Terre di mezzo street magazine 013

Page 1

maggio 2010 € 3,00

È ora di mettersi in marcia

Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1 comma 1, LO/MI Roserio.

Mille chilometri di silenzio, da Siviglia a Compostela

013

trafficanti d’arte I predatori del Belpaese Tombaroli e Direttori di Musei: Viaggio inchiesta nel Business dei beni trafugati.

benvenuti al Ferrhotel Occupazioni Abusive

Accade a Bari, dove un Ex albergo di Trenitalia Ospita 40 Profughi.

A Santiago lungo la Via della Plata e il Cammino Sanabrese 1.000 chilometri da Siviglia a Compostela L’unica guida completa e aggiornata della Via della Plata e del Cammino Sanabrese: per chi ha già percorso il “cammino francese”, per chi preferisce sentieri e rifugi meno battuti, per chi cerca la solitudine e il silenzio dell’antico pellegrinaggio. > Come e quando partire > Cosa portare > Le cartine > Dove alloggiare > Tutte le varianti per la bicicletta 152 pagine - 17 euro

nella collana “percorsi”: Guida al Cammino di Santiago de Compostela in bicicletta 800 chilometri da Roncisvalle a Santiago. 176 pagine - 17 euro In cammino verso Santiago de Compostela. Fotografico. 112 pagine - 19 euro A Santiago lungo il Cammino del Nord. Oltre 800 chilometri a piedi da Irún a Compostela.

184 pagine - 18 euro Guida al Cammino di Santiago de Compostela. Oltre 800 chilometri a piedi da Roncisvalle a Finisterre, lungo un cammino ricco di storia e tradizione. 176 pagine - 17 euro A piedi a Gerusalemme 350 chilometri di cammino in Terra Santa. 176 pagine - 17 euro

Gli eremi di Celestino V 29 giorni a piedi e in treno attraverso Abruzzo, Molise, Puglia, Campania e Lazio. 190 pagine - 18 euro Il Glorioso Rimpatrio 20 giorni a piedi sulle tracce dei valdesi tra Francia e Piemonte. 176 pagine - 17 euro Di qui passò Francesco 350 chilometri a piedi tra La Verna, Gubbio, Assisi... fino a Rieti.

168 pagine - 17 euro Guida alla Via Francigena 900 chilometri a piedi sulle strade del pellegrinaggio verso Roma. 208 pagine - 17 euro La Via Francigena Cartografia e Gps. 22 euro Cammini in Europa Pellegrinaggi antichi e moderni tra Santiago, Roma e la Terra Santa.

254 pagine - 18 euro In Sardegna tra mare e miniere. 22 giorni a piedi nel più spettacolare parco geominerario d’Italia. 336 pagine - 20 euro Sardegna a piedi. 10 itinerari spettacolari lungo la costa. 175 pagine - 17 euro Sentieri partigiani in Italia A piedi su alcuni dei più bei percorsi della Resistenza. 160 pagine - 16 euro

I LIBRI DI TERRE DI MEZZO: IN LIBRERIA, IN STRADA E SUL SITO libri.terre.it


Regione Toscana Diritti Valori Innovazione Sostenibilità ONLUS

mostra-convegno internazionale

terrafutura

Una primavera di novità

buone pratiche di vita, di governo e d’impresa verso un futuro equo e sostenibile

abitare

firenze - fortezza da basso

28-30 maggio 2010

produrre coltivare

VII edizione ingresso libero • appuntamenti culturali • aree espositive • laboratori • animazioni e spettacoli

agire

Giusi Marchetta

Enrico Macioci

napoli ore 11

TERREMOTO

Dopo il successo di Dai un bacio a chi vuoi tu (3 edizioni, 11.000 copie), una nuova raccolta di racconti che scavano nel ventre di Napoli e nelle storie di bambini che vivono al limite, sospesi tra la normalità e il baratro. Come il solitario Nicola: un giorno sul terrazzo troverà una bambola che nasconde un inquietante segreto. O Colapesce, che a dieci anni, la notte di Capodanno, è rimasto sfregiato da un petardo. Oppure quel ragazzo muto, mai nominato dall’autrice, che per dichiarare il proprio amore “diverso” a un coetaneo è pronto a sfidare il padre e tutto il quartiere. 192 pagine - 7,00 euro

Enrico Macioci utilizza il terremoto del 6 aprile 2009 che ha colpito la sua terra, L’Abruzzo, come spunto letterario per indagare l’essere umano e le sue piccole/ grandi tragedie: l’evacuazione di un edificio porta alla resa dei conti tra due condòmini per una questione di abuso edilizio; dopo il disastro, un uomo perde la memoria e chiede a chi incontra che cosa sia accaduto, suscitando reazioni rabbiose che non riesce a spiegarsi; un uomo sta alla finestra di casa, nonostante il rischio di crollo, nella speranza che tornino i gatti che era solito sfamare. 128 pagine - 10,00 euro

Grandi storie per piccoli lettori

governare

Hoda Haddadi Il bosco delle meraviglie 22 pagine a colori 7,50 euro

Terra Futura 2010 è promossa e organizzata da Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus per il sistema Banca Etica, Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale. È realizzata in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente. In collaborazione e con il patrocinio di Provincia di Firenze, Comune di Firenze, Firenze Fiera SpA e numerose altre realtà nazionali e internazionali. Relazioni istituzionali e Programmazione culturale Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus via Tommaseo, 7 - 35131 Padova tel. +39 049 7399726 fax +39 049 7394050 email fondazione@bancaetica.org

Organizzazione evento Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c. via Boscovich, 12 - 35136 Padova tel. +39 049 8726599 fax +39 049 8726568 email info@terrafutura.it

www.terrafutura.it

Ali Naseri e Neda Azimi I misteriosi tatuaggi di mio papà 34 pagine a colori 7,50 euro Emanuela Bussolati

MARTA e l’acqua scomparsa Quando Marta, un giorno, va a trovare la nonna l’aspetta una brutta sorpresa: in giardino la fontana di cui ama tanto gli spruzzi è secca. Chi ha rubato l’acqua? 48 pagine a colori - 7,50 euro

Una cultura considerata “lontana” e - purtroppo - spesso demonizzata come quella iraniana, nasconde tesori inestimabili. Per esempio Shabaviz, editore di libri illustrati più volte premiati a livello internazionale. Questi primi due titoli tradotti da Terre di mezzo si distinguono per la particolarità delle storie e per la tecnica impiegata: il collage di foglie e fiori o di tessuti colorati.

I LIBRI DI TERRE DI MEZZO: IN LIBRERIA, IN STRADA E SU LIBRI.terre.it


| notizie in circolo

D

on Tonino Bello la chiamava l’etica del volto. La suggeriva come una buona pratica da adottare non solo per difendersi dai soprusi, ma soprattutto per evitare di diventarne gli artefici. Nonviolenza attiva: un punto di partenza indispensabile per allacciare rapporti umani più credibili e veri. Il segreto? Contemplare il volto di chi si ha di fronte, concentrarsi su di lui e non su quel malmostoso oggetto, parecchio ingombrante, che si chiama io. In questo modo, scriveva il sacerdote allora vescovo di Molfetta e presidente del movimento di Pax Christi, si poteva combattere non solo la violenza delle armi, ma soprattutto le subdole violenze di ogni giorno. Quelle da cui nessuno è escluso. Quando in una discussione si risponde male anche se si è dalla parte della ragione. Quando si vuol piegare la volontà degli altri alla propria, fosse anche per prendere una decisione di poco conto, magari tra amici. Quando un genitore pretende di intervenire nella vita del figlio, perché corrisponda ai propri desideri che, se pur buoni, non rispettano la sua indole. Ma anche ai vertici, nelle posizioni di potere, quando si vanta un prestigio o un’autorevolezza che incute paura più che rispetto o stima, in colleghi e collaboratori. Ogni volta che distogliamo lo sguardo dall’altro, corriamo il rischio di commettere una violenza. Vale lo stesso nei confronti delle regole. Quando davanti al volto dell’altro mettiamo la legge o i pre-giudizi, quasi fossero un paravento alla sua umanità, veniamo catapultati in un mondo in cui chi è rom nega la propria identità pur di ottenere un contratto di lavoro in regola. Nonviolenza attiva, sempre. | editoriale | elena parasiliti

nonviolenza attiva

±

6

l’intervista In equilibrio sopra la follia di Barbara Ciolli Tra disabili e politica. A tu per tu con Pippo Delbono, regista borderline.

±

8

l’inchiesta I predatori del Belpaese di Ciolli, Lombardi e Paladini Piccoli tombaroli, abili trafficanti e persino direttori di musei. Viaggio inchiesta in un business da 165 milioni di euro l’anno.

±

14

LE STORIE DI TERRE Benvenuti al Ferrhotel di Gabriella Kuruvilla Un albergo di Bari diventa rifugio per 40 somali in fuga dalla guerra.

±

16

fotoreportage urbano Un due tre: wéixiào di Carmine Filomena Matrimoni cinesi, quando il rito è celebrato da un fotografo.

±

20

LE STORIE DI TERRE Bunker a sorpresa di Giulia Bondi In Albania ne esistono 750mila. Perché non trasformarli in ostelli?  | ALTERNATIVE POSSIBILI

±

24

viaggiatori viaggianti Seduzioni berbere di Mara Pace Un tour tra i profumi, i suoni e le suggestioni del Marocco.

±

28

alternative possibili Meno marketing, meglio è di E. De Bernardi Ribellarsi alla pubblicità tradizionale si può, con “Smarketing”.  | RISERVE mentali

±

38

invenzioni a due voci Terra di sangue e carità di L. S. Battaglia La Calabria si racconta con Francesco Forgione e Paola Bottero.

±

43

In prima Fila Puglia, la porta d’Oriente di Rosy Battaglia Inquinamento e speranza. In scena le “fiabe” di Alessandro Langiu.

TA VOGLIN PAABBONATIZZAAO TERRE DI ME

scopri come al centro del giornale

n. 013 maggio 2010

Direttore responsabile Elena Parasiliti direttore@terre.it

Direttore editoriale Miriam Giovanzana miriamgiovanzana@terre.it

Redazione Andrea Rottini Dario Paladini Ilaria Sesana redazione@terre.it

Ringraziamo per questo numero Carola Fumagalli, Davide De Luca, Ginevra Marino, Marta Gatti, la redazione di Terre di mezzo editore, il magazzino e lo staff di Fa’ la cosa giusta!

Segreteria segreteria@terre.it Magazzino magazzino@terre.it Pubblicità segreteria@terre.it

Direzione e redazione Cart’armata Edizioni srl via Calatafimi 10, 20122 Milano tel. 02 - 87.36.56.01 fax 02 - 87.36.56.03 Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 566 del 22 ottobre 1994. Terre di mezzo è tra i promotori di International Network of Street Papers www.street-papers.org

In copertina Demetra e Kore (VI sec a.C.), rientrate dagli Usa, ora nel museo di Aidone (En). (Parrinello/Reuters)

Art director Antonella Carnicelli grafico@terre.it

www.terre.it

1,50 euro del prezzo di questo giornale restano al venditore

Progetto grafico Elyron.it

Stampa Arti Grafiche Stefano Pinelli srl via Farneti 8, 20129 Milano Poste Italiane spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1 comma 1, DCB Milano Roserio.

| 013 | maggio 10

1


opinioni | giro d’italia | a cura di | ULDERICO PESCE ≈ Ulderico Pesce, autore di teatro civile, dirige il Centro mediterraneo delle arti (www.uldericopesce.com).

sorgenti minacciate

I

n Italia può capitare che una sorgente d’acqua venga sacrificata per una galleria. È quanto accaduto durante i lavori di rifacimento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. In provincia di Potenza, nel tratto LagonegroLauria, durante lo scavo di una galleria alle pendici del monte Sirino è stata trovata una sorgente d’acqua di notevole capacità. Per non bloccare i lavori, l’acqua potabile è stata imprigionata in una condotta che la porta fino al torrente Sonante. Invece di proteggerla e incanalarla nella strada che percorre da millenni, alimentando il lago Sirino e vari acquedotti, è stata deviata in un corso d’acqua che la disperde nel mare. Uno spreco enorme. Antonio Filardi, sindaco di Nemoli, un piccolo comune che finora ha beneficiato di quest’acqua, ha denunciato i fatti alle autorità competenti. Chiede che l’acqua deviata possa tornare a scorrere nel suo letto. L’appello però non ha avuto ancora risposta. Una battaglia che condivido, ed è per questo che ho deciso di fondare un gruppo su Facebook:

“Proteggiamo le sorgenti del Sirino”. Occorre, infatti, maggior attenzione verso l’ambiente e la natura durante i lavori per l’autostrada. La zona è ricca di sorgenti. Dal monte Sirino nasce anche il fiume Sinni, che alimenta la diga di monte Cotugno vicino a Senise (Pz), la più grande d’Europa in terra battuta, che porta acqua in Puglia e nel Metapontino. Ma non è tutto. Dopo la deviazione della sorgente, il torrente Sonante si è colorato di rosso per molti giorni e per lunghi tratti: probabilmente a causa degli additivi usati dalla ditta per rendere impermeabili le pareti della galleria. Dal torrente Sonante le sostanze tossiche sono finite poi nel fiume Noce e da qui nel mar Tirreno, col rischio di alterarne l’ecosistema. Queste disattenzioni fanno presagire altri danni, visto che a breve i lavori interesseranno un tratto ora occupato dalla sorgente del Torbido, che alimenta vari acquedotti del territorio. Vi chiedo pertanto di iscrivervi al gruppo su Facebook. Più siamo e più forte sarà la nostra voce.

| il rovescio del diritto | a cura di | AVVOCATI PER NIENTE

il calcio libera tutti O

gni domenica mattina, nei parchi di molte città, si assiste alla stessa scena: compaiono pali smontabili, coni segna-angoli arancioni e voilà, parte il calcio multietnico. Insulti, suggerimenti tattici ed esultanze gridate in tutte le lingue. Per qualche ora va in onda quell’integrazione assoluta che lo sport quasi sempre garantisce. Anche in questo campo c’è una norma di legge. L’articolo 6 del Testo unico sull’immigrazione ha un piccolo comma che è rimasto identico dal 1998, passando indenne tra tutte le modifiche dei vari pacchetti sicurezza: per lo svolgimento di “attività sportive a carattere temporaneo” non può mai essere richiesto il permesso di soggiorno. Insomma libero calcio per tutti, regolari e irregolari.

Già ma che succede se dalla partitella domenicale si passa ai campionati dilettantistici? Sembrerebbe logico tenere ben fermo il principio dello sport per tutti. Secondo la Federazione italiana gioco calcio (Figc), invece, non è così: non solo ci vuole il permesso di soggiorno, ma deve valere almeno fino alla fine del campionato. Accade così che Edmundo, promessa della nazionale giovanile del Togo, da due anni in Italia, la domenica non possa essere convocato nella squadra per cui gioca. Una storia, la sua, piuttosto comune. In Togo il clima politico è cambiato improvvisamente e ne sono nati scontri sanguinosi, per questo Edmundo è scappato dall’Africa, in cerca di un Paese che potesse garantir-

≈ Avvocati per niente, associazione di legali impegnati

nella difesa dei soggetti deboli. È promossa tra gli altri da Acli e Caritas. Per informazioni, www.avvocatiperniente.it.

2

| 013 | maggio 10

gli sicurezza. Ora ha in corso la causa per il riconoscimento della protezione umanitaria in Italia e, nel frattempo, la Questura gli rilascia soltanto permessi di soggiorno validi per tre mesi. Inutile spiegare alla Figc che alla scadenza dei tre mesi il permesso viene comunque obbligatoriamente rinnovato e che dunque non vi è alcun pericolo che scenda in campo un “clandestino”. I padroni del calcio sono inflessibili. Per difendere i diritti di Edmundo ci siamo rivolti al Tribunale di Milano. Quando arriverà la decisione del giudice, forse, di partite ne resteranno poche. Ma il momento in cui Edmundo potrà finalmente tornare sui campi da gioco sarà comunque una grande vittoria. Almeno del buon senso. (Alberto Guariso)


| cassandra che ride | a cura di | PAT CARRA

| micro&macro | a cura di | LORETTA NAPOLEONI

killer da due euro U

n gruppo di economisti tedeschi si sta dando da fare per divulgare un piano di “ristrutturazione dell’euro” che preveda l’esclusione delle economie deboli e deficitarie del Sud dell’Europa. Si tratterebbe di una sorta di “super euro” poiché la moneta sarebbe utilizzata solo da Germania, Austria, Olanda, Finlandia e, forse, anche dalla Francia, i Paesi che fino a oggi hanno rispettato i parametri fiscali e monetari imposti ai tempi della creazione della moneta unica. Tutti gli altri dovranno arrangiarsi: o tornano alle monete nazionali o creano un euro di seconda categoria. Questa proposta in effetti presenta una serie di vantaggi per entrambi gli ipotetici blocchi. Proviamo ad analizzarli. L’unione monetaria è nata sulla base di criteri economici e fiscali abbastanza rigidi, i Paesi che ne volevano far parte dovevano allineare le loro finanze. Il motivo non era soltanto monetario (ottenere un tasso di cambio fisso tra le varie monete attraverso il quale formulare la parità con l’euro), ma soprattutto fiscale. Si voleva impedire che nazioni come Grecia, Italia o Portogallo continuassero a essere cronicamente deficitarie. La moneta unica, infatti, non consente loro la svalutazione, una strategia molto usata in passato per ridurre il debito pubblico. Anche il divieto esplicito

≈ Loretta Napoleoni, economista esperta di terrorismo, collabora con Bbc, Cnn, El Pais, Le Monde e The Guardian. Il suo sito: www.lorettanapoleoni.com.

di aiutare un Paese dell’Unione Europea in difficoltà vuole evitare che queste nazioni usino le altre banche nazionali per sanare le proprie finanze. La creazione di un euro di seconda categoria permetterebbe la svalutazione e quindi darebbe respiro a chi oggi si trova con l’acqua alla gola: Grecia, Italia, Portogallo e Irlanda. Allo stesso tempo il super euro agevolerebbe le nazioni in condizioni economiche migliori. L’idea del super euro sta facendo breccia. Tecnicamente sta in piedi, ma dal punto di vista politico potrebbe distruggere la Ue. L’idea centrale dell’euro era proprio quella di costringere i Paesi deficitari del Sud dell’Europa a seguire una disciplina fiscale rigida, simile a quella del Nord Europa. Sbarazzarsi, però, di alcuni Paesi di fronte alla prima crisi fiscale sarebbe un segnale negativo per i mercati che, in preda al panico, svenderebbero il debito pubblico di queste nazioni causandone la bancarotta. Non ci sarebbe neppure il tempo di creare un euro di prima o seconda classe, la moneta europea diventerebbe carta straccia. Gli economisti tedeschi e tutta l’Unione Europea devono fare i conti con i mercati: anche se l’idea di due euro è teoricamente giusta, in pratica non funzionerebbe mai.

Atene, 30 marzo: le proteste hanno costretto la Ue a prevedere un piano per salvare la Grecia in caso di bancarotta. (J. Kolesidis/Reuters)

| 013 | maggio 10

3


made in Italy

i nuovi italiani si raccontano

| a cura di | Paula Baudet Vivanco

sincretismi anagrafici

La nursery dell’ospedale San Paolo, Milano. (Silvano Del Puppo/Fotogramma)

L Fratellini d’Italia Io speriamo che me la cavo, vent’anni dopo. Cambia il maestro, ma anche l’Italia che i piccoli di una scuola elementare di Reggio Emilia ci raccontano. “Italiani per esempio” (Feltrinelli 2010, 7 euro), scritto da Giuseppe Caliceti, ha per coautori bambini dalle origini e percorsi più diversi che, senza filtri, con toni leggeri e amari, ci propongono il loro sguardo sul Paese. Ma soprattutto ci fanno conoscere un’Italia che fatica a considerare le seconde generazioni come figli propri. Sul libro solo una nota negativa: definire “immigrati” (in copertina) bambini che spesso sono nati in Italia o sono arrivati nei primi anni di vita, è un errore grave, da sottolineare in rosso. 4

| 013 | maggio 10

uigi o Lin, Francesca o Dolores? A quale lingua e tradizione le seconde generazioni si affidano nella scelta dei nomi per i propri figli? Il dilemma è se puntare sulle origini straniere oppure dare spazio a nomi più comuni in Italia, Paese dove seconde e terze generazioni, figli e nipoti dell’immigrazione, sono cresciuti o cresceranno. La decisione non è semplice e le motivazioni personali e i condizionamenti culturali si intrecciano. Per mia figlia, una “pupona” di cinque mesi, ho preferito un nome molto frequente nel mio Paese d’origine, il Cile, e che non risultasse troppo ostico a Roma, città dove è nata. Insieme a un altro, forse un po’ fuori dagli schemi, ma speciale e sempre in spagnolo, per la donna che sarà in futuro indipendente e non passiva. Il risultato finale suona come una minaccia per i poveri genitori: Isabel Rebelde (ribelle). Una scelta di cui mi sento felicemente responsabile, dopo aver fatto presente a mio marito che, secondo le leggi italiane, nostra figlia avrebbe portato solo il suo cognome (italiano), e che Isabelita sarebbe risultato più familiare ai parenti latino-americani. Anche le seconde generazioni di origine cinese tendono a cercare un equilibrio tra le diverse anime. “Sarà per comodità, ma è molto diffusa la tendenza a scegliere nomi italiani così da poterli scrivere più facilmente sui documenti di

riconoscimento. Però si tratta quasi sempre di nomi brevi, come quelli cinesi, al massimo di due sillabe” racconta Marco Wong, presidente onorario dell’associazione Associna. Ma non è finita, perché al doppio nome non si rinuncia: “Di solito è cinese -prosegue Marco Wong-, e chiediamo l’aiuto dei futuri nonni, perché chi è cresciuto in Italia non ha abbastanza dimestichezza con lingua e tradizioni”. Anche tra i partecipanti della rete G2, l’organizzazione nazionale dei figli di immigrati, la questione è spinosa. Come nel caso di Neva Besker, futura madre di un maschietto per il quale non ha ancora un nome ma solo alcuni criteri di scelta: “Io e mio marito stiamo pensando a un nome che si scriva e legga nello stesso modo nelle nostre quattro lingue (italiano, croato, spagnolo e catalano): ci siamo appena trasferiti in Spagna, dove entrambi godiamo di pari trattamento come ricercatori universitari (in Italia la carta di soggiorno ti penalizza) e dove quindi resteremo. Finora, il primo nella nostra top ten è Pau, Paolo, ovvero pace”. Unico neo: “Difficilmente è declinabile in croato”. Inconvenienti del sincretismo moderno a disposizione delle nuove generazioni. ≈ Paula Baudet Vivanco, giornalista, collabora al portale della Cooperazione allo sviluppo del ministero Affari esteri e con la Repubblica.


in breve | Fuori onda

la radio anticamorra resta senza voce Versetto e dolcetto

R

ischia il silenzio radio Onda pazza. L’antimafia via web, fondata a Napoli nel 2007 e ispirata alle trasmissioni di Peppino Impastato e della sua radio Aut, non ha più fondi per continuare ad andare in onda. All’appello mancano circa 8mila euro, indispensabili per pagare affitto e bollette. La radio, gestita dal Circolo Arci di San Giovanni a Teuccio (Na), è uno dei progetti nati per allontanare dalla strada e dalla camorra i minori che abbandonano la scuola. “È un modo per coinvolgere i ragazzi a rischio -spiega Michele Langella, responsabile, oltre che speaker della radio-: li aiutuamo a esprimersi, ma anche a conseguire la licenza media e a im-

parare un mestiere nel nostro laboratorio di falegnameria”. I giovani che frequentano il centro diventano così autori e protagonisti di inchieste di denuncia sociale. Come in una radio vera: prima si decide insieme di che cosa parlare, poi si esce sul territorio, si fanno le riprese (on line su radioondapazza.it), le interviste e poi si va in onda. Tutto questo però è destinato a chiudere. “Senza soldi siamo fermi -racconta Michele-, ci limitiamo al sostegno scolastico”. In attesa dei finanziamenti promessi dalla Regione, i ragazzi di radio Onda pazza e del Circolo lanciano un appello contro la chiusura e chiedono il sostegno degli ascoltatori. (Marta Gatti)

Una volta nelle merendine c’era la sorpresina. Rimarrete quindi a bocca aperta quando, in una scatola di tortine, invece del solito gioco, troverete una poesia o un racconto. “Versetto & dolcetto” è l’iniziativa della Coop contro l’obesità dei piccoli. Poeti e scrittori come Roberto Piumini, Chiara Rapaccini, Mela Cecchi e Anna Sarfatti hanno inventato storie originali che hanno per protagonisti cibo di stagione, Ogm e tutti gli alimenti per una dieta sana. Per collezionare le sorprese basta andare sul sito e-coop.it e ordinare gratuitamente l’album di parole poetiche. E, magari, scambiare i doppioni. (M.G.)

| c’è chi dice no | attivisti antimafia

storie di pupi e malavita Due Bambini, Giovanni e Paolo, e un cartone. per ricordare ai piccoli che la mafia esiste.

