Mestieri d'Arte & Design n°10

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Scriveva lo storico dell’arte Henri Focillon che l’arte ha inizio con la trasformazione e prosegue con la metamorfosi. Azioni che coinvolgono sia la dimensione del tempo sia quella dello spazio: il tempo necessario per mutare, per divenire o per trasformarsi, e lo spazio inteso come la distanza tra il punto di partenza, la materia, e il punto di arrivo, il capolavoro. Ogni capolavoro è dunque come un viaggio verso un altro mondo: il mondo del maestro che lo ha creato, che lo ha reso possibile con la sua ispirazione e la sua personalità, ma anche il mondo della materia e delle sue possibilità. Lo spazio, il sogno, il tempo, il viaggio sono elementi tra loro strettamente legati per Vacheron Constantin: la più antica manifattura elvetica di alta orologeria, che sta per celebrare il proprio 260° anniversario, ha infatti da sempre creato piccoli e straordinari capolavori in grado non solo di misurare il tempo con altissima precisione, ma anche di comunicare emozioni, di trasportare in luoghi magnifici, di suscitare un desiderio di bellezza che la vista, l’udito, il tatto confermano in ogni istante. La straordinaria perizia dei maestri d’arte di Vacheron Constantin è stata celebrata nella mostra Voyages & Ornements, organizzata presso la Maison Vacheron Constantin nell’antico palazzo che sorge proprio sulla piccola isola al centro di Ginevra. Tra gli oltre 1.200 pezzi del proprio patrimonio storico la Manifattura ha selezionato circa 40 modelli, organizzati secondo quattro temi principali: l’Oriente, la Grecia, l’Art déco e l’architettura tipica delle prime costruzioni industriali, dove funzionalità e

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grazia andavano di pari passo. L’Oriente: quello misterioso e affascinante dell’India, evocato per esempio da un orologio da tasca del 1831 decorato a smalto con la tecnica champlevé, ma anche le ricchissime referenze floreali della Turchia ottomana, incise e fatte rivivere tramite l’incastonatura di turchesi e ametiste. La Grecia e il mito della perfezione, della bellezza olimpica, vengono evocate da alcuni pezzi degli anni Venti, con smalti e incisioni di grande raffinatezza. Le forme geometriche dell’Art déco, i tagli a baguette delle pietre che incontrano la purezza del bianco e del nero, l’essenzialità delle decorazioni sono ben espressi dall’orologio femminile del 1939, dalla semplice forza espressiva. E infine, le grandi architetture ottenute attraverso la scheletratura dei quadranti: ardite opere dei maestri orologiai di Vacheron Constantin che, giocando sulle trasparenze, sulla potenza dei meccanismi e sulla perfezione delle lavorazioni, riproducevano nello spazio di un orologio, come quello del 1926, in oro bianco e cristallo di rocca, gli intrecci delle grandi strutture che stavano mutando il volto delle città. Questo viaggio all’interno del potere seduttivo ed evocativo delle decorazioni, esotiche o meno che fossero, accompagna sin dalla fondazione l’attività dei maestri d’arte di Vacheron Constantin: tipico della scuola ginevrina, infatti, è il rifiuto di ogni eccesso che possa essere ritenuto ostentatorio, ma anche la straordinaria capacità di trasferire su un orologio, piccolo, spesso nascosto in una tasca o sotto un polsino, tutto un mondo fatto di colori, pietre preziose, meccanismi e ispirazioni. Ogni capolavoro firmato da

le trasparenze del saper fare La scheletratura rivela la bellezza dei ponti rifiniti a mano, degli elementi anglé decorati e del cuore pulsante di ogni orologio. A lato, le operazioni di decorazione a smalto Grand Feu del quadrante ispirato al manoscritto indiano: dieci colori dai toni accesi, applicati con perizia per ottenere un risultato sempre perfetto.

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