Fashion 24 2014

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Anno 45 | N°24 del 10.12.2014 | quindicinale | €. 5,50 | www.fashionmagazine.it

Il magazine di news, business e trend

Trend

Business Fatturati della moda la classifica delle top 50 italiane

Comunicazione Sempre più virtuale sempre più internazionale

Mapic Come si reinventa il retail real estate

Precollezioni donna 2015

Concept store Société Anonyme a Firenze

pronti per il 2015

Credito, Borsa e private equity in corsa per finanziare il made in Italy

Nella foto: Burberry Prorsum Pre-Fall 2015


LA MODA VIVE QUI. SPALANCATE GLI OCCHI.

NUTRITEVI CON LE NOSTRE PAROLE.

UTILIZZATE LE NOSTRE CORSIE.

RESPIRATE LA NOSTRA ARIA. FIUTATE L’ISPIRAZIONE.

DITE I LOVE YOU DITE I HATE YOU ASCOLTATE IL COLORE.

FIDATEVI DELLE VOSTRE IDEE.

RINNOVATEVI.

QUI SIETE LIBERI. QUI NULLA PUO’ FERMARVI.

NON LASCIATEVI SFUGGIRE NULLA. SOGNATE. RICOMINCIATE UN’ALTRA VOLTA. QUI SI RESPIRA.


premierevision.com 10 -12 febbraio 2015

Dedichiamo il salone a tutti i principali attori della moda, riunendo a Parigi, sotto il marchio Première Vision tutti i savoir faire:



Sommario

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n°24

10 DICEMBRE 2014 www.fashionmagazine.it

L’Editoriale

NEws 10 Prada: un 2014 «impegnativo» 11 Milano Moda Uomo: il calendario 13 Furla rilancia sull’uomo

BUsINEss 14 Credit Crunch

Banche, con le imprese un approccio tailor made In copertina Burberry Prorsum Pre-Fall 2015 Courtesy of Burberry

16 Capitale di rischio

Borsa e private equity: è il momento giusto?

24 29 swarovski

L’Italia? «Noi ci crediamo» 30 Miroglio Textile

Un mondo di innovazioni

20 Chi sale e chi scende

Fatturati della moda a confronto

31 Digital fashion

E-tailer made in Italy 22 Comunicazione online

La pubblicità corre sul web 24 Pianifcazione Adv

32 Mapic

Il diktat è reinventarsi 36 Modaprima

Sempre più globale, sempre più virtuale

Prezzi giusti e fessibilità 37 Maredimoda

28 Trussardi

La rivoluzione hi-tech

Torna la linea Jeans

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Sommario

n°24

10 DICEMBRE 2014 www.fashionmagazine.it

48 38

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TrEND

PErsoNE

38 store to watch

Firenze: Société Anonyme

40 Advertising fall-winter 2014/2015

Back to the future

46 Cronaca di una rinascita

Alessandro Dell’Acqua: tra N°21 e Rochas

47 Carriere

44 Anticipazioni

48 Dieci domande

45 Brand to watch

49 Bloc notes

Francesca Mambrini

Pre-fall 2015

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50 Get together

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l’editoriale

Marc Sondermann

Direttore

Gli strumenti per ripartire

L

numero dell’anno si presta a bi’ ultimo lanci e previsioni. A una foto di gruppo

del nostro settore. Che sappia essere, per quanto possibile, al contempo riepilogativa e proiettata nel futuro. Partiamo dunque dallo stato dell’arte. Il mood che si evince parlando del mercato domestico con negozianti, imprenditori e operatori di moda è che la crisi sia finita. Ma la ripresa stenta ad arrivare. Più che essere sospesi in una specie di limbo, ci siamo attestati su un nuovo livello zero. Dati alla mano, l'apparente fase di calo continuo è ormai terminata. La domanda di abbigliamento sembra essersi assestata, in Italia, al di sotto di ciò che era normale fino a qualche anno fa. Ma - ed è questa la novità positiva - da lì non si scende più. Dà, invece, primi segnali di disgelo. I fatturati, dunque, ci sono. D’altro canto i consumatori si sono abituati ad acquistare in maniera più mirata, tenendo in piena considerazione anche tutti i canali alternativi, dagli outlet alle vendite private online. In questo panorama variegato, il dettaglio multimarca tiene, ma a due condizioni. La prima è che il contenuto moda sia fresco, originale, veramente al passo con i tempi. La seconda è che l’offerta merceologica sia sufficientemente ampia all'interno del proprio segmento di riferimento. Entrambe, insieme, connotano un quadro competitivo straordinariamente selettivo. Le stesse aziende di moda, che su questo mercato si affacciano, devono

eccellere in duplice maniera. Sapendo dapprima puntellare il proprio posizionamento con investimenti di prodotto, precisi ed efficaci. E comunicando, in un secondo momento, in maniera intelligente ed efficiente. È a proposito di questi aspetti strategici che Fashion intende fare un po’ di luce. Dal punto di vista degli investimenti, spiegando quali opzioni di finanziamento esistono, oggi, per chi il mercato lo sa prendere di petto. In tempi di tassi bassi, non è affatto vero che i rubinetti del credito siano destinati a rimanere chiusi per sempre. Anzi, come spiegano a Fashion alcuni dei player bancari più importanti del Paese, gli stessi istituti finanziari si stanno evolvendo per comprendere e intercettare meglio le esigenze di un settore costellato più che mai da una galassia di piccole e medie imprese. Che, aggiungiamo noi, dal canto loro trovano un interessamento mai visto prima da parte sia dei fondi di private equity, sia dello stesso mercato azionario. Dal punto di vista della comunicazione, il quadro si è invece negli ultimi anni notevolmente complicato. Oltre all’avvento dell’online in tutte le sue varianti, le aziende del made in Italy, anche le più piccole, si affacciano ormai su un mercato globale. In cui bisogna conoscere bene i media di una miriade di Paesi, con cui coltivare i rapporti. Anche a questo proposito abbiamo raccolto una serie di indicazioni che ci auguriamo possano essere utili. Oltre che di buon auspicio per il 2015.

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news in primo piano

Il nuovo store Prada nella Goetheplatz di Francoforte: mille metri quadrati interamente dedicati al menswear

bilanci

Un 2014 «più impegnativo» delle attese per Prada. -28% l’utile Nei nove mesi terminati il 31 ottobre, il Gruppo Prada ha mantenuto sostanzialmente stabili i ricavi a 2,55 miliardi di euro (-0,9% a cambi correnti e +0,5% a valute costanti). Il canale retail, in particolare, ha totalizzato 2,17 miliardi di fatturato (-0,5%), mentre il wholesale ha registrato un -3,7%. A livello di mercati, nelle vendite dirette spicca il +6% realizzato negli Usa, il +8% in Giappone e il +9,8% nel Medio Oriente. L’Europa registra invece un calo dell’1,8% e l’Asia-Pacifco arretra del 4,3%. Quanto ai brand in portafoglio, Prada mostra una lieve fessione (-1,5%), mentre crescono Miu Miu (+3,9%), Church’s (+13%) e Car Shoe (+7,6%). «I margini - spiegano dal gruppo - sono stati condizionati dall’andamento dei ricavi, che non ha consentito di assorbire i maggiori costi per l’ampliamento della rete distributiva (64 nuove aperture in un anno, ndr)». L’ebitda a nove mesi è sceso da 821 a 681,7 milioni di euro (-17%) e l’utile netto è passato da 440,9 a 319,3 milioni (-27,6%). Il terzo quarter registra un calo dei proftti del 44% a 74,5 milioni di euro. La media degli analisti interpellati dall’agenzia Bloomberg aveva stimato utili pari a 108,6 milioni, mentre gli esperti di JP Morgan prevedevano il raggiungimento di 112 milioni. Prada, come spiegano gli analisti, si trova a scontare un calo della domanda in Asia-Pacifco, condizionata dalla politica anti-corruzione del governo cinese (contraria alla pratica del “gifting”) e dalle perduranti proteste pro-democrazia a Hong Kong. L’ex colonia britannica, secondo stime, pesa per il 10% dei ricavi totali del gruppo guidato da Patrizio Bertelli. In più è in contrazione la spesa dei turisti in Europa. «Prada ha un numero insuffciente di nuovi modelli di borse, nel range di prezzo 1.000-1.500 euro», criticano dalla Sanford C.Bernstein. I risultati sono stati una «grande sorpresa negativa» per Exane Bnp Paribas. Bertelli ha ammesso che il 2014 si sta dimostrando un periodo più impegnativo del previsto. «Oltre alla persistente complessità del contesto economico internazionale - ha detto - il lusso sta attraversando una fase di assestamento, i cui contorni non sono ancora del tutto defniti». «Siamo positivi sulle prospettive di crescita di medio termine - ha continuato Bertelli - ma siamo anche coscienti del crescente livello di complessità del mercato». «Stiamo lavorando - ha concluso - anche per rendere la struttura più effciente e per migliorare la performance operativa dei nostri negozi, in modo da assicurare al gruppo di perseguire livelli soddisfacenti di profttabilità». (e.f.) 10

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new opening

Via della Spiga dà il benvenuto a Tory Burch La location è di primo piano: 450 metri quadrati in via della Spiga 7. È nel cuore del Quadrilatero della moda che Tory Burch ha scelto di aprire il suo primo punto vendita a Milano, il secondo in Italia dopo quello di Roma. «Siamo molto emozionati per questo opening - commenta la stilista Tory Burch - che consolida la presenza in Italia, uno dei mercati chiave per la nostra espansione in Europa». Il fagship, che è stato inaugurato durante il ponte dell’Immacolata, si trova a pochi passi dagli headquarters della griffe in via Senato e si sviluppa su due piani raccogliendo l’intera collezione del brand, con prêt-à-porter, calzature, pelletteria, accessori, bijoux, arredo, orologi, profumi e bellezza. Il marchio Usa, che nel 2014 ha festeggiato i 10 anni dalla fondazione, ha pensato a una boutique dall’atmosfera intima, upper class, con dettagli femminili, in piena sintonia con il suo stile che ha conquistato il pubblico femminile americano e non solo. Lo store di Milano rientra in una serie di aperture retail nel Vecchio Continente: in primavera verrà inaugurata anche una boutique a Parigi, che si aggiungerà a quelle già attive di Roma, Londra, (an.bi.) Monaco di Baviera e Istanbul.


news in primo piano

BRITISH FASHION AWARDS

Il riscatto di John Galliano: Anna Wintour veste Maison Martin Margiela A tre anni di distanza da quel tristemente famoso “I love Hitler”, John Galliano è tornato in pubblico nella sua nuova veste, quella di direttore creativo di Maison Martin Margiela. L’occasione sono stati i British Fashion Awards di Londra, dove lo stilista di Gibilterra ha avuto il compito di consegnare il premio alla carriera ad Anna Wintour. Un’uscita pubblica signifcativa, perché i media di mezzo mondo hanno riportato l’immagine dell’ex designer di Dior con il potente direttore di Vogue, che per l’occasione ha deciso di indossare proprio un outft della griffe nell’orbita dell’italianissima Otb. Una scelta dalla doppia valenza: da un lato la defnitiva “riabilitazione” di John Galliano - che al personaggio sopra le righe ante 2011 oppone un’immagine più sobria, con capelli corti e look epurati da ogni eccesso - e dall’altro un imprinting positivo per il nuovo corso di Maison Martin Margiela, il cui esordio è atteso per gennaio, durante l’haute couture parigina. (a.t.)

a pag. 20-21

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Molte sorprese nella Top 50 delle fashion company italiane. Boom di ricavi non tra i soliti noti, ma tra le aziende sotto i 200 milioni di fatturato

La sflata primavera-estate 2015 di Prada, gruppo al vertice della Top 50 di Fashion

MILANO MODA UOMO

Attesa per Brioni e Burlon, Tra i giovani on stage Pellizzari e Stella Jean Tante novità nel calendario di Milano Moda Uomo, in programma dal 17 al 20 gennaio. Come il ritorno in passerella di Brioni (nella foto). Lo show è previsto il 19 gennaio 2015 alle 20, preceduto da un altro debutto di stagione, quello di Marcelo Burlon County of Milan. Ancora, le sflate di Stella Jean e Christian Pellizzari. Secondo quanto risulta a Fashion, sono 42 i déflé previsti, spalmati su quattro giorni. Il compito di inaugurare la kermesse spetterà come al solito a Corneliani e a Ermenegildo Zegna, mentre tra le sflate manca all’appello Z Zegna: sei mesi fa era in trasferta a Pitti mentre questa stagione dovrebbe solo presentare la collezione. Anche Iceberg rinuncia alla pedana per una presentazione, mentre Andrea Incontri trasloca a Firenze, dove è in agenda un evento. On schedule spicca Dsquared2. Per festeggiare i primi 20 anni, il marchio ha in programma un evento venerdì 16 gennaio all’Hangar Bicocca, preceduto dalla sflata autunno-inverno 2015/2016. Una scelta che pone fne ai rumors che davano il brand pronto a traslocare a London collections: men. (an.bi.) 10_12_2014

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news in primo piano TrimesTrale con segno meno per abercrombie Nel terzo trimestre terminato il 2 novembre, il retailer americano Abercrombie & Fitch ha subito un calo dei ricavi del 12% a 911 milioni di dollari, a causa delle deludenti performance sia in madrepatria sia all’estero, soprattutto in Europa. Anche il margine lordo è diminuito con l’intensifcarsi delle attività promozionali, passando dal 62,2% al 61,4%. Per la fne dell’esercizio il management ha ridotto le stime dell’utile per azione, dal range di 2,15-2,35 dollari precedentemente annunciato all’intervallo 1,50-1,65 dollari. Questo nell’ipotesi in cui il turnover degli ultimi tre mesi si riduca del 5%-9%.

FURLA

ZEGNA

Il rilancio dell’uomo a Pitti, la nuova sede milanese, l’intesa con Mario Testino

Lo spin off immobiliare (forse pre-quotazione) e i nuovi assetti di Z Zegna

Non un semplice marchio di borse e accessori, ma un premium lifestyle brand: per ribadire questo messaggio, Furla si affda a una campagna di comunicazione ad ampio raggio, frmata da un grande dell’obbiettivo come Mario Testino (nella foto, il backstage con Anja Rubik, copyright Barwerd van der Plas) e rivolta a tutti i media, tradizionali e non. Del resto, l’azienda annuncia che nel 2015 triplicherà gli investimenti in marketing. Il nuovo anno porta con sé novità su tutti i fronti: il rilancio delle proposte maschili con un evento a Pitti Uomo il 14 gennaio, l’opening di fagship in piazze importanti come New York (sulla Fifth avenue), Vienna e Madrid - ma in scaletta c’è anche il restyling del punto vendita milanese di piazza Duomo -, più licenze, l’acquisizione di una piattaforma operativa in Toscana per creare in esclusiva i prodotti Furla e, non ultimo, un trasloco degli headquarters milanesi nell’ex Palazzo Ricordi di via Berchet 2. Qui Furla occuperà una superfcie di circa 3mila metri quadri su cinque livelli. Fra il 2010 e il 2013 il fatturato della casa di moda (presente in 100 Paesi con oltre 350 monomarca, più un migliaio tra boutique multimarca e department store) è passato da 157 a 228 milioni di euro, con prospettive «incoraggianti e in linea con le aspettative» per il 2014. (a.b.)

Zegna è pronta a uno spin off immobiliare, che sfocerà nella creazione della Ermenegildo Zegna Real Estate, controllata da Zegna Holding. Una newco nella quale confuiranno terreni e immobili con un patrimonio netto contabile pari a 75 milioni di euro e un valore superiore ai 100 milioni. Un’operazione che in molti hanno catalogato come un primo passo verso la quotazione del gruppo con quartier generale a Trivero, nel biellese, anche se l’amministratore delegato Gildo Zegna (nella foto) ha gettato acqua sul fuoco, limitandosi a parlare di un processo di «razionalizzazione», per concentrarsi sul core business manifatturiero e commercialedistributivo della società. «Con la vecchia impostazione - ha affermato - si determinava un allungamento della catena decisionale, con un sovraccarico organizzativo». Si è parlato di Zegna anche a proposito delle novità relative alla collezione Z Zegna: dal prossimo autunnoinverno 2015/2016 sarà un ex Jil Sander, Francesco Muzi, ad affancare Murray Scallon nella realizzazione della collezione. Muzi prende il posto di Paul Surridge, che a sua volta, prima di entrare in Z Zegna due anni fa, aveva lavorato per Jil Sander. Allo scorso Pitti Uomo era stato annunciato il rilancio della collezione, che dalla primavera-estate 2015 incorpora la Zegna Sport, di cui si occupava Scallon. (a.b.)

sTuarT WeiTzman nel mirino di coach e broWn shoe Già dalla scorsa estate si sa che il fondo Sycamore Partners ha incaricato Citigroup e Goldman Sachs come advisor per valutare la vendita del marchio di calzature Stuart Weitzman, entrato in portafoglio lo scorso aprile con l’acquisizione della controllante Jones Group. Ora pare che tra gli interessati ci siano il marchio di accessori del lusso accessibile Coach, il retailer di calzature Brown Shoe Company e una società del private equity. Quanto alla valutazione dell’azienda in vendita, si parla di una cifra che oscilla tra 1.000 e i 600 milioni. E che siano state scartate le proposte che valutano la Stuart Weitzman meno di 10 volte l’ebitda.

roberTa di camerino Torna alla ribalTa con un nuovo proprieTario Il fondo di private equity United Trademark Group, creato nei primi anni Ottanta e operativo in Europa, America e Asia, ha acquisito Roberta di Camerino, marchio che non ha bisogno di presentazioni e che aveva già tentato un rilancio nel 2008, quando era stato rilevato dal Gruppo Sixty. Sulla carta, le chance per una “seconda vita” ci sono: un brand iconico, fondato nel 1945 da Giuliana Coen, una produzione made in Italy tuttora affdata a esperti artigiani. All’attuale amministratore delegato, Ercole De Cesare, vengono affancati Yuexi Pan e Cedric Devroye.