P

alermo, 14 luglio, festa di Santa Rosalia. La città celebra la liberazione dalla peste, ma il clima gioioso è rovinato da un mago che attira i bambini nel proprio carrozzone. Chi cede alle lusinghe della sua protezione esce stravolto, come un pupo di legno manovrato a distanza. Fino a quando due bambini, Giovanni e Paolo, non si ribelleranno, liberando i burattini. È questa la trama di “Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi”, il cartone animato dedicato ai giudici Falcone e Borsellino e ideato da Rosalba Vitellaro, regista, e Alessandra Viola, direttrice di produzione e co-sceneggiatrice. “Abbiamo chiesto a dei ragazzi delle medie che cos’è la mafia -spiega Alessandra-. Di fronte ai loro sguardi attoniti, a Roma come a Palermo, ci siamo chieste: E se non avessero più memoria?”. Cominciano, così, due anni di duro lavoro nei quali le autrici contattano le famiglie dei giudici per conoscerne l’infanzia. Un passo indispensabile per rendere più familiare ai bambini la vita dei due magistrati, uccisi dalla mafia

nel 1992 (il 23 maggio cade l’anniversario dalla strage di Capaci in cui morì Falcone, ndr). Senza dimenticare l’attualità. Rosalba e Alessandra, infatti, hanno ritratto Falcone e Borsellino con indosso dei calzini turchesi. “Un segno di solidarietà con l’intera categoria dei giudici, dopo il discusso servizio televisivo sul magistrato Raimondo Mesiano trasmesso dal programma Mattino 5 sulle reti Mediaset”, dicono le giovani, che otto anni fa a Palermo hanno fondato una società di produzione, “Larcadarte”. Tra i lavori realizzati, “Benedetta”, un cortometraggio di denuncia sullo sfruttamento minorile, ambientato nel quartiere palermitano della Vucciria, e trasmesso da Rai Due nel 2007. A mandare in onda il nuovo progetto sarà invece Rai Tre. Nel cartone sono previsti anche i contributi di Leo Gullotta e Claudio Gioè che hanno prestato le loro voci ai personaggi. Ma a credere nell’iniziativa sono stati soprattutto Raifiction, il presidente di Cinesicilia, Sergio Gelardi, e Alessandro Rais, responsabile di Sici-

Falcone e Borsellino in versione cartoon.

lia film commission che ha finanziato un gioco da tavolo sulla criminalità organizzata che sarà distribuito in 1.500 scuole con un libro e il dvd del corto. Ma al di là della fatica, che cosa resta di questa esperienza? “È stato come andare in analisi -confessa Rosalba-: ti svuoti delle cose brutte ed entri in un sogno”. (A. Lombardi) | 013 | maggio 10

5


in equilibrio sopra la follia | testo | barbara ciolli | foto | massimo siragusa / contrasto

REGISTA BORDERLINE, GIRA FILM CON IL TELEFONINO E RECITA A TEATRO CON HOMELESS, SCHIZOFRENICI E DISABILI. a tu per tu con PIPPO DELBONO.

N

on è politically correct, né tanto meno ama il teatro “impostato”, con la T maiuscola (“Che palle”, sbuffa). Eppure anche la regina d’Olanda stravede per lui. Pippo Delbono, a Prato per presentare il film “La paura”, su “questa Italia che tratta gli immigrati come animali”, mi promette una lunga intervista. A un patto: mentre parliamo deve mangiare. Detto fatto, ci sediamo nella saletta per gli aperitivi del piccolo teatro Magnolfi. Pippo pesca e ripesca dal buffet: “Stasera sono invitato...”. Tra una tartina e più fette di salame si abbandona a confidenze. Ha l’aria un po’ arruffata di chi odia i formalismi. A volte, si acciglia. Ma sotto quella scorza ligure, traspare la sua umanità e durante la nostra conversazione capisco che al “coreografo dell’anima”, così lo chiamano i critici, piace soprattutto una parola: profondità. “L’Italia è un Paese razzista e fascista, un Paese di merda”. Nel film non usi mezzi termini. Ma non era il Belpaese? Esistono paure irrazionali e soggettive: quella del buio, del bosco... E ce n’è una oggettiva, la protagonista del mio film. L’Italia sta attraversando un momento di grande chiusura verso l’altro. È un dato di fatto: il rom ti chiede l’elemosina e tu, ti giri dall’altra parte. Perché così fan tutti. Da autore teatrale a regista di strada. Perché hai deciso di girare il film con un telefonino? Me ne hanno offerto uno. Potevo chiamare dalla Francia gratis e ho accettato. Poi mi sono accorto che il mezzo era interessante. Così ci ho preso gusto. Non programmo mai, mi lascio trasportare dalle emozioni. Sono uno che capisce solo alla fine. L’arte è questo, no? L’opera si fa sempre più grande e tu sempre più piccolo. Adesso “La paura” è uscito 6

| 013 | maggio 10

anche su pellicola. Un cinema di pittura: bello, impressionista. In una scena, mentre riprendi il funerale di Abba (il giovane ucciso a Milano nel 2008, ndr), i presenti ti chiedono: “Sei il Grande fratello?”. Verità o licenza poetica? Tutto vero, altro che reality-show. È la dittatura berlusconiana della tivù, dove il trash, la spazzatura, dilaga. Poi un carabiniere si avvicina: “Non c’è bisogno di polemiche”. E tu, serio: “Invece voglio farne tante. Questa piazza dovrebbe essere piena ed è vuota”. Uccidono un ragazzo di colore a sprangate per aver rubato un pacco di biscotti al bar e nessuno s’indigna. Viviamo in un mondo disumanizzato. Ma sono un ottimista: l’umanità rinascerà, a fine secolo. Il percorso dell’uomo è progressivo, anche se si possono verificare pesanti ricadute. Come adesso. All’appello mancava anche la sinistra. Destra e sinistra non esistono più. L’Italia è culturalmente morta, un Paese di vecchi inamovibili dove si confonde la cultura con l’esperienza. Ma fare cultura significa rivoluzionare, non conservare. Per questo la mia compagnia teatrale si esibisce nelle zone di guerra: Bosnia, Iraq, Palestina. Là, dove scorre la vita. Ti definisci un “comunista anarchico”. Credi nelle ideologie? No, sono come Pasolini: sto con i poliziotti, tra la gente. Le ideologie uccidono i cambiamenti, perché si finisce per sottomettere tutto ciò che accade a un unico pensiero. Io preferisco deragliare. Per questo considero la follia una potenzialità e rifuggo la mania psicanalitica di catalogare. Non mi convince. | L’intervista

Barboni, schizofrenici, disabili... La tua compagnia è davvero borderline. Ho avuto la fortuna di incontrare grandi artisti emarginati. Sono di una bellezza pura, difficile da vedere, ma preziosa. Sono stanco di stereotipi e fighetti di plastica. Bobò, il tuo attore sordomuto, ora è una star. L’ho rapito (“letteralmente”, sorride) ad Aversa, dopo 45 anni di manicomio. Da lì in poi è stato lui a salvarmi in situazioni difficili. Quando ha incontrato Arafat, ha discusso persino di geopolitica. Io non avrei saputo che dire. Allora sono i “normali” stupidi e cattivi? Lottiamo tutti con i nostri demoni. Il guaio dell’uomo però è il potere. Se te ne innamori,


ti divora. Pensate a Macbeth. Ogni politico è un potenziale dittatore. Dobbiamo scendere nel profondo dei nostri lati bui, con sincerità. Altrimenti è inutile, possiamo raccontarci balle tutta la vita. Sei un po’ narciso? Sono un narciso buono. L’amore per se stessi è un pregio: occorre trasmettere il proprio valore. Sei stato allievo di una grande coreografa, Pina Bausch. Che cosa hai imparato da lei? Lo sguardo aperto sul mondo e l’umiltà. Si rimetteva continuamente in discussione, eppure era la più grande. Oggi i maestri sono scomparsi, sono rimasti i professori, con le loro verità. Mancano persone capaci di “darti il la” e di lasciarti andare per la tua strada.

A teatro parli di te: un lungo amore, la droga, l’Hiv e la paura della morte... Una catarsi? Per anni sono stato molto ferito. Ma il dolore è un’opportunità. Ciò che la vita ti prende poi ti ridà, siamo immersi in un’armonia. L’ho imparato dal buddismo: possiamo cambiare il nostro destino. Un messaggio più rivoluzionario del comunismo. Pippo da grande voleva fare... L’attore. A quattro anni già recitavo all’oratorio. Era quella la mia strada: ho inseguito un percorso di libertà. Da bambino ero una femminella sensibile, e in paese mi prendevano in giro. Ma non sono diventato un buonista. Chi mi conosce lo sa -giura, inforcando l’ultimo crostino-: ho il guerrigliero dentro, io.

Pippo Delbono Ligure, a 51 anni si divide tra la Riviera e Modena. Altrimenti gira il mondo con la sua compagnia atipica, applaudita in più di 40 Paesi. Autore di fama internazionale, da ragazzo ha vagabondato, perdendo l’orientamento. Ma non il fiuto per incontrare, nel 1987 in Germania, il teatro-danza di Pina Bausch, durante la tournée del “Tempo degli assassini”. Il dolore per l’amico scomparso, “una storia alla Brokeback mountain”, poi la malattia. Dopo la svolta poetica di “Barboni” e il capolavoro “Il silenzio”, dal 2002 alterna cinema e teatro. “La paura”, uscito nel 2009, è il suo terzo film.

| 013 | maggio 10

7


8

| 013 | maggio 10

| L’inchiesta


i predatori del Belpaese | testo | antonella lombardi e dARIO PALADINI

piccoli tombaroli, abili trafficanti e direttori di musei Esteri. un business da 165 milioni di euro l’anno.

S

icilia, 211 a.C., romani e cartaginesi sono in lotta. A pochi chilometri da Enna, la città greca di Morgantina osa opporsi a Roma e si allea con Cartagine. La rappresaglia è durissima. Eupolemo, un abitante del luogo, sente la fine vicina. Raccoglie l’argenteria di famiglia e la mette al sicuro in un buco sotto il pavimento di casa, sperando di poterla recuperare quando l’assedio sarà terminato. La casa invece viene incendiata. Il tesoro si salverà dai romani ma non dai metal detector dei moderni predatori, i tombaroli. Tanto che nel 1997, nel corso degli scavi ufficiali, l’archeologo Malcolm Bell, docente all’università della Virginia, trova solo due monete: una di bronzo e una da 100 lire datata 1978. Qualcuno è arrivato prima di lui. Ma che cosa è stato preso e dove è finito il tesoro di cui le voci di paese narrano da anni?

I beni rimpatriati

Gli argenti di Morgantina fanno parte di quell’immenso tesoro che ancora oggi viene trafugato da musei, biblioteche, archivi, tombe e città sepolte. Da Nord a Sud dello Stivale, senza eccezioni. Solo nel 2009 il nucleo Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale ha recuperato oltre 55mila e 500 reperti archeologici e poco più di 19mila tra libri antichi, oggetti sacri, dipinti e sculture, per un valore di oltre 165 milioni di euro, denunciando 1.264 persone per reati come scavo clandestino, ricettazione o contraffazione di opere d’arte; 32 le rogatorie internazionali avviate, che hanno consentito il rimpatrio di oltre 8.400 manufatti. Un business senza frontiere, con acquirenti in tutto il mondo. Gli argenti del nostro Eupolemo (16 tra coppe, tazze e brocche) erano finiti al Metropolitan Museum di New York che nel 1981 li aveva acquistati sul mercato clandestino per due milioni e 700mila dollari da Robert Hecht, un commerciante americano ancora oggi imputato a Roma per aver rubato migliaia di reperti in tutta Italia. Nel catalogo del Metropolitan era scritto solo che le suppellettili provenivano dall’Italia meridionale. I tombaroli siciliani li avevano venduti per 110 milioni di lire a un intermediario di Lugano che, a sua volta, li aveva rivenduti a Hecht. Ora gli argenti di Morgantina

stanno per tornare a casa, in Sicilia: fino al 23 maggio sono esposti a Palazzo Massimo a Roma e, dal 4 giugno, al Museo archeologico Salinas di Palermo, che riaprirà i battenti, dopo lunghi lavori di restauro, proprio per questo evento. Quello di Morgantina non è l’unico rimpatrio di opere d’arte “in esilio”. Al Salinas sarà possibile vedere, per la prima volta, la “Phiale aurea” di Caltavuturo, piatto votivo in oro trafugato vicino a Palermo nel 1980 durante i lavori alla rete elettrica, passato per Ginevra e finito nella casa del miliardario americano Michel Steinhardt. Sono inoltre già in bella mostra nel museo di Morgantina le dee Demetra e Kore (nella foto di copertina, ndr): erano al Paul Getty Museum di Los Angeles, dopo essere transitate da Londra. Sempre da Los Angeles arriverà, nel 2011, la Venere di Morgantina. Alta 2 metri e 20, era stata spezzata in tre parti dai tombaroli per portarla in Svizzera. Lì era stata acquistata dall’antiquario Robin Symes nel 1988 e venduta per ben 18 milioni di dollari alla fondazione Getty. La Regione Sicilia ha stanziato 1,7 milioni di euro per riaccoglierla. Verrà probabilmente esposta nella chiesa di San Domenico di Aidone, il paese in provincia di Enna nel cui territorio sorgeva l’antica Morgantina. Peccato che per arrivarci si debbano fare tornanti così stretti da rende difficoltoso il passaggio dei pullman. Ma il Comune non sembra preoccupato e attende l’arrivo di 700mila turisti l’anno per ammirare la sua Venere.

I trafficanti d’alto bordo

Dal 1995 a Roma c’è un pool di cinque magistrati che indaga sul traffico di beni artistici. A coordinarli, fino a marzo, il pubblico ministero Paolo Ferri: da solo ha inquisito 2.500 persone. “La vera svolta nelle indagini c’è stata quando abbiamo deciso di perseguire gli acquirenti esteri -racconta-. Oggi i musei non acquistano più dai tombaroli: abbiamo ristretto lo spazio di manovra dei trafficanti”. Sui processi, però, incombe sempre lo spettro della prescrizione. “È molto difficile accertare la data di uno scavo clandestino e alla fine sono poche le persone che vengono condannate -spiega Paolo Ferri-. I reati legati al patrimonio culturale dovrebbero diventare non prescrivibili”.

Anfore e vasi trafugati dalle catacombe romane di san Valentino e san Ippolito, recuperati poi dai Carabinieri nel 2007. (Andrea Rossi/Eidon)

55.586 i reperti archeologici recuperati di cui

8.622 Integri

16.002

frammenti

30.962

numismatica

14.596 I reperti paleontologici recuperati fonte: carabinieri tutela patr. culturale, 2009

| 013 | maggio 10

9


los angeles

165.446.330 euro Il valore dei beni culturali e archeologici sequestrati

58

gli scavi clandestini rilevati fonte: carabinieri tutela patr. culturale, 2009

Ma come farsi restituire le opere esposte nei musei stranieri? I ministri dei Beni culturali, in particolare Francesco Rutelli e Sandro Bondi, hanno avviato trattative con i musei incriminati. A volte per dimostrare che un reperto è stato trafugato in Italia, è necessario mettere insieme un vero e proprio puzzle, le cui tessere possono trovarsi ovunque. Ne sa qualcosa Maurizio Pellegrini, archeologo e perito incaricato dal pm Ferri di analizzare gli oltre 4mila reperti e le migliaia di foto sequestrate a Ginevra nel magazzino di Giacomo Medici, trafficante condannato in primo e secondo grado a 10 anni di reclusione (l’unico a subire finora una condanna così pesante, ma anche per lui arriverà forse la prescrizione). Da alcune sfuocate polaroid, Pellegrini è riuscito a capire che si trovava di fronte a tre diverse statue raffiguranti Menadi e Sileni, anche se nelle foto i frammenti dei gruppi scultorei erano mischiati (la ricostruzione nell’immagine in alto, ndr). “Abbiamo poi fatto una ricerca sui cataloghi dei musei di mezzo mondo e alla fine le abbiamo trovate: una, dopo essere

New York: il trafficante Giacomo Medici accanto alla teca con il “cratere di Eufronio”, che lui stesso ha venduto al Metropolitan museum. L’opera è rientrata in Italia nel 2008.

10

| 013 | maggio 10

| L’inchiesta

passata da tre diverse collezioni private, era finita al Getty che l’ha restituita all’Italia, le altre due al Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, che però continua a negarne l’origine”. Il Ny Carlsberg, non a caso, è in cima alla “black list” dei musei che in passato hanno fatto acquisti di dubbia provenienza. “È quello che più di tutti si rifiuta di collaborare -dice Stefano Alessandrini, responsabile dell’associazione Gruppi archeologici volontari e consulente dell’Avvocatura di Stato, l’ente che per conto del ministero dei Beni culturali segue le trattative con i musei stranieri-. Seguono Getty, Metropolitan, il museo di Cleveland e il Fine Arts Museum di Boston”.

Il riciclaggio dei reperti “sporchi”

I mercanti d’arte hanno molta fantasia. Per dare una parvenza di legalità alla loro “merce” sperimentano diversi trucchi, come quello di affidare a una casa d’aste l’oggetto rubato. Per recuperarlo si presentano all’asta con il nome di una società fittizia e lo ricomprano. In questo modo possono mostrare un certificato d’acquisto originale e ne escono puliti. Un tranello in cui sono cascate case d’aste del calibro di Sotheby’s. “Oppure si ‘creano’ collezioni ad hoc -aggiunge Tsao Cevoli, presidente dell’Associazione nazionale archeologi-, sostenendo però che risalgono all’800, quando chiunque poteva collezionare opere antiche”. È del 1909, infatti, la legge (n. 364) che proibisce gli scavi e stabilisce che tutto ciò che si trova nel sottosuolo è di proprietà dello Stato italiano. “Basta sostenere di aver ereditato il reperto per non essere perseguiti, ed eventualmente spetta agli inquirenti dimostrare che proviene da uno scavo successivo a quella data”, aggiunge Cevoli. Facile da immaginare, una delle nuove frontiere del mercato è internet: sempre nel 2009, i Carabinieri hanno sequestrato oltre 28mila oggetti. “Si tratta di piccoli reperti,


copenaghen

gli ultimi tombaroli | testo | BARBARA CIOLLI

per decenni hanno setacciato tutta la maremma. l’aumento dei controlli (e l’età) li hanno decimati.

cerveteri

Le istantanee sequestrate a un trafficante con i frammenti, mischiati, di tre diverse statue raffiguranti Menade e Sileno. Le sculture, ricomposte, erano in mostra al Getty Museum di Los Angeles e al museo Ny Carlsberg di Copenaghen. soprattutto di monete -spiega il colonnello Luigi Cortellessa, vicecomandante dei Carabinieri dell’arte-. Chi li mette in vendita non è un trafficante incallito, spera solo di ricavare qualche centinaio di euro. Il commercio dei beni più preziosi invece segue vie più difficili da rintracciare”. Nel marzo del 2009 la Guardia di finanza ha arrestato quattro persone e recuperato un rilievo marmoreo del dio Mitra: pesava circa 15 quintali ed era stato prelevato da una tomba nel Parco di Veio (Roma). Il dio Mitra era stato venduto per 200mila euro a un intermediario negli Emirati Arabi, destinazione Giappone. C’è poi chi fa tutto in famiglia. I Carabinieri e l’Fbi hanno recuperato nel settembre scorso oltre mille libri e pergamene di diverse epoche (le più antiche risalenti al XII secolo). Erano custodite nella casa di John Sisto, antiquario di Berwyn (Illinois, Stati Uniti) di origine italiana. Suo padre, nel leccese, ha rubato per anni volumi e documenti antichi dagli archivi diocesani pugliesi. “Su molti testi erano riconoscibili i timbri delle biblioteche -dice il colonnello Cortellessa-. Abbiamo trovato anche lettere in cui il padre rendicontava i furti”.

I

l lavoro nei campi, le notti avventurose al chiaro di luna a rinvenire scheletri e “cocci”, le bevute liberatorie in osteria. Sopra le case arroccate di Pitigliano (Gr), lembo aspro e romantico della Maremma toscana, volteggiano i corvi. Al calar della sera, gli ultimi tombaroli scendono verso la “città dei morti”, lungo i canyon in tufo scavati dal tempo che tagliano i sepolcreti della valle. “Ormai resta solo qualche over 70. I giovani ci provano, ma non hanno fiuto. Trovano poco o nulla -racconta Riccardo Pivirotto, direttore del Gruppo archeologico locale-. Alisveno invece non sbagliava un colpo, fino all’ultimo. È morto qualche anno fa, un infarto. Con lo spillone (il bastone di metallo a forma di T con cui si buca il terreno, ndr) ha mantenuto la famiglia, era il suo unico lavoro. Ma non si è mai arricchito”. Il Gradone, lo scavo clandestino che dal 2004 il Comune ha trasformato in museo all’aperto, l’aveva ripulito Alisveno, tomba dopo tomba: alla fine se lo era addirittura comprato, quel costone di montagna. “Le nostre colline sono piene di sepolcri etruschi, a migliaia. Le hanno saccheggiate fino a Sovana, il borgo di Gregorio VII, il papa di Canossa”. Nella “piccola Gerusalemme”, come chiamano Pitigliano per la sua storica comunità ebraica, Alisveno era una celebrità. Quando

L’affascinante Venere di Morgantina, ora negli Usa, attesa in Italia nel 2011.

