FASHION MAGAZINE N 2 - 2021

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Marzo / Aprile 2021

ANNO 52 - N°2 - 12 EURO

RETAIL STRATEGY

Stefano Beraldo spiega le acquisizioni di Ovs

SOCIAL COMMERCE

INGREDIENT BRANDING 6

Lo shopping corre su Instagram e Tik Tok 30

Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, Comma 1 Lom/Mi/1769

S T R A T E G I A,

I N N O V A Z I O N E E

Dal podcast al gaming il tessile cambia pelle

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GAME CHANGER Cento imprenditori puntano su Milano

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M E R C A T I

AI BLOCCHI DI PARTENZA Vincere la sfida della crescita esplosiva Cover: ©Elina Kechicheva for DIOR EDIZIONI ECOMARKET SPA



MARZO/APRILE 2021

Features

Contents 5 EDITORIALE

INTERVISTE 6 STEFANO BERALDO/OVS «Da Piombo a Gap, Ovs è un marketplace di specialità»

STRATEGIA 8 FASHION WEEK A CONFRONTO Al fashion month la parola d'ordine è una sola: usciamo e vestiamoci

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STEFANO BERALDO GIOCA D'ATTACCO

FASHION CITY IN GARA: COLPO DI CODA MILANESE

Il gruppo rilancia con il deal per Stefanel e la trattativa con Conbipel e trasforma Ovs in un marketplace della moda

La stampa anglosassone dà Milano in discesa, ma i Google Trends dicono tutt'altro. La parola agli esperti

14 METROPOLI IN COMPETIZIONE Parigi futura capitale della moda? Milano accetta la sfida 18 ANCORA IN CAMPO PER LE PMI Dietro il fare le idee: sul web White punta sui contenuti innovativi 20 E-COMMERCE SUMMIT Il digitale: da strumento di salvataggio a potente arma di crescita 24 ATTUALITÀ&FINANZA Farfetch accelera in Borsa nonostante le perdite e Prada brilla in Asia-Pacifico 26 CAREERS Da Amazon Fashion a Leonardo Ferragamo: i giri di poltrone della moda

INNOVAZIONE

30 SOCIAL COMMERCE Lo shopping corre sui social: nuova mission retail per Facebook & Co.

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È L'ECOMMERCE IL VOLANO PER LA RIPRESA

I SOCIAL COME NUOVO CANALE DI VENDITA

Nel post pandemia l'online sarà ancora più strategico per la crescita, a patto che sia data e consumer centric

Instagram & Co. stanno diventando strategici shopping hub, dove passare dalla ispirazione al carrello è sempre più easy

36 IL SUCCESSO DEI FASHION FILM Video, ergo sogno: l'emozione viaggia sul digital 44 INGREDIENT BRANDING Mini program, podcast, digital show, videogiochi: anche il tessile cambia pelle 46 DESIGNER TO WATCH Esperimenti d'autore 48 TAG NFC L'engagement politically correct si fa con le etichette digitali

MERCATI 50 FOCUS RUSSIA Se le clienti disertano Montenapo e Sloane street 54 MULTIMARCA NEWS Tutte le novità dei player del settore: FolliFollie, Stimm, Smallable, Divo

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CENTO IMPRENDITORI INVESTONO SU MILANO

NUOVE CORRENTI FASHION A PROVA DI PANDEMIA

Nel solco del movimento Milano Loves Italy innumerevoli realtà di primo piano fanno quadrato intorno alla città della moda

Collezioni di abbigliamento e accessori audaci ed eccentriche per i giovani designer al debutto sul mercato

67 SPECIALE MILANO LOVES ITALY Cento imprenditori coltivano un sogno 92 UPCOMING TREND DONNA, UOMO, BIMBO Treading the boards 114 PEOPLE/LUCA LUCINI «Dopo i mitici Seventies, con Made in Italy pensiamo agli Eighties»

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EDITORIALE

Distretti e Capitale Marc Sondermann m.sondermann@fashionmagazine.it

I

tempi non saranno, per usare un eufemismo, un granché per chi vive di Moda, ma sono pressoché perfetti per fondi, fondini, avventurieri finanziari o altri predatori di sorta. Essi sono, purtroppo, di estrazione spesso alquanto discutibile, soprattutto quando si tratta di soggetti con poca dimestichezza in materia - più amanti dell’occasione che investitori strategici, più giocolieri di bilancio che esegeti di stile o, quando mai, di prodotto. Gli annunci di mirabolanti operazioni di questi giorni non devono allora distrarci da un importante dato di fatto: l’ossatura del nostro sistema economico, i distretti manifatturieri, nonché la piccola distribuzione specializzata, sono sotto pesante attacco. Dodici mesi di sfibranti lockdown, che siano stati parziali o totali, hanno lasciato un segno indelebile sul nostro tessuto economico e rischiano di averlo, di conseguenza, sulle nostre prospettive di benessere futuro. Dai primi, accorati appelli alla politica della primavera scorsa si è passati ormai a una specie di muta rassegnazione. Si tratta, a tutti gli effetti, di uno stato di cose inaccettabile. Man mano che procede, inesorabile, il credit crunch, rischiamo di assistere a un costante passare di mano di tantissimi piccoli gioielli del made in Italy. L’esigenza a cui bisogna dunque sopperire al più presto è una sola: liquidità, liquidità e ancora liquidità. Sappiamo che il nostro sistema ha perso, non per demeriti propri, all’incirca dieci miliardi di fatturato nel 2020. Nell’immediato si stima che siano 70mila i posti di lavoro già irrimediabilmente perduti. Una assennata politica industriale deve ora intervenire per evitare che questi mutamenti da congiunturali diventino strutturali. Da un lato, va potenziata la

nostra vetrina verso l’estero. Essa è, a tutti gli effetti, Milano. La nostra fashion week va riportata al posto che merita, agli assoluti vertici sulla scena mondiale. Ed è questo lo scopo del nostro speciale, che trovate a pagina 67 e che abbiamo volutamente intitolato come la più forte e dinamica delle iniziative oggi in campo: Milano Loves Italy. Dall’altro, non bisogna assolutamente dimenticare il profondo radicamento sul territorio di tutto ciò che la nostra splendida vetrina è in grado di offrire agli occhi del mondo. E qui è inevitabile, nonché improcrastinabile, l’intervento della Politica. Il momento del dolore più acuto è oggi. Decine di migliaia di aziende rischiano tuttora di cedere. Questo non può e non deve accadere. Anche lo spettacolo indecoroso di improvvisati condottieri di ventura che si avventano sulle nostre eccellenze va quanto più evitato. Sosteniamo dunque Milano e i distretti insieme. L’una e gli altri sono inscindibilmente legati. Più vendiamo nel mondo e più il sistema fiorisce. Ma bisogna irrigarlo - ed è ora il momento di intervenire. Presidente Draghi, Signori Ministri: la Moda, che con annessi e indotto genera il 15% del Pil nazionale, ci aspetta al varco.

Direttore Responsabile

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INTERVISTA Stefano Beraldo Ovs

1. Stefano Beraldo, ceo di Ovs, è stato protagonista del salvataggio di Stefanel e ora è impegnato nel rilancio del brand con la collezione A-I 21/22 2. Grazie alla presenza dei capi Gap (sull'e-shop e in 20 punti vendita), Ovs diventa sempre più una piattafoma aperta alle collaborazioni

«Da Piombo a Gap, Ovs è un marketplace di specialità» «La necessità di vestirsi non finirà mai»: sulla base di questa convinzione il manager imposta una strategia all'attacco per il gruppo che passa per l'acquisizione di Stefanel e la trattativa con Conbipel .«Ci siamo dotati di risorse finanziarie per cogliere opportunità», oltre che per il rafforzamento di Ovs, sempre più un supermercato della moda DI ANDREA BIGOZZI

È arrivato il momento di rilanciare il mondo del commercio in Italia, prendendo decisioni coraggiose. E Stefano Beraldo, in quanto a.d. di Ovs, è pronto a farlo. «La moda vive di novità e noi cerchiamo sempre di muoverci in anticipo: la voglia di vestirsi non finirà mai», dice il manager, che per incrementare la quota di mercato del gruppo sul territorio (salita all’8,5%) ha individuato almeno due strade: investire sul negozio fisico («ma mai opening con lo stampino») e aprire sempre più Ovs ad altri brand, specie se stranieri e poco distribuiti in Italia. «Iniziamo da Gap per affermarci come contenitore, dove trovare il meglio della moda e della creatività al miglior prezzo» racconta Beraldo, che non nasconde ottimismo per il futuro e parla di un 2021 in buona ripresa sul 2020. Smentendo chi pensava che vi sareste concentrati sui marchi di proprietà, avete lanciato una partnership con Gap. Cosa vi attendete dall'iniziativa? Vogliamo arricchire l'offerta con marchi speciali, capaci di apportare un contenuto lifestyle riconoscibile, come Gap: un brand famoso in tutto il mondo, poco distribuito in Italia. Per iniziare, 20 punti vendita Ovs ospiteranno una selezione della linea kids in appositi corner. Il prodotto junior di Gap è visivamente un guizzo di gioia e ospitarlo sarà un valore aggiunto. Prevediamo una progressiva espansione della sua presenza negli store Ovs, fino a raggiungere l'intera rete o quasi. L'intesa prosegue anche sull'e-commerce, dove oltre alla moda wbimbo venderemo 6

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«Gli shop di Piombo hanno portato nei nostri store i ceo. Ora affidiamo il progetto donna allo stilista» anche alcuni capi iconici uomo e donna. Il nostro canale online, che nel 2020 ha registrato una crescita del 60% e raggiunto 12 milioni di visitatori, ne uscirà rafforzato. Ci saranno altre collaborazioni? Ovs sarà sempre più un contenitore di altre label, specie online. Alcune sviluppate internamente, altre frutto di accordi. Siamo diventati un bellissimo supermercato della moda, del lifestyle e della creatività, con il miglior rapporto qualità-prezzo. Ogni brand introdotto dovrà contribuire alla shopping experience, offrendo un contenuto distintivo a livello di prodotto e di esperienza. Dobbiamo diventare luoghi dove il cliente sta bene. L'offerta di Ovs è già ampia: va dall'eleganza versatile di Piombo allo stile sportivo di Everlast e casual Grand&Hill, dalla moda teen

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di Tally Weijl alla collezione Baby Angel, che sta per tornare, rinnovata, nei negozi. Come sta andando l'esperimento con Massimo Piombo? Lo definirei un progetto innovativo: non conosco altre aziende del nostro segmento che abbiano realizzato una collaborazione così


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1. Uno store Upim 2. Una campagna Piombo 3. Le vetrine di un negozio Ovs

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strutturata con uno stilista che proviene dal mondo del lusso, che grazie al nostro processo produttivo continua a realizzare collezioni di qualità, ma a un prezzo decisamente inferiore rispetto al passato. Gli spazi che ora ospitano i 500 corner Piombo hanno incrementato del 50% la loro resa al metro quadrato rispetto a prima e anche la customer base si è allargata: grazie a Piombo è aumentato il numero di professionisti che fanno shopping da Ovs. Abbiamo sempre avuto tra i nostri clienti avvocati, architetti, creativi e anche amministratori delegati, ma ora la loro percentuale è aumentata ed è merito dello stilista. Le vendite della primavera/estate si prospettano positive, online la collezione si vende più volecemente che in store. Il ruolo di Massimo in azienda crescerà e, a partire dal prossimo autunno-inverno, includerà la direzione creativa della moda donna. Continuate a investire nei negozi: non è vero che il retail è morto... Se quest’anno ci aspettiamo una buona ripresa delle vendite è anche perché abbiamo migliorato e ampliato la rete di punti vendita per tutti

i format: Ovs, Ovs kids, Upim Blukids e Croff. Dalla pandemia abbiamo imparato che la gente non smette di frequentare i negozi, semplicemente c’è meno predisposizione a fare shopping lontano da casa per capi di uso quotidiano. Dovremo quindi essere noi a seguire il consumatore e andare dove c'è una base solida di famiglie alla ricerca di un prodotto di qualità al giusto prezzo. Così nei prossimi mesi o anni investiremo anche in centri più piccoli, aprire ma anche chiudere location, cercare canoni d’affitto in linea con il nuovo mercato. Per inseguire nuove opportunità non possiamo stare fermi. Nelle nuove opportunità rientrano anche i temporary store? È una formula sperimentata l'anno scorso a Jesolo con Ovs Holiday, aperto solo per la stagione estiva e con una selezione di capi e accessori ispirati all'estate. Nel 2021 prevediamo almeno setto-otto aperture di questo genere, a dimostrazione che Ovs è flessibile ed è capace di passare dal flagship store di Milano al negozio di provincia o periferia, fino allo store stagionale: l'importante è evitare opening fatti con lo stampino.

La voglia di crescere vi ha portato ad acquisire Stefanel. A che punto è il rilancio? Siamo in sala creatività: lavoriamo alla collezione autunno/inverno. Avremmo potuto aspettare, visto che l'acquisizione è stata appena finalizzata, invece ci siamo subito messi al lavoro e siamo molto soddisfatti dei risultati. Le store manager di Stefanel, che hanno visto i primi look, sono entusiaste, stiamo dando una sferzata di contemporaneità a un marchio molto amato, mantenendo alta la qualità e abbassando sensibilmente il prezzo. Quanto alla strategia distributiva, Stefanel non sarà dentro Ovs: magari potremo convertire alcuni spazi ma saranno sempre indipendenti e apriremo nuovi negozi, abbiamo già individuato alcune bellissime location. Si è parlato anche del vostro interessamento su Conbipel... Non l'ho mai smentito. Sicuramente consolideremo la nostra presenza sul mercato attraverso questa o altre operazioni. L’aumento di capitale di 80 milioni che abbiamo realizzato ha questa finalità. La necessità di vestirsi non finirà mai. Per noi è sensato provare a coprire quote di mercato rimaste libere, il mercato cambia ma non sparisce. Ad esempio, la crisi del formale maschile si è tradotta in maggiori acquisti in altri segmenti come l'abbigliamento outdoor, maglieria, capi fitness, ambiti che rientrano nel mondo di Ovs. Chi interpreta meglio le evoluzioni del mercato continua a crescere. ■ 7


STRATEGIA FASHION WEEK DI MILANO E PARIGI

ETRO SETTIMANE DELLA MODA A CONFRONTO Vietati i percorsi predefiniti Look post lockdown

Al fashion month la parola d’ordine è una sola: usciamo e vestiamoci Più dressing up nelle collezioni, più elasticità nel mescolare formati e modalità di presentazione, più attenzione ai giovani. Il riscatto della fashion week parte con la stagione autunno-inverno e passa per questi tre aspetti con la prosoettiva incoraggiante dei budget dei compratori nuovamente in crescita DI ANDREA BIGOZZI

«Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente». Questo sono parole di Confucio e sono tornate utili a Mao Tse Tung a proposito della rivoluzione cinese, ma sono altrettanto utili per descrivere il fashion month da poco terminato. Il calendario della moda autunno-inverno 2021/22, infatti, si è rivelato caotico. Una habitué delle passerelle milanesi come Versace ha sfilato, anche se via web, durante la settimana della moda di Parigi. Gucci, Saint Laurent e Bottega Veneta hanno scelto di organizzare i loro fashion show ben oltre la chiusura del fashion month canonico, in base alle esigenze dettate dalla loro supply chain. C’è invece chi, come Ralph Lauren, ha pensato bene di saltare in toto l’appun-

Dopo un anno finalmente gli stilisti riscoprono il desiderio di festa e lo slancio a stare insieme tamento, senza troppe spiegazioni. Per non parlare della fashion week di New York, che ha cambiato nome al suo calendario: ribattezzato “calendario delle collezioni americane”, comprende tutti i marchi e gli stilisti del Cfda che presentano la propria collezione in qualsiasi momento della stagione, il che significa che ne fanno parte Proenza Schouler, che ha pubblicato i suoi contenuti il 18 febbraio, nel mezzo della London Fashion Week, quanto Michael Kors,

che programma per il 20 aprile un evento digitale per celebrare il 40esimo anniversario del brand. Ma ciò che a prima vista potrebbe sembrare confusione e disorientamento è in realtà la fotografia di un’industria che prova a liberarsi dai tradizionali vincoli e a sperimentare nuovi format per la presentazione delle collezioni, per le sfilate e le campagne vendita in showroom. «Non possiamo risolvere tutto, ma è importante essere proattivi e responsabili», ha commentato Miuccia Prada in chiusura di Prada Intersections, il talk virtuale realizzato dalla maison subito dopo la sfilata, diventato uno degli appuntamenti più attesi della settimana della moda di Milano. La stilista non ha dubbi sul futuro: «Gli sforzi fatti fino ad ora per presentare

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Ci siamo resi finalmente conto che non abbiamo bisogno di cose scadenti, ma di pezzi fatti bene che durino. Questa consapevolezza facilita il lavoro di noi stilisti Kim Jones FENDI

Non rinuncio alla mia idea di semplicità e nemmeno al rigore, ma penso che questo momento richieda gentilezza e, forse, anche un tocco di romanticismo. Un elemento, questo, che è appena accennato. Questa è una collezione che rinfranca e rassicura Giorgio Armani MARCO RAMBALDI

le fashion week digitali - dice - non devono andare persi quando torneremo alla realtà: sarà interessante fare entrambe le cose». Rispetto a sei mesi fa, infatti, molte cose sono cambiate in termini di capacità dei brand di presentare al meglio le loro collezioni, anche virtualmente. I primi ad accorgersene sono stati i buyer, lo conferma l’analisi di Sybille Darricarrère, women’s buyer di Galeries Lafayette, che parlando con la stampa sul fashion month ha commentato: «Il modo di presentare le collezioni è sempre più efficace e interessante. La scorsa stagione la maggior parte dei brand ha presentato video estremamente concettuali e passerelle molto classiche trasmesse in streaming. A questa tornata di sfilate sono riusciti a mescolare meglio le due cose e, soprattutto, a fornire una migliore leggibilità dei capi». La consapevolezza che è sbagliato vedere fisico e virtuale come due rette parallele è stata raggiunta: il ruolo del digitale non è quello di sostituire l’esperienza fisica e di relazione, ma di aumentarla e arricchirla. «Fare un evento digitale ha i suoi vantaggi», aveva detto Donatella Versace, annunciando che la collezione sarebbe stata presentata fuori dal calendario di passerelle milanesi. Uno di questi è la possibilità di connettersi con il pubblico quando pensi sia il momento più giusto». Filosofia di pensiero seguita da Caroline Rush, ceo del British Fashion

CHLOÉ

TOD’S

Gli sforzi per presentare gli show digitali sono un training per la comunicaizone direct to comsumer Council: «Il digital first continuerà ancora a lungo». C’è anche chi, pur non disdegnando l’innovazione, rimpiange un po’ il passato. «Trasmettere le emozioni di una sfilata tramite uno schermo è difficile, ma ci sono dei professionisti che sanno fare miracoli. Resta il fatto che per chi fa il nostro lavoro rinunciare al calore dell’applauso finale sia

un peccato» è quello ha ripetuto Lorenzo Serafini, apprezzatissimo per la nuova collezione di Philosophy, parlando ai giornali della digitalizzazione della moda. Sulla stessa lunghezza d’onda, tra i buyer, Riccardo Tortato: «Mi auguro che l’Europa e il fashion system inizino presto una nuova era e che questa sia l’ultima stagione interamente digital - è il punto di vista dell’head of buying department di Tsum a Mosca e di Dlt a San Pietroburgo -. Le variazioni sul tema digitale possono essere interessanti, ma per il pubblico dei consumatori, non per noi». Punti di vista diversi, che a Milano e Parigi hanno trovato un equilibrio grazie alla prova di flessibilità data dalle due manifestazioni, abili nel fare lo slalom tra diverse modalità e formati di comunicazione. «Queste ultime settimane della moda sembravano le più normali dell’ultimo anno - ha detto Roopal Patel, fashion detector di Saks Fifth Avenue, riferendosi a quanto visto tra Italia e Francia -. Le sfilate hanno offerto una gamma stellare di colori, tanta creatività, energia e ottimismo, per caratterizzare una ripresa che sicuramente sarà realtà con la stagione dell’autunno 2021». Per la prima volta da marzo 2020, infatti, in tutte le collezioni si è avvertito un desiderio di festa e uno slancio nel tornare a stare insieme. Un mood positivo sottolineato anche dalla scelta delle location utilizzate per gli eventi, non 9

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STRATEGIA FASHION WEEK DI MILANO E PARIGI

Il comfort è un pezzo che non perderemo, così come la voglia di vestirci, ma la moda è il segno del tempo, e il leisurewear sarà la tendenza più forte del nuovo secolo LA MARTINA

Claudia Gazzelloni

New Trend & Must Have

Sebla Refig Devidas

anonime o artificiali, ma luoghi all’aperto e familiari: dalle vie di Parigi con Chloé e Chanel alle piste da sci con Miu Miu, dai nuraghi della Sardegna con Antonio Marras, al forum di Assago con Missoni e a Etro per le strade di Milano, solo per citare i casi più emblematici. «Le settimane della moda di Milano e Parigi hanno decisamente ravvivato l’atmosfera e ci hanno davvero dato un boost di entusiasmo per tornare nuovamente a vestirci». È il commento di Heather Gramston, head of Browns, che preannuncia anche il ritorno del segno più davanti alla voce budget. E non è l’unica. «È stata una fashion week positiva - conferma Claudia Gazzelloni, responsabile buyer donna di LuisaViaRoma - con tanta voglia di look post lockdown e lo sarà anche sul piano degli investimenti, che per quanto ci riguarda sono in crescita. Prevediamo una grande ripresa. Sono convinta che lo zoomwear abbia fortunatamente le ore contate». «Per il prossimo inverno incrementeremo gli ordini di circa il 30%», anticipa Luigi D’Aniello, titolare delle boutique D’Aniello. C’è anche chi, come Sebla Refig Devidas, buying and merchandising director-Ladies di Beymen, si confessa più cauta sul tema budget, ma conferma la voglia di prendere qualche rischio in più per il prossimo autunno-inverno 21/22. «Certamente investiremo sui marchi che tradizionalmente performano meglio e su collezioni casual e loungewear - osserva la buyer -. Ma destineremo risorse importanti anche alla moda da sfilata e a pezzi importanti. È un segnale per il futuro».

Roopal Patel

MIU MIU

Angela Missoni MISSONI

La voglia di look post lockdown spinge il ritorno dell’eveningwear e dei pezzi speciali come il poncho

Da Sunnei a Rambaldi: i giovani designer hanno sfruttato al meglio i formati visivi per farsi notare Un altro segnale incoraggiante (e abbondantemente imprevisto) è la quantità di nomi nuovi di cui si è parlato durante i giorni di Milano, mentre Parigi è risultata «più sottotono questa stagione», come ha fatto notare ai giornalisti Laura Darmon, head buyer and business development director di Eng Shanghai. Federica Montelli,

VERSACE

head of fashion di Rinascente, è tra le prime a riconoscere che questa edizione della fashion week fully digital, pur faticando a ricreare un senso di imperdibilità dell’evento, ha portato una ventata di novità. A farla respirare sono soprattutto i giovani talenti, che si sono mossi con molta agilità dentro ai nuovi formati visivi e comunicativi, forse perché loro digitali lo sono per dna e non solo per necessità. «I giovani designer possono sfruttare al meglio questo calendario ibrido per mettersi in evidenza - prosegue Montelli - e ci sono riusciti al meglio. Penso a Sunnei, sempre più maturi, Marco Rambaldi, creativo come non mai, alla seconda

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STRATEGIA FASHION WEEK DI MILANO E PARIGI

LE MOSSE DI ANTONIOLI

Per Demeulemeester meno wholesale (ma di qualità) e produzione in Italia

ANTONIO MARRAS

prova di Nicola Brognano da Blumarine, divertente, sexy e molto focalizzata dal punto di vista commerciale». Sulla stessa lunghezza d’onda Claudia Gazzelloni di LuisaViaRoma. «Questa stagione - dice - ho notato il lavoro di molti giovani talenti: forse questo format digitale sta aiutando perché è vero che l’offerta è vastissima, ma la modalità da remoto ha reso più facile organizzarsi. Il video dell’appartamento occupato di Marco Rambaldi era davvero originale e ben fatto e la colonna sonora divertente e memorabile, come la collezione». Ma oltre alle storie di successo ormai avviate, ce ne sono molte altre che meritano di essere mo-

Christian Boaro Chb

Nomi nuovi da seguire

Daniel Del Core Del Core

Alessandro Vigilante

COURRÈGES

Parigi è parsa sotto tono sul fronte dei new names, mentre a Milano i designer emergenti hanno fatto respirare aria nuova

nitorate con attenzione. «Il momento non è facile per emergere, ma il lavoro di stilisti come Alessandro Vigilante e Christian Boaro con Chb va tenuto in considerazione in vista di futuri inserimenti», è il commento di Ercole Cellino, titolare de Il Duomo, che dopo Novara ha aperto anche a Chamonix. «I nomi nuovi a Milano ci sono - aggiunge - non resta che seguirli». Non sono solo i buyer italiani, per spirito patriottico, a sottolineare un buzz crescente a Milano sul fronte dello scouting: Heather Gramston di Browns parlando di Milano Moda Donna non si è limitata ad esaltare il lavoro di stilisti come Prada e Valenti-

Da quando ha assunto il controllo di Ann Demeulemeester lo scorso autunno, Claudio Antonioli ha ridotto del 60% il numero di clienti wholesale, reclutato un nuovo ufficio stile interno, spostato quasi l’intera produzione in Italia e - soprattutto - si è confrontato direttamente con la stessa Demeulemeester, prima di prendere ogni decisione importante. L’intenzione di rimarcare il legame con la fondatrice (non più coinvolta in azienda dal 2013) è tra le priorità di Antonioli già dalla collezione FallWinter 2021, presentata a Parigi. Per il new beginning l’imprenditore ha coinvolto, tra gli altri, Victor, il figlio di Demeulemeester, che ha curato la nuova immagine del sito web, che ha debuttato lo scorso mese. A bordo è salito anche il marito della designer, Patrick Robyn, arruolato per lavorare alla ristrutturazione del flagship store di Anversa, che riaprirà in estate. Lo stesso concept costituirà la base da cui partire per futuri monomarca. La razionalizzazione del wholesale porterà i ricavi del brand a scendere a 20 milioni di euro nel 2021, con l’obiettivo di raggiungere nell’anno 130 store premium nel mondo. Quanto al ruolo futuro di Ann Demeulemeester, per il momento la stilista resta un’advisor, mentre la direzione creativa è di un team interno. Antonioli vuole tempo per prendere la decisione giusta.

ANN DEMEULEMEESTER

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CHANEL

no (i più apprezzati tra i brand di Milano, mentre a Parigi si è registrato il dominio di Chloé), ma ha aggiunto: «Nel corso della fashion week abbiamo anche avuto modo di mettere gli occhi su alcuni nomi di nuova generazione: siamo sempre impazienti di vedere cosa Milano ha da offrire in questo campo». «Che bello vedere new talents realizzare progetti che non passano inosservati», le fa eco Tiffany Hsu Fashion, buying director di Mytheresa. «Del Core - prosegue - ha mostrato di avere la stoffa del designer di razza ed è bello vedere che tanti giovani si interessano al mondo della

Parigi e Milano hanno dato prova di resilenzia, ma le assenze di Gucci e Saint Laurent hanno pesato couture e dell’eveningwear, specie se hanno un curriculum di tutto rispetto come lui, che disegnava gli abiti delle celebrity da Gucci». Ma se il fashion month appena concluso si è dimostrato capace di rispondere a quesiti importanti, come quelle sul ritorno alla voglia di shopping, o sulla possibilità dei nomi

CON LA CAPSULE SS21 SPAZIO AL LEISURE

di prodotto principalmente “evening”, che teoricamente avrebbe dovuto risentire fortemente di un taglio dei consumi.

«Sell-through in crescita per The Attico con la nuova strategia» Con il lancio della capsule Life at Large di The Attico Stefano Marcovaldi, ceo del marchio fondato da Giorgia Tordini e Gilda Ambrosio, racconta la nuova strategia, che prevede due collezioni all’anno più progetti speciali comunicati contestualmente alla consegna in store Cosa prevede la nuova strategia? Due collezioni l’anno, più una serie di progetti speciali complementari. Sempre comunicati alla consegna in store. Questo nasce per fornire a Giorgia e Gilda la massima libertà creativa nella costruzione di un linguaggio di marca moderno e trasversale, declinandosi attraverso la possibilità di esplorare categorie di prodotto non-core, così come di comunicarle con modalità non rigide o ripetitive.

nuovi di emergere, in pochi sembrano sciogliere il dilemma su quale sarà il futuro delle fashion week. Parigi e Milano hanno dato segnali di resilienza, ma resta da capire se marchi come Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, Jacquemus e ora anche Versace, che si sono impegnati a costruire un loro percorso al di fuori del tracciato del fashion month, decideranno di tornare sui loro passi. Donatella Versace non ha ancora fatto chiarezza sulle scelte future, ma le dichiarazioni spese annunciando che la collezione FW21/22 sarebbe stata presentata fuori dal calendario di passerelle milanesi fanno pensare a una scelta occasionale. «La moda è arte, e proprio per questo - ha sottolineato la stilista - alcune volte deve potersi esprimersi al di fuori di percorsi predefiniti, per fiorire al meglio». Sul fronte Guccwwi, dopo la crisi delle vendite, in molti hanno iniziato a ipotizzare che la scelta “anarchica” di Alessandro Michele di sfilarsi dalla fashion week possa non essere quella giusta. «L’assenza di grandi nomi come Gucci - ha sottolineato Tiffany Hsu - si è fatta sentire a Milano ed è stato lo stesso con Saint Laurent a Parigi. I grandi gruppi possono permettersi di sfilare quando vogliono, specie in un momento come questo, in cui le regole del settore sono venute meno. Penso tuttavia che sarebbe un peccato se, tornati alle fashion week in presenza, non facessero più parte del calendario. È importante mantenere il focus su queste manifestazioni». 

Life at Large, vista alla fashion week, è pronta per arrivare nei negozi. Com’è andata la campagna vendita? Molto bene, così come quella della successiva FW21. La pandemia ha pesato sulle prospettive di crescita di breve periodo, ma top line e marginalità sono comunque aumentati rispetto al 2019. Inoltre, l’aspetto più confortante è stata la tenuta dei sell-through, nonostante una tipologia

Questa svolta direct to consumer piace anche ai vostri clienti wholesaler? I nostri partner si sono dimostrati pienamente consapevoli sia della “vetustà” di alcune dinamiche tradizionali di settore - eccessiva frequenza di collezioni ripetitive, asincronicità delle consegne rispetto alle necessità stagionali di utilizzo, modelli di presentazione delle collezioni spesso comunicativamente inefficaci -, sia di essere i primi beneficiari di un eventuale miglioramento delle vendite. Life at Large segna un cambio di rotta nello stile di The Attico con una selezione più leisure... Il brand ha una specifica reference di donna e l’obiettivo è costruire gradualmente una componente di collezione che possa coprire più necessità di utilizzo, leisure e daywear inclusi, ma con una chiara attitude The Attico e una forte connotazione stilistica. (an.bi.)

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STRATEGIA METROPOLI IN COMPETIZIONE DI QUA E DI LÀ DALL’OCEANO Scontro di leadership La parola al fashion biz

Parigi futura capitale mondiale della moda? Milano accetta la sfida Una previsione al 2030 degrada Milano a ruolo di comprimaria fra le capitali della moda. Un’occasione per riflettere sui suoi punti di forza e di debolezza con industriali, designer, buyer, manager e consulenti DI ELISABETTA FABBRI

Nel 2030 sarà Parigi la regina delle capitali della moda, seguita da New York e Londra, mentre Milano passerà nelle retrofile, al quarto posto. A dirlo è la testata Vogue Business che, durante la scorsa edizione di Milano Moda Donna (sarà un caso?), ha pubblicato una classifica delle città più rilevanti per il settore tra nove anni e il loro trend dal 2010 (vedi nell’altra pagina). Alla base c’è uno studio della società viennese di analisi Ifdaq, che ha elaborato l’indicatore Ifdaq Global Cities Consumer Ipx Index. La valutazione delle città avviene in base a quattro fattori chiave: l’economia, le performance economiche delle aziende della moda, la capitalizzazione di mercato e quanto è influente l’industria di settore. A loro volta questi fattori tengono conto delle infrastrutture, del Pil, della quantità di brand presenti, del livello di ricchezza, della capacità di consumo e dell’energia creativa. Il sorpasso di Milano da parte di Londra è ipotizzato da Ifdaq già dal 2025: la City beneficerebbe di un’economia più dinamica, in grado di recuperare in fretta, superata questa fase sfidante, mentre il capoluogo lombardo non si sarebbe mai ripreso dalla crisi del 2008. Inoltre l’industria della moda italiana e la ricchezza del Paese sarebbero frammentate in più città, tra cui Firenze, Roma e Venezia, anziché essere concentrate come a Parigi e Londra. Ma quanto può essere plausibile questa proiezione al 2030? Fashion ha girato la domanda ad autorevoli esponenti ed esperti del fashion system, in primis Cirillo Marcolin, presidente di Confindustria Moda, la federazione che accorpa tessile, moda e accessorio, vale a dire 64mila imprese italiane, che generano quasi 100 miliardi di ricavi l’anno (il 70% all’estero) e occupano 575mila addetti. «Fare previsioni nel contesto che stiamo vivendo - risponde Marcolin - è complicato e sono molti i fattori da tenere in considerazione che, spesso, esulano dalle competenze del mondo imprenditoriale e industriale. Anche per queste ragioni le analisi riportate nell’articolo mi

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Milano come città simbolo e l’Italia tutta sono e resteranno l’immagine della moda nel mondo Domenico Dolce e Stefano Gabbana DOLCE & GABBANA

sembrano, nel complesso, abbastanza tendenziose e basate su ipotesi aleatorie». «Ritengo importante - prosegue - evidenziare quanto Milano sia cresciuta in questi ultimi anni, rispetto alle altre città europee, al netto della crisi che ha colpito tutti, e sono certo che saprà ripartire con rinnovato vigore, una volta usciti dalla pandemia». «Se a livello di sistema moda prevediamo di tornare ai livelli pre-pandemia nel 2023 - specifica Marcolin - molto dipenderà anche da Milano, che farà

da traino a tutto il comparto». «Elaborare delle stime, in particolare al 2030, è facile - ribatte Claudia D’Arpizio, partner della società di consulenza Bain & Company -. Difficile è azzeccarle, specie se si tratta di valutare prospettive di sviluppo legate a molte variabili, quindi preferisco limitarmi a un’opinione. Prima della pandemia sembrava che Milano galoppasse verso un successo senza ostacoli. Eventi, investimenti, shopping: il Covid ha interrotto questo circolo virtuoso, ma sono certa che la città abbia ottime capacità di recupero, non inferiori a quelle di altre capitali della moda». Un contributo potrebbe arrivare dallo smart working, ora vissuto come un problema. «In futuro - spiega l’esperta di lusso - giovani professionisti di aziende innovative come Spotify, Amazon e Netflix, dove già si parla di istituzionalizzare lo smart working, potranno decidere di vivere dove vorranno. A quel punto, essere la capitale economica del Paese più bello del mondo sarà un vantaggio competitivo inestimabile». In effetti Milano è una metropoli a misura d’uomo, dove si trova tutto a 15 minuti da casa e si è vicini a mete ambite per il tempo libero come le Alpi, le Dolomiti, il lago di Como o

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Milan Termine di ricerca

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Fonte: Vogue Business, Ifdaq

le Cinque Terre. «Dopo la Brexit - continua D’Arpizio - ci si augurava che Milano diventasse meta di banche e società finanziarie: in qualche caso è avvenuto, in altri no. Quindi perché non puntare ad attirare i banchieri e portarli a vivere qui?». Tuttavia i professionisti con alta capacità di spesa non si accontentano delle attrazioni turistiche. «Cercano vivacità culturale e un’economia creativa: i due aspetti su cui Milano dovrà lavorare di più, anche se vanta già modelli di successo come il Salone del Mobile e il Teatro alla Scala», osserva D’Arpizio. Quanto alle fashion week, ora in sofferenza come evento di business, potrebbero trovare nuova linfa come contenitori per il consumatore finale e, più in generale, sarebbe un bene incrementare il calendario di eventi, come red carpet, charity e mostre, e rinsaldare il legame con il cinema. A proposito dei consumi di lusso, D’Arpizio afferma: «Gli indicatori sono buoni e, superata la pandemia, il cliente di alto livello rinuncerà allo shopping online, per tornare a fare acquisti in presenza. Il Quadrilatero sarà di nuovo un riferimento: è uno shopping mall a cielo aperto e per di più vero, non ricostruito». In futuro il capoluogo lombardo potrebbe diventare persino il luogo dove «technology meets creativity». «Certo non sarà mai la Silicon Valley d’Europa - ammette D’Arpizio - ma anche nelle tecnologie connesse alla creatività possiamo essere competitivi, magari specializzandoci maggiormente nei contenuti». Domenico Dolce e Stefano Gabbana, fondatori della Dolce & Gabbana non ne fanno una questione di classifiche. «Non pensiamo - dichiarano - debba esserci una

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Parigi

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Le googlate per Milano salgono da un anno

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New york

Tutto il mondo. Ultimi 12 mesi.

