I dieci giorni dello scolapasta

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Daniele Movarelli

angelo mozzillo

Illustrato da alice coppini

GIORNO 1

LAMIERE ALLE LAMIERE ALLE

Mentre Luca mi tiene la porta, sul fondo Alicia mi tiene il broncio, e questa non è una novità.

L’appuntamento alle Lamiere era alle quattro, ma ho avuto un po’ di problemi.

“Ho avuto un po’ di problemi”, dico infatti.

“Tutti hanno problemi, Nico”, ribatte Alicia, con sufficienza. Poi si allontana e prende a staccare e riattaccare le lettere magnetiche da una delle pareti di metallo del nostro covo. Le lettere formano la scritta LAN, che sta per Luca, Alicia e Nico: la nostra ciurma di pirati.

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“Ti sei deciso, alla fine!”

Luca, il più mite tra noi, mi domanda: “Che problemi hai avuto?”.

“Avrà perso tempo contando i like alla sua ultima foto”, interviene Alicia, mentre continua a giocare con le lettere magnetiche. Decido di non raccogliere la provocazione. Piuttosto, voglio un parere dalla mia ciurma: “È successo all’ora di pranzo”, racconto. “Mamma mi ha urlato che era pronto in tavola. Io sono uscito dalla camera per andare a mangiare e mio padre...”

“Tuo padre cosa?” Luca pende dalle mie labbra, ma questa – figuriamoci! – non è per niente una novità.

“Mio padre se ne stava seduto...” non so se andare avanti.

“Allora?” Mi incalza Alicia. Difficile tenerla a bada.

La verità è che io stesso ancora non ci credo. Mi ero seduto a tavola fissando interdetto il

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babbo. “Cosa ti sei messo in testa?” avrei voluto chiedergli, ma lui non me ne ha dato il tempo.

“Sempre sovrappensiero?” ha ammiccato verso di me. “Problemi di ragazze?”

Quando mio padre vuole darmi consigli di cuore mi passa subito la fame. Ho implorato mia madre con lo sguardo perché mi aiutasse.

“Caro, nostro figlio vorrebbe solo sapere perché diavolo hai uno scolapasta sulla pelata. Domanda ragionevole, aggiungerei.” Mamma lo

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ha guardato fisso negli occhi, stava lì sulla sedia come una fortezza, solida, inamovibile, inespugnabile.

“Oh, questo?” si è sorpreso il babbo, indicando lo strambo copricapo come fosse un normalissimo berretto. “Ma niente, sapete… precauzioni”, ha chiuso il discorso sorridendo. E quando sorride in quel modo sappiamo benissimo che il discorso è tutt’altro che chiuso.

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“Vuoi dirci cosa intendi per precauzioni o devo prenderti a mestolate sui denti?” Mia madre non è mai stata molto paziente.

“Sì, insomma”, ho insistito anch’io, più pacato.

“Precauzioni contro che cosa?”

“Ma è naturale… contro di loro.”

“Loro chi?” è stata la prima domanda che mi è venuta in mente dopo l’uscita da matto di mio padre. E anche questa credo sia una domanda ragionevole, dato che pure Luca, quando ho raccontato la vicenda alle Lamiere, mi ha chiesto: “Loro chi?”.

Allora ho dovuto spiegare l’assurda teoria del babbo secondo cui ci sarebbero questi loro che ci leggerebbero nel pensiero. Cercano di ottenere informazioni per poterci manipolare, o che so io.

L’unico modo per proteggerci…

“… è mettere uno scolapasta in testa!” conclude Alicia, che si diverte sempre di più.

“Proprio così”, confermo un po’ meno divertito, dato che il padre stramboide è il mio.

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Per fortuna l’argomento cade abbastanza in fretta: una volta esaurite le curiosità sulle idee scombinate del mio papà si torna a parlare del vero motivo per cui ci siamo incontrati lì, nel capanno degli attrezzi fatto di lamiere che si trova tra le sterpaglie del grande giardino di Alicia.

“Cosa regaliamo a Eleonora per il suo compleanno?” chiede Luca, sconfortato. È tutto l’anno che vorrebbe farsi notare da Eleonora e ora non vuole perdere l’occasione che gli offre la sua festa. Il problema è che lei è fra le ragazze più popolari della scuola, lui fra i più timidi dell’universo.

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“Non preoccuparti, Luchino”, lo schernisce Alicia, che finalmente si è dimenticata del mio ritardo.

“Farai un figurone”, aggiungo io, incoraggiante.

“Idea!” Alicia si batte la fronte con la mano. “Potresti regalarle uno scolapasta!”

“Per carità”, sorride Luca. “Di scolapasta non ne voglio più sentire parlare”.

“Non succederà”, prometto, sorridendo anch’io. “Te lo garantisco.”

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