La combriccola del giunco

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"La Combriccola DelGiunco" Fotografie... Vite... Parole...

Enzo Fiori Joss JavierG.


In copertina Enzo Fiori - Garfagnana - 1959 Giancarlo Fiori e sulla destra la futura moglie Giuliana


Prendi un gruppo di persone, mettili fra le montagne, senti i loro modi di parlare, di dire, di sognare. Prendi i loro aromi, i loro sapori, i loro paesaggi, le loro storie e metti tutto insieme nel grosso frullatore dell'immaginazione a formare un qualcosa. Tutto ciò darà come risultato una enorme famiglia che io personalmente la chiamerei "combriccola"e in più se tutti loro appartengono adun posto dove sì facevano dei bellissimi cesti con le piante del "giuncus"edecco che ne risulta "La combriccola del giunco". Non poteva venirci fuori niente di meglio che un gruppo persone che hanno fatto e continuano a fare la storia di un paese che a suon di escursioni, passeggiate, cresime, matrimoni e quant'altro hanno lasciato immortalate le loro gesta a volte buffe, altre volte tristi e altre volte solo per lasciare una scia di grati ricordi di tutto quello che c'era , che ancora c'è e che ci sarà sempre: l'amore perla loro gente e la loro terra. Joss JavierG.


Idea Originale: Enzo Fiori Idea Creativa: Joss JavierG. Testi: Joss JavierG. DavidPanone Luca Genovese Luciano Zanelli Enzo Fiori Prefazione: Riccardo Ruggeri Postfazione: Luciano Zanelli Codice ISBN


"La Combriccola DelGiunco" Fotografie... Vite... Parole...


PREFAZIONE Nei primi anni ’40 scoprii Magliano. Era illuogo ove mia mamma, Brunilde, gemella di un maschio dalnome improbabile di Brunildo, era stata data a balia, come si usava allora perle femmine, a una famiglia di Magliano, i Danti. Questi l’allevarono, con amore, fino allo svezzamento, lei rimase per tutta la vita legata a loro. Mi ritrovai così con 9 zii materni e altri 4 “di latte” e una infinità di cugini, di sangue e di latte: esempio antico di famiglia allargata. In quegli anni, quando ero a Torino vivevo poveramente in poco spazio (una portineria), quando ero a Magliano vivevo poveramente in grandi spazi: una meraviglia. Fra l’aia, la cucina, le camere da letto, il fienile, la stalla con le bestie (perme cugini di secondo grado), non c’era soluzione di continuità, solo una tenda divideva questi diversi mondi, tutti compiuti e autonomi. La Tata (come chiamavo la giovane sorella di latte della mamma), aveva una solo tunica nera svasata, era sempre in movimento (autentico leaderdella famiglia, teneva lei come ovvio la cassa), quando doveva orinare si spostava semplicemente nell’aia o nella stalla, allargava le gambe (come fa Cristiano Ronaldo prima di tirare le punizioni), e, pensosa, la faceva restando in piedi. Non avevo mai visto nulla di simile: ogni volta ne ero affascinato. Alpomeriggio, la Tata faceva bollire, sulfuoco delcamino, in una grande pentola nera, molto farro, una piccola parte la metteva nelnostro minestrone serale di varie verdure dell’orto, perme, che dovevo crescere, la Tata era generosa: razione doppia. Tutto ilresto delfarro, unito alsiero delformaggio, diventava la base nobile perilpastone dei due maiali. Questi erano i miei cugini di secondo grado, che ogni gennaio ci lasciavano: le loro parti nobili vendute, i sanguinacci erano pernoi, una squisitezza che anni dopo paragonai a un similcaviale.


