FASHION MAGAZINE N 4 - 2021

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Settembre/ Ottobre 2021

ANNO 52 - N°4 - 12 EURO

RESALE REVOLUTION

NEW FINANCE

E-COMMERCE SUMMIT

MEDIO ORIENTE

Thomas Plantenga spiega 9 il successo di Vinted

Le strategie vincenti di chi ce l'ha fatta

Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, Comma 1 Lom/Mi/1769

S T R A T E G I A,

I N N O V A Z I O N E E

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Con il Buy Now Pay Later il check-out cambia volto 38

Tutte le opportunità aperte dall'Expo

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M E R C A T I

UN RUGGITO DI CREATIVITÀ Nuovi nomi invertono i rapporti di forza sul mercato Cover: DRIES VAN NOTEN EDIZIONI ECOMARKET SPA



SETTEMBRE/OTTOBRE 2021

Features

Contents 5 EDITORIALE

INTERVISTE 6 ENNIO FONTANA/ROBERTO CAVALLI «I look di Puglisi, la Torre a Dubai, i top wholesaler: c'è ancora voglia di stupire» 9

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LE MOSSE DI FONTANA PER IL RILANCIO DI CAVALLI

IL RESALE SECONDO THOMAS PLANTENGA

Una strategia d'attacco per il brand, basata sul menswear e una gestione diretta delle collezioni, senza licenze

La lituana Vinted, con 45 milioni di utenti, è in pole position per la leadership nel mercato del second hand

THOMAS PLANTENGA/VINTED «La nostra ambizione? Che il second hand diventi la prima scelta»

12 ATTILA KISS/GRUPPO FLORENCE «Cresceremo ancora. Il nostro polo della filiera verso i 250 milioni» 14 NICOLAS BARGI/SAVE THE DUCK «Vogliamo diventare la stella polare della sostenibilità» 16 EMANUELE MAZZIOTTA/COCCINELLE «Essere cliente-centrici è la nostra regola numero uno»

STRATEGIA 18 I BUYER ALLA MILANO FASHION WEEK Rinnovo generazionale: ora più che mai gli osservati speciali sono gli emergenti 26 VIRTUAL E-COMMERCE SUMMIT Vincere in tempi di crisi: le strategie di chi ce l’ha fatta

INNOVAZIONE

38 CHECK-OUT REVOLUTION Di lusso, open e ingaggiante: nasce già un nuovo Buy Now Pay Later 41 PIATTAFORME GLOBALI DI PAGAMENTO Oggi l’e-wallet, domani il «prendi ed esci»

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44 PAYMENT SOLUTIONS: PARLANO LE AZIENDE «Pago come e quando voglio!»: il consumatore incalza e le aziende si adeguano

MILANO CONQUISTA I BUYER INTERNAZIONALI

L'INNOVAZIONE CORRE CON I NUOVI PAGAMENTI

51 È BOOM DI ALTERNATIVE AL CUOIO Simil-pelle chimico addio: arrivano i vegan

Grande entusiasmo per il ritorno delle sfilate in presenza e le collezioni in vetrina, soprattutto degli emergenti

Le soluzioni di pagamento di ultima generazione sono un fattore cruciale per l'experience e la conversion rate

MERCATI 56 BUSINESS TREND IN MEDIO ORIENTE Tutto quello che c'è da sapere per cogliere l'effetto-Expo 61 BUYERS' SURVEY Empatia, servizio, omnicanalità: è il momento di viziare la clientela 71 LA MODA E LE DONNE PLUS SIZE La body positivity sbanca sui social e sale in passerella. Ma oltre il marketing c’è di più? 79 ARTISANAL EVOLUTION Non c'è fashion week senza showroom 84 IL SENTIMENT DEI RAPPRESENTANTI Il mercato? Se lo prende (solo) chi fa innovazione

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I BIOMATERIALI ULTIMA FRONTIERA DELLA RICERCA

LA RINASCITA POST COVID NEI NUOVI FASHION TREND

Le maison e i brand sportswear si mettono in gioco con la pelle vegetale, sperimentando e investendo risorse

La moda riparte e cambia forma, muovendosi senza soluzione di continuità tra passato e futuro

87 UPCOMING TREND Cherchez la vague 112 SALVO RIZZA/FASHION DESIGNER «Scavo nell'interiorità, è quella la vera bellezza» 114 PEOPLE/ANNA DELLO RUSSO «Sono un soldatino che marcia a ritmi serrati. E mi diverto anche»

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EDITORIALE

Pronti per ritmi forsennati Marc Sondermann m.sondermann@fashionmagazine.it

È

un quadro turbolento quello che si prospetta per l’economia mondiale e, dunque, anche per l’industria dei beni voluttuari come la moda. Tra strette su manodopera e materie prime, colli di bottiglia per logistica e semilavorati nonché prezzi in lievitazione a macchia di leopardo, le incognite sono tante. I rapporti di forza in questa fase di ripartenza accelerata sono tarati, per una volta, a favore dei produttori. Tra i brand viene premiato chi ha catene del valore corte, fidate e flessibili: in poche parole, chi non ha mai smesso di credere in manifatture locali e magari ha anche saputo mettere a punto intelligenti politiche di reshoring. Non si tratta di fattori di poco conto, in un momento in cui le prospettive geopolitiche sono più che incerte. Dopo la Brexit, la sentenza anti-Bruxelles della corte suprema polacca e l’addio di Angela Merkel al cancellierato tedesco, l’impalcatura dell’Unione Europea fa percepire sinistri scricchiolii. Tra Europa e Stati Uniti, complice l’accordo AUKUS per puntellare l’Australia con sommergibili nucleari contro l’invadenza cinese, sotto la spinta francese continuano a serpeggiare logiche più consone a un braccio di ferro nel breve termine, che a un’alleanza indissolubile sul lungo periodo. E l’Estremo Oriente? È proprio da lì che proviene l’incertezza maggiore. La nuova politica estera assertiva di Xi Jinping, con tanto di minacce quotidiane all’indirizzo di Taiwan, rende difficile dimenticare la lesione degli accordi stipulati a suo tempo a tutela dell’autonomia di Hong Kong, ormai sistematicamente disattesi. Intanto l'Occidente sta cambiando registro e paventa conseguenze, mentre dal Celeste Impero giungono, per la verità, notizie di crescente ingovernabilità. Scioperi, città in lockdown, il vaccino Sinovac in parte inefficace, un potenziale effetto domino di insoluti finanziari da centinaia di miliardi

di dollari intorno al colosso immobiliare Evergrande fanno percepire come anche la meccanica totalitaria di governo messa in atto dal Partito Comunista fatichi a mettere ordine in un termitaio economico il cui controllo sembra sfuggire di mano. Mentre da un lato l’economia mondiale riparte con vigore, dall’altro il quadro d’insieme si va vieppiù scollando. Per il creativo si tratta di leggere un mondo diverso, con poche barriere concettuali e sempre meno preconcetti, in cui la statuarietà dell’heritage è un peso molto difficile da reggere. Mai come adesso le novità stilistiche sono accattivanti, perché capaci di esprimere sia l’inquietudine, sia l’euforia di un vulcano globale in piena eruzione. Tutto si rinnova a una velocità ancora maggiore che in passato. Più che mai l’ascesa verticale è possibile, alla stessa stregua del tonfo abissale. Navigatori veloci, trascinanti e visionari avranno la meglio su chi tergiversa, esita e arranca. Per il sistema italiano si tratta di un’opportunità non da poco. Le dimensioni aziendali ridotte e il forte imprinting internazionale del nostro export ci favoriscono. Una certa ignoranza della nostra classe dirigente è l'unica palla al piede. Se però premiamo i talenti, intensificando la formazione, e diamo una chance alla meritocrazia, in quest’anno magico costellato di vittorie tra Europei, Olimpiadi, Nobel e classifiche musicali, l’Italia può davvero tornare a volare.

Direttore Responsabile

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INTERVISTA Ennio Fontana Roberto Cavalli

«I look di Fausto Puglisi, la Torre a Dubai, i top wholesaler: c'è ancora voglia di stupire» «Più che un marchio, un mondo»: sulla base di questa convinzione il manager sta impostando una strategia all'attacco basata sul menswear, che «potrebbe salire al 40% delle vendite», e su una gestione diretta delle collezioni moda, senza licenze. L'espansione arriverà dagli Usa e dai department store, ma prima via al restyling dello store di Montenapoleone DI ANDREA BIGOZZI

«Abbiamo un potenziale di crescita enorme, perché non siamo un marchio, ma un mondo intero. La moda donna, e in particolare gli abiti da red carpet, non esauriscono il discorso, anche se restano centrali. Stiamo rafforzando il menswear e vogliamo tornare a crescere nel wholesale. E poi c’è la torre di Dubai, in costruzione: è la più grande campagna promozionale che avremmo mai potuto sognare». È questa la nuova Roberto Cavalli, spiegata dal managing director Ennio Fontana, che così dicendo indica le linee di tendenza della strategia a medio-lungo termine della maison italiana che da meno di un anno è stato chiamato a guidare per conto della nuova proprietà, il gruppo Damac di base a Dubai. Due collezioni donna e una uomo. Tutte disegnate da Fausto Puglisi. È abbastanza per fare il punto sul rilancio della prima linea del marchio? In effetti è ancora presto, anche perché le ultime campagne vendita si sono svolte in un clima ancora di incertezza. Ma i segnali di ripartenza ci sono, eccome. Merito del lavoro del nuovo direttore creativo: Puglisi rispecchia al 100% il dna del marchio e allo stesso tempo sa parlare a tutte le fasce di consumatori, anche quelli più giovani. Da quando nel monomarca di via Montenapoleone sono arrivati i capi della sua prima collezione le vendite sono letteralmente schizzate e anche la campagna vendita della collezione uomo, un progetto a cui teniamo tanto, sta suscitando interesse, tanto che abbiamo deciso di prolungare la durata della campagna vendita fino a fine settembre. Questo potrà portarci a fare le corse con la produzione o a consegnare in leggero ritardo, ma valeva la pena dare fiducia a questo progetto. Cosa la spinge ad avere aspettative così alte dalla moda maschile che è sempre stata una categoria merceologica secondaria per la maison? Avere una prima linea uomo forte serve per farsi largo nei mercati asiatici e per conquistare i consumatori più giovani. Fette di mer6

cato che ora mancano o che sono presidiate dalla nostra seconda linea, con un prodotto che non è forte come deve essere il nuovo Roberto Cavalli. La collezione con Mike Tyson ha segnato una svolta per il menswear: penso che potremmo arrivare al 40 /45% del nostro business.

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«Il brand ha vissuto quasi esclusivamente di ready to wear donna: è tempo di guardare oltre»

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1. Ennio Fontana è da un anno managing director di Roberrto Cavalli 2. Fausto Puglisi all'uscita della sfilata SS22

Oltre al menswear ci saranno altre novità sul fronte delle collezioni? Storicamente il brand ha vissuto quasi esclusivamente di ready to wear donna, con un focus speciale sugli abiti da sera. Il red carpet resterà sempre essenziale, ma è tempo di guardare oltre. Potenzieremo anche la collezione bimbo, che sta andando benissimo, e faremo altrettanto con le calzature che tradizionalmente venivano gestite in licenza e che abbiamo da poco internalizzato. L'idea è quella di gestire direttamente tutto il business della moda e per questo abbiamo interrotto tutti gli accordi di licenza in essere, ad eccezione di Just Cavalli, ancora in corso fino al 2026. Il business model delle licenze resterà di certo per arredo, profumi e occhiali. Come sta reagendo il wholesale alla ricomposizione del mondo Cavalli e quanto conta per voi questo canale? È sempre stato fondamentale e lo è particolarmente in questa fase di rilancio. Il wholesale è la Champions Legue della moda. Farne parte ci dà l’opportunità di confrontarci con gli altri marchi e ci fa capire come siamo percepiti. Le reazioni dei buyer sono per il momento ottime. I numeri sono in forte ripresa rispetto agli anni passati. Tutti aspettavano la rinascita di Cavalli e sono tornati a vedere la collezione. Rinascente, per esempio, oltre alla donna ha sperimentato la linea uomo con un pop up. Neiman Marcus ha siglato un ordine molto importante per diversi punti vendita negli Stati Uniti, ma non è che l'inizio: abbiamo riattivato contratti con agenti praticamente in tutti i mercati. La crescita arriverà anche dal retail? Il capitolo punti vendita monomarca è tutto da riscrivere. Ci eravamo dati degli obiettivi,


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ma il Covid ha ritardato tutto. Inaugureremo a breve uno store a Miami e abbiamo altri opening in cantiere negli Stati Uniti, in Europa e in Russia. Nel nostro piano c’è anche l'Asia, ma prima dobbiamo rafforzarci nei mercati dove la brand awareness è già forte. Sul piano retail tra le priorità c'è la boutique di via Montenapoleone a Milano, che stiamo riprogettando: entro sei mesi avrà una nuova immagine e valorizzeremo lo spazio vetrina che attualmente è inesistente. Anche Cavalli Tower che Damac Properties ha annunciato di voler costruire entro il 2026, investendo

545 milioni di dollari, servirà a rafforzare il posizionamento della griffe? Per il nostro marchio è un'opportunità unica. Servirà a far conoscere a tutto il mondo la rinascita del nostro marchio, anche perché Damac punta a creare molto più che semplici abitazioni, ma vere e proprie luxury lifestyle experience, possibili solo quando lavori con un brand carico di contenuti come il nostro. Conferma il target di arrivare a break even entro la fine del 2023? Questi sono numeri dichiarati quando ho assunto il mio incarico e che restano validi. Ma i prossimi mesi saranno cruciali: se le incertezze

1. Il finale della sfilata SS22 di Roberto Cavalli 2. La collezione uomo rappresenta la nuova sfida della maison 3. Gli accessori sono ora gestiti in house 4. Nel 2022 Damac, proprietaria del brand, inizierà a costruire a Dubai la Cavalli Tower

legate al Covid verranno definitivamente superate, spero di poter raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio anche prima di quanto previsto. E di concentrarmi sull'obiettivo successivo: raggiungere i 160 milioni di fatturato entro il 2026. Ma per fortuna l'attuale proprietà pensa più a supportare lo sviluppo del brand che ai numeri. ■ 7



INTERVISTA Thomas Plantenga Vinted

«La nostra ambizione? Che il second hand diventi la prima scelta» Olandese, di base tra Vilnius e Berlino, Thomas Plantenga è alla guida di una (ormai ex) startup che oggi vale 3,5 miliardi e che opera in un mercato, come quello del resale, in forte accelerazione. Nel 2021 ha raggiunto i 45 milioni di utenti worldwide, anche italiani, e con l'ultimo round di finanziamento punta ancora più in alto

Thomas Plantenga, approdato a Vinted nel 2016 e ceo della società dal 2017. Nato e cresciuto nei Paesi Bassi, studi alla Eindhoven University, ha lavorato ad Amsterdam, San Paolo, Buenos Aires, Nairobi, Barcellona e New York, in aziende come Olx e FJ Labs. A settembre, ad Amsterdam, ha ricevuto il Loey (Leading Online Entrepreneur of the Year) Award 2021

DI ANGELA TOVAZZI

Quello di Thomas Plantenga è un nome che sta circolando sempre più frequentemente nel circuito della moda. Il motivo è presto detto e si chiama Vinted. Anche in Italia, da fine 2020, sappiamo cos’è: secondo la definizione ufficiale, «la più grande piattaforma 2C2 online europea dedicata al second hand». Anche se la società, che è stata fondata nel 2008 in Lituania da Milda Mitkute e Justas Janauskas, non divulga dati finanziari, sappiamo da precedenti dichiarazioni che preCovid ha raggiunto un Gmv di 1,3 miliardi di euro e che nel giro di pochi anni è cresciuta dimensionalmente, passando da un centinaio di dipendenti agli attuali mille. Nel maggio di quest’anno ha ottenuto un nuovo round di finanziamento guidato dal fondo svedese Eqt Growth, pari a 250 milioni di euro, con una valorizzazione di 3,5 miliardi. Certo l’humus filo-ecologista che alimenta il mercato, in piena emergenza climate change, e l’iperbole dell’e-commerce durante la pandemia hanno facilitato l’affermazione di questa piattaforma, che consente di arrotondare sbarazzandosi di vestiti fuori taglia o pre-loved, di fare shopping (anche griffato) risparmiando e di aiutare l’ambiente, allungando il ciclo di vita dei prodotti. A farle però conquistare oltre 45 milioni di utenti, di cui 16 in Francia (suo primo mercato), sono state anche le strategie cliente-centriche intraprese da Plantenga, manager dall’aspetto gentile e dall’acume operativo, arrivato a Vilnius nel 2016 da New York, dove viveva e lavorava, chiamato da uno degli investitori di Vinted per riorganizzare l’azien-

da, che stava rallentando sotto la pressione di costi molto alti. Doveva fermarsi giusto cinque settimane come consulente strategico e ripartire, ma quello del second hand è diventato il suo lavoro. O meglio, la sua mission, come spiega al nostro giornale. È approdato a Vinted cinque anni fa, in un momento difficile per la società: cosa ha fatto per riportarla in carreggiata? Ho riorganizzato l’intero modello di business. In primis, ho deciso di eliminare la fee per il venditore, al quale viene riconosciuto il 100% del prodotto venduto: un modo per incoraggiare le persone a inserire i propri articoli e garantire così maggior offerta sul sito. Si è innescato un circolo virtuoso, perché in questo modo gli utenti potevano trovare una selezione ancora più ampia di capi pre-loved, con una possibilità maggiore di individuare qualcosa di giusto per loro e dunque di procedere

all'acquisto. Gli scambi tra seller e buyer sono diretti (a metterli in comunicazione c’è una chat, dove è possibile chiedere informazioni e trattare sul prezzo deciso dal venditore, ndr), ma chi compra beneficia della “Buyer Protection”: un modo per effettuare transazioni sicure senza scambiare informazioni personali e dettagli bancari, per beneficiare di un sistema integrato di pagamento e diverse opzioni di spedizione, ma anche per avere diritto a un eventuale rimborso, nel caso un articolo non arrivi a destinazione o non sia conforme alla descrizione del venditore. Se non sono previste commissioni, da dove vengono i ricavi di Vinted? I nostri guadagni vengono proprio da questa piccola fee per il compratore, a garanzia e protezione dei suoi acquisti, e che corrisponde al 5% del prezzo dell’articolo più 0,70 euro. Abbiamo inoltre sviluppato delle funzioni speciali a disposizione degli utenti, che possono 9


Alcune foto di Vinted: la società è stata fondata nel 2008 da Milda Mitkute e Justas Janauskas, affiancati nel 2011 dal primo investitore e ora coo Mantas Mikuckas. Ha sede a Vilnius e uffici a Berlino, Utrecht, Praga a Amsterdam

all’interno di mercati già presidiati e nuovi. Tuttavia siamo aperti a fusioni e acquisizioni, qualora si presentasse l’opportunità giusta, nel mercato giusto, al momento giusto.

così promuovere i loro annunci. In primis i “Boost”, che catapultano un prodotto in vetrina o l'armadio del venditore in cima al feed e ai risultati di ricerca di Vinted, aumentando la loro visibilità. Va ribadito che l’utilizzo di queste funzionalità aggiuntive ha un piccolo costo extra, ma è di natura completamente volontaria. Infine, sul nostro sito e la nostra app c’è anche della pubblicità, ma per noi è una fonte di guadagno minore.

Vinted è arrivato sul mercato italiano a fine 2020. Come sta andando? È ancora presto per fare bilanci, ma siamo contenti dei progressi fatti fino ad ora e della risposta dei consumatori. Oggi abbiamo raggiunto oltre 2 milioni di utenti e dal lancio in Italia siamo classificati nell’App Store tra le cinque migliori app per lo shopping. Di recente avete annunciato la raccolta di 250 milioni: come utilizzerete questi nuovi fondi? 10

I nostri investimenti andranno in più direzioni. Innanzitutto, abbiamo intenzione di espanderci in nuovi Paesi in Europa, ma non solo. Siamo già presenti in 15 nazioni e recentemente abbiamo lanciato la piattaforma in Canada e Portogallo. Prevediamo poi di ampliare gli uffici e aumentare il personale nelle aree Engineering e Product nella sede di Berlino e, più in generale, di incrementare il nostro team, che negli ultimi 12 mesi è arrivato a contare oltre mille dipendenti. Proseguiremo inoltre nel miglioramento dell’experience di shopping sulla piattaforma, per renderla ancora più fluida e fruibile dai consumatori. Fiducia, sicurezza, pagamenti, spedizioni e consegne saranno i nostri focus, con lo sviluppo di nuovi tool e funzionalità. Nell’ottobre 2020 avete rilevato il competitor United Wardrobe: avete altri piani di acquisizioni? In questo momento siamo concentrati sulla crescita organica del nostro business,

Le piattaforme di second hand si stanno moltiplicando: cosa si può trovare di diverso su Vinted? Il fatto di non addebitare alcuna fee al venditore, al quale viene riconosciuto il 100% dell’articolo venduto, rappresenta indubbiamente un plus. Inotre in molti dei nostri mercati è possibile vendere e acquistare oltreconfine. Prendiamo l’Italia: se sei un membro di Vinted, puoi dialogare e fare affari con le community di Francia, Spagna, Belgio e Paesi Bassi. Ma forse la cosa più importante è che offriamo una gamma di metodi di protezione per i consumatori, che così possono fare acquisti in totale sicurezza. In ogni caso, penso sia buon segno che il settore del second hand viaggi su una traiettoria positiva e che ci sia spazio per diverse tipologie di business. Cosa sogna per Vinted? La nostra ambizione è quella di rendere il second hand la prima scelta in tutto il mondo. Ovviamente quello del resale è un mercato nuovo e c’è ancora molto da fare, ma vorrei che l’acquisto di seconda mano diventasse parte della normalità e che nel fare shopping le persone pensassero già al passo successivo: comprare un prodotto di qualità superiore e utilizzarlo in maniera più accurata, affinché successivamente possa essere rivenduto. ■


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INTERVISTA Attila Kiss Gruppo Florence

«Cresceremo ancora: dopo l'abbigliamento, le calzature. Il nostro polo della filiera verso i 250 milioni» Il gruppo Florence ha da poco definito la sesta acquisizione, ma altri due produttori sono pronti a entrare nella piattaforma: «Diamo ai terzisti made in Italy la solidità di cui i big brand hanno bisogno» di andrea bigozzi

In fase di annuncio l'attenzione per l'operazione Gruppo Florence era principalmente legata al peso degli investitori coinvolti: Vam Investments, guidato da Francesco Trapani, il Fondo italiano di Investimento e Italmobiliare di Carlo Pesenti. Ora che in meno di 12 mesi le aziende terziste entrate a far parte del polo di attività produttive sono già salite a sette, ma con ancora un paio di acquisizioni in arrivo nelle prossime settimane/ mesi, per un giro d'affari complessivo di 170 milioni di euro e quasi mille dipendenti, gli addetti ai lavori iniziano a guardare con interesse al senso industriale del progetto: «Il nostro modello di business - spiega Attila Kiss, amministratore delegato del Gruppo Florence - non prevede la creazione di un marchio, né attività di distribuzione. Quello che ci interessa è diventare il polo della supply chain made in Italy per servire i grandi marchi internazionali, oltre che italiani, del lusso: siamo partiti dall'abbigliamento, ma presto inizieremo a interessarci anche a settori con logiche affini, come la pelletteria e le calzature». 12

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Perché secondo lei c'è bisogno di un polo dei terzisti? Perché le aziende della filiera italiana hanno sempre avuto grandi capacità creative, un fortissimo know-how specifico del proprio prodotto, ma dimensioni piccole. Un modello che fino a poco tempo fa poteva anche funzionare, ma oggi non è più sufficiente. I big brand e le aziende del lusso richiedono investimenti in innovazione, digitalizzazione, tracciabilità, logistica e puntualità nelle consegne, che le piccole realtà spesso non possono garantire. Basti pensare alla sostenibilità, un tema che sta diventando strategico per il settore, ma difficile da gestire per organizzazioni più piccole. Le grandi aziende non possono permettersi fornitori che non rispettano protocolli e regole ed è per questo che si sente il bisogno di affidarsi a una piattaforma produttiva articolata e solida dal punto di vista tutte le competenze indispensabili, da quelle tecniche, gestionali e tecnologiche, a quelle finanziarie.

Non teme che il sogno di una grande polo della supply chain si potrebbe scontrare con la volontà dei colossi del lusso di internalizzare la filiera? Non credo che nel settore dell'abbigliamento, da cui siamo partiti, il fenomeno dell’internazionalizzazione sia così significativo. Quello dell'integrazione dei terzisti è un trend più nella pelletteria, ma per il ready to wear è diverso: ci sono troppe varietà di prodotto e di lavorazioni e i brand non cercheranno mai di avere tutto il know how a disposizione in casa. Anche perché questo limiterebbe la creatività delle collezioni. Siete partiti dall'abbigliamento: prevedete di far rientrare nel vostro perimetro di azione anche le calzature e gli accessori? Per il momento restiamo concentrati sull'abbigliamento. Ormai siamo a sette aziende acquisite, ossia Giuntini (outerwear), Ciemmeci (abbigliamento in pelle), Mely's (maglieria), Manifatture Cesari (jer-


1. Il laboratori di Mely's, specializzato nella maglieria 2.La sede di Giuntini 3. Prima di essere nominato a.d. di Gruppo Florence Attila Kiss è stato Industrial director di Balenciaga 4. 6. 7. Le manifatturura Cesari, Emmegi e Ciemmeci sono tre delle sei realtà acquisite da Gruppo Florence, che lavoreranno in sinergia tra loro 5. Francesco Trapani, ex Bulgari e Lvmh, è presidente e ideatore di Gruppo Florence

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showroom sia la parola più appropriata per definirlo, perché evoca il prodotto finito, mentre noi siamo una realtà B2B che offre il “saper fare”. Lo spazio di Milano, che apriremo probabilmente nel 2022, sarà un luogo di riferimento, dove mettere in mostra il know how delle nostre aziende, organizzare incontri per fitting o per favorire il confronto tra i nostri tecnici e i partner».

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sey), Emmegi (capispalla informali uomo e donna), Antica Valserchio (accessori tessili) e Metaphor, ma il confronto è aperto con almeno altre cinque/sei realtà del settore e due nuove società potrebbero entrare a far parte della nostra piattaforma già entro fine anno. I prossimi mesi ci servono per mettere a punto la nostra struttura: oltre ad aggregare nuove aziende siamo impegnati nel miglioramento dei servizi. Poi partiremo con la Fase 2 e inizieremo a guardare anche alla pelletteria ed alle calzature, che hanno un modello di business analogo a quelle dell'abbigliamento, ma non succederà prima dell'anno prossimo.

Per una piattaforma produttiva come la vostra, le sinergie saranno fondamentali... Certo che sì: ogni azienda del Gruppo Florence condivide con le altre la propria esperienza sui macchinari, ricerca e sviluppo, metodo di controllo dell’avanzamento di produzione piuttosto che la qualità e questo porta a migliorie e benefici per i clienti. Gli aspetti finanziari e i sistemi informativi vengono coordinati a livello centrale.

A che dimensione di business puntate? Il progetto Florence prevede una crescita esterna frutto delle acquisizioni, ma anche interna, data dal riconoscimento dei clienti al graduale miglioramento che portiamo nei servizi. Con l'abbigliamento penso che potremmo raggiungere anche 250 milioni.

Sono in programma sinergie commerciali? è per questo che state lavorando a una showroom di gruppo a Milano? Le sinergie ci saranno, ma senza vincoli di sorta. Diciamo che la nostra priorità è quella di far sapere a ognuno dei nostri clienti che ora ha la possibilità di lavorare con una realtà che non offre una sola categoria di prodotto. Per questo ci serve uno spazio che faccia vedere le abilità di tutte le nostre aziende, ma non credo che

Non c'è il rischio che le realtà della filiera vi vedano come dei predatori... Fortunatamente i player del settore si sono fatti un’idea molto chiara del progetto e sanno che le famiglie che entrano in Florence continuano a guidare la propria realtà industriale e diventano socie del gruppo. Quindi c’è molto interesse e in diversi casi sono proprio i singoli imprenditori a proporsi spontaneamente per entrare in Florence. Inizia così una lunga fase di reciproca conoscenza: ci vogliono mesi per capirsi ed eventualmente scegliersi ma, dato l'assetto che ci siamo dati, con un confronto continuo con chi già è parte della nostra piattaforma, non potrebbe essere altrimenti. Il coinvolgimento dell’imprenditore sarà la regola? Direi che si tratta di una nostra caratteristica: noi cerchiamo di mantenere la presenza delle famiglie che hanno portato al successo le proprie aziende e ne sono naturali leader. Solo in rarissimi casi faremo eccezioni per salvare un potenziale knowhow che altrimenti andrebbe perso. ■ 13


INTERVISTA Nicolas Bargi Save The Duck

la più adatta per la nostra tipologia di offerta, con un core sulla giubbotteria. Solo quest’anno ne abbiamo aperti una trentina, sparsi tra Cina, Europa e Giappone.

«Vogliamo diventare la stella polare della sostenibilità»

Save the Duck è una benefit company e la prima società BCorp del mondo fashion. Quale la prossima sfida green? La più impegnativa è quella della Carbon Neutrality entro il 2030. Dal 2020 siamo anche sostenitori del programma Wep Women’s Empowerment Principles, nonché participant dell’iniziativa delle Nazioni Unite Ungc, che incoraggia le imprese di tutto il mondo a creare un quadro economico, sociale e ambientale atto a promuovere un'economia mondiale sana e sostenibile.

Nel mercato fiaccato dalla pandemia il marchio animal free si prepara a chiudere l’anno con una crescita a doppia cifra. E a dieci anni dalla nascita getta le basi per nuove frontiere green. DI ANGELA TOVAZZI

Nonostante il difficile periodo della pandemia, il paperotto di Save the Duck continua a fischiettare. Nel 2020 il brand 100% animal free controllato con il 65% dal fondo Progressio ha retto il colpo, contenendo la flessione a un -7%, e per il 2021 è atteso un incremento a doppia cifra: la conferma che la strada intrapresa da Nicolas Bargi dieci anni fa, anticipando il boom ecologico delle ultime stagioni, era quella giusta. «Sono partito come brutto anatroccolo, mi davano del pazzo, ma ho tenuto la barra dritta e i risultati di oggi ribadiscono che avevo ragione», racconta al nostro giornale il ceo, che per il marchio ha tanti progetti, naturalmente in chiave green. Il 2021 è un anno di grande rilancio per Save the Duck... Puntiamo ad arrivare a 48 milioni di euro di ricavi, in aumento del 37% sul 2020 e del 30% sul 2019, grazie alla crescita di tutti i 38 Paesi dove siamo presenti e soprattutto degli Usa, che rappresentano il nostro primo mercato estero con il 25% del fatturato. Bene sono andate anche la Germania, con una fetta che vale il 20% del turnover, e tutta l’area Dach. Stiamo inoltre investendo tantissimo nella nostra filiale Apac, consapevoli che i risultati si vedranno solo nel medio-lungo periodo. Ampi margini di crescita ci sono anche per l’e-commerce, quest’anno al raddoppio, e arrivato a incidere sulle entrate per l’8%. Voglio sottolineare che in Italia il 90% delle vendite viene dal wholesale. Un canale che durante la pandemia ha performato bene, rilanciando lo shopping di prossimità. Le piccole bot14

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teghe si sono riprese i propri clienti locali, dando nuove chance a un tipo di economia che si credeva morta. Oltre che nel wholesale state investendo anche nel retail… Abbiamo appena aperto a St. Moritz: un opening che ha portato i nostri negozi a quota cinque. Per il biennio 2022-2023 punteremo però sui pop-up, la formula secondo me più moderna del retail e anche

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1. Nicolas Bargi, a.d. del marchio che ha lanciato nel 2011 2. Un capo della capsule SS2022 realizzata insieme a Mackintosh

Siete partiti come marchio animal free, avete creato prodotti riciclati e riciclabili. Adesso su cosa state lavorando? A livello di prodotto ci sono due progetti che debutteranno con la SS2022: la linea entry luxury Pro-Tech, disegnata dal direttore creativo Edward Crutchley, emblema della gender diversity, uno dei temi legati al cammino della sostenibilità, e la partnership con lo storico produttore britannico Mackintosh, focalizzata sulla tematica dell’ecodesign, con linee semplici e durature. Segmenti in forte espansione come second hand e noleggio vi interessano? Credo che queste siano le practice più sostenibili, perché contribuiscono a ridurre la produzione, impattando sull’ambiente solo con la spedizione. Anche noi stiamo per lanciare il nostro second hand: l’idea è quella di creare una community, mettendo in contatto venditori e compratori. A decidere il prezzo e modalità di spedizione saranno gli utenti, mentre a noi spetterà il ruolo di “supervisori”, in primis dell’autenticità dei capi. Lo scopo è soprattutto “educativo”, per invitare le persone a far durare i capi più a lungo possibile. Come vede Save the Duck tra cinque anni? Credo che il marchio abbia tutte le carte in regola per diventare un lifestyle brand emblema di un sistema BCorp: una sorta di Red Bull della sostenibilità. Siamo leader di settore in un momento di transizione dell’industria verso nuovi paradigimi produttivi, sotto l’urgenza del climate change, e stiamo alzando sempre di più l’asticella green. In futuro vorrei che il mio paperotto diventasse un certificatore di uno stile di vita eco-sostenibile. ■



intervista Emanuele Mazziotta Coccinelle

1. Emanuele Mazziotta, d.g. di Coccinelle 2. La borsa Cosima per la SS22, omaggio all’italianità e agli anni ‘60 3. La bag Coccinelle for Barbie 4. La nuova showroom del marchio, in via Forcella 5 a Milano

«Essere clientecentrici è la nostra regola numero uno» Non solo borse, ma un mondo woman for woman: in quest’ottica si colloca la recente partnership di Coccinelle con Barbie, cui seguiranno altre colab. Mentre l’ecommerce vola, il retail fisico resta fondamentale e tra le sfide c’è l’Asia

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di ALESSANDRA BIGOTTA

L’autunno si è aperto con un’iniziativa forse inaspettata per Coccinelle, marchio di borse italiano controllato dal gruppo coreano ELand, che per una colab (cui, detto per inciso, ne seguiranno altre l’anno prossimo) ha scelto nientemeno che la fashion doll più famosa del mondo, Barbie. Un tassello di un’evoluzione più ampia come spiega il direttore generale Emanuele Mazziotta, indicando nella centralità della cliente, nell’inclusività e nella sintonia con una consumatrice reale e price sensitive i valori fondanti del nuovo corso del marchio con più di 40 anni di storia alle spalle. Tra l’e-commerce, che in tempo di pandemia è aumentato a doppia cifra alta, e investimenti sul fronte fisico, a partire dai nuovi headquarters milanesi in via Forcella 5 all’interno della ex fabbrica d’orzo Setmani, il brand esce dal periodo pandemico più flessibile, focalizzato su collezioni mirate e pronto ad affrontare nuovi mercati. Attualmente Coccinelle è distribuito in 125 monomarca e in un migliaio tra multimarca e department store. Coccinelle e Barbie, due mondi apparentemente non così vicini: come è nata la collaborazione con la fashion doll più famosa del mondo? Questa intesa fa parte di un percorso che non inizia oggi. Già con le ultime campagne, meno patinate e più naturali, abbiamo voluto enfatizzare la nostra dimensione woman for woman, con la cliente al centro. La collaborazione aggiunge un ulteriore tassello: il modello Coccinelle for Barbie trasporta il nostro dna in un mondo nuovo, di cui Barbie si fa portabandiera, in quanto molto più di un giocattolo e sempre più l’emblema dell’inclusività. A parte il prodotto, una borsa in nylon con manici in pelle, Coccinelle 16

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for Barbie è un progetto ad ampio raggio, che coinvolge 25 Paesi e una serie di ambassador internazionali, impegnate a lanciare messaggi di inclusività raccontando la propria storia.

scendo a doppia cifra (l’anno si è chiuso con un +30%) e arrivando al 10% del fatturato, che diventa il 20% se si considerano anche le vendite online indirette: e-commerce che per noi significa vendita, alimentata anche da nuovi servizi come il buy now-pay tomorrow, e in parallelo vetrina della nostra realtà. Il 2021 ha alimentato di mese in mese l’ottimismo: il primo semestre è stato di risalita, con l’e-commerce sempre a gonfie vele e la ripresa dei negozi fisici, e contiamo nel 2022 di tornare sui livelli del 2019.

