Mestieri d'Arte & Design n°10

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Le forme del comfort

Courtesy of Friedman Benda and the Artists. Photography: Fernando Laszlo

Il nome dei fratelli Campana è un marchio di fabbrica che denota un approccio al design orientato al riuso creativo dei materiali e all’ibridazione progettuale di artigianato e serie. Il loro lavoro inizia a diffondersi in Italia quando l’azienda toscana Edra ne edita i primi pezzi grazie alla mediazione di Massimo Morozzi, che ne fu il talent scout, e che oggi (il design art-director è mancato la scorsa primavera) ricordano con affetto. Attraverso il lavoro dei due fratelli, verso la fine anni 90 si assisterà all’ingresso nel design italiano (in uno scenario in larga parte ancora dominato da molto minimalismo) di oggetti abbastanza sorprendenti; ricavati per lo più dall’assemblaggio di materiali eterogenei, con uno humour e un «colore» fino ad allora poco praticati. Riprendendo una felice definizione che accompagnò la loro prima mostra al Moma di New York (con Ingo Maurer, nel 1998) possiamo parlare dell’irruzione del «design tropicale» nella scena del progetto. Dal loro atelier di San Paolo, città alla quale sono molto legati e che con tutte le sue contraddizioni agisce da fertile humus per la loro creatività, continuano a lavorare per aziende di tutto il mondo. Toccando ambiti produttivi diversi e misurandosi ogni volta con savoirfaire e tecnologie che loro cercano di contaminare attraverso la propensione all’assemblaggio, al riuso, al ready made. Domanda. Il vostro approccio al design parte sempre dalla materia che insieme alle tecnologie, anche le più povere, vi ispira dal primo giorno... Risposta. Per noi i materiali continuano a essere degli elementi importanti, che durante il processo di ideazione possono determinare concetti e progetti. Ci piace il percorso che porta alla scoperta di materiali inediti e ci divertiamo a spingere la ricerca fino a indovinare la forma che questi potrebbero assumere. È il materiale che suggerisce «cosa vuole essere», se vuole diventare una sedia o una lampada. Per noi materiali, forma e funzione vanno insieme. Dal principio del nostro lavoro abbiamo deciso di lavorare con dei materiali umili, economici, anche perché non potevamo permetterci quelli più costosi... Oggi continuiamo con questo approccio perché crediamo che

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è IL MATERIALE a SUGGERIre QUALE OGGETTO diventerà recuperare i materiali sia una scelta doverosa per l’ambiente in cui viviamo. Per questo siamo costantemente alla ricerca di materiali «banali» e usa e getta, ai quali cerchiamo di dare una dignità, mettendoci al servizio della loro nobiltà. D. Che peso ha la sostenibilità nel vostro lavoro? R. Noi concepiamo il nostro lavoro come qualcosa di raro, di cui si sente la mancanza. Il nostro sforzo va nella direzione di umanizzare il design, preservando il saper fare delle varie comunità artigianali, cercando di ingenerare un certo impatto positivo nella relazione con la catena produttiva, quindi anche in direzione della sostenibilità di materiali e processi. D. Il vostro studio somiglia più a un atelier, dove gli oggetti vengono creati anche con le mani... R. Sì, e fa parte del modo in cui noi facciamo design. Lo si vede abbastanza bene nella recente collezione di mobili Detonado, dove l’idea di fondo è l’intreccio ispirato dalle racchette da tennis. Abbiamo cercato di dematerializzare l’aspetto materico attraverso questa tecnica, giocando con la trasparenza del filo di nylon. L’intreccio è stato eseguito a mano da un artigiano qui in studio a San Paolo. Nella sedia, oltre alla struttura in ottone e al nylon, è stato incorporato l’iconico sedile in paglia di Vienna di vecchie sedie Thonet. Anche i pezzi che compongono la serie Boca sono stati interamente realizzati qui da noi in studio. In questa collezione abbiamo seguito la tecnica del cucito. L’atto del cucire, a pensarci, può risultare quasi animalesco come approccio, qualcosa di surreale. Per questo abbiamo usato la pelle di vacca in modo espressivo creando dei pezzi molto tridi-

elementi inediti Sopra, il divanetto Detonado Sofa, il cui intreccio è ispirato alle racchette da tennis. A fianco, Sushi Cabinet, fatto per la galleria parigina e londinese Carpenters.

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