Colpo grosso

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periodico di politica cultura società • www.alambicco.com

L’amministrazione comunale raggiunge un obiettivo che molti non credevano possibile: vendere, e a un prezzo di tutto rispetto, il “comune di campagna”. In questo numero scopriamo le cifre vere dell’operazione e come queste verranno impiegate

anno X numero 4 • ottobre 2011 • distribuzione gratuita

COLPO GROSSO Stato attuale:

PAGNA COMUNE DI CAM Rudere (o poco più)

Inizio lavori:

Luglio 1987

Nome in codice:

Finanziamenti:

Termine mutuo: Prezzo vendita:

caricon mutuo C.DD.PP. a 0 . 0 0 0 . 0 0 0 (finanziato 5 4 dal e r i l 20, o ni t t an o l o nto m i me r P e, ammorta an Cesario di Lecc mutuo con to zia an co del C o m u n e d i S fin 0 0 0 . 0 0 do lotto Lire 220.0 rta1986 al 2005. S e c o n s a r i o d i L e c c e, ammo Comune di san Ce del anico (fin 0 0 0 . 0 0 0 . 0 0 4 C.DD.PP. a car e r i L 2005. T e r z o l o t t o al 6 n198 me dal rta 20, mo ni am an , a mento one Pugli P. a carico della R e g i ziaan fin 0 0 0 . 0 0 0 . 0 ziato con mutuo C.DD.P 0 2 e Lir 2008). Q u a r t o l o t t o mai realizto fino al 31 dicembre e g i o n e P u g l i a (opera R la del ico car a P. uito delseg a o ent to con mutuo C.DD.P tim finanziò più l’inves non P. D.P C.D ). la ico bbl zata perché del disavanzo pu e per il contenimento l’adozione delle misur dicembre 2005, Quelli comunali il 31 dicembre 2008. 31 il ale quello region 905.680,00 euro


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PUG: IL FUTURO DI SAN CESARIO Approvato il Documento Programmatico Preliminare, primo passo per la tanto attesa adozione del P.U.G. Proviamo a capire come e quanto i cittadini possono partecipare alla progettazione del proprio territorio.

on ero personalmente presente, ma non è difficile immaginare che il consiglio comunale del 30 agosto scorso sia stato rovente. Solo guardando gli atti della delibera nº 35/2011 e l’orario di sospensione del consiglio (1,15), possiamo farci un’idea di come i nostri consiglieri non abbiano lesinato sforzi e tempo, sacrificando persino il sonno. Tutto questo non mi sorprende e in un certo senso credo che sia un’ottima prova dell’esercizio democratico, visti i temi trattati all’ordine del giorno. Si è discusso e approvato, infatti, l’adozione del D.P.P. (Documento Programmatico Preliminare), che dà il via all’ultima fase del processo di formazione del nuovo strumento urbanistico comunale, il P.U.G. (Piano Urbanistico Generale). La legge regionale 20/2001, che regola l’iter di formazione del piano urbanistico e che stabilisce attraverso l’emanazione delle linee guida (DRAG), i criteri da seguire nella progettazione, prevede come primo passo la redazione e l’approvazione del D.P.P. da parte del consiglio. Tale documento, anche se in una fase preliminare, assume estrema importanza dal momento che, definendo gli obiettivi dell’amministrazione dai quali scaturiscono le scelte strategiche di sviluppo territoriale, traccia in maniera netta le linee a seguire per il P.U.G., che definirà con dettaglio le trasformazioni urbanistiche future del comune di San Cesario. All’approvazione del D.P.P. segue il deposito del documento presso la segreteria e la pubblicazione della notizia su tre quotidiani a tiratura provinciale. Per i successivi 20 giorni i cittadini interessati possono visionare gli atti e apportare delle osservazioni motivate, in merito alle scelte contenute nel documento. Trascorso questo periodo il consiglio deciderà sul merito delle osservazioni raccolte e avvierà, in accordo con la Provincia e la Regione, una conferenza di servizi propedeutica all’approvazione successiva del P.U.G.. Chiusa la conferenza, il consiglio approva il P.U.G. e dà notizia del deposito con la pubblicazione su tre quotidiani a tiratura provinciale e con manifesti affissi nei luoghi pubblici. Durante i seguenti 60 giorni i cittadini potranno presentare osservazioni, che verranno valutate in sede di consiglio comunale e introdotte, nel caso fossero accolte, all’interno del P.U.G., che verrà trasmesso a Provincia e Regione. In questa fase, gli enti citati condurranno una verifica di compatibilità con gli strumenti urbanistici di più alto livello e si pronunceranno entro 150 giorni dalla trasmissione degli atti da parte del

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comune, passato il quale si considera il controllo “positivo”. Il consiglio, infine, approva con delibera il P.U.G. sulla base delle verifiche condotte da parte di Provincia e Regione. Con la delibera comunale n° 35/2011, si conclude, quindi, una parte dell’iter iniziato nel lontano 2007 con l’incarico per la redazione del P.U.G. a un tecnico e comincia l’ultima fase del procedimento che, salvo colpi di scena, dovrebbe portare a breve all’approvazione del P.U.G., che sostituirà in P.R.G. vigente dal 1996. Allo stato dei fatti si attende a breve (secondo le parole dell’Assessore Romano), il deposito del D.P.P. approvato in consiglio il 30 agosto scorso. Non è scontato ribadire l’importante ricaduta che questo tipo di decisioni hanno sull’intero sistema territorio; nelle sue parti socio-economiche, paesaggistiche, sul sistema della mobilità,

per citarne alcuni. Di conseguenza, assume estrema importanza, tenendo conto anche del carattere duraturo nel tempo di questo tipo di interventi, l’interessamento di tutta la cittadinanza attraverso gli strumenti previsti dalla legge. La possibilità di partecipare attraverso le osservazioni in maniera attiva alla formazione del piano urbanistico, è un diritto ma nello stesso tempo un dovere da parte dei cittadini. La partecipazione diretta in questo tipo di procedimenti permette di evitare conflitti sociali futuri, che possono nascere dagli interventi di trasformazione del territorio non condivisi oltre ad esercitare un azione di controllo verso l’amministrazione, nei confronti di un tema, quello della pianificazione urbanistica, con una forte ricaduta economica e sociale e quindi con esigenze di trasparenza ancora maggiori. Aspettando il deposito del D.P.P., ci

riserviamo di approfondire l’argomento successivamente entrando più nel dettaglio della struttura del nuovo piano urbanistico generale, delle scelte effettuate e del progetto di sviluppo futuro che si è pensato per il nostro comune. In questa fase, ci preme sottolineare, che una partecipazione attiva dei cittadini è importante, auspicabile e possibile grazie alle leggi. Paolo Verardo

L’assessore ai lavori pubblici, Andrea Romano, parlerà del PUG in due incontri: 1. mercoledì 27 alle ore 17,30 presso la Delegazine municipale dell’Aria Sana; 2. giovedì 28 alle ore 18,30 presso il Palazzo Ducale.

IL TESORETTO DI GIRAU Dopo lo straordinario risultato della vendita del comune, abbiamo chiesto al sindaco i progetti di investimento del Comune Sindaco, la vendita del cosiddetto "comune di campagna" è un successo di portata straordinaria. Si può dire che finisce un'epoca durata forse trent'anni. In pochi credevano che sarebbe riuscito a disfarsi di quel "mostro". Ci racconta com'è riuscito in questa impresa? Non mi sono disfatto di un “mostro”: mi sono preoccupato e ho ottenuto di dare un destino a un edificio che molti avrebbero voluto semplicemente abbattere o al più regalare e/o dare in comodato. Considero questo risultato epocale soprattutto per due motivi: perché ricaviamo 906mila euro, con un notevole guadagno rispetto a quanto investito negli anni, e riqualifichiamo un’area assicurandoci una ricaduta positiva sul territorio, dal momento che le destinazioni dell’edificio sono molteplici (con esclusione di quelle abitative). Non è solo merito mio ma anche di chi mi ha preceduto e ha saputo attrarre negli anni altri importanti realtà: Manni Editori, editore Pensa, Quoquo museo del gusto, Fondazione Rico Semeraro e Solidarietà Salento sono i primi, ma non i soli, che mi vengono in mente e la loro presenza a San Cesario non è certo frutto del caso ma di precise e programmate scelte politiche. I concittadini si domandano come verranno impiegati i soldi ricavati dalla vendita. La sua amministrazione ha già pensato a qualcosa in particolare? La somma ci consentirà intanto di porre rimedio alla devastazione del bilancio provocata dal governo Berlusconi, senza alcun taglio ai servizi erogati ai cittadini e senza aumento di imposte. Per il resto le somme, compatibilmente con le imposizioni del patto di stabilità, si potranno utilizzare per investimenti nelle scuole (la nostra priorità), per la manutenzione straordinaria, l’implementazione delle aree verdi, l’arredo urbano e per quanto già impegnato nel bilancio di previsione 2011 e nel piano triennale delle opere pubbliche. Prima la distilleria, ora la vendita del Comune. Le malelingue insinuano che questi sono gli ultimi colpi di coda di un'amministrazione che si avvia a concludere il proprio mandato.

Il futuro dell’amministrazione è nelle mani dei cittadini che dovranno giudicarne i risultati. Personalmente, credo che la distilleria De Giorgi e la vendita del Comune basterebbero da sole a caratterizzare la mia amministrazione ma anche il Documento Preliminare del Piano Urbanistico, la Grande Variante al Piano regolatore Generale, i Comparti di Intervento Unitario, il Piano di Riqualificazione delle Periferie, l’esternalizzazione dell’Asilo Nido, il Piano Traffico, gli interventi sulle scuole, la sistemazione di piscina e campo sportivo, il rifacimento di Piazza Bologna e via A. Russo, i nuovi Uffici Comunali, l’arricchimento del Museo Civico, il nuovo allestimento della sala palestra come sala conferenze, le numerose attività degli assessorati alla cultura e alle politiche sociali. Non sono colpi di coda ma il risultato di un lavoro importante che sarà rendicontato a breve. Tutto questo l’abbiamo realizzato nonostante l’ostruzionismo dei consiglieri di opposizione, gioco nel quale sono imbattibili, i quali gioiscono nel far saltare un consiglio comunale. Abbiamo saputo tenere dritta la barra dell’etica e della difesa degli interessi collettivi, senza compromessi con chi non avesse a cuore gli interessi della collettività. Qualcuno ci ha contestato con estrema decisione ma restando lealmente nel gruppo di maggioranza e impegnandosi a migliorare, altri hanno preferito emigrare altrove, ma mi creda non la considero una perdita. Giancarlo Greco giancarlo@alambicco.com


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LA PATONZA DEVE GIRARE... Da “Forza Gnocca” a Palazzo Berlusconi passando per una finanziaria scritta sotto dettatura della BCE. Ecco quello che siamo diventati.