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business finance creditcrunch

Andrea Pompilio

Veri o falsi i tagli ai prestiti? La parola ai banchieri, che allontanano l’accusa di credit crunch e per rinsaldare la relazione con le imprese puntano ad adottane la mentalità. Così le banche prendono lezioni di moda da Smi, Pitti, Assocalzaturifici e Camera Moda. E sullo sfondo gli ultimi bollettini economici che prevedono che il problema del finanziamento rallenterà di Andrea Bigozzi

Prada

Banche, con le Imprese un approccio taIlor made

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n questi ultimi anni le relazioni tra le banche e le imprese sono diventate complice la crisi - sempre più ìpericolose”. Con aziende e imprenditori che accusano gli istituti di credito di non concedere loro prestiti e, così facendo, di frenare la tanto attesa ripresa. E con le banche che, dal canto loro, replicano di fare già il massimo e di doversi attenere ai rigidi parametri imposti dall’Europa, da molti considerati vere e proprie regole anti-credito. Tuttavia, potremmo essere vicini a una risoluzione in chiave positiva di questo rapporto conflittuale, specie nel settore della moda. E non solo perché Banca d’Italia intravede segnali di attenuazione per il credit crunch, come indicato dagli ultimi bollettini economici di Palazzo Koch, che citano «i sondaggi più recenti presso le imprese» e prevedono che nel 2015 il problema del finanziamento allenterà la presa (ma la contrazione dei prestiti, pur attenuandosi, proseguirà). Altro segnale che inizia a rischiarare il difficile quadro del credito sono gli ultimi dati presentati dall’Abi-Associazione Bancaria Italiana, secondo cui nei primi 10 mesi dell’anno i nuovi finanziamenti fino a 1 milione sono tornati positivi, seppure con una percentuale minima (+0,2%). Parla di un ritorno al segno più, ma non prima di un paio d’anni, anche Ernst & Young, che prevede nella Penisola una crescita dei prestiti alle aziende del 3,6% nel 2016. L’altra novità è che il mondo della finanza ha deciso di conquistare la fiducia delle aziende del tessile-moda, affiancandole con tutti gli strumenti necessari, in maniera dedicata e struttu14

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credit crunch: il peggio è passato, ora il credito può ripartire Prestiti bancari alle società non fnanziarie* 6

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* Variazione percentuale Fonte: elaborazione Fashion, su dati di Bankitalia

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rata. Come dire: un servizio su misura. Gianfranco Di Natale, direttore generale di Smi-Sistema Moda Italia, è ottimista: «La maggior parte delle imprese - dice - si sta riorganizzando e chiede alle banche sostegno, specie nell’internazionalizzazione. I grandi istituti di credito sono d’accordo e per favorire la riorganizzazione delle 50mila aziende del settore tessile-moda made in Italy offrono una rete di protezione specifica, che abbraccia tutta la filiera produttiva da monte a valle. Unicredit (che già finanzia il settore con circa 4 miliardi di prestiti) punta a diventare la ìbanca


parte». Gli intermediari finanziari sono quindi chiamati ad acquisire quella mentalità d’impresa che è propria dei loro principali interlocutori. Ma una conoscenza ìglobale” del fare impresa attualmente non è più sufficiente, ci vuole sempre più focalizzazione. Per questo gli istituti di credito si sono impegnati a ridisegnare la loro presenza sul territorio e a portare avanti un approccio più ìcustomizzato” ai diversi settori di business. Un esempio lampante in tal senso è Intesa Sanpaolo, che nelle ultime settimane ha rifondato la propria struttura organizzativa in questa chiave. Tra le novità più significative del nuovo assetto, disegnato dal d.g. Gaetano Miccich•, la ri-fondazione della divisione Corporate & Investment Banking con i gruppi industriali che fanno parte dell’area, non più suddivisi per area geografica o dimensione del fatturato, benFabio Tamburini sì per settore: quello luxury & Unicredit Banca consumer goods dispone di un team ad hoc, competenze Le logiche del credito tradizionale sono dedicate e un budget specifico , che nel 2015 sarà investito in superate: • tempo di una lunga serie di partnership entrare nella vita delle e iniziative, comprese quelle aziende

della moda” e, dopo l’accordo del 2013 po». Musica per le orecchie di molti imcon il Centro di Firenze per la Moda prenditori (magari fautori di start up) Italiana, quest’anno ha siglato un’alleche, nonostante le potenzialità del loro anza anche con Smi e la Camera Nazioprogetto, non possono consolidarsi ed nale della Moda Italiana. L’obiettivo esprimersi sul mercato, perché si vedodelle partnership con le istituzioni di no negare i finanziamenti dalle banche settore, prima ancora che un risultato a causa delle loro dimensioni limitate, numerico, ne insegue uno qualitativo: si mentre per le grandi aziende, anche parte dal finanziamento quelle meno innovative, i delle filiere sul territorio, le associazioni di rubinetti restano sempre per arrivare all’affiancaaperti. In effetti uno degli mento strategico delle moda collaborano obiettivi delle alleanze aziende più dinamiche, a certifcare tra Unicredit e le orgapassando per il potennizzazioni del fashion è ziamento di competenze qualitativamente le anche quello di arrivare come creatività, marke- aziende del settore a una sorta di “certifica-

Gli istituti di credito per venire incontro alle imprese studiano soluzioni ad hoc per le aziende del made in Italy (nella foto, a sinistra, produzioni Nero Giardini, a destra Bulgari)

In alto, da sinistra, Federico Ghizzoni (Unicredit), Jane Reeve e Mario Boselli (Cnmi), Claudio Marenzi (Smi) durante la conferenza stampa di presentazione dellÕalleanza tra lÕistituto di credito e le associazioni di settore

ting e comunicazione zione” di categoria, che posattraverso formazione, sa supportare l’artigiano Marco Perelli-Rocco fiere ed eventi. «La sfisub-fornitore di una grande Intesa Sanpaolo da è culturale, più che casa di moda o il designer economica - osserva Dobbiamo parlare in ascesa nei rapporti con Fabio Tamburini, sela stessa lingua dei clienti. la banca. In attesa c’è anche nior advisor corporate chi fa da sè. «L’esperienza Per questo • necessario di Unicredit Banca - il innalzare la competenza diretta del settore - sottolinostro istituto ha già nea Tamburini - è una delle sul settore superato da tempo logiparti più complesse del noche del credito tradiziostro lavoro, ma è possibile nale, legate alla mera lettura dei bilanci, grazie alla nostra conoscenza del tere ha scelto di entrare nel merito della ritorio e alla presenza internazionale. vita aziendale, valutando e prendendo Oggi una banca che non ha contenuti, parte direttamente a progetti di svilupma solo prodotti, non va da nessuna

con Altagamma e Decoded Fashion di Pitti Immagine. «Sempre di più l’obiettivo di chi fa il nostro lavoro è quello di parlare la stessa lingua dei clienti», fa il punto Marco Perelli-Rocco, head of luxury and consumer goods e responsabile della relazione con tutti i principali gruppi industriali della moda e del lusso per il gruppo bancario. «Da noi - prosegue - la specializzazione settoriale inizia con la formazione dei dipendenti». Che, tradotto nella pratica, vuol dire che gli imprenditori continuano a lamentare un difficile accesso al credito, eccessive garanzie richieste e i tempi lunghi per 10_12_2014

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business finance chiudere le pratiche. Le banche, che devono comunque rispettare le loro regole e algoritmi, rispondono incrementando consulenza e formazione, in modo che l’attività di impresa si configuri in maniera tale da generare quel flusso di cassa in grado di garantire il credito. «Abbiamo erogato credito in misura considerevole negli ultimi anni, tenendo presente che le aziende della moda - sottolinea Perelli-Rocco - hanno meno problemi di liquidità rispetto a quelle di altri settori. Spesso, più che di finanziamenti tradizionali, hanno bisogno di consulenza per vincere la sfida della crescita dimensionale e dell’internazionalizzazione. Possiamo finanziare un piano di aperture retail, ma con l’advisory possiamo anche aiutare il cliente nella ricerca di nuovi partner. Per questo dobbiamo innalzare il livello di competenze sul settore e prevedere servizi mirati per le aziende». L’approccio tailor made alle aziende di moda e più in generale alle Pmi del made in Italy è diventato un cavallo di battaglia per le banche, e la riprova arriva anche dal gran ritorno del tema dell’accesso al credito nelle campagne pubblicitarie dei gruppi finanziari, che negli ultimi anni avevano trascurato questo aspetto nelle loro comunicazioni. In queste settimane non è raro imbattersi in spot o affissioni di banche in cui i testimonial sono sarti e calzolai. Del resto, sono i numeri a dimostrare che il settore moda si merita le attenzione del credito. Secondo i dati predittivi di Smi-Sistema Moda Italia, il 2014 vedrà per la prima volta dal 2008 un segno positivo: la crescita per il comparto prevista è del 3,6%, per un valore complessivo che supererà i 52 miliardi. Ce n’è abbastanza perché gli istituti di credito continuino a supportare i player, anche più piccoli, della filiera del tessileabbigliamento-accessori. In occasione dell’ultimo convegno di Assocalzaturifici che si è svolto a novembre a Firenze, Massimo Viola, a.d. di Monte dei Paschi di Siena, ha annunciato l’alleanza per aiutare le aziende del comparto a internazionalizzarsi: «Stiamo lavorando a un progetto per finanziare la filiera, che prevederà non solo offerta di credito ma anche accompagnamento all’internazionalizzazione e aumento dell’equity che può sostenere l’impresa». Insomma, per il made in Italy le banche non offrono solo la stampella dei soldi, ma finanza per crescere. Per tutti è arrivato il momento di spingere sull’acceleratore. n 16

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capitale di rischio

Borsa e private equity: è il momento gIusto? Le due opzioni restano un’alternativa al credito bancario per supportare i piani di crescita delle aziende. Ma a certe condizioni di Elisabetta Fabbri

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i avviamo a chiudere un 2014 interlocutorio, con i titoli della moda a prezzi scontati (-28% la performance di Cucinelli in Borsa da inizio anno, -21% Ferragamo, -25% Moncler, -40% Tod’s, -40% Yoox) e aziende che, dopo la decisione di sbarcare a Piazza Affari, hanno fatto un passo indietro (vedi la cosmetica di Intercos) o rimandato al 2015 (vedi il retailer di abbigliamento Ovs), in attesa che tornino i compratori sul settore. Se si guardano le acquisizioni del private equity, invece, gli investimenti aumentano. In base alle statistiche elaborate in esclusiva per Fashion da Aifi - Associazione italiana del private equity e venture capital, nel primo semestre 2014 le operazioni che hanno interessato moda e lusso nel nostro Paese sono state 12, contro le 8 dello stesso periodo del 2013, per un ammontare di 366 milioni di euro (da 114 milioni). Il segmento, come numero di operazioni, rappresenta una quota dell’8,6% del mercato del private equity (dal precedente 5%) e del 19,4% in valore (dall’8,1%). Le aziende target? «Da gennaio a giugno sono state quelle che in media hanno un fatturato di 42 milioni di euro e 120 dipendenti», dicono dall’associazione, precisando che l’investimento è stato mediamente di 48 milioni. Il fashion&luxury è andato in controtendenza, visto che le operazioni totali nei sei mesi sono scese a 139 (-13,7%). Il

Marco Palmieri Piquadro

LÕItalia • il bacino di brand del lifestyle per eccellenza. Chi vuole investire in questo settore deve passare di qui


spettato l’arrivo di investito di advisor e avvocati tori esteri, «a patto che le d’affari. «Essere chiari aziende sotto osservazione sugli obiettivi - raccopresentino determinati remanda il ceo di Piquadro Diego Selva quisiti». «Il mercato italia- è fondamentale. A volte BofA Merrill Lynch no del lusso - ha spiegato l’imprenditore fissa target - ha performato bene fino aggressivi per strappare il In futuro tenderemo prezzo più alto, ma questo a maggio. Nella seconda a focalizzarci sui marchi metà dell’anno ha rallentapuò compromettere i rapche investono nei canali to, a causa di alcuni fattori porti reciproci nel periodigitali tra cui una limitata esposido di co-gestione: meglio zione su online e digital e il vendere a una cifra più rallentamento del turismo da Russia e bassa e giocarsela sul premio in uscita». Cina. In futuro tenderemo a focalizzarci E se la società d’investimenti apporta su marchi che investono anche sui cadenaro in cassa, ordine e disciplina, annali digitali, come veicolo di crescita ed che l’imprenditore conserva un ruolo espansione». «Moda e lusso sono stati chiave. Non solo nella direzione creatiben valutati, a volte anche troppo, fino a va (che potrebbe perdere solo se vende qualche mese fa e oggi scontano l’effetto la maggioranza) ma anche in termini di opposto - dice Marco Palmieri, fondacontinuità e di expertise nella gestione tore dell’azienda di pelletteria Piquadi una Pmi. «Quando manca questa figudro, quotata a Milano dall’ottobre 2007, ra e bisogna ricostruire la struttura da e a capo della società d’investimenti Pizero - precisa il numero uno di Piquadro qubo -. Ma quanto sta succedendo capi- il turnaround ha scarse probabilità di ta ciclicamente». Al di là della volatilità riuscita». Ma oggi i fondi hanno la lidel mercato azionario, l’apertura del quidità per procedere con nuove acquicapitale a una società di private equity sizioni nel made in Italy? «Il problema permette di reperire capitali più veloforse è che mancano gli imprenditori cemente che attraverso il listing. Nelle che vogliono vendere o le aziende vestime di Palmieri, vanno messi in conto ramente interessanti - risponde -. Cercirca sei mesi a partire dalla due dilito è che l’Italia è il bacino di brand del gence ed è bene tener presente che l’olifestyle per eccellenza: chi vuole fare biettivo del fondo, in media, è rimanere investimenti in questo segmento deve nel capitale per cinque anni. «L’imprenpassare per il nostro Paese. Per l’hi-tech ditore - allerta Palmieri - deve capire si va in California». che prima o poi il fondo se ne andrà. A quel punto poevoluzione degli investimenti di private equity trebbe arrogarsi il diritto di nel settore moda e lusso vendere anche il pacchetto rimasto in mano al fondaNumero Valore % sul tot. % sul tot. tore, a prescindere dal fatto operazioni (Euro Mln) (numero) (valore) che sia o meno socio di maggioranza. Questo in base a 2006 4 141 1,4% 3,8% meccanismi di co-vendita 2007 8 1.428 2,6% 34,0% spesso fissati alla stesura 2008 9 257 2,4% 4,7% dell’accordo». Anche la exit 2009 6 229 2,1% 8,8% strategy di solito è decisa 2010 4 14 1,4% 0,6% per contratto. La trasparen2011 7 334 2,1% 9,3% za è fondamentale e quando 2012 9 666 2,6% 20,6% si comincia a prendere in 2013 16 179 4,3% 5,2% considerazione l’ingresso di 1° sem. 2014 12 366 8,6% 19,4% un partner come il private Totale 75 3.614 2,1% 12,1% equity è bene, secondo PalFonte: AIFI-PwC mieri, avvalersi del suppor-

La sflata Versace springsummer 2015. In febbraio nel capitale della Medusa è entrato il fondo Blackstone

valore è salito del 34,3% a 1,89 miliardi, grazie ai soggetti esteri (51% del totale). il lusso rallENta iN borsa, Ma PassErÀ

Per quelle aziende che stanno valutando modalità di finanziamento alternative al credito bancario meglio il private equity o un’Ipo (Initial public offering)? In realtà un’ ipotesi non esclude l’altra e spesso la prima è propedeutica alla seconda. Meglio, nella valutazione, non farsi condizionare troppo dalla volatilità dei prezzi sul mercato azionario. E ascoltare esperti come Diego Selva, head of Investment Banking Italy di Bank of America Merrill Lynch che allo scorso Milano Fashion Global Summit ha pro-

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business finance la forMazioNE PEr caMbiarE MENtalitÀ

Una classifica di brand allettanti (vedi in basso) è stata compilata di recente dalla società di ricerche ICM Research con Legalcommunity.it. Gli esperti hanno esaminato 1.002 aziende italiane delle 3F (fashion, food e furniture) con ricavi tra i 30 e i 300 milioni di euro a livello non consolidato, per le quali il marchio rappresenta un vettore critico di sviluppo. Ne sono emerse 21 imprese della moda, che si sono distinte negli ultimi anni per eccellenza economica (crescita di fatturato e redditività) e marketing (forza e potenziale sviluppo del brand). Tenendo conto del valore economico del marchio, in vetta c’è Liu Jo, seguita da Canali e da Roberto Cavalli. Fabiana Filippi si colloca in coda però ottiene il maggiore brand equity score (indicatore di forza, potenzialità e rischi connessi al marchio).