1.264 le persone denunciate all’autorità giudiziaria

44

gli arrestati fonte: carabinieri tutela patr. culturale, 2009

Il deposito del Civico museo archeologico di Milano. (Silvano Del Puppo/Fotogramma)

Un museo chiuso in un magazzino

L’Italia è un museo a cielo aperto, ma ci vorrebbero più fondi per tutelarlo. “Purtroppo non abbiamo le risorse per pagare un numero sufficiente di archeologi” ammette Maurizio Pellegrini. E così per molti oggetti il destino è segnato. “Non sempre si riesce a risalire al luogo dello scavo e quindi perdono gran parte del loro valore storico -dice l’esperto-: il danno al nostro patrimonio è immenso”. Secondo Eurispes, nel 2010 lo Stato ha diminuito le risorse assegnate al Ministero per i Beni culturali, da 1.416 a 1.358 milioni di euro: un taglio del 4,2 per cento, più pesante (-14,7%) proprio alla voce “tutela dei beni archeologici”. | 013 | maggio 10

11


Tombaroli intenti allo scavo con il loro “spillone”, un bastone di metallo a forma di T. (Giovanni Lattanzi)

l’aratro incappava in un lastrone di marmo, i contadini chiamavano lui: “Non se la sentivano di aprirlo. Ma poi si tenevano il servizio di bronzo: calici, piatti, bicchieri -ricorda il direttore-. Con quelli che venivano a comprare Alisveno trattava da pari a pari: niente intermediari e niente falsi. Uomo mite e di parola, aveva un suo codice d’onore e un sogno: scavare una tomba egizia”. Passeggiando al Gradone si scorgono le decine di tumuli profanati a colpi di vanga e piccone. In quelli gentilizi, i più grandi, qualcuno aveva ricavato addirittura magazzini per gli attrezzi. La notte si entrava prima con le candele, poi con le lampade ad acetilene, infine con le torce. D’inverno si preparava la mappa, d’estate, a gruppi di tre-quattro, si scavava sodo. “Una volta li trovai a ‘farsi una tomba’, come diciamo in gergo, in pieno pomeriggio. Il più giovane aveva 72 anni. Noi maremmani siamo bracconieri e briganti -scherza Pivirotto-. Per goliardia, da ragazzi tutti ci siamo improvvisati tombaroli. Ma il duro è trovarla, una tomba”. “Ammettiamolo: alcuni di loro tirano su dei vasi meravigliosi -commenta Carlotta Cianferoni, soprintendente ai Beni archeologici della Toscana-. Ora il fenomeno sembra smorzato grazie ai controlli e ai parchi recintati. Fino agli anni Novanta gli scavi clandestini e i furti erano una piaga diffusa, soprattutto a Populonia e Chiusi. Ma nessun tombarolo ha mai fatto milioni. Qualcuno ha scritto libri, i più bravi li abbiamo addirittura ingaggiati per scavare siti autorizzati”. Oggi è diverso. I tombaroli come Alisveno, il

contadino dalle mani d’oro (una targa lo ricorda nella chiesa di santa Maria di Pitigliano, per aver salvato un affresco della Madonna durante il recupero delle antiche mura) innamorato dei gioielli egizi, hanno ceduto il passo ai falsari part-time. “Ogni tanto sale dal Lazio un tipo sulla quarantina -mi confida un artigiano che vuole rimanere anonimo-. Al telefono parliamo di olio e vendemmia. L’abbiamo incontrato come guida abusiva in un noto sito. Dice di fare il tombarolo come secondo lavoro. Ma nell’ambiente si parla di un 90 per cento di falsi in circolazione. Copie o originali che siano, questi cocci sono molto belli. Noi spesso li compriamo, poi chissà”. Ho chiesto di incontrarlo per un’intervista: “Guarda che quello parla solo se lo pagate”.

Palestrina, 2008: in una villa abusiva su un’area archeologica, è stato rinvenuto un bassorilievo di età imperiale utilizzato come architrave di un camino. (Marco Lautizi/Eidon)

19.043 i beni culturali recuperati di cui

16.397

Libri e documenti

1.000 filatelia 808 oggetti sacri

311 dipinti 241 sculture 286 altro

1.483

i falsi sequestrati

33.842.660 euro il valore dei falsi sequestrati fonte: carabinieri tutela patr. culturale, 2009

12

| 013 | maggio 10

| L’inchiesta


webcam e volontari: i guardiani dell’arte | testo | ANTONELLA LOMBARDI

In sicilia Controllano persino i relitti. E dove non arriva lo stato provvedono le associazioni.

L

e imponenti colonne di marmo volute dall’imperatore Giustiniano per costruire una basilica in Occidente (VI secolo d.C.), non sono mai arrivate sulla terraferma. Al largo di Marzamemi, provincia di Siracusa, la nave che le trasportava è affondata. Per fortuna è scampata ai “relittari” (così vengono chiamati i tombaroli del mare) e oggi è guardata a vista, grazie a un sistema di telecamere, dalla Soprintendenza del mare della Sicilia, l’unica esistente in Italia (le altre hanno competenza sia sulla terraferma che sulle acque). La Soprintendenza del mare, istituita dalla Regione nel 2004, ha censito più di 800 siti archeologici sui fondali. La mappa è in continuo aggiornamento e grazie all’accordo con alcuni diving center è possibile esplorare, ad esempio, il luogo d’ancoraggio delle navi romane che a Levanzo hanno combattuto contro la flotta cartaginese. Oppure visitare relitti e anfore nei parchi archeologici di Pantelleria e Favignana, magari sfogliando sott’acqua le guide subacquee plastificate con tanto di indicazioni storiche.

Per chi non potesse immergersi, niente paura: persino dalla propria scrivania è possibile ammirare alcuni reperti e meraviglie delle aree marine protette, purché si abbia un computer. Sul sito internet della Soprintendenza (www.regione.sicilia.it/beniculturali/archeologiasottomarina), vengono trasmesse alcune delle immagini riprese dal sistema delle telecamere. “In questo modo tutti possono conoscere e tutelare il nostro patrimonio sommerso”, spiega il soprintendente Sebastiano Tusa. Diversi i tesori custoditi dal Mediterraneo e recuperati dalla Soprintendenza: dal rostro della battaglia delle Egadi, ai candelieri e alle statue del relitto di Camarina (Ragusa), all’antichissima nave greca di Gela, cucita con corde vegetali secondo una tecnica usata dai faraoni egizi. Ma anche i più piccoli possono trasformarsi in novelli Indiana Jones, grazie al progetto Scuola Museo: personale qualificato simula un campo di archeologia subacquea guidando i ragazzi nelle immersioni. Obiettivi difficili da mantenere, però, con i tagli al bilancio e la scarsità di mezzi a disposizione:

“Ad esempio, quando dobbiamo restaurare un relitto -continua Tusa- siamo costretti ad affidarci a centri esterni alla Sicilia perché nella nostra regione non esiste un laboratorio del restauro”. E i trasporti, con il conseguente rischio assicurativo, hanno costi elevati. Ma in Italia esistono altre sentinelle che cercano di tutelare il nostro patrimonio storico e artistico. Sono i gruppi archeologici volontari (www.gruppiarcheologici.org), nati nel 1964 a Roma. Oggi ce ne sono 78 in tutta Italia, con più di 3mila volontari impegnati contro lo stato di abbandono dei siti. In questi 46 anni non sono mancati veri e propri scontri con i tombaroli o singolari azioni di “prevenzione”, come racconta il presidente Stefano Alessandrini: “A Cerveteri, in provincia di Roma, per mandare in tilt i loro metal detector abbiamo sparso bulloni e ferraglia. Colti in flagrante, alcuni inventano scuse incredibili. Qui è pieno di roba, ce n’è per tutti, dicono, come se il saccheggio generale fosse un’attenuante”. Antonino Filippi è il coordinatore regionale dei gruppi siciliani e responsabile del gruppo Drepanon (www.drepanon.org), nato a Marsala nel 2006 con lo scopo di far scoprire i siti archeologici “minori” dell’Isola. Grazie alle convenzioni con alcuni istituti scolastici, ai ragazzi che frequentano i campi estivi viene rilasciato un attestato di frequenza che dà diritto a crediti formativi. “Ma la nostra presenza è strategica per più motivi -spiega Filippi-. D’estate, con la nostra vigilanza, contribuiamo a impedire gli incendi dei piromani”.

Pantelleria (Tp): sub impegnati nello scavo di un relitto. A destra, itinerario archeologico a Cala Tramontana. (Salvo Emma)

| 013 | maggio 10

13


benvenuti al ferrhotel | testo | gabriella kuruvilla | foto | francesco pistilli

Un Albergo, di ProprietĂ di trenitalia, diventa un rifugio per 40 somali arrivati a bari Per sfuggire alla guerra.

Francesco Pistilli ha trascorso cinque giorni al Ferrhotel, un residence occupato, senza acqua nĂŠ elettricitĂ , ma dove ognuno ha la chiave della propria stanza. In alto, la reception, con il generatore e il telefono di servizio. 14

| 013 | maggio 10


I

l Ferrhotel è lì, vicino alla stazione centrale di Bari: un vecchio albergo abbandonato, di proprietà di Trenitalia, utilizzato fino al 2007 dai clochard locali. Poi sgomberato, perché dichiarato inagibile. L’edificio è degradato, ma non fatiscente. Il 18 ottobre 2009, una quarantina di rifugiati politici somali, sostenuti dalla Rete antirazzista cittadina, si sono “presi” questo stabile inutilizzato. Perché a loro era utile: almeno per dormire sopra un pavimento, sotto un tetto, tra quattro pareti. Gli occupanti sono quasi tutti uomini, tra i 20 e i 30 anni. Solo tre, le donne: una di loro, giunta al nono mese di gravidanza, grazie all’intervento degli assistenti sociali ha trovato una sistemazione più “consona” alla sua condizione. Gli altri sono rimasti nel Ferrhotel: muniti di scopa, stracci e detersivi hanno rimosso la spazzatura e pulito l’edificio, rendendolo il più decoroso possibile. E trasformandolo in una piccola kasbah, dove il tempo scorre monotono e lento, tra sapori di cibo speziato e note di musica araba. Le loro giornate, infatti, sembrano una successione di riempitivi. Un programma dalla trama tanto prevedibile quanto vacua, che si ripete sempre uguale a se stessa. Si svegliano, si lavano, cercano lavoro: i più fortunati trovano impieghi stagionali o giornalieri, in nero e sottopagati, mentre gli altri stazionano al Ferrhotel e chiacchierano per ore, come se le parole potessero colmare un tempo vuoto di azioni. Il lungo e buio corridoio, da cui si accede alle varie stanze, viene vissuto come se fosse la via principale, che si apre su uno slargo simile a una piccolissima piazza: qui la gente passeggia, si incontra, prega, balla, canta, telefona, legge e mangia. Vive la quotidianità, condividendola con gli altri. Anche se ogni “proprietario dell’albergo” è in possesso di una chiave numerata, che gli permette di accedere alla propria camera: arredata con due letti, due comodini, un appendiabiti e, se va bene, un ar-

madietto. Mobili essenziali, in ferro e plastica, per soccorrere i rifugiati. Soldi che non sono simili a quelli di un vecchio ospedale. A rendere bastati a coprire le esigenze di tutti. E chi ha gli ambienti più personali, e meno alienanti, ottenuto asilo politico, in base alle norme del ci sono gli oggetti: valigie, vestiti, scarpe, ali- trattato di Dublino, resta bloccato nel nostro menti e pentole accatastati gli uni sugli altri e Paese e non può andarsene altrove: “Quasi tutaffiancati a segni-simboli di appartenenza e di ti vorrebbero raggiungere il Nord Europa, dove riconoscimento, come le bandiere della Soma- hanno parenti ed amici -spiega uno di loro-, e dove possono godere di un sistema di welfalia appese alle pareti. L’albergo sembra una città, mentre le came- re che in Italia ancora manca (nel 2008 sono re vengono vissute come una casa. Tra spazio state presentate più di 31mila domande, ma pubblico e spazio privato, però, come succede solo 8.412 hanno trovato accoglienza nella rete in molti paesi “caldi”, non c’è molta differen- Sprar, ndr)”. Gli occupanti, per mangiare, si affidano alle za. Solo che a Bari, in inverno, può fare freddo, e molto: l’hotel ferroviario è privo di riscalda- mense ecclesiastiche e comunali ma, la domemento, mancano sia luce che gas. Un genera- nica, si riuniscono al Ferrhotel per pranzare tore elettrico, procurato dai militanti della Si- insieme: le donne cucinano piatti semplici e i nistra autorganizzata, permette di ovviare alla baresi fanno visita ai rifugiati, offrendo la sosituazione. Ma, dopo il tramonto, l’illumina- lidarietà che non viene da chi governa questo zione è data quasi esclusivamente dalle cande- Paese. “I politici di destra e di sinistra si prele. Mentre di giorno, sui fornelletti a gas, i pro- sentano solo in cambio di qualche tornaconto, fughi preparano qualsiasi cosa: dal té alla pasta. senza impegnarsi in azioni che possano miglioRischiano la vita, per una bevanda o del cibo. rare la situazione”, dice Angelo, uno dei miliMa l’hanno già rischiata, più volte, ancora pri- tanti che fin dall’inizio ha sostenuto la “lotta” ma di trovare questo riparo: una soluzione tan- dei somali per il diritto alla casa. Diritto fondamentale, ma negato. Non solo to inaccettabile quanto provvisoria, che dura ormai da quasi 7 mesi. Uno di loro racconta: a loro. Questa occupazione, infatti, ha “fatto “Abbiamo attraversato l’Etiopia, il Sudan e la gola” ad altri senzatetto: profughi e non. Dallo Libia”. Per arrivare prima in Sicilia e poi in Pu- scorso gennaio, al migliaio di rifugiati e clochard che vivono nelle glia. Un viaggio della strade di questa città speranza: disperante. Gabriella Kuruvilla Che molti hanno riMilanese, classe ’69, è una donna dall’animo si sono aggiunti centinaia di immigrati in preso con i telefonini: eclettico, forse per le sue origini italofuga da Rosarno. Tutti un video che docuindiane. Architetto mancato, oggi fa la hanno rivendicato un menta la loro travergiornalista e dipinge. “È la vita, dolcezza” posto nel Ferrhotel: sata è costellato da (Baldini Castoldi Dalai) è suo ultimo libro. senza ottenerlo. immagini di cadaveri, Per arginare la situazione, il 15 dicembre caduti lungo le strade che solcano il Sahara. Sfuggiti a una guerra civile, che dilania il scorso, più di cento immigrati, con l’aiuto loro Paese da vent’anni, hanno lottato anche dei militanti baresi, hanno occupato l’ex liloro contro la morte, prima in terra e poi in ceo Socrate, abbandonato dal 2005, mentre il mare, per inseguire il miraggio di una vita. Che Comune e la Croce Rossa hanno allestito una vita non è. Giunti in Italia si sono trovati di tendopoli in grado di ospitare un centinaio di fronte a un Paese che nel 2009 ha ricevuto persone. Nel tentativo di evitare una guerra tra dall’Unione Europea oltre 4,4 milioni di euro etnie, oltre che tra poveri.

| 013 | maggio 10

15


fotoreportage urbano | a cura di | polifemo | www.polifemo.org

un due tre: wéixiào, sorridi | fotografie e testo | carmine filomena

Milano, quartiere cinese. Il giorno più bello si festeggia così: in compagnia del maestro di cerimonia, Un fotografo.

≈ Polifemo è un’associazione di fotografi professionisti con base a Milano, che si propone di diffondere la cultura dell’immagine e della comunicazione visiva.

16

| 013 | maggio 10


M

aggio, tempo di matrimoni. Anche nella comunità cinese. Ma non aspettatevi riti religiosi o funzioni civili, magari al cospetto del vicesindaco. Gli aspetti burocratici per quel giorno passano in secondo piano. Meglio infatti se fiori e coriandoli rossi servono per addobbare uno studio fotografico. È lì, davanti al maestro di cerimonia con l’obiettivo in mano, che si consuma il “sacro rito del matrimonio”. “La registrazione delle nozze in Cina è un dettaglio formale -spiega Daniele Cologna di Codici, agenzia di ricerche sociali-: si dà rilevanza semmai all’aspetto sociale, alla festa e ai suoi invitati. Chiunque partecipa non si presenta con i doni, ma con soldi in contanti. Un’occasione per accumulare capitale e rinsaldare relazioni d’affari”. Gran cerimoniere, il fotografo che offre ai novelli sposi un pacchetto completo: noleggio abiti e limousine con autista, fiori e naturalmente servizio video-fotografico. Il tour? Sempre lo stesso: prima in studio, poi tra i monumenti caratteristici della città e infine al ristorante. Un rituale che ho scoperto bussando alla porta dello studio fotografico in cui lavora Gavin, in via Paolo Sarpi, a Milano. Ventinove anni, laureato in Economia, si è trasferito in Italia otto mesi fa, in cerca di nuove opportunità lavorative. Le ha trovate nel business dei matrimoni: un affare semplice e “ripetibile”. Perché sposi, testimoni e invitati si lasciano guidare da lui, a una condizione: il giorno più bello della loro vita, nell’album dei ricordi, deve essere uguale a quello di tutte le altre coppie.

Lo studio fotografico mette a disposizione della coppia un finto appartamento, utilizzato come set. È da qui che inizia la cerimonia.

| 013 | maggio 10

17


La preparazione della sposa e della damigella avviene nello studio fotografico dove è stato allestita una sala trucco.

18

| 013 | maggio 10

| fotoreportage urbano


A Milano sono due le tappe obbligate per le foto dell’album di nozze, il teatro all’aperto del Parco Sempione e il Castello Sforzesco.

Carmine Filomena È nato Foggia nel 1980. Dal 2001 vive a Milano, dove lavora nel settore informatico di una compagnia telefonica. Ha mosso i primi passi nel mondo della fotografia prendendo in prestito la macchina del papà. E si è convinto che solo così si possano leggere e catturare i pensieri e le emozioni della gente.

Il reportage sui matrimoni cinesi, il suo primo lavoro pubblicato, è stato realizzato durante il corso di fotogiornalismo sociale organizzato da Polifemo e Terre di mezzo. Uno spunto che si è trasformato in una scusa per poter attraversare “senza fretta” la Chinatown milanese, un mondo lontano, ma estremamente vicino. | 013 | maggio 10

19


bunker a sorpresa | testo | giulia bondi

in albania ce ne sono oltre 750mila. due studenti hanno deciso di convertirli in ostelli. E di raccontarci come fare.

S

e “mettere fiori nei cannoni” vi sembra ancora una buona idea, che ne dite di arredare dei bunker di cemento armato con tende, amache, abat-jour e materassini? È quanto hanno pensato due studenti albanesi del Politecnico di Milano, che si sono chiesti come riutilizzare i bunker che ricoprono campagne, spiagge e monti del loro Paese. Gli invadenti funghetti, ben 750mila su un territorio poco più grande della Sicilia, sono il frutto del delirante progetto di Enver Hoxha, despota del Paese delle Aquile dal 1945 al 1985, che voleva difendersi così dalle invasioni dall’Occidente. “I bunker sono tanto diffusi che la maggior parte degli albanesi nemmeno li nota più”, spiegano Gyler Mydyti ed Elian Stefa, i 25enni ideatori di “Concrete mushrooms”, il progetto che vorrebbe trasformare le strutture militari in luoghi di accoglienza. Il loro sito (www.concrete-mushrooms.com) mette gratuitamente a disposizione le istruzioni per riadattare un vecchio bunker con materiali semplici e di recupero. Per esempio: con 15 pallet, 18 moschettoni, 36 metri quadrati di rete, 6 metri di corda, 17 paletti e due pannelli si trasformano tre piccoli rifugi disposti a semicerchio in “Armillaria”, casette estive provviste di patio e adatte a ospitare sei persone. L’intuizione di Gyler ed Elian, entrambi più giovani dell’ultimo bunker costruito e approdati al Politecnico di Milano dopo avere vissuto tra Kosovo, Albania, Turchia, Svezia e Canada, è nata e ha preso forma in un laboratorio del master di “Landscape architecture”. Gli studenti avevano il compito di lavorare sugli “iconic paysage, cioè quei luoghi -chiarisce Matteo Poli, uno dei docenti del masterche diventano simbolo di un Paese, come le Alpi svizzere o le colline del Chianti”. In Albania lo sono certamente i bunker. I giovani architetti si documentano -“siamo i massimi bunkerologi viventi”, ironizza Gyler- e stimano che per la loro costruzione il regime di Hoxa abbia speso oltre 2 miliardi di euro, più del doppio della linea Maginot. Un patrimonio. Distruggerli è alquanto mac-

20

| 013 | maggio 10

Un’elaborazione grafica di “Amanita”, un bunker monoposto. Sotto, il progetto di un bar sulla spiaggia.

chinoso: qualcuno ci ha provato bruciando combustibili all’interno e poi versando acqua gelata sulla superficie per provocare delle crepe. C’è anche chi ha pensato di recuperare i materiali per produrre asfalto, ma si è scontrato con gli alti costi dovuti alla loro posizione isolata. Non tutti, però, piangono sul cemento versato: sul web, Gyler ed Elian hanno scoperto migliaia di foto di viaggiatori sorridenti, con i bunker sullo sfondo come si fa a Parigi con la Tour Eiffel. E allora perché non vedere i funghetti come un’opportunità, magari rivolta proprio ai turisti? “Concrete mushrooms” diventa così un progetto di ristrutturazione collettiva e “dal basso”, con istruzioni disponibili on line per chiunque voglia usarle. I progetti da copiare


hanno nomi di funghi. “Amanita” è pensato per il bunker più diffuso sul territorio, circa quattro metri di diametro e uno spazio interno sufficiente per un materasso: seguendo le istruzioni, chiunque può trasformarlo in alloggio base con meno di 50 euro. “I bunker più spaziosi offrono ancora più opportunità -racconta Elian-, ma noi ci siamo concentrati sui rifugi monoposto, quelli più complicati da riprogettare”. Bunker costruiti per avvistare il nemico possono diventare bivacchi e posti tappa, alleggerendo gli amanti del trekking dal peso della tenda. In città si trasformano in edicole, chioschi di souvenir o servizi pubblici. E da quelli raggruppati a linee o semicerchi si possono ricavare intere strutture ricettive: un funghetto adibito a reception, altri a servizi, altri ancora a mini-bungalow per tutte le tasche. I due architetti stanno cercando di realizzare un campeggio nelle fortificazioni della spiaggia di Borsh, 80 chilometri a Sud di Valona. Le difficoltà non mancano, a cominciare dalla scarsa chiarezza sulla proprietà di edifici e terreni che caratterizza le economie ex socialiste. Ma il limite maggiore, ammettono, “è la mentalità ancora troppo chiusa dell’Albania”. Chissà se i micro-hotel a una stella (rossa) aiuteranno a sbunkerizzarla.

