Mestieri d'Arte n°4

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Ospite d ’onore

lavoro in cui davvero un designer si può riconoscere come maestro artigiano. Perché il mestiere d’arte è metodo: implacabile, esigente, preciso, codificato eppure sempre flessibile a seconda delle mani dell’uomo che lo applica. Metodo che richiede pazienza, dedizione e umiltà d’approccio; che pretende l’uso sapiente della mente e delle mani, che maneggiano la penna, la matita, il pennello come lo scultore fa con lo scalpello, o come il falegname fa con la sgorbia. Se l’artigiano esprime la propria manualità trasformando la materia con gesti sicuri e decisi, il designer traduce l’idea in progetto esprimendosi anch’egli con il gesto, con il tratto, con il disegno che poi dovrà essere letto proprio dall’artigiano, dall’esecutore: il dialogo tra progettista e artigiano diventa quindi esaltante, emozionante. È un processo di interazione e di integrazione: le conoscenze, le esperienze, le capacità si incontrano per tradurre un’idea in un oggetto reale, bello, ben fatto, desiderabile, significativo. E al contempo, la mano e la mente si ritrovano intorno a un gesto per potenziarne la portata, sino a rendere ogni dettaglio del progetto ben eloquente, e ogni passaggio di realizzazione assolutamente perfetto. E valorizzando così le linee, i materiali, le forme, i volumi. La visione artistica innerva tutti questi processi come una sorta di universo parallelo, dove idee e progetti assumono lo status bellissimo e leggero del pensiero in libertà: se l’opera del maestro d’arte deve infatti rispondere sempre a criteri di funzionalità, l’artista è invece libero di esprimere la propria visione del mondo nella maniera che reputa più efficace, o più vicina alla propria sensibilità. I miei quadri, i miei oggetti partono sempre da

un forte legame con la realtà, ma la trasformano: una fotografia passa attraverso il prisma del pensiero e diventa una visione su tela. E in questo caso non ci sono più mediazioni tra chi progetta e chi esegue: l’artista diventa artigiano di se stesso, possiede gli strumenti e si dedica personalmente alla realizzazione dell’opera tramite colori, pennelli, matite. Mischiando tecniche e lavorazioni, plasmando materiali diversi: così nascono le mie opere, dove l’aspetto manuale e materico non è meno importante dell’ispirazione. La funzionalità e il rigore del design, il metodo e la sapienza del mestiere, la visione creativa e mai neutrale dell’arte: questi sono i vertici di un simbolico triangolo equilatero all’interno del quale prendono vita i progetti. Sono gli aspetti, tra loro in perenne dialogo, che mi fanno dire che il design è artigianato, nel momento in cui si maneggiano bene gli attrezzi del mestiere e si ragiona con un metodo sicuro e preciso; che il mestiere è arte, quando l’ispirazione e la bellezza mutano la materia in poesia; che l’arte vitalizza il design, spingendo sempre un po’ più in là il confine del possibile e del plausibile. Il segreto è nell’osmosi delle tecniche, nella permeabilità dei saperi, nell’apertura dei centri ricettivi. E nella profonda onestà di chi sa guardare il cielo come l’agricoltore: suspice coelum ut agricola, dicevano infatti gli antichi. Osserva il futuro con la sapienza di colui che sa che tutto ciò che è passato potrebbe di nuovo ripetersi, ma che avrà sempre e comunque un aspetto nuovo e un significato diverso: così il design cambia la storia, e unisce di nuovo il mestiere e l’arte.

IL SEGRETO: FUNZIONALITÀ E RIGORE DEL DESIGN, METODO E SAPIENZA DEL MESTIERE, VISIONE CREATIVA E MAI NEUTRALE DELL’ARTE, VERTICI DI UN TRIANGOLO EQUILATERO NEL QUALE PRENDONO VITA I PROGETTI

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