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1. La capitale francese si candida a città più rilevante nella moda 2. Una piazza Duomo Interessedurante nel tempo semivuota il lockdown

Gisella Borioli SUPERSTUDIO GROUP

Essere la capitale economica del Paese più bello del mondo sarà un vantaggio competitivo inestimabile con lo smart working Claudia D’Arpizio BAIN & COMPANY

gara tra Milano, Parigi, New York e Londra o che sia necessario stabilire, a priori, se una città sia più creativa o competitiva di un’altra. In momenti di grande incertezza, come quelli che stiamo vivendo, il settore moda sta cercando la sua nuova dimensione, che è fatta di tempi, modi di produrre e comunicare diversi da quelli che hanno caratterizzato l’industria fino a oggi». «Pensiamo che il Covid-19 abbia accelerato il rallentamento dell’intero sistema - aggiungono i due stilisti - che si traduce in una maggiore qualità a diversi livelli. Il made in Italy, la cultura del fare bene e con amore, la tutela della filiera sono alla base di questo pensiero, che noi portiamo avanti da sempre. La moda italiana è un emblema di eccellenza nel mondo, grazie a fattori come qualità, creatività e artigianalità. Anche per questo, tutti i grandi marchi del lusso, che siano italiani o stranieri, sviluppano e producono le

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Fonte: Google Trends

loro collezioni in Italia e il nostro sistema moda può vantare fattori che lo rendono unico e non facilmente replicabile altrove». «Milano come città simbolo e l’Italia tutta sottolineano gli stilisti - sono e resteranno l’immagine della moda nel mondo». «Questo è un momento di cambiamenti per le grandi città della moda - ribadisce Tiffany Hsu, fashion director di Mytheresa - ma non credo che Milano e il made in Italy debbano temere per il loro futuro: la supremazia dei marchi resterà e anche la fashion week confermerà la sua centralità del sistema, anche perché l’artigianalità e la capacità di produrre sono asset irripetibili, che si trovano qui e non a Parigi o Londra». Non solo: l’e-tailer tedesco del lusso ha scelto Milano come sede di un spazio di 2mila metri quadrati, dove realizzare i servizi fotografici dedicati alla sua moda. La scelta è caduta sul capoluogo lombardo per poter accedere direttamente ai professionisti dell’indotto moda (come fotografi, stylist, hair stylist e producer), che costituiscono un’altra eccellenza della città. Gisella Borioli di up & down delle città della moda ne ha osservati tanti, prima come giornalista, art director e direttrice responsabile di autorevoli testate di moda poi come imprenditrice alla guida di Superstudio Group a cui fa capo il Superstudio, hub nato in zona Tortona negli anni ’80, che ha portato alla riqualificazione di un intero quartiere, oggi noto come il design e fashion district di Milano. «Negli anni - racconta abbiamo assistito a diversi cicli di “supremazie”, spesso legate ai cambiamenti sociali, un fenomeno difficile da contrastare. Quando 15

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STRATEGIE METROPOLI IN COMPETIZIONE

Non credo che Milano debba temere per il futuro. Artigianalità e capacità di produrre sono asset irripetibili

1. Un rendering di Superstudio Maxi, nuovo pazio di Superstudio Group in un’ex fabbrica siderurgica di zona Famagosta, con teatri virtuali, per rispondere alle evoluzioni della comunicazione della moda 2. La sfilata Dolce&Gabbana per la SS2021 3. e 4. La moda di Milano ai Grammy 2021: da sinistra la rapper Doja Cat vestita Roberto Cavalli e Ingrid Andress in Armani

Tiffany Hsu MYTHERESA 1

ancora il prêt-à-porter italiano non esisteva, c’era la Parigi dei couturier e in secondo piano veniva la Roma dell’Alta Moda. Poi Milano ha via via conquistato la prima posizione, con i suoi sempre più numerosi giovani stilisti e una moda in sintonia con i tempi frizzanti di allora. New York si è affacciata quando la grande Mela era il polo imprescindibile della modernità e Londra ci ha provato con talenti eccentrici, emanazione di fenomeni giovanili o trasgressivi come i Beatles, il rock e il punk. Ma la coppia di testa Parigi-Milano è sempre rimasta in competizione, a momenti alterni». Il primato, come precisa Borioli, è dipeso anche dalla capacità di fare sistema e da organizzazioni come le Camere della Moda, che hanno saputo riconoscere e accogliere nuovi creatori, valorizzare i grandi nomi, creare fenomeni, come quello dei designer giapponesi, sfoderare grandi eventi collaterali, fino ad arrivare a sovrapporre i giorni dei calendari delle fashion week. «Credo che la previsione di Vogue Business sia azzardata e faziosa dichiara apertamente -. In primis bisognerà vedere come evolvono le digital fashion week, che portano la moda nel mondo senza muoversi da casa, complicando notevolmente le strategie. Non sappiamo neanche come potremo viaggiare, come evolverà la pandemia, se il terrorismo internazionale frenerà di nuovo gli spostamenti. Forse nel 2030 non ci saranno nemmeno più le settimane della moda ancorate alle città. Ciascuno sfilerà o comunicherà dove, quando e come vorrà, cercando di differenziarsi, anziché uniformarsi alle regole imposte da chi organizza i calendari». Borioli ipotizza che nel postCovid cambierà la concentrazione di sfilate, eventi e appuntamenti collaterali, sostituiti in gran parte da presentazioni phygital o con presenze controllate. «Resterà uguale - dice - il desiderio di moda, di novità, di comunicazione, di euforia che le fashion week trasmettevano. Forse ci sarà meno apparenza ma più sostanza». In ogni caso Superstudio Group è

LIVELLI TERRITORIALI

Metropoli a confronto

Abitanti

Superficie

Londra

8,9 mln

1.572 km2

New York

8,6 mln

785 km2

Parigi *

7,0 mln

814 km2

Milano **

3,2 mln

1.576 km2

Fonte: Osservatorio Milano 2019, Assolombarda-Comune di Milano *Area metropolitana Métropole du Grand Paris **Città metropolitana

già pronto, con i suoi spazi, la sicurezza e le ultime tecnologie. Ha anche una nuova grande location da inaugurare, Superstudio Maxi, una nuova piazza per le necessità creative della città: «Vogliamo dare risposte alle esigenze virtuali, digitali, della comunicazione di moda e delle sfilate, con ben quattro “teatri” virtuali e connessioni potenti, dove è possibile realizzare ogni genere di sfondo, effetto speciale, luci e altre magie, per mostrare la moda in modo alternativo». Alla Milano città-chiave della moda Borioli suggerisce di lavorare più sulla qualità che sulla quantità, di puntare sui giovani, dopo una selezione ragionata e di creare un prestigioso Oscar della Moda internazionale, «di tale potenza ed equilibrio, da diventare un evento mondiale imperdibile, da “vendere” a tutte le Tv del mondo, come gli Oscar di Los Angeles». Sulla Milano città dello shopping ha qualcosa da dire Stefano Rizzi, country manager Global Blue, società specializzata nello shopping tax refund. La destinazione meneghina non ne esce a testa alta ma i rimedi esistono. «Credo sia difficile - dichiara - che nel breve termine Milano riesca a tornare ai

Milano è l’unica vera metropoli di stampo europeo del nostro Paese e ha una capacità unica di recupero Mario Resca CONFIMPRESE

livelli pre-Covid. Nel periodo 2020-2024 ci aspettiamo che cresca meno di altre città europee, a causa della debolezza dell’economia italiana nel suo insieme. Di certo il capoluogo lombardo vanta alcuni punti di forza, che dovrebbero essere maggiormente comunicati, proprio per valorizzare la città e tornare a renderla attrattiva per i turisti del mondo. In settori come commercio, ospitalità e trasporti, ad esempio, Milano dovrebbe performare meglio di Parigi, Madrid e Londra: tre città che nel complesso crescono più del capoluogo lombardo. Nel turismo, invece, la normalizzazione dovrebbe arrivare tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023». Rizzi ritiene opportuna un’azione decisa da parte delle istituzioni, nell’ottica di migliorare la competitività a livello di sistema Paese. «Un primo passo - osserva - potrebbe essere rivedere al ribasso la soglia del minimum spending per il recupero dell’Iva sugli acquisti tax free. In base ai dati di Global Blue sul tax free shopping, Milano è considerata dai turisti internazionali la città degli acquisti per eccellenza, viene scelta proprio per questo motivo dai viaggiatori. Abbassare la soglia potrebbe rap-

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presentare un messaggio concreto oltre che un incentivo allo shopping». Al momento, invece, il minimun spending italiano è il più alto in Europa: 154 euro, contro i 100 della Francia, che ha ridotto la soglia quest’anno. Ci sono anche altri aspetti che penalizzano Milano nella corsa per la leadership di qui al 2030, se ci si deve basare sugli indicatori citati da Vogue Business. «Credo sia inequivocabilmente più vulnerabile di Parigi e di Londra - sostiene Maria Pierdicchi, consigliere indipendente e presidente di Nedcommunity, associazione degli amministratori non esecutivi e indipendenti -. Anzitutto perché, pur essendo centro di business, non è una capitale e non è il centro indiscusso dei maggiori brand, che invece sono dispersi sul territorio, frutto anche di un’imprenditorialità e artigianalità diffusa nel nostro Paese». «Inoltre - aggiunge - come tutta l’Italia, il capoluogo lombardo risente della debolezza economica dell’ultimo decennio e, contrariamente a Parigi, non sembra aver beneficiato della Brexit in termini di attrazione di hub londinesi». Un altro elemento a sfavore è che alcuni brand italiani di proprietà estera mantengono solo la capacità creativa e produttiva in Italia. Se si escludono quelli realizzati in Italia ma appartenenti a gruppi esteri (per lo più francesi), i restanti marchi di matrice italiana rappresentano una frazione ancora piccola, rispetto ai grandi conglomerati del lusso. «Attualmente i primi quattro gruppi italiani della moda quotati - nota Pierdicchi - hanno una capitalizzazione di quasi 19 miliardi, mentre il solo Gruppo Lvmh ha una capitalizzazione che li supera di circa 15 volte. Altre fashion company non quotate non arrivano a 3-4 miliardi di fatturato e sono meno diversificate dei gruppi francesi». «In Italia - continua - c’è ancora molta frammentazione, ancorché accompagnata da grande artigianalità. Il potere attrattivo dei piccoli marchi a livello globale è oggettivamente limitato: piccolo è bello e può

rappresentare un vantaggio nella catena di fornitura, ma non a livello di prodotto finito». La presidente di Nedcommunity non parla di declino ma di indebolimento di Milano, che a suo avviso andrebbe contrastato con la concentrazione di risorse e investimenti sulla città, evitando dispersioni di manifestazioni e iniziative, e con investimenti in tutto ciò che è infrastruttura per la moda e la creatività: «Dalla formazione alle start up, dall’ecosistema a supporto delle artigianalità italiane, fino alla cultura che faciliti la valorizzazione dei brand. A Milano mancano, ad esempio, grandi scuole di sartoria e un museo della moda italiana, oltre ad altre forme di valorizzazione dell’artigianato nazionale». La moda cambierà per effetto della pandemia, con modelli di business più orientati

europeo del nostro Paese e ha una capacità unica di recupero sullo scacchiere dell’Italia flagellata da un anno di pandemia. Non è facile dire che la pandemia è un’opportunità di cambiamento, ma il cambiamento è un obbligo e adesso dobbiamo accelerare». La ripartenza, come prevede Resca, avverrà proprio a partire dalle città che hanno le università, la creatività, l’imprenditoria e l’impegno dei cittadini. «Le città devono essere trasformate dal punto di vista ambientale, attraverso la rivoluzione digitale e in un’ottica di una maggiore equità sociale - sostiene il presidente di Confimprese -. La trasformazione ambientale permette di creare lavoro e di fare impresa, oltre a fornire un modello che ripensa l’urbanistica delle città metropolitane. A questo proposito Milano è risultata quinta nella top 10 del Green Cities Index (Parigi è la regina green europea), per efficienza del trasporto pubblico e per il progetto ForestaMi con cui il verde urbano è triplicato in tre anni». «Davanti a sé Milano ha la prospettiva di un nuovo modello di città - prosegue - in cui il tempo delle persone avrà un ruolo sempre più centrale, con l’obiettivo di favorire i servizi di prossimità. La trasformazione ambientale va associata anche a una rivoluzione digitale necessaria». In merito alla settimana della moda meneghina Resca ricorda che coinvolge circa 20mila imprese, con un indotto di oltre 10 miliardi di euro solo in città. «Capitale mondiale della moda o no, Milano è un riferimento nel settore e Parigi, New York o Londra non possono reggere il paragone con la sua storia - conclude -. Le sfide che l’attendono sono importanti, ma sono certo che la città ne sarà all’altezza e saprà risollevarsi anche questa volta, sfruttando gli asset principali del made in Italy che tutto il mondo ci invidia: arte, moda, cibo e design». (hanno collaborato Alessandra Bigotta, Andrea Bigozzi e Carla Mercurio) 

A Milano mancano le grandi scuole di sartoria e un museo della moda italiana alla sostenibilità, ai nuovi materiali e al mix di creatività/convenienza/innovazione: «In questo senso Milano potrebbe trovare nuove ispirazioni, per candidarsi a sviluppare nuovi concetti e stili, anche attraverso uno sforzo collettivo e coordinato su questi temi». In più la moda dovrebbe essere vista come una delle grandi risorse del Paese, non solo di singole città. «La strutturale incapacità di fare squadra nel nostro Paese - sottolinea Pierdicchi - rischia di impedire che un’opportunità di cambiamento, come quella che si prospetta, possa essere cavalcata per rafforzare il settore anche nella capacità di attrarre capitali finanziari e umani al servizio della creatività». «Milano non si tocca - afferma con forza Mario Resca, presidente di Confimprese, l’associazione delle imprese del commercio a rete -. È l’unica vera metropoli di stampo

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STRATEGIA PHYGITAL QUATTRO GIORNI IN DIGITALE Marchi creativi e storytelling Continua il supporto alle Pmi

Dietro il fare, le idee: anche online White punta su contenuti innovativi

1. Il denimwear secondo PeppinoPeppino 2. Un modello di Mtof, marchio lanciato quattro anni fa che punta su capi reversibili e genderless 3. I gioielli di Ell Milano proiettano nel futuro la tradizione di un laboratorio orafo

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In attesa di tornare alla versione fisica, anche sul digitale la rassegna ha offerto spunti creativi, di riflessione e di business fuori dagli schemi. «Per Milano la vera sfida sarà a settembre», anticipa Massimiliano Bizzi DI ALESSANDRA BIGOTTA

Il lavoro di valorizzazione delle Pmi italiane, attraverso il salone White e il movimento Milano Loves Italy, continua: Massimiliano Bizzi, fondatore della manifestazione dedicata agli “artigiani evoluti” e ideatore di Milano Loves Italy (promosso da White e da Csm-Camera Showroom Milano, con le adesioni tra gli altri di Cnmi, Cbi-Camera Buyer Italia, Confartigianato Milano Monza e Brianza, Alined Network e Niam-Nazionale Italiana Agenti Moda), tira le fila della recente quattro giorni digitale, che ha contemplato tuttavia anche un panel fisico sulle Pmi

Il filo rosso che lega il salone fisico a quello digitale è la ricerca sui brand e i modi per raccontarli alla presenza di Carlo Maria Ferro (presidente di Ice Agenzia), Eugenio Massetti (presidente vicario di Confartigianato) e Fabio Pietrella (presidente Nazionale Moda di Confartigianato). Il traffico sul nuovo sito di White ha superato gli 8mila utenti unici giornalieri, con un tempo di visita medio di 2,5 minuti, e i social hanno registrato un +400% rispetto alla precedente edizione, con oltre 3mila persone collegate per seguire i webinar. «Ma per Milano la vera sfida sarà settembre - precisa Bizzi - con tutti i protagonisti della moda uniti (si veda lo Speciale Milano in questo numero, ndr)». Il lavoro

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di Bizzi e dei suoi collaboratori, a partire dal direttore marketing e comunicazione Federico Poletti, si basa su un’incessante ricerca e l’ultima edizione digitale di White lo ha ribadito. Molti i brand interessanti, alcuni dei quali si sono raccontati nei webinar: vedi PeppinoPeppino, marchio fondato quattro anni fa da Simona Testucci, appassionata di denim, insieme ad Alessio Berto. O Gentile Catone, la scommessa di Francesco Gentile e Chiara Catone. Da tenere d’occhio anche Mtof, frutto dell’esperienza quarantennale nella maglieria di Mario Foroni, che insieme ad alcuni giovani designer ha lanciato nel 2017 questa label basata su capi “polifacce”, con interno ed esterno «né stabili, né stabiliti». Tra gli accessori, Ell Milano nasce da un laboratorio orafo di solida tradizione che, come spiega il creative director e co-fondatore Lorenzo Cavolini, «punta sull’esplorazione della material per rappresentare la società contemporanea». I webinar di White non hanno tralasciato il monte della filiera: si è parlato per esempio di jersey in un incontro moderato da Marco Poli, ideatore di TheStyleLift, archivio tessile con migliaia di campioni raccolti dal 1960 agli anni Duemila. Se Piero Giachi dell’azienda tessile Jackytex ha sottolineato che si avverte tra i clienti una forte esigenza di funzionalità, lo stilista Tiziano Guardini ha messo al centro la sostenibilità: «Quello che produciamo non è semplice moda, ma vita - ha affermato - e le persone se ne stanno accorgendo sempre più». 

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UNO SHORT MOVIE

This is Milano lancia un messaggio: è tempo di rinascere Massimiliano Bizzi lo ripete da tempo: dalla pandemia la moda e la sua capitale possono risorgere ancora più forti. Un messaggio ribadito da This is Milano, short movie realizzato da Milano Loves Italy - con il supporto di Maeci, Ice Agenzia e in partnership con Confartigianato Imprese -, in cui l’attrice Demetra Bellina si aggira per i luoghi iconici della città. Un video, diretto da Mantra-Mezcal, Fred Cavallini e Filippo Pax con la direzione artistica di Miriam de Nicolò, in cui gli outfit di Demetra e delle modelle rendono omaggio al made in Italy: “sfilano”, tra gli altri, Atelier Emé, Alessandro Enriquez, Rodo e Santoni. (a.b.)

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STRATEGIA OMNICHANNEL

FASHION E-COMMERCE SUMMIT

Il digitale: da strumento di salvataggio a potente arma di crescita Agguantare una ripresa che oggi sembra lontana ma domani, quando finalmente si paleserà, potrebbe essere esplosiva: imprescindibile il digitale, che non è solo un canale, ma una strategia. Che deve essere data centric per diventare customer centric, imparando a conoscere il cliente già nella prima fase, quando sul sito per il brand è ancora un “signor nessuno” DI CRISTIANA BONZI

Nell’anno della pandemia il digitale ha reso possibili grandi e piccoli miracoli, non solo evitando a molti brand il tracollo delle vendite nei mesi di lockdown ma, più in generale, facendo sì che anche le aziende più refrattarie verso l’innovazione aprissero alla svelta gli occhi. Persino un dato che ci riguarda, l’audience del nostro recente E-commerce Summit, dice qualcosa sul potere del digitale: trasmesso su Zoom, ha coinvolto una platea di un migliaio di addetti ai lavori selezionati, una cifra superiore a quella di qualunque evento organizzato in precedenza. In apertura del convegno, il 14esimo in sei anni, il direttore e ceo di Fashion, Marc Sondermann, ha definito il 2020 «un anno in cui il digitale, da strumento primario per la sopravvivenza, è diventato il motore di una crescita esplosiva delle realtà della moda e del lusso». «Non dimentichiamo ha aggiunto Sondermann - che nel mondo il fashion è il settore verticale dei consumi più consistente. Solo negli Usa questo mercato vale 2 trilioni di dollari, di cui il 12,9% era già digitalizzato nell’agosto 2020 (dati McKinsey)». Se negli Stati Uniti l’abbigliamento è stato colpito dagli effetti della pandemia in modo sovraproporzionale, «il recupero - ha fatto notare Sondermann - è stato altrettanto significativo. In Italia, seppur con maggiore lentezza, le dinamiche saranno le stesse e bisognerà farsi trovare pronti».

Ma come possono i marchi massimizzare la Sarah Curran-Usher, managing director competitività digitale? Il primo panel del noEmea di True Fit da luglio scorso (ma nota stro E-commerce summit ha cercato risposte per aver fondato nel 2006 l’e-commerce di a questa domanda, partendo dal concetto di affordable luxury MyWardrobe), ha sotdata centricity. «Oggi la differenza la fa la tolineato che «i customer insight sono escapacità di acquisire, leggere e interpretare i senziali per capire in profondità gli utenti dati e di essere veloci nella personalizzazione che raggiungono la piattaforma di una label della customer experience. Non è semplice per la prima volta. Il cliente è più che mai intercettare un nuovo cliente ‘disruptive’: è lui che decide su un sito, come farebbe un quando e come fare acquisti. commesso, ma già osservarlo Seguire tutto il percorso che mentre naviga, notando per porta alla conversione, a parUtilizzare i dati di esempio i tempi di reaziotire dall’esperienza instore, è prima parte, relativi ne tra un clic e l’altro, rende fondamentale: capire i suoi al traffico anonimo, un’idea precisa del suo comcomportamenti d’acquisto è lavorare su oltre portamento. Solo se si è data plasma la strategia dei maril 90% del traffico centric si diventa customer chi sui suoi reali bisogni». di ogni sito di centric», ha affermato NicoMaurizio Alberti, vice pree-commerce la Antonelli, cmo di Luisasident di Mapp Digital, ha viaroma. Data centricity per osservato che «customer exMaurizio Alberti Fabrizio Viacava - cdo di perience significa saper interMAPP DIGITAL Etro, brand che ha chiuso il pretare il nuovo cliente dall’i2020 con un +110% solo sul nizio, in modo tale che quanmondo direct e-com - significa innanzitutto do si paleserà saremo in grado di ricollegare semplificare la complessità, per offrire un tutto lo storico delle informazioni in tempo servizio personalizzato su tutti i canali. reale, così da personalizzare l’experience». Secondo Viacava, «nei prossimi dieci anni le Utilizzare i dati di prima parte, relativi al parole chiave saranno umanizzazione e pritraffico anonimo, «è lavorare su oltre il 90% vacy. Il negozio fisico diventerà un tempio del traffico di ogni sito di e-commerce - ha di experience, showrooming, disclosure dei concluso Alberti -. Con le tecnologie di oggi valori del brand. L’online troverà modalità si può migliorare il tasso di identificazione, inedite per soddisfare i clienti, mettendoli in diminuendo via via le percentuali di ‘carcontatto con i valori del marchio, con esperelli sconosciuti’: un’operazione che può rienze pensate in base alle loro passioni». triplicare le performance». 

PRIMO PANEL

COGLIERE IL MOMENTO

CUSTOMER INSIGHTS AND GROWTH ACCELERATION

NICOLA ANTONELLI

FABRIZIO VIACAVA

MAURIZIO ALBERTI

SARAH CURRAN-USHER

LUISAVIAROMA

ETRO

MAPP DIGITAL

TRUE FIT

CMO

Chief Digital Officer

Vice President

Managing Director EMEA

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Il brand è uno solo: mai creare steccati fra i touchpoint Quella che stiamo vivendo è l’epoca delle contaminazioni. Strumenti nati e cresciuti nell’online possono rivelarsi strategici nel canale fisico, perché il consumatore guarda sempre al brand come a un’entità unica e omogenea. Sul fronte pagamenti il discorso non cambia: l’utente deve trovare soluzioni veloci e semplici, senza ricorrere a re-direction su pagine esterne DI CARLA MERCURIO

per essere personal shopper di primo livello, L’ibridazione dei canali è stata una delle conin grado di consigliare il giusto modello di seguenze dirette del Covid: lo ha ricordato occhiali, risolvere problemi di customer care Riccardo Milani, head of digital di Sere instaurare un dialogo proattivo con il cliengio Rossi, protagonista del secondo panel te. Il tutto senza chatbot e raccogliendo dati dell’E-commerce Summit di Fashion, importanti sul target». Ma sono a volte le insieme a Jarvis Macchi di Luxottica aziende a non essere pronte per le esperienze ed Elena Scaglia di Adyen, moderati da ibride: «L’e-commerce va considerato anche Marc Sondermann. «Oggi le aziende che in rapporto al valore che può trasmettere al lavorano su più canali - ha detto Milani - deconsumatore e lo stesso approccio deve essere vono rimettere in discussione l’intera impreadottato per i social - ha concluso sa». Umanizzare i touchpoint Macchi -. L’umanizzazione del digitali e digitalizzare quelli touchpoint digitale deve essere di fisici è prioritario per aupari livello, con le sue specificità, mentare i fatturati. «Stiamo Lo shopper deve rispetto a quella del negozio fisiconvertendo gli accordi tipici poter pagare quando co. Per il consumatore il brand del wholesale in e-wholesale, e come vuole, è uno solo e così la relativa espesfruttando i marketplace di in modo fluido rienza». Consumatore che va chi ha il wholesale con un e integrato tra i canali assecondato anche negli aspetti orientamento alla Farfetch più pratici della sua journey. e contaminando i canali di Elena Scaglia Elena Scaglia ha parlato a vendita. Per esempio, ad ADYEN nome di Adyen, piattaforma agosto un nostro negozio ha di pagamenti che si avvale di generato il 15% del turnover una soluzione unica in grado di semplificare grazie alla chat, un tool abitualmente assol’elaborazione delle transazioni, consentendo ciato all’e-commerce», ha affermato l’head alle aziende di accettare pagamenti ovunque, of digital di Sergio Rossi, che per il brand gosempre, attraverso qualunque metodo e caverna anche l’It con il ruolo di cio. nale. «Lo shopper deve poter pagare nel moEmblematica la case history di Luxottica illumento in cui lo decide lui e come vuole lui - ha strata da Jarvis Macchi, head of social media affermato - con il Qr Code se vede un capo in del big dell’eyewear: «Abbiamo scommesso vetrina ma non vuole entrare, oppure tramite su un progetto che ha coinvolto una comunità il conversation commerce, collegato in maniedi manager in grado di lavorare sulla relaziora fluida al pagamento. Noi di Adyen offriamo ne con il consumatore, fornendo un’esperienuna modalità di integrazione che permette za seamless - ha spiegato -. Persone formate

di creare pagine di check-out direttamente in una chat, in modo da evitare una re-direction in pagine esterne». Re-direction che «va evitata a tutti i costi, in quanto porta a una perdita del fatturato del 20%. Le pagine di pagamento devono incluse nell’interfaccia con il cliente, che si parli di e-commerce, di chat, di Qr code, di link o addirittura di terminali mobile per vendite direttamente in casa». «Oggi - ha concluso la senior manager di Adyen - le esperienze di pagamento digitali varcano la soglia del negozio. Ci sono pay method come Apple Pay, ora disponibili anche in store, e altri sistemi, come Paypal e Klarna (che permette la rateizzazione del pagamento), che stiamo portando all’interno dei punti vendita». 

DIGITAL MANAGER OF THE YEAR AWARD

I vincitori: pionieri, visionari, strateghi

Sei categorie per il nostro premio destinato ai manager che si sono distinti per la capacità di innestare, attraverso la digitalizzazione, una fresca mentalità da startup in realtà consolidate STRATEGIC VISION Riccardo Sciutto Sergio Rossi IMMERSIVE EXPERIENCE Nicola Antonelli Luisaviaroma CHANNEL BALANCING Gionata Galdenzi Aeffe

SECONDO PANEL

LA PARTITA DEL VALORE

DESIGNING IMMERSIVE EXPERIENCES ACROSS PLATFORMS

GROWTH ACCELERATION Fabrizio Viacava Etro COMMUNITY MENTORING Jarvis Macchi Luxottica

JARVIS MACCHI Head of Social Media

RICCARDO MILANI

Head of Omnichannel & CRM

ELENA SCAGLIA

LUXOTTICA

SERGIO ROSSI

ADYEN

Senior Manager

GO TO MARKET Giuseppe Miriello Paul&Shark

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STRATEGIA OMNICHANNEL

FASHION E-COMMERCE SUMMIT

Orchestrare bene i canali evita l’effetto Frankenstein Tra online e offline, e-store diretti e marketplace, i brand devono saper gestire alla perfezione una rete complessa di canali, che diventa “mostruosa” se l’integrazione si inceppa. In parallelo, insieme ai partner tecnologici, studiano modalità di vendita evoluta, che prevedono esperienze di shopping virtuali - ma più vere del vero e l’uso delle etichette parlanti, per garantire trasparenza

cano la partnership - ha aggiunto Galdenzi il brand non aveva un e-commerce ma da - per attuare strategie condivise dagli svilì in poi tutto è rapidamente cambiato, con luppi interessanti». «Ci vuole “orchestrail primo roll out proprio in quel mese di ottion”, ossia la capacità di accontentare il tobre, coinvolgendo anche i franchisee nel cliente finale con formule snelle, oltre che cambiamento, una seconda release a magtrasparenti», è stata la riflessione di Dagio attraverso l’approdo in Russia e, nell’ulniela Jurado Jabba, country manager tima parte del 2020, il terzo rilascio, arriWestern Europe di Vtex, realtà leader nel vando a coprire 108 Paesi. «Il go to marsettore del digital cloud comket - ha detto Miriello - ha merce, riconosciuta tra le soregistrato performance oltre DI ALESSANDRA BIGOTTA cietà “visionary” da Gartner le aspettative e la macchina nel Magic Quadrant per il deve ora ingranare marce anMercati internazionali da gestire, abitudini Una sfida per i brand commercio digitale. «Per evicora più elevate: prevediamo d’acquisto parcellizzate da parte dei consuè diventare essi stessi tare l’ “effetto Frankenstein” un raddoppio dei ricavi su matori: per i marchi della moda l’integradei marketplace, nella gestione dei canali, questo canale, probabilmenzione delle diverse piattaforme di vendita, grazie alle nuove online e offline (questi ultimi te già entro l’anno, e dobbiacomprese quelle fisiche, è una sfida tanto engine tecnologiche seller a tutti gli effetti) - ha mo occuparci di tanti aspetti, complessa, quanto inevitabile. «Bisogna proseguito la manager - ocdal ritorno dei dati in tempi smettere di affrontare i canali a silos per Daniela Jurado Jabba corre saper semplificare. Noi veloci verso le componenti passare a una modalità unitaria, fatta di VTEX di Vtex ci avvaliamo di un enaziendali che presidiano il confronti serrati con il board aziendale gine di e-commerce studiato business e il prodotto, all’otsui dati incrociati, in modo da aumentare sia per il B2B che per il B2C e uno relativo timizzazione del Crm e della customer care, l’engagement», ha commentato durante il al marketplace, che consente a un marchio fino a uno staffing mirato». terzo panel Gionata Galdenzi, senior edi diventare esso stesso un marketplace di A proposito di customer care, Guido Mencommerce manager di Aeffe Group che, nicchia». goni (cdo e partner di Temera) ha portato come ha ricordato Marc Sondermann, Niente “effetto Frankenstein” per alla ribalta la virtual boutique experience con Moschino ha raggiunto performance Paul&Shark, il cui head of digital Giudi Dolce&Gabbana: «Un passo imporstellari (fino al +605%) nell’e-commerce, seppe Miriello ha ripercorso un anno tante all’interno di una collaborazione già soprattutto su piattaforme terze come Farvissuto intensamente: fino a ottobre 2019 attiva con la griffe - ha sottolineato - in cui fetch. «Piattaforme che ora dai brand cersi è raggiunto il meglio dell’ibridazione tra esperienza instore e online». Come ha osservato Mengoni, prioritario oggi è parlare al cliente, su qualunque canale, con un TERZO PANEL linguaggio customizzato («L’experience in SUPERARE LE FRONTIERE Cina non è la stessa di un altro Paese»), INTEGRATING CHANNELS, LOCALIZING BENEFITS tenendo presente che valori come la tracciabilità sono molto ricercati. «Utile la tecnologia Nfc, il chip integrato nel cartellino dei capi, che inquadrato con lo smartphone permette di ripercorrere la genesi dell’abito - ha concluso -. Un tool interessante anche per il mercato del second hand: non dimentichiamo che per i marchi questo canale si GIONATA GALDENZI GIUSEPPE MIRIELLO DANIELA JURADO JABBA GUIDO MENGONI Senior Ecommerce Manager Head of Digital General Manager Western Europe CDO & Partner sta rivelando uno strumento strategico per AEFFE PAUL&SHARK VTEX TEMERA traghettare gli utenti verso il first hand».  22

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ONE TOUCH OF NATURE MAKES THE WHOLE WORLD KIN

WILLIAM SHAKESPEARE

CARIAGGI

ENVIRONMENTAL SUSTAINABILITY


STRATEGIA NEWS

A CURA DI ELISABETTA FABBRI

IN UN ANNO LA CAPITALIZZAZIONE È PIÙ CHE SESTUPLICATA

FARFETCH ACCELERA IN BORSA NONOSTANTE 3 MILIARDI DI DOLLARI DI PERDITE Nel 2020 i ricavi del marketplace Farfetch sono cresciuti del 64%, passando da 1,02 a 1,67 miliardi di dollari, mentre il Gmv (Gross Merchandising Value) ha superato i 3 miliardi di dollari (+49%). La realtà fondata da José Neves, da 2,5 milioni di consumatori nel mondo resta però in rosso. Anzi, le perdite annuali sono passate da 374 milioni a 3,3 miliardi di dollari, valore su cui pesa un round di investimenti via convertible notes. Eppure c'è chi festeggia a Wall Street. Basti notare che dal 31 marzo 2020 al 31 marzo 2021 (vedi grafico) il prezzo delle azioni Farfetch è più che sestuplicato al New York Stock Exchange, passando da 7,9 a 53 dollari e la capitalizzazione dell’azienda è arrivata a 18,8 miliardi di dollari (valeva circa 6,2 miliardi al debutto sul Nyse, nel 2018). Verso fine marzo investitori istituzionali come Goldman Sachs hanno deciso di prendere profitto, attraverso una vendita in blocchi (si tratterebbe di oltre il 10% delle azioni in circolazione), che nell'immediato ha portato a una brusca flessione del titolo a New York. La società d’investimenti Baron Funds, invece, ha menzionato il fashion e-commerce in una lettera agli investitori sul quarto trimestre 2020, perché ha dato impulso ai suoi affari in ambito “consumer discretionary”. Il valore della partecipazione è più che raddoppiato da quando è stata inserita in portafoglio, all’inizio del quarter. Il fondo si è detto entusiasta dell’annuncio della partnership con Alibaba e Richemont in Cina, valuta positivamente il modello “asset-light” della piattaforma e reputa il suo assortimento, come pure i contenuti, più diversificati rispetto ai competitor. L’e-commerce britannico potrebbe fare leva sulla controllata New Guards Group (Off-White e Palm Angels tra i marchi in portafoglio), per iniziative come il lancio di nuovi prodotti, che dovrebbero attrarre altri consumatori, e beneficerebbe delle prospettive di crescita dei consumi di beni di lusso online, che secondo Bain & Company dovrebbero passare dal 12% pre-Covid al 30% nel 2025. Il marketplace sarebbe quindi ben posizionato per una crescita di lungo periodo. Stando al sito di informazione finanziaria e analisi Seeking Alpha, attualmente la media degli analisti è rialzista sul titolo Farfetch (in una scala che va da molto ribassista a molto rialzista) con target price a 65,85 dollari. ●

BILANCI A CONFRONTO

HERMÈS LA PIÙ RESILIENTE DEL LUSSO FRANCESE

Hermès ha chiuso il critico 2020 con ricavi in calo del 7% a 6,4 miliardi di euro (-6% a cambi costanti e -2% negli store diretti): una performance molto più incoraggiante del -20% medio previsto dal Consensus Altagamma per il lusso. In Asia-Pacifico (senza il Giappone) il gruppo del lusso di rue du Faubourg Saint-Honoré è cresciuto del 47% a cambi costanti e anche in Europa ha dimostrato molta resilienza con un -4% soltanto (Francia esclusa, -18%). Per un confronto, la rivale Kering, proprietaria di marchi come Gucci, Ysl e Bottega Veneta ha visto scendere il fatturato del 17,5% a 13,1 miliardi di euro (-16% su base comparabile). L’altro big francese, Lvmh, ha subito una contrazione dei ricavi annuali del 17% a 44,7 miliardi. Tornando a scorrere il bilancio di Hermès, il risultato operativo dall’attività corrente è sceso a 1,98 miliardi di euro (-15%). Ne deriva un margine pari al 31%, che batte nettamente i concorrenti (23,9% per Kering e 18,6% per Lvmh). A livello ●

La corsa del titolo a Wall Street

PRADA: -24% I RICAVI 2020, MA IN ASIA-PACIFICO FA MEGLIO DEL 2019 Prada (nella foto, il ceo Patrizio Bertelli) chiude il bilancio 2020 a 2,4 miliardi di ricavi, in flessione del 25% rispetto al 2019. Il retail ha registrato un -18% a cambi costanti mentre il wholesale ha subito un -49%. In Asia-Pacifico il gruppo ha totalizzato 914 milioni di ricavi retail, superando dell’1% il dato del 2019. Nel conteggio è escluso il Giappone, che accusa un -28% a 272 milioni. In Europa (secondo maggiore mercato) le vendite sono scese del 35% a 561 milioni, -17% nelle Americhe a 291 milioni. L’ebit annuale di Prada si è attestato a 20 milioni, dai 307 milioni precedenti. La perdita è risultata di 54 milioni, dal precedente utile di 256 milioni, che beneficiava del Patent Box. ●

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di utile, è Kering il più bravo a limitare i danni della pandemia: -7% circa a 2,15 miliardi di euro. Hermès ha accusato un -9% a 1,4 miliardi, mentre Lvmh deve incassare un -34% a 4,7 miliardi. In attesa che Hermès publichi i risultati del primo trimestre, il 22 aprile, gli analisti vedono già le azioni del gruppo proiettate verso la soglia psicologica dei mille euro. Ubs, che si attende una performance in linea con l’ultimo quarter del 2020, conferma la raccomandazione “buy” per il titolo, con un prezzo obiettivo che passa da 1.073 a 1.079 euro. La società delle borse Kelly, secondo gli analisti, ha una combinazione unica di domanda guidata dall’offerta, crescita del rendimento dei capitali impiegati e bassa volatilità degli utili. Bernstein ha alzato il target price da 900 a 989 euro, mentre J.P. Morgan ha migliorato il giudizio portandolo da “sottopesare in portafoglio” a “neutrale”.


M OT I V I . C O M

ILARIA BICI

BEA BRUSCO

GIULIA PETRONIO

LAURA MARAZZI

LA WEB SERIE DA GUARDARE CON IL CUORE Segui tutti gli episodi


STRATEGIA CAREERS A CURA DI ANGELA TOVAZZI E CARLA MERCURIO

Amazon sceglie Muge Erdirik Dogan per crescere nella moda La fashion unit è sempre più strategica per il big dell’online, che negli Usa ha sottratto a Walmart il primato di primo rivenditore di abbigliamento. Nel lusso ha grandi ambizioni Dopo aver promosso Christine Beauchamp alla guida di tutte le categorie di consumo nel mercato nordamericano, Amazon sceglie un’altra donna a cui affidare il timone della divisione fashion. Si tratta di Muge Erdirik Dogan, ingegnere chimico con un Phd in modelli matematici che dopo una breve esperienza alla The Dow Chemical Company è approdata 13 anni fa alla corte di Jeff Bezos e da lì non si è più spostata, ottenendo importanti risultati ai vertici dei team category, technology e operations, inclusi baby e beauty, fino ad arrivare a dirigere le operazioni di Amazon Flex su scala globale. Il compito che l’aspetta è altrettanto sfidante, considerata la crescente importanza rivestita dal segmento fashion nel sorreggere la leadership del colosso dell’e-commerce, almeno nel mercato occidentale. Negli Stati Uniti, nell’annus horribilis della pandemia ma mirabilis per i suoi affari, Amazon è avanzato a grandi passi nella moda, riuscendo a scalzare Walmart e a diventare il primo rivenditore di abbigliamento

negli States, con vendite - secondo le stime di Wells Fargo - aumentate di circa il 15% a circa 41 miliardi di dollari e la previsione di sfondare il tetto dei 45 miliardi nel 2021. Per non sbagliare mosse il gigante online si è pure portato in casa, lo scorso novembre, un’esperta come Sally Singer, ex creative digital director di Vogue, mentre per portare avanti Amazon Fashion Europe ha puntato su Ruth Díaz, secon-

do El Mundo una delle 500 donne più influenti della Spagna. Anche se Muge Erdirik Dogan non si è sbilanciata sulle direttrici che imprimerà alla business unit focalizzata sulla moda, è facile immaginare che tra le sue priorità ci sarà quella di far crescere l’ultima “creatura” plasmata da Jeff Bezos prima che il ceo decidesse di cedere la poltrona: i Luxury Store. Inizialmente sottovalutati dal mercato e forse volutamente snobbati per non accrescerne le potenzialità, le boutique del lusso logate con la famosa freccia finora non hanno ancora raccolto così tante adesioni da impensierire specialisti come Ynap, Farfetch o la più piccola ma performante MyTheresa, anche se la lista dei marchi che sta entrando in scuderia è in crescita. Resta il fatto che intanto, in Oriente, negli ultimi mesi si sono costruite potenti alleanze, con Richemont, Alibaba e Artemis della famiglia Pinault a fianco di Farfetch, grazie a un investimento di 1,15 miliardi di dollari, con la creazione di una joint venture in Cina. Pedine in movimento su un risiko tutto da giocare. Forse anche in attesa che Amazon faccia le sue mosse.

MARGHERITA MACCAPANI MISSONI LASCIA LA DIREZIONE CREATIVA DI M MISSONI

● È durata solo tre anni la permanenza di Margherita Maccapani

Missoni alla direzione creativa della linea M Missoni. L’azienda famosa per i suoi zig zag ha annunciato che nell’ambito di una riorganizzazione interna per far fronte agli effetti della pandemia la figlia di Angela Missoni ha deciso - «per ragioni personali» - di lasciare la società, anche se questo non le impedirà di «rimanere vicino all’azienda». Ma a Sumirago non è l’unica pedina che si sposta. Giacomo Missoni, figlio di Vittorio (scomparso tragicamente nel 2013), finora responsabile del retail, volerà appena possibile negli Stati Uniti, dove prenderà il posto di Antonio Moltoni in qualità di ceo di Missoni Usa, mentre il presidente della filiale americana Ottavio Missoni Jr tornerà a Italia per dirigere un’altra business unit, «importantissima», come sottolinea il ceo della casa di moda Livio Proli: quella della sostenibilità.

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NUOVA ERA PER CLARKS CON VICTOR HERRERO AL VERTICE ● Dopo avere annunciato il

DOPO GLI USA CON TOM KALENDERIAN, ZEGNA PUNTA SULLA CINA CON ANGELICA CHEUNG ● Ermenegildo Zegna punta a cavalcare la ripresa

dei consumi in Cina, dopo l'arresto forzato causato dalla pandemia. Un mercato non certo nuovo per il gruppo, dove è approdato 30 anni fa e dove ha progressivamente ampliato la propria presenza, tanto che oggi copre il 40% del giro di affari della griffe con un totale di 60 negozi a fine 2019. È il momento di spingere l'acceleratore. Per questo Angelica Cheung, founder ed editor in chief di Vogue China per 16 anni fino al novembre scorso, è stata arruolata come strategic advisor del ceo Gildo Zegna in Cina. Cheung affiancherà questo ruolo di consulenza all'impegno a tempo pieno come venture partner della filiale cinese di Sequoia Capital, con un focus sui settori fashion, lifestyle ed entertainment. Anche negli Stati Uniti, mercato dove si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel grazie alla massiccia campagna di vaccinazione, Zegna ha adottato un approccio analogo, avvalendosi della consulenza di un profondo conoscitore del mercato e del business, Tom Kalenderian, per 40 anni responsabile del menswear da Barneys New York, che dallo scorso anno ricopre la carica di strategic advisor per il retail e il merchandising, oltre che di membro del cda. Il big del menswear ha festeggiato il 110esimo anniversario nel 2020, dopo un 2019 chiuso con un fatturato di poco superiore a 1,3 miliardi di euro, rispetto agli 1,16 miliardi di euro dell'anno precedente: una crescita supportata dal consolidamento di Thom Browne, acquisito nel 2018.

completamento dell'acquisizione della maggioranza di Clarks, con un investimento di 100 milioni di sterline, il fondo LionRocks Capital è pronto a dare una svolta alle sorti della label. Obiettivo è invertire il trend non positivo del brand, che ha chiuso il 2020 con un calo di fatturato dell'8% a 725,3 milioni di sterline. Per questa mission è stato chiamato a bordo Victor Herrero, già presidente non esecutivo dell'etichetta, di cui ora diventa il ceo ed executive chairman. Il manager farà leva sulle esperienze maturate presso i colossi delle high street Zara (dove ha trascorso oltre 12 anni nella casa madre Inditex con ruoli apicali) e Guess (di cui è stato ceo e director tra il 2015 e il 2019) per ridare smalto all'etichetta. L'intesa con LionRock Capital ha segnato la fine della proprietà del marchio dopo 195 anni da parte della famiglia Clark, che rimane un azionista significativo dell'azienda. Herrero ha preso il posto di Giorgio Presca, che si è dimesso per perseguire altre opportunità.

SUSIE MULDER DA NIC+ZOE A TIMBERLAND

Il gigante dello sportswear Vf Corporation ha affidato a Susie Mulder il ruolo di global brand president di Timberland. La manager avrà il compito di coordinare le attività strategiche del marchio relative alla diversificazione dei prodotti, forte di un approccio incentrato su retail, consumatori e digitale. Mulder, che arriva dalle fila della label di abbigliamento femminile Nic+Zoe, sarà attiva anche nell'executive leadership team della label.

PAOLO PORTA GUIDA IL REBOOT DI HUNTER Forte di esperienze presso marchi come Christian Dior, Stella McCartney, Burberry e Jimmy Choo, Paolo Porta è stato nominato ceo del brand di calzature brit Hunter con effetto immediato, dopo avere assunto questa carica ad interim lo scorso giugno. In corso c'è un piano di riposizionamento dell'etichetta, con l'obiettivo di elevarne il prodotto, ampliandone il raggio alle quattro stagioni e puntando a crescere all'estero. Porta ha anche rafforzato il proprio team di brand e creative leadership: negli ultimi mesi sono entrate in squadra Sandra Romboli, global design director e Claudia Plant, chief marketing officer.

FERRAGAMO: FERRUCCIO LASCIA LA PRESIDENZA DEL CDA AL FRATELLO LEONARDO. SEMPRE PIÙ INSISTENTI I RUMORS SULL’USCITA DI PAUL ANDREW ● Tempo di cambiamenti in Salvatore Ferragamo. Nell’assemblea in programma il 22

aprile gli azionisti dovranno rinnovare il consiglio di amministrazione, che resterà in carica fino all’approvazione del bilancio, il 31 dicembre del 2023, e in quell’occasione ci sarà un cambio della guardia alla presidenza della casa di moda. Ferruccio Ferragamo, attuale presidente, passa il testimone a suo fratello Leonardo (nella foto), attuale amministratore delegato della Palazzo Feroni Finanziaria. Con Ferruccio lasciano il cda anche Giovanna Ferragamo e Diego Paternò Castello di San Giuliano, figlio di Fiamma Ferragamo e nipote di Salvatore. Nella lista diramata da Ferragamo Finanziaria confermati Michele Norsa e Micaela Le Divelec Lemmi, attuali vicepresidente esecutivo e amministratore delegato. Un segno importante di continuità. All’insegna della discontinuità sembra invece essere la direzione creativa: sono sempre più insistenti infatti le voci che danno in uscita Paul Andrew. L’effetto pandemia si è tradotto per il fiscal year di Salvatore Ferragamo in un calo del 33,5% a tassi di cambio correnti (-33,4% a tassi costanti) dei ricavi, che si sono attestati a 916 milioni di euro, contro i precedenti 1.377 milioni.