Un modo per dialogare un pubblico più giovane? Sicuramente sì, anche se al di là delle fasce di età quello che ci preme è parlare lo stesso linguaggio di donne reali, esigenti e price sensitive. Essere cliente-centrici per noi è un mantra e in quest’ottica i nostri prodotti nascono da un attento monitoraggio del mercato, attraverso continue ricerche sul campo tra le consumatrici. La pandemia: come l’avete vissuta? E quali sono le prospettive future? Partendo dal famoso presupposto che l’opportunità è l’altra faccia della crisi, abbiamo rafforzato la coesione tra i vari dipartimenti, aumentando la flessibilità, la velocità e il livello del servizio, sempre più omnicanale e interattivo. Due le priorità dal punto di vista del prodotto: razionalizzazione delle collezioni e altre colab, che lanceremo nel 2022. Quanto alla distribuzione, il blocco del travel retail, uno dei nostri canali d’elezione in tempi normali, nel 2020 ci ha penalizzato. D’altro canto l’e-commerce ci ha dato una mano, cre-

I vostri ricavi provengono per il 45% dall’Italia e per il 55% dal’estero: si profilano nuovi mercati nel futuro di Coccinelle? Lo zoccolo duro per noi sono Germania, Austria, Svizzera, Russia ed Europa dell’Est. L’Asia è il futuro: abbiamo avviato un monomarca a Taiwan e due pop up a Tokyo e Osaka, in Giappone, un Paese che abbiamo iniziato ad approcciare l’anno scorso. Ci siamo spinti in Mongolia con un punto vendita di recente apertura e in Kazakistan con altri due. Da poco, inoltre, è attivo l’e-commerce in Corea. Quanto alla Cina, ha ancora tante potenzialità da sondare e quindi non può che far parte del “pacchetto Asia” su cui ci stiamo sempre più focalizzando. 



strategia BUYER alla milano fashion week

prada

Fra trend, ottimismo e scouting Spring-Summer 2022 Parlano i retailer internazionali

Rinnovo generazionale: ora o mai più. Gli osservati speciali sono gli emergenti A Milano qualcosa è cambiato: tra le novità portate dal ritorno alle sfilate dal vivo c’è una maggiore considerazione per i new talent, finalmente protagonisti della fashion week. Prada e Fendace restano i bestseller annunciati, ma gli show più amati sono di due outsider: Marni di Francesco Risso, per la capacità di emozionare, e Sunnei per l’utilizzo della tecnologia. C’è poi una squadra di stilisti che, dopo diversi anni negli uffici stile dei big brand, è ora pronta a lanciare i propri progetti personali: «È il loro momento» assicurano gli insider del settore di ANDREA BIGOZZI

Per chi l’ha seguita, la settimana della moda di Milano è stata piuttosto diversa rispetto alle previsioni della vigilia. Chi temeva una super competizione tra brand e imprenditori in preda all’ansia di recuperare quote di fatturato deve essere rimasto piacevolmente sorpreso dal progetto di collaborazione, anzi dallo scambio di ruoli, tra Fendi e Versace, e dalle dichiarazioni ottimistiche di tanti capi azienda, primo fra tutti Renzo Rosso - vero mattatore della fashion week con ben tre marchi del suo gruppo impegnati a sfilare: Jil Sander, MM6 e Marni - che si è detto ottimista sul futuro: «I prossimi mesi saranno certamente positivi per il settore» - ha detto, prevedendo «una ripresa per tutta la filiera». E certo le collezioni della Spring-Summer 2022 sono state concepite per assecondare questa riparten18

Sulla base dello slogan «Sex sells» non c’è marchio che non abbia proposto minigonne, abiti corti e cortissimi, vestiti cut out za: non c’è marchio che non abbia proposto collezioni dichiaratamente sexy (minigonne, abiti corti, vestiti cut out con pelle a vista, sandali con tacchi altissimi e colori a profusione). Il tutto nella convinzione/ speranza che si confermi lo slogan dei buyer anglosassoni: “sex sells”. Anche il finale della manifestazione è stato thrilling. La rivelazione delle sfilate sono stati infatti due eventi tenuti riservati fino all’ultimo: il secret show di Versace

e Fendi nel giardino di via del Gesù 12, storica sede della maison della Medusa e il lancio della nuova creatura di Gucci, ossia Vault, l’e-commerce dedicato al vintage a ai nuovi designer indipendenti. «Questa è stata una fashion week da seguire dall’inizio alla fine e non è un modo di dire - fa notare Astrid Boutrot, women’s buying director di The Webster -. Il sabato e la domenica sono stati davvero fenomenali e hanno riservato agli addetti ai lavori grandi soprese con Gucci Vault e la collezione Fendace. Questi due eventi, entrambi inattesi, ci hanno ricordato di tenere sempre le orecchie e gli occhi aperti. Spingendoci a pensare fuori dagli schemi. Mai pensare che la fashion week di Milano sia finita, il meglio deve ancora venire!». Anche la quantità di nomi nuovi di cui si


Riccardo Tortato Tsum Fashion Director E-commerce Men’s Fashion Director

ALESSANDRO VIGILANTE

Nicholas Atteshlis Zalando designer Head Brand Partnerships

DOLCE&GABBANA

è parlato in questi giorni (non solo tra gli addetti ai lavori ma anche sui media, social inclusi) è una delle sorprese della manifestazione: come se il sistema moda si fosse finalmente ricordato dei cambiamenti e dell’avvicendamento generazionale lungamento promesso. Certo, ci sono stati Miuccia Prada e Raf Simons, per la prima volta insieme su una passerella reale, protagonisti di una sfilata in contemporanea da Milano e Shanghai, l’evento MondoGenius che ha sbancato sui social con 299 milioni di visualizzazioni, il colpo di teatro di Fendace e il lancio di Vault da parte di Gucci. Ma la vera scossa a questa fashion week, che ha segnato il ritorno del sexy sulle passerelle, l’hanno data i brand impegnati nel costruire un loro percorso creativo (e commerciale) al di fuori di quello tracciato dai

A chi consegna l’Oscar delle sfilate? A Marni, per lo show più intenso ed emozionante ,e a Kim Jones per gli accessori della collezione Fendace. Acquisti in presenza o in remoto? Per questa stagione i nostri team di acquisto stanno ancora mixando appuntamenti di persona e online. Selezioniamo consapevolmente i nostri viaggi. brand più maistream, creando le maggiori aspettative da parte degli addetti ai lavori, buyer compresi. Un esempio? Marni, dove il direttore creativo Francesco Risso ha trasformato un défilé in una performance, conquistando il favore di Vanessa Friedman, mai troppo tenera con la moda made in Italy, che sulle pagine del The New York Times ha parlato di uno «show to remember». Giudizio ampiamento condiviso da praticamente tutti i grandi buyer internazionali che hanno seguito (la maggior parte finalmente in presenza) le sfilate di Milano, Joseph Tang in testa. Il fashion director del department store Holt Renfrew non ha esitato a definire lo show di Marni come «un esempio da seguire» in materia di inclusione. «È una delle collezioni che mi è piaciuta di più: po-

Lo stato di salute del fashion system visto da Milano? Sembra tutto andare nella giusta direzione: il settore sta recuperando, e persino superando lo scenario preCovid. Anche sui budget noi di Tsum siamo molto positivi. Il mercato tornerà come prima? Le modalità d’acquisto stanno cambiando e credo che il trend degli stranieri che comprano sempre più nei mercati locali e meno nelle capitali europee persisterà nel tempo.

ASTRID Boutrot The Webster Fashion Director

Le sfilate clou della fashion week? Versace, con una collezione che mi ha elettrizzato e Fendi, davvero “chicchissima”. Il trend su cui puntare? Colore, colore, colore: ci piace perché è da sempre l’essenza di The Webster. E in generale il ritorno dei tacchi alti. C’è stato tempo per lo scouting? Al White e in showroom multimarca come 247 ho visto diversi nuovi designer. È stato bello scoprire il marchio Masksantafe attraverso il progetto Moncler by Palm Angels. 19


strategia BUYER alla milano fashion week Roopal patel Saks Fifth Avenue Fashion Director

Tiffany Hsu MyTheresa Fashion Director

Ci sono stati i vincitori di questa fashion week? Donatella Versace: capace di trasformare il brand in un simbolo per le nuove generazioni, rispettando il dna. E poi Miuccia Prada e Raf Simons, anche loro così contemporanei. Quali saranno i best seller della SS22? Le minigonne e i capi in pelle. Ma anche tutto ciò che ha una sapore un po’ nomade, come frange e lavorazioni all’uncinetto.

Il must have della SS22? Non ho dubbi: le zeppe di Versace e la minigonna in satin con strascico di Prada. C’è stato tempo per lo scouting a Milano ? Per quanto riguarda gli emergenti sono rimasta davvero colpita da Haus of Honey. Anche Del Core ha presentato una grande seconda collezione.

etica e capace di infondere quell’ energia di cui si sentiva un grande bisogno», gli fa eco Carla Cereda Biffi, art director di Biffi Boutiques. E come non segnalare l’ultima prova di Sunnei, giudicata dalla critica la più matura e meglio concepita del marchio? «Questa collezione - sottolinea Nicholas Atteshlis, head brand partnerships di Zalando designer - era talmente sofisticata, che non potremo più considerare Sunnei un nome emergente». Loris Messina e Simone Rizzo hanno portato contenuti virtuali dentro una sfilata fisica dimostrando ancora una volta cosa significa saperci fare con il digitale, pur non avendo a disposizione i budget milionari di Moncler e Prada, aziende che con i loro show hanno tentato di superare (o rinnovare) con la tecnologia e l’innovazione la logica delle sfilate tradizionali. Francesco Risso, Loris Messina e Simone Rizzo sono solo i casi di maggior successo e visibilità in una scena italiana di nuovi autori in piena fase di consolidamento. Storie come quelle di Alessandro Vigilante, Veronica Leoni di Quira, Antonio Tarantini di ATXV, Salvo Rizza di Des Phemmes (vedi intervista a pagina 112), Marco Rambaldi, Andrea Adamo, Alfredo Cortese di AC9 e Christian Boaro hanno una caratteristica in comune: pri20

MISSONI

Joseph Tang Holt Renfrew Fashion Director

JIL SANDER

L’ottimismo degli impreditori ha contribuito al successo della manifestazione. Per Renzo Rosso la ripresa della filiera è una certezza ma di lanciare i loro brand, questi designer hanno lavorato (e in molti casi continuano a farlo, per finanziare il loro brand) negli uffici stile dei grandi marchi. «Questo è il loro momento - sentenzia Riccardo Grassi dell’omonima showroom multimarca -. Era da tempo che non si vedeva un’ondata di designer così promettente. Il fatto che abbiano importanti esperienze alle spalle li rende più credibili e solidi: tutti loro sanno perfettamente come si porta avanti

Niente trasferta dal Canada: come è stata la fashion week virtuale? Per questa stagione non abbiamo viaggiato in Europa. Abbiamo iniziato gradualmente dalle showroom locali. Non seguire gli show dal vivo è stato un peccato, ma il messaggio spensierato e sexy delle collezioni era talmente forte, che è passato anche dallo schermo. C’è uno show a cui avrebbe voluto assistere dal vivo? Quello di Marni. Non si è trattato di una semplice sfilata, ma di un evento nel segno della diversity, della contaminazione e dell’empatia. Questa è la strada da seguire.


Federica Montelli Rinascente Head of Fashion

IL SODALIZIO A SORPRESA TRA KIM JONES E DONATELLA VERSACE

Heather Gramston Browns Head of Womenswear

BLUMARINE

un marchio, le tempistiche i rapporti con i fornitori. Un vero peccato è che le aziende produttrici non abbiano il coraggio di sostenerli». Anche i buyer dimostrano di conoscere, apprezzare e comprare la new wave di designer italiani. «Tra gli emergenti - fa il punto Tiffany Hsu, fashion director di Mytheresa - sono rimasta davvero colpita da Haus of Honey. Anche Del Core ha presentato una grande collezione». Rinascente ancora una volta ha fatto la sua parte nel raccontare le storie dei new name del made in Italy offrendo ad alcuni di loro uno spazio nel flagship store in Duomo, per presentare durante la fashion week le loro collezioni SS22. «C’è voglia di novità» assicura Federica Montelli, che del grande magazzino italiano è head of fashion convinta che collezioni di designer come Des Phemmes,

Il brand da tenere d’occhio? MM6, in passerella per la prima volta a Milano, sta facendo un percorso molto interessante. Non può essere considerata semplicemente una seconda linea. Si è rivisto qualcosa in passerella di cui sentiva la mancanza? Le minigonne e la corsetteria. Ma anche Safety Pins, le iconiche spille da balia usate da Versace. Alessandro Vigilante, Cormio («Selezionato anche da Gucci Vault»), Vitelli, Marco Rambaldi e Federico Cina («Protagonista di un evento instore») possano dare buoni risultati commerciali. Nomi questi che ricorrono anche nei favori dei colleghi: Claudia Gazzelloni, Womenswear buyer di LuisaViaRoma, è pronta a scommettere sul futuro di Marco Rambaldi, «che da sempre ha portato avanti il concetto di inclusività» e di Des Phemmes, mentre per Carla Cereda Biffi i talenti del momento su cui puntare sono Del Core, per la spettacolarità scenografica dello show, ATXV, lo stesso Rambaldi e i già citati Cormio, Alessandro Vigilante e Vitelli. Insomma, per essere una fashion week accusata di non favorire granché il ricambio generazionale, i nomi dei nuovi talenti non mancano. Non resta che seguirli. 

Una buona notizia dalle sfilate? La maturità dimostrata da brand più nuovi come Des Phemmes, Alessandro Vigilante, Cormio, Vitelli, Marco Rambaldi. Ma non chiamiamoli emergenti: hanno tutti lavorato a lungo per i brand più importanti. Come è andata le prima volte di Alberto Caliri da Missoni e di Fausto Puglisi da Cavalli? Entrambi promossi. Stanno lavorando con convinzione alla modernizzazione delle collezioni. CLAUDIA Gazzelloni Womenswear buyer LuisaViaRoma

È tornata la normalità nelle campagne vendita? A Milano siamo tornati alla versione del buying pre-pandemico. A Parigi, al contrario, sono ancora molti i brand che preferiscono gestire la campagna vendite virtualmente. Le showroom digitali però non bastano. La SS22 sarà all’insegna di...? Vita bassa, glitter e lustrini, abiti cutout. Prada ha anche riportato un po’ di grunge in passerella. 21


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tornano i buyer Epicentro di altre iniziative in città La parola a organizzatori, espositori, buyer

White sempre più rassegna diffusa e trasversale Non solo contemporary alla rassegna di zona Tortona, che esplora territori più ampi, con progetti come le Secret Room, e accoglie di nuovo i buyer stranieri. Oltre alla fiera, c’è sempre Massimiliano Bizzi dietro il fuorisalone di Milano Loves Italy

ph Mikael Jansson

strategia saloni

1. Il nuovo corso di Swarovski 2. Un modello di Solotre 3. Massimiliano Bizzi con Madame, ospite speciale della rassegna 4. Una delle sette Secret Room, dedicata a Massimo Alba

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minciando a comprare. Degno di menzione il progetto 7 Secret Room: nato da un’idea di Bizzi e Beppe Angiolini, si è connotato come un concept innovativo attraverso sette stanze emozionali, allestite da Dimorestudio e dedicate a Kiton, Massimo Alba, Aspesi, Incotex, Tagliatore, Finamore e Borsalino. Sette modi di interpretare l’universo femminile con i pezzi più significativi del guardaroba maschile, riflettendo sul tema attuale dell’intercambiabilità dei guardaroba uomo e donna. Al Superstudio Più e all’ex Ansaldo si sono intrecciate, tra le altre, le storie e le sfide di marchi come Regenesi, progetto sostenibile ideato da Maria Silvia Pazzi nel 2008, che ha appena brevettato una nuova tecnologia per il riciclo dei cascami in tutta la filiera moda, con relativo impianto, e che, come spiega la fondatrice, cerca investitori per accelerare la crescita. Da Gazèl, la titolare Alessandra Verona dice: «Si avverte finalmente una bella energia. Per quanto ci riguarda, la pandemia ha bloccato un progetto di rilancio che avevamo abbozzato nel 2019,

ma adesso ripartiamo attraverso la newco Snait (“Muoviti” in friulano), costituita insieme a un nostro fornitore. Il monomarca di Venezia è stato riaperto, le collezioni ci sono e puntano su più flessibilità e velocità nelle consegne». «In fiera sento tanta voglia di tornare a lavorare, ma solo con aziende che diano certezze», osserva Serena De Negri, sales manager di Solotre, brand in capo alla veneta Ggz, che potrebbe avviare già nel 2022 un monomarca a Parigi o a Berlino. Dal fronte compratori, Carla Cereda Biffi (art director del Gruppo Biffi Boutiques) indica fra i trend vincenti al White il lusso décontracté. «Belli i capispalla di T-Coat - sottolinea - e decisamente interessante il progetto 7 Secret Rooms». Il womenswear team di LuisaViaRoma cita tra le chicche la label Flora Sardalos, nata nelle piccole Cicladi, «di cui non potremo fare a meno la prossima estate», ma anche l’alchimia tra dna brasiliano e qualità made in Italy di Raquel Diniz. «Quanto a Swarovski conclude - sotto la nuova direzione creativa di Giovanna Engelbert è un must have». 

di ALESSANDRA BIGOTTA

Non solo un salone. Al termine dell’edizione di settembre di White, chiusa con risultati oltre le aspettative (più di 13mila presenze, con tanti buyer anche dall’estero tra cui i portavoce di realtà come Lane Crawford, The Webster Miami, Al Tayer Group e Galeries Lafayette), il fondatore Massimiliano Bizzi si dice «orgoglioso della connessione con Milano». «Quello che ho progettato oltre un anno fa - aggiunge - ossia mettere in rete e in dialogo i diversi player del sistema, sta finalmente prendendo forma». L’accenno non è solo alla manifestazione in sé - che conta sul patrocinio del del Comune di Milano, il supporto di Maeci e Ice Agenzia e l’intesa con Confartigianato Imprese - ma anche alle iniziative messe in moto al di là di Zona Tortona, come il “fuorisalone” di Milano Loves Italy. Insieme a Csm-Camera Showroom Milano e altre istituzioni, tra cui Cbi-The Best Shops, è stato attivato un palinsesto di attività nei migliori concept store milanesi, che è durato una settimana e ha costituito un ulteriore punto di riferimento per i compratori. Intanto all’interno del salone si coglievano nuovi segnali: non passava inosservata, per esempio, una new entry di spicco come Swarovski, che sotto la direzione creativa a tutto tondo di Giovanna Engelbert sta cambiando pelle e ha deciso di comunicare questa svolta anche in un contesto, come quello di White, in cui lusso e contemporary accorciano sempre più le distanze, come del resto accade nel guardaroba di consumatori che stanno rico24



STRATEGIA ONLINE E OFFLINE

virtual e-commerce summit DALLO SPORTSWEAR AI PAGAMENTI

Vincere in tempi di crisi: le strategie di chi ce l’ha fatta Da scudo difensivo durante i primi mesi della pandemia, il digitale si è trasformato in potente arma d’attacco per scalare il mercato. Ma solo alcuni la sanno usare nel modo giusto

tra prodotto e investimenti in digital markeSwitzerland «la scheda prodotto è costituita ting che ha attratto un pubblico nuovo. Preda immagini, video e copy. In particolare, foto supposto per farcela, l’identità di un marchio e video mirano a evidenziare la funzionalità di sportswear e, soprattutto, 100% animal free: un indumento nel dettaglio, mostrandolo in «Un tema su cui ci soffermiamo in ogni fase funzione». I risultati non si sono fatti attendedell’esperienza online». Anche il mondo dei re: «Abbiamo chiuso il 2020 con un aumento di CARLA MERCURIO pagamenti è in fermento. Lo smoooth shopdouble digit dei ricavi e un’evoluzione a tripla Tre panel per approfondire il ruolo del digiping con tre “o” di Klarna è sulla bocca di tutti, cifra dell’e-commerce», ha concluso Nardo, tale nell’era della nuova normalità. Affiancato grazie alla formula in tre rate (buy now, pay entrato in azienda proprio in era Covid. Anche da relatori di primo livello, il nostro direttore later). «I nostri sono servizi che aiutano l’eSave The Duck ha chiuso il 2020 positivamene ceo Marc Sondermann ha affrontato nel sperienza d’acquisto rendendola semplice, te (vedi intervista a Nicolas Bargi in questo nostro Virtual E-commerce Summit un veloce e sicura, e comunicando un’immagine numero). Uno stato di grazia che prosegue nel tema caldissimo: si può crescere, persino oltre visiva fresca e spontanea, anche se alla fine 2021, come ha sottolineato Angelo Lorusso: le aspettative, in tempi di pandemia? La risposiamo una banca - ha commentato Francesco «Venivamo da un biennio 2018 di crescita sta è sì, ma solo per chi si mette in gioco con Passone -. In concreto, portiadouble digit, grazie a una serie strategie lungimiranti, rischio calcolato, forte mo agli esercenti una commudi investimenti sull’online, e nel identità e massima capacità di immedesimarnity di 90 milioni di utenti, gagennaio 2020 l’evoluzione era “L’idea del si con il consumatore. La tecnologia dà una rantendo metodi flessibili di paa tre cifre». Poi la brusca frepagamento a rate mano, ma ci vuole strategia. Lo dimostrano le gamento». L’idea delle rate funnata legata al Covid, ma anche funziona in ogni case history del primo panel, che ha schieraziona in ogni segmento: nel fast una pronta reazione da parte segmento, dal fast to Angelo Lorusso (direttore marketing ed fashion, dove le cifre spese non del brand. Grazie a una serie di fashion al lusso, e-commerce di Save The Duck), Raffaele sono esorbitanti, l’aumento del misure implementate, la label dove la scommessa Nardo (senior director of e-commerce & digicarrello medio è in percentuaha sfruttato una release grafica sono i Millennial” tal di Assos of Switzerland) e Francesco le più alto, con una crescita del messa a terra a fine 2019, che ha Passone (country manager di Klarna). Nel 60/100%. Il target sono i giovaportato i primi frutti proprio a Francesco Passone caso di Assos of Switzerland, leader nell’abbinissimi (18-35 anni), ma anche i inizio 2020. Una soluzione che Klarna gliamento da ciclismo premium, i clienti cergenitori (36-55 anni) hanno un in partnership con l’agenzia micano capi altamente performanti. «Per noi, ruolo importante. Tra l’altro, gli lanese The Big Now «ha perche arrivavamo da stagioni di grande crescita, esercenti apprezzano il fatto che con un singomesso di coniugare il racconto del prodotto la sfida nel 2020 è stata identificare azioni milo provider possono approcciare diversi Paesi. e le sue specifiche di collezione animal free, rate per cavalcare il momento», ha spiegato Se si parla di carrello medio, «la progressione abbinandoli a un’esperienza di acquisto più Nardo, citando innanzitutto l’ottimizzazione per ovvi motivi si riduce e il range di cresciagevole». Già a inizio giugno Save The Duck della piattaforma e-commerce e la revisione ta va dal 20% al 40%, con il 35% del volume si è rimesso in carreggiata, con un incremento della user interface. Oggi sul sito di Assos of generato da un pubblico tra i 26 e i 35 anni triple digit anno su anno, grazie a un’alchimia e l’11% da utenti tra i 18 e i 25 anni». Infine il lusso, un ambito dove la spesa media è molto alta e i carrelli medi restano invariati, ma in cui la scommessa sono i Millennials. Un’altra leva strategica per Klarna «è localizzare in maniera maniacale i nostri prodotti, per far sì che si adattino a ciascun mercato». Un vantaggio è che «le barriere d’ingresso per usare i servizi Klarna sono tutt’altro che invalicabili, anche a livello tecnico e di implementazioRAFFAELE NARDO ANGELO LORUSSO Francesco Passone ne. Siamo pre-integrati con la maggior parte Senior Director of e-Commerce & Digital Digital Marketing & E-commerce Manager Country Manager Italy delle piattaforme e dei Psp e ciò ci rende alla Assos of Switzerland Save The Duck Klarna portata degli esercenti grandi e piccoli». 

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Pinko @ Knightsbridge Estate, London

empowered retail

Da location a omnichannel: siamo nell’era del negozio infinito Scegliere il luogo giusto dove aprire un negozio fisico è ancora importante ma rientra in una strategia più ampia e sfaccettata, in cui il digitale è un acceleratore di competitività in ogni fase: dalla comunicazione alla clientela, alla complessa gestione degli stock di ALESSANDRA BIGOTTA

parola chiave in ogni fase, compresa quella alla conferma. Una finestra rimanda inoltre finale dei pagamenti. A questo proposito, al servizio Pinko Concierge, per chattare stiamo studiando quale sia per noi il partcon un addetto via Whatsapp e ricevere il ner migliore per applicare la formula “Buy modello direttamente a casa. now, pay later”». Anche per Harmont & Blaine i monomarca Alexio Cassani, infine, ha parlato a nome di reali restano di vitale importanza. Come ha Stentle, startup da poco parte del Gruppo spiegato Erika Margarete Finkelberg, «allo M-Cube, che realizza soluzioni di digital zoccolo duro dei clienti molto fedeli se ne engagement per la comunicasono aggiunti di nuovi sopratzione in store soprattutto in tutto nell’ultimo anno, grazie ambito retail, gdo e turismo. all’online: un patrimonio pre“Le potenzialità Il fiore all’occhiello di Stentle è zioso per le nostre analisi di del digital signage la tecnologia proprietaria Just mercato, di cui beneficia ancome agevolatore Commerce, con cui è possibile che il canale fisico». «In questi della vendita sono realizzare soluzioni innovamesi ci siamo dedicati tantisancora tante, anche tive a supporto del processo simo al Crm - ha proseguito - e nei negozi self commerciale, per costruire un abbiamo lavorato all’integraservice” empowered retail. Cassani si è zione tra i nuovi Pos introdotti soffermato sul ruolo del digiAlexio Cassani negli store, a partire da quelli tal signage nel punto vendita, italiani. Intanto la comuniStentle ossia il pannello digitale nelle cazione evolve: offrire sconti, sue declinazioni. «Va utilizagevolazioni e presentazioni zato come un agevolatore del sell - ha osdelle nuove collezioni via mail non basta servato il manager - soprattutto quando si più, vince la personalizzazione di messaggi tratta di valorizzare prodotti non presenti e offerte». Insieme al partner tecnologico fisicamente in negozio, corredandolo con Cegid, Harmont & Blaine sta perfezionanstrumenti come il QR Code o gli smart mirdo un asset strategico, lo stock omnicanale. ror». Ha poi citato la case history di Land «Fluidità - ha concluso Finkelberg - è una of Fashion, tra i suoi clienti: un outlet center evoluto, che grazie a una piattaforma di ultima generazione è assimilabile a un marketplace operator multicanale. Ma anche spazi come i temporary possono avvalersi di formule ad hoc, flessibili anche nei costi, per imporsi nell’arena dell’omnicanalità. Interessante l’osservazione di Cassani sui negozi self service: «Sono efficienti, ma freddi. Grazie al digital signage possono Alexio Cassani Erika Margarete Finkelberg invece generare engagement, mantenendo Co-founder e Ceo Global Head of Digital & e-Commerce intatta l’autonomia del cliente nella scelta Stentle Harmont & Blaine dei prodotti e nell’acquisto». 

Un tempo il mantra dei negozi era location, location e ancora location. Oggi, più che la sede di un punto vendita, quello che conta sono efficaci strategie omnichannel. Se ne è parlato al secondo panel del Fashion e-commerce summit, durante il quale Marc Sondermann ha dialogato con Silvia Bussandri (head of e-commerce and digital di Pinko), Alexio Cassani (co-founder e ceo di Stentle) ed Erika Margarete Finkelberg (global head of digital & e-commerce di Harmont & Blaine). In particolare, Silvia Bussandri ha ricordato che, nonostante l’e-commerce di Pinko abbia registrato incrementi a tripla cifra, la controparte fisica resta fondamentale. «Spesso il digitale è la finestra a cui gli utenti si affacciano per approdare alla boutique reale - ha esordito - in un circolo virtuoso di informazioni e dialogo, che confluisce in un servizio personalizzato». Nell’ottica di non ragionare a silos, la stessa geolocalizzazione degli store si trasforma in experience: del negozio non vengono fornite solo le informazioni sensibili, ma è disponibile anche una selezione di proposte, con scheda esplicativa e form da compilare per riservarsi l’abito nelle 48 ore successive

silvia bussandri Head of e-Commerce & Digital Marketin

Pinko

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STRATEGIA ONLINE E OFFLINE

virtual e-commerce summit APPROCCI TRASVERSALI

Affrontare il B2B come il B2C: nel digitale è la regola Configuratori virtuali, utilizzo mirato della Realtà Aumentata: settori come l’arredo e l’eyewear rompono gli indugi e scoprono nel digitale un prezioso alleato. Intanto il settore dei pagamenti entra in una nuova era. Fondamentale è non ragionare a compartimenti stagni: il buyer, in fondo, è il primo dei consumatori e come tale va affrontato

rializzato procedure come il reso after sale. tali e ricorrendo alla Realtà Aumentata: per Basta che il rivenditore ci invii una foto del esempio, da remoto basta inquadrare con il prodotto in grado di mostrare un eventuale proprio device la stanza per vedere l’impatto difetto e che vada a “flaggare” la distruzione estetico di un nuovo salotto e delle sue varie del prodotto stesso. A quel punto, mandiadeclinazioni. Una simulazione molto vicina mo una montatura sostitutiva». Safilo sta alla realtà: «Vogliamo dare strumenti per lavorando per stringere le interazioni tra il poter sognare anche a distanza», ha detto mondo business e quello dei developer, con Cervi. Idb, che non ha un e-commerce diretl’obiettivo a tre anni di spostare il focus orto ma commercializza online le sue proposte ganizzativo sulla customer journey, più che attraverso i propri rivenditori, sta inoltre DI ELISABETTA FABBRI su supply chain, operations, commerciale e implementando logiche di integrazione dei marketing, attraverso team multifunzionadati, per poi andare a “pre-totipare” (la fase Eyewear e design, due modi di interpretare li. Affrontare il B2B come se fosse il B2C è precedente la realizzazione di un prototipo) la parola lifestyle. A rappresentare questi anche la mission di Axerve, che nell’ultimo in base a un’approfondita conoscenza del settori durante il Virtual E-commerce anno, in controtendenza, ha inmercato. «Il focus - ha conSummit sono stati Andrea Bulgarelli, dicrementato il proprio staff del cluso Cervi - è ora collegare il gital transformation officer di Safilo con un 190%. Obiettivo, fluidificare Crm con il Pim-Product Infor“Chi ha un passato in Max Mara e Benetton, e Mirla gestione dei pagamenti: «Il mation Management». Anche negozio deve poter co Cervi, chief digital officer di Idb-Italian buyer va trattato come il cliennell’eyewear è difficile replicare digitalizzare il Design Brands, polo italiano dell’arredo e te finale - ha osservato Alessio virtualmente il servizio dell’otcontante all’interno del design di alta qualità. A chiudere il cerchio Damonti -. I tool e le metodotico di fiducia. «Essere efficaci di dashboard, Alessio Damonti, deputy ceo di Axerve, logie di fatto sono gli stessi, nel punto vendita è tuttora una ottenendo statistiche realtà a sua volta made in Italy, legata all’ecoanche se i suoi pagamenti sono chiave di successo - ha osservapreziose” sistema fintech Fabrick del Gruppo Sella, molto meno digitali e diverto Andrea Bulgarelli -. Per queAlessio Damonti specializzata nelle soluzioni per i pagamenti sificati, fra bonifici, assegni, sto abbiamo deciso di rinnovaAxerve online e offline da fine anni Novanta. Come Riba, contanti, contrassegni, e re il nostro portale B2B, tenenha fatto notare Mirco Cervi, anche nel monle cifre generalmente più alte». do presente che il cliente B2B do dell’arredo molto è cambiato. «Ormai Inoltre la normativa europea è prima di tutto un consumal’interior design è pihygital - ha ribadito -. PSD2, che ha introdotto la Strong Customer tore». Una piattaforma ispirata al modello Anche se l’acquisto avviene instore, il digitale Authentication o autenticazione a due fatconsumer anche nel layout, grazie alla quale fa parte del processo». Un’evoluzione che in tori, va nell’ottica di aumentare la sicurezza è possibile, tra i vari asset, mostrare al conIdb-Italian Design Brands è stata affrontata a livello consumer e B2B, aprendo nuove sumatore finale gli ampliamenti di gamma di migliorando innanzitutto l’interazione con possibilità tra cui l’accesso a conti di terze un modello di occhiali. «Copiando dal B2C il consumatore, tramite configuratori digiparti per vederne la disponibilità. Oggi l’uso - ha precisato Bulgarelli - abbiamo dematedel contante instore riguarda ancora circa il 70% dei pagamenti. Chi ha negozi «deve poter digitalizzare il contante all’interno di dashboard, ottenendo statistiche preziose». Axerve ha anche deciso di utilizzare l’Intelligenza Artificiale, per far sì che i pagamenti risultino il più possibile ottimizzati e performanti, andando a rispondere a ciò che vuole il consumatore al momento di chiudere l’acquisto. «Stare vicini ai clienti è tutto - ha conandrea BULGARELLI MIRCO CERVI ALESSIO DAMONTI cluso Damonti -. Non appena una necessità Digital Transformation Director Chief Digital Officer Deputy CEO si palesa, deve arrivare la nostra risposta con Safilo IDB Italian Design Brands Axerve consulenze, funzionalità e servizi specifici». 