Un altro gruppo di società potrebbe attrarre presto l’attenzione di investitori italiani e stranieri. Sono quelle selezionate da Borsa Italiana per il progetto di formazione Elite. «Un modello in grado di supportare le imprese a crescere, internazionalizzarsi e aprire il capitale», lo definisce Raffaele Jerusalmi, ceo di Borsa Italiana. Ma anche «un programma a sostegno del cambiamento culturale e organizzativo delle aziende, che offre la possibilità di inserirsi in un’unica community internazionale», secondo Luca Peyrano, responsabile primary market. Fra le 31 new entry annunciate in novembre si contano, nel fashion, Golden Goose, Antony Morato, Piazza Italia e le Pelletterie Bianchi e Nardi. Passati due anni e mezzo dal lancio e superata la vetta dei 200 ammessi (di 16 diversi settori), Elite ha prodotto questi risultati: 15 Ipo allo studio e una realizzata (TechValue, sul mercato alternativo del capitale Aim), 13 operazioni di private equity, 10 minibond emessi (vedi box a lato) e 35 attività di M&A e joint venture. Viene da pensare che probabilmente sentiremo ancora parlare di collocamenti e deal con gli investitori nel can pitale di rischio.

I brand italiani più appetibili per valore economico del portafoglio marchi Liu Jo 111,8 Canali 106,2 Roberto Cavalli 96,6 Furla

Ciro Paone (Kiton) 44,7 Betty Blue 42,6

42,6

BBB (Boggi e Brian & Barry) 32,8 Braccialini

96,2 Capri (Alcott)

29,5

66,7

Harmont & Blaine 29,3

65,8

Essedi (Antony Morato) 26,6

Imap Export (Original Marines) Vitale Barberis Canonico 51,2 Corneliani 50,4 Imperial

Primadonna 25,6 Arcadia (Dondup) 25,5

più Borsa e più bond, anche “mini”

l

l Rapporto sulla stabilità fnanziaria, pubblicato in novembre dalla Banca dÕItalia, rileva che sono sempre meno le aziende che chiedono prestiti alle banche e sempre di più quelle che si rivolgono direttamente al mercato. Per esempio decidendo di andare in Borsa: nei primi nove mesi del 2014 si contano 18 nuove quotazioni (il livello più alto dal 2007), in gran parte realizzate sul mercato Aim (Alternative investment market) di Borsa Italiana. In più le imprese hanno fatto ricorso alle emissioni obbligazionarie per 21 miliardi di euro. Una cifra inferiore ai volumi degli anni passati, anche se il numero di società che hanno collocato obbligazioni per la prima volta è aumentato del 60% rispetto alla media annuale calcolata nel quinquennio 20092013. Un recupero che benefcia degli effetti dell’introduzione (a fne 2012, con il decreto Sviluppo) dei minibond, che agevola le emissioni da parte delle imprese non quotate. A oggi, come riporta Bankitalia, si contano 57 collocamenti in taglia “mini”, per un ammontare di 7 miliardi.

Crivelli 47,4

Baldinini 46,8

Fonte: ICM Research con Legalcommunity.it Dati in milioni di euro

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44,7

rapporto Bankitalia

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25,2 Giorgio Fedon & Figli 22,7 Fabiana Filippi 22,0

In alto, un recente store Harmont & Blaine a Mosca. In ottobre il 35% del capitale del brand è stato rilevato dal fondo Clessidra. Accanto, un look Antony Morato: il marchio è fra le new entry di Elite e nella classifca dei brand più appealing di ICM Research



business anaLISI

Chi SALE e chi SCENDE fatturati della moda a confronto

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Sotto osservazione i ricavi annuali delle maggiori aziende italiane di abbigliamento e accessori e le relative performance. Tra le “lepri” alcuni grandi del lusso ma anche imprese small size a cura della redazione

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n attesa che le aziende italiane della moda discutano il bilancio 2014 - che dovrà scontare “imprevisti” come la crisi Europa-Russia, le tensioni a Hong Kong, il rallentamento cinese e, non ultima, la recessione in Giappone - Fashion pubblica la classifica delle 50 maggiori società italiane, attive nell’abbigliamento e accessori (eyewear escluso), in base al fatturato 2013. prada e gucci sopra i 3 miliardi di euro

Prada spicca, al vertice, con ricavi che sfiorano i 3,6 miliardi di euro, in aumento del 9% rispetto al 2012. Una crescita sostenuta - e per il quarto anno consecutivo, nonostante «il quadro macroeconomico complesso e l’euro forte» - che il management spiega con l’espansione nel mercato mondiale dei beni di lusso e «una presenza retail nelle location internazionali più prestigiose». E poi c’è l’offerta, che coniuga «qualità, innovazione stilistica ed eccellenza nel servizio

alla clientela». Al secondo posto nella graduatoria, grazie a un volume d’affari sopra i 3 miliardi, emerge il marchio fiorentino Gucci: il business maggiore in capo al colosso francese Kering lo scorso anno ha però accusato un calo del 2,1%. Anche di recente, dopo alcuni quarter con segno meno, la griffe delle due G è stata presa di mira dagli analisti finanziari, che hanno accusato il brand di scarsa capacità innovativa e criticato le politiche di pricing: sarebbero stati eliminati troppi prodotti del segmento “accessibile” e aumentati i prezzi medi, senza incrementare la produzione di proposte nel lusso estremo (tra i 2.500 e i 4.500 euro, in valore). Sul terzo gradino del podio c’è la Giorgio Armani, con 2,2 miliardi di ricavi, in aumento del 4,5% sull’anno prima. Nel 2013 il gruppo ha continuato a espandere il network distributivo, che ha raggiunto i 2.473 punti vendita worldwide. Gli investimenti, che riguardano anche una maggiore integrazione e ottimizzazione della supply chain, hanno raggiunto i 100 milioni di euro. c’è chi cresce di oltre il 20%

Dando un’occhiata alle performance, salta agli occhi il +25% messo a segno da Valentino Fashion Group che - sotto la guida creativa di Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli e con al timone Stefano Sassi - ha raggiunto i 490 milioni di ricavi. Il gruppo beneficia

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anche dell’arrivo di un nuovo proprietario (e conseguente ricapitalizzazione), Mayhoola Lux, la società del Qatar riconducibile all’emiro Hamad bin Khalifa al Thani, che nel 2012 è subentrato al fondo Permira. Tra quanti sono riusciti a spuntare tassi di crescita a due cifre ci sono anche i piumini di alta gamma Moncler (+18,8%), che nel dicembre 2013 si sono quotati alla Borsa di Milano. La Gianni Versace, che quest’anno ha aperto il capitale al fondo Blackstone


1. La mostra di Gucci “Forever Now - The Icons”, a Mosca fno all’11 gennaio 2. La sflata Prada spring-summer 2015 3. Pierpaolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri designer di Valentino: lo scorso anno la griffe ha registrato un +25% del fatturato 4. Un look Imperial: nel 2013 l’azienda è cresciuta del 29%

(20% la quota rilevata) ha messo a segno un +17%, sostenuto da un +19% delle vendite retail e da un +16,6% del wholesale. La strategia di espansione «garbata» di Brunello Cucinelli ha permesso al suo gruppo di accelerare a un tasso del 15%. 322 milioni i ricavi annuali dell’a3 zienda umbra del cashmere, sbarcata a Piazza Affari nel 2012. A sostenere il trend è la forte vocazione all’export (quasi l’80% delle vendite totali) e i successi soprattutto in Greater China (+52%), Nord America (+23%) ed Europa (+20%). Sul mercato italiano, invece, ha accusato un -2,9%. Anche nella parte bassa della top 50 si trovano imprese della moda in corsa. Come la Light Force, che controlla il marchio Twin-Set Simona Barbieri: nel 2013 è cresciuta di oltre il 20% a 177 milioni di euro. Il Gruppo Capri, proprietario del brand Alcott, ha registrato un +29% (a 155 milioni) come anche un’altra realtà della moda, Imperial (a 154 milioni), specializzata nella fast fashion. Nelle calzature si mette in luce Vicini, che controlla anche il marchio Giuseppe Zanotti Design: +35% la performance della società, che lo scorso aprile ha ufficializzato l’ingresso, tra i soci, di L Capital Management e L Capital Asia, società di private equity sponsorizzate da Lvmh, che hanno acquistato il 30% del capitale. Da rilevare che, nella lista delle 50 aziende, quelle con numeri in flessione sono poco più di una decina. n

LA TOP 50 DEL FASHION ITALIANO Società Gruppo Prada (+) Gucci Giorgio Armani Benetton Group * Calzedonia OTB Holding Max Mara Fashion Group Ermenegildo Zegna Salvatore Ferragamo Group Bottega Veneta Tod’s Group Dolce & Gabbana * (+) Miroglio Fashion Geox Group Golden Lady Company Moncler Teddy Group Valentino Fashion Group Loro Piana Gianni Versace Basicnet Etro Brunello Cucinelli Liu Jo Pianoforte Holding Aeffe Furla Imap Export Imac Canali Fashion Box Roberto Cavalli Bag Dama Light Force Stefanel Cris Conf Gruppo Capri Imperial Corneliani CSP International Tessilform Luisa Spagnoli Vicini (+) Baldinini Jil Sander * Betty Blue Ciro Paone

Marchi

Ricavi 2013 Ricavi 2012

Prada, Miu Miu, ChurchÕs e altri Gucci Giorgio Armani, Emporio Armani e altri United Colors of Benetton, Sisley e altri Calzedonia, Intimissimi e altri Diesel, Dsquared2, Marni e altri Max Mara, Marina Rinaldi, Marella e altri Z Zegna, Ermenegildo Zegna e altri Salvatore Ferragamo Bottega Veneta TodÕs, Hogan, Fay, Roger Vivier Dolce & Gabbana Motivi, Elena Mir˜ e altri Geox Filodoro, Omsa, Sisi e altri Moncler Terranova, Calliope, Teddy e altri Valentino, M Missoni Loro Piana Versace, Versus e altri Superga, K-Way, Jesus Jeans e altri Etro Brunello Cucinelli Liu Jo, Ajay e altri Yamamay, Jaked, Carpisa Moschino, Alberta Ferretti, Pollini Furla Original Marines Igi & Co., Primigi Canali Replay Roberto Cavalli, Just Cavalli e altri NeroGiardini Paul&Shark Twin-Set Simona Barbieri, Scee by Twin Set Stefanel, High Pinko, Toy G Alcott Imperial, Please Corneliani Sanpellegrino, Orobl•, Lepel e altri Patrizia Pepe Luisa Spagnoli Vicini, Giuseppe Zanotti Design Baldinini Jil Sander Elisabetta Franchi, Betty Blue Kiton

3587 3561 2186 1600 1665 1572 1289 1270 1258 1016 968 1000 683 754 622 581 506 490 484 480 435 325 322 281 272 251 228 227 220 214 204 201 191 170 177 167 165 155 154 130 129 130 125 115 111 110 106 105

3290 3639 2091 1800 1503 1508 1300 1261 1152 945 963 959 750 808 624 499 411 390 462 409 434 320 279 273 269 254 212 225 205 211 219 184 206 170 145 187 165 120 119 137 135 130 127 85 105 110 105 94

Var.% 9,0 -2,1 4,5 -11,1 10,8 4,2 -0,8 0,7 9,1 7,5 0,5 4,2 -8,9 -6,6 ±0 18,8 4,3 25,0 4,7 17,2 0,2 1,6 15,4 3,0 1,1 -1,2 7,5 0,9 7,3 1,4 -6,8 9,2 -7,3 ±0 20,4 -10,7 ±0 29,0 29,0 -5,1 -4,4 ±0 -1,6 35,0 5,7 ±0 0,9 11,7

Dati in milioni di euro * Stime (+) Il Gruppo Prada ha chiuso il bilancio il 31 gennaio 2014, Dolce & Gabbana il 31 marzo 2014 e Vicini il 31 ottobre 2013

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business comunicazione 1. Il flm pubblicitario di Chanel Nº 5 con protagonista la top Gisele Bündchen. Diretto da Baz Luhrmann, il movie su YouTube ha ottenuto quasi 7 milioni di visualizzazioni 2. Un’immagine che evidenzia l’importanza dei social (da Decoded Fashion) 3. Il motore di ricerca Google, il nuovo “padrone” del mercato pubblicitario online

in iTaLia Aumentano le inserzioni su Internet, nonostante la crisi. Dopo aver superato i ricavi sulla carta stampata, la pubblicità online continua a crescere, e a doppia cifra, mentre l’intero mercato si appresta a chiudere l’anno con un ennesimo calo. Boom del “programmatic advertising” e delle promozioni su misura

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La pubblicità corre sul web

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di Angela Tovazzi

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l mercato pubblicitario continua a ralfare i conti con l’exploit di un canale in lentare, eppure la corsa di Internet è grado di offrire minore esposizione finaninarrestabile. Lo spartiacque è stato nel ziaria, semplificazione della pianificazio2013, quanto i ricavi online hanno supene e massimizzazione degli investimenti. rato quelli a mezzo stampa (1,8 miliardi Sfidando una corazzata composta da veri di euro di fatturato contro i 1,4), ma a un colossi della Rete, in campo per la leaderanno di distanza la forbice si è ulteriorship: in primis Google, che secondo stime mente divaricata: mentre l’intero settore non ufficiali (il player di Mountain View si avvia a chiudere il 2014 con un ennesida tre anni fornisce i dati dei ricavi in Itamo calo (secondo Nielsen, nei primi nove lia all’AgCom come cortesia e con obbligo mesi è stato del -3,2%, con l’advertising di riservatezza) è il dominus dell’arena dell’abbigliamento in flessione del 4,6%), competitiva, con una raccolta pubblicitale sponsorizzazioni totali sul web guadaInternet advertising - Investimenti in Italia gnano ancora posiRielaborazione IAB su dati Nielsen e PoliMi - mio E zioni, volando a quasi 2 miliardi di euro, con una crescita a doppia cifra (+12,7%) e una fetta dell’intera torta pubblicitaria pari al 25% (dati Iab su rilevazioni Nielsen e Politecnico di Milano). Cifre che parlano chiaro: i giornali, ma anche la Tv, che a livello generale polarizza ancora la maggior parte degli inveTotale Internet (mio E) stimenti, devono oggi

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ria pari a circa 1,1 miliardi, il 55% delle vendite totali sul web. «Internet - spiega Michele Marzan, vicepresidente di Iab Italia - è ormai il secondo media pubblicitario dopo la televisione, tanto che agenzie e aziende si stanno sempre più strutturando per rispondere efficacemente alle nuove esigenze di fruizione ìmultipla” dei contenuti, grazie alla combinazione di mezzi e risorse». Sì, perché oggi la vera rivoluzione non è tanto il sensibile spostamento dei budget sul digital marketing, trend che vediamo da qualche anno, quanto l’avanzata del cosiddetto ìnew Internet”, con nuove forme di dialogo con i consumatori che permettono anche pianificazioni in un’ottica di cross-device. Se infatti a trainare il mercato sono ancora sistemi tradizionali come i banner (che crescono dell’8,2% ma stanno rallentando), l’e-mail advertising e soprattutto il search, ossia le sponsorizzazioni legate ai motori di ricerca (che mantengono saldamente la leadership, con una progressione del


Moda E Carta Stampata

Va’ dove ti porta il business

Paolo Valota

La pubblicità sulla carta stampata rimane un must per il settore fashion, che sta dirottando parte dei budget verso nuove destinazioni. Con meno Russia, pi• Germania e Usa. E altri Paesi in accelerazione

I 14%), a crescere prepotentemente sono segmenti come il video (+25%, per un valore pari a 300 milioni di euro), i social network (+ 70%, pari a 70 milioni di euro), il mobile (+50%, per 290 milioni di euro), con un picco emblematico di quella che viene chiamata ìpubblicità programmatica”, che anche in Italia si sta imponendo come frangia più innovativa del display advertising. Una modalità cresciuta nel 2014 a tre cifre (+120%) grazie a 110 milioni di investimenti, dove a farla da padrone è ancora Google, accanto ad altri leader come Rubicon Project, e che si sviluppa sulla vendita automatizzata, ossia su inserzioni in tempo reale in base alla profilazione e alle abitudini di navigazione degli internauti. Detto in altre parole, promozioni ìsu misura”, visibili solo al singolo utente, che - cookie e privacy permettendo - si stanno delineando come la sfida del futuro. Vincenti proprio perché, come spiega Marzan, grazie a «targettizzazioni specifiche, sia dal punto di vista socio-demografico che da quello della geolocalizzazione, sia in base alle preferenze dei consumatori, offrono ambiti di azione mirati». Con la possibilità di strategie complementari: «Il video online rende fruibile ovunque il tradizionale attaccamento al mezzo televisivo senza per questo sostituirlo, gli smartphone e i tablet sono ormai il secondo schermo dopo la Tv e addirittura davanti al pc, il social aiuta la condivisione real time dei conten nuti». Ed è solo l’inizio.

l digital advertising, come abbiamo visto, continua a erodere quote ai format di pubblicità tradizionale, stampa in primis. Eppure per il settore del fashion le pagine patinate dei magazine di moda restano un atout per l’impatto emozionale che riescono a suscitare. Lo dimostra l’andamento degli investimenti in base alle stime della società milanese Visual Box, che ha stilato la classifca dei 400 top spender del settore sui periodici internazionali, disegnando (per i marchi più importanti) la geografa degli investimenti. Risultato: tra gennaio e settembre 2014 la crescita delle advertising page su scala mondiale è stata di circa il 18%, pari a oltre 15mila pagine in più rispetto all’analogo periodo del 2013, mettendo a segno incrementi spesso a due cifre (nella tabella la top ten). Con sorprese signifcative per quanto riguarda le destinazioni più gettonate: «Di fronte a un’Italia statica, che sostanzialmente mantiene le posizioni ma non avanza - commenta Paolo Valota, alla guida di Visual Box - in quanto ad appeal nei primi nove mesi dell’anno hanno conquistato terreno Stati Uniti e Germania, con aumenti nell’ordine del 40%». Le quote di mercati chiave per il fashion come la Francia e il Regno Unito sono rimasti più o meno invariati, con una progressione di 7-10 punti percentuali, «mentre a rallentare - evidenzia Valota - sono Cina, Corea e, per ovvi motivi, la Russia». Un discorso a parte meritano i cosiddetti emerging market, quelli che stanno attirando capitali stranieri e raccogliendo buoni feedback a livello di consumi: «Nelle pianifcazioni pubblicitarie - dice Valota - sono soprattutto tre le aree che si stanno ritagliando spazi progressivamente maggiori: Brasile, Turchia e Messico. Anche da parte delle industrie made in Italy». (a.t.) I I big spender sullo scacchiere internazionale BRAND

La copertina di Vogue Brasil. In alto a destra, la campagna pubblicitaria di Louis Vuitton per l’autunno-inverno 2014/2015

1. Chanel 2. Louis Vuitton 3. Prada 4. Dior 5. Gucci 6. Giorgio Armani 7. Max Mara 8. Dolce&Gabbana 9. TodÕs 10. Cartier

Pagine pubblicitarie 2013

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VAR.