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INNOVAZIONE SOCIAL COMMERCE BOOM POST PANDEMIA Un canale aggiuntivo Esperienze fluide e interattive

Lo shopping corre sui social: una nuova mission retail per Facebook & Co. Sono i nuovi shopping hub: spinti dalla pandemia, Facebook, Instagram, Pinterest e Tik Tok si stanno trasformando sempre più da mere piattaforme di intrattenimento ed evasione in un nuovo, potentissimo canale di vendita. Dove passare dall’ispirazione al carrello è sempre più facile e senza frizioni

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Nella foto sopra, alcune proposte Elisabetta Franchi per l’autunnoinverno 2021/2022. La stilista ha saputo creare un forte engagement con il suo pubblico a colpi di storytelling di vita quotidiana

DI ANGELA TOVAZZI

Alzi la mano chi durante il lockdown non ha pigiato il bottone Acquista Ora di Facebook o l’iconica Bag di Instagram per portarsi a casa quel pezzo indossato dall’influencer che lo ingolosiva da tempo o quel prodotto beauty che da giorni occhieggiava dal cellulare. In termini tecnici si chiama “social commerce” e altro non è che la combinazione - vincente, a vedere dai risultati - tra e-commerce e social. Il 2020, complici le restrizioni anticontagio e lo stop-and-go dei negozi fisici, è stato l’anno del boom e delle grandi manovre, con i big player del settore - da Facebook e Instagram a TikTok e Pinterest - impegnati nel fornire tool sempre più user-friendly, per permettere a chi naviga nel mondo parallelo dei social di lasciarsi non solo ispirare, ma anche convincere ad acquistare. Un salto di prospettiva non indifferente, quello guadagnato nella full immersion digitale degli ultimi mesi, che trasforma spazi virtuali nati con fini di aggregrazione e condivisione in potenziali, giganteschi cyber mall, dove seguire i marchi preferiti, scoprire nuove etichette, confrontare prodotti, fruire esperienze, dare e ottenere consigli. Fino a comprare e, in alcuni casi, anche finalizzare la transazione senza essere reindirizzati al sito e-commerce

I social network con più utenti in Italia 36.9

FACEBOOK

27.7

INSTAGRAM

18.6

LINKEDIN

16,7

PINTEREST

10

TWITTER

6,6

TIKTOK

2,8

REDDIT

0

5

10

15

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35

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Users in millions

Fonte: Statista 2021 (giugno 2020)

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del brand desiderato, completando così la customer journey in-app: una funzionalità che Facebook sta sperimentando negli Stati Uniti e che presto potrebbe arrivare anche da noi. È lecito parlare di un altro vero e proprio canale di vendita, accessibile a tutti i consumatori social addicted e a tutte le aziende, anche le più piccole, sprovviste magari di un e-shop diretto ma la cui presenza online, dopo l’esperienza del lockdown, è diventata imprescindibile. Proprio per loro nel 2020 sono nati i Facebook Shops e gli Instagram Shops, vetrine immersive gratuite per promuovere le collezioni e facilitare lo shopping censurato nei negozi brick and mortar. Competitor come TikTok e Pinterest non sono stati da meno, tanto che - sempre nell’annus horribilis del Covid - il primo ha implementato i “Pin prodotto”, con tag che fanno atterrare direttamente sul website dei marchi. E il secondo, nell’ottobre scorso, ha siglato una partnership con Shopify, permettendo a tutte le realtà che vendono sulla piattaforma di e-commerce canadese di lanciare i propri “Shoppable Adv” sul social degli short video e dialogando così con una community (non solo di giovanissimi) in ascesa: una possibilità che da qualche set-

La prossima sfida è la funzionalità checkout, con il completamento della transazione sul social timana è arrivata anche in Italia (vedi box a pag. 34). Del resto, con la pandemia il bacino di potenziali consumatori offerto dai social network si è allargato in maniera esponenziale. Secondo il report di We Are Social nel 2020 gli utenti su queste piattaforme sono stati 4,20 miliardi, con un +13%, equivalente a quasi mezzo miliardo di persone: oltre 1,3 milioni ogni giorno o 15 al secondo. Con un impatto enorme per il futuro del social commerce, che secondo E-Marketer raggiungerà quota 315 miliardi di dollari entro il 2021, trainato dalla Cina. I vantaggi sono molteplici, come evidenziano le aziende. «Questo canale - spiega Mauro Sabatini, ceo di Furla - permette di accorciare la customer journey, partendo dall’esplorazione e approdando all’acquisto. Rappresenta un’opportunità in più, senza la volontà di sostituire la user experience di un e-commerce diretto, a esso complementare». Il pubblico e il mercato sono potenzialmente illimitati, «con la possibilità di raggiungere un’audience più ampia e nuovi clienti», conferma l’e-commerce e digital manager di Luisa Spagnoli, Nicola Barbarani, che parla di Facebook come di

FACEBOOK E INSTAGRAM

Evita Barra: «In 10 mesi il social commerce è cresciuto come in dieci anni» Il valore aggiunto per i brand? Avere a disposizione una vetrina aggiuntiva, nel luogo virtuale dopo i loro clienti passano più tempo Facebook ed e-commerce: nel 2020 quest’accoppiata non poteva essere meglio assortita. Complici le restrizioni, che hanno azzerato la vita sociale trasferendola in primis sui social network, durante la pandemia il cosiddetto F-commerce è letteralmente esploso, aprendo la strada a nuove abitudini d’acquisto che difficilmente perderemo in futuro. «Ancora oggi, quando lo racconto, mi soprendo», esordisce Evita Barra, Sector Lead Luxury & Auto di Facebook e Instagram Italia, parlando dei risultati della ricerca Ons-Retail Sales Index Internet Sales May 2020, che testimonia come «la pandemia abbia fatto sì che in 3-4 mesi sia avvenuta una trasformazione di 10 anni». «C’è voluto un decennio per aumentare le vendite online del 13% - precisa - lo stesso incremento avvenuto tra gennaio e maggio 2020». Le app di Facebook e di Instagram hanno lavorato freneticamente per apportare inno-

vazioni in grado di migliorare l’esperienza d’acquisto, come il lancio il 19 maggio scorso dei Facebook Shops e Instagram Shops, e «tuttora - precisa Barra - ci stiamo impegnando per offrire una shopping experience senza frizioni, con pochissimi click, in attesa di aggiungere la funzionalità checkout, in fase beta negli Stati Uniti, in modo tale da permettere di concludere le transazioni sul social, senza essere reindirizzati all’e-commerce dei brand». Evita Barra parla di un successo reso possibile da «vetrine di semplice accesso e immersive», che fanno da gateway tra marchi e consumatori, e capaci di offrire «un’esperienza unica e personalizzata», grazie alla raccolta delle tracce che ogni internauta lascia con le sue interazioni, espressione di interessi e passioni. «Gli utenti non vedranno mai cibo per cani se non posseggono un cane - sottolinea - e soprattutto avranno il valore aggiunto dello sharing, con la possibilità di leggere le recensioni, commentare e condividere l’acquisto». Per i brand affermati i plus non sono da meno, in primis quello di «avere una vetrina aggiuntiva nel luogo virtuale dove la loro clientela passa più tempo», tenendo presente che le categorie di consumatori con una più alta propensione all’acquisto sono Millennials e Gen Z, proprio i più social addicted. «In più - aggiunge - le imprese possono disporre di un altro vantaggio. Quello di testare nuovi modi di comunicare, valutandone di volta in volta l’efficacia, senza grandi sforzi e dispendio di importanti risorse». Un discorso che vale soprattutto per le Pmi: «Sono più di 200 milioni - conclude Barra - le imprese che usano le nostre piattaforme senza spendere un euro. Un modo per essere visibili e, di questi tempi, spesso anche per sopravvivere». (a.t.)

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INNOVAZIONE SOCIAL COMMERCE

1. 2. Due immagini relative all’attività social di Furla, sbarcata recentemente anche su TikTok 3. Lo stile di Velasca, brand di calzature maschili dal savoir faire artigianale che ha sposato la filosofia direct-to-consumer e recentemente è entrato nel programma Beta lanciato da TikTok e Shopify

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mente con i consumatori, l’accelerazione dei social network porterà nuova linfa: «Credo commenta il ceo Jacopo Sebastio - che Velasca senza Facebook non sarebbe mai nata. È stato il driver della nostra comunicazione digitale. Anche oggi che abbiamo all’attivo 11 botteghe fisiche, il 60-70% dei nostri clienti vengono dai social. Quasi tutti hanno cliccato su un banner Velasca, che fa accendere tutta la nostra macchina retargeting». Ma la novità, per il brand di calzature, si chiama TikTok: «Il programma Beta lanciato dal social rappresenta per noi una grande opportunità - precisa Paola Parolo, head of marketing and analytics -. Finora abbiamo registrato un aumento in termini di volumi e traffico di qualità, con una percentuale elevata, oltre il 95%, di nuove sessioni». Nonostante il social

commerce galoppi, nei processi si nasconde però anche qualche insidia per i brand: «Un punto critico riguarda l’attribuzione dei risultati in una customer journey sempre più complessa e sfaccettata, in cui tanti canali contribuiscono alla vendita e al traffico», spiega Mauro Sabatini, che parla anche della sfida di mostrare alla propria community la varietà della collezione (visto che il social commerce è spesso limitato nell’offerta), con contenuti che invoglino l’utente a scoprire di più. E, altro aspetto dolente, la raccolta degli insight: «Un e-commerce diretto chiede dati all’utente che possono essere riutilizzati lato Crm - sottolinea il ceo di Furla - mentre quelli raccolti dai social network sono limitati alle statistiche del canale». Al tempo stesso, come fa notare Nicola Barbarani, non va sottovalu-

uno strumento che crea «ottime conversioni, mantenendo il dialogo con le nostre fan» e di Instagram come «fondamentale per fare retention, rafforzando la brand awareness». Minimo comune denominatore è la qualità dell’esperienza: semplice, dinamica, interattiva e personalizzata, grazie all’intelligenza degli algoritmi, che prima archiviano le preferenze e poi filtrano, selezionano e fanno vedere all’utente ciò che desidera vedere, solleticando le corde dei suoi interessi con messaggi pertinenti. E continuando ad animare

Fondamentale scegliere i prodotti strategici da mettere in vetrina, per fare presa immediata sull’utente il feed dei dispositivi per aumentare le probabilità che la navigazione sfoci in area carrello. Per Elisabetta Franchi, che ha cambiato le canoniche modalità di interazione e ingaggio, alimentando i follower con storytelling di vita quotidiana, «l’attività di tap and shop - come osserva Greta Menon, e-commerce manager di Betty Blue - ha facilitato l’acquisto per il cliente meno digitalmente evoluto, che con la pandemia si è trovato inevitabilmente a comprare i prodotti solo online». «Ora - aggiunge - la novità più attesa è il completamento dell’acquisto direttamente da social network, senza la necessità di transitare per l’e-shop diretto». A maggior ragione per un brand direct-to-consumer come Velasca, sinonimo di calzature maschili dal savoir faire artigianale che bypassano la filiera distributiva e dialogano via web diretta-

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bel l ezzadiesser eDonna,mal gr adol apandemi a. “ Render egl iappunt ament idel l amodasempr epi ùaper t i almondo”mot t ocher est al apr i or i t àperl a5°edi zi one del l ’ EVOLUTI ON FASHI ON VI BESRunW ay i deat odaYul i i a Pal chykovacheha cr eat ounamoder napr ospet t i vadel l a modacout ur eedel l ’ al t oar t i gi anat opr oveni ent edal l ’ Est pi ùr af finat oconl af ut ur i st i cat ecnol ogi adi gi t al e,una pi at t af or madi gi t al edovef ar eespr i mer eidesi gneradun nuovoRi nasci ment odel l aModa,si acondesi gnerI t al i ani cheRussi ,Ukr ai ni ,Cr oat i ,Geor gi ani ,anchesei nvi r t ual e, at t r aver sol ’ ut i l i zzazi onedeinuovimedi a,r eal i zzandouna ver aepr opr i asfil at aconunsof t war ei nnovat i vonel mer cat oat t ual eenel l ’ ambi t oFashi on,dar eagl ievent i l ’ espr essi onedell i nguaggi odel l ’ el eganza,i nt er ecol l ezi oni most r at ehi ght echconl at ecnol ogi acheavanza, i nnovat i va,sci nt i l l ant eedeci saapol ar i zzar egl ii nt er essidi t ut t i–st i l i st i ,buyer sepubbl i co–degl ianniaveni r e. Edunquel enuancesdeicol or idel l amodaar r i vat adal l ’ Est sonost at el ever epr ot agoni st edel l aset t i manadel l amoda aMi l ano,nuoveei nedi t e,conl avol ont àdipor t ar esul l e st r adedelmondoicol or idisper anzaediospi t al i t à, most r andoi lmegl i odelt al ent odeipr opr idesi gner ,gi ovani magi àaf f er mat i . Unast r aor di nar i aoccasi oneepi at t af or madiconf r ont odi i deeesol uzi onisult emadelf ashi onperpr omuover eef ar conoscer et ut t el ei nnovazi onipossi bi l iperunf ut ur o aut ent i cament esost eni bi l e.Ar t e,col or i ,cul t ur aemoda,l a capaci t àdeinuovit al ent ir ussidii nt egr ar ecul t ur edi ver se, unsaper eeunabel l ezzadelt ut t onuova,supor t e sconosci ut e,sugal assi emer avi gl i osecheancor anon conosci amo.

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INNOVAZIONE SOCIAL COMMERCE

Una proposta firmata dal marchio umbro Luisa Spagnoli

NUOVI SVILUPPI PER L’APP CINESE

Adriano Accardo (TikTok): «Con Shopify aiutiamo le imprese a ripartire» 1

tato che l’arena delle principali piattaforme di condivisione, soprattutto post pandemia, è sovraffollata e «ottenere una visibilità ottimale in un canale saturo come i social non è sempre facile». Non solo: «Avere a disposizione pochi prodotti da mettere in vetrina può rivelarsi talvolta controproducente». «Tuttavia - sottolinea - i benefici superano sicuramente i rischi». Ma di fronte a questa avanzata di Facebook & Co., che a breve riuscirà a mantenere incollati gli internauti alla piattaforma fino al checkout, cambieranno gli equilibri nell’ecosistema dell’e-commerce, depauperando il traffico sui canali diretti e sui marketplace online? Questo aspetto non sembra impensierire, per il momento, le aziende: «Esiste la possibilità - dice Greta Menon di Elisabetta Franchi - che una fetta della nostra clientela possa preferire queste piattaforme, ma siamo confidenti che attraverso i nostri canali diretti il brand possa offrire un’esperienza d’acquisto più ricca e appagante, tale da non essere penalizzati». «Dipenderà molto dall’evoluzione delle piattaforme - interviene Mauro Sabatini -. In Cina con We Chat sta già succedendo, ma penso che più che erodere quote all’e-shop delle aziende, il social commerce si aggiungerà semplicemente come altro canale di vendita, confermando una direzione omnichannel a cui ci stiamo abituando e che vedrà sempre più il consumatore al centro». Farà concorrenza al più generalista Amazon e ai multimarca alla Farfetch? Detto altrimenti: saranno loro i mall del futuro? Staremo a vedere: la sfida vera è appena iniziata. 

Anche in Italia sono arrivati gli “shoppable ads”, per far leva su una community che solo in Europa conta oltre 100 milioni di utenti attivi Dopo l’accordo stipulato per gli Stati Uniti nell’ottobre 2020, l’alleanza fra TikTok e Shopify è stata estesa all’Europa, in particolare in Italia, Francia, Spagna, Germania e Uk. Risultato: le imprese che hanno scelto la piattaforma di e-commerce per gestire il proprio e-shop (in Italia cresciute del 247% nel 2020) potranno mettere in vendita i propri prodotti e servizi attraverso adv dirette alla community del social network. Una partnership che apre nuove prospettive per le aziende made in Italy, anche le più piccole. Ne parliamo con Adriano Accardo, Managing Director, Global Business Solutions, Southern Europe di TikTok. Quali i plus di questa alleanza? Riteniamo che Shopify sia un’opportunità unica, per il merchant, al fine di raggiungere l’enorme community globale di TikTok, con, solo in Europa, oltre 100 milioni di utenti attivi al mese e una crescita su tutte le principali fasce demografiche: la vetrina ideale per intercettare nuovi clienti e aumentare la notorietà del proprio brand, a prescindere dai prodotti o servizi offerti. Con questa partnership il nostro obiettivo è proprio aiutare i marchi a connettersi e a farsi “scoprire” dalla community di TikTok, creando importanti opportunità per le aziende italiane di tutte le dimensioni. E per le imprese moda? Qual è il valore aggiunto? TikTok offre loro il vantaggio dell’impatto visivo, a tutto schermo e sound-on, caratteristico della piattaforma e di fondamentale importanza per il settore. Non a caso, sono numerose e diverse le maison che sono già state attratte dalla creatività dei talenti emergenti che in TikTok hanno trovato una vetrina dove esprimersi liberamente, creando così campagne audaci e d’impatto. E i primi beta tester della partnership con Shopify sono stati proprio dei

brand di moda, come Velasca, Dolly Noire e Blowhammer. Le aziende del fashion potranno unire la viralità dei nuovi trend, promossi autonomamente o lanciati dalla community, alla possibilità di aggiungere una vetrina Watch and Shop. Un’opportunità unica se si pensa che, oggi, l’utente vuole vedere il proprio beniamino, creator, o superstar indossare o utilizzare un determinato prodotto prima di acquistarlo. Un doppio binario di comunicazione sinergico che sfrutta le potenzialità di entrambe le piattaforme, andando a intercettare l’audience di riferimento di ogni singolo brand e al contempo ampliandola, raggiungendo un nuovo potenziale pubblico di acquirenti. Come funzionano in concreto gli Shoppable Ads? Grazie alla partnership, le imprese europee che hanno scelto l’e-commerce Shopify per gestire il proprio negozio online potranno mettere in vendita i propri prodotti e servizi attraverso campagne pubblicitarie dirette alla community di TikTok in pochi clic e senza mai abbandonare la piattaforma. Tra le principali funzionalità a disposizione dei merchant vi è il nuovo pixel “1-click”, da inserire sul sito Shopify per rendere facile e veloce il monitoraggio delle conversioni; la presenza di un unico “One Stop Shop” dove definire le campagne, scegliere i target ed ed effettuare il monitoraggio delle performance. Per i venditori questa è un’opportunità per creare annunci nativi condivisibili facilmente sulla piattaforma. Inoltre, è stata inserita la funzione di Advanced Matching, un miglioramento del pixel di TikTok che consente agli inserzionisti di inviare informazioni sui clienti, come indirizzi e-mail e numeri di telefono, in modo sicuro così da associare gli annunci su TikTok alle conversioni dei siti web e incrementare il pubblico per il proprio retargeting. (a.t.)

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HUNGARIAN FASHION & DESIGN AGENCY for

THE NOUVELLE VAGUE OF HUNGARIAN STYLE COMES TO MILAN FASHION WEEK ZSÓFIA BATA-JAKAB, CEO OF HFDA (HUNGARIAN FASHION & DESIGN AGENCY), TALKS ABOUT THE SYNERGY WITH THE NATIONAL CHAMBER OF ITALIAN FASHION AND THE FUTURE OF “MADE IN HUNGARY”, ONCE AGAIN UNDER THE SPOTLIGHT AT THE MOST RECENT MILAN FASHION WEEK For the fifth time you took part in the Milanese fashion week: why is the link with Camera Moda so important for Hungarian brands? One of the main tasks of the Hungarian Fashion & Design Agency is to support Hungarian brands with their entry into international markets. It is inevitable for them to display their products in foreign events, through two or three seasons, catching the attention of foreign fashion industry professionals: this is what Camera Moda has done, ever since we concluded a three-yearlong strategic agreement with them in 2018, to collectively promote the entry of Hungarian brands to the global fashion scene. As part of this, our international mentoring programme was launched, which through workshops and one-to-one meetings - currently online - provides the acquisition of niche knowledge for designers with international potential. One of the most significant aspects is the participation in Milano Fashion Week. This season, 7 Hungarian brands were under the spotlight of the Budapest Select online show: ABODI, CUKOVY, Elysian, Kata Szegedi, MERO, THEFOUR and ZIA budapest. Furthermore, the digital contents of ALMA and NINI were made available on the official website of the event. So this year, for the first time, nine domestic brands represented the Hungarian fashion industry in one of the most renowned fashion events. Which is the “fil rouge” of the brands presented? They rely on a strong base of manufacturers and aspire to keep their supply chains within borders. They are characterized by uniqueness, a trendsetting and innovative mindset, in contrast to fast fashion. After the first three years of partnership with CNMI, what about the future? We had the chance to take part in Milano

Fashion Week for the fifth time and this is the most outstanding aspect of our cooperation. In nearly three years we were able to launch two international mentoring programmes, therefore multiple Hungarian brands had the opportunity to learn from the mentors of CNMI, who supported their entries to international markets. Moreover, they were also the ones who chose the presenting brands at Milano Fashion Week. Three Hungarian brands - ABODI, Cukovy and Elysian - have received a Buyers Award. The mentoring programme is still running and thanks to the agreement made with CNMI, the brands and designers of Budapest Select will be present. Organized by the Hungarian Fashion & Design Agency, we are also launching a Hungarian mentoring programme, and out of those brands, CNMI will select the promising designers who will have the opportunity to continue with their studies in the international mentoring programme. Are there any affinities between Hungarian and Italian fashion? Budapest is an unmissable destination due to the city’s diversity, but Hungary’s excellent geographical location, its dominant textile and clothing industry, handicraft and cultural background are excellent breeding grounds for creative energies: in the second half of the 20th century Klara Rothschild was mentioned as the Coco Chanel of the Eastern Bloc and Tamás Király used to create recycled materials in the 80s. Just like the Italian brands, Hungarian designers take inspiration from the Hungarian applied or fine art scene. Based on the European Cluster observatory study made by the Stockholm School of Economics, Budapest or Central-Europe is the 8th most important centre of the creative industry. The events organized by the HFDA are well-followed by an

international audience: our Budapest Fashion & Tech Summit was organized last year in online form, watched by more than 4,000 viewers from all over the world. What can you tell us about the Budapest Concept webshop? A wide variety of unique products is available on the site, created at the end of 2020, starting from more elegant items through masks, T-shirts, coats along a large scale of unique lamps and furniture. The platform contributes to the development of the relationship between manufacturers and brands, encouraging further sales practices. The Hungarian brands represented at Milano Fashion week are also available amid the other products. How Hungarian fashion system is facing up to the pandemic? This is a challenging period. In Hungary almost three thousand firms are exporting, 80% of which gain most of their income from foreign customers. The sector is highly internationalized and materials are imported from abroad. A rearrangement is expected: smaller businesses will have the opportunity to gain a larger role in the Central-European region. In Spring 2020 we made a survey about the potential effects of the pandemic. We received almost 400 feedbacks, highlighting the importance of a financial support. Based on this survey, we made a bundle of proposals, forwarded to an action group responsible for the restart of the economy: as a result, the Hungarian fashion and design industry will be given the opportunity to receive a 42 million EUR tender.

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INNOVAZIONE SFILATA VS MOVIE

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NUOVI FORMAT IN TEMPO DI PANDEMIA Il successo dei fashion film Meglio dello show in streaming?

Video ergo sogno: l’emozione corre sul digital I fashion film hanno tenuto banco alle ultime settimane della moda. Un format che ha permesso di ricreare le emozioni legate alle sfilate in presenza e, al tempo stesso, di ampliare il target di riferimento via social. Gettonati dalle griffe i registi famosi, ma non è necessario spendere cifre folli per un prodotto vincente. La passerella fisica, comunque, resta insostituibile DI CARLA MERCURIO

«Un matrimonio tra me e Dior, in cui Maria Grazia Chiuri ha creato la collezione pensando ai personaggi della mia storia e io ho puntato a dare risalto alle sue proposte. Un modo di raccontare attraverso le immagini che mi ha riportato alle origini del cinema». Matteo Garrone ha descritto così la sua esperienza di filmmaker al servizio della griffe francese, per cui ha realizzato i video dedicati alla haute couture dell’inverno 2020 e della Spring-Summer 2021. Il regista italiano è stato tra i nomi di richiamo delle clip, che in questi ultimi mesi hanno preso sempre più spesso il posto delle sfilate in streaming. Una soluzione per ancorare la moda alla dimensione dell’emozione, in un momento in cui l’esigenza di distanziamento

dovuta alla pandemia ha privato la fashion community dell’aspetto più importante, che è quello dell’incontro, del confronto e delle esperienze vissute in presenza. Questa scelta ha aperto le porte a soluzioni inedite, in un contesto in cui la regola è che non esistono regole assolute. E così, se con l’alta moda di Dior Garrone ci ha condotto in mondi esoterici, tra boschi incantati e castelli fatati e per il prêt-à-porter Maria Grazia Chiuri si è affidata alla realizzazione di Fabien Baron, Gus van Sant ha firmato per il GucciFest una mini-serie. E ancora, Luca Guadagnino si è ispirato alle atmosfere dei film di Hitchcock per Ferragamo, Hermès ha scelto il premio César Sébastien Lifshitz per girare un docu-film sulla sua performan-

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1. Il making of del fashion film di Salvatore Ferragamo dedicato alla Spring-Summer 2021 e diretto da Luca Guadagnino 2. Un frame del cortometraggio intitolato “Le Château du Tarot” che ha visto protagonista la Haute Couture Spring-Summer 2021 di Christian Dior, con la regia di Matteo Garrone

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1. Un frame del videoclip musicale dedicato alla Fall-Winter 2021 di Missoni, ambientato al Forum di Assago, con la regia di Lorenzo Gironi 2. Jeremy Scott sul set di “Jungle Red” per Moschino con Stella Maxwell, Dita von Teese e Winnie Harlow

re lo spirito di un marchio o di uno stilista. Una soluzione che ha un impatto emotivo maggiore rispetto alla sfilata in streaming, perché la passerella va vissuta dal vivo». Naturalmente occorrono gli ingredienti giusti, sottolinea: «Ci vogliono una storia avvincente, una colonna sonora suggestiva, un montaggio e un editing impeccabili e un tempo non troppo lungo (tra i 3 e i 5 minuti) per mantenere viva l’attenzione degli spettatori». Sempre più importanti «sono inoltre i messaggi sociali incentrati su argomenti come diversity, natura, sostenibilità e women empowerment. Anche per questa ragione molte clip non vedono protagonisti modelli, ma attori o gente normale». «La sfilata senza pubblico per me ha poco sen-

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ce live tra New York, Parigi e Shanghai, e Wu Tsang ha mixato cinema, sfilata e video musicale nella clip di Louis Vuitton by Virgil Abloh. Una gara sul filo della creatività, che ha visto brillare anche le stelle di registi meno noti al grande pubblico come Lorenzo Gironi per la storia di Missoni girata al Forum di Assago, Albert Moya per il viaggio all’interno del subconscio di Gcds, Clarissa Gallo per il cortometraggio di Thom Browne, il giovane Edoardo Smerilli per il movie di Marco Rambaldi. Una scommessa in cui si sono cimentati gli stessi stili-

sti, come Jeremy Scott per Moschino con il suo Jungle Red, che ha visto protagoniste Dita Von Teese, Stella Maxwell, Winnie Harlow e Hailey Bieber. Una clip che ha conquistato la platea social alla Milano Fashion Week, secondo l’analisi di Blogmeter, dove la griffe si è piazzata terza per engagement totale. «In un momento difficile come quello che stiamo vivendo - chiarisce Constanza Cavalli Etro, founder e creative director del Fashion Film Festival Milano - i video sono uno strumento ideale per comunica-

Soggetto, musica, ritmo, post-produzione sono i key aspect in un fashion film d’impatto so - conferma Angela Missoni, che già lo scorso autunno si era affidata al mezzo video e che ha ripetuto l’esperienza alla settimana della moda di febbraio -. Un fashion show di media dura 12 minuti, un tempo troppo lungo da seguire sulla schermo di un computer e soprattutto di un cellulare. Molto meglio lavorare creando immagini e raccontando storie che permettano di agganciarsi ai social, in un momento in cui si amplia la platea di riferimento. Proprio per questo ho immaginato un video-clip che durasse lo spazio di una canzone, non oltre i quattro minuti». Nel filmato Missoni ha deciso di presentare le quattro stagioni del 2021: «Da quando il target dei fruitori si è allargato, mostrare le collezioni con sei mesi di anticipo crea confusione nei consumatori finali - spiega la stilista -. Ecco perché abbiamo deciso di mixare i capi di un intero anno in una sola storia. Un modo per sottolineare inoltre che il nostro prodotto è fatto per durare nel tempo». Ma quali sono i pro e i contro dei fashion video dal punto di vista dei costi? In primo luogo, sottolinea Cavalli Etro, non è strettamente necessario affidarsi ai mostri sacri della regia: «Ci sono giovani bravissimi, in grado di realizzare prodotti ottimi anche senza budget elevati. Quattro anni fa, per esempio, il regista americano Sean Baker

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Foto Paige Powell

INNOVAZIONE SFILATA VS MOVIE

1. Silvia Calderoni, protagonista della serie firmata da Gus Van Sant per il GucciFest 2. Un frame del film-documentario sulla performance live di Hermès, diretto dal regista Sébastien Lifshitz 3. Il fashion movie di Lanvin 4. Un fotogramma di “Disturbing Beauty”, il video realizzato da Fabien Baron per la FW 21 di Dior 5. Lindsey Vonn, protagonista del racconto di Thom Browne diretto da Clarissa Gallo

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è stato vincitore nella categoria Best Fashion Film con una clip realizzata per Kenzo con un semplice iPhone». «Non esiste una media per quanto riguarda la spesa - aggiunge Angela Missoni -. Il nostro ultimo video per esempio non è costato più di 100mila euro, mentre per l’ultima sfilata dal vivo ne abbiamo spesi circa 300mila. Dipende molto dalle modelle. In passerella ne occorrono 55 per 55 uscite, per il mio video volevo un gruppo di ragazze giovanissime e fresche, in sintonia con la storia, e ne ho coinvolte dieci per cinque cambi. Ma, ripeto, non ci sono regole». Dei pro e contro dei fashion movie ci par-

Un fashion movie può costare un terzo rispetto a una sfilata la anche Leila Palermo, ceo e fondatrice dell’agenzia di comunicazione Next di Milano con un focus sui brand emergenti. «A parte Pierre-Louis Mascia, che ha organizzato uno show in streaming, tutti i nostri clienti, come Act n°1, Vìen e Marco Rambaldi, hanno optato per la formula del video. I giovani stilisti indipendenti sono creativi e hanno un loro immaginario molto forte, al punto che spesso decidono da soli il soggetto delle storie. Per loro il fashion film è stato la soluzione ideale in questo momento, anche se a differenza della sfilata non consente di avere una visione chiara del prodotto. Inoltre si tratta di un format che ha dei plus anche dal punto di vista dei costi: se per rea-

lizzare una sfilata occorrono minimo 30mila euro, per un fashion movie si può partire da 10mila. A incidere sui budget sono soprattutto i modelli e in una clip se ne possono usare di meno. Vìen ne ha coinvolti addirittura solo due, un ragazzo e una ragazza». L’arma vincente è il montaggio anche se, a differenza di un fashion show, non si conosce l’effetto finale, che arriva al termine del lavoro di post-produzione, conclude Leila Palermo. «Ho giocato con un montaggio rapido e serrato, sulle note della colonna sonora, per rendere in modo visivo il gioco di contrasti tra le geometrie della casa di Le Corbusier a Bologna e il mondo pop di Marco Rambaldi, in un video dove andava espresso anche un messaggio di inclusività», racconta Edoardo Smerilli, il giovane regista scelto dal brand per il filmato che è piaciuto molto ai buyer e ha riscosso consensi anche sui social, dove

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VICOLO for

RETAIL, DIGITALE, NUOVI CANALI DI COMUNICAZIONE: IL MONDO DI VICOLO SI FA PIÙ GRANDE IL 2020 È STATO UN ANNO DI SVOLTA E CRESCITA PER IL MARCHIO DI FAST FASHION IN CAPO A GGZ: DA UN LATO IL CONSOLIDAMENTO DELLA DISTRIBUZIONE FISICA E, DALL’ALTRO, IL LANCIO DELL’E-COMMERCE E IL POTENZIAMENTO DELLA PIATTAFORMA B2B. TERZO PILASTRO, UN’EFFICACE COMUNICAZIONE TRASVERSALE Il 2021 corre sul filo del digital e del retail per GGZ, azienda di Pozzonovo (Padova) cui fa capo il marchio Vicolo, sinonimo di un fast fashion al femminile di stile contemporaneo, versatile e di tendenza. Dopo aver perfezionato e consolidato la presenza del brand sul mercato italiano, con un presidio capillare del territorio, nel 2020 è stato avviato un importante progetto digitale, che ha portato al lancio dell’ecommerce B2C e al potenziamento della piattaforma B2B. Strategie che hanno permesso a GGZ di soddisfare la domanda dei clienti e di compensare le perdite dovute alle chiusure temporanee dei negozi, mettendo sempre il consumatore al centro. Consumatore che cerca - e trova - un’esperienza d’acquisto fluida e gratificante, nell’ottica di un’omnicanalità avanzata. Digitale non significa peraltro solo business nel senso stretto del termine, ma anche comunicazione avanzata: anche nel 2021 continuano per Vicolo le importanti

collaborazioni con influencer di fama internazionale, a supporto dei canali social che oggi sono imprescindibili per raccontare il brand e raggiungere in modo efficace sia il pubblico, sia gli addetti ai lavori. Sono in fase di valutazione ulteriori canali di comunicazione per promuovere il brand e sperimentare inedite forme di connessione, a partire dal primo spot televisivo, in uscita ad aprile sulle reti Mediaset, fulcro di una campagna che punta su una pianificazione ragionata su diverse piattaforme media. Dietro GGZ, nata nel 1982 dalle competenze imprenditoriali di Giancarlo Zanchi e dalla passione della moglie Gabriella per la maglieria - e ora gestita dai figli Massimo, Roberto e Alessandro -, c’è una storia tutta italiana, che inizia nel 1966 come maglificio conto terzi produttore per i più importanti marchi di maglieria del Nord Italia. Dopo l’apertura nel 1990 di una showroom al Centergross di Bologna e l’ampliamento della gamma di prodotti, nel 1992 viene

lanciato Vicolo e nel 2015 si aggiunge al portafoglio SoloTre, label di programmato di target medio-alto, mentre nel 2016 apre il primo monomarca Vicolo. Altra pietra miliare il 2019, quando Vicolo rinnova la showroom direzionale bolognese, mentre il 2020 non ferma i progetti e le iniziative: del resto, la chiave del successo di questo brand è guardare sempre avanti, adattando l’offerta ai bisogni del consumatore in tempi brevi e con oltre 2mila modelli proposti a ogni stagione. Ad oggi il network comprende sei punti vendita in Italia. L’ultima apertura proprio nel 2020, in galleria Porta di Roma. Complessivamente GGZ - i cui ricavi si aggirano sui 40 milioni di euro, produce più di 3 milioni di articoli l’anno per circa 2mila clienti B2B, basandosi su sistemi di IT, progettazione e logistica avanzati. Cifre che parlano da sole, alla cui base c’è lo spirito degli inizi: lavorare seriamente, velocemente e “all’italiana”, con intuito e impegno nella qualità.

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INNOVAZIONE SFILATA VS MOVIE

1. La collezione “110th Anniversary” di Fila, presentata con un video diretto da Steve Mackey 2. La clip di Vìen, realizzata solo con un modello e una modella 3. Il fashion movie di Marco Rambaldi, diretto da Edoardo Smerilli, gioca con i contrasti tra il mood pop del brand e le geometrie della casa di Le Corbusier a Bologna 4. Il filmato di Gcds, scritto da Giuliano Calza e diretto da Albert Moya, propone un viaggio nel subconscio, partendo da una caramella (la Pastiglia Leone)

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si è classificato al secondo posto a livello di interazioni per numero di follower, secondo la classifica di Blogmeter (al primo posto si è piazzato il brand emergente Chb di Christian Boaro). «Una storia che abbiamo girato in un giorno - prosegue Smerilli - e che ha richiesto un tempo di realizzazione di circa un mese e mezzo tra casting, scelta della location, permessi, regole da rispettare e una settimana di post-produzione». Le tempistiche, dunque, sono un aspetto importante da considerare, se si opta per un fashion film, perché il lavoro di montaggio incide sull’organizzazione e, mentre con una sfilata i capi di norma arrivano sette/ dieci giorni prima, con un video bisogna essere pronti anche tre settimane prima. A proposito di tabelle di marcia è interessante la scelta di Ferragamo per la SpringSummer 2021: «Di solito si presenta prima la collezione e poi si prepara la campagna di comunicazione - spiegano dall’ufficio stampa della griffe -. Nel nostro caso la comunicazione è stata la genesi del fashion show: Luca Guadagnino, infatti, ha girato nel mese di agosto la clip, che è stata proiettata in anteprima mondiale a settembre, in apertura di sfilata fisica alla Rotonda della Besana, e da cui sono state tratte le immagini della campagna. Un filmato con gli stes-

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si abiti, le stesse modelle e lo stesso mood della passerella, che poi abbiamo ripreso a partire da fine gennaio-inizi di febbraio, in occasione del lancio della campagna estiva, con piccoli teaser di dieci secondi sui social. Un progetto che prevede anche una serie di azioni mirate, con l’arrivo dei capi in store». La formula video+regista famoso resta una costante della griffe: «Per la prossima stagione fredda ci siamo affidati a un grande nome di fama internazionale, non italiano, al momento ancora top secret - rivelano dall’uffi-

ti compratori, che lamentano il prevalere dell’aspetto artistico rispetto al contenuto della collezione. «Le variazioni sul tema digitale possono essere interessanti per i consumatori, ma per il business preferisco la ripresa video di una sfilata classica», sottolinea Riccardo Tortato, fashion director e-commerce e men’s fashion director di Tsum. «Ho trovato fantastici alcuni fashion film, mezzo ideale a livello di immagine e di comunicazione per social, stampa e grande pubblico - aggiunge Beppe Angiolini dell’insegna Sugar di Arezzo -. Tuttavia per un buyer l’emozione di un video passa mentre una sfilata, un capo visto in showroom o un evento in presenza rimangono indelebili nella mente. Speriamo di tornare presto alla normalità». «Il défilé - conferma Constanza Cavalli Etro ha uno scopo diverso e non si potrà mai rimpiazzare, perché è mirato a un pubblico di addetti ai lavori, mentre il fashion film è uno strumento nato in questa nuova era digitale per raccontare non solo una collezione, ma anche l’heritage e l’anima di un brand. Parliamo di due mezzi diversi che, se usati insieme, rappresentano una formula potente. Un concetto da tenere bene a mente, per quando si tornerà alla normalità». 

I video piacciono ai buyer, ma la sfilata è un’altra cosa, «perché l’emozione passa, il prodotto resta» cio stampa -. Questa volta però abbiamo deciso di tenere separati la sfilata e il film, che lanceremo tra luglio e agosto, con il debutto della campagna». Le opzioni, insomma, sono tante e ognuno le ha interpretate in sintonia con il proprio spirito e gli obiettivi del momento: una lezione che ha indicato nuove strade, anche se non sempre convincente per gli addetti ai lavori. Si veda l’appunto mosso da mol-

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INNOVAZIONE NEWS UNA GUIDA PRATICA

Lo specialista in Martech, figura chiave nella trasformazione aziendale Un professionista trasversale, esperto sia di marketing che di tecnologia, spiegato in modo semplice e incisivo dal manager a capo delle Digital Solutions di Valentino Focalizzazione sul cliente e impatto crescente delle tecnologie guidano l’evoluzione del marketing, che oggi richiede di mixare competenze prima divise in dipartimenti diversi. Da questa esigenza nasce il marketing technologist: un ruolo trasversale in cui l’anima marketing e quella tecnologica convivono e il cui obiettivo è «sviluppare l’ecosistema delle tecnologie di marketing, ma anche e soprattutto farle funzionare nel tempo, in accordo con gli obiettivi e le opportunità che evolvono in un percorso di miglioramento continuo». Parole di Gianluigi Zarantonello, autore del volume #Marketing TechnologistTrasformare l’azienda con il cliente al centro, edito da FrancoAngeli, in cui l’esperto di Digital Strategy - oggi a capo della Direzione Digital Solutions a livello global di Valentino - fa il punto su una figura professionale nella quale le soft skill hanno un ruolo determinante, unite alla capacità di lettura e utilizzo dei dati, così da aiutare le organizzazioni a fornire sempre la migliore esperienza al cliente, nel momento giusto e attraverso il canale più adatto. La pre-

O bag: con Scan & Buy il negozio è una showroom digitale fazione è affidata al nostro direttore e ceo Marc Sondermann, che sottolinea come gli impulsi provenienti dal mondo digitale in termini di domanda, prodotto, competizione, comunicazione e posizionamento vadano ascoltati con maniacale attenzione, in primis dal vertice supremo dell’azienda. «Anche se le transazioni avvengono ancora per il 95% nel mondo fisico, dal 60% in su delle intenzioni d’acquisto si formano online - osserva Sondermann -. Le unit di e-commerce e Crm devono dunque essere posizionate al centro delle strategie aziendali, non alla periferia organizzativa. Solo chi ha saldamente in mano il rapporto con il cliente potrà impostare le strategie corrette di domani». (c.bo.)

UNA RICERCA DI ADYEN

Sicurezza, acquisti locali, attenzione all'etica: le regole del new normal Quasi il 50% di chi acquista instore si preoccupa per la vicinanza con persone sconosciute e il 54% preferisce non toccare i terminali di pagamento, optando per formule contactless Adyen, piattaforma di pagamento omnichannel, ha coinvolto 25mila persone tra Europa, Usa, Asia Pacifica e Brasile per capire come è cambiato l’atteggiamento dei consumatori. La sicurezza è un tema sentito: quasi il 50% di chi effettua acquisti instore si preoccupa per la vicinanza con persone sconosciute e al 54% non va a genio toccare i terminali di pagamento. Philippe De Passorio (country manager di Adyen Italia, nella foto) sottolinea: «Ideali a questo proposito sono le soluzioni contactless offerte da Adyen, come il pagamento tramite digital wallet o QR

L’iniziativa si inserisce in una strategia a più ampio raggio di digitalizzazione dei processi aziendali Il marchio O bag sta trasformando i propri negozi in showroom digitali, attraverso il progetto Scan & Buy: scansionando un QRCode presente sulle vetrine e all’interno dei punti vendita del brand e dei rivenditori autorizzati che aderiscono all’iniziativa, le “O bag lover” ottengono con pochi click un codice personale da inserire al checkout, in modo da ottenere le spese di spedizione gratuite. Una mossa che si inserisce in una strategia orientata alla digitalizzazione dei processi aziendali e del network distributivo, in un contesto sempre più omnicanale. (a.b.)

code, oppure il Pay by Link, che permette di finalizzare un pagamento tramite mail o mobile chat». Dallo studio emerge il ruolo più forte del negozio di vicinanza: quasi la metà degli interpellati è intenzionata ad affidarsi a realtà più locali, anche per l’e-shopping. Le aziende che durante i lockdown sono state in grado di vendere in Rete e sfruttare i negozi come magazzini, punti di smistamento o di consegna, affidandosi alla tecnologia per concludere le vendite, hanno retto meglio di altre. Il 59% del campione rivela infine che farà il possibile per comprare da aziende responsabili. La stessa Adyen propone il servizio Adyen Giving, per effettuare donazioni a organizzazioni benefiche al momento del pagamento, senza commissioni, sia online che nel negozio fisico. (c.me.)

