Benny cerca famiglia

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Illustrazioni di Traduzione di Claudia Valentini

In mezzo al mare c’è una zattera. Sopra c’è Benny, l’orso polare. Che ha appena composto una canzone:

Questa è la canzone dell’orso polare

E io la canto forte

Il mio nome è Benny

E ho fatto una zattera di assi storte

Guardo il cielo

Dove corrono le nuvole

E quando la vela spiego

Il vento è d’accordo con me

Dove sarò domani?

Dove sarò chissà?

Troverò mai un amico?

Qualcuno che mi amerà?

Questa è la canzone dell’orso polare

E io la canto forte

Il mio nome è Benny

E ho fatto una zattera di assi storte

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Prologo

Canticchiando canticchiando, l’orso si addormenta. Il lungo viaggio l’ha stancato. Viene, infatti, dal Polo Nord, dalla terra dei Ghiacci Perenni.

E su di lui soffia il vento.

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Capitolo 1

La zattera ha condotto Benny, ancora addormentato, su una costa sconosciuta. Quando l’orso si sveglia, è pieno giorno. Tira una brezza leggera e in cielo danzano gli uccelli. Benny si stropiccia gli occhi assonnati e si guarda attorno curioso. Davanti ha il mare, alle spalle dune e montagne.

È tutto diverso rispetto a casa mia, pensa. Quanti colori. Chissà dove mi trovo.

Ma ecco che dalla spiaggia gli viene incontro qualcuno trotterellando.

È una figura piuttosto piccola, piuttosto bianca, e si muove su due zampe. Un animale tanto strano, Benny non l’ha ancora mai visto.

“Ehi! Chi sei?” grida l’orso schizzando in piedi, felicissimo all’idea di non essere più solo, finalmente.

La piccola figura sconosciuta gli si piazza proprio sotto il naso, punta le ali sui fianchi e ribatte a tono: “Ma chi sei tu, semmai!”.

“Sei bianca”, osserva Benny invece di rispondere. “Bianca come me. Ma a parte questo, siamo molto diversi.”

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“Per forza! Io sono una gallina. Non hai mai visto una gallina in vita tua?”

“No”, risponde Benny. “Io vengo dai Ghiacci Perenni. Be’, insomma, perenni... Il lastrone sul quale stavo mi si è sciolto sotto il sedere. Allora mi sono costruito una zattera e sono arrivato fin qui.”

“Come ti chiami?” gli chiede la gallina.

“Benny”, risponde l’orso. “Benny, con la doppia N.”

“Piacere di conoscerti, Benny con la doppia N”, fa la gallina. “Io sono Polly, Polly con la doppia L”, si presenta a sua volta.

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“Piacere mio, Polly con la doppia L”, dice Benny guardandola interessatissimo. “Posso toccare?”

“Sì, ma piano piano”, lo mette in guardia Polly. Poi, allunga con estrema delicatezza la punta di un’ala verso l’orso. E l’orso, a sua volta, allunga una zampa per carezzare il piumaggio della gallina, nel modo più dolce e delicato possibile.

“Ma che pelliccia meravigliosa che hai, davvero speciale.”

“Non è una pelliccia, è il mio piumaggio. Non hai mai visto penne e piume in vita tua?”

“No. Io vengo dai Ghiacci Perenni. Be’, insomma, perenni... Il lastrone di ghiaccio sul quale stavo mi si è sciolto sotto il sede...” Ma a metà frase viene interrotto da un brontolio potente. “È il mio stomaco. Non avresti mica un pesciolino per me?”

“Un pesciolino?” chiede Polly irritata. “E dove lo prendo io un pesciolino? Ti sembro forse un’aquila marina?”

“Un pesciolino solo, cotto o crudo che sia. Un pesce, ho una fame...”

“Pesce. Bleah!” Al solo pensiero, Polly viene scossa da un fremito. “Al massimo posso farti vedere dove trovare insetti o lombrichi.”

“E dici che mi sazieranno?” chiede Benny preoccupato. Polly allora si mette a squadrarlo. “Mmmh. Sei piuttosto grosso, in effetti...”

“Già”, fa l’orso. “Mi dispiace.”

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“E va bene, allora”, si decide infine Polly. “Posso cucinarti uno stufato di lumache.”

“È una cosa buona?” domanda l’altro.

“È il mio piatto preferito. È molto, molto buono.”

“Ma mi sazierà?”

“Vedremo. Tu intanto vieni con me.” Polly indica un sentiero che passa tra le dune. “Io vivo da quella parte, proprio là dietro, sulla collina.”

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