I materassi dei letti erano sacchi di juta, pieni di foglie di granoturco, duravano un anno, poi le foglie vecchie venivano bruciate, e sostituite con foglie nuove. Ilbagno completo lo si faceva, d’estate neltorrente, maschi e femmine separati. Invece a Natale, a Pasqua, e ilgiorno dell’Assunta nella tinozza, con l’acqua tiepida. La nostra dieta era vegetariana (latte, polenta di mais e di castagne, minestrone e farro, solo alla domenica un pezzo di pecorino e la mia prediletta torta di patate pepata), con lunghi momenti vegani. Curiosamente, eravamo una grande famiglia che non produceva rifiuti, eravamo alcontempo persone e bestie che campavano senza bisogno di impianti di smaltimento: tutto veniva, in qualche modo, riutilizzato. Ogni sera, un paio di ore dopo iltramonto, si dicevano le preghiere e si andava a dormire; alle cinque delmattino, la Tata ci svegliava perillavoro, ognuno, anche noi piccoli, avevamo un compito: io era l’aiutante dell’adulto addetto alle 20 pecore, con montone di complemento. Le fotografie che ilgiovane amico Enzo ha raccolto, con certosina pazienza, e su cui ha lavorato con grande competenza tecnica, coordinandosi con la geniale sensibilità di Joss JavierG. raccontano centinaia di storie come questa, spetta ai lettori decrittarle. Consiglio di andare aldi là delsemplice ritratto che appare nella fotografia, se vi concentrate troverete molti spunti che rimandano alla vita di ciascuno di voi, proverete suggestioni profonde, emergeranno sensibilità sconosciute. Ilmondo di Magliano di quegli anni, un periodo di transizione fra l’antico e ilnuovo, fra la zappa e la tecnologia, non è scomparso, è rimasto nella mente e nelcuore di ciascuno dei suoi abitanti, dei loro figli, dei loro nipoti. Sarebbe bello che ciascuno avesse, sul comodino da notte o in salotto, questo libro. Non si può vivere ilfuturo se non si domina ilnostro passato, soprattutto quello dei nostri vecchi. riccardo ruggeri


"IlGalletto Dei Benito" E Cosi fece anche mio padre Benito, anche lui aveva comprato un galletto identico a quello di quell'altro Benito, ildottore. Gli aveva portato anche fortuna dato che poco dopo conobbe Gisella, la mia mamma. Anche un po’ di sfortuna perché fece un incidente coldetto "Malatesta"che gli era costato ilsetto nasale edecco che "ilgalletto"rimase fermo fino all'arrivo dello zio Giancarlo dalla Australia. Allo zio serviva perandare a trovare alla sua morosa, Giuliana. Ilgalletto tra i fratelli Fiori, era motivo di scambio, chissà che non sia servito anche allo zio Rodolfo perandare dalla sua fidanzata Adelma? O forse, lui aveva già avuto la Fiat 500? Non ve lo saprei dire ma vi posso garantire che quella moto, li dove la vedete, a parte che andare dalle fidanzate è sicuramente servita anche perandare a radunarsi con la "combriccola"degli amici. Come racconta la foto, quelpomeriggio lo zio Giancarlo era andato dalla Giuliana perportarla a fare una scampagnata insieme adaltri amici motorizzati. Lo zio era arrivato dalla Australia persposarla e "ilgalletto"era ilsuo fedele trasportatore. Correvano gli anni cinquanta edi primi mezzi privati perspostarsi erano le motociclette. Ilfamoso "galletto" non era altro che ilmodello di punta della Moto Guzzi niente di meno che l'incrocio tra una moto e uno scooter. Con tanto di "parasassi", questa era una moto che andando sulterreno pietroso delle strade di allora non sussisteva ilproblema delle sassate sugli stinchi che ti avrebbero compromesso ogni tentativo di poterandare a ballare. Se si forava, questa moto era dotata anche di una ruota di scorta. A quei tempi, a Magliano e dintorni, le combriccole motorizzate erano molto comuni come Alberini Geri e Bertolini Mauro che avevano le Vespe, oppure come Flavio Danti e Bocchi Sante che avevano la Lambretta; qualcuno aveva una "Morini"come Silvano di Ponteccio e Rodolfo di Giuncugnano. Come potete vedere, nelcomune delgiunco , le moto, la gente, i posti formavano un insieme di cose come se facessero parte indivisibile l’una dell'altra. Questa combriccola motorizzata come io la chiamerei insieme a tutte le altre che troverete sfogliando questo libro si chiama , senza farsi tanti scrupoli : "La Combriccola delGiunco"