ai una parola normale. Solo «gnocca», «bambine piccole», «fica». E «troia» etichetta esclusiva di chi gli resiste. Non importa se perché non le piace o perché vuole «prima vedere cammello». Questo il lessico da pelo di un settantacinquenne che a donna preferisce «patonza». «La patonza deve girare». Sintesi di questa italietta da drive in con la patta sbottonata. C’è tutto l’immaginario di un “papi” nella pretesa che le «ballerine» vengano indossate «senza calze», nella richiesta di «gonne corte» nel vestitino aderente. «Metto un tubino nero corto e non troppo scollato?» chiede la merce a Tarantini, il pusher. «Mettilo scollato» la risposta. E il pusher sa bene qual è il copione che il suo cliente vuole sentir recitare: l’adulazione spicciola - «Ma lei che ci fa alle donne dottore?». E il tossico si sente adone desiderato - «C’è stata una cosa di brasiliane, russe, italiane. Ho qui i numeri di otto nuove» esaltato nelle prestazioni - «Senti che voce? Stanotte ho fatto le sei e mezza in un locale. Donne a go-go. Non ti dico poi cosa succede a Napoli. Quando vado lì ormai sono santo veramente». La triste commedia col protagonista disperatamente solo ed il regista Tarantini con il suo staff, la mercanzia, che a telecamere spente muta “papi” in «vecchio rincoglionito». Sinonimi di una stessa idea. Chissà come devono sentirsi nel leggere le trascrizioni quelli che al Cavaliere hanno voluto bene sul serio. E chissà la vergogna di quel suo mondo fatto di mamma Rosa e di ben quattro zie (suore) con voto di obbe-

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dienza alla Sacra Romana Chiesa. Quella stessa Chiesa, cattolica e politicante, a cui non è bastata la frase sintesi del legame tra il premier e questo tempo storico, «la patonza deve girare», per imbarazzarsi. È andata avanti, sorda, sino a quando la sozzura geriatrica non ha prevalso anche sulla più bigotta impudicizia: un consigliere del governo lombardo, Nicole Minetti, nei panni di una suora che gioca col premier a farsi passare un crocifisso tra i seni. E allora anche la Chiesa s’è indi-

gnata e il cardinal Bagnasco ha invitato a “purificare l’aria” nella vita pubblica italiana diventata “eticamente metifica”. Segno evidente, quest’affermazione, che nel Paese è in corso una redistribuzione del potere. Che la patonza giri pure allora e chi se ne frega se per assicurarci il protettorato finanziario dell’Europa abbiamo scritto la manovra economica sotto dettatura di Draghi e Trichet. Vi immaginate se la BCE avesse provato a fare la stessa cosa, non dico alla Merkel o a Cameron, ma al governo danese o polacco? Sarebbe stata educatamente messa alla porta di quelle cancellerie. Ma noi no. Da soli non

sappiamo provvedere. Abbiamo pochissimi dirigenti competenti e nessuno con una visione lucida del bene comune. Ripenso, rimpiango, chi ci tirò fuori dalle crisi del ’65, del ’74, da quella gravissima del ’92: Vanoni, La Malfa, Cuccia, Andreatta, Amato, Ciampi. Gente tosta. Certo, loro avevano un’arma in più: potevano colpire i disonesti. Nell’italietta della “gnocca” non si è in grado di combattere la corruzione,

frenare l’evasione fiscale (perché Berlusconi ha processi in corso per entrambi i reati?), istruire una politica seria di lotta alla mafia (per elementi come Dell’Utri, Cuffaro, o all’indagine in corso nei confronti del presidente del Senato?). Fatto sta che piuttosto di pescare nei circa 500 miliardi annui di nero il duo TrichetTremonti ha affondato le mani nelle tasche dei soliti noti: lavoratori, pensionati, operai, enti locali (che, conseguentemente, si vedranno costretti a tagliare i servizi) e di tutti i consumatori con l’aumento dell’Iva. E il Cavaliere in tutto questo? Inconsolabile. Ha piagnucolato: «Con il cuore che san-

guina sono costretto a mettere le mani nelle tasche degli italiani». Ma possibile che prima di arrivare a questo non ci fosse voce di spesa da poter tagliare? Noi, da profani, di voci ne abbiamo individuate otto: 1) missioni di guerra; 2) il ponte sullo stretto: 8,5 miliardi euro di cui 400 milioni già spesi; 3) il TAV: 16 miliardi di euro; 4) i politici italiani (i più numerosi e costosi del pianeta); 5) i finanziamenti ai partiti (illegittimi): 200 milioni l’anno; 6) le Province (abolendole si risparmierebbero 12 miliardi; 7) far pagare l’ICI agli enti religiosi; 8) non dare gratis le frequenze televisive liberate nel passaggio dall’analogico al digitale (si consideri che le frequenze telefoniche, all’asta, fruttano allo Stato tra i 4 e i 5 miliardi). In realtà avevamo individuato anche una nona voce: ogni ministro vola 97 ore l’anno. In media: qualcuno non vola mai, un altro fa volare ballerine e giullari di corte. Assurdo se fossimo in un contesto normale. No nell’Italia della patonza. Insomma, se in Argentina, a Rosario, è nato un nuovo, legalissimo bordello di lusso dal nome “Palazzo Berlusconi” un motivo ci sarà. Paolo De Blasi paolo@alambicco.com

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CASTING

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PALAZZO DUCALE Tutta da verificare sarebbe la tenuta di tale accordo, che segnerebbe l’ennesimo cambio di bandiera della carriera politica di Ciricugno, fatta di continui viaggi di andata e ritorno tra centrosinistra e centrodestra. Il Pdl sancesariano, in questi mesi impegnato a marcare le differenze dal movimento Spazio Comune e rivendicare la propria autonoma battaglia politica, si adeguerà alle scelte che Lecce potrebbe imporre o rivendicherà la propria autonomia? Raffaele Capone e soci metteranno da parte le proprie ambizioni in nome della vittoria sul centrosinistra col rischio (concretissimo) di essere fagocitati dal nuovo compagno? Insomma, Parigi val bene una messa? Tra l’altro, in questa occasione, invocare la realpolitik in casa Pdl non deve essere cosa semplice. Con la prospettiva di una partita tutta da giocare e dal risultato incerto, dover accettare l’ennesimo candidato dall’identità incerta e non-limpidamente-di-destra (dopo Antonio Ciricugno, Luigi Lezzi, Cesare Giannone e Raffaele Capone) metterebbe a dura prova l’autostima del più fedele elettore di centrodestra. Tra le fila della maggioranza la situazione non appare meno problematica. L’esperienza di questa legislatura, seppur con il raggiungimento di alcuni importanti risultati (per ultimo, la vendita del cosiddetto “comune di campagna” e l’accordo con la Fondazione Semeraro per l’exdistilleria De Giorgi), è stata deludente, soprattutto nella percezione di sé che ha trasmesso ai cittadini. L’accordo “contronatura” con Ciricugno e il protagonismo (troppo) personalistico di alcuni eletti hanno minato alle fondamenta l’autorevolezza di una maggioranza che nelle precedenti legislature (e con la sola eccezione del caso Raffaele Capone) era sembrata granitica. Dopo quattro anni di governo la giunta Girau si ritrova con il gradimento al minimo e con la maggioranza appesa ad un voto. Da più parti tra gli elettori del centrosinistra

L’autunno caldo della politica sancesariana a pochi mesi delle elezioni amministrative: accordi possibili, strategie “vincenti”, alleanze probabili e non, new entry e vecchi volponi. Come sarà il consiglio comunale del 2012?

er molti questo è il periodo migliore. Quello delle riunioni infinite, degli accordi, delle scommesse sui nomi, delle ricette vincenti e delle certezze inscalfibili. È il periodo che precede ogni elezione e che, spesso, è il tempo del possibile e del suo esatto contrario. Insomma, per dirla con una frase che fa sempre effetto, la politica con la “P” maiuscola. San Cesario sta vivendo questo momento e si prepara all’appuntamento elettorale della prossima primavera che rinnoverà il Consiglio Comunale. Gli elementi che contraddistinguono questo periodo sono già sotto i nostri occhi. Puntuali come le rondini a primavera, all’orizzonte sancesariano si sono affacciate nuove formazioni politiche, in cerca di un posto al sole o, almeno, di un posto attorno al tavolo. Nel panorama del centrodestra si è così presentato “La Puglia prima di tutto”, il movimento politico vicino a Raffaele Fitto, che ha in Alessandro Scolozzi il suo punto di riferimento cittadino. In attesa di nuovi sviluppi e ulteriori iniziative, l’operazione ha più il sapore di una partita giocata su piani provinciali e resta tutta da verificare la reale portata della formazione in termini di uomini e numeri. Altra novità delle ultime settimane è la lista civica “Nuovi orizzonti”, una associazione politico-culturale che si pone in alternativa alle forze già presenti sullo scacchiere di San Cesario. Il cambiamento sembra essere la stella polare del nuovo soggetto politico,

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così come riferitoci dai referenti Pino Raganato e Antonio Bruno. Cambiamento che si traduce, in base ad un accordo stretto con un’associazione di giovani, nella scelta di candidati che non abbiano ricoperto la carica di consigliere comunale negli ultimi vent’anni. Ovvia conseguenza sarà la presentazione di un proprio candidato sindaco senza alcun apparentamento con altre forze politiche. Scelte radicali figlie di quel qualunquismo che sta spazzando l’italia in questi mesi e che, in nome del “nuovismo”, mette buoni e cattivi sullo stesso piano. Scelte “assolute” che tuttavia, a dir la verità, fanno emergere già qualche distinguo tra i due referenti da noi interpellati. Nel campo dell’opposizione all’attuale maggioranza le certezze sono poche e gli scenari tutti aperti. Sulla candidatura a sindaco di Giancarlo Ciricugno dubbi non ce ne sono. Resta da capire a capo di quale formazione. La lista di Spazio Comune è, ovviamente, lo scenario naturale, ma potrebbero esserci delle novità. Da più parti si cerca di creare un fronte comune contro la maggioranza e si spinge per un accordo tra Spazio Comune e il PDL. L’incarico politico ricoperto da Ciricugno nello staff del Presidente della provincia Gabellone, rende verosimile questo scenario e fa immaginare che la partita si stia giocando più che altro a livello provinciale (nella partita potrebbero entrare anche le candidature alle prossime elezioni provinciali).

