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Lo spazio costruito

Lo spazio costruttivo

FOLIGNO (PG), Scuola G.Carducci TESI DI LAUREA, 2018 (Benedetta Diddi)

La costruttività di un edificio, spazialmente concepito in modo unitario, deve contemplare una sua integrazione con le soluzioni strutturali che ne conseguono: sono molti gli aspetti che incidono su tali scelte (economicità, durabilità, sismicità, resistenza al fuoco, reversibilità, sostenibilità ambientale, flessibilità) ma nel progetto si dovrà definire il ruolo espressivo che tali soluzioni dovranno avere. Sistemi puntuali, lineari o tridimensionali, sono innanzitutto scelte architettoniche che competono la visione complessiva del progetto, i suoi potenziali risvolti percettivi e gestionali, nonché ambientali e di rapporto con il contesto1. Ad ogni luogo differente corrisponderà una diversa opera strutturale, unica e specifica. I fattori che la determinano sono: la dislocazione spaziale delle forze esterne, le tecnologie disponibili e i valori ambientali di fondo. La concezione di un edificio coincide con la sua espressione spaziale, che a sua volta sottende una struttura costruttiva con cui trovare una sintonia. In una visione olistica dell’architettura, tutti gli elementi della sua costruzione concorrono pariteticamente al risultato finale. In un panorama così vasto, il nesso che lega l’architettura alla struttura è dunque molto stretto, ed è proprio la struttura a essere il mezzo che consente all’architettura di presentarsi come tale. L’approccio strutturale può avvenire in diverso modo e appartiene esso stesso alla sfera dell’intuizione. È possibile sintetizzare le strutture in vario modo: dal punto di vista concettuale, per esempio, possono essere resistenti per forma o per superfici. Nelle prime, la materia è pensata come non rigida, cioè flessibile, configurata in maniera specifica e vincolata a estremità fisse; così è in grado di auto-sostenersi, di far fronte ad una specifica condizione di carico e di coprire determinate luci2. Nelle seconde, invece, si cerca la strada per combinare gli elementi delle prime per ottenere strutture di superficie: sono queste il mezzo geometrico

1 Le fondazioni di un edificio, per esempio, sono spesso trascurate dal progettista, perchè s’immaginano quasi sempre nascoste ai più, considerate il piano da cui prende forma l’architettura, trascurando il legame implicito tra un’architettura ed il suo contesto, il luogo certo dell’archeologia, della geologia e del ciclo delle acque. 2 La forma è un fattore determinante per una struttura efficiente, troppo spesso per ottenere la resistenza opportuna si ragiona, invece che sulla forma, in termini di massa.

VAIANO (PO), Scuola ex-Sangiorgese TESI DI LAUREA_2017 (Damiano Paoletti)

più efficace ed intelligibile di definizione dello spazio, andando a coincidere con questo e sono pertanto delle astrazioni elementari attraverso le quali l’architettura si esprime e prende corpo. Comunque sia, con le scelte strutturali, si affrontano sempre problemi di tettonica, cioè l’espressività derivante dalla soluzione statica della forma costruttiva, il modo in cui le forze di gravità condizionano il fatto costruttivo. Esistono molte variazioni espressive, partendo da combinazioni analoghe di struttura e costruzione: colonne, muri e travi, possono essere pensati in termini di frequenza, schema, semplicità, regolarità, casualità e complessità. Come tali, le strutture possono essere utilizzate per definire lo spazio, creare unità, suggerire movimento, o sviluppare composizione e modulazione. Non esiste, infatti, un’unica soluzione, ma più soluzioni equivalenti. Tale affermazione può essere ricondotta non solo ai risultati ottenibili staticamente, ma anche facendo riferimento a criteri di determinazione dell’elaborazione architettonica, sotto il profilo funzionale ed economico. Ancora una volta, la scelta dell’unica soluzione, delle tante tra le quali optare, risulta essere elemento della creazione artistica, quindi scissa dal fatto puramente tecnico. Quando viene consentita espressività alla struttura (accade sempre più di rado oggi), essa contribuisce ad arricchire il significato dell’architettura, a volte può addirittura diventare l’elemento di maggior significato in un edificio (costruttivismo, in cui si esaspera le possibilità stilistico-estetiche della struttura), anche se l’esposizione della struttura non è un requisito obbligatorio, se non fa parte fin dall’inizio dell’espressione dell’idea architettonica. Esiste da sempre una poetica basata sul concetto di unione tra forma e struttura, tra estetica e tecnica, tra architettura e ingegneria. Nella definizione della struttura, le proprietà intrinseche del materiale influenzano le possibilità costruttive e da queste dipendono molto le scelte ed il risultato dell’assetto resistente, sulla configurazione delle tensione e delle deformazioni, in pratica sulla sensazione di pesantezza o leggerezza che si vuole ottenere. l tema della sincerità strutturale non sempre appartiene alla visione del progettista, e quando accade viene affrontato quale elemento in grado di garantire un’effettiva rispondenza della struttura alle tensioni che si sviluppano nell’oggetto architettonico, ricoprendo quindi, allo stesso tempo, un ambito formale ed estetico, capace di portare addirittura alla definizione, in un certo senso, di un’arte strutturale (la sensibilità statica rimane, al pari della sensibilità estetica, una proprietà personale). La funzionalità, la statica e l’economia (dei materiali) dovrebbero infatti armonizzarsi e, attraverso il gioco di forme e volumi, esprimere l’idea architettonica. La definizione della quantità minima di materia, con la quale ogni struttura può

