Artigianato 55

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Autori di Luciano Marziano

Le ceramiche di Franco Giorgi Le forme della tradizione vengono declinate secondo varianti funzionali ed espressive, ricche di interventi cromatici e di tessiture decorative.

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n una precedente presentazione di una mostra (Firenze 2001), a conclusione dell’analisi delle varie tipologie proposte da Franco Giorgi, ritenevo di poter affermare che, attraverso i vari procedimenti operativi, l’artista immette un notevole tasso di valenza estetica del vissuto quotidiano. Se ogni opera riuscita comporta tale qualità, quella di Giorgi si qualifica per l’intento finalizzato alla valorizzazione della linea produttiva attraverso la moltiplicabilità, seppure in piccola serie, data la natura e destinazione del prodotto. Il suo percorso appare tangenziale al circuito del mercato, atteso che utilizza le forme di tradizione, ma su di essa interviene con variazioni che, mentre ne confermano le finalità funzionali, accolgono le istanze dell’attualità espressiva affidata all’analisi della struttura, alla tessitura decorativa, agli interventi cromatici declinati con dissonanze e corrispondenza armoniche, richiami e riprese in cantanti colori che trascorrono da brillantezze primarie a sommesse effusività assorbite nelle patine bianche, marroni. Il piatto, il vaso, forme frequentate da Giorgi, si trasformano in campo fascinoso nel quale il valore tattile della forma si accompagna a quello sensibilistico del decoro. Nell’elaborazione degli oggetti l’operatore utilizza una varietà di strumenti e procedimenti compresi quelli di ascendenza artigianale, come il preparare da sé gli smalti,

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procedere ai dosaggi degli ossidi, impiegare il terzo fuoco per il lustro, diluire l’argilla per conseguire tenui e pellicolari colori. Per Giorgi ogni opera è un campo nuovo da scoprire, da sondare, da percorrere, adeguando la risposta ai casi specifici. Da qui una variabilità di proposte che non sono in contraddizione tra di loro, perché ognuna presenta una individualità dettata dalle singole necessità espressive. È una sorta di libertà da condizionamenti, che può collegarsi al contesto produttivo

nel quale Giorgi ha operato e continua ad operare come docente, preside di Istituto d’arte, designer, sperimentatore. Mi riferisco alla singolare situazione di Civita Castellana che, nota per la massiccia produzione di ceramica, per le decine di imprese, non subisce il peso della tradizione come accade a numerosi centri ceramici d’Italia, condizionati oltre che spiritualmente anche concretamente da forme storicamente definite e alle quali non si può fare a meno di fare riferimento. Questa che potrebbe


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