Mestieri d'Arte & Design n°8

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di Susanna Ardigò

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ET ORGANO PROTAGONISTI DELLA LITURGIA NELLE CHIESE DI TUTTO IL MONDO

«Laudate Dominum in chordis et organo», si legge sulle casse degli organi che ammiriamo nelle chiese. Un verso tratto dal Salmo 150, che insegna al fedele come non esista miglior maniera di lodare Dio se non attraverso la musica. Ed è proprio il maestoso organo a canne a essere tuttora lo strumento principe della liturgia: strumento che in Italia ha una sua precisa caratterizzazione. Le sonorità del Principale e del Ripieno, due registri fondamentali nella disposizione fonica dello strumento, hanno infatti raggiunto nel Rinascimento «timbriche poi cristallizzate come prettamente italiane, rimaste a riferimento nell’attuale ricerca sonora dei maestri organari (…). Da sempre banco di prova per artigiani e maestri d’arte, l’organo di fattura italiana si è presto distinto come strumento articolatissimo, ancor più nella sua versione completamente meccanica, dal mantice che porta l’aria alle canne (decine di migliaia negli esemplari

più grossi) alla trasmissione del comando da ogni tasto: un lavoro che ha mantenuto nel tempo la capacità di costruire modelli molto simili a quelli del passato», come scrive Giuditta Comerci in Liuteria (da Mestieri d’Arte e Made in Italy, a cura di Paolo Colombo con Alberto Cavalli e Gioacchino Lanotte). Il territorio intorno a Crema, tra le ricche città di Cremona e Brescia, si è rivelato nel corso dei secoli un vero e proprio centro di eccellenza per la creazione e il restauro degli organi a canne: qui, sin dal Rinascimento, sono state attive botteghe di organari che hanno creato alcuni degli strumenti più significativi del nostro Paese. E ancora oggi, a Crema e negli immediati dintorni, operano artigiani che non solo costruiscono organi prestigiosi, ma che sono in grado di restaurare con competenza e rigore i capolavori dei secoli passati. Come Bottega Organaria, che a Soncino (annoverato tra più

IN SAECULA SAECULORUM In alto, le meccaniche di un organo settecentesco aperto. A lato, in basso, Claudio D’Arpino nel corso della delicata fase di regolazione delle meccaniche; in alto, l’organo Carolus Sanarica del 1757 della cattedrale di Oria nel Brindisino (www.bottegaorganariasoncino.it).

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