PERUGIA, Scuola Carducci-Purgotti LAB_ARCH 3_2017 (Elisabetta Bistocchi)

essere realizzata, avendo definito il sistema di forze esterne, è un obiettivo importante da raggiungere (concetto di minimo strutturale, in cui la forma strutturale, una volta assegnata la materia, deve occupare il minor volume nello spazio). In questo, la natura è un riferimento fondamentale, capace come è di realizzare forme ordinate, armoniose e stabili. Ne deriva che sembrerebbe logico adottare, per ogni materiale, forme strutturali adeguate alle caratteristiche intrinseche, quindi anche forme inedite per i nuovi materiali, quando invece i nuovi elementi formali derivano da considerazioni di ben altro tipo. La ricerca della giusta forma strutturale coincide spesso con la necessaria configurazione della materia nello spazio, per arrivare ad utilizzare le minori risorse possibili per assolvere il compito strutturale, pervenendo ad una morfologia non già concepita astrattamente, ma in grado di rivelare i flussi di forze interne che la attraversano. La scelta dei materiali è fondamentale per la qualità di una architettura, ma in particolare i materiali di finitura, cioè la pelle interna ed esterna dell’edificio, ne qualificano l’aspetto e le modalità di uso. Il repertorio disponibile oggi di materiali rafforza oltremodo dire che progettare significa, quasi sempre,”effettuare scelte” tra più soluzioni “possibili”. Tra gli elementi condizionanti, in queste scelte di fondo, ci sono indubbiamente anche motivazioni storico-simboliche: il senso della continuità e della tradizione presente in alcune permanenze, o, al contrario, la volontà ad evidenziare il cambiamento e l’innovazione, hanno portato, ad esempio, all’affermazione o al superamento di alcuni materiali. Altre scelte, invece, si orientano verso il bisogno di rappresentatività, come la citazione di altre culture: in modo reverenziale o dissociativo; riferita ad altra architettura o più semplicemente ai caratteri del luogo d’intervento; o alla tradizione costruttiva maturata sui caratteri delle risorse locali. Come espressione di scelte consapevoli, i materiali sono quindi sostanzialmente mezzi linguistici di comunicazione della cultura del progetto, indizi storici e culturali complessi; a volte espressi con chiarezza, altre difficili da capire; a volte riferiti all’oggetto architettonico, altre all’ambiente che ospita l’intervento. In architettura i materiali possono anche presentarsi come semplici fenomeni plastici e percettivi: ciò avviene quando si mette in risalto l’aspetto materico delle scelte tecniche e al loro carattere viene affidato un messaggio espressivo (colore, effetti chiaroscurali, tessiture, granulosità, ruvidezza, opacità, trasparenza ecc.) che coinvolge la sfera percettiva, in particolare la vista e il tatto. Rispetto a questa interpretazione, che sinteticamente possiamo definire come senso materico delle finiture dell’architettura, il campo delle variabili è ovviamente illimitato.