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STRATEGIA NEWS

a cura di elisabetta fabbri

lo sportswear di fronte a nuove sfide

L'OTTIMISMO DI PUMA, La PRudenza DI NIKE

● Il ceo di Puma, Bjorn Gulden (nella foto) ritiene che, in una prospettiva di lungo periodo, il gruppo possa superare i 10 miliardi di euro di vendite (quasi il doppio dei 5,2 miliardi dell'esercizio fiscale 2020). Per la fine dell'esercizio in corso prevede un +20%, nonostante sia consapevole delle nuove sfide da affrontare, come la chiusura degli impianti in Vietnam (15% del sourcing globale di Puma), a causa della variante Delta del Covid e la carenza di container per le spedizioni, i cui prezzi sono sestuplicati con la pandemia. Il rischio del Felino e di altri competitor è che le merci non arrivino in tempo per le vendite natalizie, ma alcuni analisti prospettano pure la cancellazione delle nuove collezioni della primavera 2022. Già in agosto Adidas aveva messo in allerta (da tempo il Vietnam è suo fornitore al posto della Cina, specie per le sneaker) mentre a fine settembre Nike ha ridotto le guidance per il trimeste in corso e l’intero anno, perché nel Paese asiatico produce circa metà del footwear. L'effetto immediato è stato che il broker Btig ha abbassato il rating da "buy" a "neutral" sul titolo, Morgan Stanley ha ridotto il target price da 220 a 201 dollari e Cowen da 196 a 180 dollari. Invece per Under Armour gli analisti hanno in media una raccomandazione "hold": la sua produzione è più diversificata e include Centro e Sud America, Europa e Medio Oriente. Il Vietnam è il secondo fornitore degli Usa per abbigliamento e calzature (dopo la Cina) e il suo rigido lockdown potrebbe riflettersi anche su realtà come Ugg, Columbia Sportswear, Tapestry e Capri Holdings (proprietaria di Michael Kors e Versace).

un'analisi di Confindustria Moda

L'estero torna al womenswear italiano e la cina diventa il quarto buyer Europa e Paesi extra-Ue sono tornati a comprare abbigliamento femminile italiano e tra i buyer che scalano più posizioni spicca la Cina. Nei primi sei mesi del 2021 l'estero ha comprato 4,3 miliardi di euro di womenswear: il 27,6% in più rispetto alla prima metà del 2020, in forte accelerazione dal +2,6% del primo trimestre. In base alle stime del Centro Studi di Confindustria Moda per Smi, tutti i primi 15 Paesi di destinazione (81,6% del totale export) hanno segno positivo tranne Uk e Austria. La Francia - al primo posto, con un’incidenza pari al 13% sul totale esportato di settore - mostra un aumento del 37,2%. La Svizzera, che ha soprattutto il ruolo di hub logistico-commerciale per successive riesportazioni in altri mercati mondiali, segna un +27,3%, mentre la Germania, terzo sbocco della nostra moda donna, totalizza un +18,7%. Particolarmente dinamica la Cina con un +98,2%, che passa dall’ottava posizione del primo semestre 2019 e 2020 alla quarta del 2021. A questa performance va aggiunto il +35,4% di Hong Kong. Gli Stati Uniti sono quinti con un +11,9%. Tuttavia nel primo semestre del 2019 le vendite all'estero avevano superato i 4,4 miliardi di euro: il gap ancora da recuperare è di 107 milioni.

Moda femminile italiana: Paesi di destinazione a confronto 600

Gennaio-giugno 2019 Gennaio-giugno 2020 Gennaio-giugno 2021

500 400 300 200 100 0

FRANCIA

SVIZZERA

GERMANIA

CINA

Fonte: Confindustria Moda per Smi su dati Istat

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STATI UNITI REGNO UNITO Hong Kong

SPAGNA

RUSSIA

GIAPPONE

Valori in milioni di euro

style capital nuovo socio

passa di mano il 40% di luisaviaroma ● Con un investimento di 130 milioni di euro,

il fondo Style Capital diventa socio di LuisaViaRoma, pioniere delle vendite di moda online in Italia. La società di private equity guidata da Roberta Benaglia con altri investitori ha concluso un accordo per il 40% delle quote. Più precisamente, l’operazione avviene attraverso la newco HoldCo, costituita per il 26,9% dal fondo e per il restante 73,1% da altri investitori. Il fondatore, presidente e ceo Andrea Panconesi (nella foto) mantiene il 60%. Il closing dell'operazione è previsto entro la fine del 2021 e secondo indiscrezioni nel board dovrebbe arrivare un ceo donna. L’obiettivo comune è, in futuro, la quotazione in Borsa. Fondata nel 1929 dai Panconesi, con l’apertura dell’omonimo concept store di via Roma a Firenze, LuisaViaRoma ha sfiorato i 190 milioni di euro di ricavi nel 2020. L'e-commerce sta crescendo a un tasso medio del 30% l’anno. rilanci

Mittel rileva all’asta Jeckerson ● Jeckerson torna nelle mani di uno dei suoi fondatori, Franco Stocchi. Il marchio dei “pantaloni con le toppe”, fallito l’anno scorso, è stato rilevato all’asta da Mittel, la finanziaria di cui Stocchi è azionista di riferimento. La merchant bank ha sborsato 5 milioni di euro (la base iniziale delle trattative era 1,5 milioni) per rilanciare un marchio dal passato glorioso, nato nel 1995 su iniziativa dei fratelli Carlo e Alessandro Chionna, con il supporto finanziario di Stocchi. Ora la label si candida a diventare un polo di riferimento nel settore dell’abbigliamento urban-lifestyle e outdoor.



STRATEGIA CAREERS a cura di angela tovazzi e carla mercurio

Fabrizio Cardinali guida la nuova Etro by L Catterton

Paolo de cesare TERZO CEO DI matchesfashion IN TRE ANNI

Paolo de Cesare, ex ceo dei grandi magazzini parigini Printemps, prende il timone di Matchesfashion. All’inizio di quest’anno l’ex numero uno dell’e-tailer britannico, Ajay Kavan, aveva lasciato la sua posizione dopo solo 12 mesi di lavoro. Da quando l’incarico di a.d. era rimasto vacante, ovvero da marzo, a gestire l’operatività era stata Maureen Chiquet, ex ceo di Chanel e attuale membro del cda di Matchesfashion, scelta come presidente esecutivo ad interim della società inglese. Un mandato che si concluderà con l’arrivo di Paolo de Cesare.

La nomina del manager, ex Dolce&Gabbana, rappresenta la prima mossa del fondo dopo il suo ingresso nel capitale della società, da quasi 55 anni guidata dalla famiglia Etro Parte con il quarto trimestre del 2021 l’incarico di Fabrizio Cardinali da Etro. Il manager è stato arruolato per guidare il prossimo capitolo imprenditoriale della casa di moda famosa per gli iconici paisley, che dopo quasi 55 anni di storia familiare ha deciso di vendere il 60% a L Catterton, la società di private equity che fa capo a Financière Agache di Monsieur Bernard Arnault, patron di Lvmh. La nomina di Cardinali rappresenta la prima mossa fatta dal fondo dopo il suo ingresso nel capitale della società, finora guidata dalla famiglia milanese con il fondatore e chairman Gerolamo e i figli Veronica (creative director del womenswear), Kean (al timone stilistico del menswear), Ippolito (che supervisiona il management) e Jacopo (alla guida della linea casa). Già in passato il clan Etro aveva aperto le porte a un possibile partner dialogando con Fsi, ma la trattativa non era andata in porto. Affidandosi a L Catterton, molto dinamico negli ultimi tempi (nel 2021 ha messo le mani anche su Birkenstock),

Etro ha l’obiettivo di mettere in sicurezza e rilanciare l’azienda, che oggi conta un network distributivo di 140 flagship store in oltre 58 Paesi tra Europa, Stati Uniti, Russia, Middle East e Apac, e un giro d’affari che, pre-pandemia, si aggirava sui 283 milioni di euro. Il programma di Cardinali, enunciato al suo insediamento, viaggia su più direttrici strategiche: ampliare la base clienti, introdurre nuove categorie di prodotto, estendere la presenza digitale del brand e guidare l’espansione globale, con un focus sull’Asia. Da parte sua l’executive porta un’esperienza di quasi 13 anni nelle fila di Dolce&Gabbana, dove ha ricoperto diversi ruoli, tra i quali - dal giugno 2017 - quello di chief operating officer e membro esecutivo del cda, intervallati da cinque anni in Richemont con la carica di ceo per diverse label del gruppo, tra cui Dunhill e Lancel.

da kenzo arriva nigo, guru dello streetwear

È il giapponese Nigo il successore di Felipe Oliveira Baptista alla guida creativa di Kenzo. Classe 1970, il designer debutterà in passerella il prossimo gennaio. È noto per aver fondato i brand A Bathing Ape, Human Made e, insieme a Pharrell Williams, Billionaire Boys Club. La maison ha nominato anche un nuovo ceo, che prende il posto di Sylvie Colin: si tratta di Sylvain Blanc, ex a.d. Undiz (Etam Group) ed ex vp di The Kooples.

msgm rilancia con Veronica Bertozzi, ex stella mccartney

● L’ingresso di Veronica Bertozzi in Msgm, di cui ha assunto la carica di ceo dopo 14 anni nelle fila di Stella McCartney, assume una valenza particolare in un momento di cambiamenti per la label. Dopo anni in cui si è avvalsa del supporto di showroom multibrand esterne, Msgm ha infatti deciso di creare una struttura indipendente, internalizzando la divisione commerciale e contando, a partire dal 2022, su nuovi headquarters. Una location in cui confluiranno tutte le attività e all’interno della quale opererà una showroom di vendita worldwide, con un new team diviso per mercati che presenterà le collezioni ready to wear donna, uomo, la capsule sostenibile Fantastic Green, oltre a calzature e accessori. Una divisione, quest’ultima, al centro di una strategia di sviluppo e potenziamento, con l’obiettivo di diventare un core business nel medio periodo. Per Veronica Bertozzi si prospettano dunque mesi di sfide importanti, che affronterà forte delle esperienze maturate in Stella McCartney, dove ha ricoperto ultimamente il ruolo di presidente Emea e prima ancora di wholesale director and franchising. «Msgm è una realtà dal notevole potenziale, che ha dimostrato un carattere distintivo e un dna unico spiega -. Oggi più che mai ha tutte le carte in regola per consolidarsi come un grande nome dell’industry, senza perdere il linguaggio giovane e innovativo che lo contraddistingue».

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MADE WITH LOVE & SOUL

YOU ARE HERE R

YOU - ARE - HERE.IT

C O M I N G

S O O N


STRATEGIA NEWS

IN VENDITA SU CABANA

Palais Galliera si apre a Pierre-Louis Mascia

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ALLA FASHION WEEK NEL SEGNO DELLA STREET ART E DELLA SOSTENIBILITÀ

«Inclusività, digital e green: è questo il Bikkembergs post Covid»

Pierre-Louis Mascia ha fatto squadra con Palais Galliera, e in particolare con Pascale Gorguet Bollesteros, la curatrice responsabile del dipartimento "XVIII Secolo" del Museo della Moda di Parigi, realizzando una mini collezione che mescola letteralmente passato e presente. Lo stilista è partito da otto oggetti storici con stampe che, grazie alla produzione di Achille Pinto, è riuscito a combinare con altri modelli della sua collezione. Dettagli come jabot, bottoni, cuciture e i motivi in rilievo sono stati riprodotti fedelmente nei capi che dal 12 ottobre sono in vendita in esclusiva sull'e-shop di Cabanamagazine.

Dario Predonzan traccia le linea guida dello sviluppo del marchio, sempre più impegnato nel coinvolgere le fasce più giovani di consumatori. «Primo semestre a +5% sul 2019» «Sono soddisfatto dei risultati del primo semestre 2021, che si è appena chiuso con un'impennata degli ordini: non solo siamo cresciuti del 24% sul 2020, fortemente condizionato dal lockdown, ma le nostre vendite hanno superato del 5% quelle del 2019, che per noi era stato un anno di forte sviluppo». A parlare è Dario Predonzan, chief operating officer di Bikkembergs, marchio tornato protagonsta della fashion week di Milano con un evento live dedicato alla capsule collection Spring-Summer 2022 realizzata in collaborazione con Art of Sool, collettivo considerato uno dei maggiori esponenti della street art in Italia. «Questa collezione - spiega Predonzan - rappresenta un punto di partenza per Bikkembergs: da una parte asseconda la voglia del marchio di confrontarsi con mondi complementari, come per noi è quello dei graffiti, dall'altra ci introduce al tema della sostenibilità». La mini linea di Art of Sool per Bikkembergs ribadisce questo impegno: le felpe e le T-shirt, prodotte in edizione limitata e subito messe in vendita sul sito ufficiale del brand, sono state realizzate in materiali 100% green e lo stesso discorso vale per etichette e tag. Questa colab, così come il ultime firmate dal brand (con Emis Killa e con Fedez), dimostrano la volontà di Bikkebmergs di agganciare il mondo dei più giovani. «L'età media dei nostri clienti si sta abbassando - conferma Predonzan - ma si tratta di un percorso lungo, senza tradire i clienti più maturi che ci seguono da sempre». Sul fronte dei mercati, Bikkembergs continua a lavorare sull'internazionale ma senza trascurare l'Italia, dove si concentra il 40% delle vendite. «Il 34

piano di aprire un monomarca a Milano resta - dice Predonzan -. Si tratta di individuare la location giusta. Corso Garibaldi, dopo l'arrivo di Supreme, potrebbe conquistare appeal dal punto di vista commerciale». Russia e Spagna si confermano le altre piazze principali per gli affari di Bikkembergs, mentre la Germania è ai vertici delle vendite online. «Un dato - commenta Predonzan - da tenere in considerazione, in vista di futuri accordi di distribuzione retail e wholesale». Investimenti retail sono previsti anche in Cina, ma anche sull'e-commerce, gestito internamente. «Dopo il +29% del 2020 sul 2019 - conclude il manager - in questo semestre le vendite online sono già a +11%.». (an.bi.)

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1. I capi genderless della capsule realizzata da Bikkembergs con Art of Sool 2. Dario Predonzan

AL VIA CON MARGHERITA MISSONI

Max&Co. lancia &Co.llaboration

Per il suo primo lavoro fuori dall'azienda di famiglia Margherita Maccapani Missoni ha scelto Max&Co. La figlia di Angela Missoni - che ha lasciato la guida di M Missoni - ha firmato una capsule collection dedicata alla SS22 con il marchio del gruppo Max Mara. La linea, battezzata Shall We?, sarà disponibile da marzo 2022. Il progetto con la Missoni segna per Max & Co il debutto del progetto &Co. llaboration, dove amici del brand, nomi di spicco e talenti emergenti daranno vita a ulteriori partnership esclusive, con relative capsule collection.


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INNOVAZIONE CHECK-OUT REVOLUTION

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DA SOLUZIONE DI PAGAMENTO A SERVIZIO ALL IN ONE Le nuove sfide del comparto Parlano le fintech

Di lusso, open e ingaggiante: nasce già un nuovo Buy Now Pay Later (e le rate perdono importanza) Per prolungare la loro “golden age” i player specializzati in Bnpl sono pronti a entrare in una nuova fase, ampliando il raggio di azione verso settori come il marketing, implementando il business del retail fisico, conquistando il mercato del lusso e superando la logica dell’offerta legata ai soli merchant partner DI ANDREA BIGOZZI

Il Buy Now Pay Later è una delle aree a più rapida crescita del mondo della finanza innovativa. Sarà per il suo potenziale di crescita da capogiro (nel mondo dovrebbe passare dagli oltre 350 miliardi di dollari del 2019 ai quasi 700 attesi per il 2025), sarà per il fatto che è una formula win-win che soddisfa i consumatori (che acquistano a rate e senza interessi in modalità frictionless) e i retailer (che a fronte di una commissione fidelizzano il cliente e riducono il tasso di abbandono del carrello), ma tutti ne parlano. Solo nelle ultime settimane le startup fintech specializzate in BNPL, come ormai viene chiamato nell’epoca degli acronimi il Buy Now Pay Later, sono state tra le protagoniste di acquisizioni e round di investimento: il controllo di Paidy passato a PayPal, il deal Goldman Sachs-Green Sky, l’acquisizione per una cifra record (29 miliardi di dollari) di AfterPay da parte di Square, il super finanziamento a Scalapay e la valutazione stellare di Klarna. In Italia il mercato è ancora agli albori dal punto di vista dei volumi delle transazioni, ma i tassi di crescita sono altissimi, il livello di offerta continua a evolversi e le aziende di 38

moda si stanno dimostrando rapide a recepire le indicazioni provenienti da altri mercati, attrezzandosi per offrire i servizi che danno la possibilità di pagare a rate. Segnali incoraggianti per l’ecosistema Bnpl, che prima di togliersi di dosso l’etichetta di “servizio accessorio” dell’e-commerce deve affrontare e superare una serie di sfide: l’ampliamento

Il valore del settore potrebbe sfiorare i 700 miliardi nel 2025. Guidano moda accessbile e beauty, ma lusso e servizi sono le nuove sfide del raggio di azione delle società di “prestiti in miniatura” verso settori come quello del marketing o quello bancario, l’espansione del business nel canale retail fisico, la conquista del mercato del lusso. Che cosa attendersi nel prossimo futuro? «Una cosa è certa: questo genere di soluzioni è destinato a crescere ulteriormente - assicura Federica Ronchi, country manager Italia di Clearpay -: ora la sfida principale è estendere servizi come il

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1. Klarna è il primo unicorno europeo con una valutazione di 31 miliardi didollari 2. Scalapay ha appena raccolto un finanziamento da 155 milioni, che porta il valore della società a 700 milioni 3. Clearpay fa parte della famiglia Afterpay, gruppo acquisito da Square per 29 milardi di dollari


nostro a diversi settori merceologici. Il BNPL inizialmente si è concentrato su beauty, moda e l’home design, i nuovi terreni di conquista si chiamano tecnologia, viaggi e servizi. Anche nel segmento del lusso c’è spazio per crescere ulteriormente». «Le griffe sono ancora reticenti - prosegue Ronchi, ricordando anche la partnership tra Clearpay e il British Fashion Council - ma è solo una questione di tempo. Presto smetteranno di considerare il Bnpl come un semplice “finanziamento” che sminuisce l’immagine dei loro prodotti e lo vedranno per quello che è: un nuovo modo digitale di pagare, amato e utilizzato da Gen Z e Millennial. Non considerarlo significa rinunciare a coltivare il rapporto con le nuove generazioni, che sono il target più ambito del momento». C’è poi chi, come Scalapay, ha deciso di mettere in cima alle sue priorità la conquista del mercato dell’alto di gamma, come dimostra la decisione di sponsorizzare la settimana della moda di Milano. «Nel fashion luxury - racconta il ceo e co-fondatore Simone Mancini della fintech made in Italy - stiamo coprendo il 30%-50% di tutte le transazioni dei nostri clienti, e in alcuni casi più della metà. Sono tassi importanti, destinati a crescere nei prossimi anni».

Le donne usano il Bnpl il doppio degli uomini

Un mercato dominato dai Millennials

Utilizzatori di Buy Now Pay Later per sesso

Utilizzatori di Buy Now Pay Later per età

Dati espressi in %

Dati espressi in %

11,6%

55,9% 5,5%

DONNE

UOMINI

La diversificazione merceologica non è la sola priorità per gli operatori specializzati in BNPL: portare nei negozi fisici «il compra ora e paga poi» - che attualmente è quasi una prerogativa dell’e-commerce - è, infatti, il grande progetto dei player del settore per dare la spinta decisiva a questo tipo di finanziamento. «Stiamo sperimentando moltissimo sul retail tradizionale, che in prospettiva sarà sempre più importante - conferma Francesco Passone, country manager Italia di Klarna - non manca la tecnologia per gli acquisti fisici in-store: QR code, notifiche push in base alla geolocalizzazione. Ma per spingere il tasso di penetrazione di servizi come il nostro nel punto vendita serve lavorare in maniera integrata con i brand sui touchpoint: su un e-shop segnalare la possibilità di fare acquisti BNPL è più facile e creativo rispetto al negozio tradizionale, dove la comunicazione del servizio è legata principalmente alla disponibilità del personale di vendita». Per diventare sempre più rilevante nello shopping online, ma anche offline, le fintech dovranno compiere ben presto un’altra importante evoluzione: diventare “open”.

18%

MILLENNIALS % Utizzatori di bpnl

Fonte: Nra- National Retail Assosaciation

Una soluzione equa: non solo per super ricchi Utilizzatori di Buy Now Pay Later per reddito Dati espressi in %

Le fintech sono impegnate a testare soluzioni che garantiscano il servizio agli utenti anche senza un accordo con merchant

40,7%

11,7%

2,2% REDDITO

<50mila $

REDDITO

>150mila $

Fonte: Nra- National Retail Assosaciation

Fino ad oggi, infatti, i programmi di BNPL offerti da questi player prevedevano che il pagamento a rate di un bene potesse essere effettuato solo presso reti di merchant convenzionati, l’offerta quindi per il consumatore era ampia, ma non illimitata. Nel tentativo di soddisfare le esigenze dei clienti, specie quelli più giovani, sul mercato si sono presentate nuove realtà come la neonata Nate che invece finanzia le transazioni degli utenti da qualsiasi rivenditore online. Non esistono quindi partner commerciali come accade con le altre fintech, ma il business si sostiene sul pagamento di una commissione di un euro per ogni acquisto. «Il trend c’è - conferma Federica Ronchi di Clearpay -. Proprio in questo periodo stiamo testando in Australia e negli Usa una soluzione che garantisce il

14,2% BABY BOOMERS % Popolazione

Fonte: Nra- National Retail Assosaciation

servizio anche in assenza di un accordo con i merchant. L’obiettivo è quello di allargare la nostra consumer base e allo stesso tempo di essere più ingaggianti». «Da tempo lavoriamo per rendere i nostri servizi disponibili ovunque: in alcuni mercati, ma non ancora in Italia, i consumatori possono utilizzare la nostra App presso qualsiasi esercente, negli Stati Uniti anche su Amazon, che è un sito non convenzionato con noi», le fa eco Passone di Klarna. Una volta colonizzati nuovi segmenti merceologici rispetto a quelli attualmente core, e conquistato anche il commercio fisico, il passo successivo per i player specializzati del BNPL potrebbe essere quello di riuscire a erodere fette di mercato importanti nel credito al consumo. «Non credo ci sarà mai una vera concorrenza con le carte di credito, perché i nostri servizi non sono percepiti come un’alternativa: anche la clientela è diversa», è il punto di vista di Ronchi, mentre per Mancini un confronto tra metodi di pagamento è già in atto. «Quello che sta accadendo in mercati maturi, come gli Usa e l’Australia riflette - ci spinge a credere che tra qualche anno le carte di credito continueranno a funzionare come strumento per le aziende, mentre servizi come il nostro saranno più usati dal grande pubblico». Per Passone, infine, il motore di diffusione del Bnpl non sarà più la possibilità di pagare a rate e sempre di più il miglioramento dell’esperienza d’acquisto: «Dovremo offrire servizi. Un’attività che ora per le fintech è considerata complementare, ma che farà la differenza. Noi siamo una banca, ma abbiamo acquisito una piattaforma di social shopping, Hero, progettata per dare ai consumatori ispirazione e contenuti. Gli esercenti si conquisteranno così».  39


VENISTAR for

Il tuo brand è davvero service oriented? Conoscere i clienti, anticipare le aspettative e personalizzare la shopping experience: ecco i pilastri per offrire ai consumatori una buyer experience al top. Fondamentale un’architettura software orientata ai servizi (service-oriented architecture), come CX Commerce eXperience, piattaforma aperta di headless commerce sviluppata da Venistar (Gruppo Retex) Nel new normal l’omnicanalità e la customer experience si affermano più che mai come la chiave del successo per le aziende del Fashion, Luxury & Design. Il cliente, sempre più digitalizzato ed esigente, guarda non solo al prodotto ma anche, e soprattutto, ai servizi che il brand offre. L’esperienza, infatti, non si esaurisce con l’acquisto: il primo fattore di differenziazione e di competitività è costituito dal valore aggiunto che i marchi riescono a proporre lungo tutto il customer journey. Come conferma lo studio State of Fashion 2021 di McKinsey, i brand devono puntare sull’innovazione per nutrire e rafforzare il coinvolgimento dei clienti, sempre più orientati ai servizi digitali. I canali online non renderanno meno rilevante lo store fisico, ma daranno linfa alla crescita. È quello che McKinsey definisce «sprint digitale», stimando una crescita annua del

30% dei servizi digitali per i marchi F&L di Europa e Usa (+20% a livello globale). Il Consensus Altagamma stima per il 2021 un incremento a doppia cifra in tutti i comparti, con il consolidamento del retail digitale (+22%) e del mercato cinese (+18%), vero campione uscente dalla crisi. Ma come si diventa Service-Oriented Brand? In un contesto come quello attuale, in cui il canale online ha raddoppiato il suo peso sul mercato del lusso globale (dal 12% nel 2019 al 23% del 2020), è evidente come i marchi debbano puntare tutto su servizi orientati al cliente e sull’innovazione continua. L’orchestrazione tecnologica può aiutare le organizzazioni a gestire la complessità dei canali, la proliferazione di marketplace e la molteplicità di dati in modo semplice e flessibile, per realizzare quella Omni-eXperience che garantisce al cliente un’esperienza se-

www.venistar.com

amless durante tutto il suo percorso d’acquisto. Un risultato del genere è possibile grazie a un’architettura software orientata ai servizi (service-oriented architecture) come CX Commerce eXperience, la piattaforma aperta di headless commerce sviluppata da Venistar, società del Gruppo Retex. CX esalta il valore dei dati digitali come asset strategico del brand e crea la fluidità necessaria nel meccanismo di orchestrazione tra e-commerce, negozio fisico, prodotto, fornitore, distributore. Ciò consente all’organizzazione di offrire servizi omnicanale customizzati, validi e performanti, al fine di rendere stimolante ed emozionante l’esperienza d’acquisto del cliente. Perché oggi non è il prodotto né il brand, ma è il cliente - con il relativo servizio offerto - che deve essere messo al centro della strategia di business, sia in store che attraverso i canali digitali.


innovazione check-out revolution

1. Le tecnologie hanno permesso di smaterializzare le carte di credito sul proprio device 2. I retailer europei stanno iniziando ora a investire nei pagamenti tramite QR code

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piattaforme globali di pagamento Nell’era dell’unified commerce Parlano i manager delle tecnologie

Oggi l’e-wallet, domani il «prendi ed esci» Basta poco per scoraggiare il consumatore e fargli abbandonare il carrello. Ma anche nella fase meno simpatica del customer journey si possono ridurre al minimo gli intoppi. Ne sono convinti i fornitori di tecnologie per i pagamenti, già alle prese con il retail del futuro di ELISABETTA FABBRI

C’è una regola del commercio che oggi più che mai bisogna avere chiara: dalla ricerca del prodotto alla consegna a domicilio o al passaggio in negozio, tutto deve svolgersi senza intoppi, con il minore numero possibile di “attriti”. Figuriamoci il pagamento, il momento più antipatico di tutto il customer journey, dove appena si verifica un problema scatta l’abbandono dell’acquisto. Con i manager di piattaforme globali di pagamento come Adyen, Axerve e Axepta cerchiamo di decifrare questa particolare fase di mercato, mentre le tecnologie per lo shopping di moda evolvono in ottica frictionless. «Il consumatore cerca solo il piacere che deriva dal possedere o utilizzare ciò che ha scelto di acquistare», sintetizza Philippe de Passorio, country manager per l’Italia di

Adyen, fornitore olandese di tecnologie per i pagamenti con clienti come Tiffany, Tory Burch e Gap. «Al momento del check-out - prosegue - basta poco per scoraggiarlo: per esempio, se il metodo di pagamento preferito non è accettato o se la procedura è troppo complicata e dispersiva. Il nostro obiettivo è supportare i merchant con soluzioni che offrano al cliente finale la migliore esperienza possibile, attraverso servizi sempre più agili e flessibili online e in store». «Negli acquisti digitali spesso ci sono troppe caselle da completare, non bene in mostra - ribatte Alessandro Bocca, ceo di Axerve (Gruppo Sella), fornitore di realtà come Miroglio, Zegna e Twin-Set -. Il consumatore si trova in difficoltà anche con i costi di spedizione, spesso calcolati in una fase succes-

siva, oppure con i resi, di cui talvolta non si conosce il tempo di rimborso, se si otterrà il totale o una cifra parziale e con quale modalità. Gli shopper vogliono chiarezza». «Nel mondo fisico - prosegue - c’è una persona che ti aiuta, ma sono aumentati gli strumenti di pagamento. Oltre al contante, che per il retailer ha ormai costi di gestione vicini a quelli delle carte di credito, ci sono strumenti non tradizionali come i digital wallet, o altri che rendono i pagamenti più flessibili come il buy now pay later, che permette la rateizzazione e si sta rivelando determinante nella conversion» (vedi a pag.38). Dopo il boom dell’e-commerce legato alla pandemia, dobbiamo aspettarci la riscossa del retail tradizionale? «La grande scommessa è fornire un’esperienza d’acquisto omnicanale - risponde Silvia Sbrighi head of marketing & customer experience di Axepta

Ha le performance migliori chi unisce on e offline con soluzioni di pagamento innovative (Bnp Paribas) -. Anche per i merchant più piccoli c’è la possibilità di fare passi avanti, per arrivare a utilizzare tutti i canali in modo integrato, grazie a metodi di pagamento digitali innovativi in negozio o ai pagamenti a distanza». «La tendenza che si sta affermando - osserva de Passorio - è il mix tra canali di vendita on e offline. In questi mesi le aziende dalle performance migliori sono quelle capaci di unire il fisico al digitale, con servizi e soluzioni di pagamento innovativi come il click and collect, lo scaffale virtuale o il pay by link, che rendono il percorso di acquisto fluido e danno priorità al cliente, a prescindere dal canale di vendita. È ciò che si 41


innovazione check-out revolution

Keywords

1. Il consumatore va raggiunto dove preferisce acquistare 2. Le piattaforme per i pagamenti permettono ai merchant analisi dei dati sempre più accurate e integrate

Digital wallet grazie a siti web o app, permette una transazione digitale. Le credenziali possono essere trasferite al terminale di un retailer tramite la tecnologia Nfc-Near field communication. Può raccogliere anche coupon digitali. Click and collect servizio per cui è

possibile acquistare online un prodotto e ritirarlo in negozio.

Pay by link il cliente può pagare tramite un link inviato attraverso molteplici canali tra cui e-mail, WhatsApp e WeChat. QR code il pagamento è possibile

scansionando il codice QR-Quick Response (risposta rapida) con un’app.

Challenger bank sono banche senza

filiali con cui si può trasferire denaro e gestire le spese attraverso un’app dello smartphone.

