L'ombra del dubbio

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GIUGNO/LUGLIO 2012 3,00

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generazione

DENTRO

ikikomori d’Italia CENTINAIA DI ADOLESCENTI RINUNCIANO A SCUOLA E AMICI, CONFINATI NELLA LORO CAMERA ESCONO SOLO PER MANGIARE. I GENITORI LANCIANO UN S.O.S.

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scrittori nel cassetto | a cura di | scuola holden | www.scuolaholden.it

| racconto | maurizio roccato | illustrazione | marika marini

Era un esperto di foto spiritiche tanto da sapere, sempre, come svelarne il trucco. Finché una sera…

Il professor Realacci, anche quel mercoledì sera, entrò con passo sicuro nella sala seguito dal suo assistente. La platea spostò lo sguardo verso il tavolo riservato ai conferenzieri, riducendo progressivamente il mormorio che saturava la stanza. Tiberio Realacci era stranamente cupo, e Alberto Zanello, al suo fianco, teneva gli occhi puntati al pavimento.

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Maurizio Roccato Trentotto anni, vive a Vercelli con moglie, figlio e tre gatti. Quando i predetti gliene danno il tempo, si misura con la propria fantasia nel dare vita a romanzi e racconti. Predilige il genere thriller e noir.

Marika Marini Per gli amici è Bubi, classe 1987. Di sé scrive: “Mi piacciono i disegni silenziosi e credo che a un certo punto della carriera ti venga voglia di ritagliare un pezzo di carta a forma di triangolo, di provare a disegnare in cerchi e di studiare le infinite possibilità di un quadrato”.

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Il professore alzò lo sguardo al soffitto, dove una serie di faretti proiettava coni di luce obliqua a illuminare gli affreschi ottocenteschi della volta a vela della sala. Uno schiocco di dita dell’assistente e le luci si spensero, dando il cambio a quella del proiettore che, illuminandosi, penetrò il buio con un fascio di luce polverosa che andò a investire la parete di fronte. Il silenzio calò all’istante, divenendo più denso dell’oscurità in cui era immerso il pubblico. “So che vi aspettavate una serata diversa a conclusione del nostro ciclo di conferenze sul paranormale”, esordì scandendo bene le parole Alberto Zanello, “ma questa sera esamineremo ancora un caso, un ultimo caso, di fotografia spiritica, che vi prego di osservare attentamente”. Detto questo si spostò di lato, e fatto un cenno all’operatore che armeggiava sul computer collegato al proiettore, si voltò con sguardo serio per osservare l’immagine che era comparsa sulla parete. Tiberio Realacci fece un passo indietro e, scuotendo il capo con disapprovazione, considerò la fotografia. “Finalmente questo branco di ingenui non avrà più nulla da ridire”, sussurrò al suo assistente, sogghignando. “Questa, signori, ” disse il professore alzando la voce e indicando la parete “è la dimostrazione che spero vi convincerà una volta per tutte dell’inesistenza dei fantasmi”. Muovendosi come sua abitudine con le mani incrociate dietro la schiena si portò sul lato opposto della sala, scrutando al suo passaggio i volti delle decine di persone che fissavano ammutolite la proiezione. “Come presidente dell’Associazione nazionale per l’accertamento delle manifestazioni paranormali ho cercato di dimostrarvi scientificamente l’inesistenza di questo genere di fenomeni; per settimane, durante ogni incontro, vi ho spiegato quali trucchi e messinscene si nascondono dietro a tutte, e sottolineo tutte, le presunte manifestazioni di telepatia, chiaroveggenza, spiritismo, retrocognizione, levitazione e ogni altro genere di evento legato a una qualunque forma di percezione extrasensoriale. Sapevo che persuadere una folla di credenti come voi, in gran parte affiliati ad associazioni che investigano e quindi credono in questi eventi soprannaturali, non sarebbe stato facile. Ma io ho accettato la sfida!” Così dicendo sollevò un braccio al cielo, mostrando il pugno chiuso alla platea. “Puntualmente”, proseguì “le vostre contestazioni, e le critiche ai risultati sperimentali che confutano e demoliscono inequivocabilmente questo | scrittori nel cassetto