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PARRUCCHIERI PER DONNA DAL 1981

73016 SAN CESARIO DI LECCE (LE) Via Leone 2 0832.200627 • 3491302488

sancesariano si chiede una svolta, negli uomini e nelle azioni, nell’impegno e nelle motivazioni, per correggere la rotta e gli errori del passato e poter continuare quanto di buono fatto. Questo non è un buon periodo per i politici. Lo spettacolo indecente che ci offre la politica romana, incapace di essere buon esempio e tutta concentrata su se stessa, ha allontanano ancor più i cittadini, esasperati dalle contraddizioni e dai privilegi di un mondo che la crisi ha reso ancor di più “casta”. Lo sforzo che i partiti devono fare, anche e soprattutto a livello locale, è quindi quello di avvicinare di più i cittadini alle scelte, renderli protagonisti attivi e non spettatori passivi di deci-

sioni che vengono prese altrove. Le firme per il referendum per l’abolizione della legge elettorale che nega la possibilità di scegliere i candidati ne sono un piccolo esempio. Un altro esempio è la grande affluenza che ad ogni occasione registrano le primarie. Pratica (molto democratica) che potrebbe essere utilizzata anche a San Cesario, da ogni schieramento, per far decidere ai propri elettori quale candidato sindaco preferiscono. Sarebbe la risposta più forte all’antipolitica imperante e alla voglia di partecipazione dei cittadini-non-soloelettori stanchi degli antichi riti delle segreterie. Immaginiamo che organizzare primarie in un piccolo comune non sia facile, anche solo per la possibilità che qualche potentato, con un piccolo blocco di voti, condizioni l’esito della votazione, e le regole scelte dai partiti dovranno essere chiare e accettate da tutti. Ma è una sfida che, se raccolta, non potrà che far bene alla democrazia e al nostro paese. Gianni Nobile gianni@alambicco.com


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A.A.A.

CANDIDATO SINDACO CERCA LISTA SCOPO ELEZIONE Saltare sul carro dei probabili vincitori o sparigliare gli schieramenti? Strategie e dubbi di una discesa in campo

ome nelle migliori tradizioni delle primavere elettorali, ecco fiorire i primi manifesti, simbolo dell’improvvisa rinascita di quel senso civico che spinge persone, per anni addormentate, a diventare le paladine del bene comune. Spinto anch’io da quel profumino d’urna elettorale che stuzzica gli appetiti di potere, avrei pensato di scendere in campo. Le mie credenziali? Sono medico e quindi, per naturale conseguenza, futuro sindaco. Cosciente delle mie lacune da neo-politicante, ho deciso di servirmi delle pluriennali esperienze dei miei concittadini più esperti in materia e di seguire il loro esempio. Quale neo sindaco democratico e aperto, ho deciso di indire a casa mia le tanto vantate primarie. Ho impedito, per questioni anagrafiche, a mio figlio di candidarsi, mentre a mia moglie ho promesso, in cambio di un passo indietro, di divenire la mia portavoce ufficiale. A questo punto, come candidato unico, ma sempre democratico, ho atteso il verdetto delle urne. Purtroppo le tre schede sono state invalidate poiché, a detta della commissione, presentavano palesi segni di riconoscimento: su una campeggiava una macchia di omogeneizzato, su una la dicitura “mio marito” ed una “io”. Ho dovuto abbandonare l’idea delle primarie ed ho fondato un’associazione cui ho convinto mia moglie e mio figlio

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a iscriversi, adducendo come scusa il non voler più fare politica direttamente ma di voler solo riavvicinare la gente alla politica stessa. Con mossa furba e scaltra ho raccolto la firma di mio figlio per una petizione contro mia moglie che la spingesse a incrementare i pranzi a base di cannelloni; e la firma di mia moglie per una petizione contro mio figlio che lo spingesse a dormire per più di tre ore consecutive a notte. Il mio piano era perfetto, metterli uno contro l’altro, creare la falsa idea di volerli sostenere nella loro lotta e, non appena avessero abbassato le difese nei miei confronti, sarei sceso in campo uscendone vincitore trionfante. Ma ho sottovalutato l’intelligenza di mio figlio. Persino un bambino di un anno si è accorto della mia “sottile” manovra. Non mi resta che tentare il piano B. Scendo in campo nella lista che da qualche calcolo spicciolo dovrebbe risultare vincente, giurando fedeltà alla nuova coalizione e promettendo di sostenere il nuovo candidato alla carica di primo cittadino. Una volta eletto grazie ai loro voti, inizierò a lavorare di fino insinuando in qualche consigliere di maggioranza il dubbio di esser solo un burattino del neo eletto tiranno, che la sua voce resterà inascoltata, che il monarca lo trascinerà a fondo con il suo fallimentare progetto di governo e che invece io nella mia magnanimità mi ricorderò di lui quando

siederò sulla poltrona di primo cittadino. A questo punto cerco di insinuare in qualche membro di opposizione la necessità di abbandonare o di distanziarsi da quella coalizione che pluriennale esperienza ha ormai dimostrato incapace di divenire maggioranza. Il gioco è fatto, faccio il buono o il cattivo tempo di opposizione e maggioranza a mio piacimento, in pratica faccio il sindaco o il capo dell’opposizione senza esserlo. C’è però il rischio che i numeri non mi diano la forza sufficiente per manovrare le due opposte coalizioni e che debba finire il mandato a fare il capo del solo mio piccolo gruppetto di profughi delle coalizioni, senza esser né carne né pesce, insomma il capo di un’insalata mista. E se invece mi facessi candidare come sindaco da una coalizione che da anni non riesce a trovarne uno tra i suoi membri per poi salutare i miei concittadini e lanciarmi in traguardi politici più elevati? Magari potrei comparire come pezzo forte della coalizione di maggioranza senza espormi come candidato sindaco, in modo da potermi vantare delle conquiste della coalizione e scaricare sugli altri le responsabilità dei fallimenti. Ricapitolando: 1. Potrei fingermi non interessato a candidature, creare una fittizia associazione, per poi con guizzo improvviso ricomparire sulla scena politica. 2. Potrei candidarmi con la supposta

CRISI T R AVOLGE

BILLA

In queste ore, 76 lavoratori rischiano il proprio futuro ramai sono anni che le sorti dell’ipermercato Billa (prima Ipergum) sono appese a un filo. Ora, lo spettro della chiusura torna fortissimo a causa della crisi che – dicono i dirigenti – ha colpito l’intera catena a livello nazionale. Si sono tenuti una serie di incontri ma ancora nessuna garanzia per i dipendenti: chiusura o cessione degli iper sembrano le prospettive più probabili. E così, per 76 famiglie (molte delle quali sancesariane) torna l’incubo della disoccupazione. Tra le altre cose, l’ipermercato di San Cesario è tra quelli facenti capo a Billa che versa in una crisi peggiore con un passivo di circa 150mila euro al mese.

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maggioranza, intessere amicizie trasversali, rompere le uova nel paniere ad entrambe le coalizioni e far vincere esclusivamente i miei interessi. 3. Potrei sfruttare l’incapacità di un gruppo di avere un candidato credibile per propormi e ricavarne in cambio cariche politiche ben più ambite. 4. Potrei appoggiare altri candidati della papabile coalizione di maggioranza in modo che mi saranno sempre grati e debitori, trionferò con loro delle conquiste e gli scaricherò come capri espiatori nei fallimenti. Guardo il sorriso furbetto di mio figlio mentre intesso le mie trame e non posso far altro che arrendermi. Se non riesco ad imbrogliare un bimbo di un anno figuriamoci se con una di queste mosse riuscirei a fregare degli adulti che ben ricordano la storia politica di ogni candidato e che sono stufi dell’esser presi in giro. Peccato, la mia candidatura sarà per un’altra volta e magari seguirò i consigli di un bimbo di un anno che scioccamente crede ancora che ci si possa candidare solo per il bene dei cittadini e non per il proprio.

È facile capire come questa situazione renda poco appetibile la struttura a eventuali nuovi investitori. I sindacati si sono subito mobilitati. In particolare Filcams Cgil che critica duramente le strategie del gruppo colpevole di non aver investito in azioni di promozione sul territorio. Nuovi sviluppi dovrebbero esserci dopo l’incontro generale a Roma con i vertici di Billa e le segreterie nazionali dei sindacati. Seguiremo, come abbiamo sempre fatto, questa vicenda e vi daremo conto sul nostro sito web e nel prossimo numero di dicembre.

Aristodemo De Blasi aristodemo@alambicco.com

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LEQUILE

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SPORT PROTAGONISTA

Grazie alla Cooperativa sociale “Impronta” a Lequile si ricomincia a giocare a calcetto. a serata di giovedì 6 ottobre 2011, presso il centro comunale “Manuela Mariano”, da anni gestito dalla Cooperativa sociale “Impronta”, il Sindaco Caiaffa, alla presenza del Presidente, dei soci della cooperativa, delle autorità religiose e laiche di Lequile, nonché di diversi cittadini, ha inaugurato un “sontuoso” campo di calcetto in erba sintetica, che va ad arricchire un territorio purtroppo ancora lacunoso di impianti sportivi. La cooperativa onora così la convenzione stipulata a suo tempo con l’Amministrazione Comunale, in forza della quale otteneva la gestione della struttura pubblica dietro l’impegno a valorizzarla con investimenti, che garantissero un positivo impatto sociale sul territorio.

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Quindi dopo la realizzazione di uno spazio verde attrezzato con un parco giochi per i bambini, che risulta assai utile e gradito alle famiglie, arriva anche l’edificazione di una struttura sportiva all’avanguardia, che permetterà ai giovani lequilesi di non “emigrare” nei paesi limitrofi, qualora volessero divertirsi giocando a calcetto. Pertanto, dopo che il Parroco di Lequile, don Vito Caputo, benediceva il campo di calcetto, il Sindaco, con manifesta soddisfazione, elogiava pubblicamente per l’impegno profuso il Presidente e i soci della cooperativa, grazie ai quali finalmente a Lequile si torna a giocare a calcetto e a investire in sport. Speriamo che questa strada prosegua nel futuro.

Un momento dell’inaugurazione con il SIndaco Caiaffa

6 Lettera al Direttore

I sinistrati di Lequile Il segretario del PSI di Lequile interviene nel dibattito lanciato da Lucia Rollo nel numero di luglio Il 1989 non ha sancito solo la caduta del muro di Berlino, con il conseguente crollo delle ideologie, che non hanno retto all’urto della storia, ma anche, purtroppo, la genesi di una nuova categoria antropologica: “i sinistrati”. Trattasi di personaggi in cerca di autore, prigionieri di schemi mentali obsoleti e anacronistici, come i dualismi padrone-operaio, comunista-fascista e come l’antiamericanismo esasperato, custodi invincibili di una concezione manichea della politica, che vede loro, solo loro, sempre impegnati indomiti, notte e giorno, in una ardua lotta contro i soprusi, la corruzione e le prepotenze per assicurare il trionfo della giustizia, mentre tutto il resto dell’universo pullula di manigoldi, affaristi, corrotti, opportunisti, pronti a spendersi solo se si intravede qualche ritorno personale. Loro i casti, gli altri la casta. Loro il bene, gli altri il male. Dalla lettura di un articolo apparso sul numero di luglio de “l’alambicco”, apprendiamo che anche a Lequile esiste una significativa colonia di “sinistrati”. Infatti, proprio su quell’articolo, divertiti rileviamo che una valente “compagna” (guai a definirla amica, si offenderebbe), tesse le lodi di un buffo signore, incapace di avanzare alcuna proposta costruttiva, mentre risulta sempre presente quando bisogna “manganellare” a suon di manifesti e volantini, oltraggiosi al limite della querela, il “fascista” privilegiato di turno, dimenticando, però, gli incarichi “politici” ricevuti a suo tempo quale contropartita alla sua “militanza”.