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intende per unified commerce, e i nostri dati dimostrano che si tratta di un fattore chiave, per permettere ai retailer di continuare a emergere in futuro». «Chi ha creduto nell’ecommerce prima del Covid - dice Alessandro Bocca (Axerve) - ha potuto beneficiare di un elemento aggiuntivo, che ha solo parzialmente compensato il crollo delle vendite retail. Chi invece era solo agli inizi non ne ha beneficiato un granché, ma ha raggiunto una maggiore consapevolezza. Ora c’è chi taglia i negozi fisici per investire di più online e chi trasforma gli assistenti alla vendita in consulenti a distanza. Di certo è iniziata la contaminazione fra canali, e se ci si crede si può anche cavalcare senza fare investimenti troppo onerosi». Viene però da chiedersi se strumenti come digital wallet, QR code e pay by link non stiano per essere messi in soffitta dal retail tradizionale, nel momento in cui si allentano (annullano, in certi Paesi) le misure di contenimento del Covid. Silvia Sbrighi (Axepta) è convinta del contrario: «Sono una grande opportunità e saranno sempre più importanti. Il consumatore va raggiunto dove preferisce acquistare. Devono rimanere e saranno il futuro, che porterà a ulteriori sviluppi». Bocca aggiunge: «L’effetto generale della loro diffusione è un aumento della sicurezza di tutto il sistema. Inoltre, con soluzioni come quelle di Apple Pay o Google Pay, persone che non ricordano il pin posso operare dal proprio smartphone. Pensiamo anche all’avvento delle challenger bank, con cui si può pagare attraverso un’app. La possibilità di avere la carta di credito smaterializzata sul proprio device è di certo un servizio la cui affermazione è slegata dal Covid». «Carte contactless, digital wallet, pagamenti con dati

biometrici erano soluzioni che esistevano anche prima del Covid: con la pandemia si è solo trattato di implementarle nella maniera migliore», fa notare de Passorio. «Tecnologie come la Near field communication-Nfc, che può essere usata anche per mobile, permettendo metodi di pagamento come Apple Pay e Google Pay, o l’utilizzo di Mobile Pos, possono ridurre le code alla cassa e nelle postazioni self-service, oltre a limitare il contatto fisico», aggiunge il manager di Adyen. Un’indagine dell’azienda olandese conferma che la crescita degli smart payment è una tendenza ormai consolidata, che continuerà negli anni a venire. In Italia, Paese tradizionalmente legato al cash, oltre il 63% della

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L’80% degli italiani preferisce metodi di pagamento diversi dal contante e il 63% usa il contactless popolazione usa attivamente il contactless (specie le carte) e circa l’80% preferisce metodi di pagamento diversi dal contante, giudicati più comodi, veloci e sicuri. Tuttavia, se in Europa e Nord America la Nfc, le carte contactless e gli e-wallet sono largamente diffusi, il QR code, che permette di effettuare pagamenti senza un terminale, è una novità. Molti rivenditori europei hanno cominciato ora a investire in questa tecnologia, già ampiamente diffusa in Cina. «I terminali Adyen - precisa de Passorio - sono dotati di questa funzionalità come standard. Dai menu digitali, alle vetrine per lo shopping, il codice QR è un mezzo per tornare alla “normalità” mantenendo le distanze e an-

che se in Italia al momento non è ancora molto diffuso, pensiamo possa avere un rapido successo a breve». A complicare i pagamenti online c’è la Strong Customer Authentication, introdotta dalla normativa europea PSD2 e obbligatoria dal 2021. «Ha l’obiettivo di assicurare un ecosistema ancora più integrato - nota de Passorio - e aumentare i livelli di sicurezza delle transazioni in Europa: sfida senz’altro complessa, che se affrontata e gestita nella maniera giusta può trasformarsi in un’opportunità di rilancio». «Ogni transazione - spiega va considerata tenendo conto di fattori quali l’importo e la tipologia, le normative locali e le preferenze di autenticazione di chi emette il pagamento». Per rispondere a questa sfida Adyen ha messo a punto un toolkit di ottimizzazione che utilizza il machine learning per valutare ogni singola transazione. Nei casi in cui la regolamentazione lo consenta, diventa possibile saltare un processo di autenticazione, perché Adyen è in grado di riconoscere a priori se una banca autorizza una transazione con il suo 3D Secure, minimizzando così ogni attrito nell’esperienza di checkout del cliente. Sull’autenticazione forte Bocca afferma: «In genere, più operatori entrano nel processo, più aumentano le difficoltà e diventa complicato eseguire i pagamenti in tempi ragionevoli. Si tenga presente che, se passano un paio di minuti per caricare la pagina, il cliente termina la transazione. Ma le difficoltà si possono arginare. Con il nostro prodotto Advice si può saltare questa fase. Se l’esercente valuta la transazione a basso rischio e si tratta di una somma fino a 500 euro c’è l’esenzione». Bocca precisa che, in media, le operazioni sono genuine nel 98% dei casi,


Carrelli abbandonati: settori a confronto

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mentre la frode è l’eccezione. «Advice migliora l’usabilità, mantenendo il controllo sulla prevenzione delle frodi, che prima era a carico dell’esercente. Inoltre, se il sistema prende la transazione come genuina senza autenticazione e invece c’è la frode, Axerve lo rimborsa». «Con metodi di analisi del rischio accurati - osserva Sbrighi (Axepta) - la doppia verifica si può saltare, a tutto vantaggio del tasso di conversione. Per chi sceglie l’opzione che prevede il salvataggio dei dati della carta, pagare è anche più facile». «C’è persino un sistema che fa sì che non si commettano errori quando si inseriscono i dati della carta sul Pc - aggiunge -. E si può addirittura arrivare a non compilare la pagina che richiede i dati della carta: basta che il cliente li inquadri con la fotocamera dello smartphone, per finalizzare la transazione». Tutto ciò contribuisce a limitare i tassi di abbandono del carrello. Ma c’è di più. «Non si perde la vendita anche se il sito di e-commerce include metodi di pagamento locali - suggerisce de Passorio (Adyen) - o se c’è modo di verificare che il pagamento possa essere portato a termine su dispositivi diversi. Anche la fidelizzazione è importante: il riconoscimento e la raccolta dei dati della carta di credito permettono di inviare incentivi come premi o sconti personalizzati». Le tecnologie vengono in aiuto pure in situazioni molto particolari. «Mettiamo il caso - esemplifica Bocca (Axerve) - che uno shopper faccia un pre-ordine di una capsule vista in anteprima online. Questo richiede l’inserimento di dati di uno strumento di pagamento, per un prodotto che sarà consegnato dopo due mesi. L’operazione può non andare a buon fine, se nel frattempo il cliente ha una nuova carta di credito. Noi possiamo andare a trovare la carta aggiornata e recuperare quel cliente». Intanto alcuni marchi della moda cominciano ad accettare la moneta virtuale (Bitcoin, Bitcoin Cash, Ethereum, Wrap-

Viaggi

87,08%

Abbigliamento

84,43%

Retail

77,01%

Servizi

75,80%

Con l’84,43%, la moda è uno dei settori dal più alto tasso di carrelli abbandonati sul web (81,08% la media), come rileva SaleCycle (specialista UK del marketing comportamentale) nella prima metà del 2021. In genere l’acquisto non viene finalizzato soprattutto perché non c’è la reale intenzione di acquistare. In più pesano i costi di spedizione e non piace l’obbligo di creare un account sul sito del venditore.

ped Bitcoin per citarne alcune) nei loro store online. «Al momento, più che strumenti di pagamento sembrano mezzi di investimento paragonabili all’oro - commenta Bocca -. Si sa che ci sono delle difficoltà nell’esecuzione dei pagamenti e che i costi stanno aumentando, inoltre ci si chiede chi ha interesse a spendere o a tenere le criptovalute. Libra o altre criptovalute, con asset stabili come sottostante, non hanno preso piede. L’euro digitale è soprattutto

I dati aggregati delle transazioni aiutano a offrire agli shopper esperienze personalizzate B2B, con condizioni di garanzia. Ma se si affermeranno, le renderemo disponibili». Sulle piattaforme per i pagamenti stanno invece diventando sempre più rilevanti i dati, e non solo quelli della mera compravendita. «La piattaforma di Adyen - specifica de Passorio - nasce e continua a evolversi per integrare i dati delle transazioni effettuate da qualsiasi dispositivo o punto vendita fisico in un’unica soluzione. Dai numeri aggregati è possibile, ad esempio, conoscere i metodi di pagamento più in uso, quanti sono i nuovi clienti rispetto a quelli abituali, fino alla provenienza geografica di chi acquista. Con una visione completa il merchant può decidere le proprie strategie di business e offrire ai

1. 2. Magic mirror e store analytics a una presentazione del negozio del futuro realizzata da Axepta

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consumatori esperienze personalizzate per ciascun canale di vendita». «Axerve - anticipa Bocca - sta per lanciare una nuova dashboard che permetterà agli utenti di avere sotto mano la situazione e realizzare analisi ampie, su tempi molto lunghi. Pure noi forniamo statistiche utili, vista la nostra forte presenza sul territorio, che integriamo con quelle dei nostri partner, pubblicando report e White paper trimestrali». Anche Axepta ha delle novità in merito. «Stiamo lavorando a un programma - spiega Sbrighi - per integrare i nostri dati sugli acquisti con altre informazioni che si possono acquisire sul punto vendita tramite webcam, dai passaggi in negozio a dove si sono soffermati maggiormente i visitatori. Dati che sono ormai all’ordine del giorno nell’e-commerce». Immaginando i pagamenti del futuro, alcune evoluzioni sembrano a portata di mano. «Nel giro di due o tre anni - scommette Bocca - le tecnologie sui terminali pos verranno smaterializzate all’interno di una app e sarà possibile pagare avvicinando la carta di credito al proprio smartphone o tablet. Questo porterà a minori costi, meno frodi e a una maggiore accettazione delle operazioni». «Si andrà sempre di più nell’ottica di un’esperienza d’acquisto unificata, con l’ingaggio e il raggiungimento del cliente in qualunque modo - prospetta Sbrighi -. Noi stiamo lavorando, in termini di ricerca e sviluppo, a un magic mirror che permette di provare un abito senza entrare in camerino e di acquistare dallo schermo. Un domani sarà anche possibile il “prendi ed esci”, vale a dire il pagamento invisibile». «Con le tecnologie tipo l’Rfid (identificazione a radiofrequenza, ndr) e un tag intelligente applicato al capo - conclude - è una possibilità da esplorare».  43


innovazione check-out REVOLUTION Una rivoluzione in corso Online come offline Le case history di Etro, Aeffe e Vf

«Pago come e quando voglio!» Il consumatore incalza e le aziende si adeguano. Così aumenta la conversion Omnicanalità, implementazioni mirate ai singoli mercati, possibilità di suddividere l’importo in più rate e un’attenzione maniacale al tema delle frodi: la fluidità del percorso in fase di pagamento diventa sempre più cruciale per elevare la conversion rate. Le testimonianze di player del settore 1

di carla mercurio

Rimuovere le barriere tra online e offline e dare al consumatore la chance di effettuare le proprie transazioni quando e come vuole, attraverso qualsiasi canale, nel modo più sicuro possibile e con soluzioni ad hoc per i diversi mercati. La formula è quanto mai articolata, ma è proprio grazie a questo mix di fattori che le aziende della moda puntano a rendere sempre più fluida la fase del pagamento, in un momento in cui entrano in gioco nuove esigenze e inedite funzionalità, incentivate dall’esperienza del lockdown. Per prima cosa è fondamentale avere un partner affidabile e nel segno dell’omnicanalità, come sottolinea Fabrizio Viacava, chief digital officer di Etro: «Stiamo cercando di rendere i pagamenti più semplici e digitali possibili - spiega -. Per questo ci siamo affidati ad Adyen per tutti i monomarca europei e per l’e-commerce in tutte le aree, dal momento che è il Psp (Prestatore di Servizi di Pagamento, ndr) più affidabile al momento». «L’omnicanalità del resto prosegue - è fondamentale e passa anche da questo aspetto, che vuol dire coerenza prima di tutto». Una meta verso la quale si sta avviando anche il gruppo Aeffe, cui fanno capo i marchi Alberta Ferretti, Moschino, Philosophy di Lorenzo Serafini e Pollini, come ci racconta il senior manager e-commerce Gionata Galdenzi: «Al momento abbiamo partner diversi per l’offline e per l’online, canale quest’ultimo gestito da Adyen e da Banca Sella, ma per la seconda metà del 2022 abbiamo un progetto di omnicanalità in pipe, che ci consentirà di rendere più fluidi i pagamenti. Riconoscere il cliente come utente, sia online che offline, consentirà di offrire servizi in più, allineati per entrambi i canali, avvalendoci di un database unico». Il Covid, chiarisce Galdenzi, ha cambiato le carte in tavola, impedendo al alcuni clienti, come i cinesi, di viaggiare, ma 44

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quando auspicabilmente il sistema ripartirà, sarà necessario essere pronti. «A oggi, per esempio - afferma - nei canali fisici, oltre alle carte di credito, abbiamo già attive Alipay e WeChat, ma si tratta di soluzioni che vanno implementate e per il momento preferiamo aspettare per capire come evolverà il cliente post-pandemia, in un momento in cui la

È importante che i pagamenti siano specifici per ogni Paese, a cui vanno proposte funzionalità ad hoc tecnologia corre a velocità supersonica». Tra gli aspetti imprescindibili quando si parla di pagamenti c’è l’attenzione alle esigenze dei singoli mercati, a cui vanno proposte funzionalità ad hoc. Etro si è organizzato in tal senso: «In Europa - chiarisce Fabrizio Viacava - abbiamo localizzato in Paesi specifici come la Germania, dove è attivo Sofort, oppure l’Olanda, dove utilizziamo Ideal. In Giappone ci avvaliamo di Softbank, mentre in Corea c’è Kcp: soluzioni ad hoc che sono

best in class sul territorio e senza le quali non riusciremmo a vendere online». «È molto importante che i pagamenti siano mirati su ogni Paese, nell’ottica di essere vicini al cliente e ai suoi bisogni», aggiunge Simona Mascetti, senior manager product owner del colosso statunitense Vf Corporation, che nel suo portafoglio di marchi annovera realtà come Vans, The North Face e Timberland. «Siamo stati tra i primi - chiarisce - a introdurre nel mercato tedesco il metodo di pagamento Pay Later, che consente di effettuare la transazione dopo un certo numero di giorni (normalmente 30) dal ricevimento della fattura. Come partner abbiamo scelto inizialmente Billpay, che poi è stata acquisita da Klarna, oggi nostra referente anche nel Pay on 3, il pagamento a rate ora disponibile in Uk». Il tema dei pagamenti a rate o posticipati sta infatti acquisendo sempre più importanza nel mondo della moda, spinto da diversi fattori (vedi articolo in questo numero). «In alcuni Paesi - chiarisce Simona Mascetti - i consumatori sono abituati ad acquistare diverse taglie da catalogo, per poi rendere ciò che non va bene. Nel caso dei


1. e 2. Nello store esperienziale di Vf, in via Orefici 11 a Milano, la tecnologia ha un ruolo importante, anche in fase di pagamento 3. e 4. La boutique di Etro in via Montenapoleone a Milano e il sito di e-commerce del brand 5. e 6. Lo store online di Alberta Ferretti e un outfit della griffe (Fall-Winter 2021/2022)

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più giovani, invece, è la chance di comprare anche senza l’immediata disponibilità economica a rendere il metodo molto diffuso. Per il momento abbiamo reso disponibili tali funzionalità solo in alcuni mercati, ma l’intenzione è di estenderle al più presto anche in altri Paesi». Il diffondersi di questo tipo di soluzioni si lega ad aspetti di carattere generazionale, culturale e sociale, conferma Galdenzi, che ha da poco siglato un accordo con Scalapay. «Negli Usa, ad esempio, simili sistemi permettono ai consumatori di pagare secondo le proprie necessità e di appoggiarsi pure a debit card». Anche chi non ha ancora sposato la formula punta ad adeguarsi: «Stiamo valutando una possibile introduzione di questa modalità, ma al momento i clienti attuali non la stanno richiedendo - spiega Fabrizio Viacava di Etro -. Ci servirà per andare a servire nuovi segmenti di clienti, che generazionalmente hanno abitudini diverse dal passato». Non va trascurata la mole di dati che vengono aquisiti in fase di pagamento, che consente alle aziende di mantenere le antenne puntate sulle esigenze della clientela. «Si tratta di informa-

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zioni che vengono analizzate in funzione delle segmentazioni Crm che abbiamo, da cui cerchiamo dei trend per anticipare le necessità specifiche della nostra utenza», sottolinea Viacava. Una miniera di informazioni da cui nascono promozioni ad hoc, come quelle di Aeffe per i clienti Amex, o come i contributi marketing per quanto riguarda Klarna. A monte c’è naturalmente la sicurezza, argomento che si lega a numerose criticità. «Il tema delle frodi - conferma Viacava - è quello più urgente da risolvere. Abbiamo avuto problemi negli Stati Uniti, ma grazie ad Adyen abbiamo trovato una soluzione efficace. Nel prossimo futuro ci piacerebbe consolidare ancora di più questo stream, per garantire maggiore fluidità in fase di checkout ai nostri clienti». Tra i temi più scottanti Gionata Galdenzi cita la double authentication e il fraud check, che creano intoppi in questa fase. «Purtroppo chiarisce - ci sono ancora molti ordini che non vanno a buon fine per queste motivazioni e per blocchi dei fornitori del servizio, con cui sarà importante collaborare per rendere l’esperienza di acquisto più snella, in modo da elevare la Cr». Per Simona Mascetti i dati di autenticazione successivi all’introduzione del 3D Secure 2 non sono in realtà così preoccupanti, perché aiutano ad aumentare la fiducia del cliente nel sito. «Di sicuro conclude - ci sono delle differenze a seconda dei Paesi: l’Italia ad esempio è il fanalino di coda, ma lo è in generale anche nell’utilizzo delle carte. Altre aree geografiche, come il Nord Europa, hanno una maturità diversa e sarebbe negativo non allinearsi al 3DS2». ■

Negozi operativi anche in lockdown con il pay by link Penalizzati dalla chiusure del lockdown, i negozi fisici si sono attrezzati in diversi modi per poter continuare il dialogo con i loro clienti tramite WhatsApp, app specifiche e tour virtuali. Anche in questo caso i sistemi di pagamento sono risultati strategici. Primo fra tutti il Pay by Link, come conferma Fabrizio Viacava, chief digital officer di Etro: «Lo stavamo testando già da qualche mese e ci ha permesso di essere ancora più efficaci nella conversione e nel garantire al cliente facilità e sicurezza». «Sta funzionando molto bene - conferma Simona Mascetti, senior manager product owner del colosso statunitense Vf Corporation - e ha aiutato molto gli store che non avevano la possibilità di accogliere i consumatori fisicamente. Sono stati poi introdotti dei tour digitali, che hanno consentito di accogliere tutte le varie richieste dei clienti. Una soluzione che, insieme ad Apple Pay, introdotta prima del lockdown, il gruppo ha implementato dapprima con un progetto pilota in Uk e che, visto il successo, ora sta estendendo in altri Paesi, negli outlet e nei monomarca di proprietà».

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ENVIRONMENTAL SUSTAINABILITY


innovazione biomateriali FUNGHI, uva, mele e cactus È boom di alternative al cuoio Per look animal free

Simil-pelle chimico addio: arrivano i vegan Le maison e i marchi dello sportswear si mettono in gioco con la pelle vegetale. Sperimentando nuovi modelli e investendo capitali negli sviluppatori. In attesa della produzione su larga scala di elisabetta fabbri

Da tempo se ne studiano le proprietà, che già da alcuni anni hanno portato a innovazioni interessanti nell’edilizia e nel packaging. Ma ora anche la moda delle passerelle e lo sportswear si stanno interessando di funghi, perché dai miceli (i filamenti che li fissano alla terra o alle cortecce per nutrirsi) si può ottenere un’eco-pelle compostabile, che potrebbe conquistare i consumatori più sensibili alle tematiche green e a una moda animal free. Adidas, per citare un caso recente, ha messo a punto un prototipo delle iconiche Stan Smith, le Stan Smith Mylo, che dovrebbe entrare in commercio nel giro di un anno. Mylo è il biomateriale a base di funghi prodotto da Bolt Threads, una startup californiana impegnata nello sviluppo di materiali naturali per il tessile-moda. Le Stan Smith sono già più ecofriendly del passato, perché da quest’anno contengono il 50% di plastica riciclata ma l’idea del marchio del Trifoglio è quella di utilizzare il cuoio vegetale anche per altri prodotti. «L’introduzione di Mylo è un importante passo avanti nella nostra audace ambizione di contribuire a eliminare i rifiuti di plastica - spiega Amy Jones Vaterlaus, global head of future di adidas -. Come pianeta dobbiamo imparare a lavorare con la natura, piuttosto che contro di essa e concentrare gli sforzi nella ricerca di soluzioni innovative, create in modo responsabile, con risorse che si rinnovano a un ritmo sostenibile». La prima fashion house a scegliere Mylo è stata, invece, Stella McCartney che in marzo ha presentato un bustier nero e un paio di pantaloni cargo. Si tratta di prototipi che non sono stati

Dobbiamo imparare a lavorare con la natura, piuttosto che contro di essa Amy Jones Vaterlaus adidas global head of future

messi in vendita, ma la stilista britannica intende inserire delle proposte in Mylo nelle prossime collezioni. Su questo materiale vegetale stanno investendo in consorzio anche Kering (Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, tra i marchi controllati) e l’americana dell’athleticwear Lululemon. Per il suo modello di borsa da viaggio Victoria, il gruppo del lusso Hermès

La ricerca nel cuoio a base di funghi sta facendo passi avanti nell’estetica e nella resa ha invece optato per la pelle derivata dai funghi Sylvania, sviluppata dalla startup MycoWorks, californiana come Bolt Threads. Tra gli investitori dell’azienda vi sarebbero anche celebrity del calibro di Natalie Portman, John Legend e un numero imprecisato di fashion brand di peso. Dice Pierre-Alexis Dumas, direttore artistico di Hermès: «La visione e i valori di MycoWorks rispecchiano quelli di Hermès: l’attrazione per la materia prima naturale e la sua trasformazione, la ricerca dell’ec-

Paris Jackson indossa un prototipo di Stella McCartney in eco-pelle derivata dai funghi Mylo

cellenza, con l’obiettivo di garantire che gli oggetti vengano utilizzati al meglio e la loro longevità sia massimizzata». Intanto Matt Scullin, ceo di MycoWorks, fa sapere che intende espandersi significativamente, dal momento che l’industria del lusso desidera ampliare la propria offerta, includendo proposte in pelle non-animal e non-plastic. Il trend si spiega anche con i passi avanti della ricerca nell’estetica e nella resa di questo biomateriale derivato dai funghi, che apre a sviluppi pure nell’interior design e nella cosmesi. Ma una produzione su larga scala ancora non c’è, anche perché la natura offre diverse altre materie prime vegan alternative alla pelle sintetica, derivata dal petrolio. La supermodel e attrice Amber Valletta, per esempio, preferisce le piante grasse: per la borsa K/Kushion della linea di accessori Karl Lagerfeld x Amber Valletta ha scelto un materiale eco-friendly derivato dal cactus, riciclabile e sostenibile. Realizzato dalla messicana Desserto, permette un risparmio di acqua stimato dall’azienda del 165% rispetto alla produzione di vera pelle e del 190% rispetto a quella in poliuretano. In più la coltivazione non impiega prodotti chimici come erbicidi o pesticidi 51


PH COPPI BARBIERI

innovazione biomateriali

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e le borse sono state colorate con pigmenti biologici. In Italia, invece, c’è chi riutilizza gli scarti della produzione del vino come la milanese Vegea con Wineleather, creata con le bucce e i semi dell’uva, scarti della produzione di vino e grappa, che nel 2017 ha ottenuto il primo premio ai Global Change Award della H&M Foundation. Oggi Vegea vanta collaborazioni con H&M, & OtherStories, Le Coq Sportif, Serapian e Redemption. Dalla primaveraestate 2022 anche Diadora ha deciso di realizzare uno dei suoi modelli iconici, le sneaker Mi Basket, che dovrebbero arrivare nei negozi a febbraio in un materiale ricavato dalla buccia d’uva. Tra i frutti sta diventando preziosa anche l’ananas. Dalle foglie la londinese Ananas Anam ricava una pelle, Piñatex, che di recente ha attratto anche l’attenzione di Dole Food Company. La multinazionale agricola ha annunciato che diventerà sua fornitrice, con l’obiettivo di diventare una società zero fruit loss. Fondata dalla spagnola Carmen Hijosa, con un background nel design di accessori, Ananas Anam vanta tra i clienti Nike, Hugo Boss e Paul Smith. Anche le mele possono far gioco: è il caso di Appleskin, ottenuta dagli scarti industriali di torsoli e bucce. L’idea è dell’azienda di Trento Frumat Leather, che ha vinto il premio Technology and Innovation al Green Carpet Fashion del 2018. Un 50% della composizione è in poliuretano, quindi non si tratta di un materiale compostabile o riciclabile. Il pregio di Appleskin è che valorizza un prodotto di scarto, diversamente destinato a un processo di smaltimento. Tra i marchi che l’hanno già sperimentata Womsh. «I residui della mela - osservano dall’azienda veneta di sneaker - sono totalmente ecologici e l’alta percentuale di materiale organico e naturale rende il prodotto eco-friendly, atossico e biocompatibile. Per la trasformazione dei residui industriali in nuova materia prima, Frumat impiega solo processi meccanici ad alto ri52

1. adidas sperimenta Mylo per le Stan Smith 2. La Victoria di Hermès in materiale Sylvania 3. Una borsa della capsule Karl Lagerfeld X Amber Valletta in pelle derivata dai cactus 4. H&M Conscious ha scelto il biomateriale ricavato dall’uva di Vegea 5. Carmen Hijosa, fondatrice di Ananas Anam

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sparmio energetico. Per di più utilizza tutto lo scarto, chiudendo il ciclo della mela senza rilasciare nuovi rifiuti nell’ambiente». Uno degli aspetti critici di tutti questi materiali è la durata, che pare non regga il confronto con quella pluri-decennale (se non pluri-generazionale) del cuoio animale, il cui apprezzamento è attestato anche dal successo delle vendite di moda second hand (il fashion business più in voga del

momento). L’associazione delle concerie italiane Unic mette in allerta sui sedicenti produttori di “alternative” sostenibili (vedi box in basso), ma resta il fatto che la sperimentazione, come nel caso dei funghi, sta portando a risultati sorprendenti e forse sta anche contribuendo ad alzare l’asticella a livello di sistema, nell’ambizioso progetto di proporre alle nuove generazioni una moda più responsabile. 

Alternative alla pelle: le concerie dicono la loro Unic-Concerie Italiane invita a tenere gli occhi aperti sulle alternative alla vera pelle in circolazione, che fanno della sostenibilità il loro vessillo. «Presentare la pelle, che è un materiale biodegradabile, resistente nel tempo, ricavato da un prodotto rinnovabile e residuo di un’altra industria, come non sostenibile, è un’asserzione arbitraria e non supportata dice Unic -. Soprattutto quando la pelle viene paragonata a questi nuovi materiali, in larga misura composti da plastiche a base fossile». L’associazione precisa inoltre che, a livello globale, le concerie recuperano e valorizzano circa 8 milioni di tonnellate di pelli grezze provenienti dall’industria alimentare, che altrimenti verrebbero eliminate nelle discariche o incenerite, con ingenti danni per l’ambiente (si parla del rilascio di circa 5 milioni di tonnellate di gas serra). Secondo i conciatori, poco o nulla si sa sul valore prestazionale e sulla composizione dei materiali non-pelle, oltre che sulla sostenibilità dei loro processi produttivi. L’aspetto green sarebbe compromesso dalla necessità di usare grandi quantità di materiali sintetici, come il poliuretano, «nel tentativo di eguagliare i livelli prestazionali della vera pelle». Unic riferisce inoltre i risultati di una recente analisi dell’istituto tedesco Filk, che ha confrontato otto dei nuovi materiali con la vera pelle. Quest’ultima è risultata «di gran lunga superiore nella maggior parte dei parametri più significativi di prestazione funzionale». c.me.


FOXTOWN for

FoxTown Factory Stores pronto a crescere: parole d’ordine sostenibilità ed esperienzialità Un importante polo commerciale, ma non solo. Il centro di Mendrisio ha grandi progetti per il 2022, quando grazie a una sede ampliata ed eco-friendly offrirà un’esperienza d’acquisto sempre più ricca e coinvolgente, confermandosi promotore di crescita per il territorio e indirizzo imperdibile per la clientela locale e internazionale FoxTown, il paradiso del lusso e dell’eleganza di Mendrisio con i suoi 160 store delle firme più prestigiose dei settori fashion e home a prezzi ridotti fino al 70%, si prepara ad accogliere la clientela con importanti novità, al fine di offrire una shopping experience sempre più attrattiva ed esclusiva. Nonostante la situazione contingente e le sfide senza precedenti che il mondo del retail ha dovuto affrontare, la ‘Città della Volpe’, a due passi dal confine italiano, guarda al futuro con un piano strategico in cui la sostenibilità sarà un driver di crescita determinante. L’obiettivo centrale sarà integrare in maniera sempre più significativa aspetti economici, ambientali e sociali, per attestarsi non solo come polo commerciale ma anche come centro nevralgico del territorio circostante, promotore di crescita e sviluppo. Nella primavera 2022 verrà inaugu-

rata una nuova area commerciale per ospitare oltre 40 nuovi brand, frutto di recenti e brillanti acquisizioni da parte del board manageriale: un selezionato portfolio di marchi nazionali e internazionali, a disposizione di una clientela sempre più esigente ed eclettica, in grado di offrire opportunità occupazionali dopo un anno di grandi incertezze. Il progetto di espansione prevede l’utilizzo anche di materiali naturali diversamente destinati allo smaltimento, in un’ottica di economia circolare e riciclo; inoltre l’installazione di un ulteriore impianto fotovoltaico, a integrazione di quello già presente negli altri stabili del Factory Stores, aumenterà la superficie complessiva dei pannelli installati, garantendo una ancor più elevata efficienza energetica. Grande l’attenzione al tema della mobilità: il nuovo polo di FoxTown sarà in-

www.foxtown.com

fatti raggiungibile con i mezzi pubblici, grazie a un collegamento diretto con la stazione ferroviaria di Mendrisio San Martino, che consentirà spostamenti comodi per chi proviene sia da nord, dalla Germania e dalla Svizzera interna, che dall’Italia; sono inoltre attivi shuttle bus che consentono di raggiungere il Factory Stores direttamente da Milano. Per incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici, FoxTown premia da anni tutti i clienti con un ulteriore sconto del 10% sul prezzo outlet nei negozi aderenti all’iniziativa. I preparativi fervono a FoxTown che, dopo più di 25 anni di attività, continua a essere leader nel suo settore e precursore a beneficio della clientela e del tessuto locale, con servizi attrattivi per la shopping experience e soluzioni efficienti e responsabili, in ottica di sviluppo sostenibile.


DHL Supply Chain for

DHL alleata della moda per una shopping experience al top LA LOGISTICA NON È PIÙ UNA COMMODITY MA UN ASSET STRATEGICO A DISPOSIZIONE DEI FASHION BRAND, CHE PERMETTE DI ESSERE SEMPRE ALL’ALTEZZA DELLE ASPETTATIVE DEL CLIENTE FINALE, ON E OFFLINE

L’accelerazione degli acquisti online ha portato i consumatori a sperimentare l’omnicanalità e i marchi della moda si sono attivati per offrire una customer experience omogena, che si tratti di shopping fisico o digitale. Ma la logistica per il retail tradizionale è molto differente da quella per l’e-commerce. DHL Supply Chain è in grado di garantire un servizio integrato e ad alta specializzazione, grazie alla sua organizzazione globale, alla capillarità dei servizi, alla capacità di investimento in tecnologie e alla forte specializzazione nel setto-

re Fashion & Retail. DHL Supply Chain è la divisione di DHL specializzata nei servizi di logistica integrata e ad alto valore aggiunto. Non solo stoccaggio e trasporto, ma servizi a 360°, gestione della logistica delle materie prime, dei semilavorati, dei prodotti finiti, handling e trasporto inbound & outbound, gestione dei magazzini doganali e gestione dei picchi stagionali. Le attività specialistiche dedicate alla moda vanno dalla logistica all’interno degli store, al supporto per l’apertura di nuovi negozi e per l’overnight logistics, fino alla ge-

stione della reverse logistics: ambito, quest’ultimo, che riveste un ruolo cruciale per le aziende fashion, in un’ottica di economia circolare. La gestione dell’intera catena di fornitura è garantita da DHL Supply Chain, con il coinvolgimento di altre divisioni del gruppo, tra cui DHL Express, DHL Freight Forwarding e DHL eCommerce Solutions. La completa tracciabilità dell’ordine lungo l’intera catena logistica è assicurata. Per il settore della moda e del lifestyle c’è un team altamente specializzato che, grazie anche alla digitalizzazione,


Davide Albanesi, Business Development Director per i settori Fashion, Technology e E-commerce

dispone di un forte know how per gestire le complessità dei diversi canali di vendita. DHL Supply Chain può restare l’unica interfaccia di riferimento o diventare uno degli anelli fondamentali della catena logistica delle aziende del Fashion & Retail, dai capi appesi agli accessori. Il personale, per cui è prevista una formazione continua focalizzata sulla moda, segue i clienti passo a passo, per comprendere le criticità del business e le necessità delle aziende o per comprendere, o anticipare, le criticità del business e le necessità delle aziende. Così

si arriva a disegnare soluzioni flessibili ed efficaci su misura. Questi esperti sono anche in grado di supportare le strategie di espansione dei clienti a livello globale. In particolare, per quanto riguarda l’Europa, DHL Supply Chain ha appena lanciato un nuovo prodotto e un network dedicato alla logistica per le vendite online di piccole e medie aziende. Si tratta di European Fulfillment Network-EFN: una rete di gestione delle vendite digitali semplice, di veloce implementazione e a costi di attivazione ridotti. L’EFN mette a disposizione dei

www.dhl.com

marketing.dsc.it@dhl.com

brand clienti oltre 30 nodi logistici di e-commerce, integrati a livello informatico e situati in aree strategiche, permettendo la consegna al consumatore finale il giorno successivo e garantendo, in parallelo, la massima attenzione all’impatto ambientale. Questo grazie a specifiche soluzioni di green packaging, al trasporto cittadino con eco-veicoli e a magazzini eco-sostenibili. Un’offerta di servizi in linea con l’obiettivo di DHL Supply Chain per il 2025, che è di dimezzare le emissioni di CO2, per poi arrivare alle emissioni zero nel 2050.