"Le Combriccole" Tea

Crocevia di persone. Tea di fatto è un piccolo valico posto tra Monte Tondo, ilmonte che domina ilComune di Giuncugnano e ilMonte Argegna altro punto fondamentale della zona. Qui si ritrovavano i contadini dei paesi vicini e proprietari di quei terreni. Ognuno aveva la sua zona ma questo non impediva di far“Combriccola” e familiarizzare tra di loro. Vi arrivavano persone da Magliano, Giuncugnano, Regnano, Metra, Antognano e forse anche altri paesi. A primavera si tagliava ilfieno, poi i prati erano pascoli perle pecore soprattutto, ma anche mucche. Non è improbabile che vi si trovassero decine di persone, forse più di cento. Li si riunivano in gruppi e soprattutto nelperiodo della “pastura” mentre gli animali mangiavano tranquilli trovavano anche ilmodo di divertirsi tra di loro magari facendo anche lavoretti complementari. In autunno o di “serotn” nei boschi che circondano la zona oltre ai funghi si raccoglievano le castagne. Tea è anche un posto dove si trova ilgiunco soprattutto in quella che era definita la giuncaia nella parte di Regnano ma anche in prossimità dellaghetto delle rane dove c’era umido. Vi si trova anche la Giunchiglia, ilfiore che è nello stemma delcomune di Giuncugnano. Tea era edè un posto pieno di fascino, di storie di combriccole.

"Le Combriccole DelGiunco". E. F.


"Gli Amici Di Elmina"

Elmina Bertolini - Tea - 1958 La”Baracchina di Tea”. Così chiamano quella casetta isolata dove un giorno del1958 quella allegra combriccola si trovava a passare un pomeriggio allegro e spensierato. Tea è sempre stato un punto di ricongiungimento di tutti i paesi vicini. Ilsignore della capriola si chiama Pagnini Carlo, non ilpostino e gli altri sono amici di lui assieme almarito di Elmina, Tenardi Pietro.


"IlMio Nonno Gino"

Luca Genovese - 30 Marzo 1952 Foto scattata a San Marcello Pistoiese ildurante il26° giro ciclistico della Toscana, ritrae un'allegra brigata di amici in trasferta. Nelgruppo di persone in posa è riconoscibile mio nonno Gino: l'uomo con ilgiubbotto in pelle alla destra del“centauro”. All’ epoca era consuetudine assai diffusa scattare foto nelle quali apparivano come delle “stars” motocicli edautovetture perché nella cultura popolare d’allora rappresentavano dei veri e propri “Status Symbol”. L’auto che spicca nella foto ha un particolare curioso: le tipiche portiere in legno. Luca Genovese


“I Giovani Australiani”

Lido Tenardi – Australia -1952 “Da giovane lavoravo nelfrutteto di mio zio Tenardi Diodato. La macchina che vedi nella foto è quella che si usava pertrasportare la frutta almercato. Poi la stessa macchina la usavamo per andare in giro” Lido Tenardi


“La Combriccola Festaiola”

Lia Contipelli - Magliano - Domenica 27Luglio 1947 “Da bambina mi piaceva guardarli ballare, perallora avevo nove anni” Lia Contipelli Bastava una fisarmonica, un belterrazzino, un belgruppo di amici, l’anima giusta e una buona voglia di condividere perché una bella domenica di Luglio si radunassero e iniziassero le danze. Nella foto Bertacchi Anna, Tullio Bertolini, Guazzelli Franca, Fontanini Berto, Bertolini Ginetta, Bertacchi Dante, Bertacchi Settima, Bertolini Fernando, Cassettai Alfredo, Marafelli Battista, Bertacchi Pietro.