750.000 bunker

Amanita 1 e 2 rifugio per una persona

“Amanita 1” è dotato di una veranda che permette di ampliare lo spazio a disposizione. “Amanita 2” invece trasforma il bunker in un campo base dove poter lasciare i bagagli e, al rientro dall’escursione, riposare sull’amaca. (I disegni e le icone sono state realizzate da Gyler Mydyti ed Elian Stefa).

una casa vintage con l’autorecupero su può dare nuova vita a edifici abbandonati. come sta succedendo a Monfalcone. Quando vi serve un abito nuovo, ma non potete permettervelo, potete aspettare i saldi o riaggiustare il vestito vintage della zia. Allo stesso modo, se volete metter su casa, potete prendere qualcosa già esistente e rimetterlo a nuovo. La soluzione si chiama autorecupero: un gruppo di singoli o famiglie che ristrutturano le abitazioni in cui andranno a vivere, sotto la guida di architetti e ingegneri, risparmiando circa la metà rispetto all’acquisto di una casa nuova. Un percorso che finora, in Italia, è stato intrapreso da poche persone, magari partite occupando illegalmente stabili disabitati di proprietà pubblica che hanno man

mano ristrutturato, ottenendo il benestare degli enti locali. Così è successo nel Lazio, dove nel 1998 il tema dell’autorecupero è entrato in una legge regionale che ha consentito la ristrutturazione di palazzi pubblici dove ora gli ex abusivi vivono pagando un affitto calmierato. Più di recente, a Bologna, una cordata di associazioni ha avviato un progetto di autorecupero di immobili comunali che permetterà a 43 beneficiari di avere la libera disponibilità della casa per 99 anni. Ma il vero salto di qualità lo stanno facendo a Monfalcone (Gorizia). Qui la giunta di centrosinistra ha deciso di mettere a disposizione di un’operazione di autorecupero

una palazzina di edilizia popolare: al termine dei lavori i beneficiari ne diventeranno proprietari, per sempre. Un progetto inedito, a cui collabora anche Kallipolis: 11 professionisti, tra i 30 e i 37 anni, esperti in interventi architettonici a finalità sociale, che si sono occupati dello studio di fattibilità. “Verranno realizzati 12 alloggi da 40 a 100 metri quadrati -spiega Ileana Toscano-. I futuri proprietari dovranno avere un reddito annuo compreso tra i 15mila e i 30mila euro per affrontare i costi del recupero e sostenere il mutuo”. Naturalmente, a condizioni di favore. “Il valore stimato dell’immobile è di 430mila euro, ma al Comune ne arriveranno meno di 250mila -commenta Cristina Morsolin, assessore alla Casa-. Vogliamo aiutare chi non riesce a stare sul mercato”. | 013 | maggio 10

21


PUOI DIRLO A TUTTI !!!

MI AMI 2010

CAMMINARE

è un po’come volare

M ILA N O M US ICA IM PO RTA N TELLAA E DEI BACI

FESTIVAL DELLA MUSICA BE COLO MAGNOLIA ID RO SC ALO MI LA NO C/O CIR

456

giugno

VENERDI SABATO DOMENICA

AFRICA UNITE, 3 ALLEGRIRAGAZZIMORTI, TEATRO DEGLI ORRORI, ZEN CIRCUS + NADA, GIARDINI DI MIRÒ, PERTURBAZIONE, KARMA, RONIN, AMOR FOU, CUT, MY AWSOME MIXTAPE, BRUNORI SAS, A CLASSIC EDUCATION, ETC ETC ETC

¬ Viaggi a piedi per chi ama l’Italia........ www.boscaglia.it ¬ Viaggi a piedi per chi ama il mondo ¬ Viaggi a piedi per bambini ........... bimbotrek.boscaglia.it e famiglie accompagnati dagli asinelli ¬ Viaggi a piedi ........................... www.camminoprofondo.it di meditazione e consapevolezza

Visita i nostri siti oppure richiedeteci il catalogo 2010 in spedizione gratuita Associazione la Boscaglia Segreteria: tel. 051 6264169 E-mail: segreteria@boscaglia.it


voci dentro: l’italia, vista dai suoi detenuti | a cura di | Ristretti Orizzonti

madri e figli, legami strappati

≈ Una finestra d’informazione che nasce in collaborazione con le redazioni di tre carceri: Sosta Forzata (Piacenza), Il nuovo Carte Bollate (Bollate-Milano) e Ristretti Orizzonti (Padova-Venezia).

Per leggere le riviste: www.carcerebollate.it/ cartebollate.htm, www.ristretti.it.

ricucire i rapporti dopo lunghe detenzioni e la paura di perdere i propri bambini. O di non poterne avere.

È

paradossale che susciti più scandalo la notizia del concepimento di una nuova vita in un carcere rispetto alle tante morti che vi avvengono per suicidio, malasanità e cause oscure. Eppure di scandalo si è parlato quando una giovane donna detenuta nel carcere di Bollate (Milano), che frequentava un corso scolastico insieme ad altri reclusi, è rimasta incinta. “Io e quel ragazzo ci amiamo, stiamo insieme e abbiamo fatto l’amore durante le ore di lezione -ha ammesso-. Si, sono incinta ma non ho fatto nulla di male, voglio questo bambino”. Maternità e carcere, un tema delicato. “Un pensiero angoscioso”, confessa Paola Marchetti, che ha vissuto l’esperienza della detenzione. Sia per le detenute più giovani che vorrebbero, un giorno, avere un bambino, sia per coloro che sono già madri, come Paola che aveva giù una figlia quando è entrata in carcere. “C’è una grande paura di perdere i propri figli -ricorda-. Il timore di non essere più in grado, a pena finita, di ricucire lo strappo che sicuramente si crea”. Lo strappo è una conseguenza naturale dell’allontanamento forzato, dell’impossibilità di un rapporto normale. Spesso anche della poca sensibilità degli istituti di pena nel comprendere che il rapporto madre-figlio ha bisogno di tempo e che non sono certo sufficienti sei ore di colloqui al mese per mantenerlo. “I bambini crescono senza la madre ed eleggono a figura materna altri soggetti -commenta Paola-. Riprendere il proprio ruolo a pena finita è quasi impossibile se non si vuole creare in loro altra angoscia e altra sofferenza. In ogni caso, richiede un tempo lungo, enorme pazienza ed equilibrio”. Angosciante per una donna è anche il bisogno di maternità negato. “Penso a quelle ragazze che ho visto in carcere, magari con una pena lunga da scontare, che sanno che quando usciranno il loro tempo sarà scaduto: troppo vecchie per diventare madri”, ricorda ancora Paola. In carcere si capisce davvero quanto la maternità sia diversa dalla paternità, quanto sia frustrante sentire il tempo che se ne va e ti toglie anche quella possibilità. “Non so se tutte le donne sentono questo bisogno, credo che si possa vivere bene anche senza avere dei figli. Ma ricordo come fosse ora la sensazione di meraviglioso benessere che ho vissuto nei nove mesi di gravidanza. La pienezza delle mie emozioni, la serenità, la pace, la sensazione che nulla potesse essere più “potente” di me. E mi chiedo se sia giusto negare questa possibilità a donne che sono in carcere, e vivono già tante privazioni”.

| Usciti per voi

Luce, carta e colore Carta naturale e legno che si trasformano in “Luce di carta”. Lampade semplici, colorate ed eleganti, realizzate dai detenuti della casa circondariale “Due Palazzi” di Padova. Potete trovarle, assieme a scatole decorate a mano e agende personalizzate, presso il negozio Altravetrina (www.altravetrina.it) gestito dalla cooperativa “AltraCittà” sempre a Padova (via Montà, 182). | parole oltre il muro | a cura di | sosta forzata L’inizio: una parola scritta alla lavagna. Poi 15 minuti. Il tempo per raccogliere i pensieri e provare a raccontarli.

definitivo (de – fi – ni - tì - vo), agg. Ciò che mette fine a una questione. In carcere si definisce così il detenuto che sconta una condanna passata in giudicato. 1 Dopo essere stato arrestato, processato in 1° e 2° grado e aver fatto ricorso in Cassazione, finalmente diventi un “definitivo”. È come veder crescere un albero di datteri: passano anni, ma una volta definitivo si dovrebbero aprire per te varie opportunità, come le misure alternative. Si dovrebbero, e sottolineo il condizionale. Ugo, 48 anni, Italia 2 Non aspetto altro: così inizierò a rincorrere una pena alternativa... Dalla padella alla brace: dalla speranza di diventare “definitivo” il prima possibile, all’utopia di una pena alternativa. Alex, 28 anni, Italia 3 Da quel momento non hai più nessuna possibilità di dimostrare la tua innocenza. Non ti resta che farti la galera. Eduart, 28 anni, Albania | 013 | maggio 10

23


viaggiatori viaggianti: marocco A destra, una scuola coranica a Marrakech. Nella pagina accanto: Taarabt Rachmain, direttrice della cooperativa Tamounte e le cucine del mercato del pesce di Essaouira.

seduzioni berbere | testo E FOTO | mara pace

marrakech, essaouira, smimou: in tour tra i profumi, i suoni e le suggestioni dei mille e un marocco.

L

’inglese in Marocco non vi servirà. E se non conoscete né l’arabo né il francese, non vi resta che affidarvi al consiglio del premio Nobel Elias Canetti: dimenticarvi delle lingue e andare in cerca delle “voci di Marrakech”, le stesse che lo scrittore bulgaro ha raccolto nel suo diario di viaggio. Vagare in un labirinto di stoffe e babbucce senza dizionario, lasciandosi catturare dalle grida dei venditori o cercando di afferrare i bisbigli delle donne che portano il pane ai forni pubblici, è senza dubbio un’esperienza affascinante, anche se trovare qualcuno che sappia l’italiano non è poi tanto difficile. Hassan, una guida locale di turismo responsabile che fa parte del progetto Jalla (vedi box), lo parla come se avesse vissuto per anni nel nostro Paese. E invece ci è stato soltanto una volta: “Ora vorrei studiare il cinese -spiega-. I nuovi turisti arrivano da lì, oppure dalla Russia”. Laureato in legge, per trovare lavoro ha dovuto superare l’esame professionale e ottenere la licenza di guida turistica, e ormai da cinque anni accompagna i viaggiatori per scuole coraniche e tombe saadite, o tra le piante grasse dei giardini Majorelle, attraversando la misteriosa geografia del suk come solo un abitante del posto sa fare. La sera, prima di una cena a base di couscous e sardine in piazza Djemaa El-fna (la place per gli autoctoni), cuore pulsante di

24

| 013 | maggio 10

Marrakech, il mondo maschile e quello femminile si dividono per rifugiarsi nei bagni pubblici, portando con sé soltanto sapone nero, secchio, tappetino e guanto ruvido. Affidarsi alle donne, o agli uomini, dell’hammam vuol dire rinunciare per circa un’ora alla piena sovranità sul proprio corpo. Bisogna lasciarsi strofinare, insaponare, sciacquare, e quando alla fine si riprende possesso di se stessi, lo si fa con una sorta di stupore, ormai trasformati in tasselli di un rito collettivo che rinsalda i legami e rigenera dalle fatiche del giorno. Il vapore dei bagni non si abbandona volentieri, e ancora meno volentieri si lascia la notte di Marrakech, anche se il programma prevede di partire all’alba a bordo di un autobus con le sospensioni arrugginite, poco indicato per chi voglia recuperare il sonno. La meta del viaggio merita però la fatica. Essaouira, la “città dei venti” affacciata sull’Atlantico, il cui nucleo storico della seconda metà del Settecento (progettato da un francese su richiesta del sultano locale) è stato incluso nel Patrimonio mondiale dell’Unesco, è un centro vivo e ospitale, dove ogni anno si tiene un importante festival di musica gnawa. Una tradizione, questa, che arriva dall’Africa centrale ed è legata ad antichi rituali, ma che ha saputo contaminare le proprie sonorità ipnotiche, le tonalità basse del guambrì (uno strumento a corde) e il ritmo delle nacchere


Jalla, e le guide son locali Il progetto Jalla nasce cinque anni fa da un’idea di Monica Labetti Bodoni, italiana che vive a Marrakech e che ha voluto creare una rete di accompagnatori di turismo responsabile per aiutare i giovani a intraprendere la professione nonostante le difficoltà legate alla procedura per diventare guida ufficiale. Ai viaggiatori, queste guide offrono entusiasmo e un’approfondita conoscenza delle zone in cui lavorano. Per contattare un accompagnatore della rete Jalla (dai 30 ai 40 euro al giorno + rimborsi), basta inviare una mail a info@djemme.com.

come arrivare

O C E A N O A T L A N T I C O

Essaouira ISOLE CANARIE

SAHARA OCCIDENTALE

MAROCCO Marrakech

ALGERIA

MAURITANIA

MALI

Si possono trovare voli economici per Marrakech con EasyJet o Ryanair a partire da 70 euro (andata e ritorno). Dall’aeroporto c’è un autobus che porta direttamente in centro, per 2,60 euro (a/r), ma è possibile anche prendere un taxi e cavarsela con circa 15 euro fino a piazza Djemaa El-fna. Per l’escursione alla città di Essaouira, in pullman, bastano appena 6 euro. | 013 | maggio 10

25


compagni di viaggio Il libro

La colonna sonora Quale sottofondo migliore della musica gnawa per accompagnare un viaggio che va dai suk di Marrakech al porto di Essaouira? Legato ad antichi rituali simili al voodoo haitiano e ritornato in auge negli anni Settanta, questo genere può essere associato ad altre tradizioni musicali della diaspora africana, come il reggae. Tra le formazioni contemporanee più famose, gli algerini Gnawa Diffusion e i locali Nasse el-Ghiwane.

Scritti dopo un soggiorno in Marocco nel 1954, gli splendidi racconti di viaggio del premio Nobel Elias Canetti (1905-1994) sono una lettura essenziale prima di decollare per Marrakech. Nonostante il tempo trascorso, questa raccolta riesce infatti a rappresentare la città con lo sguardo disorientato del visitatore esterno, in cui è facile riconoscersi, ma anche con l’empatia di un cittadino del mondo che sa appropriarsi di ogni luogo in cui si trova. Elias Canetti

Le voci di Marrakech Adelphi 126 pagine ± 9,00 euro

di metallo con influenze più contemporanee, tanto da essere apprezzata anche dalle nuove generazioni. Essaouira è un posto perfetto per ascoltare musica, ma anche per mangiare pesce. La cosa migliore è farselo cucinare direttamente nei forni a gas che si nascondono dietro i banchi del mercato. E poi, dopo una passeggiata fino al porto, ripartire a bordo di un piccolo autobus per raggiungere, 37 km a Sud di Essaouira, l’elegante riad “Tifaouine”: una casa tradizionale marocchina a due passi da una spiaggia oceanica, dove ad accogliere i viaggiatori ci sono Mohammed Boudarqa, noto scultore locale sposato con una francese, e sua sorella Zara. I paesaggi semidesertici di queste regioni hanno attirato molti produttori cinematografici statunitensi, che hanno poi coinvolto nella lavorazione dei loro film anche la gente del posto. Lo stesso Hussine, la guida che accompagna gli ospiti del riad nei dintorni, ha vestito i panni di una guardia imperiale nel colossal di Oliver Stone, “Alexander”. “Un pomeriggio sono rientrato in anticipo dal set -racconta-. A casa mi hanno chiesto perché, 26

| 013 | maggio 10

Esibizione al Festival di musica gnawa. (Max Bienati)

turisti non per caso In occasione del Festival di musica gnawa di Essaouira, Lo spirito del pianeta viaggi organizza un tour di sei giorni e cinque notti (quest’anno previsto per il 23 - 28 giugno, massimo 12 persone). Il prezzo, voli esclusi, dipende dal numero dei partecipanti e può variare da 550 a 750 euro. Per saperne di più, visitate il loro sito: lospiritodelpianetaviaggi.org. Organizza viaggi a Marrakech ed Essaouira anche Planet viaggi (www.planetviaggi.it): nove giorni a partire da 950 euro volo incluso (partenze: 29 maggio e 31 luglio). Da vedere, le concerie di Taroudannt.

e quando ho risposto che era morto il re, si è scatenato il panico!”. Dire che il re è morto, in Marocco, non è affatto uno scherzo. Il sovrano non è soltanto una figura tradizionale, ma il centro della vita sociale e politica del Paese. Hussine si è affrettato quindi a chiarire che “era solo il protagonista del film”. Al ricordo ride ancora, mentre in cima alla salita appare il profilo bianco del riad, dove Zara attende i turisti con una tajine di terracotta fumante. La conversazione prosegue a tavola, con i padroni di casa e altri ospiti di passaggio. Come Dick Annegarn, cantautore olandese arrivato fino a qui per registrare la musica tradizionale marocchina. “Ritmi e melodie sono conservati soltanto nella memoria della gente -dice, imbracciando la chitarra-, ma rappresentano un patrimonio per tutti i musicisti”. Al mattino, dopo una breve visita tra le sculture in legno di thuja nell’atelier di Mohammed, si riparte su un affollato taxi collettivo per il villaggio di Smimou, dove si trova la nuova sede della cooperativa agricola femminile Tamounte (cooperative.tamounte@ gmail.com), specializzata dal 2003 nell’estra| viaggiatori viaggianti

zione di olio d’argan. Un ingrediente essenziale della cucina berbera, ricavato dalle bacche di piante che crescono solo qui: una foresta naturale di circa 20 milioni di alberi tutelata dall’Unesco per contrastare l’avanzata del deserto. Nel cortile della cooperativa, a dare il benvenuto ai visitatori, la direttrice Taarabt, un concentrato di energia e allegria. Tra una tè alla menta e una fetta di pane e crema amlou, Taarabt racconta di essere stata anche a Torino per “Terra Madre”, un progetto creato da Slow Food per unire le comunità del cibo di tutto il mondo. E quella di Tamounte è proprio una piccola comunità: una trentina di donne -quasi tutte dello stesso villaggio- si ritrovano qui per lavorare le noci d’argan essiccate e ricavarne olio e prodotti cosmetici. Lasciando la cooperativa, dove le lavoratrici hanno aperto un nido e un’aula scolastica per i figli, si ha l’impressione di aver visitato un caso esemplare di sviluppo locale. Un’impressione fondata che, insieme al sapore di nocciole tostate, accompagna fino alla stazione di Essaouira, dove ad attendere i turisti ci sono i bus in partenza per Marrakech.


viaggiare leggeri | calendario di partenze solidali Viaggiare nel rispetto dell’ambiente e delle persone: è la filosofia dei viaggi di turismo responsabile. Queste le mete che abbiamo scelto per voi.

± torino

un sabato al mese Il giro del mondo in un giorno. A Torino è possibile, tra le bancarelle del mercato di Porta Palazzo o nel quartiere San Salvario. Due diversi itinerari per scoprire una città multietnica, colorata e golosa. Costo: 15 euro a persona. info Viaggi solidali tel 011 - 43.79.468 » www.viaggisolidali.it

± croazia

3 - 10 luglio Una vacanza in barca a vela sulle antiche rotte dei navigatori veneziani diretti a Oriente. Partenza da Pola (Istria) per poi navigare verso sud ed esplorare le diverse isole dell’arcipelago del Quarnaro. Costo: 1.120 euro. info La Boscaglia tel 051 - 626.41.69 » www.boscaglia.it

± finlandia

5 - 13 agosto Se non amate le estati torride, concedetevi un viaggio nelle isole Svalbard, paradiso naturale dell’Artico. Nove giorni di trekking tra fiordi, ghiacciai e vecchie città minerarie abbandonate. Costo: 1.480 euro (volo escluso). info Kailas tel 02 - 541.080.05 » www.kailas.it

± Argentina

04 - 15 settembre Immaginate di dormire in un albergo affacciato su una baia dove nuotano (e cantano) le balene. Siete nella penisola Valdes, Argentina, tappa di un intenso viaggio che va dalla Terra del Fuoco a Buenos Aires. Costo: 1.335 euro (volo escluso). info Four Seasons tel 06 - 278.009.84 » www.fsnc.it Balena al largo della Terra del fuoco. (Cimere)

| a cura di | marco menichetti | legambiente

auto, tivù e lavatrici l’hit parade verde

C

ome per la hit parade dei brani musicali, esiste anche una classifica per le auto, i televisori, i condizionatori e le lavatrici con l’anima più verde. Sono le EcoTopTen stilate da Legambiente che, ogni anno, analizza i prodotti meno inquinanti tra quelli in commercio. In un mercato dove la concorrenza è quasi sempre basata sul prezzo, l’EcoTopTen sta diventando uno strumento importante di informazione per orientarsi verso scelte d’acquisto più consapevoli dal punto di vista ambientale e per stimolare l’innovazione tecnologica delle aziende. Vediamo quali sono i prodotti che nel 2010 hanno totalizzato, in senso assoluto, i migliori punteggi. Per quanto riguarda la classifica delle auto, tra gli oltre 850 modelli analizzati, sul podio si piazzano la Toyota Prius 1.8 (l’ibrido elettrico-benzina che emette 89 grammi di Co2 per chilometro), la Toyota IQ 1.0 e la Nissan Pixo 1.0 alimentata a GPL. Per realizzare l’EcoTopTen dei televisori sono stati presi in esame 180 modelli. Le prime dieci posizioni sono tutte occupate da televisioni con performance decisamente migliori, dal punto di vista dell’efficienza energetica, rispetto al criterio minimo richiesto per ottenere la certificazione Ecolabel. Medaglia d’oro e d’argento per gli apparecchi supergrandi “a led” di Philips e Sharp. Fra i condizionatori, l’indagine di Legambiente ha preso in considerazione solo i modelli portatili e i mono e multisplit a pompa di calore sino a 12 kilowatt, con scambiatore aria-aria: Toshiba e Mitsubishi la fanno da padrone. Infine, sono stati testati 236 modelli di lavatrici: sono tutti già in classe energetica AAA e AAB ma Legambiente li ha valutati più nel dettaglio, in base ai consumi elettrici e idrici rispetto al carico utile e considerando la presenza o meno del doppio ingresso. Primo posto ex-aequo per cinque modelli, messi sul mercato da Bosch, Siemens e Hoover. Chi vuole conoscere il piazzamento dell’elettrodomestico che ha in casa può scoprirlo sul sito ecotopten.viviconstile.org. | 013 | maggio 10

27


alternative possibili

“La pubblicità dei dinosauri non fa per te”, lo slogan dei corsi di Smarketing, con l’illustrazioni di Elisabetta Barbaglia. In basso, “Comunicazione fai da te”: il libro è disponibile on line sul sito geronimi.it.

| testo | Eleonora de bernardi

meno marketing, meglio è Una réclame etica? ora È possibile, con smarketing.