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LUBRIFICANTI

Industria tessile Tecnologia di lubrificazione di provata affidabilità

Progettata in stretta collaborazione con le aziende tessili, i produttori di apparecchiature e gli enti certificatori, Total Lubrifiants offre una gamma completa di lubrificanti specifici che aiutano a migliorare la qualità di tutta la catena produttiva e contribuiscono a migliorare l’efficienza delle macchine tessili. I lubrificanti Total Textile (TEXINOL – LISSOLFIX/ALTEX – TIXO – PARATEX – DETERFIX) sono formulati in ottemperanza alle normative REACH ed allo standard OEKO-TEX 100; sono inoltre privi di SVHC (Substances of Very High Concern) ed APEO (alchilfenoli etossilati). total.it

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INNOVAZIONE INGREDIENT BRANDING STORYTELLING Tra fisico e virtuale Sulle orme della moda

Mini program podcast digital show videogiochi: anche il tessile cambia pelle Il 2020 ha portato a sperimentare nuove strategie di comunicazione nell'alto della filiera e format nativi digitali. Anche in questo ambito, dove l'esperienza tattile resta cruciale, phygital è meglio DI ELISABETTA FABBRI

Quando si parla di comunicazione nella moda, in genere tessuti e filati non vengono citati tra le avanguardie. Ma in questo periodo, in cui la pandemia sovverte le regole, il settore sta accelerando nello sperimentare strade nuove. Ne è un esempio Vitale Barberis Canonico, che di recente ha lanciato un mini program su WeChat, l’equivalente cinese di WhatsApp. Questa sorta di subapplicazione permette di visionare alcuni tessuti della FW 2021/2022 spaziando tra novità, proposte iconiche e tessuti performanti. Dall'azienda tessile biellese, classe 1663, parlano di riscontri molto positivi: «Si tratta della più recente iniziativa sui social cinesi, dove siamo approdati nel luglio 2019, per aumentare la notorietà del brand tra la clientela trade e tra i consumatori finali. Il numero di follower, cresciuto sin da subito, ci ha convinti a continuare su questa strada, tanto che in marzo 2020 abbiamo aperto il nostro account su Weibo, cui è seguito il mini program su Wechat». «Le difficoltà del 2020 - osservano dalla società - ci hanno stimolato a proporre forme di comunicazione inusuali per il tessile. Come la campagna sulla nostra fibra iconica 21 Micron del luglio 2020, dalla forte connotazione grafica e soprattutto nativa digitale, perché oltre ai tradizionali visual per uscite stampa o per la comunicazione in store, include strumenti totalmente digitali come animazioni grafiche, filtri per Instagram e un game fruibile da Pc e mobile, dove gli utenti devono raccogliere quanta più lana possibile, per produrre metri e metri di tessuto 21 Micron. 44

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I nostri follower hanno risposto con grande partecipazione». «Cerchiamo di creare sempre maggiore engagement - proseguono da Pratrivero - presso gli estimatori del brand e di valorizzare lo storytelling in tutte le sue forme. A breve lanceremo una serie di podcast

Il digitale sta diventando uno dei canali privilegiati sul fronte sia B2C che B2B ad arricchire le nostre Fabric Tales, storie tratte dagli archivi sull’influenza dei tessuti nello stile e l’evoluzione del costume». Il digitale sta diventando uno dei canali privilegiati, sul fronte sia B2C (social e web) che B2B (e-mail marketing o piattaforme di presentazione virtuale delle collezioni). «Tuttavia - puntualizzano da Vitale Barberis Canonico - ci auguriamo di riprendere quanto prima le

attività in presenza, nel nostro showroom di Milano come pure negli store dei nostri clienti nel mondo. I tessuti hanno bisogno della vista e del tatto per essere apprezzati pienamente, inoltre crediamo fortemente nel rapporto human to human: il modo più efficace per trasmettere la passione che mettiamo nel nostro lavoro». Invece Marzotto, con il designer Dima Leu, è di fatto entrato nello scorso calendario delle sfilate, tutte digitali, di Milano Moda Donna. Il fashion film Wool Only trasmesso in febbraio è stato un tributo alla lana, che Dima Leu considera la materia prima più «primordiale, umana e resiliente» che esista. Per l’occasione ha scelto i tessuti per uniformi di Marzotto Forniture Civili, proposti in colori inediti. Ma c’è di più: il fashion film diretto da Mihael Kacic è stato ambientato nella storica sede di Marzotto, a Valdagno, e il corridoio della cantra - l'intelaiatura che sostiene le rocche che alimentano l’orditoio - ha fatto da passerella. «Wool Only - dice


1. Un look Dima Leu di scena nella sede di Marzotto a Valdagno 2. Un'illustrazione da Galapedia di Piacenza 1733 3. La fibra 21 Micron diventa un game con Vitale Barberis Canonico 4. Coreografia di zip nel video per Eternel 5. Un frame del mini movie di RadiciGroup con l'Atalanta

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Giorgio Todesco, ceo di Marzotto Wool Manufacturing - ci ha dato l’opportunità di mostrare, con un linguaggio attuale, i reparti del lanificio, dove ancora oggi si producono i nostri tessuti». In questo contesto Todesco ritiene fondamentale integrare le attività di comunicazione on e offline e tra i canali da privilegiare cita la piattaforma proprietaria di info-commerce e co-design, i maggiori marketplace del settore, ma anche la creazione di partnership con clienti e fornitori, nonché iniziative legate alla formazione. «La comunicazione digitale - aggiunge - è sicuramente un mezzo che ci sta aiutando a comunicare e a veicolare i nostri valori a un ampio target. Per noi, che siamo un ingredient brand, è ottimale lavorare su un equilibrato communication mix, variabile in funzione del progetto e della campagna che stiamo portando avanti». Nella bergamasca, il produttore di fibre sintetiche RadiciGroup ha realizzato un video di poco più di un minuto per raccontare i suoi valori. Prodotto da Oki Doki Film, sotto la direzione creativa di Riccardo Ciunci dell’agenzia George, lo short movie è incentrato sul parallelismo tra le azioni quotidiane in azienda e le attività tipiche di una squadra di calcio. Non una qualsiasi bensì l’Atalanta, con cui il gruppo ha avviato un sodalizio dalla stagione 2017-2018 (era main sponsor per l’Europa League e la Coppa Italia). «Sia-

mo sempre stati convinti, e in questo ultimo anno ancora di più - dichiara Maurizio Radici, vicepresidente del gruppo - che le persone rappresentino la ricchezza di un’azienda e che la loro capacità di mettersi in gioco e di saper fare squadra, soprattutto in momenti di difficoltà, sia fondamentale per il successo di qualsiasi attività». «La nostra partnership con l'Atalanta - continua - si basa su una forte condivisione di valori e su una grande attenzione al territorio». In occasione dalla scorsa edizione del salone Milano Unica, svoltasi in digitale sulla piattaforma e-MilanoUnica Connect, la Giovanni Lanfranchi, cui fa capo il marchio Lampo, ha realizzato un coreografico video di cerniere “animate”. Così ha dato evidenza alla novità della casa: le zip Eternel, in acciaio, con cursore lucidato a mano, anallergiche e resistenti agli agenti corrosivi (presenti nelle conce e nei trattamenti delle lane o provenienti dall’esterno). Piacenza 1733 ha coinvolto il giovane illustratore biellese Francesco Pavignano, laureato in Nuove tecnologie dell'Arte all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, per comunicare in modo alternativo i trend di stagione e avviare una sorta di “alfabetizzazione” dello stile, veicolata attraverso i social e condivisa con i partner commerciali sia digitalmente, sia nel tradizionale formato cartaceo. Infatti

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i contenuti di Coatpedia e Galapedia, liberamente ispirati a Wikipedia, fanno fare un viaggio illustrato nell’universo del cappotto e dell’abito maschile per le grandi occasioni fra storia, costruzione del capo, materiali e curiosità (sapevate che Lord Byron era un estimatore del coat Chesterfield e che Sean Connery-Agente 007 lo ha indossato per il film Dr. No?). «Nel 2020 anche noi abbiamo accelerato e valorizzato la nostra presenza online - rivela Vasiliy Piacenza, brand manager dell’azienda di famiglia -. Per ovviare alla mancanza di appuntamenti fieristici in presenza, abbiamo dato alla nostra rete commerciale la possibilità di presentare le collezioni da remoto e supportato i nostri clienti con materiali integrativi. Le nostre proposte, sia per la complessità che per l’impiego di materie prime preziose, non possono essere comunicate esclusivamente tramite immagini, quindi abbiamo creato una collezione ad hoc, che viene spedita ai clienti, in modo che non perdano l’esperienza tattile: anche questo fa parte del concetto di omnicanalità». Limonta, realtà tessile attiva dal 1893, ha invece lanciato il nuovo limonta.com, dove narra la storia del gruppo, le sue produzioni, la ricerca e lo sviluppo prodotto. L’archivio storico e il capitale umano raccontano passato, presente e futuro dell'azienda e c'è pure una sezione dedicata a concetti chiave come sostenibilità, responsabilità sociale e upcycling. Nel distretto pratese, per far conoscere la Lana Moretta, Nova Fides ha realizzato un podcast, da ascoltare sul suo sito internet, e un'etichetta intelligente, per i capi che la utilizzeranno, con un QR code che racconta la storia del prodotto: una lana sostenibile, derivata dal vello di pecore che non hanno il manto bianco. Di regola sarebbe una fibra "minore", ma Nova Fides non la pensa così. Anzi, ne valorizza le nuances naturali e crea tessuti non tinti, che permettono un risparmio di acqua e di energia e minori emissioni di CO2. ■ 45


DESIGNER TO WATCH

ESPERIMENTI

D'AUTORE GIOVANI, INTERNAZIONALI E PROFONDAMENTE LEGATI ALLE LORO ORIGINI, SI SONO FATTI CONOSCERE NEL MONDO DELLA MODA PRESENTANDO COLLEZIONI AUDACI ED ECCENTRICHE, CHE INTERPRETANO IL MONDO DAL LORO PUNTO DI VISTA PERSONALE

EDOARDO GALLORINI Designer Edoardo Gallorini www.edoardogallorini.com

L’EROTICA NOIA BORGHESE Edoardo Gallorini fonda il suo brand nel 2019, con lo scopo di presentare una propria lettura dell'eleganza, tra il recupero di atmosfere iconiche e una dichiarazione d’amore a Venezia che si ritrova fin dal logo, preso in prestito dal linguaggio grafico dei “nizioeti”, le indicazioni stradali veneziane. Il segno distintivo del marchio è da cercarsi nel recupero di atmosfere iconiche, che ricordano le protagoniste dei grandi classici dei registi italiani, nell’intento di restaurare uno stile affascinante tanto nel contenuto, quanto nella patina che il tempo ha depositato su di esso.

DI ALBERTO CORRADO

L’ARTE TRA IL VISIBILE E IL NON VISIBILE Fondato e disegnato a Milano da Francesca Carola Ferrari, il brand Kniit Milano ha come mission di offrire maglieria made in Italy di qualità eccellente, in grado di coniugare ricerca, design innovativo, tradizione e sostenibilità. Elementi che propongono Kniit Milano come un modo di vivere e i suoi capi in oggetti amati, prima ancora che indossati.

KNIIT MILANO

Designer Francesca Carola Ferrari www.kniitmilano.com

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MOSSI Designer Mossi Traorè www.mossi.fr

HAUTE COUTURE MADE IN BANLIEUE Fin da piccolo Mossi Traorè sognava di raccontare la sua personalità, esplorando la complessità materica come mezzo di espressione. Dalla scuola parigina Mod’Art International al lavoro come costumista, fino al suo apprendistato in un piccolo laboratorio di periferia con un sarto africano e una ricamatrice indiana, Mossi è arrivato a un marchio in cui domina una progettazione accuratissima, connotandosi come un designerarchitetto che gioca con le basi sartoriali.

ESTETICA COLLATERALE L’entusiasmo e la passione che caratterizzano il lavoro di Simone Tessadori lo hanno reso il primo testimonial del suo marchio, una realtà in crescita costante. Il suo percorso formativo parte dagli studi di Fashion Design del Politecnico di Milano, che lo portano dopo la laurea a fondare nel 2016 il brand Simone Tessadori-Handmade in Italy. L’attenta selezione dei tessuti presso fornitori italiani dalla lunga tradizione artigianale e il rigore nei processi di confezione sono alla base del suo prodotto.

MÜNN Designer Hyun-min Han www.munnseoul.kr

HANBOK SARTORIALE Il brand coreano, nato nel 2017 come etichetta uomo, abbraccia da sempre la filosofia genderless. Oggi la collezione è ancora più fluida, ma ispirata alla costruzione sartoriale e made to measure tipica degli anni ’60, rivisitata con un appeal moderno. La realizzazione dei capi segue un'impostazione sostenibile, opposta al canonico processo di confezione, grazie alla quale si ottengono silhouette perfette senza nessun spreco nel processo di confezione.

SIMONE TESSADORI Designer Simone Tessadori www.simonetessadori.com

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INNOVAZIONE INTERNET OF THINGS

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TAG NFC Un chip per fare community Shopping experience tracciate e personalizzate

I social? Troppo sticky. L’engagement politically correct si fa con le etichette digitali Da strumenti anti contraffazione e per effettuare pagamenti contactless, i tag Nfc capaci di dialogare con gli smartphone si sono trasformati in veri e propri media capaci di conquistare il cliente perché riassumono tutti i trend del momento: condivisione, trasparenza, tracciabilità e discrezione DI ANDREA BIGOZZI

In origine dispositivi anticontraffazione, successivamente anche strumenti per la supply chain e per pagamenti contactless. Oggi però la sfida per i tag Nfc-Near field communication si sposta oltre la frontiera del commercio e della logistica verso tutto ciò che può rendere più “coinvolgente” un brand e farlo diventare un touchpoint per l’accesso a contenuti esclusivi. A consentire questa trasformazione sono stati gli smartphone attualmente in circolazione, capaci di leggere i tag Nfc (ovvero delle etichette elettroniche dotate di chip integrati nei capi), all’interno dei quali è possibile inserire contenuti multimediali come video, playlist, podcast e molto altro ancora. Un’occasione da non farsi scappare per brand e retailer, che adottando questa tecnologia possono costruire esperienze di acquisto personalizzate e ingaggianti e al tempo stesso beneficiare di statistiche e dati. Tra le aziende impegnate a trasformare le etichette digitali in veri e propri media c’è Hogan, che sta per lanciare il progetto Rebel Society, una community

riservata agli acquirenti dell’iconica calzatura da uomo e da donna, che punta a offrire contenuti come playlist personalizzate su Spotify, suggerimenti geolocalizzati sulle città più interessanti da visitare e consigli di stile. «Ogni sneaker - spiega Sergio Azzolari, general manager di Hogan - è dotata di un portachiavi con tag Nfc integrato, che

Da Hogan a Golden Goose e Santoni, i marchi di calzature sono i più avanti sul mondo Nfc serve come strumento per accedere al mondo di contenuti della Rebel Society, che si arricchiscono periodicamente con quello che davvero interessa al nostro cliente». Per il marchio del gruppo Tod’s questo esperimento rappresenta il primo approccio alla tecnologia Nfc, che non era mai stata utilizzata prima. «Abbiamo tralasciato le implica-

zioni legate all’anticontraffazione e alla supply chain e abbiamo privilegiato da subito l’aspetto dell’engagement e del benessere del consumatore - spiega il d.g. di Hogan - che a nostro avviso è quello destinato a prendere il sopravvento». Le aziende impegnate in questo genere di progetti «oggi sono una nicchia della nicchia, ma nel giro di cinque anni tutti o quasi vorranno approfittare di questa tecnologia - aggiunge Azzolari -, che ha il vantaggio di essere personalizzabile al 100% senza richiedere investimenti tecnologici troppo elevati». Una previsione che sembra trovare già diversi riscontri e che vede le aziende di calzature in prima linea nell’utilizzare tag Nfc per conquistare il pubblico. A Corridonia, nelle Marche, la Santoni lavora a un’etichetta digitale che permette al cliente, con lo smartphone, di collegarsi all’azienda per saperne più sul suo acquisto o chiedere assistenza, mentre Golden Goose, che aveva introdotto l’etichetta digitale per la contraffazione, sta costruendo una tribù digitale a cui si accede dopo aver acquista-

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PIATTAFORMA CHE GESTISCE I RESI

Global Blue acquisisce ZigZag

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1. Modelli uomo e donna della collezione PE21 di Hogan Rebel con portachiavi tag Nfc, che da accesso a una serie di contenuti speciali 2. Un'immagine della collezione Reimagine di Pinko, il di moda circolare progetto creato da Caterina Negra e Patrick McDowell, che prevede l’utilizzo di etichette digitali 3. Alexander McQueen è partner con Vestiaire Collective del progetto Brand Approved: capi usati “certificati", grazie alla tecnologia Nfc

Global Blue, realtà leader nel Tax Free Shopping, amplia il campo d’azione acquisendo ZigZag, piattaforma tecnologica che da un lato aiuta i retailer a gestire in modo più semplice e redditizio resi e scambi provenienti dall’e-commerce e, dall’altro, permette ai clienti di ottenere un’esperienza di reso ottimale. Questo deal permette a Global Blue di diversificare la propria offerta di servizi, puntando su un player in crescita nell’ambito delle tecnologie per il retail. Lo scorso dicembre ZigZag è arrivato a servire un migliaio di merchant, aiutando 12 milioni di consumatori a connettersi con 450 vettori e 220 magazzini in 130 Paesi e gestendo digitalmente i resi.

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to una sneaker e che mette in condivisione i contenuti prodotti dagli stessi utenti. Poi c’è anche chi, come la piattaforma digitale di lusso second hand Vestiaire Collective e il brand Alexander McQueen, è ricorso all’utilizzo dei cartellini Nfc per lanciare il programma Brand Approved, che “certifica” e traccia i capi usati. «Il limite dell’Nfc è solo la fantasia. Sempre più cercheremo di utilizzare questa tecnologia per dare trasparenza sull’origine del prodotto e svelare le storie uniche che spesso si nascondo dietro un capo moda», anticipa Emanuele Bianchi, chief marketing officer di Pinko, marchio che usa già da tempo le etichette digitali come strumento anticontraffazione, ma che si è reso conto del potenziale sul piano del rapporto azienda-cliente di questa tecnologia solo recentemente, lavorando alla collezione Reimagine, completamente incentrata sull’upcycling e realizzata con stoffe e materiali di rimanenza, rielaborati per proporre nuovi capi. «Ci siamo resi conto - prosegue il responsabile marketing di Pinko - che per raccontare il progetto e la creatività che c’era dietro ogni singolo capo non sarebbe bastato postare un semplice video sui social e che il valore dell’operazione stava non solo nell’unicità dei capi realizzati, ma anche nella possibilità

di tracciare e certificare il singolo lotto di deadstock da cui provenivano». Considerazioni, queste, che hanno portato Pinko a utilizzare i tag Nfc come un contenitore media, utilizzando un servizio messo a disposizione da Temera, azienda attiva nella realizzazione di soluzioni IoT-Internet of Things per il settore lusso, con risultati «entusiasmanti»: più del 50% dei clienti ha attivato il tag presente sull’etichetta e interagito con i capi e le loro storie. «I tag - anticipa Bianchi - saranno alla base della nostra community: stiamo lavorando a un progetto che vedrà la luce nel 2022, che metterà in contatto una rete di persone che condividono passioni e interessi». Engagement e blockchain restano dunque le prerogative principali dei tag Nfc, ma c’è un’altra caratteristica identificativa di questa tecnologia destinata a fare breccia tra i consumatori finali: la discrezione. Le etichette digitali sembrano fatte apposta per accompagnare il consumatore nella vita di tutti i giorni senza fare troppo rumore. «I tag Nfc - conclude Sergio Azzolari di Hogan - non sono pubblicità indesiderata, ma offrono agli utenti un maggiore controllo sulle interazioni, consentendo di avviare azioni con estrema facilità. Questo è un aspetto da non sottovalutare, che tutte le aziende devono tenere a mente per non perdersi». ■

LA FINTECH CHE VALE DI PIÙ IN EU

Per Klarna nuovo round da 1 miliardo di dollari La svedese Klarna, leader nei servizi di pagamento e acquisto, ha recentemente chiuso un round da un miliardo di dollari, che porta la sua valutazione complessiva a 31 miliardi di dollari: è la fintech con la valutazione più alta in Europa.Oltre a Sequoia Capital, investitore nella società da oltre 10 anni, si sono fatti avanti tra gli altri Dragoneer, Bestseller Group, Permira, Visa e i fondi gestiti da Blackrock. La realtà svedese fondata, nel 2005, ha scelto recentemente Milano come quarto tech-hub europeo, con una squadra guidata dal country manager Italia Francesco Passone (nella foto). La società è salita da 10 a 72 persone e sta cercando figure da inserire nel team. L'obiettivo è raddoppiare l'organico entro il 2022.

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MERCATI EST EUROPA

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MODA ITALIANA Ritorno all’export di prossimità Le mosse di brand e distributori

Se i russi disertano Montenapo e Sloane street Le iniziative dei brand si intensificano nell’ex-Urss, dove il new normal sembra ormai a portata di mano DI ELISABETTA FABBRI

All’approvazione del Bilancio 2020 Moncler ha citato la Russia (con Germania e Scandinavia) tra i mercati dell’Emea che hanno registrato la migliore performance annuale, «con ottimi risultati sul canale fisico e online». Prada ha messo a segno un +46% nella Federazione russa, grazie a «una risposta molto positiva da parte della clientela locale» e non è una coincidenza che nell’anno della pandemia una serie di brand abbia dato il via a nuove iniziative commerciali nell’area. Versace, per esempio, è arrivato nel Barvikha Luxury di Mosca, altre inaugurazioni hanno interessato Elisabetta Franchi e Benetton, Herno ha avviato le vendite online dirette e Baldinini ha aperto una showroom direzionale. La vicina Russia torna dunque ufficialmente nel mirino della moda italiana, dopo una serie di alti e bassi, e più fattori portano a pensare che non si tratti di un mordi e fuggi. Non è solo per il fatto che in questo mercato i lockdown 50

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sono stati limitati, i consumatori russi stanno acquistando di più in madrepatria, dove sono sostanzialmente bloccati, e la campagna vaccinale procede a passo spedito. Nell’ex-Urss il Pil del 2020 ha limitato il calo al 3,1%, inoltre il governo ha approvato il Programma nazionale di ripresa economica,

di Banca Intesa Russia e di Associazione Conoscere Eurasia. «La Russia - prosegue - è un Paese nel quale i consumi di made in Italy sono cresciuti in modo esponenziale negli ultimi 15 anni. Dopo continui incrementi, nel 2020 l’export italiano verso la Federazione Russa si è attestato a 7,1 miliardi, in flessione rispetto all’anno precedente a causa del Covid-19. In confronto ad altri settori il fashion italiano è risultato più penalizzato dalla pandemia: i dati delle dogane russe evidenziano che le importazioni dall’Italia di prodotti del sistema moda sono state pari a 1,2 miliardi di euro, dagli 1,5 miliardi del 2019. Resta però il fatto che in Europa la Russia è il Paese che più compra italiano, soprattutto moda e lusso». «Ad assicurare la resilienza del mercato locale precisa Fallico - è soprattutto l’e-commerce, che rappresenta una forte attrattiva anche per i brand italiani. Con i suoi 100 milioni di utenti Internet, infatti, la Russia è il più

Nel 2020 il Prodotto interno lordo della Russia ha limitato la flessione al 3,1% per un totale di circa 5 trilioni di rubli (quasi 56 miliardi di euro). «Servirà a sostenere l’occupazione e la domanda, l’attività delle Pmi, il rilancio degli investimenti, lo sviluppo tecnologico, l’aumento delle esportazioni e la compensazione delle mancate importazioni», spiega Antonio Fallico, presidente


1.La boutique Elisabetta Franchi aperta lo scorso ottobre a Kiev 2. L’insegna dello Tsum di Mosca 3. Gli interni del Gum 4. Buyer al Cpm di febbraio 5. Un look per il prossimo inverno Beatrice .b, marchio italiano di scena allo scorso Cpm

LE STIME DI MERCATO DI FCG

15 mln di e-shopper nuovi con il lockdown

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grande mercato digitale d’Europa. Il valore per moda e lusso ammonta a circa 4 miliardi di euro, con prospettive di crescita fino al 50% nei prossimi anni, sulla scia dei trend di consumo che hanno ampliato la clientela: dai Millennials di Mosca e San Pietroburgo, alle aree geografiche meno centrali e alle fasce d’età più avanzate, ma con maggior potere d’acquisto». Riccardo Tortato, head of buying department e men’s fashion director dei grandi magazzini Tsum (a Mosca) e Dlt (a San Pietroburgo), nonché fashion director e-commerce di Tsum.ru, fornisce una testimonianza diretta di quanto sta avvenendo sul territorio per la categoria lusso. «La

L’etichetta Made in Italy è sempre garanzia di qualità e stile per il consumatore russo 5

Russia - ricorda - ha vissuto questi mesi con una dinamica tutta sua. Il lockdown, arrivato quasi un mese dopo Milano, è rimasto attivo per due mesi, poi dall’estate è stata adottata una politica di aperture tale per cui, in febbraio, sono stati rimossi tutti i limiti e si è tornati alla normalità. Il virus è circolato molto a Mosca, creando una certa immunità e ora raramente si vedono persone usare la mascherina all’aperto. Anche nei ristoranti i consumi sono ripresi. I confini rimangono chiusi, per cui gli habitué di Montenapoleone, avenue Montaigne o Sloane street stanno comprando da noi». I marchi con cui le insegne Tsum e Dlt fanno da sempre business importanti continuano a performare molto bene: Loro Piana, Brunello Cucinelli, Bottega Veneta, Dolce & Gabbana e Valentino, tra i citati da Tortato. «Il Made in Italy - rassicura - è da sempre, e non solo in Russia, un valore assoluto. Persino molti marchi francesi riportano l’etichetta “Made

in Italy”, garanzia di qualità e stile per il consumatore estero in generale, e russo in particolare». «Il cliente russo è sempre attento alle novità, soprattutto italiane, ma devono comunque avere raggiunto un livello minimo di notorietà internazionale», aggiunge Tortato, nominando The Attico tra le label italiane emergenti che stanno performando bene. In merito alla sua attività di buyer, in questo complesso periodo, dice: «Per noi non è cambiato molto. Durante il lockdown mi sono dato l’obiettivo di far riprendere il lavoro al mio team nel modo più simile alla normalità, perché credo che il digital buying sia davvero impossibile, specie nell’alto di gamma e se si tratta di budget importanti». «Già lo scorso maggio - prosegue - grazie a una legge italiana che permette di venire in Italia cinque giorni per lavoro, ho organizzato molti viaggi del mio staff, per visitare i maggiori brand e acquistare in loco, dal vivo. Tutti ci hanno accolto bene, felici di vedere

Quello della moda è un mercato che nel 2020 ha visto la Russia muoversi in linea con il resto del mondo. Nelle stime di Fcg-Fashion Consulting Group, elaborate in occasione del Cpm di Mosca, l’anno russo è terminato con una flessione del 2022%, mentre il calo dei volumi a livello globale è stimato fra il 20% e il 25%, con una caduta meno pronunciata per il lusso (-15% circa). La discesa dei profitti è stata di maggiore entità, secondo Fgc, a causa dell’adattamento delle condizioni di lavoro alle regole per arginare la pandemia, delle quarantene, degli investimenti in misure anticrisi e degli sconti forzati. Le più colpite sono le attività di piccola e media dimensione, specie nel retail indipendente, ma sono stati impattati anche gli importatori di marchi internazionali: nella primavera-estate sono diminuiti i budget e il turnover di nuove collezioni di marchi stranieri ha decelerato. Fgc parla di vendite in diminuzione fra il 15% e il 50% per queste categorie di operatori. Nel segmento con i budget più bassi (circa i due terzi del mercato russo) il decremento è nel range 10%-30%. I leader di mercato, beneficiari di sostegni governativi, hanno invece contenuto la discesa al 10%-15%. Come in Occidente il lockdown ha accelerato l’e-commerce, portando 15 milioni di nuovi shopper che non avevano mai comprato in Rete: a rafforzarsi non solo i marketplace, ma anche i monomarca digitali e le vendite attraverso i social. Nei prossimi cinque anni è previsto che la quota di vendite online superi il 50% del totale e che Internet diventi il canale leader. Ma il retail fisico non sparirà in Russia: basti pensare al suo tradizionale ruolo di luogo di socializzazione. Nei mesi a venire gli esperti ipotizzano che continuerà la ricerca di un equilibrio fra on e offline.

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MERCATI EST EUROPA

1. La nuova showroom Baldinini a Mosca 2. Una borsa Prada per l’autunno-inverno 2021/2022: lo scorso anno il gruppo ha realizzato un +46% nella Federazione russa

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un gruppo così corposo e determinato nella sua missione. Non abbiamo perso una singola stagione e, nonostante le difficoltà incontrate, il risultato si riflette nella qualità della nostra selezione. I grandi marchi ci riconoscono come una delle prime tre aziende al mondo per qualità negli acquisti e credo che la volontà di continuare il buying fisico in questo periodo ci abbia portato al vertice della classifica». Inoltre nei grandi magazzini Tsum e Dlt i consumatori hanno trovato una selezione e quantità di prodotto tali da non essere disponibili in nessuna altra parte del mondo: aspetti che si sono tradotti in numeri concreti, come fa sapere Tortato. Per stringere il legame con i clienti durante il confinamento si è fatto leva sul canale online (attivo già da sei anni) e sulle vendite a domicilio: «Un’occasione osserva il buyer - per far conoscere meglio il prodotto e il nostro servizio in tutta la Russia, lo stato più grande del mondo con i suoi sette fusi orari». Se gli si chiede del suo sentiment per il 2021 Tortato risponde: «Il mio è molto positivo: se si è negativi non si può fare questo lavoro». Il marchio Beatrice.b si è fatto un’idea della situazione di mercato partecipando in febbraio al Cpm di Mosca (vedi box nella pagina accanto). Un’edizione in presenza che, a causa della pandemia, ha ridimensionato padiglioni ed espositori, oltre all’affluenza, ma ha permesso comunque alla label di Plissè Fashion Group di portare a casa risultati soddisfacenti. Lo riferisce il ceo Paolo Mason, che precisa: «Quello russo è uno dei mercati esteri che stanno reagendo meglio, in base ai dati di quest’ultima campagna vendite. I nostri collaboratori locali lavorano a pieno regime, nel rispetto delle normative vigenti, sia a Milano che a Mosca. Le grandi città, più all’avanguardia dal punto di vista digitale, perfo52

IN NUMERI

€ 1,2 mld

LE IMPORTAZIONI RUSSE DI PRODOTTI DEL SISTEMA MODA ITALIANO NEL 2020 (-20%)

7 ,5%

LA QUOTA DI MERCATO DELLA MODA ITALIANA IN RUSSIA NEL 2020 (ERA L’8,3% NEL 2019)

€ 395 mln L’IMPORT DI ABBIGLIAMENTO ITALIANO NEI PRIMI 9 MESI DEL 2020 (-18%)

€ 250 mln L’IMPORT DI WOMENSWEAR ITALIANO NEI PRIMI 9 MESI DEL 2020 (-16%) Fonte: Ice, dogane russe, Confindustria Moda su dati Istat

mano meglio. Il Sud è un po’ più fermo ma, nonostante tutto, riceviamo ordini anche da clienti nuovi». A proposito dei consumi Mason nota dei cambiamenti: «Al momento prediligono capi di uso frequente, anche se resta forte la ricerca di quelli particolari: sono molto buone le vendite di capispalla, maglieria e pantaloni e ci ha premiato l’originalità della collezione». Quello russo è il primo mercato estero per l’azienda di Padova e cresce di anno in anno. «Sicuramente il 2021 è difficile ovunque, ma in questo Pae-

Le grandi città performano meglio mentre il Sud va più lento ma ha voglia di nuovi ordini

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se contiamo di mantenere i medesimi livelli dell’anno passato», ipotizza Mason. Il Benetton Group ha un legame di lunga data con la Federazione russa, dove sta programmando un piano a lungo termine per un ulteriore sviluppo, dopo gli opening del 2020 a Kazan, Krasnodar, Mosca, Khabarovsk, Astrakhan e Ufa. «Il primo vero negozio Benetton - ricordano da Ponzano Veneto - è stato aperto nel Gum di Mosca nei primi anni ‘90 e oggi la Russia rappresenta circa il 6% dei ricavi totali». «Nella primavera-estate 2020 - specificano - le attività in Russia sono state particolarmente difficili, a causa del lockdown, mentre l’autunno è stato decisamente più positivo, anche se abbiamo risentito della “seconda ondata”. Ora ci aspettiamo un 2021 più stabile, seppure non al passo con il 2019». I consumatori locali apprezzano soprattutto l’heritage del marchio, la qualità del prodotto, i colori luminosi e la maglieria in materie prime naturali. Per fidelizzarli, Benetton sta adottando una strategia di marketing «volta ad apprendere in profondità il percorso di acquisto e a costruire la comunicazione intorno al dna e ai valori del marchio». «Questo mercato - osservano dal gruppo - è molto progredito e digitalizzato, quindi impieghiamo gli strumenti più all’avanguardia, che includono attività online, social media e influencer marketing». Sul finire del 2020 il marchio Elisabetta Franchi ha, invece, aperto tre boutique in territorio russo, arrivando a quota 16. Ormai l’area rappresenta il maggiore mercato dopo l’Italia, che genera il 5% del fatturato della casa madre Betty Blue (7%, se si considera l’intera Csi). «Fin dall’inizio dell’attività nel Paese - dice la fondatrice Elisabetta Franchi - le clienti hanno mostrato un forte interesse per il brand, grazie all’immagine femminile e sofisticata, tipica


1. Il Cremlino di notte 2. Una proposta Herno per il prossimo inverno: da settembre il brand ha avviato le vendite online dirette in Russia

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anche delle donne russe». Per conquistarle si fa leva su silhouette e tessuti all’insegna dell’eleganza, ma ci si appella anche alle emozioni. «Cerchiamo di far sì che le celebrity amino e indossino il marchio - spiega Franchi -. Ricorriamo a personaggi influenti e, allo stesso tempo, li coinvolgiamo in giuste cause e attività di responsabilità sociale significative per i consumatori». Nel 2020 per la prima volta in 20 anni l’azienda bolognese ha subito un calo sul mercato russo. «La gestione dei team da remoto, il supporto a distanza ai partner e la comunicazione virtuale con il consumatore, nonché l’accelerazione del processo di consegna sono diventate una priorità, per far fronte alla pandemia - dichiara l’imprenditrice -. Questo ci ha permesso di mantenere un sell out nei negozi maggiore rispetto ad altri Paesi con lockdown più prolungati». Quanto al 2021 le aspettative sono abba-

stanza ottimistiche: «Il retail sembra aver ripreso a crescere, anche se questo non significa che tutto tornerà come prima. Non c’è dubbio che le tecnologie digitali continueranno il loro rapido sviluppo: un rafforzamento, attraverso maggiori partnership online, sarà per noi una priorità». Dalla showroom milanese Tuttifrutti International - specializzata nell’Est Europa, con marchi in portafoglio come Red Valentino, forte_forte, Love Moschino, Mr&Mrs Italy e Philippe Model - Stefano Tiso continua a vedere rosa, dopo un 2020 positivo. Ciò che nota nell’ex-Urss è che i buyer restano concentrati sui brand delle aziende più solide, a scapito delle startup. «Il made in Italy - sostiene - non sta perdendo appeal, mentre il consumatore russo è sempre più allineato nei gusti a quello europeo, specie nella capitale e a San Pietroburgo». «Tuttavia - aggiunge - capi-

ta che label emergenti salgano all’apice e tramontino in tempi sempre più brevi. Lavorare con un marchio molto di moda può rivelarsi un’arma a doppio taglio: se prima si ragionava con un orizzonte temporale a sei anni, oggi che i social e gli influencer fanno da cassa di risonanza immediata, il calo di interesse può arrivare già alla quarta stagione di vita. Nel retail è la stessa cosa: solo i veri professionisti stanno dimostrando di durare nel tempo». A proposito di strategie distributive, nell’area sta emergendo che i grandi gruppi della moda privilegiano il wholesale, consolidano il retail, mentre in Europa razionalizzano le aperture. Le proposte più gettonate, nell’offerta di Tuttifrutti International, sono le calzature,

Per conquistare le consumatrici si fa leva su prodotto e celebrity endorsement in questa stagione come nella precedente: «Basta una scarpa chic per impreziosire un pantalone Zara». Poi, come da noi, nell’exUrss si vendono capi come le felpe, un jolly in casa e all’aperto. Gli abiti da cerimonia sono fermi al palo ma torneranno alla ribalta. Prima sotto il Cremlino - è quasi certo - che nel Vecchio Continente. 

10.800 buyer al Cpm di febbraio. L’Italia la nazione con più marchi In febbraio, mentre in Europa i saloni e le fashion week erano solo in versione digitale, Cpm-Collection Première Moscow si svolgeva in presenza, secondo i protocolli di sicurezza locali. Tra il 22 e il 25 del mese l’evento moscovita ha accolto 10.800 buyer, oltre a 550 fashion brand, da 17 Paesi, in rappresentanza di 350 aziende (tra cui grandi showroom, rappresentanti ufficiali e agenti commerciali), come precisano gli organizzatori di Messe Düsseldorf Moscow OOO e Igedo. Alla cerimonia di apertura erano presenti, tra gli altri, l’ambasciatore italiano in Russia, Pasquale Terracciano, e il direttore dell’agenzia Ice di Mosca, Francesco Pensabene, mentre negli spazi espositivi erano protagoniste le nuove collezioni di marchi italiani tra cui Liu Jo, Pollini, Geox, Beatrice .b, Oblique, Tricot Chic e Armata di Mare. Emi-Ente Moda Italia ha coordinato 39 aziende che, con 45 marchi, hanno reso l’Italia la nazione più rappresentata in fiera. L’auspicio è che la manifestazione permetta al fashion italiano di recuperare quote di mercato. In base alle statistiche delle dogane russe nel 2020 la Federazione ha importato prodotti del “sistema moda” italiano per una cifra pari a 1,2 miliardi di euro, contro gli 1,5

Stand italiani allo scorso Cpm di Mosca

miliardi del 2019, numeri che hanno fatto scendere la market share del nostro Paese dall’8,3% al 7,5%. Come rileva Confindustria Moda su dati Istat, fra gennaio e novembre 2020 l’Italia ha ridotto le esportazioni di abbigliamento in Russia del 18% a circa 395 milioni di euro. La maglieria ha invece registrato una flessione del 13% a 283 milioni. La voce più importante, quella del womenswear, ha subito un calo del 16% a 250 milioni. L’Ice raccomanda di fare attenzione a Paesi come Cina e Bangladesh, che stanno adottando politiche di penetrazione sempre più aggressive, migliorando la qualità, anche nella fascia di mercato media e medio-alta.

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MERCATI MULTIMARCA

Le sfide di Folli Follie: «Ricerca, digital e si riparte» A 50 anni dalla nascita la ricetta del successo del multibrand della famiglia Galli è la stessa:«Sui marchi serve rischiare» Da giugno reeboot di The DoubleF DI ANDREA BIGOZZI

Un tempo sarebbero stati organizzati party e interviste vis à vis. Ma nel 2020 il cinquantesimo compleanno di Folli Follie è passato quasi inosservato causa pandemia. Non ne fa un dramma il fondatore Giuseppe Galli. «Ci basta essere riusciti in questi mesi difficili per il commercio - tra lockdown e protocolli di sicurezza - a fare ciò che ci piace: stare vicini al cliente e contribuire a tenere viva l’alchimia della moda». Senza clamori, la squadra di Folli Follie non si è mai fermata, anzi. «I nostri buyer - conferma Francesco Galli, che guida l’azienda fondata a Mantova nel 1970 dal padre e dalla madre Luisa Schiavi - hanno approcciato le campagne vendite con un atteggiamento positivo, senza contare le energie che stiamo mettendo sul reboot dello store online TheDoubleF, pronto a giugno». È investendo su customer experience e innovazione, che il multibrand vuole competere con la concorrenza europea come raccontano in questa intervista Galli senior e junior. Per un multimarca conta di più la forza dell’insegna o la brand list? (Giuseppe Galli): Le due cose sono imprescindibili l’uno dall’altra. Sin dalla prima boutique di soli accessori, Folli Follie va alla ricerca di cose belle e diverse ed è stato questo approccio a definirne l’identità. All’epoca siamo stati tra i primi a scommettere sulla creatività di una giovane Miuccia Prada che col marito Patrizio Bertelli stava trasformando il marchio di famiglia. Anche Fendi ha fatto subito parte della nostra offerta e non ne è mai uscito. Ma avere i migliori marchi in esclusiva non ci è mai bastato.

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1. Francesco e Giuseppe Galli 2. L’ultima campagna TheDoubleF

ping via mobile, aggiungendo la navigazione offline e la ricerche per immagini con la fotocamera dello smartphone. Ridurremo i tempi di spedizione e potenzieremo i contenuti media.

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(Francesco Galli). La ricerca è centrale nella nostra shopping experience e presto lo dimostreremo ancora una volta: con la new release dell’e-shop avvieremo una serie di collaborazioni con i designer emergenti. Non degli sconosciuti, ma nomi che per noi sono pronti per esplodere, come Off-White cinque/sei anni fa. Sarà un modo per essere propositivi e per segnalare la visione di prodotto dei prossimi anni secondo Folli Follie. Come sarà il nuovo TheDoubleF? F.G. Avrà un nuovo layout e ci saranno più funzionalità. Forniremo servizi di pagamento specifici per i diversi mercati, diventeremo trilingue, aggiungendo la versione francese del sito, già tradotto in italiano e inglese. Renderanno più semplice lo shop-

Del potenziamento dell’online si avvantaggiano anche gli store fisici? (F.G) Viviamo l’e-commerce come un perfezionamento dell’aziendale, che resta incentrata sui negozi reali. Le nostre boutique sono in location turistiche e rappresentano il primo punto di contatto con una clientela internazionale che, una volta rientrata nei Paesi di provenienza, può proseguire la relazione commerciale attraverso l’online. Per Folli Follie le vendite via web valgono oltre il 15% del giro d’affari, con la previsione di raggiungere quota 35/40% nei prossimi tre anni. L’incidenza del canale digitale è destinata a incrementare per meriti suoi e non perché i negozi fisici smetteranno di lavorare. Al punto da prevedere nuovi opening? (G.G) Al momento non sono previste aperture, ma ci sono delle valutazioni in corso su possibili opportunità da cogliere. (F.G.) Aspettiamo che nel secondo semestre il mercato si riprenda e nel frattempo lavoriamo a un progetto nuovo, che potrebbe caratterizzare il 2022 e che non è direttamente connesso né con i negozi, né con l’e-shop. 

Doppia apertura per Divo Boutique: reopening a Pontedera e debutto nel kidswear Divo boutique vuole farsi trovare pronto quando la ripresa arriverà. L’insegna, guidata da Marco Cateni con la moglie Daniela Novelli e la sorella Michela, ha deciso di espandersi ampliando il multimarca uomo e donna di Pontedera in provincia di Pisa, che ora si sviluppa su di 450 metri quadrati, e con l’apertura, in una location adiacente, del primo negozio di childrenswear Divo Kids. l nuovo multimarca per la moda da adulto si trova in corso Matteotti 24 e dà spazio a un’offerta lusso, con marchi per uomo e per donna come DSquared2, Golden Goose, Off-White, Palm Angels, Paul Smith, See by Chloé, Stone Island. Stessa offerta top nello spazio junior che in 100 metri quadrati ospita griffe come Balmain, Bonpoint, Dolce&Gabbana, Givenchy, Moncler.