Ma questi sono dettagli su cui dobbiamo soprassedere; ciò che invece rileva è il fatto che grazie al dinamismo dei sinistrati è stato possibile portare a termine una campagna propagandistica talmente efficace e incisiva da determinare il conseguimento del quorum nella recente tornata referendaria. Cosicché mentre il Pd lequilese si limitava a sostare in piazza solo la domenica, il rappresentante di Sel dormiva e l’Amministrazione comunale teneva un profilo “più basso” del Ministro Brunetta, “l’alta” compagna alla guida dei sinistrati lequilesi mediante “volantinaggio al mercato, gente contattata attraverso quei metodi un po’ naif e un po’ retrò” restituiva a tutti il senso della partecipazione popolare. Sono stati loro, le loro iniziative e la loro archeologia politica i veri artefici del successo referendario. Il web, la potenza della rete e dei social network hanno avuto invece una rilevanza residuale, poiché incapaci di raggiungere i pensionati e le casalinghe, come se queste categorie non possano essere state raggiunte indirettamente dalla stragrande maggioranza degli italiani, che dati statistici oggettivi attestano essere internauti abituali. Cari sinistrati state tranquilli a nessuno interessa uscire il giovedì per incassare la vittoria al vostro posto, siete voi i veri vincitori, anche se appare difficile sostenere che il volantinaggio al mercato o un giro in macchina per il paese, siano sufficienti a convincere il 56% degli elettori lequilesi a recarsi alle urne. Invero le vostre sporadiche ed estemporanee iniziative hanno

inciso per un molto più realistico 0,00006%. Pertanto la vostra vittoria ricorda tanto l’episodio di quel giapponese che per anni rimase nascosto nella giungla, credendo che la guerra non fosse ancora finita, abbracciando con angoscia un mitra e aspettando un nemico che non compariva, perché non esisteva più. Le convinzioni di quel giapponese sono simili alle vostre. Sono fuori luogo, fuori dal tempo e fuori dal mondo reale, perché non hanno ragion d’essere. Intanto chi dall’esterno vi osserva non sa se sorridere o piangere. Salvatore Spedicato Partito Socialista Italiano - Lequile

NUOVA APERTURA

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QUANDO

I SOGNI SI REALIZZANO Due scout di San Cesario coronano il sogno di partecipare al Jamboree no scout è amico di tutti e fratello di ogni altro scout”. “I ragazzi hanno scoperto che, se anche provenivano da paesi diversi, erano in fondo molto simili tra di loro sia nei gusti sia nei modi di divertirsi e che potevano essere tra loro ottimi amici. In questo modo, se un giorno dovessero mai sorgere delle difficoltà tra i diversi paesi, non sarà necessario ricorrere alle armi, ma si potrà discutere da buoni amici e vedere come arrivare ad un accordo senza la crudele e ingiusta prova della guerra”. Così il nostro fondatore Baden Powell (B.P.) nel 1920 chiudeva il 1° World Scout Jamboree, cui partecipò un ristretto gruppo di ragazzi provenienti da tutte le nazioni del mondo. Questa “marmellata di ragazzi” (ciò che si intende per “Jamboree”) si tiene ogni 4 anni e raduna migliaia di scout che condividono quel periodo della loro vita in cui hanno l’opportunità di conoscere e imparare avendo a portata di mano un mondo intero. “Simply scouting!” (Semplicemente scoutismo!) è il motto del 22° Jamboree tenutosi in Svezia, a Rinkaby, in una grande cornice di

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boschi sempreverdi che ha ospitato dal 27 luglio al 7 agosto 2011 - 40mila scout provenienti da tutti i paesi del mondo tra i quali anche l’Italia, che con i suoi 1700 partecipanti ha dipinto la Svezia del nostro tricolore. Il gruppo AGESCI-San Cesario 1 è stato rappresentato all’evento da 2 “esploratori”: Mirko Perrone e Riccardo Liaci, i quali hanno avuto così l’opportunità di realizzare il grande sogno testimoniando la loro “promessa” scout in qualità di ambasciatori italiani. Quello appena trascorso è stato un anno associativo molto intenso che (con i 3 campetti preparatori) li ha visti impegnati come componenti di uno dei 60 reparti di formazione italiani: “Faville spumeggianti”; questo nome si è dato il reparto Puglia 1, che ha radunato 4 capi e 36 ragazzi/e (“esploratori”/”guide”) del sud della Puglia. Già da questi campi di preparazione si inizia a respirare l’aria dell’incontro, della solidarietà e della scoperta della natura; tutti aspetti che in questo jamboree hanno caratterizzato le varie attività proposte ai nostri scout italiani. Pieni di mandati fino al collo, Mirko e Riccardo arrivano al tanto atteso 27

Luglio, giorno in cui - nonostante le sorprese e gli ultimi preparativi - riescono a prendere l’aereo che li ha portati in Svezia (raggiunta solo la mattina del giorno successivo), dove, scesi dal pullman in un ex campo militare trasformato in una vera e propria metropoli di tende, finalmente con grande gioia capiscono che il loro sogno è diventato realtà! Durante quei 12 giorni sono state tante le occasioni: di confronto con fratelli di diversa provenienza, di conoscenza di nuove tecniche scout, di abilità (sia manuale che intellettiva), e tante altre che hanno talmente accresciuto in loro l’entusiasmo da confermare la piena appartenenza a questo gioco mondiale dello scoutismo. Tornati ormai a casa non resta che un indimenticabile ed emozionante ricordo colorato da sguardi e attimi vissuti con un “mondo di ragazzi” che hanno collaborato per la buona riuscita del Jamboree e per far gioire ancora una volta il grande B.P.

Riccardo Liaci e Mirko Perrone

Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti i capi del San Cesario 1, i quali - nonostante l’esiguo numero con il loro amore, la loro disponibilità, il loro impegno e la loro passione ci hanno dato la possibilità di coronare quel sogno che ogni scout tiene chiuso nel cassetto! Un particolare grazie va anche ai nostri genitori, che pazientemente ci sostengono nella nostra scelta. Auguriamo che in futuro altri ragazzi/e del nostro gruppo abbiano questa possibilità, al fine di trarne ulteriori buoni frutti utili per contribuire a “lasciare questo mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”. Riccardo Liaci e Mirko Perrone

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LE AVVENTURE DI NONNA PAPERA

COLOMBO: L’UOVO L’UOVO DI COLOMBO

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Sono stata a Lequile la sera del 27 settembre, ed ho avuto il piacere di partecipare all’incontro con Gherardo Colombo organizzato da NuovaMente, un’associazione di giovani del paese che ha così consentito ai propri concittadini ed a quelli dei paesi vicini (tutti quelli in cui è diffuso “l’alambicco”) di ascoltare una bella lezione di vita dalla viva voce di un uomo al quale l’Italia deve molto. È infatti anche grazie alla sua intelligenza, coerenza e coraggio se alcuni dei misteri più oscuri della prima Repubblica, dalle trame della loggia P2 alla corruzione che ha divorato Milano e l’Italia negli anni ’80, non sono più tali. Non è stata una conferenza, quanto piuttosto un dialogo serrato tra l’ex P.M. di Mani Pulite ed il pubblico, una comune ricerca del senso di un concetto, la legalità, a cui tutti in qualche modo facciamo riferimento ma che ha mostrato di avere più significati e sfaccettature di quanti non sospettassimo prima di entrare in sala. Colombo ci ha guidati nella scoperta delle differenze tra legalità e giustizia, aiutandoci a capire quanto è importante che questi principi siano radicati ai valori di equità e correttezza, e quanto la nostra Costituzione sia un faro che ci aiuta a non perdere la rotta anche nei momenti bui come quelli che stiamo attraversando. Ma se volessi trovare una sintesi (banale rispetto alla ricchezza del dibattito, ma pur sempre utile nei nostri comportamenti quotidiani) proverei a dire che l’affermazione del principio di legalità non può partire dall’alto (che anzi mai come in questi tempi ne vediamo il sovvertimento ed il quotidiano disprezzo da parte di chi ci dovrebbe governare e rappresentare) quanto piuttosto da ciascuno di noi, nei nostri gesti quotidiani, nel rapporto con gli altri, nella capacità di emettere la ricevuta senza che ci

venga richiesta, o di richiederla se non ci è stata spontaneamente data, nella convinzione che se ognuno di noi fa la sua piccola parte per migliorare il mondo in cui vive, non lo vedrà cambiato d’incanto da un giorno all’altro, ma sarà più semplicemente una parte della cura anziché una parte della malattia. L’uovo di Colombo, dirà qualcuno. Appunto.

L’UOVO OGGI E LA GALLINA DOMANI E sempre a proposito di uova (e di legalità, giustizia ed equità) mi è venuto in mente un vecchio proverbio leggendo il giorno dopo sui giornali locali l’esito del contenzioso tra Comune di Lecce e Selmabipiemme a proposito dei famosi palazzi di Via Brenta. Qualcuno ricorderà sicuramente la vicenda, che risale a quando era sindaco di Lecce quella anziana signora che, per farsi ricordare dai posteri, ha riempito la città di giganteschi pali neri, al modico prezzo di 24 milioni di euro, parecchi dei quali a carico diretto del già barcollante bilancio comunale. Non contenta dei danni così inferti alle finanze dei suoi sudditi, la vecchia