PRATOVECCHIO STIA (AR) Nuova Scuola Materna, CONCORSO DI PROGETTAZIONE_2017 (ZaniratoStudio e Alberto Stazio)

Ciò fa affermare che i materiali non sono solo espressione e linguaggio della “funzione”, ma anche segni cristallizzati della storia e dell’inconscio. In tal senso, sono resistenti al cambiamento e ciò spiega perché accanto ai nuovi materiali sono sempre presenti e difficilmente sostituibili materiali e forme tecniche antichissime, altrimenti ingiustificabili. Nella definizione dell’aspetto materico dell’opera, il dibattito può spaziare se sia, o debba essere, il materiale a determinare la forma, o, se sia o debba essere, la forma a forzare la scelta del materiale. Possono pertanto esistere dubbi e, a volte, posizioni assai contrastanti, su quale relazione debba esserci tra le componenti dell’architettura: la funzione, la forma, il materiale3 . Il rapporto tra cultura del progetto e cultura dei materiali non è essenzialmente sospinto da una natura storico-simbolica, ma anche da una natura percettiva insita nella materia. Gli elementi legati a questa natura, che qualificano il materiale e il suo uso nella costruzione, sono: elementi percepiti attraverso la vista, come il colore, i chiaroscuri e le tessiture e, quelli che possono essere percepiti attraverso il senso tattile, come le sensazioni di liscio-ruvido, granuloso-levigato, grezzo-fine, duro-morbido, caldo-freddo e così via. A monte di tutte queste considerazioni, possiamo intuire come la scelta del materiale costruttivo risulti essere espressione di una cultura, di un riferimento attribuito ai valori della costruzione, di tradizione e di rappresentatività. I materiali, dunque, sono mezzi di comunicazione culturale del progetto e possono avere valore semantico, in quanto segnali di fatti storico culturali, riferiti all’oggetto architettonico o all’ambiente. I bambini più piccoli, nella scuola d’infanzia, hanno processi cognitivi caratterizzati da una forte sinestesia, in cui un senso attiva gli altri sensi. Per questo motivo, hanno un approccio alla conoscenza che utilizza tutti e cinque i sensi: sono di fatto un laboratorio sensoriale e meritano un ambiente che sia ricco, variegato e interessante da un punto di vista sensoriale. Il paesaggio materico, cromatico, luminoso, si deve quindi caratterizzare per una marcata complessità e varietà, per supportare il bambino nel suo percorso di crescita. La dimensione sensoriale nella conoscenza perde importanza man mano che i bambini crescono, ma rimane un importante sistema di esperienza cognitiva e ambientale. La scuola dev’essere perciò un paesaggio cromatico e materico al suo interno, stimolante e cangiante come le sue attività. Gli ambienti scolastici devono essere insonorizzati, per fare in modo che i suoni non si diffondano, disturbandosi a vicenda, anche perchè la musica sta acquisendo ruoli e spazi

3 La questione è affrontata con un riferimento alla teoria aristotelica della “quattro cause”: materialis (materiale), formalis (forma), finalis (l’obiettivo), efficiens (ciò che produce l’effetto); modi, tra loro connessi, dell’essere responsabile, e che si identificano con il produrre.

PERUGIA_Scuola Carducci-Purgotti LAB_ARCH 3_2017 (Elisabetta Bistocchi)

POGGIBONSI (SI)_Scuola L.Da Vinci LAB_ARCH 3_2016 (Arianna Fusi)

FOLIGNO (PG)_Foro Boario LAB_ARCH 3_2017 (Francesca Cantale)

FOLIGNO (PG)_Scuola G.Carducci LAB_ARCH 3_2017 (Benedetto Fattoi)

FIRENZE_Istituto Superiore Meucci LAB_ARCH 3_2016 (Anna Keitemeier)