VAR.%

3.418 2.471 2.636 2.433 1.821 1.824 1.574 1.312 1.367 1.224

3.910 3.012 2.925 2.553 2.188 2.016 1.910 1.508 1.490 1.403

492 542 289 120 367 192 336 196 123 180

14% 22% 11% 5% 20% 11% 21% 15% 9% 15%

Fonte: Visual Box

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business comunicazione La comunicazione DeLLa moDa

SemPre più globale, sempre più virtuale Media mix in trasformazione per le pianificazioni delle aziende italiane del fashion: in un contesto globale i budget per gli investimenti internazionali diventano sempre più consistenti, mentre guadagna costantemente terreno il digital, più rapido, mirato e misurabile. Ma il ruolo della stampa non si discute di Carla Mercurio

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ianificazioni sempre più internazionali, campagne sempre più digitali: due tendenze indiscutibili che guidano le strategie di comunicazione delle aziende italiane della moda. Il fenomeno della globalizzazione, unito agli effetti della crisi, ha reso imprescindibile investire al di fuori dei confini nazionali, sia per i grandi nomi del prêt-à-porter, sia per le aziende di medie dimensioni. Di conseguenza è diventato fondamentale trasmettere adeguatamente i propri valori a consumatori spesso lontanissimi geograficamente ma anche culturalmente, andando a colpire il giusto target. A rendere più veloce e mirata la diffusione dei messaggi c’è il digitale, che nelle sue multiformi sfaccettature è divenuto un veicolo sempre più attuale e soprattutto imprescindibile. «Oggi - conferma Bernard Kedzierski, managing director di K.Media, concessionaria di testate straniere - la metà degli investimenti in comunicazione delle aziende del settore moda sono rivolti all’estero, quota che può salire fino al 70-80% e in alcuni casi toccare il 100%. Uno scenario che riflette le difficoltà del mercato italiano e la conseguente necessità per diverse realtà di promuovere i propri prodotti e la propria immagine oltrefrontiera». Ad aggravare la situazione nel mercato interno interviene anche la perdita di appeal di molta della stampa italiana, a sua volta penalizzata dalla recessione. «Il mercato soffre anche a causa di un downgrading qualitativo che, invece, non investe nazioni come Francia, Inghilterra e Germania - spiega Andrea Tremolada, direttore comunicazione del Gruppo Rober-

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to Cavalli, che spende oltreconfine il 90% dei propri budget nell’advertising -. Gli editori hanno tagliato i borderò ai direttori e i contributi redazionali si sono notevolmente ridotti. Per giunta sono spariti i settimanali che fanno approfondimento, mentre restano solo periodici e quotidiani». Quotidiani e periodici: come orientarsi nel mercato globale

Quali sono le scelte da operare nel mare magnum delle testate cartacee diffuse in tutto il mondo? «Bisogna selezionare uno o due giornali “di base” molto ancorati al settore, tipo Vogue, Vanity Fair, Harper’s Bazaar o Elle e, se si vuole dialogare con la rete distributiva, optare per una testata trade come Fashion - consiglia Bernard Kedzierski -. Quanto ai quotidiani, si tratta di mezzi fondamentali in occasione di eventi molto importanti o per aziende con una brand awareness forte, che sviluppano anche linee di accessori». In ogni caso occorre individuare la giusta testata in ogni singolo Paese. In Francia, fra i giornali più accreditati per i fashion brand ci sono il Le Monde con il supplemento settimanale (M) e Le Figaro, nel Regno Unito non si può prescindere dal Daily Telegraph, in Germania sono raccomandati il Die Zeit (è un settimanale ma ha il formato di un quotidiano), il Süddeutsche Zeitung, il Frankfurter Allgemeine Zeitung e Die Welt, in Olanda c’è il Nrc Handelsblad, negli Stati Uniti il New York Times con il T magazine e il Wall Street Journal con il suo magazine. Le scelte diventano più complesse in Paesi più lontani, dove per questioni di lingua

1. L’affssione interattiva dedicata al profumo MY Burberry 2. Un adv di Diesel sulla versione online del quotidiano francese Le Monde 3. Un’immagine della campagna resort 2015 di Prada

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e di mancanza di obblighi di certificazione è difficile capire la reale circulation. Fra i nomi su cui andare a colpo sicuro in Russia spiccano il Kommersant e il Vedomosti, che hanno anche supplementi lifestyle interessanti, in Cina i quotidiani in inglese per la comunità occidentale come il China Daily e il South China Morning Post o lo Shanghai Evening News, mentre nelle metropoli di second tier si opta per i giornali locali. E siccome ormai quotidiani e periodici hanno anche un sito Internet, è ovvio che le opportunità di visibilità si moltiplicano. scelte mirate per un valido investimento

A proposito di visibilità, non si discute il valore delle affissioni, che danno la chance di rivolgere messaggi di impatto a un pubblico vastissimo, in transito nelle vie e nelle piazze strategiche delle grandi città, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie. Quanto alla televisione, si tratta del mezzo di elezione per la promozione di profumi ma è poco gettonata per abbigliamento e accessori. Rimane comunque difficile generalizzare, a prescindere da quelli che sono gli obiettivi e le priorità di ciascun brand. «Per ottenere la miglior efficacia del proprio media plan - suggerisce Alessandra Persico, amministratore delegato del centro media Absolute Media - è indispensabile a monte analizzare tutte le opportunità che il mercato offre, al fine di individuare i migliori indici di affinità e non disperdere le proprie risorse». digitale in ascesa costante, ma con la stampa è Questione di feeling

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Di sicuro una fetta sempre più consistente degli investimenti in comunicazione è rappresentata dal digitale, anche se il comparto della moda ha proprie peculiarità da cui non si può prescindere. «L’online - rivela il responsabile dell’ufficio stampa e media mondiale di un’importante azienda quotata in Borsa - è un mezzo più veloce di diffusione di messaggi ma la stampa è più mirata per quanto riguarda il posizionamento e l’immagine. L’online non fa branding ma è di supporto al commerciale ed è vitale per quei marchi che hanno più linee ed estensioni di prodotto». D’accordo Alessandra Persico: «Per le aziende della moda la pubblicità “fisica” ha una valenza e un’emozione difficilmente riproducibili, quindi di norma sconsigliamo di spostarsi troppo sul web». Un assunto che non trova d’accordo alcuni protagonisti del settore. Basti pensare a Burberry, che del digita10_12_2014

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business comunicazione online

il giusto media mix

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1. Rita Ora, testimonial della campagna Roberto Cavalli autunnoinverno 2014/2015 2. Un’immagine della campagna Moncler autunnoinverno 2014/2015 scattata da Annie Leibovitz

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tizzazione che ha coperto diverse aree, dai principali social alle home page delle più importanti pubblicazioni, con operazioni di retargeting per massimizzare il traffico sul sito e-commerce e iniziative di lookalike su Facebook. dati in progress sul web, ma l’italia va piÙ a rilento

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le ha fatto il proprio cavallo di battaglia nelle strategie di rilancio dell’etichetta. O di Diesel, che con Burberry condivide questo approccio pionieristico. «Siamo stati i primi al mondo a dotarci di un sito di e-commerce nel 1995, quando la vendita su Internet era decisamente sconosciuta ai più - chiarisce un portavoce del marchio del mohicano -. Ancora oggi siamo all’avanguardia, sia nelle vendite che nelle scelte di comunicazione online: due aspetti importantissimi». Emblematica la campagna dell’inverno in corso, molto presente a livello digitale e non solo nei media tradizionali, con una forte target26

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Un insegnamento, quello di Diesel, che molte aziende italiane stanno seguendo, anche se in ritardo rispetto alle colleghe d’oltreconfine. Basti pensare che una griffe come Prada, che nel 2015 ha in programma un ulteriore sviluppo dei canali social con progetti dedicati, sta modificando la struttura organizzativa aziendale con l’inserimento di competenze specifiche. «Essendo Prada un marchio globale, il peso dell’investimento pubblicitario nel digitale è aumentato di anno in anno, coerentemente con l’evoluzione del mercato media e con la sensibilità dei consumatori nei confronti del web», rivela un portavoce della casa di moda. I dati in generale sono emblematici e parlano di una percentuale di investimenti pubblicitari che nel digitale raggiunge una quota del 10-15% circa, con picchi di realtà come Burberry che, secondo i bene informati, sarebbe attestata su una quota superiore al 50%. Il trend è in ascesa: si calcola che gli investimenti nel digitale siano in aumento a un ritmo del 25-30% l’anno a livello globale. In questo scenario, l’Italia corre un po’ meno, ma comunque dimostra sempre più sensibilità alle logiche del web. n

uali sono le linee guida da seguire in questo momento nel mondo della rete, senz’altro più complesso rispetto a quello dei media tradizionali, non foss’altro perché meno conosciuto? Lo abbiamo chiesto a Stefano Vendramini, media director della business unit Media-Marketing di Triboo Digitale, che nel settore della moda annovera clienti come Prada, Stefanel, Salvatore Ferragamo e Les Copains. «Gli investimenti media digitali si suddividono prevalentemente in due macro obiettivi: brand awareness e performance. Per gli obiettivi di brand awareness i principali investimenti sono su campagne display e social adv. Per quanto riguarda il display, i formati suggeriti sono banner, video e skin, veicolati attraverso i principali editori, da Condé Nast a Hearst, da Rcs a Mondadori, per citarne alcuni». In particolare, chiarisce Vendramini, i modelli di pianifcazione e gestione delle campagne avvengono in open market tramite il modello rtb (real time bidding) affdato a importanti player come Rocket Fuel e Adform. Per quanto riguarda i social adv, i network di riferimento sono tuttora Facebook, Twitter, Instagram e Linkedin. Nella sfera della performance gli investimenti si orientano su campagne sem, ossia le keyword advertising sui motori di ricerca (Google in primis), retargeting (campagne display che inseguono l’utente nella sua navigazione su Internet), le affliation (display pianifcati su circuiti di piccoli editori affliati) e infne l’email marketing, che si avvale di database proflati. Ovvviamente il media mix varia a seconda degli obiettivi da centrare, della time line e dei mercati di riferimento, ma in linea di massima un formattipo prevede una quota del 45% indirizzata alla modalità search, un 10% al retargeting, un 10% ai social media, un 15% all’rtb, un 10% all’affliation, un 5% all’email marketing e un 5% ad altro.


promotion

Il denimwear 100% mediterraneo Nei capi in denim di Le Temps des Cerises e Japan Rags, nati a Marsiglia, si concentra il meglio del dna mediterraneo, sintesi di qualità e autenticità. Del resto, è da qui che è partita la grande avventura del jeans. E il meglio deve ancora venire. l jeanswear non è nato in america, ma nel bacino del Mediterraneo, tra Genova (da cui la parola “jeans”) e nîmes, terra d’origine del denim (“de nîmes”). a metà strada tra queste due città si trova Marsiglia, crocevia di culture e creatività. Qui Gil Richardière e il fglio Lylian hanno fondato nel 1998 Le Temps des Cerises, sinonimo di jeans “100% mediterranei”, inizialmente declinati solo al femminile e poi, grazie all’introduzione della linea Japan Rags, anche al maschile. Jeans che si diversifcano da tutti gli altri perché posseggono un dna e una personalità autentici, con la qualità sempre in primo piano. Gran parte del denim utilizzato, ma anche i flati e le etichette, provengono dall’Italia, con lavorazioni realizzate in Spagna per quanto riguarda le etichette in pelle. La produzione è affdata ad aziende tunisine, marocchine e portoghesi, tutte sostenibili e in linea con gli standard ISO: il che signifca, per esempio, che l’acqua di scarico degli impianti, prima di essere immessa nell’ambiente, viene “purifcata” all’interno degli stabilimenti. Il prodotto che arriva nei negozi è frutto di controlli accurati fno al più piccolo dettaglio, come si faceva una volta. Questo non signifca scarsa attenzione all’innovazione: all’interno delle proposte frmate Le Temps des cerises e Japan rags c’è spazio per i capi “Heritage”, i più “autentici”, ma anche per i “Morpho-jeans” (che utilizzano la “Tri-Blend technology” a base di Lycra per garantire un comfort superiore), i “Pulp” che esaltano le curve grazie a speciali accorgimenti, i “Blue-jogg” fatti con una speciale “fanella indigo”. E l’elenco potrebbe continuare. competitivi i prezzi: spendendo fra gli 80 e i 150 euro si portano a casa capi resistenti, affdabili, fashion, belli da vedere e comodi da indossare.

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Saremo presenti a: PITTI UOMO – SHOW anD OrDEr – MODE FaBrIEK

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business INprImopIaNo

La maison del levriero riporta sul mercato la linea Jeans. «Una rivoluzione a 360 gradi», che prevede anche l’apertura di 25 monomarca entro il 2017. Intanto, in linea con la strategia di riposizionamento del gruppo, arriva una serie di nuove licenze

1. Gaia Trussardi, direttore creativo di Trussardi 2. Tomaso Trussardi guida l’azienda di famiglia, che chiuderà il 2014 con 160 milioni di ricavi 3 e 4. Due look della collezione Trussardi Jeans inverno 2015, presentati con una sflata evento a Milano

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Trussardi, torna la Jeans più giovane e selettiva di Andrea Bigozzi

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uove energie, un piano industriale a medio-lungo termine, che prevede la riorganizzazione distributiva, la decisione di mantenere in Italia almeno il 50% della produzione, oltre all’ufficio stile. Su questo mix di elementi si basa il piano di rilancio che Trussardi ha messo a punto per la linea Jeans, nata nel 1987 e congelata due anni fa «per fare pulizia nella distribuzione e per aggiornare lo stile», spiega Tomaso Trussardi, ceo della griffe bergamasca con oltre 100 anni di storia. «Abbiamo fatto - aggiunge - un lavoro di selezione del canale wholesale, passando da 1.500 clienti a mille, ma con ordini medi più alti, intorno a 30mila euro». La strategia di riposizionamento della linea sarà in chiave selettiva e internazionale. A partire dall’autunno-inverno 2015 Trussardi Jeans sarà presente in department store come Coin, La Rinascente, Harrods, Galeries Lafayette e El Corte Inglés. In mercati strategici come la Russia e la Cina saranno siglate partnership con distributori locali. I negozi monomarca - attualmente due, a Milano e Verona - diventeranno 25 entro il 2017. Ma la rivoluzione Jeans non riguarda solo la distribuzione. «È a 360 gradi - dice Gaia Trussardi, direttore creativo della casa di moda - e 28

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investirà tutti gli aspetti del gruppo, dal prodotto alla comunicazione». Con il 50% della produzione made in Italy, la Jeans parlerà ai giovani e avrà prezzi accessibili: i capi in denim andranno dagli 85 ai 220 euro. «Il mood - sottolinea Gaia - è rilassato e casual, ma anche elegante. Non ci siamo limitati al denim, ma abbiamo introdotto alcuni capi in pelle, a cui tengo particolarmente e che in passato trovavamo solo nella prima linea o nella Tru. La nuova Jeans si è evoluta e ora è perfettamente in linea con il dna del marchio». Denim e seconda linea a parte, il gruppo Trussardi conta di chiudere il 2014 con un fatturato di 160 milioni di euro in crescita del 10%. «Se aggiungiamo il business delle licenze e il mercato giapponese, il nostro giro d’affari raggiunge quota 400 milioni». Cifre destinate ad essere superate, grazie a una serie di nuove licenze: oltre a quella con Morellato per gli orologi (vedi box), sono in arrivo anche l’underwaer Trussardi Jeans e il beachwear di Tru, realizzati in tandem con Tollegno, e gli accessori per smartphone con n Samsung.

