Artigianato 50

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a fine del XIX secolo ben cinquantacinque maestranze e a farsi costruire, davanti ai capannoni, quella deliziosa palazzina liberty (1913-1920) oggi inglobata nel complesso del Museo della Ceramica; maestri ebanisti ad aggiornarsi a Parigi (Francesco Castellani della Faentina, risiederà per un biennio nella capitale francese dopo la visita all’Expo all’apertura del nuovo secolo e tornerà in patria forte di raffinatezze esecutive all’insegna del floreale); presenti anche alle Biennali di Monza alcune di esse (come la Golfieri). Da non dimenticare, poi, il ruolo, in città (dal 1796), ma non solo, della Scuola di Disegno Tommaso Minardi, che annovera discenti anche canturini… E allievo di questa “Scuola d’Arte e Mestieri” è proprio Antonio Berdondini, classe 1906, il DNA del costruire nel sangue (il nonno capomastro, il padre muratore), la sua bottega artigiana ad aprire i battenti nel 1926, un momento non facile: artista/ artigiano e protodesigner, potremmo dire, cui si debbono pezzi di felicità e innovazione linguistica ma anche di grande sapienza realizzativa, i “nuovi” materiali autarchici (siamo nel decennio Trenta del XX° secolo) da lui indagati e utilizzati con accorta flessibilità e sagacia, affrontato anche il tema della “piccola serie” per abbattere i costi. Ma poi imprenditore e divulgatore del design italiano: rimessa in piedi la “bottega” , dopo quella seconda guerra mondiale che ha visto Faenza, lungo la linea gotica, messa in ginocchio dai bombardamenti, aprirà anche uno show room dove si affiancheranno (e siamo negli anni Sessanta) selezionate produzioni del made in Italy e conviveranno -un’eccezionalità da sottolineare- marchi di una

ventina di aziende d’eccellenza che altrove non si sono mai affidate allo stesso distributore. Una storia, questa di Berdondini, che non si è chiusa nel 2001, con la sua scomparsa: lo avevano già affiancato, e ben compreso, il figlio e i nipoti… Da qui una saga familiare che si sta proiettando nella complessità di questo nuovo decennio recuperando

e rivalorizzando il suo fare. Ma particolare è la scelta: non riedizioni, ma intelligenti (nel senso latino del termine) rivisitazioni: a ben analizzare prodotti e progetti del passato per proporre una “collezione” che prende spunto dal linguaggio e dai materiali (dall’ebano makassar al galouchat) per rispondere al gusto anche dell’oggi. Anty Pansera

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