita a un modo diverso di fare comunicazione, a partire dagli strumenti impiegati per proseguire con i messaggi e la loro veicolazione. Punto di partenza è l’accordo con Samsung per realizzare la prima campagna pubblicitaria e di comunicazione mondiale, scattata da un fotografo professionista con uno smartphone di ultima generazione. I contenuti saranno diffusi tramite i canali tradizionali, fisici e digitali, integrati da schermi touch screen forniti dal colosso coreano, posizionati nei punti vendita della label e in una selezione di multibrand italiani top con una forte visibilità a livello global. Collegati alla web platform di

Stentle: con Just Commerce l'omnicanalità fa un passo avanti Nasce un kit di strumenti come servizi cloud e App mobile dedicati a negozi, department store e shopping mall, che supportano il personale nell'iter di vendita Stentle - la startup fondata nel 2015 da Alexio Cassani e da gennaio 2019 nell'orbita del gruppo M-Cube Digital Engagement - ha presentato Just Commerce, un kit di strumenti come servizi cloud e app mobile dedicati a catene di negozi, department store e shopping mall. Soluzioni che supportano il personale del negozio, a partire dal riconoscimento del cliente fino al percorso personalizzato, e che ripropongono le logiche del mondo online nello store reale, con l'obiettivo di rendere continuativo il customer journey attraverso tutti i touch point fisici e digitali. Un prodotto, come ha spiegato Cassani, che punta a rivoluzionare la shopping experience nella boutique fisica: «Un luogo dove, oltre a vendere prodotti, si possono adottare strumenti innovativi, sia per i commessi che per i clienti finali, per rendere l'esperienza più coinvolgente». Il futuro è già qui, ha fatto intendere l'imprenditore, portando l'esempio di alcuni pure player del digital, come Amazon e Farfetch, che stanno colonizzando il mondo del brick and mortar con progetti innovativi: vedi i supermercati senza cassa di Amazon Go, il sistema di pagamento che sfrutta il riconoscimento facciale del gigante cinese dell'e-commerce e i digital mirror del market place inglese. Stentle è da poco parte di M-Cube, azienda leader in Europa nel digital engagement in store: un gruppo che offre un servizio a 360 gradi, con l’ideazione e la progettazione di tutte le tecnologie più innovative per il retail e la creazione e gestione dei contenuti multimediali. (a.t.)

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1. Lo store La Martina di Milano 2. Enrico Roselli, ceo La Martina Europe 3. Preview del nuovo progetto di comunicazione integrata del brand

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La Martina, i terminali daranno accesso allo storytelling aziendale e apriranno a ciascun punto vendita integrato la funzione magazzino infinito. Oltre a Samsung, La Martina ha sposato per questo progetto Atelier, uno dei principali fornitori di sistemi di cassa, in modo da creare un’integrazione diretta di contenuti e giacenze con soluzioni facilmente replicabili a costo quasi zero presso tutti i retailer che impieghino il software. Ad affiancare il progetto Innovation Retail una strategia di comunicazione pionieristica, che vede il coinvolgimento del Gruppo Condé Nast: un’alleanza che supera la tradizionale copertura stampa e media digitali, ma tocca anche gli aspetti ideativi e il retail, coinvolgendo talenti legati al gruppo editoriale a livello creativo e nell’organizzazione di eventi. Prevista la collaborazione di key opinion leader selezionati da Vogue e dalle altre property digitali, per condividere e creare contenuti. (c.me.) eBusiness

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eBEAUTY ANALYSIS Digital Disruption PwC

Fra e-tailer e social: la bellezza è un mercato sempre più digital first Sebbene gli store fisici rimangano un canale vitale per il settore del beauty, il panorama distributivo sta cambiando. Dal 2013 al 2017 le vendite di e-commerce sono raddoppiate in valore assoluto, mentre secondo le ultime ricerche di PwC il 60% dei consumatori ha acquistato online almeno una volta prodotti beauty negli ultimi 12 mesi. Il popolo degli Amazon shopper vale già 5 miliardi di dollari DI ANDREA BIGOZZI

Il settore della cosmetica si conferma sano e, soprattutto, in grande fermento. Attualmente vale 436 miliardi di euro, ma questa cifra è destinata a salire fino a 546 miliardi nel 2020. I tassi di crescita annua da qui al 2022 saranno mediamente del 5,8%: tutto merito, sul piano geografico, dei nuovi mercati come Cina (+8% annuo) e India (+11%), anche se, in termini di market share, gli Stati Uniti resteranno i leader: dagli 80 miliardi di euro del 2018 si stima che raggiungeranno circa 92 miliardi entro il 2022. Quanto ai consumatori, il mercato della bellezza è trainato da Millennials e Gen Z: sono loro (e lo saranno ancora di più nel prossimo quinquennio) i principali interlocutori delle aziende del settore beauty, visto che, dati alla mano, la loro disponibilità di spesa è superiore a quella delle generazioni precedenti. Lo strapotere degli under 40 (che ai prodotti mass market prediligono quelli premium) ha reso ancora più dirompente l'effetto della digital revolution sul settore. A scattare la fotografia dell'universo beauty e a prevederne il futuro ci ha pensato un'analisi firmata da PwC Italia, presentata nelle scorse settimane al 3° Pambianco Beauty Summit e da cui emergono i principali trend che condizioneranno il settore nel 46

eBusiness

Si stima una crescita media del 5,8% annuo per di beauty & personal care entro il 2022 CRESCITA MEDIA ANNUA DEL 5,8% Mercato globale di beauty & personal care | €B

Nel 2022 il beauty toccherà 550 miliardi

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Mercato globale di beauty & personal care/miliardi di euro CAGR

+5,8%

CAGR

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Fonte: Elaborazione PwC su dati Euromonitor International

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Fonte: Elaborazione PwC su dati Euromonitor International

miliardi di euro

Digital disruption nei mercati del futuro: Usa Cina, India, Emirati Arabi

Valore del mercato di beauty & personal care premium al 2018 Vendite trainate dalla domanda di:

27% 16 % 14 %

prodotti per la cura della pelle prodotti per la cura dei capelli make up

Fonte: Elaborazione PwC su dati Euromonitor International

PER L'ITALIA LA CRESCITA SARÀ DELL'1% ANNUO

Gli Usa restano leader, ma il futuro è di India e Cina Principali mercati di cosmesi e personal care | €B 290 13

165 8

36 24 7 13 67

52 31 10 15 80

CAGR ’13-’22

350 20 70

45 12 18

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India

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Cina

8%

Brasile

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Russia

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Regno Unito

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Stati Uniti

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Corea del Sud

9 15 30 10 13

33

36

Giappone

10 13

11 14

Italia

3% 2% 2% 1%

Francia

2013

2018

2022

1%

Fonte: Elaborazione PwC su dati Euromonitor International

Germania

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futuro prossimo, tra cui spicca quello della digitalizzione. «Dalle oltre 21mila interviste in 27 Paesi - commenta Erika Andreetta, consumer markets consulting leader di PwC Italia - è chiaro che il beauty è un settore in salute, dove le vendite online sono in forte crescita, con il 60% dei cosumatori che, in base al nostro campione, ha acquistato online prodotti di health & beauty almeno una volta negli ultimi 12 mesi. Parole come digital e influencer stanno letteralmente cambiando le modalità di acquisto dei giovani consumatori». Sebbene gli store fisici rimangano un canale vitale per la bellezza (rappresentano l’80% del mercato), il panorama distributivo globale sta cambiando. In particolare, le vendite online sono quasi raddoppiate in valore assoluto dal 2013 al 2017 (da 17 miliardi di euro a 33 miliardi) e presentano un tasso di crescita superiore a quello delle vendite in store. Secondo le ricerca di Pwc, emerge inoltre come gli Amazon shopper valgano già 5 miliardi di dollari: chi fa acquisti nel mondo sui marketplace

In quattro anni le vendite online del settore sono passate da 17 a 33 miliardi di euro e registrano in tasso di crescita maggiore di quello delle vendite in store

(come Amazon appunto o Alibaba) è già circa il 65% del campione, con picchi del 95% in Cina per le piattaforme JD/Tmall. «Un trend in ulteriore crescita - sottolinea Andreetta - perché anche le piattaforme social come Instagram si stanno trasformando in nuovi canali di vendita digitali tenuti in seria considerazione specie dalle generazioni più giovani». La digital trasformation non ha solo risvolti puramente "consumer", ma sta anche riscrivendo le regole del mercato, offrendo ai player del settore nuovi strumenti per organizzare il loro business. Si conferma in rapido aumento l'utilizzo della diagnostica intelligente, ovvero servizi e

device tecnologici in grado di guidare gli acquisti. «In un futuro non troppo lontano - prosegue Andreetta - sarà normale per le aziende utilizzare strumenti come realtà aumentata, intelligenza artificiale e voice, per migliorare e personalizzare le esperienze di shopping online. Queste iniziative di personalizzazione verranno implementate per consentire ai consumatori di prendere decisioni di acquisto online che siano migliori di quelle in negozio». Secondo l'analista, quindi, nel giro di pochi anni saranno direttamente le app e le piattaforme web a consigliare i consumatori, sia tramite algoritmi computerizzati sempre più affidabili, sia tramite le comunità "virtuali", composte da influencer e micro influencer, sempre più determinanti in chiave business. Anche il mercato italiano risponderà a queste regole tracciate dall'esperta di PwC? «Diciamo che su certi temi i consumatori nel nostro Paese sono un po' indietro: l' e-commerce, ad esempio, pesa ancora pochissimo, il 4%, contro un 7,5% a livello globale». 

QUASI IL 60% DEI CONSUMATORI HA ACQUISTATO BEAUTY SUL WEB NEGLI ULTIMI 12 MESI

Ma il record della bellezza online è in Cina (82%) 74%

Abbigliamento/calzature

33

67%

Libri, musica, film

62%

Travel

miliardi di euro

Valore del mercato online di beauty & personal care nel 2017

In crescita del

17%

Grocery

51%

Elettronica di consumo

51%

Giocattoli

49%

Arredo e casalinghi

47%

Attrezzature sportive

45%

Gioielli/orologi

45%

Fai-da-te

44%

71%

42%

Elettrodomestici

Fonte: Elaborazione PwC su dati Euromonitor International

82%

59%

Beauty

LE VENDITE DEL SETTORE SU AMAZON VALGONO 5 MILIARDI DI DOLLARI

Health & personal care: gli Amazon shopper nel mondo sono il 65% dei consumatori E-Europe 35%

65% Amazon shopper

W-Europe 66%

95% JD/ Tmall shopper Americas 77%

Africa and Middle East 57%

Asia Pacific 63%

88% 77%

Amazon shopper

Fonte: Elaborazione PwC su dati Euromonitor International

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SpA

fashionableworld.org/wp - venistar.com


eBEAUTY INTERVISTA Fulvia Aurino Estée Lauder

«Digitale e crescita? L'Italia sa bene cosa fare» Per Fulvia Aurino, capo del digital commerce e dell'omnichannel della filiale italiana di Estée Lauder, il nostro Paese è pronto ad affrontare la rivoluzione dell'e-beauty. «Nel Prestige Beauty il canale fisico resta il preferito, ma il digitale sta accelerando e per noi raddoppia ogni due anni». E sugli influencer è convinta: «Si stanno trasformando, molto in fretta». DI ANDREA BIGOZZI

Ascoltare Fulvia Aurino è una boccata d'ossigeno. Se il mondo fosse tutto come nel gruppo di cui fa parte, Estée Lauder, non staremmo a parlare di carenze nell'innovazione, scarsa propensione al business digitale o paura del cambiamento. Ma d'altronde si sa, quello del beauty è da sempre un settore guidato dalla scienza e dalla tecnologia. E il colosso Usa, a cui oltre a Estée Lauder fanno capo altri marchi come Clinique, Mac Cosmetics, Aveda, Jo Malone, non fa eccezione. E anche alla filiale italiana di Estée Lauder non è la visione che manca, come dimostra in questa intervista la manager a capo della divisione digital commerce, marketing & omnichannel. «Lo scorso gennaio - spiega - abbiamo messo in atto un’evoluzione della nostra organizzazione. In questo contesto abbiamo fortemente rafforzato il nostro focus in ambito digitale, creando una struttura multibrand focalizzata allo sviluppo e l'accelerazione dell'e-commerce, del digital marketing e della strategia omnichannel, da cui ci aspettiamo più della metà della crescita futura dei prossimi anni». Nel 2017 il fatturato italiano del gruppo è stato di 173 milioni (+13,1%). Quanto di questo business è imputabile all'attività digital? Dal 2014 il business digitale è raddoppiato ogni due anni. Secondo i dati di cui disponiamo, il dato dell'incidenza dell'e-com-

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1. Fulvia Aurino, digital commerce, marketing and omnichannel director di The Estée Lauder Companies Italia 2. Tra i servizi del brand offerti in store c'è il “Fondotinta perfetto”, che utilizza la tecnologia I Match Foundation 3. Estée Lauder ha firmato la sparizione per 24 ore di Chiara Ferragni da Instagram, in un progetto battezzato digital detox, che ha creato molto buzz