crescenti nella scuola del futuro. Questo vale sia per i rumori che si possono generare dall’interno che quelli che provengono dall’esterno: ciò significa una scelta adeguata dei materiali di finitura ed idonee capacità di abbattimento/isolamento, per gli spessori di pareti e solai (riverbero, trasmissione). Il progetto dell’illuminazione dovrà essere particolarmente curato, al fine di assicurare il rispetto dei livelli di illuminamento previsti dalla normativa, ma dovrà anche essere occasione progettuale finalizzata a valorizzare gli ambienti e contribuire al benessere delle persone che li useranno. Da un punto di vista energetico, fermo restando l’analisi progettuale legata all’orientamento dell’edificio e alla valorizzazione della luce naturale, dovranno essere impiegate luci a bassissimo consumo energetico, di tipo “dimmerato”, di adeguata colorometria, con sensori di presenza delle persone. La concezione di una scuola “aperta” comporta la consapevolezza che tutta l’impiantistica che l’assiste debba essere più sofisticata, per sostenere usi differenziati e più estesi nel tempo. Il comfort ambientale è strategico in una scuola che prevede che gli ambienti abbiano pareti apribili, che la densità di frequentazione possa variare in modo marcato, che la destinazione d’uso dei luoghi sia flessibile. La flessibilità impiantistica risponde a due esigenze: una spaziale, innescata dal cambio di conformazione degli ambienti e dall’uso diversificato dei luoghi della scuola (cioè si devono accendere le luci, riscaldare, raffrescare, attivare la sicurezza e illuminare a volte solo una parte dell’edificio, a volte una stanza che raddoppia o dimezza le dimensioni aprendo delle pareti scorrevoli), una seconda esigenza di flessibilità riguarda gli utenti (diverso è climatizzare un ambiente frequentato da molti adulti, come genitori in riunione, o pochi bambini, come attività di studio a piccoli gruppi nell’agorà). Gli impianti devono essere quindi impostati a matrice, con la possibilità di spegnerli e accenderli a tranche e regolarli separatamente. L’impianto di distribuzione elettrica dev’essere a sua volta del tipo flessibile, prevedendo la possibilità di modificare il tipo di servizio fornito nei terminali, favorendo la personalizzazione degli spazi e la loro capacità di adeguarsi ai cambi d’uso (meglio se del tipo a “stella”, per non favorire l’insorgenza di campi magnetici, così ogni ambiente avrà un quadro elettrico che ne consente la gestione autonoma). La realizzazione del nuovo edificio da adibire a scuola rappresenta una occasione unica, non solo da un punto di vista tecnologico, ma anche come occasione formativa in ambito ambientale. Perseguire l’efficienza energetica e la riduzione dell’impatto ambientale del costruito, all’interno della progettazione di un distretto scolastico, sotto il profilo tecnologico, è necessario e opportuno, ma non può essere trascurato il potenziale didattico che un luogo di formazione,

SAN MINIATO (PI), Polo dei Licei del Valdarno TESI DI LAUREA_2017 (Valentina Longo)

come quello di specie, può esprimere, nei confronti delle nuove generazioni che lo frequenteranno. Per questo, è di fondamentale importanza dichiarare, rendere percepibile e visibile, lo sforzo per limitarne al massimo l’impatto ambientale, affinché il luogo diventi esso stesso un modello di riferimento di educazione ambientale. Anche l’uso razionale delle risorse idriche dovrà trovare evidenza, ponendo l’attenzione sul valore pedagogico del riciclo delle acque piovane, per uso sanitario o irriguo, e in generale la gestione della risorsa acqua, con la possibilità di renderne visibile e percepibile il recupero e la preziosità. Ciò richiede un approccio olistico (totalmente integrato) all’inizio del progetto per inserire la programmazione, la progettazione, la costruzione e le informazioni operative, ricorrendo a criteri appositi4 . In generale, gli edifici soddisfano una varietà di requisiti relativi alla loro funzione, desunti da specifiche normative, che normalmente non si soffermano su aspetti di natura progettuale, costruttiva e di gestione, che possono incidere sostanzialmente sulla qualità dell’aria interna (IAQ), quindi su aspetti salutistici, il comfort e la produttività degli occupanti, molto importante per una comunità scolastica. L’umidità è una delle cause più comuni dei problemi negli edifici5, i contaminanti provenienti da fonti esterne possono pure avere un’influenza importante6 (inquinanti atmosferici che entrano in un edificio attraverso la ventilazione e le infiltrazioni. I sistemi meccanici svolgono un ruolo importante nel fornire una buona IAQ attraverso ventilazione, pulizia dell’aria e mantenimento del confort. Tuttavia, poiché molti sistemi meccanici trasportano acqua, o si bagnano durante il funzionamento, possono anche amplificare e distribuire contaminanti microbici. Molti materiali da costruzione, finiture e arredi, emettono composti che possono causare disagio, irritazione o altri impatti sulla salute più gravi7 . Gli scarichi della costruzione e le attività svolte in essa possono essere fonti significative di contaminanti dell’aria interna.

