Mestieri d'Arte n°5

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Eccellenze dal mondo

Prima di essere importata nel nostro continente, con risultati ammirevoli, la porcellana vantava già un’esistenza millenaria e un’origine lontana ed esotica: la Cina del VII secolo. Le ricette segrete per produrre il cosiddetto «oro bianco», dal costo esorbitante, venivano difese al costo della vita. Per questo la porcellana dura, bianca e pura come la conosciamo, inizia ad essere prodotta in Europa solo a partire dal 1710 presso una manifattura che è ancora in attività, dopo tre secoli di storia: MEISSEN. La storia della porcellana di Meissen (o di Dresda) ha i caratteri della fiaba. È frutto dell’incontro tra un vetraio, caparbio studioso di reazioni chimiche (E. W. von Tschirnhaus) e un alchimista di talento ( J. F. Böttger), rapito dal suo sovrano (Augusto II il Forte, elettore di Sassonia e re di Polonia) e rinchiuso in una prigione dorata affinché sintetizzasse l’arcanum per antonomasia: la pietra filosofale. Il duo, neanche a dirlo, non scoprì come ottenere l’oro dalla vile materia, ma riuscendo a imitare -e secondo alcuni superare- la perfezione e bellezza della porcellana asiatica, non solo portò grandi ricchezze al sovrano e grande lustro alla Sassonia, ma mise anche un enorme potenziale espressivo a disposizione degli artisti-artigiani europei. La manifattura reale fu fondata presso il Castello di Albrechtsburg di Meissen, cittadina dove era situata una miniera di caolino, ingrediente fondamentale per la mescola della porcellana dura. Ma il mo-

Pizzi e fiori applicati resero più preziose le porcellane nell’Ottocento

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nopolio di MEISSEN durò solo 7 anni, ossia fino a quando l’arcanum dell’oro bianco fu tradito da Stöltzel, che pur tornò in manifattura pochi anni dopo insieme a un talentuoso decoratore e incisore: Höroldt. Questi diventò responsabile delle decorazioni, introducendo il famoso decoro dal sapore orientale «Blue Onion», (utilizzato ancor oggi dal 1739), e creando nella sua carriera più di 10.000 formule di colore e 700.000 stampi. Le primissime porcellane venivano infatti decorate solamente con uno smalto dorato, l’unico in grado di reggere la cottura. Ora invece, con una ricca tavolozza cromatica, la creatività poteva avere libero sfogo. Chi ne approfittò fu il più importante scultore e modellista della storia di MEISSEN: J. J. Kändler, che per 40 anni diede vita a centinaia di animali e figurine galanti in stile rococò, riconoscibili stilemi della manifattura, oggetti irrinunciabili per qualsiasi sovrano. Nell’Ottocento il neorococò guarnì di pizzo e fiori applicati i pezzi più preziosi. Dopo il difficile periodo delle due guerre mondiali la manifattura è tornata ai suoi antichi splendori, e con il nuovo millennio e sotto la guida del suo nuovo AD Christian Kurtze sembra voler recuperare tutto il meglio dei secoli passati: «La perizia e maestria artigiane, chiave delle nostre tecniche di produzione, sono importanti oggi allo stesso modo di secoli fa. Le lavorazioni

Da sinistra, il pendente Mongolfiera di MEISSEN Joiallerie; la teiera Ortensie Bianche (1739) e l’Aquila Testabianca di Jorg Danielczyk (2008).

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