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merce sulle nostre vendite è più che doppio rispetto a quello della media globale, che si aggira intorno al 2% nel canale profumeria, con picchi importanti per brand come Aveda e Jo Malone. Secondo uno studio di Npd siamo la seconda azienda di Prestige Beauty nell'e-commerce, mentre occupiamo la terza posizione nel brick&mortar, a dimostrazione del focus che mettiamo sullo sviluppo del canale digital. A livello globale l'e-commerce (diretto e non) incide sui ricavi del gruppo per il 18%. Pensa che anche l'Italia raggiungerà questo target? Non ci sono ragioni per ritenere che l’Italia

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eBEAUTY

1. Per tutti i marchi del gruppo Estée Lauder i micro influencer sono molto importanti 2. L'Estée Lauder boutique di Milano 3.Clinique iD è un nuovo sistema di idratazione personalizzata 4 Per Mac i social media sono già diventati un canale di vendita

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avrà uno sviluppo del canale digitale inferiore a quanto sta avvenendo già in altri mercati. Non solo la Cina, dove il peso del nostro e-commerce è già pari al 30%, ma anche Paesi più vicino a noi, come Germania e UK, si attestano intorno al 20% del volume di affari realizzato sul digitale. A livello italiano, basta pensare che già oggi nel campo dei servizi collegati ai viaggi il 27% degli acquisti viene fatto online. Ciò dimostra che non c’è una reale barriera tecnologica o pratica nel nostro Paese, ma piuttosto un aspetto culturale ed anagrafico, che fa sì che nel mondo del Prestige Beauty il canale fisico sia ancora il preferito, almeno per la conclusione dell’atto di acquisto. Ciò non è invece vero in ambito media, dove il digital è già prioritario nella definizione del processo decisionale di acquisto, dall'esplorazione dei canali social per ispirazione personale, all’uso dei motori di ricerca e alla navigazione sui siti proprietari delle marche per informazioni più mirate. Beauty tech non vuol dire solo e-commerce, ma anche innovazione nel prodotto: cosa dobbiamo aspettarci di nuovo? Per il nostro gruppo la tecnologia tocca ogni parte del modello di business: dall'applicazione virtuale di Make Up che facciamo nei flagship store di Estée Lauder e Tom Ford Beauty allo Shade Finder sul sito di Clinique.it, per identificare la perfetta gradazione di fondotinta, al Social Aggregator nei principali negozi Mac. Negli Usa, abbiamo iniziato a sperimentare l’uso dell’assistente vocale Google per offrire consigli di bellezza personalizzati Estée Lauder. Per noi è l’inizio di un percorso mirato ad utilizzare 50

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Secondo lei in futuro ci saranno ancora casi come quello di Chiara Ferragni? Fenomeni di celebrità riconosciute globalmente ci sono sempre stati e questo avverrà ancora in futuro. Chi, come e con quali caratteristiche è difficile da prevedere. Senz’altro la figura della o dell'influencer come lo conosciamo oggi si trasformerà e neanche in tempi troppo lunghi da oggi.

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la tecnologia per rendere l’esperienza di acquisto e di apprendimento più ingaggiante. C'è chi parla di primi segnali di crisi degli influencer. Che cosa ne pensa di questo modello di marketing? I social media continuano ad aprire nuove opportunità di comunicazione. I nostri brand interagiscono in tutto il mondo direttamente con le consumatrici sulle nostre piattaforme social e attraverso gli influencer che creano contenuti ispirati dalle nostre marche. Questo avviene anche in Italia. Più del 40% dei contenuti collegati alle nostre marche sui social a livello mondiale proviene da profili consumatori, un trend che crescerà ancora anche nel nostro paese.

Crescerà il ruolo dei micro influencer? Diamo già grande importanza alle micro influencer, che comprendono anche il nostro personale diretto di vendita, che si interfaccia con le clienti conquistandosi la loro fiducia con professionalità e calore sia dal vivo che sui social. La formazione del nostro staff è oggi fortemente legata al mondo digitale. Non solo grazie all’uso di materiale training su piattaforme digitali che si affianca alla formazione tradizionale di aula, ma anche tramite moduli formativi specifici mirati a insegnare a creare contenuti rilevanti per il canale social in veste di micro ambasciatori e ambasciatrici delle nostre marche. A proposito di brick and mortar, i vostri monomarca sono tutti omnichannel? Il monomarca Estée Lauder di Milano e la maggioranza degli store Mac in l’Italia sono collegati al sito e-commerce di marca, con la possibilità di prenotare on line i servizi offerti in store e di rendere sul punto vendita prodotti acquistati sul sito. Ma stiamo lavorando ad altri servizi in un'ottica sempre più omnicanale che renda l’esperienza del consumatore finale sempre più integrata. 

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AEFFE LAB for

LA NUOVA FRONTIERA DELL’E-COMMERCE È LA PERSONALIZZAZIONE

IN UN MERCATO DIGITALE SEMPRE PIÙ STANDARDIZZATO, AEFFE LAB PRESENTA IL NUOVO 3D CONFIGURATOR BOX, CHE PERMETTE A CHIUNQUE DI PERSONALIZZARE IL PRODOTTO DA ACQUISTARE ONLINE CON ESTREMA FACILITÀ Lo stile è la rappresentazione della propria personalità: molti fashion brand lo sanno e studiano prodotti che permettono di appagare il desiderio di sentirsi se stessi, senza omologarsi agli altri. Spesso però non è possibile percepire online le differenze tra i vari articoli e non è facile offrire al cliente un’esperienza interattiva. Ecco perché stanno nascendo strumenti digitali avanzati, con un coinvolgimento sempre maggiore dell’utente finale. «Attualmente, l’offerta online è ampia e competitiva e spesso l’unica discriminante tra i vari siti e-commerce è il prezzo - fa notare Antonella Fontebasso, Digital Marketing Specialist e Founder di AEFFE Lab -. L’esigenza è, invece, quella di differenziarsi, facendo riscoprire agli utenti il reale valore del prodotto, coinvolgendoli direttamente nella fase di produzione e ponendoli al centro del processo d’acquisto». Infatti, un consumatore che non si accontenta del prodotto stan-

dardizzato, ma vuole esprimere la propria individualità, è disposto a spendere di più per articoli personalizzati, anche fino al 40%, come nel caso dei Millennials, secondo una ricerca dell’Istituto Piepoli. Fabio Genovese, Web Developer e Founder di AEFFE Lab, racconta come si è giunti allo sviluppo del 3D Configurator Box: un sofisticato tool online che offre diverse combinazioni di prodotto in cui l’utente, guidato in un percorso semplice e intuitivo, personalizza il prodotto in base alle sue preferenze, visualizzando in tempo reale la preview di ciò che sta creando. «L’approccio di AEFFE Lab all’e-commerce è sempre stato tailor made - dichiara Fabio -. Studiamo ogni volta soluzioni su misura per i nostri clienti, in modo da soddisfare le loro specifiche esigenze; in secondo luogo, le aziende ci chiedono di personalizzare al massimo l’esperienza di acquisto digitale per i loro consumatori». Non a caso, il primo 3D

www.aeffelab.com

Configurator Box è nato dalla richiesta di una nota sartoria nel cuore di Roma, che ha voluto replicare online l’esperienza di un capo interamente cucito intorno al proprio cliente. Il su misura è alla base del mondo della moda: ecco perché i primi clienti a richiedere ad AEFFE Lab il 3D Configurator Box sono state proprio aziende che producono abbigliamento sartoriale. Il livello di personalizzazione richiesto dal fashion è comunemente molto più elevato rispetto ad altri settori: prima di acquistare un capo d’abbigliamento, infatti, è necessario scegliere taglia, colore, tessuto, ma oggi questo non basta più. Angela Boggian, ingegnere informatico tra i fondatori di AEFFE Lab, spiega come funziona esattamente il Configuratore 3D: «Grazie a un’interfaccia interattiva, integrabile con le più diffuse piattaforme di e-commerce, è possibile personalizzare il prodotto in diversi step, ciascuno dei quali con un ampio numero di opzioni da scegliere. Si arriva alla configurazione personalizzata del prodotto attraverso un’anteprima 3D sempre visibile, che si aggiorna progressivamente a seconda delle referenze selezionate dal cliente». L’uso di tecnologie di Rendering 3D all’avanguardia permette di ottenere un risultato molto realistico, che favorisce notevolmente l’aumento del tasso di conversione. Vale quindi davvero la pena sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie per costruire esperienze d’acquisto innovative, performanti, personalizzate. I benefici sono molteplici: le aziende ricavano dalle vendite online tante informazioni sulle reali tendenze di mercato e sulle preferenze del proprio consumatore, con cui instaurano un rapporto di fidelizzazione. D’altra parte, il cliente è pienamente soddisfatto del prodotto e del customer journey dove ricopre un ruolo attivo, diventando co-designer e dando sfogo alla propria creatività. Siamo pronti aentrare nell’epoca della Mass Customization?


eBEAUTY

DI ANDREA BIGOZZI

Intesa con Voir per la realtà aumentata

Showroomprivé si prende il 100% delle azioni

Guerlain [A NEW STEP]

Beautéprivée [M&A]

Anche Guerlain (gruppo Lvmh) è pronto a sfruttare il booster della realtà aumentata. La maison di profumi e cosmetici ha stretto una partnership con il gruppo tecnologico Voir Inc., per dar vita ad un concept che permetterà alle clienti di testare virtualmente i prodotti di make-up.

Showroomprivé è salito al 100% di Beautéprivée, azienda francese attiva nelle vendite private online specializzate nel beauty. Il gruppo deteneva già il 60% dela società che conta oltre 8 milioni di membri con più di 1.000 marchi partner e ha chiuso il 2018 con vendite in crescita del 50%.

L'e-beauty è il 3,7% del mercato italiano Cosmetica Italia [ITALIAN INDUSTRY]

L'addio a Instagram: «Basta rincorrere algoritmi» Lush [GOODBYE TO SOCIAL MEDIA] Lush ha comunicato con un post sul suo account Instagram l'intenzione di uscire dal social, dicendo addio a 572mila follower. «Siamo stanchi degli algoritmi, non vogliamo pagare per apparire nella vostra newsfeed», si legge. D'ora in poi l'azienda incontrerà i consumatori «nei nostri negozi, ai nostri eventi, sulle nostre piattaforme digitali».

Il lancio del make up parte dai rossetti e dal web Gucci [STARTUP] Dopo i profumi, per Gucci arriva la collezione di rossetti, prima proposta della nuova linea Gucci Makeup. Con un pre-lancio in esclusiva su Gucci.com, la linea di lipstick è stata sostenuta da una intensa attività social e da una campagna adv, che vede tra le protagoniste Dani Miller, la voce della band punk Surfbort. 52

Anche per il 2018 il vero fenomeno del mercato cosmetico italiano sono state le vendite online, che hanno raggiunto quota 390 milioni di euro, con una crescita del 22% e un grado di copertura dei consumi di 3,7 punti percentuali. Un numero di tutto rispetto, se si pensa che l'anno scorso il fatturato delle imprese italiane del comparto è stato ( secondo Cosmetica Italia, associazione nazionale imprese cosmetiche) di 11,2 miliardi di euro, con un incremento di poco superiore al 2%. Un canale di vendita, l'online, sempre più considerato, visto che ormai vale il 3,7% del mercato: una percentuale ancora inferiore ad altri canali, ma in netto recupero. Il fenomeno dell'e-beauty si innesta, come sottolineano i dati dell'associazione di Confindustria che sostiene le imprese del beauty, in una più ampia valutazione dei singoli canali, sempre più orientati al mix tra le vendite in store e quelle su piattaforme digitali. I dati di Cosmetica Italia

ANDAMENTO CANALI NEL 2018

+22,0% -2,8% E-commerce

Iper/Supermercati

Obiettivo raddoppio dell'e-commerce nel 2020 Kiko [BUSINESS PLAN] Il gruppo Kiko ha archiviato il 2018 a quota 596 milioni di ricavi. Un anno segnato dallo stop a 137 negozi (il 13% della rete) e dalla messa a punto di una strategia di sviluppo che prevede il rafforzamento del canale e-commerce, cresciuto del 28% nel 2018. L'obiettivo della ceo Cristina Scocchia è raddoppiare l’incidenza delle vendite sul web .

Arriva M.A.R.C., l'assistente digitale smart TrueBlue [ARTIFICIAL INTELLIGENCE ] Intelligenza artificiale formato pocket, per guidare gli agenti di vendita del beauty, fornendo suggerimenti in tempo reale direttamente dallo smartphone. Si chiama M.A.R.C. l'assistente digitale smart, svelato al Cosmofarma Exhibition e realizzatto da TrueBlue, società veronese specializzata in soluzioni IT.

