Mestieri d'Arte n°5

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Ri-sguardo

reatività ed eccellenza, solo così vive il mestiere d’arte. Bisogna comprenderne le peculiarità rispetto ad artigianato e produzioni industriali. Riscattando il federalismo

THESIS E METIS, IL LAVORO E LA VERA ISPIRAZIONE

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Secondo il dizionario Devoto-Oli della lingua italiana, «federalismo» significa «assetto politico-amministrativo di uno stato unitario favorevole al riconoscimento di ampie autonomie regionali e al decentramento delle funzioni di governo». Nel campo dell’artigianato, le «ampie autonomie regionali» sono assicurate sia dagli articoli 117 e 118 della Costituzione Repubblicana, sia dall’articolo 1 della legge 443 del 1985. Che cosa poi sia stato fatto dalle singole Regioni per tutelare, sviluppare, incentivare e promuovere l’artigianato artistico d’eccellenza è un altro discorso. Molte di esse, come il Piemonte, la Lombardia, la Liguria, la Calabria o la Sardegna hanno infatti approvato dei disciplinari di produzione che regolamentano alcuni settori-chiave dell’artigianato artistico; e in molti casi sono stati introdotti anche dei riconoscimenti di eccellenza che, in maniera più o meno efficace, garantiscono il livello e l’autenticità dei produttori e dunque dei prodotti. Ma ci sono anche Regioni dove poco è stato fatto: nessun disciplinare, pochissime iniziative di alto livello, scarsa partecipazione istituzionale. Se in molti sembrano dimostrarsi sensibili a una generica protezione dell’artigianato, ecco invece che – quando si parla dei mestieri d’arte che definiscono la vera eccellenza, e quando c’è da tirare fuori idee e soldi per promuoverli e tutelarli – la superficiale condiscendenza con la quale si considera questo settore si rivela chiaramente inefficace. Perché non è solo una questione di fondi e di ricchezza, di denari da spendere e di eventi da creare: è anche, e forse soprattutto, questione di saper garantire la legittimità, l’autenticità, l’originalità e l’eccellenza del mestiere d’arte, vera espressione del territorio e che al territorio porta ricchezza e lavoro.

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Certo, sarebbe necessario capire bene che cosa sia il mestiere d’arte. Comprenderne le peculiarità sia rispetto all’artigianato, sia rispetto all’arte, sia ancora rispetto alle produzioni industriali. Apprezzarne il lato etico, estetico, e anche imprenditoriale. Insomma: sarebbe necessario che la rivoluzione culturale che dovrebbe riportare in primo piano la vera eccellenza, quella che non può non basarsi sul mestiere d’arte, interessasse anche le istituzioni. Perché nessuno può (o dovrebbe) rimanere insensibile alla bellezza, né – di questi tempi – alle opportunità di lavoro che la bellezza e la cultura possono offrire. Molti interlocutori di alto livello hanno già dimostrato la loro sensibilità: altri, purtroppo, hanno forse inteso questo federalismo come una delega un po’ troppo generosa, che dava delle prerogative senza esigere in cambio alcuna azione concreta. Dimenticando così che i mestieri d’arte, le botteghe, gli atelier costituiscono uno stimolo potente al turismo: chi visita l’Italia, infatti, ama anche soffermarsi a curiosare tra i prodotti più autentici e caratteristici dei nostri territori, e di solito premia abbondantemente chi non si compromette con imbarazzanti souvenir ma al contrario esprime sia il mestiere, sia l’arte, sia il design. Il visitatore – ricordate i grandi tour del passato? – compra e dà soldi a chi vende e anche alle istituzioni. Rivitalizzare la cultura del mestiere d’arte significa anche ridestare un interesse turistico in coloro che scelgono l’Italia come meta da visitare: espressioni genuine della storia e della creatività dei territori, vere eccellenze delle Regioni e delle città, queste attività costituiscono un «soft power» di notevole importanza nell’offrire un aspetto dell’Italia che parli di bellezza e di arte, ma anche di lavoro e di innovazione. Di creatività e di identità. In una parola: di passione. Per riprendere uno studio di Domenico De Masi, in Italia convivono thesis e metis: la prima è una forma di pensiero ereditata dall’Egitto, rettilinea, immediata e regolare, mentre metis è una modalità di pensiero di matrice mesopotamica, ambigua e sinuosa. Dall’unione di queste due forme di pensiero nasce un’identità che è composta di lavoro e ispirazione, di mestiere e di arte. Un’identità che va preservata e amata, come un tesoro prezioso che si nutre di cultura, bellezza, ricerca e impegno. Un’identità da conoscere, amare e promuovere senza più esitazioni.

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