Artigianato 47

Page 20

(P. Echaurren, La Biennale dell’arte giovane invecchiata, in “Carta. Cantieri Sociali” n.13, 19 giugno 2002); dall’altro Luca Beatrice, che sin dal titolo di un suo articolo, adottando il linguaggio del poker, ha partecipato a questo gioco duro (The Big Social Bluff, in “Flash Art”, n. 234 giugno-luglio 2002). Ho citato due fonti insospettabili di connivenze con il “passatismo”: figure diversissime, Echaurren e Beatrice sono notoriamente l’uno cultore delle avanguardie storiche e “di massa” e l’altro cool hunter di tendenze, ma entrambi colgono il logorio di quel tipo d’arte moderna (TOO BIG a Torino non è che un episodio tra tanti), soprattutto quando pretende di intervenire nel conflitto, e nello sviluppo, sociale. Torniamo ai nostri avi subalpini dell’Esposizione del 1902, perché proprio nel patrimonio genetico dell’arte decorativa o applicata sta, a differenza di quella pura, iscritta profondamente l’esigenza di un nuovo rapporto con la vita reale. Si legga, nel primo numero de

26

“L’Arte Decorativa Moderna”, la rivista nata nello stesso anno dell’Esposizione e dedicata alla decorazione “della casa e della via”, in un testo intitolato “Lo scopo”, vero e proprio manifesto dei promotori: “Bisogna riavvicinare la vita all’arte se si vuole che l’arte ritorni alla vita” (si badi: la vita all’arte, prima che l’arte alla vita, che è posizione diversa da teorie come quelle su Leben und Kunst del peraltro ottimo Udo Kultermann a cavallo degli anni ’60 e ’70, “formidabili” anche per Pistoletto, ma soprattutto dagli attuali cascami e saldi di quelle ideologie…). Il manifesto del 1902 era sottoscritto dai seguenti nomi, con l’indicazione delle relative qualifiche: Leonardo Bistolfi, Scultore; Davide Calandra, Scultore; Giorgio Ceragioli, Decoratore; G.A. Reycend, Architetto; Enrico Thovez, Critico d’arte. Ecco dichiarato il primo exemplum per il Centenario che dobbiamo celebrare in modo “attivo” e non semplicemente

Inquesta pagina: immagini di alcuni palazzi che ospiteranno gli eventi. Nella pagina a fronte, dall’alto: di Bernard François “Rose rosse”, 2001, pendente; “La Slovacchia a tavola”, 1996, autori vari.

commemorativo. Da una parte, dovremo attualizzare l’obiettivo di “riavvicinare la vita all’arte”, dando visibilità a quanti oggi non sono riconosciuti, e non si riconoscono, nel sistema delle arti (sono anche le argomentazioni di Echaurren: “ci sono giovani che si dislocano altrove, giovani che stanno nelle piazze, giovani incazzati e per questo ignorati…”). Vorrei passare dalla predica alla pratica, e finalmente dare opportunità di emersione alla nuova figura dell’ artigiano metropolitano, di chi si guadagna la vita, per scelta o per obbligo,


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.