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RANDSTAD for

RANDSTAD E MATTIROLI ASSOCIATI: UN’INTESA VINCENTE PER IL RECRUITING NELLA MODA L’UNIONE TRA RANDSTAD PROFESSIONALS, DIVISIONE DEL COLOSSO MULTINAZIONALE SPECIALIZZATA NELLA SELEZIONE DI MIDDLE, SENIOR E TOP MANAGER, E MATTIROLI ASSOCIATI, STUDIO ITALIANO CHE SI FOCALIZZA SULLA RICERCA DI EXECUTIVE NEL SETTORE FASHION, HA GENERATO UN’ALCHIMIA UNICA NEL SUO GENERE ALFREDO MATTIROLI PRESIDENTE DI MATTIROLI E ASSOCIATI CON CRISTINA MATTIROLI FASHION BUSINESS PARTNER (A SINISTRA) E BARBARA MATTIROLI FASHION CUSTOMER ASSISTANT (A DESTRA) DI RANDSTAD PROFESSIONALS

MARCO CERESA A.D. DI RANDSTAD ITALIA

MARIA PIA SGUALDINO HEAD OF RANDSTAD PROFESSIONALS

Due eccellenze che si incontrano e si rafforzano a vicenda: da un lato Randstad, leader mondiale nei servizi per le risorse umane e, dall’altro, Mattiroli Associati, affermato studio italiano con un’esperienza ultratrentennale nella ricerca di personale e nell’head hunting di top manager nel settore fashion. Un anno fa è scattata l’intesa tra Randstad Professionals, divisione di Randstad specializzata nella ricerca e selezione di middle, senior e top manager, e la società presieduta da Alfredo Mattiroli: a 12 mesi di distanza, il bilancio è positivo. Randstad ha infatti consolidato la propria proposta di servizi nell’ambito del tessile-abbigliamento, un settore saldamente presidiato da Mattiroli Associati. «Abbiamo potuto migliorare ul-

teriormente la competenza e i servizi nel fashion&luxury, simbolo del made in Italy e fondamentale per l’economia nazionale - ribadisce Marco Ceresa, a.d. di Randstad Italia -. Questa collaborazione ha permesso di fondere due mondi complementari, presentando al mercato di settore un interlocutore unico». «Un’intesa di grande valore per la nostra realtà e i nostri candidati - aggiunge Maria Pia Sgualdino, head of Randstad Professionals -. Ci siamo rafforzati in un territorio in cui siamo presenti con le branch di Milano, Torino, Padova, Bologna, Roma e Perugia, offrendo servizi trasversali di ricerca e selezione relativamente a Sales&Marketing, Technical & Engineering, Finance & HR, Tax & Legal e Banking &

www.randstad.it

Insurance». Alfredo Mattiroli si dice «felice e fiero per due motivi: innanzitutto perché vedo come, in un anno di lavoro insieme, la nostra lunga esperienza abbia ricevuto nuovi stimoli, dando un forte contributo all’organizzazione del settore moda in Italia; e poi per l’inserimento in Randstad del mio team, composto da Barbara Mattiroli (fashion business partner) e Cristina Mattiroli (fashion customer assistant)». «L’incontro tra Randstad e Mattiroli Associati - conclude conferma come l’unione costruttiva tra un gigante della ricerca mondiale e una “boutique” altamente specializzata nella moda e nel lusso da più di 30 anni sia vincente conclude - permettendo al cliente di avere un servizio personalizzato e di alto profilo».


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SCENARIO Digital evolution Omnicanalità

Arredo ed e-commerce: il mercato è pronto, ora tocca ai brand Indietro rispetto ad altri comparti sul fronte della digital revolution, il settore del design e dell'arredo ha spinto fin qui l'acceleratore sulla produzione e la comunicazione. Le vendite online sono rimaste al palo, ma ancora per poco: è il momento di offrire una customer experience omnicanale, per dare slancio alla brand awareness e attrarre nuovi clienti. Lo raccontano i top executive di realtà di punta del settore DI CARLA MERCURIO

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Navigando nei siti delle aziende italiane top del settore arredamento e design balza subito all’occhio l’esiguità dei player che hanno già imboccato la strada dell’e-commerce, a parte realtà pionieristiche tra cui Kartell, Seletti o Calligaris. Eppure nel 2018 lo shopping online dei consumatori italiani da siti nazionali e internazionali ha performato benissimo, con un valore pari a 1,4 miliardi di euro, in crescita del 53% sul 2017. Una progressione, come evidenzia l’Osservatorio eCommerce b2c promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, di gran lunga superiore rispetto a comparti ben più avanti sul fronte delle vendite online, come l'informatica/elettronica di consumo, che ha raggiunto i 4,6 miliardi di euro (in crescita del 18%), o come l’abbigliamento, che ha sfiorato i 3 miliardi di euro, mettendo a segno un +20%. Un'indagine effettuata presso 21 top retailer del Paese attivi in questo settore evidenzia inoltre che il 57% ha un sito di e-commerce e il 29% ha il presidio di una app, mentre il 58% è in grado di

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Nel 2018 il valore degli acquisti online da parte degli italiani nel settore dell'arredo ha raggiunto gli 1,4 miliardi di euro, in crescita del 53% sul 2017 garantire il servizio click&collect. Evidenze tangibili delle mutate abitudini di acquisto dei consumatori e del fermento che anima un comparto fino a oggi restio ad approcciare il commercio elettronico, tra remore legate ad aspetti culturali e di mentalità e difficoltà connaturate al tipo di prodotto. Un segnale importante per i tanti produttori che fino a oggi sono rimasti indietro. Un passaggio obbligato, del resto, come dimostra anche una ricerca di Exs, società di executive search di Gi Group, che ha coinvolto gli amministratori delegati di aziende del design italiano come Ideal Standard Italia, Giorgetti, BoffiDe Padova, Hansgrohe Italia, Italian Design

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I TOP RETAILER ITALIANI DEL DESIGN E L'OMNICANALITÀ

Vincono store locator e click and collect

Un'indagine effettuata dall'Osservatorio eCommerce b2c, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, ha evidenziato le principali iniziative omnichannel implementate a livello digital nel 2018 da 21 top retailer italiani del settore. Di seguito i risultati Presenza online con sito e-commerce Presidio di una mobile App

57% 29%

FRA QUELLI CON E-COMMERCE

Click&collect (acquisto e pagamento online, ritiro in store) 58% Prenota e ritira (ordine online, pagamento e ritiro in negozio) 17% Instore commerce

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Store locator Store locator con indicazione della disponibilità dei prodotti in negozio

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Brands e Cappellini-Poltrona Frau per conoscere il loro parere sulle prospettive del comparto e sulle strategie da attuare per il triennio dal 2020 al 2022. E da cui è emersa l’urgenza di cogliere le nuove sfide, dall’integrazione tra retail fisico ed e-commerce, superando la scarsa familiarità del settore con l’universo digital, alle partnership e alle aggregazioni tra player. Gli studi effettuati da Bain&Company su un campione di oltre 500 aziende mondiali del design alto di gamma, tra cui molti player italiani,

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1. La cucina Genius Loci di Valcucine, design Gabriele Centazzo 2. Di Driade il tavolo Frate by Enzo Mari e le sedie Costes by Philippe Starck 3./ 4. Seduta e tavolino della linea Apsara e poltroncina Loop di Giorgetti. Tutto disegnato da Ludovica e Roberto Palomba 5. La app Photoplanner di Natuzzi consente di ambientare i prodotti desiderati nella propria casa 6./7. Di Cappellini il divano Cap Martin Sunset, firmato da Carlo Colombo, e la poltrona Newood Relax, design Alberto Brogliato e Federico Traverso 8. La cucina Combine di Boffi by Piero Lissoni

8% 100% 42%

confermano che il mondo dell’arredo è ancora lento nel reagire ai cambiamenti strutturali guidati dall’evoluzione della domanda e dei trend di consumo: utenti nuovi, giovani e digitali come i Millennials, geografie diverse e più lontane, modelli di distribuzione sempre più esperienziali e sinergici, brandizzazione e ricerca di capitali e alleanze a sostegno dell'internazionalizzazione. L’analisi di Bain & Company rivela che nel 2017 l’e-commerce valeva solo il 5% delle vendite del comparto a livello globale, ma con una crescita double digit del 15% anno su anno, segno di un dinamismo da cavalcare per le stagioni a venire. Le vendite online, d’altra parte, sono fondamentali per coinvolgere nuovi consumatori, soprattutto nei Paesi meno esposti al design rispetto all’Europa, che oggi assorbe quasi il 50% del business, e all’America, responsabile del 31%. Nella fattispecie l'Asia, in fase di accelerazione. Come rivelano i numeri di PolitecnicoNetcomm, l’export da siti italiani del comparto rappresenta il 5% delle vendite di prodotto oltreconfine, al terzo posto ma molto indietro rispetto all’abbigliamento, primo classificato con una quota molto più consistente, pari ai due terzi delle vendite. È tempo di colmare il gap: nelle pagine successive gli executive di alcune tra le aziende italiane di punta del settore ci hanno raccontato le loro sfide in materia di digitalizzazione. Emerge un dato importante: fino a oggi la rivoluzione tecnologica ha impattato soprattutto a livello di produzione e di comunicazione. Le vendite sono rimaste indietro, ma ancora per poco.  eBusiness

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PASQUALE NATUZZI JUNIOR CREATIVE DIRECTOR & STYLIST DI NATUZZI

KURT WALLNER CEO DI CAPPELLINI

«Abbiamo iniziato a lavorare sulla digital transformation sei anni fa, partendo dalle piattaforme di comunicazione, dal sito ai social network, dove è stato scelto scelto un approccio anticonvenzionale, che avvicina il brand a mondi affini come la moda, il cinema, la musica. Subito dopo abbiamo puntato a rendere l’esperienzialità della customer journey focalizzata sulla configurazione dei prodotti. Per questo è nato un configuratore di prodotto in 3D, creando dei file per ogni singolo prodotto, versione, colore e rivestimento. Una soluzione che ora ci permette di lavorare in un’ottica di mixed reality experience, affiancando realtà virtuale e aumentata: grazie a una app sviluppata con l’azienda tecnologica Hevolus Innovation, il cliente può scattare le foto della stanza che vuole arredare, recarsi in negozio e vedere tramite i visori di realtà mista di Microsoft i modelli desiderati nel proprio ambiente domestico, configurati secondo le sue esigenze. E il passo successivo sarà una app analoga, dedicata anche ai consumatori. Con il Natuzzi Digital Lab, situato in Puglia e dove operano ingegneri e talenti dell’high-tech, abbiamo lavorato inoltre su tutto l’impianto dei dati aziendali e oggi l’a.d. dell’azienda e i manager possono controllare, tramite smartphone o iPad, le proprie divisioni, dal retail alla parte operation, dall’amministrazione alla finanza e al controllo. Entro l’anno progettiamo infine di debuttare con l’e-commerce in Italia, Regno Unito e Stati Uniti: un progetto che necessitava a monte di un impianto tecnologico per poter operare su una piattaforma funzionante».

«Abbiamo avviato un piano mirato per tutti i canali social aziendali: in questa prima fase il focus è la visibilità del brand, con l’obiettivo di aumentare la conoscenza del marchio. Nella seconda fase, non prima del 2020, lanceremo una piattaforma di e-commerce tramite il nostro nuovo sito web. Riteniamo i prodotti Cappellini particolarmente adatti alla vendita online, sia per la loro tipologia, sia per l’immagine del marchio. E crediamo fortemente nella convivenza e nelle sinergie tra e-commerce e vendita tradizionale, tramite la nostra rete distributiva internazionale. Al momento stiamo dando slancio alla nostra distribuzione, dedicando molta attenzione alla qualità dei prodotti in particolare in America e nell'area Apac. Parallelamente abbiamo investito in un nuovo stabilimento a Lentate sul Seveso, consolidando tutte le nostre attività di produzione per migliorare il livello di servizio. Oltre all’e-commerce, tra i prossimi progetti c’è l’apertura di centri di distribuzione locali in America e Apac, per essere più vicini ai nostri clienti e per ridurre i tempi di consegna».

«Dopo la realtà aumentata, siamo pronti per l'e-commerce in Italia, Regno Unito e Usa»

1. Nella foto, lo store Natuzzi a Milano. Il 2019 è l’anno del 60esimo anniversario dell’azienda, coinciso con l’inizio di un nuovo corso stilistico e creativo, che rilegge il lifestyle mediterraneo del brand con un’ottica contemporanea. Nel 2017 l'azienda ha fatturato 450 milioni di euro 2. Pasquale Natuzzi Junior, creative director & stylist di Natuzzi

«Prima i social, poi la vendita: così affrontiamo l'online»

Il divano Cap Martin Sunset in pelle, firmato da Carlo Colombo per Cappellini. Il brand ha un fatturato di oltre 20 milioni di euro 2

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GIUSEPPE DI NUCCIO CEO ITALIANCREATIONGROUP (DRIADE, FONTANAARTE, VALCUCINE, TOSCOQUATTRO)

Sotto, il divano Flying Landscape disegnato da Piero Lissoni per De Padova

«Vendere in rete: una priorità. Già nel 2019 pronti con Driade e FontanaArte» «La nostra strategia digitale è partita con il redesign e il replatforming dei siti web di ItalianCreationGroup e di tutti i marchi del gruppo, con una user experience e una user interface completamente riprogettate in chiave moderna, unitamente alla definizione di un piano editoriale di contenuti da pubblicare sul web, sui social network e tramite newsletter. Per dotarci delle competenze e del know-how richiesto, abbiamo internalizzato delle risorse in ambito tecnico digitale. Stiamo investendo in tutte le aree della catena del valore, a partire da quella progettuale, fino a quella commerciale e alla comunicazione. Abbiamo iniziato con la dematerializzazione dei documenti, sia del ciclo attivo sia di quello passivo. Per Valcucine è stato introdotto un configuratore grafico 3D accessibile ai dealer e agli agenti, che rende la progettazione e la vendita semplici e veloci, il tutto integrato con un sistema gestionale completamente nuovo. Per quanto riguarda l’e-commerce, stiamo implementando una piattaforma b2b per Driade, FontanaArte e Toscoquattro, che permette ad agenti e dealer di essere autonomi nel processo di vendita, per la consultazione del catalogo online e l’inserimento di ordini. Prevediamo entro la fine del 2019 il lancio dello shop online per Driade e FontanaArte. Per questo ci stiamo dedicando alla realizzazione di un Order Management System in grado di integrare l’online con i dealer, partner commerciali di primaria importanza nel servizio locale, in modo da offrire a un consumatore sempre più attento e informato un’esperienza omnichannel».