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Smallable: gli ordini crescono e anche il focus sull’Italia Casagrande: «Lo store di Belluno proietta Stimm in una nuova era» Nonostante i continui stop & go, imposti dall’alternare della normativa anti-Covid, il nuovo concept store Stimm aperto a Belluno a fine 2020 ha cominciato da subito a scaldare i motori: «C’è stato un interesse sopra le attese e nei periodi di zona gialla i risultati non sono mancati. Questo ci fa ben sperare per il futuro». È il primo bilancio di Denis Casagrande che con ill fratello Roni, ha avviato un importante progetto retail: l’inaugurazione a Belluno in piazza dei Martiri un nuovo concept store: 1.500 metri quadrati su tre livelli nei locali nell’edificio che fu sede della Banca d’Italia. «Quando ci hanno presentato la location - ricorda Denis Casagrande - abbiamo chiuso immediatamente la trattativa: Belluno era una piazza strategica per noi in quanto andava a coprire una zona del Veneto che non era presidiata dai nostri altri sei negozi, poi l’atmosfera che i palazzi d’epoca sanno evocare e l’opportunità di poter restituire vitalità al centro storico della città hanno fatto il resto». Nel piano terra sono collocate le collezioni abbigliamento fashion donna e uomo, negli spazi dell’ex Caveau sono presenti i brand del segmento Urban Street, infine al primo piano sono esposti calzature e accessori. «In totale - racconta Casagrande - lo spazio ospita oltre 100 brand, mentre in totale i fornitori con cui lavoriamo per le nostre sette boutique sono 300. Per lo store di Belluno lavoriamo con aziende come Herno, Woolrich, Elisabetta Franchi, Gcds, Edwin, Carhartt, ma anche la nostra private label è presente». Il marchio di abbigliamento Stimm, acronimo di Shopping Therapy In My Mind, è stato lanciato dai fratelli Casagrande nel 2014 «per colmare un’assenza di prodotto basico al giusto prezzo sul mercato, ma negli anni è cresciuto e ormai rappresenta il 20% delle nostre vendite totali».

50 milioni di fatturato per l’e-tailer francese per le famiglie. Ordini FW21/22 a +30%. «Alcuni brand italiani sono molto forti nel nostro e-shop: Golden Goose, Moncler, Stone Island, Babe & Tess e Pèpè», dice la fondatrice

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DI ANDREA BIGOZZI

«Nonostante la pandemia, abbiamo mantenuto costanti i nostri budget FW20/21 e SS21, mentre per la Fw 21/22 li aumenteremo del 30%». A portare questa ventata d’ottimismo è Cécile Roederer, fondatrice e pdg di Smallable, il family concept store francese, che ha messo l’Italia tra le priorità. «L’assortimento è importante: abbiamo più di 750 aziende di moda e design. L’offerta italiana è sotto il 5% ma faremo di più». Anche per i più piccoli lo zoomwear è la tendenza degli ultimi 12 mesi? Nell’ultimo anno i genitori hanno avuto un comportamento d’acquisto diverso: meno scarpe e vestiti eleganti, più abiti freschi e comodi. Una bella spinta per la maglieria. Oggi tutti vedono negli e-tailer la soluzione per superare la crisi: è così facile vendere kidswear in Rete? La difficoltà principale nell’e-commerce è essere redditizi, perché è costoso portare traffico e il tasso di conversione è inferiore a quello di un negozio fisico. Il segreto del successo sta nell’assortimento di marchi e prodotti, ma anche nel tone of voice che usi quando parli alla tua community. La sostenibilità rientra tra le armi per portare traffico? Dal lancio di Smallable, abbiamo sempre selezionato prodotti e marchi “ecofriendly”. Questo criterio di scelta si è rafforzato di anno in anno per le richieste dei clienti, fino a creare un’etichetta “Greenable”, utilizzata per identificare i prodotti realizzati con materiali naturali ed ecologici. Nel 2020 più di 200 marchi della nostra selezione erano classificati “greenable” per tutta o parte della loro collezione: il 30% in più rispetto al 2019.

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1. La fondatrice Cécile Roederer 2. Smallable, oltre a essere un e-store, è anche un concept store fisico a Parigi

Che legame c’è con i brand italiani? Alcuni sono molto forti su Smallable come Golden Goose, Moncler, Stone Island, Babe & Tess e Pèpè. Poi abbiamo anche nomi italiani nella moda femminile: Momoni, Pomandère o Forte Forte, che fa parte della nostra piattaforma dalla FW21/22. Attualmente sul nostro sito poco meno del 5% dell’offerta proviene dall’Italia, ma crescerà. Dal punto di vista commerciale, invece, che ruolo ha l’Italia? Pesa per il 4% del giro d’affari: è il quinto mercato dopo Francia, Usa, Germania e Uk. Come stanno andando le vendite? Cosa vi aspettate dalla FW 21/22? La FW20 è andata bene, nonostante le consegne tardive delle collezioni. Non abbiamo fatto promozioni durante la stagione e abbiamo persino rimosso la settimana dei saldi privilegiati a metà novembre. Questo non ci ha impedito di avere un sell out presaldi migliore rispetto alla FW19. Per la Fw 21/22 abbiamo incrementato del 30% i budget rispetto allo scorso anno. La nostra crescita è diffusa in diversi Paesi e nei nostri due universi di moda e design.  55

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MERCATI NEWS ORIZZONTI PIÙ AMPI

La svolta fashion di Canadian apre una nuova era per la down-jacket Oltre al raddoppio della showroom, l’apertura di nuovi mercati, il debutto con l’estivo e più sostenibilità: il brand inaugura un nuovo capitolo, che parte dal restyling dell'immagine Uno spazio per le sperimentazioni, in cui sprigionare la creatività a livello di design, colori e nuovi volumi. Così lo stilista Mauro Taliani interpreta la special capsule di Canadian, che reinventa la down-jacket con una sensibilità nuova. Un progetto che ha avuto la sua consacrazione alla scorsa edizione di Milano Moda Donna con un evento digital. Sotto i riflettori tre fashion movie per altrettante visioni del piumino, accomunate dall’attenzione alla sostenibilità, che si pone come obiettivo l'impatto zero sull’ambiente. L’approdo alla settimana della moda di Milano è il punto di arrivo di un progetto partito tre anni fa, quando il marchio di proprietà della Artcrafts International di Firenze, che presenta anche sulla piattaforma Pitti Connect, era conosciuto principalmente per la sua proposta di parka uomo-donna e piumini. Con la consulenza dello stilista, specialista del capospalla con all’attivo collaborazioni con marchi come Hugo Boss, Calvin Klein, Valentino, Missoni e Trussardi, è nata una capsule basata sulla rilettura dei codici del piumino, che ha aperto alla label nuove fasce di mercato a livello internazionale, in particolare quelle più attente al lato fashion dell’outerwear. Lanciata più di 20 anni fa da Simone Ponziani, ceo di Artcrafts International, Canadian guarda al futuro con sfide inedite. Sono in corso i lavori di ampliamento

ASSE ITALIA-USA

Stone Island si allea con New Balance nel segno del footwear

della showroom di Milano, in via Archimede, che raddoppierà la superficie, mentre con la Fall-Winter 2021 sono stati aperti due nuovi mercati, Stati Uniti e Benelux, che si aggiungono a Germania, Austria, Spagna e Russia, Paesi che rappresentano il 40% del giro di affari di Canadian. Distribuita attraverso multimarca indipendenti di fascia alta e medio-alta e nei principali department store, la collezione è venduta anche online, un canale che vale il 10% del fatturato. Focalizzato su outerwear e accessori invernali, il brand fa per la prima volta incursione nel mondo dell’estivo, grazie a una collezione in vendita esclusivamente su canadianclassics.it da questa primavera. Con un fatturato di 50 milioni nel 2019, Artcrafts International (nata nel 1958) si è da sempre dedicata alla selezione e allo sviluppo commerciale di marchi legati al mondo dello sport, del lifestyle e del fashion. Oggi ha all'attivo label di proprietà come Colors of California e Coral Blue, e distribuisce etichette tra cui Mou, a livello internazionale, e Crocs e Teva in Italia. (c.me.)

Verrà svelata nel corso del 2021 la partnership pluriennale siglata da Stone Island con New Balance. I due brand svilupperanno una collaborazione nel footwear con il lancio di nuovi articoli in momenti diversi. Entrambi con forti radici familiari e un solido patrimonio di storia, Stone Island e New Balance hanno aperto le porte dei rispettivi laboratori di ricerca, per lavorare insieme su innovazioni di prodotto. «Condividere idee tramite la collaborazione fra i nostri team di ricerca e sviluppo, con l'obiettivo di creare un eccellente prodotto, è il messaggio migliore che possiamo trasmettere al nostro pubblico», ha dichiarato Carlo Rivetti, presidente e direttore creativo di Stone Island, commentando l'intesa con il marchio indipendente americano di sneaker. Proprio con New Balance, con cui ha lanciato una colab nel 2013, Stone Island aveva inaugurato il filone delle colab, che nel giro di un paio d’anni avevano portato il marchio italiano, acquisito lo scorso dicembre da Moncler, a realizzare special project con Nike e Supreme, segnandone il successo internazionale. (an.bi.)

IN ACCELERAZIONE RUSSIA, BELGIO, GERMANIA, EUROPA DELL'EST

Le scarpe di Liu Jo verso i 53 milioni. Ora Eli scommette sull'abbigliamento Per Liu Jo la scelta di gestire il business della calzature attraverso una joint venture si è rivelata vincente: nel 2020 Eli - la società creata da Marco Marchi e Maurizio Croceri (nella foto) che gestisce la licenza per la produzione e la distribuzione delle calzature del brand - ha raggiunto 45 milioni di fatturato, in crescita del 33%. «Siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissi, a cominciare dalla quota di internazionalizzazione salita al 55%, spinta da mercati in forte accelerazione come Russia, Belgio, Germania e l'Europa dell'Est», racconta Croceri, che è anche ceo della società. Gli ordini per l'inverno 2021/22 sono aumentati a doppia cifra, spingendo la realtà marchigiana a prevedere di chiudere il 2021 a quota 53 milioni di euro, battendo il proprio business plan che prevedeva l’arrivo a 50 milioni. Tra i progetti di punta ci sono le Liu Jo Maxi Wonder, le sneaker protagoniste della nuova campagna di comunicazione digital del marchion, che coinvolge alcune tra le tiktoker più famose del panorama italiano e che da sole valgono il 50% delle vendite sul segmento sport (nella foto). In arrivo nuove scommesse: da questa stagione nascerà l'abbigliamento di alcune capsule legate al mondo della bambina e delle teens. (an.bi.) 56

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MERCATI NEWS PUSH SU WHOLESALE E ONLINE

Le “Plato Sneaker” di No Name alla conquista dell’Italia

1. Le calzature No Name, pronte a debuttare nel nostro Paese 2. Camilla Schiavone, ceo del gruppo Rautureau

A 30 anni dalla nascita del marchio, il gruppo Rautureau porta No Name nel nostro Paese. La ceo Camilla Schiavone racconta i progetti Quando nel lontano 1991 i fratelli Rautureau lanciarono le sneaker No Name, la giornalista Naomi Klein era ancora lontana dal diventare la paladina dei movimenti sociali con il best seller No Logo. Ma anche il gruppo francese si schierava contro la tirannia dei marchi, uscendo dal mainstream con una ferma convinzione: non è la firma su un capo che ti contraddistingue, ma il prodotto che indossi. Una mission che regalò presto grande visione al brand, diventato famoso sul mercato nazionale anche grazie a un altro plus, questa volta stilistico, in grado di aggiungere femminilità a qualsiasi donna, anche la meno “dotata” sul fronte della statura. No Name è infatti sinonimo di calzature, in primis sneaker, dall’iconico plateau alto cinque centimetri che gioca con molteplici declinazioni di forma e colore, in grado di rendere le donne più slanciate, come se avessero i tacchi, ma senza pagare alcuna penalità sul fronte del comfort. Risultato: oggi No Name, che nel tempo ha diversificato anche con altre tipologie di scarpe, è presente in oltre 700 punti vendita, tra multimarca e department store, tra cui Galeries Lafayette e Printemps Haussmann, oltre a dialogare direttamente con il pubblico attraverso il monomarca parigino aperto nel 2019 nel Marais. E la sua corsa continua, nonostante il rallentamento imposto dal-

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la pandemia, con l’obiettivo di espandersi sul mercato internazionale. All’orizzonte c’è anche il mercato italiano: un progetto che diventerà realtà a partire dalla Fall-Winter 2021, come racconta Camilla Schiavone, ai posti di comando del gruppo francese dopo l’esperienza come ceo da Roger Vivier. «Ci affidiamo a otto agenti multimarca regionali, che contano già su un portafoglio marchi dalla forte reputazione internazionale - spiega -. Una strategia che ci permette una penetrazione del mercato italiano in modo selettivo e “chirurgico” dal punto di vista della qualità. Guardiamo a multimarca e department store che siano in linea con i nostri prodotti premium e contemporary». Oltre al canale fisico, particolare attenzione sarà riservata a quello online, che attualmente incide sul giro d’affari del brand per il 20%. I futuri clienti del marchio potranno mettere in vetrina anche le nuove creazioni di No Name, che in occasione del 30esimo anniversario ha in serbo numerose novità, con proposte che reinter-

Dalle borracce all’abbigliamento: Izmee lancia le T-shirt con QR code integrato Dopo essere entrato nell’universo lifestyle con la prima linea di iconiche bottiglie deluxe in acciaio, sostenibili e dall’alto contenuto moda, e aver arricchito l’offerta con una collezione dedicata di accessaori fashion coordinati alle borracce, Izmee avvia un altro progetto, tra mondo fisico e digitale. Il marchio fondato dall'imprenditore Enrico Accettola e guidato da Keepup Società Benefit, presente in oltre 500 top retailer

nel mondo, lancia infatti Iz Qwear, la prima linea di T-shirt con QR code integrato, per condividere messaggi e incrementare il network interpersonale. La collezione è realizzata in cotone made in Italy da laboratori italiani in versione uomo e

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pretano l’heritage del brand. «Ne è un esempio - precisa Schiavone - la riedizione di Iron, mid-sneaker in canvas su platform, oppure la rivisitazione di Carter, con la suolo innovativa e logo oversize, oppure Spinner, dal design avveniristico». Nel palinsesto dell’offerta stanno anche arrivando modelli “ibridi”, che combinano design urbano e comfort sportivo (come Kross e Hiker) e importanti investimenti sono in corso per trasformare la collezione in ottica green: «Stiamo gradualmente integrando materiali eco-friendly - sottolinea la ceo - come quelli provenienti da plastica riciclata». Il gruppo Rautureau, casa madre di No Name, è una galassia diversificata, a capo anche di brand come Free Lance (disegnata ora dal nuovo direttore creativo Alfredo Piferi), Jean-Baptiste Rautureau, Schmoove e Armistice: una realtà storica, fondata nel 1870 e passata nel 2017 nelle fila della holding Compagnie Marco Polo di Xavier Marie, fondatore di Maisons du Monde. (a.t.)

donna. Concepita con quattro diverse vestibilità, da quelle slim alle regular e over, Iz Qwear è arricchita da maxi stampe colorate, grafiche e pattern all over, tutte realizzate in digitale, e da uno speciale cartellino che ne svela i singoli dettagli. Inquadrando lo speciale QR code presente su ogni T-shirt è possibile personalizzare il proprio messaggio con gif, emoji, sfondi e immagini sempre nuove, rendendo di fatto ciascun capo un oggetto personale e unico da condividere con il proprio network e con la community Iz Qwear. Le T-shirt Iz Qwear della primavera-estate 2021 saranno disponibili da aprile in una rete di top retailer che comprende l'Italia, l'Europa, il Medio Oriente e gli Stati Uniti. (a.t.)

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VENISTAR for

PHYGITAL BUSINESS: PER DAINESE IL FUTURO È OMNICANALE ANCORA TROPPO SPESSO LE AZIENDE NON STANNO AL PASSO CON LE ESIGENZE DEI CLIENTI IN FATTO DI OMNICHANNEL E QUESTO PENALIZZA IL BUSINESS. NON È IL CASO DI DAINESE, CHE INSIEME A VENISTAR HA INTRAPRESO UN PERCORSO DI DIGITAL TRANSFORMATION E NE VEDE I RISULTATI L’omnicanalità è il nuovo campo di battaglia per i brand del Fashion & Luxury e il digitale è un alleato determinante per guardare al futuro con ottimismo. L’ultimo report di BCG, “True Luxury Consumer”, evidenzia una crescita delle vendite online dal 12% al 20% per moda e lusso, ragion per cui le aziende non possono che accelerare verso un modello che consenta di integrare la shopping experience virtuale con quella offline in un unico ecosistema aperto. L’80% degli italiani con più di 14 anni è esigente, nomade e digitale, molto attento alla qualità di servizi e prodotti, ai valori del brand e, soprattutto, alla sostenibilità (dati dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience del Politecnico di Milano). In questo contesto la digitalizzazione riveste un ruolo predominante ma, nonostante in otto realtà su dieci emerga la necessità di un cambio di rotta, la strada per offrire un percorso di acquisto unificato e senza attriti è ancora lunga, soprattutto perché i cambiamenti nel comportamento dei clienti e l’aumento delle transazioni omnicanale vanno a impattare sui sistemi informativi dei brand. “Se prima la tecnologia era vista come un facilitatore per dare una spinta competitiva ai brand - commenta Roberto Da Re, a.d. di Venistar Srl - ora costituisce un prerequisito imprescindibile per espandere il business aziendale. Abilitare un’esperienza omnicanale e una customer experience seamless non è più una scelta, ma una necessità. La parola d’ordine è Phygital: con le nostre soluzioni cerchiamo di far raggiungere ai brand l’equilibrio perfetto tra i mondi online e offline”. Anche il gruppo Dainese, eccellenza italiana che progetta e produce wearable technology per gli sport dinamici, ha co-

minciato a lavorare su questo fronte. Il marchio ha intrapreso un percorso di digital transformation che abbraccia l’intera esperienza cliente in ogni suo touchpoint, fisico e digitale. E’ stata implementata la piattaforma CX - Commerce eXperience di Venistar per la parte di Order Management System, con l’obiettivo di gestire gli ordini B2C, unificando così le vendite sui vari canali e accedendo in tempo reale ai dati di business relativi a inventario, ordini e clienti. La flessibilità della piattaforma CX ha consentito di integrare in un unico hub anche la gestione dei punti vendita (con Retail Pro Prism) e del back-office retail degli oltre 40 negozi, l’ERP e il motore eCommerce. “Dainese è una realtà dinamica, tesa all’innovazione e dalla forte vocazione “Direct to Consumer”. Venistar ci ha supportati funzionalmente e tecnologicamente nella definizione di una strategia digitale omnicanale volta al miglioramento dei processi, delle operazioni e della Customer experience”, dichiara Luca Menegardo, Chief Information Officer di Dainese. “L’innovazione digitale deve diventare la

leva per ripensare organizzazioni, modelli di business e processi operativi - spiega Antonio Canovese, Headless Commerce CX Sales Manager di Venistar -. Lo sforzo vero è quello di re-interpretare i processi in chiave digitale, a partire dalla presentazione delle collezioni fino alla gestione integrata dei canali distributivi fisici, e-commerce e marketplace, ottimizzando lo stock distribuito e regolando il flusso dei prodotti e degli ordini, in modo da alzare la qualità dei servizi al cliente e la marginalità. Il problema non sono i clienti, che si sono prontamente adeguati ai nuovi scenari, ma le aziende, che spesso non hanno messo a punto servizi digitali indispensabili, come il click and collect (compro online e ritiro in negozio), il reserve in store (prenoto online e provo nel punto vendita), l’in-store order (ordino prodotti che non sono disponibili in negozio, poi spediti a casa), o il return in store (rendo in negozio un prodotto acquistato online). “Tutti servizi che richiedono di avere una centrale di comando e di gestione dello stock omnicanale, come Venistar CX”, conclude Canovese.

www.venistar.com

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MERCATI CHILDRENSWEAR

Si è tanto discusso di tempistiche e uscite: qual è la vostra posizione? Abbiamo optato per un approccio fluido. Pur rimanendo le stagionalità classiche, Primavera/Estate e Autunno/Inverno, le nostre collezioni sono ulteriormente suddivise in microtemi, che corrispondono a drop mensili con focus dedicati all’interno delle nostre piattaforme di comunicazione digitali. Questo anche al fine di offrire sempre un contenuto fresco, mantenendo al tempo stesso le deadline di produzione corrette, per offrire un’altissima qualità di prodotto. Abbiamo poi un pacchetto di “essential icons”, capi che ritroviamo stagione dopo stagione in quanto pezzi base di un guardaroba.

INTERVISTA Alessandra Chiavelli Ceo de Il Gufo

«I clienti cercano valori concreti e tanta verità» Il Gufo non ha mai puntato sul logo, ma sui contenuti e l'identità del brand: un'impostazione che oggi si conferma vincente. «Il punto di forza resta il prodotto - ribadisce Alessandra Chiavelli - ma la tecnologia è un’alleata preziosa per evolvere la shopping experience in un mercato ormai phygital»

A cosa state lavorando in questo momento? Da un punto di vista operativo ci stiamo concentrando su un progetto di omnicanalità: facilitare la shopping experience, qualsiasi sia il punto di contatto del cliente con il brand, ora è fondamentale. 1

DI ALESSANDRA BIGOTTA

Come motivare il consumatore di moda infantile in un momento come questo? Occorrono trasparenza e chiarezza: conoscere la storia di un capo, la provenienza delle materie prime, la sostenibilità dei processi, è ormai un prerequisito all’acquisto. Oggi le persone sono estremamente informate e succede sempre meno di comprare d’impulso, anche quando si parla di abbigliamento per i più piccoli. Il pubblico vuole valori veri e praticati tutti i giorni, cerca verità. Per Il Gufo questo significa focalizzarci su ciò che sappiamo fare da sempre, ovvero offrire un prodotto di qualità, un’assistenza alla vendita di eccellenza e trasmettere l’amore per i capi che li rende unici e durevoli. In un contesto di incertezza ed esitazione, il nostro punto di forza è e rimane il prodotto. La collezione FW 21/22 rappresenta un ritorno alle radici: come l’hanno accolta i buyer italiani? Le loro conferme ci danno fiducia. Avvertiamo entusiasmo e molta voglia di ripartire, soprattutto da parte dei multimarca storici. La maggior parte ha affiancato una piattaforma digitale a quella tradizionale fisica, per rispondere a un’esigenza del consumatore non solo contingente, ma sempre più connaturata alla customer experience. Confidiamo che l’approccio phygital possa compensare sempre meglio la mancata presenza fisica nei punti vendita. Quali le sensazioni sull’estero? Più che su Paesi specifici, ci concentriamo su clienti e partner che dimostrano una maggiore 60

1. Alessandra Chiavelli 2. Un modello di IG Active, nuova linea con l'hashtag #IGTheActiveLabel per la fascia 8-16 anni

resilienza. Detto questo, la Russia è il primo mercato estero per Il Gufo. Seguono la Germania e, nonostante la Brexit, il Regno Unito. Il Far East è trainato da Corea e Giappone e la Cina è un Paese al quale ci stiamo affacciando, ma cum grano salis. Dal nostro osservatorio, il Medio Oriente è probabilmente è quello che più ha risentito dei contraccolpi della pandemia sui consumi.

Investite in tecnologia: come applicare il phygital ai negozi da bambino? Credo che anche per il bimbo la tecnologia si integrerà sempre più con l’esperienza instore, azzerando passaggi dispendiosi in termini di tempo, come la consegna, il pagamento, il reso e così via. Dal canto suo il negozio, anche per i piccoli, sarà sempre più simile a una showroom, dove toccare con mano i capi e trovare un’assistenza alla vendita altamente qualificata. Per questo la formazione del personale diventa il perno del futuro, insieme alla cura dell’ambiente in boutique. 

Una new entry è la linea IG Active, che punta a un target nuovo: cosa c'è del dna de Il Gufo? Abbiamo investito sulla versatilità dei capi, con un approccio tecnico che però non rinuncia mai al comfort e allo stile e all’attenzione

«Con i nostri bambini vestiti da bambini abbiamo anticipato i tempi» alle materie prime, naturali oppure derivate da cicli di produzione virtuosi: il riscontro è stato positivo, per quel che riguarda i nostri buyer storici. Inoltre, l’apertura verso un target di età più alto ci permetterà potenzialmente di raggiungere una nuova fascia di clienti, più focalizzati sullo sportswear e su un abbigliamento che unisca performance e stile, con un occhio alla contaminazione streetwear.

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CLEARPAY for

CLEARPAY FINALMENTE IN ITALIA, INSIEME AI MIGLIORI BRAND ONLINE DI MODA E BEAUTY UNA SOLUZIONE DI PAGAMENTO PENSATA IN UN’OTTICA WIN-WIN: IL CONSUMATORE COMPRA SUBITO IL BENE CHE DESIDERA, PAGANDOLO IN QUATTRO RATE A ZERO INTERESSI, E IL RETAILER RICEVE L’IMPORTO DI OGNI VENDITA IN ANTICIPO , VEDENDO AUMENTARE TASSO DI CONVERSIONE E SCONTRINO MEDIO Arriva in Italia Clearpay, la nuova piattaforma che permette di fare acquisti online in modo smart. Grazie a una soluzione di pagamento dilazionato, offre infatti la possibilità di comprare oggi ciò che si desidera e di pagare in quattro rate, senza interessi. A livello internazionale, Clearpay è la controllata europea del gruppo Afterpay, azienda fintech quotata alla Borsa australiana e leader globale nel settore “Acquista ora, paga più tardi”, con oltre 75mila rivenditori partner in Nord America, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Italia, Spagna e Francia e più di 13 milioni di utenti nel mondo. Da marzo Clearpay è disponibile anche sul mercato italiano e fornisce numerosi vantaggi ai propri partner, in maggioranza rappresentati dai migliori brand online di moda e beauty. Tra questi l’accesso a un grande e crescente segmento di acquirenti, l’aumento del tasso di conversione (+22%) e del ticket medio del proprio negozio online (+30%), la riduzione del tasso di abbandono del carrello, la fidelizzazione dei clienti e la riduzione dei tassi di reso. Compatibile con qualsiasi piattaforma e-commerce, Clearpay solleva i partner da ogni rischio, garantendo loro l’incasso immediato di ogni vendita: del resto, ogni cliente che ritarda un pagamento non può utilizzare di nuovo il servizio fin quando il pagamento stesso non sarà regolarizzato. “La nostra è una soluzione pensata in un’ottica win-win - dichiara Federica Ronchi, Country Manager Italia di Clearpay -. Il consumatore compra subito il bene che desidera, pagandolo in quattro rate a zero interessi e mantenendo il controllo sulle proprie finanze; dal canto suo, il retailer riceve l’importo di ogni vendita in anticipo e vede aumentare tasso di conversione e scontrino me-

dio”. Il lancio di Clearpay in Italia avviene in un momento di crescita dello scenario e-commerce e dei pagamenti digitali nel nostro Paese, complice la pandemia ma soprattutto le nuovi abitudini d’acquisto dei Millennial e l’aumento del loro potere d’acquisto. Secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, i lockdown hanno creato uno dei cambiamenti più profondi e radicali del retail degli ultimi dieci anni, con gli acquisti online che valgono ora in Italia ben 30,6 miliardi di euro, forti di una crescita nel 2020 del +31% negli acquisti di prodotto e del +22%, in particolare, negli acquisti di abbigliamento. Per il 93% degli utenti il contante perde sempre più terreno, a favore dei

nuovi pagamenti digitali. Inoltre, in base ai risultati di un’indagine YouGov commissionata da Clearpay sulle abitudini d’acquisto dei Millennial in Italia, più di 4 persone su 10 appartenenti a questa generazione usano il reddito disponibile per acquisti in tale categoria di prodotti. Inoltre, i Millennial italiani sono aspirazionali, ovvero vogliono acquistare beni di alta qualità da marchi noti e affidabili. In questo scenario si inserisce perfettamente Clearpay: un servizio smart, veloce e flessibile, che ben si presta a soddisfare le necessità dei consumatori che desiderano sistemi di pagamento innovativi, permettendo loro di acquistare ciò che desiderano, ma mantenendo al contempo il controllo sulle loro finanze.

www.clearpay.com/it

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MERCATI CHILDRENSWEAR ALLA BASE IL CONCETTO DI COMMUNITY

Barrow: debutto col turbo per il progetto del Gruppo Daddato Una collezione tutta italiana pensata per il target delle generazioni Y e Z, che in sei mesi ha raggiunto 5 milioni di fatturato e punta a raddoppiare questa cifra

Cinque milioni di fatturato è il risultato raggiunto in soli sei mesi di vita dal nuovo brand di streetwear made in Italy Barrow, dedicato ai nativi digitali. Lanciato con una capsule lo scorso inverno in oltre 180 store internazionali e tramite un accordo con Farfetch, il marchio punta a toccare entro il 2021 il tetto dei 10 milioni. Dietro questa collezione, ritagliata sulle esigenze delle generazioni Y e Z, c’è una realtà italiana, il Gruppo Daddato, con alle spalle un’esperienza più che ventennale nel kidswear di alta gamma e la prospettiva di arrivare quest’anno a 40 milioni di ricavi. Il progetto è nato dall’intesa tra l’azienda e i brand developer Federico Barengo e Valerio Coretti, mettendo al centro il concetto di condivisione: Barrow non è infatti semplicemente una collezione, ma un guardaroba all’insegna del senso di appartenenza a una community ed è per questo che un ruolo centrale viene La Spring-Summer 2021 di Barrow (foto di Javier giocato dalle collaborazioni con artisti, Peralvo, styling e art direction di Sita Abellán) influencer e personaggi del mondo musicale. A indossare i capi, contraddistinti da uno smile a tre occhi, sono tra gli altri Miley Cyrus, Lil Nas X e J Balvin, mentre Sfera Ebbasta ha firmato una capsule ispirata al mondo dei race e della velocità. Lo stile di Barrow per la SS21 è fatto di volumi morbidi, tagli contemporanei e ampiezze street, mentre la palette abbina in libertà colori acidi e vibranti, declinati in stampe psichedeliche, grafiche irriverenti, slogan e applicazioni reflective. Le fonti di ispirazione spaziano dal mondo dei cartoon al gaming, ma a sorpresa si trovano anche riferimenti ai film cult degli anni ’90. Dettagli in tulle e mesh stampati caratterizzano la collezione donna. Tra gli accessori spiccano borse impreziosite da cristalli, cappelli e altri gadget, con rimandi continui al rap e al trap. Styling e art direction del lookbook sono stati affidati a Sita Abellán, designer, dj e creativa visionaria. a.b. LICENZA CON IL GRUPPO CASILLO

Ora Valvola è anche per gli under 14 Il brand, fondato da Matteo Cambi insieme alla startup Officine Marchigiane, punta agli under-14 con capi comodi, dalle grafiche innovative, con forti contrasti di colore

Scatta la sinergia tra l’imprenditore Matteo Cambi e il Gruppo Casillo, specializzato nel childrenswear, che si è aggiudicato la licenza per la produzione e distribuzione dei capi Valvola per la fascia 4-14 anni. Valvola è il brand dedicato alla new generation che Cambi ha creato insieme alla startup Officine Creative Marchigiane. «L’intesa è stata immediata - commenta Carlo Casillo, presidente del Gruppo Casillo -. Crediamo fortemente che ci sia uno spazio interessante per un marchio così innovativo, per una linea smart e adatta a tutti». Matteo Cambi sottolinea che l’azienda campana è «una delle realtà leader nel childrenswear». «Sono sicuro - aggiunge - che da questa partnership nasceranno grandi soddisfazioni e ottimi risultati». La collezione gioca su contrasti forti, linee geometriche, grafiche innovative e su un mood sporty, dai cromatismi forti e vitaminici: si va infatti dal fluo al color block per modelli che, come per l’adulto, vedono la felpa protagonista, insieme a bermuda, T-shirt e accessori. a.b. Carlo Casillo e Matteo Cambi 62

PRIORITARIO CENTRALIZZARE I DATI

Prénatal si evolve insieme a Mapp Un’intesa volta a ottimizzare la relazione con la clientela su tutti i touchpoint

Punto di riferimento per le famiglie da oltre mezzo secolo, Prénatal ha scelto Mapp Cloud, suite di marketing digitale di Mapp che coniuga gli insight in tempo reale con la marketing automation omnichannel, in modo da monitorare, customizzare e massimizzare le proprie azioni di marketing su tutti i touchpoint. Una sinergia che permette di attivare campagne automatiche, personalizzate e su diversi canali, attraverso l’analisi dei dati di proprietà di Prénatal, senza dipendere da altri fornitori. Uno degli aspetti interessanti dell’utilizzo di Mapp Cloud è una profilazione approfondita degli utenti anonimi, oltre a quelli conosciuti. «La centralizzazione del

Una proposta di Prénatal

dato e la visione unica del cliente sono le nostre priorità per migliorare le attività quotidiane di marketing - osserva Marco Massara, chief digital officer & Crm di Prénatal Retail Group -. Puntiamo su Mapp Cloud perché ci consente di raggiungere gli obiettivi di customer engagement e fatturato in maniera rapida e semplice, ottimizzando le modalità di comunicazione con i clienti sui touchpoint digitali e rafforzando il nostro brand». «I progetti di ottimizzazione della customer journey omnicanale sono la base per instaurare una relazione 1:1 con ogni cliente. Forniamo il supporto necessario affinché questo avvenga celermente e nel migliore dei modi», conclude Maurizio Alberti, vp Global Sales di Mapp, realtà con uffici in sette Paesi, che con le sue piattaforme assiste oltre 3mila aziende nel mondo. a.b.


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MERCATI SALONI #STRONGERTOGETHER

Spinta sull'online, parte il conto alla rovescia in vista di settembre Micam Milano, Mipel, TheOneMilano, Homi Fashion&Jewels e Lineapelle sfruttano il meglio del digitale, con l'idea di farlo diventare in futuro una leva per valorizzare le fiere fisiche Sospese giocoforza le edizioni in presenza, i saloni #strongertogether si affidano compatti alle piattaforme online. Di scena fino all’8 maggio Micam Milano Digital Show, la versione digitale di Micam. Protagoniste le calzature dell’autunnoinverno 2021/2022, insieme a momenti di informazione e di approfondimento, veicolati attraverso MicamX: un laboratorio d’innovazione e idee, con un focus sulle proposte d’avanguardia del settore e un programma di incontri. Gli organizzatori si sono impegnati a ricreare sul web le atmosfere e i servizi del salone fisico: all’interno di Micam Milano Digital Show i buyer possono scoprire le proposte FW 21/22 in un ambiente di facile fruizione, connettendosi con i brand, personalizzando gli ordini e finalizzandoli. Quanto ai marchi, tra i numerosi servizi a loro disposizione c'è la possibilità di customizzare online le proposte, utilizzando particolari tool tecnologici. Intanto il presidente Siro Badon si prepara per l’autunno: «Siamo al lavoro - dice - per una nuova edizione ‘tradizionale’ di Micam dal 19 al 21 settembre che, ne sono certo, segnerà una rinascita». Resta attiva fino a metà luglio la versione virtuale della rassegna della pelletteria Mipel, il Mipel 119 The Digital Show. «La piattaforma digitale B2B - afferma Franco Gabbrielli, presidente della rassegna e di Assopellettieri - rappresenta uno sforzo importante dell’associazione per andare incontro ai bisogni delle imprese. Ma l’auspicio è che in futuro il ruolo principale del portale sia quello di accompagnare l’evento fisico (in programma sempre dal 19 al 21 settembre) in un’ottica phygital, senza sostituirlo». La kermesse dell’haut-àporter TheOneMilano è andata in

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1. Uno scatto della campagna Micam in Wonderland, che si è aggiudicata l'International Design Award 2020, dopo aver vinto l'Icma Award 2. Il salone TheOneMilano in versione virtuale 3. Un'immagine legata a Homi Fashion&Jewels, che tra le iniziative online annovera un webinar il 22 aprile sul mercato Usa, realizzato con Ice Agenzia

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scena dal 21 al 23 marzo sulla piattaforma AlwaysOnShow.com, con relativa app: l’evento clou, una sfilata basata sulla valorizzazione del dna artigianale trasmessa il 22 marzo, realizzata in collaborazione con Confartigianato e veicolata a buyer e media esteri grazie a Ice Agenzia, è visibile fino fine maggio su www. alwaysonshow e www.theonemilano.com. In attesa dell’appuntamento in presenza dal 18 al 20 settembre a Fieramilano Rho, Homi Fashion&Jewels Exhibition, manifestazione dedicata ai bijoux e ai gioielli ha attivato una vetrina digitale interattiva dal 20 al 27 marzo, proseguendo con una serie di webinar realizzati da Ice Agenzia: il prossimo appuntamento è per il 22 aprile, con un focus sugli Usa. Lineapelle, che tornerà come le altre manifestazioni a Fieramilano Rho in settembre (dal 22 al 24), è andata in scena virtualmente il 23 e 24 marzo con l’evento Meet & Match, ma ha fissato anche una serie di incontri B2B su appuntamento: fino al 10 aprile allo Spazio Gorani di Milano e poi nel cuore dei distretti, facendo tappa a Scandicci, Strà e Civitanova Marche. (a.b.)

ENNESIMA STRETTA

Mido: evento virtuale dal 5 al 7 giugno «Quella di febbraio 2022 sarà l’occasione per condividere la ricostruzione e le energie», dice il presidente Vitaloni Non essendoci le condizioni per organizzare un salone in presenza, Mido organizza un evento digitale dal 5 al 7 giugno. L’appuntamento con la fiera fisica è rimandato al 12-14 febbraio 2022. «Abbiamo fatto una scelta di responsabilità, nel rispetto di espositori e visitatori - commenta Giovanni Vitaloni, presidente della rassegna internazionale dell’eyewear - poiché crediamo che Mido debba continuare a essere un evento unico nel panorama mondiale». Quanto all’edizione del prossimo febbraio, «sarà finalmente l’occasione per condividere la ricostruzione, l’entusiasmo e le energie che stiamo tutti, con grande fatica, mettendo in gioco». (a.b.)

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Peserico: focus sulla maglieria con il nuovo polo produttivo modenese

È la Corea il “place to be” per Lardini Lardini torna a scommettere sul mercato coreano e insieme a Shinsegae International, con il quale porta avanti una solida collaborazione dal 2016, apre un’altra boutique monomarca a Seoul (presso Hyundai Main) e uno shop in shop a Busan (all’interno del department store Lotte) per la vendita della collezione uomo. Con gli ultimi due opening Lardini tocca quota otto negozi in Corea del Sud, con punti vendita a Shinsegae Gangnam, Galleria East e Lotte World Tower e Shinsegae Centum di Seoul, uno store a Daegu e un pop-up a Pangyo. Altre aperture sono in agenda anche per il 2021. (a.t.)

ASSE ITALIA-USA

Stone Island si allea con New Balance nel segno del footwear Verrà svelata nel corso del 2021 la partnership pluriennale siglata da Stone Island con New Balance. I due brand svilupperanno una collaborazione nel footwear con il lancio di nuovi articoli in momenti diversi. Entrambi con forti radici familiari e un solido patrimonio

di storia, Stone Island e New Balance hanno aperto le porte dei rispettivi laboratori di ricerca, per lavorare insieme su innovazioni di prodotto. «Condividere idee tramite la collaborazione fra i nostri team di ricerca e sviluppo, con l'obiettivo di creare un ec-

Peserico ha inaugurato un nuovo sito produttivo a Novi di Modena, interamente dedicato alla maglieria: 2.500 metri quadri divisi in due parti, fra tessitura e un’area dove verranno eseguite le produzioni in tutte le fasi, dall’arrivo delle materie prime alla realizzazione dei capi. Nell'impianto sono presenti 22 macchine rettilinee per la tessitura, frutto di un investimento di quasi 2 milioni di euro, che lavoreranno finezze dalla 3 alla 18. Ognuna, come spiega il ceo Riccardo Peruffo, è stata concepita per «fronteggiare tutte le esigenze di lavorazione, come le catene diamantate, lavorate come fossero dei fili». L'avamposto modenese consentirà a Peserico di «migliorare la qualità, accorciare le filiere produttive e aumentarne la versatilità verso il cliente finale». (a.b.)

cellente prodotto, è il messaggio migliore che possiamo trasmettere al nostro pubblico», ha dichiarato Carlo Rivetti, presidente e direttore creativo di Stone Island, commentando l'intesa con il marchio indipendente americano di sneaker. Proprio con New Balance, con cui ha lanciato una colab nel 2013, Stone Island aveva inaugurato il filone delle colab, che nel giro di un paio d’anni avevano portato il marchio italiano, acquisito lo scorso dicembre da Moncler, a realizzare special project con Nike e Supreme, segnandone il successo internazionale. (an.bi.)

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PRIMAVERA 2021

MILANO LOVES ITALY SABINA BELLI CEO POMELLATO

BRUNELLO CUCINELLI PRESIDENTE E DIRETTORE CREATIVO BRUNELLO CUCINELLI

TUTTI INSIEME POSSIAMO OFFRIRE ESPERIENZE UNICHE ED ESCLUSIVE pag. 72

MASSIMILIANO BIZZI Founder di White e ideatore di Milano Loves Italy

IL NOSTRO FIORE ALL'OCCHIELLO DEL VIVERE CON GARBO pag. 73

LA MODA PUNTA AL RILANCIO DI MILANO SU SETTEMBRE

Marc Sondermann m.sondermann@fashionmagazine.it

Tornare in vetta

Più forti di prima

Cento imprenditori coltivano un sogno

Sinergici e con i buyer di nuovo a Milano: si deve ricominciare da qui

I

a sfida degli ultimi 12 mesi sta portando a un momento di grande energia. Con unità di intenti, l’imprenditoria di moda si sta preparando a spingere, con innumerevoli investimenti, un prepotente ritorno di Milano sulla scena mondiale. Come dimostrano le cifre di Google Trends, la città negli ultimi cinque anni è stata l’unica tra le quattro capitali della Moda a crescere costantemente nei volumi di ricerca da parte del consumatore globale. Si tratta di una dinamica unica, incredibile, da capitalizzare con l’obiettivo di riconquistare il primato indiscusso tra le fashion week. Con questo speciale Fashion Magazine sposa con slancio questa causa, portata avanti con coraggio dal movimento Milano Loves Italy. Un nome che ci piace. Mi rivolgo dunque a voi, amici imprenditori: scommettiamo su Milano. Stiliamo un calendario di iniziative che farà invidia al mondo. Ne abbiamo i numeri. Potremmo vincere facile. Testimonianze raccolte da Alessandra Bigotta, Andrea Bigozzi, Elisabetta Fabbri, Carla Mercurio, Angela Tovazzi

Credit: Francesco Ungaro

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ilano riparte dalla squadra. Un anno fa, nel momento in cui le restrizioni cristallizzavano il dinamismo della città, la moda già si mobilitava per individuare una via d’uscita. Da un terreno che sembrava brullo e pieno di buche germogliava Milano Loves Italy: il primo progetto condiviso di un settore notoriamente individualista, al quale dedichiamo ampio spazio in questo Speciale, con le testimonianze di artefici, sostenitori e simpatizzanti e un'anticipazione sull'edizione di settembre del salone White, che di Milano Loves Italy è il cuore pulsante.