P

rendi un pubblicitario disertore, un eticonomista blogger, un’attivista designer e un grafico più pignolo di un ingegnere. Mettili in rete ed ecco “Smarketing”, nuova agenzia di comunicazione presentata ufficialmente a “Fa’ la cosa giusta! 2010”, la fiera nazionale del consumo critico (Milano, 12-14 marzo), e rivolta alle aziende o agli enti che si ribellano alla prepotenza del marketing tradizionale. Il quartetto composto da Marco Geronimi Stoll, Paolo Faustini, Chiara Biratti e Guido Bertola offre consulenze professionali e organizza in tutta Italia corsi di sopravvivenza 28

| 013 | Maggio 10

“per salvarsi dalla pubblicità”. L’obiettivo è consumatori”. La distanza tra chi produce e semplice: insegnare a comunicare in maniera chi utilizza così si assottiglia, in una sorta di trasparente il valore aggiunto del proprio pro- comunicazione a filiera corta. dotto in un’ottica di decrescita e soddisfazioMa non solo. Il metodo smarketing è anne personale, senza cadere negli errori delle che conveniente: le aziende e gli enti che l’apréclame commerciali. prendono sono poi in grado di utilizzarlo da “Come pubblicitari abbiamo deciso di di- soli. Inoltre “permette di spendere il 95 per sertare l’ideologia del più compri cento in meno di una campagna di più sei felice -racconta Marco Gecomunicazione classica”, assicura ronimi Stoll, fondatore del gruppo, Marco. con un passato da docente univerCome? Scegliendo, per esempio, sitario-. Vogliamo rendere autonodei media più efficaci e meno como il nostro cliente-allievo nella stosi, come le radio locali, internet gestione della comunicazione: per e le testate di nicchia, oppure atCOMUNICAZIONE non perdere le antenne, imparare traverso siti semplici e chiari, grafiFAI DA TE la tua attività è come un orto a inviare un messaggio onesto ma che di impatto e soprattutto “punanche a intercettare la risposta dei tando sulle vere caratteristiche del


≈ Isola della moda è un laboratorio

di autoproduzione, nato a Milano nel 2004, per dare visibilità a giovani stilisti di moda critica (www.isoladellamoda.net).

| critical fashion | la moda diventa sostenibile

serpica naro, creatività colletiva S

prodotto venduto”. Insomma, tutto il contrario della pubblicità tradizionale che cerca di vendere la massima quantità possibile in un’ottica consumista, ha costi spropositati e impone di appaltare all’esterno la comunicazione. Ma soprattutto, “fa spesso ricorso a un’identità artificiale (i biscotti della nonna alla fine sono fatti dalla catena di montaggio, ndr), cosa di cui le aziende etiche o il no profit non hanno bisogno” spiega Marco. La morale della favola è che una formica è inutile che gareggi (a suon di spot) con un dinosauro. Inevitabilmente, perde. Meglio batterlo su un campo alternativo, quello del rispetto del consumatore. “Insegniamo a ribaltare il concetto di target -conclude Marco-. Nella pubblicità tradizionale il possibile cliente va colpito e affondato: viene di fatto convinto, a forza, a sentire un bisogno che non ha. Nella nostra comunicazione il target diventa l’azienda o l’ente che attraverso la pubblicità può dire al mondo: Sono qui, se ti interessa vienimi a prendere”. Ma questo metodo funziona? Dalle prime esperienze sembra proprio di sì. Basta leggere la lista dei loro clienti, come Eva, l’Eco villaggio autocostruito in Abruzzo, di cui hanno curato la comunicazione con la partecipazione di Sabina Guzzanti, oppure la campagna pubblicitaria per Altrescarpe, azienda di calzature eco-sostenibili (sul sito smarketing.it). Ma parla chiaro anche il successo dei corsi di smarketing organizzati in tutta Italia, nei weekend, al costo popolare di 150 euro (100 per studenti e precari). Ogni volta ci sono almeno una ventina di persone pronte ad accogliere la sfida: “Vuoi imparare a vincere una Ferrari, andando in bicicletta?”.

Due progetti a cura di Smarketing: lo spot di Eva, l’eco villaggio autocotruito a Pescomaggiore, in Abruzzo, e il brand di H2o2020.

si riconosca, e voglia condividere saperi ed esperienze. A una condizione: le creazioni devono essere a loro volta riproducibili e senza copyright. Tra i tanti progetti nati sotto questo marchio, c’è anche un laboratorio: “Everyone is Serpica Naro” (ognuno è Serpica Naro) che, grazie all’utilizzo del cartamodello come risorsa condivisa, permette alle persone di riscoprire gioie e fatiche di lavorare con la macchina da cucire per creare accessori o capi di abbigliamento autoprodotti. Come la “Top bag”, la borsa disegnata dal progetto Laafia (vedi Terre di mezzo 009, gennaio) o la shopper a Km zero, i cui cartamodelli sono scaricabili dal sito serpicanaro.org. Un successo che arriva da lontano: “Come le nonne che ci insegnavano a lavorare a maglia senza volere niente in cambio, noi abbiamo creato una nonna collettiva”. Di nome Serpica Naro. (A cura di Sara Savian)

erpica Naro è un’altezzosa e irriverente fashion designer anglo-nipponica. A occuparsi di lei per la prima volta, con ammirazione e un pizzico di curiosità, è stata la Camera della Moda che, nel 2005, ha accettato la sua richiesta di proporre un evento all’interno del circuito della superblindata “Settimana della moda milanese”. Quel nome misterioso, si scoprì a sfilata conclusa, non celava però un viso dai tratti orientali, ma un’ingegnosa beffa ai danni del “sistema moda”. Serpica Naro, anagramma di “San Precario”, non aveva infatti una sola identità, ma era stata costruita a tavolino da un collettivo di lavoratori atipici, che volevano denunciare pubblicamente le incoerenze e lo sfruttamento che si nascondono dietro al patinato mondo del “fashion”. Da allora Serpica Naro ne ha fatta di strada e il suo collettivo ha dato vita a un marchio con una licenza ispirata al creative commons usato di solito per software e musica. Serpica Naro è diventato così un metabrand, al quale può partecipare chiunque vi

recycle

share!

Facilissimo! la tua shopper

in 9 mosse!

produce really easy! your shopper

in 9 steps!

| 013 | maggio 10

29


a milano lo sportello per chi vuole abitare in modo ecologico.

la casa verde senza segreti | testo | laura bellomi

È

più conveniente la classe A o la classe B? E per l’esposizione al sole, meglio il Nord o il Sud? Dubbi e ordinarie incertezze di chi vuole progettare la propria abitazione in versione green, ma non sa da che parte cominciare. Che si tratti di frigoriferi o lavastoviglie, allo sportello energetico della Casa dell’Energia di Milano il motto è uno solo: chiedete e vi sarà risposto. Chi vuole superare perplessità su elettrodomestici a basso consumo, pannelli fotovoltaici o caldaie, qui trova le informazioni necessarie (www.casadellenergia.it). Nato per rispondere alle esigenze dei cittadini, il servizio di consulenza fornisce tutte le dritte necessarie per raggiungere l’efficienza energetica e puntare alla riduzione dei consumi: “Possono rivolgersi a noi privati, amministratori di condominio, enti pubblici e aziende, insomma tutti quelli che vogliono abitare e vivere risparmiando energia”, spiega l’architetto Olivia Carone, responsabile dello sportello che fa capo a Fondazione Aem, la storica società energetica del Comune di Milano, che ha preceduto l’attuale A2A nata dalla fusione con l’Asm di Brescia nel gennaio 2008. 30

| 013 | maggio 10

Niente più grattacapi dunque. Quando in fase di progettazione, costruzione o ristrutturazione, mancano le competenze tecniche per elaborare strategie sostenibili, basta una visita, una telefonata o anche una mail (sportello attivo tutti i giovedì dalle 9.30 alle 13.00, tel. 02 - 77.203.961, ufeco@a2a.eu). “Siamo preparati a qualsiasi quesito -assicura l’architetto Carone, che da un anno a questa parte riceve ogni settimana fino a dieci richieste di consulenza- e nel caso non fossimo all’altezza di soddisfare direttamente i cittadini, smistiamo le richieste ai vari settori di competenza della A2A. Per l’area gas, fumi e tubazioni per cucine e caldaie, così come per tutte le altre, disponiamo di un settore tecnico ad hoc”. Allo sportello si rivolgono le persone più diverse: la casalinga alle prese con un’abitazione storica, il pensionato che vorrebbe sistemare pannelli solari su una villa vincolata dalla Soprintendenza e il giovane deciso a puntare sulla geotermia che però, non avendo | alternative possibili

fatto i conti con tubature e livello della falda, implora aiuto. Poi c’è chi si presenta per saperne di più sulle tecnologie più efficaci da applicare al riscaldamento. Molto gettonato il capitolo serramenti: “Qui si va sul concreto: chi non sa come migliorare la tenuta di temperatura dell’appartamento ci mostra i dati tecnici delle rifiniture, e noi diamo un parere -sottolinea l’architetto Carone-. In questo modo le conoscenze si diffondono, ottenere in casa propria le prestazioni di un edificio a basso consumo energetico non è più una prerogativa riservata ai soli professionisti del mestiere”. Infine c’è da districarsi fra leggi, decreti e regolamenti comunali. “Ogni tre o quattro mesi viene emessa una normativa nuova e per i cittadini non è certo facile stare al passo: allo sportello ci si può chiarire sulle opportunità di risparmio, le detrazioni fiscali e i finanziamenti. Inoltre, chi sta per prendere casa si presenta con i documenti dell’immobile e ci chiede, ad esempio, se davvero l’appartamento è di classe A”. Il servizio è gratuito: “Ad eccezione delle problematiche complesse che richiedono un intervento tecnico approfondito. In questi casi -specifica la Casa dell’Energia- si valuta di volta in volta il prezzo della consulenza”.


| buone pratiche per vivere meglio | a cura di | fausto trucillo

dalle macerie al legno U

na bottega del commercio equo non è semplicemente un negozio: è il punto di riferimento per i progetti e le iniziative di economia solidale di un intero territorio. Fino al 6 aprile 2009 la bottega Il Sicomoro a L’Aquila era esattamente questo: non solo un luogo dove acquistare prodotti del commercio equo, ma anche dove informarsi, prendere contatto con le associazioni e sviluppare nuovi progetti. Poi il terremoto che, oltre a provocare 308 vittime, nel solo capoluogo ha lasciato 17mila persone senza tetto e sei associazioni su dieci senza sede (fonte: Csv Abruzzo). Di fronte a questa tragedia, la preoccupazione dei volontari della bottega è stata quella di non disperdere i progetti e non far scomparire il commercio equo dalla città. Hanno quindi trasferito le loro attività nelle proprie case e si sono organizzati per dare continuità al lavoro. Finalmente, il prossimo luglio, 16 mesi dopo il terremoto, Il Sicomoro dovrebbe ottenere almeno un container. Ma nel frattempo i soci si sono già attivati per realizzare un progetto ben più ambizioso: costruire una nuova

bottega per ospitare le attività precedenti e raccoglierne di nuove (www. nuovabottega.org) Il nuovo Sicomoro, che dovrebbe sorgere nella zona del Policlinico, comprenderà infatti, oltre al punto vendita del commercio equo, anche uno spaccio di prodotti biologici locali, un bar equosolidale, un punto informazione alternativa, una foresteria e uno spazio esterno per eventi. L’edificio avrà una struttura modulare in legno, basata sull’innovativa tecnologia dei pannelli in legno massiccio a strati incrociati. Una scelta che risponde alla duplice esigenza di costruire in modo eco-compatibile e di garantire più sicurezza rispetto ad eventi sismici. Un progetto possibile grazie all’aiuto de Il Mandorlo, bottega del mondo di Pescara, della bottega solidale di Avezzano (Aq) e dell’Abruzzo Social Forum che hanno avviato una raccolta fondi per finanziare la ricostruzione. Nell’intenzione dei promotori, la costruzione del nuovo edificio è solo il primo passo in vista del recupero della storica bottega, per riportare l’economia solidale al centro di una città di nuovo viva.

3 domande a Alessia De Iure Bottega Il Sicomoro, L’Aquila

Perché ricostruire in bioedilizia? Trattandosi della nostra bottega, ci è sembrato coerente ricorrere alla bioedilizia e non soltanto per motivi ecologici. Un uso corretto di materiali come il legno garantisce infatti una maggiore sicurezza in caso di eventi sismici. Perché il legno garantisce più sicurezza contro i terremoti? Gli edifici in legno, grazie alle ridotte masse utilizzate, alla duttilità della struttura e al lungo periodo proprio di oscillazione, si possono considerare intrinsecamente più sicuri rispetto ad edifici in cemento. Costruire in legno è davvero più sostenibile? Il legno è un materiale naturale, rigenerabile e disponibile: attualmente, ogni anno, in Europa viene utilizzato solo il 60% dell’accrescimento annuo delle foreste autoctone.

| mondopen | a cura di | tommaso ravaglioli | openlabs

il bazar della creatività N

ello scorso appuntamento abbiamo parlato di Eric Raymond, il “filosofo dell’Open source”, uno dei grandi personaggi del mondo del software libero. In proposito abbiamo accennato al fatto che, oltre all’attività di sviluppo, Raymond è riuscito a dare una consapevolezza profonda al movimento dell’Open Source grazie al suo libro “La cattedrale e il bazar” (disponibile online e tradotto in molte lingue). In questo testo Raymond racconta di come, lavorando a un software di posta elettronica insieme ad altri programmatori, si sia reso conto di quanto fosse differente l’approccio allo sviluppo di un progetto condiviso con altri colleghi. Capì che quanto più il metodo di la-

voro diverge rispetto ai canoni convenzionali, tanto più il progetto avanza. Un principio già intuito da altri prima di lui, ma che solo Raymond ha saputo enunciare con chiarezza, utilizzando la metafora che ha poi dato il titolo al suo libro. “Il filosofo” ha infatti paragonato i progetti convenzionali di sviluppo software a delle cattedrali, dove la visione di un architetto viene tradotta in realtà da un esercito di operai liberi di esprimere la loro creatività solo in un ambito ristretto. Solo l’architetto ha la visione complessiva e il controllo totale sul progetto, rispetto al quale è l’unico a poter proporre cambiamenti e modifiche.

≈ Openlabs è un’associazione culturale fondata nel 2000. Organizza corsi, seminari e convegni per la diffusione del software libero. Info: openlabs.it.

Invece nel bazar, struttura priva di controllo verticistico che si sviluppa dopo che la collettività ha fissato pochi, necessari paletti, ciascun componente può interagire con gli altri da pari a pari. Legato da una comunanza di scopi che porta ciascuno ad essere responsabile del proprio operato, ma anche attento osservatore di quello altrui. All’interno di questo ambiente, l’iniziativa individuale viene fortemente incentivata e tutti gli autori sanno che possono avere voce in capitolo su ogni aspetto del progetto. Una vera e propria rivoluzione culturale per la comunità degli sviluppatori di software. | 013 | maggio 10

31



scrittori nel cassetto | a cura di | scuola holden | www.scuolaholden.it

interni Una donna che conosce tutto e tutti e un agente di Polizia alla ricerca (forse) di un Assassino. Sono Gli ingredienti di un noir Ambientato In un condominio di lisbona. | racconto | paola d’agostino | illustrazione | cristiano lissoni

A

spetta, bussano alla porta, resta in linea che guardo dallo spioncino. Devo parlare così, sottovoce, mentre decido se aprire o no. È un GNR. Non sarà una divisa falsa? Che vorrà da me un agente della Guarda Nacional Republicana? Aspetta, non riattaccare. Che vergogna, scusi, le apro in pigiama, ma... Non lo conosco il vicino del terzo C, del resto questo palazzo è un labirinto. Ha visto quante rampe di scale? No, la macchina parcheggiata qui sotto non è mia. Il nome? Ma se sui citofoni c’è scritto solo il numero dell’appartamento!

Non sto sulle difensive, solo non capisco la ragione delle sue domande. E va bene, ricominciamo, ma mi dia un secondo. Sei ancora lì? Tutto ok, ti richiamo ciao. Scusi, diceva? Movimenti strani, vediamo. Ma non vorrei sembrare una... Ficcanaso, agente, nella mia lingua si dice così. In portoghese è... Cusca, bravo. Italiana, sì, ma non “come Berlusconi”. Nel palazzo conosco tre o quattro persone. La vecchietta del 2º D è la mia preferita. Con la coda di cavallo, la faccia ammaccata e un profilo da pesce. L’avrà già notata per le gonne a quadroni plissettate che ricordano i cartamodelli di Burda. Quella rivista degli anni 70? Niente, è una cosa di donne. Di strano c’è che ho visto più volte un uomo bussarle alla porta. Le urla dallo spioncino Sono il tuo

fidanzato. Dai, amore, apri. Proprio così. Meu amor. È tutto finito, apri. E lei niente. Un’idea me la sono fatta, certo. Un amore d’infanzia. Vive nei paraggi, lo vedo spesso giù all’osteria. Dove abita no, non saprei. È alto, odore di brillantina scadente, capelli a caschetto, non può sbagliarsi. Il bello è che lei la incontro sempre con quel sorrisetto da bambina che ha appena rubato la cioccolata. No, non dico che è una ladra, facevo un esempio.

Livido? Quale livido? Ah, qui. No, è la pressione bassa, mi fa certe occhiaie nere che effettivamente sembrano colpi. Certo, le faccio vedere, ma qual è il problema? Ahi!

Poi conosco l’angolano del piano ammezzato. Un giorno mi ha fermata per le scale, mi ha chiesto scusa perché una sua amica aveva cercato di scroccarmi una sigaretta. Gentilissimo, dice che lui non vuole disturbare nessuno, che vive in quella casa fatiscente ma suo padre è un noto pittore di Luanda, che insegna a Parigi e ha ricevuto premi prestigiosissimi, mentre lui vive così, un po’ alla buona, perché in Angola non può tornare per via del servizio militare, ha disertato ma questo non lo scriva, non vorrei che per colpa mia... Un ragazzo a modo, tanto è vero che ha sempre un sacco di visite. Ha anche fatto un cerchio intorno al citofono, se ci fa caso, credo per evitare che i suoi ospiti sbaglino campanello e suonino ai vicini. Gentilissimo. Una volta mi ha detto che era contento di sapere che avessi un compagno, ché in tutta confidenza temeva fossi lesbica. E che male ci sarebbe?

Al telefono era un’amica, sì. Ma perché?

Uno che invece secondo me è gay è il biondino del 4º E. Perché una notte l’ho incontrato davanti a quella discoteca, il “Finalmente”, ed era un martedì, che come sa è il giorno dei trans. Può essere un caso, attenzione. Io non voglio insinuare nulla.

No e no, nessuno mi picchia, ma che dice? Urla? Da casa mia? Devono essersi sbagliati. E chi glielo avrebbe detto? Non sarà stato...

Questo compagno... Ma gliel’ha detto l’angolano? Perché non pensa ai fatti suoi, ’sto nero di... Che secondo me ha il cerchio sul citofono perché spaccia. Non accuso nessuno, ma se poi è stato il biondino allora che vada a farsi fottere al “Finalmente”! No, scusi, agente, non volevo essere irrispettosa. Avranno sentito la signora Burda che litigava con l’amante e hanno dato la colpa a me. No, agente, nessuna colpa, volevo dire... E va bene, sì, è un livido, ho un livido all’occhio e allora? Il mio compagno? Ma come si permette! Agente, non posso denunciarlo, ho paura di rimanere sola. La vita di una donna a 50 anni, sa, la vita di una donna sola... E va bene, sì, è un po’ violento, ma è bello come il sole, guardi. | 013 | maggio 10

33


Paola D’Agostino

Cristiano Lissoni

Ha imparato a camminare nel 1976 e da allora non è più tornata a casa. Ora sosta a Lisbona, dove lavora come manovale nell’area delle parole. Nel 2006 ha pubblicato con Orientexpress, una casa editrice napoletana, “Largo delle necessità”, già tradotto in portoghese.

È nato il 26 agosto 1971. Da quel giorno soffre di vertigini ma non smette di volare. La passione per il fumetto è iniziata vedendo papà disegnare un indiano con le gambe incrociate. Ora vive su una quercia a Mezzago e gira il mondo con i suoi disegni, editi tra gli altri da Rizzoli (www.lissoni.it).

Non si chiama, agente, il nome non glielo dico.

futuro”. E lui reagisce male ma lo capisco, in mezzo a due fuochi, come fa?

Non viviamo insieme, non ho intenzione di sposarlo, stia tranquillo, una moglie ce l’ha ma non sono io, e non può lasciarla, agente, non può perché ha una depressione e lui non vuole abbandonarla, sì, anche se secondo me è una scusa per tenerlo in ostaggio, è terrorismo psicologico.

E certo, anche a me stessa, sì, ma proprio perché mi rispetto voglio pensare di aver ancora la possibilità di essere scelta, voluta. Anche alla mia età una donna ha il suo fascino, non crede?

Io non mi “lascio” fare proprio niente, non sono mica scema. Mi rendo perfettamente conto di quello che succede, ma è nervoso, vede, è triste e frustrato perché non può scegliere la vita che vorrebbe, la vita con me, agente. Io? Certo che lo vorrei, scherza? Sarebbe un sogno! E poi paura di che? Se venisse a vivere con me non avrebbe più ragione di essere nervoso, significherebbe che ha già risolto tutti i suoi problemi, la schiavitù, sì, potremmo essere felici. L’amore lo so che cos’è, vuole spiegarmelo Lei? L’amore è rispettare l’altro, anche nei momenti difficili, è una parola dolce, dare tutto per far felice la persona che desideriamo, che vogliamo tutta per noi. Io sbaglio, la colpa è mia ché gli chiedo sempre “quando, quando, quando ti libererai, quando verrai da me per sempre con tutte le tue cose e il tuo

macchina parcheggiata qui sotto è dell’usuraio che viene a trovare sua moglie tutte le domeniche mentre lui perde le mutande al circolo di biliardo. Sì, glielo dica, li ho sentiti litigare. La signora urla, non sono io la... Cusca, esatto. Le scale sono tante, sa, puoi seguire un’intera conversazione mentre ti riposi sul pianerottolo.

Sarà capitato una volta o due, non ricordo. E solo perché l’ho provocato. Lui mi avvisa sempre quando la tempesta è in arrivo. “Smettila ora, parliamone un altro giorno”, ma io non ce la faccio. Aspettare che? Che la pazza muoia? Io così non lo voglio, mica mi prendo gli scarti di un’altra, io. Ma chi è stato a denunciarmi?

Giuro, avevo anche pensato di prestarglieli io, i soldi, per liberarla dalla pressione, ma già che suo marito ha tanto tempo da perdere... se ne occupi lui di sua moglie, invece di spiare me.

Testimoni? E come fanno? Vengono su a spiarmi dal tetto? Ma guarda un po’ tu.