BICE MARCECA RESPONSABILE MARKETING E COMUNCAZIONE BOFFI, DE PADOVA, MA/U STUDIO

«La rivoluzione digitale è fatta di piccoli passi

«La rivoluzione digitale per il nostro gruppo si limita oggi alla presenza del sito Internet, alla diffusione della newsletter e alla cura dei social. Non abbiamo ancora preso in considerazione l’e-commerce, visto il tipo di prodotti: le cucine Boffi sono frutto di attenta progettazione e necessitano di un contatto personale con il cliente, che deve poter scegliere i modelli e toccare i materiali. Per queste ci avvialiamo, come per Ma/U Studio, di un configuratore ad uso dei rivenditori. Per De Padova sarebbe più semplice, ma al momento non siamo pronti. Ci stiamo comunque documentando, ma dobbiamo prima affrontare una serie di criticità legate ad aspetti come scontistwica, prezzi e consegne. Ci vorrà ancora del tempo».

Proposte della serie Roly Poly by Faye Toogood di Driade. Nel 2018 gli investimenti sul fronte digital hanno coperto il 3% su un fatturato aziendale di 51,8 milioni di euro. L'obiettivo è arrivare al 5% nei prossimi anni

GOVANNI DEL VECCHIO CEO DI GIORGETTI

«Una gestione 4.0 e l'e-commerce in cinque anni» «A livello produttivo Giorgetti ha introdotto in diversi aspetti operativi le modalità di gestione dell’industria 4.0 e lean production, che ci stanno permettendo di portare efficienza produttiva e di sviluppare nuovi dettagli sulle nostre proposte, che diventano un valore aggiunto delle stesse creazioni. Non solo centri di lavoro per la lavorazione del legno o il taglio di pelli e tessuti totalmente integrati con i nostri sistemi MPR o di magazzino, non solo portali informatici che consentono l’integrazione in una filiera reale con i nostri fornitori, ma anche prototipazione veloce, stampa 3D, che ci permettono di creare modelli in scala reale per capire così le difficoltà tecniche di incastro e realizzazione dei pezzi. A livello di comunicazione stiamo investendo prettamente a livello istituzionale, sui canali social, in particolare Instagram e Pinterest, oltre a WeChat, dedicato al mercato cinese. Stiamo pensando anche all’e-commerce, ma oggi non siamo ancora pronti perché vogliamo offrire un servizio all’altezza del brand. Ci stiamo comunque organizzando e strutturando per avere una nostra piattaforma nei prossimi cinque anni».

A sinistra, la poltroncina Tamino di Giorgetti, disegnata da Roberto Lazzeroni. Nel 2018 gli investimenti di Giorgetti dedicati all’innovazione dei processi produttivi, digitalizzazione e ricerca e sviluppo hanno coperto circa il 2,5% su un fatturato aziendale di 60 milioni di euro

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eDESIGN INTERVISTA Annalisa Tani Richard Ginori

«Puntiamo a quintuplicare l'e-commerce. Intanto il digitale arriva in negozio» Annalisa Tani, brand director di Richard Ginori, annuncia le sfide future dello storico marchio, a un anno dal lancio del nuovo sito e dell'e-shop: partito con Italia, Regno Unito e Francia, lo store online è attivo oggi in tutta Europa e il prossimo settembre debutta negli Stati Uniti DI CARLA MERCURIO

«Vogliamo portare l'heritage e la capacità artistica incredibile della manifattura in un mondo contemporaneo». Annalisa Tani, nominata brand and product director di Richard Ginori nel 2017, è partita da due presupposti per realizzare la sua mission: «Rivedere le collezioni, ma soprattutto il modo in cui venivano raccontate, sfuggendo alle lusinghe dell’autoreferenzialità (il brand ha quasi 300 anni di storia!), per dare voce al prodotto e alle persone». Emblematica da questo punto di vista l’installazione presentata al Salone del Mobile: un gigantesco videowall all'ingresso dello stand dedicato ai decori iconici del marchio, che ha catalizzato l’interesse dei visitatori. Un luogo dei selfie, attraversato giornalmente da 1.000 visitatori per altrettanti contenuti, diffusi su web e social. Un dialogo tra digitale e fisico, specchio del lavoro fin qui svolto con il nuovo sito web realizzato da Ogilvy, che ha visto la luce lo scorso anno, sotto il segno del payoff “Beautiful Obsessions since 1735”. Quali sono state fin qui le tappe di questo nuovo progetto? Siamo partiti ad aprile dello scorso anno con il lancio del nuovo sito e con l’e-commerce, che in precedenza era una mera vetrina di prodotto. Abbiamo iniziato con l’Italia, per poi estendere il raggio a Regno Unito, Francia e, di recente, a tutta l'Europa. Un portale che stiamo continuamento ottimizzando, ma che ci sta dando già eccellenti risultati. Abbiamo investito molto nella sinergia tra il portale e i social, perché puntiamo sulla brand awareness, dal momento che il marchio è conosciutissimo in Italia ma meno all’estero. Come si proietta nel mondo online un brand come Richard Ginori, con quasi 300 anni di storia alle spalle? Vogliamo presentare la storia del brand 58

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con contenuti di carattere narrativo. L’importante è tenere presente che l’utente non vuole un racconto didascalico e assecondare questa sua richiesta, anche se non è facile. La nostra idea è che il sito sia un prolungamento della comunicazione: un portale dinamico, che cambi in funzione degli eventi e dei contenuti e che lavori in stretta sinergia sia con l’e-commerce sia con il retail. Lanceremo dei video a supporto delle vetrine, dove l’elemento narrativo diventerà un filmato grafico di supporto da implementare in tutto il mondo. Ci interes-

sa anche evidenziare il saper fare e l’artigianalità incredibili della manifattura, con video e racconti di quanti ci lavorano. Così chi entra sul sito ha dei focus sul prodotto, sugli eventi e sullo storytelling, ma anche sulle origini del brand.

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Come si vende su Internet un marchio storico come il vostro? A oggi non abbiamo ancora tutte le collezioni disponibili sull'e-shop, perché parliamo di prodotti non facili da vendere su Internet. Abbiamo finora rivisto il modo di


Collezioni Collections

Colori Colours

Piatti Plates

Sfondi Backgrouds

100% PERFORMANCE

3D REAL TIME RENDERING 4

1. La home page del sito Internet di Richard Ginori. Parte del gruppo Kering dal 2013, il marchio realizza il 95% del fatturato in Italia, seguita da Usa e Giappone. A oggi è insegna di tre monomarca a Firenze, Milano e Mosca 2. Annalisa Tani, brand and product director di Richard Ginori 3./4./5. Creazioni della nuova collezione "Il viaggio di Nettuno", realizzata in collaborazione con Luke Edward Hall 6. Wellmatch, il configuratore digitale che consente di creare la propria mise en place

strutturare le offerte e di proporre i prodotti, coinvolgendo pesantemente la logistica e puntando a fare in modo che online e offline si diano forza a vicenda. Abbiamo lanciato Totem e Monogram, due collezioni personalizzabili dal sito, rivolte sia al b2b che al b2c, proposte in consegna in cinque giorni. All’inizio abbiamo incontrato un po’ di resistenza da parte dei retailer, ma poi si sono accorti della valenza del sito, un veicolo di storie che in negozio vengono amplificate, perché parliamo di prodotti belli da vedere e da toccare. Quindi può darsi che la gente vada in negozio e poi compri sul sito o magari navighi sui social e poi compri in negozio. È un lavoro di sinergia che voglio continuare a spingere, perché per me non si tratta di omnicanalità, ma di un unico canale. Quali i riscontri che avete ottenuto? In soli due mesi, gennaio e febbraio, abbiamo conseguito il risultato di tutto lo scorso anno, con una crescita double digit. Inoltre i primi riscontri evidenziano una permanenza media di quattro minuti e cinque pagine e mezza visitate. In due anni il fatturato potrebbe quintuplicare, anche grazie agli Usa. Si tratta di un progetto che richiede importanti investimenti a supporto, perché la parte social necessita di aggiornamenti costanti, ma è anche vero che per noi è il canale più veloce per aprirci ai mercati piuttosto che l’apertura di nuovi negozi, su cui comunque stiamo ragionando.

Pensato e progettato per clienti, designers, architetti e chef. Una volta creata la tua combinazione preferita, questa potrà essere:

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Quali le prossime tappe? A settembre lanciamo l’e-commerce negli Stati Uniti, dove stiamo organizzando la logistica per evitare di avere problemi con le spedizioni, visto che si tratta di un Paese super customer oriented. Nel frattempo stiamo facendo molte implementazioni sul sito, che guardano sia al b2c (per cui presto sarà possibile ordinare un prodotto online e ritirarlo in negozio o viceversa), ma anche al b2b, dal momento che stiamo strutturando una pagina dedicata al canale della grande hôtellerie.

ecommerce, anche in un’ottica di mix and match, su cui stiamo lavorando, grazie a un nuovo progetto.

Pensate di aprire il sito anche alla Cina? Per il momento in Cina stiamo lavorando sui social, per essere presenti in comunicazione: presto saremo su WeChat e Weibo e stiamo lavorando anche su TikTok. Si tratta di un mercato importante, dove abbiamo aperto anche uno store su Secoo, ma per ora è prematuro sbarcare con il nostro e-commerce, visto che dobbiamo fare prima brand awareness. Il contrario degli Stati Uniti, dove siamo già molto conosciuti e dove siamo avvantaggiati perché i social sono gli stessi dell’Europa e perché ci sono meno problemi di lingua. Cosa acquistano su Internet i vostri clienti? All’inizio spendevano cifre piuttosto ridotte, 100 o 200 euro, ma ora sono arrivati anche i carrelli importanti (fino a 6mila euro), soprattutto dal Regno Unito. Per quanto riguarda la provenienza, il 50% dello shopping online è generato dall’Italia, oltre il 30% dal Regno Unito; seguono Polonia, Grecia e Francia. Quali i prodotti più venduti online? La linea più gettonata, online come offline, è l’Oriente Italiano. Vanno forte inoltre le proposte di Gio Ponti e il nostro bianco, che funziona molto bene nell’-

Sta parlando di Wellmatch? Esattamente. Abbiamo lanciato in fiera questo configuratore digitale, che è un set up di una mise en place. Spesso, infatti, non essendoci un’enorme presenza di negozi Richard Ginori, clienti, architetti e designer trovavano difficile scegliere i nostri prodotti o fare dei mix and match sofisticati. Per questo abbiamo scansionato in alta risoluzione in 3D una serie di collezioni, visionabili tramite un touch screen che consente di scegliere e mixare il prodotto potendolo vedere frontalmente e lateralmente, e di creare grazie a fondi background diversi la propria mise en place. Il cliente potrà quindi stamparsi la configurazione, inviarsela via mail, comprare la combinazione ideale nel negozio o ancora ordinarla sull’e-commerce. Un’opzione che rinsalda ulteriormente il legame tra fisico e digitale, che a noi interessa. Intendiamo posizionare Wellmatch negli store in cui apriamo dei corner fisici, per esempio in Cina, dove non c’è spazio come nei nostri monomarca per mostrare tutte le collezioni e gli abbinamenti. Qual è il profilo del consumatore che compra online? Si tratta per il 70% di donne e per il 30% di uomini, ma quando realizziamo contenuti più dedicati al cliente target, la percentuale aumenta fino al 40%. La fascia di età più mirata va dai 20 ai 35 anni: un target che ci interessa molto, un po’ più basso di quello offline. Sono consumatori che iniziano ad avvicinarsi al brand con piccoli acquisti, mentre quelli più consistenti vengono da un target più alto spendente, di età intorno ai 40 anni. Vogliamo trasmettere un’idea di sostenibilità, perché il nostro è un prodotto che supera la barriera temporale, e sui social questo è un tema molto forte.  eBusiness

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eDESIGN

DI CARLA MERCURIO

Comprare da casa, come se si fosse in negozio

Design e stati d'animo: un rapporto dialettico

Kasanova [WEB ASSISTANT]

Google [A SPACE FOR BEING]

Kasanova offre un nuovo servizio di e-commerce umanizzato. Registrandosi sul sito www.kasanova.it, un salto virtuale porta dentro un vero store dell'insegna, dove grazie all'utilizzo di speciali smart glasses un commesso reale mostra i prodotti e dà consigli, fino all'inserimento nel carrello degli acquisti.

