Mestieri d'Arte n°1

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88 La capitale dell’arpa è a Piasco, paesino in provincia di Cuneo. Qui ha sede una delle più importanti aziende italiane nel settore degli strumenti musicali e in particolare dell’arpa. Qui ha sede la Salvi Harps, che prende nome dal suo fondatore e proprietario, Victor Salvi, nato a Chicago nel 1920 da genitori italiani, oriundi di Viggiano in provincia di Potenza. Interrompendo una già avviata carriera da arpista, egli decise negli anni 50 di rientrare in Italia per dar vita a una fabbrica di arpe che è oggi ai primi posti nel mondo, tanto che Salvi ha acquisito persino il prestigioso marchio americano Lyon & Healy. Alla attività produttiva la Salvi associa anche quello didattico, grazie a un museo dedicato interamente allo strumento e frutto della passione di mister Salvi al quale, oggi novantenne, abbiamo rivolto alcune domande per comprendere le sue scelte. Perché l’idea di insediare in Italia un’impresa che poteva fondare negli Stati Uniti? «Negli anni 50, quando decisi di tornare in Italia e iniziare la mia avventura di imprenditore, l’artigianato italiano era ben vivo e di alta qualità. Dopo ricerche in Inghilterra e in Francia, mi persuasi che era l’Italia il Paese ove avrei trovato gli artigiani più adatti a creare le mie arpe. Ero convinto di non poter trovare maggiore maestria altrove che nell’artigianato italiano, e sicuramente non mi sbagliavo». Quale differenza nota tra gli artigiani che

Tesori da Scoprire

DUE DISCHI DUE BREVETTI L’arpa oggi in uso è stata introdotta da un geniale costruttore parigino, Sébastien Erard (1752-1831), il quale nel 1794 brevettò il meccanismo per variare l’altezza delle note che è rimasto in uso fino ai giorni nostri. Un dischetto d’ottone collocato al di sotto di ciascuna corda, e dotato di due punte sporgenti come denti di forchetta, viene mosso da uno dei sette pedali (tanti quanti i suoni della scala musicale). Nella posizione di riposo del pedale i due denti non toccano la corda, lasciandola libera di vibrare, mentre azionandolo il disco ruota di un quarto di giro serrando fermamente la corda tra le sue punte, e accorciandola così per innalzarne l’intonazione di un semitono. Nel 1810 lo stesso Erard brevettò il definitivo meccanismo a due dischetti nel quale il secondo disco può accorciare ulteriormente la corda innalzandola di un tono (per esempio: da Mi a Fa con la prima, e da Fa a Fa# con la seconda posizione del pedale).

lavorano oggi nella sua azienda e quelli dei primi decenni di attività? «L’area di Saluzzo è rinomata per la lavorazione del legno e per il mobilificio d’arte. Qui esiste tuttora una certa continuità con il passato, permane una tradizione familiare e la perizia nel mestiere viene trasmessa da padre in figlio, ora come 50 anni fa. Questo è il motivo per cui la mia azienda si è insediata in quest’area e qui tuttora rimane. A fianco di questa formazione popolare si è aggiunto nel tempo il contributo dell’Istituto d’arte Amleto Bertoni di Saluzzo dove decoratrici e doratrici ricevono un’eccellente istruzione. Prego perché questa tradizione e questa eccellenza formative non vadano mai a scomparire, non solo perché sarebbe un problema per la mia attività, ma anche perché ciò significherebbe per l’Italia un impoverimento culturale. L’arte va protetta, incoraggiata, aiutata, e ne avremo in cambio ricchezza, sia economica sia spirituale». Come ha fatto a trasformarsi da artista affermato in imprenditore e manager? «All’inizio c’è stata più che altro la voglia di un musicista di costruire uno strumento migliore, dal punto di vista strutturale e del suono. La trasformazione in imprenditore iniziò quando mi resi conto che le mie prime arpe suonavano bene, che molte arpiste volevano acquistarle, e che avrei potuto veramente diventare un costruttore di successo. Devo dire che ac-


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