Giurare no, ma l’ho sentito minacciarla. Magari lei per difendersi, agente... Vede, le donne pagano sempre il prezzo più alto. Mi dispiace tanto, davvero.

Ok, agente, se succede di nuovo prometto che la chiamo. Mi lasci il numero e la avviso. Certo, sì, dipende da me la mia felicità, ha ragione, si vede che Lei è sposato e non conosce la solitudine. La felicità non esiste, se lo metta in testa, non da soli, almeno. La serenità forse, ma pure quella... E comunque, agente, prima di andar via mi faccia un favore: passi dal vicino del 3º C e gli dica da parte mia, per favore, che la

Morto? Dentro la macchina? Ma è impazzita davvero, allora?

No, non sono disposta a testimoniare. Contro di lui magari, dire che la colpa a monte è sua, quello sì. Ma la moglie non si tocca, se lo ha fatto è stato per risolvere problemi che ha creato lui. No, non me la sento, scusi. Se non ci proteggiamo tra di noi va a finire che ’sti uomini ci ammazzano davvero. No, Lei no, agente, sembra davvero una brava persona. La chiamo, sì. A Lei. Arrivederci. Pronto? Sono io, sì. Voleva sapere chi mi picchia. Chi mi distrugge gli anni. Non ti ho denunciato, ma lo farò. Ti amo anch’io, ma è diverso. Giusto? Dimmelo tu. Io so solo che non mi va più di farmi cancellare da te, non ce la faccio. Si muore d’amore, sì, anch’io, ma la vita è un’altra cosa. No, non voglio più vederti, mai più. Dimentica il pianerottolo, le chiavi, dimentica i miei occhi. Basta! Apro le finestre ora, guarda che urlo. L’agente è ancora nelle scale. Urlo se non riattacchi. Si chiama Rodrigo, agente, Rodrigo Costa. Secondo piano, scala B. Lo dica anche a sua moglie, sì, glielo dica Lei. Baaaaastaaaaaaaaaa!

34

| 013 | maggio 10

| scrittori nel cassetto


i ferri del mestiere

jazz o classica? una questione di ritmo | testo | marco purita

interni

Tante storie per un unico racconto. È questo il segreto di “Interni”, proposto da Paola D’Agostino. Un racconto in apparenza senza trama, dove la vita e i segreti di un condominio vengono rivelati dalla voce della protagonista, una 50enne rassegnata alle violenze dell’amante e incalzata dalle domande (per noi, mute) di un poliziotto. L’effetto di suspence è assicurato, come la curiosità crescente del lettore che scopre a ogni paragrafo un universo. Dal condominio-mondo di Paola nasce una riflessione tagliente sui nostri mondi, privilegiati certo, ma senza valori e dal doppio volto. Accomunati solo dalla voglia di urlare: “Bastaaaaaaaaaaa!”. l a parol a ai maestri

previsioni del tempo di Wu Ming Il tema è di carattere sociale e civile: il traffico di rifiuti. La località: la Campania, Sud Italia. Il genere letterario: il noir. Il titolo: “Previsioni del tempo”. Una storia che racconta di nulla, cioè di tutto... Tempo prima, sull’Appennino, era scappata una pantera nera. Gli studenti avevano occupato la facoltà in tutto il territorio nazionale, mandandosi messaggi via fax. Il movimento divenne noto come la Pantera. Il rock che vendeva era duro, Nirvana, Jane’s Addiction, Pearl Jam. […] In quei giorni, liquidi rovesciati seccavano al sole lasciando aloni opachi. L’alluminio del tavolino tondo, dove era ancora bagnato, mandava riflessi. Verdenero, 2008 Gli autori di questo romanzo, pubblicato sotto il nome Wu Ming, sono un gruppo di destabilizzatori del senso comune. Anonimi, perché non conta chi scrive; anti-copyright, perché le storie “sono asce di guerra da disseppellire”. Il loro ritmo è molecolare, bagnato, vibrante, chimico. Se scrivendo s’impara a scrivere, leggendo Wu Ming incomincia la danza. ≈ “Scrittori nel cassetto” è anche una sezione del nostro nuovo sito, dove potete pubblicare i vostri commenti e trovare i temi dei prossimi racconti. Vi aspettiamo su terre.it!

C

osì come una melodia, ogni storia ha un proprio ritmo particolare. Veloce come un jazz quando si tratta di romanzi d’avventura, horror, fantasy o letteratura erotica (la cosiddetta narrativa di genere): l’attenzione del lettore, infatti, deve essere convogliata verso la risoluzione del conflitto principale. Tra le migliaia di esempi, provate a leggere “Una vena d’odio” (Longanesi, 2000), di Wilbur Smith. A differenza della narrativa di genere, quella intellettuale o letteraria predilige un ritmo lento (la colonna sonora ideale potrebbe essere un brano di musica classica) per far gustare al lettore il piacere dell’atmosfera o l’emozione delle descrizioni. La cura del linguaggio, l’introspezione e lo sviluppo del personaggio sono aspetti preziosi. Tra i contemporanei, ne è un bell’esempio “Il collezionista” (Bur, 1998) di John Fowles. Esistono varie tecniche per rallentare o accelerare il ritmo e dare forza agli eventi narrati. L’incipit deve avere un ritmo sostenuto: “Sono finito, pensa Bunny Munro in quell’attimo di consapevolezza riservato a chi ha i giorni contati”, scrive Nick Cave nella prima pagina di “La morte di Bunny Munro” (Feltrinelli, 2009). Oppure si può imprimere una svolta inattesa alla trama, facendo comparire un nuovo personaggio o inserendo delle informazioni fin a quel punto taciute (gli addetti ai lavori lo chiamano “cambiamento”). Un espediente che può servire ad accelerare la narrazione è il “cliffhanger” (letteralmente: “appeso a un precipizio”, ndr): interrompere una scena in modo brusco fa crescere di certo, in modo esponenziale, la curiosità del lettore. Questo però non significa che bisogna lasciare il protagonista sul ciglio di un dirupo, come nel film omonimo di Stallone. Al contrario, per far scorrere più lentamente il flusso degli eventi, si può ricorrere ai flashback o alle spiegazioni, specie nelle scene d’amore. Dopo aver scritto il vostro racconto, esaminate, in fase di revisione, la cronologia degli eventi: concentrate l’attenzione sulle scene veloci e sulle scene lente, vigilando sui dialoghi, aggiungendo informazioni, eliminando il superfluo. È il segreto per diventare padroni del tempo.

≈ Raccontare storie è un’arte che si può imparare. Lo dimostra la Scuola Holden di Torino, fondata da Alessandro Baricco nel 1994. Tra gli allievi anche Paolo Giordano, vincitore del Premio Strega 2008.

| 013 | maggio 10

35


forchette e bacchette Hang Zhou Da oltre vent’anni è il ristorante cinese più famoso della capitale (citato anche da Gambero rosso). Sonia Zhou, la proprietaria, lo gestisce insieme a marito, figli, sorella, cognato e nipoti, “ma abbiamo anche tre dipendenti”, precisa. Nonostante il menu ricercato, a cena si spendono 15 euro.

vicolo san Martino ai Monti 33/c, Roma tel. 06 - 487.27.32. È aperto tutto l’anno.

Il ritratto di Sonia Fen Xia Zhou, proprietaria del ristorante Hang Zhou, è stato realizzato da Roberto Piccirilli e fa parte del progetto di fotoreportage “Roma: quando l’immigrazione produce”, dedicato agli stranieri che fanno impresa nella Capitale, promosso e realizzato dall’associazione culturale “Make noise” (www.makenoise.it).

la cucina di Mao | testo | Lucia alessi

S

e ci si lascia affascinare troppo a lungo dall’imponenza di Santa Maria Maggiore, si rischia di non cenare. Meglio affrettarsi quindi e, lasciandosi la chiesa alle spalle, percorrere qualche metro lungo via Merulana fino a imbattersi nel vicolo di San Martino ai Monti, dove una lunga coda di gente in attesa scoraggerebbe il più agguerrito degli avventori. Ma “Hang Zhou” non è un ristorante cinese qualunque e sono in pochi a perdere le speranze. All’interno due piccole salette e un tetris di tavoli, nessun paravento intarsiato, né musica asiatica in filodiffusione. Colpiscono invece i molti poster di Mao, “il più grande personaggio della Cina contemporanea” spiegano i proprietari, e le decine di foto scattate ai clienti, tra cui molti vip, appese alle pareti. “La fotografia è una mia grande passione”, confida Sonia, nome italiano di Fen Xia, giovane imprenditrice che ha saputo trasformare un ristorante come tanti in una firma della cucina asiatica locale. “In Cina ogni cuoco ha la sua competenza, in pochi sono davvero completi”, dice. Uno di questi era il maestro Liù, storico cuoco del ristorante, chiamato nell’83 a Roma dall’ambasciata cinese per promuovere la gastronomia della Repubblica popolare, poi a lungo corteggiato dallo zio di Sonia, primo proprietario del locale. “Con un cuoco come lui era uno spreco proporre il solito menu”,

36

| 013 | maggio 10

| la ricetta

Gamberetti al tè “Long Jing” offerta da Sonia Fen Xia Zhou, proprietaria dello Hang Zhou Ingredienti per 4 persone 500 g di gamberetti sgusciati, 2 cucchiai d’olio, 1 cucchiaio di foglie di tè Long Jing, 1 bicchiere d’acqua bollente, 2 cucchiai d’olio di semi, 1 cucchiaio di fecola di patate, 1 cucchiaio di vino bianco, 2 cucchiai di tè pronto. Per la marinata: 1 albume d’uovo, 2 cucchiai di vino bianco, 1 cucchiaio di fecola di patate.

Fare rinvenire le foglie di tè in un bicchiere d’acqua bollente fino a quando non saranno completamente aperte. Lavare i gamberetti e montare l’albume a neve aggiungendo il vino bianco, la fecola di patate e il sale. Mantecare con cura e lasciare riposare per 15 minuti. Scaldare 1,5 l d’acqua in una pentola wok e scottare i gamberetti facendo attenzione a lasciarli rosati. Togliere e scolare i gamberetti, scaldare l’olio e aggiungere il vino e il tè pronto, la fecola di patate (precedentemente sciolta nell’acqua bollente) e il sale. Mescolare il tutto e unire i gamberetti. Fare restringere e guarnire con verdure e foglie di tè.

dice Sonia. Dal riso nero “venere”, al maiale allo stile Si Chuan, la proposta di Hang Zhou spazia tra le diverse tradizioni culinarie della Cina, offrendo anche una scelta di piatti del giorno. Locale a conduzione familiare, è oggi il cognato di Sonia ad aver sostituito il maestro Liù tra i fornelli. “Era un falegname, per lui è stato facile imparare a cesellare le statuette di verdure che guarniscono le nostre portate”, spiega ricordando l’insegnamento della tradizione cinese: “Soddisfare innanzitutto la vista,

poi l’olfatto e in ultimo lo stomaco”. Perfette riproduzioni di scimmie, aragoste, cigni e interpretazioni floreali, affascinano e stupiscono per la loro eleganza, “e rallegrano la vista”, scherza Sonia. Innamorata del mondo occidentale, ama la moda e soprattutto Roma, dove ha molti amici e si sente perfettamente integrata, tranne che in un aspetto: “Non ho mai assaggiato la cucina romana -confessa ridendo-. Siamo aperti tutti i giorni, non ho mai trovato il tempo”. Progetti per il futuro? “Mangiare un buon piatto di carbonara”.


| food and the city | a cura di | davide de luca

la leggenda dell’asparago sull’oceano S i chiamava Giovanni Brambilla, ma al suo paese, Mezzago, 4mila anime a 30 chilometri da Milano, tutti lo chiamavano “Muschen”. Ai primi del ’900 annunciò ai compaesani la sua partenza per l’America: nessuno sapeva se sarebbe tornato. E invece fece ritorno da Oltreoceano portando con sè le radici di uno strano asparago di colore rosa che si adattò subito al terreno argilloso e ricco di minerali della zona, tanto da diventarne il simbolo nel giro di pochi anni. Così, secondo la leggenda, nacque l’asparago rosa di Mezzago, che negli anni ’30 spopolava sui banchi dei mercati milanesi. Dopo il boom economico, però, molti agricoltori abbandonarono i campi e anche la produzione degli asparagi rosa subì un inesorabile declino. Solo dieci anni fa alcuni mezzaghesi che ancora lo coltivavano nei loro cortili, il Comune e qualche agricoltore si mobilitarono per rilanciare l’asparago rosa. Hanno così ottenuto la Denominazione comunale d’origine (Deco), oltre alla possibilità di organizzare una sagra (a maggio presso il castello di Mezzago), dove far assaggiare ai visitatori risotti, zuppe, lasagne e creme che hanno come ingrediente l’asparago rosa.

L’asparago rosa di Mezzago. (Giudicianni&Biffi)

≈ Hai scoperto un buon ristorante, un’osteria come quelle di una

volta o un simpatico punto di ritrovo mangereccio? Passaparola su tempolibero@terre.it, perchè le cose buone... si condividono!

| passaparola | Stia (ar)

Vescovato (CR)

caprarica (le)

consigliato da Dario

consigliato da Marco

consigliato da Giorgio

Gli accaniti (nel dirla sembrava una parola unica) era l’appellativo con cui venivano chiamati i soci di una cooperativa che, agli inizi del Novecento, rivestivano il filo di ferro con particolare solerzia.

Ha la beffarda gioia di vivere di un film di Tognazzi, questa trattoria cremonese. A dispetto del nome (la “resca” in dialetto è la lisca di pesce), benvenuti nel tempio del bollito e della mostarda.

Un ristorante ricavato in una tipica masseria immersa tra ulivi secolari. Per chi, durante una vacanza nel Salento, avesse un’improvvisa voglia di carne.

Chi ci porteresti: siamo nel cuore delle foreste casentinesi, l’ambiente è tranquillo e accogliente. Adatto a chi piace mettere le gambe sotto il tavolo per gustare lentamente il meglio della cucina toscana. Perché: propongono piatti della tradizione contadina, semplici e gustosi. Organizzano inoltre cene a tema (da non perdere: il suino grigio), si sa quando s’inizia ma non quando si finisce. Da non perdere: ravioli di farina di castagne, agnello al forno e funghi fritti. Costo: 30 euro, bevande escluse. Dove: Stia (Arezzo), piazza Tanucci 9, tel. 0575 - 581.212.

Chi ci porteresti: una ragazza senza fisse da anoressica, perché l’ambiente è curato e la spiegazione dei tagli di carne sempre affascinante. Ma anche amici speciali che con la buona tavola sanno mescolare discorsi su vita, calcio e libri. Perché: nonostante la posizione su un’ordinaria statale, l’apparizione del carrello delle carni dà la stessa emozione di un’alba. Da non perdere: il carrello dei bolliti e degli arrosti, con 12 tagli diversi dal musetto alla lingua, dalla coppa al cotechino. Le tagliatelle ai quattro sughi. Costo: 25-30 euro, vino incluso. Dove: Vescovato (Cremona), S.S. Padana inferiore 7, tel. 0372 - 830.627.

Falterona Gliaccaniti

La resca

Hostaria Areté

Chi ci porteresti: perfetto sia per una serata galante che per un’uscita in compagnia. In entrambi i casi, il successo è garantito. Perché: l’ambiente è familiare e confortevole, in estate si può cenare all’aperto al lume delle torce. Da non perdere: l’ottimo e abbondante antipasto della casa che spazia dalla verza in agrodolce alle polpettine di carne di cavallo. Le “sagne incannulate” e tagli di carne pregiata cotta sulla pietra rovente. Costo: in due si spendono 27 euro per antipasto, primo, dolce e vino. Dove: Caprarica di Lecce, S.P. Cavallina, tel. 337 - 826.761.

| 013 | maggio 10

37


invenzioni a due voci In corteo dopo l’assassinio Fortugno. (Fotogramma)

terra di sangue e carità | testo | laura silvia battaglia

La calabria si racconta, Tra omertà e rivolte.

U

na terra di sangue che ha diritto a sperare. È questa la Calabria di Paola Bottero, quella che la giornalista e scrittrice piemontese, ma calabrese per scelta di vita, racconta in “Ius sanguinis”, il romanzo dedicato alla famiglia di Giovanni Congiusta, l’imprenditore di Riace ucciso, prima dalla criminalità, poi dal silenzio della comunità. È la storia di quattro donne che hanno perso qualcosa o qualcuno e che si scontrano con le disfunzioni sociali di una regione che troppo sopporta e tace. Donne che non si arrendono di fronte al sopruso oppure che accettano il ricatto, in nome del quieto vivere e dell’individualismo. “Da quando vivo a Cosenza mi sono resa conto che la società fa più vittime della ’ndrangheta”, ammette Paola Bottero. Farsi i fatti propri può diventare il modo più normale per allontanare la paura ma “il silenzio generato è l’humus su cui la ’ndrangheta prospera e si riproduce”. Di questi silenzi ne sa anche troppo Francesco Forgione, giornalista ed ex presidente della Commissione parlamentare antimafia. Un calabrese che è andato via e che insegue la ’ndrangheta per mezzo mondo, mettendosi

38

| 013 | Maggio 10

sulle tracce del suo business e delle sue affiliazioni, fino a scrivere la prima mappa delle mafie nel mondo, “Mafia Export”: “Sono orgoglioso di essere calabrese, ma non di questa terra senza conflitti e senza memoria: una palude”. La ’ndrangheta si nutre di silenzi e in questo si distingue dalla mafia siciliana. “Solo due volte, ha preso la parola: nel 2005, con l’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno, e nel 2007 con la strage di Duisburg, in Germania -precisa Forgione-. È un’organizzazione che gode della totale coesione dei suoi membri: per questo non diventerà un colabrodo di pentiti. Ha una liquidità finanziaria affidabile e non lancia sfide allo Stato”. La bomba davanti alla procura di Reggio Calabria e l’auto piena di esplosivo, ritenuti un attentato al presidente della Repubblica Napolitano, sono segnali della rottura degli equilibri tra mafia e magistratura, dopo la svolta del nuovo procuratore capo, Giuseppe Pignatone. “Ma la ’ndrangheta –prosegue il giornalista– ha tutto l’interesse a inabissarsi: è il momento dell’affare d’oro, il ponte sullo Stretto”.

Anche per Paola Bottero, il silenzio della stampa e della gente sull’episodio del 22 gennaio (poco dopo i fatti di Rosarno, ndr) è assordante: “Perché di fronte a un omicidio eccellente, come quello di Fortugno, la Calabria non ha reagito? In questa terra, si sta zitti in attesa di sapere quale sarà la cordata giusta alle prossime elezioni. Si cerca la raccomandazione per sbarcare il lunario. La popolazione non ha gli strumenti per indignarsi, ma la rabbia muta ormai non serve più”. La vicenda di Rosarno, per Forgione, è stata emblematica: una fetta consistente della popolazione è scesa in piazza per difendersi dalla rabbia degli immigrati. Nessuno però si è mai ribellato al potere dei clan. “Le famiglie Piromalli-Molè, Alvaro e Pesce-Bellocco controllano quest’area da anni, dalla gestione delle merci che transitano dal porto di Gioia Tauro, armi comprese, agli appalti; fino alla saldatura con il potere amministrativo e giudiziario, dove la massoneria fa da cerniera”, e aggiunge: “Solo della tratta degli schiavi non ha fatto un affare esclusivo”. Ma in che modo la criminalità calabrese beneficia delle migrazioni? “L’ultimo

Francesco Forgione

Paola Bottero

Calabrese, presidente della Commissione parlamentare antimafia dal 2006 al 2008, insegna Storia e sociologia delle organizzazioni criminali all’università de L’Aquila. Giornalista, ha pubblicato tra gli altri, “Oltre la Cupola: massoneria, mafia e politica” (1994) e “Mafia export” (Baldini Castoldi Dalai, 2009).

Piemontese di origine e formazione, si definisce “calabrese di adozione”. Nata a Torino nel 1967, giornalista ed esperta di marketing e comunicazione ha lavorato in Calabria per otto anni nella pubblica amministrazione. La sua opera prima, “Ius sanguinis”, è uscita a marzo per Città del sole edizioni.


| i libri di terre | parola d’autore | di Carlotta Jesi

S

| letti per voi

orriso angelico, pochette sotto braccio e occhio truccato. Presentatevi così ai gestori del vostro bed&breakfast e nessuno sospetterà che siete una Ssth, cioè una “Spudorata sfruttatrice di cucine altrui”. Il sorriso serve a rompere il ghiaccio. La pochette, nasconde una farcitura da piccolo chimico: bustine di baby brodo, mini tupper con dose giornaliera di pastina, barattolino di grana, bottiglietta d’olio. L’aspetto curato darà l’impressione che avete la situazione sotto controllo e che non siete appena saltate giù dal letto perché vostro figlio urla disperato in cerca di cibo. Inutile mentire: i viaggi con i bimbi sono una gran fatica. Ma anche un’avventura. Per questo ho voluto sfatare le paure che inchiodano i neogenitori all’ombrellone di nonni e zii. Ogni capitolo di questa guida risponde a una delle tante domande che i genitori si pongono, per dimostrare che non serve essere Rambo per far le valigie e partire.

New York è una finestra senza tende

carlotta Jesi

paolo Cognetti

Sono andata in vacanza con i figli e sono tornata viva Terre di mezzo Editore, 2010 98 pagine ± 9,00 euro

New York è una finestra senza tende Laterza 160 pagine ± 14,00 euro

business locale è il controllo del mercato del lavoro legale, più redditizio e sicuro -spiega Forgione-. I neri di Rosarno sono entrati in questo girone infernale, ma hanno mostrato di non volersi piegare al sistema. Da qui l’indignazione e la rivolta. Nessun paragone con la strage di Castelvolturno: quello era un regolamento di conti tra la camorra e la comunità nigeriana”. Paola Bottero conferma: “A Rosarno c’è stata una mancata volontà di integrazione. Rispetto alla paga, 25 euro al giorno, ai lavoratori non rimanevano in tasca che 15 euro, da consumare in condizioni di vita disumane. Hanno sopportato fin troppo, dopo avere tentato di denunciare i datori di lavoro. Non c’era che la rivolta”. I media hanno fatto vedere solo quella. Eppure, oltre alla Calabria “intollerante”, ce n’è una sana: “Quella dei ragazzi e delle donne che andavano a portare cibo e vestiti ai migranti -conferma Paola Bottero-, la stessa di di Riace, dove vive la più bella comunità interculturale della regione”. Tuttavia, due cose rimangono. La ’ndrangheta, per Forgione, “che allarga i suoi affari fino all’Australia, dove si è dotata di una cupola permanente”. E “la rabbia per ciò che accade”, aggiunge Paola Bottero. Che lancia una scommessa: “Trasformare il tributo di sangue delle vittime di mafia in carità, in pietas. La Calabria è anche, soprattutto, questo”.

