Le due città

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novembre 2012 € 3,00

Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1 comma 1, LO/MI Roserio.

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fine della favola Non basta un poco di zucchero, come cantava Mary Poppins, per far mandar giù gli psicofarmaci ai nostri bambini. Serve tanto “buon” marketing. Siti, articoli, fumetti: ecco come le industrie farmaceutiche preparano l’Italia ad accogliere la Guanfacina, l’ultimo rimedio contro l’iperattività.


fotoreportage urbano | a cura di | polifemo | www.polifemo.org

Francesca, 16 anni, gioca col suo cane, Brina, nel cortile del palazzo storico in cui vive. Il Cavalier Colombelli, orefice e orologiaio, in 55 anni ha visto cambiare la sua clientela: “I nuovi residenti preferiscono ancora regalare ciondoli d’oro anziché telefonini”.

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≈ Polifemo è un’associazione di fotografi

professionisti con base a Milano, che si propone di diffondere la cultura dell’immagine e della comunicazione visiva.

Uno scorcio di via Quarenghi, dove il 70 per cento delle attività appartiene a stranieri come Zolyf, pachistano, l’unico fornaio della zona. Tra i negozi italiani c’è lo show room di Simona Medolago, che vende arredi e oggettistica di design.

le due città | fotografie e testo | michele perletti

Né alta né bassa, la nuova Bergamo si snoda lungo via Quarenghi, tra cavalieri del lavoro e parrucchieri nigeriani.

V

ia Quarenghi è un luogo di passaggio: i piedi che la percorrono sono quelli veloci degli studenti e dei pendolari che fanno la spola tra la Stazione di Bergamo e il cuore commerciale della Città bassa. Per questo, chi non rientra in queste categorie ha subito gli occhi addosso: dalle vetrine i negozianti capiscono che la tua andatura è troppo lenta e ti seguono con lo sguardo. Da queste parti -dicono- chi cammina lentamente cerca droga, o cerca guai. Del resto non c’è molto da vedere lungo questi 500 metri a senso unico, senza panchine e con pochi parcheggi, stretti tra palazzi dell’antica e ricca borghesia bergamasca e vecchi fabbricati residenziali. Ma è solo un’apparenza. Negli ultimi anni, i circa mille residenti sono diventati per la metà extracomunitari: una presenza che le cronache locali si sono limitate a fissare nell’immagine di un ghetto senza speranza, segnato da retate della Polizia contro gli spacciatori, proclami politici di bonifica e rilancio del quartiere, sospetti di speculazioni edilizie e addirittura da un periodo di coprifuoco con la chiusura anticipata degli esercizi commerciali. Sin dagli anni Novanta, la “cattiva fama” ha portato alla svalutazione degli immobili allontanando gli italiani, ma ora permette alle nuove generazioni di spuntare affitti più bassi e di avviare una piccola impresa. Così, per conoscere davvero questa via è necessario rallentare il passo, accettare gli sguardi diffidenti ed entrare nei negozietti, uno a uno, per raccogliere le storie dei suoi protagonisti: senegalesi e cinesi, boliviani e italiani, ognuno con la propria attività di bar, parrucchiere, fruttivendolo, ristorante. Vite diverse che si ritrovano fianco a fianco spesso senza conoscersi, nel tentativo di mantenere unita la propria comunità, dividendola dalle altre.  | 039 | novembre 12

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Nel suo atelier, Patrizia Lena si ispira al Giappone per creare abiti di “moda concettuale”.

Sandra arriva dalla Nigeria e lavora per un’impresa di pulizie: il suo turno inizia alle 5.30 del mattino. Unica straniera del suo palazzo, il suo principale ha dovuto garantire perché ottenesse l’appartamento in affitto.

Filippo Canella, palermitano, negli anni Ottanta ha lasciato la Sicilia per non pagare il pizzo. Dopo un periodo in Spagna, è approdato a Bergamo con la moglie Isabel: insieme gestiscono questo negozio dove vendono frutta, verdura e liquori.

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| fotoreportage urbano


Michele Perletti Classe 1982, dopo gli studi linguistici e alcune esperienze di volontariato all’estero, scopre la fotografia di narrazione durante il Cammino di Santiago. Nel 2011 segue il corso di fotogiornalismo di Polifemo e Terre di mezzo. Vive a Bergamo, dove lavora come artigiano e fotografo freelance, ma il suo “piano b” è quello di dedicarsi completamente alla fotografia. Il suo sito è krop.com/deplanb.

Cesare Curnis all’esterno della gioielleria di famiglia: i suoi clienti sono tutti italiani o europei. Non così per i generi alimentari del bengalese Nur Mohammat, che a causa della crisi sta meditando di trasferirsi in Svezia con moglie e figlio.

Da un decennio, il salone di bellezza di Vera è il luogo d’incontro preferito dalle giovani nigeriane di Bergamo. In via Quarenghi, la maggioranza delle case e dei negozi degli italiani espone il tricolore; qualcuno, la bandiera della pace.

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