Ma l'intero sistema moda è in fermento ed è per questo che abbiamo chiesto a stilisti e imprenditori del made in Italy un auspicio per la città e, di riflesso, per il settore di cui è la bandiera: ci hanno risposto compatti e pronti a mettersi in gioco per la rinascita. Ne è nato un ricco mosaico di testimonianze, che parlano di business ma anche di attaccamento profondo alla città delle scommesse rese possibili, delle visioni pionieristiche, del glamour ma anche della concretezza: un dna su cui gettare le basi per la Milano che verrà, capace di sognare ancora più in grande. 

l seme della rinascita di Milano attraverso la moda Massimiliano Bizzi, fondatore del salone White, lo ha piantato già un anno fa, subito dopo lo scoppio della pandemia, catalizzando le energie del settore, per tradurle in Milano Loves Italy: un movimento senza precedenti per la ripartenza - promosso da White e da CsmCamera Moda Showroom - che ha raccolto le adesioni di Cnmi-Camera Nazionale della Moda Italiana, Cbi-Camera Buyer Italia, Confartigianato Milano Monza Brianza, Alined Network e NiamNazionale Italiana Agenti Moda. Il progetto vede anche il coinvolgimento del Comune di Milano. Mentre sta lavorando a un settembre brillante, nel nome delle Pmi e del ritorno in massa dei buyer esteri, gli chiediamo da cosa si debba ricominciare. «Dal fare sistema - risponde - e Milano Loves Italy è un esempio. Con questo grande network abbiamo dato un segnale che insieme possiamo farcela».

(segue a pag. 68) g

Gigliola Maule

Cristina Tajani

White

UNITI PER FAR RIVIVERE LA NOSTRA CAPITALE

MILANO E LA MODA, UN AMORE RECIPROCO

UNA FASHION WEEK PER LE PMI

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MILANO LOVES ITALY L'INIZIATIVA

Lavoriamo tutti per una Milano che torni capitale Gigliola Maule, presidente di Csm-Camera Showroom Milano, lancia una serie di proposte per settembre, tutte all'insegna della sinergia

C

sm-Camera Showroom Milano fa progetti importanti per la ripartenza di Milano, tra cui un portale B2B delle showroom milanesi. «Con White partecipiamo al progetto Milano Loves Italy - spiega la presidente Gigliola Maule - attraverso il quale studiamo iniziative per far tornare Milano a risplendere e a essere la capitale indiscussa della moda nel mondo. Speriamo che la prossima fashion week preveda sfilate,

fiere ed eventi fisici in tutta la città, per ricreare quell’energia che contraddistingue da sempre la settimana della moda milanese. Questo è il grande cambiamento post-Covid: affrontare le sfide attraverso un’alleanza e una sinergia di tutti i protagonisti della moda milanese». «Credo sia importante unificare le date di tutti i saloni, come Micam, Mipel e White - conclude - per poter rafforzare l’afflusso di buyer. E ci auguriamo che il Comune di Milano e la Regione Lombardia ci diano supporto completo per il rilancio della città, mettendo a disposizione location prestigiose, ad esempio il Castello Sforzesco, per eventi di richiamo: anche così Milano tornerà più forte di prima». 

LA VOCE DI CSM

f (segue da pagina 67)

P FRANCESCO CASILE Socio fondatore

«La pandemia ha avuto effetti devastanti, ma ha portato un nuovo spirito di aggregazione: Csm-Camera Showroom Milano, un network che gestisce circa 1.200 brand, per un fatturato di oltre 4,5 miliardi, di cui il 70% destinato all’export».

Ceo

«Con Milano Loves Italy speriamo di realizzare un progetto ambizioso: l’incoming di un migliaio di buyer esteri. Nel breve termine, invece, vorremmo che venissero riaperti i negozi di abbigliamento, la categoria più penalizzata dal virus, per la quale le showroom stanno facendo pressing sulle istituzioni».

Facciamo fronte comune M

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riportando in auge i nostri valori: know how, artigianato, Made in Italy e qualità, ma anche esclusività, trend setting e una rete infinita di lavoratori a supporto della filiera». Cbi aderisce al movimento Milano Loves Italy, «con l'obiettivo di far rinascere la città. Siamo una forza, lo sappiamo ed è il momento di ricordarlo al mondo intero. E ne usciremo tutti insieme: l'iniziativa mira alla ripartenza della filiera». Santucci auspica il ritorno dei buyer a settembre: «Senza di loro, che scrutano, individuano, comprano e testano, manca un anello della preziosa catena che fa del nostro Paese l'eccellenza worldwide nel fashion». 

rima di Milano Loves Italy, Massimiliano Bizzi aveva promosso un altro movimento, Insieme Siamo Più Forti, creando l'hashtag omonimo e #iovadoamilano. Non slogan, ma fatti: a settembre 2020 White era stato organizzato in presenza e in sicurezza. «Abbiamo bisogno di ricominciare - sottolinea - con Milano come fulcro di un grande ritorno a settembre. Un mese in cui, situazione permettendo, vogliamo

DANIELE GHISELLI

GIACOMO SANTUCCI, PRESIDENTE CBI-CAMERA BUYER ITALIA

ilano riuscirà a ripartire? Questa per Giacomo Santucci, presidente di CbiCamera Nazionale dei Buyer Italiani, non è una domanda, bensì un'affermazione: «Milano ce la farà e sarà il traino della ripartenza,

Più forti di prima

MAURO GALLIGARI Direttore comunicazione «Su settembre sono ottimista, sperando nei vaccini. Studiamo azioni concrete, che includano fiere come il White e associazioni come Confartigianato. Con le nostre showroom stiamo anche mettendo a punto un'app per orientare al meglio i buyer».

Milano Vitruviana Angelo Cruciani & Manuel Scrima

organizzare con CsmCamera Showroom Milano un massiccio incoming di buyer stranieri, a sostegno delle Pmi». «Abbiamo capito - aggiunge - che il digitale è un grande mezzo, ma che non è sufficiente a smuovere il business. Dobbiamo promuovere al meglio l'heritage, il saper fare, l'unicità dei nostri prodotti e la creatività dei nostri designer». Per sintetizzare il dna di White, Bizzi parla di «artigianato evoluto», ossia le realtà medio-piccole, spina dorsale del sistema moda italiano da valorizzare: «Tutti dovremmo sentirci responsabili della loro conservazione. In una città come Milano la presenza delle Pmi genera ricchezza». Inclusività è un termine che Bizzi cita spesso. «Voglio immaginare per settembre - conclude - una città che possa tornare a vivere, anche aprendo la moda al pubblico finale e coinvolgendolo attivamente». 


MILANO LOVES ITALY L'INIZIATIVA

Pmi e laboratori alla base del made in Italy Il presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana punta con forza a sostenere iniziative a tutto campo, sempre in un'ottica di sistema

cosa è certa e lo dico «Una senza arroganza, ma con

realismo: se riparte la moda, riparte anche Milano. In questa città si è sempre venuti e si continuerà a venire per la moda e per lo shopping. Perché inizi la risalita è quindi necessario che il capoluogo lombardo e le sue istituzioni diano la giusta importanza al settore, che non deve perdere i suoi asset. La Milano della moda si appoggia sulle piccole e medie aziende e sui laboratori arti-

Carlo Capasa Il progetto Milano Loves Italy è una delle leve su cui spingere per rafforzare la voce del settore gianali super specializzati, che sono alla base del made in Italy. Bisogna assolutamente salvaguardare tutto questo ecosistema, ma è necessario

farlo insieme, favorendo la collaborazione tra pubblico e privato, con il supporto dei grandi marchi, ma anche delle varie associazioni e delle showroom cittadine. Dobbiamo rafforzare la voce della moda e lo stiamo facendo su più fronti: sostenendo il movimento Milano Loves Italy, con l'ingresso di Cnmi in Altagamma e con il confronto costante con Confindustria Moda. Bisogna realizzare un percorso chiaro e prendere decisioni condivise anche alla luce del Recovery Fund, che è una grande opportunità per tutta l'industria e per il fashion system in particolare. C'è tanto da fare e sarà un lavoro anche creativo, perché qualcosa dovrà cambiare: ci dovrà essere una maggiore apertura da parte di tutti verso i temi della sostenibilità, della digitalizzazione e dello smart working. Aspettiamo il momento magico in cui finalmente le sfilate potranno ritornare a pieno regime, senza restrizioni geografiche o logistiche, senza divieti. Nel frattempo abbiamo continuato a organizzare le fashion week in versione digitale, un format che resterà anche in futuro, trasformandole anche in un evento generalista e di promozione per il settore e la città». 

Vorremmo una città meno cara e che agevoli i designer internazionali

Coinvolgiamo i buyer contattandoli uno a uno

Paolo Marsi

Giorgio Magello

Presidente Alined

Presidente Niam-Nazionale italiana agenti moda

giusta per la ripartenza di Milano «Laè strada la sinergia tra showroom e istituzioni,

utilizzando fisico e virtuale, per raggiungere i clienti che non potranno ancora essere presenti fisicamente e per permettere a chi potrà viaggiare di vedere le collezioni fisicamente», spiega Paolo Marsi, presidente di Alined, cui fa capo la piattaforma digitale multi-showroom Alined Network, che aderisce a Milano Loves Italy. La sfida è che si possa fare squadra, per invogliare i buyer a scegliere la città come piattaforma internazionale. «Bisognerebbe renderla meno cara e più attrattiva, centro di eventi per marchi globali e designer indipendenti, magari concedendo loro speciali vantaggi se presentano le collezioni in città».

marzo a oggi ci siamo attivati molto per «Damigliorare le relazioni sociali fra gli attori

della filiera, perché ogni categoria è sempre stata separata. Ora nell’ambito di Milano Loves Italy stiamo cercando di fornire contributi fisici e digitali. Per esempio, contattiamo i buyer uno a uno, invitandoli a tornare a tutti gli appuntamenti in città, eventi e fiere compresi. Lo si faceva anche prima individualmente, mentre ora ci muoviamo in modo coordinato, coinvolgendo tutti i player della filiera. Pensiamo anche a tanta comunicazione sui nostri social e alla realizzazione di contenuti mirati, per esempio video, volti a sensibilizzare sull’importanza del sistema moda italiano».

MILANO E LA MODA, UN AMORE RICAMBIATO. È DA QUI CHE LA CITTÀ RIPARTIRÀ

Cristina Tajani Assessora alle politiche del lavoro, commercio, moda e design del Comune di Milano

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n questi anni è stato grande l’impegno dell’Amministrazione per favorire la nascita di un “modello Milano”, capace di coniugare innovazione e inclusione. Un modello che si realizza attraverso il riuso degli spazi, il sostegno a progetti, la creazione della prima rete di operatori della sharing economy, oltre all’individuazione di esperienze e attori che fanno della città un laboratorio unico nell’ambito dell’innovazione. Questo sarà il disegno che tornerà a guidare la rinascita del capoluogo lombardo. La moda avrà un ruolo strategico in questo percorso. Sarà compito delle istituzioni dare un sostegno al settore e non lasciarlo solo. Oggi più che mai fare sistema può e deve rappresentare la visione comune dell’intero comparto moda italiano. Come Amministrazione siamo sempre stati al fianco di Camera Nazionale della Moda, White e di tutti gli operatori del settore, impegnati nel valorizzare un’eccellenza milanese che si traduce in un sistema, che partecipa attivamente allo sviluppo della città e dell’intero Paese. Il ricco calendario che Camera della Moda ha allestito per la scorsa edizione di febbraio dimostra come sia tanta la voglia di raccontare al mondo, anche tramite il digitale, il nostro gusto del bello e del ben fatto oltre alla nostra grande maestria artigiana. Ne deduco che l’edizione del prossimo settembre saprà riservarci numerose sorprese». 

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MILANO LOVES ITALY I PLAYER SISTEMICI

La nostra anima artigiana ci permetterà di risplendere

pandemia non to«Questa glierà a Milano la maglia di capitano mondiale della moda e del design, ma la città deve investire su nuovi asset: sostenibilità, economia circolare e valorizzazione del know how manifatturiero, che nasce dalle abili mani di artigiani e maestranze»: parole di Fabio Pietrella, presidente di Confartigianato Moda, che sta lavorando con diversi interlocutori (il movimento collettivo Milano Loves Italy, Cnmi, CsmCamera Showroom Milano, per non parlare dell’intesa storica con il salone White), affinché la capitale della moda torni a splendere. «Penso che per Milano il made in Italy debba rappresentare un elemento di disomologazione - osserva -. Mi spiego meglio: nel decennio appena concluso le grandi metropoli, rincorrendo il profitto e l’immagine, hanno messo in secondo piano la pro-

Fabio Pietrella

Presidente Confartigianato Moda

Economia circolare, sostenibilità e manifattura sono gli asset su cui investire

Nella Milano del futuro vedo nuovi poli dello shopping

ripartenza di «LaMilano, così

come quella della Moda e di tutto il Sistema Paese, sono legate alla riuscita del piano vaccinale. Tutelare la salute di tutti vuol dire anche poter dare una spinta fondamentale all’economia italiana. Bisogna ripartire dalla nostra forza: siamo infatti l’unica nazione al mondo, oltre alla Cina, a poter vantare una filiera integrata a monte e a valle, ma il fashion italiano ha un posizionamento molto più alto di quello cinese. Dobbiamo agire come sistema, superando anche il concetto di moda unita per essere, finalmente, una moda unica. Le fiere rappresentano per il nostro settore un momento strategico di vitale importanza. È fondamentale quindi riuscire 70

pria anima, omologandosi. Rinascere da un modello differente è fondamentale, con la manifattura di eccellenza, lo storytelling e il digitale come elementi di forza». Per centrare l’obiettivo «stiamo facendo massa critica e a questo proposito vorrei anche ringraziare l’Ice, con il presidente Carlo Ferro, per l’importante contributo che ci sta dando - dice Pietrella -. Giochiamo in squadra, per far sì che la filiera esca dalle barriere della non inclusione e venga rappresentata da monte a valle nella promozione del made in Italy». «Sinergia di sistema e flessibilità delle imprese sono alla base di una ripartenza che non sarà legata alla grandezza delle aziende, ma alla velocità di rimettersi in carreggiata - conclude -. In questi mesi abbiamo dovuto fare da manager, oltre che da imprenditori, e ne usciamo con un dna modificato per affrontare le nuove sfide». 

La moda non può più essere un sistema chiuso

Cirillo Marcolin

Beppe Angiolini

Presidente Confindustria Moda

Responsabile comunicazione Cbi-Camera Buyer Italia e founder Sugar

a ripartire quanto prima con le manifestazioni in presenza, sia attraverso una massiccia campagna vaccinale, sia ipotizzando soluzioni temporanee come i corridoi verdi e un sistema di tamponi veloci. Per quanto riguarda la città, forse il profilo di Milano cambierà, ma i poli dello shopping nel centro sono destinati a rimanere tali, soprattutto in riferimento al turismo internazionale, quando la pandemia sarà terminata. Per i consumatori locali potranno esserci maggiori acquisti di prossimità, un trend spinto dalla situazione che stiamo vivendo. Perciò possiamo ipotizzare la nascita di nuovi poli dello shopping e nuovi quartieri». 

Milano la fashion week in «Perpresenza a settembre, che tutti

auspichiamo, è non solo una ripartenza, ma una vittoria. Un contesto in cui potrebbe decollare il progetto del "FuoriSalone" della moda, che mi vede in prima linea insieme al fondatore di White, Massimiliano Bizzi. È ora di uscire dal concetto di fiera chiusa o di evento per pochi eletti, aprendo gli spazi della moda alla città e ai non addetti ai lavori. Un anno come questo, in cui in un soffio tutto è cambiato, ci ha fatto apprezzare la semplicità, l’umanità e lo stare insieme e anche la moda ha capito che questo è il momento giusto per scendere dal piedistallo. Del resto, il made in Italy è una sintesi di bellezza, accoglienza e affetto, ossia di un modo di vivere che è solo nostro». 

QUI LA CREATIVITÀ FUNGE DA VOLANO ECONOMICO Raffaello Napoleone Ceo Pitti Immagine

Una netta leadership, senza tralasciare la collaborazione con le altre città fondamentali «Ledirisorse Milano sono in piedi:

manifattura, finanza, servizi. Tutto ripartirà da qui, anche per il settore moda ed è normale che sia così: è in città che si trovano i flagship store e gli headquarters delle aziende. Il capoluogo lombardo sarà tra i maggiori beneficiari del Recovery Plan, ma l'importante sarà fare progetti che vadano nella direzione di sostegno al cambiamento e che si occupino di temi come il futuro della fibra, il risparmio energetico, la circolarità e le start-up, senza tralasciare il tema culturale. Per la città offrire creatività sarà un grande volano economico. Le persone hanno voglia di contatto:saranno le città in cui si riverseranno, che andranno incentivate e non penalizzate. Si dovrà aumentare l'offerta culturale, moda, arte, design, musica, ma non i prezzi. Se si pensa che far lievitare le tariffe sia la strada per recuperare quanto perso in 13 mesi, si è sconfitti in partenza. Ma queste logiche di sviluppo competitivo non riguarderà solo Milano: anche Firenze e Roma, solo per citare altre due importanti capitali della moda Italiana, potranno dare il loro contributo. Poche nazioni come l'Italia sono caratterizzate dalla varietà delle sue città. Una varietà che deve diventare una forza. Il nostro è un paese plurale, approfittiamone». 


MILANO LOVES ITALY I PLAYER SISTEMICI

Diamoci l'obiettivo di una grande fiera per la moda donna a Milano I

l settore fieristico può fiancheggiare il rilancio di Milano? Basta una cifra per sottolineare l’importanza strategica del comparto per la moda italiana. Il 50% delle esportazioni sono una conseguenza diretta della partecipazione in eventi fieristici, per un volume di circa 25 miliardi di euro. Di fronte a 9 miliardi di fatturato e 70mila posti di lavoro persi con la pandemia, è chiaro che da qui bisogna partire per recuperare terreno. Quali le traiettorie per riaffermarsi? Bisogna ripartire con un pensiero strategico. Nonostante la nostra infrastruttura fieristica sia tra i leader al mondo, i nostri imprenditori in molti settori negli ultimi decenni hanno sistematicamente ingrandito le fiere francesi. Per la verità Fiera Milano attrae annualmente con diverse rassegne circa 7.500 espositori e 300mila espositori. Non sono cifre da poco, ma numeri che possono crescere. Possiamo avere ambizioni maggiori.

Cosa pensa dell’idea di un Fuorisalone della Moda? Per avere un Fuorisalone significativo è in realtà prima necessario avere un Salone di riferimento. Nell’ambito della moda donna, questo ci manca. Siamo attivi in modo rilevante nell’occhialeria, nella pelle e nelle scarpe, dobbiamo fare un grande investimento per mettere tutto a sistema. Con il White di Massimiliano Bizzi esiste una realtà dinamica che può fare da perno. Un altro tassello strategico è sicuramente il tessile.

Enrico Pazzali Presidente Fondazione Fiera Milano

Ripartiamo con un pensiero strategico: basta imprenditori italiani che ingrandiscono le fiere francesi

Uno spirito di ricostruzione guidato dalla sostenibilità

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lberto Gregotti, presidente di Antia, ha grande fiducia nelle risorse del capoluogo lombardo. «La sfida più impellente - dice - è assumere una mentalità proattiva e quello spirito di ricostruzione che, nel periodo post bellico, ha consentito alla città di ripartire e creare nuove opportunità». Con in più il filo conduttore della sostenibilità. «Andranno ripensati urbanistica, mobilità e lavoro - riflette Gregotti -. La pandemia, vista dal lato giusto, ci ha anche insegnato che si può lavorare meglio». Ma ci vorranno nuovi approcci e nuove idee: «Milano è in grado di formare artisti, manager, politici e soprattutto imprenditori veri, dinamici e con un filo di incoscienza, che si assumono rischi e responsabilità, sanno convincere, trasmettono

Alberto Gregotti Presidente Antia Associazione Italiana Tecnici Professionisti Sistema Moda

entusiasmo e voglia di fare con progetti che spesso vanno oltre il solo profitto». Anche Antia farà la sua parte, con una nuova iniziativa a fianco dell’Istituto Secoli di Milano, per l’avvio di una Scuola di Alta Prototipia a Novara. «Le aziende - conclude - hanno smesso di lavorare sui numeri e si concentrano sulla qualità: come associazione stiamo motivando le scuole ad alzare il tiro, soprattutto nella fascia “ingegneristica” di modellistica e prototipia». 

Come far diventare questa visione realtà? Dobbiamo prima lavorare insieme per ospitare il mondo e poi esportare il sistema in una logica di geo-cloning, pensando dapprima all’Asia ma nel lungo termine anche all’Africa. Fiera Milano può in effetti essere un grande abilitatore. Tra buyer, città e infrastrutture si può creare una sintesi per iniziare una nuova governance. 

Uniti siamo più bravi dei francesi

momenti apicali la moda «Neiitaliana

ha sempre dato prova di essere unita: anche oggi, tutti coesi, possiamo trainare Milano verso un nuovo primato nazionale. Maura Basili Ciascuno nel suo Luxury advisor piccolo, ma con una grande volontà». Ne è convinta Maura Basili, esperta di lusso e marketing strategico, che nella sua esperienza trentennale nel settore ha lavorato presso importanti eccellenze francesi, oltre che a fianco di primari stilisti e buyer italiani. «I francesi sono bravi nel fare squadra e nella strategia - puntualizza - ma poi attingono al nostro dinamismo. Il prodotto e l'imprenditorialità sono la nostra forza: ora facciamo sistema, senza dimenticare il pilastro essenziale della strategia, arricchita dalla conoscenza del consumatore finale». 

LA CITTÀ SARÀ IL MOTORE DELLA RINASCITA Carlo Ferro Presidente Ice Agenzia

può essere «Milano motore di rinascita,

anche sulla spinta di un'azione di sistema per rilanciare il nostro Paese, e conseguentemente la moda, sui mercati internazionali. Il Patto per l’Export ne è un esempio. Inoltre è recente il lancio di Smart Export Academy, una partnership tra Maeci, Crui e Ice, dedicata ai giovani, futuri professionisti dell’internazionalizzazione 4.0. Milano rimane il cuore del fashion italiano e Ice garantirà il proprio sostegno alla città e alle rassegne della moda. Abbiamo confermato il nostro supporto con attività di incoming di buyer stranieri e comunicazione alle edizioni invernali di Mipel, Micam e The One Milano. Stiamo lavorando con Cnmi e White per confermare il nostro sostegno, con modalità in via di definizione. Trasversalmente, sono numerose le azioni a sostegno delle Pmi, con un focus su digitale, e-commerce e formazione. La moda è tra i comparti che hanno risentito di più della pandemia, con l'export di tessile e abbigliamento crollato del 21%. L'’Italia è riuscita a confermare la quota di mercato dell’8,3%, mantenendo la posizione di secondo esportatore mondiale per fatturato, ma primo per qualità. Guardo con ottimismo alla ripresa delle attività e dei consumi». 

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MILANO LOVES ITALY LA VISIONE D' INSIEME

In modo sinergico possiamo offrire esperienze uniche ed esclusive

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uali i pilastri del cambiamento per la rinascita di Milano? Sono convinta che il mondo non potrà fare a meno dell’Italia. Prima o poi tutti avranno voglia di tornare a Milano, Firenze, Roma e vivere nuovamente la bellezza delle nostre città. Abbiamo la fortuna di vivere in un Paese unico al mondo: un concentrato di eccellenze, dalla moda al design, dai luoghi di arte al food di alta qualità, fino all’hotellerie di lusso. Eppure sembra che gli italiani e i poteri pubblici non abbiano una sufficiente consapevolezza di quanto tutto questo potrebbe rappresentare un valore aggiunto dal punto di vista economico, se solo riuscissimo a lavorare in sinergia e integrare tutte le risorse a disposizione, per offrire esperienze uniche ed esclusive. Credo che per rilanciare Milano servirebbero in primis “astute” idee, che facciano leva sui nostri molteplici asset: penso a pacchetti turistici esperienziali che uniscano shopping, escursioni in località d’interesse storico e artistico, degustazioni gastronomiche, tour culturali… il tutto lavorando sulla qualità dell’accoglienza, a partire dalle stazioni e dagli aeroporti, che dovrebbero essere un biglietto da visita all’altezza. Dovremmo allenarci sin da ora in vista della riapertura delle frontiere e del

Sabina Belli

Ceo Pomellato

ripristino degli spostamenti, in modo che quando si tornerà alla cosiddetta normalità Milano sia pronta e al massimo della sua forma. Come si potrebbe sfruttare il potenziale al femminile per il rilancio della città? Le donne potrebbero dare un importante contributo: sono molto “entrepreneur” inside, ma il problema è sempre quello, ossia la mancanza di infrastrutture di sostegno che possano garantire la conciliazione famiglialavoro. L’Italia, dal punto di vista del-

le politiche per le pari opportunità, è fanalino di coda rispetto ad altri Paesi europei: una giovane donna che mette al mondo un figlio spesso non si pone neppure la questione se gestire parallelamente maternità e ufficio. A un certo punto, se è sprovvista di una rete familiare di supporto o non può permettersi nidi dai costi proibitivi, è costretta a concentrarsi sul lavoro di cura tra le mura domestiche. Quali i modelli organizzativi che le aziende dovrebbero introdurre o potenziare per sostenere l’empowerment femminile nel post pandemia? La pandemia ci ha insegnato che il remote working può essere smart: spesso le riunioni su Zoom portano a essere più concisi e risolutivi nelle decisioni, maggior tempo passato famiglia può anche giovare alle relazioni, se ben gestito. Soprattutto, l’aver portato l’ufficio a casa ha fatto maturare maggiore consapevolezza riguardo al carico della gestione domestica, che continua a ricadere per lo più sulle donne. Le imprese, milanesi e non, dovrebbero rivedere i loro modelli alla luce di questi cambiamenti. In Pomellato lo stiamo facendo, con l’idea di portare avanti un’alternanza “benefica” tra lavoro agile e quello tradizionale in azienda. 

Creiamo un ecosistema di eccellenze ibride «L Stefania a pandemia ci ha mostrato una Milano colpita fortemente dal virus. Ma la campagna vaccinale la riporterà alla sua naturale cifra e lo spirito pragmatico che la definisce favorirà questa ripresa. Milano è una "porta creativa" del nostro Paese: qui si realizza e si mette in scena la capacità creativa e produttiva delle imprese culturali quali moda, design, alimentare, gioielleria, media. La città trova la sua identità nell’ibridazione fra cultura, creatività, finanza, tecnologia. Le showroom, i negozi, le sfilate, le fiere, le agenzie creative, i musei, gli eventi, i ristoranti, gli hotel, le stesse università e le iniziative culturali devono tornare presto a dia72

logare in un unico ecosistema con le filiere del comparto haut de gamme. Oggi bisogna rafforzare queste caratteristiche, che fanno della città la vetrina internazionale del nostro stile di vita e la meta primaria dei turisti internazionali dello shopping, che valgono il 60% delle vendite dell’alto di gamma in Italia. La nostra associazione riunisce oltre 100 brand dell’eccellenza italiana di diversi settori, che si radicano su tutto il territorio nazionale. Ma è poi a Milano che queste eccellenze si condensano e vengono rilanciate nel mondo. Dunque la città è indiscutibilmente il luogo privilegiato dove lo storytelling dei nostri marchi può essere attivato, dove le

Lazzaroni Direttore generale Altagamma

Milano è la porta creativa dell'Italia connessioni internazionali sono più facili da consolidare, dove la fertilità di questa “terra di mezzo” - Mediolanum - crea e potenzia le idee». 

PENSO A UN NUOVO SHOPPING DISTRICT: MILANO MADE IN ITALY Roberto Colombo Ceo Lanificio Luigi Colombo

Superare gli individualismi: una sfida che si spera diventi qualcosa di concreto

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n business più sostenibile per tutta la filiera. È l'auspicio di Roberto Colombo, ceo del Lanificio Luigi Colombo, che spiega: «Fra gli anni ‘50 e ‘80 la sostenibilità era più concentrata a monte della filiera. In seguito è stata trasferita ai confezionisti, quindi al retail, per diventare, fino al pre-Covid, appannaggio dei landlord. La pandemia ha mostrato le criticità di questo sistema, sostenibile solo per i grandi marchi». Per il rilancio di Milano Colombo ha un'idea: che il Comune ceda un’area da valorizzare a prezzi calmierati agli imprenditori del made in Italy, riuniti in un consorzio ad hoc, dove ciascuno partecipa al capitale sociale in parti uguali. «Nascerebbe una nuova destinazione - dichiara che potrebbe chiamarsi Milano Made in Italy, dove i brand soci sarebbero presenti con un proprio negozio, a costi pari a una frazione degli attuali. Verrebbero da tutto il mondo per visitarla e il format si potrebbe esportare». Superare gli individualismi è un’altra sfida: «Trovo Milano Loves Italy una bella iniziativa, che spero si traduca in qualcosa di concreto. È il momento di guardare indietro: hanno chiuso migliaia di aziende, occorre dare dignità al lavoro e riposizionare i costi della distribuzione». 


MILANO LOVES ITALY LA VISIONE D' INSIEME

Milano sarà il fiore all'occhiello della passione italiana per il vivere con garbo

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ual è la sua visione del futuro di Milano? L’amabile città di Milano e i miei stimatissimi milanesi rappresentano un modello di serietà, professionalità e ingegno italiani. Quella milanese è da sempre una realtà di grande operosità, di grandi idee e, non a caso, anche di una illustre tradizione di pensiero, con figure di filosofi e letterati che hanno lasciato una traccia molto, molto importante in chiave europea e internazionale. Il mio più sentito augurio, pertanto, è quello che la città sappia interpretare al meglio questo Tempo Nuovo che stiamo già vivendo, specie dopo il lungo periodo in cui Milano e la Lombardia tutta hanno patito numerose e dolorose perdite di esseri umani. È proprio la moda, con la sua creatività e con il suo intrinseco fascino, che sono certo potrà ridare a Milano il lustro che si merita. Sarà la stessa genuinità del più autentico made in Italy a riconsegnare la giusta forza, la giusta energia, ma anche il giusto entusiasmo a questa nostra meravigliosa città che fa bello tutto il nostro Paese nel mondo. C'è una sfida che va affrontata e vinta prima di altre? La prima delle sfide rimane quella di reagire come esseri umani, vale a dire con la più grande dignità, con umiltà e attenzione, ma allo stesso tempo anche con un pensiero di vera solidarietà per farsi sempre vicini a chi si trova in condizioni meno felici rispetto a noi.

IL MOOD DA SOTTOTONO DIVENTERÀ EUFORIA Claudio Marenzi

Presidente Herno

Non bisogna fare i conti a breve termine: la città tornerà centrale

Brunello Cucinelli

Presidente e direttore creativo Brunello Cucinelli

La genuinità made Italy riconsegna il giusto estusiasmo a questa nostra meravigliosa città Il vero cambiamento è quello che siamo capaci di far nascere dalla nostra persona, nelle nostre relazioni umane e nel nostro atteggiamento verso gli altri, proprio come dice Gandhi: «Sii il cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo». Saremo capaci di utilizzare questo difficile momento per superare l'individualismo? Non ho dubbi su questo: i più grandi passi avanti della storia dell’umanità sono stati fatti grazie allo stare insieme, all’aiuto reciproco. Non dimentico mai, del resto, come il primo sacco

di grano che si produceva a casa mia venisse donato alla comunità; ecco l’idea del dono ereditata da mio nonno, da quel vivere in semplicità nel mondo contadino che rivedo oggi nell’idea della “umana sostenibilità”. Superare questa crisi sarà una sorta di terapia sociale: anche la vostra azienda farà la sua parte... Cercheremo di essere sempre attenti, come cerchiamo di fare, alla massima qualità del nostro lavoro. Ogni nostro capo, ma vorrei dire ogni dettaglio delle nostre collezioni si farà in qualche modo ambasciatore nel mondo dell’alta artigianalità italiana, che da Solomeo ci pregiamo di rappresentare. Milano sarà il fiore all’occhiello di tutto questo, della passione tutta italiana per il bel vestire e per il buongusto, per il vivere con garbo, per la gentilezza e per l’amabile compagnia. 

La sua tensione al progresso traina l'economia «M ilano, il cuore battente della moda italiana, è non solo una città elegante e ricca di bellezze nascoste, ma anche un luogo pieno di energia, dove la tensione al progresso e al futuro è da sempre stata una forza trainante di tutta l'economia. In questo contesto, il made in Italy, sinonimo di creatività, qualità, affidabilità e di profondo expertise artigianale, ha trovato la migliore vetrina agli occhi del mondo. Furla crede fortemente nel potenziale di Milano e infatti lo scorso settembre, durante la Fashion Week, abbiamo svelato il nuovo Duomo flagship store, sviluppato dal prestigioso studio David Chipperfield Architects Milano». 

Giovanna Furlanetto Presidente Furla

Milano non è solo eleganza, ma energia pura

è la capitale «Milano italiana del futuro.

L’attuale mood sottotono si trasformerà presto in euforia. Il momento “X” sarà quando finalmente riprenderanno i viaggi. Ad avvantaggiarsi di una maggiore libertà, più che le città turistiche, sarà Milano, perché la prima leva degli spostamenti sarà il business. Le presenze straniere in città porteranno nuove opportunità per tutti, in particolare per il comparto fashion: chi viene per motivi di lavoro poi finisce con il fare shopping e chi fa shopping cerca principalmente moda e a Milano sono presenti tutti i brand del mondo, grandi e piccoli, con i loro monomarca o nelle boutique multibrand. Per questo un imprenditore non deve dubitare delle potenzialità della città e, soprattutto, non fare i conti a breve termine. Penso a tutti quelli che come me hanno un negozio in via Montenapoleone: ci vuole coraggio per non gettare la spugna, visti i costi degli affitti, anche perché per tornare ai flussi pre-Covid si dovrà attendere il 2022. Ma cedere le posizioni sarebbe sbagliato: il Quadrilatero tornerà a essere il luogo migliore al mondo dove fare shopping». 

La vista sulla Galleria da Palazzo Furla 73


MILANO LOVES ITALY LA VOCE DEGLI IMPRENDITORI

Camilla Zambelli Owner e brand director Les Copains

«Se c'è un errore che involontariamente abbiamo commesso durante l'emergenza è stato dare poca attenzione a Milano: noi imprenditori ci siamo concentrati sulla nostra realtà locale, preoccupati di portare a casa le collezioni nei tempi giusti, ma poi ci siamo ritrovati senza il ring ideale dove far competere commercialmente e mediaticamente il prodotto. Questo ci ha riportato immediatamente a dare il giusto valore alla città. Non possiamo pensare di investire sul futuro del made in Italy senza investire su Milano. È impossibile anche solo immaginare di poterci allontanare da qui e rinunciare alle nostre showroom, agli uffici comunicazione e ai nostri negozi. Milano è il motore catalizzatore di tutto il sistema, un motore che per fortuna ha rallentato, ma non si è spento. Cercando di essere realista e ottimista, credo che Milano, lavorando e rimboccandosi le maniche, tornerà anche meglio di prima. Le chiavi per ricominciare con un nuovo impeto sono la sfida della connessione e un modello di mobilità più sicuro e green. In un tessuto urbano come quello milanese il nodo della mobilità fa la differenza. E non penso solo ai cittadini, ma anche ai visitatori. Milano in questi anni è stata protagonista di un rinnovamento degli edifici e dei quartieri, che hanno portato alla nascita di più centri. Peccato che quella che troppo spesso un turista - specie se in città per motivi di business - si porta a casa come unica immagine di Milano sia il Quadrilatero della Moda. Sarebbe meglio che potesse avere una visione a 360° di una metropoli davvero globale».

Giuseppe Zanotti Direttore creativo Giuseppe Zanotti «Ci sono diverse sfide da affrontare per Milano, innanzitutto accogliere i viaggiatori e farli sentire sicuri. Ospitare e gestire i flussi alla luce delle nuove regole sanitarie sarà un imperativo, perché queste normative si protrarranno a lungo. Settembre potrebbe essere una buona occasione per la città di dimostrarsi all’altezza di questo compito, ma occorre che si faccia fronte velocemente all’emergenza sanitaria. Un altro tema fondamentale per la città, ma anche per la moda, sarà la sostenibilità. La pandemia ha reso tutti più sensibili alle tematiche ambientali: in quest’ultimo anno abbiamo sperimentato cosa significa vivere con meno inquinamento e con gli effetti benefici che porta a noi e alla natura. Di fatto, il cambiamento nella testa delle persone è già in atto. Io non sono politico ma un creatore, un artigiano, un imprenditore: per me vengono prima le sfide individuali che le imprese devono fronteggiare. Ma mi rendo conto che se si facesse fronte compatto e se si fosse uniti nelle soluzioni, sarebbe più semplice per tutti».

Sara Cavazza Facchini Creative director Genny «Milano mi ha accolto subito, è la sede della mia showroom di vendita e del mio ufficio stampa. Fin da ragazzina mi ha affascinato per la sua grandezza, storicità, modernità e futuro. Grande ma vicina, mi ha sempre fatto sentire a casa. Il mio auspicio è che la città torni a splendere, come chi guarda il vecchio mondo con occhi nuovi. Dobbiamo far rivedere al mondo la bellezza artistica e la cultura che ci contraddistinguono partendo dai musei, aprire le loro porte per tornare a parlare di noi. È per questo che a febbraio abbiamo scelto Palazzo Reale come set del fashion show. Sfilare dal vivo è un'emozione che mi manca e spero che si possa fare a settembre. È importante che Milano riprenda a brillare con la sua energia instancabile ed eterna, di cui ha dato mostra nei vari momenti storici, diventando ancora più bella».

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MILANO LOVES ITALY LA VOCE DEGLI IMPRENDITORI

Claudia Orciani Presidente e direttore commerciale Orciani «Milano per il nostro brand è una vetrina internazionale, un osservatorio privilegiato per guardare il mondo, il punto da cui nasce o passa ogni tendenza, acquisendo quel tocco di italianità che ci ha reso grandi in tutto il mondo. La rinascita di Milano significa la rinascita dell'Italia e dell'intero sistema. Anzi, più che di rinascita parlerei di nuova nascita. Il sogno più grande è quello di riabbracciarsi, di incontrare i nostri interlocutori, clienti e stampa. A mio parere, ora il sistema moda non deve pensare a recuperare il tempo perduto, perché si affannerebbe a rincorrere ciò che è fuggito via per sempre. Deve semplicemente continuare il suo percorso, quello che ha portato la moda italiana nell'Olimpo».

Paolo Xoccato Ceo Xacus «Milano per Xacus è una seconda casa. Un punto strategico, non solo logistico, e una naturale estensione dell'azienda. Mi auguro che torni presto a essere la città viva ed energetica dell'epoca pre-Covid, un luogo dove crescere e costruire rapporti importanti. Proprio qui ci siamo regalati da poco una nuova showroom e faremo di tutto affinché l'opening del primo flagship, rimandato a causa della pandemia, si concretizzi a settembre. Un mese speciale per la moda: mi prefiguro una fashion week effervescente, ricca di creatività e voglia di fare, ma con una consapevolezza nuova e più profonda del dover fare bene». Federico Zannini Ceo Market Industrie (Jucca, Tessa, Suoli e Grifoni) «Puntare sui giovani è essenziale per dare un futuro a Milano: è da coloro che hanno più potenzialità che bisognerebbe ripartire, specie in un momento in cui la pandemia ha messo in discussione molti dei punti fermi della vita in città, portando le nuove generazioni a riconsiderare gli aspetti positivi della vita di provincia. Milano non può permettersi di invecchiare, deve riscoprire l'economia dei giovani. I creativi non si trasferiscono dove ci sono semplicemente più opportunità di lavoro, ma vanno nei posti che sono centri di creatività e dove a loro piace vivere. Quindi Milano dovrà impegnarsi a trovare degli angoli della città, non troppo schiacciati in periferia, da offrire ai giovani e ai loro progetti imprenditoriali - atelier, laboratori, boutique indipendenti, spazi di coworking - offrendo condizioni economiche a misura di startup e non solo di brand già affermati».

Paolo Mason Ceo Plissé Fashion Group (Beatrice .b, Sfizio) «Milano è frenesia, movimento, scambio culturale, informazione. Speriamo di tornare in piena sicurezza a vivere la bellezza del Duomo affollato, dei cinema, dei teatri aperti e dello stare assieme senza limitazioni. Pur non essendo un gruppo di Milano, siamo legati a doppio filo alla città: il nostro concept store a San Babila è una vetrina internazionale a cui non rinunceremmo mai ed è lì che vogliamo tornare a organizzare importanti eventi fisici».

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Giulia e Bianca Valentino Creative director Mario Valentino «Pensando a questo periodo e a quello che ne seguirà ci viene in mente una frase di Albert Einstein, "La creatività nasce dall'angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura". Per settembre vorremmo dunque assistere a un'esplosione di creatività senza eguali, l'inizio di una nuova epoca che celebri, anche attraverso la moda, la libertà in ogni sua forma».

Moreno Faccincani Ceo Moorer «In questi mesi Milano si è rivelata per la sua essenza: forte e operosa, generosa e desiderosa di ripartire. Il nostro marchio anche durante la pandemia ha investito sulla città, inaugurando un nuovo concept all'interno del flagship di via Montenapoleone, che fino a pochi mesi prima si trovava in via Spiga. Pensando alla settimana della moda di settembre credo che la presenza degli operatori sarà probabilmente molto selezionata. Non potremo quindi prescindere da una forte componente digitale, che sarà un'opportunità per rafforzare e amplificare la storia che vorremo raccontare, rendendo accessibile il messaggio non solo agli addetti ai lavori ma anche ai clienti di tutto il mondo».

Luca Signorelli Co-founder Rosso 35

«Siamo riconoscenti a Milano, perché grazie alla città abbiamo spiccato il volo verso i mercati internazionali: qui per noi ci sono stati le prime fiere, la showroom presso la quale ancora oggi incontriamo i clienti da tutto il mondo, il primo negozio in via Pontaccio. Una città con le carte in regola per diventare una delle capitali della rinascita europea, con due must su cui puntare: energia e sostenibilità».

Fabio Peroni Ceo e direttore creativo Montecore «Milano occupa un posto di rilievo tra i progetti di Montecore, essendo la sede della nuova showroom di via Spiga. Stiamo valutando un evento di inaugurazione durante la prossima fashion week, compatibilmente con il ritorno in presenza. Per noi Milano è una finestra sul mondo. Anche se la città ha sofferto più di altre gli effetti della pandemia, non credo che debba "rinascere": sono certo che con la riconquista della normalità tornerà a essere il motore della ripresa di tutta l'Italia. Vorrei lanciare un appello a tutti gli attori del Fashion, Food e Design, per un impegno comune nel promuovere il "back to life": insieme possiamo fare la differenza e migliorare le cose».

