Mestieri d'Arte & Design n°10

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La ritualità della materia

è il simbolismo, che è la ritualità che va al di là della cultura specifica orientale o occidentale, ecco, attraverso questa area io, man mano nel tempo, ho cominciato a vedere unite queste due parti fino a farne una sola, per cui ciò che io sento non è più una cultura mediterranea o una cultura orientale: è semplicemente cultura. E se prima ho parlato di radici, di ritualità, di simboli, quel che voglio significare è proprio la visualizzazione della radice, di una forma che sto realizzando o che sta realizzando un artista o un artigiano indiano piuttosto che pugliese. Se, attraverso questa forma, il suo simbolo mi porta a un concetto, c’è una forza altrettanto grande che invece mi riporta verso il Trascendente. Per cui, attraverso il simbolo, ciò che è più importante è proprio questa grande profondità che mi permette di entrare nella concettualità. Questo agire mi conduce inevitabilmente all’essenza del progetto, a questa forma di consapevolezza; questo tentativo di avvicinarsi all’essenza è un mezzo per onorare, per offrire lo stesso progetto al Trascendente. Per cui la mia

Se la forma che mi sta ispirando mi porta a un concetto, c’è una forza altrattanto dirompente che mi conduce verso il Trascendente: è l’essenza del progetto, un diverso livello di consapevolezza posizione di progettista nei confronti della creatività è un cammino, è un viaggio. D. Il mondo che guarda con attenzione al rapporto tra progetto e realizzazione artigianale apprezza il suo lavoro carico di oggetti e ambienti che esprimono il valore della manualità legata alle tecniche artigia-

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nali, anche le più arcaiche. Ci vuole parlare dei suoi rapporti con l’artigianalità in generale e perché, in particolar modo, è arrivato a identificarsi con quella orientale? R. Proprio in conseguenza di quanto ho detto, non mi identifico più con «l’artigianalità orientale», ma con l’idea di una unità artigianale. Perché se penso all’unità penso alle persone sia orientali sia occidentali. Penso alle mani, a questo strumento straordinario che sono le mani, uno strumento che accarezza l’argilla, che pialla e subito dopo accarezza il legno, e qui mi piace citare la meravigliosa lettera che don Tonino Bello scrisse a San Giuseppe, il «Grande falegname». Ecco, in questa preghiera, in questa poesia c’è l’essenza, il rispetto dell’artigiano che usa le mani con sensibilità, con la consapevolezza di fare del male alla materia ma che subito dopo è in grado di accarezzarla, di usare degli unguenti per lenirla. Per cui, amo molto lavorare con le persone, non faccio mai un lavoro da solo, mi piace condividere questo momento creativo dando loro rispetto e al momento stesso scorgendo un dono che arriva dalla magia, dal Trascendente. Ecco perché non vorrei più separare le tradizioni, l’artigianalità orientale da quella di tradizione occidentale, ma sentire l’amore che è comune a tutte le civiltà. D. Le sue opere esprimono il desiderio di portare con sé valori simbolici che alludono a una ricchezza spirituale. Come e attraverso quali percorsi è possibile leggere questa sua aspirazione? R. Tenterò di schematizzare il percorso che io cerco di seguire. Immaginando questo processo come se si trattasse di un cerchio, di un’armonia. La creatività è un concetto strettamente legato all’ispirazione, l’ispira-

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