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Morellato mette l’orologio al levriero orellato frma il ritorno al mondo del’orologeria per Trussardi. L’accordo tra i due gruppi era stato annunciato la scorsa estate, ma la collezione debutta nelle boutique della griffe di moda in Italia e all’estero in questi giorni. La distribuzione internazionale nei canali specializzati partirà invece all’inizio del 2015. Obiettivo: 10 milioni di euro all’anno entro il 2018. «Per noi - ha sottolineato Tomaso Trussardi - è un ritorno nel mondo dell’orologeria, dove eravamo negli anni Ottanta, con mio padre che era un grande appassionato». La linea completa di modelli per uomo e per donna, tutta Swiss made, è composta da 10 modelli da uomo e otto femminil. «Si tratta di un incontro tra due tradizioni manifatturiere», ha dichiarato il presidente e a.d. di Morellato, Massimo Carraro, ricordando che Trussardi nasce come azienda di guanti e Morellato di cinturini.

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business case history 3

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1. Il fagship store di Swarovski in corso Vittorio Emanuele a Milano 2. Michele Molon, managing director di Swarovski Consumer Goods Business Italia 3. Il bracciale Stardust, lanciato a ottobre 2014 e già best seller 4. La campagna pubblicitaria di Lolaandgrace

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swarovski

L’Italia? «Noi ci crediamo» Per il colosso del cristallo il Bel Paese rappresenta il quarto mercato per fatturato e il secondo per numero di pezzi venduti. Tanto che gli investimenti continuano, a partire da Milano

di Angela Tovazzi

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uasi 300 metri quadri di superficie espositiva su tre piani, sette vetrine, qualcosa come 15mila prodotti a disposizione. Siamo in corso Vittorio Emanuele a Milano, dove Swarovski ha appena inaugurato il suo primo flagship store italiano. Un negozio con tutto l’universo del big austriaco del cristallo, che si aggiunge ai 250 punti vendita monomarca e ai circa 700 clienti multimarca sparsi su tutta la Penisola. «Un progetto che testimonia la volontà dell’azienda di investire ancora sul mercato italiano, quarto per fatturato e secondo per numero di pezzi venduti dopo gli Stati Uniti», spiega al nostro giornale Michele Molon, dal 2010 managing director di Swarovski Consumer Goods Business Italia, divisione che gestisce i prodotti finiti, dai gioielli agli orologi, dagli accessori all’oggettistica, fino ai pezzi da collezione. «Per noi - aggiunge - è una grande sfida: stimiamo fra i 350 e i 400mila visitatori e 150mila scontrini l’anno». Una tappa fondamentale, e ad alta visibilità, per l’espansione del brand nel Bel Paese, che ha in agenda

già un altro appuntamento clou: «Dopo Milano - anticipa Molin - toccherà a una piazza strategica come Roma, dove a fine 2016 arriveremo con un flagship in via Del Corso». Importanti investimenti che non toglieranno energie al processo di upgrading distributivo intrapre-

so da Swarovski da qualche anno con il nuovo concept “Crystal Forest”, che sta continuando a spron battuto: «Nel 2014 il restyling ha toccato circa 120 negozi ed entro il 2015 procederemo con un altro centinaio. Per arrivare a coprire l’intero network italiano all’inizio del 2017». «Ma oltre a mantenere i clienti e le posizioni fin qui acquisite, puntiamo a crescere», ribadisce Molon. In primis a livello merceologico: «In futuro - spiega - punteremo con decisione sul segmento degli orologi donna, che stanno raccogliendo buoni feedback dal mercato, con l’obiettivo di raggiungere il 20% dei ricavi nel giro di tre anni». n

LOLAANDGRACE

Dna austriaco, ambizioni internazionali

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opo essere approdato a Roma nello shopping center Euroma 2 e nel capoluogo lombardo con un negozio in corso Buenos Aires e uno shop-in-shop da Coin in piazza Cinque Giornate, Lolaandgrace (marchio giovane e fashion lanciato da Swarovski nel 2012) ha recentemente fatto il bis nel cuore di Milano, con un monomarca in via Dante. Una nuova tappa dell’avanzata del brand nelle fila dell’auzienda austriaca in Italia, che grazie alla posizione strategica promette di beneficiare del futuro afflusso di visitatori in arrivo in città per l’Expo. «Il vostro Paese - spiega la general manager Nina Müller (nella foto) - è un mercato chiave per Lolaandgrace. Tanto che è la seconda nazione in cui abbiamo deciso di lanciare il brand dopo il Regno Unito, dove contiamo sette negozi». «Siamo sempre alla ricerca di nuovi punti vendita strategici - continua - anche se al momento non abbiamo progetti retail imminenti. Stiamo invece spingendo molto sui multimarca: basti pensare che in Italia, nel giro di un anno, siamo arrivati all’interno di 100 shop Bluespirit (catena di Morellato Group, ndr)». Nuovi investimenti retail sono previsti in Germania e Francia, per spostarsi successivamente in Australia, Usa e America Latina. (a.t.) 10_12_2014

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business Filiera

MirOGliO TeXTile

Un mondo di innovazioni

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La divisione Textile, fiore all’occhiello del Gruppo Miroglio, in seguito a una significativa opera di ammodernamento tecnologico si colloca ora ai vertici del mercato in termini di ecosostenibilità. Anche i clienti al di fuori del gruppo apprezzano

di Marc Sondermann

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iamo a Govone, vicino ad Alba, in provincia di Cuneo: è qui che batte il cuore tecnologico del Gruppo Miroglio, con 829 milioni di euro di fatturato nel 2013 una delle realtà di spicco del sistema tessile-abbigliamento nel nostro Paese. La divisione Textile - che in loco dà lavoro a 240 persone e produce per primarie realtà del fast fashion a livello internazionale, oltre che per la consorella Miroglio Fashion - iniziò circa cinque anni fa un percorso di riconversione tecnologica, culminato in un assoluto salto di qualità. “Il 70% della nostra produzione avviene ad oggi con nuovissime stampanti di matrice digitale, a bassissimo impatto ambientale per quanto concerne il consumo di acqua, energia e solventi nocivi”, spiega Andrea Ferrero, amministratore delegato della divisione. Il gruppo piemontese ha infatti investito nell’arco degli ultimi tre anni 15 milioni di euro per dotarsi di macchinari di ultimissima generazione. Si tratta di un investimento, con i tempi che corrono, di tutto rispetto anche per una realtà che come divisione fattura 135 milioni di euro e impiega in totale 580 persone. Ed è proprio a tutela della forza competitiva del proprio territorio che la famiglia proprietaria del Gruppo ha scelto di agire. “In termini di meri costi è per noi oggi 30

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1 e 2. Due scorci degli impianti produttivi della Miroglio Textile a Govone, che stampa su tessuto al 70% in digitale 3. L’amministratore delegato della Miroglio Textile Andrea Ferrero

difficile fare concorrenza a produttori siti in Paesi quali la Turchia, la Cina o l’India” - sottolinea Ferrero - “Puntiamo dunque a differenziarci, offrendo da un lato un servizio di prim’ordine per quanto riguarda i tempi di reazione, sempre più cruciali. Dall’altro, sappiamo che dare priorità ad altissimi livelli di ecosostenibilità paga. I nostri stessi clienti ce lo chiedono, è un trend in netto aumento a cui ci sentiamo chiamati di rispondere, anche per la responsabilità che ricopriamo in quanto corporate citizen di questo Paese.” Il concetto di chilometro zero si ritrova in un’ulteriore mossa fatta recentemente dalla Miroglio Textile, quella di accorciare ulteriormente la propria filiera, facendo leva sul principio di reshoring. “Abbiamo scelto di aprire all’interno di questo stesso stabilimento un reparto di tessitura di jersey installando 17 telai nuovi di zecca. Questo ci dà un’au-

tonomia operativa di circa 4/5 milioni di metri all’anno, con cui possiamo fare fronte a picchi di domanda o a particolari esigenze di reattività in termini di tempi di produzione”, racconta Ferrero. Sulla stessa traiettoria di sviluppo si trova anche lo stabilimento Sublitex a Guarene, località denotata dall’omonimo castello. Qui la Miroglio lavora sulla base di inchiostri sublimatici, una tecnologia particolarmente ecologica per stampare il poliestere. Con l’aiuto di film termoadesivi si possono personalizzare oggetti tra i più disparati, applicando loghi e motivi grafici stampati dapprima su carta e poi trasferiti termicamente, senza alcun consumo d’acqua. Anche famosissime maison apprezzano la competenza della Miroglio Textile in questo campo, oltre a condividerne la matrice ecofriendly. Di chi si tratta? Andrea Ferrero si trincera dietro a un rigoroso “no comment”. n


business DIGITAL FASHION a cura di Elena Azzola

E-tailer made in Italy: la rivoluzione è iniziata Le ricerche via web incentrate sul made in Italy aumentano nel mondo al ritmo del +18% l’anno: segno che esistono opportunità di crescita tangibili per l’e-commerce dei nostri marchi. Se ne è parlato all’E-commerce People Summit di FiloBlu specializzata nell’ideazione e nello sviluppo di siti di e-commerce FiloBlu ha festeggiato i suoi primi cinque anni di attività organizzando a Villa FarLsetti’azienda di Santa Maria di Sala (Venezia) un “big event” di informazione e riflessione. Il primo dato saliente emerso durante il Summit è che l’attenzione internazionale nei confronti del made in Italy è elevata, come dimostra l’incremento del 18% annuo delle ricerche online associate a questa parola chiave. L’utente medio, nel 27% dei casi, spende per le collezioni italiane su piattaforme straniere, il che alimenta un business crossborder. Le occasioni di sviluppo per il nostro e-commerce sono davanti agli occhi di tutti, ma vanno colte. «Siamo nel pieno dell’era dell’omnicanalità - ha affermato Christina Lundari di Microsoft Italia - e le realtà del nostro Paese devono sapersi riorganizzare per non perdere una grande opportunità». Non va dimenticato che i compratori (soprattutto della moda) cercano innanzitutto storie, emozioni, passioni e il web in quest’ottica offre il grande vantaggio dell’interattività. «La nostra specializzazione - ha concluso la country manager della divisione Advertising & Online di Microsoft Italia - è creare format di pubblicità altamente coinvolgenti, come la “gamification”, attraverso la quale il pubblico, divertendosi, impara a conoscere il brand». Internet consente di profilare gli utenti, per veicolare i messaggi al target corretto. Messaggi che spesso passano, più o meno indirettamente, attraverso i social network. Valerio Perego di Facebook Italia ha ricordato come Facebook abbia nel nostro Paese oltre 20 milioni di utenti, di cui 16 accedono da un device mobile. «Non solo user - ha precisato - ma persone che ci rendono partecipi dei loro gusti e interessi». In sintesi, il futuro del social commerce non può prescindere dalla comunicazione profilata one to one. A questo discorso si è riallacciato Federico Zambelli Hosmer di PayPal Italia, citando alcune cifre: una piattaforma di compratori pari a 157 milioni di utenti attivi (di cui 4 milioni nella Penisola), 7mila dollari processati al secondo solo nel terzo trimestre. «Ma il 23% degli acquirenti - ha fatto notare - abbandona un sito quando deve lasciare i suoi dati e registrarsi. Il 45% interrompe il percorso di acquisto, perché non ricorda le credenziali di accesso». Alessandra Domizi di Google Italia si è detta convinta del potenziale di crescita delle Pmi italiane, che hanno secondo lei un vero potenziale inespresso nell’e-commerce. Come ha sottolineato Christian Nucibella di FiloBlu, le aziende devono imparare a giocare su più tavoli. «È in atto una rivoluzione - ha detto -. La gente fino a poco tempo fa si informava sui siti e comprava nei luoghi fisici, mentre ora accade il contrario, soprattutto tra i giovani». Le imprese, secondo Nucibella, non possono fare altro che imparare a commercializzare i propri prodotti su più canali, cambiando radicalmente i presupposti della customer care e «investendo nell’online la stessa energia con cui gestiscono il punto vendita fisico». Per l’imprenditore, le parole chiave del futuro saranno anche internazionalizzazione (senza perdere di vista la propria “italianità”, un patrimonio prezioso) e customer engagement. (m.s.)

Brightcove

Il video: una risorsa preziosa I video sono sempre più utilizzati nelle strategie di digital marketing: lo ha ribadito recentemente a Milano Tracy Hutchinson (nella foto), senior director Emea e Latam di Brightcove, società leader a livello mondiale nei servizi cloud per i flmati, che si prepara a sbarcare in Italia. La manager ha presentato una serie di dati, che testimoniano l’apprezzamento dei video su Internet. Dalle sue parole emerge che nei siti dove sono presenti si riscontra un aumento del traffco del 157% e il tempo speso dagli utenti sul website aumenta del 45%, soprattutto se si dà loro l’opportunità di vedere altri movie correlati. Il tasso di conversione migliora del 75%. Infne, le vendite sulle piattaforme di e-commerce dotate di flmati migliorano del 30% e si registra un minor tasso di resi. Brightcove è attiva in particolare con Video Marketing Suite, la soluzione che aiuta le aziende ad aumentare la notorietà dei brand, il coinvolgimento dei potenziali clienti e la conversione in acquisti attraverso gli short movie.

Camicissima

Il negozio più assortito è online Nuova immagine digitale per Camicissima. Il marchio italiano di camiceria integra il sito istituzionale con la piattaforma di e-commerce, gestita da Zerogrey, per una navigazione più funzionale e completa. Su camicissima.com si può utilizzare, ad esempio, la risorsa “store locator” per trovare con rapidità il negozio della catena più vicino, ma anche conoscere la storia e l’evoluzione dell’azienda e le sue novità. Quanto alla parte dedicata agli acquisti, per la prima volta sono disponibili online tutte le collezioni Camicissima, con arrivi allineati agli store tradizionali: un’iniziativa che rende di fatto l’e-shop l’indirizzo con l’assortimento più ampio in assoluto. Ogni modello, variante colore e taglia sono a portata di click per soddisfare il consumatore più esigente. Quest’ultimo può ricorrere anche alla funzione “shop by look” per rendere più semplice e piacevole la scelta di più capi oppure usufruire del servizio cifre per personalizzare la camicia. Sul sito c’è spazio anche per i regali: gift box e biglietto sono assicurati.

