Artigianato 47

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Dall’alto: Bruno Munari (1907-1998) “Grafie” collage, 1955, cm. 46x49; Giò Pomodoro (1930) “Labirinto” tempera su carta, 1956, cm.110x110.

tra cultura decorativa nordica e tradizione nostrana, ovvero un “essere italianissimi e modernissimi” di chiave cosmopolita, anziché autarchica. Divengono leggendarie, in quel contesto, non solo le figure massime della tessitura di matrice artigianale, come Gegia Bronzini e Renata Bonfanti, ma anche le esperienze più esplicitamente volte al produrre, delle quali Fede Cheti è, da subito, interprete maggiore. È proprio Fede Cheti, dalla tolda dello storico negozio milanese di via Manzoni 23, a lanciare per la X Triennale, 1954, un concorso per “tessuti stampati per mobili imbottiti”, ricco di un primo premio di 400.000 lire, nella cui giuria figurano Fontana e Marco Zanuso. Quasi contemporaneamente, a dire del propagarsi dell’attenzione e dell’entusiasmo produttivo, il Centro Internazionale delle Arti e del Costume di Venezia di Paolo Marinotti lancia un parallelo concorso per “tessuti stampati per abbigliamento femminile” con un primo premio di 500.000 lire, al quale un altro seguirà di lì a due anni. Fatto notevole, il bando chiede idee, idee innovative, anche ove prescindano dai requisiti tecnici dell’attuabilità. Non basta: ecco la “X Triennale Socota per disegni di stoffe di arredamento”, che vanta 3000 concorrenti e assegna, informano i documenti ufficiali

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