Durante il Salone del Mobile Google ha presentato allo Spazio Maiocchi il progetto "A Space for Being", installazione interattiva multiroom che esplora il campo della neuro-estetica, analizzando come le esperienze estetiche impattano sul nostro essere. Una colab con Reddymade Architecture, Muuto e Johns Hopkins University.

Nasce A.I., la sedia progettata da un algoritmo Kartell [ARTIFICIAL INTELLIGENCE]

Alla scoperta della smart home, tra virtuale e reale Amazon [HOUSE IN A BOX] C'erano anche le nuove collezioni di arredo Movian e Alkove di Amazon nella "House in a Box" presentata alla Design Week di Milano. On show articoli di design, soluzioni per la smart home e nuove funzionalità come Amazon Augmented Reality per visualizzare i prodotti nella propria casa o Amazon 360 Spin, per vederli a 360 gradi.

Design e funzionalità per gli interruttori intelligenti iotty [INTEGRATED WI-FI] Gli interruttori smart dell'azienda italiana iotty si distinguono per le funzionalità evolute, grazie al WiFi integrato che non richiede l'utilizzo di impianti o centraline ausiliari, e alla possibilità di gestione tramite l'App di supporto e all'integrazione dei comandi vocali di Google Assistant e Amazon Alexa. 60

Dall'incontro tra pensiero creativo e intelligenza artificiale nasce A.I., la prima sedia elaborata da un algoritmo, che ha risposto agli input creativi di Philippe Starck e di Kartell. Una seduta in sintonia con le richieste espresse: essere confortevole, resistente e solida per ottenere le certificazioni necessarie, e al tempo stesso in linea con i canoni estetici di essenzialità e pulizia delle linee indicati. Ad affiancare Starck e Kartell in questa avventura c'è Autodesk, azienda americana al top nella produzione di software 3D per ingegneria e intrattenimento. Come spiega il designer: «Volevamo una sedia in grado di far riposare il nostro corpo utilizzando la minore quantità di materiale. Artificial Intelligence senza cultura, ricordi, influenze, ha risposto solo con la sua intelligenza "artificiale"». «Quando Philippe mi ha sottoposto la sua idea e i risultati del suo lavoro in collaborazione con Autodesk - racconta Claudio Luti, presidente di Kartell - ho accettato subito la sfida di avviare una produzione industriale su un progetto che per la prima volta non nasce dalla nostra relazione diretta, ovvero dalla dialettica tra me e lui in questi 30 anni di collaborazione». «Una collaborazione di ricerca ai più alti livelli nel mondo del design industriale, in grado di produrre il migliore risultato in ambito creativo mai tentato da noi nel campo del design generativo», l'ha definita Mark Davis, direttore senior del progetto Design Futures di Autodesk.

Il wellness sposa il design e si integra nelle case Technogym [BIKE PERSONAL] È firmata da Antonio Citterio Bike Personal, la nuova proposta di design di Technogym. Integrata alla piattaforma digitale MyWellness di Technogym, offre sul display una gamma di contenuti e programmi di allenamento. La console digitale Unity permette di accedere a un'esperienza personalizzata.

Ascolto senza confini con il nuovo sistema wireless Bowers & Wilkins [FORMATION] Coniuga il design con la tecnologia più avanzata la nuova gamma di speaker Formation, lanciati da Bowers & Wilkins. Un dispositivo audio wireless basato su una rete Mesh separata dal wi-fi casalingo, che garantisce un ritardo massimo di 1 ms, valore eccezionale nel settore. Disponibili cinque diversi modelli.

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eNEWS

DI ANDREA BIGOZZI

Influencer: in cinque anni il loro potere commerciale è cresciuto del 30% Secondo una ricerca di Bcg e Altagamma, i social media sono sempre più rilevanti per i consumi del lusso, specie in Cina. Chiara Ferragni nella Top 3 di tutti i mercati Gli influencer sono sempre più rilevanti per i consumatori del lusso, specie quelli di prima fascia. Lo conferma una recentissima indagine, True-luxury global consumer Insight, realizzata da Boston Consulting Group e Altagamma, secondo cui personaggi come Chiara Ferragni (classificatasi tra i primi tre influencer più popolari per i consumatori True-Luxury di tutte le nazionalità esaminate) incidono nei consumi ben oltre il conteggio dei loro numerosissimi follower. Secondo la ricerca, i social media e gli influencer sono ormai da considerarsi come la più grande leva per condizionare gli acquisti dei consumatori del lusso: lo dimostra il

fatto che dal 2013 a oggi il loro potere commerciale sarebbe cresciuto di ben 30 punti percentuali, grazie soprattutto alla spinta proveniente dal mercato cinese. I magazine continuano a esercitare un'influenza principale sull'Europa e sugli Stati Uniti, con i social media e gli influencer che però stanno rapidamente recuperando terreno. Infatti, oltre l'80% (il 50% più di una volta al giorno) dei consumatori True-Luxury utilizza i social media per interagire con i marchi di lusso, i fashion blogger e altri amanti del lusso, raggiungendo addirittura il 95% (il 59% più di una volta al giorno) dei consumatori cinesi.

I MAGAZINE RESISTONO IN EUROPA

In Cina sono i social media a fare la differenza

80%

dei consumatori di true luxury utilizza i social per interagire con i marchi di lusso

95%

dei consumatori cinesi di true luxury utilizza i social per interagire con i marchi di lusso

Chiara Ferragni

si classifica fra i top 3 influencer più popolari per i consumatori True-Luxury di tutte le nazionalità Fonte BCG e Altagamma, elaborazione eBusiness

Professioni digitali, l'e-commerce manager resta il lavoro più richiesto Ha preso il via a maggio la prima edizione del Master in e-commerce Managment e tecnologie 4.0 promosso da SAA, Progesia e Zerogrey Il 3 maggio è iniziato il Master in eCommerce Management e Tecnologie 4.0 nato dalla recente collaborazione tra SAA - Università di Torino, la società Progesia, specialista nella formazione aziendale, e Zerogrey, azienda leader nello sviluppo di piattaforme e-commerce moda in Italia. Un progetto avanguardistico, che si propone di formare una figura strategica, l'e-commerce manager, capace di far fronte alle sfide del commercio digitale e delle nuove tecnologie. Il Master avrà una durata di sei mesi, fino a novembre 2019, e prevede la partecipazione di partner di spessore tra cui Dhl, Intesa Sanpaolo, Pvs, PayPal, Gi-

Group, Pluriservice, Adabra, Richclicks, Taxmen - Lawmen e Semrush, specializzati in diversi ambiti dell’e-commerce e pronti a fornire competenze manageriali non solo a studenti ma anche a professionisti. Il corso, infatti, si svolgerà il venerdì e il sabato, una volta ogni due settimane, in modo da permettere la frequentazione a coloro che sono già attivi nel mondo del lavoro. «Armonia, innovazione, passione - ha dichiarato Simone De Ruosi, general manager di Zerogrey - sono i valori che guidano il progetto Ecmt4.0, che in questa iniziativa vengono posti alla base del profilo formativo dei manager del futuro». (c.bo.) eBusiness

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TECH-FOOD Healthy e-commerce Cortilia, Bioexpress, NaturaSì, Smart Food

Sul web sbanca la spesa green Il boom del biologico e dell'healthy food spinge le vendite delle piattaforme online specializzate nella consegna di frutta e verdura fresche e cibi bio, che si sfidano a colpi di qualità, velocità e servizio. La nuova frontiera? Delivery e offerta personalizzate e datadriven, grazie anche allo zampino dell'intelligenza artificiale DI ANGELA TOVAZZI

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Siamo un popolo di salutisti. Buone forchette, ma attenti a quello che mettiamo nel piatto. Che deve essere sano, preferibilmente a chilometro zero, meglio ancora se biologico. Però siamo sempre in lotta contro il tempo e piuttosto che perdere ore imbottigliati in fila al supermercato preferiamo fare la spesa con un click, ordinando via web e ricevendo i prodotti a casa. Due macrotrend, sposati soprattutto dai Millennials, che stanno facendo la fortuna delle piattaforme di delivery specializzate in cibo healthy, in particolare frutta e verdura fresche, e contribuendo a cambiare pelle al food retail. Basti pensare che secondo uno studio di Zion Market Research entro il 2024 le vendite globali di prodotti biologici sono destinate a triplicare il proprio valore, per un totale di 323 miliardi di dollari, e che l'online avrà sempre più voce in capitolo, visto che il 2018 - secondo gli ultimi dati disponibili di Netcomm - è stato un anno record per il digital food nel suo complesso (e-commerce agroalimentare e delivery), con un valore pari a 1,1 miliardi (+34%). Bioexpress, pioniere di questo business, ci ha visto lungo, andando a cavalcare una tendenza alimentare oggi in pieno boom. «Siamo un gruppo di produttori

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1. Un autista di Bioexpress, uno dei pionieri del settore, consegna una cesta di frutta e verdura 2. Un'immagine di SmartFood, startup attiva a Milano e in alcuni comuni dell'hinterland dal 2016

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FOOD & GROCERY ONLINE 2018

1,1 miliardi di euro

+34% Fonte: Netcomm; elaborazione eBusiness

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dell'Alto Adige che coltiva frutta e verdura bio e si rivolge direttamente al consumatore con la consegna dei prodotti a domicilio», racconta Martin Siller, fondatore e socio di Bioexpress, servizio che con il passaparola si è diffuso a macchia d'olio in buona parte del Nord-Italia, arrivando fino a Roma. I punti di forza? Un mix di proposte stagionali, gestione dell'acquisto attraverso il webshop oppure l'app dedicata e, soprattutto, una consegna veloce (il giorno dopo l'ordine) e un servizio efficiente e antistress, come Amazon insegna. Niente appuntamenti o fasce orarie, con relative perdite di tempo, come sottolinea Siller, ma un approccio ad personam: «Consegniamo tranquillamente in assenza dei nostri clienti, lasciando la cassetta in un posto da loro indicato: in portineria, sul pianerottolo, in garage, dietro casa, sotto la cassetta delle lettere, vicino ai citofoni...Molti condomini

ci hanno dato anche le chiavi del portone d'ingresso, in modo che gli autisti, tutti nostri dipendenti, possano portare i prodotti durante la notte senza disturbare nessuno e far trovare la cassetta davanti alla porta la mattina. Non vogliamo complicare ulteriormente la vita dei nostri clienti». Del resto oggi, per vincere la partita, è necessario mettere in atto una politica cliente-centrica, che va a toccare le corde del singolo consumatore. Come fa Cortilia, food tech company lanciata nel 2012 da Marco Porcaro, che nel giro di sette anni ha ampliato il servizio di consegna dalla Lombardia (Milano, Monza e Brianza, Varese, Como, Pavia, Lodi, Bergamo e Brescia) al Piemonte (Novara e Torino), fino all'Emilia-Romagna (Bologna, Modena e Piacenza), con l'obiettivo di espandersi ancora. «Il nostro tratto distintivo - racconta il fondatore - è mettere in connes-

1.Da maggio 2019 Smart Food consegna quattro volte in settimana 2. Uno dei furgoni coibentati e refrigerati di Bioexpress. A Milano e Roma la società utilizza una squadra di ciclisti

sione prodotti provenienti da artigiani e agricoltori di nostra fiducia con consumatori consapevoli, che ricercano prodotti di alta qualità, sempre freschi e di stagione». Un link che Cortilia intende rafforzare a colpi di tecnologia, attraverso lo sviluppo e l'integrazione di algoritmi dell'Intelligenza Artificiale, in modo da «offrire ai clienti il prodotto potenzialmente più interessante per loro e semplificare il lavoro degli agricoltori e della logistica, minimizzando l'impatto ambientale». Non solo. Forte di un assortimento completo, soprattutto bio, che oltre a frutta e verdura contempla categorie come pesce, carne, salumi, lattici-

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SPESA BIO A PORTATA DI CLICK

NaturaSì: «Il futuro sarà sempre più omnicanale» Continua l'upgrading digitale dei supermercati bio, che dopo aver stretto una partnership strategica con Amazon per la città di Milano, puntano a investire sulla propria piattaforma in un'ottica omnichannel

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1. Uno dei negozi NaturaSì, attivo anche con un proprio canale online 2. 3. Due immagini di Cortilia, vincitore del primo premio nella categoria "Food and beverage" alla settima edizione del Netcomm E-commerce Award

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ni, pane, vino e birra artigianale, Cortilia ragiona in chiave omnichannel e da pure player dell'online ha iniziato a muovere i primi passi nel segmento brick and mortar con il primo shop fisico, inaugurato lo scorso 13 aprile all'interno del Mercato Centrale di Torino: «Si tratta - spiega Porcaro - di un'attività sperimentale, volta a esplorare nuove modalità di interazione con la clientela e a potenziare il nostro business online». Proprio la diffusione di una maggiore consapevolezza alimentare e la progressiva affermazione dell'e-commerce hanno preparato un humus fertile per l'espansione di formule phygital come NaturaSì (vedi box a lato), piattaforme quali FruttaWeb, Sorgente Natura ed Ecomarket Bio, per citarne alcune, ma anche di tante startup,

che stanno acquisendo quote di mercato. Come Smart Food, attiva a Milano e hinterland da circa tre anni con la consegna di cassette di frutta e verdura pre-confezionate in base a stagionalità e bilanciamento dei principi nutritivi, grazie alla consulenza di un nutrizionista. «Non abbiamo mai ricevuto finanziamenti - racconta Marco Casassa, 30 anni - e stiamo andando avanti da soli, ma siamo riusciti a passare dalle 20 delivery medie per settimana del 2016 alle 200 previste per quest'anno». Piano piano alle cassette standard sono state affiancate quelle personalizzate e da maggio 2019 è aumentata la frequenza del servizio: «Abbiamo iniziato con una consegna a settimana - dice Casassa -. Nel 2017 siamo passati a due e ora siamo arrivati a quattro, dal lunedì al venerdì». 

