Mestieri d'Arte n°5

Page 20

20

Pensiero Storico

dono pazienza e perizia artigiana, è nelle fasi che precedono e seguono la mera produzione che è possibile ritrovare molte similitudini con i modi dell’artigianato. In che modo potremmo definire un virtuoso modellista come Giovanni Sacchi, collaboratore preziosissimo di tutti i grandi designer milanesi, se non un superbo artigiano? Ma è anche nei centri studi dell’industria che si è trasferita la pazienza della ricerca e della sperimentazione, così come negli uffici comunicazione e pubblicità. Pensiamo alle esperienze della Olivetti, a quelle de La Rinascente, là dove i designer, gli ingegneri e i modellisti cercavano soluzioni e vagliavano alternative sperimentando forme e materiali. Del tutto artigianali erano le ricerche di Nizzoli per le carrozzerie delle macchine per scrivere, realizzate poi da innovative tecnologie di stampaggio a iniezione delle leghe d’alluminio. Forme eleganti che trascendono la mera funzione, come nel caso della leva che governa il carrello della Lexikon 80, vera e propria scultura d’uso quotidiano. E non era forse un artigiano Pintori, nel suo elaborare a china bozzetti per campagne pubblicitarie destinate a entrare nella storia della grafica? E cosa dire del lavoro di Albe Steiner o di Max Huber a La Rinascente, delle vetrine progettate da Bruno Munari o da Roberto Sambonet e costruite come accumulazioni ordinate di merci elevate al rango di oggetti degni della contemporanea pop art? Già, l’arte. Per lunghissimo tempo artigiano e artista hanno condiviso il medesimo mondo. Cos’era un artista se non un artigiano particolarmente dotato, il cui talento lo rendeva capace di elevarsi nei ranghi di una corporazione sino ad assurgere al ruolo di maestro, autore di capi d’opera che diventavano modello e paragone per nuove realizzazioni? Poco importa fosse pittore o musicista, scultore, orafo o ebanista. Proprio qui l’irrompere della modernità diventa particolarmente visibile nel suo scardinare consolidate consuetudini. La modernità non si esaurisce nelle sue premesse (un nuovo modo di pensare e un nuovo modo di fare), ma si realizza soprattutto in una originale rappresentazione del mondo. Il moderno cambia il modo di percepire lo spazio e la distanza, modifica l’immagine stessa del tempo, trasforma modi di vivere e sconvolge l’ordine della società. Se in una dimensione classica il modello di ogni forma d’arte era l’ordine della natura, indifferentemente colta nei suoi momenti di bucolica armonia o di drammatica tempestosità, il moderno

sembra affidare all’arte il compito di interrogarsi sul possibile senso di questa frattura e sulla nuova condizione che ha messo l’uomo e il suo agire al centro stesso dell’universo. Mentre l’artista diventa un manipolatore di idee e di strutture della rappresentazione, la forma diviene terreno privilegiato dell’agire dell’industria. Ora, visto che ben sappiamo che non tutto ciò che l’industria produce è bello e sensato, possiamo anche definire il design quale luogo di ricerca e di elaborazione di una intelligente bellezza coerente con la nuova dimensione moderna. Design come camera di compensazione fra serialità dell’industria e libertà dell’arte, fra funzionalità e bellezza, fra materia e tatto, fra tecnologia e quotidiano. Sono queste le qualità peculiari del design italiano, la cui articolazione in una miriade di imprese sempre e comunque di piccole dimensioni sembra aver definito una diversa prospettiva all’artigianato contemporaneo, quasi un’ipotesi della piccola azienda quale laboratorio sperimentale della grande industria. Prendiamo il caso della Danese e delle collaborazioni con Mari e Munari; ma anche la Valextra e il suo lavoro su elementi tecnici quali cerniere e serrature come elementi di qualità di una nuova pelletteria. Ma prendiamo anche il caso di Gaetano Pesce, collaboratore della Cassina e sperimentatore in proprio di resine e poliuretani. Sarà anche stata prodotta in migliaia di esemplari, ma la sedia Cab di Mario Bellini per Cassina, guanto di cuoio chiuso da cerniere su di un esile telaio metallico, è un oggetto di straordinario sapere artigiano. E non era Magistretti che non trascurava mai di ringraziare tecnici e operai delle aziende con cui collaborava, da lui considerati come autentici coautori dei suoi progetti? Non è casuale, di fronte al vacillare del paradigma moderno messo in crisi da una ancora poco chiara condizione postmoderna, che proprio al design sia stato affidato il ruolo di avanguardia strategica del cambiamento. In una situazione di produzioni delocalizzate e polverizzate, in una società che qualcuno definisce liquida e altri vorrebbero creativa, il design sembra offrire strumenti capaci di gestire la fine di un modello ad alta intensità produttiva. Forse ci aspetta un domani meno opulento, un consumo più consapevole e attento in una decrescita che speriamo felice. Ma questo è l’orizzonte del nuovo artigiano del Terzo millennio.

O

L’articolazione del design italiano in una miriade di realtà ha portato piccole aziende a essere laboratori sperimentali dell’industria

018_020_PENSIERO STORICO5.indd 17

13/03/12 15:44


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.