MERCATI MEDIO ORIENTE

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PARTENDO DA DUBAI I business trend dagli Emirati al Nord Africa La parola alle showroom

Tutto quello che c'è da sapere per cogliere l'effetto-Expo La prima esposizione universale in un Paese arabo potrebbe dare nuovo slancio alle vendite di moda, dopo la pandemia. Un'occasione per conoscere meglio un'area vasta ed eterogenea, da approcciare secondo regole precise DI ELISABETTA FABBRI

L’Expo 2020 di Dubai è partito. In ritardo di un anno a causa della pandemia, dal 1° ottobre 2021 riunisce nel distretto sud della città 192 Paesi al claim “Connecting minds, creating the future”: un invito ai Paesi del pianeta a impegnarsi in tema di opportunità, mobilità e sostenibilità. Già in apertura l’Italia si è fatta notare per il suo padiglione, ispirato ai più avanzati concetti di sostenibilità ed economia circolare, che ha ottenuto il premio come miglior progetto imprenditoriale dell'anno ai Construction Innovation Awards degli Emirati Arabi. Anche se il suo tema è «la Bellezza unisce le Persone», la moda non è presente in forma collettiva (i temi clou sono il clima, lo sviluppo urbano, il dialogo interculturale e la digitalizzazione). A tenere alta la bandiera dell'Italian style c’è, per sua iniziativa singola, Giorgio Armani, che programma una sfilata per il 26 ottobre, in concomitanza con il decimo anniversario dell’apertura dell’Ar56

mani hotel di Dubai. Presente anche il lusso francese con un défilé della Cruise 2021/22 di Chanel il 2 novembre. Cartier (Gruppo Richemont) ha invece collaborato all’allestimento del Women’s Pavilion, che celebra il ruolo delle donne come ispiratrici e promotrici del cambiamento nella storia e nel presente. Un passo avanti visto che lo spazio è promosso dagli Emirati Arabi Uniti (Eau), al 72esimo posto nel Global Gender Gap Report 2021 (su 156 stati). L'auspicio è che la prima Esposizione Universale in un Paese arabo aiuti gli Eau ad accelerare l'uscita dalla recessione, mentre per il 2021 l'Fmi prevede un aumento del Pil del 3,1%, dopo il -5,9% del 2020. Prima del Covid gli organizzatori stimavano 25 milioni di visitatori e 33 miliardi di dollari di introiti per Dubai. Con il ritorno dei turisti gli analisti si aspettano un aumento delle vendite retail, ma impatteranno anche sul fashion?

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1. L’Armani hotel di Dubai 2. Un outfit Modanisa, marchio turco di modest fashion. Il settore ha un mercato che nel 2019 è stato valutato 277 miliardi di dollari e che dovrebbe raggiungere i 400 miliardi nel 2024

In tutto il Medio Oriente gli Eau sono i maggiori importatori di moda italiana e stanno comprando di più rispetto al 2020: +34,7% tra gennaio e aprile per una cifra di 60,8 milioni di euro (fonte: Confindustria ModaSmi). Nello stesso periodo tutto il Middle East ha sfiorato i 170 milioni di euro (+21% ).


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1.Il padiglione Italia all'Expo di Dubai (architetti Carlo Ratti, Italo Rota, Matteo Gatto e F&M Ingegneria) 2. Le sneaker ecofriendly Acbc 3. Un look casual-chic Oblique Creations

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«L’Expo potrà rilanciare i consumi di moda, ma a livello molto geolocalizzato - precisa Francesco Lubrano del Lubrano Fashion Group, che rappresenta una serie di marchi italiani in Medio Oriente -. Alcuni mercati, per esempio l’Iran, sostanzialmente fermo, risentono di problematiche di natura geopolitica, più che della pandemia. Gli unici che fanno eccezione per dinamismo sono gli Emirati Arabi, che vantano una serie di mall e

La donna si sta europeizzando e cerca in primis la qualità, l'uomo tende a esibire il logo 3

si occupano molto di sviluppo retail». Di positivo c’è che il made in Italy resta un plus nel lusso. «Notiamo che le consumatrici si stanno europeizzando, scegliendo non solo per via del logo, ma basandosi sulla qualità delle proposte, che deve risultare elevata - precisa Lubrano -. Il modest fashion è pressoché la regola e tra i nostri brand più in sintonia, con fitting e strutture del capo predisposte, cito Fuzzi e Le Tricot Perugia. L’uomo invece predilige il logo, esibire ciò che indossa, specie se si tratta di borse e scarpe». A chi sta valutando l’apertura di negozi con partner locali o l’ingresso nei mall, Lubrano consiglia di tener presente che la shopping experience è fondamentale ed è importante presentarsi con un total look, un concetto di lifestyle. In merito all’e-commerce, invece, dice: «Lo vedo ancora come un canale difficile, sia per

un discorso di dogane che di approccio allo shopping di lusso dei consumatori locali». «Quella del Medio Oriente è una situazione disomogenea - ribadisce Giorgio Casella della showroom Marco Polo, specializzata nel segmento premium -. Il Libano, in default da due anni, è quasi fermo. In Turchia il business è calato in modo importante, ed è gravato dai dazi». In Egitto alcuni clienti crescono, altri meno: «Là il Covid ha avuto un’espansione ritardata rispetto a noi e al momento è poco controllato». L’Arabia Saudita è abbastanza stabile, tranne il lusso che sale, mentre il Kuwait si sta riprendendo piano piano. Qatar ed Emirati Arabi recuperano, ma solo in alcuni centri commerciali. «All’inizio di quest’anno - ricorda Casella - i Paesi del Golfo hanno tolto l’embargo al Qatar e si spera in una ripresa guidata dai

Mondiali di calcio, anche se non è detto che sia duratura». Quanto a Dubai, «hanno chiuso tanti negozi e il Dubai Mall e il Mall of Emirates sono tra i pochi performanti, trainati dall'alto di gamma». Entrare nei department store, però non è semplice: «Hanno esigenze precise, come le consegne anticipate, e una preferenza per i marchi già ben distribuiti in Europa e Usa. Difficilmente si avventurano con nomi nuovi: vogliono garanzie di prodotto e di servizio, non procedono più per tentativi». Tra i brand della showroom Marco Polo che si sono dimostrati stabili emergono Aniye by, Beatrice .b, Liviana Conti, Oblique Creations e Nenette. «La donna - spiega Casella - apprezza la qualità dei prodotti, i materiali naturali, la vestibilità e i connotati moda. Il logo piace negli accessori, mentre nell’abbigliamento il prestigio dei marchi è meno rilevante». Il gusto maschile in passato era più orientato al classico, mentre oggi c'è interesse anche per il casualwear, quando non si tratta di lavoro. «I department store - precisa Casella - vendono capi maschili dai connotati molto fashion, jeans e sneaker, mentre la donna acquista soprattutto le proposte eleganti e gli abiti da cerimonia, anche se il Covid ha frenato la domanda». Sul web generalmente comprano i marchi famosi, che conoscono bene e anche in Medio Oriente, come da noi, l’influencer marketing ha un certo peso. «Dopo tre stagioni influenzate dalla pandemia, con la PE 22 assistiamo a un ritorno di clienti abbastanza importante - dice Alex Raffoul della showroom Marcalec -. Le catene hanno razionalizzato il network, sono stati chiusi molti negozi ma l’altra faccia della medaglia è che nuovi player, che prima non potevano entrare, sono pronti a investi57


MERCATI MEDIO ORIENTE

1. Prada nel Dubai Mall, uno dei più grandi centri commerciali al mondo 2. Il womenswear Fuzzi

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re». «Nel wholesale - aggiunge - gli acquisti sono molto mirati, c’è poca propensione al rischio e gli ordini sono piccoli. Le misure sanitarie hanno impedito ad alcuni buyer di viaggiare e vedere le collezioni ma l’interesse per il made in Italy non manca, anche per le novità. Va detto pure che tanti fornitori italiani hanno difficoltà nelle consegne e stanno tagliando delle linee». Alex Raffoul pensa che sarà sempre più complesso trovare brand nuovi pronti a una distribuzione retail, perché servono prodotto, ampiezza delle

I primi 10 buyer del Middle East Nazione Migl. € Var. %

Il consumatore segue i nostri trend con due-tre anni di ritardo, poi va molto veloce

Emirati Arabi Uniti Israele Arabia Saudita Kuwait Qatar Azerbaigian Armenia Georgia Libano Bahrein Fonte: Confindustria Moda-Smi

60.820 33.559 19.122 15.017 12.257 6.955 6.369 4.370 3.744 2.346

+34,7 +56,2 -9,1 +38,6 +23,7 -8,6 +4,1 +11,3 -52,8 +0,2

Periodo: gennaio-aprile 2021

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collezioni, una presenza già sviluppata in Europa e un merchandising proprio. Di recente Marcalec ha scommesso sul menswear Doppelgänger, che ha 120 negozi in Italia e sta aprendo a Dubai, in Giordania e ad Abu Dhabi, e sulle sneaker sostenibili Acbc. «Rappresentano un nuovo modo di vestire, che va spiegato bene - dice -. Il Medio Oriente è ancora molto indietro sul fronte della moda green. Di solito il consumatore segue le nostre orme con due-tre anni di ritardo. Poi va molto veloce, ma finché non vede una reazione non si muove». Comunque è sbagliato generalizzare: «Negli Emirati Arabi sono più avanti rispetto a noi nei progetti immobiliari e nella ricerca di novità». Secondo Raffoul al momento il mercato più fermo è il Libano: «Per noi era il più reattivo: i con58

sumatori sono molto attenti alle tendenze e mediterranei nel gusto». Dell’e-commerce in Middle East dice: «Non noto una grande accelerazione, non siamo ai livelli europei. I Paesi più dinamici sono gli Emirati e l’Arabia Saudita ma è vero che tutti i maggiori retailer, ormai, si sono dotati di una propria piattaforma online. Non so se funzioni in termini di ricavi, ma di certo si preparano al futuro. E lavorano molto sull’experience in store, più che da noi». Vietato generalizzare anche sui gusti. «Nel Nord Africa l'uomo è molto fashion, va in ufficio con l’abito formale e fa ricerca nei tessuti - specifica Raffoul -. Nel Golfo indossano l’abito tradizionale, ma vestono all’occidentale quando viaggiano e comprano tanti accessori». La donna fa molta ricerca, ama i colori accesi e le fantasie. «È

molto bling bling abbastanza vicina al gusto americano e russo - nel parere del titolare di Marcalec - . Il modest fashion c’è, ma anche in Paesi come l’Arabia Saudita ora ha qualche libertà in più: può stare senza velo, non è obbligata alla abaya (il tradizionale abito che copre dalla testa ai piedi, ndr) e il vestito lungo non è più del tutto chiuso». In attesa di conoscere i primi effetti sul business dell'Expo, che si chiude il 31 marzo 2022, i responsabili delle showroom non credono che questo sia l’anno in cui si tornerà sui livelli del 2019. Ma con un po' di pazienza, dal Medio Oriente allargato potrebbero persino arrivare delle sorprese. Non sarà certo nel breve termine ma Raffoul conta molto su Egitto, Libia, Algeria, Marocco, Tunisia e persino sulla Siria, benché ora, purtroppo, sia in guerra. 



VENISTAR for

Manila Grace: un atto d’amore per Milano e per le donne La capitale della moda, in piena rinascita, è al centro di una campagna che coinvolge anche il Teatro Arcimboldi e dà lo spunto per un contest tra le consumatrici. In vista sotto la Madonnina un grande evento, il primo nel suo genere, mentre le strategie di prodotto e di marketing sono sempre più tailor-made su un pubblico femminile che da un marchio di abbigliamento cerca empatia, valori e coinvolgimento

Un messaggio forte e positivo arriva dalla nuova campagna FW21-22 di Manila Grace, ambientata al Teatro Arcimboldi di Milano: «Un sodalizio che riaccende le luci del teatro, rimaste spente per molto tempo a causa della pandemia», commenta Marzia Ginocchio, direttrice generale di quello che è un luogo emblematico della città meneghina e della sua vivacità culturale, che ha ripreso a germogliare dopo lo stop forzato dei lockdown. «Tra gli elementi che caratterizzano il nostro brand c’è l’engagement - interviene Elena Gandolfo, responsabile marketing e comunicazione di Manila Grace -. Per questo abbiamo studiato un advertising che le nostre consumatrici potessero sentire vicino». Consumatrici alle quali viene

indirizzato il contest “A teatro con Manila Grace”, che mette in palio alcuni biglietti per assistere a uno spettacolo teatrale agli Arcimboldi. Il marchio riparte dunque dalla bellezza della cultura e della città, dove è presente con una boutique in corso Garibaldi, un corner presso Rinascente e numerosi negozi multibrand, e dalla preziosa interazione con le clienti. Non solo: per ribadire il ruolo nevralgico della moda per Milano sarà proprio nella capitale della moda che Manila Grace organizzerà il prossimo inverno un evento senza precedenti. La campagna prevede il coinvolgimento di diversi mezzi di comunicazione, con l’obiettivo di generare un boosting intenso e una mediaticità d’impatto. «Lato digitale - spiega Elena Gandolfo - abbia-

www.manilagrace.com

mo messo in campo una serie di iniziative per interagire con la nostra fanbase sui principali siti a interesse femminile e su social come YouTube». Previste inoltre uscite sui principali magazine, una campagna affissioni nella città di Milano e attività di engagement, «perché capiamo che la donna oggi deve sentirsi coinvolta e coccolata dai suoi brand di riferimento, come se facesse parte di una grande famiglia». La collezione rispecchia questa filosofia: capi sofisticati, ma che facciano sentire tutte a proprio agio durante l’intero arco della giornata grazie a un mix di comfort, originalità, tessuti e stampe ricercati. Raffinata la sera, che però più che ai red carpet pensa a occasioni di socialità, in cui farsi notare ma senza show-off.


MERCATI BUYERS' SURVEY

FRANZ KRALER - Dobbiaco (Bz), Cortina (Bn) e Bolzano

LA PAROLA AI RETAILER MULTIBRAND Il polso delle vendite di womenswear Si riprende a comprare nel negozio fisico

Empatia, servizio, omnicanalità: è il momento di viziare la clientela Grazie alle testimonianze di circa 40 top retailer facciamo il punto sulle vendite della primavera-estate 2021, stilando anche un primo bilancio dell'autunno-inverno. I segnali di un ritorno alla normalità ci sono, ma le clienti ora chiedono di più: consulenza personalizzata e multicanale, collezioni fresche, in sintesi un surplus di professionalità e ricerca DI ALESSANDRA BIGOTTA

L'andamento delle vendite della primaveraestate 2021, ma anche uno sguardo ai saldi, un primo bilancio dell'autunno-inverno 2021/2022 e le previsioni sui budget per la SS 2022: questi i temi chiave del nostro sondaggio, che insieme a una quarantina di top retailer italiani tasta il polso del mercato in un momento in cui è importante capire dove si sta andando. Nella stagione che si è da poco conclusa il sell out è generalmente cresciuto, anche con percentuali importanti: infatti la maggior parte dei retailer che hanno segnalato un incremento lo colloca intorno al +20% e oltre, mentre è nutrita la schiera

che parla di un +10%. Va però detto che la stagione di riferimento è la SS 2020, che ha coinciso con il momento clou delle chiusure. Ciononostante, non tutti sono riusciti ad alzare la testa: rimane una percentuale, seppur minoritaria, di negozianti che denunciano un calo, mentre qualcuno precisa che la flessione c'è stata, sì, ma nel punto vendita reale, compensata - anche abbondantemente dall'online. Eppure alla domanda se le clienti hanno riscoperto il piacere di ritornare negli spazi fisici sono quasi tutti d'accordo: l'80% risponde positivamente e questo è un buon punto di partenza per il presente e il futuro.

Come sono andate le VENDITE DONNA della P/E 2021?

70%

SONO CRESCIUTE RISPETTO ALLA STESSA STAGIONE DEL 2020

16%

HANNO MANTENUTO GLI STESSI LIVELLI DI UN ANNO FA

7%

SONO CALATE NEI NEGOZI FISICI, MA CRESCIUTE NELL’ONLINE

7% SONO CALATE

61


MERCATI BUYERS' SURVEY

LA PAROLA AI RETAILER MULTIBRAND Qual è stato il marchio BEST SELLER SS 21 di abbigliamento donna?

Qual è stato il marchio di abbigliamento donna best seller ONLINE (sito di proprietà e/o piattaforme terze) nella SS 2021?

1 Christian Dior, Balenciaga,

Etro, Jacquemus, Max Mara, Elisabetta Franchi

Tra i brand più citati Prada, Jacquemus, Polo Ralph Lauren, Elisabetta Franchi, Golden Goose

2 Saint Laurent, Prada,

Dolce&Gabbana, La Double J, Philosophy di Lorenzo Serafini, Isabel Marant

Christian Dior

Quale sarà lo STILE VINCENTE per la donna della FW 21/22?*

Prada

48%

SI IMPORRÀ UN GUSTO FASHION/CONTEMPORARY

40%

TORNERÀ IL BEL VESTIRE

27%

CONTINUERÀ IL TREND VERSO PROPOSTE COMODE

8%

CRESCERÀ L’ACTIVE/SPORTSWEAR

Philosophy di Lorenzo Serafini

Giorgio Armani

*Risposte multiple

Calzature Borse Abiti per le cerimonie Abiti per il tempo libero Top e t-shirt Maglieria Capispalla per il tempo libero Camicie Beachwear Piccola pelletteria

62

45% 40% 32% 29% 19% 13% 11% 11% 8% 5%

*Risposte multiple

Da Instagram

Qual è la MERCEOLOGIA che ha venduto di più nella donna?*

Gucci

Fendi


BIFFI BOUTIQUES - Milano e Bergamo

GIANNI CUCCUINI - Livorno, Forte dei Marmi (Lu), Punta Ala (Gr)

Un primo BILANCIO delle vendite donna della FW 21/22

56% STABILI

39% IN CRESCITA

5%

NON RISPONDE

ELEONORA BONUCCI - Viterbo

GALIANO - Napoli e Sorrento

COLOGNESE - Montebelluna (Tv)

DIVO BOUTIQUE - Santa Maria a Monte e Pontedera (Pi)

Quanto ai saldi, in fondo non sono andati così male, fermo restando il fatto che il termine di paragone è la stagione "horribilis" SS 2020: un complessivo 36% comunica un andamento discreto (20%) o soddisfacente (16%), ma la percentuale più significativa (50%) indica una stabilità, mentre il resto si aspettava di più anche perché, come fanno

Ancora pochi in genere i clienti esteri, tranne che nei luoghi di interesse turistico notare alcuni dei partecipanti, la corsa al ribasso che parte dall'online inquina il mercato e rende le consumatrici più esigenti, anche in presenza di una decurtazione consistente del prezzo di un capo. Il 33% del campione non ha accolto stranieri in negozio e il 45% ne ha visti pochi. C'è chi però va in controtendenza e parla di più presenze estere del previsto (22%): si tratta in particolare dei dettaglianti

che operano in luoghi d'interesse turistico. Interessante il bilancio delle vendite a livello merceologico, che premia con decisione gli accessori, a partire dalle calzature (45%) e dalle borse (40%), oggetti del desiderio che rispetto a un abito importante incidono meno sul portafoglio. Non a caso, solo il 5% del panel indica come best seller i capispalla da cerimonia. A proposito di accessori, tra le griffe più ricercate spiccano Saint Laurent, in pole position, Gucci secondo parimerito con uno storico brand del made in Italy come Orciani e a seguire un articolato medley di nomi, tra cui Bottega Veneta, Fendi, Alexander McQueen (per quanto riguarda le scarpe), Elisabetta Franchi e Tory Burch. I retailer non si sono fatti pregare quando abbiamo chiesto loro di indicare un marchio nuovo, emergente o comunque fuori dai soliti circuiti su cui stanno scommettendo. Impossibile citarli tutti, ma più di un intervistato crede per esempio nello stile di Casablanca, brand progettato a Parigi e realizzato nella città marocchina, che rispecchia efficacemente lo spirito dei tempi: 63


MERCATI BUYERS' SURVEY

MANTOVANI - San Giovanni Valdarno (Ar)

PROGETTO MODA - Tavagnacco (Ud)

FELLONI DONNA - Ferrara

BONVICINI FASHION GALLERY & STORES Montecatini Terme (Pt)

ERALDO - Ceggia e Jesolo (Ve)

MODES - Porto Cervo (Ss, nella foto) e altre sedi

Le clienti hanno riscoperto il PIACERE di tornare nel negozio fisico?

80% SÌ

20% SOLO IN PARTE

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il lusso c'è, ma alla comodità non si rinuncia. Tra gli altri nomi in ascesa spicca Nensi Dojaka, che ha convinto i giudici dell'Lvmh Prize grazie al suo stile sensuale dalla forte personalità, insieme a realtà come Mach & Mach (label di abbigliamento e accessori fondato in Georgia dalle sorelle Nina e Gvantsa Macharashvili) e Rotate, mar-

Molti i brand oltre i "soliti noti" citati dai dettaglianti: un segnale che c'è voglia di incuriosire e stimolare la clientela chio danese ideato da Jeanette Madsen e Thora Valdimarsdottir, che in tre anni si è imposto all'attenzione degli addetti ai lavori e del pubblico finale, grazie alla capacità di trasporre nella quotidianità lo stile partywear. Tra le calzature crescono nel gradimento Amina Muaddi e Gia Couture, label fiorentina fondata nel 2016 da Barbara Bor-

ghini. Il fatto che siano più numerose del solito le griffe nuove o alternative segnalate dal panel fa pensare che i retailer sentano particolarmente la necessità di rinfrescare l'offerta: lo hanno sempre fatto, ma ora bisogna dare una mano alle consumatrici, che per "risvegliarsi" dal lungo torpore dettato dalla pandemia devono essere incuriosite e motivate. Lo conferma Aldo Carpinteri di Modes: «L'interesse delle clienti va più che mai stimolato - dice - con i designer emergenti, ma anche con altri progetti come le capsule». «Tirature limitate e special edition sono molto richieste», ribadisce Carla Cereda, head of buying del womenswear di Biffi Boutiques. «Le novità portano emozione, che è ciò di cui adesso si sente il bisogno», aggiunge Modestina Antonini de Il Cortile a Novara. Da Galiano, in Campania, la musica non cambia: «Dobbiamo cavalcare la rinnovata voglia di shopping - osserva Raffaele Galiano - alimentandola con brand inaspettati». Su tematiche in ascesa, come l'inclusività e la stessa sostenibilità, di cui tanto si parla, i pareri sono divisi: il 63%



MERCATI BUYERS' SURVEY

RINGRAZIAMO PER IL CONTRIBUTO

FILIPPO MARCHESANI - Cupello e Vasto (Ch)

ROUGE - Bassano del Grappa (Vi)

GIORDANO BOUTIQUE - Pompei (Na)

MARCOS - Mondovì Cn)

Il BUDGET per la SS 22: come sarà?

58% IN AUMENTO

38% STABILE

4% IN CALO

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del panel li considera tuttora come un fatto di comunicazione, più che come una reale leva per le vendite, ma un non trascurabile 37% pensa che stiano modificando le abitudini d'acquisto. Intanto i retailer stilano un primo bilancio della FW 21/22: la sensazione è che qualcosa si stia muovendo, ma che la fase della convalescenza non sia finita. Infatti la percentuale più elevata (56%) denota una stabilità delle vendite, anche se non va trascurato quel 39% che sta affrontando la stagione con una crescita, in alcuni casi anche non trascurabile. In molti indicano un +10%, ma c'è anche chi si spinge a un +25% o a un +30%. Serpeggia comunque un moderato ottimismo: il 58% del campione aumenterà il budget per la primavera-estate 2022, mentre il 38% preferisce una strategia più prudente. Solo il 4% prevede un calo. Del resto, la propensione a investire pare piuttosto elevata. Se da un lato, per esempio, Ercole Cellino de Il Duomo sta ampliando l'offerta con tutto quello che non è prodotto moda («Accessori per la casa, home fragrance, candele, loungewear, candele e oggettistica»), dall'al-

AGNETTI Macerata - BIFFI BOUTIQUES Milano, Bergamo - BONVICINI FASHION GALLERY & STORES Montecatini Terme (Pt) - BOUTIQUE CINZIA Abano Terme (Pd) - BOUTIQUE STELLA Asiago (Vi) - COLOGNESE 1882 Montebelluna (Tv) - DEFLORIO Noicattaro (Ba) - DIVO BOUTIQUE Santa Maria a Monte e Pontedera (Pi) - DONNE VINCENTI Alba (Cn) - E. MOLINARI EMPORIUM Roma - ELEONORA BONUCCI Viterbo - ERALDO Ceggia e Jesolo (Ve) - ESA BOUTIQUE San Benedetto del Tronto (Ap) - FILIPPO MARCHESANI Cupello e Vasto (Ch) FRANZ KRALER Dobbiaco (Bz), Cortina d'Ampezzo (Bn), Bolzano - FELLONI DONNA Ferrara - FOLLI FOLLIE Mantova, Verona, Riccione (Rn) - GALIANO Napoli e Sorrento - GIANNI CUCCUINI Livorno, Forte dei Marmi (Lu), Punta Ala (Gr) - GIGLIO Palermo - GIORDANO BOUTIQUE Pompei (Na) - IL CORTILE Novara - IL DUOMO Novara e Chamonix - JULIAN FASHION Milano Marittima (Ra), Rimini, Lido degli Estensi (Ra) - LA BOUTIQUE DI ADANI E TIP TAP DI ADANI Modena - LAURA PESSINA Monza - L’INCONTRO Modena - MANTOVANI San Giovanni Valdarno (Ar) - MARCOS Mondovì (Cn) MODES Milano, Portofino (Ge), Forte dei Marmi (Lu), Porto Cervo (SS), Forte Village Cagliari, Sankt Moritz, Trapani, Favignana (Tp); MORAS BOUTIQUE Intimiano (Co) - NOHA Brindisi - PAPILLON Corigliano (Cs) PORRINI MODA & CASA Besozzo (Va) - PROGETTO MODA Tavagnacco (Ud) - ROUGE Bassano del Grappa (Vi) - STILMODA Lignano Sabbiadoro (Ud) - TUFANO MODA Pompei (Na) e Scafati (Sa) - VALTELLINI Rovato in Franciacorta (Bs).

tro sa di dover accontentare clienti che chiedono di fare tour virtuali degli store, selezionando i capi che poi vengono loro consegnati direttamente dai venditori. Se non vanno bene, nessun problema: «Li provano e li rimandano indietro». Il servizio era molto, ora è quasi tutto. «Oggi la figura chiave è il personal shopper, sempre disponibile e aggiornato», riflette Paolo Mantovani di Mantovani. Sulla stessa lunghezza d'onda Martina Marzi, buyer donna di Folli Follie: «Il rapporto di fiducia e reciproca conoscenza che si instaura tra cliente e addetto alla vendita è fondamentale - afferma -. I nostri venditori condividono spesso in anteprima, anche a distanza, foto di articoli appena arrivati in boutique: un servizio di aggiornamento continuo apprezzato da chi magari non può venire in negozio, ma vuole farsi mettere da parte ciò che più gli interessa». Didi Corbetta di Valtellini torna sulla parola fiducia: «Si è tornati alla fiducia e all'empatia, una parte del nostro lavoro che c'è sempre stata ma che è stata riscoperta. Quasi come se fosse un trend». 



MERCATI RETAIL MULTIBRAND

Q&A CON IL CEO ROLAND ARMBRUSTER

«Coin metterà in vetrina uno stile di vita»

Tiziana Fausti: «Linea home, digital, eventi: 10 Corso Como entra in una nuova era»

Il retailer lancia un concept che porta in store prodotti inaspettati: dalle auto green alla tecnologia. «Così rendiamo i negozi punti di aggregazione, amati da visitatori nuovi» commenta il ceo del gruppo

«I grandi marchi sono tutti nel negozio di Bergamo e lì resteranno. Non volevo che 10 Corso Como fosse un clone di Tiziana Fausti». L’atmosfera che si respira nella sede del concept store milanese, che a settembre ha celebrato i 30 anni di vita, esprime ottimismo e progettualità. A un anno dal suo ingresso, Tiziana Fausti è nel pieno del rilancio dell’insegna fondata da Carla Sozzani, che mantiene per il momento il ruolo di direttore artistico (insieme nella foto). Su 10 Corso Como «è ancora presto per fare un bilancio. Per ora abbiamo avuto conferme a quanto immaginavamo: questo non è un luogo per milanesi. L’80% dei visitatori è infatti straniero». «Certo, l’offerta commerciale si potrà implementare e nel tempo arriverà qualche marchio in più, specie per la selezione donna - prosegue Fausti - mentre abbiamo già raddoppiato lo spazio della profumeria. Di sicuro, il concept di 10 Corso Como non si tocca». Nonostante la volontà di preservare l’heritage del marchio, una serie di novità si sono già concretizzate dalla linea Home e dall’apertura di due vetrine su strada, «dedicate a eventi pop up e progetti speciali», spiega l’impreditrice. L’attenzione sul retail fisico resta massima ma la sfida futura è il digital, che può sfruttare la forza globale del marchio 10 Corso Como. «L’e-commerce è in fase di startup, a dicembre entreremo nel vivo del business», conclude la retailer. (an.bi.)

«È ancora presto per fare un bilancio: questo non è un luogo per milanesi. Ora lanciamo la linea Home e più spazio ai profumi»

DI ANDREA BIGOZZI

«Gli italiani vogliono riappropriarsi degli spazi comuni e delle esperienze da condividere». Parola di Roland Armbruster da ceo di Coin, che per rispondere a questo rinnovato entusiasmo del consumatore ha deciso di lanciare un nuovo format, che mette in vetrina uno stile di vita portando nelle aree di accesso degli store prodotti inaspettati, come auto elettriche e piccoli elettrodomestici, e servizi innovativi per un department store, come l’agenzia di viaggi. Concept al debutto nei punti vendita Coin di Milano, in piazza V Giornate, di Catania e di Napoli, a cui si aggiunge Coin Excelsor a Roma e che si preannunciano come i primi di una serie. Il benvenuto negli store lo daranno le auto elettriche di Tesla e Mercedes o la tecnologia di Apple e Dyson: un nuovo approccio allo shopping... L’introduzione degli showroom esperienziali rientra nella strategia di potenziamento dell’omnicanalità di Coin, rendendo i department store sempre più punti di aggregazione e ritrovo e di scoperta. L’offerta di servizi ed esperienze è la strada più promettente e la strategia da sviluppare. Anche l’entrata di formule market uniche, come il Viaggiator Goloso al Coin Excelsior di Milano in corso Vercelli o La Esse a Roma in via Cola di Rienzo ad esempio, stanno riscuotendo grande successo e portando nuovi visitatori. Il retail fisico quindi cambia, ma per voi resta la priorità? Crediamo nel nostro modello, nella presenza fisica nei centri città. È la nostra storia. Nel 2021 abbiamo aperto uno store a Torino e uno è in apertura a Roma Lunghezza. Entro fine anno prevediamo 14 opening di franchising Coincasa, più 30 nel 2022. Anno che vedrà le ristrutturazioni di Como e Verona e la relocation di Firenze in zona Uffizi. 68

1. Prima di guidare Coin Roland Armbruster aveva lavorato, tra gli altri, per KaDeWe 2. Lo store Coin di Napoli con il format Lifesyle Hub

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A luglio però avete lanciato l’ecommerce. Come sta andando? Al momento contiamo circa 70 brand di abbigliamento e accessori per donna e uomo e profumeria disponibili on line, che si sommano al 90% della collezione Coincasa. Ma l’offerta continuerà ad arricchirsi. Stimiamo che il nostro store online, entro tre anni, realizzerà il 15% dell’intero fatturato di Coin. Il futuro di Coin è quello di diventare un marketplace? Coin è innanzitutto una catena di department store, il marketplace affianca la nostra rete ed è la naturale evoluzione del negozio fisico. Noi non siamo Amazon e non vogliamo esserlo. Come sta andando il 2021? Nel periodo febbraio-giugno (l’anno fiscale di Coin parte l’1 febbraio), rispetto al 2020, abbiamo segnato un +60%. Siamo positivi verso il futuro e contiamo di ritornare ai livelli del 2o19 nel 2022. 


SESTO PUNTO VENDITA PER IL RETAILER

Gaudenzi apre a Ravenna: con 1.000 mq. c’è spazio per la moda, ma anche design ed eventi «Questo opening è una grande novità per noi: dopo lo shopping emozionale delle località di villeggiatoura, ci confrontiamo con gli acquisti di necessità», dice Francesca Meletti C’è tradizione, ma anche innovazione nel nuovo progetto retail di Gaudenzi Boutique, che per aprire il suo sesto e più grande multimarca ha scelto Ravenna, impegnandosi nel recupero della storica Galleria Fabbri, trasformata in un tempio della moda di lusso. «Abbiamo compiuto una ristrutturazione totale, ma conservativa dell’edificio di via Diaz - racconta Giovanna Gaudenzi -. Ne è nato una spazio bellissimo, di quasi 1.000 metri quadrati, dedicati alla moda donna e uomo ma dove, per la prima volta, offriamo anche oggetti di design». Sul fronte moda l’offerta merceologica sarà ampia: presenti le grandi griffe con nomi come Saint Laurent, Bottega Veneta e Celine, ma anche marchi più di prodotto come Tagliatore, o amati dalla Gen Z come Gcds. «Aprire in una città - spiega Francesca Meletti, che affianca la madre Giovanna nella gestione del gruppo - ci ha fatto essere più trasversali nella selezione. La nostra insegna è legata alle località di villeggiatura e allo shopping emozionale, qui ci confrontiamo con l’acquisto di necessità». Date le dimensioni, lo store diventerà il set per organizzare eventi e lanci con gli oltre 200 brand partner. «Grazie alla sua visibilità, questa location - aggiunge Gaudenzi - farà da palcoscenico anche ad eventi non legati alla moda». (an.bi.)