E LA GALLINA

signora decise un giorno di lanciarsi in un’altra spericolata operazione immobiliar-finanziaria: l’acquisto dei palazzi di Via Brenta (valore stimato tra i 15 ed i 20 milioni di euro) con un leasing (avrà capito che cosa vuol dire?) che sarebbe costato al Comune qualcosa come 78 milioni di euro nei prossimi vent’anni! (3.200.000 all’anno per vent’anni, pari a 64 milioni, più una maxirata di 14 milioni nel 2026) Un vero affare! (anche se sarebbe bene chiedersi per chi…). Bene, il sagace nuovo sindaco di Lecce (già vicesindaco e assessore al bilancio (a sua insaputa?) ai tempi della vecchia signora) ha capito che quando è troppo è troppo, ed ha avviato una lunga trattativa con Selmabipiemme per la rinegoziazione delle esose condizioni del leasing, anche al nobile fine di allontanare il rischio di dissesto finanziario del Comune che le scelte della sua brillante ex badante avevano assai avvicinato. Dopo mesi di polemiche e dibattiti, inchieste giornalistiche e giudiziarie che hanno fissato la stima del valore degli immobili ben al di sotto dei 20 milioni di euro, ecco a fine settembre il sindaco presentare trionfalmente il raggiunto accordo con Selmabipiemme: il contratto di leasing viene trasformato in affitto della durata di 6 anni + 6 a partire dal primo gennaio 2012. Il canone di locazione sarà di 1.460.756,88 euro più Iva al 21% (grazie Tremonti!), pari a 1.767.516. poco più di metà di quello che sarebbe costato il leasing, che peraltro non poteva neanche, al contrario dell’affit-

to, essere rimborsato dal Ministero di Grazia e Giustizia. Il Comune risparmia quindi milioni di euro ed evita il dissesto. Applausi. Ma sono tutti meritati? Proviamo a fare due conti facili facili: 1.767.516 euro all’anno di fitto (poco meno di 5.000 euro al giorno!!!) vuol dire nei prossimi dodici anni spendere 21.210.190 euro, oltre ai 10.080.833 già versati dal 2006 ad oggi. In pochi anni ci costerà quindi oltre 31 milioni di euro l’affitto di palazzi che, ricordiamolo, valgono meno di 20 milioni. Certo, sempre meglio che spenderne 78 con il leasing, ma chi non vorrebbe avere un inquilino così generoso (coi nostri soldi) da pagare in dieci anni un affitto vicino al 100% del valore dell’immobile? Immobile che i

fortunati proprietari potranno poi sempre vendere, al termine del contratto di affitto, consentendo loro di ricavare un bell’uovo oggi, e una grossa gallina (dalle uova d’oro!) domani! Nonna Papera

Periodico di politica cultura società Anno X n. 4 - Ottobre 2011 ISCRITTO AL N. 792/2002 DEL REG. STAMPA DEL TRIBUNALE DI LECCE

Direttore responsabile: Giancarlo Greco. Hanno collaborato: Antonella Perrone, Antonio Colla, Aristodemo De Blasi, Cristian Nobile, Emanuele Faggiano, Enrico Tortelli, Gianni Nobile, Giuliana Scardino, Giuseppe Nobile, Luca Laudisa, Lucia Luperto, Luigi Patarnello, Luigi Pascali, Marco Pezzuto, Matteo De Pascali, Paolo De Blasi, Paolo Verardo, Pierpaolo Lala. Foto di copertina: Massimiliano Manno. Redazione: via Umberto I, 65 - San Cesario di Lecce e-mail: redazione@alambicco.com internet: www.alambicco.com facebook: www.facebook.com/redazione.alambicco Distibuito gratuitamente a San Cesario, Cavallino, Lequile, San Donato Stampato presso: S.& G. Grafiche - Galugnano (LE)


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Tarsu: la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani che colpisce più le associazioni che le attività commerciali

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IO PAGO!

e vacanze (per chi ha potuto concedersele!) sono finite, a dispetto di un’estate che sembra non voler andar via. Si ritorna a ritmi scanditi dal lavoro e dagli orari scolastici e puntuali come ogni autunno, si intravedono nubi minacciose, cariche di aumenti e rincari per i cittadini. Nelle scorse settimane è stata recapitata anche agli utenti del nostro comune la cartella esattoriale per l’anno 2011, e molti avranno notato l’ulteriore, sia pur minimo, aumento della tassa sui rifiuti solidi urbani (TARSU). Il sistema di tassazione oggi in vigore prevede il pagamento del servizio sulla base della superficie dell’immobile. La tassa è corrisposta in base a tariffe prestabilite, dipendenti dall’uso dell’immobile (abitazione, locali commerciali, ecc.) come da delibera del Consiglio Comunale, e si calcola moltiplicando il numero di metri quadrati dell’immobile per la tariffa prevista per la categoria di appartenenza. A tale importo, vanno aggiunte le addizionali Comunali ex ECA (5+5%). Guardando con attenzione la cartella si nota inoltre che sulla Tarsu grava una sovratassa che va dall’1 al 5%, chiamata Tefa (Tributo

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OCCHI

esempio, un’associazione culturale come la nostra, si ritrova a pagare più di una palestra, di un cinema, di una sala giochi, di una tipografia e di uno studio fotografico, nonostante siano tutti questi esercizi commerciali e attività imprenditoriali (che, cioè, producono reddito). Pensiamo che le scelte politiche di un’amministrazione, passino anche attraverso la capacità di investire in cultura. Le associazioni rappresentano un patrimonio collettivo, di energia creativa in movimento, luoghi d’incontro tra persone, culture e generazioni, di promozione e diffusione della cultura in tutte le sue declinazioni. E possono contribuire a valorizzare le caratteristiche di un territorio coinvolgendo la collettività. Pur nella consapevolezza del periodo di crisi e delle non facili condizioni di gestione delle amministrazioni locali, riteniamo importante richiamare l’atten-

zione dei nostri amministratori e dei cittadini a riguardo. Non ci stancheremo di sottolineare l’importanza di campagne di sensibilizzazione per la raccolta differenziata, nell’ottica di una cittadinanza attiva, più consapevole e informata. Auspichiamo però che ciò sia accompagnato da una applicazione della tassa che non penalizzi chi, come noi, investe energie e passione per contribuire a promuovere il benessere della comunità. Giuliana Scardino giuliana@alambicco.com

VIGILI

ue anni fa circa si completava il restyling della zona pedonale di Piazza Garibaldi, con un nuovo basolato e una nuova illuminazione per valorizzare ed esaltare la facciata e le sculture del Palazzo Ducale. Il tutto con un bilancio di spesa ragguardevole. Il nostro giornale ha seguito con attenzione i lavori, come cerchiamo di fare ogniqualvolta si tratta di argomenti che riguardano la salvaguardia e la valorizzazione del nostro territorio Come sempre accade la nuova veste ha mosso critiche negative ma anche numerosi apprezzamenti, sia di residenti che di turisti. Sembrerebbe scontato di conseguenza che, cittadini e amministratori insieme, adottino misure e comportamenti a tutela del nostro patrimonio. Eppure così scontato non è. Questa volta tocca ai cittadini suonare il fischietto. Non è sfuggito a pochi infatti che, nonostante sia fatto espresso divieto a veicoli, se non in situazioni particolari,

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per l’esercizio della funzione ambientale) dovuto all’Ente Provincia. La maggior parte della Province (86 su 106) applica l’aliquota più alta, compresa Lecce. I rincari che hanno investito gli utenti risalgono al 2008, quando il governo bloccò gli incrementi sull’Ici, ma lasciò mano libera ai comuni sulla tassa per l’immondizia. I comuni hanno facoltà decisionale in merito alla definizione delle categorie e relativa assegnazione delle tariffe (v. allegato) e varano un regolamento che può prevedere una serie di riduzioni, esenzioni e agevolazioni. Il regolamento del comune di San Cesario prevede, per esempio, riduzioni per abitazioni con un unico occupante di età maggiore di 65 anni, nuclei familiari con bassi redditi e agevolazioni speciali per chi, possedendo un giardino, utilizza un composter per uso domestico. Pensiamo però che si possa fare di più. Anche le associazioni come la nostra sono tenute al pagamento della Tarsu, ma leggendo la tabella ci sembra che la tariffa relativa sia alta se confrontata con quella di altre categorie. Per

Quando i comportamenti non tutelano il nostro patrimonio di transitare sulla piazza, ordinariamente i veicoli della Polizia Municipale e i mezzi comunali non lo rispettano e, non solo transitano ma parcheggiano i veicoli nell’atrio comunale; così come gli esercenti che hanno i locali sulla piazza, fanno transitare i veicoli per il caricoscarico merci. Ora, se per i commercianti, può essere in qualche modo comprensibile, per le evidenti difficoltà di trasporto, meno comprensibile è per i veicoli della Polizia Municipale, considerato che esiste uno specifico deposito, nelle vicinanze del comune, in via A. Moro. Le piazze cittadine sono un argomento che ci sta molto a cuore; da

sempre hanno costituito un ruolo centrale di scambio, incontro e vita quotidiana. In molti paesi e città, complice il traffico automobilistico sempre più diffuso, le piazze si sono viste privare questo primato. Ci piace pensare che, dopo tanto impegno dell’Amministrazione lu largu de lu palazzu sia ancora il cuore della collettività e che i cittadini, la frequentino, la sentano propria,

la vivano, circondati dai caldi colori della nostra pietra e non dal grigio segno di pneumatici sul basolato. Vorremmo che chiunque entri del Palazzo Ducale possa apprezzarne le bellezze architettoniche e non vedere l’atrio trasformato in parcheggio per veicoli e scooter non ben identificati. Giuliana Scardino

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STORIE

IRONICHE

O SERIE Menestrelli, cantattori, combat-folk: la grande tradizione dei cantastorie contagia il Salento el 2002 il cantastorie milanese Franco Trincale entrò nelle cronache politiche dei giornali. Gli avvocati dell’allora (come ora) premier Silvio Berlusconi, chiesero il trasferimento del processo Sme dal tribunale del capoluogo lombardo a Brescia adducendo, tra le motivazioni, le canzoni “contro” del cantastorie da marciapiede. Stornellatori, racconti in rima, attualità o storia, ironia e impegno, l’onda lunga (e mai esaurita) dei cantastorie arriva anche nel salento. Nel 2011 in moltissimi hanno potuto apprezzare le canzoni di Mino De Santis, esordiente che dopo anni trascorsi a comporre (pare abbia scritto oltre 300 brani) ha trovato il coraggio di esibirsi in pubblico e (con il Fondo Verri di Mauro Marino e Piero Rapanà) ha pubblicato il suo cd d’esordio, “Scarcagnizzu”, che non ha alcuna distribuzione e viene venduto solo dopo i concerti (cercatelo). Dieci racconti della sua terra, tra italiano e dialetto. E se il Salento, tra regioni, musica popolare, turismo e vip acquista masserie, forse si prende troppo sul serio, il cantastorie di Tuglie spariglia le carte, guarda questa terra da un punto di vista diverso e irriverente e racconta “La festa

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patronale”, “Arbulu te ulie”, “Lu moribondu”, “Lu masculazzu”, “Lu cavaddhu malecarne”, “La malota & lu salanitru”, “Lu cane” in un alternarsi di poesia, metafore, brutte vicende e tic. Tutti elementi che confluiscono nella hit “Tutto è cultura”, in qualche modo, un contro manifesto della tanto sbandierata salentinità. Partito con la sua chitarra, nel cd e in molti concerti, De Santis è affiancato da musicisti di grande qualità come Emanuele Coluccia, Valerio Daniele e Dario Muci. Proprio il cantante e musicista neretino in “Sulu”, suo ultimo cd (pubblicato da Anima Mundi e Kurumuny), si fa cantastorie e con la sua voce racconta gli scenari in cui versa il Sud parlando dei migranti, del razzismo e dell’intolleranza tratteggiando un lato oscuro. Canzoni inedite e il recupero di brani come “Quistione meridionale” dell’intellettuale e mai troppo ricordata Rina Durante e “Soccu vonnu” del cantautore siciliano Pino Veneziano. Nel cd Dario Muci è affiancato da Valerio Daniele, Rocco Nigro, Emanuele Licci, Raffaella Aprile e molti altri. Più votato alla comicità e al “combat folk” è sicuramente P40 che è da poco uscito con “Vane”, autoproduzione

