Mestieri d'Arte n°5

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Occhielli

La ricerca è nei Paesi dove la scuola incoraggia talento e pensiero ma i giovani designer e creativi di tutto il mondo vengono in Italia per acquisire una legittimazione culturale Cake Stool dei brasiliani Fernando e Humberto Campana; i vasi Talea di Daniele Papuli, paper artist; le sedute e i tavoli Sassoft di Akomena, i Reformed Objects di Adrien Petrucci… Oggetti fortemente poetici, la cui intensa «presenza» qualifica e anima lo spazio. «Oggi più che mai il design», afferma Luisella Valtorta, «deve mettere al centro l’uomo e la qualità della sua vita, occuparsi dei suoi bisogni fondamentali, suscitare emozione e insieme stimolare il pensiero». Ma da sempre Dilmos predilige oggetti ad alto contenuto «umano», capaci di esprimere il carattere, l’individualità dell’autore, con una speciale forza comunicativa e narrativa. In questo si coglie la coerenza esemplare del suo percorso, pur nella molteplicità e ricchezza delle proposte autoriali, che spaziano dal rigore al ludico, dal minimalista all’iperdecorativo, sempre nel segno della ricerca più originale e innovativa. Approcciare l’autore, l’artista dietro all’opera è stata la grande scommessa. Per questo Dilmos diventa anche editore, vivendo la creazione in prima persona a fianco dell’autore, interagendo con lui nel più grande rispetto della sua individualità e del progetto. In questo processo entra in gioco anche il ruolo dei maestri artigiani, spesso coinvolti in modo fondamentale nell’opera. «L’artigiano oggi deve avere cultura, conoscenza dei materiali e delle tecnologie. Il suo ruolo è basilare: egli è l’esecutore della sensibilità del progetto. La maestria artigiana è un grande valore, ma solo nella misura in cui è capace di sposare la cultura del progetto e vivere nella contemporaneità». Per Dilmos quella di non specializzarsi è una precisa scelta. L’interesse è su tutti i materiali, dalla ceramica al vetro, dai metalli al mosaico, dal legno alla carta, dalle materie plastiche al tessuto. «Ci interessa promuovere la grande manualità storica

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italiana portandola nella contemporaneità»: è il caso, emblematico, di Akomena, che ha saputo magistralmente rinnovare la grande tradizione del mosaico ravennate grazie alla ricerca e alla sperimentazione nel campo del design e dell’architettura d’interni. Vera pioniera delle tendenze più contemporanee del design e delle arti applicate, appassionata scopritrice di talenti, Luisella Valtorta ha la soddisfazione di poter dire che «anche l’azienda oggi comincia ad accostarsi al concetto di poetica dell’oggetto, valorizzando l’individualità dell’artista, l’umanità del progetto». Non soltanto: l’autoproduzione, di cui Dilmos è stata prima promotrice in Italia, si afferma oggi come tendenza portante del design contemporaneo. Dilmos ha toccato in grande anticipo questo fenomeno e l’ha sempre sostenuto. E l’Italia, le chiediamo? Può ancora vantare un prestigio internazionale nel mondo del design e delle arti applicate? Ci risponde che «oggi la ricerca è altrove, nei Paesi dove la scuola incoraggia il pensiero e il talento: alla Design Academy di Eindhoven, all’Ecal di Losanna, al Royal College of Art di Londra…». Ma per i giovani designer e creativi di tutto il mondo l’Italia resta un punto di riferimento: per la sua storia, per i suoi grandi nomi, per le sue straordinarie aziende, per la manualità eccellente che è ancora patrimonio diffuso. Gli stranieri vengono in Italia, e soprattutto a Milano, non soltanto per realizzare e produrre qui le loro opere quanto per acquisire una sorta di «paternità», di legittimazione culturale. Il successo del Salone del Mobile ne è testimonianza. È vitale però mantenere e difendere questo primato, non viverlo come una sinecura: a partire soprattutto dalle nostre scuole, che dovranno compiere un grande sforzo di apertura e di contemporaneità, investire nella ricerca e nella sperimentazione, dialogare con le più importanti realtà internazionali, lavorare con i professionisti e collaborare con il mondo dell’industria in modo continuo e strutturato. «È una sfida che possiamo vincere, abbiamo la storia e la cultura per farlo».

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