L’unico modo per raccontare la città più raccontata al mondo -spiega Paolo Cognetti- era quello di scrivere una guida incompleta e del tutto personale. È così che “New York è una finestra senza tende” diventa il resoconto appassionato dei luoghi attraversati e vissuti dall’autore nella Grande Mela (strade, parchi, piazze, tunnel, ponti tra Manhattan e Brooklyn) e degli scrittori americani legati a quei luoghi: da Melville a Whitman a Grace Paley, da Chaim Potok a Rick Moody a Jonathan Lethem a Salinger. Alcuni di loro sono anche i protagonisti del bel dvd “Il lato sbagliato del ponte”, che accompagna il libro. (Davide Musso)

Tra due omicidi Una giornata a Kittur, città immaginaria dell’India, e tra i suoi abitanti: guidatori di risciò e rampolli di buona famiglia, poliziotti e mendicanti bambini. I racconti di Adiga, ambientati tra il 1984 e il 1991, tra gli omicidi di Indira e Rajiv Gandhi, sono una lettura avvincente che denuncia tutti i mali dell’India moderna. Le caste, le differenze tra uomo e donna, la corruzione a tutti i livelli del potere: Adiga non fa sconti, e svela i problemi che affliggono anche l’India di oggi. Nel suo libro non vive solo una città, ma un Paese intero, con la sua profonda bellezza, la tremenda miseria, l’eterna capacità dei suoi abitanti di sopportare e sperare. (Michela Gelati) Aravind Adiga

Tra due omicidi Einaudi 288 pagine ± 20,00 euro

≈ Andersen, il mondo dell’infanzia è un mensile che dall’82 si occupa di letteratura per i piccoli. Ogni anno assegna un premio alla migliore produzione editoriale (www.andersen.it).

| piccoli grandi lettori | a cura di | anselmo roveda di anDersen

Un passeggiata tra le storie illustrate Gli albi illustrati per bambini non smettono di sorprendere per la varietà e l’intensità delle storie che propongono: dall’interpretazione della tradizione popolare alle invenzioni originali utili a chi desidera affrontare con i piccoli le grandi questioni della vita. Come il trascorrere dei giorni e gli abbandoni a cui il tempo ci sottopone (ad esempio, con i lutti). In modo delicato e poetico se ne parla in Lunedì (Lapis 2010, 36 pagine, 16 euro) della belga Anne Herbauts, elegantissimo albo sul fluire del tempo. Altrettanto intenso ed elegante è Una storia guaranì (Topipittori 2010, 32 pagine, 14 euro) di Alicia Baladan, un racconto che arriva dai nativi americani che abitano Brasile meridionale, Paraguay, Uruguay e Argentina. L’autrice-illustratrice, grazie a un sapiente uso del segno, rende ancor più sospesa e onirica questa storia già calata nei vapori della selva amazzonica. Una storia di iniziazione alla vita e all’amore alla ricerca del filo più prezioso: quello del ragno, animale sacro che con la sua tela protegge i neonati e guarisce le ferite. Infine, a comporre un ideale terzetto di albi belli e utili, seppur molto diversi, vi segnalo C’era tante volte una foresta (La Nuova frontiera 2010, 33 pagine, 14 euro) di Élisa Géhin. Un albo semplice che grazie ai giochi cromatici reinventa sempre la stessa storia –quasi come il Queneau di “Esercizi di stile”– mettendo al centro una cosa importante: la diversità, un valore da imparare a conoscere. | 013 | Maggio 10

39


divertimenti indipendenti

le famiglie della porta accanto | testo | Ilaria sesana | foto | aldo pavan

vivono nel Grande condominio Del Tri-veneto, con figli e speranze. a raccontarli, un docu-web.

R La famiglia Ez Zatouni (Marocco), i Chen (Cina) e i Diedhiou (Senegal).

accontare per immagini le storie, i progetti e le speranze dei nostri nuovi vicini di casa: otto famiglie provenienti da Bangladesh, Cina, India, Marocco, Niger, Nigeria, Senegal e Ucraina che hanno messo radici nelle provincie di Pordenone, Treviso e Venezia. “Famiglie migranti a porte aperte” è un multimedia che unisce fotografia e video interviste, sul modello dell’americano “Mediastorm” (mediastorm.org). “Le foto bloccano la situazione, obbligano chi osserva a fissare l’attenzione su un preciso

momento, un gesto, un’espressione”, spiega il fotografo Aldo Pavan, che ha curato il progetto nato in collaborazione con l’associazione veneta “Ritmi e danze dal mondo”. Un lavoro di ricerca che arriva fin dentro la quotidianità delle famiglie migranti, ma anche controcorrente rispetto a una realtà, quella del NordEst, in cui gli stranieri sono funzionali al modello economico, ma dove si vorrebbe “che, alla fine del turno in fabbrica, si chiudessero in casa”, spiega Aldo Pavan. Sono serviti più di 10mila scatti per fissare l’essenzialità di una casa tuareg, i momenti di preghiera della comunità nigeriana e la semplice routine di un ragazzo cinese con la passione per internet e la chitarra. “All’inizio ho faticato per entrare nella loro intimità -racconta Pavan-, ma dopo aver pubblicato i primi lavori sul web, tutto è stato più facile”. Sul sito noimigranti.it sono già visibili i docuweb che raccontano le storie di queste otto famiglie. Oltre a un video “riassuntivo” della durata di 25 minuti. Ma non è tutto: le immagini scattate daranno vita anche a una mostra fotografica che verrà presentata ufficialmente a Giavera del Montello (Treviso), dal 4 al 6 giugno, in occasione del XV festival multiculturale “Ritmi e danze dal mondo”. Un’occasione per rompere il circolo vizioso della diffidenza e presentare al pubblico le nuove famiglie italiane che hanno scelto di abitare in Veneto. Nonostante paure e fatiche. info Dove »

40

| 013 | maggio 10

Ritmi e danze dal mondo Giavera del Montello (Tv), 4 - 6 giugno www.noimigranti.it


≈ Festival, corsi e appuntamenti: il divertimento è senza confini. Manda le tue segnalazioni a tempolibero@terre.it, le pubblicheremo anche sul sito!

| agenda italia

Serate di arte e confini

| smArt | a cura di | Ilaria Sesana

Cinema, letteratura, musica, burattini: di immigrazione si può parlare in molti modi, come dimostra la rassegna Parole di frontiera, organizzata a Milano, dal 13 maggio al 19 giugno, dal Naga e dal circolo Arci “La scighera”. Dopo la prima serata sul tema della paura (con un film), appuntamento il 13 maggio per conoscere il piacere del cibo “altro” e il 23 per parlare di casa attraverso letteratura e marionette. Chiusura il 19 giugno, con una serata di musica dedicata all’identità. info Tel »

il museo dove ogni cosa è arte

F

uori dal mercato e dalle regole. Mistici e autodidatti, ossessivi e visionari, minatori e persone con disabilità che hanno dipinto, intagliato e creato opere d’arte. Sono i protagonisti di “The museum of everything”, mostra dedicata agli artisti non convenzionali del XX secolo. Dopo il debutto a Londra, in autunno, questa inusuale collezione privata sbarca alla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino (ingresso: 7 euro). Oltre 300 le opere esposte, tra cui una sequenza di Henry Darger, il pittore-custode dell’ospedale cattolico di Chicago; i libri di James Castle, artista americano sordo, le sculture in ceramica dell’indiano Nek Chand e l’art brut di Carlo Zinelli (nella foto). Spesso riconosciuti dalla critica dopo la morte, questi autori non hanno mai lavorato per fama o per denaro, ma solo per una necessità interiore. Il risultato? Una visione personale e cristallina del mondo. Pura e senza contaminazioni.

Parole di frontiera 02 - 39.480.616 www.lascighera.org

Il teatro dei piccoli Principesse sirene, boschi addormentati e strade per tartarughe: questo è il mondo fantastico che si incontra a Maggio all’infanzia, festival di teatro per ragazzi, che si svolge a Bari, Taranto e Ceglie Messapica, dal 20 al 24 maggio. Un’occasione anche per gli adulti: basta infatti sentirsi fanciulli per partecipare ai laboratori e agli incontri con gli autori. info tel »

tel »

Dialoghi sull’uomo 800.012.146 www.dialoghisulluomo.it

Quando »

The museum of everything Pinacoteca Agnelli, Torino fino al 29 agosto www.pinacoteca-agnelli.it

Fede e colori catalani

Umanesimo di strada

info

Dove

| ticket d’oltralpe

Maggio all’infanzia 080 - 579.76.67 www.maggioallinfanzia.it

L’Umanesimo arriva a Pistoia, dal 28 al 30 maggio, per il festival Dialoghi sull’uomo. Convivenza tra culture, internet nei rapporti umani e fanatismi sono alcuni dei temi trattati da antropologi, filosofi, attori come Francesco Remotti, Emanuele Severino e Moni Ovadia. Nel centro storico vi aspettano dunque dibattiti, reading e spettacoli teatrali. Il costo degli eventi è di 3 euro per gli incontri, 7 per gli spettacoli.

info

I cavalieri, l’arme, gli amori Complice la più grande fortezza medievale d’Europa, ogni anno la cittadina di Sedan, al confine tra Francia e Belgio, fa un tuffo indietro di mille anni per una tre giorni di rievocazione storica in costume, tra duelli a cavallo, musica d’epoca, spettacoli di strada e falconeria. Appuntamento il 15 e 16 maggio.

A Berga, cittadina di 17mila anime sulle colline catalane, si tiene ogni anno La Patum, grande festa popolare in occasione della celebrazione religiosa del Corpus Domini. I momenti clou dell’evento, la cui rilevanza culturale è riconosciuta anche dall’Unesco, sono le grandi parate in costume che rievocano miti e fiabe della tradizione spagnola con le cabezudos, tradizionali maschere di cartapesta di dimensioni abnormi, che sfilano per le vie al ritmo dei tamburi: “pa-tum”, da cui il nome della manifestazione. Da non perdere, dal 2 al 6 giugno. info

info tel »

Festival medievale di Sedan 0033 - 324.299.880 www.chateau-fort-sedan.fr

tel »

La Patum 0034 - 93.821.43.33 www.lapatum.cat | 013 | maggio 10

41


in prima fila

≈ esterni nasce nel 1995. Sviluppa progetti per lo spazio pubblico a Milano e in altre città in Italia e nel mondo. Organizza il Milano film festival. Il loro sito: esterni.org

| premiere | a cura di | esterni

A Madrid, doc d’autore

Il talento di Mr. Felix

I fantastici quattro

Si svolge dal 7 al 16 maggio il Festival del documentario di Madrid. Protagonista “The cove”, il video sulla mattanza dei delfini in Giappone, vincitore dell’Oscar come miglior documentario 2010. Mentre sul sito documentamadrid.com, merita una visita la sezione speciale “Blogs del documental”, una raccolta di blog dedicati proprio al documentario. Unico difetto: sono tutti in spagnolo.

Un impiegato che, dopo la morte della madre, vuole calcolare quanto tempo gli resta da vivere; una donna alla ricerca di un killer; un uomo che passa il pomeriggio in casa a dormire. Sono i protagonisti del corto d’animazione “The surprise demise of Francis Cooper’s mother” (2008) dell’inglese Felix Massie. Scoprite il suo talento su balancedthere.com.

Dadomani.com non è solo un sito di video originali e divertenti, ma è prima di tutto un giovane studio di animazione milanese nato nell’ottobre 2007 dall’incontro di quattro ragazzi. Francesco, Fabio, Donato e Leonardo realizzano spot pubblicitari spaziando dalla computer grafica all’animazione tradizionale, alla stop motion. Una varietà che trova conferma nell’uso di materiali come carta e plastilina.

miraggio torinese, sulle orme di Scola | testo | Elena Parasiliti

A

lejandro de la Fuente ha deciso di girare il suo documentario durante i titoli di coda di “Trevico - Torino. Viaggio nel Fiat-Nam”, pellicola in bianco e nero girata da Ettore Scola nel 1973 con la collaborazione del giornalista Diego Novelli. Protagonisti gli immigrati meridionali, e una città: Torino. “Si parlava degli anni ’70, ma era come se fosse oggi -dice Alejandro-: i pregiudizi della gente, la difficoltà nel sentirsi accolti, il bisogno disperato di casa e di lavoro”. Trovata l’ispirazione, il regista ispano-cileno ha cominciato la sua ricerca in compagnia di Marco Casa, giornalista e sceneggiatore. Un percorso che l’ha portato a incontrare la comunità romena, la più numerosa di Torino: decine di interviste e incontri finché non è apparsa lei, Magdalena Lupu, caporedattore dell’Objectiv (il giornale degli immigrati romeni in Italia), diventata protagonista del film-documentario di Alejandro, “Magdalena”. “Le abbiamo chiesto di interpretare se stessa, nient’altro”, spiega il regista. Una giornalista

42

| 013 | maggio 10

trapiantata sotto la Mole, con un passato (vero) con cui riconciliarsi e una grande familiarità con le telecamere. Magdalena si lascia coinvolgere e accetta di ricostruire la storia di un clandestino (solo nel 2007 la Romania è entrata in Europa), vittima di un incidente sul lavoro. “Bogdan aveva 23 anni quando è sparito nelle fogne di Torino, mentre cercava di riparare un tombino -dice Alejandro-. La sua storia è emblematica, e soprattutto vera”. Per questo non sono stati scritturati attori professionisti, né doppiatori. Non esiste neppure un copione, come s’intuisce nell’intervista alla madre di Bogdan. “Magdalena ha chiesto quello che si sentiva e la scena è stata girata una volta sola -precisa il regista, che ha ottenuto il sostegno di Piemonte doc, fondo regionale per il documentario, e del programma europeo Media-. Le immagini sono crude, ma la realtà non può essere diversa”. Compaiono, in un cammeo, anche Ettore Scola e Diego Novelli. Per ricordare che il loro viaggio continua.

I protagonisti del film, Magdalena e Bogdan.

Magdalena È possibile organizzare proiezioni del film documentario di Alejandro de la Fuente in scuole e associazioni culturali. Per informazioni, scrivete all’indirizzo info@atacamafilm.com.


puglia, la porta d’oriente | testo | rosy battaglia

D

a lontano la Puglia sembra solo una terra meravigliosa, ma da vicino si rivela qual è: una tra le regioni più inquinate d’Europa, in un triangolo letale che unisce tre capoluoghi di provincia, Taranto, Brindisi e Foggia. Verità scomode che non è semplice portare alla luce. Eppure ci riesce, con la sola forza della parola, Alessandro Langiu, autore e interprete pugliese del teatro di denuncia. Classe 1973, folti baffi, occhi verdi. In tasca, una laurea in Economia con una tesi sul polo industriale di Taranto, e alle spalle la gavetta nel teatro classico, sui palchi di Napoli e Roma. “All’inizio mi concentravo sulle favole ambientali, storie in cui la natura si rivolta contro gli uomini”, racconta. E non è un caso che il suo primo spettacolo, “Nuob” (1997), sia stato scritto per essere rappresentato proprio nelle tendopoli, tra i terremotati di Umbria e Marche. Ora, invece, Alessandro Langiu propone sul palcoscenico fiabe simboliche che portano il pubblico a riflettere sui drammi quotidiani, ma anche a conoscere il lato “buono” della sua terra, da sempre ponte verso l’Oriente. Se oggi la Puglia è infatti chiamata ad accogliere uomini e donne che sbarcano sulle coste salentine in cerca di una nuova vita, in un passato recente, forse poco conosciuto, permetteva ai fuggiaschi dai campi di concentramento nazifascisti di trovare salvezza al di là del mare. Percorsi che si intrecciano in “Viaggio verso l’Orient cafè”, prodotto da Ztl (Zone teatrali libere), con il sostegno dell’assessorato alle Politiche culturali della Provincia di Roma. In scena con Langiu, due attori romani: Nicola Lieta, che impersona Piotr, musulmano italo-albanese, e Arianna Gaudio nei panni di Judith, giovane italiana di origine ebraica. Entrambi offrono ai migranti passaporti falsi così da evitare la pericolosa traversata del Mediterraneo, preferendo alle barche della speranza aerei e traghetti di linea. Una storia che si ripete, ma di cui sarà il tarantino Mimmo, Alessandro Langiu, a ricollegare i fili. “Lo spunto è nato dal libro di Francesco Terzulli, ‘Una stella fra i trulli’ -spiega l’autore- e da un luogo, che esiste davvero, il Caffè Porta d’Oriente, a Santa Cesarea Terme, in provincia di Lecce ”. Da lì partivano verso Israele gli ebrei sopravvissuti. Allora porto di fuga per gli scampati alla deportazione, oggi approdo per chi affronta la sorte in sciagurati barconi.

Il teatro di Langiu Per informazioni sulle tournèe di Alessandro Langiu si può fare riferimento al sito alessandrolangiu.it oppure telefonare al 339 - 81.40.445.

| si alzi il sipario

Teatri di vetro

H2oro

Partito come “contenitore trasparente di gruppi invisibili” della scena indipendente, è diventato uno degli appuntamenti più ricercati. Parliamo di Teatri di vetro, festival urbano che si tiene a Roma dal 14 al 23 maggio. Giunto alla IV edizione, l’evento trasforma il Teatro Palladium dell’università Roma Tre e il quartiere della Garbatella in un grande palcoscenico. Protagonisti, artisti di tutta Italia, selezionati dalla compagnia Triangolo scaleno teatro.

Non si può privatizzare un diritto, specialmente se si tratta di un bene prezioso come l’acqua. Tra video e documenti su sprechi e malcostume italiani, ce lo ricorda la compagnia Itineraria nello spettacolo “H2oro”. Suggerendo anche possibili soluzioni. In scena Fabrizio De Giovanni, a cui è stato conferito il riconoscimento di “Portatore d’acqua” dal comitato italiano per il Contratto mondiale sull’acqua. Prossime date: il 19 maggio a Milano, il 21 maggio a Dueville (Vicenza).

INFO tel »

Teatri di vetro 06 - 455.530.50 www.teatridivetro.it

INFO tel »

Itineraria 335 - 839.33.31 www.itineraria.it | 013 | maggio 10

43


tu vuoi fare l’italiano? ≈ Rockit nasce nel 1997. È il database di gruppi italiani più ricco al mondo. Organizza anche eventi, tra cui il Mi ami a Milano.

I Fuh sono in uscita con il loro primo disco “Dancing Juda”.

| segnali sonori

ovvero Come vincere la noia nei piccoli paesi.

A Toys orchestra Midnight talks Carne e sangue. Il coraggio di mettersi in gioco, una ricercata primordialità di suono e pensiero. La fatica di amare e farsi amare, di liberare sussurri e urlare necessità. Ci si consuma ad ascoltarli, fra i solchi di melodie che straripano e battiti che hanno il fiato del rock degli inizi. Una prova importante per questa band campana. (Ester Apa)

| a cura di | sandro giorello | rockit

provincia cronica M

anca un mese al “Mi ami”, il festival della musica importante e dei baci, organizzato da Rockit a Milano dal 4 al 6 giugno (Circolo Magnolia). Per essere carico a dovere, decido di farmi qualche giorno dai miei, in Piemonte. Devo togliermi dalla testa una ragazza, non può che farmi bene. Una volta, per il RockitMag ho anche scritto un racconto sulle storie d’amore che finiscono a Piobesi, il mio paese. Un comune piccolo, in provincia di Cuneo: l’avevo definito un “buco di culo” e fui criticato duramente dal giornale locale. Ma è vero, a Piobesi non c’è nulla da fare. Lo dicono anche i Fuh, che in queste zone ci vivono e che da poco hanno stampato il loro primo disco, “Dacing Judas”: “Qui regna la noia -ammette Nicola, voce e basso della band-, ma proprio per questo riesci a passare tanto tempo in sala prove”. E pur di sopravvivere, i Fuh si sono inventati, circa tre anni fa, un’etichetta discografica che raccoglie tutti i gruppi della zona: la Canalese Noise, e oggi possono vantarsi di essere una delle realtà più “rumorose” e interessanti del panorama italiano. Con loro, Io monade stanca, Cani sciorrì, Ruggine e

Vincenzo Fasano

Treehoorn. “Ho imparato a credere nella ‘scena geografica’ -continua Nicolas-: la vedo intorno a me. È fatta di affinità musicali che spesso si trasformano in amicizia”. E in aiuto reciproco. Tutto cresce, spontaneamente. Ma la storia dei Fuh parte da lontano: il gruppo nasce nel 2000, inizia a registrare qualche demo e fa i primi concerti. “Dancing Judas” è il punto d’arrivo di questo percorso, un mix ormai rodato di noise rock, pop e math: “Dopo dieci anni che suoniamo insieme, usciamo finalmente con il primo disco -conclude Nicolas-, si chiude un ciclo”. I Fuh suoneranno sul palco del Mi ami: i gruppi provinciali ci fanno impazzire. La ragazza? (Quasi) dimenticata.

| prove d’orchestra | a cura di | Marta Gatti

L’oud, il padre del liuto Lo scambiano per arabo ma Elias Nardi, 31 anni, è un toscano verace, della provincia di Pistoia. A cambiargli la vita è stato nel 2002 l’incontro con l’oud, il liuto arabo: un amore a prima vista. L’oud è considerato il padre del liuto europeo e la leggenda narra che un menestrello, scappato da Baghdad, abbia portato fino a noi la sua musica. Cassa a mezza mandorla, 44

| 013 | maggio 10

undici corde a coppie più un basso, e un manico senza tasti, “per suonarlo, devi abbracciarlo -spiega-. Collega testa, cuore e mani”. Elias ha iniziato a suonare le prime note con Adel Salameh, un musicista palestinese, e oggi compone melodie originali (www.myspace.com), oltre a girare l’Europa con il suo quartetto in un concerto che unisce Nord e Sud: sul palco l’oud e il nyckelharpa, uno strumento ad arco scandinavo.

La sindrome di Stoccolma (Ep) Scrive canzoni che partono dalla sua pancia e si inseriscono con forza nella tua, e da lì mettono radici per arrivare alla testa e non andarsene più. Ricorda Rino Gaetano e gli altri grandi urlatori, ma mantiene una sua personalità elettrica capace di provocare la pelle d’oca. Questo è un piccolo ep, ma sappiamo già che diventerà un grande cantautore. (S.G.)

Perturbazione Del nostro tempo rubato Crescere vuol dire anche concentrarsi su se stessi. E non chiudersi a riccio. Ci si può occupare dei propri fratelli, dei cinesi, di Primo Levi. Questo è un disco personale, privato. Ben 24 canzoni, perchè tutte e 24 dovevano esserci. Canzoni piccole ma che insieme diventano un quadro lucido che ci descrive i Perturbazione come non li conoscevamo ancora. Più maturi, più belli. (Sandro Giorello)


bandi e concorsi ≈ Natural...mente

| a cura di | Ilaria Sesana

un premio ai comuni virtuosi

Chiare fresche dolci acque, cantava Petrarca. Ora anche voi potete cimentarvi con poesie, racconti, fotografie e video sul rispetto di natura, animali e ambiente. Il concorso “Natural...mente: il respiro della vita” è aperto a tutti. Il costo dell’iscrizione è di 5 euro. Le opere migliori verranno pubblicate in un’antologia sull’ambiente che verrà distribuita in tutta Italia.