Andrea Artioli Direttore generale Artioli «Milano è il punto di riferimento per lo stile di vita italiano, la città che vive a 360 gradi e rappresenta la nostra storia, cultura, dinamicità, eclettica e modernità. La rinascita deve passare dalla riscoperta dei veri valori e del gusto di socializzare, partecipando agli eventi che la città saprà proporre. Fondamentale l'accelerazione verso l'ecosostenibilità».

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Lavinia Biagiotti Cigna Presidente e ceo di Laura Biagiotti «Milano quasi ti costringe alla sfida ma, al tempo stesso, ti ripaga in stimoli ed è anche capace di fare generoso sistema. Dopo ogni periodo di crisi rinascerà, puntando ancora una volta sulla bellezza e la qualità. Siamo stati per oltre 20 anni sostenitori del Piccolo Teatro, luogo simbolo non solo della città ma della cultura italiana, anzi europea. Cercheremo di stringerci ancora di più al mondo dell'arte in generale, che ha pagato un prezzo altissimo nella pandemia. Una ripartenza accompagnata da una nuova consapevolezza, legata a sostenibilità ed efficienza tecnologica. In questo il sistema moda ha già dato prova nelle ultime due edizione della Fashion Week in streaming, sapendosi reinventare e rendendosi tecnologica in tempo reale, con risultati ad alto tasso di creatività».

Monica Vannacci Responsabile Ca' Vagan

«Se mi proietto verso la fashion week di settembre la vedo all'insegna di un "magico realismo", ossia la capacità di adattarsi duttilmente alle necessità imposte dal momento. Un pronostico e un auspicio per la città è che sia più che mai attenta alle nuove tendenze».

Mario Filippi Coccetta Presidente Fabiana Filippi «La città non ha bisogno di un progetto di rinascita, ma di ripartenza, perché nessuno dei suoi asset è andato disperso durante la pandemia: dalla collocazione geografica, che la rende una delle città più strategiche d'Europa se non del mondo, al suo essere una metropoli, ma a misura d'uomo. Queste caratteristiche l'hanno resa un polo di attrazione per il business, come per il turismo. Definizioni come "capitale globale della moda", "capitale economica d'Italia" non arrivano per caso e Milano deve conservare la consapevolezza della sua importanza. Spetta anche a noi imprenditori tenere vivo l'interesse intorno alla città. Torneremo a rendere il capoluogo lombardo sede dei nostri eventi, perché questa città per un marchio come il nostro, che affonda le sue radici in Umbria, si è rivelata un ponte verso il mondo».

Riccardo Peruffo Direttore creativo e ceo Peserico «Bisogna tornare il prima possibile alla normalità, ricominciando a creare e vendere due collezioni a stagione, servirsi delle showroom per presentare fisicamente le collezioni e riducendo al minimo lo smart working, riprendendo a lavorare in team, che nel nostro settore è fondamentale. Per conquistare la competitività Milano e l’Italia devono puntare sul concetto in sè di made in Italy. La qualità, la precisione, l’innovazione e il vanto di avere maestranze e professionisti unici nel loro genere fanno sì che la moda milanese risulti la più seguita e la più apprezzata a livello globale. Dovremo preoccuparci anche di recuperare il rapporto con il consumatore finale: creare un’esperienza di shopping capace di rilassare e coccolare il cliente, che ha davvero voglia di tornare alla normalità e noi in questo possiamo aiutarlo».

Andrea Pilato Barrara Founder Bacon «Auspico che Milano sappia cambiare, agendo come un “animale metropolitano” in grado di adattarsi a un nuovo contesto, partendo da ciò è stato. Steve Jobs diceva che "non si può unire i puntini guardando al futuro; si può solo connetterli guardando al passato e aver fiducia nel fatto che i puntini si connetteranno, in qualche modo, in futuro". È ciò che in piccolo sto facendo con il mio brand: usare la tecnologia per cambiare la narrazione del prodotto che realizzo, il piumino, e della sua fruizione. I miei puntini si stanno connettendo attraverso l’ibridazione e la contaminazione. Forse lo stesso può valere per Milano e molte altre città».

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Marco Giugliano e Nicolò Bologna Fondatori di Marcobologna «Se Milano non fosse stata una tappa di entrambi i nostri percorsi, forse non ci saremmo mai incontrati e il brand Marcobologna non esisterebbe. Questa città è l'inizio di tutto: spesso utilizziamo nelle grafiche "Marcobologna Milano", in segno di gratitudine verso un luogo a cui dobbiamo tanto. Contineremo a investire su Milano, sui suoi eventi e sulla fashion week. Verso settembre c'è grande aspettativa da parte di tutti e, per quanto ci riguarda, il desiderio è poter finalmente sfilare con uno show che segni l'inizio di una nuova era piena di ottimismo, energia e vitalità: la vera sfida futura sarà unire il mondo reale a quello digitale, per un risultato innovativo e contemporaneo».

Michele Ciocca Owner Drumohr «Con il contributo di tutti riusciremo a ridare entusiasmo alla città. Noi vogliamo fare la nostra parte con piccoli gesti ma significativi, che puntino a rimettere in circolo quell'atmosfera frizzante e internazionale che si respirava, di giorno come di sera, in città. La priorità non sarà fare sconti e vendere prodotti, ma creare moltissime occasioni - e le stiamo già pianificando - per attirare i clienti in negozio. Vorremmo trascorre insieme più tempo possibile, per rifarci dei mesi trascorsi in casa. Ci saranno trunk show, ma anche corsi: in passato abbiamo insegnato ai clienti a prepararsi i cocktail da soli, e torneremo a farlo. Quello che un'azienda deve incentivare in questo momento è la condivisione, la circolazione di idee e dell'ottimismo». Chiara Boni Fondatrice e direttrice creativa Chiara Boni La Petite Robe «Per me, ma in generale per tutti i brand, Milano è la Città della Moda e l'ho ribadito a febbraio, scegliendo per il mio fashion show digitale il rooftop della storica Casa del Cedro nel quartiere Brera, dove ha sede anche la mia showroom. Vorrei che la città ritrovasse lo spirito della fine degli anni '70, dove contava l'energia e non il lignaggio o la ricchezza. Io a quell'epoca la amavo perché rappresentava un mondo aperto, in cui tutto si mescolava e sembrava quasi volesse esplodere. In un momento come questo, comunque, nessuno da solo può fare la differenza. È insieme, in un melting pot di competenze made in Italy, che si può offrire davvero il proprio contributo alla rinascita».

Ermanno Scervino Direttore creativo Ermanno Scervino

«Fino a oggi, ogni stagione, abbiamo scelto di presentare a Milano le nostre collezioni. È una città entusiasmante e internazionale, che ben rappresenta il gusto made in Italy. Ci auguriamo una ripresa che possa farci tornare in passerella il prima possibile: una sfilata in presenza è impagabile e Milano è la cornice perfetta. Più in generale, l'auspicio per la ripartenza della città è che il disincanto a cui siamo stati costretti finisca velocemente e che la moda si riprenda con entusiasmo, affinché il lavoro del fashion system, tradotto nel sogno, possa proseguire come e meglio di prima».

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Alessandro De Benedetti Art director Romeo Gigli

«I concetti di creatività, alleanza e sostenibilità porranno le basi per la ripartenza di Milano. Il sistema deve vedere coinvolti gli attori dei vari settori, nel segno di una forte intesa. La sostenibilità, in particolare, può aiutare la ripresa e anche un rinnovo della creatività dei designer. Milano è la città che ha dato origine al brand e che permette con le sue maestranze di creare un prodotto artigianale, speciale e contemporaneo. La cornice perfetta per rappresentare la filosofia del marchio. In vista della fashion week di settembre ho in programma un evento fisico, dove magari non ci si potrà abbracciare, ma sicuramente colloquiare, ridere e gioire, pronti ad accogliere nuove sfide. Si spera nel ritorno dei buyer e dei giornalisti internazionali».

Luisa Beccaria Fondatrice e designer Luisa Beccaria «Tenacia, passione, fiducia ed energia saranno le parole chiave per la ripresa di Milano. Si sente nell'aria la voglia di ricominciare, dopo questo momento di pausa che è stata comunque un'occasione di revisione. Milano significa molto per me, per la mia famiglia, per i miei figli. È da qui che è partito il nostro brand. Abbiamo progetti molto ambiziosi, che tendono ad allargare e a rendere le nostre proposte sempre più trasversali, all'insegna dei concetti di ageless e timeless. Ci proporremo sempre più come un progetto lifestyle, inglobando nella proposta creativa sia articoli per la casa e l'arredamento, sia prodotti della terra biologici, che produciamo a Castelluccio, in Sicilia».

Antonio Marras Fondatore e designer Antonio Marras «Milano rinascerà, ovviamente, e rinascerà meglio di prima, perché sarà più ricca di energia, di sperimentazioni, di nuovi strumenti e nuove strade. Questa situazione ci ha posto di fronte a una scelta: o rinnovarsi e ricercare nuovi modi e nuove manifestazioni o fermarsi e aspettare che tutto passi e torni come prima. Io mi aspetto uno scenario diversamente rinnovato, con maggiore consapevolezza della realtà, della situazione del pianeta, della necessità di focalizzarsi sulla creatività pura, la diversificazione, l’autenticità e i valori di solidarietà, inclusione, famiglia e qualità della vita. Al momento, per quanto riguarda i nostri progetti su Milano, navighiamo ancora a vista. Cerchiamo di capire come risponderà il mercato». 79

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MILANO LOVES ITALY LA VOCE DEGLI IMPRENDITORI Andrea Dini Presidente e ceo Paul&Shark «La città è la capitale dello stile italiano, sia in termini di moda, che di design, di architettura e lifestyle. Tutto il mondo la osserva come esempio di avanguardia, di visione, di approccio al futuro e per la capacità di accogliere e interpretare le nuove tendenze. Da sempre inoltre Milano è un esempio di resilienza, disciplina, dedizione al lavoro, trasformazione produttiva, tutti valori condivisi dal brand. Le parole chiave per la ripartenza sono quelle che ci hanno da sempre caratterizzato: innovazione, ricerca della perfezione e della qualità, performance, tecnologia, cura maniacale dei dettagli. Certo, manca la componente fondamentale e preziosa di contatto e confronto diretto con i retailer, che non vediamo l'ora di recuperare».

Nicolas Bargi Ceo Save The Duck «Milano è il nostro quartier generale ed è qui che Save The Duck definisce tutto il suo lavoro, dalla creazione alla progettazione delle collezioni, compreso tutto il cammino che l’azienda ha percorso e continuerà a percorrere, per confermarsi un’eccellenza nel mondo del fashion sostenibile. In occasione della Milano Fashion Week di settembre organizzeremo un evento nel flagship in piazza Cordusio: nella speranza che possa avere luogo, vorremmo che fosse un esempio emblematico di una realtà che vuole tornare a godere della sua città, portando il suo stile per le strade. Sicuramente la parola chiave per Milano sarà riapertura, intesa come riavvio totale dei servizi, garantendo tutte le norme necessarie per il contenimento del covid».

Cristina Calori Presidente e a.d. Wp Lavori in Corso role chiave del rinnovamento saranno digitale, ecosostenibilità, riciclo, energia. A Milano nel 1987 abbiamo aperto il nostro secondo WpStore. Per noi rappresenta la città che più riesce a fare partire le nuove tendenze. Alla prossima fashion week di settembre vogliamo organizzare un evento fisico interattivo nella nostra showroom di via Lombardini, aperto a influencer, talent e stampa. Inoltre presenteremo il nostro nuovo progetto di punta, l'e-commerce WpStore.it» (nella foto, una proposta di Baracuta, marchio in capo all'azienda).

Gio Giacobbe Ceo Acbc «Il mio augurio per la città di Milano, che mi ha accolto e dove vivo ormai da diversi anni, è che possa diventare sempre più una metropoli green. A settembre, per la Milano Fashion Week, usciremo con una collaborazione avviata con Pollini, che per la prima volta affronterà un nuovo percorso volto alla produzione di una calzatura interamente sostenibile. Le parole chiave per la ripresa di Milano saranno innovazione e sostenibilità. Acbc, del resto, è da sempre orientata a produrre prodotti green con un approccio innovativo e articoli inediti con un'ottica green».

Gionata Reverberi A.d. Kangra «L'auspicio è che Milano riprenda presto il cammino di crescita e sviluppo degli ultimi anni, ritrovando l'entusiasmo progettuale che l'ha sempre contraddistinta. Per noi questa città ha rappresentato un investimento importante in termini di internazionalizzazione del brand: qui infatti, nel gennaio del 2021, abbiamo inaugurato una showroom in via Tortona che ci sta dando soddisfazioni, nonostante la situazione. La speranza, ora, è di potersi presto riabbracciare con clienti e amici.

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(Foto Ioan Pilat)

Enzo Fusco Presidente Fgf Industry (Blauer, Ten C, Bpd, Nylolite B.Plus)

(Foto Mattia Zoppellaro)

Simonetta Ravizza Fondatrice e designer Simonetta Ravizza «La città deve rinascere, deve tornare dinamica, veloce e pulsante. Milano è il made in Italy, è radicata nella storia della moda. Oggi attraverso Internet possiamo offrire a tutti un posto in prima fila alle sfilate, ma Milano, come la moda, deve essere vissuta in prima persona. Anche per il mio brand questa città rappresenta il fashion, l’artigianalità, il made in Italy e a questo proposito ho tanti progetti in mente. Speriamo di poter ripartire con settembre, con le sfilate, gli eventi. Ci auguriamo di poter incontrare le persone, parlare, abbracciarci, rispolverare le passioni. Ottimismo, coraggio, pensare giovane, essere positivi: sono queste le parole chiave della ripresa. Ma solo il vaccino può salvare l’umanità».

«Milano è da sempre la capitale della moda ed è da sempre anche un eccezionale trampolino di lancio per molti nuovi brand. Per noi è sempre stata una città importantissima: è qui che abbiamo voluto il primo monobrand Blauer Usa in piazza XXV Aprile e la showroom Fgf Industry in zona Goldoni. Pandemia permettendo, in occasione della prossima fashion week di settembre stiamo pensando di organizzare due eventi: in showroom, avendo a disposizione uno spazio ampio, e in negozio, per festeggiare la ripartenza. La parola chiave sarà sicuramente covid free. Dopo ormai un anno è tanta la voglia di ripartire con entusiasmo tipicamente italiano ed energia tutta milanese» (nella foto, una proposta di Blauer per l'autunnoinverno 2021).

Massimo Alba Fondatore e designer Massimo Alba «Credo che il grande cambiamento di Milano fosse già in atto prima del covid e che durante questo periodo abbiamo tutti avuto il tempo per concentrarci sul futuro. Il mio auspicio è che continui a essere una città accogliente, creativa, aperta, ricca di stimoli per tutte le persone che avranno voglia di riceverli. Milano rappresenta l'identità culturale, la sensibilità, l'attitudine, la personalità del brand Massimo Alba, che è fortemente legato alla città da sempre. Il mio desiderio è che qui continuino ad accadere le cose come sempre, in maniera naturale. La parola chiave per la ripartenza continua a essere "desiderio" e il desiderio più grande è che tutto vada bene». 81

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Enrico Vanzo Ceo Manila Grace «Milano è cosmopolita: permette a un brand del made in Italy come il nostro di entrare in contatto con diverse realtà, buyer consolidati e potenziali da tutto il mondo. Oltre alle opportunità ci sono delle sfide, per cui è d’obbligo mettersi in gioco. Abbiamo diversi progetti, che speriamo si possano realizzare proprio per ripartire più forti e consapevoli. Per esempio, a livello di comunicazione abbiamo intenzione di lanciare la FW 21/22 in occasione del Salone del Mobile e della Milano Fashion Week, con attività di outdoor concentrate sulle zone a maggior traffico. Penso che nel post pandemia non torneremo alla Milano di prima ma a una nuova Milano, migliore del passato».

Andrea e Nicola Mirabassi Cmo e Coo Lorena Antoniazzi «Siamo certi che Milano rinascerà senza cambiare forma, ma con un’allure ancora più forte. Il volano della ripartenza sarà sicuramente il digital. Un approccio che andrà a permeare anche la showroom in via Morimondo, diventata sede legale della società come segno di “riconoscenza” alla città: il fulcro della nostro brand, nato a Perugia nel 1993, lo snodo principale da cui tutto comincia, il trampolino verso il mondo. Nella nostra visione gli spazi diventeranno il polo, il centro delle idee per l’azienda di domani, con una forte connessione al mondo virtuale. Puntiamo a digitalizzare presto la showroom, fornendo ai clienti che decideranno di intervenire in presenza un’esperienza mista, fatta di emozioni e funzionalità».

Marco Piazzi Direttore generale Pollini «Milano è il nostro biglietto da visita per il global market. Ci auguriamo innanzitutto ci sia una ripresa del flusso turistico, che a Milano è di qualità, colto e di big spender, motore trainante affinché la città ritorni in tempi brevi a essere un punto di riferimento per il fashion e l’economia. Fondamentale, in particolare, sarà far leva sulla valorizzazione di tutte le peculiarità del capoluogo lombardo, come arte, cultura e moda, attraverso una visione illuminata, guidata da elementi oggi eticamente imprescindibili come ecosostenibilità e inclusività sociale. Le parole chiave della rinascita? Green, prossimità, innovazione e inclusione».

Claudia Andrei Founder e creative director Pink Memories «Durante l’emergenza non ci siamo mai fermati, investendo in comunicazione digitale ed e-commerce, e speriamo che Milano torni presto a dettare le tendenze future e a essere un crocevia in fatto di ricerca, innovazione ed eventi. Inclusività, originalità e sostenibilità saranno le “conditio sine qua non” perché la città torni a splendere. Noi faremo la nostra parte, confermando la presenza del brand, attraverso la consolidata collaborazione con White come tradeshow e Studiozeta come showroom. Abbiamo anche in agenda l’apertura del terzo monomarca, dopo quelli di Forte dei Marmi e Firenze».

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Luca Rossetti Ceo Fratelli Rossetti «Milano è la dimora della nostra azienda e una delle nostre fonti di ispirazione. I prodotti Fratelli Rossetti non sono solo made in Italy, ma made in Milan. Lo stabilimento produttivo è a pochi chilometri dalla città, a cui siamo legati in maniera indissolubile. Guarda caso, le calzature più iconiche, Brera e Magenta, prendono il nome da quartieri milanesi. Coesione, internazionalità e attenzione alle nuove generazioni, quelle che hanno pagato un prezzo altissimo durante questi mesi, saranno i binari per la ripartenza, nella quale anche la nostra azienda verrà coinvolta con un progetto importante: l’apertura della nuova boutique in Galleria Vittorio Emanuele. La città deve continuare a distinguersi per creatività e stile, qualità che le sono riconosciute da decenni. Confido in una Milano sempre più attenta all’ambiente e digitalizzata, caratteristiche imprescindibili se si vuole avere uno sguardo sul futuro».

Valter Menon Responsabile prodotto Mabrun «Quando tornerà la normalità, che tutti noi aspettiamo ormai da più di un anno, Milano la sarà la prima a rifiorire, come punto di riferimento nel mondo della moda. Ripartire significa in primis tornare ad avere un rapporto diretto con i clienti, ascoltando le loro necessità. Puntiamo a offrire un servizio sempre più al top, prestando la massima attenzione alla cura dei dettagli e alla ricercatezza dei materiali. Siamo convinti sostenitori della slow fashion, con capi di qualità che possano durare nel tempo e dal design sempre attuale».

Pino Lerario Direttore creativo Tagliatore «Questa città è la mia seconda casa. Dalla Puglia sono approdato a Milano, che da sempre mi dà stimoli diversi in ogni ambito. Ed è qui è che il brand ha deciso di aprire House of Tagliatore, all’interno di Palazzo Meroni in corso Italia 1: un luogo d’incontro esclusivo e inclusivo, dove vogliamo accogliere i nostri ospiti e vivere le relazioni attraverso eventi creati ad hoc, in un mix di cinema, arte, musica e cultura. Un investimento importante, che ribadisce la centralità della città per il percorso di internazionalizzazione del marchio. Milano è una città straordinaria, che non sta mai ferma, abituata a lavorare e che guarda al futuro. Sono convinto saprà reagire e, come la storia ci insegna, tornerà a essere quella che era prima della pandemia».

Marco Sanavia Ceo Pal Zileri «Milano è un importante punto di riferimento non soltanto per la moda ma anche per gli affari e nel caso di un marchio come Pal Zileri, che da sempre veste il businessman contemporaneo, rappresenta un terreno d’ispirazione e di prova. Proprio guardando come gli uomini milanesi vestono nella loro quotidianità, ci siamo resi conto che le esigenze sono cambiate: l’abito non è più un’uniforme, ma un capo il più possibile versatile, comodo e performante, senza rinunciare all’eleganza che ha reso il made in Milano famoso nel mondo. Anche se da qualche anno abbiamo deciso di non partecipare alla settimana della moda, perché Pal Zileri non è un fashion brand bensì un lifestyle brand, pensiamo che la città tornerà a essere quella che è sempre stata: il motore economico, sociale e culturale del Paese, culla del design e della moda ed eccellenza riconosciuta in tutto il mondo».

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Maria Silvia Pazzi Founder e ceo Regenesi

«Sarà cambiamento la parola chiave per la ripartenza di Milano, da sempre sinonimo di opportunità, dinamismo, cultura. Un concetto che include anche quello di sostenibilità, a cui da sempre si ispirano i nostri prodotti realizzati con materiali di scarto, e che riguarda tutta la sfera della vita: la vivibilità della città, un nuovo modo di concepire il lavoro, lo stile di vita e gli acquisti. Durante il lockdown abbiamo continuato a dialogare con il pubblico con il nostro eshop regenesi.com, ma speriamo presto di tornare nelle vetrine dei negozi fisici. Dalla Fall-Winter 2021 faremo capolino a Milano in luxury store come Biffi e Banner, ma da sempre i milanesi ci conoscono per la presenza del marchio nei bookstore della Triennale o di Brera, grazie alla nostra storia fatta di moda, ma anche di design. Non solo: da quattro stagioni siamo anche a White e stiamo attendendo la ripresa degli eventi in store in collaborazione con Cbi-Camera Buyer Italia, dedicati alla collezione Reflag con Michela Gattermayer».

Alessandro Biasotto Ceo Gruppo Nyky (Momonì) «Fiducia, tenacia, nuove idee: saranno queste le tre carte vincenti per Milano, che per rialzarsi avrà bisogno prima che la campagna vaccinale si compia in modo veloce e tempestivo e poi di investimenti per il rilancio di turismo, fiere, eventi e manifestazioni. Auspico che imprenditori visionari e coraggiosi investano in questi settori, che sono sempre stati elementi di spicco e vanto per la città. Per noi, che abbiamo base a Treviso, Milano è una seconda casa: lì abbiamo aperto da tempo due showroom, che rappresentano il cuore pulsante della nostra azienda e base di partenza per il continuo percorso di internazionalizzazione. Per Momonì non escludiamo di aprire il prossimo anno una nuova boutique nel Quadrilatero. Intanto guardiamo a settembre: anche se probabilmente sarà ancora una fashion week in versione digitale, saremo presenti con Momonì e OofWear. Stiamo già studiando contenuti e idee per distinguerci, come abbiamo fatto nell’edizione appena conclusa. Non è detto che riusciamo a partecipare anche con Attic and Barn, di cui abbiamo appena lanciato l’e-commerce».

Ferrero Rosati Brand director Drome «Ci vogliono inventiva, coraggio, organizzazione, flessibilità e, soprattutto, un’innovativa ispirazione per la rinascita. Non basterà un semplice ritorno alla cosiddetta “normalità”, perché questa lunga pandemia ci ha costretto a reinventare il nostro stile di vita. Insieme a Parigi, Milano è rimasta il fulcro della moda e sarà fondamentale ripartire subito con tanti progetti, per motivare il maggior numero di operatori e attrarre turisti. Ma per farlo servono leader non convenzionali, dovrebbero essere concessi spazi e opportunità ai progetti indipendenti, con una propria identità e una valida base creativa, andando oltre tutto ciò che è standardizzato e omologato. Il nostro brand, con base a Fucecchio in Toscana, è pronto: anche durante questo lungo e difficile periodo siamo rimasti attivi con la showroom direzionale, inaugurata proprio poco prima del Covid in via Gesù, e il monomarca in via Santo Spirito. Entrambi ci hanno consentito di portare avanti progetti di sviluppo distributivo che contiamo di concretizzare a partire dal prossimo autunno».

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Michele Chiocciolini Founder e creative director «Milano è la città che ha accolto il mio brand, che lo ha nutrito, fatto crescere, che gli ha regalato consapevolezza, tanto che ho deciso di dedicarle una bag, con le forme delle guglie del Duomo. In vista di settembre il nostro marchio di borse, realizzate da laboratori toscani, sta sviluppando un’idea pazzesca, ancora top secret, nella speranza che Milano riparta, ma al tempo stesso non dimentichi. Nella moda c’era un’accelerazione che non io ritengo più prioritaria per il settore. Troppe cose, troppe collezioni… troppa roba! Credo che fare meno, e fare bene, regalino più poesia a questo mestiere. Mi auguro che Milano ne tenga conto e torni a essere la città di cui mi sono innamorato».

Andrea Pucci, Azzurra e Giampaolo Morelli Co-ceo Ahirain «Per noi Milano è un motivo e un momento per creare massima visibilità nel mondo per i nostri capi, pensati per gli “universal traveller”. In città abbiamo l’ufficio stampa e la showroom. Per settembre confidiamo in un ritorno dei buyer e della stampa internazionale, che sia una vera ripartenza su scala globale. Secondo noi la fisicità dell’acquisto a livello trade resta importante, specie per i marchi emergenti, perciò lavoriamo a un progetto di presentazione fisica della SS 2022 nei giorni della fashion week donna. Considerate le potenzialità di questa straordinaria città, l’auspicio è che si faccia sistema quanto prima e quanto meglio, per far sì che Milano e l’intero made in Italy tornino saldamente ai vertici della moda worldwide».

Gianni Chiarini Founder Gianni Chiarini «Siamo orgogliosamente fiorentini ma Milano è la nostra città d’adozione, il polo più importante per l’internazionalizzazione e sinonimo anche di multiculturalismo: non a caso siamo presenti con una showroom, una boutique in via della Spiga e in Rinascente. Per settembre le idee non mancano, ma è prematuro elencarle: l’evoluzione della pandemia impone cautela. Comunque confido nella ripresa, che dovrà tener conto dei cambiamenti generati dall’emergenza. Ad esempio, la socialità dovrà convivere sempre di più con il mondo digitale. Inoltre, per una rinascita reale bisognerà fare squadra, avere una consapevolezza diversa ed essere trasversali, riportando energia nelle strade».

Carlo Casillo Owner Push (Hanita) «Milano ha sempre rappresentato il nostro luogo di elezione, per presentare le collezioni ai clienti internazionali e alla stampa. La città è il fulcro della nostra distribuzione, soprattutto in termini di export. L’auspicio è approfittare della fashion week di settembre per dare un segnale forte ai nostri clienti, grazie a una collezione progettata con attenzione e tarata sulle necessità delle consumatrici, sicuramente desiderose di rinnovare il guardaroba per partecipare alle nuove occasioni di socialità, che tanto ci mancano in questo periodo. La sostenibilità è un tema a cui teniamo moltissimo: nel corso degli anni abbiamo implementato processi produttivi sempre più eco-friendly e, dopo una lunga fase di studio, abbiamo deciso di incentrare la collezione sul green».

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MILANO LOVES ITALY LA VOCE DEGLI IMPRENDITORI Antonio Gavazzeni Ceo Cit-Confezioni italiane tessili (Bagutta) «Milano è un luogo in cui in ogni via e piazza si respira aria di stile, fascino e classe. Una città d'arte, grande fonte d’ispirazione, caratterizzata da due anime: tradizione e innovazione, dualismo che contraddistingue anche Bagutta. Milano è di vitale importanza e rimarrà sempre di riferimento, il luogo da dove parte tutto, oltre al fatto che il nostro marchio prende il nome proprio da una nota via milanese. Per settembre ci auguriamo che la situazione sanitaria torni sotto controllo e che tutto possa essere gestito in sicurezza e normalità. L'obiettivo è, come sempre, puntare sul prodotto e sulla sua qualità, presentando collezioni sempre più contemporanee, creative ed esclusive: questo è il nostro modo di dare un segno di speranza, in un momento così difficile». Paolo Rossi Direttore commerciale e comunicazione Alpha Studio «Il nostro brand è fortemente legato al suo territorio, il distretto pratese, dove da oltre 30 anni risiede l’azienda. Milano rappresenta per noi un tassello importante nella strategia di espansione: è il luogo dove vorremmo essere presenti con un monomarca appena possibile. Vista la situazione ancora incerta, per settembre non abbiamo ancora deciso progetti specifici ma ci piacerebbe creare un evento per incontrare di nuovo i nostri clienti. Capsule collection, sostenibilità e la comunicazione online dei nostri valori sono alcune delle iniziative in cantiere. Intanto speriamo che questo periodo difficile sia servito a ristabilire le priorità di cui la città e i cittadini hanno bisogno».

Sara, Mari e Vera Giusti Proprietarie Agl

«La città è stata e continua a essere il trampolino della nostra internazionalizzazione. Headquarters e produzione sono nelle Marche, ma abbiamo scelto Milano per mostrare al mondo il risultato del nostro lavoro. Proprio la showroom di via della Spiga è al centro di un restyling, firmato dall’architetto Glenn Sestig, che raddoppierà la superficie espositiva per dare più respiro ai prodotti. Tocca anche a noi creativi sostenere Milano e la nostra Italia, fatta di infinite ricchezze storiche e contemporanee, di bellezza e di belle persone».

Luigi Ceccon Ceo Il Bisonte «Siamo un brand di alto artigianato fiorentino e la nostra showroom milanese, nel Quadrilatero della moda, è un avamposto nello shopping di lusso. Nonostante il periodo di difficoltà, dovuto alla pandemia, il nostro investimento su Milano non è in discussione, bensì in crescita: la strategia wholesale impostata con la showroom Daniele Ghiselli ci ha permesso di rafforzare il posizionamento nelle migliori boutique e concept store Italiani. Per settembre prevediamo di organizzare incontri in showroom e nello store di via Santo Spirito. Intanto speriamo che Milano possa tornare a essere sé stessa al più presto, investendo sul suo know how e continuando a innovare, magari in modo sempre più sostenibile». Mirko Ghignone Direttore creativo Avant Toi «Milano, dove abbiamo la showroom in zona Porta Romana, è il punto d’incontro con i buyer di multimarca provenienti da tutto il mondo. Durante la campagna vendite autunno-inverno 2021/22 molti clienti hanno rinunciato a prendere visione delle collezioni a Parigi, eleggendo Milano come nuova capitale della moda e il nostro auspicio è che possa continuare così anche in futuro, per rappresentare al meglio il Made in Italy. In vista di settembre, sperando che si realizzi il Salone del Mobile, stiamo progettando di presentare la nuova collezione home».

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MILANO LOVES ITALY LA VOCE DEGLI IMPRENDITORI

Riccardo Leonetti Direttore commerciale D.G. Group (Jijil) «La capitale della moda continua ad avere un ruolo fondamentale nel percorso di Jijil. Approdati dalla Puglia nel 2018, abbiamo aperto qui uffici, showroom e inserito una divisione marketing interna, per consolidare il lavoro fatto fino a quel momento ed essere più visibili a livello internazionale. Già da prima dello scoppio della pandemia avevamo progetti speciali in programma, che non vediamo l’ora di rendere concreti appena si potrà, per porre i riflettori su marchio che rappresenta un mondo a sé, fatto di dinamicità, versatilità, innovazione e passione».

Cinzia Macchi Fondatrice La Milanesa «La pandemia ci lascerà con le ossa rotte ma sono convinta che la città tornerà a essere un punto di riferimento, grazie alle sue eccellenze. Per me Milano è come una grande madre, che mi ha accolta da un piccolo paese della provincia di Varese e mi ha regalato successi e insuccessi, insegnandomi a perseverare. Per questo, nonostante il Covid, i progetti per le mie borse, realizzate a mano con materiali di scarto, sono andati avanti e dovrebbero vedere la luce a settembre: tra questi, la concretizzazione di una delle iniziative benefiche a sostegno delle donne in difficoltà a cui, sin dall’inizio della mia avventura, è intrecciato il brand, friendly con l’ambiente e con le persone».

Walter Maiocchi Presidente Malo «Milano è Milano: un centro per tutto, un riferimento, un’icona, un punto di riferimento per tutto quello che riguarda stimoli nuovi, creatività, ricerca e innovazione. Ed è simile a Malo, pioniere in Italia nella maglieria di cashmere e al passo con i tempi. Una delle nostre boutique più belle si trova in via Montenapoleone, nel Quadrilatero della moda. A settembre parleremo di nuovi progetti in vista di un rilancio aziendale già in corso, ma sempre più strategico. Intanto mi auguro che con la città riparta la voglia di rinnovarsi, di scoprire quella vitalità propria delle città giovani, che portano con sé l’esperienza del passato».

Manuela Bortolameolli Co-fondatrice Diego M «Pensiamo che Milano sia la capitale internazionalmente riconosciuta della moda italiana, tanto che l’abbiamo messa nel logo del nostro brand. Sono veramente positiva, se parliamo di ripartenza, e spero che la prossima fashion week segni il ritorno dei buyer internazionali, di cui tanto abbiamo sentito la mancanza, lavorando in remoto. La speranza è anche quella di potere organizzare un press day-evento in presenza per settembre. Mi auguro che il capoluogo lombardo si faccia trovare preparato alla rinascita e che non emergano problemi politici o economici a frenare la ripresa. I milanesi devono tornare ad avere l’entusiasmo e l’energia che li ha sempre contraddistinti».

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MILANO LOVES ITALY L'EVENTO DI SETTEMBRE

WHITE METTE LE PMI AL CENTRO DELLA FASHION WEEK

Settembre 2020 è stato il momento del coraggio, con la scelta (vincente) di credere in un salone in presenza. Per settembre 2021 la rassegna di zona Tortona fissa le date (dal 23 al 26) e si prepara, con Csm-Camera Showroom Milano, al più grande incoming di compratori esteri di sempre. Un evento buyer&business oriented, ma con forti contenuti emozionali e di valori, parte essenziale di Milano Loves Italy

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Lo stile di Liis Milano, total look donna che esprime il valore dell'eccellenza manifatturiera toscana

AL SALONE MARCHI DA SCOPRIRE E STORIE DA RACCONTARE

Abbiamo selezionato alcuni brand presenti a White, diversi tra loro ma tutti impegnati nella ricerca, nella sostenibilità e convinti che Milano è "the place to be"

uello della pandemia è stato un anno vissuto intensamente per Massimiliano Bizzi, fondatore del salone White Milano e a capo del movimento Milano Loves Italy (vedi anche le pagine iniziali del nostro Speciale, ndr). Un anno di profonda crescita e trasformazione, costellato di atti di coraggio contro l’onda d’urto della pandemia: la scelta di organizzare a settembre 2020 in sicurezza un’edizione fisica tutt’altro che scontata, la sinergia costruita pezzo per pezzo con le istituzioni e l’intero sistema moda, la capacità di trasporre sul digitale il mondo vivo e variegato della rassegna e, non ultimo, l’impegno a scommettere sugli “artigiani evoluti”

IURI Benvenuti nella Iuriland, il mondo del brand Iuri, che dalla pelletteria si sta espandendo in altri settori, partendo dall’eyewear. Come spiega il fondatore Jure Stropnik, Iuri si rivolge a creativi che amano pensare out of the box, design lover e design oriented. Forte il legame con Milano: «Tutto è iniziato qui, dove ho studiato alla Marangoni, svolto i primi stage e avviato la carriera professionale. È una città che non si è mai fermata e che mi rappresenta molto».

KIMONORAIN FRANCESCA BELLAVITA «Le calzature vanno toccate e provate dal vivo - osserva Francesca Bellavita -. Per questo non vediamo l’ora di tornare agli eventi in presenza, con Milano al centro. Una città dove produciamo l’intera collezione di borse e buona parte delle scarpe: qui vorremmo aprire il nostro monomarca». Dietro il marchio, nato nel 2017, non un semplice prodotto ma il «mondo Bellavita», chic e femminile.

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Alla base della collezione la rivisitazione del kimono giapponese per capispalla ricercati ma easy to wear, sostenibili e made in Toscana. Personaggi chiave del brand sono Lucia Padrini ed Elisa Soldini. «Non vediamo l’ora di tornare alle fiere, in particolare a White - dice Lucia Padrini - per potenziare i mercati italiano e internazionale e lanciare la linea Kimonorain Kids».


MILANO LOVES ITALY L'EVENTO DI SETTEMBRE come spina dorsale della manifestazione di zona Tortona e, per esteso, del made in Italy. Dal 23 al 26 settembre 2021, dopo tanti eventi solo digitali, White Milano promette di essere ricco di novità, buyer&business oriented ma con sempre al centro le persone, le loro sfide singole e comuni, i loro valori. E con il più grande incoming di buyer esteri mai realizzato, a sostegno delle Pmi. Durante la settimana della moda femminile del prossimo settembre White, insieme a Csm-Camera Showroom Milano, chiamerà a raccolta i compratori stranieri da tutti i Paesi che potranno viaggiare. «Per noi - precisa Massimiliano Bizzi - l’unico modo per ripartire sarà stare uniti e rendere Milano una meta irrinunciabile per gli addetti ai lavori italiani e stranieri». Non a caso, il motto dell'edizione di settembre sarà Let's re-start together. A White buyer e gior-

MAIORANO Il sottile equilibrio tra arte e moda che contraddistingue le calzature di lusso del brand (nato a Roma nel 2018) ha già conquistato Italia, Europa, Asia e Nord America. Il fondatore e direttore creativo Matteo Maiorano tratta personalmente i prodotti con tecniche artistiche che li rendono unici. Maiorano si dice «ottimista sul futuro di Milano. La ripartenza avverrà con una nuova vitalità ed energia».

Due frame di This Is Milano, short movie realizzato a febbraio da Milano Loves Italy

nalisti troveranno uno spaccato delle eccellenze del made in Italy, spesso nascoste e sottovalutate, ma che in molti casi sono artefici, oltre che dei propri marchi, del successo dei grandi brand per i quali producono. «È prioritario evitare che queste realtà mediopiccole soccombano - esorta Massimiliano Bizzi - non avendo i mezzi per sostenere la ripresa. Abbiamo bisogno del sostegno

Dovremo rendere Milano una meta irrinunciabile per i buyer italiani ed esteri delle istituzioni per il comparto delle Pmi, degli enti fieristici ma anche, auspichiamo, dei consumatori più responsabili». La manifestazione di zona Tortona si articolerà in percorsi buyer oriented, all’insegna dell’Artigianalità

MAISON CO.GO

MEHER KAKALIA

Sono le persone la leva del business: lo sa bene Susanna Di Filippo, co-fondatrice e responsabile commerciale, affiancata dalla stilista Maria Catia ma anche da Ernesto, che si occupa del brand, Paola che presiede la produzione e poi Martina, Stefano, Matteo... Tutti impegnati in produzioni di alta qualità, ma portabili nel quotidiano. Per Susanna «Milano è l'elemento accentratore di una produzione nazionale d i grande valore».

Una collezione di accessori che esprime l'amore della creatrice per il colore, l'artigianato e le persone. «Le donne ricamatrici che lavorano per me possono farlo da casa - spiega Meher Kakalia -. Nei prodotti si incontrano il lusso e il fascino di un antico know how. La fashion week di settembre? La vedo come l'essenza del rinnovamento e del piacere di ritrovarsi».

NI-DO Dietro le borse realizzate in piccoli laboratori artigianali nel bolognese, usando pelli di recupero provenienti dagli eccessi di industrie italiane, c'è la storia d'amore di Nicola Massardi (ceo e co-fondatore) e Domiziana Bertelli (direttrice creativa e co-fondatrice). «È dall'università che Milano rappresenta la nostra città di elezione - dicono -. Ci auguriamo che in futuro sia sempre più inclusiva e attenta alle realtà emergenti».

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MILANO LOVES ITALY L'EVENTO DI SETTEMBRE Evoluta, con un focus sul made in Italy contemporaneo, ma anche sulla Sostenibilità, con la schiera sempre più fitta dei marchi che coniugano etica ed estetica, investendo nella responsabilità sociale e non semplicemente di prodotto. Non mancherà la parte Shoes, con il meglio delle collezioni di calza-

Oggi la presenza dei brand a White è ancora più importante ture di abbigliamento e accessori, ma comprimari delle collezioni di abbigliamento e accessori saranno anche gli abiti da sera (Evening) e il Beachwear. «Oggi più che mai - osserva Bizzi - la presenza dei brand a White è importante. Stiamo tra l’altro lavorando con

Una panoramica dell'edizione del settembre 2020 di White: senza cedere al pessimismo, Massimiliano Bizzi è riuscito a organizzare il salone fisico in zona Tortona

Confartigianato Imprese, affinché chi è iscritto a Confartigianato possa accedere a un consulente per l’accompagnamento ai fondi regionali di sostegno alle aziende». White e il movimento Milano Loves Italy sono «un invito a scommettere su Milano, responsabilizzando tutti gli imprenditori italiani a unire le forze, concentrandosi sulla capitale meneghina». In questi mesi, attendendo settembre, «abbiamo attivato una vera redazione e un magazine dedicato, per raccontare in modo coinvolgente le aziende a buyer e addetti ai lavori - conclude Bizzi -. Stiamo sviluppando inoltre una serie di progetti editoriali, print e digital, con alcuni dei più importanti magazine italiani ed esteri. Vogliamo che le nostre aziende "arrivino" anche al consumatore finale». 

Al salone marchi da scoprire e storie da raccontare

PHISIQUE DU ROLE Il marchio è un restyling dell'originale anni '80, per una donna vagamente androgina, che ama capi versatili e di ottima qualità, spesso in maglia per evocare il dna carpigiano, con molto jacquard, colore e tecniche mescolate ad arte. I negozi più rappresentativi per il brand sono a Milano, «il fulcro del fashion - osserva la titolare Alessandra Bellelli - che spero potrà tornare in presenza: la moda virtuale manca di emozione».

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T-COAT

THOMAS NEUMAN

«La moda è fatta di sensazioni, emozioni, incontri, che nessuna piattaforma digitale potrà mai dare. Non vediamo l'ora di riprendere gli eventi fisici»: questo l'auspicio per Milano di Massimiliano Legrenzi, contitolare col fratello Andrea dell'azienda Telarosa, cui fanno capo i brand Tela e T_Coat. Punto di partenza di quest'ultimo marchio, nato tre stagioni fa, è la giacca-camicia in chiave genderless, rinnovata stagione dopo stagione nei tessuti, pesi e lunghezze.

Con le sue calzature distintive e made in Italy Thomas Neuman si rivolge a una "community" di donne appassionate del brand. «Le nostre follower sono tutte vere - commenta il Thomas Flaim, founder dopo anni come direttore commerciale di griffe di scarpe luxury -. Per noi Milano, città di stylist, fotografi, giornalisti e, appunto, donne evolute è un riferimento» Qui c'è la nostra sede commerciale - spiega Flaim - oltre alla showroom Daniele Ghiselli che ci rappresenta e che, facendo parte dell'associazione Csm-Camera Showroom Milano, ci permette di contare su una grande rete di showroom con più di 1.000 label».