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business retailreal estate

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mapic

Il dIktat è ReInventaRsI Da un lato la scommessa del digitale e dell’entertainment, dall’altro le opportunità (ma anche le minacce) di sviluppo internazionali: centri commerciali, oulet center e retail park devono mettersi in gioco e reinventarsi, di pari passo con l’evoluzione delle attitudini d’acquisto e delle modalità di vivere il tempo libero dei consumatori. È quanto emerge dal Mapic, la fiera dell’immobiliare commerciale di Cannes, che dal 2015 sarà anche a Shanghai di Elisabetta Campana

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1. Place Vendôme a Lusail nel Qartar: il mega lifestyle ed entertainment center di United Developers aprirà nel terzo trimestre del 2017 2. Suzhou Center di CapitaMalls in Cina si propone come il paradiso dello shopping con circa mille negozi (opening previsto 2 per il 2017)

nnovazione, internazionalizzazione e una rinnovata fiducia da parte di investitori e retailer hanno caratterizzato la 20esima edizione del Mapic, la fiera degli investimenti immobiliari commerciali organizzata da Reed Midem, svoltasi a Cannes dal 19 al 21 novembre scorsi. Innovarsi vuol dire confrontarsi con la sfida omnichannel da un lato e con le formule più evolute di entertainment (comprese le food court) dall’altro. Internazionalizzarsi significa guardare ai mercati emergenti - Far East e Cina in primis - senza perdere di vista quelli più consolidati come Europa, Stati Uniti e Medio Oriente. Il tutto con progetti di qualità, dalla forte identità (l’omologazione adesso più che mai è bandita), di grandi dimensioni (i format che vanno di più sono quelli super regional di oltre 80mila metri quadri di gla, superficie lorda affittabile) e innovativi. L’obiettivo è soddisfare un cliente sempre più infedele, trasversale e alla ricerca di esperienze di acquisto e di intrattenimento inedite. La scommessa per centri commerciali, outlet center e retail park è sapersi reinventare di pari passo con l’evoluzione delle attitudini d’acquisto e delle modalità di vivere il tempo libero dei consumatori. Il settore - come ha evidenziato la recente edizione del Mapic, cartina al tornasole del retail real estate -

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non si perde certo d’animo e investe in nuovi mega progetti, ma anche nel restyling di realtà esistenti. Con oltre 8.400 partecipanti, in leggera crescita rispetto all’anno precedente (8.200 presenze), di cui 2.400 retailer (con 500 new entry), la rassegna ha visto la partecipazione di 697 espositori (+1,8% rispetto al 2013). La tre giorni di Cannes si è chiusa con un bilancio positivo, in special modo per il nostro Paese: «Le aziende italiane (378) seconde per numero solo a quelle francesi (1.078), sono aumentate di circa il 3% - dice Nathalie Depetro, direttrice del Mapic - e devono essere prese a esempio di intraprendenza e apertura ai mercati internazionali, come evidenziano i progetti di Larry Smith (Infinity Walk a Chongqing e Baia Blu D’Oriente Binhai New City a Ningbo) e Arcoretail (35 Jihua Park) in Cina». Il rapporto tra il Mapic e l’Italia «diventerà ancora più stretto nell’edizione 2015 grazie alla partnership creata con il Cncc, Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali» sottolinea Depetro. Se gli italiani guardano oltreconfine, ma anche alla Penisola viste le importanti iniziative in essere a Milano e nel resto del Paese, «gli stranieri tornano a interessarsi concretamente all’Italia con investimenti non solo speculativi ma anche di lungo termine, come quelli effettuati da Al-


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5. LÕoutlet center The Village vicino a Lione (Compagnie de Phalsbourg) 6. Il Palazzo del Profumo allÕinterno dellÕArese Shopping center 7. Il progetto del restyling del Mega Khimki di Mosca

lianz e dal fondo sovrano di Singapore Gic», assicura Massimo Moretti, presidente del Cncc ed head of business unit portfolio retail di Beni Stabili Siiq. L’ITALIA TORNA IN PRIMO PIANO

«Numerosi fondi hanno mostrato interesse per Scalo Milano» conferma, tra i tanti, Filippo Maffioli, sales&marketing director di Promos, che ha in cantiere l’innovativo format city style alle porte di Milano, giocato su fashion, food e design (l’opening è previsto per il prossimo settembre). Altri mega pro-

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3. Scalo Milano, il nuovo format city style di Promos, debutterà il prossimo settembre 4. Il portico di Milano Centrale con gli shop in box trasparenti, che aprirà per lÕExpo (il progetto di restyling della struttura • di Grandi Stazioni)

Il futuro del Mapic

scommette sulla Cina e sbarca a shanghai 7

getti nel capoluogo lombardo e dintorni si contraddistinguono per l’unicità del format: innanzitutto l’Arese Shopping Center di Finiper, la cui inaugurazione è prevista per il marzo 2016: «È un complesso di grandi numeri e dimensioni (92mila metri quadri di gla e oltre 200 negozi) all’insegna del “back to the future”» spiega Davide Padoa, ceo di Design International (che al Mapic ha presentato anche il Cleopatra Mall al Cairo e il Mall of Guadalajara in Messico). «Il centro si sviluppa lungo una galleria (senza quindi il percorso circolare comunemente adotta-

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isto il ruolo sempre pi• importante giocato dalla Repubblica Popolare allÕinterno del retail real estate, il Mapic organizza un nuovo evento dedicato al settore, che debutterˆ a Shanghai lÕ11 e il 12 giugno 2015, presso lÕInterContinental Hotel. La manifestazione rappresenterˆ un punto di incontro e di confronto tra retailer e developer internazionali e locali. ÇIl nuovo Retail Real Estate Market (Rrem), gestito dal Mapic, sarˆ una due giorni di business, conferenze e networking per creare opportunitˆ di sviluppo nel Paese, confrontandosi direttamente con i proprietari degli shopping mall cinesi e con gli operatori del settoreÈ, ha spiegato Filippo Rean, direttore della divisione real estate di Reed Midem, la societˆ organizzatrice del Mapic. La rassegna vuol essere il primo passo per clonare la formula del Mapic in Cina. (e.c.) 10_12_2014

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business retailreal estate 1. Dopo una battuta d’arresto sono ripresi i lavori del Cleopatra Mall al Cairo: il debutto a fne 2016 (progetto di Design International) 2. Il Designer Outlet Provence di McArthurGlen nel Sud della Francia (opening nel 2016) 3. Una veduta di Vegas Kuntsevo di Crocus Group a Mosca che sarà inaugurato nel 2016

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to) che è stata triplicata in altezza e volume ,per ricreare l’effetto di una strada urbana». «Inoltre - prosegue l’architetto - la galleria è duplicata all’esterno, con negozi che si affacciato su un porticato e un giardino: il layout si rifà alle cascine lombarde». Sempre vicino al capoluogo lombardo, nei pressi dall’aeroporto di Linate, è in programma il mega mall Westfield Milan (175mila metri quadri di superficie, oltre 300 negozi e un investimento di 1,4 miliardi di euro), i cui lavori dovrebbero iniziare tra fine 2015 e inizio 2016 (con opening all’inizio del 2018): «Puntiamo a un concept dalla forte identità - racconta Keith Mabbett, direttore leasing di Westfield Europe - che interpreterà in modo innovativo quegli elementi architettonici, culturali e soprattutto di stile che contraddistinguono Milano nel mondo. Grande attenzione verrà data all’interazione tra mondo fisico e virtuale, così come investiremo sulla food court per garantire un’esperienza di shopping ed entertainment unica». Nel cuore della città, Grandi Stazioni sta ristrutturando Milano Centrale: «La galleria sotto il portico verrà aperta per l’Expo - spiega Stefano Mereu, responsabile vendite e media della società - si tratta di 500 metri quadri, con box trasparenti dedicati al beauty e e agli accessori moda di target medio-alto». Il resto del progetto - per complessivi 60mila metri quadri, di cui 500 boutique, un department store e ristorazione varia - «sarà completato entro il 2018-2019, per un investimento di circa 50 milioni di euro» dice Mereu. «Il nostro obiettivo - precisa - è dare nuova vita a una parte rilevante della città, anche attirando designer emergenti e proponendo varie iniziative di intrattenimento». In primo piano, sempre in Italia, lo shopping center MondoJuve a Sud Ovest di Torino (opening nel 2015), il centro commerciale Appio 1, in via Appia Nuova a Roma in apertura (in marzo) e il GrandApulia a Foggia, di Svicom, la cui 34

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I Mapic awards

tra i vincitori kiko, Uniqlo e Fashion Outlets of Chicago

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inaugurazione è on schedule tra fine 2015 e inizio 2016: questo centro rappresenta la più grande iniziativa commerciale attualmente in fase di realizzazione nel “difficile” meridione del nostro Paese. Grazie a questi progetti di caratura internazionale e a un rinnovato appeal del mercato italiano, i retailer di tutto il mondo tornano a guardare con interesse all’Italia: «Abbiamo lavorato molto al Mapic, giornate decisamente fruttuose, con richieste di location da parte di importanti insegne internazionali, alcune delle quali non ancora presenti nella Penisola» dice Rodolfo Rustioni, patron della società di consulenza e intermediazione immobiliare Rustioni & Partners (che sta commercializzando anche Appio 1). IL fOcus su cINA e MedIO ORIeNTe

Oltrefrontiera le possibilità di sviluppo e investimento sono numerose, a partire da Cina e Stati Uniti, i due Paesi presi in esame dalla manifestazione di Cannes. «Nel mercato americano, come in quello europeo, si evidenzia una forte attività basata principalmente sulla ristrutturazione e sull’ampliamento delle strutture esistenti - sintetizza Nathalie Depetro - mentre nella Repubblica Popolare l’enfasi è sui nuovi progetti: 49 milioni di metri quadri di shop-

uest’anno il Mapic ha assegnato i tradizionali “Awards”, festeggiando anche il proprio ventesimo compleanno, in una serata di gala con tanto di fuochi d’artifcio. Il “Best Fashion & Footwear Retail Concept” è andato a Uniqlo, insegna giapponese del Gruppo Fast Retailing. L’Italia si è imposta nella categoria “Best Retail Global Expansion”, con il brand di beauty Kiko Milano. Tra gli altri premiati spiccano i nomi della tedesca Vapiano (“Best Food & Beverage Retail Concept”) e, dalla Francia, Causses (“Best New Retail Concept”), Qwartz (“Most Innovative Shopping Centre”), Les Terrasses du Port (“Best Retail Urban Project”) e Beaugrenelle (“Special Jury Award Project”). L’”Anniversary Special Tribute” è andato a FrŽdŽric Laloum, ai vertici del player transalpino Altarea. Altre nazioni sono salite alla ribalta. Gli States, con i Fashion Outlets of Chicago (“Best Factory Outlet Centre”), la Turchia, con l’Armada Development Project di Ankara (“Best Refurbished Shopping Centre”), il Regno Unito con New Look (“Special Jury Award Retailer”), e la Cina, che con Wanda Group ha ricevuto il Tributo Speciale per i 20 anni della manifestazione.


4. GrandApulia a Foggia • il progetto pi• importante in costruzione nel Sud Italia 5. MondoJuve a Torino scommette sullo sport ma non solo (opening nel marzo 2016) 6. Appio 1 a Roma • un centro commerciale di vicinato di nuova generazione 7. Wanda Group in Cina conta di aprire 26 nuovi mall entro 4 il 2015

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ping mall verranno inaugurati entro il 2016 e Wanda Group è tra i leader del mercato (con in cantiere 26 nuovi mall Wanda Plaza per il 2015, ndr)». Tra le iniziative che fanno più parlare in Cina spicca lo Suzhou Center Mall, a opera del colosso CapitaMalls: il complesso di 1,1 milioni di metri quadri totali, con 340mila metri quadri di superficie retail e circa mille negozi, si propone come il paradiso dello shopping e dell’intrattenimento (opening nel 2017). I Jihua Park - i primi tre apriranno a Changchun, Chongquin e Yangzhong - giocano invece la carta della destination turistica per i locali, scommettendo su sport, wellness e sulla formula del travel retail: «Ci rivolgiamo alla classe media cinese, che ha possibilità economiche limitate - dice Luca Bastagli Ferrari, ceo dell’italiana Arcoretail, che sta sviluppando il progetto - e pertanto chiediamo alle aziende di aprire negozi come quelli negli aeroporti, con un assortimento tale da garantire uno scontrino medio più basso del 20-25% rispetto ai punti vendita normali». «Ci proponiamo - prosegue Bastagli - anche come piattaforma per le aziende italiane e francesi che vogliono vendere in Cina con il nostro supporto e abbiamo già raccolto oltre 45 adesioni». In Medio Oriente il progetto protagonista è Place Vend™me di United

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Developers in costruzione a Lusail, la nuova città che sta nascendo nel Qatar. Il mega lifestyle ed entertainment center (800mila metri quadri complessivi, con 400 store e investimento di un miliardo di euro) porterà il glamour e il lusso parigini nell’emirato (inaugurazione nel terzo trimestre 2017). LA RussIA fA I cONTI cON LA cRIsI

In Russia anche l’immobiliare commerciale deve fronteggiare la crisi del Paese e la svalutazione del rublo di oltre 20%: secondo Olga Yasko della società di consulenza Knight Frank, gli investimenti nel settore negli ultimi 10 mesi sono diminuiti del 40% ed i retailer hanno perso tra il 15% e il 30% del fatturato in questo periodo. «Stiamo tenendo le posizioni - spiega Armin Michaely, general director di Ikea Shopping Centres Russia - grazie anche al fatto che siamo gli unici operatori internazionali che gestiscono i contratti in valuta locale. I retailer che lavorano con noi non si sono visti pertanto aumentare gli affitti». «La nostra strategia nel Paese è di lungo termine - aggiunge - e abbiamo stanziato 2 miliardi di euro per nuovi progetti come il Mega Mytischi a Mosca e il restyling delle strutture esistenti, in primis l’Ikea Khimki». Alle aziende italiane Michaely suggerisce di non

affidarsi ciecamente ai partner russi, ma di occuparsi direttamente del proprio business per poterlo gestire al meglio. Sempre al Mapic Crocus Group ha presentato il nuovo Vegas Kuntsevo che dovrebbe essere inaugurato nel 2016, e Morgan Stanley l’ampliamento dello shopping center Metropolis (opening inizio 2016). Facendo un salto oltreoceano, negli States, gli occhi sono puntati sull’America Dream di Triple Five: 250mila metri quadri, con 400 negozi, a 8 chilometri da Manhattan con tanto di pista da sci, un parco a tema Dream Works e uno della Lego. Altre proposte di rilievo presentate a Cannes hanno come protagonisti gli outlet center. McArthurGlen, che in Italia sta investendo sull’ampliamento dei suoi centri, sbarcherà nel 2016 con due strutture in Turchia, nelle parti occidentale e orientale di Istanbul, e ha da poco firmato un accordo di sviluppo con Sonae Sierra, sancendo il suo ingresso in Spagna: «Il Designer Outlet M‡laga, in apertura nel 2017 - dice Gary Bond, managing director development di McArthurGlen - sarà adiacente a Plaza Mayor un parco di intrattenimento e centro commerciale gestito da Sonae Sierra e sfrutterà pertanto queste sinergie: è una strategia che protremo replicare, così come possiamo valutare l’acquisto di realtà già esistenti, anche in Italia». In Francia, dove McArthurGlen prevede di iniziare in marzo i lavori del Designer Outlet Provence vicino a Marsiglia, è già in costruzione The Village, di Compagnie de Phalsbourg: 30mila metri quadri, per 140 store, vicino a Lione, «con un concept luxury che reinterpreta in chiave moderna il famoso villagio di Asterix» racconta Jean Sylvain Camus di Compagnie de Phalsbourg. Nuova vita, infine, per The Praga Outlet, vicino all’aeroporto della capitale ceca che, dopo tante peripezie, dovrebbe debuttare il prossimo ottobre. Anche gli outlet center puntano a reinventarsi. n 10_12_2014

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Foto Proj3ct Studio

business SALONI 1. Compratori a Modaprima: su 1.800, 800 provenivano da oltreconfne 2. Una proposta di Club Voltaire: dei 3 milioni di fatturato, la metà viene realizzata con le esportazioni 3. Un abito di Edas, brand made in Italy che fa capo alla Edas Italia di Roma

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MODAPRIMA

Prezzi giusti e fessibilità: un binomio che fa centro Pensare in grande, partendo da piccoli numeri, è possibile. Lo dimostrano le storie delle aziende di scena a Modaprima: realtà che, grazie anche alla fiera, vendono sempre di più all’estero

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di Mariella Barnaba

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omoaki Uchida, presidente di YouBee, viene dal Giappone; Beata Stolarz, titolare di International Trading, dalla Polonia. Come loro, circa 800 buyer e distributori, su un totale di 1.800, si sono mossi da ogni angolo del pianeta per visitare Modaprima, la rassegna fiorentina del ready-to-wear italiano per la media e grande distribuzione, che dal 21 al 23 novembre ha schierato alla Leopolda 150 collezioni. Il dato sulle presenze estere evidenzia da un lato l’osmosi commerciale tra le produzioni italiane, per quanto piccole e talvolta sconosciute, e gli interlocutori internazionali, dall’altro il ruolo di tramite svolto dalla fiera. «Ho visto un made in Italy con un ottimo rapporto qualità-prezzo» commenta Uchida. E Beata Stolarz: «Mi sono confrontata con realtà che hanno coniugato la loro storia familiare con i trend più contemporanei, senza perdere di vista prezzo e qualità». Commenti che fotografano l’espositore tipo di Modaprima: un’azienda di piccola o media dimensione, che affida prevalentemente la produzione a una rete di laboratori sul proprio territorio per collezioni di buona qualità, con un discreto tasso di stile e listini abbordabili. Imprese che rispondo36

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no alla morsa recessiva con la flessibilità. «Molti dei presenti - dice Tamara Gualandi, cotitolare della carpigiana Donne da Sogno (130 clienti in Italia e 50 all’estero), nonché presidente provinciale di Cna Federmoda - sono nati dal pronto moda; facevamo collezioni veloci, aggiornate ogni due settimane, che la distribuzione italiana assorbiva con facilità. La crisi interna ci ha costretti a guardare oltreconfine, a strutturarci e a convertire totalmente o in parte le tempistiche di produzione nel programmato, perché gli stranieri richiedono ritmi di acquisto diversi. In questa fase di internazionalizzazione la fiera ci ha aiutati parecchio: è qui che abbiamo costruito negli anni il 60% del nostro fatturato». «Le relazioni commerciali con gli stranieri e i loro pagamenti puntuali - aggiunge Alan Anav, sales manager della romana Edas Italia - ci consentono di affrontare le difficoltà del mercato interno e di avviare, per esempio, progetti retail in partnership con la clientela, con successo e rischi condivisi». Massimo Savino, della pugliese Vezzo (2 milioni di euro il giro d’affari), interviene: «La fiera è piccola ma concreta; prendiamo qui buona parte dei contatti per sviluppare il nostro business

nel mondo. L’Italia? Abbiamo cancellato quest’anno l’ultimo cliente. Ora andiamo forte in Giappone». Tra gli stand di Modaprima i listini oscillano indicativamente tra i 20 e i 100 euro, cifre quasi impensabili a fronte di produzioni nazionali, anzi distrettuali. «Realizziamo tutto a Pistoia - afferma Cristina Casartelli, titolare di Club Voltaire (3 milioni di euro di fatturato, per metà frutto di export) - e cerchiamo di stare nel prezzo giusto con un lavoro di lima, mai a scapito della qualità». Un punto di forza è sempre la velocità nella gestione degli ordini: «All’occorrenza - fa sapere Giovanna Gazzola, referente commerciale di Goldme Italia, realtà padovana che alterna pronto e programmato - siamo in grado di rispondere nel giro di una settimana. I nostri interlocutori sono i dettaglianti, l’ingrosso, i grandi magazzini, i distributori, a cui offriamo anche un servizio di private label». «L’internazionalità - conclude Agostino Poletto, vice direttore generale di Pitti Immagine, che organizza Modaprima - è tuttora vincente per il sistema moda italiano. Continueremo a investire, in collaborazione con Ice, sull’attività di incoming, richiamando den legazioni di compratori stranieri».


