Artigianato 47

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Dall’alto: Emanuele Luzzati “Il carro dei comici” pannello stampato, 1957, cm. 150x240; Gio Ponti (1891-1979) “Estate” raso stampato, 1956; Gianni Dova (1925-1991) “Senza titolo” tempera su carta, 1954, cm.87x125.

“Io credo profondamente negli artisti d’oggi, nei miei fratelli artisti d’oggi” (scrive lo stesso Gio Ponti nel 1952), i quali dovranno contribuire a una “architettura civilissima, bella, serena, luminosa, sonante, chiara, colorata e pura”. Nel dibattito, vivissimo, intersecato strettamente e come congenito al nascere del design moderno, si moltiplicano le voci. “Sono convinto che si formeranno delle unità creative, in cui architetto, pittore e scultore, alla maniera dei Maestri Comacini, daranno un nuovo volto all’architettura moderna. (…) La sintesi dell’architettura con le altre arti si può concepire soltanto nel convivere degli architetti con i pittori e gli scultori alla maniera dei Maestri Comacini”, scrive Ico Parisi nel 1953, in seno a un’inchiesta della rivista “Numero” sulla nuova architettura che raccoglie gli interventi di Sartoris, Michelucci, Quaroni, Albini, Figini e Pollini, Sive, Wogensky Parent, Schein, Emery, Miquel. Non sono che esempi, tra i molti, d’un clima che determina di sé tutto il decennio, e che trova svolgimento perfetto nelle due successive edizioni della Triennale, 1954 e 1957. In seno a questo clima altri filoni di interesse si agitano e maturano. Il tentativo di recuperare, dopo mal declinati crocianesimi, il patrimonio turgido e alto d’esperienza che le pratiche

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