YATAY Italianità, qualità senza compromessi e ricerca di soluzioni innovative ed ecosostenibili: questo è Yatay. «Abbiamo una storia autentica alle spalle - afferma il ceo Umberto De Marco - che piace sempre più ai giovani». Yatay contribuisce concretamente al rilancio di Milano aderendo al progetto ForestaMi e sta per aprire un pop up in Rinascente Duomo, con un'installazione artistica green.


FOOTWEAR


VERSACE

TREADING THE BOARDS Le collezioni autunno-inverno 2021/2022 si presentano in una nuova veste. Perché limitarsi a strade già percorse? I codici dell’eleganza, ridefiniti, creano nuove silhouette, senza mai dimenticare i tratti distintivi della sartoria. Fibre naturali e nobili esprimono l’essenza dell’abbigliamento invernale, lavorate da mani esperte per inventare una rinascita, quella della donna finalmente pronta al movimento, che usa lo stile per esplorare mondi diversi e conquistare una libertà senza vincoli. DI ALBERTO CORRADO

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DAILY COUTURE

NEOMODERNITÀ

MALÌPARMI

La collezione è un inno al viaggio, all’insegna del comfort e del lifestyle che dagli inizi contraddistingue la maison. L'imperativo è abbellire la semplicità di sempre, esplorando un gioco della moda fatto di stampe prese in prestito dal settore interior.

Le tecniche della haute couture, unite al mix di materiali e a modellature diverse, creano linee ed effetti inediti, senza rinunciare a ciò che le donne nel quotidiano vogliono indossare. ALFABETO FEMMINILE

GILBERTO CALZOLARI

La lettura di una ritrovata femminilità racchiude la contrapposizione tra monocromo e multicolor. I tagli sono spigolosi, i materiali sempre sostenibili.

AUDACIA ANATOMICA

SCHIAPARELLI

L’esuberanza e la sperimentazione si declinano in ogni capo di questa collezione, dove il capospalla ha volumi maschili, ma lo stile si stempera nella fascinazione dei dettagli delle borse gioiello.

75ESIMO ANNIVERSARIO

BALMAIN

La visione di Olivier Rousteing continua a stupire, proiettando nel presente l’incredibile trionfo della prima presentazione couture del brand, avvenuta a Parigi nel 1946 e poi portata negli States. Una bellezza distintiva che si ritrova nei look ispirati alle uniformi dei primi piloti e astronauti, come una promessa di ritornare a viaggiare.

ALCHIMIA CULTURALE

PROENZA SCHOULER

Le combinazioni di tecniche sartoriali tradizionali e i tessuti sviluppati in esclusiva, ispirato all’arte contemporanea, sono gli elementi importanti di questo brand, che gioca un ruolo importante nel rilancio della moda americana.

BRAND TO WATCH A WHITE

BRODERIE IRLANDESI

AIM HANDMADE IN ITALY

SIMONE ROCHA

Il manifesto di questo marchio prende forma dalla scoperta di una borsa anni Settanta in un mercato, che viene studiata e riprodotta in chiave funzionale dalla mente fervida di Anna Maria Mongillo.

La magia delle sovrapposizioni si traduce in un gioco sospeso tra l'impalpabile tulle e i tessuti coprenti, dimostrando l’identità forte di una designer che trasforma la moda in arte. 93


EFFORTLESS ATTITUDE

Il valore di un bel capo consiste nella sua struttura, che si intreccia con il design raffinato e l’impiego di tessuti ottenuti da materiali da recupero, che trovano nuova vita per diventare eleganza quotidiana.

UNIVERSI OPPOSTI

STILNOLOGY STILE IN MOVIMENTO

PEOPLE OF SHIBUYA

Nel 2014 i fondatori Luca Orsatti, Angelo Loffredo e Marco Locatelli, ispirati dal quartiere simbolo di Tokyo, hanno dato vita a una nuova concezione di capospalla, pensato per affrontare qualsiasi clima e contesto outdoor. Armature contemporanee stanno in equilibrio tra estetica e funzionalità.

Un concetto di abbigliamento funzionale in cui convergono due anime di una sola donna: una di charme, che ama l’eleganza senza tempo, l’altra cosmopolita e sempre al passo con i tempi.

SCENARI METROPOLITANI

CANADIAN

La versatilità dei capi e la loro personalità li rendono protagonisti, tanto di giorno quanto negli scenari notturni. Spazio alle sperimentazioni, anche più understated e raffinate, per modelli dal design iper-contemporaneo.

SOSTENIBILITÀ

LAMPO

Una chiusura lampo con nastro realizzato in filati Newlife, ottenuti dal riciclo meccanico di plastica italiana, e in cotone organico certificato Gots.

AMAZZONE

ELEVENTY

STORIA GREEN

APPEAL CONTEMPORANEO

HERNO

PAL ZILERI

L’atmosfera urban-chic e molto green delle cittadine sulle sponde del Lago Maggiore rimarca la bellezza del territorio da cui tutto è partito. Nessuna presunzione di dotta creatività per il marchio: solo la capacità e la caparbietà di presentare una collezione autenticamente green. 94

Una sinfonia di stile, fra tradizione e innovazione: questa è la collezione Pal Zileri per l'autunno-inverno 2021/2022. Una nuova sartorialità per Jacket e Parka, declinata alla luce di una funzionalità multitasking.

La moderna amazzone sceglie di vestire confortevole senza mai dimenticare la sua femminilità, indossando trench in caldi panni velours color miele o tecno piumini in versione British dai dettagli country.


SILVER LINING La bellezza organica di un semplice rettangolo di tessuto, può catturare i colori e le forme della natura, favorendo un’eleganza lussusosa.

DINAMICA STILISTICA

ERMANNO SCERVINO

POP ART MUSICALE

Un lessico di contrasti e armonie, per parlare senza sosta della bellezza femminile. I preziosismi più raffinati dei morbidi pizzi diventano camicie che dialogano tra giorno e sera, incontrando il mondo pragmatico della ricercatezza.

ZIMMERMANN

La designer Nicky Zimmermann, direttore creativo del brand, ci proietta nell’energia creativa degli anni ’70 e ’80, dove ascoltare musica e vestirsi con look stratificati era una suggestiva evasione.

APPEAL FEMMINILE

DESPHEMMES

Salvo Rizza, direttore creativo del brand, rinnova il legame con gli anni ’90 attraverso una lettura trasversale e intimista della moda. La fragilità di gonne dal gusto couture si sposa con l’eleganza formale di ampie camicie senza tempo in popeline bianco.

ILLUSIONI MATERICHE

FURLA

Con le sue linee curve e femminili, Furla Portagioia evoca un glamour d’ispirazione vintage.

SEMPLICITÀ AUSTERA

SCARPE GIOIELLO

ARISTOCRAZIA INGLESE

ISSEY MIYAKE

RENÉ CAOVILLA

PEECH

La collezione As The Way It Comes guarda ai colori e alle forme della natura partendo dalla costruzione della camicia, fatta con un design semplice e sofisticato.

Il raffinato design made in Italy di questi stivaletti neri a calza in tessuto è il simbolo iconico delle creazioni di Renè Caovilla, interamente realizzate a mano.

L’ambientazione e le immagini dei look creati da Amedeo Piccione restituiscono uno spaccato di vita della campagna aristocratica inglese, fatta di gesti lenti e tempi rilassati. 95


FEMININE GRUNGE

CONTRASTI LUDICI

BEATRICE B

Il brand ripensa il guardaroba della donna contemporanea, partendo da un refresh del dress code quotidiano. Il denim stone wash sceglie un fit comodo e una vita regular, come in foto.

L’innovazione manifatturiera e la sofisticata ricerca su materiali che talvolta guardano al passato si uniscono per trasformare i capi in oggetti del desiderio. A TUTTO DENIM

LIU JO

Una main collection ben salda nel raccontare, con grinta e personalità, le caratteristiche delle donne di oggi. Al centro di tutto il denim: dalla versione iconica della tuta intera, resa grintosa da audaci texan boot, ai jeans versatili dallo stile bohemien, abbinati a una maglieria stile Nineties.

IN SUD AMERICA

ALANUI

Capisaldi di questa collezione sono i set in maglia abbinati a ricercati pezzi denim, tra cui jeans con effetto distressed e short sfrangiati. Look dai colori caleidoscopici, ispirati al Sud America e realizzati in una grande varietà di filati tra cui la morbida alpaca, il cashmere rigenerato e la lana.

FUNZIONALE SEMPLICITÀ

FRACOMINA

La filosofia di questo brand è sintetizzata in un fit funzionale, che mette a proprio agio chi lo indossa in ogni momento: dal giorno alla sera.

SGUARDO AL FUTURO

LUSSO VENEZIANO

NOMADE CONTEMPORANEA

MONTECORE

CALICANTO

DSQUARED2

In sintonia con lo spirito del tempo e anche con l’apertura, a febbraio di quest'anno, della nuova showroom nel Quadrilatero della moda a Milano, il brand ha voluto ampliare la collezione con alcuni capi femminili che rendono omaggio all’eleganza e alla praticità delle donne moderne. 96

Pelle italiana e un’anima veneta. Le borse Calicanto nascono a ridosso della Laguna più famosa del mondo, dalla mente creativa del designer Pietro Leonardi. Oggetti artigianali, che diventano espressione di un alto grado di sensibilità estetica, come la borsa Peggy nella foto.

In questa nuova collezione il denim è protagonista di alcuni look iconici, ispirati alle foreste canadesi: si va dai jeans slavati ai chinos con toppe a quadri in tessuto, ma non manca la camicia elegante, abbinata allo smoking.


SHINE LIKE A DIAMOND L’oro viene colato su evening dress tempestati da cristalli e paillettes, gioielli come opere d’arte e accessori dal design impeccabile.

CHAKRA DEL CUORE

PISA OROLOGERIA

ALTA SOCIETÀ

MOSCHINO

Plinio il Vecchio, riferendosi allo smeraldo nella Naturalis Historia, scrive «Nulla è più verde» e aggiunge: «Guardare il suo morbido colore verde conforta, rimuove la stanchezza e la pigrizia». La cristalloterapia conferma queste convinzioni. Nella foto, orecchini in oro bianco con diamanti taglio goccia e smeraldi taglio Zambia.

Sexy attire, business attire: un tocco di ironia per farci sorridere e riscoprire che la moda di Franco Moschino, ridisegnata da Jeremy Scott, è un originario stato di disordine della materia. I vestiti "fashion land" ricordano gli accenti nostalgici anni’40 e le donne dell’alta società, che amano essere solo dive.

LESSICO NOTTURNO

ALBERTA FERRETTI

Un ritorno al non colore notturno, dove le paillettes e il color oro diventano protagonisti. Un elogio di forme classiche dai volumi inattesi, che abbracciano il corpo nel tepore delle texture.

LUMINOSITÀ SENSORIALE

LANA GATTO

La collezione FW 2021/2022 è fatta di luce e sensorialità, grazie all’utilizzo di filati naturali come alpaca, lana e mohair, mixati a prodotti brillanti come paillettes e lurex.

NEW AGE

PATRIZIA PEPE TAGLIO NETTO

VALENTINO

Una moda sensuale che si traduce nella consapevolezza del proprio corpo, dove accorciare le lunghezze di un abito, mettendo in evidenza le gambe nude, diventa identità e libertà di espressione femminile.

PRIMO MOVIMENTO

SANTONI

L’apparente rigore del design attiva un gioco sottile di seduzione, che lascia spazio alla morbidezza e alla versatilità della materia attraverso le sapienti mani degli artigiani.

La nuova collezione racconta una riconnessione con la natura sempre più autentica e necessaria, una New Age dell’io che alterna esplorazioni audaci a momenti di relax e riflessione. La via del benessere passa attraverso ricami scintillanti di paillette black&gold e linee super shiny, che celebrano la forza femminile. 97


RETRO GAMES L’activewear prende in prestito lo stile rétro degli anni '80, per creare collezioni raffinate dove dettagli tecnici garantiscono alte prestazioni high-tech.

FRESCHEZZA DIGITALE

GOOSE TECH

PASSAGGI DI FORMA

PESERICO

Un brand che si è fatto notare a White, unendo l’eccellenza italiana all’innovazione dei materiali, con un design inimitabile, per piumini diventati fenomeni di culto tra i più giovani, grazie al guscio trasparente e all'imbottitura a vista in piume.

Il lusso rilassato è impresso nel dna del brand, che propone una gamma di raffinati capi leisure in satin compatto di viscosa stretch, da indossare indoor e auspicabilmente outdoor.

BODY POSITIVE

GUESS ACTIVEWEAR

Un ritorno ai codici iconici dello stile anni ’80, dove materiali di lusso e dettagli innovativi creano nuove silhouette, per fare sport o stare rilassati in casa. Giacche con zip e pantaloni, in tessuti comodi e leggeri, danno nuova vita ai capi fitness.

BEST SELLER

BLAUER

I piumini, best seller del brand, vengono rielaborati in differenti colori, tessuti e con diverse tipologie di imbottitura anche sostenibile come la Sorona, la Repreve oppure il recycled cachemire.

ANIMA ECO

OOF WEAR

Volume e colore sono le due parole chiave di questo brand di capispalla reversibili, nato nel 2016 e presente a White, con grafica e logo ispirati a un dipinto di Edward Ruscha, esposto al MoMA di New York. Le collezioni vengono prodotte in Asia e i materiali maggiormente utilizzati sono il nylon ed eco-pellicce 100% animal friendly, mentre l’imbottitura è fatta in ovatta Repreve, proveniente dalle bottiglie. 98

SNEAKER RIALZATE

NO NAME

Nel 1991, grazie al gruppo francese Rautureau, appare la prima sneaker No Name con l'iconica suola a cuneo e plateau alto 5 centimetri, diventando un must have per gli anticonformisti e ora per le girl power di tutte le età.

ELEGANZA BASICA

TREBARRABI

Il brand bergamasco, fondato da Cinzia Ghilardi nel 2015, cresce e punta a un casualwear basico, utilizzando materiali che provengono da fibre naturali.


SKIN IN THE GAME L’anatomia non solo come punto d’ispirazione, ma come base per dare forma a una creatività interpretata con arguzia e meraviglia.

AUDACIA INCLUSIVA

ROBERTO CAVALLI

Culture e generi si mischiano, grazie alla personale lente stilistica del designer partenopeo Fausto Puglisi, che propone un Roberto Cavalli più inclusivo e proiettato verso il futuro. IPERFEMMINILITÀ

SERGIO ROSSI

Scarpe che si indossando con estrema disinvoltura, dal giorno alla notte, e che rappresentano la perfetta sintesi di forma, armonia ed eleganza, segni distintivi della maison.

INTIMO ESTERNATO

ANDREA ADAMO

Il designer calabrese, con esperienze lavorative importanti da griffe come Les Copains, Elisabetta Franchi, Roberto Cavalli, Zuhair Murad e Dolce&Gabbana, ha deciso di entrare in campo della moda in modo libero. Lo fa presentando una collezione che esalta il corpo, plasmandolo in forme avvolgenti e sinuose.

TRIDIMENSIONALITÀ FEMMINILE

FLAPPER

Geneviève Xhaët, stilista del brand, trova ispirazione nello sci agonistico anni ‘70, con i look delle atlete Ninna Quario, Anne Marie Pröll e Rosi Mittermaier, per creare capi con geometrie a rilievo, che si trasformano nel segno iconico dell’intera collezione.

L’EVOLUZIONE DEL CORPO

ALESSANDRO VIGILANTE

Il lungo percorso nella danza e una serie di esperienze nel mondo della moda ha portato il designer a debuttare a Milano Moda Donna con il suo brand omonimo. La sua collezione, tutta made in Italy, si traduce in una serie di capi realizzati secondo tecniche sostenibili, mettendo in evidenza il corpo attraverso tagli e spacchi stondati.

TEAM FEMMINILE

VIBE ’60

AGL

COURRÈGES

Una collezione disegnata a sei mani. Le sorelle Sara, Vera e Mari Giusti inseriscono la loro personalità e il loro stile, a volte spiccatamente audace, giocando con elementi androgini o iper femminili.

Nicolas Di Felice ha disegnato una collezione FW 2021/2022 che traduce tutti i codici della maison: gli anni ’60, le silhouette attillate, i colori vivaci e i tagli e, non ultimi, i disegni geometrici su mini abiti. 99


SCARLET DREAMS

GLAM’70

RE-HASH

Il marchio tutto italiano esplora l’universo femminile partendo dall’evoluzione del concetto di leisurewear, che sfocia in una reinterpretazione del bel vestire.

Raffinato e versatile, il velluto è il tessuto perfetto per contrastare la stagione fredda con classe. Un passepartout per ogni momento della giornata.

CONTEMPORANEITÀ ESTETICA

IL BISONTE

Dopo la celebrazione del cinquantenario, il viaggio di questo brand continua nell’aggiornamento e nella ridefinizione armonica dei valori che lo contraddistinguono.

NUOVO BAROCCO

PHILIPP PLEIN

Con questa collezione il designer ha toccato livelli di produzione non raggiunti finora, continuando con la sua tradizione anticonformista a rompere le regole, ma soprattutto osare.

TRE CUORI E UN PEZZO DI STOFFA

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Il progetto nasce da un pezzo di stoffa, acquistato in Kenya durante un viaggio e ritrovato tra le mani in un armadio durante il lockdown. Trasformato da mani esperte in un paio di ciabattine e una gonna in coordinato, diventa un marchio, con sede nella Riviera del Brenta.

NATI PER LA CAMICIA

XACUS

L’azienda vicentina presenta una collezione di camicie dove qualità, ricerca e innovazione, diventano elementi chiave di proposte che, rispetto al passato, eliminano ridondanza. Camicie più morbide, informali e divertenti nei colori delineano uno stile a tutto vantaggio della comodità. 100

PREZIOSI DETTAGLI

RICAGNO

Il brand, che ha debuttato a febbraio durante la fashion week milanese, è in fase di espansione, a partire dal lancio del suo nuovo e-commerce.

QUESTIONE DI IDENTITÀ

MADAME BERWICH

Il vero made in Italy non è solo un'etichetta, ma soprattutto la creatività di un'azienda nel tutelare il proprio know-how all'interno delle collezioni.


SMOOTH TOUCH

CASHMERE SOSTENIBILE

LAURA BIAGIOTTI

Lavinia Biagiotti Cigna ha presentato la collezione del prossimo inverno all’Ara Pacis, danno vita a un nuovo corso. Il cashmere, simbolo iconico della maison, diventa riciclato negli abiti a maglia e nei twin-set, per assecondare le esigenze pratiche di una donna elegante e sensibile.

Sofisticata, elegante ma anche sportiva, la maglieria torna protagonista del guardaroba. A volte un solo tocco caldo, anche per restare a casa, si trasforma in una vincente tendenza di stile. SARTORIALITÀ 4.0

8PM

L’amore per i materiali speciali e l’arte sartoriale si coniuga in questo brand, nato nel 2009 e distribuito da Gruppo M.G.. Una collezione presentata a White, che si connota grazie a uno stile accurato per donne emancipate, socialmente consapevoli e sognatrici.

ESTETICA ASSEMBLATA

AAA/UNBRANDED

Direttamente dal salone White, il brand di lifestyle fondato nel 2017 da Mario Innocente dopo una vita nel marketing e nella pubblicità, con la mission di realizzare prodotti non convenzionali. Punto di partenza e di arrivo un ragionamento estetico, funzionale e di qualità.

ARTIGIANATO MODERNO

LAURA THEISS

La forza e la flessibilità delle fibre creano armonie di trame romantiche per abiti handknitted, realizzati da artigiane lituane, tra i brand di punta a White. Una tradizione artigianale realizzata attraverso impeccabili passaggi, che diventa estetica timeless.

RITORNO ALLA VITA SOCIALE

LUISA SPAGNOLI

Parola d’ordine di questa collezione è libertà, vissuta attraverso volumi ampi e silhouette perfette e calibrate, che non costringono il corpo. Il must di stagione è la maglieria, dal minidress a coste inglesi alle polo rivedute con profondi scolli a V e taglio cropped, fino alle tuniche da indossare con i pantaloni palazzo.

TRA ARTE E MODA NOUVELLE VAGUE

FALIERO SARTI

Uno stile sofisticato e riconoscibile, quello di un espositore storico del White. Monica Sarti crea negli studi newyorkesi foulard e sciarpe di confortevole sensualità, iper raffinati.

FIORUCCI

Animo romantico, riferimenti iconografici agli anni’80 e una tensione a raccontare quel binomio simbiotico tra arte e moda che ci porta ancora oggi a stupirci di come lo stile Fiorucci non sia mai passato di moda. 101


SPRING BLOSSOMS

SPIRITO BOHÉMIEN

ANNA SUI

Il futuro della moda sta in un gioco in cui i look totalmente anni’70 diventano un escamotage per fuggire la realtà, pensando di sognare la normalità. Denim psichedelici e grafiche con motivi di pavoni e serpenti sono dedicati a una donna in fuga dal senso comune.

Una nuova linfa permea il panorama moda, dove sostenibilità e tecnologia diventano le regole che stanno cambiando il volto di quello che indosseremo il prossimo inverno

INIMITABILI ECCESSI

DIOR

Un lavoro perfettamente riuscito, quello di Maria Grazia Chiuri, direttore creativo di Dior, nel coniugare i capi iconici della griffe - come la giacca Bar, l’anorak, lo chemisier e i piccoli cappotti - in pezzi dallo spirito contemporaneo.

FUTURO POSITIVO

SALVATORE FERRAGAMO

Una stretta relazione fra i tessuti e la tecnologia diventa il collegamento per introdurre una collezione che ha il pregio di spiegarsi da sola. Grandi cappotti, maglioni aderenti, abiti con nervature, camicie plissettate disegnano una moda futuribile.

BELLEZZA ETERNA

COLLINI

Il corpo nel suo splendore viene esaltato dalle forme a matita e dalle sfumature di colore, per una collezione che celebra la bellezza eterna in tutte le sue declinazioni. Grande novità di questa stagione è la Stella C, nuovo logo grafico della maison che decora capi e accessori.

DISCOMANIA

GONÇALO PEIXOTO

Questo marchio, portoghese al 100%, ha attirato subito l’attenzione di concept store e magazine di moda, che con le sue creazioni hanno realizzato redazionali di forte impatto visivo. La collezione è un inno alla libertà, rappresentata da una tavolozza di colori che ci fanno ballare e sorridere. 102

CULTURE CLUB L’INVOLUCRO

PRADA

Stratificazioni, miscugli di stampe e materiali soffici al tatto sono i nuovi codici di Miuccia Prada e Raf Simons per esprimere il cambiamento che sta cambiando i connotati della moda.

STELLA MCCARTNEY

In questa collezione tutto parla di leggerezza, per prepararci a un futuro pieno di desideri, dopo la lunga fase dell'isolamento. Un guardaroba che attinge all’allegria e sperimenta inediti colori e forme.


LA FORMA DEL TEMPO

DOLCE&GABBANA

Il 2020 ha stravolto la nostra relazione con la moda ma ha anche rappresentato un grande stimolo creativo, alla ricerca di modalità di comunicazione originali. I designer hanno puntato su volumi couture, silhouette che sconfinano nel sartoriale maschile, fili e pizzi. Mentre tutto cambia, lo stile senza tempo resta sempre una certezza. DI ALBERTO CORRADO

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1 F.R.S. FOR RESTLESS SLEEPERS

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2 SOLOTRE 3 SERAPIAN 4 TAGLIATORE 5 GIAMBATTISTA VALLI 6 ERMANNO GALLAMINI 7 RODO

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l potere dei rimandi al passato si concretizza attraverso la manualità, la ricerca e lo stile. È per questo che ogni singolobrand ha inventato per le collezioni della prossima stagione fredda una storia letteraria applicata all'abbigliamento, degna del gruppo letterario di Bloomsbury, in cui spiccano le figure delle sorelle

Virginia Wolf e Vanessa Bell, oltre all'eterno amore della prima, la scrittrice Vita Sackeville West. Un dialogo estetico che prende vita negli abiti lunghi e drappeggiati, di stile quasi vittoriano, o interamente stampati, che sembrano riprodurre in gigantografie la natura rigogliosa del Sussex.

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1 GIVENCHY 2 MIU MIU 3 ANNAKIKI 4 ALABAMA MUSE 5 DEL CORE 6 RED SEPTEMBER 7 SPRUNG PARIS

uffles

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a moda scopre un'avvolgente leggerezza, per una donna che reclama attenzione nei colori e nelle forme, ma protezione nella sostanza. Per lei sono stati pensati capispalla e accessori che abbelliscono e ammantano il corpo, a volte evocando un caos felicemente lieve. Cappelli e sciarpe contribuiscono a ribadire il dualismo tra delicatezza e sensibilità.

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7 1 CADICA 2 MISSONI 3 CHLOÉ 4 PORTS 1961 5 BLUMARINE 6 BRUNELLO CUCINELLI 7 LA COUVERTURE 8 ZEGNA BARUFFA 3

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er le collezioni FW 2021 gli stilisti puntano a un cambiamento radicale: non è più il momento dei piccoli progressi, ma dei riferimenti che servono a costruire una nuova era della moda sia nella definizione della femminilità, sia nel puro senso estetico,

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cui fili e trame donano sostanza. Donne che amano non essere etichettate con un'unica personalità giocano con ingredienti mutevoli del vestire, mescolando ispirazioni e riferimenti, per modificare la propria immagine.

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1 PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI 2 PIERRE LOUIS MASCIA 3 ARTIOLI 4 VALEXTRA 5 ETRO 6 PAUL&SHARK

U 7 AFTER LABEL

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rban

bbigliamento sportivo e casual colonizza il guardaroba quoL' atidiano: tutto parte dal confronto e dal contrasto con unasubcultura da sempre contraria alle regole, che a sorpresa si associa ai materiali sofisticati e nobili con cui è costruita. Questo porta

a una nuova idea di lusso che crea un’aura di attesa del prodotto, oltre le tradizioni della stagionalità. Un mood che viene stemperato in una serie di prodotti per età differenti, dagli adulti cinquantenni ai briosi diciottenni. 107

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1 LOUIS VUITTON 2 CIGALA'S 3 FENDI 4 LARDINI 5 GCDS

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7 BLAZÉ MILANO

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emdom

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e movimento, per celebrare una sofistiE nergia cata attitude dove eleganza e praticità diven-

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tano un modo di vivere, oltre che di vestire. Se ogni capo ha un ruolo, quello della giacca è fare da amplificatore. Negli anni Ottanta era immagine di potere,

oggi diventa un capo per accompagnare e sottolineare la nuova via dell'emancipazione femminile. È inoltre sinonimo di una praticità che sa declinarsi in una versione asciutta ed essenziale, abbinata a gonne longuette o pantaloni dallo stile British.

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1 ANDREA POMPILIO 2 CARIAGGI 3 EDWARD CRUTCHLEY 4 LORO PIANA 5 GIORGIO ARMANI 6 LORENA ANTONIAZZI

S 7 CURLY BAGS

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avile Row

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l dettaglio sartoriale convenzionale viene scomposto, in nome della scoperta di una nuova individualità e di un'estetica pulita della self-espression. Una presa di posizione che si si traduce in collezioni in cui il capo viene ridotto per sottrazione alla sua es-

senzialità, mentre un puro esercizio concettuale evolve l'aspetto di trench, cappotti e bom- ber: ristrutturati e riassemblati, assumono inedite proporzioni e avvolgenze.

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FREEDOM COMES Lavorazioni artigianali, talvolta neo-etnici, e dettagli di lusso con tocco nostalgico. Tessuti organici, che favoriscono un cambiamento culturale positivo per vestirsi con coscienza, partendo dai più piccoli. DI ALBERTO CORRADO

2 3 (1) B&T Il marchio francese di maglieria di qualità, fatto interamente in Italia, dà il benvenuto al cashmere rigenerato, in nome di una produzione etica e circolare. (2) FILOBIO È il primo brand italiano di abbigliamento per neonati da 0-6 anni e bimbi ad aver ottenuto la certificazione da parte dell’Associazione Tessile e Salute. (3) MARNI KIDS Nel guardaroba immaginario di Marni c'è una serie di capi che diventano compagni di sogni e di viaggio dei bimbi, espressione di chi li indossa. (4) M’A KIDS Marta Marques e Paulo Almeida creano un mini guardaroba all’insegna della maglieria in colori vivaci e cotoni organici. (5) BIANCA&NOÉ Un brand nato in Piemonte dall’idea di una mamma, impegnata nel promuovere un cambiamento culturale positivo per vestirsi con coscienza, partendo dai più piccoli. (6) BLUNDSTONE Una label di culto, fondata nel 1870 in Tasmania. Conosciuta in tutto il mondo per il suo modello iconico di Chelsea Boot.

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QUALITY TIME

Ricercate interpretazioni della manifattura motivata dai valori, essenziali, dell’eccellenza: innovazione, selezione del tessuto, precisione del taglio e qualità di produzione. Evolute esigenze per chi ama vestirsi in libertà.

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3 (1) IDO Le parole d’ordine sono comfort e tendenza, mixando lo sport e il ritorno a scuola. Tra i colori principali spiccano il bianco, il giallo fluo, ma tocchi gold per i capispalla. (2) ALETTA BABY & KIDS Da 40 anni Aletta, azienda toscana, realizza abiti di altissima qualità, pensati per i bambini e ispirati al rispetto di ogni fase della loro crescita. (3) SARABANDA Il Baby Boy di Sarabanda si veste di blu con qualche accenno di verde fluo, scegliendo sempre di legarsi al mondo. (4) SIMONETTA Nasce la capsule collection “Giardino Segreto”, che rinnova la collaborazione tra Simonetta e la poetica iconografia della gioielleria firmata Chantecler Capri. (5) LE PETIT COCO Il must have di questa collezione è il tono caldo del colore zucca, che viene inserito anche nei tessuti in flanella con stampa a fiori per felpe e nei pantaloni in velluto. (6) L’ORSO BRUNO L'incontro tra Moda e Natura avviene attraverso i tessuti naturali, alla base di abiti dallo stile pulito, per essere sempre connessi con i numerosi impegni quotidiani.

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TO COOL TO MISS Dal new born al teen, dal gioco al viaggio: ecco le novità più sorprendenti per non avere freddo. Prodotti unici e funzionali, che cambiano in base al tempo.

1 2 (1) PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI KIDS Un racconto che parte dagli accostamenti cromatici e dai tessuti, per descrivere lo stile “British” che contraddistingue questa collezione. (2) IL GUFO Le Dolomiti e le loro meraviglie naturali sono la fonte di ispirazione per la collezione FW 2021/22. Un grande lavoro di ricerca stilistica, l’attenta selezione delle materie prime e la cura dei dettagli sono alcuni dei principi portanti di capi che i bambini possono indossare e re-indossare. (3) BARBOUR Ispirato fin dalla sua nascita nel 1894 a South Shields alle atmosfere inglesi, il marchio si sbizzarrisce tra giacche cerate, abiti, camicie e accessori, spaziando dalle radici country ai lupi di mare. (4) ADD JUNIOR La leggerezza e il design, in cui forma e funzionalità convergono, uniti alla qualità in grado di durare nel tempo e al comfort: elementi distintivi di una label nata dalla volontà di trasformare la visione del capospalla in piuma in un prodotto volto a rispondere alle più disparate esigenze pratiche. (5) DOLCE&GABBANA I codici del brand diventano mini e si contaminano attraverso lo studio di modelli, stampe e materiali innovativi, per proposte destinate a svariate occasioni d’uso: dal ritorno a scuola ai momenti più speciali. (6) MOLO Una marca di abbigliamento scandinavo, creata nel 2003, con un codice riconoscibile tra altri competitor: colori vibranti, stampe serigrafate, tagli inediti. Uno stile urban, che mescola motivi funky e streetwear.

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Nelle foto, Christian Boaro e un capo del suo brand Chb

INTERVISTA Christian Boaro Fashion designer

di seta e articoli iconici, tra cui il blazer di cashmere e lo smoking doppiopetto. E poi tanto nero, spezzato con colori accesi.

«Con Chb è ora di fare la mia rivoluzione pacifica» Il suo brand Chb è stato tra le nuove proposte più apprezzate alla Milano Fashion Week. Ma Christian Boaro non è un nome sconosciuto per gli addetti ai lavori, avendo alle spalle esperienze presso griffe importanti. Ora è il momento di dire la sua, senza filtri né condizionamenti DI CARLA MERCURIO

Quando è nato l’amore per la moda? Ho iniziato da bambino, osservando mia nonna sarta nel suo atelier. Poi ho lasciato Bassano del Grappa per frequentare la Marangoni a Milano, dove all’ultimo anno di studi lavoravo già per Versace. Era il 2004, quando sono stato l’unico finalista italiano a Its Talent. E poi? Poi sono venute le collaborazioni con Dolce&Gabbana e Gianfranco Ferré, dove per diversi anni ho disegnato la label Gf Ferré. In seguito sono passato da Msgm, per cui ho coordinato le linee uomo e donna, da Ports 1961, come head designer delle collezioni donna e nel gruppo Cadidl, che mi ha affidato il rilancio della storica maison francese Philippe&Gaston. Dopo tanti anni ha deciso di mettersi in gioco in prima persona. Perché ora?

DIRETTORE RESPONSABILE E A.D. Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it) CAPOSERVIZIO Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it) REDAZIONE Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it) Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it) Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it) Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it) REALIZZAZIONE GRAFICA Nadia Blasevich (n.blasevich@fashionmagazine.it) Carlo Maraschi (c.maraschi@fashionmagazine.it) FASHION EDITOR Alberto Corrado (a.corrado@fashionmagazine.it) COLLABORATORI Mariella Barnaba, Annalisa Betti, Cristiana Bonzi PUBBLICITÀ E PROMOZIONE Barbara Sertorini (b.sertorini@fashionmagazine.it) Laura Pianazza (l.pianazza@fashionmagazine.it) SENIOR DIGITAL ADVISOR Stefania Navaretti (s.navaretti@fashionmagazine.it)

Il suo brand è risultato primo nella classifica di Blogmeter per interazioni sui social rapportate a numero di follower: come ha fatto? Non lo so, ma mi sono commosso quando l’ho scoperto. Penso sia il frutto di tanto lavoro con un team affiatato. In questo momento Instagram è il mio veicolo di comunicazione privilegiato. La mia prima collezione Manifesto, che è uscita lo scorso ottobre, è stata lanciata proprio su questo canale. Certamente entro il 2021 nasceranno il sito e l’e-commerce, ma non ho fretta. Era un progetto che accarezzavo da tempo. La scomparsa di mia mamma, pochi anni fa, ha segnato un punto di svolta. Ho capito che la vita non aspetta e che era il momento di dare forma al mio sogno. Volevo esprimere una mia visione della moda non filtrata da altri. Qual è questa sua visione? La mia è una visione no gender e no season, incentrata sulla dualità tra maschile e femminile, forza e fragilità, bianco e nero e focalizzata sui concetti di individualità e unicità. Un punto di vista che coinvolge sia i capi, sia le persone. Donne consapevoli della loro femminilità e uomini che non temono di mostrare la loro fragilità. Un discorso di ribellione pacifica, che non ha connotazioni politiche, bensì sociologiche, perché riflette i tempi in cui viviamo. Quali le proposte più significative? Ho interpretato capi classici con materiali “sbagliati” come il nylon da piumino per il tubino rosso e la canotta, o il vinile per il trench. Ci sono anche molto pizzo, duchesse

SPECIAL PROJECTS Matteo Ferrante Veneziani (m.veneziani@fashionmagazine.it) ASSISTENTE DI DIREZIONE / UFFICIO TRAFFICO Valentina Capra (v.capra@fashionmagazine.it) AMMINISTRAZIONE Cristina Damiano (c.damiano@fashionmagazine.it)

Abbonamento annuale 95,00 e (quindicinale) c/c postale n. 16879207 È possibile richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Edizioni Ecomarket Spa - servizio abbonamenti Piazzale Cadorna 15 - 20123 Milano Numeri Arretrati: 16,00 e cad L’editore garantisce che i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione come quelli relativi agli invii in omaggio non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. Garanzia di riservatezza per gli abbonati in ottemperanza al D. Lgs. n.196/2003 (tutela dati personali)

I social sono stati importanti anche per l’incontro con i Måneskin, che nel video uscito dopo Sanremo indossano capi disegnati da lei... Il loro stylist, Nicolò Cerioni, mi ha contattato e ha selezionato alcuni miei tuxedo, che a loro sono piaciuti molto. Ritengo abbiano dato un bel twist all’estetica del video. Nel 2018 il PlasMA di Milano ha dedicato alle sue Polaroid la mostra The Naked Truth, con 300 scatti di nudi: come è nata la passione per la fotografia? Amo raccontare i vestiti, ma mi piace anche raccontare le persone. Nella mostra ho voluto presentarle nella loro nudità e nella loro essenza, con le proprie fragilità, a prescindere dagli abiti, che a volte sono una maschera. Qual è il suo sogno nel cassetto? Vorrei dare vita a una vera maison, insieme a uno staff di persone con cui portare avanti un ideale di bellezza condiviso. ■

EDIZIONI ECOMARKET SPA Redazione, Amministrazione, Pubblicità Piazzale Cadorna 15 20123 Milano telefono 02 80620-1 FASHION - IL MAGAZINE DI STRATEGIA, INNOVAZIONE E MERCATI Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 389 del 6-11-1970 Iscrizione n. 1418 al ROC Registro Operatori della Comunicazione Stampa: Aziende Grafiche Printing Srl - Via Milano 5 20068 Peschiera Borromeo (Mi) MDM Milano Distribuzione Media Srl È vietata la riproduzione anche parziale Articoli, disegni e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti © FASHION 2021 Edizioni Ecomarket - Milano

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PEOPLE Luca Lucini Regista

«Dopo i mitici Seventies, con Made in Italy pensiamo agli Eighties» Regista di pellicole cinematografiche come “Tre metri sopra il cielo”, “Nemiche per la pelle” e “Solo un padre”, Luca Lucini ha esordito nelle serie televisive con la fiction "Made in Italy", prodotta da Taodue e The Family. Una storia diretta con Ago Panini, dove la nascita del prêt-à-porter italiano nella Milano del 1974 può trasmettere un messaggio attuale di "rivoluzione positiva" attraverso la moda DI CARLA MERCURIO

Sopra, un primo piano di Luca Lucini. In alto, un momento della fiction: la giornalista Irene Mastrangelo (l'attrice Greta Ferro) intervista Ottavio e Rosita Missoni, interpretati da Enrico Lo Verso e Claudia Pandolfi. Tra gli altri attori della serie ci sono Margherita Buy, Giuseppe Cederna, Raoul Bova e Marco Bocci

Ci hanno aiutato moltissimo, aprendoci i loro archivi e mettendoci a disposizione i loro abiti originali. Armani è stato super disponibile, eccezionali anche i Missoni, che ci hanno accolto a Sumirago in casa loro e nella fabbrica, dove ancora oggi sono attive delle linee di produzione con telai degli anni Settanta. Rosita ci ha invitato a pranzo e ha apparecchiato personalmente la tavola. Krizia ci ha fatto arrivare i capi dalla Cina, mentre Bulgari ha incaricato la security di portarci una collana preziosa, messa a disposizione solo il tempo di girare una scena. Per tutti è stato un piacere enorme rivivere quel momento così entusiasmante. Come è nato il concept della serie? È stata un’idea di Camilla Nesbitt, socia della casa di produzione Taodue. Uno spunto scaturito dalla sua amicizia con Franca Sozzani, con l'intento di raccontare un periodo storico cruciale per Milano e per la moda italiana. Un progetto nel quale ho coinvolto anche il mio collega Ago Panini. A chi vi siete affidati per la ricostruzione del periodo? Adriana Mulassano, storica giornalista firma del Correre della Sera e per anni nell’ufficio stampa di Giorgio Armani, ci ha aiutato per quanto riguarda la credibilità dell’impianto narrativo. A lei è ispirato il personaggio di Rita Pasini, la caporedattrice della rivista Appeal, interpretata da Margherita Buy. Alcuni episodi narrati sono stati vissuti da lei in prima persona. Per quanto riguarda costumi, abiti e atelier dell’epoca ci siamo avvalsi della collaborazione della fashion editor Sciascia Gambaccini e della content creator Valentina Malfa. Preziose le storie che ci ha raccontato Giovanni Gastel, il grande fotografo recentemente scomparso. Dopo il debutto su Amazon Prime, nel 2019, la serie è stata trasmessa di recente su Canale 5. Perché proprio in un periodo come questo? La messa in onda è stata rimandata un paio di volte per motivi tecnici, ma alla fine è stata una scelta indovinata perché in un momento storico come quello attuale, in cui è necessario ripartire economicamente, la serie racconta di una rivoluzione positiva, fatta di colori, tessuti, creatività e di design. Lo ha spiegato bene Aldo Grasso in un articolo sul Corriere. Parliamo di un periodo storico in cui si svolgevano due rivoluzioni parallele: quella armata e quella della moda, legate da una radice sociologica comune, ossia la voglia di uguaglianza. La moda, infatti, in quell’epoca usciva dalle sartorie per diventare appannaggio di un pubblico più ampio. Avete trovato disponibilità da parte delle case di moda?

C’è stato qualcuno che invece non ha collaborato? Versace, reduce da un’esperienza precedente considerata negativa. Ma siamo riusciti a sopperire a questa mancanza e alla fine la griffe ha apprezzato il lavoro. Quali i riscontri in termini di visibilità? La serie è visibile da un anno e mezzo su Amazon Prime ed è stata trasmessa lo scorso gennaio da Canale 5, dove è stata seguita da oltre 3 milioni di spettatori, risultando il programma più gettonato nelle serate al netto delle partite di calcio. All’estero è stata vista in 22 Paesi, tra cui Cina, Usa, Sud America e Spagna. Vogue Spagna l’ha classificata tra i dieci contenuti cinematografici di moda più belli di sempre. Che target ha colpito? È stata apprezzata dai giovani, nella fascia di età tra i 18 e i 25 anni, ed è piaciuta tantissimo alle donne. Anche gli uomini l’hanno seguita volentieri: spinti loro malgrado da mogli e compagne, alla fine di sono appassionati. Molto positivi i commenti sui social. Anche Milano è protagonista della serie: chi vi aiutati per le ambientazioni? La città di quell’epoca è stata ricostruita dallo scenografo Luca Merlini, in collaborazione con il location manager Sergio De Vidovich. Eccezionale il lavoro di ricostruzione delle sfilate e degli atelier di Armani e di Walter Albini e anche quello della sede di Appeal, ambientata in un appartamento vuoto, dove abbiamo ricreato una redazione anni Settanta, ispirandoci alla prima sede di Vogue in Foro Buonaparte. Avete in programma una seconda serie? L’idea c’è. Bisogna capire come realizzarla e quali le risorse a disposizione, considerando che in questo caso sarebbe ambientata negli anni Ottanta, quando la moda è diventata un’industria, e quindi il lavoro sarebbe molto più dispendioso. 

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