4 La LCCA (Life-Cycle Cost Analysis), per esempio, è un metodo di valutazione economica dei progetti, nel quale i costi derivanti dal possedere, usare, mantenere e, infine, smaltire un certo progetto, sono considerati fondamentali per prendere una decisione. 5 consente la crescita di microrganismi, la produzione di VOC e allergeni microbici, il deterioramento dei materiali e altri processi dannosi per la IAQ. Inoltre è stato dimostrato che l’umidità è fortemente associata a esiti avversi per la salute. 6 Questi contaminanti includono particelle e gas nell’aria esterna, contaminanti nel suolo e nelle acque sotterranee, erbicidi e pesticidi applicati intorno all’edificio e contaminanti trasportati da parassiti. 7 Alcune emissioni possono essere relativamente benigne se viste singolarmente, ma reagire con altri composti nell’aria, come l’ozono, per formare prodotti secondari più irritanti o dannosi. Materiali, finiture e arredi difficili da pulire possono contribuire ai problemi IAQ necessitando l’uso di detergenti forti.

IMPRUNETA (FI), Scuola nel Parco dei Sassi Neri LAB_ARCH 3_2015 (Federica Bavetta)

La progettazione deve concentrarsi sulla riduzione delle fonti di contaminanti e sulla captazione vicino alla loro fonte di emissione: i rimanenti devono essere diluiti con aria di ventilazione o ridotti per filtrazione e pulizia dell’aria (FAC). Il condizionamento e il trasporto dell’aria di ventilazione rappresentano, perciò, una parte significativa del consumo energetico degli edifici8 . Il sistema di ventilazione meccanica è necessario per assicurare le condizioni di confort indispensabili, ma può anche essere previsto un sistema di ventilazione naturale, per esempio attraverso i camini solari distribuiti nella struttura: dotati di serrande motorizzate, opportunamente coordinate con altre aperture motorizzate poste sul perimetro, potrà essere indotto, durante le ore notturne, un flusso di aria naturale che provvederà al raffreddamento della struttura (free cooling notturno). Questa possibilità sarà gestita dal sistema di automazione, con la finalità di smaltire il calore accumulato dalla struttura durante le ore di irraggiamento e dovuto ai carichi endogeni, contribuendo sensibilmente alla riduzione del fabbisogno energetico. La definizione delle caratteristiche energetiche e tecnologiche della struttura dev’essere ispirata alla massima efficienza energetica e gestionale. L’analisi non può prescindere dalle caratteristiche geometriche della struttura, dalle sue caratteristiche di utilizzo e da una serie di prerogative legate all’impiego di materiali ecosostenibili, dal livello di comfort desiderato, ecc.; certamente l’analisi non può risolversi con il semplice rispetto della normativa applicabile, quando la struttura contiene una serie di ambiti che si caratterizzano per differenti utilizzi, sia in termini di funzione che di periodi d’impiego. È importante individuare la migliore strategia in funzione dell’attività che realmente è svolta all’interno dell’edifico, mediando le caratteristiche funzionali relative all’uso previsto nella fasi di progetto ed una o più ipotesi di modifica delle successive. Lo strumento preposto a tale analisi è la simulazione dinamica9: la condizione di stazionarietà non corrisponde alla realtà, ciò in considerazione dell’alternanza giorno-notte, della variazione di temperatura dell’aria nelle varie ore della giornata, dell’esposizione all’irraggiamento solare o alla presenza di carichi endogeni all’interno dell’area in esame, quali persone, luci, ecc.. Tutti questi fattori incidono sul comportamento reale della struttura in base alla sua costante di tempo10 .