castello di assurdità, non hanno mancato di mettere in dubbio le prove che ogni volta vi mostravo. A volte, permettetemi, spingendovi anche oltre i limiti del buon senso. Ma ora, questa foto…”. Tiberio Realacci si godette il trionfo di quel momento, stando con le mani sui fianchi a rimirare quello che tutti osservavano in silenzio: un porticato trecentesco faceva da sfondo a un tratto di strada e, in sospensione tra le colonne di granito grigio, una figura evanescente sembrava venire incontro all’obbiettivo fluttuando a mezzo metro da terra. Quella figura aveva il volto di Tiberio Realacci. “Il professore non avrebbe mai pensato di potervi mostrare questa foto” intervenne Alberto Zanello avvicinandosi. “Esatto Alberto!” disse con enfasi Realacci. “Chi di voi indagatori di misteri potrà ancora dire che i fantasmi esistono? Immagini di questo tipo si trovano in centinaia di libri, e ancor di più se ne vedono su Internet. Ma sono tutti fotomontaggi! Ed è inutile che stia a farvi notare i dettagli che rendono poco credibile anche questa foto, perché è ovvio che non c’è bisogno di dare molte spiegazioni. Anche questa, signori, è, come tante altre, l’ennesima burla comparsa in rete… magari opera di qualche buontempone seduto tra voi che non ama molto le mie posizioni contro queste ingannevoli assurdità”, concluse puntando il dito verso la prima fila. “Sicuramente, però” riprese Alberto Zanello rivolto alla platea silenziosa “avrebbe dovuto vederla anche lui: non so come l’avrebbe presa, “ disse con la commozione nella voce “perché va a confermare quello che ha cercato di smentire per tutta la sua vita”. “Come?” domandò stupito il professore. “Che stai dicendo?”. “Purtroppo, come sapete, a causa all’incidente avvenuto qualche giorno fa in questa via del centro, lui non è più tra noi; ma ora sappiamo che il suo spirito rimane”. “Ma sei impazzito?” protestò il professore spostandosi di scatto verso il suo assistente. Così muovendosi passò davanti al proiettore, che non stampò sulla parete opposta l’ombra nera del suo profilo quando interruppe il fascio di luce generato dall’obbiettivo. Tiberio Realacci se ne accorse e si bloccò, rimanendo immobile per qualche istante con sguardo allibito. Poi, senza nemmeno avere il tempo per rendersene conto, si dissolse improvvisamente, andando a far parte della polvere in sospensione nella stanza.


il mestiere di leggere

A cura di alessandra minervini

≈ Raccontare storie è un’arte che si può imparare. Lo dimostra la Scuola Holden di Torino, fondata da Alessandro Baricco.

≈ “Scrittori nel cassetto” è anche una sezione del nostro sito dove leggere i racconti già pubblicati e trovare i temi dei prossimi mesi. Vi aspettiamo su terre.it!

L’ombra del dubbio Il racconto di Maurizio Roccato è insolito. Ha uno stile molto rigido, non ci sono digressioni. Poche immagini, poco spazio all’immaginazione. Per questo è stato scelto. Non tanto per quello che racconta, che pure rientra bene nella traccia che era stata assegnata “Scrivi un racconto fantasmagorico”, ma per la consapevolezza con cui il narratore porta la storia fino in fondo. È un esempio di scrittura che dimostra di avere carattere anche se avrebbe bisogno di una revisione nello stile che è meno accattivante di quanto la storia consenta.

| riflessioni d’autore In un’intervista inedita, pubblicata tra “I piccoli” di Terre di mezzo Editore, David Foster Wallace ragiona sull’arte come dono.