R USCIU

di belle speranze, frutto dei tanti concerti tenuti in giro dal cantattore (così si ama definire). Il suo progetto nasce una decina di anni fa con la volontà di osservare e “criticare” la società. Anche in questo nuovo lavoro P40 si conferma un menestrello dell’età contemporanea parlando di fruttivendoli e parcheggi degli ipermercati con un’ironia a tratti acerba ma che è in crescita. Una nuova generazione di cantastorie che, con esiti più o meno positivi, e con varie sfumature porta avanti quella tradizione italiana un po’ abbandonata e

“snobbata” dai grandi circuiti. Non a caso poche mesi fa tutti si accorsero, ma solo dopo la sua morte, della grande attualità e “urgenze” dei brani di Enzo Del Re, che “per tutta la vita è stato anarchico e ha vissuto, senza compromessi, i suoi principi etici e politici fino alle estreme conseguenze, fino ad andarsene in completa solitudine, nella stanza di casa sua, nel paese in cui è nato, cresciuto e morto”, come ha scritto ricordandolo Vinicio Capossela. Pierpaolo Lala

Lu Popillo

DI LUIGI PASCALI La nostra terra, fortunatamente, ha molte eccellenze, spesso sottovalutate, quasi mai valorizzate. Una di queste è l’arte della pasticceria e rosticceria, che condividiamo con altre regioni d’Italia le quali, sapientemente, hanno saputo esportare già da tempo questa importante risorsa… da noi, finalmente, qualcosa si muove! In ogni caso, l’aspetto che più mi sta a cuore, non è tanto la raffinata e sofisticata preparazione di chissà quale esotica delizia del palato, quanto i semplici, genuini, tradizionali rusticu e pasticciottu! Questi due preparati soddisfano equamente sia gli amanti del dolce che quelli del salato, sublimandosi in chi ama sia l’uno che l’altro. Ho persino la convinzione che abbiano entrambe proprietà terapeutiche: preparano il terreno ad una giornata che inevitabilmente, dopo un pasticciotto, risulterà meno stressante, e interrompono gradevolmente, ad una cert’ora, la lunga attesa

Mino De Santis

per il pranzo, lasciando in bocca una soave sensazione di benessere! Principe indiscusso, a San Cesario, di questi due “capolavori” era senza ombra di dubbio LU POPILLU. Egli preparava pasticciotti e rustici con autentica passione, addirittura in “edizione limitata” (si, percè se rriài ‘nu picca chi’ tardu, nu’ nne truài cchiui, specialmente rustici!). Alle lamentele dei ritardatari lu Popillu opponeva le sue inappellabili ragioni: “Tici ca m’ànu rrimanire!?”. Come dare torto a chi aveva fatto della freschezza dei propri prodotti uno stile di vita?! Per noi “ragazzi” di San Cesario lu rusticu allu Popillu non era una semplice degustazione, ma assumeva i connotati di un vero e proprio “rito”! Lu rusticu a menza matina andava consumato rigorosamente in loco, in compagnia, per sublimare il palato con la delicatezza della pasta sfoglia, l’amalgama delizioso e rovente (se nu’ te

bruci nu’ picca la lingua nu’ lu ‘ssapùri!) di pomodoro, mozzarella, besciamella e pepe, per poi raggiungere, a pochi metri, lu barra te lu Ziù Mimmi o lu barra Oriente, dove sorseggiare ‘na canadese e ‘na gazzosa in tre e concludere cu nu’ bellu cafè in ghiacciu, cu lu latte te mandorla d’estate,… cu nu’ bellu cafè e basta d’inverno! Tradizione questa, che contraddistingue squisitamente la nostra Salentinità, non quella dell’appartenenza geografica, di cui molti, oggi, tentano di appropriarsi indebitamente, né quella patinata e mercificata dei mass media e alcune produzioni cinematografiche, che confondono (sempre) il Salento con le cime di rape; non quella di luglio e agosto sulle nostre coste stuprate, poiché di moda, ma quella Salentinità che conferisce indelebilmente il senso di appartenenza, che si vive sempre, quotidianamente, in simbiosi con la propria terra, le proprie radici, la propria gente, nel bene e nel male, che si difende ad

ogni costo da una globalizzazione miope e selvaggia. Anche se ormai da tempo non lavorava più, Santo ci ha lasciato qualche settimana fa, ma LU POPILLU c’è ancora! C’è chi ha fatto tesoro, per anni, dei suoi preziosi insegnamenti e prosegue la tradizione (compreso la “produzione limitata”). Mi piace pensare che tanti ragazzi di San Cesario, ancora oggi, consumando ‘nu rusticu te lu Popillu, non si limitino a “mangiare” un pezzo di rosticceria, ma lo facciano con lo stesso spirito con cui lo abbiamo sempre fatto noi “più grandi”, con l’orgoglio, mai banale, di una cosa buona, sana, e soprattutto Salentina! A Santucciu vorrei potergli dire “Popillu, se ‘nc’ete ‘na pasticceria, a ddunca stai… me raccomandu: cquèjme ‘nu rusticu!”.


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TEMPO A RITROSO

Vi è qualcosa dopo la morte? Sì dicono le religioni, no dice la scienza, speriamo dicono gli uomini. Questo il tema della “Festa dei vivi” che si terrà dal 30 ottobre al 3 novembre a San Cesario e Venezia l 2 Novembre manifestazioni e celebrazioni si susseguono ed hanno come luogo comune la commemorazione dei defunti, finiti dall’altra parte, nell’altra “stanza”, nel luogo sconosciuto dove religioni e scienza si battono nelle teorie più confuse e disparate. In questo giorno di ogni anno e in ogni posto questo “culto” viene osannato dai vivi, da coloro che possono posare un fiore nell’intima speranza che l’anima del de cuius sia in ascolto o in osservazione. Per il secondo anno, un gruppo di persone con, per così dire, pensieri artistici si riuniscono ed effettuano il pellegrinaggio più breve esistente al mondo, il pellegrinaggio di coloro che festeggiano la vita, nel giorno della festa dei morti. Una contraddizione direte voi, ma in realtà è un vero workshop dove arte, cultura e storia si incontrano e dove tutto ciò che è vivo incontra il nulla, ovvero ciò che non si sa, ciò che è terribilmente naturale da non aver ragioni e prove. Il viaggio è breve ma meravigliosamente articolato. Il progetto And And And ha realizzato questo laboratorio. Dal 30 Ottobre al 3 Novembre si svolgerà tra La Serra del Giardini di Venezia e San Cesario di Lecce un complesso workshop che rappresenterà la seconda edizione della “Festa dei vivi (che riflettono sulla morte)” un progetto di Emilio Fantin, Luigi Negro, Giancarlo Norese, Cesare Pietroiusti e Luigi Presicce. A San Cesario di Lecce si incontrerà una delle strutture architettoniche più misteriose “lu Cafausu”. all’apparenza una piccola struttura friabile, esagonale, senza un’utilità apparente ma dietro cui si celano o più semplicemente aleggiano le storie di chi ci è passato, in cui un giono si è rifugiato, delle donne che prendevano il thè, un

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nascondiglio senza senso. E come emblema della speranza intorno a Lu Cafausu viene anche raccontata una storia d’amore, in cui solo questo sentimento può essere il punto d’incontro di chi non potrà mai incontrarsi, l’emblema delle nostre convinzioni. Un simbolo, quello del nulla, dello sconosciuto, dell’ignoto, tanto quanto la morte. Perché ciò è il significato vero e profondo di questo pellegrinaggio, la scoperta dell’altra stanza o almeno il tentativo di osannazione di quella soglia, di quel passaggio indefinito, di cui nulla si conosce, nulla si sa e su cui per svariate ragioni tanto ci si interroga. Vi è qualcosa oltrepassato quel confine? Sì dicono le religioni, no dice la scienza, speriamo dicono gli uomini. Si incontrerà anche il “Santuario della pazienza” a San Cesario di Lecce restituendo l’opera “Polipo” dell’artista Ezechiele Leandro prelevata e portata nel laboratorio artistico istituito per l’evento presso la “Serra dei giardini” a Venezia. Si riporta lì, nel suo santuario, quello voluto dal suo autore. Passa anche da qui questo pellegrinaggio per ricomporre anche il santuario di Leandro con ciò che gli artisti oggi creano, sculture, pitture e tanto altro solo ed esclusivamente per dare un senso e una visione di ciò che può esser visto oltre le proprie convinzioni, forse oltre i propri banali e consumati occhi. Citando testualmente uno degli autori: “la visione infatti ha una certa portata in un campo limitato come al di là dell’orizzonte vi sono cose invisibili ecco perché l’occhio non è solo un mezzo per vedere ma anche un impedimento alla vera visione”. Lu cafausu, solo un’errore, un caffè, un ritrovo, una rimessa o qualcosa in più? Poco e niente è stato scritto, solo qualche disparata teoria appena accen-

nata. Sculture, libri, recitazione faranno da compagni di viaggio a quel percorso circolare in cui il simbolo di una barca trascinata molto lentamente avanzerà fino a Lu cafausu, così dopo l’attraversamento del mare (la vita) incontra l’uomo e le sue paure e termina con la soglia (Lu cafausu), la fine tanto attesa per tutto il viaggio. Ecco ciò si può fare per un giorno, uno solo, dove dimentichiamo di celebrare la morte e il caro estinto e tentiamo di navigare attraverso ciò che è più utile fare, attraverso la conoscenza di fatti, di una storia, di un racconto o la sublime osservazione di un quadro, una statua o ancora attraverso l’ascolto di versi, testi poetici che forse racchiudono i nostri veri pensieri. Ecco, questo si può fare celebrando la morte attraverso la vita. L’ignoto non solo ci impedisce di vivere, ma è essenziale nella sua funzione, se non ne comprendiamo tale caratteristica l’uomo non può essere uomo, mortale. La presenza di quest’incognita, assidua in forma latente, viaggia nei sotteranei, si sente il suo odore dappertutto, e i pensieri quotidiani sono quasi sempre rivolti a rinnegarla. Tirate le somme, cari lettori, si può certificare che ciò che non muore... vive. Se continuamo a contemplare la morte non resta che servirla, quasi come cercare di vincere alla lotteria, con far-

neticazioni quotidiane, condannati a qualche anno in più, qualche giorno in più senza aver realmente e concretamente lasciato vivere i nostri pensieri. Sono solo invecchiati i nostri corpi. Si può anche sceglier di scendere dalla barca e non lasciarsi trascinare dalle onde verso quella soglia, quel Lu cafausu, dove in realtà viene rappresentato tutto ciò che è falso, o meglio ancora falsato dalle convinzioni o dalle illusioni dell’altra stanza. Un viaggio che inizia e termina a Lu cafausu a San Cesario di Lecce, in quell’errore dell’archittura, quel posto non ancora conosciuto, quel posto immaginario che per ironia della sorte esiste davvero. Ecco, questo è un buon motivo per partecipare alla seconda edizione della “Festa dei vivi (che riflettono sulla morte)”. Un evento non comune, dove qualcuno decide di attivarsi nel giorno dei morti. Un vero pellegrinaggio dove tutto si trasforma in un laboratorio di arte e dove si effettua un viaggio, un convegno, una celebrazione e si conclude con una festa, con la musica. Giuswa Mazzotta e Federica Vetrugno