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Brand nato a Verona nel 1992, NaturaSì (che nel 2009 si è fuso con il gruppo Ecor, leader nella distribuzione all'ingrosso di prodotti biologici e biodinamici) è un'insegna con 260 supermercati fisici nel nostro Paese ma sempre più attenta allo sviluppo dell'ecommerce, in un momento in cui la richiesta di prodotti green sta aumentando da parte dei consumatori, più eco-conscious e digitalmente attrezzati per l'acquisto sul web. «Online siamo attivi dal 2013 - spiega il responsabile e-commerce Andrea Calarota -. Spediamo in tutta Italia sia i prodotti secchi, sia l'ortofrutta e i prodotti frigo-conservati». Un business che nel giro di otto anni è cresciuto progressivamente e terrà impegnata l'azienda negli anni a venire: «Attualmente il fatturato proveniente dai canali online è inferiore al 5%, ma abbiamo alcuni progetti in chiave omnicanale», precisa il manager. Dopo aver inserito un servizio di "pickup point" per acquistare sulla piattaforma web e poi ritirare di persona in negozio, già rodato da tempo, sulla rampa di lancio è ora un servizio aggiuntivo: «Un prototipo di click and collect precisa Calarota - per la consegna nello stesso giorno dell'ordine». Significativo è del resto il fatto che «gli acquisti online si concentrano in un raggio di 30 chilometri dal punto vendita». Per quanto riguarda Milano, alleato del business è Amazon, con cui NaturaSì ha stretto un accordo nel 2016: una partnership per battere la concorrenza in velocità, con consegne express attraverso il servizio Prime Now.

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C-TRADE for

LA STRATEGIA DOGANALE NON SI IMPROVVISA LA MODA PRODUCE, ACQUISTA E VENDE LA PROPRIA MERCE IN TUTTO IL MONDO ED È QUINDI PIÙ CHE MAI ALLE PRESE CON LA COMPLESSITÀ DELLE PROCEDURE DOGANALI INTERNAZIONALI: PER QUESTO HA BISOGNO DI UN PARTNER ESPERTO, AFFIDABILE E CON COMPETENZE TRASVERSALI COME C-TRADE, CHE IN SOLI TRE ANNI SI È IMPOSTO COME REALTÀ DI ECCELLENZA NEL SETTORE DELLA CONSULENZA DOGANALE PAOLO MASSARI CEO DI C-TRADE E LUCIA IANNUZZI SOCIA FONDATRICE DI C-TRADE

Si dice moda e si pensa all’immagine, alla luce delle passerelle. Ma dietro l’apparenza c’è un’industria sempre più globalizzata, in cui i brand devono saper spostare le pedine giuste tra diverse sedi (produttive, di approvvigionamento e distributive) e differenti mercati, anche molto lontani tra loro, ma soprattutto con leggi e regolamenti diversi. Per questo diventa sempre più importante, per non dire fondamentale, il ruolo di una società come C-Trade: nata appena tre anni fa dall’iniziativa imprenditoriale dei soci Paolo Massari e Lucia Iannuzzi, si è affermata come realtà di eccellenza nella consulenza doganale, occupandosi di analisi e gestione strategica ma anche di operatività, in modo da affiancare i clienti nelle pratiche legate al business globale, semplifican-

do gli iter e permettendo di individuare le strategie ottimali caso per caso. «La dogana - spiega Massari - è un sistema trasversale, che coinvolge innumerevoli settori. L’evoluzione dello scenario politico internazionale ha una ricaduta sulle prassi commerciali, il che richiede un’analisi continuamente rinnovata dei processi aziendali legati a import ed export. Una gestione aziendale moderna non può prescindere dalla governance dei processi doganali». «Non dimentichiamo - aggiunge Lucia Iannuzzi - che oggi la dogana si trova in una fase fortemente evolutiva, in quanto sta completando tutti i processi di telematizzazione». Come ribadisce Mariagrazia Tomarchio, responsabile marketing di C-Trade, «sono in atto grandi cambiamenti, da qui al 2023, che i brand

www.c-trade.it

alle prese con l’internazionalizzazione dovranno saper affrontare, aggirando rischi e complessità». Anche i player più strutturati sentono l’esigenza di affidarsi agli esperti fortemente specializzati di C-Trade: per esempio nomi come L’Oréal Saipo, Technogym e Reer, che hanno tra l’altro scelto di portare alla ribalta la propria esperienza al primo Customs-Bites organizzato dalla società milanese alle Stelline durante la design week, contribuendo a spiegare con la loro esperienza diretta quanto sia essenziale oggi una corretta gestione delle attività doganali. La moda, poi, è sempre più presente nel portafoglio di C-Trade, che proprio in quest’ambito sta concludendo in questi giorni una partnership con un player di prima grandezza del made in Italy.


eFOOD INTERVISTA Luca Pizzighella Signorvino

«Siamo vicini alla gente, offline e online» Signorvino sta testando le potenzialità del digitale. Un altro step per la catena di wine shop & restaurant, nata nel 2012 da un’idea di Sandro Veronesi, che dopo aver capitalizzato una forte expertise nel retail dell’intimo e delle calze con il Gruppo Calzedonia ha deciso di imbarcarsi in una nuova avventura, questa volta nel food. Pochi gli ingredienti: vini 100% made in Italy e una ristorazione ispirata alla tradizione. Tanti i risultati: 16 spazi fisici in Italia e non finisce qui. Ne parliamo con il brand manager Luca Pizzighella DI ANGELA TOVAZZI

Sette anni di vita, 31 milioni di euro di fatturato nel 2018, 16 store in giro per la Penisola e il debutto nelle vendite online: qual è il segreto di Signorvino? Siamo convinti che la forza di Signorvino sia principalmente nel format stesso e derivi dall’idea fondante di un progetto che può essere definito ibrido: un negozio di vino che offre una grande varietà di etichette per tutte le tasche e le occasioni, abbinata a una ristorazione ispirata alla tradizione, basata su materie prime di assoluta qualità. Ogni nostro store è elegante ma semplice e la comunicazione relativa alla scelta del vino è immediata. Siamo vicini alla gente, sia logisticamente sia come approccio. I 16 locali sono collocati in luoghi di prestigio e di richiamo: ad esempio in piazza Duomo a Milano, nei pressi del Ponte Vecchio a Firenze o in piazza Maggiore a Bologna. Oppure ubicati in punti strategici, come nel caso del fuoricasello di Affi, o nei centri commerciali. L’idea di partenza era infatti di rendere alla portata di tutti i vini più rappresentativi dei territori vocati italiani, grandi produttori e piccolissime aziende, quasi introvabili. Per noi è importante parlare a una pla66

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tea sempre più ampia di consumatori, intercettando e consigliando anche i meno esperti: questo orientamento credo abbia contribuito al nostro successo. Il personale è giovane ed esperto, in grado di guidare il consumatore nella scelta. L’atmosfera è calda e accogliente e si parla di vino in modo professionale ma divertente. L’anno scorso avete stretto una partnership con Winelivery per la distribuzione online a Firenze: perché avete scelto questa startup? Perché siamo stati subito convinti della professionalità di questa azienda e dal-

la loro idea originale e nuova: leader per la vendita online di alcolici, Winelivery riesce a consegnare le bottiglie in 30 minuti dall’ordine, alla temperatura di servizio. La scelta, l’acquisto e la consegna del vino devono diventare un’operazione facile e divertente per gli appassionati del settore, ma anche per chi voglia lasciarsi guidare nella selezione di una bottiglia per una serata speciale o per una cena fra amici. Per la realtà commerciale degli store rappresenta una vera evoluzione. Non vogliamo snaturare i rapporti umani tipici del negozio fisico, concentrati nella relazione diretta con il consumatore, ma


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offrire un’ulteriore opportunità a chi desidera il vino giusto per ogni occasione, scelto tramite il supporto del sito e reperibile con velocità, già alla temperatura ottimale di consumo. Il progetto con Winelivery ha preso avvio con una fase pilota su Firenze per molti motivi: primo fra tutti la particolarità di una clientela totalmente eterogenea, nella quale però la fanno da padrone le visite di turisti piuttosto che dei locali, a differenza di altri nostri punti vendita. Quali sono i vini che vendete meglio in Rete? Chi è il vostro pubblico? Sul web si assiste sempre con maggior frequenza a una ricerca dell’etichetta più sofisticata e difficile da trovare. Quanto al consumatore tipo di Signorvino, riscontriamo da un paio di anni un identikit ben preciso: maschio e con un’età compresa tra i 35 e i 40 anni. Si tratta per lo più di un consumatore fidelizzato e locale. Avete intenzione di investire sull'e-commerce? La parte digital sta diventando progressivamente più importante, alla luce anche della nostra volontà di voler comunicare con facilità con il consumatore, sempre più giovane. Sono infatti molte le collabo-

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1. Luca Pizzighella, alla guida della catena di enoteche lanciata nel 2012 da Sandro Veronesi, patron del Gruppo Calzedonia 2.La wine experience di Signorvino 3. La ristorazione con i piatti semplici della tradizione 4.Uno dei 16 store 5. Joe Bastianich in uno scatto tratto dall'account Instagram di Signorvino, che conta 58,2mila follower

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razioni che vanno in questa direzione: Winelivery, ma anche TheFork ed Enosocial, per citarne alcune.

specialist in sala oppure partecipando ai tantissimi eventi, spesso gratuiti, nati per promuovere il vino 100% italiano.

La wine experience di Signorvino, offline e online: come conquistate i consumatori? La wine experience che proponiamo è quella di un percorso ideale lungo lo Stivale, un viaggio attraverso le Denominazioni che hanno contribuito a rendere famosa l’Italia nel comparto vinicolo mondiale. La scelta è molto ampia, come valida e di qualità è la proposta della nostra cucina. Il tutto lasciandosi guidare dai wine

Avete intenzione di internazionalizzarvi? Considerando la natura totalmente made in Italy del progetto Signorvino, siamo abbastanza sicuri di dover tentare di approdare all’estero, ma anche consapevoli che si tratta di una scelta strategica da effettuare con i giusti tempi e valutando bene le opportunità: ancora non siamo direzionati con esattezza su uno specifico Paese.  eBusiness

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DI ANGELA TOVAZZI

Food e intelligenza artificiale rivoluzionano la Yamamay experience In piazza Cordusio ha aperto i battenti il più grande negozio italiano di Yamamay. Segni particolari: un'anima high-tech e il sodalizio con la catena di ristorazione Panino Giusto Per Barbara Cimmino, responsabile ricerca e sviluppo del brand di underwear Yamamay, le emozioni sono tutto. Anche, e soprattutto, nel retail. Da questa convinzione ha preso forma il nuovo progetto pilota del marchio che fa capo a Pianoforte Holding (titolare anche di Carpisa e Jaked), in tandem con la catena di ristorazione casual dining Panino Giusto. Il risultato è un mix di moda, food ed entertainment, dallo scorso aprile al civico 2 di piazza Cordusio, a due passi da Starbucks e dal futuro Uniqlo. Questo non è solo il più grande store Yamamay in Italia, ma è anche il più innovativo... Per noi è una grande sfida. Da un lato perché sancisce il nostro ingresso nel food retail: in piazza Cordusio dividiamo lo spazio di circa 1.000 metri quadri con Panino Giusto, che per la prima volta occupa una location non su strada ma al primo piano. E, dall'altro, perché alza l'asticella in fatto di innovazione tecnologica, con un'integrazione virtuosa tra fisico e digitale. Come è nata l'idea? Avevamo a disposizione una superficie molto ampia e volevamo offrire ai nostri clienti una shopping experience più completa, varia e interattiva, in un contesto di contaminazioni e sperimentazioni. I valori comuni condivisi con Panino Giusto, come l'italianità, l'impegno per l'innovazione e l'attenzione al consumatore, ci hanno convinto a fare sistema. Puntiamo a offrire un'esperienza piacevole, che possa rimanere impressa anche una volta tornati a casa. Al primo livello la tradizione della cucina italiana e al piano terra l'hi-tech. Quali le novità tecnologiche al debutto nel monomarca? Grazie alla collaborazione con Accenture abbiamo introdotto monitor touch screen interattivi, un ologramma in 3D che permette la visione di immagini tridimensionali in movimento, con l'effetto di una sfilata virtuale, e pagamenti in mobilità, effettuati da personal shopper dotati di tecnologie di mobile payment che seguono il cliente dal suo ingresso in negozio fino alla finalizzazione dell'acquisto, eliminando così la necessità di recarsi alle casse.