H

a cinque stelle, ma non è un hotel. Usa energia solare ed eolica, disegna piste ciclabili, promuove orti urbani e fa la raccolta differenziata. I nostri Comuni si mettono alla prova: fino al 30 giugno 2010, infatti, le amministrazioni pubbliche potranno partecipare alla quarta edizione del concorso “Comuni a 5 stelle”, organizzato dall’Associazione nazionale comuni virtuosi. Potranno concorrere enti che abbiano avviato politiche attente alla gestione del territorio, all’utilizzo di energie alternative, allo smaltimento dei rifiuti, alla mobilità sostenibile e ai nuovi stili di vita. Per ogni categoria verranno premiati i comuni con più o meno di 15mila abitanti. “Finora abbiamo valorizzato realtà che hanno risposto in maniera efficace a tutti i diversi ambiti -spiega il presidente Gianluca Fioretti-. Nel 2007 Avigliana (To), nel 2008 Ponte nelle Alpi (Bl) e l’anno scorso Bra, in provincia di Cuneo”. La quota di partecipazione è di 150 euro e per i vincitori è previsto un viaggio speciale: il sindaco, o un suo collaboratore, potrà visitare la città di Springe, in Germania, bell’esempio di risparmio energetico e buona amministrazione. La premiazione ufficiale si terrà a Bisignano, in provincia di Cosenza, il 4 settembre 2010. (Marta Gatti)

scade info tel »

≈ Costituzione in rima

Comuni a 5 stelle scade INFO tel »

30.06.2010 Ass. comuni virtuosi 334 - 653.59.65 www.comunivirtuosi.org

La Costituzione sui banchi di scuola, non solo nell’ora di educazione civica. Sì, perché l’articolo 1 può trasformarsi in rima, sonetto e aforisma. “A scuola di Costituzione” è il bando proposto dal ministero dell’Istruzione e aperto a tutti gli alunni delle scuole superiori, fino alla quarta. I primi classificati potranno visitare il palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale. scade info

| le opportunità del mese

tel

≈ Diritti in scena

≈ Fumetti oltre confine

≈ Fotografia di viaggio

Si alza il sipario ed entrano in scena: diritti umani, ambiente, informazione, impegno civile, infanzia e minoranze. Questi i temi della terza edizione del Premio Borrello per la nuova drammaturgia, organizzato dall’associazione “Le acque dell’etica” e dal Comune di Borrello (Ch). Se siete maggiorenni e avete la passione per la scrittura teatrale potete presentare una vostra opera inedita della durata di 150 minuti. Per l’iscrizione, occorrono 20 euro. In palio, un premio in denaro di 1.300 euro.

Splash, zot, gulp. Questa volta non sarà Topolino il protagonista, ma la società multiculturale. “Let’s comics!” è un concorso rivolto ai giovani tra i 18 e i 30 anni, residenti in Europa e nei Paesi del Mediterraneo, e promosso da tre associazioni: l’italiana Cosv, la libanese Najdeh and Samandal e la palestinese Insan. Gli otto vincitori parteciperanno a un workshop di fumetti a Beirut, in Libano, mentre i loro lavori saranno in mostra nel campo profughi palestinese di Shatila e pubblicati sulla rivista Samandal.

“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”, diceva Marcel Proust. E a questo motto dell’autore francese si ispira la seconda edizione del concorso fotografico promosso dall’associazione salentina “Cantieri ideali”. Il tema da immortalare? Il viaggio. I partecipanti, professionisti o semplici amatori, possono presentare al massimo due opere. Il costo d’iscrizione è di 10 euro. I vincitori riceveranno buoni spendibili in negozi fotografici.

»

info tel »

10.06.2010 Premio Borrello 085 - 919.54.83 www.leacquedelletica.com

scade info tel »

31.05.2010 Cosv 02 - 282.28.52 www.letscomics.org

scade info tel »

07.06.2010 Cantieri ideali 328 - 185.65.71 www.cantierideali.it

10.06.2010 Direzione nazionale per lo studente 06 - 584.959.01 www.istruzione.it

≈ Cronache lombarde Raccontare la regione di Manzoni e del panettone, attraverso l’economia, la politica, la società e lo sport. Al via il IX concorso giornalistico “Mauro Gavinelli”, dedicato alla memoria del giornalista lombardo. Tra le sezioni in concorso, oltre alla categoria under 35, vi segnaliamo quella dedicata all’imprenditoria. Una raccomandazione: gli articoli devono essere stati pubblicati tra il 1 marzo 2009 e il 10 giugno 2010. scade

scade

30.05.2010 Anpana onlus 095 - 722.38.31 www.akkuaria.com

info tel »

15.06.2010 Gruppo altomilanese giornalisti 347 - 420.50.85 www.odg.mi.it | 013 | maggio 10

45


| previsioni del tempo sociale | a cura di | dario paladini

Rosarno

Mercanti d’armi

Volontariato

Famiglie e mal di denti

qualche raggio di sole

sereno

nuvole nere

Pioggia

Da Rosarno, dopo gli scontri di gennaio e la fuga degli immigrati, arriva una buona notizia: i Gesuiti, insieme alla Prefettura e ai Comuni della zona, stanno realizzando un “villaggio con casette” per accoglierli, visto che sono già tornati in Calabria per la raccolta dei pomodori. Il progetto prevede la costruzione di più villaggi, il numero dipenderà però dalla disponibilità delle amministrazioni che dovranno dare in comodato d’uso i loro terreni. Un po’ di buon senso ridarà così dignità a questi lavoratori, oltre a segnare una nuova vittoria sulla ’ndrangheta che controlla il racket delle braccia.

Per le industrie italiane che fabbricano armi il 2009 è stata una buona annata: le esportazioni hanno raggiunto i 5 miliardi di euro, con un aumento del 61 per cento. Tra i nostri affezionati clienti: Arabia Saudita, Qatar, India e Nigeria. Posti caldi, e non solo dal punto di vista climatico. E pensare che per legge non potrebbero essere autorizzate le esportazioni verso quelle nazioni in cui c’è rischio di conflitti. O, a essere benevoli, poco democratiche.

In novembre avevamo previsto brutto tempo su onlus e associazioni non profit perché la legge finanziaria in discussione escludeva il “5 per mille”. Per fortuna un emendamento l’ha reintrodotto. Ma ora c’è una nuova perturbazione: un decreto legge del Governo ha soppresso le tariffe postali agevolate per l’invio di opuscoli, riviste e libri, con un aumento del 500 per cento per ogni singola spedizione. Il decreto lascia aperta la possibilità che, in futuro, vengano stabilite nuove agevolazioni. Per ora le associazioni devono pagare per intero e sperare che un nuovo venticello spazzi via anche questa nuvola nera.

La crisi pesa anche sul nostro sorriso. Secondo il rapporto “Osserva salute 2009” dell’università Cattolica, solo una famiglia su tre ora ricorre alle cure del dentista. Quando il bilancio familiare è traballante, uno dei primi tagli riguarda proprio le cure odontoiatriche, troppo costose. Non si potrebbe studiare una soluzione? Per esempio, un incentivo alla rottamazione: ogni due denti cariati un’otturazione gratis. Oppure i dentisti potrebbero creare un fondo di solidarietà per i loro clienti. Sarebbe un bel gesto.

corrispondenze

i pregiudizi? si vincono all’asilo Cara redazione, vi segnalo un documento, giunto un po’ per caso nella mia casella di posta e poi ritrovato sempre per caso in alcuni siti. Il documento si chiama “Razzismo e pregiudizi: istruzioni per l’uso” ed è disponibile su internet. In realtà il testo è opera del giornalista Giuseppe Civati ed è stato diffuso dal quotidiano “L’Unità”. Vengono descritti alcuni pregiudizi, luoghi comuni e stereotipi diffusi riguardanti l’immigrazione e si cerca di decostruirli con dati e statistiche. I dati: ciò da cui si dovrebbe sempre partire nel progettare efficaci politiche di integrazione. Dati che, certamente, possono essere costruiti ad hoc ed essere suscettibili di interpretazioni differenti, ma che in questo caso arrivano da Istat, Censis, Banca d’Italia, Inail, Inps, Ministeri dell’Interno e della Giustizia, Caritas, Ismu, Naga e altri organismi e fondazioni.

Cara redazione, da un po’ di tempo ormai mi occupo di immigrazione e non mi interessa in questa sede fare polemiche su strumenti politici e legislativi per governare il fenomeno. Quello che però come ricercatrice-educatrice mi preme di più e per cui vi ringrazio per il vostro lavoro è che ormai dobbiamo assumere come dato di fatto, come condizione “esistenziale”, la realtà di vivere in una società pluriculturale, per nulla omogenea, ma fatta da individui, tutti uguali nella loro condizione di esseri umani, ma tutti diversi per storia, cultura, religione, lingua, esperienze personali. Questa è la realtà nell’asilo di Maria, dove i suoi migliori amici sono Paolo, Alina e Ahmed. Solo con loro potrà costruire l’Italia di domani... A tutti noi, forza e coraggio e buon lavoro! Viviana Premazzi, Torino

≈ Cohousing: dalle parole ai fatti giulia ghezzi, Treviglio (Bg)

Siamo un gruppo di famiglie di Treviglio (Bg) che da qualche tempo si sta interrogando su quale potrebbe essere la soluzione abitativa più idonea a ospitare la nostra sensibilità ambientale e sociale. Anche grazie al libro “Cambio casa cambio vita” di Andrea Rottini, edito da Terre di mezzo, ci siamo chiariti le idee sulle alternative possibili e abbiamo individuato nel cohousing quello che fa per noi. Abbiamo presentato il nostro progetto in pubblico e abbiamo intercettato altre persone interessate. Ad aprile abbiamo iniziato un percorso che ci porterà ad avere il gruppo definitivo di aspiranti cohouser convinti a cercare una casa da ristrutturare o un terreno su cui costruirla, sempre a Treviglio.

≈ Leggere Terre... Fa bene! Natalija, Firenze

Cara Viviana, come insegnano Maria e i suoi piccoli amici, spesso la realtà è più avanti di noi: dobbiamo solo imparare a guardarla senza paraocchi per vivere bene il nostro presente. E costruire con speranza il nostro futuro. 46

| 013 | maggio 10

I sei numeri di Terre di mezzo mi hanno fatto così bene che non posso che fare l’abbonamento, anche perché a Firenze non viene distribuito in strada! Grazie tante e buon proseguimento. Cordialmente.


due piccioni con una Fava

posta del cuore letteraria di linda fava

Cara Fava, quando avevo 12 anni e il mio cane Gianni è morto perché l’ho spazzolato un numero dispari di volte, ho cominciato ad avere delle piccole manie, che nel tempo sono diventate vere e proprie dipendenze. Ogni mattina devo leccare quattro volte lo specchio. Poi faccio il caffè: i primi tre li butto, il quarto lo bevo. Tutte le parole che pronuncio non devono avere più di due sillabe e ogni tre parole devo infilarcene una con l’accento. Se non lo faccio, succederà qualcosa di brutto. Ora, l’altro giorno ho conosciuto un ragazzo: mi ha visto attraversare la strada quattro volte -come al solito, due in un senso e due nell’altro-, ha pensato che mi fossi persa e mi ha chiesto se poteva accompagnarmi. Abbiamo avuto

un’avvincente conversazione bisillabica, e lui non si è scandalizzato neanche quando ho usato le parole “oblò”, “patè” e “didò” completamente fuori contesto. Mi ha chiesto anche di uscire per una birra. Credo di piacergli, ma… Cosa farà quando mi rivolgerò ai camerieri in rima baciata e della birra berrò solo la schiuma? Tua, Lucilla Cara Lucilla, la tua lettera mi ha ricordato Mona Grey, la protagonista di uno dei miei romanzi preferiti, Un segno invisibile e mio di Aimee Bender (edito da minimum fax), una scrittrice americana capace di costruire piccoli mondi eterei con una purezza e un’ingenuità che ricordano quelle dei

bambini. Mona è un’insegnante di matematica ossessionata dai numeri (e da tante altre cose) che per il suo ventesimo compleanno si regala un’ascia, il suo portafortuna. Ogni volta che incontra un ragazzo che le piace, quando è lì lì per farci l’amore, si chiude in bagno a smangiucchiare sapone, una specie di rito distruttivo che la tiene alla larga da ciò che potrebbe renderla felice. Mi sembra che tu sia ben lontana dal contemplare asce e mangiare saponette, ma rischi di rinchiuderti nel tuo fortino di gesti rituali per paura di lasciarti andare a cose ignote e meravigliose. Prova invece a trasformare le tue ossessioni in un gioco, e poi condividilo con le persone con cui ti capita di stare bene.

Compra e vendi il nostro magazine Gestisci un’edicola, una libreria o un altro esercizio commerciale e vuoi vendere Terre di mezzo nella tua città? Puoi farlo! Telefonaci allo 02 - 873.656.01 oppure scrivi una mail a segreteria@terre.it.

Visita ai giardini di Piazza Vittorio, Roma.

| insieme nelle terre di mezzo onlus | Associazione.Terre.it

itinerari romani I

n primavera, dicono che sia ancor più magica. Perché non approfittarne? A Roma, Insieme nelle Terre di mezzo in collaborazione con lo sportello di Turismo responsabile “Tam – Tutto un altro mondo”, vi propone alcuni itinerari per conoscere la città eterna con altri occhi. Si inizia l’8 maggio con una visita al multietnico quartiere Esquilino, tra i profumi del mercato di Piazza Vittorio, crogiolo di culture, e le comunità immigrate incontrate dall’associazione “Dhuumcatu”. Il 22 maggio sarà invece l’occasione per scoprire che “Vicino al Colosseo... c’è Monti”: da piazza

della Suburra si snodano strade e vicoli che accolgono in questo vivace quartiere romano tradizionali laboratori artigiani e realtà più recenti come botteghe del commercio equo e solidale e market biologici. Il 5 giugno, tutti a San Lorenzo e al Pigneto, storici quartieri popolari e proletari, che negli ultimi anni hanno conosciuto una notevole trasformazione, diventando epicentro di un forte fermento artistico e culturale, che ha contribuito alla riqualificazione di queste zone della città. Per informazioni, 347 123.25.45 oppure volontariroma@ terre.it. (Diana Severati)

A Milano ci trovate qui:

a Genova

A CartaCanta, l’edicola solidale in viale Monza 106, a due passi dalla metrò rossa Turro (www.edicolacartacanta.com); all’Altraedicola, in piazza Cordusio (di fronte a Poste Italiane) e all’edicola di piazza XXIV Maggio 7, accanto a Porta Ticinese. Siamo anche nelle edicole di viale Caterina da Forlì 40 (Bande Nere), via Molino delle armi (Colonne di San Lorenzo) e via Lorenteggio 3.

Libreria Finisterre, piazza Truogoli di Santa Brigida 25, tel. 010 - 275.85.88.

novità a Corsico (Mi) L’associazione Buon Mercato via Roma 15/a, tel. 02 - 440.84.92. www.buonmercato.info novità a Bologna Modo infoshop via Mascarella 24/b, tel. 051 - 58.71.012.

a Roma Libreria Le storie, via Giulio Rocco 37/39 (Università Roma Tre), tel. 06 - 573.000.82. Libreria Vescovio, via Stimigliano 24/a, tel. 06 - 862.118.40. Giufà, via degli Aurunci 38, tel. 06 - 443.614.06. Cooperativa Fuori Posto Via Oreste Mattirolo 16 (Centocelle) tel. 06 - 218.084.66.

a Nuoro Associazione culturale Iskida, via Sardegna 37.

a Morbegno (So) Punto Einaudi, piazza San Giovanni 1, tel. 0342 - 615.517.

| 013 | maggio 10

47


avvista(menti)

repubblica studentesca

Erano orgogliosi della loro terra e volevano dirlo a tutti. Con l’aiuto dei professori hanno creato un portale sul web e una cooperativa dove alcuni continuano a lavorare anche dopo il diploma. Se esistono i bamboccioni, certo non frequentano 48

| 013 | maggio 10

l’Itc Costa di Lecce, dove è nato il progetto Repubblica Salentina. Obiettivo: promuovere il turismo in uno dei territori più belli d’Italia. “La scelta del nome è provocatoria -spiega il preside, Nicola Greco-: abbiamo voluto contrapporci

alla Lega Nord. Loro vogliono distinguersi, noi vogliamo accogliere tutti”. Fondata nel 2007, Repubblica Salentina sta riscuotendo grande successo: la loro newsletter viene letta da 380mila persone, in Italia e all’estero. (foto: Itc Costa)


Regione Toscana Diritti Valori Innovazione Sostenibilità ONLUS

mostra-convegno internazionale

terrafutura

Una primavera di novità

buone pratiche di vita, di governo e d’impresa verso un futuro equo e sostenibile

abitare

firenze - fortezza da basso

28-30 maggio 2010

produrre coltivare

VII edizione ingresso libero • appuntamenti culturali • aree espositive • laboratori • animazioni e spettacoli

agire

Giusi Marchetta

Enrico Macioci

napoli ore 11

TERREMOTO

Dopo il successo di Dai un bacio a chi vuoi tu (3 edizioni, 11.000 copie), una nuova raccolta di racconti che scavano nel ventre di Napoli e nelle storie di bambini che vivono al limite, sospesi tra la normalità e il baratro. Come il solitario Nicola: un giorno sul terrazzo troverà una bambola che nasconde un inquietante segreto. O Colapesce, che a dieci anni, la notte di Capodanno, è rimasto sfregiato da un petardo. Oppure quel ragazzo muto, mai nominato dall’autrice, che per dichiarare il proprio amore “diverso” a un coetaneo è pronto a sfidare il padre e tutto il quartiere. 192 pagine - 7,00 euro

Enrico Macioci utilizza il terremoto del 6 aprile 2009 che ha colpito la sua terra, L’Abruzzo, come spunto letterario per indagare l’essere umano e le sue piccole/ grandi tragedie: l’evacuazione di un edificio porta alla resa dei conti tra due condòmini per una questione di abuso edilizio; dopo il disastro, un uomo perde la memoria e chiede a chi incontra che cosa sia accaduto, suscitando reazioni rabbiose che non riesce a spiegarsi; un uomo sta alla finestra di casa, nonostante il rischio di crollo, nella speranza che tornino i gatti che era solito sfamare. 128 pagine - 10,00 euro

Grandi storie per piccoli lettori

governare

Hoda Haddadi Il bosco delle meraviglie 22 pagine a colori 7,50 euro

Terra Futura 2010 è promossa e organizzata da Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus per il sistema Banca Etica, Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale. È realizzata in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente. In collaborazione e con il patrocinio di Provincia di Firenze, Comune di Firenze, Firenze Fiera SpA e numerose altre realtà nazionali e internazionali. Relazioni istituzionali e Programmazione culturale Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus via Tommaseo, 7 - 35131 Padova tel. +39 049 7399726 fax +39 049 7394050 email fondazione@bancaetica.org

Organizzazione evento Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c. via Boscovich, 12 - 35136 Padova tel. +39 049 8726599 fax +39 049 8726568 email info@terrafutura.it

www.terrafutura.it

Ali Naseri e Neda Azimi I misteriosi tatuaggi di mio papà 34 pagine a colori 7,50 euro Emanuela Bussolati

MARTA e l’acqua scomparsa Quando Marta, un giorno, va a trovare la nonna l’aspetta una brutta sorpresa: in giardino la fontana di cui ama tanto gli spruzzi è secca. Chi ha rubato l’acqua? 48 pagine a colori - 7,50 euro

Una cultura considerata “lontana” e - purtroppo - spesso demonizzata come quella iraniana, nasconde tesori inestimabili. Per esempio Shabaviz, editore di libri illustrati più volte premiati a livello internazionale. Questi primi due titoli tradotti da Terre di mezzo si distinguono per la particolarità delle storie e per la tecnica impiegata: il collage di foglie e fiori o di tessuti colorati.

I LIBRI DI TERRE DI MEZZO: IN LIBRERIA, IN STRADA E SU LIBRI.terre.it


maggio 2010 € 3,00

È ora di mettersi in marcia

Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1 comma 1, LO/MI Roserio.

Mille chilometri di silenzio, da Siviglia a Compostela

013

trafficanti d’arte I predatori del Belpaese Tombaroli e Direttori di Musei: Viaggio inchiesta nel Business dei beni trafugati.

benvenuti al Ferrhotel Occupazioni Abusive

Accade a Bari, dove un Ex albergo di Trenitalia Ospita 40 Profughi.

A Santiago lungo la Via della Plata e il Cammino Sanabrese 1.000 chilometri da Siviglia a Compostela L’unica guida completa e aggiornata della Via della Plata e del Cammino Sanabrese: per chi ha già percorso il “cammino francese”, per chi preferisce sentieri e rifugi meno battuti, per chi cerca la solitudine e il silenzio dell’antico pellegrinaggio. > Come e quando partire > Cosa portare > Le cartine > Dove alloggiare > Tutte le varianti per la bicicletta 152 pagine - 17 euro

nella collana “percorsi”: Guida al Cammino di Santiago de Compostela in bicicletta 800 chilometri da Roncisvalle a Santiago. 176 pagine - 17 euro In cammino verso Santiago de Compostela. Fotografico. 112 pagine - 19 euro A Santiago lungo il Cammino del Nord. Oltre 800 chilometri a piedi da Irún a Compostela.

184 pagine - 18 euro Guida al Cammino di Santiago de Compostela. Oltre 800 chilometri a piedi da Roncisvalle a Finisterre, lungo un cammino ricco di storia e tradizione. 176 pagine - 17 euro A piedi a Gerusalemme 350 chilometri di cammino in Terra Santa. 176 pagine - 17 euro

Gli eremi di Celestino V 29 giorni a piedi e in treno attraverso Abruzzo, Molise, Puglia, Campania e Lazio. 190 pagine - 18 euro Il Glorioso Rimpatrio 20 giorni a piedi sulle tracce dei valdesi tra Francia e Piemonte. 176 pagine - 17 euro Di qui passò Francesco 350 chilometri a piedi tra La Verna, Gubbio, Assisi... fino a Rieti.

168 pagine - 17 euro Guida alla Via Francigena 900 chilometri a piedi sulle strade del pellegrinaggio verso Roma. 208 pagine - 17 euro La Via Francigena Cartografia e Gps. 22 euro Cammini in Europa Pellegrinaggi antichi e moderni tra Santiago, Roma e la Terra Santa.

254 pagine - 18 euro In Sardegna tra mare e miniere. 22 giorni a piedi nel più spettacolare parco geominerario d’Italia. 336 pagine - 20 euro Sardegna a piedi. 10 itinerari spettacolari lungo la costa. 175 pagine - 17 euro Sentieri partigiani in Italia A piedi su alcuni dei più bei percorsi della Resistenza. 160 pagine - 16 euro

I LIBRI DI TERRE DI MEZZO: IN LIBRERIA, IN STRADA E SUL SITO libri.terre.it


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.