Mestieri d'Arte n°4

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Qualità della manodopera e dei materiali, dettagli curati maniacalmente, design sempre all’avanguardia e Ogni leggenda che si rispetti scaturisce sempre da due fattori: aleatorietà e capacità. Con la prima ci riferiamo a tutto ciò che sfugge al controllo dell’uomo; con la seconda al talento e a tutte quelle figure straordinarie che hanno la capacità e la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Fu così che nel 1842 il maestro d’ascia Pietro Riva, originario del Lario, riuscì a recuperare una dopo l’altra le imbarcazioni da lavoro rimaste danneggiate da una violenta tempesta abbattutasi sul lago d’Iseo. Così ebbe inizio la storia dei cantieri Riva: dal lavoro e dalla perizia di un uomo che seppe diventare padrone del proprio destino. Rapidamente Riva divenne un nome noto e rispettato. Ernesto introdusse innovazioni tecniche che portarono a un aumento della produzione di barche da trasporto e da lavoro in genere, senza però intaccarne l’anima artigiana. Poi, finita la Grande guerra, con la terza generazione di Serafino Riva la produzione del Cantiere virò dal trasporto alla motonautica, con numerosi primati e allori

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L’ingegnere Carlo Riva, l’erede del cantiere che ha contribuito a trasformare il marchio Riva in icona di stile nel mondo. Foto dei cantieri negli anni ’50. Sotto, lavorazione di un Rivarama nei cantieri Riva di Sarnico

inanellati nelle competizioni. A dare la svolta decisiva al cantiere, così come il mondo intero lo conosce al giorno d’oggi, fu Carlo Riva. Quando lo prese in mano dal padre Serafino (siamo all’inizio degli anni 50), Carlo dette una vigorosa sterzata alla produzione che a quei tempi era troppo incentrata sulle barche da corsa, un po’ come la Ferrari che prima di produttore auto di serie sfornava prototipi dalla Scuderia. La ragione di questa «riconversione industriale» è assai semplice e le parole dello stesso Carlo Riva, classe 1922, la spiegano assai efficacemente: «La gloria è bella, ma con la gloria non si mangia». Dopo le ceneri della Seconda guerra mondiale, insomma, era giunto il tempo di rimboccarsi le maniche per tutti. Il lavoro era poco e il Cantiere aveva delle responsabilità nei confronti degli operai. Bisognava pensare in modo pragmatico, fare barche per persone che se le potevano permettere. Occorreva vendere, tanto per capirci, ma senza rinunciare a ciò che contraddistingueva il marchio Riva da

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