McDonald's: l'A.I. entra nel menu La catena di fast food ha acquisito Dynamic Yield per 300 milioni di dollari Eliminare gli eccessi e rimettersi in forma per battere la concorrenza dei food delivery. Questa la strategia di McDonald's dietro l'acquisizione della società israeliana Dynamic Yield, specializzata in tecnologia di personalizzazione e decision logic. Un'operazione da 300 milioni di dollari: la più grande messa a segno dalla catena di fast food negli ultimi 20 anni. Grazie all'intelligenza artificiale i ristoranti potranno variare l'offerta in base all'ora del giorno, al meteo, all'affollamento del locale e alle voci del menu più appealing del momento, ma anche fornire suggerimenti istantanei per il singolo cliente, sulla base delle scelte già fatte.

E poi c'è una fashion stylist un po' speciale... Sì, si tratta di "Anna", una mobile chatbot, accessibile facilmente tramite Google assistant, che attraverso l'intelligenza artificiale individua lo stile di ciascuno, per suggerire i capi più in linea con i propri gusti e permetterne l'acquisto, sia online che offline, beneficiando anche del servizio click&collect. Questo progetto omnichannel apre la strada ad altri investimenti nel digitale? Indubbiamente. Attualmente le vendite online incidono sul fatturato nell'ordine del 2,5%, ma nei prossimi due anni l'idea è raggiungere la soglia del 7%. 

Riso Scotti sceglie FiloBlu per Dietidea La società guidata da Christian Nucibella è digital partner del progetto detox Eliminare gli eccessi e rimettersi in forma, senza rinunciare al gusto? Con la dieta del riso proposta da Riso Scotti, come assicura il dietologo e idrologo Nicola Sorrentino, che ha contribuito al progetto, non è più una chimera. Dietidea, questo il nome del programma detox, si acquista solo online: digital partner è infatti FiloBlu, che ha affiancato la storica azienda alimentare nella strategia per la vendita e la promozione del prodotto, presidiando e-commerce, canali di comunicazione social, attività di digital marketing, e-mail marketing e gestione della community online.

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DI ANGELA TOVAZZI

Arriva l'app antispreco per una spesa consapevole

Al via il primo campus per food tech e sostenibilità

Ecofood Prime [E-GROCERY] Consumatori ed esercenti uniti contro lo spreco alimentare. Grazie alla app di Martina Emanuele e Giuseppe Blanca, l'utente riceve dagli esercizi commerciali le offerte dei prodotti in scadenza, eccedenza o con difetti, ma ancora idonei al consumo. I benefit sono per entrambi: il cliente risparmia e il negoziante evita lo smaltimento dell'invenduto.

Talent Garden [NETWORKING] Apre a Milano, all'interno del Palazzo della Regione, un campus per food tech e sostenibilità. La firma è di Talent Garden, la più grande piattaforma in Europa di networking e formazione digitale, nata in Italia nel 2011. Dal prossimo settembre offrirà postazioni di lavoro per circa 180 professionisti di startup e realtà del tech.

L'acceleratore più grande al mondo approda in Italia Plug and Play [FOOD TECH]

La tracciabilità della food chain che aiuta il retail Wenda [STARTUP] Nata a Bologna nel 2015, la startup per tracciare il cibo è stata tra le vincitrici del contest "Magic Wand Retail Revolution". Wenda riesce infatti a controllare in tempo reale l'integrità dei prodotti food e beverage lungo la catena di distribuzione, dal produttore fino al punto vendita, grazie alla tecnologia IoT.

Il cibo a domicilio sbanca da Nord a Sud Deliveroo Italia [FOOD DELIVERY] Prosegue il piano di crescita di Deliveroo Italia. La piattaforma dell'online food delivery ha aperto in sei nuove città (Foggia, Arezzo, Lucca, Carpi, Imola e Sassuolo), portando a 75 le location in cui è possibile ordinare cibo a domicilio. Intanto cresce il servizio a Bologna, Bergamo, Verona e Torino.

Dalla Silicon Valley a Milano. Plug and Play, la più grande piattaforma al mondo di open innovation investe sull'Italia, dove lancerà un nuovo acceleratore nell'area Food & Beverage. Il suo compito sarà quello di far incontrare big company con startup promettenti: un modello che la società ha sperimentato con successo in oltre 30 città tra America, Europa e Asia, con il coinvolgimento di 10mila startup e 300 grandi aziende, tra cui Carrefour, Coca-Cola, Samsung e Mercedes. A sostenere le attività nel nostro Paese di Plug and Play saranno quattro nuovi corporate partner - Esselunga, Lavazza, Tetra Pak e UniCredit - anche se la platea è prevista in espansione. L'avamposto milanese punta a diventare un'agorà dove domanda e offerta si incrociano, con aziende sempre più alle prese con una gestione crescente di dati e di sfide che riguardano sostenibilità e tracciabilità, e startup alla ricerca di fondi, programmi di accelerazione e mentorship. «Siamo molto orgogliosi di aprire il nostro primo acceleratore in area Food & Beverage al di fuori della Silicon Valley - ha commentato Saeed Amidi, ceo e fondatore di Plug and Play -. Siamo particolarmente entusiasti di espanderci in Italia e mettere a contatto le aziende leader del Paese con le nostre startup internazionali, offrendo accesso ai programmi globali a imprenditori italiani talentuosi».

1,2 milioni per le vending machine a km zero FrescoFrigo [SMART RETAIL] La startup di Tommaso Magnani ed Enrico Pandian (founder di Supermercato24) ha raccolto un nuovo round da 1,2 milioni di euro. FrescoFrigo è sinonimo di distributori automatici di cibo fresco e hi-quality, prodotto da fornitori o ristoranti distanti al massimo 500 metri dalla food machine.

C'è più gusto con il Trivago del food delivery Fooxeat [APPLICATION] Scegliere il corriere giusto risparmiando tempo e denaro? La soluzione viene da Fooxeat, che riunisce in un'unica app tutti i ristoranti dei principali servizi di food delivery, confrontandoli e scegliendo per l'utente quello più conveniente. Lanciata a Milano, è pronta per Roma, Torino e Bologna e sogna Londra. eBusiness

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DI ALESSANDRA BIGOTTA

Non solo design durante il Salone del Mobile: i Customs Bites di C-Trade Al Palazzo delle Stelline un incontro organizzato dalla società di consulenza doganale per fare il punto sulla dogana, le sue complessità e su come affrontarle Durante la Design Week ha tenuto banco a Milano un tema chiave per i fashion brand, la gestione delle procedure legate alle dogane. A organizzare il summit C-Trade, realtà fondata nel 2015 da Paolo Massari e Lucia Iannuzzi, un'eccellenza tra le società di consulenza doganale. In primo piano i "Customs Bites", case history di brand clienti di C-Trade. Michele Cassina di ReeR ha sottolineato l'importanza di semplificare passaggi complessi con un partner esperto, mentre Nicola Costa de L'Oréal ha parlato dell'Aeo, autorizzazione di affidabilità e compliance rilasciata dall'Agenzia delle Entrate agli operatori ritenuti capaci di gestire adeguatamente i processi doganali. Andrea Borghesi di Technogym ha ricordato che, per chi importa ed esporta molti prodotti, «ogni passaggio deve essere perfetto». Marco Peirolo del Fiscal Committee della Confédération Fiscal Européenne ha analizzato nel dettaglio il regime doganale. Paolo Massari di C-Trade ha osservato come i mutati scenari internazionali influiscano sulle prassi commerciali e aziendali, mentre Lucia Iannuzzi ha definito la dogana un'occasione di business, ma solo se conosciuta e sfruttata bene.

Mapp acquisice Webtrekk Il completamento della transazione avverrà nel secondo quarter 2019 Mapp, fornitore leader nelle soluzioni di marketing digitale su piattaforma cloud, acquisirà Webtrekk, realtà tedesca di spicco nei settori marketing analytics e customer intelligence. Nasce una piattaforma di marketing digitale di ultima generazione, che fornisce una customer experience end-to-end, basata su advanced analytics e personalizzazione. «Si completa così la nostra visione di come i marketer possano affrontare efficacemente la trasformazione dei dati in insight e degli insight in azioni», dice Steve Warren, ceo di Mapp (a sinistra nella foto). «Mapp è il partner perfetto», aggiunge Christian Sauer (a destra), fondatore di Webtrekk.

Letsell: con pochi click tutti possono aprire il proprio negozio online La piattaforma conta 35mila utenti unici iscritti, con l'obiettivo di salire a 100mila entro fine anno. Oltre al fashion propone accessori da cucina, giocattoli e cosmesi. La piattaforma online Letsell permette a tutti di aprire un proprio sito di e-commerce con pochi click, senza rischi iniziali, senza magazzino, senza doversi occupare di ordini, pagamenti, spedizioni e resi e senza neanche dovere avviare una partita Iva. Un progetto fondato nel 2017 a Torino da Carlo Tafuri, Luca Ferrero e Michele Contrini, provenienti dalla comunicazione e dal commercio elettronico. Partita con una specializzazione sul fashion e oltre 4mila referenze di prodotti di brand come Michael Kors, Guess, Burberry, Superga e Adidas, Letsell ha arricchito il catalogo con accessori da cucina, giocattoli e cosmesi. Oggi è uno store multicanale con 35mila utenti unici iscritti e 6mila new entry al mese: l'obiettivo è arrivare a 100mila entro fine anno. Bastano pochi secondi per configurare il proprio negozio online, con nome e logo personalizzati, e iniziare a vendere i prodotti in continuo aggiornamento dal catalogo Letsell, che contiene migliaia di referenze di oltre 120 marchi noti e a prezzi scontati fino al 60%. Una chance di guadagno per chi desidera ampliare le proprie entrate, avvalendosi della propria rete di contatti: Letsell fornisce grafiche e adv, da condividere sui social. La sezione "Tutorial" del sito spiega come creare un e-commerce e usare i relativi strumenti promozionali. Oltre allo sviluppo del software e al rifornimento dei prodotti, Letsell si occupa anche della gestione logistica della merce. (c.me.) 70

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DI ANGELA TOVAZZI

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Astound Commerce: il big del digital commerce accelera in Italia Operativa nel nostro Paese dal primo gennaio di quest'anno, Astound Italy si mette a disposizione delle aziende per supportarle nel loro percorso di digital transformation Astound Commerce, colosso nel digital commerce con oltre 20 sedi a livello internazionale, da San Francisco a Dubai, rafforza la propria presenza nel nostro Paese e con Astound Italy - operativa dal primo gennaio 2019 - mette a disposizione dei brand nei settori fashion, beauty, lifestyle, food&beverage le proprie competenze per supportarli nel loro percorso di digital transformation. Digitalizzazione è infatti la parola chiave della società, come sottolinea il marketing & engagement manager Riccardo Aragona: «Astound Italy - dice - si differenzia dai competitor per molteplici aspetti, tra cui la qualità, il delivery on-time e i processi, rodati ormai già da tempo, che permettono di raggiungere gli obiettivi e le necessità dei clienti in modo veloce, pratico, con facilità e senza costi overbudget». Piattaforme digitali, nuove tecnologie avanzate, strategie di marketing e di consulenza: questi i principali servizi offerti da Astound Italy per garantire a marchi come Adidas, L'Oréal, Under Armour, Jimmy Choo, Vibram, M&M’s e Pret A Manger una visibilità, un ritorno di acquisto e una crescita anche nel panorama virtuale.

Da Amazon i pacchi li fanno i robot Rivoluzione nella logistica per il colosso Usa, che testa un sistema automatizzato Amazon implementa un nuovo sistema automatizzato per imballare gli ordini dei clienti e mandarli in spedizione: robot che sono prodotti da una realtà italiana, la Cmc di Città di Castello. Secondo l'azienda Usa, nel futuro le mansioni più monotone e ripetitive saranno svolte da robot, mentre gli umani si faranno carico di attività che richiedono più skill e preparazione: «Stiamo sperimentando questa tecnologia con l'obiettivo di aumentare la sicurezza nei centri di distribuzione, accelerare i tempi di consegna e aggiungere efficienza alla nostra rete, che ci consentirà - ha rassicurato Amazon - di offrire nuovi servizi e creare ulteriori posti di lavoro».