≈ Credo non possa esistere un’arte del tutto libera da significati politici o commerciali. (Ostap Karmodi, reporter)

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ono sempre un po’ sospettoso riguardo al termine “puro”. È uno standard molto molto elevato da associare a una parola come “arte”, dal momento che la situazione di base è il continuum. Lascia che ti faccia un esempio: mia moglie è un’artista fantastica, ma non cerca di vendere le sue opere per grosse cifre. Non ha mai tentato di farsi comprare le opere da gallerie e musei. Tiene delle mostre e, quando vuole, vende dei pezzi, ma per lo più li regala. Per me è interessante osservare la sua opera. Una ragione per la quale non vuole competere per il successo convenzionale… Ti stai facendo un nome e una reputazione, la tua arte acquista più valore, e tu puoi finire per diventare molto ricco. Lei ha paura di tutto questo, è convinta che finirà per portare via qualcosa all’arte, che renderà meno divertente l’atto di creare. E per lei questa è la cosa più importante nella vita. E per me lei è questo: guardarla lavorare, e poi andare nel garage dove lavoro e cercare di non pensare a cosa dice quel recensore del New York Times [...] è molto educativo. È anche probabile che il solo modo per produrre arte pura in America sia quello di eclissarsi dalla sfera pubblica e produrre quell’arte solo come dono, senza che sia coinvolto il denaro, senza tentativi di pubblicità o pubblicazione.

un mondo di storie È quello Costruito dallo scrittore israeliano Eshkol Nevo in uno dei suoi romanzi più noti, Dove il calcio è solo un pretesto.

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o scrittore israeliano Eshkol Nevo è conosciuto in Italia per aver pubblicato due romanzi: “Nostalgia” (Mondadori, 2007) e “La simmetria dei desideri” (Neri Pozza, 2010). Ho letto quest’ultimo che anche Terre di mezzo vi aveva consigliato nella sua pagina di libri qualche tempo fa, tutto di un fiato, poi ci ho ripensato. Perché tutto il fiato non basta per comprenderne il valore. Così l’ho riletto piano, a scaglioni, estraendo dal complesso della trama generale le singole storie raccontate. Un esercizio di lettura che rappresenta anche un buon allenamento per chi sta scrivendo una storia multilineare, dove all’interno di una trama generale si intersecano altre linee narrative che coinvolgono i diversi personaggi, i cosiddetti sub-plot. Badate bene, si tratta di un espediente letterario tutt’altro che secondario: ogni sub-plot, infatti, permette di costruire (e per noi lettori di capire) le relazioni che intercorrono tra un personaggio e l’altro, e naturalmente prende avvio dalla trama principale. Proprio come accade nel libro di Nevo, “La simmetria dei desideri” dove quattro amici, quasi trentenni, si ritrovano per vedere in tivù la finale dei Mondiali di calcio. In quell’occasione decidono di scrivere su dei bigliettini i loro desideri: dove si troveranno tra quattro anni e con chi? Questa è la premessa semplice per un romanzo complesso, capace di creare un crocevia narrativo in cui si scopre il legame, dolorosamente casuale, che c’è tra la Storia (siamo pur sempre a Gerusalemme) e le vite individuali. Nevo ci riesce, scegliendo con cura i suoi protagonisti:

1 Yuval, l’autorevole voce narrante: un personaggio dal sapore dostoevskijano, vive ogni giorno afflitto dal senso di colpa per aver amato -non corrisposto- la sibarita Yaara; 2 Churchill, il leader del gruppo -per lui sì che Yaara stravede-, rampante quanto basta per fallire nella vita sua e in quella degli altri. A caratterizzarlo, un’ironia corrosiva: “Non esiste una ragazza bella, intelligente, arrapata e anche libera. Uno degli elementi è sempre assente”; 3 Ofir, un pubblicitario sempre sotto pressione da ispirazione creativa che non perde però occasione per essere banale nella vita personale; 4 Amichai, il bravo ragazzo sistemato con moglie e figli che tutti invidiano ma al contempo temono. Una sorta di memento mori vivente per quanti aspirano alla normalità. Come si intrecciano le loro storie, lo faccio scoprire a voi. Leggendo “La simmetria dei desideri” non imparerete però solo a scrivere delle storie multilineari, verrete a contatto con un’altra importante lezione sulla scrittura (e dunque sulla vita) e cioè che a volte: “(...)ci poniamo delle mete e ne diventiamo schiavi. Siamo talmente impegnati a raggiungerle, che non ci rendiamo conto che nel frattempo sono cambiate”.

Da leggere Eshkol Nevo

La simmetria dei desideri Neri Pozza, 2010 376 pagine ± 18,00 euro

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