Artigianato 50

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MOSTRE di Vittorio Fagone

Giò Pomodoro

La Fondazione Ragghianti ha recentemente allestito una mostra curata da Vittorio Fagone in omaggio al grande scultore recentemente scomparso

Per leggere in modo corretto

l’opera di un artista è sempre utile ricondurla a due parametri, uno esterno, il tempo in cui l’opera è stata ideata e realizzata, l’altro interno, la singolare specificazione che questa viene ad assumere rispetto al complessivo e individuale percorso creativo. Del proprio tempo un artista segna non solo la trasmutazione dei moduli comunicativi e formali, ma i progetti, le passioni, i disincanti, con una sensibilità che può rivelarsi, come nel caso di Giò Pomodoro, acuta e partecipe. Ogni percezione e intelligenza del mondo viene a rimodellarsi dentro il crogiuolo di un’originale lingua creativa capace di continue e coerenti variazioni entro un mobile e induplicabile codice. Nella tipica geometria di Giò Pomodoro, insieme ideale e materiale, convivono così il senso degli accadimenti della storia e la ricerca degli equilibri profondi, interni a ogni costruita spazialità. Molti elementi possono oggi farci considerare la sua ricerca artistica

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paradigmatica dell’attiva presenza della scultura nel nostro tempo. Il primo elemento è il valore dei risultati formali ed espressivi raggiunti che, va messo in risalto, devono essere considerati piuttosto che in un chiuso ambito nazionale, nel contesto della più avanzata ricerca internazionale. Il secondo elemento è la capacità di ridefinire campo, tecniche e significati della scultura nel mondo contemporaneo. Gli scritti dell’artista raccolti nel catalogo della mostra ci dicono di quale lucida consapevolezza egli investisse ogni sua opera.

La scultura per lui è una lingua vivente che si perpetua all’incrocio tra la sapienza della più antica “cultura materiale” prodotta dagli uomini e le ardite postulazioni artistiche contemporanee. La scultura, nella dimensione praticata da Giò Pomodoro, esalta la componente comunicativa e sociale dell’arte e vive una relazione privilegiata, in quanto rapportata a una misura congrua, con l’architettura. Architettura e scultura vengono cioè integrate per configurare percorsi e traguardi di segni, luoghi e corpi simbolicamente densi, vivi di possibili quotidiane frequentazioni. Un altro elemento che caratterizza ancora in modo emblematico la sua opera, è l’attraversamento che egli ha compiuto, in cinquanta anni di assiduo lavoro creativo, dei diversi materiali e dei rispettivi universi tecnici della scultura (i metalli preziosi, il bronzo, i marmi, le tipiche pietre italiane). Parallela a questa fruttuosa attitudine sperimentale è la variazione di scala che egli riesce


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