Uniti (?) per San Cesario

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febbraio_2009

17-02-2009

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TRA LIBRI E POLITICA

IL PERSONAGGIO

Abbiamo incontrato Salvatore Fabrizio: imprenditore che ha fatto della passione per i libri il suo lavoro e con alle spalle un’antica militanza nel PCI mai dimenticata. Abbiamo parlato con lui di cultura, politica e di San Cesario

S

le scelte, erano anni di grande coinvolgimento nei partiti, anche dei più giovani, a dispetto dell’aria di disaffezione che si respira oggi. Erano anni particolari, arrivavano le ventate del ’68, tempi di forti passioni e anche a San Cesario la nascita del Pci fu un momento di forte coinvolgimento, la sezione era piena di giovanissimi, aiutati dell’esperienza di pochissimi compagni della generazione precedente, tra cui ricordo il compagno Cesarino, all’epoca sessantenne, da sempre vicino al PCI. E poi ancora Nunzio Mariano e con me Italo De Giorgi, Gianfranco Calò. Si discuteva molto, ci si scontrava, all’interno e con gli altri gruppi politici, anche se per fortuna, la maggior parte delle volte, la saggezza prevaleva, ma c’era passione, c’erano ideali per cui combattere. Oggi, non so se a torto o ragione, dal mio punto di vista, la mancanza di queste forti passioni è un danno, prevalgono più interessi privati o scelte di opportunità. Quegli spazi sembrano essere venuti meno oggi. Non conosco in modo dettagliato la realtà del territorio, di sicuro l’impegno di un partito non può prescindere dal partecipare all’individuazione dei problemi della gente. Noi organizzavamo le riunioni nei caseggiati, nelle quali la gente discuteva, proponeva, si lamentava, strillava, protestava, però partecipava. II partito deve intessersi strettamente al tessuto sociale, evidenziarne i bisogni concreti. Nelle realtà piccole, come la nostra, questo è ancora possibile. Il partito non può essere uno mero strumento di gestione del potere. Perché poi, dopo un impegno così forte, la decisione di allontanarsi o comunque di non avere un ruolo attivo? È stata una decisione sofferta ma inevitabile, perché gli impegni di lavoro erano diventati gravosi, e doveNella foto d’epoca si riconoscono, oltre a Salvatore Fabrizio - il primo sulla desta vo operare una la scrittrice Rina Durante (al centro) e il politico Luigi Tarricone (ultimo a sinistra) ul sito di Agorà, la società di promozione e distribuzione di prodotti editoriali e didattici, di cui lei è amministratore, si legge: “Un’avventura tra cultura e imprenditorialità”. Un percorso che vi ha portato ad essere un punto di riferimento, in particolare per l’editoria scolastica, nel Salento. Com’è nata quest’avventura? Dopo la laurea mi sono trasferito a Milano dove ho stabilito rapporti col mondo dell’editoria e della cultura. Dopo esperienze in varie città d’Italia, nel ’67 ho assunto a Lecce la rappresentanza di alcuni editori importanti e finalmente nel 1978 ho realizzato il mio vecchio progetto di coniugare l’informazione e la promozione editoriale con quella dell’aggiornamento didattico e culturale. L’aspetto che mi piace sottolineare è che questa esperienza, cresciuta negli anni, ci ha permesso anche di offrire spazi lavorativi a diversi giovani, in una realtà territoriale come la nostra difficile da questo punto di vista. Sin da ragazzo impegnato in politica, è stato consigliere comunale a San Cesario, nei primi anni ’70. Un’esperienza per certi aspetti particolare, direi… Decisamente. Io ero iscritto all’allora PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria) e riportammo a livello locale quella che a livello politico nazionale era l’avventura del compromesso storico tra DC e PCI. A San Cesario si formò una maggioranza mista con Gigi Lezzi sindaco. Non fu un’esperienza indolore, nella sezione del partito c’era chi non approvava, ma nel palazzo entrò aria nuova, le discussioni in giunta era molto accese, specie in materia di edilizia, ma comunque l’atmosfera era di reale confronto, molto vivace. Aldilà dei giudizi sulla validità o meno di quel-

scelta. Ma il mio modo di vedere la realtà politica e sociale non è cambiato. Quali, a suo avviso, le urgenze nella nostra comunità? Ci sono a mio avviso alcuni punti fermi da cui una realtà amministrativa non può prescindere: primariamente la scuola, a partire dall’asilo e mi sembra che da questo punto di vista San Cesario mostri grande attenzione; poi gli anziani, le sacche di povertà, che a volte restano nascoste per dignità. Punterei sulle risorse, bisognerebbe potenziare gli spazi verdi per i bambini che qui mi sembrano carenti. Molto invece si fa per la cultura, non solo intesa come riscoperta di valori prettamente locali, ma anche come creazione di occasioni perché la comunità possa ritrovarsi insieme. Che cosa ama del suo paese? Intanto la piscina, che frequento abitualmente! Amo San Cesario perché tra i paesi del circondario ha una sua specificità, una sua identità di carattere urbano, culturale: molti nomi della cultura salentina sono diventati espressione di valore nazionale. E poi i sancesariani sono simpatici. Hanno la battuta facile e sanno ridere di sé, e questo è un tratto distintivo delle persone intelligenti. Giuliana Scardino giuliana@alambicco.com


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