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STELLA MCCARTNEY

«La barbarie non conosce confini. Superiamoli insieme per salvare il pianeta»

Il suo impegno per l'ambiente l'ha portata a realizzare una collezione autunnale record in fatto di sostenibilità, protagonista in questi giorni di una campagna singolare, che invita al rispetto degli animali. Ma Stella McCartney è già proiettata verso nuovi traguardi. Intanto progetta una sfilata a settembre per celebrare il 20esimo anniversario della griffe, «ma solo se sarà possibile farla in sicurezza»

di CARLA MERCURiO

Il cammino di Stella McCartney verso la sostenibilità è partito 20 anni fa, quando ha lanciato il suo marchio. Una strada irta di ostacoli legati all'impiego delle materie prime e alle logiche produttive imperanti, ma anche a politiche governative arretrate, che lei combatte per cambiare. Un percorso fatto di tenacia, ricerca, sperimentazione, che l'ha appena portata a realizzare una collezione con l'80% di materiali sostenibili. Un risultato non facile per una griffe globale come la sua, che gestisce 55 freestanding store nelle strade più eleganti del mondo ed è distribuita in 77 Paesi attraverso un network di 863 punti vendita, più l'e-commerce. Ma c'è ancora tanto da fare, come ci racconta in questa intervista.

Quest'anno festeggia i 20 anni del brand: quale il suo stato d'animo?

Il 2021 è un grande anno per noi, ma anche per l'intero pianeta, dal momento che stiamo lentamente uscendo dalla pandemia. Mi auguro che torneremo a una vita più consapevole e orientata a trovare delle soluzioni ai problemi del mondo, un aspetto su cui noi ci stiamo concentrando più che mai.

Quali i progetti più interessanti in cantiere quest'anno?

Abbiamo varato delle iniziative sempre incentrate sulla sostenibilità. Tra queste la capsule di T-shirt in cotone biologico a supporto della campagna di Greenpeace per fermare la deforestazione dell'Amazzonia e per celebrare il 50esimo anniversario dell'organizzazione. Inoltre abbiamo lanciato i primi capi al mondo realizzati con Mylo di Bolt Threads, un'alternativa in pelle vegana, sostenibile e animal-free a base di micelio, il sistema di radici sotterranee dei funghi rinnovabile all'infinito: un grande traguardo, che mostra l'enorme potenziale di questo materiale.

So che avete stabilito un record con la collezione autunno 2021...

È la nostra uscita più green a oggi, realizzata con l'80% di materiali sostenibili. Abbiamo aumentato l'uso di cotone organico, viscosa ecologica, Econyl (realizzato con rifiuti di nylon rigenerati provenienti da discariche e oceani) e altri materiali riciclati. Si tratta di un aumento del 20% rispetto alla precedente Pre-Fall 2020, che è un vero traguardo e l'emblema del nostro impegno verso un miglioramento costante. Abbiamo anche riproposto la nostra iconica borsa Falabella con un nuovo look Maxi, di cui sono entusiasta. Da quando abbiamo lanciato questo modello, nel 2010, abbiamo salvato 400mila mucche.

Ha in programma una sfilata celebrativa a settembre?

Spero davvero che riusciremo a organizzare un fashion show per l'estate 2022, ma solo se saremo in grado di farlo in sicurezza.

In che modo l'azienda sta rivedendo i propri obiettivi dopo questi mesi difficili?

Ora più che mai dobbiamo rallentare ed essere più consapevoli, accelerando contemporaneamente la spinta verso la circolarità e verso soluzioni rigenerative, rispettose della natura. Per questo stiamo lavorando alla definizione di nuovi obiettivi di sostenibilità. Da tempo misuriamo il nostro impatto ambientale tenendo la contabilità del capitale naturale. Credo sia un aspetto fondamentale per tutte le aziende misurare, divulgare e intraprendere azioni non solo per ridurre, ma invertire il degrado ambientale.

Il termine sostenibilità è diventato sempre più importante nelle agende dei governi dopo la pandemia: cosa significa questa parola oggi?

All'improvviso è diventata una parola abusata e credo che nessuno sappia più cosa vuol dire. Per noi significa essere consapevoli del processo, sapere che in Stella McCartney oltre il 60% del bene che facciamo all'ambiente è frutto dell'attenzione al materiale utilizzato e di un lavoro che parte con anni di anticipo. Affinché la moda possa essere sostenibile è necessario agire con tempismo. Occorre pensare a tutto in modo circolare e nella sua interezza, considerando che molto ha a che fare con gli sprechi. Non dobbiamo fare al pianeta ciò che non vorremmo fosse fatto a noi.

Cosa è cambiato dopo l'uscita dal gruppo Kering e la partnership con Lvmh nel 2019, che oggi detiene una quota di minoranza del suo marchio?

Il mio obiettivo è stato quello di affiancare Bernard Arnault come personal advisor. Ed è proprio quello che ho fatto: consigliarlo. Il tempismo è tutto. Sento che quando abbiamo iniziato il nostro viaggio insieme, lui era pronto e la portata di ciò che possiamo fare può realmente cambiare le carte in tavola.

Quanto costa il suo impegno per la sostenibilità in termini economici e di impegno di tempo?

Mi impegno per cambiare le cose che sono attualmente date per scontate nel settore. Ci sono così tanti aspetti che ci frenano, come le politiche governative che devono essere affrontate con urgenza. Per esempio, quando compro i miei materiali non in pelle negli Stati Uniti mi viene addebitato il 30% in più di tasse; un onere che non carico sul mio cliente, ma che va a impattare sul mio margine. Credo nella qualità e nella giustizia, e se pago qualcuno in modo equo i prezzi salgono. Purtroppo non c'è nessun incentivo finanziario a lavorare in questo modo, se non quello di mantenere moralmente pulito il nostro lato della strada. Perdiamo soldi così, ma non cambieremmo mai il nostro approccio.

Come si concilia il suo impegno per la sostenibilità con la creatività?

Ci sono certamente delle limitazioni nel lavorare in questo modo, specialmente quando si tratta di approvvigionamento. Ad esempio io adoro lavorare con le paillettes, ma il 99% è fatto con il petrolio, quindi ci è voluto del tempo per trovare alternative sostenibili. Oggi ne esistono solo quattro tipi che possiamo usare. Bisogna ricordare che è un viaggio costante. E forse questa è una delle ragioni per cui l'industria della moda usa solo dieci tipi di tessuti, perché svilupparne di più sostenibili è un grande investimento in termini di tempo, denaro ed energia.

È da poco uscita una campagna, che vede protagonisti degli animali speciali. Qual è il messaggio?

La campagna autunno 2021 è intitolata "Our Time Has Come" e vede protagonisti un gruppo di animali alla moda che girano per le strade di Londra indossando la nostra nuova collezione. Puntavo a comunicare il messaggio "Animals as equals", a cui tengo da tempo. Volevo sottolineare il fatto che siamo animali cruelty free da sempre, perché non usiamo mai pelle, pellicce o pelli. Inoltre sosteniamo le petizioni della campagna di Humane Society International, volte a porre fine al crudele commercio di pellicce. La barbarie non conosce confini e la mia mission è portare consapevolezza nell'industria della moda. 