“ I Biciclettari”

Luigi Reali – Cecina - Anni ‘40 Archivio Carlo Tonelli Tutti in bicicletta a fare la scampagnata La protagonista indiscussa in un’epoca dove i mezzi erano pochi e non pertutti. Ma questo ci dimostra che lo spirito di gruppo prevale su qualsiasi difficoltà. Nella foto Andrea Banchieri e Lucia Reali di Ponteccio


“Le Biciclettare”

Questa “Combriccola di Biciclettare” si trovava a Magliano sotto Via S. Luigi sulprato a farsi questa foto scherzosa: in mezzo Elmina e Clarice. Con Elmina Bertolini e Bertolini Clarice

Elmina Bertolini Magliano Anni ’40


“Gli Scherzosi”

Karen Reali - Magliano - Anni ’50 In paese la “Combriccola degli Scherzosi” non mancava mai. Principalmente ilgruppetto era formato da Vito Alberini, Arturo Bertolini, Francesco Cassettai “ilGrè” che erano soliti fare scherzi e burlonate.


“I Ragazzi DelDopo Messa”

Tiziano Bertolini - Ponteccio - Fine anni ‘50 Era una domenica mattina e dopo che era finita la Messa, come consueto fuori nella piazzetta davanti albarsi ritrovavano a farCombriccola i ragazzi deldopo Messa: Silvano Nobili, Vito Alberini, Vasco Pedrini, Demaro Pighini, Osvaldo Bertolini e Domenico Bertolini. Ben vestisti a parlare delpiù e delmeno, a scattarsi la foto di quella domenica e, perché no, magari anche a guardare le ragazze che uscivano dalla Messa.


Maurizio Danti - Magliano - Anni 60 Con Ottavino Danti, Carlo Bertolini, Mauro Bertolini e Robertino Danti

Davide Alberini - Magliano - 1953 - ‘54 Con Celina Calcei, Elsa Cassettai, Geri Alberini, Valeria Bertoni e Isella Bertolini.

Esterina Malatesta – Magliano – Anni ‘60 Con Esterina Malatesta, Lia Contipelli, Maria Rosa Alberini e Maria Grazia Bertolini

Alberto Pareto e Agata Cecchi – Varliano - Anni ‘50 Con Alda Fontanini, Elisa Fontanini, Rosa Rossi, Ida Marini, Eletta Zanotti, Maria Lina Marini “Mimi”, Corina Zanotti, Sergio Tenardi, Franco Poggi, Salvatore Rossi, Carlo Partigliani e Vasco Lucchesi.


Marco Ciuffardi – Ponteccio - 1950 Archivio CarloTonelli Con Mario Nobili, Delia Nobili, Giovanni Costa, Corrado Nobili, Giovanna Poli, Laura Poli, Anna Poli, Eugenio Nobili, Elio Montalti, Federico Nobili, Marino Costa, Luca Costa, Pino Nobili, Giuliano Nobili, Giovanni Montalti, Renzo Nobili, Giuseppe Ciuffardi e Luigi Nobili. Saranno giusti? Speriamo bene!

Carlo Bertolini – Magliano - 5 Agosto 1937 Famiglia Bertolini Ferruccio

Mauro Billi - Magliano - 1921 Una “band” d’altri tempi con Giuseppe Bertolini “IlGrillo”, Sigismondo Billi, Leopoldo Pighini “Sitan” e Domenico Bertolini

Bettina Bertolini – Giuncugnano - Fine anni ‘50 Con Roberto Bartolomei, Domenico Mannolini “Meco”, Felice Bechelli, Vittoriano Lunardi, Adelmo Lunardi, Anna Cichignoni, Arnaldo Cichignoni, Berto Lunardi, Battista Iori e “Perdonem” colfiglio.


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