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Alla Cantinetta Antinori con Renzo Cotarella

ALLA CANTINETTA Antinori paolo baracchino fine wine critic info@paolobaracchino.com www.paolobaracchino.com CON RENZO COTARELLA

È sempre un piacere andare a cena alla Cantinetta Antinori di Firenze. Sono andato il passato dicembre, col dottor Renzo Cotarella, amministratore delegato della Marchesi Antinori Spa e con l’amico Sergio Antonini.

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Per me è d’obbligo, si fa per dire, andando alla Cantinetta Antinori di Firenze, mangiare la pappa al pomodoro un pò piccante, la migliore mai mangiata, poiché è troppo piacevole e solo a pensarci mi viene l’acquolina in bocca. Per secondo piatto ho mangiato la milanese, buonissima come sempre. Sono un goloso del fritto in generale. La cosa importante della serata è che, dopo aver bevuto una piacevole bollicina, esattamente il Blanc de Blancs Antinori, ho degustato e bevuto, nell’ordine Il Pian delle Vigne Brunello di Montalcino annata 2017. Non posso dimenticare il loro piacevolissimo Brunello 2016, come neppure i loro rossi di Montalcino 2018 e 2019. Devo dire che finalmente l’azienda è riuscita a fare vini con uve perfettamente mature e non surmature. Non ho sentito la ciliegia candita, ma una ciliegia croccante. Il secondo vino è stato il Pinot nero del Castello della Sala 2018 che ho trovato accattivante per la presenza all’olfatto di un’intensa e piacevole rosa canina. Questo Pinot nero negli anni passati l’ho sempre trovato non ben equilibrato gustativamente, con la massa alcolica che dominava la freschezza, mentre nelle annate 2016 e 2018 questo non è avvenuto, lo dimostra il fatto che, quando vado nei ristoranti e lo trovo in carta, lo ordino volentieri. Per ultimo abbiamo bevuto il Solaia annata 2018, che mi è piaciuto molto, anche se non è al livello del 2015. Naso ricco e vario con finale di sesso sfrenato. Al naso ho trovato una lieve nota verde e al gusto nel finale ho sentito i tannini lievemente brucianti sulla gengiva superiore. Seguono le mie note di degustazione dei 3 vini degustati, preceduti dalle mie precisazioni sui tannini. Per quanto riguarda la larghezza del tannino, è importante che faccia le precisazioni che seguono, affinché possa esser compresa. Io sento il tannino del vino sulla gengiva superiore. La totale larghezza del tannino è 6/6, cioè tutta la larghezza della gengiva superiore. Ovviamente, se il tannino è meno largo, potrà esser per esempio 5/6 e così via. La larghezza del tannino è importante quando la qualità dello stesso è di buono o alto livello. Più il tannino è largo, più il vino è degno d’attenzione, ma il tannino, come ho precisato, dev’essere, in ogni caso, di buona qualità. Passiamo adesso a descrivere i vini degustati.

PIAN DELLE VIGNE Brunello di Montalcino Docg annata 2017

Abito rosso rubino. Il bicchiere libera nell’aria profumi d’ambra, ciliegia matura, menta, eucalipto, caramella mora morosita, lievi di pepe nero, anice stellato e caffè freddo. Al palato mostra un corpo medio e un buon equilibrio gustativo tra alcol e freschezza, quest’ultima domina senza ripensamenti la massa alcolica. I tannini sono dolci, abbastanza larghi (5/6++), inizialmente setosi per poi asciugare lievemente la gengiva superiore. Lunga è la sua persistenza gustativa con sapore di ciliegia e lieve boisé. Si è trattata di un’annata non facile ma nell’insieme il vino è piacevole, non ha note di ciliegia candita, anche se non è a livello del 2016, per me la migliore annata di Brunello di Montalcino mai fatta da quest’azienda. (91/100)

CASTELLO DELLA SALA Pinot nero annata 2018

Veste rosso lievemente granato con fine bordo cipolla rosa. Naso accattivante con intenso profumo di rosa canina seguita da clorofilla, gomma da masticare, peperone verde, ciliegia, lampone, dolce della parte esterna del confetto, lievi di geranio per terminare con sussurri d’ambra e balla di iuta. Al palato è sapido e ha corpo medio. Vino ben equilibrato con la freschezza che domina la massa alcolica. I tannini sono abbastanza larghi (5/6), fini e vellutati. Lunga è la sua persistenza gustativa. È un vino fine ed elegante che mi ricorda per la piacevolezza l’annata 2016, anche se in quest’ultima il vino aveva un pò più di struttura. Per me le 2016 e 2018 sono le migliori annate di questo Pinot nero. (92/100)

SOLAIA annata 2018

(uvaggio: 75% Cabernet sauvignon, 20% Sangiovese e 5% Cabernet Franc) Abito rosso rubino e porpora intensi. Dal bicchiere si innalzano numerosi e vari profumi d’anice stellato, caffè freddo, pastello di cera, inchiostro, mora, cassis, prugna, buccia verde dei piselli, caramella mou al latte, menta, eucalipto, vaniglia, intensi d’ambra, gesso, cioccolato per terminare con un ricordo di sesso sfrenato. Al palato esplode un piacevole sapore fruttato di prugna, cassis e mirtillo. Il corpo è medio e il vino ha un perfetto equilibrio con la freschezza che domina completamente la massa alcolica. I tannini sono dolci, larghi (6/6), setosi, spessi e compatti. Nel finale si sente bruciare leggermente la gengiva superiore. Lunga è la sua persistenza gustativa con finale di cassis. (98/100) Il dottor Renzo Cotarella e Paolo Baracchino

Al termine della cena mi sono sentito perfettamente appagato per la compagnia, per il cibo ma anche per i vini e mi sono complimentato con Renzo per i miglioramenti qualitativi riguardanti il Brunello di Montalcino e il Pinot nero. Il Solaia è sempre stato di alto livello ed è uno dei vini italiani che io preferisco da sempre.