IM PARARE L’ITALIANO Al via i corsi gratuiti dell’Università del Salento destinati a cittadini migranti Università del Salento è risultata beneficiaria di un progetto FEI che prevede le seguenti attività formative: - 1 corso di prima alfabetizzazione nella lingua italiana L2 indirizzata a 30 donne immigrate (80 ore) da erogare in 15 settimane a partire da novembre 2011. - 2 corsi di lingua italiana L2 di livello intermedio indirizzati ad almeno 40 cittadini stranieri (60 ore per corso) da erogare in 10 settimane a partire da novembre 2011. - 2 corsi di lingua italiana L2 (livello A1-A2) indirizzati a 20 minori in età scolare e pre-scolare (60 ore per corso) da erogare in 15 settimane a partire da novembre 2011. - 1 modulo di educazione civica indi-

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rizzato a 100 immigrati (30 ore) da erogare in 10 settimane a partire da gennaio 2012. - 1 modulo formativo di orientamento al lavoro indirizzato a 100 immigrati (20 ore) da erogare in 6 settimane a partire da febbraio 2012. Responsabile del Progetto: Prof. Patrizia Guida Tutti i corsi si terranno presso la Scuola di Italiano per stranieri-CLA dell’Università del Salento, via Vito Carluccio n. 2, nelle ore pomeridiane e/o serali. Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi alla segreteria della Scuola: Dott. Maria Martina Tel. 0832 244240 maria.martina@unisalento.it

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SCUOLA DI INTERNET

Hanno vissuto i cambiamenti, ne sono stati artefici e spettatori ed oggi si sentono “persi”: una mini-guida per comprendere parole e potenzialità di internet.

a cosiddetta rivoluzione tecnologica e digitale ha portato tanti vantaggi nelle nostre case, nel nostro lavoro, nelle nostre relazioni sociali. Oggi ad esempio ho deciso di vendere il mio ipad tramite ebay, ho taggato i miei amici su facebook e visto un video su youtube; ho postato su di un blog e controllato il mio canale e-banking, mandato due sms e un mms dal mio smart-phone, chiamato mia sorella con skype e comprato una dock-station per il mio ipod con paypal; ho navigato sul mio browser cliccando qua e là, mandato sette e-mail e cancellato spam; ho chattato e infine scaricato una serietv in streaming. E tutto questo solo in mezz’ora circa. Molti di voi avranno seguito le mie azioni senza problemi, ma tanti altri, come mia madre, avranno subito il mio sproloquio. Costretti, senza essere avvertiti e per chissà quale ragione, a comprare ed avere l’esigenza di oggetti che non avrebbero mai capito o saputo gestire autonomamente. Tv, decoder, sim, smartphone, touchscreen, lcd, pc, mac, dvd, internet-key…la lista potrebbe essere molto lunga. Da questa riflessione nasce questo articolo, ma con la consapevolezza che senza internet e tecnologia si può vivere altrettanto bene. È semplicemente una questione di opportunità. Il loro successo è collegato al miglioramento della qualità della nostra vita, per questa ragione è importante sapere come sfruttarlo per tale scopo. Pensate cosa potreste fare con internet e muovete i primi passi. Avendo a disposizione un pc e una

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connessione accederete alla rete grazie ad un browser, indicato sul vostro schermo da una piccola immagine o simbolo chiamato icona. Grazie al web potrete cercare tutto quello che desiderate su un cosiddetto motore di ricerca come ricette per i pranzi domenicali, strutture mediche o viaggi, solo per fare alcuni esempi. Il secondo passo è crearsi un indirizzo di posta di elettronica con il quale scrivere ai vostri amici o familiari, chiedere informazioni o sporgere un reclamo, tutto con un click. Grazie alla vostra email potrete iscrivervi ad un social network dove potrete ritrovare vecchi e nuovi amici, inserire foto o video e “seguire” le attività degli altri iscritti. Potrete acquistare in tutta sicurezza tutto quello che volete con una carta di credito o una carta prepagata disponibile anche in poste italiane, oppure aprire un conto corrente on-line attraverso il quale effettuare bonifici, pagare bollette e bollettini, assicurazioni e ricariche telefoniche senza uscire di casa. Potrete leggere i maggiori quotidiani gratis, rivedere vecchie trasmissioni televisive o video musicali su youtube e giocare gratis senza necessariamente investire denaro. Le possibilità sono infinite, con un po’ di pazienza potrete avere tutte le chiavi di accesso per mettervi al pari e non sentirvi esclusi dall’agenda pubblica mediatica o semplicemente dalla vita dei vostri figli o nipoti. Lucia Luperto lucia@alambicco.com

GLOSSARIO Pc: abbreviazione di personal computer. Desktop: schermo del pc su cui sono disposte le icone da cliccare. Doppio click: movimento ripetuto due volte velocemente sul tasto sinistro del mouse (dispositivo collegato al computer o posizionato nella parte inferiore di un pc portatile). Browser: programma per accedere ad internet sul vostro computer; i più diffusi sono Internet Explorer e Mozilla Firefox. On line: in linea, o più semplicemente collegati alla rete internet. Web: abbreviazione di World Wide Web; la sigla www è il prefisso dei siti internet che visiterete; è un sistema che permette di navigare ed usufruire di contenuti e servizi collegati tra loro. Internet: insieme di reti di computer sparse in tutto il mondo e collegate tra loro, a cui possono accedere migliaia di utenti. Sito internet o sito web: ognuno dei singoli luoghi che compongono Internet a cui poter accedere, istituzioni, aziende ed enti ne possiedono uno - per esempio www.alambicco.com..

Link: collegamento a un altro contenuto. E-mail: indirizzo di posta elettronica: è necessario registrarsi con il proprio nome (o un soprannome) e una password. Per esempio: mario.rossi@gmail.com. Il simbolo centrale si chiama chiocciola e contraddistingue l’email;si scrive premendo il tasto alt gr e il tasto dove è disegnata. Motore di ricerca: è un sistema in cui inserire parole chiave ed effettuare ricerche; il più famoso è www.google.it Social Network: consiste in un qualsiasi gruppo di persone connesse tra loro da diversi legami sociali, che vanno dalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari; i più famosi? Facebook e Twitter. Youtube: servizio di condivisione di video in cui è possibile inserire o vedere video di tutto il mondo e di tutti i tempi Ebay: un mercato on line in cui confluiscono venditori e compratori da tutto il mondo. Subito.it: fra i siti più utilizzati di annunci gratuiti.

DOLCERUBRICA

DI

AN TONIO COLLA

La melafondente Mamme, nonne, zie, amici dei fornelli tutti, correte a lavar le mani e indossate il grembiule. Si va in scena. Parte con questo numero la nuova, pantagruelica, rubrica. A svelarci le più invitanti, appetitose, innovative ricette dolciarie dell’arte culinaria italiana, lo chef Antonio Colla che esce dai laboratori di cucina per entrare direttamente nelle nostre case. In questo primo appuntamento la “Melafondente”.

A brevissimo Antonio sarà a disposizione anche sul nostro sito (www.alambicco.com) per fugare dubbi, soddisfare curiosità, dare qualche dritta decorativa e svelare piccoli trucchi del mestiere. Tutto con un solo obiettivo: far sì che ogni ciambella esca col buco. Ma poche chiacchiere. Il forno è già caldo e occorre cominciare. Buon lavoro a tutti e, speriamo, buon appetito.

Ingredienti

Procedimento

- 450 g burro - 375 g zucchero semolato - 150 g zucchero di canna scuro - 120 g polvere di mandorle - 525 g uova intere - 300 g panna liquida 35% m.g. - 75 g cacao in polvere - 450 g farina - 20 g lievito in polvere - 6 g cannella in polvere - 225 g copertura fondente Guanaja 70% - 350 g albicocche secche tagliate - 3-4 mele

Mescolare il burro con lo zucchero, unire le uova e la panna liquida e montare. Aggiungere le polveri setacciate assieme. Infine, versate la copertura fusa a 45°C e le albicocche secche tagliate. Versare il composto in stampi tondi, mettere sulla superficie le mele tagliate a fette, cospargere di zucchero di canna e cuocere a 160/170°C per 35-40 minuti circa. Ora è pronta per la tavola.


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FACCIAMO hi non ha mai sognato di suonare in gruppo? Soprattutto da giovani, molti di noi hanno imbracciato una chitarra o strimpellato il pianoforte nella segreta speranza di riuscire a mettere su un gruppo rock o popo o anche reggae o rep. Bene, “l’alambicco” prova a dare una mano a tutti questi musicisti. Da oggi, infatti, apriamo le iscrizioni a un corso avanzato di musica pop e rock (senza disdegnare rap e reggae) per tastiera, chitarra, basso, voce, violino, flauto, sax e trombe. Il laboratorio, destinato a chi già conosce le basi della musica e di uno strumento, è finalizzato alla formazione di giovani band musicali che esploreranno il repertorio della musica italiana e internazionale ma anche all’esecuzione pubblica delle competenze acquisite attraverso performance

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BAND

Al via un laboratorio pop e rock destinato a giovani musicisti

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live (sia intermedie, sia finali) in locali pubblici con cui “l’alambicco” sta stringendo accordi specifici. I requisiti di accesso sono semplici: avere almeno 12 anni, possedere una buona competenza musicale di base e… aver voglia di mettere su una band! Il laboratorio (che si terrà presso la

FINO

nostra sede a San Cesario di Lecce, in Via Umberto I n. 65) si articolerà lungo 4 incontri mensili per complessivi tre mesi e sarà coordinato da due artisti sancesariani: Monica Terlizzi e Tonio Panzera. Per informazioni e/o iscrizioni: redazione@alambicco.com

ALLA FINE DEL MONDO 13

Il romanzo di Osvaldo Piliego sarà presentato presso la sede de “l’alambicco” l pub di Settimio è l’approdo di generazioni perdute, il punto d’incontro di storie confinanti, di solitudini che annaspano nell’illusione di risolversi in cerca di una free way destinata a rivelarsi una diàspora. Le radici si sgretolano insieme alla sassosa terra salentina, incapaci di trattenere valori e tradizioni nell’incalzare disordinato di tempi nuovi e non certo migliori. C’è chi, inseguito dalla propria fragilità, fugge da un sud che lo richiama a un drammatico appuntamento; chi, soffocato da una vita troppo stretta, si esplora nella trasgressione; chi si adatta, in una sorta di dolente pigrizia, all’estraneità dei figli; chi torna – perché «qui è meglio, no?» – nel vano tentativo di riconoscersi in un’identità.