business SALONI MAREDIMODA

La rivoluzione hi-tech conquista la Croisette La tecnologia riscrive regole e processi produttivi dei tessuti per il beachwear e il bodywear, protagonisti di MarediModa. Indemagliabili, anti UV, anti-batterici e anti-fatica, si proiettano verso nuovi concetti di benessere e funzionalità di Mariella Barnaba

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lla Playtex servirono ben 21 strati di tessuti diversi per confezionare la monumentale tuta con cui Neil Armstrong sbarcò sulla luna quel memorabile 20 luglio del 1969. Oggi al Massachussets Institute of Technology (Mit) basta un materiale composto da bobine in grado di assumere la forma del corpo per realizzare BioSuit, la nuova mise spaziale, aderente e leggera come un body second skin. Ma non è il caso di compiere un viaggio interplanetario per confrontarsi con l’innovazione tessile: il futuro è già a portata di mano. «In ambito militare, ma anche nello sport e nel fitness - afferma Maurizia Botti, docente del Politecnico di Milano e consulente moda - assistiamo al notevole sviluppo di materiali intelligenti. L’utilizzo di nanoparticelle consente, per esempio, di ottenere tessuti anti UV, antibatterici, antistatici, energizzanti, tonificanti, snellenti e rassodanti». L’impiego di dispositivi elettronici, come cellette solari, connettori e led «facilita la progettazione di abiti e giacche fotovoltaici, e T-shirt capaci di rilevare il consumo di calorie o parametri vitali, quali la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa». Vetrina internazionale di questa rivoluzione hi-tech è stata la 13esima edizione di MarediModa, salone dei tessuti per il beachwear e il bodywear, svoltosi al Palais des Festivals di Cannes tra l’11 e il 13 novembre, con un centinaio di espositori esclusivamente europei. Il filone della funzionalità sembra quello più esplorato dalle aziende. Si va dalle performance shaping di “Venezia” dell’italiana Carvico (un indemagliabile con Xtra Life Lycra, ultra resistente a cloro, oli e creme solari), fino al “Mirage” del francese Billon Design, che esalta le forme o le assottiglia laddove serve, grazie a una

1. Proposte in mostra a MarediModa 2. “Happy or not?”: così gli organizzatori hanno sondato lo stato d’animo dei visitatori 3. Il tessuto indemagliabile Venezia di Carvico con Xtra Life Lycra

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pellicola ologrammatica applicata alla stoffa, capace di creare strategici effetti trompe l’oeil. Sulla Croisette Maglificio Ripa ha portato e vivide fantasie nate dalla nuova divisione aziendale consacrata alla stampa, mentre posizionava sulla rampa di lancio il progetto “Innergy”, condotto con Nilit Fibers: una linea di tessuti capaci di ridurre l’affaticamento durante l’attività fisica, sfruttando gli effetti di additivi minerali e raggi infra-

Un concorso a MarediModa

The Link 2014 premia un’italiana e un’olandese ome ogni anno MarediModa ha fatto da cornice alla fnalissima del concorso The Link, dedicato ai fashion designer delle scuole europee, che ha visto premiate Lara Bui Marelli della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (categoria beachwear) e Inge van De Ven dell’Artez Institute di Arnhem (categoria intimo). In palio uno stage nell’uffcio stile di Parah.

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rossi. «Quello dei tessuti altamente performanti - commenta David Shah, trend setter di fama mondiale - sarà un business importante nel futuro. Dal punto di vista dell’immagine, i tessuti dell’estate 2016 indicano che siamo arrivati al punto culminante e finale del massimalismo. Poi torneremo a un gusto più tranquillo». Fra i temi individuati dal guru delle tendenze c’è “Jungle Fever”, l’animalier rivisto attraverso lenti psichedeliche, con colori resi vibranti dalle tecniche digitali e dal contrasto col nero, dove le geometrie tribali sono ottenute con trafori al laser e il maculato rivive grazie ad applicazioni e floccati. E accanto al lattice, alle stampe “corazza di armadillo” e alla profusione dell’oro del trend “Brutal Glam”, ai rasi animati da riflessi metallici o illusioni ottiche di “Rave Couture”, si fa strada il “Memphis Sport”, un pop-rétro ispirato agli anni ‘80 di Fiorucci e del Gruppo Memphis, che conferma l’avvicinamento di un materiale come il neoprene al mondo del costume da bagno, giocando su tagli sportivi, stampe kitch n e colori ottimisitici. 10_12_2014

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trend store to watch di Andrea Bigozzi

Per maniaci della ricerca Société Anonyme

Parlando di moda non convenzionale, è a negozi così che si pensa. Société Anonyme, concept store nato nel 1999 a Firenze in zona Sant’Ambrogio-Piazza Beccaria, lontano dalle traiettorie del centro e dai flagship dei grandi marchi. Uno spazio giovane e dall’atmosfera cosmopolita (gli addetti alla vendita arrivano dalla Germania e dall’Olanda) che ospita anche mostre e dj-set, e dove sfilano nomi stranieri poco conosciuti e innovativi (per lo più belgi, svedesi e giapponesi), insieme all’omonimo marchio di casa (100% made in Italy) e ai più trendy tra i brand low cost: Topman e Topshop

uando lo si vede incollato allo Il negozio di via Niccolini si articola fra womenswear, schermo del suo Mac, non è facimenswear e accessori. le immaginare che Massimilano La natura dello spazio, Giannelli, titolare del concept store che si snoda su tre aree ben integrate fra loro, Société Anonyme, stia monitorando le ha permesso di ricavare vendite del suo negozio che avvengano due spazi tutti dedicati a migliaia di chilometri di distanza da a Topman e Topshop, via Niccolini a Firenze, dove il punto di cui Société Anonyme è uno dei pochi vendita si trova. Per Giannelli, «maniarivenditori in Italia co della ricerca», l’idea è nata in modo naturale. Quando si è trovato a dover espandere il suo business al di là del capoluogo toscano, senza potersi allontanare dalla sua città, ha subito pensato a Farfetch. «E dal 2008, grazie all’e-commerce la nostra offerta indipendente arriva in tutto il mondo. Vede, abbiamo appena venduto un maglione in e alla insiem tŽ Azerbaijan e uno negli Stati i, ll e n ciŽ ian ato So ano G Uniti», racconta l’imprenassimil atia, ha fond me SociŽtŽ M C ditore mentre ci presenta no moglie nel 1999. Il io a Marcel il suo spazio, che oggi ospie g m a y , che m g Anon • un o uggenheim no ta una ventina di collezioe m y n G y aro Ano k fond ni (sia uomo che donna), e Pegg hamp 0 a New Yor nguardia c u D quasi tutte straniere. nni Ô2 dÕava negli a lleria dÕar te Ma la storia imprenditoriale a una g di Giannelli inizia ben prima dei tempi frenetici di Internet e dell’e-commerce. Grazie a un percorso eclettico di consulente per diversi brand e aziende, commerciante di tessuti con la moglie Catia che lo segue nel lavoro, Giannelli ha potuto distillare tutte le sue competen-

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e n o i s i V oppia di c

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ze e interessi nel suo progetto. Così nel 1999 pensa a qualcosa di diverso dai soliti negozi: uno spazio ispirato dalle atmosfere underground dei quartieri alternativi di Berlino, Anversa e Brooklyn, che si caratterizza per una pro-

posta internazionale di abbigliamento, accessori, bijoux. Tutti (o quasi) capi provenienti da Paesi stranieri (specie da Giappone, Svezia e Belgio), difficili da trovare altrove. «Portiamo avanti molta ricerca tra Parigi e Berlino, ma anche a Pitti Uomo: specie nelle nuove sezioni molto attente alle correnti, si fa un ottimo scouting». L’unico brand 100% made in Italy presente nello store è proprio Société Anonyme, che Giannelli produce dal 1999: due collezioni all’anno, per uomo e donna. «I nostri best seller - raconta il buyer - sono MM6 by Maison Martina Margiela, tutte le linee di Comme Des Garçons e Société Anonyme per l’abbigliamento. Tra le calzature, le Eytys sono richiestissime». La brand list del concept store include poi nomi come Super D, Kitsuné, Jimi Roos, Retro Super Future, b store. E dalla prossima stagione si aggiungeranno all’elenco Helmut Lang e Christophe Lemaire. «Société Anonyme - tiene a precisare Giannelli nasce dal desiderio di portare anche in questa città tutto quello che c’è di originale nel mondo della moda, all’interno di un contenitore che sappia di Europa e di modernità. La gente vuole approfondimento e forse le aziende italiane dovrebbero iniziare ad assecondare questa esigenza, presentando collezioni più innovative». Nonostante nello store fiorentino il focus sia sui marchi più d’avanguardia e di nicchia, gli spazi più frequentati sono quelli dedicati ai capi low cost di Topman e Topshop». «Ritengo - conclude Giannelli - che sia importante inserire in uno stesso negozio la possibilità di acquisti a portata di tutti. Certo, questo abbassa lo scontrino medio, ma ci rifacciamo con l’online, dove superiamo i 200 euro di acquisto medio». n

Il punto vendita, che si trova nel quartiere Sant’Ambrogio a Firenze, si ispira alle atmosfere underground dei quartieri hot di Berlino, Anversa e Brooklyn a New York

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trend ADVERTISING

Adv fall-winter 2014/2015:

back to the future Campagne virali, native advertising, social media marketing: il fatto che nella comunicazione di moda sia in corso una rivoluzione non è una novità. Ci si sorprende, tuttavia, quando si scopre che in alcune delle campagne di maggiore impatto tornano alla ribalta temi evergreen come la natura, il viaggio, la complicità femminile e l’utilizzo delle celebrity, giovanissime (come Miley Cyrus per Golden Lady) ma anche più mature, vedi l’inossidabile Julia Roberts per Calzedonia o, nel 2015, Madonna per Versace. Sempre più importante il ruolo dei video, da condividere con la propria web community per scambiare opinioni ed emozioni a cura di Alessandra Bigotta ed Elena Azzola

ArcAdiAn rhApsody

BOTTEGA VENETA: uno scatto di Ryan McGinley per la Cruise 2014/2015 al Giardino Botanico di New York

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cosMopoLiTAn FEVEr

GUESS: la campagna per il periodo natalizio, scattata da Chen Man

cELEBriTy WATch

CALZEDONIA: Julia Roberts interpreta ÒLa vita • un viaggioÓ, spot televisivo curato dallÕagenzia Saatchi&Saatchi

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trend ADVERTISING FEMALE coMpLiciTy

MY BURBERRY: Kate Moss e Cara Delevingne fotografate (per la prima volta insieme) da Mario Testino

posiTiVE Mood

adidas Original = PHARRELL WILLIAMS: un gruppo di millennials si unisce a formare un grande cuore

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picTUrEs in MoTion

YOOX: Alessandra Mastronardi in ÒA dinner party in VeneziaÓ, lo short movie realizzato dallÕe-tailer per Natale

Docu-flm, bio-pic: una chance arriva dal web Festival dei Popoli di Firenze: va in scena, il 30 novembre scorso, l’anteprima nazionale del docuflm Dior and I, in cui FrŽdŽric Tcheng (già regista di pellicole come l’acclamato Valentino The Last Emperor nel 2009 e Diana Vreeland nel 2011) segue il lavoro dietro le quinte di Raf Simons, in occasione del suo debutto nel 2012 come direttore creativo della maison francese. La sala del Cinema Odeon è piena, i 600 posti tutti occupati. Claudia Maci - coordinatrice di una manifestazione che non ha la moda, ma i flm-documentari in genere, come tema centrale - è soddisfatta. «Ho voluto questo movie tra i piatti forti del programma - dice - non solo perché apprezzo Tcheng come regista, ma anche perché la sua pellicola rispecchia un cambiamento: moda non solo come “lustrini e paillette”, ma come frutto del lavoro collettivo di un gruppo di persone. Un tema che interessa tutti, non solo le fashion victim, e il sold out alla proiezione del 30 novembre lo dimostra». Da qui a conquistare l’attenzione delle masse però ce ne passa, soprattutto in Italia. Per esempio nell’ambito dei bio-pic, parenti stretti dei docu-flm ma in teoria più accessibili

ai non addetti ai lavori, il recente Yves Saint Laurent di Jalil Lespert, uscito nelle sale italiane a fne marzo 2014, non ha ottenuto i risultati sperati. Come confermano da Lucky Red, che lo ha distribuito sul nostro territorio in 108 sale, l’incasso di 600mila euro è stato al di sotto delle aspettative. «Del resto - rifette Ugo Volli, semiologo, docente universitario, scrittore ed esperto in comunicazione aziendale - non sono i grandi numeri a interessare in questo genere di operazioni, volutamente di nicchia come il settore che rappresentano». Volli ribadisce come i docu-flm sulla moda non nascano per realizzare cifre esorbitanti, ma abbiano in mano un’arma importante: creare o rafforzare delle community. «Nell’era di Internet - dice - se un prodotto di questo tipo è ben fatto, ha ottime chance di diventare virale». D’accordo il sociologo Vanni Codeluppi: «Lo strumento video e la disponibilità del web come mezzo di diffusione si prestano a utilizzi più originali e creativi di quanto sia stato fatto fnora. Ma occorrono idee innovative. E le nostre aziende della moda, come sappiamo, si sono mosse in ritardo sulla Rete». I docu-flm sulla moda

Raf Simons nel documentario Dior and I, diretto da Frédéric Tcheng (courtesy of CIM Productions)

sono in genere stranieri (un paradosso, per la patria del made in Italy) e questo è un gap da colmare. «I giovani talenti che potrebbero girarli non mancano» commenta Ugo Volli. A loro ha pensato Constanza Cavalli Etro, che a settembre ha lanciato durante le sflate il Fashion Film Festival di Milano, una vetrina per 350 registi emergenti di ogni nazionalità, con spettacoli gratuiti e accessibili a tutti. «Perché non va dimenticato che sono i nuovi nomi - ha sottolineato Constanza Cavalli Etro - a dare freschezza ai grandi marchi». (a.b.)

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trend anticipazioni

Pre-fall

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Just Cavalli

Etro

Chanel

di Andrea Bigozzi

Burberry Prorsum

Colori accesi, animalier, ispirazioni tirolesi stile “Tutti insieme appassionatamente”, stampe in stile kimono giapponese o di ispirazione bohemien, motivi geometrici, plissé e seta: le Pre-Fall 2015 anticipano le tendenze che domineranno la prossima stagione fredda, in vista delle sfilate di febbraio. Abbiamo scelto i best look di cinque marchi “hot” sul mercato per dare un primo assaggio di quelli saranno i capi d’elezione delle campagne vendita

M Missoni

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trend brand to watch a cura di Angela tovazzi

28.5 28.5 è un marchio che si è conquistato un posto al sole nel panorama della moda contemporary e dietro il quale ci sono due giovani, Enrico Linassi e Anna Frontoni, entrambi trentenni. Si sono incontrati nel 2009 all’Istituto Marangoni di Milano e da allora hanno unito affetti e business, lavorando alla linea che porta la data del loro fidanzamento. La loro moda è una “sinfonia in multicolor”, con abiti dalle costruzioni fluide, colori accesi e ricami allegri. Nel giro di poche stagioni 28.5 (la prima collezione è del 2012, con la fall-winter 2013/2014) è già riuscito a colpire l’attenzione di molti buyer: il brand, distribuito da Studiozeta. org, è presente in molti punti vendita in tutto il mondo, tra cui Politix a Los Angeles, Library a Londra, Bosco di Ciliegi a Mosca, Both a Shanghai, Intersection a Seoul. In Italia l’etichetta è ben posizionata al Sud, dove conta vetrine di primo piano, tra cui Anna Almonti a Pescara, Luciana a Bari, Giuseppe Contini a Porto Cervo, Helmè a Catania. La collezione è 100% made in Italy e punta a un target giovane, come confermano i prezzi retail, che partono da 160 euro fino a un massimo di 1.000 euro. (an.bi.)

INDIvIDUAL

Steve J

Basta un nome per connotare questa nuova collezione di borse, al via con la primavera-estate 2015: Elisabetta Armellin, ossia l’artefice di V°73, fortunata linea di bag che nel giro di qualche stagione (è nata a Venezia nel 2011) ha conquistato 480 multimarca internazionali e aperto due monomarca, a Miami e Venezia. Feedback positivi che hanno convinto la designer-imprenditrice di Treviso a lanciarsi in una seconda avventura: Steve J. Borse ironiche e colorate dalle grafiche pop, commercializzate dalla showroom milanese Baco Distribution e pronte a esordire in 60 multimarca, al prezzo di 249 euro.