8 L’impianto aeraulico assicura il ricambio di aria necessario al mantenimento delle ideali condizioni di salubrità: con una portata maggiore funzionale si può impiegare l’aria esterna come free coolig, il tutto in funzione della concentrazione di CO2 rilevata nell’aria espulsa, impiegando un recuperatore ad altissima efficienza. 9 questa calcola per ogni quarto d’ora lo scambio energetico che avviene all’interno dell’area analizzata, considerando, al contrario di quanto avviene attraverso il calcolo in regime stazionario o semistazionario previsto dalla normativa, le caratteristiche di accumulo e di scarica dell’energia da parte delle strutture oltre alla puntuale presenza dei carichi termici endogeni. 10 La costante di tempo di una determinata struttura, funzione del prodotto della resistenza termica per la

PALERMO, Polo Scolastico Sud CONCORSO DI IDEE_2017 (ZaniratoStudio e Claudia Pescosolido)

Con la giusta strumentazione si dovrebbe quindi calcolare, nella reale condizione di uso della strutture, qual è il reale fabbisogno di energia, consentendo l’individuazione di un corretto ed efficace equilibrio energetico tra l’edificio e l’ambiente. Oltre alle caratteristiche passive dell’edificio (relativamente facile da raggiungere e non sempre strettamente necessario in certe condizioni climatiche), sarà utile definire qualsiasi scenario di utilizzo degli spazi, con la dotazione di specifici sistemi impiantistici e conoscere, avendo preventivamente caratterizzato i macchinari installati, i reali consumi di energia che da essi deriveranno. Nello stesso istante o periodo, è utile conoscere il livello di illuminamento naturale all’interno dell’ambiente, l’eventuale integrazione di illuminazione artificiale, caratterizzando esattamente da un punto di vista energetico ogni componente presente. Contestualmente, è possibile caratterizzare il grado di comfort atteso calcolando l’indice PMV, ovvero l’indice di valutazione dello stato di benessere di un individuo che tiene conto delle variabili soggettive e ambientali. Il sistema di automazione e gestione degli impianti tecnologici di tipo elettronico, con unità di regolazione programmabili e predisposte per essere collegate ad una unità centrale di supervisione locale e/o remota, consente un’efficace gestione degli edifici nella loro integrità, con notevoli risparmi gestionali. Ogni area funzionale potrà essere così autonomamente attivata, senza generare la necessità di riscaldare o raffreddare sezioni di fabbricato che non siano in uso. Secondo i presupposti d’impiego derivati dalla funzione “civic center”, sarà utile predisporre in questo modo un sistema di contabilizzazione dell’energia utilizzata. Le ragioni che generano il fabbisogno di energia sono certamente derivanti dalle caratteristiche passive dell’involucro edilizio, dalla forte presenza di carichi termici endogeni, dalla necessità di assicurare una adeguata salubrità degli ambienti mediante il ricambio dell’aria, il tutto all’interno di un edificio che dovrebbe avere caratteristiche tendenzialmente NZEB (edifici ad energia quasi zero, con consumi quindi molto limitati ed auto-produzione dei fabbisogni energetici). Vi è la necessità di considerare la presenza del forte carico termico derivante della presenza delle persone, gli studenti, all’interno di ambienti iper-isolati: per ovviare ai fisiologici problemi di surriscaldamento, l’impianto ideale potrebbe essere del tipo radiante a soffitto. Con tale tecnologia è possibile disporre di un sistema a bassa inerzia termica (anche meglio dei sistemi a pavimento, definiti a “ bassa inerzia”)11 .

capacità termica, caratterizza il tempo di riscaldamento o raffreddamento di un corpo a parità di resistenza termica. 11 Tale sistema prevede l’impiego di fluidi ad un livello di temperatura ideale sotto il profilo energetico (bassa entalpia per il riscaldamento – temperature elevate 16°C per il raffreddamento) ed è perfettamente integrabile con l’impianto aeraulico e di illuminazione. Ogni zona può essere attivata, disattivata e regolata singolarmente.

OLLONICA (GR), Scuole Parco Centrale CONCORSO DI IDEE_2015 (ZaniratoStudio e Alberto Stazio)

Per ciò che riguarda la produzione di acqua calda e/o refrigerata, è opportuno al momento orientarsi su sistemi a pompa di calore, alimentati elettricamente dall’impianto fotovoltaico; attraverso la simulazione dinamica, sarà possibile caratterizzare il tipo di impianto, simulandone il funzionamento ed il relativo bilancio ambientale ed economico, su base annua, comprendendo la produzione elettrica dell’impianto fotovoltaico disponibile nel medesimo istante in cui si genera il funzionamento della pompa di calore12. Potrebbe essere utile la possibilità di prevedere alcune pompe di calore polivalenti (con rendimenti elevatissimi in caso di simultanea produzione di acqua calda e refrigerata)13 . Per aree ad uso specifico (Palestra, Aula Magna, Mensa) saranno da privilegiare invece sistemi a tutt’aria, affinchè i tempi di messa a regime siano particolarmente ridotti ed attivabili singolarmente (riscaldamento invernale e la climatizzazione estiva).