«I multimarca tornano protagonisti, ma come laboratori di ricerca», dice l’imprenditore

1. Giovanna Gaudenzi, fondatrice di Gaudenzi Boutique, con la figlia Francesca Meletti 2. Una veduta del nuovo store di Ravenna

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IN FORMATO APP E NAVIGABILE SENZA RETE

Più innovazione per TheDoubleF L’upgrading dell’e-commerce del gruppo Folli Follie porterà a migliorare la user experience Thedoublef.com, alter ego online del gruppo Folli Follie, ha presentato l’upgrading della sua piattaforma di e-commerce, nata nel 2017: un’analisi di circa un anno ha permesso di individuare dati ed esigenze del mercato e del cliente finale, consentendo al retailer di studiare nuovi layout e integrare funzionalità di ultima generazione, volte a migliorare la user experience. Tra le novità, l’introduzione della Pwa-Progressive Web App, una tecnologia che consente una velocità di caricamento delle pagine superiore rispetto a un sito responsive, la possibilità per l’utente di scaricare il sito sul proprio dispositivo mobile, come avviene per le normali applicazioni, e l’opportunità di navigare il catalogo anche in assenza di rete. 

Nugnes: «I nostri 100 anni ci proiettano verso progetti futuri. Il primo è Gucci»

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I festeggiamenti per i 100+1 anni hanno offerto l’occasione a Beppe Nugnes, titolare di Nugnes1920 di parlare del futuro e di presentare il nuovo store, ingranditosi dopo la recente acquisizione dell’androne e del piano nobile dell’immobile, che si affaccia in corso Vittorio Emanuele a Trani. «Su questo progetto abbiamo investito molto, ma non ci spaventa. La nostra terra, la Puglia, sta vivendo un momento di vera ripartenza e si meritava uno spazio così», ha commentato l’imprenditore. Gli spazi del negozio, che si sviluppa su due piani, sono stati ripensati con la creazione di tre aree satelliti: il salotto bespoke, l’universo dei globetrotter minimal e la moda donna (al piano nobile). Una riprogettazione che ha coinvolto e coinvolgerà anche i big brand, sempre più interessati a far parte di progetti multimarca all’avanguardia. «In apertura la nostra nuova boutique - dice Nugnes - ha dedicato due vetrine e un’intera sala al piano nobile a Gucci per la collezione Overture disegnata da Alessandro Michele. Si tratta del primo progetto di una serie di collaborazioni che ci vedranno lavorare con brand internazionali alla definizione di un programma di hospitality all’interno del nostro punto vendita».Il negozio multibrand - Nugnes ne è convinto - non morirà mai. Anzi, la formula sta vivendo la sua riscossa, anche in veste di «laboratori di ricerca, come dimostra l’attenzione crescente che stiamo dedicando ai brand sostenibili». (an.bi.)

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LEGGIUNO for

Leggiuno: per la storica tessitura sul Lago Maggiore è l’ora del rilancio Una perla del tessile made in Italy incastonata nell’entroterra del Lago Maggiore: Leggiuno, che in 113 anni di storia ha affrontato e vinto piccole e grandi battaglie, rappresenta una certezza nell’ambito dei tessuti per la camiceria maschile, creativi e di alta gamma. Merito di una struttura agile e verticalizzata, che affila le armi della competitività grazie a prodotto, servizio avanzato e nuovi investimenti

Il paese di Leggiuno, sulla sponda lombarda del Lago Maggiore, dà il nome all’azienda tessile che racchiude in sé storia, tensione all’eccellenza, radicamento nel territorio e massima flessibilità. Una realtà, che con il suo approccio snello e proattivo è riuscita e riesce ad attrarre l’attenzione di marchi blasonati e importanti griffe italiane ed estere. “In Leggiuno difendiamo con tenacia una tradizione che ha origine nel 1908 - spiega l’a.d. Filippo Lessanutti - e il patrimonio umano di 130 dipendenti (sovente la 2° o 3° generazione di operai specializzati) che, come spesso accade in imprese di queste dimensioni, nel lavoro ci mettono l’anima, oltre alla perizia tecnica”. Gli ultimi anni sono stati cruciali per Leggiuno, che sotto la guida di Lessanutti ha affrontato un processo di risanamento e riorganizzazione, ora giunto positivamente a compimento, ed è in piena fase di rilancio. “Abbiamo molti punti di forza - sottolinea l’a.d. - a partire dal fatto che, grazie ad un impianto produttivo verticalizzato, possiamo controllare tutte le singole fasi di la-

vorazione e garantire un vero e concreto “made in Italy”. Inoltre, i nostri creativi e tecnici specializzati cooperano e si interfacciano giornalmente con i clienti, per offrire un servizio customizzato sulle specifiche esigenze. La competenza dell’ufficio stile in questo ambito, fa si che circa 60% del venduto sia generato da collaborazioni esclusive con brand di fama mondiale. Mi piace pensare alla Leggiuno come a una macchina da guerra efficace ed efficiente, resa ancora più competitiva da nuove figure ai vertici tra cui Enrico De Pieri, che da un anno è il nostro direttore

commerciale e responsabile stile. Enrico ha una lunga esperienza nel settore, proviene dal leader europeo nel comparto di riferimento, e ha contribuito a dare nuovo slancio e grinta al nostro team.”. I tessuti prodotti da Leggiuno potrebbero esser definiti “a km 0”, e si caratterizzano per i propri disegni jacquard, i fil coupè, e le stampe digitali. Lessanutti fornisce una serie di dati significativi: “Leggiuno nasce come tessitura, e dispone di circa 50 telai, 20 dei quali jacquard. E’ stata la prima azienda a credere nella stampa digitale, con i primi plotter già nel 2005, e ad oggi, la capacità produttiva installata è in grado di fornire due milioni e mezzo di metri - dice -. Quanto alle tempistiche di consegna, siamo intorno alle quattro/ cinque settimane per la stampa digitale e sei/otto per il tinto in filo”. “Le varie difficoltà di questi anni, dalla crisi post 2008 alla pandemia - conclude - ci hanno temprati e resi più forti. Siamo qui al nostro posto, pieni di energia e progetti, orgogliosi di dare continuità ad una storia che dura da 113 anni”.


Mercati plus size INCLUSIVITÀ La moda e le donne plus size Parlano aziende, showroom e negozianti

La body positivity sbanca sui social e sale in passerella. Ma oltre il marketing c’è di più? Grazie al movimento della body positivity i chili di troppo non sono più un tabù, sui social come sulle passerelle, sui redazionali come in pubblicità. Ma lo sono anche nelle collezioni di moda e negli scaffali dei negozi? Lo abbiamo chiesto ai player del settore, sempre più attenti alle potenzialità di questo segmento di mercato di Carla Mercurio

Non sono più un tabù e sempre più si impongono come simbolo di libertà e di emancipazione dai cliché, che vogliono le donne magre e longilinee. I chili di troppo sono la bandiera della body positivity, il movimento nato ormai dieci anni fa grazie ad alcune donne di colore oversize, che hanno iniziato a utilizzare sui social l’omonimo hashtag. Una forza propulsiva partita dal basso, capace di ridare gioia e serenità a molte donne, complice il coinvolgmento di icone dello showbiz come Kim Kardashian, Lizzo, Nicki Minaj, Kylie Jenner. E che ha investito anche le alte vette del fashion. Modelle plus size come Ashley Graham, Jill Kortleve, Precious Lee, Alva Claire e Paloma Elsesser hanno animato con la loro esuberanza le passerelle di griffe come Versace, Fendi, Chanel, Etro, Moschino e Jacquemus, approdando sulle copertine di prestigiose riviste patinate e diventando protagoniste di importanti campagne pubblicitarie. Un cambiamento che tuttavia rischia di essere uno strumento di marketing e veicolo di comunicazione più che il manifesto di un vero cambiamento, come sottolinea Mauro Galligari, alla guida dell’ufficio di rappresentanze Studio Zeta. «La body positivity, ma anche il trend del genderless - spiega - hanno portato le persone a sentirsi più libere, consapevoli e indipendenti. In generale, però, i marchi tradizionali non sono molto sensibili all’argomento, mentre c’è più attenzione da parte delle etichette giovani. E comunque nelle boutique troviamo ancora una netta divisione tra i reparti uomo e donna e tanti capi dalla 38 alla 44». La strada per abbattere pregiudizi e luoghi comuni insomma è ancora lunga. Basta guardare anche le campagne, i

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1.Lourdes Leon, figlia di Madonna, ha sfilato per Versace alla Milano Fashion Week fasciata in uno scintillante abito color argento 2.Precious Lee in pedana da Moschino (Spring-Summer 2022)

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A dispetto dei proclami e degli slogan, nelle boutique prevalgono ancora i capi dalla 38 alla 44

look book e i siti di e-commerce della maggior parte dei brand, ancora popolati da modelle slim. Tuttavia, come emerge dalla nostra inchiesta, aziende, negozianti e showroom guardano ora con interesse a una fetta di mercato sempre più importante, che sarebbe un errore trascurare. «Le mie collezioni hanno sempre avuto taglie dalla 38 alla 48, proprio per permettere a tutte le donne di acquistare un mio capo e di sentirsi a proprio agio, indossando proposte che delineano la silhouette, ma anche soluzioni con vestibilità più morbide racconta Elisabetta Franchi, che sul suo account social ama mettere l’accento sull’importanza di prendersi cura del proprio corpo, per tutte le donne e a tutte le età -. Il tessuto, soprattutto quello stretch, aiuta molto nel fitting del mio brand, ed è proprio uno degli elementi che le consumatrici tanto amano». «Il tema del fit - interviene Marco Marchi, a.d. di Liu Jo - è 71


Mercati plus size

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per noi centrale da anni e assolutamente fondamentale, quando parliamo di alcune categorie specifiche come il denim. Lo studio sulle vestibilità è sempre in progress e la trasversalità delle nostre proposte lo dimostra, così come l’apertura a fit inediti, sia per i bottom sia per la parte top, che soprattutto nelle ultime stagioni è protagonista di un cambiamento molto forte in nome di silhouette anche più morbide e confortevoli. Significativo l’esempio di collezioni come Liu Jo Sport e la neonata Liu Jo Rose, adatte a stili, necessità e differenti età». Un tema che si riflette sui social, dove il marchio punta a «collaborare sempre più con profili che incarnano la sua attitude in maniera credibile». «Ci sentiamo un po’ precursori della body positivity perché fin dagli inizi la mission della label è far sentire le donne bene con i nostri capi, indipendentemente dalle loro misure - afferma Enrico Vanzo, a.d. di Manila Grace -. La nostra collezione può vestire infatti senza problemi donne che indossano fino alla taglia 50 e, con il passare delle stagioni, l’attenzione ai fit diventa sempre maggiore, grazie allo studio attento del nostro ufficio stile. Gli abiti e le bluse del brand consentono un’ampia scelta alla clientela e c’è anche un modello di pantalone senza cerniera, bottoni o elastici, studiato per non stringere e costringere». Un’attenzione sottolineata anche dalla campagna lanciata in occasione della festa della donna e siglata dal claim Io sono Manila Grace. «Un progetto con testimonial Eleonora Brunacci Di Vaio, che ha affrontato con sere72

nità tre gravidanze e i conseguenti cambiamenti del proprio corpo, e che ha coinvolto anche le follower del brand», conclude Vanzo. Emblematico ancora il caso di Peserico, che vanta una collezione con un’apertura taglie dalla 36 alla 52, come spiega il ceo Riccardo Peruffo: «I nostri capi abbracciano tutte le donne che trovano in noi una ricerca estetica volta a dichiarare un’eleganza senza tempo, esaltata nell’accuratezza modellistica e di confezione, che l’esperienza pluridecennale dell’azienda riesce a infondere in ogni capo». «Un’ampiezza di taglie sposata anche da collezioni in taglie “regular” come Beatrice B, Mei-

Molte aziende sviluppano campionari dalla 36 alla 50, ma sui lookbook e nei siti di e-commerce vincono le modelle slim MeiJ e Milva-Mi», sottolinea Maria Pia Apostolico, terza generazione della famiglia a capo della showroom Apostolico, di Cava dei Tirreni in provincia di Salerno, che consente di dialogare con una vasta audience di consumatrici. «La nostra - spiega - non è una showroom specializzata in taglie più, ma questi marchi si rivolgono a un pubblico ampio, con collezioni che soddisfano vestibilità diverse, spesso sottolineate sui social, dove lo stesso abito compare indossato da modelle con conformazioni diverse. Curvy d’altra parte non è solo la

Anche il mainstream affronta il tema della body positivity. Nella foto le proposte inclusive di Mango, che ha da poco completato l’integrazione della linea in taglie più Violeta by Mango nella collezione Woman, mantenendo gli articoli disponibili fino alla taglia 54 ed espandendo il resto delle proposte fino a includere le taglie 32 e 46. donna di 200 chili, ma anche quella con problemi di fianchi o di seno o con fisici particolari, come la consumatrice russa per esempio, più alta e statuaria». «E non trascuriamo neanche le istanze delle ragazzine un po’ in carne - conclude - che in label come Koralline e Lokita possono tranquillamente trovare proposte adatte a loro». In generale, come sottolinea Cesare Tadolini della boutique L’Incontro a Modena, il fashion in questo momento sta remando a favore della body positivity, con le sue forme ampie e morbide e con un nuovo modo di interpretare il look, complici anche gli accessori. «Nelle ultime stagioni - chiarisce - le vestibilità sono molto cambiate e facciamo molta meno fatica ad accontentare una fascia più ampia di clientela. Con i capi over come abiti, caban e maglieria, camicie a scatola, pantaloni ampi e spolverini riusciamo infatti a soddisfare anche chi ha problemi di chili in più, magari servendoci di una cintura o di una fusciacca posizionata nel punto giusto». Anche le scarpe sono molto importanti per definire il look, con i tacchi larghi e comodi che completano con gusto queste proposte, aggiunge Tadolini. Tra le aziende più versatili il buyer cita Etro, che veste fino alla


1. Nella pagina accanto, un'immagine della campagna inclusive Io sono Manila Grace, lanciata in occasione della festa della donna. Un progetto con testimonial Eleonora Brunacci Di Vaio, che ha coinvolto anche le follower del brand 2. Una proposta di Elisabetta Franchi: la griffe realizza la sua collezione fino alla taglia 48

Trova la tua forza, trova la tua bellezza è l’headline della nuova campagna di Intimissimi, che ha ampliato le taglie fino alla settima per molti modelli di reggiseno. Il tema dei chili in più trova l'attenzione di un numero crescente di marchi. Emblematico il caso di SavagexFenty, ma si vedano anche la case history di etichette italiane come After Glow e Festa Foresta. 50 abbondante, Scervino, con le sue camicie e capispalla over, Dusan, che realizza un campionario senza taglie «in cui il cappotto va bene a tutte», Capannolo, con le sue misure morbide o ancora P.A.R.O.S.H., che parte dalla XXS per arrivare alla XXXL. «Strategica - aggiunge il dettagliante - è stata Alberta Ferretti che, con il ritorno della cerimonia, ci ha

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messo a disposizione per l’estate scorsa capi con cui abbiamo vestito senza problemi anche la mamma dello sposo». Certo, ammette Tadolini, «dopo la taglia 46 la modellistica cambia e il capo può diventare “da donna grassa”, se non viene conformato nel modo giusto. Perché a monte di un abito ben fatto c’è un lavoro enorme, che richiede un’adeguata formazione». Per combattere cliché e luoghi comuni legati al tema della body positivity l’insegna di moda Coltorti punta sulla comunicazione tramite i social non solo sul fronte curvy, ma anche su quello del genderless. «Realizziamo shooting stagionali con una crew eterogenea di consumatrici che valicano i ristretti confini delle misure canoniche,

perché vogliamo essere più inclusivi possibile e far capire che la 46/48 e 50 sono taglie morbide e non conformate», spiega Licia Bonesi, head of buying e art director del gruppo, che vanta punti vendita ad Ancona, Macerata, San Benedetto del Tronto e Pescara, oltre a un sito di e-commerce. Proprio da parte delle giovanissime, chiarisce Bonesi, «c’è una maggiore accettazione delle proprie forme, grazie a icone curvy come Kim Karadashian. Basti pensare che negli Usa si fa ricorso alla chirurgia plastica per ingrandire, oltre al seno, anche il bottom. Le tendenze moda, tra l’altro, sono a favore delle donne più rotonde, visto che oggi possiamo tranquillamente vestire una taglia 48 con una 42. Un trend destinato a proseguire, anche se lo streetwear sta tornando a una maggiore femminilità, ridimensionando le forme». «Stagione dopo stagione abbiamo ampliato la nostra offerta fino alla taglia 50, ma oggi a prevalere in negozio sono sempre la 40 e 42», ammette però Bonesi. La strada, insomma, è ancora lunga. Di certo passa anche per una sempre maggiore consapevolezza da parte delle consumatrici, a volte timorose di entrare nei templi della moda, soprattutto se a disagio nei propri chili. 

La rivoluzione inclusiva di Elena Mirò parte dalla taglia 42 «Perché se facciamo un capo bello non dovremmo offrirlo anche a una donna taglia 42 o 44? Da questa domanda è partita la rivoluzione di Elena Mirò che, dopo oltre 35 anni di militanza nei territori del plus size, ha deciso di recente di ampliare le taglie «per dire basta agli stereotipi e alle ghettizzazioni», come spiega il brand director Fabio Assecondi. «Ciò non vuol dire - prosegue dimenticare o abbandonare le nostre donne, che sono la raison d’être della label, ma combattere stereotipi e rompere schemi che non sono più validi». Negli anni, prosegue Assecondi, «abbiamo sviluppato un savoir fare italiano che ci permette di offrire una perfetta vestibilità su tutta la scala taglie. Dal punto di vista stilistico, invece, continuiamo a evolvere per vestire le donne di oggi». In sintonia con la mission, è nato il progetto digitale #lLoveElenaMirò, una campagna che ha coinvolto donne reali, selezionate tra le clienti più affezionate del marchio, rendendole protagoniste. E per questo autunno sono on schedule eventi in giro per l’Italia, che hanno sempre al centro le clienti del brand.

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MERCATI NEWS i progetti IN HOUSE

Abl Group: avanti tutta con Rebelle Se i feedback positivi arrivano anche nel corso di una pandemia, significa che si è sulla buona strada. Così devono aver pensato i vertici di Abl Group, realtà della Riviera del Brenta con un’esperienza pluridecennale nella lavorazione della pelle, quando hanno scommesso sul lancio di Rebelle, house-brand di borse dall’immagine contemporanea, high-quality e value for money. Dopo una prima stagione, la FW 2021, che ha raccolto subito il favore dei clienti wholesale (tra Italia ed estero oggi sono circa 300), la linea punta a chiudere la campagna vendite della SS 2022 con un fatturato di 1,25 milioni di euro, grazie anche alla risposta positiva del trade di fascia medio-alta e alta, che l’ha inserita nel proprio assortimento accanto alle griffe più blasonate. «Punto di forza di Rebelle - spiega il ceo di Abl Group, Alessio Bernardi - sono innanzitutto i materiali di pregio, utilizzati per proposte create in uno dei distretti italiani più importanti per calzaturiero e pelletteria, e poi il design, pensato in un’ottica di praticità e fruibilità da parte delle donne di oggi». Per dare un ulteriore boost alla brand awareness di Rebelle - presente anche in Austria e Germania e pronto a conquistare Portogallo, Spagna, Grecia e Russia - Abl Group ha promosso una capsule customized by Georgette Polizzi, artista e designer vicentina, in vendita su scala nazionale da settembre. «Per customizzare le borse - interviene Georgette, classe 1982 - ho utilizzato diverse tecniche e gli strumenti più impensabili, come anfibi, vasi, palline e coltelli, al fine di creare effetti sorprendenti sulla pelle». Per il lancio dei pezzi - «tutti unici», tiene a precisare Polizzi - 15 influencer legate al mondo dell’arte sono diventate ambassador del marchio, presentando ciascuna un modello, per creare un forte tam tam offline e online, in vista anche del debutto dell’e-shop. (a.t.) La nuova showroom Agl in via Spiga, firmata dall’archistar belga Glenn Sestig, e un modello SS2022

Agl arruola Glenn Sestig per Milano e accelera in Asia Durante la pandemia non sono rimaste con le mani in mano le sorelle Giusti, terza generazione dell’azienda marchigiana Agl, sinonimo di scarpe contemporanee che mescolano femminilità e mood androgino. Alla fashion week milanese hanno infatti svelato il loro ultimo progetto: la nuova showroom in via della Spiga 33, un open space di 300 metri quadri firmato dall’archistar belga Glenn Sestig che farà da pedana per l’espansione commerciale del brand. Del resto, gli obiettivi di sviluppo sono importanti: oltre a presidiare gli storici mercati del Nord Europa, la Russia e gli Stati Uniti - un’area, quest’ultima, che sta chiudendo la seconda metà dell’anno con vendite raddoppiate - l’azienda sta lavorando al lancio di Agl in Asia, con una strategia offline e online. Oltre a rafforzare la propria presenza fisica con attività a sostegno dello shop-in-shop nel department store Skp a Pechino (attivo da un anno), il marchio sta per lanciare il proprio e-shop, che sarà live ad aprile 2022, in concomitanza con l’apertura dei canali social Wechat e Red. «Le vendite digitali sono motivo di grande soddisfazione per noi - racconta il co-direttore creativo Vera Giusti -. Basti pensare che rispetto al 2020 hanno registrato un incremento del 120%». Recentemente il business è stato internalizzato: un team italiano gestisce l’Europa e uno direzionale da New York si occupa delle vendite Usa. (a.t.)

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Non solo denim e street: dopo Takeshy Kurosawa, Lang scommette su Tela N «Tre decimi di un buon aspetto sono dovuti alla natura, sette decimi al vestito». È questa massima cinese a ispirare l’ultimo progetto creativo di Lang, azienda conosciuta per la linea maschile Takeshy Kurosawa, nata nel 2004 da un’idea del designer Giuseppe Langella e affermatasi come denim specialist. Si tratta di Tela N, una collezione di menswear di circa 150 pezzi che punta a sintetizzare il meglio della sartoria napoletana e del “fatto a mano”, appropriandosi delle tecniche, dei materiali, delle lavorazioni che contraddistinguono uno stile formale ed elegante. «Tela N - dicono dalla società - vuole esprimere la sua essenza nella precisione dei dettagli e in quell’attitudine riconducibile alle buone maniere di un tempo». La label, sul mercato con la Fall-Winter 2021/2022 è distribuita attraverso showroom di proprietà presso il Ctm di Cernusco sul Naviglio, il Centergross di Bologna e il Cis di Napoli, dove è ubicata la sede principale dell’azienda, con il proprio ufficio stile e la produzione interna. Con la prima stagione Tela-N ha conquistato un centinaio di negozi in tutto il mondo. (a.t.)


CAMBIO DI PASSO in azienda

Nuove sfide nel segno dell'upgrading per Nice Footwear

Re-HasH debutta nella denim couture con Antonio Marras La capsule fonde il know-how del brand con l'estetica sognante dello stilista

L’aquisizione del calzaturificio Favaro proietta la realtà vicentina nella sfera del luxury e si lega a un piano di sviluppo ambizioso. Nel futuro sempre più estero, tecnologia e sostenibilità La pandemia non ha fermato i progetti di Nice Footwear: l’azienda vicentina produttrice e distributrice di calzature per il tempo libero e lo sport ha infatti dato il via proprio nei mesi passati a una serie di progetti ambiziosi. Di recente ha aggiunto al proprio portafoglio di marchi, che annovera l'etichetta di proprietà Kronos e le licenze di Fred Mello, Ellesse, Avirex e Conte of Florence, il brand G-Star Raw, per cui cura la distribuzione delle calzature uomo e donna nel mercato italiano a partire dalla Spring-Summer 2022. «Si parte con 220 store nella Penisola, ma l’obiettivo è raddoppiarli nelle prime quattro stagioni», racconta Bruno Conterno, ceo e presidente dell’azienda nata nel 2004, che ha all’attivo quasi due milioni di paia di scarpe l’anno e 2.500 nuovi articoli. La grande rivoluzione per il player veneto è stata l’acquisizione di Favaro Manifattura Calzaturiera, eccellenza nella produzione di scarpe da donna nella Riviera del Brenta. «Un deal - prosegue Conterno - che dà lo start a un nuovo posizionamento nel segmento luxury delle calzature made in Italy, supportato da un piano di sviluppo ambizioso, che punta maggiormente sulle collaborazioni con brand premium e che porterà alla diversificazione di canali e di prodotto, al rafforzamento dell’organico, all’incremento della capacità produttiva e delle quote di mercato». Una novità sostanziale per un’azienda finora focalizzata solo sul made in Far East, e destinata a dare slancio al côté femminile, che oggi vale il 35% del turnover. Parliamo di un totale di circa 20 milioni di euro nel 2020, in leggera flessione rispetto al 2019 a causa della pandemia, ma anche di un processo di rivisitazione del portafoglio clienti, e con la previsione di riprendere la strada della crescita nei prossimi cinque anni. Tra le sfide di Nice Footwear c’è lo sviluppo dell’internazionalizzazione. Oggi il primo mercato dell’azienda è l’Italia, con il 54,37% del giro d'affari, seguita da Svizzera

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1. Bruno Conterno, ceo e presidente di Nice Footwear 2. Un modello di G-Star Raw. Dall'estate 2022 l'azienda distribuisce in Italia le calzature uomo e donna del brand

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(23,51%), Francia (14,37%), Spagna, Grecia e Far East. «Siamo presenti a Vicenza, Milano, Hong Kong e Shanghai - spiega Conterno - e con l’apertura di altre filiali estere previste nel 2021/2022 guardiamo a nuovi mercati tra Nord Europa, Russia, Middle e Far East, per dare slancio all’export». Sempre più importante è la tecnologia, per produrre meglio e aumentare la funzionalità del prodotto: lo dimostrano i 2,2 milioni di euro investiti negli ultimi tre anni in ricerca e sviluppo, che sono valsi all’azienda l’iscrizione nella sezione speciale Pmi Innovative della Camera di Commercio di Milano. Tra le nuove scommesse c'è l'applicazione «che riconosce il mondo fisico in tutte le sue peculiarità - racconta Conterno -. Un vero e proprio elaboratore di calzature che, grazie alla migliore percezione dei dettagli sviluppati in qualità tridimensionale, permette di semplificare il processo di modifica del design rispetto a un campione fisico». Cresce in parallelo l'attenzione alle tematiche eco. Quest’anno l’azienda redigerà il suo secondo Bilancio di Sostenibilità, in seguito a un rethinking che ha coinvolto tutti gli aspetti del business ed è entrata anche a far parte del Leather Working Group per una produzione della pelle più responsabile. (c.me.)

Nuove sfide all’orizzonte per il marchio di denimwear premium Re-HasH, in seguito al lancio della capsule donna con Antonio Marras, sotto i riflettori alla Milano Fashion Week. In uscita con la Spring-Summer 2022, la collezione, spiega il ceo del brand Maurizio Caucci, «si compone di circa otto outfit realizzati in denim, rieditando alcuni dei modelli iconici di Re-HasH con lavorazioni artigianali, inserti in tessuto jacquard floreale, intarsi e ricami di paillet e tessuti a stampe. Una proposta di denim couture che esprime l'estetica sognante di Marras e si rivolge a una distribuzione alta, con prezzi che arrivano a sfiorare i 1.800 euro per un capo». L’obiettivo, chiarisce Caucci, «è entrare in 100 top store in Italia e all’estero, andando a includere la rete vendita di Antonio Marras e la nostra, visto che Re-HasH conta già tra i clienti store che vendono le prime linee». La capsule sarà strategica per dare risonanza al côté donna di ReHasH, che oggi rappresenta il 30% del turnover. Tra i progetti in cantiere per il futuro della label, che fa capo all’azienda abruzzese F.G.1936 (25 milioni di fatturato nel 2020, di cui vale il 55%), c’è anche l’inaugurazione di un monomarca a Milano entro il 2022. Si tratta del punto di arrivo di un percorso partito con lo sviluppo di corner e pop up in noti department store, tra cui lo spazio inaugurato lo scorso dicembre presso il retail park eco Green Pea al Lingotto, che si caratterizza per i materiali naturali, pensati per essere riutilizzati e riciclati facilmente. Un format in sintonia con le scelte green del marchio. (c.me.)

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AUTUNNO 2021

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ARTISANAL EVOLUTION L'APP WAOOO, uno strumento digitale PER NAVIGARE LA CITTà

Indispensabile per buyer e showroom, è anche un marketplace, un contenitore di eventi e una guida alla città

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csm meets sustainability, evento glamour a palazzo cusani

gigliola maule Presidente di CsmCamera Showroom Milano

Durante un gala dinner sono stati presentati a top buyer e stampa i brand eco-sostenibili delle showroom di Csm

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Milano, capitale mondiale della moda grazie a una visione comune

csm alla settimana della moda

Non c'è fashion week senza showroom

La città ha tutto per emergere: il glamour, il business e sinergie che ne rimettono in moto l'energia

Cristina Parodi per Crida da Elisa Gaito Showroom

A MISURA DI BUYER

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on solo passerelle alla fashion week, ma anche un network di iniziative organizzate da chi il settore lo vive sul campo, a partire dalle showroom. Un movimento partito da lontano: si era in pieno lockdown quando venivano gettate le basi di Csm-Camera Showroom Milano, associazione delle showroom multibrand cittadine più rappresentative e a vocazione internazionale, che fin dagli inizi ha interagito intensamente con le istituzioni e con realtà come Milano Loves Italy e Cbi-Camera Buyer Italia, per citarne due. Gli artefici di Csm (Daniele Ghiselli, Elisa Gaito, Francesco Lubrano, Francesco Casile, Gigliola Maule e Mauro Galligari) hanno lavorato dietro

le quinte per salire alla ribalta durante la settimana della moda, forti di sinergie con Confartigianato, Agenzia Ice e il Ministero degli Affari Esteri. Due gli eventi di spicco "firmati" Csm: Artisanal Evolution - un fuorisalone con i brand del made in Italy presentati nelle showroom associate, con il supporto di Confartigianato Moda - e Csm Meets Sustainability, dinner a Palazzo Cusani, in cui le showroom hanno fatto conoscere a top buyer e stampa selezionati marchi sostenibili. Ma il focus è anche sul digitale, con l'app Waooo e la piattaforma ViamadeinItaly. È solo l'inizio di un percorso all'insegna di quattro fondamentali: unione, autonomia, digitalizzazione e in ternazionalizzazione.

Un tour tutto made in Italy

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are sistema, accendere i riflettori su Milano e sulle piccole realtà del made in Italy, cardine di tutto il tessile abbigliamento italiano. Con questa mission, durante la Milano Fashion Week, è andata in scena la seconda edizione di Artisanal Evolution, sette giorni di full immersion, dal 21 al 27 settembre, nella creatività artigiana del Bel Paese. Un evento nato dalla collaborazione fra Csm-Camera Showroom Milano e Confartigianato Moda, patrocinato dal Comune di Milano e supportato da Camera Buyer, che si è tradotto in un tour itinerante all’interno degli studi di rappresentanza associati a Csm, dove ciascuno ha ospitato una collezione, espressione del savoir faire italiano. Un incontro tra eccellenze, che (segue a pag. 80) ➙

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igliola Maule, presidente di CsmCamera Showroom Milano, tira le fila di una fashion week diversa da tutte. Non solo perché è stata la prima in presenza dopo tanto tempo, ma anche perché il calendario milanese è stato più trasversale e a misura dei buyer internazionali, che Csm ha letteralmente "preso per mano": li ha accompagnati alla scoperta dei marchi italiani di eccellenza nell'iniziativa Artisanal Evolution, ha creato per loro un evento come Csm Meets Sustainability e anche attraverso il digitale ha fornito servizi in più, pensati per le loro specifiche esigenze. «Dopo un anno e mezzo di buio - esordisce Maule - finalmente abbiamo ritrovato la nostra fashion week. È tornata la voglia di esserci ma soprattutto di comprare, da parte dei compratori anche esteri che, grazie all'impegno nostro e dei nostri partner, hanno potuto visitare il salone White e le showroom, oltre a partecipare alla cena di gala a Palazzo Cusani, un evento da 140 ospiti selezionati». (segue a pag. 80)

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ARTISANAL EVOLUTION UNA NUOVA ALLEANZA

Una grande visione comune (segue da pagina 79)

«Milano - prosegue la presidente di Csm-Camera Showroom Milano - ha tutte le carte in regola per diventare la capitale mondiale della moda, soprattutto adesso che Parigi e Londra non stanno vivendo il loro momento migliore. Seguendo le regole delle tre F (Fashion, Food e Furniture) deve dialogare con gli altri settori di eccellenza del lifestyle». Gigliola Maule si sofferma anche sulle larghe intese che Csm-Camera Showroom Milano ha saputo creare, a partire da quella con Confartigianato Moda. «Una collaborazione che è nata in modo spontaneo e naturale - afferma - e che soprattutto è stata cementata da una grande visione comune, quella di portare alla ribalta le aziende artigiane, che sono il fiore all'occhiello

della creatività e del saper fare italiano, mai abbastanza valorizzati. Noi di Csm non possiamo che essere grati a Confartigianato, Ice Agenzia e al Ministero degli Esteri per la sinergia che si è creata ed è destinata a dare altri frutti». I presupposti perché la prossima fashion week sia ancora un successo secondo Maule ci sono tutti: «Il settore si rimette in moto - conclude - in ogni sua componente: non solo i brand, i negozi, le showroom, le istituzioni ma anche la gente, che riscopre il piacere di comprare. Come dopo una guerra, si avvertono i germogli di un mondo nuovo, che offrirà importanti opportunità a chi saprà coglierle».

