maggio_2010
10-05-2010
20:44
Pagina 14
STORIA
IL FUMO SALIVA LENTO
Auschwitz: resoconto di un viaggio nel cuore di una delle più grandi tragedie dell’umanità
A
uschwitz è diventato in tutto il mondo simbolo di terrore, genocidio. Questo scritto, però, vuole essere un concentrato d’emozioni e sentimenti. Mentre eravamo sul pullman per arrivare ad Auschwizt mi chiedevo che cosa avrei potuto provare, che cosa avrei potuto vedere, che cosa mi sarebbe rimasto di quell’esperienza. Certo, tutti abbiamo studiato sui libri di storia, tutti abbiamo letto e sentito testimonianze di sopravvissuti, ma essere lì è tutta un’altra cosa. La prima cosa che sono riuscito a vedere guardando fuori dal finestrino è stato il filo spinato. Come un flash mi è apparsa l’immagine, vista in qualche film, d’alcuni prigionieri che vi si gettavano contro per porre fine alla loro sofferenza; un brivido mi è corso lungo tutto il corpo. “Arbeit macht frei" ( Il lavoro rende liberi), queste le parole scritte in ferro che sovrastavano il portone d’entrata al campo. Nei vari stanzoni vi sono alcune foto ingrandite di deportati: quegli occhi ancora oggi chiedono perché. Siamo poi usciti all’aperto per entrare in un'altra
baracca: il freddo, però, non sembrava attenuarsi dall’esterno all’interno. Il gelido silenzio e quelle immagini strazianti che vedevo da ogni parte in cui mi giravo valevano più di mille parole. La guida ci ha portati in una stanza…entrando ho sentito le gambe che mi tremavano, il sudore freddo iniziava a scorrere sulla mia fronte e ogni pensiero nella mia mente lasciava spazio all’odio e alla rabbia: nessuna giustificazione, nessuno spazio, niente per chi ha fatto accadere simili barbarie. In quella stanza c’era una vetrata lunga quasi dodici metri e alta fino al soffitto riempita di capelli. Si, capelli, i capelli che i nazisti tagliavano ai deportati quando arrivavano per fargli perdere la dignità, per uniformarli. Capelli che venivano spediti imballati in Germania dove venivano utilizzati nell’industria tessile. Dopo giorni ancora cercavo di immaginarmi quale viso poteva esserci sotto. Altre vetrate: valigie, occhiali, protesi, pentole…i nazisti requisivano tutto. Una delle cose che più mi hanno colpito è stato vedere le scarpine e i vestitini dei
bimbi. Quei bambini innocenti che non costituivano assolutamente alcuna minaccia non sono mai diventati grandi. Per ostacolare un ulteriore ripetersi di quelle crudeltà bisogna esserne a conoscenza. Allora, anche se ero pieno di dolore e tristezza, ho tenuto gli occhi ben aperti. Quello che i miei occhi hanno visto non può essere descritto in nessun libro. La prima cosa che ho pensato risalendo sul pullman per tornare a casa è stato: “simili atrocità non possono e non devono più ripetersi”. Ma subito mentre lo stavo pensando mi accorgevo che simili atrocità purtroppo si erano già ripetute. Sono tornato sicuramente cambiato e oggi, più di prima, non posso accettare chi vuole cambiare la storia e cancellare la memoria, chi continua a negare, chi inneggia a coloro che hanno ideato tutto ciò, chi canta e gioisce al massacro di innocenti.
TRINCEE DIMENTICATE: RECUPERARE UN PEZZO DI STORIA n pochi, pochissimi ne conoscono l’esistenza. E molti di questi pochi che sanno dove sono, le usano come discariche abusive (come si può vedere dalle nostre foto). Eppure si tratta di una delle pochissime, e preziose, testimo-
I
nianze che la guerra ha lasciato nel Salento. Stiamo parlando delle trincee che si trovano al confine sud del feudo di Lequile, proprio accanto alla superstrada per Gallipoli. Le abbiamo fotografate per farvi vedere lo stato di abbandono
Ugo Lecciso
in cui si trovano ma anche la suggestione che questi resti di guerra in tempi di pace continuano a suscitarci. Rivolgiamo un appello alle istituzioni competenti, Comuni e Provincia di Lecce, perché si facciano carico della loro cura e, per-
COME ARRIVARCI
Da San Cesario Dopo aver imboccato da via Papa Giovanni Paolo II, via San Nicola (dove c’è la struttura ASL abbandonata) si prosegue per via Commenda fino ad incrociare la Strada Vicinale Solano Libelli, imboccata quest’ultima la si segue sino ad arrivare in prossimità della SP 367 quindi si prosegue su una strada sterrata sulla destra che costeggia la provinciale.
ché no, della loro fruizione da parte dei cittadini e sopratutto degli studenti. Anche così si salvaguardia la memoria di un popolo. Aristodemo De Blasi aristodemo@alambicco.com
Le trincee sono a 100 metri sulla destra.
Da Lequile Si prosegue semplicemente per la Strada Vicinale Solano Libelli e si seguono le indicazioni come sopra oppure ci si arriva tramite la Strada Vicinale Tramacere Dragoni. Anche in questo caso la si segue sino ad arrivare in prossimità della SP 367, quindi si svolta a sinistra lungo la strada sterrata.