I Osvaldo Piliego Fino alla fine del giorno Lupo editore 2011 . pp. 183 • euro 15 Osvaldo Piliego ha trentadue anni, vive a Lecce. È laureato in lettere. Ha scritto per diverse riviste locali e nazionali. È giornalista pubblicista. Attualmente è direttore di Coolclub.it e collabora con il “Quotidiano di Lecce” e “Rockerilla”. Ha organizzato centinaia di concerti e suona male la batteria da 15 anni.

Luca, Francesca, Dora, zio Franco, Emanuele… dalle storie della famiglia Peschici e dalla costellazione dei personaggi che incrociano le vicende di Danilo (l’Io narrante) emerge un quadro di gente a volte ignara di tradire se stessa, totalmente partecipe delle inquietudini e delle corruzioni che segnano l’oggi in modo globale, immersa in un disorientamento a mala pena illuminato da barlumi di autocoscienza e dai legami affettivi che hanno nutrito l’infanzia. Dal coraggioso e coinvolgente romanzo di Piliego esce il Salento oscuro, nascosto a chi insiste a rifugiarsi in una pizzica mitizzata come emblema di purezza primigenia; è la denuncia di una penna “giovane” che, pur intrisa di nostalgia, rifiuta le panoramiche da cartolina per

guardare ad occhi aperti la realtà e interrogarsi sui rischi che essa comporta.

Giovedì 3 novembre, alle ore 19, nell’ambito della rassegna permanente “Dialoghi d’autore”, Osvaldo Piliego presenterà il suo romanzo presso la sede de “l’alambicco”. A dialogare con lui, Franco Farina (giornalista del “Corriere del mezzogiorno”).


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UN ANNO CON L’ALAMBICCO

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BOLLE I N PENTOLA

Parte, come oramai consuetudine, la raccolta delle foto per il calendario 2012 nche quest’anno sulla vostra parete non potrà mancare il volto dei nostri concittadini; li abbiamo visti in tutte le salse: in competizioni sportive, nelle feste di paese, in famiglia, in campagna e su qualsiasi mezzo di trasporto.

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È arrivato il momento di portare le vostre foto per il consueto appuntamento con il calendario de “l’alambicco”, per rivedere i vostri cari o raccontare ai vostri nipoti alcune storielle ormai dimenticate. L’edizione del 2011 ha avuto un grande successo, ma cercheremo come sempre di migliorarci con qualche piccola novità. Chiunque voglia mandarci le foto, può farlo in formato digitale (mi raccomando, in alta risoluzione) all’indirizzo mail: redazione@alambicco.com o presso la sede della nostra associazione (in Via Umberto I 65) o mettendosi direttamente in contatto con noi (tel. 329 2203660). Anche quest’anno, vorremmo raccolgiere immagini (vita quotidiana, riti, scuola, lavoro, tempo libero, sport, ecc.) degli anni precedenti al 1970. Confidiamo, come al solito, nell’aiuto dei nostri lettori.

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Presto online le nuove iniziative della nostra associaizone ari lettori, tenete costantemente sott’occhio il nostro sito! Nelle prossime settimane, infatti, sarà online la nuova versione (ricca di immagini e funzionalità avanzate) a cui stiamo lavorando da diversi mesi. Inoltre, il sito web (www.alambicco.com) annuncerà tutte le nostre iniziative per questo nuovo anno sociale. E sono tante e sfiziose. A cominciare dalle serate di degustazione realizzate in collaborazione con la locale sezione di SlowFood e e con Michele Marangio. E poi incontri, musica, presentazioni e... una gustosa sorpresa la domenica. Speriamo di vedervi numerosi.

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Una serata di degustazione dello scorso anno

“La macchina fotografica fissa un’immagine nel tempo permettendoci di conservare il ricordo di un’esperienza visiva che non vogliamo dimenticare”

La foto vincitrice di questo numero Le altre foto concorrenti sono visibili e commentabili sul nostro sito www.alambicco.com e sul nostro profilo facebook. Il tema del prossimo concorso sarà L’INVERNO L’invio del materiale dovrà essere effettuato, entro il 30 novembre, al seguente indirizzo: redazione@alambicco.com Le foto saranno valutate dalla redazione che si avvarrà della collaborazione del fotografo Luca Laudisa. Il premio per la foto vincitrice sarà la pubblicazione sul numero di ottobre, mentre le altre potranno essere visualizzate e commentate sul sito www.alambicco.com.

“Wabi-Sabi” di Maria Grazia Martina


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IL RILANCIO DELLA POLISPORTIVA Abbiamo incontrato per voi il nuovo presidente della Polisportiva, Marco Lezzi. Dalla Salento football a San Cesario per raggiungere nuovi traguardi. Marco Lezzi, il giovane presidente della Polisportiva San Cesario-Aria Sana

Presidente, quando ha inizio il suo impegno nel mondo del calcio? Il mio impegno nel calcio nasce nel 2001 quando insieme ad un gruppo di amici abbiamo dato vita alla Salento Football; una buona scuola calcio che ha rappresentato il vivaio di numerose società. Eravamo costretti a fare i nomadi per via della carenza di strutture, due anni fa abbiamo accettato la proposta della polisportiva mettendo a disposizione la nostra esperienza nel settore giovanile. A San Cesario esisteva una struttura e delle persone capaci, senza trascurare il fatto che c’era una prima squadra che aveva appena conquistato una categoria importante. Dalla fusione della Salento Football con la Polisportiva alla presidenza, cosa l’ha spinta a questa scelta? Il presidente Valentini ha deciso di lasciare e ci siamo fatti carico un po’ tutti del futuro di questa realtà sportiva; la scelta è caduta su di me ma la si può definire una presidenza collettiva, perché la società è composta da un gruppo di persone che collaborano attivamente e con passione. Il mio impegno vuol essere un segno di riconoscimento per i ragazzi e i tecnici che mi hanno seguito e per chi ha lavorato con passione e successo nella polisportiva prima del mio arrivo. Qual è l’apporto delle istituzioni alla polisportiva? Con le istituzioni c’è un ottimo rapporto di collabo-

R EUME DI

razione; l’amministrazione comunale mette a disposizione le strutture. C’è da dire, però, che in giro per la provincia le strutture sportive sono decisamente migliori delle nostre, sia nei centri più grandi, ma anche in paesini più piccoli e con settori giovanili quasi inesistenti; sono certo che se il comune ci desse un ulteriore mano, potremmo fare il salto di categoria. Ed il paese come risponde? Il paese non è parte integrante della polisportiva, siamo poco seguiti: alle partite ci sono pochi spettatori; ma non vuol essere una critica, è un dato di fatto dovuto alla vicinanza della città di Lecce. Quali sono le aspettative per la stagione appena iniziata? Speriamo di poter raggiungere un’altra salvezza, i presupposti ci sono; lo zoccolo duro della squadra dello scorso anno è rimasto, c’è stato l’inserimento di qualche giovane interessante proveniente ovviamente dal nostro settore giovanile ed il mister è stato confermato. Qual è il futuro del calcio nelle serie minori? Puntare tutto sul settore giovanile. A livello professionistico ed ancor meno in quello dilettantistico non è più possibile sostenere grandi spese. Curare il settore giovanile è l’unica possibilità per mantenere in vita le società di calcio: spendere qualche euro in più per avvalersi di tecnici di valore con esperienza in questa area porta ad ottimi risultati.

Il sogno è quindi quello di una prima squadra composta da giocatori provenienti dal vivaio? I sogni si concretizzano se si lavora quotidianamente, ed il nostro progetto prevede questo; non so se potremmo farlo in Promozione, per tanti questa categoria può stare stretta ma per noi è un onore ed un privilegio; conto comunque in un paio d’anni di poter raggiungere questo obiettivo. In virtù della nostra concezione del vivaio è bene sottolineare che in prima squadra milita un giovane del ’95 titolare inamovibile, fatto eccezionale considerando che gli under dovrebbero essere del ’93/’94. Un ringraziamento particolare? Va a quei giocatori più adulti che abbiamo in squadra, necessari oltre che per l’esperienza in campo, anche e soprattutto per il loro enorme contributo umano nella crescita dei giovani. Grazie presidente ed in bocca al lupo per questa nuova sfida.

E DINTORNI

LUCA LAUDISA

Dalla voglia di condividere e sfatare alcune credenze popolari nasce la nuova rubrica de “l’alambicco” “Reume e dintorni” a cura del fisioterapista Luca Laudisa. Ci guiderà alla scoperta di quesiti e curiosità legate alla salute, senza però prenderci troppo sul serio e senza che vengano considerate diagnosi o terapie personalizzate. Chi non ha mai avuto un nervo accavallato? Il più famoso è sicuramente quello tra il collo e la scapola ma anche quello tra la scapola e la colonna non scherza! Ma che cosa è un nervo accavallato? Come si può curare? Il primo appuntamento di questa rubrica ci aiuterà a risolvere questo dilemma.

Innanzitutto vorrei sottolineare, finalmente, che i famosi nervi accavallati non esistono e così mi tolgo subito un peso che mi perseguita da anni; è soltanto un modo di dire, una credenza popolare che ci portiamo avanti dal passato. Nel corpo umano esistono due tipi di nervi: cranici e spinali. Quelli cranici hanno origine dal tronco encefalo, quelli spinali dal midollo spinale; se si potessero accavallare le conseguenze sarebbero ben più gravi, ma per fortuna non è possibile. La definizione di nervo accavallato generalmente dobbiamo ricercarla nella contrattura muscolare. La contrattura è un meccanismo di difesa che insorge quando il muscolo viene sollecitato oltre il suo limite di sopportazio-

ne fisiologica. Le cause possono essere le più svariate: sollecitazioni muscolari eccessive, movimenti bruschi e violenti, problemi articolari o squilibri posturali e muscolari. La terapia più efficace è sicuramente il riposo, ma il recupero può essere agevolato anche attraverso terapie decontratturanti: - Terapia manuale: massoterapia decontratturante e esercizi di allungamento muscolare (stretching). - Terapia fisica: tecarterapia e laser. - Terapia medica: farmaci antinfiammatori e miorilassanti. Ovviamente una visita medica rappresenta il migliore strumento diagnostico per un efficace trattamento terapeutico, “scavallamento” dei nervi compreso.

Emauele Faggiano emanuele@alambicco.com

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