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Un tour tutto made in Italy (segue da pagina 79) ha voluto ribadire da un lato la centralità delle showroom multibrand, vera e propria peculiarità esclusiva della città di Milano, che rispetto alle altre capitali del fashion può contare su spazi permanenti. E, dall’altro, il grande patrimonio manufatturiero dei piccoli laboratori sparsi nella Penisola, ossatura di tutto il sistema e plus distintivo agli occhi del mondo. A testimoniarlo sono anche i numeri: le piccole imprese della moda associate a Confartigianato sono circa 40mila, con oltre 250mila addetti, pari a due terzi dell’occupazione del comparto, mentre le showroom multibrand milanesi che fanno riferimento a Csm rappresentanto oltre mille collezioni, per un indotto complessivo di oltre 300mila addetti. Numeri e risorse importanti, da salvaguardare e promuovere, anche attraverso

FABIO PIETRELLA Presidente Confartigianato Moda Il protocollo d'intesa con Csm garantisce un'importante sinergia tra imprese moda e distribuzione di altissimo livello e permetterà di proporre ai decision maker della politica una serie di strategie trasversali, dal punto di vista manufatturiero e commerciale».

1. I tre outfit di Lavinia Turra ospiti da S5 Showroom 2. Lo stile Kiltie, protagonista da Dmvb 3. Savina Capuzzolo e Daniele Ghiselli di Csm posano davanti alle calzature Kallisté 4. Le creazioni di Fuzzi sotto i riflettori da Panorama Moda 5. Niccolò Coltri di Spazio Coltri davanti alle calzature Mnt 6. L'esposizione di Silvano Sassetti presso 999 Showroom 7. Alexingh special guest di Damiano Boiocchi 3

15 SHOWROOM milanesi X 15 BRAND D'ECCELLENZA 999 ➙ SILVANO SASSETTI ASESTANTE ➙ QUETE CASILE & CASILE ➙ BLUKEY CONTINUO ➙ PRESTANDREA DAMIANO BOIOCCHI ➙ ALEXINGH DANIELE GHISELLI ➙ KALLISTÉ DMVB ➙ KILTIE ELISA GAITO ➙ CRIDA PANORAMA MODA ➙ FUZZI S5 ➙ MAISON LAVINIA TURRA SPaZIO COLTRI ➙ MNT STUDIO ZETA ➙ PETER TAYLOR STYLE COUNCIL ➙ PDR PHISIQUE DU ROLE THE PLACE ➙ FRANCO FERRARI ZAPPIERI ➙ SARA ROKA

iniziative come Artisanal Evolution, che in questa edizione ha fatto il boom di presenze, con un +20% di buyer, provenienti soprattutto da Italia, dalla Comunità Europea, dal Medio Oriente, dalla Russia e dalle Repubbliche dell’ex Unione Sovietica. Protagonisti negli spazi espositivi delle 15 showroom altrettanti brand (vedi tabella sopra), che hanno trovato un palcoscenico per le loro collezioni SS 2022. Un “fuorisalone” dell’artigianalità, con un percorso scandito in 15 tappe, ma con il fil rouge di un unico allestimento, modulare e d’impatto, creato su misura da architetti italia-

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Mauro Galligari Direttore comunicazione Csm L'unione fra Csm e Confartigianato è nata in modo naturale, perché le showroom multibrand milanesi ospitano soprattutto collezioni realizzate da piccoli laboratori artigiani, a carattere familiare, che esprimono il massimo della creatività».


ARTISANAL EVOLUTION TECNOLOGIE ABILITANTI La nuova app diventa il note book della fashion week

È Waooo la migliore amica dei buyer

L'applicazione contiene tutti gli strumenti necessari ai compratori durante le campagne vendita: dal calendario alla possibilità di fissare gli appuntamenti in diretta

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ni e caratterizzato dalla stessa pavimentazione in stile set fotografico. Tre outfit su manichini identici per le proposte di abbigliamento, cubi come base per gli accessori. Stessa immagine coordinata anche all’esterno, dove sono stati installati dei totem di segnalazione. E per rendere il tour un’esperienza ancora più fluida ed emozionale è stato predisposto un servizio di sei navette shuttle (con mappa cartacea), che hanno messo in comunicazione tutte le location, anche con la fiera White. Un gioco di squadra che gli organizzatori intendono portare avanti anche in futuro: gli occhi sono già puntati sulla prossima edizione, in calen dario a gennaio 2022.

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l mondo della moda è iper connesso, interattivo e strettamente legato allo smartphone, uno strumento sempre più indispensabile nella vita lavorativa. Non stupisce quindi che Camera Showroom Milano abbia deciso di semplificare la vita dei compratori italiani e internazionali, che durante le campagne vendita frequentano le showroom e le sfilate milanesi, partendo da una nuova App, chiamata Waooo. Obiettivo dell'applicazione è trasformarsi nel

DANIELE GHISELLI Amministratore delegato Csm Più che un'applicazione Waooo è un vero e proprio media. Per questo per svilupparlo e tenerlo aggiornato è stata creata una vera e propria redazione che lavora 24 ore su 24 sul progetto, che è guidato da Federica Meneghetti».

notebook degli addetti ai lavori durante ogni fashion week, segnalando tutte le sfilate, le presentazioni, le showroom multibrand e monobrand, nonché i singoli marchi presenti e gli eventi più importanti del calendario. Con Waooo i buyer avranno anche la possibilità di contattare direttamente le showroom delle aziende a cui sono interessati e potranno salvare sul proprio smartphone le informazioni necessarie nella loro attività. Il tutto con un focus sulla sostenibilità, visto che in una sezione speciale dell'applicazione vengono indicati i brand certificati green e venduti all’interno degli showroom associati a Csm. La conoscenza da parte dei membri di Csm delle esigenze dei buyer ha portato inoltre all'inserimento di servizi extra, che trasformano Waooo in un vero e proprio marketplace, dando la possibilità a tutti i negozi italiani con un proprio e-commerce di poter vendere B2C attraverso una vetrina interattiva. Per rendere ancora più completo ed efficace lo strumento sono stati inseriti anche una serie di contenuti leisure, come l'elenco dei ristoranti più gettonati del momento a Milano e i luoghi da non  perdere in città.

csm E VIAMAdeINITALY

Colab per portare più made in Italy in showroom

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a mission è esattamente la stessa: dare visibilità, specie in chiave internazionale, alle aziende made in Italy di qualità, anche quelle più piccole. Non c'è quindi da sorprendersi che la strada di Csm- Camera Showroom Milano si sia incrociata con quella di ViamadeinItaly, la piattaforma B2B pensata per connettere le aziende artigianali italiane con qualificati acquirenti business internazionali, come ad esempio i brand in cerca di terzisti. «Siamo molto felici di questa nuova collaborazione - ha commentato Francesco Lubrano, vice presidente di Csm -, in quanto le nostre aziende produttrici sono sempre alla ricerca di laboratori artigiani di eccellenza che possano aiutarle nel produrre, apportando alle loro collezioni tutto il meglio del saper fare italiano». Su ViamadeinItaly i marchi possono prendere contatto direttamente con il produttore prescelto, eliminando distanze e tempistiche. A sua volta il produttore, in tempo reale e senza alcun cambiamento organizzativo, riceve una richiesta di contatto, da cui potrà svilupparsi un'opportunità di new business.

Francesco CasilE

Socio fondatore Csm L'intesa fra Csm e ViamadeinItaly è supportata da Confartigianato Moda perché questa piattaforma B2B è una vetrina online delle aziende artigiane italiane, che così possono mostrare in rete le proprie eccellenze»

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ARTISANAL EVOLUTION un futuro sostenibile Csm meets sustainability: serata a palazzo cusani

Un gala dinner nel segno del green

Protagonisti all'evento, svoltosi durante la Milano Fashion Week, i migliori brand sostenibili presenti nelle showroom di Csm-Camera Showroom Milano, raccontati tramite videowall che ne hanno evidenziato la storia e i contenuti 1

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1. Elisa Gaito e Francesco Casile con due gentili ospiti 2. Gigliola Maule e Fabio Pietrella 3. Maria Vittoria e Daniel Bar Ziv con Federica Moro 4. Antonio e Roberta Murr con Gas Isaj 5. Francesco Lubrano, Mauro Galligari, Stefania Vismara, Brenda Bellei e Max Bizzi 6. Maurizio Coltorti, Mauro Galligari e Claudio Betti 7. Gigliola Maule e Marc Sondermann 8. Francesco Casile e Daniele Ghiselli 9. Paolo Mantovani e Beppe Nugnes 3

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oda e sostenibilità: un sodalizio sempre più urgente e imprescindibile, sulla scia delle istanze espresse a gran voce dalla Millennium generation. Un trend accolto e fatto proprio da molte delle Mpmi (Micro Piccole Medie Imprese) italiane, che in virtù delle loro dimensioni hanno avuto la capacità e la flessibilità per cambiare rapidamente. Proprio a loro durante la Milano Fashion Week è stato dedicato il dinner-event Csm Meets Sustainability, svoltosi il 23 settembre in uno dei luoghi-simbolo della città, Palazzo Cusani, e organizzato da Csm-Camera Showroom Milano insieme a Confartigianato Moda. Nel corso della serata le showroom associate a Csm hanno avuto la possibilità di mostrare, promuovere e proporre i migliori brand sostenibili presenti all'interno dei loro spazi, grazie a videowall che ne hanno raccontato la storia e i contenuti. Un happening a cui hanno partecipato 140 ospiti selezionati, tra buyer italiani e stranieri, stampa e fashion expert attenti alle tematiche eco, che insieme a Csm e Confartigianato Moda ha visto schierate le istituzioni, a partire dagli esponenti di Agenzia Ice e Ministero degli Esteri, per dare un segnale forte sul rilancio della città. Queste le label prescelte e le relative showroom: Laura Strambi (abbigliamento), presentata da Casile & Casile; Xocoi (scarpe), presentata da Continuo; Roberto

di Stefano (borse), presentata da Daniele Ghiselli Showroom; Caterina Moro (abbigliamento), presentata da Dmvb Showroom; Crida (abbigliamento), presentata da Elisa Gaito Showroom; Nomade (scarpe), presentata da Panorama Moda; Seetees (abbigliamento), presentata da Showroom Damiano Boiocchi, Phisique du Role (abbigliamento), presentata da Style Council Showroom; Rosso35 (abbigliamento), presentata da Studio Poggio; Repainted (abbigliamento), presentata da Studio Zeta; Franco Ferrari (abbigliamento), presentata da The Place. 

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ELISA GAITO

FRANCESCO LUBRANO

Una moda pienamente etica non solo è possibile, ma necessaria. Se si compra nelle catene di fast fashion si finanzia un’operazione non etica, anzi se ne diventa complici. Prima di fare un acquisto occorre informarsi bene sul prodotto. Bisogna poi comprare meno spesso, ma cose più durevoli».

Se un vero cambiamento è possibile, non può prescindere dal disconoscimento di una logica di spreco. In Cina un capo prima di essere buttato è usato 3 volte, in Europa e Usa 7 e il 45% delle materie prime vergine, sulle 60mila tonnellate immesse nel sistema produttivo, viene distrutto».

Segretaria generale Csm

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Vice presidente Csm

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Tuttifrutti International Fashion Concept for

Export strategy: è il momento di puntare sulla Polonia NEL CENTRO DI MILANO L’UNICA AGENZIA ITALIANA ESPERTA DI MERCATO POLACCO, CON PERSONALE MADRELINGUA E PARTNER LOCALI, PER FAR CRESCERE IL LUSSO ACCESSIBILE INTERNAZIONALE A EST

Partita a Milano nel 2004, l’agenzia Tuttifrutti International si è da subito connotata per la distribuzione di marchi consolidati ed emergenti nei mercati a Est, dalla Russia all’Ucraina fino a tutta l’Europa Orientale. Dal 2014, con la nuova denominazione Tuttifrutti International Fashion Concept, ha gli uffici a Palazzo Serbelloni, in corso Venezia. Da qui il cofondatore Stefano Tiso, che vanta un’esperienza ultraventennale nella moda, e un team specializzato forniscono un servizio di consulenza a tutto tondo ai brand di ready-to-wear, calzature e accessori, dallo sviluppo commerciale alle strategie di comunicazione. Tra i mercati in cui Tuttifrutti International Fashion Concept ha sviluppato un forte know how c’è la Polonia, un’area dove la domanda non ha subito troppe oscillazioni durante la pandemia e dove già prima del Covid lo shopping di brand italiani ed esteri era dinamico. Questo grazie a retailer ed e-tailer professionisti che operano in un Paese considerato, da alcuni anni, uno dei più

avanzati in Europa sui fronti digital ed e-commerce. In più c’è una classe media - inesistente fino a 15-20 anni fa - in ascesa, per effetto sia del rientro in patria di chi si è formato all’estero, sia del

tuttifruttiinternational.com

moltiplicarsi di startup innovative (anche nella moda), che apprezza sempre di più le proposte nel lusso accessibile, focus di Tuttifrutti International Fashion Concept. Di fatto, a oggi si tratta dell’unica agenzia italiana specializzata sul mercato polacco con personale madrelingua, che si avvale della collaborazione di un ufficio Pr e Marketing di Varsavia. Proprio questo mix di competenze ha permesso a Tory Burch di quintuplicare i ricavi in Polonia nel giro di cinque stagioni. Oltre al marchio newyorkese, altri partner della showroom vantano buone performance nell’area: Red Valentino, Giuseppe Zanotti, Iceberg, Forte Forte, Stuart Weitzman, solo per citarne alcuni (vedi tuttifruttiinternational.com). E mentre l’Europa continentale resta un mercato interlocutorio, in showroom si procede a passo spedito per far cogliere altre opportunità di crescita in zone non scontate, limitrofe alla Polonia, come Romania, Repubblica Ceca e Slovacchia.


MERCATI SHOWROOMS’ OPINION IL SENTIMENT DEI RAPPRESENTANTI Le strategie per vincere nel post pandemia I marchi con una marcia in più

Il mercato? Se lo prende (solo) chi fa innovazione Aspettare che passino i tempi difficili è un autogol. I rappresentanti sono compatti sulle strategie da adottare in questa fase di rinascita: bisogna muoversi. Chi ha il coraggio di cambiare resta leader, pandemia o non pandemia di angela tovazzi

La realtà dipende sempre dalla prospettiva da cui si guarda. È innegabile che il Covid si è abbattuto sul settore con la violenza di uno tsunami, congelando socialità, affari e business, ma nell’emergenza della crisi ha anche costretto a elaborare exit strategy e a percorrere strade mai battute, che in molti casi hanno dischiuso nuove opportunità. I risultati si sono visti a tutti i livelli della filiera: nelle aziende, nei negozi, nelle showroom. E hanno separato i sommersi dai salvati. O meglio, «gli spettatori dagli attori», come dice Giacomo Del Vecchio, alla guida dell’omonima agenzia di rappresentanze marchigiana. «Il Covid - precisa l’imprenditore - ha spaccato in due il mercato della distribuzione. Da un lato quelli che hanno investito, cambiato look al punto vendita, rinnovato il visual, introdotto nuovi brand, sposato il cambiamento. E dall’altro quelli che si sono schermati dall’onda d’urto, restando abbarbicati alle proprie certezze e pensando erroneamente che i clienti finali sarebbero entrati nel loro negozio solo perché esistono da 20 anni». Lo spartiacque, in altre parole, l’ha fatto solo la capacità di innovare e innovarsi, nella consapevolezza che nel post pandemia le abitudini e i modelli di consumo sono radicalmente cambiati, con forti ricadute anche sullo shopping offline. «Non si va più nel negozio fisico solo per vestirsi - incalza Del Vecchio - ma anche per divertirsi, incontrare la celebrity, ascoltare un bravo dj, degustare un buon vino, vivere un’esperienza e provare un’emozione, soprattutto dopo il confinamento del lockdown». Insomma, chi non ha capito che gli store sono contenitori eclettici alimenta84

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ti dalle idee e che le idee sono in continuo divenire, oggi - con l’iperbole raggiunta dal digitale - ha vita dura. «Da solo un negozio non cammina», interviene Bartolo Bonavoglia del Gruppo Bonavoglia, dal suo doppio osservatorio di rappresentante e imprenditore del retail. «Sia nel segmento

Il negozio non è più solo il luogo dello shopping, ma un contenitore eclettico fatto di idee premium che in quello luxury - continua - nel punto vendita la differenza la fa il valore aggiunto della competenza». E qui si alza il sipario su una figura, quella del/della commesso/a, che non esiste più come l’abbiamo finora conosciuta. «In passato tutti potevano fare questo lavoro e per chi era alla ricerca di un’occupazione rappresentava spesso l’ultima scelta - osserva Bonavoglia - ma oggi è una professione selettiva,

per la quale è necessaria una preparazione a 360 gradi, che va dalle skill relazionali alle tecniche di vendita, dalla postura al tono di voce, fino addirittura al profumo. Per l’improvvisazione non c’è spazio e il mercato se lo prende chi fa più innovazione». Ma chi fa innovazione? «Quelli che ascoltano la domanda», risponde Bonavoglia, che fa qualche esempio nella fascia premium: Liu Jo, perché «continua ad aggiornarsi e a sviluppare progetti interessanti come le calzature per donna e bambina»; Kaos, perché «ha presentato una collezione molto forte in linea con le esigenze del mercato»; Ottod’Ame, «perché fa tanta ricerca». Vincenti sono soprattutto i progetti che assecondano il momento e i desideri del pubblico: «Come le collezioni dedicate al mare - esemplifica Giacomo Del Vecchio -. Tra i nostri circa 40 brand, ben 22 hanno creato linee dedicate all’acqua e al fuoriacqua. Penso a Blugirl Beachwear, Roy Roger’s con la collezione Riviera, Anije By, 4giveness e Gaëlle Paris. Una mossa vincente, perché sono andate benissimo». Il Covid, del resto, non


1. Un abito del brand francese Louise Misha 2. Una proposta di Liu Jo 3. Un look firmato 4giveness, tra le new entry di Del Vecchio Rappresentanze 4. Lo stile Ottod’Ame per la primavera-estate 2022 5. Un outfit Parajumpers, tra i campioni di vendite da Vittorio Emanuele Showroom 6. I sandaletti in Pvc profumato di Cacatoès do Brasil

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ha fatto terra bruciata intorno al business in maniera indiscriminata. «Ci sono leader che restano leader nonostante le difficoltà», sentenzia Oxana Fedichkina, alla guida di Showroom Vittorio Emanuele. «Parajumpers è uno di questi», chiosa l’imprenditrice, parlando di un fatturato che registra crescite del +40-50% anno su anno, anche durante la pandemia, frutto di un mix strategico che include «collezioni sempre aggiornate, un ottimo rapporto qualità-prezzo, l’utilizzo di materiali innovativi e un’offerta che partendo da capospalla è diventata un total look, assecondando le richieste del trade». Lo stesso ha fatto Tonet, altro brand veneto in portafoglio all’agenzia (che ha un filo diretto con i Paesi dell’Est e

La professione di commesso è diventata selettiva: d’obbligo una preparazione a 360 gradi della Russia), perché partendo dalla maglieria ha ampliato l’offerta, includendo abiti e gonne. «Ascoltare i segnali che provengono dal mercato e avere il coraggio di seguirli investendo - sottolinea l’imprenditrice - può fare davvero la differenza». Le showroom interpellate non nascondono che i numeri sono più contenuti rispetto al volume d’affari del periodo pre-pandemico, eppure alcune case history di succes-

so dimostrano che a volte è proprio dalle stuazioni svantaggiate che si può riuscire a conquistare un vantaggio competitivo. «Nonostante i tempi difficili, ci sono collezioni che stanno ottenendo un risultato importante», racconta Renzo Massa, alla guida della milanese Bagmass Showroom. «Prendiamo il brand parigino Louise Misha - aggiunge -. Lo stiamo commercializzando in esclusiva in tutta Italia e sta avendo degli ottimi feedback, grazie a un prêt-à-porter dove spiccano abiti e camicie dal gusto bohémien». Stesso andamento “scoppiettante” ce l’ha Cacatoès do Brasil, nella scuderia di Bagmass da qualche anno ma sempre sulla cresta dell’onda, in particolare nelle ultime due stagioni: «Si tratta di sandaletti in gomma - spiega Massa - che la designer Jordane Assouline ha declinato in Pvc profumato, in un’ampia gamma di colori e fantasie. Con un prezzo super appealing che va dai 45 ai 60 euro, hanno trovato casa sugli scaffali dei negozi top level, accanto alle griffe, riuscendo a sfondare».  85



CHERCHEZ LA VAGUE La moda cambia, si innova. Riparte e cambia pelle, muovendosi fra archivi e presente, senza stacchi, come se il passato fosse una costola del futuro. Le variazioni del classico diventano un dialogo tra arte e moda, sempre visto con un fil rouge di ironia. DI ALBERTO CORRADO ÁCHEVAL PAMPA

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LA NONNA COME MUSA

CHRISTIAN SIRIANO

Lo stilista americano 35enne è salito alla ribalta delle ultime fashion week newyorkesi, affermandosi come uno dei designer apprezzati per le proposte sempre all’insegna dell’inclusività in termini di età, taglie ed etnie. Musa della stagione è la nonna italiana dello stilista: infatti le linee anni ’30 sono alternate a forme e volumi extra.

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La tuta da ginnastica, associata nel nostro immaginario allo sport, ora diventa un capo eclettico, da indossare non solo in palestra ma anche durante il resto della giornata. Una sperimentazione nuova per Freddy, che da anni si connota come marchio distintivo nel panorama athleisure.

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100% ANIMAL FREE MOOD VITAMINICO

SAVE THE DUCK

L’azienda specializzata in outwear sigla per la SS 2022 due collaborazioni di prestigio. La prima è con Edward Crutchley, green designer, che ha realizzato una collezione dalle linee rigorose e pulite mentre Mackintosh, azienda iconica del raincoat londinese, approfondisce le tendenze con capi puffer reversibili, dall’aspetto casual e versatile. 88

PSYCO CHIC

SCHIAPARELLI

La silhouette è audace, quasi che voglia sfuggire al banale, dove un completo pantalone su stampa floreale diviene un remix perfetto per una sera scintillante.

KAOS

Le donne stanno riscoprendo il piacere di giocare con la moda e l'ufficio stile del brand le accontenta. Per questa stagione dominano tanti colori vitaminici, tendenti al flou, onnipresenti dai completi tailoring ai long dress plissé, realizzati in cotone elasticizzato e satin.


GRAPHIC VANGUARD Una sintonia di geometrie caratterizza capispalla, giacche e accessori per la stagione estiva, che sembrano usciti da un atelier di décor, ma modernizzati. Una nuova scommessa per la moda e per chi la consuma, che desidera sempre di più una moda reale, ma che faccia sognare. PATRIMONIO ARTIGIANALE

MALO

Una collezione che valorizza il patrimonio artigianale della maison. Un'elegante passeggiata fra tessuti pregiati tra cui spicca il cachemire, arricchito da nuovi trattamenti, e dove le lavorazioni uniche e particolari creano capi dai volumi leggeri o tridimensionali.

GIOCHI DI CONTAMINAZIONI

PREEN

Il duo Thornton-Bregazzi porta in scena parallelismi tra il mondo anni ’80 e quello contemporaneo, partendo da colori e tessuti diversi, che si accompagnano in nuove combinazioni.

TORNARE A VIAGGIARE

KOCCA

Una lettura del tempo che stiamo vivendo: riflessione ed esternazione, minimalismo e caos. Un guardaroba perfetto, alleato di una donna che riscopre la consapevolezza di se stessa e la voglia di viaggiare. Tonalità delicate coesistono con volumi nuovi che danno un carattere agli outfit.

COLORE RISCOPERTO

CALICANTO CALEODOSCOPICA ENERGIA

ETRO

Veronica Etro ritrae una generazione di giovani sognatori che omaggiano la vita. Echi anni ’70 ispirano il mood della collezione, dove fantasie optical dal sapore psichedelico diventano geometrie e sono esaltate da ipnotiche onde floreali di Paisley.

SURREALISMO RITROVATO

INSTANT CLASSIC POP

MM6 MAISON MARGIELA

PANCHIC

Estroversa ed eclettica, la collezione è una celebrazione del ritorno alla vita nei luoghi della socializzazione e nelle strade delle città. Le grafiche stilose e le stampe a scacchi rossi e verdi, ispirate alle artiste Claude Cahun, Leonora Carrington e Dorotea Tanning, sfociano in un guardaroba dai toni surrealistici.

Il brand, dall’anima pop, presenta la nuova P23, una scarpa allacciata con suola a scatola e tomaia in spugna ricamata multicolor. L’innovazione sta soprattutto alla base, con la gomma naturale che si mescola al legno di recupero per creare un materiale inedito, in grado di produrre una nuova definizione di modellatura.

La classicità e l’eleganza delle luxury bag di eccellenza artigianale italiana giocano con il colore. Linee iconiche si vestono di nuovi materiali e nuance che prendono ispirazione dalla natura, partendo dal verde per arrivare al blu.

NEW OPENING

BOYY

Il marchio newyorchese, fondato nel 2006 da Jesse Dorsey e Wannasiri Kongman, ha aperto uno store a Milano, in via Bagutta 62. Segni particolari, un'artigianalità superiore e materiali solo italiani, anche nella capsule lanciata per l'occasione. 89


LIBERTINES TOUJOURS Pioggia di paillettes in colori neon, capi in tessuti satinati con dettagli luccicanti e la voglia di osare, prendendo ispirazione al glam degli anni '50 e '60. Questi sono i look più audaci da tenere in mente e fare spazio nel proprio guardaroba, per tornare a godersi party-disco e l’aurora sulla spiaggia.

ESTETICA SOVVERSIVA

DES_PHEMMES ANTIDROPLET/ANTIFOG

OONE

Un prodotto che nasce dalla fusione tra un occhiale tradizionale e una visiera con un'ispirazione esteticamente glamour, che guarda al futuro. Il risultato è un occhiale trasversale, in nove colori, adatto sia alla persona comune, che lo usa come anti droplet, sia a una diva contemporanea. In vendita sul sito www.oonconventional.it.

Un brand nato durante la pandemia dalla mente creativa di Salvo Rizza, che con la sua seconda collezione ha riscosso molti apprezzamenti. Il rimando è agli anni’90 e a un'estetica sovversiva, fatta di nuance acide e total look eclettici e seduttivi.

PARTY POP

VERSACE

Sensualità e divertimento per Versace, dove colori pop e tagli sportivi imperano. Un messaggio positivo per chi sceglie di indossare un capo per essere sempre al centro della propria vita, come se tutti i giorni fossero una festa perenne.

GUSTO EDGY

GIANNICO

Niccolò Beretta ci conduce in un viaggio in technicolor dove dettagli criss cross e lacci intriganti diventano protagonisti. Materiche e brillanti le texture, mentre i colori spaziano dalle tonalità più calde del giallo fino a tinte fredde come l’argento.

OMAGGIO A PALOMA PICASSO

SAINT LAURENT

Nei suoi taccuini, pubblicati postumi, Pierre Bergé sottolineava come è stata importante e cruciale l'influsso che Picasso ebbe sulla trasformazione creativa di Saint Laurent, svegliandosi dal torpore dell'haute couture per affrontare nuove sfide. Anthony Vaccarello immagina una donna dalle giacche squadrate con maniche a tre quarti e pantaloni super attillati. 90

DNA AUTENTICO BEBE STRASS

GIUSEPPE ZANOTTI

Il sandalo con plateau Bebe Strass rievoca il glamour anni '90, mentre il sabot Earthshine Plexi ricorda Helmut Newton e il modello Tutankamon ha suola geometrica e tacco scultoreo.

ERMANNO SCERVINO

Nella nuova collezione Ermanno Scervino rivive il dna più autentico del brand, stabilendo una connessione profonda ed emozionale tra passato, presente e futuro. L’eleganza glamour e femminile ritorna in passerella con una collezione sartoriale e con l’ossessione al dettaglio.



STRAIGHT ATTIRE L’ethos minimale invita a guardare le due anime opposte della donna, in uno scontro quasi frontale: quella iper-femminile, sartoriale e dressy e quella attiva e agile. Il corpo è sempre al centro, anzi viene glorificato da giacche e cappottini blazé, tailleur corti bon ton, short super-aderenti e felpe dal taglio non convenzionale.

SWINGING ITALY

TOD’S

La sperimentazione di Walter Chiapponi punta a nobilitare lo sportswear e renderlo chic, come lui stesso ha dichiarato. La collezione è tutta incentrata su abiti corti e silhouette attillate, che richiamano gli anni '60.

NEW BRAND

POP-ART

14 BROS

DIOR

Un brand che nasce da un'idea di Roberto Broschi, da qui Bros, che gioca anche sul termine attuale che significa “Brother”. Un vero progetto Box to Box fatto in collaborazione con Pietro Negra, che racchiude la visione di una collezione che strizza l’occhio al mondo delle subculture che si sono avvicendate dagli anni Settanta ai giorni nostri.

Miniabiti, gonne, short e bralette colorate irrompono sulla passerella di Dior, creando un senso di gioia dopo la pandemia. Un forte sguardo al futuro, evidenziato dal richiamo al gioco concettuale ispirato alla pop-art.

PRESENTE CONTINUO

VALEXTRA

Partendo dalla tensione tra sobrietà rigorosa e decorativismo eclettico per cui è Milano è famosa, la collezione giustappone elementi diversi e celebra il rapporto simbiotico con la città, da sempre prima fonte di ispirazione delle creazioni del brand.

ARCHIVI CONTEMPORANEI

SILHOUETTE ANNI ’90

MAX MARA

La moda secondo Ian Griffiths, direttore artistico di Max Mara, è una moda indossabile ogni giorno, comoda e confortevole. Outerwear, maglioni in cachemire interpretati in forma di top e bralette, a cui si aggiunge la pelle delle minigonne e dei minidress. 92

MATERIA PLASMATA

SANTONI

Nell’atelier Santoni, immerso tra le colline marchigiane, nascono sandali, pumps, slingback e loafers dai colori inconfondibili, espressione di un dailywear contemporaneo e sofisticato.

KRIZIA

Una collezione che ripercorre gli archivi della maison e l'impronta grafica che la contraddistingue da sempre. I vestiti in seta cruda, lino, viscosa e organza diventano icone da indossare, per donne che amano esprimere la propria identità. Non mancano camicie dal taglio maschile e gilet over animalier.


NOCTURNAL RITES Giochi di luce, creazioni da sogno e atmosfere orientali inaugurano il nuovo tempo del viaggio, catturando sguardi inediti, per una moda quasi da Haute Couture.

FILOSOFIA PROGETTUALE

YALI NATURA MUTANTE

DEL CORE

Tra riferimenti botanici ed echi da Oriente spuntano il bling bling e rimandi all’acqua, per una collezione dove la bellezza non è mai statica. Made to measure e pezzi couture si mescolano, per dare vita a una femminilità mutante.

La designer Pia Zanardi torna alle sue radici parmensi con una collezione realizzata artigianalmente in una piccola fabbrica dell’Umbria. Una combinazione di funzionalità ed estetica con stampe sublimi, gonne sgargianti, blazer reversibili.

MULTICULTURALITÀ CROMATICA

PIERRE LOUIS MASCIA

Gli anni’60, lo sciamanesimo, la spiritualità, la psichedelia e il sogno di libertà sono ricordi e riferimenti dello stile di Pierre Louis Mascia, che crea una collezione dai dettagli preziosi. La camicia di seta, il pantalone pigiama, il kimono e il caftano sfoggiano lavorazioni artigianali, per soddisfare la clientela più attenta ed esigente.

10 ANNI DI OLIVIER ROUSTEING

BALMAIN

Un mood post-atomico, ma talvolta anche ascetico, si traduce in drappeggi, tagli asimmetrici, lavorazioni a intreccio quasi maniacali, effetti paracadute e tantissimo oro arricchiscono i capispalla. Strategiche le zip posteriori di abiti super sexy, mentre i pantaloni boxy strappati si candidano a must have.

SOGGETTI PITTORICI TRADIZIONE COME INNOVAZIONE

ACT N°1

Il nome della collezione ha un preciso significato, inteso come il primo atto di vita, momento che ha ispirato i designer Galib Gassanoff e Luca Lin. La nuova stagione viene svelata attraverso abiti gabbia, che si trasformano in soggetti pittorici come il “paesaggio” o le “Peonie” di raso e duchesse. Una rivalutazione del passato per evolvere verso un futuro migliore.

SARA WONG 100% RICICLABILE

AMAROSSA

La prima scarpa 100% riciclabile e compostabile, firmata da David Beauciel. La circolarità è il focus: al termine del suo ciclo vitale, la calzatura trova una nuova forma con il riciclo. Tutto made in Italy.

L’estetica tradizionale della Via della Seta rivive nei tagli e nei colori di una collezione all'insegna della giocosità e dell'estro creativo che contraddistinguono la designer cinese. Sara Wong si mette in gioco in prima persona, per parlare in modo diretto alle sue clienti attraverso il suo stile tra Oriente e Occidente. 93


COMING OF AGE Il concetto di base è attingere a quello che si è creato dopo una lunga pausa, con la voglia di incanalare le capacità artigianali di settori come la maglieria in progetti di pura gioia per gli occhi. Fili, incroci, tessiture diventano un viaggio a ritroso, per portare con sé tematiche antiche, ripensate nel periodo di resilienza.

TRA ARTE E MODA

GIVENCHY

70 look per raccontare un prossimo futuro fatto di arte e moda. Alla sua terza collezione Matthew. M. Williams, collabora con l’artista americano Josh Smith, per presentare la stratificazione della moda attraverso le sue ere e le sue tendenze.

EFFETTO SEE-THROUGH

PESERICO

Per la prossima stagione calda la collezione parte dai codici estetici del brand: filati naturali e plissettature in 3D, colori caldi che vanno dal giallo primula al glicine e, infine, tessuti impalpabili con effetto see-through.

PARIS, TEXAS

LES COPAINS

Yossi Cohen interpreta lo spirito francese del brand attraverso i colori di un viaggio verso il Texas. I toni naturali delle rocce del Rio Grande, con i suoi colori che vanno dal bianco caldo al grigio-beige, incontrano le nuance dorate del deserto, per poi accendersi nel rosa peonia o nel rosso fiamma.