«Valorizzare la qualità del singolo capo e l’individualità di chi lo indossa»: con questa mission nel 2011 ha debuttato il progetto Individual, un menswear che trae ispirazione dal mondo denim e streetwear, per creare capi dalla matrice preppy, rielaborati in chiave informale. Firmati da Denim Brands, società nata dalla business unit fashion/apparel del gruppo manifatturiero Martinelli Ginetto, i capi sono disponibili nella showroom aziendale di Leffe (in provincia di Bergamo) e distribuiti in oltre 500 negozi italiani. Il prezzo medio sell in è di 25 euro.

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persone ritratti

Tra N° 21 e Rochas: cronaca di una rinascita L’exploit positivo di N°21, che punta per il 2014 a un +60% nei ricavi, il promettente sodalizio con Rochas: a 52 anni lo stilista Alessandro Dell’Acqua sta dando il meglio di sé di Alessandra Bigotta

quasi 52 anni (li compie il 21 dicembre), Alessandro Dell’Acqua può dire di essersi finalmente scrollato di dosso l’etichetta di “giovane stilista”. I risultati raggiunti dal marchio N°21, lanciato nel 2010, sono la testimonianza di una maturità conquistata nel corso di una vita che, professionalmente parlando, ne racchiude almeno tre: gli inizi, con una gavetta in piena regola, che gli ha insegnato quanto sia importante, oltre alla creatività, «conoscere i costi di una cucitura fatta in un modo o nell’altro»; il successo, con il marchio Alessandro Dell’Acqua, lasciato in seguito a dolorose vicissitudini societarie; infine la rinascita, con il brand N°21 e, dal 2013, la direzione creativa della maison Rochas. L’anno scorso il fatturato di N°21, realizzata in tandem con Gilmar, è stato di 14 milioni di euro, con un ebitda dell’8%. La previsione di crescita per il 2014 è più che ottimistica: +60%, oltre i 22 milioni di euro, grazie a un’immagine «contemporary e streetstyle», dai prezzi equilibrati, che mette d’accordo consumatrici e consumatori di età e mercati differenti, pronti a esprimere il proprio consenso anche sui social network a partire da Facebook, dove la pagina ufficiale della griffe sfiora gli 11mila “like”. Dell’Acqua non subisce le difficoltà, le affronta: e ne esce rafforzato. Con N°21 ha abbandonato un certo “evening mood”, per lasciarsi andare a una nuova modernità. Lui stesso ha dichiarato di essere stato in passato «imprigionato in un mondo di chiffon, che non

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di 170 metri quadri nel quartiere di Omotesando a Tokyo, disegnato da Hannes Peer Architecture. Intanto Nasce a Napoli nel 1962. Si diploma all’Accademia Dell’ A cqua procede con di Belle Arti della sua città. A 23 anni diventa direttore l’altro grande progetto, creativo di Genny, successivamente di Pietro Pianforini Rochas: quando dalla Nel 1996 debutta con la collezione donna che porta blasonata casa di moda il suo nome. Seguono l’uomo (nel 1998), le scarpe francese lo hanno chiamato per prendere il femminili (nel 2000), i profumi (nel 2001), l’eyewear posto lasciato libero da (nel 2003). Oltre a occuparsi del suo brand, negli anni Marco Zanini, lo stilia venire assume la guida artistica di marchi come sta lì per lì ha pensato a La Perla, Malo, Brioni, Les Copains uno scherzo. Invece era Dopo aver lasciato la direzione creativa della linea tutto vero e, a febbraio, Alessandro Dell’Acqua, il 2010 è l’anno della svolta: la prova del debutto il designer si lancia nel nuovo progetto N°21, in passerella è stadi cui è fondatore e mente creativa ta superata con lode. La collezione è stata Altro anno-chiave, il 2013: Alessandro Dell’Acqua definita «grandiosa, viene chiamato da Rochas al posto di Marco Zanini multi-strato, una sorta di sinfonia». Lui, dietro Nel gennaio 2014 la versione maschile di N°21, le quinte, ha parlato realizzata in tandem con Gilmar come la donna, con semplicità dell’apesordisce a Pitti Uomo profondita ricerca sui tessuti, del rispetto delle origini del marchio, dell’esigenza riuscivo ad abbandonare» e di sentirsi di guardare il passato senza pulsioni noora nuovamente libero e ispirato. Ringiostalgiche. Come coniugare due sfide divanito, da un certo punto di vista, ma con verse come N°21 e Rochas? «Non è così l’esperienza che solo un 50enne, in pista complicato - ha risposto -. Quando creo nel mondo della moda dall’età di 23 anni, per Rochas, è come se N°21 non esistespuò avere. In Giappone, uno dei mercase e viceversa. Perché si tratta di donne ti più ricettivi verso il brand - la cui didifferenti, differenti situazioni. E poi, è stribuzione worldwide si articola in 480 una vita che faccio tante cose nello stesso negozi -, è stato inaugurato poche settitempo. Ci sono abituato». n mane fa il primo monomarca: uno spazio


persone CARRIERE Separazioni

Ingo Wilts lascia di nuovo Hugo Boss

Foto di Karl Lagerfeld

Risale ad aprile 2014 l’annuncio del ritorno di ingo Wilts in Hugo boss, con il ruolo di senior vicepresident di boss menswear. Una posizione creata ex novo, in un’ottica di “supervisione centrale” delle proposte maschili del brand. Ma Wilts ha scelto di lasciare la società. Non ci sono dichiarazioni uffciali sulla separazione, ma si mormora che la “convivenza” tra Wilts e Jason Wu, direttore creativo del womenswear, non fosse delle più facili. Il posto di Wilts - che in precedenza era stato, tra gli altri incarichi, direttore creativo di tommy Hilfger - sarà occupato dal responsabile prodotto Christoph auhagen. (a.b.)

Cambi di poltrone

Bruno Pavlovsky alla guida della Chambre Syndicale, Pinault entra in Fédération Nuovo assetto per la Chambre Syndicale du prêt-à-porter des Couturiers et des Créateurs de mode, l’equivalente francese della Camera della Moda. bruno pavlovsky, ceo di Chanel, subentra in qualità di presidente al posto di ralph toledano, numero uno della divisione moda del gruppo puig e dal primo settembre numero uno della Fédération, un ruolo rivestito in precedenza da didier Grumbach. Pavlovsky sarà affancato dai nuovi vice-presidenti Guillaume de Seynes (managing director di Hermès) e Jean-marc loubier (chairman e ceo di First Heritage brands). Parallelamente, François-Henri pinault, numero uno di Kering, entra a far parte del consiglio direttivo e del comitato esecutivo della Fédération Française de la Couture du prêtà-porter des Couturiers et des Créateurs de mode. Le novità della Chambre non riguardano solo il board: l’associazione che raccoglie le griffe d’oltralpe ha accolto le due nuove maison aganovich e Christophe lemaire come nuovi membri.

teStimonial

Madonna presta ancora una volta il volto a Versace. È la quarta madonna sarà il volto della primavera-estate 2015 di Versace. La griffe della Medusa ha confermato le indiscrezioni dei giorni scorsi e svelato le immagini della nuova campagna, scattate a New York dal duo mert alas & marcus piggott. Si tratta della quarta volta che la popstar, ma anche «visionaria, businesswoman, flantropa, artista, documentarista e regista», come sottolinea la maison, appare nell’advertising di Versace: campagne iniziate nel 1995, che hanno attraversato tre decenni, fno a oggi. Le foto, in bianco e nero, catturano «il potere sfrontato e senza tempo» dell’ex material girl, 56 anni all’anagrafe ma con un corpo scolpito, che non tradisce l’età. «È sempre emozionante vestire Versace e vivere la creatività e la passione che donatella ha messo in questa collezione», ha commentato la cantante. «Madonna è una delle vere icone Versace. Non solo una cara amica - ha precisato la stilista - ma anche l’artista e il simbolo più forte di oggi». (a.t.)

ClaSSiFiCHe

Kors è lo stilista più cliccato sul web. Esce la Beckham Dopo il secondo posto del 2013, quest’anno michael Kors torna di nuovo al vertice della classifca degli stilisti più cliccati su Internet negli Usa stilata da bing, il motore di ricerca di microsoft. Un risultato che gli fa bissare il successo del 2012. Lo scorso anno la più gettonata era stata Victoria beckham, che quest’anno non compare nella classifca. È louis Vuitton ad accaparrarsi il secondo posto, con un balzo signifcativo rispetto al decimo del 2013. Si conferma terzo ralph lauren, seguito da tory burch e da Gucci, che ha guadagnato una posizione rispetto allo scorso anno. Sesta classifcata è Kate Spade, che precede nell’ordine burberry, Chanel, Versace e bcbg max azria. (c.me.) 10_12_2014

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persone dIecI doMANde a cura di Carla Mercurio

Francesca MAMBRINI

erano delle vere opere d’arte. Accanto a lei ho assaporato l’atmosfera dei salotti romani e del cinema con le sue dive.

«Cool? molto meglio ElEGANTE»

Quante ore lavora al giorno? Mediamente 10 come direttore creativo, e 24 su 24 come madre. A chi deve dire grazie? A mia nonna e a mia madre, che mi hanno sempre spronato a creare e a dare spazio alla mia fantasia. A mio padre, che mi ha insegnato l’importanza del lavoro (soprattutto per una donna) e per avermi obbligato a studiare prima di scegliere la mia strada definitiva. Per essere creativi ci vuole…? Oggi ci vogliono due cose fondamentali: la vena creativa e quella manageriale. Il creativo puro, avulso dal mondo del business, non funziona più.

Francesca Mambrini, direttore creativo del Gruppo Borbonese

Dov’era a 18 anni? Ero a Roma e frequentavo l’ultimo anno del liceo linguistico. Chi erano i suoi idoli? I Police, perché erano “gli anni 80”, un gruppo musicale in grado di esprimere con un sound magico l’energia e la voglia di essere speciali tipici di quel periodo. Altro idolo era la fashion icon e interior designer Iris Apfel con il suo modo unico, iconico, ricercato e raffinato di essere semplicemente se stessa: la mia cliente ideale. Quando la moda è entrata nella sua vita? Presto: da bambina passavo molto tempo con mia nonna materna. È stata una modista molto nota. Le sue creazioni

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È particolarmente attenta al lavoro degli altri colleghi? Molto. È importante essere informati su ciò che accade nel proprio settore. Quanto è importante la formazione nel suo mestiere? La formazione è un punto di partenza, ma quello che conta di più sono la determinazione e tanta gavetta. L’esperienza è la prima delle qualità di un bravo stilista. Quale la parola del fashion system che non vorrebbe mai fosse attribuita a lei? Stilista: una parola che non esiste più. Ormai si parla di direttori creativi, un po’ designer e un po’ manager. Quale la parola del fashion system ormai dimenticata? Cool. Non necessariamente essere cool vuol dire essere elegante e bello, come Borbonese.

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Direttore Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it) Caposervizio Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it) Redazione Elena Azzola (e.azzola@fashionmagazine.it), Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it), Elisabetta Campana (e.campana@fashionmagazine.it), Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it), Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it), Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it) Segreteria di redazione Daniela Locatelli, Tatiana Tincani Realizzazione grafca Nadia Blasevich, Carlo Maraschi, Laura Marcarini Collaboratori Mariella Barnaba, Ornella Bignami, Marcelo Crescenti, Valentina De Giorgi, Gianpiero Di Bari, Maddalena Ghezzi, Katya Lavrovskaia, Paola Pisa, Eugeny Utkin, Laura Varalla, Peppe Orrù (Londra), Giuliana Poletto (Parigi), Cristiana Lopez (New York), Alessandra Colombo (Madrid), Vladimir Gridin (Mosca), Caterina Bernardini de Pace (Shanghai), Simrita Dhillon (Mumbai), Stefania Viti (Tokyo) Amministratore delegato Marc Sondermann Direttore pubblicità Stefano Giordano Pubblicità e promozione Ilaria Roberta Galli, Barbara Sertorini (pubblicita@fashionmagazine.it) Uffcio traffco Stefania Aguanno (traffco@fashionmagazine.it) Segreteria e servizi Valentina Capra, Tiziana Grazioli (fashion@fashionmagazine.it) Amministrazione Cristina Damiano, Ester Miazzo Diffusione e abbonamenti Daniele Costanzo (abbonamenti@fashionmagazine.it) Edizioni Ecomarket Spa Redazione, Amministrazione, Pubblicità: piazza Pio XI 1, 20123 Milano telefono: 02 80620-1 telefax: 02 80620-444 (redazione) - 02 80620-333 (pubblicità e abbonamenti) Edizioni Ecomarket Spa Fashion - Il magazine di news, business e trend Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 389 del 6-11-1970 Iscrizione n. 1418 al ROC Registro Operatori della Comunicazione Direttore responsabile Gianni Passavini È vietata la riproduzione anche parziale Articoli, disegni e fotografe, anche se non pubblicati, non verranno restituiti © Fashion 2014 Edizioni Ecomarket - Milano Abbonamento annuale 185,00 e (quindicinale) - c/c postale n. 16879207 È possibile richiedere gratuitamente la rettifca o la cancellazione scrivendo a: Edizioni Ecomarket Spa - servizio abbonamenti - piazza Pio XI 1 - 20123 Milano Numeri Arretrati: 11,00 e cad L’editore garantisce che i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione come quelli relativi agli invii in omaggio non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. Garanzia di riservatezza per gli abbonati in ottemperanza al D. Lgs. n.196/2003 (tutela dati personali) Pre-press: CLX Europe spa - Via dell’Artigianato 8/b - 37135 Verona Stampa: Vela Web Srl - Via Copernico 8 - 20082 Binasco (Mi) Distribuzione esclusiva per l’Italia: Messaggerie Periodici Me.Pe. Spa - Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano Fashion fa parte del Gruppo DFV - Verlagsgruppe Deutscher Fachverlag www.dfv.de Le altre testate moda del gruppo sono: TextilWirtschaft, Frankfurt; TextilJurnal, Praha; Sportswear International, Frankfurt; öTz österreichische Textil zeitung, Wien; DivatMarketing, Budapest; Images Business of Fashion, New Delhi.


persone Public relations a cura di Tatiana Tincani

˃ ANNA

OBERHAUSER PER RACINE CARRÉE

Anna Oberhauser si sta occupando delle attività di uffcio stampa, per il mercato italiano, del brand di calzature femminili Racine Carrée. La nuova linea è stata lanciata nel 2014 dalla designer Viviana Vignola.

˃ SARENzA

SCEGLIE Ad mIRABILIA

Sarenza, uno dei più noti canali nella vendita di scarpe online in Europa, annuncia la nuova collaborazione con Ad Mirabilia. L'agenzia seguirà le attività di uffcio stampa e pubbliche relazioni in Italia per Sarenza.it, punto di riferimento per gli acquisti moda sul web. «Siamo entusiasti di questo nuovo incarico e siamo certi di poter dare un importante contributo nell’accrescere la notorietà e la reputazione del brand in Italia», commenta Lorenza Bassetti, amministratore unico di Ad Mirabilia.

˃ NOVITà

PER GLI OCCHIALI QUATTROCENTO

Il brand di eyewear Quattrocento affda all’agenzia Pil Associati le sue pubbliche relazioni. L’azienda, che dall'esordio ha puntato per il suo sviluppo e distribuzione sull'online, dal mese di gennaio lancerà una rivoluzione nel suo e-commerce. Sarà possibile ordinare fno quattro modelli che ci hanno colpito e riceverli a casa propria per scegliere quello più adatto a noi. Questa decisione è in linea con la flosofa dell’azienda, prodotta totalmente in Italy, che vuole investire e credere nella top quality, nel design moderno e nei piccoli laboratori artigianali.

˃ NUOVA COLLABORAzIONE PER JECkERSON

Pambianco Communication ha avviato una nuova collaborazione con Jeckerson, storico marchio italiano di casualwear. L'agenzia seguirà la comunicazione istituzionale in riferimento alla strategia media del brand.

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persone Get toGether

FERRAGAMO a Mosca con gli artigiani della maison Un’affascinante ricostruzione della storia della maison fiorentina attraverso il prodotto ha suggellato la riapertura della boutique moscovita in Stoleshnikov Lane

Un artigiano della casa di moda

Elena Kuletskaya, presentatrice tv

Il ceo di Salvatore Ferragamo, Michele Norsa, con Khaled Jamil, chairman and chief executive di JamilCo, partner nella Federazione Russa

L’allestimento dell’evento

A.TESTONI festeggia la riapertura in via Montenapoleone

A.Testoni ha festeggiato il reopening della boutique di via Montenapoleone con una special edition della borsa iconica “Turtle bag” e una limited della scarpa maschile M11559, proposta in 10 pezzi numerati

La boutique di A.Testoni in via Montenapoleone 50

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Valentina Siragusa, Filippo Fiora, Bruno Fantechi, Eleonora Carisi e Filippo Cirulli all’opening

L’attrice Ekaterina Vilkova

LORIBLU brinda all’opening della boutique londinese

Annarita Pilotti, titolare di Loriblu, ha accolto amici, giornalisti e vip in occasione dell’inaugurazione dello store londinese di New Bond Street

Un momento della serata

Annarita Pilotti e le tre fglie

La dj Blonde Ambition alla consolle

Sarah Jane Crawford, presentatrice della versione inglese di Xtra Factor




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