12 I livelli di temperatura dei fluidi necessari per l’impianto radiante sono particolarmente adatti al sistema di produzione proposto perché ne massimizzano l’efficienza. Detto sistema di produzione è sempre necessario, anche in presenza di un sistema di approvvigionamento del calore esterno (teleriscaldamento), in ragione della necessità di climatizzazione estiva. 13 Quando nell’edificio è presente simultaneamente la necessità di raffreddarsi e riscaldarsi, elemento caratteristico in questi ambienti iper-isolati in ragione dell’intenso carico termico dovuto alla presenza di persone, in sostanza quanto il singolo ambiente è vuoto in pieno inverno è necessario riscaldare, ma immediatamente dopo l’ingresso delle persone è necessario raffreddare per assicurare le condizioni di comfort, i rendimenti di produzione derivanti dall’applicazione di questa tecnologia sono elevatissimi.

PRATOVECCHIO STIA (AR), Nuova Scuola Materna CONCORSO DI PROGETTAZIONE_2017 (ZaniratoStudio e Alberto Stazio)

SAN GIULIANO TERME (PI), Polo Tecnologico Scuola Sant’Anna di Pisa PROCEDURA RISTRETTA_2017 (ZaniratoStudio)

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In quest’opera sono raccolte molte esperienze didattiche e progettuali sul tema della scuola innovativa, condotte dall’autore negli ultimi anni all’interno della Scuola di Architettura di Firenze e professionalmente: si tratta di progetti pensati per molti luoghi specifici e concreti di città italiane, presentati all’interno di un percorso didascalico e metodologico che ne racconta ispirazioni, genesi, evoluzione e costruttività. Le forme di approccio al progetto presentate, attraverso il coinvolgimento dei caratteri dei luoghi, danno forma al “progetto delle relazioni”, nella convinzione che in architettura, più che la qualità dell’edificio è importante la qualità delle relazioni che questo è in grado di instaurare: spaziali, temporali e funzionali. La “traduzione” dell’idea compositiva in progetto d’architettura dovrebbe essere l’articolata esperienza di ogni percorso progettuale, che è anche ideativo. Gli “elementi costitutivi” dell’architettura sono pertanto i capisaldi del percorso progettuale, che si devono articolare liberamente alla ricerca di un possibile “scenario” trasformativo: le connessioni tra i diversi spazi relazionali, sia interni che esterni; la spazialità delle funzioni e delle componenti strutturali, costruttive e materiche, costitutive dell’immagine concreta delle fruizioni. Una scuola è uno spaccato formidabile della società e della città che la rappresenta: “città nella scuola” significa che l’organismo scolastico è equiparabile alla complessità dell’urbano. Considerare lo spazio scolastico come “spazio educante” condensa in sé il potenziale di queste architetture. E’ perciò che le scuole vanno pensate e ben rappresentano le “scuole di pensiero” legate all’architettura, come processo di trasmissione di valori e pertanto l’opera è strutturata come una sorta di “manuale” di progettazione architettonica.

Claudio Zanirato, architetto e dottore di ricerca, è ricercatore e docente di progettazione architettonica e urbana presso la Scuola di Architettura di Firenze. Attività di ricerca e professionale insistono sui temi delle relazioni progettuali negli scenari di trasformazione urbani e naturalistici, con l’intento di operare una continuità paesaggistica tramite specifiche metodiche d’indagine. Sviluppa interessi per gli edifici e gli spazi pubblici urbani, per il recupero architettonico ed urbano, per il design degli spazi aperti. Le sue opere sono espressione di una continua ricerca sul rapporto tra l’uomo ed il territorio, tra lo spazio progettato ed il paesaggio. Conduce da tempo indagini fotografiche territoriali a tema, sondandone le valenze spaziali e progettuali. Ha presentato le proprie opere, ricerche, progetti e realizzazioni, in mostre, convegni e sedi accademiche, oltre che in diverse pubblicazioni, ottenendo numerosi riconoscimenti in concorsi e selezioni, nazionali ed internazionali.