NUOVA SENSUALITÀ

MISSONI

La prima collezione di Alberto Caliri rimane fedele ai codici del marchio, ma proponendo una silhouette più esuberante, calda nei toni e nella color palette.

ABC MILANESE MAGLIERIA CONTEMPORANEA

ARCHETIPI METROPOLITANI

SCAGLIONE

PORTS 1961

La ricerca e l'innovazione sui materiali fanno di Scaglione un'azienda leader che si basa su una storia di artigianalità. La collezione SS 2022 incrementa la ricerca, alternando finezze consistenti e più sottili. 94

Il direttore artistico Karl Templer immagina una collezione che celebra la consapevolezza e la forza delle nuove generazioni, attraverso il pragmatismo deciso di linee che incontrano stampe grafiche.

ASPESI

Lettere di alfabeto per comporre un guardaroba milanese sempre più attento a una dimensione cosmopolita. Trench, giacche, pantaloni, camicie bon ton trionfano sulla fisicità di chi li indossa, per esaltare al massimo l'identità individuale.


BLAZE OF BLOOM La fioritura della natura, nel tempo primaverile, ma anche in quello estivo, diventa esuberante, perfino sfacciatamente colorata, esaltando la gioia e la celebrazione al ritorno alla vita. Una energia vitale che si mescola in un caleidoscopico di fiori che danno vita a pezzi interscambiabili e ricomponibili a piacere.

CROMATISMI GREEN

OOF WEAR

Un approccio sempre più sostenibile alla moda, quello di Oof Wear, in una collezione di capispalla e accessori in nylon ultralight ristop 100% riciclato, con cui far diventare l’impegno green un vero e proprio stile di vita.

INCONTRI DI DUE MONDI

RE-HASH

Uno dei maggiori player nel segmento del denimwear made in Italy presenta la sua prima capsule collection donna, in collaborazione con Antonio Marras. Heritage e know di Re-Hash si uniscono all'estetica sognante dello stilista sardo.

CAMBIO DI PROSPETTIVA

VALENTINO

La moda pensata nell’ufficio stile incontra la strada, per essere indossata sempre in maniera diversa. Una rivisitazione degli archivi rientrando nella fisicità e modi di essere di oggi. Una identità nuova per creare una estetica non più frammentata ma evoluta, dove l’imperfezione diventa sinonimo di unicità. SUGGESTIONI ARTIGIANALI

OTTOD’AME

Le piccole botteghe artigiane dei mestieri, con accenni alla natura, alla fotografia, all’arte e ai sapori, sono fonte di ispirazione di una collezione colorata, fatta per accompagnarci verso l’estate.

HERITAGE BRITANNICO

ERDEM

La moda del passato inglese torna alla ribalta e si arricchisce di particolari, rendendo le proprie silhouette contemporanee. Motivi floreali e astratti si adagiano sulle gonne, mentre il pizzo offre un twist inedito alla maglieria.

CHIC PIC-NIC

VERSO SUD

POLLINI

ALESSIA SANTI

Un pic-nic alla aria aperta, in mezzo alla natura, è il punto di partenza della nuova linea estiva di Pollini per la prossima estate. Dai materiali colorati alle strutture e forme, tutto diventa più leggero e morbido, in linea con il mood di stagione in cui natura e glamour si intrecciano.

Continua l’omaggio della stilista alla sperimentazione e alla ricerca, che ci trasporta in un tempo estivo fatto di ricordi e suggestioni. Capi di taglio over si alternano a una maglieria fatta con mescolanze di filati e colori, che dai toni della terra volano verso paradisi caraibici. 95


COSMIC CRUISER Impavide, romantiche e sfrontate sono le donne che cavalcano una nuova era, rubando la scena per amplificare il messaggio di bellezza assoluta del nostro pianeta, fatto di colori della natura incontaminata. LIBERTÀ DI STILE

PT TORINO

Quando le linee femminili incontrano la modellatura sartoriale maschile nascono capi armoniosi, all'insegna di un’eleganza quotidiana da vivere in libertà. I dettagli ricercati del tessuto in drill di lino e cotone, la pince singola, la gamba ampia e dritta e le fibbiette dorate che ingentiliscono lo stringivita rendono i pantaloni indiscussi emblemi di stile.

VIAGGIO INCANTATO

TREBARRABI

La collezione si ispira agli acquerelli del viaggio incantato di Corto Maltese, iconico personaggio di Hugo Pratt, che fondono i colori caldi e freddi di paesaggi incontaminati. Si scoprono così fiori impalpabili stampati su tessuti leggeri, gessati rigorosi, sete dai colori polverosi e femminili, lini, cotoni e fibre naturali che rappresentano il viaggio interiore della donna che li indossa.

UNIVERSI OPPOSTI

STILNOLOGY

La collezione rappresenta due universi opposti ma in perenne attrazione, anime contrastanti ma complementari, contemporanee e tradizionali, eleganti e sportive. Essenziali i capi, dove materiali e colori si declinano in volumi over.

ESTETICA PERFETTA

GIMO’S

Una femminilità sobria e mai urlata è quello che propone Gimo’s per la SS 22. Pelle, camoscio e nappa sono protagonisti e trasportano in un viaggio tra volumi fluidi e morbidi, ma anche capaci di assecondare le linee del corpo senza costringerlo.

ABITI LEGGERI SPORTSWEAR VS OUTDOOR

LA MODA REMIXATA

OUTHERE

LANVIN

La stagione SS 2022 rimanda all'acqua come elemento fluido che libera da sovrastrutture e limiti. Dal lavoro creativo dell’ufficio stile nasce una collezione frutto di ricerca sui materiali, dando vita a una contaminazione tra sportswear e outdoor. 96

Una ri-calibrazione di Madame Jeanne Lanvin, pensata e creata da Bruno Sialelli, direttore creativo odierno della Maison, dove l’abbigliamento si fonde con la contemporaneità fatta di spalle larghe e una combinazione di tessuti haute couture.

HERMÈS

Suggestioni artistiche di Flora Moscovici, artista site specific, delinea un nuovo orizzonte di luce, trasportandoci assieme Nadège Vanhée- Cybulski, direttrice creativa della Maison verso una moda per il prossimo futuro, semplificata e leggera che adorna il corpo, ma non lo costringe.


MÉNAGE À LA PLAGE La forza seduttiva di una donna, mentre arriva in spiaggia o sale sulla passerella di uno yacht, diventa il canone estetico della prossima estate in riva al mare. Un' immagine à la page, curata nei dettagli dei tessuti, nelle linee che seguono il corpo e negli accessori, mai lasciati al caso.

FEMMINILITÀ FORTE

TAGLIATORE 0205 CALZATA FLESSIBILE

ACBC

Il modello di sneaker Easy Joe M spiega esattamente il grande lavoro di ricerca di questa azienda, specializzata nella progettazione e produzione sostenibili. La calzatura, infatti, è realizzata da rifiuti provenienti dagli scarti dell’industria del grano e dal mare.

Una donna sofisticata dalla femminilità forte è quella scelta per questa stagione calda. I capi hanno un allure mannish, dove le giacche sartoriali e gli spolverini dal taglio seducente scoprono il corpo in modo raffinato.

RITORNO ALLA MATERIA

SHI.RT

Roberto Rimondi e Tommaso Aquilano ritornano in passerella con una collezione essenziale ma ricca di colore materico, vivido e talvolta anche flash. Si alternano silhouette diverse, dove ai motivi iper grafici fa da contraltare l'abilità artigianale italiana. BLACK AND WHITE PIOGGIA E MARE

SEALUP

Questa stagione il brand interpreta i due mondi di riferimento, Rain & Sea, attingendo alla storica tradizione di un Rainwear e di un Outwear dal lusso discreto. A completare i look una serie di cloche e Sudovest, declinati nei vari tessuti dei capi in collezione.

OSÉREE

Un brand che da tempo mira alla sostenibilità, proponendo nella sua prima linea di costumi "Sustainable Eco" e capi in black and white. Forme lineari si incrociano con il bianco e nero, per costumi interi e bikini più chic che mai.

CITTADINA DEL MONDO

WOMAN IN BERWICH

Libertà e leggerezza sono gli elementi base di questa collezione estiva, che celebra la sintesi tra natura e vita. Pantaloni, bermuda e short dalle stampe accattivanti o dalle righe accoppiate si candidano a essere protagonisti del guardaroba di una donna cittadina del mondo.

ISTINTO FEMMINILE

AGL

Il sesto senso femminile è l’ispirazione e il motore creativo che muove le sorelle Giusti. Un'intuizione che si trasforma in creazioni nate da un profondo know-how, che deriva da un patrimonio di esperienza, artigianalità e made in Italy.

ESTETICA ALTERNATIVA

ATVX

Il linguaggio del corpo viene svelato da linee asimmetriche, in nome di un'estetica alternativa. La fluidità del jersey si traduce in abiti che permettono al corpo di esprimersi liberamente. 97



FENDI BY VERSACE

VERSACE BY FENDI

QUESTIONE DI STILE

Dopo mesi di isolamento la moda è tornata a stupire e a ribadire il diritto di fare tendenza, grazie a colori accesi e tessuti scintillanti, senza cadere nei cliché e finalmente sdoganando la libertà di osare a ogni ora del giorno. DI ALBERTO CORRADO

99


Sopra le righe

1 JIL SANDER 2 MARYLING 3 GILBERTO CALZOLARI 4 TEDDY VONRANSON 5 CARLA CARINI 6 PIAZZA SEMPIONE

1

7 EMPORIO ARMANI

6 l segreto dello stile nella prossima stagione estiva è indossare chemisier o abiti camicia dal taglio morbido, sartoriale, capace di adattarsi a fisici diversi. La versione più in voga è a righe, con cintura che segna il punto vita. Per un outfit H24 basta sostituire dopo il tramonto le scarpe raso terra con modelli con il tacco o stivaletti.

I

2 4

5

7 3

100


Manifesto blanco S

i fa presto a dire bianco, c’è quello raffinato e quello dozzinale, ogni sfumatura ha un proprio carattere», ha detto lo scrittore giapponese Haruki Murakami. Sembra che questa sua frase sia piaciuta a molti designer e alle aziende, al punto tale che il colore bianco si è visto su molte passerelle e nelle collezioni presentate ai vari eventi. Dalla classica giacca smanicata con scollo profondo, ai pantaloni streetwear di tessuto leggerissimo, l'iconico colore si ritrova anche nei sandali con zeppa dal sapore rétro o nelle borse best seller in pellami pregiati, impreziosite dalla metalleria ricercata.

«

4

6

1 1 FENDI 2 AC9 3 ELVIO ZANON 4 MARCOLIN - MONCLER 5

5 EUFONIA 6 SIMONE ROCHA 7 VISONÀ

2

7 3

101


Voyage tropicale delle tendenze dell'estate 2022 è la U nastampa camo, anche se lontana dalla sua accezione etimologica, ossia camuffare, nascondere e far passare inosservata la persona che la indossa. Si ritrova su capi e accessori, per connotare un daywear elegante e molto chic, ma anche su parka, bomber, completi, minidress e vestiti con stampa in 3D. Oppure, semplicemente, su camicie dal sapore western. Un vero asso nella manica, per uno stile da protagonista.

6

1 2

4

1 REDEMPTION 2 LUISA SPAGNOLI 3 STW 4 MICHAEL KORS 5 GIANLUCA CAPANNOLO

7

6 MONCLER GENIUS PALM ANGELS 7 BURBERRY 3 5

102


Fuoco incrociato

6

F

ili intrecciati raccontano il bisogno di allontanarci nel tempo e nello spazio, evocando il fascino raffinato ed esotico di paradisi lontani, oltre a ricordarci la sapienza artigianale. Emerge la non mutata espressione di rilassata eleganza, dove un abito o un accessorio sono un incontro tra Estremo Oriente e Mitteleuropa.

1 ALBERTA FERRETTI 2 BORBONESE 3 DROMe

4

4 GIORGIO ARMANI 5 BRUNO PREMI 6 SERAPIAN 7 MARINE SERRE

1

3

7

2 5

103


Rise and shine è brillare. Per questo L’ imperativo i trench, i top, i pantaloni, i minidress e i lunghi abiti si accendono con sequin, glitter e lurex, o vengono realizzati in tessuti dalla palette cromatica che va dal metallo all’oro. Tutto deve luccicare dal tramonto all’alba, per non passare inosservate. Anche gli accessori non possono essere che scintillanti, dalle scarpe alle borse gioiello, portate rigorosamente a mano. 3

5

1

6 1 OSCAR DE LA RENTA 2 TOM FORD 3 VICTORIA BECKHAM 4 DUNO 5 DUNDAS X REVOLVER 6 DOLCE&GABBANA 7 CHIE MIHARA

2

4 104

7


Squarci di vita sul tema di un must have, la V ariazioni maglieria: quasi sempre bianca o nera per l’estate, ma con concessioni a lavorazioni a losanghe o a trama larga, per esporre il corpo abbronzato. O ancora romantica, come se fosse una coperta granny, tradizionale o fantasia. Ai piedi un paio di wedge per slanciare la silhouette, ma anche i sabot con dettagli à tricoter multicolor.

7

1

5

2

1 VAARA 2 BEATRICE B 3 N° 21 4 BLUMARINE 5 ALESSANDRO VIGILANTE 6 MALONE SOULIERS 6

7 PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI

4 3 105


Jus - à - porter L

ei era vestita limone, per colorare una notte fredda…», cantava Bono Vox, vocalist degli U2 nel 1993, portando all’attenzione di tutti i suoi fan quel colore acceso, che evoca un mondo legato all’infanzia e alle località vacanziere. Una tonalità dalla fascinazione estiva, che storicamente molte maison hanno raccontato tra suggestioni costiere, rimandi alla Sicilia e reminiscenze degli abiti della domenica. Oggi la "poesia agrumata" vive una seconda primavera dove abiti, borse e scarpe diventano un distillato di fresca energia: quello che ci voleva per riprendersi dal grigiore dei tempi recenti.

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1

1 FRANZI 2 PRADA 3 RICHARD QUINN 4 RENÉ CAOVILLA 5 SFIZIO 6 ROBERTO CAVALLI 5

7 DOTZ

3

6

4 2 106

7



WALK ON THE WILD SIDE Scatti di stile per scoprire un guardaroba trasversale all'insegna della voglia di viaggiare rivisitando i classici con un twist contemporaneo, che regala allegria alle giornate. ELISABETTA FRANCHI LA MIA BAMBINA Lo stile safari pervade tutta la collezione, in nome di una nuova armonia. La divertente stampa micro-fiore viene sviluppata su abiti morbidi, definiti da tessuti importanti e volumi strutturati.

IL GUFO La collezione nasce un percorso che dalla città conduce verso un'eco-farm ideale, uno spazio dove natura e fantasia regnano incontrastate. I materiali sono naturali, come nel caso del trench in drill di cotone abbinato ai pantaloni dal design baggy in cotone seersucker.

HOMEWARD Un brand ispirato a un concetto di moda dinamica e soprattutto accessibile, facile e moderna, per veri viaggiatori del mondo. I capi sfoggiano contenuti tecnici sofisticati, come la tintura in capo, in grado di ottenere colorazioni che donano personalità al tessuto.

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VICARIO CINQUE La raffinatezza e il gusto di questo brand affondano le radici nel territorio dei colli berici e nel suo patrimonio di artigianalità. Le linee sono morbide e femminili, per un total look funzionale e adatto a ogni occasione, a partire da quando si è in viaggio.

BLAUER JUNIOR Uno stile versatile e inconfondibile per le future generazioni, in una collezione caratterizzata da una vasta gamma di modelli e dal mix di tessuti, finish e colori cari al brand.

SARABANDA La proposta outwear del marchio è stata ottimizzata, presentando capi più funzionali, rinnovati sia nel fit che nei tessuti. Un perfetto gioco di equilibrio tra eleganza e ricerca del dettaglio, creatività e colore, comfort e sicurezza. Molti i temi sviluppati, dal natural classic alla capsule con Ducati, per vestire baby boy.


BACK TO EDEN La prossima estate saranno le tinte calde del giallo e i ramage fioriti a entrare nell’armadio dei più piccoli e non solo. Spunteranno gonne ampie e abiti svolazzanti, punteggiati da fantasie floreali, con biker o sneaker vagamente rétro. PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI Il romanticismo tipico della maison abbraccia lo stile artistico e una forte anima creativa, in una collezione dai colori accesi e dai tessuti raffinati come il Sangallo, la mussola di cotone, il tulle stampato. Capi ironici, che diventano protagonisti di look daily.

GUESS KIDS Le collezioni per gli adulti ispirano i ragazzi e le ragazze Guess, che indossano stili mini-me caratterizzati da tagli moderni, influenze vintage e, soprattutto, da una confortevole leggerezza. Una palette colorata e un cuore green celebrano il nostro ambiente e le sue bellezze.

GI.N.GI Una produzione 100% made in Italy, per offrire un caleidoscopio di modelli. Le tonalità della collezione SS 2022 si ispirano alle calde sfumature della terra e a quelle terse del cielo. Cotoni, lino e fibre naturali sono i materiali d'elezione.

ESHVIKIDS Colori allegri, tessuti naturali, un design accattivante, un'estetica unisex e linee semplici per una collezione in cui i capi sono tutti organici, perché realizzati solo in tessuti eco-consapevoli e con una qualità estetica in armonia con ciò che ogni mamma sceglierebbe per il proprio figlio.

LE PETIT COCO Per la nuova stagione estiva il brand in capo a Gimel strizza l’occhio a un futuro ecosostenibile, facendo particolare attenzione ai materiali e ai tessuti impiegati, per creare capi dalla forte identità e dai colori avvolgenti. Due i mood: Marrakech, per uno stile liberty, e Trabocco, sinonimo di look daily.

COLMAR ORIGINALS Una gamma di capi ecofriendly, dalle linee essenziali, realizzati che utilizzano materiali riciclati provenienti da scarti di pre e post produzione, riducendo così l’impatto ambientale e sensibilizzando a un utilizzo più consapevole del proprio guardaroba.

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PLAYING IT COOL La primavera-estate 2022 va sempre più verso il gender-fluid anche per i più piccoli, ossia capi unisex semplici e confortevoli, che stiano bene a tutti. Un pensiero va anche alla sostenibilità, evocata dai colori naturali ma praticata anche nei contenuti. IDO Per l’estate la baby girl si veste con un look bon ton ma non formale, scegliendo di indossare colori in nuance naturali, dal sabbia al caramello, senza tralasciare il bianco abbinata al mandarino.Combinazioni che si adattano al ritmo della vita quotidiana.

MARIA BELLENTANI Il brand, fondato a Modena negli anni ’70 da Lucia ed Enzo Colombini, continua la sua sperimentazione e innovazione, puntando per questa stagione estiva su una maglieria giocata su trame e fili. Le linee classiche, rivisitate con punti fantasia, si rivolgono a mamme indipendenti.

UNDUETRESTELLA EverDesk è uno scrittoio senza tempo, creato dal design Ezter Papp, che ogni bambino vorrebbe avere ed è vincitore del Reddot Winner 2021. Si tratta di un tavolo in rovere che cresce con l’età: otto altezze per la seduta, quattro posizioni del piano lavoro e diversi supporti per l’appoggio dei piedi. Un banco che funziona dai 3 ai 99 anni.

MIMI & LULA Un marchio di accessori per bambini fondato nel 2017 da Natasha Hodson e Nicola Byrne, dopo oltre un decennio di lavoro per famosi marchi di alta moda. MIMOOKIDS Un brand ispirato al metodo Montessori: colletti extra elastici, sistemi di chiusura a codice colore secondo l’età e soprattutto un design confortevole, tutto è pensato per la libertà di movimento di bimbi indipendenti.

GUESS UOMO Giocare con il tessuto denim è facile: per la prossima stagione estiva i jeans maschili sono stati concepiti in una collezione modulabile, che permette a persone di taglie diverse di indossarli e rendere il proprio look speciale, tra lo scanzonato e il classico dinamico.

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PRIMIGI FOR CHANGE Una nuova linea di calzature sostenibili: la tomaia può essere in pelle o in tessuto riciclato, mentre le suole sono ad alto contenuto di materiale riciclato e la fodera in pelle Chrome Free.


AERRE PARTNERS for

Aerre partners: con il digitale e un servizio su misura va oltre l’head hunting La società indipendente, fondata nel 2004 da Riccardo Adamo e leader internazionale nella ricerca di designer e talent executive della moda e del lusso, lancia nuove divisioni e altri progetti. Obiettivo, essere la prima Factory Firm in materia di People Management per moda e lusso

Leader a livello internazionale nella ricerca di designer e talent executive nei settori moda e lusso, Aerre Partners coglie le opportunità offerte dallo scenario attuale, rivoluzionato dal digitale che ha rimesso in moto energie ferme da anni. Cogliendo al volo le energie del nuovo Rinascimento alle porte, questa società indipendente, fondata nel 2004 da Riccardo Adamo dopo 20 anni di esperienza in aziende prevalentemente quotate del fashion, amplia gli orizzonti oltre il core storico dell’head hunting, lanciando nuove divisioni specialistiche. Le business unit diventano così quattro: accanto ad Aerre Talent e Aerre Lab, che rappresentano la storia di Aerre Partners e si focalizzano sulla ricerca rispettivamente dei più validi talenti manageriali e dei migliori designer, nascono Aerre Trademark e Aerre D/Vision. Se Aerre Trademark si connota come l’area dedicata ai servizi di consulenza brands & licensing, Aerre D/Vision fornisce servizi di People Management e di contenuti digitali specializzati, coprendo le esigenze legate alla trasformazione digitale attraverso l’intero funnel omnica-

nale. «La nostra aspirazione - spiega Riccardo Adamo - è diventare la prima Factory Firm per il mondo della moda e dei beni di lusso per quanto riguarda il People Management». «Il valore che ci contraddistingue - prosegue - è la specializzazione. Non siamo generalisti e investiamo solo nell’eccellenza, vivendo immersi nel fashion & luxury da oltre 30 anni. Ci piace pensarci come dei sarti, che confezionano abiti su misura per non deludere mai le aspettative dei nostri “compagni di viaggio”». Tra i 350 clienti di Aerre Partners ci sono oltre 250 designer internazionali e un centinaio di società, a loro volta

aerrepartners.com

internazionali: realtà indipendenti, gruppi quotati, startup e fondi di private equity, in nome della massima flessibilità ed empatia con il cliente. Dall’approccio proattivo, innovativo e di qualità di Adamo e dei suoi collaboratori alla propria professione sono scaturite altre iniziative, a partire dal rinnovamento totale del sito, che va di pari passo con una nuova app. «Nella sua prima fase - spiega Adamo - questa app riguarderà l’erogazione di servizi di scouting e ricerca di talenti con modalità digitali e moderne, corredate da una vasta gamma di servizi avanzati. Ma vogliamo puntare più in alto e dare vita a una sorta di Elite Club, che rinnovi profondamente i criteri e le modalità ormai arcaiche dell’head hunting tradizionale. Crediamo ciecamente nelle potenzialità di crescita e sviluppo del digitale e in quest’ottica investiamo su People e Tools, senza mai fermarci». «Quello che mi piace ripetere conclude il fondatore di Aerre Partners - è che abbiamo imparato a non temere l’ignoto, a creare il nostro destino e a usare i nostri talenti per ispirare. La vita è troppo breve per essere insignificante».


sempre interessato scorgere la fragilità. Mi piace raccontare le donne che conosco, mia mamma, mia sorella, le mie amiche, e far emergere il loro universo più intimo e autentico, tramite anche delle dissonanze stilistiche. Il mio lavoro è nato da una sorta di ossessione per gli anni Novanta e per la bellezza non classica di una giovanissima Kate Moss. Per me la sensualità non si misura nei centimetri di pelle lasciati scoperti. La sensualità è suscitare desiderio, è immaginazione. È quel mistero che voglio catturare.

INTERVISTA Salvo Rizza Fashion designer

«Scavo nell’interiorità, è quella la vera bellezza» Siciliano di Modica, classe 1989, Salvo Rizza è uno dei nuovi nomi da tenere d’occhio. Si è fatto le ossa da Giambattista Valli e dal 2019 si è lanciato en solitaire con Des Phemmes: una moda intimista, effortless, contemporanea, che vuole andare oltre gli stereotipi di angela tovazzi

Oggi lei è tra i giovani designer più promettenti sulla piazza italiana. Come è arrivato fin qui? Sin da piccolo amavo la moda e disegnare vestiti, ma il percorso verso questa professione non è stato certo lineare. Sono nato in Germania da imprenditori siciliani e il mio destino sembrava già segnato: studiare economia ed entrare nell’azienda di famiglia. I miei desideri andavano però in tutt'altra direzione. All’inizio i miei genitori non erano d’accordo sulla scelta di studiare all’Istituto Marangoni, dove mi sono diplomato, ma prima di iniziare facemmo un accordo: se il primo anno avessi ottenuto dei voti alti non si sarebbero opposti. E così è stato: completai il corso con una media del 29,9 e andai avanti. Poi è volato a Parigi, nel team stilistico di Giambattista Valli… Sono stati sei anni, di cui gli ultimi tre come reDirettore Responsabile e A.D. Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it) Caposervizio Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it) Redazione Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it) Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it) Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it) Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it) Realizzazione grafica Nadia Blasevich (n.blasevich@fashionmagazine.it) Carlo Maraschi (c.maraschi@fashionmagazine.it) Fashion Editor Alberto Corrado (a.corrado@fashionmagazine.it) Collaboratori Mariella Barnaba, Annalisa Betti, Cristiana Bonzi Pubblicità e promozione Barbara Sertorini (b.sertorini@fashionmagazine.it) Laura Pianazza (l.pianazza@fashionmagazine.it) Senior Digital Advisor Stefania Navaretti (s.navaretti@fashionmagazine.it)

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Oggi chi le piacerebbe vestire? Marion Cotillard per la sua intensità e poi Zendaya, perché pur giovanissima emana una grande forza. Tutta interiore. È quella la vera bellezza. sponsabile creativo di tutte le collezioni, fondamentali per il mio percorso. Considero Giambattista Valli il mio maestro. Quello che so lo devo a lui. Mi ha insegnato tutto: il rigore, la precisione dei tagli e delle proporzioni, il rispetto per il lavoro in atelier. Soprattutto, da lui ho imparato che niente è impossibile e che la tenacia paga.

Ha presentato alla fashion week. Quale il prossimo step? Vorrei allargare la rete commerciale e diventare più forte, anche per lanciare dei progetti collaterali. Coltivo l’idea di diventare un incubatore di talenti al femminile, tracciando interconnessioni multidisciplinari tra scrittrici, artiste, fotografe emergenti…per supportarle nel loro percorso creativo.

La sua storia lo dimostra… Direi di sì, perché all’inizio con il mio marchio, che ho lanciato nel 2019 proprio prima dell’esplosione della pandemia, non ho avuto tutto questo successo… C’era chi mi consigliava di fare la gonna più corta, chi di “copiare” qualche dettaglio dei brand più acclamati, chi di renderla più commerciale. Ascoltare i consigli arricchisce, ma credo che si debba avere il coraggio e la caparbietà di seguire la propria strada e la propria visione, senza voler assomigliare a qualcun altro. Puoi farcela solo se non ti tradisci.

Se non avesse fatto il designer che cosa sarebbe diventato? Credo un insegnante. Magari di arte o letteratura. Forse perché insegnare è un altro modo per trasmettere un pensiero sul mondo, con la possibilità di diventare a tua volta uno strumento di conoscenza.

E Des Phemmes che strada segue? Molti marchi hanno posto l’accento sull’empowerment femminile. Ecco, a me invece è Special Projects Matteo Ferrante Veneziani (m.veneziani@fashionmagazine.it) Assistente di direzione / UFFICIO TRAFFICO Valentina Capra (v.capra@fashionmagazine.it) Amministrazione Cristina Damiano (c.damiano@fashionmagazine.it)

Abbonamento annuale 95,00 e (quindicinale) c/c postale n. 16879207 È possibile richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Edizioni Ecomarket Spa - servizio abbonamenti Piazzale Cadorna 15 - 20123 Milano Numeri Arretrati: 16,00 e cad L’editore garantisce che i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione come quelli relativi agli invii in omaggio non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. Garanzia di riservatezza per gli abbonati in ottemperanza al D. Lgs. n.196/2003 (tutela dati personali)

Il sogno di Salvo Rizza? Essere sereno. Non ho velleità di ricchezza. Spero solo che l’amore delle persone che ho intorno rimanga nel tempo. Tutto è così veloce e fugace. È una "lezione" della pandemia: sono gli affetti che ti rendono felice. L’ho detto anche con la mia ultima collezione: Love More_More Love. ■ Edizioni Ecomarket Spa Redazione, Amministrazione, Pubblicità Piazzale Cadorna 15 20123 Milano telefono 02 80620-1 Fashion - Il magazine DI STRATEGIA, INNOVAZIONE E MERCATI Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 389 del 6-11-1970 Iscrizione n. 1418 al ROC Registro Operatori della Comunicazione Stampa: Aziende Grafiche Printing Srl - Via Milano 5 20068 Peschiera Borromeo (Mi) MDM Milano Distribuzione Media Srl È vietata la riproduzione anche parziale Articoli, disegni e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti © Fashion 2021 Edizioni Ecomarket - Milano



People Anna Dello Russo Fashion icon

Di recente si è concluso il suo rapporto con Condé Nast. Cosa le ha lasciato questa esperienza? Ho passato una vita in Condé Nast, prima in Vogue Italia e L'Uomo Vogue e negli ultimi 14 anni in Vogue Japan, di cui ho seguito la direzione creativa. Vale a dire 33 anni trascorsi in un’incredibile realtà editoriale. Ogni cosa ha ruotato intorno a questa esperienza. Oggi tutta la Condé Nast ha preso una direzione globale nuova e per me è arrivato il momento di cambiare. Ricordiamoci che i cambiamenti portano sempre grande energia e nuove chance.

«Sono un soldatino che marcia a ritmi serrati. E mi diverto anche» Il suo account Instagram racconta una vita piena di eventi e di glamour, tra la campagna pugliese e i red carpet internazionali. Ma quanto impegno occorre per esprimere tanta leggerezza? Ce lo racconta Anna Dello Russo, socialite da oltre 2 milioni di follower, che ha fatto delle proprie passioni il suo lavoro di CARLA MERCURIO

Sopra, Anna Dello Russo davanti all'insegna di Frisellanna, il locale da lei inaugurato di recente a Cisternino, dedicato all'eccellenza dei prodotti artigianali locali

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Quanta dose di professionalità (e anche di fatica) è necessaria per esprimere la leggerezza che traspare dal suo account Instagram? La leggerezza è una conquista che si ottiene con anni di esperienza, passione, professionalità, determinazione. Lo insegnano lo sport o le discipline orientali, come lo yoga: dietro un asana, che sembra facilissimo, ci vogliono anni di pratica. A questo proposito non rinuncio mai alla mia routine quotidiana: ogni mattina mi alzo alle 5,30 per praticare la meditazione, la corsa, lo yoga o il nuoto. Un processo che serve per pulire il corpo e la mente e che va a influire positivamente sulla mia vita privata e lavorativa. Con tanto impegno e molta disciplina non si corre il rischio di perdere di spontaneità? Assolutamente no. La leggerezza nel mio caso non è finzione, bensì come dicevo un traguardo a cui approdare con mente lucida, focus e facendo le scelte giuste. E se si arriva a comunicare e a condividere tutto questo, vuol dire che si è fatto un buon lavoro su di sé e sugli altri. E se poi si riesce a fare della propria passione la propria attività e anche a divertirsi, è un goal. Qual è il segreto del successo sui social oggi? La conditio sine qua non è mettersi in gioco in prima persona, per capire come funzionano. Ognuno cioè deve farli suoi e comprendere ciò che va bene per sé. Nel mio caso si tratta della condivisione del mio lavoro e anche di una forma estetica che deriva da anni e anni di esperienza in Vogue. Ma è un universo estremamente variegato e in continua evoluzione. Se si pensa a che scala di zeri c’è tra me e Kylie Jenner, a livello di follower, si intuisce che in mezzo c’è un mondo intero da scandagliare.

Come è nata l'idea di Frisellanna, il locale aperto a Cisternino la scorsa estate? Ormai vivo più in Puglia che a Milano. Per questo ho deciso di investire localmente, aprendo un posto di ristoro dove mangiare friselle e bere un drink, ma anche dove promuovere il territorio tramite la vendita di prodotti artigianali del luogo, non solo del food. Un concept che sta andando benissimo e che vorrei replicare in altre città. Ha altri progetti in cantiere? Alla fashion week di Milano ha debuttato la mia colab con il marchio Rosantica, che realizza borse gioiello e accessori preziosi. È nata per l'occasione una speciale borsa modello "trullo". Al momento ho in cantiere tanti altri progetti, per adesso top secret. Finora ho sempre lavorato su iniziative personali di brand consulting, legate a moda e comunicazione. Come mai ha scelto di vivere in Puglia? Mi piace stare in campagna, dove lo stile di vita è molto più salutare, ma questo non mi impedisce di seguire le mie molteplici attività, grazie alla tecnologia. Basti pensare che ho fatto 14 anni di "smart working" con il Giappone. Ho alle spalle anni di rapporti sociali e ciò mi facilita. Nel futuro ci potrebbe essere anche una sua linea di abbigliamento? Essendo una giornalista, ho puntato molto sul taglio comunicazione, piuttosto che sul design, anche perché la deontologia professionale non me lo avrebbe permesso. Ora che sono più libera valuterò questa possibilità, nel rispetto dell'etica. Le è piaciuta la Milano Fashion Week? Ho visto tanta energia in giro e assaporato un'atmosfera di ripresa. Bellissima la trovata di Fendace, che ha giocato sull'effetto wow, proprio quello che ci vuole in questo momento per rilanciare il settore. Dobbiamo fare tesoro delle esperienze sul digital per portare anche nel mondo reale iniziative in chiave di spettacolo ed entertainment, utilizzando un linguaggio più diretto e veloce. Il mondo è cambiato, non si torna più indietro.




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