A Lugano un think tank di cinque giorni per l'innovazione nella moda Sotto i riflettori della Fashion Innovation Week, dall'1 al 5 aprile scorso, speaker in rappresentanza del mondo imprenditoriale della moda e colossi del digital e del tech Ha chiuso con un bilancio positivo la Fashion Innovation Week di Lugano, a partire dal summit Innovation Meets Fashion, che ha fatto il tutto esaurito. Un evento, quest'ultimo, che ha coinvolto oltre 1.000 addetti ai lavori, con speaker in rappresentanza di realtà come Vf, Hugo Boss, Ermenegildo Zegna, Bally, Pvh, Giglio Group, Woolrich, Breitling, Golden Goose, Sergio Rossi, Etro e Barneys New York, solo per citarne alcune. Sul palco anche i portavoce di aziende del tech come Google, Salesforce e Accenture. Presente inoltre Marc Sondermann, direttore della nostra testata, media partner della manifestazione. In questa occasione l'organizzatore della rassegna, Netcomm Suisse, e il partner Dagorà hanno ufficializzato l'avvio del Dagorà Innovation Hub con una formula inedita, basata sul co-working, le idee condivise e l'accelerazione di nuovi progetti. Consegnati anche i Fashion Innovation Award (Corporate Edition) a tre player con sede in Ticino: Vf (Digital Culture Award), Hugo Boss (Digital Product Creation Award) ed Ermenegildo Zegna (Artificial Intelligence Award). Invece i Fashion Innovation Award per le startup focalizzate sull'AI sono andati all'italiana iCoolhunt/Nextatlas, alla belga Spott.ai e alla polacca Yosh.ai. Questi premi, consegnati a Villa Ciani, sono stati istituiti da Loomish, società svizzera di investment management focalizzata sul Lifestyle Tech, in sinergia con Netcomm Suisse. eBusiness

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DI CARLA MERCURIO

Le interazioni via chatbot frutteranno al retail 112 miliardi di dollari entro il 2023 Si verificherà un balzo del 98% rispetto agli attuali 7,3 miliardi. L'impiego di assistenti virtuali consentirà di ottenere interazioni automatizzate efficaci con la clientela. Come rivelano i nuovi dati diffusi da Juniper Research, agenzia di ricerca, forecasting e consulenza nel settore digital, entro il 2023 le interazioni via chatbot nel mondo del retail toccheranno quota 22 miliardi, rispetto ai 2,6 miliardi stimati entro la fine del 2019. Le vendite retail frutto delle interazioni raggiungeranno in parallelo un totale di 112 miliardi di dollari, rispetto ai 7,3 del 2019, con una crescita annuale del 98%; incremento dovuto in larga parte alla migrazione da altri canali. Secondo la ricerca dal titolo "AI in Retail: Segment Analysis, Vendor Positioning & Market Forecasts 2019-2023", l’impiego di chatbot da parte dei negozianti pemetterà di ottenere relazioni automatizzate efficaci con la clientela. Ciò abiliterà user esperience di alta qualità con minori risorse, incrementando la fidelizzazione e la customer satisfaction e riducendo al contempo i costi operativi. Un fattore strategico sarà il miglioramento a livello di Nlp (Natural language processing), che ridurrà notevolmente il tasso di fallimento del dialogo via chatbot, rendendole più naturali e gradevoli. L’indagine rivela inoltre che fare leva sui chatbot a livello di customer service è importante per ridurre i costi, consentendo ai dettaglianti, a livello globale, risparmi annuali nell’ordine dei 439 milioni di dollari nel 2023, rispetto ai 7 del 2019.

Microsoft svela alle giovani studentesse i segreti del digitale In occasione di Steminthecity la software company ha aperto le porte della sua House per corsi di formazione e workshop dedicati a Intelligenza Artificiale e robotica. Porte aperte alla Microsoft House di Milano con corsi di formazione, workshop e un hackathon finale, in occasione della Maratona delle Stem, evento organizzato dal Comune di Milano dal 6 all’8 maggio scorsi per avvicinare le giovani studentesse alle materie scientifiche come ingegneria, matematica e informatica. Obiettivo, diffondere la cultura digitale e sensibilizzare le ragazze sulle chance aperte dai nuovi trend tecnologici come Intelligenza Artificiale e robotica. Si calcola infatti che in Italia entro il 2020 saranno oltre 135mila i posti di lavoro disponibili nel settore Ict, posizioni che non potranno essere coperte per mancanza di figure con preparazione adeguata. La Maratona delle Stem rientra nei programmi di Steminthecity, evento che prevede seminari, corsi di formazione, installazioni e spettacoli per promuovere le materie tecnico-scientifiche e diffondere la cultura digitale, dall’infanzia fino all’università. Le attività di Microsoft per Steminthecity fanno parte di Ambizione Italia, progetto che mira ad accelerare la trasformazione digitale in Italia, con cui il leader mondiale nei software punta a coinvolgere entro il 2020 oltre due milioni di giovani, studenti, neet e professionisti, formando oltre 500mila persone e certificando 50mila professionisti, per un investimento di 100 milioni di euro in formazione.

Giovani sempre più digital oriented grazie a Samsung Innovation Camp Alla finale milanese del contest, che ha coinvolto l’università degli Studi Bicocca, hanno partecipato 524 studenti e neo-laureati. Parte del progetto, Armata di Mare e Arcadis. Giunto alla seconda edizione, il progetto Samsung Innovation Camp, sviluppato da Samsung Electronics Italia in collaborazione con Randstad, ha coinvolto anche quest’anno gli studenti di numerosi atenei italiani con un percorso di formazione completato dalla realizzazione di project work legati all’ambito digital, sulla base di indicazioni dettate da aziende del territorio. Ogni studente ha potuto creare un mix tra i concetti appresi lungo il percorso universitario e le competenze acquisite grazie all'iniziativa, che ha messo a disposizione una piattaforma di e-learning focalizzata su business e digital marketing, tecnologie, analytics e cyber-education. Alla cerimonia di chiusura della fase milanese del contest, che ha coinvolto l’Università degli Studi Bicocca con il patrocinio di Assolombarda, sono stati selezionati i due migliori progetti scelti tra gli elaborati dei 524 studenti e neo-laureati partecipanti. A suggerire gli argomenti, per l’occasione, sono stati Armata di Mare, noto player del settore abbigliamento, e Arcadis, realtà attiva nella consulenza, progettazione, ingegneria e project management. «Abbiamo costruito insieme ai nostri partner un solido ecosistema formativo in ambito digitale, che aiuterà i ragazzi a diventare professionisti ancora più qualificati e competivi», commenta Mario Levratto, head of marketing & external relations di Samsung Electronics Italia. 72

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DI ALESSANDRA BIGOTTA

Blockchain per il tessile: gli esiti dello studio di fattibilità previsti a giugno Il Mise ha promosso uno studio sulla Blockchain applicata al tessile made in Italy, apripista per la possibile adozione di questa tecnologia nella filiera La Blockchain può salvaguardare l'unicità del made in Italy? Il Mise pensa di sì e infatti ha avviato uno studio di fattibilità, accogliendo la proposta di Smi di lavorare sulla tracciabilità della filiera tessile-abbigliamento. Inizialmente il Ministero aveva messo in conto un'iniziativa a più ampio raggio, ma poi il focus si è ristretto sul settore. Una delle sfide più pressanti è arginare la contraffazione, grazie al meccanismo del "registro condiviso". Con il supporto di Ibm, partner tecnologico del progetto pilota, è partita una prima fase di analisi, a cui è seguita una sessione di progettazione cooperativa insieme a una trentina di aziende, tra cui Comofil, Cotonificio Albini, Fratelli Piacenza, Linificio e Canapificio Nazionale, Ostinelli Seta, Tessitura Serica A.M. Taborelli, Tessitura Taiana Virgilio e Tintoria Finissaggio 2000. Il fine è condividere gli attuali processi produttivi e le relative problematiche, identificando le possibili soluzioni basate sulla tecnologia Blockchain: un primo esito dello studio si attende per giugno.

C.P. Company insieme a Certilogo Con lo smartphone è possibile verificare se un capo è originale e autentico. I clienti del marchio di abbigliamento C.P. Company possono d'ora in poi verificare tramite lo smartphone o dispositivi simili se un capo è originale e autentico: un'operazione che richiede pochi secondi. Questo grazie alla partnership firmata dal brand con Certilogo, piattaforma specializzata nei servizi di autenticazione digitale in base a criteri veloci e intuitivi. L'autenticazione è gratuita, disponibile in 10 lingue e accessibile da qualunque dispositivo digitale: l'utente deve semplicemente scansionare un QR code stampato su un'etichetta intelligente oppure inserire il codice sul sito certilogo.com, rispondendo ad alcune domande.

C.P. Company in corso Garibaldi a Milano (ph. A. Biondo)

A fine maggio torna il Basecamp di Salesforce al MiCo di Milano Un appuntamento a ingresso gratuito per scoprire le nuove frontiere dell'innovazione, ascoltare un panel trasversale di speaker e trarre spunti dall'Area Expo Gli ultimi trend in fatto di tecnologia e innovazione sono al centro di Salesforce Basecamp Milano, evento "free entry" in programma il 28 maggio al MiCo di Milano. L'edizione del 2018 ha visto più di 40 sessioni dedicate a queste tematiche, oltre 4.200 persone registrate e 32 storie di successo raccontate dai "Trailblazer" della società, artefice della piattaforma Crm numero uno al mondo. Tra gli speaker dell'evento di fine maggio Federico Della Casa e Paolo Bergamo, rispettivamente country leader Italia e svp & Gm Products di Salesforce, Federico Foschini (chief commercial officer di Automobili Lamborghini), Luca Danovaro (chief marketing officer di F.C. Internazionale Milano), lo chef stellato Massimo Bottura, Roberto Pagliara (presidente di Nicolaus Tour), Walter Rolfo (chairman e fondatore di Masters of Magic), Sabrina Corbo (co-founder e vicepresidente del Gruppo Green Network) e Veronica Benini (imprenditrice a capo di Spora). Numerosi gli sponsor, che spaziano da Accenture a Deloitte Digital e PwC, fino a Soprasteria, Tinext e Jakala, solo per citare alcuni nomi. Da non perdere l'Area Expo, per scoprire da vicino la piattaforma Customer Success di Salesforce, fare networking e visitare gli spazi B2C Room, Pmi & Startup Zone, Partner Room, Developer Zone, Expo Theatre, Industry Theatre e Industry Room. eBusiness

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A CURA DELLA REDAZIONE

Annakiki for Huawei: la collezione in cui confluiscono moda e intelligenza artificiale Debutto alla grande, con numerose celebrity, per un progetto unico nel suo genere, che unisce tecnologia e stile e che sarà commercializzato sul portale luisaviaroma.com: parte del ricavato servirà per sostenere i giovani talenti del fashion design Con una parata di vip al Superstudio Più di Milano è stata lanciata la prima collezione di abiti co-creata dal brand Annakiki e dall’intelligenza artificiale di Huawei. Anna Yang, creative director del marchio, ha disegnato i 20 capi della linea Annakiki for Huawei, che appunto sfruttano l'A.I. degli smarthphone Huawei P30 e P30 Pro, dotati della App Fashion Flair: quest'ultima, utilizzando la doppia unità di calcolo neuronale NPU, ha fornito ad Anna Yang il punto di partenza per progettare i modelli. Un'iniziativa sperimentale resa possibile dal lavoro di un team di sviluppatori italiani, che ha “educato” l’A.I., mostrandole migliaia di immagini della moda degli ultimi 100 anni e un set di scatti delle collezioni della fashion designer, che ha dichiarato: «Ho sperimentato qualcosa di mai fatto prima. Huawei

P30 e P30Pro sono diventati una fonte di ispirazione sempre disponibile, che mi ha permesso di lavorare in modo totalmente alternativo». Come canale distributivo per la linea Annakiki for Huawei è stato scelto il portale Luisaviaroma.com. Parte del ricavato della vendita verrà utilizzato per finanziare un progetto a supporto dei giovani talenti delle principali accademie italiane di Fashion Design. Molta curiosità intorno a una partnership così inedita e, infatti, alla serata di lancio le celebrity non si sono fatte attendere: a contendersi l'attenzione di fotografi e ospiti Luca Argentero, Kasia Smutniak, Filippa Lagerback, Miraim Leone e Noemi, insieme a esponenti del fashion system come Anna Dello Russo, Valentina Ferragni e Leonie Hanne, solo per citare alcuni nomi. (c.bo.)

1. Un'uscita della sfilata di lancio di Annakiki for Huawei al Superstudio Più di Milano: il progetto si inserisce del programma Humanly Possible, con cui l'azienda high tech racconta la propria idea di futuro 2. Rudy Zerbi fra gli ospiti dell'evento di debutto 3. La top model Nadège, 51enne in splendida forma 4. Valentina Ferragni 5. Kasia Smutniak 6. Anna Yang mostra insieme alle modelle i capi della collezione: la stilista, nata in una famiglia di sarti, ha fondato in Cina il marchio Annakiki sei anni fa ed è approdata alle passerelle della fashion week milanese

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DIRETTORE RESPONSABILE Marc Sondermann (m.sondermann@ebusinessmagazine.it) CAPOSERVIZIO Alessandra Bigotta (a.bigotta@ebusinessmagazine.it ) REDAZIONE Andrea Bigozzi (a.bigozzi@ebusinessmagazine.it) Elisabetta Fabbri (e.fabbri@ebusinessmagazine.it) Carla Mercurio (c.mercurio@ebusinessmagazine.it) Angela Tovazzi (a.tovazzi@ebusinessmagazine.it)

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